c ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE « % DI STORIA PATRIA VOLUME XXVI. DECIMO DELI A SI.COHD4 SI RIE GENOVA TIPOGRAFIA df.l r. istituto sordo-muti MDCCCXCni _ — ATTI UELL4 SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME XXVI GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO-MUTI MDCCCXCIII QUARTO CENTENARIO COLOMBIANO ATTI DEL QUINTO CONGRESSO STORICO ITALIANO (Genova, xix-xxvii settembre mdcccxcii). « l Municipio di Genova, di comune accordo con la Società Ligure di storia patria, a cui era commesso I’ onorevole ufficio d’apprestare il Quinto Congresso Storico Italiano, elesse un Comitato ordinatore così composto : D’Oria march, comm. Giacomo, senatore del Regno, Presidente onorario. Belgrano prof. comm. Luigi Tommaso, Presidente. Gavotti march, comm. Girolamo, Vice Presidente. Desimoni avv. comm. Cornelio, Vice Presidente. Neri prof. cav. Achille, Segretario. Beretta prof. cav. D. Luigi, Segretario. Barrili prof. comm. Anton Giulio. Bensa avv. prof. cav. Enrico. Cervetto cav. Luigi Augusto. — 8 — D' Oria march. Andrea. Falcone avv. comm. Giacomo. Gropallo march. Marcello. Imperiale march, cav. Cesare. Podestà Francesco. Poggi avv. cav. Vittorio. Remondini avv. Pier Costantino. Klggero cav. Giuseppe, tenente colonnello nel io.° Bersaglieri. Secondi prof. comm. Riccardo, senatore del Regno. Sforza cav. Giovanni. Stagueno march, cav. Marcello. Vigna prof. cav. Amedeo. Per v.ura del Municipio venne dato conveniente assetto al salone e ad alcune sale del Palazzo di S. Giorgio, per le adunanze del Congresso. Quivi si tenne il 19 settembre la seduta preparatoria dei Delegati ufficiali delle Deputazioni, Società ed altri Istituti rappresentati al Congresso ; il 20 ebbe luogo la solenne inaugurazione. Le altre adunanze si tennero nei giorni 22, 23, 24, 26; e il 27 fu chiuso solennemente il Congresso. I Congressisti vennero invitati dal Municipio, in unione ai rappresentanti ai Congresso Geografico, la sera del 18 ad un ricevimento nel Palazzo di sua residenza, il 24 alla serata di gala al teatro Carlo Felice e il 25 ad un grandioso banchetto; il 23 poi furono accolti ad uno speciale ricevimento nelle sale del Municipio stesso. Il 21, unitamente ai colleghi del Congresso Geografico, fecero una gita in mare, costeggiando una parte delle due riviere; e il 26, guidati dal comm. Alfredo D’An-drade, si recarono a visitare la casa di Colombo, la Porta Soprana o di S. Andrea e la chiesa di S. Donato, monumenti in via di restauro. La Società di letture e conversazioni scientifiche, e il Casino di ricreazione aprirono liberalmente le loro sale ai Congressisti. La Presidenza della Esposizione Italo-Americana concesse gentilmente l’ingresso gratuito all’ Esposizione. Il Ministero della Pubblica Istruzione largì alla Società Ligure di storia patria un sussidio straordinario di duemila lire, destinato alla pubblicazione di un volume di monografie e documenti a ricordo della fausta ricorrenza. Gli Atti del Congresso vengono pubblicati a spese del Municipio; il quale anche provvide liberalmente a tutte quelle inerenti alla preparazione del Congresso medesimo. I. PROGRAMMA E COSTITUZIONE DEL CONGRESSO I. Lettera (l’invito mandata dal Comitato Ordinatore alle Deputazioni, Società storiche e Istituti affini. Genova, 21 maggio 1892. In omaggio al voto espresso dal Quarto Congresso Storico Italiano, che acclamava la città di Genova a sede del Quinto Congresso nell’anno in cui si festeggia il grande avvenimento della scoperta del Nuovo Mondo, il Municipio, con nobile iniziativa, presi gli opportuni accordi con la Società Ligure di storia patria, ha nominato un Comitato Ordinatore per curare l’adempimento di quel voto. Esso ha stabilito che il Congresso avrà luogo nel prossimo settembre, in quei giorni che saranno a suo tempo indicati. Mi faccio un dovere di recare ciò a notizia di codesta onorevole Società, pregandola di voler prendere parte al detto Congresso; e le sarò grato se si compiacerà di annunciarmi nel più breve termine i nomi dei suoi Delegati ufficiali, nonché di suggerirmi altri nomi di persone le quali creda opportuno che vengano invitate. — 14 — Intanto, per meglio disporre il lavoro e rendere più proficua l’opera delle nostre riunioni, tutte le Deputazioni e Società sono pregate a comunicare entro il mese di giugno i temi che volessero proporre sia in nome proprio sia in nome dei soci, giusta la disposizione dell’art. io del Regolamento. In appresso verrà spedito il Programma, che il Comitato si riserva di determinare. I Segretari Achille Neri. Luigi Biretta. Il Presidente L. T. Belgrano. Programma del Quinto Congresso Storico Italiano * (Genova 19 - 27 Settembre 1892). I Delegati ufficiali delle singole Deputazioni, Società ed Istituti si riuniranno il giorno 19 settembre, alle ore 2 pom., in una sala del Palazzo di S. Giorgio (via del Commercio) per trattare delle norme e dell ordine del Congresso; proporre le modificazioni che si crederanno opportune al Regolamento in vigore; ed eleggere con schede segrete il Consiglio direttivo del Congresso medesimo. II giorno 20, a ore 2 pom., si inaugurerà solennemente il Congresso nel Salone del Palazzo suddetto, e si procederà allo scrutinio e alla proclamazione degli eletti a comporre il Consiglio direttivo. Le altre sedute generali e parziali si terranno nei giorni successivi; e il giorno 27 avrà luogo la solenne adunanza per la chiusura e la designazione della sede del Congresso futuro. I temi che si propongono alla discussione del Congresso sono i seguenti: 1. Convenienza e modo di promovere presso le Deputazioni e Società Storiche uno studio completo di tutti i monumenti e i ricordi che ci restano delle grandi vie che attraversavano l’Italia nel medio evo, e di coordinare il detto studio colla compilazione della Carta archeologica e storica d’Italia, cui intende il Ministero della Pubblica Istruzione (comunicato dalla R. Deputazione di Parma). Relatore: dott. Giovanni Mariotti. II. Dell’indirizzo e del metodo da tenersi per le ricerche intorno alla Storia della scienza, nell’intento di porre in luce ed illustrare i dftcumenti ancora ignorati o poco noti, coordinandoli in guisa che giovino a chiarire nuovi fatti e siano buon fondamento allo studio di questa disciplina. Relatore: prof. Gino Loria. III. Dell utilità di dar mano ad una biografìa degli scrittori italiani, compilata per regioni con uniformità di metodo, e da stamparsi in uno stesso formato dalle singole Deputazioni e Società Storiche, tenendo presente 1 opera del Mazzuchelli con le modificazioni richieste dei progressi della critica. Relatore: cav. Giovanni Sforza. IV. Sulla uniformità da tenersi da tutte le Società e Deputazioni Storiche nel pubblicare documenti medio-e\ali (comunicato dalla Società Storica di Alessandria). Relatore: prot. Francesco Gasparolo. Di altri temi presentati si darà notizia nella prima adunanza del Congresso. III. Elenco delle Deputazioni, Società, Accademie, Istituti e Coni-missioni Araldiche rappresentate al Congresso, coi nomi del Delegati ufficiali di ciascuna. (Sono segnati con asterisco i nomi (lei Delegati non intervenuti) K * 1. ALESSANDRIA — Società Storica. Gasparolo prof. D. Francesco. 2. AQUILA — Società Storica Abruzzese. Boselli comm. avv. Paolo, deputato al Parlamento. *De Riseis barone comm. Giuseppe, deputato al Parlamento. Rivera duca comm. Giuseppe. 3. BOLOGNA — R. Deputazione di Storia Patria. Malagola prof. comm. Carlo. 4. BOLSENA — Società Storica Volsinese. Fumi cav. uff. Luigi. 5. BRESCIA — Ateneo. *Bettoni-Cazzago conte Francesco. Am Soc. Lio. St. Patria. Voi. XXVI. 2 — iS — 6. COMO — Società Storica Comense. *Ambrosoli dott. Solone. * Baragiola prof. Emilio. 7. FERRARA — Deputazione di Storia Patria. Bontìgli prof. cav. Clodomiro. •Cavalieri comm. Adolfo, deputato al Parlamento. 8. FIESOLE — Commissione Archeologica. Del Badia cav. Jodoco. *Albites march. Eduardo. *Edelmann Paolo. *Maiorfi cav. prof. Michelangelo. 9. FIRENZE — R. Deputazione di Storia Patria. •Villari comm. prof. Pasquale, senatore del Regno. Fumi cav. uff. Luigi. Paoli cav. prot. Cesare. Berti dott. cav. Pietro. Storza cav. Giovanni. 10. FIRENZE — Commissione Storico-Artistica Municipale. Del Badia cav. Jodoco. 11. FIRENZE — Società Colombaria. * Saltini cav. dott. Guglielmo Enrico. *Franchetti cav. prof. Augusto. Schiaparelli cav. prof. Ernesto. *Da Passano march. Manfredo. — 19 — 12. FIRENZE — Società Dantesca Italiana. *Torrigiani march, comm. Pietro, senatore del Regno. *Del Lungo prof. cav. Isidoro. *Franchetti cav. prof. Augusto. *Biagi cav. prof. Guido. Tortoli cav. uff. Giovanni. * Barbi dott. Michele. 13. GENOVA — Società Ligure di Storia Patria. Belgrano comm. prot. Luigi Tommaso. Beretta cav. prof. Luigi. Gavotti march, comm. Girolamo. Neri prof. cav. Achille. Remondini avv. Pier Costantino. Ruggero cav. Giuseppe. Staglieno march, cav. Marcello. 14. LUCCA — R. Accademia di Sciente, Lettere ed Arti. Belgrano prof. comm. Luigi Tommaso. Neri prof. cav. Achille. 15. MILANO — Società Storica Lombarda. Calvi nob. cav. Felice. Greppi nob. cav. Emanuele. *Beltrami prof. cav. Luca, deputato al Parlamento. Novati dott. prof. Francesco. 16. MILANO — R. Istituto di Sciente e Lettere. Calvi nob. cav. Felice. — 20 — i~. MIRANDOLA — Commissione Municipale di Storia e Belle Arti. Molinari dott. Francesco. *Panizzi dott. cav. Nicandro. i'S- MODENA — /v. Accademia di Sciente, Lettere ed Arti. Crespellani cav. Arsenio. Ferrari-Moreni conte cav. Giorgio. 19. MODENA — H. Deputazione di Storia Patria. Crespellani cav. Arsenio. Malaguzzi-Valeri conte cav. Ippolito. 2°* Sottosezione di REGGIO. Balletti prof. Andrea. Campanini cav. prof. Naborre. 21 • Sottosezione di MASSA. Sforza cav. Giovanni. 22. OR\ IL I O — Accademia a La Nuova Fenice ». * Zampi cav. uff. Paolo. * \ eneziano cav. avv. Paolo. Fumi cav. uff. Luigi. 23. PALERMO — Società Siciliana di Storia Patria. *Carini mons. Isidoro. *Belocb prof. Giulio. Belgrano prof. comm. Luigi Tommaso. * Columba prof. Mario Gaetano. Pennesi prof cav. Giuseppe. *Di Marzo mons. comm. Gioachino. Sansone cav. prof. Alfonso. Romano cav. prof. Salvatore. 24. PARMA — R. Deputazione di Storia Patria. Mariotti cav. dott. Giovanni. Vayra cav. Pietro. * Costa prof. Emilio. 25. Sottosezione di PIACENZA. *Nasalli-Rocca conte Giuseppe. Tononi arciprete Gaetano. 26. ROMA — Istituto Storico Italiano. *Carutti barone comm. Domenico, senatore del Regno. Belgrano prol. comm. Luigi Tommaso. Merkel dott. Carlo. 27. ROMA — R. Accademia dei Liticei. *Carutti barone senatore Domenico. Belgrano comm. prof. Luigi Tommaso. 28. ROMA — Società Romana di Storia Patria. Balzani conte cav. Ugo. Levi dott. cav. Guido. 29. ROMA — Società Geografica Italiana. Belgrano prof. comm. Luigi Tommaso. 30. SA NONA — Società Storica. Boselli comm. avv. Paolo. Poggi cav. avv. Vittorio. * Astengo cav. can. Andrea. * Bruno cav. Agostino. Garassini Giovanni Battista. 31. SIENA — R. Accademia dei Ro^i. *Valenti-Serini cav. avv. Luigi. *Lisini cav. Alessandro. Paoli cav. prof. Cesare. 32. TORINO — Società d’Archeologia e Belle Arti. Claretta barone Gaudenzio. *Brayda ing. Riccardo. Fabretti comm. prol. Ariodante, senatore del Regno. 33. TORINO — R. Accademia delle Sciente. Boselli avv. comm. Paolo. 54. TORINO — R. Deputazione di Storia Patria. Claretta barone comm. Gaudenzio. Manno barone comm. Antonio. Fontana cav. avv. Leone. 35. TORRE-PELLICE — Società di Storia Valdese. Vinay dott. cav. Alessandro. Meille prof. Enrico. — 2 3 — 36. VENEZIA — R. Istituto Veneto di Sciente e Lettere. *De Leva nob. comm. prof. Giuseppe. ‘‘‘Cipolla conte prof. cav. Carlo. 37. VENEZIA — R. Deputazione di Storia Patria, *Lampertico comm. prof. Fedele, senatore del Regno. Berchet comm. dott. Guglielmo. Stefani comm. dott. Federico. Barozzi nobile comm. Nicolò. Morsolin prof. cav. Bernardo. Commissioni Araldiche Regionali. 38. Commissione Piemontese. Claretta barone comm. Gaudenzio. *Scati di Casaleggio marchese Vittorio. Commissione Ligure. o Staglieno march, cav. Marcello. Kuster avv. comm. Vittorio Emanuele. Della Torre nobile cav. Giulio. 40. Commissione Lombarda. Calvi nobile cav. Felice. Casanova nobile Enrico. Greppi nobile cav. Emanuele. 41. Commissione Veneta. Berchet dott. comm. Guglielmo. Barozzi nobile comm. Nicolò. Marcello nobile Andrea. Stetani dott. comm, Federico. 42‘ Commissione Parmense. Mariotti cav. dott. Giovanni. Vayra cav. Pietro. 43* Commissione Modenese. * Mena loglio march. Paolo. *Campori march. Matteo. Malaguzzi-Valeri conte cav. Ippolito. * Ferrari Moreni conte Giorgio. 44- Commissione Toscana. Berti cav. dott. Pietro. 45* Commissione Romagnola. * Malvezzi conte Nerio. Malagola comm. prof. Carlo. Rasponi conte dott. Carlo. * Manzoni conte Luigi. Busi prof. Leonida. 4^* Commissione Marchigiana. * Zucconi march. Giovanni. 47- Commissione Umbra. Fumi cav. uff. Luigi. 48. Commissione Romana. *Del Grado principe d’Autuni Ferdinando. *Malatesta conte Sigismondo. *Pagani-Planca-lncoronati conte Carlo. — 25 — 49- Commissione Napolitano,. Bonazzi di Sannicrandro conte Francesco. 5 o. Commissione Siciliana *Di Marzo mons. comm. Gioachino. * Arenaprimo barone Giuseppe. Travali dott. cav. Giuseppe. 51. Commissione Sarda. *Vivanet prof. cav. Filippo. *Nieddu di S. Margherita comm. Gavino. * Pillilo cav. Giovanni. *Lippi dott. Silvio. 52. Sotto Commissione di Reggio. Malaguzzi-Valeri conte cav. Ippolito. 53. Sotto Commissione di Piacenza. Tononi arciprete Gaetano. IV. Elenco degli Intervenuti al Congresso. Delegati. (Le rappresentanze di ciascun Delegata si indicano riferendo in parentesi il numero ordinale del precedente Elenco). Balletti Andrea (20). Balzani Ugo (28). Barozzi Nicolò (37, 41). Belgrano Luigi Tommaso (13, 14, 23, 26, 27, 29). Berchet Guglielmo (37, 41). Beretta Luigi (13). Berti Pietro (9, 44). Bonazzi di Sannicandro Francesco (49). Bonfigli Clodomiro (7). Boselli Paolo (2, 30, 33). Busi Leonida (45). Calvi Felice (15, 40). Campanini Naborre (20). Casanova Enrico (40). Claretta Gaudenzio (32, 34, 38). Crespellani Arsenio (18, 19). Del Badia Jodoco (8, 10). — 27 — Fabretti Ariodante (32). Fontana Leone (34). Fumi Luigi (4, 9, 22, 47). Garassini Giovanni Battista (30). Gasparolo Francesco (1). Gavotti Girolamo (13). Greppi Emanuele (15, 40). Kuster Vittorio Emanuele (39). Levi Guido (28). Malagola Carlo (3, 45). Malaguzzi-Valeri Ippolito (19, 43, 52). Manno Antonio (34). Marcello Andrea (41). Mariotti Giovanni (24, 42). Meille Enrico (35). Merkel Carlo (26). Morsolin Bernardo (37). Molinari Francesco (17). Neri Achille (13, 14). Novati Francesco (15). Paoli Cesare (9. 21). Pennesi Giuseppe (23). Poggi Vittorio (30). Raspolli Carlo (45). Remondini Pier Costantino (13). Ri vera Giuseppe (2). Romano Salvatore (23). Ruggero Giuseppe (13). Sansone Alfonso (23). Schiaparelli Ernesto (11). Sforza Giovanni (9, 21). — 28 — Stagliene Marcello (13, 39). Stefani Federico (37, 41). Tononi Gaetano (25, 5 3). Tortoli Giovanni (12). Travali Giuseppe (50). Vavra Pietro (24, 49). Vinay Alessandro (35). Invitati. Agnoioni prot. Francesco. Bertelli padre prof. Timoteo. Bertolotto dott. Girolamo. Brignardello cav. prof. Giovanni Battista. Casanova avv. Eugenio. Centurini avv. comm. Luigi. Cerruti avv. cav. Ambrogio. Cervetto cav. Luigi Augusto. Chinazzi cav. prof. Giuseppe. Cortese prof. cav. Giacomo. Crotta arch. Marco Aurelio. Della Cella avv. Michele. Donaver prof. Federico. D’Oria march. Andrea. Duhn prof. dott. Federico. Ferrai prof. Luigi Alberto. Garibotti prof. Angelo. Gaudenzi prof. cav. Augusto. Grasso prof. avv. Giacomo. Grasso prof. Vittorio Emanuele. Guarnerio dott. prof. Pier Enea. Joppi cav. dott. Vincenzo. — 29 — Isola avv. prof. Gaetano Ippolito. Loria dott. prof. Gino. Magni-Griffi cav. Alessandro. Mazzachiodi dott. Cesare. Melzi d’Eril conte Francesco. Parodi ing. Francesco Maria. Pegoretti prof. Luigi. Pisano dott. cav. Giovanni Battista. Podestà Francesco. Podestà arcipr. Vincenzo. Rantolino dott. cav. Domenico. Rossi Drof. cav. Girolamo. A Rossi avv. Agostino. Savignone dott. Francesco. Staffetti conte dott. Luigi. Sturlese prof. Pietro. Sforza Carlo. Sciocchi avv. cav. Rosato. Tarducci prof. Francesco. Valery avv. Giulio. Vigna prof. cav. Amedeo. Viotti avv. Domenico Wautrain-Cavagnari cav. avv. prof. Vittorio. % V. Adesioni al Congresso. Mandarono cortese lettera di adesione al Congresso i seguenti Invitati, che non poterono intervenire personalmente. Adamoli ing. comm. Giulio, deputato al Parlamento — Varese. Alfani prof. cav. Augusto — Firenze. Ambrosoli dott. Solone — Como. Ascoli prof. comm. Graziadio, senatore del Regno — Milano. Bertolini prof. Francesco — Bologna. Bertolotti cav. Antonino — Mantova. Briquet Carlo Moisé — Ginevra. Buonamici prof. Francesco — Pisa. Cantù comm. Cesare — Milano. Carotti dott. Giulio — Milano. Carraresi Alessandro — Firenze. Castagna avv. Nicola — S. Angelo degli Abrupi. Casti cav. Enrico — Aquila. Castellani comm. Carlo — Venezia. Cavalieri cav. Adolfo — Ferrara. Castelli prof. Davide — Firenze. Cecchi prof. Pier Leopoldo — Genova. Cipolla conte prof. cav. Carlo — Torino. Cocchia mons. Rocco, arcivescovo di — Chicli. Coen prot. Achille — Firenze. Catellacci Dante — Fircn7*. D’Andrade comm. Alfredo — Pavone. De Leva nobile prof. comm. Giuseppe — Padova. Del Giudice prof. comm. Pasquale — Pavia. Del Gaizo prof. Modestino — Napoli. Del Vecchio piof. cav. Alberto — Firenze. De Riseis barone Giuseppe — Aquila. De Rossi comm. Giovanni Battista — Roma. Desimoni prof. cav. Gian Carlo — Genova. Di Giovanni prof. cav. Vincenzo — Palermo. Duruy Victor — Villeneuve S'. Georges (Scine et Oise). Fabriczy (von) Cornelio — Stuttgart. Ferrerò prof. cav. Ermanno — Torino. Finamore dott. Gennaro — Lanciano. Fontana prof. Bartolomeo — Roma. Giorgi prof. cav. Ignazio — Palermo. Graf prof. comm. Arturo — Torino. Guglielmotti padre Alberto — Roma. Hartwig dott. Ottone — Halle a. d. s. Hcigel dott. prof. Carlo — Monaco di Baviera. Heyd dott. cav. Guglielmo — Stuttgart. Huffer dott. Hermann — Bonn. Invrea avv. cav. David, consigliere d’appello — Torino. Lafenestre prof. Giorgio — Parigi. Landsberg prof. Ernesto — Bonn. Lasinio prof. cav. Fausto — Firenze. Lastig pro(. Gustavo — Halle. — 52 — Livi dott. cav. Giovanni — Brescia. Lodi dott. cav. Giuseppe — Palermo. Mancini cav. Girolamo — Arezzo. Marselli generale Nicola, deputato al Parlamento — Roma. Massarani comm. Tullio, senatore del Regno — Milano. Mazzatinti prof. Giuseppe — Forli. Metani prof. arch. Alfredo — Milano. Meyer prot. Paolo, direttore della « Hcole Nationale des Chartes » — Parigi. u Minucci del Rosso Paolo — Firenze. Monaci prot. comm. Ernesto — Roma. Monticolo prot. cav. Giovanni — Venezia. Muntz prot. Eugenio — Parigi. Narducci comm. Enrico — Roma. Occioni-Bonaffons prof. cav. Giuseppe — Venezia. Pais prof. cav. Ettore — Pisa. Pansa Giovanni — Sulmona. Papaleoni dott. Giuseppe — Messina. Pasolini conte comm. Pier Desiderio, senatore del Regno — Ravenna. Pelissier prot. Leon G. — Montpellier. Pertile prot. comm. Antonio — Padova. Pflugk-Harttung (von) prof. Julius — Basilea. Pieroni-Levantini prof. Giuseppe — Firenze-Renier prot. cav. Rodolto — Torino. Riccardi prof. Pietro — Modena. Rolando prof. cav. Antonio — Milano. Saltini cav. dott. Guglielmo Enrico — Firenze. Sangiorgio prof. cav. Gaetano — Milano. Salinas prof. comm. Antonino — Palermo. Salvini cav. Francesco — Teramo. - 33 — Seletti avv. cav. Emilio — Milano. Tamassia prof. Giovanni — Pisa. Fommasini prof. comm. Oreste — Roma. Villa-Pernice comm. Angelo — Milano. Zanelli prof. Agostino — Pistoja. Zardo prof. Antonio — Firenze. Zauli-Naldi conte Francesco — Fiesole. Zerbi dott. Luigi — Milano. Riferiamo alcune lettere di illustri stranieri indirizzate al Presidente del Comitato Ordinatore. Villencuvc S.' Georges (Scine et Oise), tj Septembre 1892. Monsieur le Prisident, Le Coinité de votre cinquième Congrès historique me fait le grand honneur de m’adresser une invitation pour assister aux déli-bérations qui auront lieu à Gònes du 19 au 27 septembre 1892. J’aurais étnn/ i rL’*tr*»11» Jt PiUU dn t.ouvrt. jj «pwmfcfi i>*i. Monsiertr le Président, J’ai re»;u, avec reconn.iissance, l’invitation que vous m’avez fait l’honneur de m’adresser pour le Congrts hisUyrique qui s'ouvre en ce moment à GCnes. Ma santé, m.ilheureusement, ne me permet pas de me mettre en voyage dans le moment et je le regrctte sin-ccrement. J’aurais eu grand plaisir et grand profit à me trouver au milieu de tant d’hommes distinguès dont je suis, de loin, les ctudes et les publications avec la plus vive symp.ithie. Veuillez agréer, Monsieur le Président, et faire agréer à vos — 35 — collégues, en mème temps que mes remerciments et excuses, l’as-surance de ma haute considération. Georges Lafenestee Mentire de l*Infliiutt Professeur au Louvre et au Collige de France. Marscille, 19 septembre 1892. Monsieur le Président, J’ai l’honneur de vous remercier et de vous prier de vouloir bien remercier, en mon noni la Commission Organisatrice du Congrès historique de la gracieuse et flatteuse invitation que vous et la Commission avez bien voulu m’adresser. Elle m’est rendue extròmement précieuse par la haute autorité scientifique des illustres personnes qui ont bien voulu me l’adresser, et elle m’est d’autant plus chère que très- peu d’étrangers .\ l’Italie en sont honorés. C’est dono avec uue véritable et très sincère peine que je me vois obligè, par des nécessités professionnelles et des mes devoirs à l’Université de Montpellier de décliner cette très-aimable invitation et de renoncer au plaisir et à l’avantage d’entendre des questions de mèthodologie historique fort importantes, traitées par MM. les membres du Congrès. Je le regrette d’autant plus vivement que j’aurais ètè plus heureux d’assister à de telles séances si pleines de profit intellectuel, et que je professe une véritable admiration pour les merveilleux progrès et les éminents travaux de la science historique italienne ainsi que pour la savante organisation de ses études. Veuillez donc, Monsieur le Président, avoir la bonté d’ètre l’interprete de mes regrets et de mes remerciments auprès du Congrès historique. Veuillez lui exprimer tous les voeux que je forme pour l’heureux succès de cette nouvelle session, pour la prosperité de la science historique italienne, pour la gioire de la ville de Gcnes, dont j’aurais été heureux de redevenir l’hòte, pour l’Italie enfm dont je suis l’admirateur et l’ami passionnèment devoué. Veuillez agréer, pour vous nume, Monsieur le président, l’hom-mage des sentiments respectueux de Votre serviteur dévoué Léon G. Pflissier. 0 Puri», 17 septembre 1891, Monsieur le Prèstdent, Vous m’avez bit l’honneur de m’adresser une invitation pour le Congrès historique qui se tiendra dans peu de jours i Génes sous votre prèsidence. Il me serait particulièrement agréable de pouvoir me rendre à cette rcunion où je rencontrerais certainement des savants italiens ou ctrangers avec qui je suis en relations, et où seront débattues des questions qui ne pourraient manquer de m’intéresser vivement. le regrette d’autant plus qui des occupations pressantes me retien-nent actuellement ù Paris, m’empéchant de taire de mes vacances l’emploi le plus agréable en me rendant à votre gracieusc invitation. Voulez bien agréer, Monsieur le Président, avec toutes mes ex-cuscs, l’expression de mes sentimcnts de respectueuse considération Paul Mkyer m/mhrg J4 r ImittUI Ai et le t d.aJèmie Jéi ftiimit* Je Tmriw, Dire* teme de FÉ* alt Jei Cksrtet. luierUkcn, dem 18 Scp«. tS*j Onoratissimo Comitato Ordinatore del Quinto Congresso Storico Italiano in Genova, Mit lebhattestem Danke daiur dass Sic auch bei diescr Versaram* lung wieder meiner gedacht und mir freundlichst Ihre sehr geehrtc Einladung, welche so viele Vortheile bictet, haben zukommen lassen, muss ich den Ausdruck meincs aufrichtigen Bed.iuerns da-ruber verbinden dass leider meine sehr dringlichcn Arbeiten mir nicht gestatten, Ihre herrliche Stadt anfzusuchen und Ihren Ver-sammlungen beizuwohnen Xamentlich wurde mieli N/° II des Pro-grammes lebhaft intcressirt haben. In der Hotìnung, ein anderes Mal glùcklicher zu sein, empfehle ich mieh Ihnen angelegentlich unter besten Wùnschen fur den schònen Verlaul Ihres so wohl vorbe-reiteten Congresscs als Ihr hochachtungsvoll ergebenster Pro/. D. E. Landsberg. — 37 — Halle, 20 Septembre 1892. Hochgeebrter Herr! Fùr die ehrende Einlandung zu dem bevorstehenden historischen Congress bitte ich meinen ganz ergebensten Dank zu genehmigen; zu meinem Bedauern muss ich ein mir hauslicher Verhàltnisse halber versagen, der Einladung Folge zu leisten. Indem ich den Arbeiten des Congresses, die auch fùr uns von so grosser Bedeutung sind, vollsten Erfolg wtinsche, verbleibe ich In vorzuglichste Hochachtung Ihr ganz ergebenster G. Lastig. lierim S. \V. Jorkstr. 14-19 September 1892. Sehr geehrter Herr Pràsident, Gestatten Sie, Ilmen meinem verbindlichem Dank fiir die freund-liche Einladung zum « Quinto Congresso Storico Italiano » zu sagen. Dieselbe kam erst verspatet in meine Hànde.so dass ich ihr leider nicht 1-olge leisten kann. Dennoch werde ich mit meinen Gedanken in dem gastfreundlichen Genua und bei den lieben, durcli Arbeit verbundenen Kollegen sein. Mòge der Kongress die Zufriedenheit und den Beifall Aller finden, mòge er die historischen Studien und die freundlichen intemationalen Beziehungen befòrdern und stàrken. In Columbus, dem grossen Genuesen, hat er sein ideales Vorbild. é\Iit der Bitte, mieli den Merrn Kollegen gùtigst zu empfehlen, in aufrichtiger Hochachtung, Ihr ergebener J. v. Pflugk- Harttung. A Halle a. d. s. 28 IX 92 Hoc/igeehrtesler Herr ! Ich danke Ihnen verbindlichst fùr die freundliche und ehrenvolle Einladung zu dem in Ihrer Stadt tagenden Congresso Storico Italiano. Ich bedauere der Einladung nicht folgen zu kònnen da ich leider gar nicht wohl bin. Die Einladung ist mir durch ein Versehen auch so spiit zugegangen, dass ich derselben unmòglich noch hàtte folgen kònnen. Indem ich noch mal bestens danke bleibe ich mit ausgezeichneter Hochachtung Ihr ergebenster Dr. O. Hartwig. VI Consiglio Direttivo (lei Congresso. (Vedi rendiconto dell’ adunanza 20 settembre). Presidente onorario Podestà barone Andrea, senatore del Regno sindaco di Genova. Presidente Boselli comm. avv. Paolo, deputato al Parlamento. Vice-Presidente Balzani conte cav. Ugo. Segretari Greppi nobile cav. Emanuele. Sforza cav. Giovanni. II. ADUNANZE DEL CONGRESSO I. Adunanza preparatoria del 19 settembre. Presidenza Belgrano. Alle ore 2 pom. nella sala maggiore del Palazzo delle Compere di San Giorgio, in Genova, si adunano i Delegati delle Deputazioni e Società Storiche convenute al Congresso. Siedono al banco della Presidenza il prof. comm. Luigi Tomaso Belgrano, Presidente del Comitato ordinatore, il march, comm. Gerolamo Gavotti, Presidente della Società Ligure di storia patria, i Segretari del Comitato prof, cav. Achille Neri e prof. cav. Luigi Beretta. Aperta l’adunanza il Segretario Neri, invitato dal Presidente, fa la chiama. Risultano rappresentate trentuna Società, cioè : L’Istituto Storico Italiano (26), (l) le RR. Deputazioni di Bologna (3), di Firenze (9), di Modena (19), di Reggio Emilia (sottosezione) (20), di Massa Carrara (sottosezione) (25), di Torino (34), di Venezia (37), le Società (1) I numeri corrispondono al precedente elenco, I, ni. 1 storiche di Alessandria (r), di Aquila (2), di Bolsena (4), di Genova (13), di Milano (15), di Palermo (23), di Roma (27), di Savona (30), di Torre Pellice (35), le RR. Accademie di LuccaQ 14), di Roma (26), di Siena (31), di Tonno (33), il R. Istituto di Milano (15), la Deputazione di storia patria di Ferrara (7), la Commissione archeologica di Fiesole (8), la Commissione storico-artistica municipale di Firenze (11), 1’Accademia a La Nuova Fenice » d’Orvieto (22), la Società Geografica Italiana di Roma (29), la Società di archeologia e belle arti di Torino (32). Sono presenti trentasette Delegali : Balzani, Barozzi, Belgrano, Beretta, Berti, Bonfìgli, Boselli, Calvi, Campanini, Claretta, Del Badia, Fabretti, Fumi, Gasparolo, Gavotti, Greppi, Levi, Malagola, Malaguzzi, Manno, Mariotti, Merkel, Neri, Novati, Paoli, Pennesi, Poggi, Remondini, Rivera, Romano, Ruggero, Schiaparelli, Sforza, Staglieno, Stefani, Tononi, Vayra. Presidente. — Nella presente seduta in primo luogo sono a discutersi quelle modificazioni al Regolamento dei Congressi, che 1’ Assemblea crederà più opportune. In secondo luogo si procederà all’ elezione del Consiglio direttivo del Congresso. Stefani. — Non sono state latte proposte ? Presidente. — Nessuna. Stefani. — Allora io proporrei di nominare una Commissione per vedere quali proposte di modificazioni si potrebbero fare; parendomi che i rappresentanti non possano presentarle cosi all’ improvviso. Presidente. — Il regolamento dei Congressi é ben noto ai signori Congressisti, e stabilisce che le prò- — 45 — poste di modificazioni si debbano presentare nella prima seduta. Stefani. — Benissimo, ma bisogna che prima sia avvenuto qualche studio. Presidente. — L’art. 24 del regolamento dice: « Nella prima seduta d’ ogni Congresso si potranno proporre e discutere quelle modificazioni che si credessero opportune al presente regolamento ». Dunque se qualche collega ha delle proposte da presentare é pregato di comunicarle subito. Stefani. — Vedo che non c’é nessuno che domandi la parola: vuol dire che proposte non ce ne sono. Malagola. — Io non intendo fare una proposta, ma piuttosto chiedere uno schiarimento. Ho veduto fra le Commissioni, le quali hanno un delegato, diverse istituzioni che non sono governative, ma semplicemente comunali, e che si occupano di studi di storia ed insieme anche di studi di lettere. Domando se le RR. Commissioni araldiche permanenti, istituite nel 1889, non abbiano diritto, come tutte le altre, di avere qui un proprio rappresentante, specialmente se queste lo hanno già de-legato, credendo di poterlo fare. Io quindi proporrei alla Presidenza di mettere ai voti questa mia proposta, vale a dire che, come si sono accolte fra i membri di questo Congresso persone che hanno il solo titolo di essere membri di Commissioni araldiche, cosi sia deciso se ciascuna delle Commissioni araldiche abbia diritto di avere un voto come tutte le altre Commissioni letterarie e storiche insieme. Presidente. — Quanto alla prima parte, rispondo che se al Congresso dovessero intervenire solamente le So- - 46 - cietà che hanno titolo di regie o di governative, noi che abbiamo l’onore di formare il Comitato ordinatore, dovremmo essere i primi a ritirarci, perché la Società Ligure di storia patria non è governativa né regia. Rispetto poi a quelle altre istituzioni alle quali accennava 1’ on. Malagola, rispondo che, secondo la pratica dei precedenti Congressi, si sono ammesse appunto perchè fanno pubblicazioni e studi che sono su per giù della stessa indole di quelli delle Società e Deputazioni storiche; pubblicano memorie illustrative, pubblicano documenti, e questo dà loro il diritto d’ essere assomigliate alle Società storiche e Istituzioni reali di storia patria. Quanto alle Commissioni araldiche, allorché é stato proposto di invitare alcuni onor. membri di queste Commissioni al Congresso, il Comitato ha creduto poterlo fare, e lo ha fatto con tutto il piacere, perché, come si invitano tanti altri cultori ed amatori degli studi relativi alla storia del nostro paese, così, per una certa affinità, si potevano benissimo invitare anche i rappresentanti di quelle istituzioni. Ma le Commissioni araldiche non fanno pubblicazioni; e almeno finora non ne hanno fatto nessuna di quelle per le quali possano assomigliarsi alle Società storiche. D’altra parte, se il Comitato avesse invitato le Commissioni araldiche a mandare delegati, come le Associazioni storiche, mi pare che si sarebbe presa in questo modo troppa libertà, quella cioè di violare il Regolamento, ammettendo un insieme di Istituzioni che non figurano nei precedenti Congressi. È per questo appunto che il Comitato ordinatore ha sempre trattato, nel suo carteggio colla Consulta araldica, di invitare le persone designate da essa al Congresso, come — Al ~ ve ne sono molte altre invitate, e non ha mai parlato, perchè non credeva di averne facoltà, di « delegati ». Malagola. — Quando ho parlato di Società comunali io non intendeva fare distinzioni più o meno onorifiche. La mia intenzione non era questa, e non era questa la questione. Mi importa solo di far rilevare che vi sono Commissioni governative che hanno incarichi storici con risultati, i quali vengono approvati e ricevono sanzione senz’altre osservazioni. Quindi domandava solo questo, di vedere cioè se dei Corpi governativi, istituiti con incarichi storico-giuridici, ve ne siano alcuni che possono intervenire e delegare i loro rappresentanti al Congresso, altri che non hanno questo diritto. È in questo senso soltanto che io chiedeva al Congresso se credeva di ammettere al voto i rappresentanti delle singole Commissioni araldiche. Presidente. — Il collega Malagola mi pare abbia già sciolta la questione, e spero riconoscerà tutta la correttezza del Comitato, che non poteva esorbitare da quei limiti entro i quali era tenuto. Ma appunto c è questa prima seduta, nella quale si devono proporre le modificazioni al Regolamento. Se si crede, interroghiamo dunque il Congresso; ed io non ho nessuna difficoltà di chiedere un voto sulla proposta. Manno. — Nella mia qualità di Commissario del Re per la Consulta araldica, io aveva fatto domanda che le Commissioni araldiche fossero invitate a questo Congresso : devo spiegare quale fu il mio concetto e quali sono gli attuali desideri, il compito dei delegati e rappresentanti di queste Commissioni. 11 concetto era questo, di poter raccogliere queste Commissioni che hanno un - 48 - compito essenzialmente storico-giuridico; poterle riunire, affinchè i loro rappresentanti potessero affiatarsi per trovare soluzioni comuni a questioni che avevano comune P interesse storico. S. E. il Ministro degli Interni, approvando questa proposta, mi ha incaricato di ringraziare ufficialmente il Comitato ordinatore di questo Congresso, per P accoglimento favorevole fatto a questo desiderio.- Ora rimane un nuovo desiderio che si è espresso solo adesso, dopo che i rappresentanti sono qui convenuti, ed è che queste Società, queste Istituzioni, queste Commissioni, siano considerate d’ ora in poi come vere istituzioni con scopo storico e siano ammesse a far valere le loro rappresentanze come le altre Società storiche, siano regie o comunali o private. L’ osservazione, che finora non furono ammesse ad alcun Congresso, ha una risposta di fatto, ed è quella che prima non esistevano. Queste Commissioni furono create nel 1889, con un mandato transitorio. Con decreto del 1891, cioè posteriore all’ultimo Congresso, ebbero compito permanente, di dare cioè il loro parere scientifico sopra le questioni storico-giuridiche che insorgono a proposito della materia araldica. In questo senso, con questi nuovi studi, ed anche per le pubblicazioni che queste Commissioni hanno cominciato e continueranno, sia con bollettini ufficiali, sia con pubblicazioni araldiche che non solamente comprendono i provvedimenti che si prendono in questa materia, ma comprendono in ogni numero anche documenti e monografie di ordine perfettamente storico, come sarebbe quella di un nostro collega sul patriziato di Lombardia, come sono molte altre già — 49 — pieparate , esse assumono un vero carattere storico. Di più gli elenchi regionali che si pubblicano (dico, si pubblicano, perché quello di Lombardia é già stato messo in circolazione), sono veri documenti storici. Quindi, in questo senso, io sarei molto felice se la Presidenza volesse mettere in votazione la proposta di accettare i delegati delle singole Commissioni araldiche come rappresentanti al Congresso. Presidente. — Io, come ho già detto, non ho nessuna difficoltà di mettere ai voti la proposta che le Commissioni araldiche facciano parte del Congresso, e i loro delegati siano ammessi come gli altri rappresentanti ; solamente osservo che la Consulta araldica, la cui istituzione è tanto anteriore anche al primo dei nostri Congressi storici, non ha mai domandato di essere in questi rappresentata. iManno. — Se mi permette, farei una distinzione tra la Consulta araldica centrale e le Commissioni araldiche. La Consulta araldica é un Corpo a sé, che giudica e risolve; le Commissioni araldiche regionali, invece preparano la materia scientifica, e a comporle sono chiamati per decreto ministeriale i cultori più noti della storia delle singole regioni. Presidente. — Allora metterò in votazione la proposta, se altri non ha qualche cosa da osservare. Remondini. — Se non ho inteso male, quando per una Società vi sono più delegati, questi hanno un solo voto... . Presidente. — Le votazioni si fanno per Società, si mettono d’ accordo coloro che rappresentano la stessa Società, ed uno risponde per tutti. Atti Snc. I.to. St. Patria. Voi. XXIV. ^ — Soli Segretario fa l’appello delle Società, per la votazione. Presidente. — Votanti 31; favorevoli alla proposta per l’ammissione dei delegati delle Commissioni araldiche 23; contrari 8. La proposta è approvata. Adesso si fa 1’ appello delle singole Commissioni per constatare quali sono rappresentate e quali no. Risultano rappresentate le Commissioni: Piemontese (38), Ligure (39), Lombarda (40), Veneta (41), Parmense (42), Modenese {43), Toscana (44), Romagnola (45), Umbra (47), Napoletana (49), Reggiana (sottocommissione) (52). Entrano quindi nel numero dei delegati presenti, oltre i sopra indicati che hanno duplice rappresentanza, i seguenti : Della Torre, Casanova, Marcello, Rasponi, Bonazzi. Presidente. — Domando all’ Assemblea se vi sieno altre proposte intorno alle modificazioni al Regolamento. Nessuno domandando la parola, metto in votazione 1’ approvazione del Regolamento. Chi è di parere di approvare il regolamento di Napoli e dei successivi altri Congressi, prego voglia alzare la mano. È approvato. Ora dobbiamo venire all’elezione del Consiglio direttivo del Congresso; ma, prima di procedere a quest elezione, mi permetto di fare una proposta che spero troverà eco nell’ animo di tutti, di proclamare cioè a Presidente onorario del Congresso, il Sindaco della città di Genova (applausi). La proposta é approvata per acclamazione. Stefani. — Ho un solo dispiacere che la proposta non sia partila da noi. — si — Presidente. — Noi notificheremo il plauso col quale essa fu accolta al nostro Sindaco. Ora si procederà alla votazione, che deve esser fatta colle norme del Regolamento. In primo luogo si farà la votazione del Presidente, con una scheda; poi quella del Vice-presidente con un’ altra scheda, e da ultimo si userà una sola scheda per 1’ elezione dei due Segretari. Dichiaro che i membri del Comitato ordinatore, seguendo le consuetudini degli altri Congressi, desiderano di non avere alcun ufficio nella direzione di questo; e sospendo la seduta per gli opportuni concerti. Ripresa la seduta si procede alla votazione per il Presidente, per il Vice-presidente e per i Segretari. Risultano 42 votanti per il primo e 41 per gli altri uffici. Le schede sono chiuse in buste separate, munite di sigillo in ceralacca, e deposte nell’ urna pur suggellata per essere aperte nella seduta d’inaugurazione. Presidente. — L’ordine del giorno rimane così esaurito. Domani alle ore 2 pom. avrà luogo la solenne inaugurazione del Congresso. L’ adunanza é sciolta alle ore 3, 30. IL Adunanza solenne d’inaugurazione del 20 settembre. Alle ore 2 pom., ricevuto dal Sindaco e dalle altre Autorità, e salutato da applausi e dalla marcia reale, arriva S. A. R. il Principe Tommaso di Savoia, Duca di Genova, il quale accolse benevolmente la preghiera del Comitato ordinatore, di onorare con la sua presenza la cerimonia inaugurale. Siedono al banco della Presidenza, S A. Reale il Principe Tommaso, il senatore barone Andrea Podestà, Sindaco della città e Presidente onorario del Congresso, il conte comm. Gaspare Gloria Consigliere Delegato rappresentante il Prefetto, il comm. prof. Luigi Tommaso Belgrano Presidente del Comitato ordinatore, il prof, cav. Luigi Beretta e il prof. cav. Achille Neri, Segretari. Assistono i Delegati delle RR. Deputazioni e Società storiche, delle Commissioni araldiche regionali, delle Accademie e di altri Istituti scientifici. Vi assistono pure speciali invitati e un pubblico numeroso. Il Presidente legge il seguente discorso: Altezza Reale, Signori;, Signori! • A nome di S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione, che ho P onore di rappresentare, e a nome del Comitato ordinatore, sono lieto di porgervi il rispettoso omaggio del nostro ossequio e il più cordiale saluto. Siate i benvenuti, o Signori, in questa città esemplarmente operosa, dove i commerci e le industrie vivono e prosperano accanto agli studi severi e gentili, come le conifere disposate alle palme, che destarono la maraviglia di Cristoforo Colombo nelle vergini terre da lui scoperte. Io vi rendo grazie per avere in numero così eloquente accolto l’invito di partecipare al quinto Congresso storico italiano; e confermato colla desiderata vostra presenza il voto, per noi tanto onorifico, solennemente espresso tre anni or sono nella patria immortale di Amerigo Vespucci. Oltre di che, parmi che il nostro Congresso, il quale non dubito fecondo di pratiche risoluzioni, derivi una importanza tutta particolare da due fatti degnissimi della vostra considerazione: la sede cioè che gli venne sortita con patriottico e cortese pensiero, mercè una provvida concessione del Governo e la liberalità illuminata del Municipio genovese; e l’essere esso stato compreso tra i festeggiamenti d’indole scientifica, che Genova volle consacrati a commemorare un avvenimento, del quale si allietano il vecchio ed il nuovo emisfero. Ringraziando nel precedente nostro convegno tutte le Deputazioni e Società storiche italiane della nobilissima parte avuta nel propugnare la conservazione integrale del Palazzo di S. Giorgio, io vi diceva, o Signori, che le nostre istanze, ispirate al sentimento della civiltà e della carità della patria, sarebbero esaudite. E invero la legge presentata al Parlamento dall’on. Paolo Boselli, dichiarava questo Palazzo « monumento nazionale »: e Voi o°°ì x 9 ' t>D * traendo qua entro come a un santuario dell’arte, ammiraste di già una nobile porzione di esso restituita alle eleganti sue forme, così come uscirono nel 1262 dalla mente divina di frate Oliverio. — 54 — Del che vorremo in ispecial guisa congratularci col genio felicemente e acutamente divinatore di Alfredo D’Andrade, più che interprete sicuro, depositario e custode fedele di ogni segreto dell’ arte medioevale. Così, queste pareti, che mostrano scritta la storia della beneficenza pubblica, dei trovati economici de’- Genovesi, e di quella politica coloniale che stupì il Machiavelli, non cadranno; e questa popolazione di statue rimarrà nel « Palladio della Repubblica », là dove le alzò come in trono la riconoscenza de* nostri maggiori, a perpetuo incitamento ed esempio de’ posteri. Così ancora ci fu risparmiato il dolore che la Casa di S. Giorgio, a scherno di fortuna, rumasse proprio allora quando più intense divenivano le indagini degli eruditi sul nostro famosissimo Banco, e mentre italiani e stranieri si apprestavano a pellegrinare a queste mura, testimoni dell’ amorevole corrispondenza di Colombo co’ suoi concittadini e della carità sua verso la patria. Signori ! La Regina d’Italia ha iniziato pochi giorni or sono questo patriottico pellegrinaggio; e certo, in quell’ora, aleggiavano in queste sale gli spiriti di Agostino Allegro e di Jacopo Virgilio, i quali, combattendo da forti le aspre battaglie della storia e del-l’arte, non piegarono mai il fianco e morirono sorrisi dalla speranza nel trionfo (applausi). Ma ripensando a Colombo e alla presente sua apoteosi, più volte io mi son chiesto se la nostra gioia potesse dirsi interamente sgombra da nubi, e se, come lo udimmo risonare al nostro orecchio, così non abbia forse a rimorderci l’animo il rimprovero che le due maggiori repubbliche d’ Italia si trovassero concordi nel respingere le proposte del sommo Navigatore. Ho però considerato anche subito che Colombo non ha mai fatto allusione a questi pretesi rifiuti; anzi li ha esclusi implicitamente laddove scrisse che per servire alla Spagna non diede ascolto al Portogallo, alla Francia, all’ Inghilterra. Del resto, la leggenda di Venezia, njtfa alla fine del secolo scorso, riposa tutta sopra una conversazione di Francesco Pesaro, ormai sfatata dal mio onorevole amico Guglielmo Berchet. La leggenda di Genova 1’ ha posta in circolazione da tempo assai più — 55 - antico il Ramusio, in quella sua compilazione sommaria : De la generale historia de l’Indie occidentali, cui affermò « cavata da’ libri » di Pietro Martire d’Anghiera: e la riferì in questi termini : « Essendo (Colombo) d’età d’anni xl....., propose prima alla Signoria di Genova, che volendo quella armargli navigli, si obli-gheria andar fuori dello stretto di Gibilterra et navicar per ponente, chè circumdando il mondo arriveria alla terra dove nascono le spetierie ». Ma nè le Decadi, nè le Lettere, nè le altre opere del-1 Anghiera (la cui autorità, per l’amicizia che lo strinse a Colombo e per l’alta sua posizione nel Consiglio delle Indie, avrebbe grandissimo peso) registrano la notizia; epperciò è forza conchiudere con Henry Harrisse che la paternità di essa risale esclusivamente al Ramusio, donde attinsero poscia il Benzone, l’Herrera, e, primo fra’ genovesi, nel passato secolo Filippo Casoni. Si noti l’espressione Ramusiana « di età d’ anni xl.... » ; dunque fra il i486 e 1’ 87, la qual data non si concilia davvero con quanto l’autore poco dopo soggiunge, cioè che discussa e disapprovata dalla Signoria la proposta, Colombo se ne andò a tentar la fortuna in Portogallo. L’anno 1485 segnato dal Casoni è affatto arbitrario ; e non meno delle altre date è inconciliabile con quella priorità assoluta che il Ramusio pretende attribuire alla proposta di Genova. Troppi documenti ammoniscono della continuata presenza di Colombo in Ispagna nel 1486-87; chè appunto allora ebbero luogo la Giunta di Cordova e il Congresso di Salamanca. Inoltre Colombo dal 5 maggio 1487 era entrato a’ servigi dei re Cattolici ; e partecipava all’ assedio di Malaga, il quale si chiuse il 18 agosto di quel medesimo anno. Frattanto gli archivi della Repubblica genovese, interrogati ansiosamente e diligentemente nelle serie molteplici dei loro atti, rimangono muti; e col loro silenzio ci ammaestrano come, per ciò che s' attiene a Colombo, siano ormai da confinare tra gli strumenti della vecchia e falsa retorica le apostrofi contro « l’ingrata patria ». Dirò ancora, che se Genova, come Stato, non fu chiesta da Colombo nè gli diede ripulse, i concittadini di lui sì mostrarono bene e più d’ una volta solleciti nel venirgli in aiuto, e in Portogallo e in Ispagna, mentre egli se ne rimanea tuttavia oscuramente grande. Colombo stesso, nelle carte famigliari dichiara sinceramente e scrive con riconoscenza i nomi de’ propri soccorritori ed amici. Ma altri lo sovvennero pure nella esecuzione del mirabile suo disegno; ed io raccolgo con animo riverente dalle cronache contemporanee di Antonio de Aspa, che appunto negli armamenti della prima spedizione transoceanica contribuirono larghe somme tre patrizi genovesi : Jacopo Negrone abitante a Siviglia, Francesco Cattaneo residente a Jerez, e Luigi D’Oria dimorante a Cadice. Contrapponiamo dunque alla infondata accusa della ingratitudine officiale questo nobile esempio del concorso privato; e rammentiamo che l’onesto orgoglio dell’iniziativa personale noi Liguri lo abbiamo nel sangue; chè tanto più ingigantisce il nostro coraggio, quanto è più arduo e periglioso il cimento. Non altrimenti aveva difatti operato nel 1291 il nobile Tedisio D’ Oria, concorrendo ad apprestar le galee colle quali fu tentata dai fratelli Vivaldi la circumnavigazione dell’Africa ; e gli esempi si moltiplicherebbero agevolmente, venendo giù fino ai singoli azionisti e al « Credito degli armatori genovesi », i quali resero possibile a Nino Bixio 1’ ardimentosa e, pur troppo, anche tragica impresa del Ma.ldaìoni. E qui voglia concedere l’illustre Sindaco di Genova che io, interpretando il pensiero degli egregi e dotti uomini i quali compongono questa eletta adunanza, gli esprima non solo i più vivi ringraziamenti per aver provveduto al decoro di questa nostra sede, con quella squisita liberalità che è dote caratteristica d’ogni opera sua, ma lo feliciti pel risultato veramente splendido, e direi superiore ad ogni umana speranza, con cui ne’ passati giorni venne celebrata in questa Città la incomparabile Scoperta del grande Genovese. Qui, all’augusta presenza degli amatissimi nostri Sovrani e de’ nostri Principi, si è compiuto un fatto d’importanza mondiale. Dai colli e dal lido di Genova, in cospetto alle potenti navi d’ Italia e di quasi tutte le nazioni civili, si è ripetuto il grido che, or fanno cinque secoli, Francesco Petrarca aveva indirizzato agli avi nostri in una commovente e memoranda epistola: Pace,pace,pace! Per opera vostra, o illustre Sindaco, sembrò avverata l’iperbolica narrazione del biografo di Cola da Rienzo, là ove - 57 — desctive il ritorno dell’armata vittoriosa da Algesira: « Erano maravigliosamente belli i palazzi di Genova, che specchiano le fronti di niveo marmo nel nostro mar glauco ; maravigliosamente belle le toiri svelte e merlate, che alzano ardite le cime al nostro cielo opalino! » Per voi Genova riapparve come compendio di tutta la bellezza, di cutta la fortezza del mondo! (applausi). E dopo ciò concludo, porgendo a S. A. R. il Duca di Genova i devoti sentimenti della nostra riconoscenza; e invitandovi, o Signori, a cominciare i vostri lavori nell’auspicato nome del Re, che fino dagli esordi del felice suo regno si addimostrò fautore altamente munifico delle Scienze, convinto « che i popoli tanto valgono quanto sanno » ; nel dolce nome della Regina, che è profumo di virtù, sorriso di grazia e di bontà. Viva Umberto I, viva Margherita di Savoia! (applausi prolungati). Il Sindaco barone Podestà pronunzia il discorso seguente : Altera Reale, Signore, Signori! Mi felicito ben vivamente di trovarmi in mezzo a questa geniale riunione, composta dei più eminenti studiosi di quell’altissima fra le scienze che è la Scienza Storica. Mi felicito di vedervi assistere S. A. R. il Duca di Genova, che mentre rappresenta fra noi la Reai Casa d’Italia e il patrocinio che Essa concede a tutto quanto si fa di grande e di nobile dal popolo italiano, è pure per me e pei Genovesi il primo cittadino di Genova, i cui colori s’inquartano nel glorioso stemma della Sua Famiglia. Mi felicito che questo solenne Congresso, promettitore di veri e seri progressi agli studi storici, si raduni in un tempo e in una sede che gli dànno una importanza mai più superabile. Si raduna nell’epoca in cui si commemora il fatto storico lorse più importante di cui gli annali dell’Umanità conservino memoria, poiché la scoperta delPAmerica per opera del più grande dei nostri concittadini, ha raddoppiato l’estensione del mondo conosciuto ed ha costituito il punto di divisione fra due grandi epoche, fra due grandi cicli della storia umana, cioè fra il Medio Evo e l’Età moderna. La sede in cui il Congresso si raduna è 1’ edifizio per antiche memorie storiche il più cospicuo che esista in Italia e forse in Europa, eccezione fatta del Palazzo Dogale di Venezia, che vanta forse un’ importanza non minore di memorie storiche. E un vero trionfo per gli studiosi della Storia di vedersi qui congregati fra queste pareti, che nel 1262 i Genovesi hanno murate con le pietre che le loro Galee vittoriose trasportarono dall’Ellesponto, e che frate Oliverio ha decorato colle colonne, colle mensole, colle teste di leone che le armi dei nostri padri asportarono dal Pantocratore di Bisanzio. Finalmente siamo sicuri che questo tesoro dell’ arte e della stona non sarà distrutto, nè mutilato; e se ne professiamo gratitudine a tutti i valorosi che hanno cogli studi, colle discussioni e cogli scritti cooperato a questa vittoria del patriottismo, dobbiamo esserne principalmente e in modo eminente grati ad un ligure illustre, che sedendo Ministro alla Pubblica Istruzione volle e seppe colla sua sapiente autorità decretare e rendere irrevocabile la conservazione integrale del Monumento prezioso. Voi tutti avete inteso eh io parlo di Paolo Boselli; egli è qui presente e a Lui son lieto di esprimere i più vivi ringraziamenti di noi tutti, di Genova, e del -l’Italia intera. Non vi è storia, signori, più gloriosa e più grande di quella che parla da tutti i pori, per cosi esprimermi, di questo Monumento. Essa è la storia di Genova, essa è gran parte della storia d’Italia. Qui auspice il grande Boccanegra nel 1262 s insediò il libero governo del Comune di Genova. Qui i capitani del popolo per lungo tempo ordinarono e ressero con civile sapienza lo Stato. Da qui partirono in guerra le galee di San Giorgio, che per secoli assicurarono a Genova l’impero del Mediterraneo e dell’Eusino, il predominio della Siria e dell’Asia Minore, dell’ Ellesponto e della costa d’Africa. ‘— 59 — Quando il potere politico si tramutò in altra sede, cioè nel Palazzo che poi si chiamò Ducale, qui venne il Banco di S. Giorgio, meraviglioso Istituto che fu quasi un secondo governo e che certamente fu del governo genovese il più fido, il più potente, il più glorioso coadiutore. Hn dal 1400 esso precorse con splendido esempio ciò che molti secoli dopo dovevano fare le compagnie inglesi ed olandesi, che nelle regioni dell’india e dell’Oceania portarono tanto alta la potenza del proprio paese, dilatarono con tanta efficacia la luce della civilizzazione europea. Da questa sede il Banco di S. Giorgio tenne il dominio della Corsica e delle colonie del Mar Nero, e resse ed amministrò Fattorie grandi come città, in Siria, in Asia Minore, nell’Arcipelago, nelle isole Egee, sulle sponde dell’Ellesponto; ebbe traffici in tutte le parti del mondo conosciuto. tu cooperatore efficacissimo del governo di Genova nei due episodi gloriosi, con cui la città di S. Giorgio fece risplendere virilmente la luce del valore italiano durante i due secoli infausti del seicento e del settecento, in cui l’anemia ed il marasmo politico avevano invaso le genti italiane. Voglio dire della resistenza opposta gloriosamente alle flotte di Luigi XIV nel 1684 e di quella anche più eroica che Genova ed il suo governo opposero agli eserciti di Maria Teresa, che sotto gli ordini del maresciallo Schulem-bourg tennero l’assedio di Genova dall’aprile al luglio del 1747; difesa che fu il glorioso corollario dell’ indimenticabile insurrezione popolare del dicembre 1746. E non meno rimarchevole è la storia del Banco sotto gli aspetti economici e finanziari. Si può dire che fin dai primi suoi momenti esso divinava ed ordinava tutti i postulati della scienza economica moderna. Fin dal 1400 fece l’ordinamento dei depositi e dei conti correnti, ordinò ed eseguì le conversioni dei prestiti, le unificazioni dei medesimi, costituì i fondi d’ammortamento, il giro delle cambiali e degli assegni, la regolare tenuta d’ogni genere di contabilità. E con un’amministrazione grandemente oculata e sagace , venne in tanta potenza economica che nessun istituto del mondo contemporaneo poteva lottare con esso. Che più? Nel 1680 il Banco di — 6o — S. Giorgio creava ed ordinava i docks o Magazzini Generali d’ accordo col governo genovese. Gli inglesi e gli olandesi, che suppongono di averli inventati, hanno semplicemente copiati gli ordinamenti genovesi del 1680. Leggeteli. Quei nostri antenati disposero che nel recinto del Porto Franco, che si trova qui a due passi da noi, che vediamo anche da queste finestre, fossero eretti sette docks o Magazzini Generali. Essi li chiamarono Quartieri. Regolamentarono la custodia delle merci, la loro manutenzione, le vendite pubbliche. Istituirono anche il servizio dei warrants, però li chiamarono italianamente ricevute di deposito. Tutto esattamente come si ta negli odierni depositi d’Inghilterra, d’Olanda, d’Amburgo. I doks moderni però hanno fatto una variante. I warrants del Banco di San Giorgio erano nominativi e si giravano come le cambiali e le polizze di carico. I warrants moderni sono invece al portatore. E un progresso o un regresso ? È un bene o un male ? Io non lo saprei dire, voi forse nemmeno ; ma sono quasi tentato di affermare che tutta la colluvie, tutta 1’ orgia dei titoli al portatore che inonda e quasi soffoca la vita economica della Società moderna non è poi scevra di molti e molti pericoli. Perdonatemi, signori, se l’ambiente in cui mi trovo mi ha fatto divertire a considerazioni storiche forse troppo prolungate. Perdonatemi perchè mi affretto a concludere, e concludo ringraziando tutti coloro che concorsero a preparare e a riunire questo illustre Congresso, ringraziando l’egregio amico Belgrano dei suoi sentimenti eccessivamente gentili verso di me, e auspicando che non solo dalla eccellenza dei membri, che lo compongono, ma anche dalla Maestà e dalla memore gloria dell’edilìzio che lo ospita, dalla ricorrenza del Centenario Colombiano , in mezzo a cui ci troviamo, venga a questo Congresso uno splendore eccezionale di studi e di risaltati scientifici (applausi prolungati). Sorge quindi il conte Gloria, e saluta i Congressisti cosi : Per la momentanea assenza del signor Prefetto, capo di questa provincia, tocca a me 1’ onore di dare a nome del Governo il ben- venuto a tutti Voi, e di ringraziarvi del vostro intervento a questo Congresso. Nei vostri studi, nelle vostre opere sarete certamente seguiti dai voti, dagli auguri, di tutti gli studiosi. Del resto, questo Congresso si apre sotto cosi lieti auspici, che non ha bisogno di auguri speciali. Infatti è lieto auspicio l’intervento di S. A. Reale il Duca di Genova; l’accorrere di tanti dotti stranieri in Italia, da tutte le parti del mondo, la sede stessa del Congresso, come ha già accennato il signor Sindaco, e lietissimo augurio per esso è pure 1’ aprirsi in questo giorno solenne e memorando per tutti gli italiani (applausi vivissimi). Signori, io devo poi far plauso all* idea di aver aperto questo Congresso storico, dopo che Genova ha scritto nella sua storia una pagina cosi bella, che sarà gloria d’Italia e del mondo tutto, e che non sarà cancellata dalla storia dei secoli. Perciò faccio i miei complimenti a coloro che ordinarono il Congresso, a coloro che lo dirigeranno, a tutti voi che vi prendete parte (applausi). Il segretario Neri, per invito del Presidente, legge la seguente relazione sui lavori della Società Ligure di storia patria dall’ultimo Congresso ad oggi, e sul programma scientifico del presente Congresso : Altera Reale, Signori! Dopo le splendide parole del Presidente, il saluto nobile e cordiale di chi degnamente governa la nostra Città, e gli auguri del rappresentante del Governo, sarebbe un fuor d’ opera, per non dire un’ inutile audacia, se io volessi aggiungere il benvenuto a coloro che qui sono convenuti, nell’ intento di coordinare i criteri direttivi degli studi storici, festeggiando in un tempo il più gran fatto onde ebbe principio la Storia moderna. Pur nonostante, costretto per debito a discorrere innanzi a Voi, non voglio lasciar passare la buona opportunità per salutare a mìa volta gli amici non pochi che veggo qui raccolti, e porgere l’attestato più vivo della v— 62 — mia riverenza ed ammirazione a quei molti, che colla operosità dotta e sagace sono assorti all’ ufficio di maestri nella severa disciplina che noi professiamo. Mi è sembrato questo il migliore e insieme più doveroso preludio alla Relazione che l’incarico grave ed onorevole, il quale mi si volle commettere, m’ impone di esporvi in questo giorno solenne. I. Non occorre che io vi rammenti come la Società Ligure di storia patria debba noverarsi fra le più antiche ; poiché ben sapete che la sua istituzione data dal 1858, allorquando incominciò con grande alacrità a svolgere i suoi lavori, sotto la guida del p. Vincenzo Marchese, di venerata e cara memoria, che ne fu il primo presidente. Onde si deve considerare solamente seconda alla regia Deputazione di Torino, altrice e maestra di tutte le consorelle. E non dispiaccia eh io soggiunga come in breve volger di tempo, per 1 operosità de’ suoi soci e la serietà de’ ‘suoi lavori, si acquistò quel grido che la fece recare ad esempio di quanto possa la pri-■vata iniziativa, smentendo in certa guisa quella torta opinione per la quale i Genovesi si ritenevano volti soltanto alle cure dei traffici, e al tutto disadatti agli studi. Stanno a provare ciò che io affermo i suoi « Atti », ritenuti oggimai le fonti più sicure ed attendibili della nostra storia. Nè io voglio qui ricordare partita-mente il contenuto di quei lodati volumi, e perchè Voi tutti ben lo conoscete, e perchè le relazioni presentate agli antecedenti Congressi porgono esatta contezza dei lavori dalla Società man mano pubblicati. Perciò a me giova esporre in brevi parole quello soltanto che venne posto in luce dopo l’ultimo Congresso, tenutosi a Firenze nel 1889. Notevoli contributi alla storia della letteratura si presentano primi i lavori di Ferdinando Gabotto e di Carlo Brnggio. L’ uno illustrando una poesia latina di Giovan Mario Filelfo indirizzata a Tommaso da Campofregoso (1), discorre delle relazioni degli uma- (1) Atti della Soc. Lig. di stor. pat., voi. XIX, p. 489. — 6 3 — nisti genovesi con quell’ erudito, toccando eziandio degli altri Italiani che ebbero corrispondenza letteraria con gli studiosi liguri o con i mecenati. Alla quale monografia mandò subito dietro il Braggio l’ampio e diligente lavoro intorno a Giacomo Bracelli (i) cancelliere della Repubblica, valoroso latinista e storico elegante. Intorno a lui ha raggruppato tutti quegli uomini e quei fatti che determinarono lo svolgersi dell’ umanesimo fra noi. Il che dette animo al Gabotto di tornare sull’ argomento, e porgere il frutto di lunghe e faticose indagini nelle biblioteche e negli archivi, donde vennero in luce ricche ed ignorate notizie intorno a quel periodo storico che si potea dire quasi interamente sconosciuto (2). Quivi infatti si rilevano i nomi di moltissimi cultori delle umane lettere; si noverano coloro che per pubblica mercede le professarono in Genova e nelle riviere, incontrandosi sovente il nome di illustri eruditi che ebbero non poca fama per il loro sapere e per le loro opere; si veggono novamente venire in luce mecenati di nobili famiglie, i quali provvedevano alla loro coltura ed a quella de figliuoli, mentre sostenevano carichi importanti nella Repubblica, combattuta dalle fazioni, minacciata ed agognata dagli stranieri. Ricerche importanti non solo per i fatti nuovi che recano in pubblico, ma perchè manifestano altresì quanta parte abbia avuto Genova e la Liguria a quel fervido movimento degli spiriti e delle intelligenze, che fu preparazione efficace alla rinascenza. Salvo le scarse e non sempre esatte notizie lasciateci dallo Spotorno, per molte ragioni altamente benemerito della storia letteraria e civile, nessuno aveva prima d’ ora illustrato di proposito questo periodo importantissimo, mentre oggi, mercè i lavori de’ citati studiosi, anche la Liguria può a buon dritto andar superba d’aver avvivata, quanto qualunque altra regione d’Italia, la fiamma degli studi umanistici. Agli studi letterari si ricongiungono i frammenti di Laudi sacre nell’ antico dialetto ligure pubblicate da Paolo Accame (3), giunta importante alla raccolta già messa in luce alcuni anni or sono da Vincenzo Crescini e da Domenico Belletti. (1) Atti cit., voi. XXIII, p. 5. (2) Atti cit., voi. XXIV, p. 5. (3) Atti cit., voi. XIX, p. 547. — 64 — Notevole contributo alla storia delle scienze mediche e insieme alla etnografìa, porse il Belgrano, illustrando un codice genovese riguardante 1’ arte salutare e le scienze occulte (i). Cornelio Desimoni, esaminando il dotto libro dell’ Harrisse intorno a Colombo ed al Banco di S. Giorgio (2), discorse da par suo del meccanismo di quel possente istituto, e toccò di alcune notizie non rilevate dallo scrittore americano, correggendo quelle che a lui parvero, e sono veramente, inesattezze di fatto e di apprezzamento. Si riferiscono alla storia ecclesiastica, la scrittura di Girolamo Rossi sul rito Ambrosiano nelle chiese suffraganee della Liguria (3), e la storia cronologica del convento di S. Maria di Castello, dettata, col lume di parecchi importanti documenti, dal P. Amedeo Vigna (4). Così a questa disciplina può ascriversi la lettera inedita del B. Carlo Spinola indirizzata ad Alberico Cybo, signore di Massa, edita ed illustrata da Giovanni Sforza (5). Appartengono poi più specialmente alla storia politica e civile, la diligente monografia intorno alla congiura di Gian Luigi Fieschi ed alla parte che prese a questo fatto clamoroso la corte della Toscana, dettata, col lume di nuovi e peregrini documenti, da Luigi Stafì'etti (6), il quale ci promette intorno a quel celebre personaggio altre ed importanti rivelazioni aneddotiche; e la dissertazione di Giuseppe Calligaris riguardante quel fortunoso periodo, che dalle rivolture degli anni 1506 e 1507 condusse la Repubblica alla soggezione di Francia (7), discorrendo più specialmente della influenza che in questo momento politico esercitò Carlo di Savoia, episodio notevole che utilmente s’ aggiunge alle nostre storie. Le relazioni fra Genova ed il Portogallo, di cui si avevano non ricche notizie, ricevono buona luce dai documenti pubblicati per cura di Prospero Peragallo (8), diligente e studioso ricercatore negli archivi di quel (I) Alti cit., voi. XIX, p . 625. (2) Atti cit., voi. XIX, p . 685. (3) Alti cit., voi. XIX, p . 521. (4) Atti cit., voi. XX e XXI. (5) Atti cit., voi. XXIII, p. 701. (6) Alti cit., voi. XXIII, p. 299. (7) Alti cit., voi. XXIII, p. 523 (8) Atti cit., voi. XXIII, p. 715. — 65 — regno. Anche dalla poesia seppe togliere argomento il Belgrano a porgere utili e curiose cognizioni intorno a diversi avvenimenti politici, giudicati sovente colla spontaneità della satira dalla musa adorna del paludamento latino, o vestita dei panni succinti del popolo (i). E scendendo a tempi più vicini, ci piace leggere il diario del celebre assedio sostenuto eroicamente dalla nostra città nel 1800, scritto in lingua svedese dal Gràberg, testimonio oculare, ed or voltato in italiano; nonché 1’ altro diario di un anonimo genovese, assai importante per le opinioni, i rilievi ed i giudizi liberamente esposti intorno agli uomini ed alle cose di que’ tempi memorandi. L’ uno e 1’ altro messici dinanzi per le cure diligenti di Giuseppe Roberti (2). Provvide poi la Società nostra a colmare una lacuna non lieve, mandando fuori le Tavole descrittive della Zecca di Genova dal 1139 al 1814 (3). Già intorno a si fatto argomento erano comparsi sparsamente alcuni studi assai lodati di Cornelio Desimoni e di Giuseppe Ruggero, per non dire d’ altri minori, i quali venivano a dimostrare come l’opera di Cristoforo Gatidolfo sulla moneta genovese, certo meritevole di encomio rispetto al suo tempo, non poteva più ritenersi sufficiente, dopo i nuovi documenti ritrovati ed i nummi raccolti ; tanto più che l’acume critico dello scrittore non ha sortito di riuscir sempre all’esattezza ed alla verità. Nè, d’altra parte, si vedeva peranco ordinata in una serie cronologica la descrizione delle monete, con tutti quei particolari che sono richiesti dai progressi della scienza. A dar compimento all’ opera laboriosa e proficua concorsero con la ben nota dottrina appunto il Desimoni ed il Ruggero, nominati testé, validamente sovvenuti dal Belgrano e dal Beretta: e se al Ruggero va data degna lode per l’ordinamento e l’illustrazione delle Tavole, lavoro assai grave e difficile, al primo, il nestore dei liguri eruditi, andiamo debitori della magistrale introduzione, dove si legge la storia più vera ed esatta della monetazione genovese. Importante materia, dalla quale (1) Atti cit., voi. XIX, p. 633. (2) Atti cit., voi. XXIII, p. 371. (3) Atti cit., voi. XIX, p. 5. Atti Soc. Lig. St. Patri*. Voi. XXVI. 5 — 66 — deriva non piccolo lume alle vicende politiche ed economiche della gloriosa Repubblica. E qui sarebbe finito il novero delle pubblicazioni compiute dalla Società Ligure, se non credessi mio debito annunciare un nuovo volume in corso di stampa, il quale deve contenere 1’ opera di Andalò di Negro intorno all’astrolabio, di cui si ha una peregrina-edizione del 1475 ; una poesia sulla presa di Genova, tratta dalla Colombina di Siviglia ; il rarissimo carme latino del Cattaneo in lode della città nostra ; il noto codice che impropriamente reca il titolo di « Itenerario di Antoniotto Usodimare » ; l’illustrazione di un codice greco d’Atanasio, e un saggio del carteggio letterario di Alberico I principe di Massa. Era ferma intenzione di porgere in omaggio al Congresso questo volume, ma ragioni molteplici vietarono di dar compimento al desiderato disegno. Mi sia consentito per ultimo di ricordare il Giornale Ligustico , dove pur trovano luogo, monografie e documenti riguardanti la nostra storia, quasi giunta e sussidio alla serie degli « Atti ». II. Ed ora mi resta a dire in poche parole qual’ è il lavoro che il Comitato ordinatore ha preparato per il presente Congresso. I temi scelti per la discussione sono i seguenti : I. Convenienza e modo di promovere presso le Deputazioni e Società storiche uno studio completo di .tutti i monumenti e i ricordi che ci restano delle grandi vie che attraversavano l’Italia nel Medio Evo, e di coordinare il detto studio colla compilazione della Carta archeologica e storica d’Italia, cui intende il Ministero della Pubblica Istruzione (comunicato dalla R. Deputazione di Parma). Relatore : dott. Giovanni Mariotti. II. Dell’ indirizzo e del metodo da tenersi per le ricerche intorno alla Storia della scienza, nell’intento di porre in luce ed illustrare i documenti ancora ignorati o poco noti, coordinandoli in — 67 — guisa che giovino a chiarire nuovi fatti e siano buon fondamento allo studio di questa disciplina. Relatore: prof. Gino Loria. III. Della utilità di dar mano ad una biografia degli scrittori italiani, compilata per regioni con uniformità di metodo, e da stamparsi in uno stesso formaco dalle singole Deputazioni e Società storiche, tenendo presente 1’ opera del Mazzuchelli, con le modificazioni richieste dai progressi della critica. Relatore : cav. Giovanni Sforza. IV. Sulla uniformità da tenersi da tutte le Società e Deputazioni storiche nel pubblicare documenti medioevali (comunicato dalla Società Storica di Alessandria). Relatore : prof. Francesco Gasparolo. Non ho bisogno di far rilevare a Voi tutti l’importanza di questi temi, nè le ragioni per le quali il Comitato ha voluto più special-mente sottoporli alla vostra illuminata osservazione. Ricorderò soltanto che il primo venne consigliato, secondo dice la Deputazione proponente, dalla confusione vivissima e dalle continue inesattezze che si notano (anche presso scrittori reputatissimi) nella narrazione dei fatti storici ed economici che si svolsero lungo le antiche vie; confusione ed inesattezze che si potranno togliere solo con uno studio sistematico completo di tutti i monumenti che ci restano ancora, sia lungo il tracciamento delle strade, sia nelle biblioteche e negli archivi. Il secondo tema che riguarda la storia della scienza ci parve conveniente, perchè fra noi pochi si sono accinti, come han fatto gli stranieri, a porre i metodi d’indagine al servigio della storia scientifica; quantunque si debba confessare che gli esempi dati in questi ultimi anni, in ispecie dal Corradi e dal Favaro, già manifestino un eccellente avviamento a raggiungere la meta. Nell’ accogliere il terzo tema abbiamo creduto rendere omaggio alla memoria di un illustre patrizio, Giuseppe Campori, che altra volta ebbe ad accennarlo. D’altronde l’utilità dell’ opera che si — 68 — piopone conoscono per dura prova tutti coloro, i quali sovente ricercano invano notizie biografiche degli scrittori che incontrano nelle loro indagini. Sebbene non in tutto nuovo, parve in fine opportuno proporre il quarto tema, come quello che risponde ad un bisogno universalmente sentito. Nè io aggiungo altre parole, poiché la dottrina dei Relatori, sviscerando a parte a parte ; diversi argomenti, vi porgerà materia di utili discussioni. La Società Siciliana di Storia Patria ha proposto alcuni altri temi intorno ai quali vorrà giudicare il Congresso. Eccoli: Tema i.° Ciascuna Società o Deputazione di storia patria avrà cura che in fine d’ anno sia compilato, da una o più persone di riconosciuta competenza, un ampio resoconto di tutte le pubblicazioni storiche, italiane e straniere, che riguardano la regione, in cui ha sede la Società o Deputazione. In questo resoconto sarà specialmente messo in luce quanto di nuovo e d’importante si contiene in tali pubblicazioni. Tema 2.° Ciascuna Società o Deputazione di storia patria farà compilare un catalogo completo di tutte le scoperte archeologiche fatte nella propria regione, specialmente delle iscrizioni le più importanti, le quali sarà bene siano riprodotte integralmente; come pure un catalogo dei documenti e dei manoscritti in genere pubblicati per la prima volta entro 1’ anno. Tema 3.0 Ciascuna Società o Deputazione farà compilare un catalogo ragionato cronologico, alfabetico, regionale di tutti i documenti editi e di quelli inediti che si riferiscono alla Storia Italiana, designando un secolo ed un’epoca qual meglio si crederà. Ciascuna Società o Deputazione si occuperebbe della sua regione. Quella poi che verrà designata pel VI Congresso storico italiano non solo collaborerà all’ opera per la parte sua, ma dovrà eziandio riordinare il materiale raccolto dalle consorelle e avrà la direzione del la\oro. Il VI Congresso non dovrà essere bandito, se non quando sarà ultimato il lavoro per quel secolo 0 per quell’epoca fissati dal V Congresso. — 69 — Tema 4.0 — Ciascuna Società o Deputazione di storia patria dovi a impegnarsi per dare un maggiore sviluppo alle ricerche intorno alla storia economica d’Italia. A questi temi ha fatto seguire i seguenti voti : r. Chiedere al R. Governo che venga istituita una laurea esclusiva per la Storia nelle Università italiane. 2. Raccomandare all’ Istituto Storico Italiano di affrettare la pubblicazione delle cronache, seguendo per quanto sia possibile 1’ ordine cronologico. Signori, qui s’arresta l’opera del Comitato e si chiude il mio dire. Permettete tuttavia che io soggiunga un augurio. Risuona ancora nell’ animo nostro 1’ eco possente d’ un ricordo, rinfrescato m questi giorni con vivo sentimento patriottico da un felice oratore. Egli rammentava come quarantasei anni or sono, Lorenzo Pareto, accomiatando i colleghi dell’ ottavo Congresso scientifico raccolto nella nostra Città, si rivolgesse a loro così: « Tornando alle vostre case dite ai nostri fratelli che i Genovesi son pronti »; e alle parole seguirono i fatti, poiché nella splendida epopea del risorgimento nazionale i Genovesi scrissero coll’ opera e col sangue una pagina gloriosa. Ebbene, come allora che l’Italia non era, quelle parole riuscirono feconde, così oggi che l’Italia è, auguro possiate pur dire agli studiosi delle vostre città : Nella ricerca del vero, nel culto del bello, nelle battaglie incruente del pensiero, negli assedi pazienti, negli assalti audaci per sorprendere e conquistare i segreti della scienza, i Genovesi son pronti (applausi vivissimi). Presidente. — Prego i signori prof. Paoli e cav. Fumi a procedere allo scrutinio della votazione di ieri, perché, secondo il nostro Regolamento, possiamo proclamare 1’ ufficio di presidenza. Intanto darò lettura di una lettera di S. E il Ministro della P. I., che mi delega a rappresentarlo. — 70 — Genova, 15 settembre 1892. Illustre Signor Professore, Gli obblighi dell’ ufficio che m’impediscono di trattenermi più oltre a Genova o di tornarvi fra breve, non mi consentono di essere presente alla prima adunanza del Congresso storico. Prego pertanto V. S. di volere in tale occasione rappresentarmi, salutando in mio nome i dotti da ogni parte qui convenuti, ai quali in questa Genova superba della sua operosa grandezza apparirà viva, bella, radiante 1 immagine dell’ Italia che, dopo tanti secoli di storia dolorosa, vuole in cospetto del mondo raffermarsi pairia degl’italiani. Accolga, illustre professore, insieme con i miei ringraziamenti, gli atti della mia piena osservanza, e m’abbia quale me le professo Devotissimo Martini. L illustre e venerando Cesare Cantù, scrive: Illustre Collega, L età e la malattia mi tolgono di partecipare al Congresso storico, cui Ella m’invita. Applaudirò agli studi di Lei e dei soci, professandomi Milano, 18, 9, 92. Obbl\mo Dei’.'”0 Cesare Cantù. S. E. il Senatore Tabarrini, presidente dell’istituto Storico Italiano, mi ha mandato or ora un telegramma col quale, mentre si duole di non potere intervenire, porge saluti e voti al Congresso. Altre comunicazioni di lettere saranno fate nella seduta successiva. Paoli. — Il Senatore Pasquale Villari mi ha affidato 1 onorevole incarico di porgere al Congresso il suo sa- — 7i — luto ed i più sentiti auguri, dolente di non poter essere egli pure fra noi, com’era suo vivissimo desiderio. Romano. — La Società Siciliana di storia patria m’ incarica di rivolgere un saluto a questa dotta Assemblea e all’ illustre città che con tanto affetto ci accoglie nelle sue mura. Al certo la Società Siciliana, che con tanto amore attende agli studi storici, non poteva non interessarsi alle dotte discussioni che qui avranno luogo, e quindi ha voluto che alcuni suoi membri qui venissero per pigliarne parte e porgervi un saluto; il che io fo con vivo compiacimento, onorato del grato ufficio come è quello di rivolgere un saluto, a nome della Sicilia, a questa ospitale città; chè fin dai tempi antichi assai intimi e cordiali sono stati i rapporti tra Genova e la Sicilia. Le antiche storie ricordano i trattati conchiusi nel 1261, nel 1307 e nel 1392 tra i reggitori della Repubblica di Genova ed i monarchi siciliani, in virtù dei quali trattati i genovesi in Sicilia ed i siciliani a Genova erano come in casa propria. In molte città della Sicilia si trovano ancora ricordi delle leggi dei genovesi, che tanto fiorirono. Nella mia diletta Palermo un monumento, intitolato appunto chiesa di S. Giorgio dei Genovesi, attesta la pietà e la floridezza dei mercatanti genovesi del secolo decimosesto in Sicilia. iMa ricordi assai più intimi e dolci hanno stretto Sicilia e Genova nei tempi nuovi. Quando un gran numero di emigrati siciliani, costretti a lasciare la patria nel 1849, trovarono qui un rifugio, si considerarono come in casa propria, dopo essere stati espulsi da altri paesi. Qui fu organizzata, di qui mosse la schiera dei Mille, duce Garibaldi, per venire in Sicilia: di quella schiera fecero parte moltissimi genovesi, che noi due mesi or sono, abbiamo ricordato a Calatafimi ed a Palermo, perchè molti di essi lasciarono la vita per la libertà della Sicilia nelle nostre contrade. II saluto quindi che un figlio della Sicilia ed un rappresentante di un sodalizio siciliano porge a Voi, non può essere che inspirato a sensi di affetto vivissimo, e come tale prego di accoglierlo (applausi). Presidente. — Interpretando il pensiero dell’adunanza, propongo che sia spedito un telegramma di vivissimo ossequio e di omaggio a S. M. il nostro Augusto Sovrano; un telegramma di risposta alla lettera bellissima di S. E. il Ministro della P. 1.; un telegramma al venerando Cesare Cantù; un saluto ai Senatori Tabarrini e Villari; alla Società Storica Siciliana; al Congresso Geografico; al comm. D’Andrade. t approvato per acclamazione. Presidente. — Ecco l'esito della votazione per il Presidente e Vice-presidente Per 1’ ufficio di Presidente: Boselli, voti 24; Belgrano, voti 17; Desimoni, voti 1. Per il Vice-presidente : Balzani, voti 22; Stefani, voti 15; Manno, voti 3; Paoli, voti 1. Proclamo quindi a Presidente del Congresso l’onorevole Paolo Boselli, a Vice-presidente il conte Ugo Balzani, presidente della Reale Società Storica di Roma, e li prego ad assumere l’ufficio. Boselli. — Rivolgo ai rappresentanti delle Società storiche, ai rappresentanti delle Commissioni regionali araldiche, vivissimi ringraziamenti per l’onore tanto insigne quanto immeritato che vollero darmi. Dovrei sentire non solo singolare gratitudine, ma eziandio grandissima meraviglia, considerando chi io mi sia e quale è ('Assemblea che avrò 1’ onore di presiedere — illustre per tanta autorità di tradizioni, convegno di personaggi egregi per dottrina, benemeriti del paese, chiarissimi per i loro scritti e per le opere loro. Ma io penso che il luogo ha ispirata i.i scelta. Me lo ha fatto testé comprendere un cortese ricordo del prof. Belgrano — del prof. Belgrano, Presidente naturale, vero, proprio di questo Congresso, per l’amore e per lo zelo, che egli, unito con colleghi valorosi — 73 — .e diligenti, ha posto ad ordinarlo, per l’amore e per il sapere onde ravvivò tante parti della ligure istoria, e aggiunse nuova luce di preziose illustrazioni alla storia italiana (applausi). Me lo ha fatto comprendere l’amico mio, l’illustre Sindaco di Genova, con quella parola che pare semplice ed è piena di concetti alti e di ricordi importanti; me lo ha fatto comprendere il Sindaco di Genova, che è uno di quei rari uomini nei quali si personifica tutta quanta una città, è uno di quei genovesi per i quali meglio si fa manifesto quali uomini erano quei dogi antichi, nei tempi in cui la Repubblica era più energica, più operosa, più felice (applausi). Poiché io ho avuto la fortunata occasione di poter rendere efficace colla responsabilità e coi provvedimenti governativi il voto di tutti voi, per la conservazione di questo mirabile palazzo,„voi avete voluto significare col mio nome la soddisfazione per 1’ opera compiuta, voi avete voluto riassumere nel mio nome l’applauso dovuto, assai più che a me, a coloro che furono promotori solleciti, e strenui difensori d’ una risoluzione nella quale erano interessate in sommo grado 1’ arte e la storia italiana (applausi). Se cosi è, assumo, o Signori, pur sempre memore della scarsità delle mie forze, il nobile ufficio, confidando unicamente nella cortesia e nella benignità vostra. Se cosi è, lasciate che assumendo questo ufficio nell’ antico palazzo di San Giorgio — monumento davvero senza pari, perchè qui 1’ arte è altissima espressione di pratica operosità — lasciate che mandi, in nome vostro, il mio primo saluto alla Genova operosa, commerciale, marittima, che ne circonda; e muove, e palpita, e si affolla, e si incalza intorno a noi; a quella Genova per la cui espansione vogliamo movimento e spazio, e agevolezze quante bastino; imperocché siamo persuasi che coll’operosità di Genova si collegano, che dall’operosità di Genova dipendono in gran pane le sorti dell’ economia nazionale (applausi). Ad essa e a noi sia propizio augurio la visita ricordata con così felici espressioni dal prof. Belgrano; la prima solenne visita ricevuta da questo restaurato palazzo, la visita della sapiente Regina d’Italia; poiché, dovunque appaiono i nostri Sovrani e i nostri Principi — e lo dico volentieri dinanzi ad un principe eletto per squisita — 74 — coltura e lodato per gagliardi sentimenti — ivi si ricongiungono con splendore per gli studi, con benefìzio per i popoli, le glorie del passato e lo spirito vivificatore dei progressi moderni (applausi vivissimi e prolungali). Presidente. — Do partecipazione dello scrutinio per la nomina dei Segretari: Sforza, voti 38; Greppi, voti 37; Beretta, voti 1; Barozzi, voti 1; Claretta, voti 1. Quindi risultano eletti il cav. Giovanni Sforza e il nobile cav. Emanuele Greppi, che invito a prender posto al banco della Presidenza. S. A. Reale con quella cortesia che la distingue, permette che noi continuiamo a intenderci sopra i nostri lavori, anche lui presente; e io comincio a domandare al Congresso se intende procedere nei suoi lavori in Assemblea generale, come è avvenuto nel Congresso di Firenze, o se invece crede dividersi in sezioni. Il Congresso di Firenze ha deliberato di discutere in Assemblea generale, eleggendo delle Commissioni per fornire un primo esame degli argomenti da trattarsi. Decida il Congresso se si debba seguire questo stesso metodo o se invece abbiasi a preferire quello tenuto nel Congresso di Torino, dove la prima discussione d’ ogni tema ebbe luogo in separate sezioni, e poi in Assemblea generale si stabilirono le definitive deliberazioni. Nessuno domandando la parola, io penso che si voglia seguire il sistema introdotto nel Congresso di Firenze. Quindi, rimane inteso che la Presidenza nominerà tante commissioni quanti sono i temi proposti al Congresso, • e che queste commissioni presenteranno la relazione dei loro lavori al Congresso, il quale raccolto in Assemblea generale, sentiti i relatori e le conclusioni divisate o prò- — 75 — poste dalle singole commissioni, discuterà e delibererà (segni generali d’ adesione). Il Presidente del Comitato ordinatore spero che ci assisterà sempre coi suoi consigli e coi suoi lumi, e sarà il nostro Presidente spirituale (ilarità). Giovedì alle 2 pom. avrà luogo l’adunanza per incominciare la discussione dei temi. La seduta è sciolta alle 3,30 pom. S. A. R. il Principe Tommaso lascia la sala accompagnato dalle autorità e salutato come al suo arrivo. Diamo copia dei telegrammi inviati secondo le deliberazioni dell’ Assemblea : Genova, 20 settembre 1892. S. E. Primo Aiutante S. M. In questo giorno, cui data rimane incancellabile storia risorgimento nazionale, Quinto Congresso Storico inaugurava lavori nome del Re, salutando nella Maestà Sua promotore e fautore munifico studi e ogni progresso intellettuale e morale d’Italia. Presidente Comitato ordinatore Belgrano. Risposta : Monza (Reggia) 22 settembre 1892. Presidente Comitato ordinatore Congresso Storico — Genova. Sua Maestà il Re, traendo i più lieti auspici per i lavori di co-desto Congresso dal giorno fausto e glorioso in cui venne inaugurato, ringrazia del saluto affettuoso a Lui rivolto, e fa voti perchè la storia dell’ Italia, unificata e indipendente, registri nelle sue pagine avvenire altri avvenimenti cosi grandi e solenni come quello di cui Genova fu testé testimone. Il Ministro R A t t a z z 1. Genova, io settembre |S.)I. S. E. Ministro Martini — Roma. Quinto Congresso Storico, oggi inaugurato, ricambia rispettosamente graditissimo saluto, bene augurando con V. E. degli alti e gloriosi destini d’Italia. Presidente Comitato ordinatore Belgrano. Genova, 20 settembre 1893. Cesare Cantù — Milano. Quinto Congresso Storico, oggi inaugurato, manda dal conservato Palazzo S. Giorgio cordiali saluti ed auguri autorevole dilensore insigne monumento. Presidente Comitato ordinatore Belgrano. Genova, 20 settembre Presidente Società Storica Siciliana — Palermo. Quinto Congresso Storico ricambia vivamente affettuosamente saluto recatogli nome cotesta benemerita Società professore Romano, commemorando vincoli salda amicizia strinsero in ogni tempo Liguria alla patria di Rosolino Pilo e Michele Amari. Presidente Comitato ordinatore Belgrano. Palermo, 1$ settembre Risposta : Presidente Comitato ordinatore Congresso Storico — Genova. Riconoscentissima Società Storia Siciliana telegramma avuto, conferma vincoli simpatia fratellanza Liguria espressi delegato Romano. Pus. Guarneri. - 77 — Genova, 20 settembre 1802. Presidente Congresso Geografico — Genova. Congresso Storico, inauguratosi oggi, manda rispettoso fraterno saluto illustre Presidente e membri Congresso Geografico, bene augurando riunione dotti uomini insigni viaggiatori progresso scienza decoro patria. Presidente Comitato ordinatore Belgrano. Genova, 20 settembre 1892. S. E. Senatore Tabarrini — Firenze. Quinto Congresso Storico ricambia saluto V. E. dolente assenza cosi benemerito cultore studi storici Presidente Comitato ordinatore Belgrano. Genova, 20 settembre 1892. Senatore Villari — Firenze. Quinto Congresso Storico saluta voi maestro delle storiche discipline, dolente non avervi dotto compagno ai suoi lavori. Presidente Comitato ordinatore Belgrano. Risposta: Firenze, 21 settembre 1892. Prof. Belgrano Presidente Congresso Storico — Genova. Ringrazio con animo gratissimo. Dolente mie occupazioni impe-discanmi trovarmi in Genova, auguro lavori Congresso promuovano efficacemente studi storici italiani. P. Villari. Genova, IO settembre 1891, Coiti tu. D’Andrade — Pavone. Congresso Storico, adunato Palazzo S. Giorgio, invia saluti e plausi illustre restitutore insigne monumento. Presidente Comitato ordinatore Belgrano. Risposta : Ivrea, : t settembre 1893. Presidente Comitato ordinatore Congresso Storico — Genova. Prego V. S. esprimere Congresso mia riconoscenza per saluto e plauso inviatimi, e prego tutti di ricordare in questa occasione i nomi dei benemeriti che colla loro costanza, salvando il monumento, hanno reso possibile che io lo restaurassi. D’ Andrade. 79 — III. Adunanza del 22 Settembre. Presidenza Boselli. L’adunanza é aperta alle ore 2.15 pomeridiane, e vi assistono settanta congressisti, cioè: Balletti, Ba'zani, Barozzi, Belgrano, Beretta, Berti, Bonazzi, Bonfigli, Boselli, Busi, Calvi, Campanini, Claretta, Crespellani, Del Badia, Della Torre di Lavagna, Fabretti, Fontana, Fumi, Garassini, Gasparolo, Greppi, Levi, Malagola, Malaguzzi, Manno, Marcello, Mariotti, Merkel, Morsolin, Molinari, Neri, Novati, Paoli, Poggi, Remondini, Ri vera, Romano, Ruggero, Sansone, Sforza [Giovanni], Stefani, Tononi, Tortoli, Travali, Vinav, delegati. Agnoioni, Bertolotto, Centurini, Cerruti, Chinazzi, Della Cella, D’Oria, Ferrando, Ferrai, Fossati, loppi, Loria, Magni-Griffi, Mazzachiodi, Parodi, Pisano, Podestà, Rossi, Savignone, Sciocchi, Sforza [Carlo], StafFetti, Sturlese, Vigna, invitati. Siedono al banco della Presidenza Balzani vicepresidente , Sforza e Greppi segretari. Sforza, segretario, legge il processo verbale della seduta del 20, che è approvato. Boselli, presidente, legge la risposta che S. M. il Re, per mezzo del Ministro della R. Casa, ha fatto al tele- — So — gramma inviatogli dal Congresso; lettura ascoltata in piedi dai convenuti e vivamente applaudita. Comunica quindi una lettera del Sindaco di Genova, con la quale invita i congressisti a un ricevimento nelle sale del Municipio per la sera del 23. Sforza, segretario, legge i telegrammi spediti dalla Presidenza al comm. D’Andrade e al Congresso Geografico, e le risposte del senatore Villari e del comm. D'Andrade. Greppi, segretario, dà comunicazione de’ nomi dei delegati e degl’ invitati che per lettera si scusano di non potere intervenire al Congresso. Presidente. — Ora prenderemo ad esaminare alcuni dei temi proposti alla discussione del Congresso. Stefani. — Prima che si comincino i lavori del Congresso, io proporrei un nuovo plauso a chi iniziò il restauro del Palazzo di S. Giorgio, a chi lo prosegue, e a chi è incaricato di eseguirlo, esprimendo il voto che il Governo lo conduca col suo aiuto a compimento, affinchè il Palazzo possa essere tornato nella sua forma primitiva. Questo è il voto che io esprimo e propongo al Congresso. Presidente. — Mi pare che il suo voto sia questo : Il commendatore D’ Andrade. .. . Stefani. — Faccio plauso al nostro Presidente, che é 1 antico Ministro che propose il restauro; faccio plauso al D Andrade e a tutti coloro che in qualche modo possono contribuire e contribuiscono al compimento del restauro di quest’ insigne edificio. Presidente. — Allora ho inteso: Il Congresso, facendo plauso a tutti coloro che hanno cooperato al — 8i — mantenimento e al restauro di questo Palazzo, confida che l’attuale Ministro dell’ I. P., col senso dell’arte che gli é proprio, vorrà non solo continuare, ma perfezionare 1 opera importante per la storia e per l’arte italiana; e confida anche che, non ostante la penuria dei mezzi finanziari in cui si travaglia e pena il nostro Governo, troverà modo per condurre a termine quest’opera, che riguarda una sì splendida pagina della nostra storia politica ed economica. La proposta è vivamente acclamata. Presidente — La Presidenza, secondo ne ebbe incarico nella prima tornata, ha nominato le Commissioni per l'esame dei temi. La nomina delle Commissioni reca la designazione di taluni membri, i quali, a così dire, sarebbero specialmente, non dico obbligati, ma pregati di occuparsi dell’esame preventivo dei vari argomenti ; non è escluso però che altri componenti del Congresso si aggreghino a queste Commissioni, anzi ne faccio loro speciale invito. Noi abbiamo seguito l’esempio del Congresso di Firenze e abbiamo formato le singole Commissioni di cinque componenti ciascuna, ma saremo grati se altri membri del Congresso vorranno accrescere questo numero, dando il loro nome ad alcuno dei segretari, per indicare che desiderano far parte dell’ una o dell’ altra Commissione. 1 cinque nomi che io designo sarebbero come il nucleo fisso, intorno al quale potranno riunirsi altri membri del Congresso. Le Commissioni si comporrebbero così: Atti Soc. Lio. St. P*t*u. Voi. XXIV, 6 Tema I. Fabre tti , presidenti', Stefani, Barozzi , Tononi, Mariotti, relatore. Tema II. Calvi, presidente, Gasparolo ('), SCHIAPARELLI , Malaguzzi , Loria, relatore. Tema III. Manno, presidente, Novati, Campanini , Romano, Sforza [Giovanni], relatore. Tema IV. Paoli, presidente. Vayra, Malagola , Levi, Gasparolo, relatore. Nella tornata d’oggi, i relatori del primo c del secondo tema daranno lettura delle loro relazioni, il che (1) Eletto in sostituzione del cav. Crespellani, che preferì assistere all'adunanza della Commissione del primo tema. - 83 - gioverà anche ad invogliare taluni congressisti ad aggregarsi all’una più che all’altra Commissione. Prima però di pregare il prof. Mariotti di dar lettura della relazione intorno al primo tema, prego coloro i quali hanno da dar conto dei lavori compiuti, nell’ultimo triennio, dalle Deputazioni e dalle Società di storia patria di voler consegnare dopo domani le loro relazioni, affinché possano essere inserite nel nostro processo verbale 11 primo tema é così concepito : Convenienza e modo di promuovere presso le Deputazioni e Società storiche uno studio completo di tutti i monumenti e i ricordi che ci restano delle grandi vie che attraversavano l’Italia nel medio evo, e di coordinare il detto studio colla compilazione della carta archeologica e storica d’Italia, cui intende il Ministero della Pubblica Istruzione. Stefani. — Domando se, udita la relazione che sta per leggere il dott. Mariotti, sarà possibile la discussione o no. Presidente. — Veramente, secondo l’ordine da noi concepito, non si farebbe discussione. Sentita questa relazione, si passerà a sentirne un’ altra. Capisco che questo metodo ha il suo inconveniente, quello di fare intercedere un certo spazio di tempo tra la lettura e la discussione. Ma appena in questo momento ho letto i nomi dei componenti le Commissioni, che dovrebbero fare il preventivo esame, e se oggi si passasse all’immediata discussione, per questi temi si abolirebbe il lavoro delle rispettive Commissioni. Ora io penso di interpretare il desiderio comune, procedendo in modo che l’opera di queste Commissioni non venga meno. In esse, ciascuno di noi può dire più facilmente e con - 84 - utilità il proprio parere. Per cicS sarà bene sentir ora la lettura delle due relazioni, e domani, udite le proposte delle Commissioni, discutere intorno ai due temi. Il prof. Mariotti ha la parola. Mariotti, legge la seguente relazione: Onorevoli Colleghi, Il Congresso storico di Torino, nella tornata del 16 settembre i SS 5, sovra proposta della Deputazione Veneta, espresse il voto: « Che sia conciliata l’azione della Direzione generale degli scavi con quella delle singole Deputazioni e Società storiche, affinchè con l’opera comune si possa riuscire ad ottenere in un non lungo periodo di tempo, una completa carta topografica illustrata dell’Italia alla caduta dell’impero romano ». Quel voto fu accolto con entusiasmo dalle Deputazioni e dalle Società storiche, le quali si accinsero volonterose all’ arduo lavoro, sicché quattro anni dopo, nel Congresso di Firenze, il comm. Federico Stefani, che aveva avuto la felice iniziativa di quella proposta, e insieme con lui, il barone Claretta, il comm. Malagola e altri dotti poterono riferire sul molto che già si era fatto a questo proposito nel Veneto, nel Piemonte, nell’ Emilia e in altre regioni; e il Congresso Fiorentino, lieto di prendere atto del nobile esempio già dato da diverse Deputazioni e Società, accogliendo una nuova proposta della Deputazione di Firenze, volle, con altra sua deliberazione, confermato il voto del Congresso Torinese. Da quel secondo voto, deliberato solennemente il 23 settembre 1889, sono già corsi altri tre anni; e in questo periodo di tempo, quantunque breve, il lavoro preparatorio alla compilazione della grande carta archeologica e storica si è venuto man mano ampliando e completando presso le diverse Deputazioni e Società, e qualche parte del materiale raccolto è già uscito in luce; e valga il citare, a titolo di esempio e di onore, la splendida monografia sull’ andamento delle grandi vie consolari Aunia ed Emilia nel territorio Veneto ; monografia di cui oggi stesso l’infaticabile - 85 - comm. Stefani ha voluto far dono — dono graditissimo invero — al nostro Congresso. Non vi sembri strano adunque, onorevoli Colleghi, se la Deputazione Parmense, che con modesto, ma assiduo lavoro, ha già raccolto per ciò che riguarda le sue provincie tutto il materiale occorrente alla compilazione della grande carta d’Italia alla fine dell’impero romano, osi ora, in omaggio e come a complemento e corollario dei voti di Torino e di Firenze, presentare a Voi due nuove proposte. La prima di esse tende a completare lo studio già fatto sulla topografia e sulla viabilità romana, estendendolo alla topografia e alla viabilità del medio evo. La necessaria connessione dei due lavori, che il più delle volte debbono procedere di pari passo, fu già accennata molto opportunamente dal comm. Stefani nella dotta relazione che egli lesse al Congresso di Torino, e alla quale si ispirò appunto il voto di quel Congresso. Egli accennò allora alla grande importanza che hanno per lo studio della topografia romana le circoscrizioni ecclesiastiche del medio evo , « dacché (sono le sue stesse parole) il Concilio di Calcedonia del V secolo prescrisse, che le diocesi si conformassero all’ordine civile», e della importanza di questa giustissima osservazione, niuna forse delle Deputazioni e Società storiche qui rappresentate ha potuto fare cosi largo esperimento come la Deputazione Parmense; giacché le sole Provincie parmensi hanno la fortuna di possedere nelle tavole di bronzo di Velleia una esatta enumerazione e descrizione degli antichi pagi romani, pagi a cui, con ammirabile corrispondenza di nomi e di confini, vediamo poi sostituite le circoscrizioni delle nostre antiche pievi, quali ci risultano dai rotoli delle decime del secolo XIII. E ciò che lo Stefani disse allora della topografia romana in generale, a ben maggiore ragione potè ripeterlo per quanto riguarda la strada. « Come si moveano (egli si chiedeva) le genti che dominarono l’Italia dal V al XII secolo? Goti, Longobardi, Franchi, o Germani, non conosciamo che quelle nazioni, o quei — S6 — principi aprissero fra noi nuove vie, o cavassero canali, o arginassero fiumi; opere queste riprese poi soltanto dai rinati Municipi ». In queste parole, che il chiarissimo Stefani leggeva al Congresso di Torino fino dal 1885, Voi, onorevoli Colleghi, troverete la precipua ragione della nuova proposta che vi sottopone oggi la Deputazione di Parma e Piacenza. Dacché non è possibile scindere lo studio delle vie romane da quello delle strade del medio evo; dacché per conoscere esattamente le antiche vie di Roma abbiamo dovuto consultare non solo la Tavola Ptutingeriana e F itinerario di Antonino e il Gerosolimitano, e i cippi miliari e gli altri monumenti e gli scrittori romani; ma, ove tutti questi monumenti e scrittori o tacevano, o, per errori di copisti, sembrava si contradicessero, abbiamo dovuto ricorrere anche a monumenti di secoli posteriori, a storici, a cronisti e a documenti di ogni fatta sino oltre al secolo XI, perchè non vorremo completata l’opera nostra mettendo in luce anche l’opera, veramente ammirabile, dei Comuni e di speciali associazioni italiane, del secolo XII e dei successivi, sia per la costruzione di vie nuove, sia pel restauro delle antiche? Se noi non erriamo, già fino dal 1885, il voto del Congresso di Torino fu interpretato da molti degli studiosi italiani in questo senso più ampio e complesso: e lo stesso comm. Stefani, che lo aveva proposto, nel parlare delle vie consolari del Veneto, non ha mancato di darci preziose notizie sulla Callalta, sulla Pelosa, e sopra altre grandi vie medioevali e sugli statuti municipali del secolo XIII, che provvedevano alla loro manutenzione. Anche l’abate Tononi, che rappresentava in Torino e pure oggi rappresenta qui fra noi la Deputazione Piacentina, pubblicando, nello stesso anno 1885, una dotta memoria sopra Gregorio VII e>l i Piacentini, volle darci, in appendice ad essa, una estesa relazione sopra una delle grandi vie medioevali, quella di Monte Bardone. E su quella stessa via, e sull*altra del Bratello, che le contrastò per due secoli il primato, ci diede nel 1887 due complete monografie un altro egregio collega nostro, il cav. Giovanni Sforza, che, come in Torino, qui pure rappresenta oggi cosi bene la Deputazione Massese. Nello stesso anno 1887, il prof. Pio Rajna, della Deputazione __ — 87 — Toscana, pubblicava nell’ Archivio Storico Italiano una memoria eruditissima su quella stessa strada di Monte Bardone e su tutte le altre grandi vie battute dai Francesi e dai Tedeschi attraverso l’Italia, cominciando il suo studio dal « grande sfacelo del secolo V » e conducendolo fin oltre al secolo XIV. E a completare quello studio sino al cadere del secolo XVI, un altro dotto della Deputazione Toscana, il prof. Alessandro D’Ancona, ripubblicava due anni dopo, in Città di Castello, un giornale di viaggi del 1580 e 1581, illustrandolo di nuovo con note e con una bibliografia dei viaggi in Italia nei secoli di mezzo. Tutte queste monografie, ricche di documenti inediti e di dotte osservazioni, mostrano indubbiamente come, dopo il voto del Congresso di Torino, si sia risvegliato fra noi lo studio, non solo delle vie romane, ma anche delle altre strade su cui si svolge tutta la vita commerciale e politica del medio evo, e che furono causa di interminabili lotte fra le città italiane; le quali, da esse appunto, traevano gran parte della loro potenza, della loro ricchezza. Ma gli studi isolati dello Stefani, del Tononi, dello Sforza, del Rajna, del D’Ancona e d’altri dotti italiani, appunto perchè non coordinati fra loro, e fatti con intendimenti diversi, non possono certamente costituire quel complesso di studi preparatori, senza dei quali niun dotto potrà mai darci una storia esatta, completa, dei nostri commerci e della nostra vita nel medio evo. Le nuove ferrovie, che attraversano in tutte le direzioni l’Italia, le nuove strade carrozzabili che risalgono tutte le più aspre e remote valli delle Alpi e degli Appennini, hanno lasciate ormai abbandonate e deserte le vecchie vie medioevali; ma, pure, su di queste ancor si conservano qua e là vecchi ospedali, che accoglievano un dì i pellegrini, ruine di fortilizi in cui si esigevano i pedaggi, avanzi di antichi ponti, di grossi muri di sostegno, di selciati antichissimi, e iscrizioni, e sculture, e dipinti; e ripostigli di antiche monete straniere, e tombe di romei, di mercanti, di guerrieri, che, affranti dal lungo viaggio, ebbero l’estremo riposo sul margine di quella via, in fondo alla quale essi invano avevano sperato di rivedere la lontana terra nativa. Tutti questi avanzi vanno ora lentamente, ma continuamente scomparendo; ed io stesso, di molti che pur ne vidi nel territorio nostro, ora non riuscirei più a rilevar le tracce. Noi della Deputazione Parmense, con vivo rincrescimento, abbiam viste, l’una dopo l’altra, scomparire entro le rialzate ghiaie del Taro, quasi tutte le pile del vecchio ponte di Fornovo; e fu davvero fortuna che un dotto bolognese, che son lieto di vedere oggi qui fra noi, il Padre Timoteo Bertelli, ne abbia fatto prima e dopo le piene del 1878 rilievi esattissimi; abbiamo visto l’antico ospedale, che era in capo a quel ponte, trasformato or ora in una osteria; abbiam visto l’ospedale di Respiccio travolto dalle acque della Sporzana; e molti altri di quegli antichi ricoveri di pellegrini mu tati in case coloniche, o in dimore signorili di villeggiatura. Eppure tutti questi monumenti ricordavano ancora una grande via, che per ben dieci secoli (dal VII al XVI) fu la più battuta dai Tedeschi, dai Francesi, dai Fiamminghi, dai Britanni, dagli Scandinavi, che si recavano a Roma; una via della quale ogni giorno si pubblicano in Italia e oltr’ alpe nuovi interessantissimi ricordi. E tutti questi monumenti, disseminati, quasi pietre miliari sulle vecchie strade, scompaiono irreparabilmente proprio ora, mentre il Governo italiano si accinge a compilare la carta archeologica d’Italia ed a questo scopo stanzia ogni anno rilevanti somme nel bilancio dell’ Istruzione. Eppure a compilare esattamente quella carta, per ciò che riguarda il medio evo, sarà necessario conoscere non solo l’ubicazione precisa di città e castella, ma anche i tracciamenti delle vecchie strade per cui le castella, le città comunicavano fra loro, e con Roma e coll’Alpi; ed è appunto la mancanza di studi speciali su quelle vie, che ingenera confusione vivissima e continue inesattezze nella narrazione dei fatti storici, che si svolsero fra noi nei secoli di mezzo. Di tale confusione e di siffatte incertezze ci sarebbe facile indicare più di un esempio, anche in scrittori reputatissimi, solo per ciò che riguarda la strada del territorio Parmense e delle regioni limitrofe; ma il fatto si ripete pur troppo per ogni altra strada, nè vi si potrà porre riparo se non con uno studio sistematico completo - 89 - di tutti i monumenti che ci restano delle vecchie vie, sia lungo il tracciamento di esse (ricoveri, ospedali, abbazie, ponti e altri manufatti, iscrizioni, tombe, ecc.), sia nelle biblioteche e negli archivi (itinerari, relazioni di viaggi, statuti di Comuni e di spedali, e altri documenti di ogni fatta). Nè questo può essere lavoro di un sol uomo, o di una sola Società; e la Deputazione Parmense sarebbe davvero lietissima se tutte le Deputazioni e le Società storiche, che da Voi, onorevoli Colleghi, sono qui così degnamente rappresentate, volessero di comune accordo, e con norme precise, sicure e uguali ovunque, accingersi in ogni parte d’Italia all’ arduo, ma pur gradevole studio. E parve alla Deputazione Parmense che a decretare questo studio completo di tutte le antiche vie commerciali dell’ Italia, niun luogo sia più adatto di Genova, che fu nel medio evo ed è ancora centro di attrazione grandissima pei commerci italiani, e per quelli di oltremare e di oltr’ alpe; e niun anno più adatto di questo in cui si celebrano le feste secolari del più grande dei viaggiatori, della più insigne, della più meravigliosa delle scoperte geografiche. Ma — e qui si fa luogo alla seconda proposta della Deputazione Parmense — ma a che possono giovare questi nostri studi, quando alle Deputazioni ed alle Società storiche manchino i mezzi per renderli di pubblica ragione? A che giova alla generalità degli studiosi, se, ad esempio, noi della Deputazione Parmense, abbiamo segnato con paziente cura sulle tavolette originali dell’ Istituto Topografico militare i cardini, i decumani, le centurie dei nostri agri coloniali e municipali, romani e preromani ? a che giova se abbiamo notato scrupolosamente ove siano usciti in luce titoli della tribù Arniense, della Pollia, della Veturia e della Galeria, per conoscere così di preciso fin dove fungessero i territori romani di Brcscello, di Parma, di Piacenza e di Velleia? A che giova se, colla scorta degli itinerari e della Tavola Peutingeriana, e di ponti e di selciati antichissimi, e di lunghe serie di tombe, abbiam tracciato su quelle carte l’andamento della via Emilia di Lepido e di quella di Scauro e della Postumia e della Popillia ? A che giova tutto questo lavoro già fatto, a che gioverà — 90 — quello da farsi sulle strade medioevali, se tutto questo materiale dovrà poi rimanere nascosto nei locali modestissimi della nostra Deputazione, che si aprono, non al pubblico, ma ai soli soci, non tutti i giorni, ma solo il primo giovedi di ogni mese? Il Congresso di Torino sperò e chiese un soccorso al Ministero della Istruzione; ma sono passati sette anni e il Ministero della Istruzione non potò darci alcun soccorso, non ostante il buon volere degli uomini insigni che lo hanno retto in questo frattempo, e 1 affetto vivissimo che essi dimostrarono sempre a tutto ciò che riguarda la patria istoria; buon volere ed affetto di cui, se altre prove mancassero, sarebbe splendida testimonianza questo insigne Palazzo di S. Giorgio, tolto ai fermieri, restituito agli studiosi, da Paolo Boselli; al quale sono ben lieto di rinnovare oggi 1 antico plauso, collo stesso entusiasmo con cui lo applaudii alla Camera il giorno del voto (applausi). Ma anche senza chiedere al Governo nuovi assegni, anche rimanendo nei limiti delle tenui dotazioni di cui possono disporre oggi le Deputazioni e Società storiche, vi sarebbe torse modo di pubblicare il lavoro già tatto e quello da farsi sulla topografia e sulla viabilità nostra all’epoca romana e nel medio evo, quando il Governo volesse accordarci un aiuto indiretto, ma preziosissimo. L’Italia possiede un grande Istituto Geogratìco governativo, <-he a ragione le è invidiato da molte altre nazioni. L’Istituto di I i-renze ha già compiuto un immenso lavoro sulla patria topografia. I molti fogli già usciti in luce della nuova carta d’Italia totoincisi nella scala di i a 100,000; le tavolette originali totolitografate al 25,000 ed al 50,000, che hanno servito per la compilazione di quei fogli; gli altri fogli fotozincografati nella scala di 1 al 75,000, formano ormai, in tante scale diverse, un complesso di studi topografici cosi ricco e perfetto, che assolutamente, almeno per gli studi nostri, non si saprebbe che cosa desiderare di più. Le varie Deputazioni e Società storiche hanno già segnati a colori su quelle carte i risultati dei loro studi ; la Deputazione \ eneta si è valsa dei fogli al 75,000 (lo rilevo dalla splendida relazione dello Stefani sulla via Aunia ed Emilia); noi ci siamo valsi, a seconda della importanza archeologica dei terreni da studiare, o delle — 9i — tavolette al 25,000, 0 dei fogli incisi al 100,000; e altrettanto hanno tatto le altre Deputazioni e Società ; del resto col materiale perfe-zionatissimo di cui dispone l’istituto Geografico militare sarebbe cosa di lieve momento il ridurre ad una scala unica tutto il lavoro, quando davvero ciò si credesse necessario , o anche soltanto utile. Il lavoro fatto dalle diverse Deputazioni, mostra cosi, per una parte, in nero, lo stato attuale dei territori studiati, quale lo ha rilevato l’istituto Geografico; in rosso, i tracciamenti delle antiche vie e in generale tutti gli antichi monumenti; in altro colore i confini delle diverse giurisdizioni antiche; su queste carte, presso il nome moderno delle diverse località, già segnato in nero nel foglio originale dell Istituto, figurano in rosso i nomi romani e medioevali, gli uni in carattere romano, gli altri in gotico; e così sulla stessa carta abbiamo tre epoche differenti, la storia di oltre venti secoli. Ora, perche tutto questo materiale archeologico e storico possa, essere reso di pubblica ragione, basta che l’istituto Topografico di Firenze, nei momenti in cui non è sovracarico di lavoro per l’Amministrazione militare, sia autorizzato a fare per conto delle Deputazioni e Società storiche, e a puro rimborso delle spese (che sono lievissime) una speciale edizione dei suoi fogli e delle sue tavolette, aggiungendo su di essi, con una 0 due tirature a colori, le indicazioni che noi abbiamo raccolte. È questo, onorevoli Colleghi, il modo migliore e più pratico perchè ogni Deputazione possa, con spes* lievissima, portare il proprio contributo alla grande carta archeologica e storica d’Italia ; è questo il voto che la Deputazione Parmense vi prega di volere oggi indirizzare all’ onorevole Ministro della Guerra. Verrà accolto? - Noi lo speriamo; ce ne affida l’animo gene-roso dell’on. Pelloux, ce ne affida il giovanile entusiasmo che egli suol dimostrare sempre per ogni impresa nobile e bella; ce ne affida il desiderio che egli ha vivissimo di far servire sin dove si può i severi Istituti della Guerra agli studi tranquilli, alle ani serene della Pace (applausi). — 92 — Presidente. — Secondo abbiamo detto, la Commissione incaricata di esaminare questa quistione si adunerà domattina. Ben inteso che altri componenti del Congresso vorranno aggregarsi ad essa. Io ne taccio particolare preghiera a coloro che già in altri Congressi si occuparono di questo argomento, (i) Presidente. — Prego il prof. Gino Loria a riferire intorno al secondo tema. Loria legge la seguente relazione : Signori , Nella stessa guisa che ogni popolo civile, non appena si sia assicurato uno stabile assetto politico, attende a che sia serbata memoria delle gesta compiute per conseguirlo, e con amorosa cura raccoglie i nomi di coloro che ne furono più efficaci fattori, quasi volesse dalle glorie del passato derivare gli auspicii dell’avvenire; così ogni scienza, appena trascorso quel periodo di ricerca affannosa ed ininterrotta che la rese degna di tal nome, si dà premura di compilare gli annali delle imprese condotte a termine da chi con maggiore successo la coltivò o promosse. Le grandi opere storiche che è fama componessero Teofrasto da Lesbo ed Eudenio da Rodi, discepoli di Aristotele, stanno a dimostrare quanto di buon ora siasi sviluppato negli *studiosi questo sentimento elevato di ben intesa riconoscenza verso coloro che li precedettero nell arringo scientifico. Come la storia civile e politica ebbe le sue scaturigini nell’ epopea e, soltanto dopo essersi purgata da tutti quegli ingredienti introdottivi dalle leggende popolari e dalla fantasia dei poeti, assunse 1 (l) Alla Commissione del Tema I si aggregarono: Balletti, Campanini, Crespellani, Molinari, Morsolin, Vayra e Vinay; a quella del Tema IN Bonfigli, Calvi, Cerruti, Gaudenzi, Mariotti e Sansone; a quella del Tema I\ Gaudenzi e Sforza [Giovanni], — 93 — lineamenti, che oggi riteniamo come caratteristici di una vera storia; cosi la storia scientifica, prima di divenire ciò che essa è oggi, si presentò come una sequela di nomi d’ autori e titoli di libri, lardellata di aneddoti più o meno interessanti e, quel che più monta, di autenticità in generale insostenibile. Ma, mentre lo stadio epico — appartenendo ad un’ epoca tanto remota ed essendo così nettamente separato dagli stadii posteriori — non proietta alcuna luce sinistra sulle serietà degli intendimenti e il rigore dei metodi della storia politica; per converso, sono così vicini a noi i tempi nei quali si credeva di scrivere la storia di una scienza quando si faceva un catalogo ragionato delle opere racchiuse in una ricca biblioteca, si narravano le circostanze in cui esse vennero acquistate e si dava qualche notizia intorno a chi le compose (i), che non deve essere cagione di meraviglia il constatare come molti (2) pensino tuttora essere la storia della scienza immeritevole del nome di scienza, lo studio di essa di scarsa 0 nessuna utilità, indegno quindi di venire consigliato o incoraggiato. Ora, poiché nella continuità ininterrotta della storia il pensiero scientifico dell’ oggi per ineluttabile necessità si lega al pensiero scientifico di ieri, e dal ritornare alle sue origini lontane o prossime arriva ad una migliore conoscenza di sé medesimo e ad un più sicuro procedere verso le inevitabili trasformazioni avvenire, cosi io sono convinto sia urgente opporsi a che quell’ opinione, basata su un’ imperfetta cognizione del vero stato delle cose, si affermi e diffonda. Lo penso anche, perchè, a mio avviso, lo studio della storia della scienza esercita una salutare influenza sulla mente di ogni scienziato. Questi acquista col mezzo di essa serenità nel-1’accogliere ed imparzialità nel giudicare le nuove dottrine, dopo avere su mille esempi riscontrato come 1’ errore segni il cammino dall’ignoranza alla verità, e il paradosso dell’ oggi possa divenire domani dogma scientifico; e si procurerà in tal modo un antidoto contro quell’ avversione a tutto ciò che sa di nuovo, la quale (1) Si vegga ad es. Kàstner, Geschichte der Mathemalik, Gòttingen, 1796. (2) N'on va fra essi compreso A. Comte, il quale, per converso scrisse: « Je pcnse qu’on ne connait pas complètement une science tant qu’on n’en sait pas l’hi-stoire ». Ci. Coun de philosophie positive, t. 1, p. 65, della 2.* ed., 1864. % — 94 — può soffocare i più nobili tentativi di scoperta del vero. Egli diverrà indulgente verso le imprese più chimeriche, apprendendo quanto debba la chimica alla ricerca della pietra filosofale, la fisica a quella del moto perpetuo, 1 astronomia allo studio dell’ influenza dei corpi celesti sui destini dell’uomo (i); e sarà guardingo prima di condannare all ostracismo i lavori meno perfetti, percorrendo opere che, come 1 Otticiì di Newton, sono sempre degne di ammirazione e di studio per quanto abbiano siccome canoni fondamentali delle proposizioni oggi inammissibili. Egli si corazzerà infine contro il pericolo di ritenere assolutamente indispensabile per una fertile indagine della verità quell’ immenso arsenale di strumenti dei quali ogni giorno egli si serve, quando apprenderà gP ingegnosi espedienti usati in passato per sopperire alla loro mancanza : fra i quali credo lecito ritenere come difficilmente superabile quello usato dall’ astronomo belga Goffredo Wendelin (2), il quale, mancando di qualsiasi mezzo meccanico per misurare il tempo, mise a profitto la sua facoltà di recitare con velocità uniforme i versi del poema di Esiodo: Le opere ed i giorni, cioè trenta versi per ogni minuto e un emistichio per ogni secondo ! Ma se, per tutte queste ragioni ed altre molte che il desiderio di esser breve mi persuade a passare sotto silenzio, ritengo ingiusto il severo giudizio che molti sulla storia della scienza pronunciano, sono costretto ad ammettere essere esso, in parte almeno, giustificato dal modo con cui essa veniva intesa e trattata in epoche non molto discoste da noi. Ed invero, sino a poco tempo addietro, si dimenticava essere la storia tanto racconto di effetti quanto ricerca di cause, epperò si riguardava essere còmpito esclusivo dello storico l’ammassare il più gran numero di notizie bibliografiche, e il diminuire 1’ aridità di una tale raccolta con particolari relativi alla vita dei singoli autori; unica preoccupazione dello storico era quella di rendere (1) Cf. ad es. L. Ideler, Handbuch der inathemalischen urt i tecbnischen Chro-nologte (II Auf. 1883), I Bd., p. 196. (2) Cf. C. Le Paige, Un astronome Belge du XVII' silcle. Godefroid IVen-delin. (Bulletin de r Acadimie Royale de Belgique, t. XX della 111 serie, 1890, PP 709-7*7)- - 95 - 1 esposizione gradita al gran pubblico, ed intelligibile anche per coloro che non erano versati nella scienza di cui si scrivevano^! tasti. Oggi all’ opposto si tende ad espellere dalla storia di qualsivoglia dottrina tutto che rifletta esclusivamente la vita privata dei cultori di essa, per tener conto soltanto delle circostanze atte ad illuminare 1 origine e 1’ evoluzione successiva delle loro idee e, più generalmente, 1’ ambiente intellettuale nel quale essi operarono; per compenso si esaminano con occhio di lince le produzioni più cospicue, per iscoprirne l’orditura e constatarne le più importanti conseguenze e determinare quindi le successive fasi di sviluppo di ogni teoria ed i loro scambievoli rapporti, in base alle quali desumere il modo in cui lo spirito umano procede dalle tenebre alla luce. In una parola, alla biografia degli scienziati si sostituisce la storia delle idee, e il desiderio di dilettare un pubblico numeroso si surroga coll’ intendimento di completare l’istruzione necessaria a chiunque voglia coltivare con successo una data disciplina. Ma siccome in ragion diretta della serietà degli ideali di chi proponesi di studiare un determinato tema, crescono gli ostacoli che si frappongono al conseguimento dell’ intento, così il condurre oggi a buon termine una ricerca storica esige non di rado degli sforzi intellettuali comparabili a quelli necessarii per compiere certe investigazioni scientifiche; tanto più che le difficoltà da sormontare sono di natura differente a norma del periodo storico che si studia. E cosi colui che esamina i fatti accaduti nelle antiche età deve, più che in qualunque altra circostanza, tenere presente la prima delle regole poste da Cartesio pel sano filosofare, quella cioè di non accettare mai per vera cosa alcuna che non si conosca ad evidenza esser tale; armarsi in conseguenza, non di un cieco pironismo, ma di un scetticismo illuminato, a fine di ascrivere fra i veri soltanto quei fatti su cui non può nascere discussione. Orbene, per raggiungere tale certezza è quasi sempre necessario passare attraverso una lunga trafila di testimonianze intermedie; per avere piena conoscenza di una dottrina non basta attingere nelle opere di un autore e de’ suoi contemporanei, ma bisogna spesso percorrere la letteratura di parecchi secoli e chiedere informazioni a coloro che — 9 6 — poterono valersi dei manoscritti originali; di ogni documento fa d’ uopo dimostrare 1’ autenticità, di ogni autore bisogna indagare i procedimenti per discernere le citazioni di prima da quelle di seconda mano; ciascuna tonte secondaria deve venire minutamente discussa; per ogni tradizione conviene indagare il modo di formazione e la via per la quale giunse tino a noi; nè si deve dimenticare la determinazione dell’ ordine in cui si succedettero le varie ricerche, e dell’età relativa de’ varii autori, per non essere trascinati a giudizii tanto erronei quanto sarebbero quelli che farebbe un individuo incapace di percepire giustamente il rilievo delle cose e ignaro di tale imperfezione del suo organo visivo. Ma sgraziatamente, anche attenendosi a tutte queste regole, anche usando tutte le cautele immaginabili, non si arriva sempre a conseguenze che tutti ritengono per vere; spesso si sente di aver raggiunto la verità, ma si è tormentati dalla persuasione di essere incapaci di trasfondere in altri il proprio convincimento: donde deriva che certe questioni ricevettero parecchie soluzioni fra loro contradditorie eppure egualmente verosimili, tra le quali ciascuno è libero di scegliere quella che maggiormente lo soddisfa. Le molteplici ed ingegnose spiegazioni delle origini del Pitagorismo offrono 1’ esempio che meglio illustra questa osservazione. Alle investigazioni concernenti le origini di un’ antica dottrina, le quali formano le delizie dello storico propriamente detto, fanno splendido riscontro quelle, che esercitano la più grande attrazione sullo scienziato di professione, aventi per iscopo la ricostruzione di un edifìcio scientifico del quale siasi conservato un solo frammento, ricostruzione analoga a quella (che 1’ anatomia comparata rese possibile) di un animale del quale ci siano presentate alcune membra. Tali lavori di divinazione possono essere condotti con metodo uniforme e guidare a risultati la cui verosimiglianza confini con la certezza, nelle scienze esatte, ove le varie proposizioni sono siffattamente collegate fra loro che non si può conoscerne una senza essere in possesso anche delle precedenti; ed in fatto molte delle notizie che abbiamo intorno alla geometria greca prima di Euclide sono il frutto di una rigorosa applicazione di tale procedimento. Ma nelle altre discipline essi riescono in generale estremamente più — 97 — difficili e dànno risultati meno attendibili, perchè per compierle fa sempre bisogno di ricorrere ad ipotesi, ed è noto che le congetture sono un piano inclinato, scendendo il quale si corre rischio di andare più lungi del dovere! Passando dalla contemplazione delle splendide produzioni del genio greco, all esame dei contributi arrecati dall’ età di mezzo alle nostre cognizioni positive, saremo dolorosamente impressionati dall’assenza di pensatori originali; troveremo dei commentatori, non degli autori; proveremo quindi una sensazione non dissimile da quella che avverte chi passa da un luogo sfarzosamente illuminato ad uno avvolto in una fitta tenebra : e se un accurato esame ci farà scorgere nell’ampia oscurità qualche punto brillante, a cui curiosamente ci avviciniamo, che cosa troveremo? non una fiamma che avviva e riscalda, ma un pallido fuoco fatuo, ultimo derivato dei prodotti di altri tempi che 1 ambiente mefitico conduce alla decomposizione. Per ciò nello studio delle opere medioevali si va incontro, più che in qualunque analoga circostanza, al grave pericolo di smarrire la diritta via e seppellire quelle opere sotto il più profondo disprezzo. Per evitarlo fa mestieri rievocare il mezzo intellettuale nel quale esse furono pensate e scritte, rendersi esatto conto delle condizioni in cui versavano i loro autori in un tempo nel quale, secondo la geniale congettura di un grande poeta, l’architettura sacra era cosi sviluppata ed ardita perchè rappresentava 1’ unico campo in cui poteva liberamente estrinsecarsi l’umano intelletto. Tale rievocazione riesce senza dubbio sommamente difficile a noi che viviamo in una epoca in cui la scienza impera come sovrana assoluta, alla quale l’arte istessa s’inchina a mo’ di vassalla, in cui nell’ architettura la bellezza delle costruzioni viene posposta alla solidità ed all’ ardimento, nella letteratura romantica l’esatta analisi psicologica prende il posto della libera invenzione, e le stesse opere di Omero e di Dante vengono scrutate nell’intento di determinare quali cognizioni di astronomia e di fisica erano possedute dai loro autori (i). Ove (t) Cf. ad es. Libri, Historie des scienets matbimatiqius en Italie, t. II. (Paris, 1838), P- 173! Caverni, Storia del metodo sperimentale in Italia, t. I. (Firenze, 1891), Am Soc. Lio. St. Pirut. Voi. XXVI. 7 - 98 - perù perveniamo a trasportarci col pensiero in quell’ epoca, il disprezzo nel quale saremmo tentati di tenere quanto allora venne intrapreso, trasformasi ben presto in ammirazione verso coloro che curarono a che la face della scienza non si spegnesse del lutto; e lo fecero non gii colla fiducia di ritrarne onore e fama, ma colla prospettiva di essere tenuti in conto di maghi o di allucinati; non già colla speranza di ottenere distinzioni accademiche, ma disposti ad essere in conseguenza tratti sulla via che conduce alla tortura od al rogo. Nelle ricerche storiche riferentisi alla vita intellettuale del medio evo spesso accade di trovarsi di fronte ad errori assai gravi in cui incorsero gli studiosi di quel tempo, errori per ognuno dei quali si ripresenta la questione se sia debito dello storico il registrare , assieme agli sforzi coronati da buon successo, i tentativi talliti. A me sembra che sia dovere della storia della scienza l’indagare quali idee furono fertili di conseguenze degne di nota, l’assegnare ad esse un posto stabile nel nostro patrimonio scientifico e constatare il naufragio di quelle che non furono abbastanza robuste da poter navigare nel mare tempestoso di una critica acuta e rigorosa. In conseguenza se da un lato credo sarebbe ingiustizia passare sotto silenzio quei conati, infruttuosi bensi, ma in cui esistono germi che diedero in altre circostanze frutti sani e succosi, o quelli che servono a indicare una certa vita intellettuale in un’ epoca di letargo; se inoltre credo assai utile porre allo scoperto 1 errore che s’annida in certi pseudo-ragionamenti (i); per converso il serbare memoria di certi grossolani paralogismi, che sembrano quasi prodotti dall’ avere i loro autori di deliberato proposito chiuso gli occhii dinanzi alla luce del vero, è a mio credere dannoso torse o pp. 124-126; Messedaglia , Sulla Uranologia Omerica (Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, seduta del 7 giugno 1891), ecc. ecc. (l) In modo non dissimile espritnevasi il Lacroix scrivendo: » Faire avec som l’histoire des préjugés, montrer corament ils se sont succedé et ont étc dò truits Ics uns par les autres; aitisi que des ombres passagères dont les formes s’effacent lorsqu’ elles viennent ù se recontrer, c’est sans doute la meilleure manière de les extirper entièrement de l'esprit humain, et den pre\enir i jamais le retour ». Cf. Essais sur l'enseignement, 4/ éd. (Paris 1838), PP* -99- per lo meno inutile: e mi sembra indegno della scienza e della storia seguire il consiglio di chi vorrebbe, quasi per rappresaglia, tradurre come malfattori dinnanzi alla posterità le persone che i fatti dimostrarono intellettualmente degradate (i). L’eterno oblìo non è forse la sorte che ragionevolmente spetta a coloro che con mezzi illeciti tentarono di elevarsi più di quanto avevano diritto? e d’altronde qual condanna più grave dell’ oscurità può colpire chi volle brillare ad ogni costo? Il constatare ora come una gran parte delle questioni che s’ incontrano studiando la storia scientifica antica e medioevale, abbiano le loro analoghe nella storia moderna di soluzione estremamente più facile, può far credere che la bisogna di chi indaga le vicende della scienza in tempi a noi vicini sia assai agevole. Ma che ciò non sia si riconosce osservando come alle difficoltà che presenta l’investigazione dello stato della scienza in epoche da noi lontane, altre non meno gravi subentrino passando a tempi più vicini, prodotte dall’ ingente produzione intellettuale e dalla maggiore varietà ed elevatezza di concetti su cui essa aggirasi. Sicché lo storico coscienzioso deve disporre di un’ accuratezza infinita per procurarsi un completo materiale di studio, di una vasta coltura scientifica che gli consenta di intendere le opere che deve esaminare, e di un non comune acume critico per valutare il valore di quelle opere, e cioè il valore intrinseco, il valore rispetto all’epoca in cui furono composte, il valore riguardo alle conseguenze che ebbero. Qui pertanto si manifesta più chiaramente la necessità di un mutamento nell’ indirizzo delle ricerche storiche, fondato sulla divisione del lavoro ; e mentre un tempo il Montucla si illuse che un sol uomo potesse render conto di tutti i progressi che le matematiche, sia pure che applicate , fecero dalle origini fino a’ giorni suoi, ora si è già riconosciuto indispensabile studiare a parte la storia della matematica pura e quella di ciascuna delle sue svariate applicazioni; anzi si va ognor più raffermando e diffondendo la convinzione che anche cia- (i) Cf. Montucla, Histoire dts rrchtrchts sur la quadrature du ernie, nouv. éd. (Paris, 1831), pp. 199-200. — IOO — scuna di queste storie parziali non potrà mai raggiungere il desiderato grado di perfezione, se non allor quando si sarà ricchi di un buon numero di particolari monografìe storiche su ogni ramo delle matematiche, scritte da persone aventi speciale competenza. Altre difficoltà presenta la storia moderna, perchè si esige che essa porga particolari incomparabilmente più minuti dell’ antica: si vuole che da essa vengano rivelati i fattori prossimi e remoti delle scoperte di maggiore rilievo, messi in luce i rapporti fra gli autori più noti, e che col suo mezzo vengano definitivamente risolte quelle spinose questioni di priorità che turbano quella bella concordia che d ordinario regna fra gli scienziati. Per rispondere a tutte le domande che in conseguenza si affollano alla sua mente, lo storico si trova trascinato a compiere delle scorrerie in campi estranei alla cerchia consueta de’ suoi studii nell’intento di procurarsi il combusti-bile con cui lare un po’ di luce, e spingersi perfino a indagare tanto le relazioni politiche, commerciali ed intellettuali fra popolo e popolo, quanto le condizioni interne di ogni paese. E poiché mi assale il dubbio che Voi, o Signori, siate tentati di credere che un cieco entusiasmo per il tema che vado svolgendo mi trascini ad affermazioni esagerate, Vi chiedo licenza di con- O 7 fermare quanto dissi testé con un esempio (i). Chiunque conosce la storia delle matematiche nel periodo che immediatamente precede la scoperta dell’ analisi infinitesimale, sa che fino dalla metà del secolo decimosettimo Keplero in Germania, Cavalieri in Italia, Fermat in Francia, Nepero in Inghilterra, Hudde in Olanda, ed altri molti che non occorre ora citare, avevano adoperati, sotto forme più o meno differenti, le regole che si considerano oggi come i cardini del calcolo differenziale e del calcolo integrale. Quello che mancava, quello che Leibniz e Newton fecero, era di enunciare questi principii sotto forma soddisfacente e generale, e di stabilire un sistema di notazioni con cui essi potessero venire svolti in modo comodo, sicuro, completo. Per quanto grande (i) Cf. per quanto segue il notevole articolo di M. Cantor, intitolato: Sir Issac Newton ed inserito nelle puntate di gennaio e febbraio 1881 della rivista Nord und Sùd. — 101 — sia 1 importanza del progresso che in conseguenza la scienza deve a quei due sommi, esso veniva compiuto in condizioni tali che non è indispensabile ricorrere all* ipotesi di un plagio per spiegare l’essere esso stato tatto quasi contemporaneamente da due persone. Tuttavia tale ipotesi fu emessa sotto forma di accusa; in conseguenza gli scienziati si divisero in due partiti, i fautori di Leibniz da un lato, i sostenitori dei diritti di Newton dall’altro; e cominciò allora una lotta lunga ed accanita, durante la quale vennero perfino poste in non cale quelle leggi che per consenso universale si riguardano siccome regolatrici di qualsia disputa scientifica. Questo accanimento delle due parti belligeranti e l’ampio interesse che per il dibattito si manifestò in Inghilterra e in Germania, hanno qualche cosa di anormale, capace quindi di destare la meraviglia e di giustificare la ricerca di un elemento estraneo alla scienza e avente la virtù di tener vivo per tanto tempo 1’ ardore di assai combattenti. Ebbene questo elemento, il quale rimase celato agli occhii di quelli che si occuparono degli scienziati senza curarsi dell’ambiente politico nel quale operavano, è rivelato dallo studio della storia parlamentare dell’ Inghilterra. Giacché Newton era uno dei membri più fanatici del partito tory, mentre Leibniz era il protetto e l’intimo consigliere del duca di Hannover, cioè del candidato al trono d’Inghilterra caldeggiato dal partito whig. E benché tutti saranno d’accordo nell’ ammettere che il calcolo infinitesimale, fra le sue molteplici applicazioni, non può avere anche quella di dirigere nella scelta di chi deve governare un gran popolo, pure non bisogna dimenticare che la questione fra Leibniz e Newton era essenzialmente personale; e nessuno ignora che quando fervono vivaci le contese politiche, ogni arma è buona per combattere un avversario. Che cosa dunque di più naturale del-l’ammettere che gl’inglesi, col dipingere Leibniz sotto l’aspetto di un plagiario, volessero macchiare l’onoratezza del principe che lo proteggeva? che la Società Reale di Londra combattesse in Leibniz tanto l’avversario scientifico del proprio presidente, quanto il segreto ispiratore di colui che essa non voleva salutare come proprio sovrano ? Errerebbe chi credesse che il vasto programma dell’ odierna storia scientifica, del quale ho dianzi indicati alcuni articoli, sia an- — 102 — cora tutto da svolgere. Al contrario, si è già percorso buon tratto di cammino verso la conoscenza di quanto accadde in passato, e con gioia posso constatare come il moto in avanti, lungi dall’ arrestarsi, accenni a proseguire con velocità crescente. Per dimostrarlo io vorrei riassumere qui le splendide ricerche del Berthelot, le quali dissotterrarono una scienza di cui neppure supponevasi 1’ esistenza, riabilitarono gli alchimisti greci e medioevali, e fecero risalire le scaturigini della chimica a due mila anni prima di Lavoisier. Ma poiché per ciò mi ta ditetto il tempo e più ancora la competenza, permettetemi, o Signori, che io tenti invece di presentarvi un disegno schematico dell’attuale stato della storia delle scienze esatte, attirando la vostra attenzione su alcuni punti che è più urgente chiarire. La storia della matematica greca ha raggiunto in questo ultimo quarto di secolo una perfezione insperata; cosicché, prescindendo da qualche nube (che forse non si giungerà mai a dissipare) ancora avvolgente alcuni metodi di ricerca e specialmente i procedimenti di calcolo numerico, si è in grado di delinearne i contorni e disegnarne con esattezza anche molti particolari. È forza e dovere riconoscere che ciò è stato reso possibile dal valido aiuto che i cultori della filologia classica volonterosamente offrirono ai matematici: essi, col preparare delle eccellenti edizioni critiche dei più eminenti scienziati greci, nelle quali sono indicati i passi di origine dubbia, le interpolazioni, le aggiunte di posteriori commentatori, in una parola facendo servire a nostro vantaggio gli attrezzi ed i metodi dell’ esegesi e dell’ ermeneutica moderne, ci posero in grado di accertare la genuinità di alcuni testi, di migliorarne altri e di ricostruirne altri ancora. È però doloroso P osservare come a tutto questo lavorio, compiuto nella massima parte col sussidio di manoscritti esistenti nelle nostre biblioteche, l’Italia sia rimasta completamente estranea, per non dir indifferente : lascio ai filologi e agli storici di professione di giudicare se a tale stato di cose, che io ritengo poco onorevole per la patria nostra, non sia opportuno recare rimedio pronto ed efficace; se non sia insufficiente, per giustificarlo, citare le poco floride condizioni del commercio librario, le quali non consentono la pubblicazione nel nostro paese di opere troppo speciali. — 103 — Quanto alla storia della matematica presso i Romani, dopo il bel lavoro di Maurizio Cantor (i), ben poco ci resta a fare; d’altronde 1 epoca in cui essi dominarono è una delle più sterili in produzioni scientifiche, tanto che si sarebbe tentati di giudicare quei nostri lontani progenitori come incapaci a piegare il loro genio pratico alle astrazioni della scienza; si può tutt’ al più far merito ad essi di avere fatto in principio del medio evo quello che alla fine fecero gli Arabi, di avere cioè conservata e trasmessa la tradizione del sapere greco. Per quanto concerne la storia scientifica dell’ età- di mezzo furono già raccolti e sfruttati molti importanti materiali; molti, ma non ancora a sufficienza. E per rendere meno imperfetta la nostra conoscenza di quell’ epoca i matematici si rivolgono per aiuto agli orientalisti, il cui concorso è indispensabile per determinare con esattezza quanto fecero gli Arabi, sia di originale, sia per tramandare le produzioni dell’antica Grecia; si rivolgono a Voi, Signori, per ottenere vengano tolti dai nostri archivii, decifrati e pubblicati quei preziosi manoscritti (2) a cui è nostro costume tributare un culto simile a quello degli Egiziani per le mummie schierate nei sotterranei; quei manoscritti che gli stranieri c’invidiano e, ciò che è ben peggio, ci fanno carico di non porre in circolazione a profitto di tutti (3). E qui, per non incorrere nell’accusa di ripetere un’ingiusto apprezzamento, di dipingere sotto colori troppo foschi le condizioni in cui versiamo, mi sia concesso citarvi un fatto che mi sembra capace di giustificare, in parte almeno, il giudizio che su di noi vien pronunciato fuori d’Italia. Il Cossali e il Libri nelle loro celebri opere storiche fanno cenno di un matematico italiano del secolo decimoterzo, Guglielmo de Lunis. Ma le notizie da essi somministrate sono cosi monche, che (1) CC Dii Rómischen Agrimensore* und ihre Stellung in der Geschichte der Feldmssungskunst; Leipzig, 1875. (2) Riguardo all’entiti di essi, cf. Libri, op. cit, t II, pp. 204 e 212. (3) Cf. M. Cantor, Vorlesungen ùher Geschichte der Mathematik \ t. II. (Leipzig, 1892), pp. M2 c J41*2- — 104 — la direzione di un notissimo giornale straniero destinato alla storia delle matematiche fece un pubblico appello agli scienziati perchè si occupassero di completarle, segnalando in particolare come meritevole di studio un trattato d’algebra di cui una copia doveva esistere a Firenze nell’ antica biblioteca di S. Marco (i). Desiderando che a tale invito venisse risposto dalla patria di Guglielmo de Lunis, diedi incarico ad un mio amico dotto e pieno di zelo per la scienza (2) di fare ricerca di quel manoscritto. Le indagini da lui compiute condussero bensì alla scoperta di questo (3); ma esso è tale, che per decifrarlo fa d’ uopo una scienza paleografica quale d’ordinario è negata ad un cultore delle scienze esatte. I matematici quindi non hanno potuto, gli eruditi fino ad ora non hanno voluto occuparsi della questione ; e tanto 1’ opera scientifica quanto la persona di Guglielmo de Lunis rimangono tuttora avvolte in completa oscuriti. Ora, o Signori, non sarebbe forse necessario dichiarare la guerra agli insetti che popolano i nostri archivii e congiurano per rapirci le più care memorie delle glorie del passato? E qual còmpito più nobile per questo Quinto Congresso storico del progettare il piano di campagna, di distribuire e coordinare il relativo lavoro? Non si potrebbe intanto far voti che il nostro Istituto Storico, nell'attesa o meglio come preparazione di tempi più lieti, incoraggiasse ogni tentativo in questo senso, anzi prendesse la direzione di queste ricerche col fare allestire un completo catalogo per materie dei manoscritti scientifici inediti esistenti nelle nostre biblioteche, in base al quale persone di nota abiliti tecnica deliberassero quali dovessero venire per intero pubblicati, di quali dovesse per sommi capi esser reso noto il contenuto? Altri più competente di me giudichi quanto siano pratiche queste proposte, che io presento soltanto come 1’ ubi consislal per lo scambio d’idee che mi lusingo seguiri questa mia Relazione. E prima di chiuderla voglio completare le notizie precedenti (1) Cf. Bibliotheca mathematica, Stockholm, 1890, p. 96. (2) Il Prof. Giacomo Bellacchi di Firenze. (3) Cf. Bibliotheca mathematica, Stockholm, 1891, p. 32. — io5 — osservando come, per quanto concerne la storia scientifica moderna, siamo giunti recentemente in possesso del secondo volume dell’opera magistrale dell’illustre capo della scuola storica tedesca (i), volume che ci abilita a giudicare quanto i matematici fecero prima dell’invenzione del calcolo infinitesimale. Inoltre di quei tempi e dei tempi posteriori altre scritture sono capaci di porgere ampie sebbene non complete notizie. Esse però non devono far dimenticare a noi Italiani il debito che abbiamo verso il mondo scientifico di portare a compimento, cambiandone forse il piano e le tendenze, la grande impresa a cui si accinse Guglielmo Libri scrivendo YHistoire des scietices mathèmatiqiies en Italie; il lasciarla più a lungo nello stato frammentario nel quale attualmente si trova potrebbe ingenerare nei meno benevoli verso il nostro paese, la falsa opinione che, spento Galileo e dispersa la sua scuola, l’Italia sia stata, sino ai nostri tempi, sterile in matematici originali: al formarsi e al propagarsi di questo giudizio ognun vede che bisogna opporsi con ogni possa. Signori , Assicurano i naturalisti essere talora accaduto che alcuni semi di piante trasportati dalle deboli ali di un uccello in lontane contrade , coll’ aiuto assai più della fertilità della terra che del lavoro dell’ uomo, abbhno prodotto delle grandi foreste che diedero sicura stanza e furon fonti della ricchezza di intere popolazioni. Questo fatto in cui l’esiguità dell’ agente stranamente contrasta con la maestà dell’effetto, sostenne il mio coraggio nel presentarvi queste poche considerazioni sulla storia della scienza; esso infatti mi autorizza a nutrire la speranza che esse, per quanto monche, presentate sotto forma disadorna e dirette in ispecial modo verso il ramo di scienza al quale ho dedicata la vita, possano essere la causa determinante di una larga discussione su una questione che il mondo dei dotti ci sarà grato di avere posta sul tappeto e agitata, anche se non riusciremo a risolverla in modo definitivo. (i) Alludo alle precitate Vorltsungen di M. Cantor. — io6 — Ed intanto mi sia concesso esprimere il mio ardente desiderio che queste mie povere parole abbiano in primo luogo la virtù, se non di svelare agli spregiami o incuriosi la grandezza della storia della scienza, almeno di ricordare le belle parole di Leibniz: Liì verità e più diffusa di quanto si pensi; ma è spessissimo nascosta, avvolta, affievolita, mutilata, corrotta da aggiunte. Col rilevare le traccie di verità presso gli antichi ed i predecessori si caverà il diamante dal.a sabbia, la luce dalle tenebre, e si riuscirà a formare una filosofìa /v renne. E in secondo luogo quello di attrarre l’attenzione degli eruditi italiani sul campo vasto e fertile in utili risultati che loro offre la storia della scienza; di scuoterli dall’ indifferenza che molti allettano per essa, convincendoli esser dessa un elemento integrante della conoscenza di qualunque popolo, di qualunque secolo (r); di indurli quindi a prestare il loro valido aiuto agli scienziati titubanti nell interpretare gli antichi testi; in una parola di stringere un’alleanza tra gli scienziati ed i cultori delle discipline storiche e filologiche, senza della quale sembra vana la speranza che la patria nostra riprenda nella storia delle scienze esatte quel posto eminente che ebbe in passato (2) e che nessuno le contesta negli altri rami dello scibile (applausi). Il Presidente quindi, determinato l’ordine dei lavori cosi delle Commissioni, come delle successive tornate, toglie la seduta alle ore 3, 25. (1) Mi piace confermare questo giudizio colle frasi seguenti del Carducci: • Ma la storia non è tutta e sola dei fatti politici: che anzi questi ci apparireb bero come un segnale di fatti irrazionali e fantastici, ove non cercassimo la ragione del loro essere nelle alte cause umane; ci apparirebbero manchevoli e tronchi ove non li raffrontassimo agli altri fatti umani che gli improntano, li colorano, li compiono ». Cf. Opere, voi. I. (Bologna, 1889), p. 429. (2) Per merito in non piccola parte del principe Boncompagni, il cui Bullellino di Bibliografia e di Storia delle sciente matematiche e fisiche per venti anni prestò un inestimabile aiuto agli studiosi, i quali rimpiangono abbia cessato le sue pubblicazioni ed augurano le riprenda. — 107 — IV. Aduunuza del 23 Settembre. Presidenza Boselli. Siedono al posto d’onore al banco della Presidenza, le Loro Altezze il Principe e la Principessa di Monaco, che hanno cortesemente accettato l’invito di assistere all’ adunanza. Sono presenti il vice presidente Balzani e i segretari Sforza e Greppi. Assistono settantaquattro congressisti cioè: Balletti, Balzani, Barozzi, Belgrano, Berchet, Beretta, Berti, Bonazzi, Bonfigli, Boselli, Busi, Calvi, Campanini, Crespellani, Kuster, Del Badia, Della Torre, Fontana, Garassini, Gasparolo, Greppi, Levi, Malagola, Malaguzzi, Marcello, Mariotti, Merkel, Morsolin, Molinari, Neri, Novati, Poggi, Paoli, Remondini, Rivera, Romano, Ruggero, Sansone, Sforza [Giovanni], Staglieno, Stefani, Tononi, Tortoli, Vayra e Vinay, delegati. Agnoioni, Bertelli, Bertolotto, Brignardello, Centu-rini, Cerruti, Cortese, Chinazzi, Crotta, Della Cella, Donaver, Ferrai, Ferrando, Gaudenzi, Grasso [Giacomo], Grasso [Vittorio Emanuele], Isola, loppi, Magni-Griffi, Mazzachiodi, Melzi d’ Eril, Parodi, Podestà [Francesco], Savignone, Sciocchi, Sforza [Carlo], Staffetti, Vigna e Wautrain-Cavagnari, invitati. Assiste pure il senatore Ferraris e un pubblico numeroso. Presidente. — La seduta é aperta. Altezze ! Il Quinto Congresso Storico Italiano conterrà fra i suoi ricordi notabili, l’intervento delle Vostre Altezze alla tornata di quest’oggi; intervento preceduto dalla visita di ieri, tanto improvvisa quanto gradita, della Graziosa Principessa, la quale ha percorso queste aule con intelletto di artista e con vivo interesse per quella parte di storia ligure, di storia italiana, che é qui in modo tanto insigne rappresentata. Se Voi alzate gli occhi mirando la statua che é sopra questo seggio, potete ravvisare in essa un uomo savio e benefico, che reca il nome della famiglia da cui discendete e che é ricordato come « verus amator patriae ». Invero, signor Principe, lo spirito che aleggia qui dentro non deve essere ignoto al Vostro pensiero, e le tradizioni, che qui a noi sono care e delle quali ci compiacciamo, non devono essere estranee all’ animo Vostro. Voi siete un lodato cultore di scienze naturali, ma anche in un congresso storico il Vostro é un posto ben dovuto. Sappiamo con quale amore e con quale sapere Voi provvedete perché si ridestino memorie, si conservino tradizioni, che non appartengono solamente al Vostro paese, ma appartengono in parte anche a noi. Una nobile — 109 — storia é quella che Voi avete ordinato di scrivere. E Voi, così operando, avete reso e rendete importanti servigi ai cultori della storia in generale, ai cultori della storia italiana e della storia ligure in particolare. Voi avete trovato nel signor Saige un dotto che ha mirabilmente interpretato e seguito le Vostre intenzioni. L'opera che, sotto i Vostri auspici, vede la luce, é ricca di documenti ricercati in archivi di vari paesi, maestrevolmente ordinati, e illustrati con larga e sicura dottrina. Lasciate che io soggiunga che l’edizione é di tanto pregio, che si scorge in essa la splendida impronta della Vostra munificenza, del Vostro insigne amore per gli studi. E mi sia lecito ricordare a Vostra Altezza che, prima che fosse da Voi ordinata così importante pubblicazione, dalla quale non solo la storia di Monaco ma quella della nostra Liguria e la italiana riceveranno nuovi lumi, alla storia del Principato di Monaco e all’ illustrazione delle sue medaglie già aveva pensato, con erudizione e con amore, uno dei componenti di questo Congresso, un consocio della Deputazione di storia patria delle antiche provincie, il prof. Girolamo Rossi. Valga questo ricordo a confermare l’espressione dei sentimenti pei quali Vi salutiamo oggi volentieri in mezzo a noi. Altezza, io ho inteso di questi giorni, in altri congressi, le lodi a Voi rivolte, perchè siete un valoroso cultore delle scienze naturali. Or bene, quando Voi proteggete gli studi storici, quando provvedete perchè vengano in luce nuovi documenti e siano dottamente illustrati, Voi non uscite dal vostro campo prediletto, eh’ è quello delle osservazioni scientifiche. La storia è essa pure una scienza positiva, nei criteri cui deve informarsi, nei metodi che deve seguire; aneli’essa è una scienza che, al pari di tutte le altre, ha le sue leggi fisse, corrispondenti alla natura dell’ uomo e allo sviluppo della civiltà. Di questi giorni in altri congressi io ho inteso inneggiare alla civiltà, alla pace alla fratellanza dei popoli. Or bene, quando Voi proteggete gli studi storici e ne diffondete il culto e i documenti, Voi giovate al trionfo di cosi alti e generosi ideali, perché la storia dell’ umanità é quella dei singoli paesi, la storia tutta quanta, o si voglia considerare nei suoi grandi fiumi o nei suoi rivi minori, reca sempre questi grandi insegnamenti : che, cioè, sono passeggere le vittorie della forza armata contro il diritto, della violenza armata contro la libertà, e che la vera e migliore grandezza degli Stati, la vera felicità dei principi, la vera prosperità dei popoli consistono solamente nelle durevoli conquiste della civiltà, nel trionfo di quei sentimenti, che assicurano la pace e rendono piena e feconda la fratellanza delle nazioni nel regno della ragione, del diritto e della libertà (vivi t prolungati applausi). Il Principe di Monaco, a cui tornò gradito il ricordo degli avi e 1’ accoglienza fattagli dal Congresso, rispose brevi e cortesi parole da uomo che apprezza la storia e che la coltiva ; ed ebbe unanime plauso dall’assemblea. Presidente. — Io penso che sia opportuno intralasciare per ora la lettura del processo verbale e delle partecipazioni e comunicazioni ; le faremo più tardi, e passeremo invece alla discussione intorno al primo tema. Abbiamo ieri intesa una pregevole relazione del collega Mariotti ; poscia si é radunata la Commissione che doveva fare un primo esame di questo tema, ed ha presentato le seguenti conclusioni : Il Congresso, contermando il voto, col quale, ad iniziativa della R. Deputazione Veneta, il Congresso di Torino invitava le varie Deputazioni e Società storiche a compilare una carta topografica della rispettiva regione alla caduta dell’Impero romano; considerando che il materiale per la compilazione di quella carta è già raccolto, non solo pel Veneto, ma anche per molte regioni ; che ora, quindi, si presenta opportuno il completare l’opera, coll’aggiungere al materiale raccolto per l’epoca romana i dati relativi alla topografia medioevale, e specialmente all’andamento delle grandi vie commerciali e "'militari che attraversavano l’Italia dal secolo V al XVI; che è necessario trovare un modo tacile, economico, uniforme, per rendere di pubblica ragione il risultato degli studi fatti da ciascuna Deputazione e Società, cominciando così la pubblicazione della Carta archeologica e storica; esprime il voto: I. Che allo studio già iniziato sulle vie romane si aggiunga uno studio completo di tutti i monumenti e i ricordi che ci restano delle grandi vie che attraversavano l’Italia nel medio evo, tenendo conto specialmente dei ponti, dei ricoveri, degli ospedali, dei fortilizi e degli altri monumenti che ancora si riscontrano lungo quelle vie; degli itinerari, delle relazioni di viaggi, degli statuti di comuni, di case spedaliere e di altre associazioni, che nel medio evo ebbero in cura le strade, i ponti e i servigi gratuiti di navigazione ai passaggi dei fiumi. II. Che, per coordinare tutta l’opera alla parte già condotta a termine dalla R. Deputazione Veneta, anche le altre Deputazioni e Società adottino pei loro studi la scala di i al 75,000, sulla quale l’antico miglio romano corrisponde a millimetri 19» 73* III. Che ognuna delle Deputazioni e Società storiche, valendosi dei fogli della Carta d’Italia dell’istituto Geografico Militare di Firenze, lotozincografati al 75,000, vi segni in rosso i tracciamenti delle antiche strade, i ponti, le mansioni e mutazioni romane, i ricoveri medioevali, e in generale tutti gli altri monumenti antichi, aggiungendo, sempre in color rosso, i nomi romani in carattere romano, i medioevali in carattere gotico. IV. Che, ove occorra segnare sulle stesse carte variazioni nei corsi, o nei bacini di acque, si adotti il colore azzurro. V. Che, infine, a cura della Presidenza del Congresso venga espresso a S. E. il Ministro della Guerra il desiderio che l’Istituto Geografico Militare di Firenze, nei momenti in cui non è occupato in lavori urgenti in servizio della Amministrazione Militare, venga autorizzato a fare, per conto delle Deputazioni e Società storiche, ed a puro rimborso delle spese, una edizione speciale dei fogli della carta d’Italia fotozincografati al 75,000, aggiungendovi, con una o due tirature a colori, le indicazioni archeologiche e storiche raccolte e disegnate dalle singole Deputazioni e Società. Presidente. — La discussione é aperta sopra queste proposte. Mariotti. — Ieri ho riferito a lungo su questo argomento e non credo dover replicare ciò che ho detto. Mi pare che il riassunto quale é stato accettato dalla Commissione nei vari punti, di già si comprendeva nella prima relazione. Ma se oggi aggiungo una parola, sarà solo per trarre lieti auguri all’approvazione della proposta nostra, dalla presenza in quest’aula delle Loro Altezze i Principi di Monaco. Giacché la statua di Battista Grimaldi, che vedo in prospetto di questa sala, v’é stata collocata non solo per i molti titoli di benemerenza verso la Repubblica, ma anche perché pensò con le sue larghezze a sovvenire i ricoveri per i pellegrini. Dalla fortunata - n3 — presenza in questa sala dei Principi che governano quella terra sulla quale ebbe sovranità la famiglia di Battista , io traggo lieti auspici per gli studi che ho proposto ai lavori del Congresso. Presidente. — Se nessuno domanda la parola, sotto questi lieti auspici, passiamo alla approvazione della proposta. Rivera — Crederei non sarebbe male interpellare su questo proposito le Commissioni conservatrici dei monumenti che esistono nelle varie provincie d'Italia, per segnare i fortilizi ed altri ruderi delle strade medioevali. Presidente. — Che ne dice il relatore ? ìMariotti. — Non trovo nulla in contrario a che nella compilazione della Carta storico-archeologica d’ I-talia si possa ricorrere alle Commissioni conservatrici dei monumenti, lo credo che dovunque si possano avere sussidi, là si debbano chiedere. Le Commissioni sono tra quelle istituzioni che ci possono dar lume su quest’argomento. Del resto anche altri Istituti possono giovarci. Noi chiederemo a tutti i lumi che hanno raccolto, e coll’opera di tutti procureremo far qualche cosa che torni ad onore del paese nostro e delle nostre Associazioni. Presidente. — Nessun altro domandando la parola, pongo ai voti complessivamente le conclusioni delle quali ho dato lettura. Sono approvate. Presidente. — Passiamo al secondo tema. Prego la Commissione, delegata a farne il primo studio, di voler riferire sopra di esso. Atti Soc. L*®. &»• Voi. XXVI. 8 — II4 — Malaguzzi. — La Commissione ha approvato quest’ordine del giorno da proporre alla discussione del Congresso : La Commissione, considerando che nelle attribuzioni dell’ Istituto Storico Italiano non vi è quella di curare la pubblicazione di opere concernenti la storia della scienza, ta voti che sorga una Lstituziune congenere, per la quale alla storia delle scienze sia prov-\ eduto. esprimendo intanto il voto che le Accademie italiane di scienze, le UR. Deputazioni e Società di storia patria incoraggino maggiormente la storia della scienza e in particolare procurino la pubblicazione di documenti relativi. Presidente. — La discussione ò aperta. Bertelli. — Si era cominciato, una ventina d’anni ta un lavoro molto vantaggioso per la storia della scienza. Era una pubblicazione del principe Baldassarre Boncompagni, che è rimasta interrotta. Non sarebbe male che quelle pubblicazioni che verranno in seguito, in qualche maniera si riannodassero a quest’ opera, che é di tanto vantaggio per la storia della scienza. A riguardo di questo lavoro aneli’ io ho fatto qualche piccola cosa. Ma certamente v’ é ancor molto da studiare, e sarebbe bene raccogliere dai vari autori, che hanno trattato i diversi argomenti sulla storia della scienza, tutto quello che c’è, riducendoli prima in compendio, per poter facilitare agli studiosi le ulteriori indagini. Stefani. — L’idea espressa dal P. Bertelli é la più pratica di tutte, atteso che il lavoro del principe Boncompagni era veramente il più adatto a far avanzare la scienza in Italia; é una grande sventura che sia cessato, lo appoggio vivamente la proposta. c — ns - Malaguzzi. — Anzi é appunto per la cessazione di questa pubblicazione, che é avvenuta quella lacuna che ha lamentato il prof. Loria. Gaudenzi. — Mi permetto di esprimere un’ opinione, che sembrerà forse molto eterodossa in mezzo a questo Congresso. Io credo che una ragione per cui spesso 1’ opera dei congressi di qualunque specie non riesce così feconda come potrebbe essere, é di proporsi dei temi molto vasti, dei temi la cui soluzione non solo non può ripromettersi dal lavoro di pochi giorni, per quanto questo lavoro sia compiuto da persone dotte e competenti, ma non potrebbe ripromettersi neanche dal lavoro di anni. lo mi permetto, a questo proposito, di ricordare cose che forse non si troveranno avere perfetta analogia con il caso attuale; ma molti dei voti espressi dai Congressi (per esempio, da quelli storici passati, che si pubblicassero tutti gli statuti italiani, ed altri voti che equivalgono a questo), son rimasti assolutamente lettera morta, e nessuno se ne è occupato. Così io trovo che ora si esprime pure un voto che non si può eseguire. Aggiungo che, in fondo, la storia delle scienze deve avere O O 7 indirizzo e metodo diverso, a seconda delle discipline di cui si vogliono esporre i progressi: interamente diverso é il metodo con cui si fa la storia della medicina da quello con cui si deve fare la storia, che so io, della matematica o di altre discipline. Essenzialmente è opera di profondi, coscienziosi cultori di queste scienze speciali, il darsi a queste ricerche; e d’altra parte norme generali é impossibile che si possano dare. Dunque, quando si dice creiamo un Istituto che faccia la storia della scienza, si dice qualche cosa, per me, impossibile — 116 — ad ottenersi ; questo Istituto dovrebbe accentrare tutte le capacità scientifiche, e poi l’opera sua non approderebbe a seri risultati. Propongo quindi che non si discuta e si passi all* ordine del giorno. Malaguzzi. — La Commissione si é limitata semplicemente ad osservare col prof. Loria, che, cessata la pubblicazione del principe Boncompagni, diveniva necessaria quell’opera che egli desidera. In questo la Commissione non ha fatto altro che esprimere un voto, perché certamente é cosa lodevole che si costituisca anche un organo il quale serva per la storia delle scienze. Questo é stato soltanto lo scopo e l’oggetto della proposta fatta al Congresso. Presidente. — Io debbo mettere ai voti anzitutto la proposta Gaudenzi. Coloro che approvano la proposta Gaudenzi di passare all’ordine del giorno, sono pregati di alzarsi. Presidente. — La proposta Gaudenzi non é dal Congresso approvata. Voteremo ora le conclusioni della Commissione. Coloro che approvano le conclusioni della Commissione, sono pregati ad alzare la mano. Sono approvate. Presidente. — Prego il cav. Giovanni Sforza a dar lettura della relazione sul terzo tema. Sforza legge la seguente relazione: Onorevoli Colleghi, Sul finire della prima metà de! secolo scorso un ardito disegno balenò alla mente del conte Giammaria Mazzuchelli di Brescia, quello di dare all’ Italia le vite de’ suoi scrittori col catalogo delle _ - II7 — opere che lasciarono; pensiero, a giudizio dell’Andres, « capace di spaventare il letterato più coraggioso e di far onore a una nazione »; degno, aggiungerò io, del secolo che vide Lodovico Antonio Muratori metter mano alla grande raccolta de’ vecchi cronisti, alle Antichità e agli Annali; Girolamo Tiraboschi alla storia della letteratura; Guido Antonio Zanetti all’illustrazione delle nostre zecche. « Senza la storia degli scrittori » — lo afferma, e con ragione, Cesare Guasti — « non si fa quella delle lettere e delle scienze : ma questa non vuole essere ingombrata da una minuta erudizione, da certe disquisizioni biografiche e bibliografiche, da quistioni di cronologia, e va dicendo: tutte cose che stimiamo importanti, e che però vogliamo vedere in libri da per sè. Di là naturalmente attinge 10 storico delle lettere e delle scienze; e mettendo allato a’ grandi i piccoli nomi, non sente quasi il dovere di farcene fare la conoscenza; cercando le cause de’ progredimenti e dello scadere, non è forzato a scendere da’ criteri alla critica; esponendo gl’intendimenti degli autori e rendendo conto dei loro libri, non ha da mutare lo stile grave dello storico con l’umile scrittura che è propria dell’erudito, e di chi ricerca come una scrittura venne prima, o poi, come un uomo insigne potè essere in un tal anno in un tal luogo e incontrarsi in un altro uomo insigne; come due letterati s’ accapigliassero per una cosa da nulla e si scrivessero invettive in verso o in prosa, in italiano o in latino ». E conchiude: « La Storia degli scrittori, una volta fatta, rimane quello che è; utile a tutti, da tutti attendibile; non soggetta che a parziali aggiunte e correzioni ». Il Mazzuchelli nel 1753 pubblicò i due primi volumi, che abbracciano gli scrittori il cui cognome comincia per la lettera A. In altri quattro volumi, usciti alla luce tra il 1758 e il 1763, dette le vite degli scrittori il cui cognome ha principio con la lettera B. Aveva già stese le vite per la lettera C e ne stava approntando la stampa, quando lo colse, non ancora sessagenario, la morte. Invano 11 Tiraboschi augurava a’ figli del Mazzuchelli la gloria di compire, co’ materiali lasciati dal padre, una fatica « a cui non avrebbero potuto le nazioni straniere contrapporre l’uguale ». Que’ preziosi — 118 — manoscritti restarono per altri cent’ anni, come ben disse Emilio De Tipaldo, « inutile ingombro di privata biblioteca ». Finirono anzi coll’esser trasportati fuori d’Italia, per opera del conte Giovanni, pronipote di Giammaria, che eletto presidente della corte di giustìzia a Brun in Moravia, si trascinò dietro le carte del bisavo ; e senza che nessuno potesse trarne profitto, rimasero più anni prigioniere anch’esse là a piè dello Spielberg; quella tomba di vivi, che fu testimone d’inenarrabili patimenti e di speranze immortali. Al conte Giovanni deve però riconoscenza 1’ Italia. Consigliato dal principe Don Baldassare Boncompagni, ne fece un dono alla Biblioteca Vaticana; e a pubblico vantaggio vi si trovano dal 1866, comprese in undici volumi e venticinque buste, distinte col numero d’ordine progressivo, che corre dal 9260 al 9294. Per incarico del Boncompagni, il cav. Enrico Narducci annunziò il ritorno in patria di que’ tesori d’erudizione, e prese accuratamente a descriverli. « Non resta che cavarne profitto » , stampò fin dal 1867 Cesare Guasti; e pur convenendo che i materiali Mazzuchelliani « non basterebbero a condurre a termine 1’ opera degli Scrittori d’Italia, come non basterebbe 1 animo e la vita di un uomo solo »; espresse il desiderio che a metter mano all’impresa contribuissero o con bella emulazione » le città tutte d’Italia. Il Guasti non fu il solo a far questo voto. Lo rinnovò nel 1884 il marchese Giuseppe Campori, scrivendo : 0 Se le Deputazioni di storia patria, le Società storiche e letterarie, le Accademie, gli studiosi tutti delle memorie patrie si ponessero all opera di raccogliere e di compilare le notizie degli scrittori per ogni provincia, sugli esempi lasciatici dal Mazzuchelli, dal Iiraboschi, dal han-tuzzi e dagli altri illustri biografi dello scorso secolo, noi abbiamo fede, che, entro il secolo nel qual* viviamo, si potrebbe elevare un monumento di tal fatta all’ Italia, che fosse degno del suo passato e delle sue nuove condizioni ». È orato al mio cuore rinnovare nel seno del Quinto Congresso storico il voto di que’ due valentuomini; è un debito d’amicizia che pago alla memoria loro, lagrimala e desideratissima. f - 119 — * * * A dettare la Storia degli scrittori d’Italia, i sei volumi a stampa del Mazzuchelli e i trentacinque che lasciò manoscritti son certo un utile sussidio. L’opera Mazzuchelliana è inoltre rinfrancata e in alcune parti compita da’ molti libri che trattano degli scrittori per ogni singola regione, e poche son quelle che ne manchino. Alle biografie già compilate, molto senza dubbio resta da correggere,, molto da aggiungere. Di fare aggiunte e correzioni offrono materia opportunissima e copiosissima le innumerevoli pubblicazioni venute fuori posteriormente, e che hanno per soggetto la storia letteraria in generale e le singole vite, o sparse o insieme riunite, degli scrittori in particolare, non che la bibliografia, studio cosi progredito a’ tempi nostri ; ne offrono materia i tanti documenti, le tante lettere, i tanti epistolari usciti alla luce; e soprattutto poi • gli archivi e le biblioteche, schiuse al pubblico" con sì grande larghezza e comodità. Per dare un esempio, e un esempio non recente, le Memorit. degli scrittori e letteruti parmigiani del padre Ireneo Affò vennero raddoppiate dalle giunte che vi fece Angelo Pezzana, pur non tenendo conto della sua continuazione. Un giudice certo de’ più autorevoli, il marchese Giuseppe Campori, affermava, che alla Biblioteca modenese 0 notizie della vita e delle opere degli scrittori nati negli Stati del Duca di Modena, dell’ab. Girolamo Tiraboschi, erano da aggiungere più centinaia forse di nomi a lui sconosciuti; « cosicché con questo e colle copiose emendazioni e appendici si formerebbero ben due volumi, senza toccare i moderni, e rimanendo entro i limiti del secolo XVIII ». Nel 1834, un greco caro all’Italia, che la scelse a sua' patria d’ elezione e d’affetto, il prof. Emilio De Tipaldo, si accinse a dare la Biografia degli italiani illustri nelle sciente, lettere ed arti del sec. X Vili e de' contempcrami, colla collaborazione de’ letterati di ogni provincia, e ne pubblicò ben dieci volumi, 1’ ultimo de’ quali uscì fuori il 1845. È un’ opera che lascia più d’un desiderio, tanto è disuguale e senza un criterio sicuro. Alcune delle biografie sono esercitazioni retoriche ; P enumerazione delle opere de’ singoli scrittori non potrebbe il più delle \iolte esser fatta in modo peggiore; le notizie spesso son monche, incompiute, e chi le consulta si trova deluso. — 120 — Di ben altro valore è l’esempio che lasciò il Mazzuchelli, che intorno a ciascuno scrittore, di cui stende la vita, raccoglie con diligenza e vaglia con critica ogni più minuto particolare, e ne dà il catalogo delle opere e le varie edizioni, sempre uniforme nel metodo, padrone sempre del soggetto che tratta, e studioso di mettere in piena evidenza 1’ uomo e lo scrittore coi vizi e le virtù, i meriti e i difetti. * * « Il Tiraboschi nella prefazione alla sua Biblioteca modenese scrive: « Alcuni non sanno intendere come coloro, dei quali nuli’altro abbiamo alle stampe che pochi versi, o qualche lettera, possano aver diritto ad essere nominati ugualmente che que’ grandi uomini de’ quali sarà sempre celebre il nome ne’ fasti della letteraria repubblica. Nè io certo dirò che ciò basti ad ottenere ad alcuno il troppo rispettabil titolo di autore. Nondimeno, non so disapprovare il costume generalmente introdotto di dar luogo ad essi ancora in cotali Biblioteche. Perciocché può, in primo luogo, accadere talvolta che sia assai più degno di lode, a cagion d’ esempio, uno di cui non abbiamo che due o tre sonetti di rara eleganza, che un altro eh’ ebbe il coraggio di pubblicare un copioso, ma freddo e scipito canzoniere. Perchè dunque dovrassi in una Biblioteca parlar del secondo e omettere il primo? Inoltre, suppongasi stabilita la legge che non debba entrare nel novero degli scrittori chi non ha scritto che uno o due sonetti; e lo stesso dicasi di epigrammi, di lettere, ecc. Ma chi ne ha scritti quattro o cinque dovrà egli esservi ammesso? E se ciò ancora non basta, qual sarà il numero di tali componimenti che meritar debba ad alcuno 1’ onore di aver luogo nell’opere di tal natura? Ognun vede quanto sarebbe difficile e pericoloso il determinare qual numero, e molto più ancora quale eleganza di componimenti richiedasi, perchè uno debba esser compreso nel numero degli scrittori. Saggio perciò mi sembra e opportuno il consiglio di ammettere indistintamente nelle Biblioteche coloro tutti de’ quali si ha qualche benché picciola cosa alle stampe ». Il Tiraboschi ha piena ragione. Si deve dar luogo agli scrittori tutti, siano stati molto o poco fecondi, abbiano le epere loro alle stampe o giacciano inedite. Il Tiraboschi però vuole che non si — 121 — tenga conto di tutto ciò che è stampato, « ma di ciò solamente che stampasi, perchè o a diritto o a torto credesi degno della pubblica luce »; e perciò vuole esclusi dal novero degli scrittori quelli che « non ci danno che calendari, almanacchi, qualche divota orazione o altre somiglianti cose ». In questo non mi trovo d’accordo con lui, e son d’ opinione che anche di costoro si abbia a tener conto e a far parola. Vorrebbe esso escluse parimente le allegazioni de’ giureconsulti, « perchè » (a suo dire) « si stampano solamente per isminuir la fatica e le spese delle molte copie che converrebbe farne ». Anche qui ha torto, e già glielo dette il Campori, quando scrisse: « Col rispetto dovuto al giudizio e all’autorità dell’illustre storico, noi oseremo osservare che le allegazioni, i voti, i consulti non si stampano solamente per evitare la fatica e la spesa, ma per esser letti e conosciuti al pari di qualsiasi altro componimento, quantunque non siano posti in commercio; e che in fine gli autori dei medesimi non hanno minor diritto dei mediocri poeti a un ricordo, a una citazione. D’altra parte, queste scritture molte volte contengono documenti e alberi genealogici utilissimi non solo alla storia delle famiglie, ma a quella altresì del paese ». * * * Fatta cosi la storia dell’idea, ed esposti i principali criteri direttivi del lavoro, non resta che delineare completamente tutte le altre parti del disegno, perchè possa avere quell’ uguaglianza di concetto e di forma, che gli sarebbe necessaria. Si è già accettato in massima che tutti gli scrittori debbono esser compresi nella raccolta ; una sola esclusione credo necessaria, quella degli autori viventi : eviteremo cosi i pericoli di malintesi personali; e l’opera, se, in apparenza, sarà meno ricca, si avvicinerà però maggiormente alla perfezione ideale, perchè ogni biografia sarà completa e (auguriamocelo!) definitiva. Dei morti dunque, il più oscuro degli arcadi del secolo passato potrà trovarsi messo tra il Tiraboschi e il Muratori. Ma il biografo, tenendo per guida con perseverante costanza il senso della misura, non si lascerà attirare da desideri di minuterie biografiche per il suo Cameade: il nome, una riga e avanti. — 122 _ Ogni biografìa dovrà esser divisa in due parti: notizie e opere. Alle notizie (più ricche che sia possibile di date, di fatti, di documenti, ma senza disquisizioni, nè lodi, nè vanti) seguirà la citazione delle lonti e l’elenco completo degli studi biografici anteriori; le opere saranno descritte con la maggiore esattezza ; di ognuna si trascriverà il titolo con diligenza scrupolosa; mettendo, per 1’ edizioni più rare, la divisione della lineetta verticale al termine di ciascuna riga. In ogni raccolta biografica o enciclopedica la bontà dell’ ordine alfabetico è stata sempre sciupata dalle numerose e importanti appendici, inevitabili ne’ lavori di vasta mole. Per la nostra raccolta si potrebbe quindi abbandonare la disposizione alfabetica, e stampare le biografie, a mano, a mano, in fascicoli. Ogni fascicolo però dovrebbe aver l’indice alfabetico sulla copertina, e, compiuto il volume, l’indice generale in fondo ad esso. E se una regione non fosse esaurita con un tomo soltanto e ne fosse necessario un secondo, dare in fondo a questo l’indice completo di tutta l’opera; se anche un secondo non bastasse, ogni tomo abbia l’indice proprio; e in quest’indice siano uniti e immedesimati anche i precedenti; e negl’ indici si abbondi, chè non son mai di troppo. Cosi, coll’abbandono dell’ordine alfabetico, avremo anche maggior celerità nel lavoro; e gli studiosi potranno stampare prima delle altre, com’è da augurare che faranno, le biografie delle quali si sente maggiormente il bisogno, perchè o mancanti, o fatte malissimo. Tale è il progetto che io propongo all’approvazione del Congresso : se, approvato, potrà mettersi in effetto, sarà un’ opera modesta si, ma altamente proficua. Sarà modesta, perchè quando cessasse di esser tale, perderebbe il suo carattere. Non è la storia letteraria della nostra patria che vogliamo dare: noi prepariamo i materiali; ad altri lo edificare. Presidente. — Prego i componenti la Commissione incaricata di esaminare questo argomento a volersi riunire domattina. Invito poi tutti gli altri componenti il Congresso che desiderassero far parte di quella Commis- - 123 - sionc ad aggregarsi ad essa, secondo che già si é accennato, affinché, insieme colla Commissione stessa, possano partecipare al primo studio di questo tema tutti quei colleglli che ne hanno maggior desiderio e speciale competenza. Proseguiremo più tardi i nostri lavori; per ora sospendo la seduta del Congresso per cinque minuti, rinnovando alle Loro Altezze i nostri vivi ringraziamenti per essere intervenuti a questa nostra adunanza. Le LL. AA. il Principe e la Principessa di Monaco lasciano la sala. Si riapre la seduta alle 3,15. Presidente. — Dirò ancora una parola rispetto alla relazione or ora intesa. La Commissione incaricata di occuparsi del terzo tema é pregata a riunirsi qui domattina alle ore dieci. Prego di nuovo i membri del Congresso, che ne volessero far parte, di inscriversi presso il segretario cav. Sforza. Invito in modo particolare tutti coloro che hanno dei dubbi 0 delle idee particolari ad aggregarsi a tale Commissione. Belgrano. — Il cav. Narducci, il quale per ragioni di salute non ha potuto intervenire al Congresso, mi ha mandato, perché la comunicassi ai colleghi, una nota sopra il terzo tema. Io la presento, e sono sicuro che verrà accolta con piacere, trattandosi d’ un valentissimo bibliografo. Il sottoscritto è di parere che, visto lo stato attuale dei documenti dei quali si può disporre, il lavoro utilissimo e vastissimo proposto dal cav. Sforza sia alquanto prematuro. Occorrerebbe prima un elenco alfabetico degli scrittori italiani, accompagnando ciascun nome colle fonti biografiche, cosi separate, come nella Bibliographie bicgraphique dell’Oettinger, come inserite in giornali letterari 0 scientifici (vedansi — 124 — i recenti indici della Biblioteca della Camera dei Deputati), od in altre opere (p. es. la Biblioteca Buttaviana del Franck, e il catalogo della Biblioteca di Siena dell’Ilari). Quanto agli articoli inseriti in Biografie universali ed enciclopedie (Moreri, Bayle, Feller, Chaudon, Michaud, Hoefer, Ersch e Gruber, Meyer, Pierer, Brockhaus, ecc.) limitarsi ai migliori e principali, con indicazioni un poco più estese di quelle date nella Bibliografia Astronomica di Houzeau e Lancaster, e dai tedeschi, in genere troppo concisi nelle indicazioni, da non esser compresi che da dotti e letterati. Ora, praticamente, bisogna tarsi capire da tutti. Preziosi materiali possono fornire gli Scriptores dei vari ordini religiosi, ed alcuni cataloghi illustrati, dove anzi si rilevano aneddoti ignorati, tratti da prefazioni od altri scritti. \ ien poi la grande caterva di opere straniere speciali, trattanti di particolari scienze o professioni. Da tutto ciò, e da altri motivi che potranno essere suggeriti da persone competenti, emerge quanto più agevole sari il procedere alla desiderata biografia quando si abbia un simile repertorio. Oltre di che, il repertorio stesso potrebbe sempre servir di guida a qualsiasi speciale ricerca. Nè sarebbe d.i trascurare quel catalogo Mazzuchelliano di fonti , che esiste nella Vaticana e trovasi descritto nell’anno 1865 del Giornale Arcadico. Praticamente poi ciascuna Società di storia patria dovrebbe di vidersi il lavoro di spoglio, non limitatamente agli scrittori della propria provincia, ma ad un determinato numero di periodici od altre opere da spogliare. Cosi p. es. la Società Ligure sposerebbe tutti i giornali liguri e piemontesi, e via discorrendo. Dalle biblio teche è poco da sperare: parte perchè il servizio è assorbito da un'assurda burocrazia, e parte per essere invalso, salvo poche ct. cezioni, 1’uso di collocare nelle biblioteche persone, le quali dopo aver imparato a memoria che Dante mori nel 1321 e Petrarca nel 1374, non conoscono altra letteratura che quella dei giornali da un soldo. _ VT E. Narducci. Presidente. — Questo sarà un documento che hi Commissione terrà in conto. Prego i colleghi appartenenti alla Commissione cui è - I2J — commesso l’esame del IV tema, a volersi adunare domattina alle dieci, e benché non si sia ancora letta la relazione, prepararsi a riferire nella tornata di domani. Ho ora il compito gradito di partecipare al Congresso diversi inviti. Anzitutto il Sindaco di Genova rinnova 1 invito già fatto ai componenti del congresso di prendere parte alla serata di gala al teatro Carlo Felice, che avrà luogo domani sera in onore del Congresso geografico e dello storico. Il Casino di Riunione, situato ai Quattro canti di S. Francesco nel palazzo Mongiardino, manda alla Presidenza un numero sufficiente di biglietti, perché chi desidera intervenire nelle sale del Casino stesso lo possa. Quelli fra i componenti il Congresso che desiderano approfittare di questi biglietti sono pregati a passare in Segreteria. Infine la Società di letture e conversazioni scientifiche invita tutti i membri del Congresso a frequentare le sue sale cosi di giorno come di sera. Il Congresso di Diritto internazionale marittimo manda anch’ esso un numero d’inviti corrispondente al numero dei membri del Congresso, affinché questi vogliano assistere alla seduta inaugurale del giorno 26. Ricordo che questa sera vi é ricevimento al Municipio, alle ore nove. Sforza, segretario, legge parecchie lettere di adesione al Congresso, e comunica i doni e gli omaggi offerti dalle Deputazioni e Società di storia patria e da altri Istituti scientifici. La seduta è tolta alle 3,45. V. Adunanza del 24 Settembre. Presidenza Boselli. Siedono al banco presidenziale il vicepresidente Balzani e i segretari Sforza e Greppi. Assistono settantacinque congressisti, cioó: Balletti, Balzani, Barozzi, Belgrano, Berchet, Beretta, Berti, Bonazzi, Bonfigli, Boselli, Busi, Calvi, Campanini, Casanova [Enrico], Crespellani, Kuster, Del Badia, Della Torre di Lavagna, Fabretti, Fontana, Garassini, Gasparolo, Greppi, Levi, Malagola, Malaguzzi, Marcello, Mariotti, Merkel, Molinari, Morsolin, Neri, Novati, Paoli, Poggi, Remondini, Ri vera, Romano, Ruggero, Sansone, Sforza [Giovanni], Staglieno, Stefani, Tononi, Tortoli, Vayra e Vinai, delegati. Agnoioni, Bertelli, Bertolotto, Brignardello, Calvini, Casanova [Eugenio], Centurini, Cervetto, Crotta, Della Cella, Duhn, Garibotti, Grasso, loppi, Isola, Magni-Griffi, Mazzachiodi, Pace, Parodi, Pegoretti, Savignone, Sciocchi, Sforza [Carlo], Staffetti, Rossi, Tarducci, Vigna e Viotti, invitati. Sforza, segretario, legge il processo verbale della seduta precedente, e risulta approvato. Presidente. — Dovrei dar lettura d’ una lettera del prof. Loria, che si riferisce ad argomenti compresi nel — 127 — verbale testé letto. Mi duole che egli non sia presente, ma mi arbitro decidere in vece sua. Io lo avrei pregato di concedermi di non leggere questa lettera ; ritengo che egli avrebbe cortesemente aderito alla mia preghiera; basterà che la lettera dell’ esimio professore rimanga inserita nel processo verbale. Illustre Sig. Presidente, Genova, 24 settembre 1892. Nell’adunanza tenutasi ieri dal Congresso, da Lei cosi degnamente presieduto, discutendosi sopra il secondo dei temi proposti, vennero dall’egregio prof. Gaudenzi mossi alcuni appunti al modo in cui il detto quesito era stato concepito e formulato, nonché al modo in cui veniva progettato di risolverlo. Un membro della Commissione delegata allo studio di quella questione rispose a quelle critiche in modo tanto breve quanto convincente, sicché io, desiderando di non far perdere all’ Assemblea un tempo prezioso e di non tediare con lunghi dibattiti gli illustri personaggi che avevamo ospiti graditi fra noi, non credetti di prendere la parola. Ed il Congresso, rifiutando di far propri i modi di vedere del prelodato collega, ed approvando invece le conclusioni della Commissione, parve dimostrare che qualunque mia parola sarebbe stata superflua. Tuttavia, poiché sembrami importante fare scomparire qualunque nube potesse offuscare la serietà degli intendimenti del Comitato ordinatore e della Commissione, così La prego di dare pubblica lettura e curare l’inserzione negli Atti del Congresso delle poche osservazioni seguenti, che avrei io stesso presentate oggi all’Assemblea, ove avessi potuto intervenire alla seduta annunciata. Nei precedenti Congressi storici, alla storia delle scienze non venne fatta parte alcuna. Sembrando a molti che tale esclusione fosse deplorevole e potesse essere cagione non ultima del ristagno nelle indagini intorno alle vicende di talune dottrine, si pensò di ovviarvi col sottoporre all’ attuale Congresso un quesito che alla storia della scienza in genere si riferisse. E non volendo precludere a priori l’accesso a qualunque idea il cui svolgimento potesse presentare qualche utilità, lo si concepì e formulò nel modo più ampio e comprensivo. Ma (è quasi inutile il dirlo) nè il Comitato ordinatore, nè il Relatore si illusero potessero venire tracciate e tanto meno aperte le vie da seguire nelle ricerche storiche relative a tutte le varie sciente; si voleva unicamente provocare uno scambio d’idee, donde emergessero i punti di contatto e le differenze fra le storie delle varie scienze, quali fossero le quistioni più urgenti e quali i metodi più propizi al loro risolvimento. A tali modesti intendimenti era informata la Relazione letta dinanzi al Congresso ; nè essi furono dimenticati durante la discussione che ebbe luogo in seno alla Commissione. Sfortuna volle che molte delle persone specialmente designate per la discussione del tema , non poterono prendere parte ai nostri lavori, sicché la discussione non fu così ampia e, per cosi dire, poliedrica, come era desiderabile, nè potè guidare a quelle conclusioni determinate e precise a cui aspira chiunque tende ad un pratico risultato. E nel formulare le proprie idee la Commissione si credette in dovere di rispettare il libero svolgimento futuro delle opinioni di quei cultori della storia delle scienze non intervenuti al Congresso; si limitò quindi ad additare dei provvedimenti, a parer suo, capaci di promuovere lo studio di questa, lasciando però ad un’ Assemblea più completa il compito di colorire un disegno da essa unicamente schizzato. Se 1’ ordine del giorno discusso ed approvato ieri non avrà altro risultato che quello di fissare l’attenzione degli studiosi sulla storia della scienza; se esso apparirà come lo squillo di tromba chiamante a raccolta coloro che sono destinati a combattere per la scoperta di nuovi veri; non perciò dovremo pentirci di averlo votato; rallegriamocene anzi, augurando che esso faccia accorrere intorno a noi nuove reclute, numerose e piene di coraggio. Accolga intanto, Illustre sig. Presidente, l’espressione della mia altissima considerazione. Di Lei Dev."' Prof. Gino Loria. Greppi, segretario, presenta le numerose opere, che sono state offerte in omaggio al Congresso. Presidente. — Debbo aggiungere che altro omaggio al Congresso, colla munificenza che gli è propria, fece il Municipio di Genova, mandando cento esemplari del-1’ opera di Henry Harrisse: Cristoforo Colombo e il Banco di S. Giorgio, tradotta in italiano ed edita per cura del Municipio stesso. Ringrazio in modo particolare il Municipio di Genova. Barozzi. — Il sig. Enrico Cordier, professore delle lingue orientali viventi, presenta in dono al Congresso la sua opera : Les voyages en Asie au XIV ‘ siècle du bien-heureux frère OJoric de Pordenone. Questo lavoro, ricco di documenti e di carte, é il più importante e completo che sia stato scritto intorno a questo insigne viaggiatore, che, poco dopo Marco Polo, ci lasciò una minuta e veritiera descrizione dei paesi nei quali visse per molti anni. Il Cordier sta ora occupandosi di Marco Polo, ed il suo libro sarà un’altra prova del suo amore per l’Italia e della sua profonda erudizione. Il sig. Piton offre in dono il suo libro: Les Lombards en Franco et à Paris; opera che tratta di un argomento affatto nuovo, e che spargerà molta luce sulla storia del commercio e delle arti italiane in Francia. Una parte rilevante vi hanno i Genovesi; e vi figurano i nomi dei Boccanegra, dei Lercari, degli Usodimare, dei Gattilusio, dei Vivaldi, ecc. Dobbiamo quindi viva gratitudine a questi egregi stranieri, che si occupano con tanto amore ad illustrare la storia della nostra patria. Il senatote Lampertico, presidente della R. Deputazione Atti Soc. I.io. St. Patui». Voi. XXVI. 9 — 130 - Veneta di storia patria, m’incarica di Fare le più sentite scuse, se un recente lutto di famiglia gl’impedi d'intervenire al Congresso. Presidente. — Ringrazio per i doni presentati al Congresso. Il comm. Barozzi, insieme colla presentazione di questi importanti volumi, ci ha dichiarato i motivi dolorosi per cui non abbiamo avuto fra noi l’illustre senatore Lampertico, chiaro non solo per gli studi economici, ma anche per gli storici. Propongo al Congresso di mandare a lui un telegramma, che esprima ad un tempo il dispiacere di non averlo con noi e la parte che prendiamo al suo dolore (applausi). L’applauso dato alle parole con cui proposi di mandare un telegramma al senatore Lampertico, equivale ad una approvazione. Sforza, segretario, dà lettura del telegramma: Senatore Lampertico Vicenu. 11 Quinto Congresso storico, dolente della sciagura che vi ha colpito e che toglie al consesso l’opera vostra, che tanto sarebbe riuscita utile, vi saluta con affetto riverente. Il Presiileiite Boselli Presidente. — Passiamo alla discussione del tema inscritto come terzo nel programma del Congresso, relativo al modo di dar mano ad una biografìa degli scrittori italiani. So che la Commissione incaricata dell’esame preliminare ha compiuto i suoi studi e che ne è relatore il collega Manno. Voglia quindi egli esporci le conclusioni della Commissione. Manno. — Questa mattina si è radunata la Commis- — Risione per esaminare il terzo tema, delle biografie degli scrittori italiani. Lo ha esaminato sollecitamente; e, con quella concorde equanimità che tanto conferisce alle decisioni, ebbe ad appianare le difficoltà. Essa fu unanime nel far plauso al cav. Sforza per 1’ utilissimo tema proposto. Discusse poi paratamente il modo di mettere in esecuzione questo progetto. Primieramente si occupò dell’ uniformità del sesto da dare a questa pubblicazione, e riconobbe che, imporre tale uniformità, produrrebbe grandissime difficoltà. Ogni Società storica, ogni Corpo scientifico ha tradizioni e abitudini di pubblicazione dalle quali difficilmente recede ; oltrecché si scompagnano le pubblicazioni, questo potrebbe essere un motivo sufficiente per parecchie Associazioni per non intraprendere un’ opera cosi desiderata. Quindi, nella prima decisione, la Commissione riconobbe che miglior partito era quello di lasciare libertà di scegliere e continuare in quel formato che è più di loro convenienza, e special-mente essendo impossibile, per la vastità della materia, di fare una sola collezione di tutti gli scrittori italiani ; si giungerà soltanto, e forse con grandi stenti, a formare tante collezioni regionali di scrittori. Questa facoltà non é un impaccio, anzi sarà un aiuto perché 1’ opera si compia. Al più al più si potrà poi richiedere un indice generale, formato sopra tutte le pubblicazioni che si faranno, allo scopo di agevolare le ricerche, chè cercandolo ora sarebbe più di ostacolo che di facilitazione all’ impresa. Dopo si discusse l’argomento dell’ordine da tenere in queste pubblicazioni. Tutti si fu d’accordo che le biografìe le si compilino con una triplice divisione. Primieramente le notizie veramente dette biografiche; — 132 - e queste dovrebbero essere molto ricche di notizie e di fatti, dovrebbero essere molto ricche di date, ma non contenere giudizi e apprezzamenti. Noi veramente non siamo storici, siamo raccoglitori di materiali storici; e se uno si ingolfasse nella varietà dei giudizi, non potrebbe certamente condurre a termine un’ impresa cosi vasta quale è quella di raccogliere tutte queste difficili e recondite notizie. E poi questi non sono libri di lettura, ma di consultazione, per avere notizie che occorrono, notizie di fatto che mancano e che nessuno può variare secondo i propri criteri e le proprie vedute. Se poi uno desidera fare uno studio speciale, una monografia sopra un determinato autore; questi sarà lieto di potere trovar le fonti necessarie al suo lavoro, ma un giudizio se lo farà da sè. La seconda parte dovrebbe essere, per ogni biografia, la bibliografia dell’ autore, cioè un elenco diligente, completo, minutissimo, condotto con tutte le esigenze, delle opere che questo autore ha pubblicato, e anche di quelle che ha lasciato manoscritte e che si conoscono, col cenno del luogo ove si consei vano. La terza parte sarebbe la pubblicazione delle fonti, dove sono tolte le notizie di questi scrittori e dove ciascuno può ritrovarle. Questa sarebbe 1’ unica uniformità che la Commissione consiglia a tutte le Società storiche nella compilazione di queste monografie; uniformità di sistema, lasciando, ben inteso, anche una certa libertà di formazione, secondo la importanza dell’ autore e anche secondo la natura delle fonti da cui si è dovuto attingere le notizie. Vi possono essere certe fonti contradittorie; e nell’esporre queste tonti — 133 - non storiche, una esclusione che ha carattere soggettivo starebbe opportunamente, ma non sarebbe nel concetto della Commissione. Secondo 1’ opinione della Commissione, si dovrebbe uscire dal concetto del Mazzuchelli, il quale si soffermava forse con troppa insistenza nelle discussioni parziali; per stabilire un fatto basta accennare quali sono le divergenze fra le varie opinioni, lasciando la soluzione a chi dovrà trattare più specialmente 1’ argomento. Questo é il sistema delle singole biografìe. Si studiò anche il sistema come collocare queste biografìe nei volumi, e i sistemi naturalmente sono tre. O collocarle in ordine cronologico, secondo i tempi nei quali vissero gli scrittori; o collocarle in ordine delle materie che trattarono ; o collocarle coll’ ordine alfabetico dei nomi. Tutti e tre questi metodi presentano alcune difficoltà, come tutti e tre hanno degli svantaggi che sono comuni, e anche dei vantaggi. 11 metodo cronologico ha lo svantaggio, in certi casi, che non si è sempre ben sicuri, ben fissi, come collocare gli scrittori che vissero a lungo in uno o in un altro secolo. Molto maggiore è la difficoltà riguardo al sistema di collocarli in ordine delle materie che trattarono, perchè vi sono degli scrittori che trattarono materie disparatissime e non si saprebbe proprio se collocarli tra i teologi, tra i chimici, i giuristi, i matematici e che so io. Vi sono ingegni enciclopedici, che hanno trattato di molte materie; e questa sarebbe forse l’occasione di dover fare molte divisioni. L’ordine alfabetico sicuramente è il più comodo per le indagini, quantunque sia il meno logico, perché associa senza criterio scrittori che hanno trattato materie disparatissime. Ma tutti e tre questi sistemi hanno un difetto comune, che è quello che esigono lunghissima preparazione. Per cominciare sistematicamente una pubblicazione, sia in ordine cronologico, sia in ordine metodico, che alfabetico, bisogna avere già preparata tutta la materia, e questa materia, per essere preparata, esige un tempo lunghissimo; quindi gli studi parziali, che si vanno facendo, rimangono ignorati sino al complemento di questa preparazione. La Commissione, anche per questo, consiglia un sistema di completa libertà. Possono esservi Società, Deputazioni e Accademie, che hanno già un materiale preparato, e queste troveranno comodo di esporlo in ordine; altre invece avranno da fare tutte queste indagini e le potranno pubblicare, man mano che avranno le notizie , in volumi che possono essere riassunti di queste pubblicazioni. Propone però la Commissione un rimedio a questa disparità di pubblicazione, che è qutllo di accompagnare ogni volume con un indice minutissimo che dia tutta la materia dei volumi in ordine sistematico, in ordine cronologico e secondo il nome degli autori; possibilmente anche un indice locale e onomastico, perché si diano indicazioni delle cose che si trattano nelle opere registrate in quel volume, perchè si dia la biografia degli scienziati, che colle loro opere si sono segnalati, e perché si diano anche le pubblicazioni di personaggi, di famiglie, di individui, i quali furono studiati o citati in questo volume. Mediante la compilazione di quest’ indice, si crede che i volumi che saranno pubblicati dalle Società storiche potranno essere adoperati con vantaggio dagli studiosi. Per* quest’ indice però la Commissione propone che si tenga un sistema uniforme, acciocché ciascuno sappia - i35 — come condurre le proprie ricerche ed abbia certezza di poter trovare le indicazioni che gli sono necessàrie. Per questa uniformità la Commissione propone di seguire il sistema di indici che una Deputazione di storia patria, che si è occupata molto della pubblicazione di bibliografie, ha già adottato e ha spiegato appositamente con le maggiori informazioni, minute e precise. Propone cioè il sistema usato dalla Deputazione di Torino. Queste sono le proposte speciali che si fanno, cioè che il Congresso faccia un voto e inviti le R. Deputazioni di storia patria, le Società storiche e gli altri Corpi scientifici che qui sono rappresentati a promuovere la pubblicazione di biografie degli scrittori regionali, compilate ciascuna col sistema di dar notizie molto estese di fatti degli scrittori, colla citazione delle fonti in modo separato, con una precisa, completa e diligente bibliografia delle loro opere, sia stampate, sia manoscritte ; e questi volumi di biografie, quantunque ordinati secondo le speciali convenienze e necessità delle Società che li pubblicano, siano tutti corredati di un uniforme indice, che ordini tutta la materia del volume secondo la ragione del tempo, delle materie e dei nomi degli autori, e sistematicamente anche delle cose che si trattano, e delle località che sono descritte e delle famiglie e degli individui che sono illustrati, e che per questo indice si segua il modello già adottato, e adoperato in parecchie opere, dalla Deputazione di storia patria delle antiche provincie e della Lombardia. Presidente. — Il barone Manno ha parlato colla chiarezza propria degli uomini che sono competenti ed esperti nella materia di cui discorrono. Il Congresso ha inteso le — 136 — proposte da lui riferite, ed ora chieggo se v’è alcuno clic abbia a muovere intorno ad esse qualche osservazione. Rivera. — 11 barone Manno ha benissimo esposto che per condurre convenientemente questa raccolta biografica, conviene dare estese illustrazioni e minutissime informazioni delle opere dei diversi scrittori secondari: certamente che queste biografie generali non dovrebbero tanto occuparsi di scrittori di fama generale, come di quelli la cui conoscenza é comunale o regionale; ma come si fa ad avere esatte informazioni delle loro opere, in questi tempi, in cui si scrive tanto facilmente su tutte le materie? E poi, come diceva ieri il cav. Sforza, bisogna tener conto anche di un sonetto, di una piccola composizione, che potrebbe avere i suoi pregi. Ora , stante queste circostanze, sarebbe bene promuovere, come aiuto alla formazione delle biografie, una raccolta bibliografica , secondo hanno già fatto diverse regioni. La regione degli Abruzzi, ad esempio, ha già diverse raccolte bibliografiche, limitate alla parte storica, ma si potrebbero estendere anche ad altre materie. So che la provincia di Bari ha anche una di queste raccolte; non so se le abbiano altre provincie d’Italia. Come aiuto, ripeto, alla raccolta biografica, non sarebbe bene fare un voto perché le diverse R. Deputazioni e Società di storia patria aggiungessero anche una raccolta bibliografica da servire di compimento a quest’opera? Mi si dirà che é compito dello stesso biografo questo; ma non tutti potranno occuparsi di tante cose ; quindi si potrebbe aggiungere che per facilitare questa raccolta, si propone anche una raccolta bibliografica di tutti gli scrittori minori , onde conseguire più completamente questo scopo. — i37 — Presidente. — I due relatori accettano queste aggiunte alle proposte fatte da loro? Manno. — Forse per difetto mio, non ho potuto far ben intendere che queste biografie comprendono la biografia propriamente detta e la bibliografia degli scrittori; non la biografia storica locale. Rivera. — Sta bene, ma per raccogliere le opere e le notizie come si fa? A ciò un solo biografo non basta. Manno. — Questo é compito di chi si incaricherà di fare questa compilazione, cercherà lui. Se poi si intende parlare delle bibliografie locali, allora si rientra in un altro tema svolto al Congresso di Torino. La Commissione consiglia le Società di storia patria a compilare le biografie regionali. Vi sono parecchie di queste Società che si sono accinte all’altro compito di radunare le bibliografie storiche e regionali, e alcune sono già in corso di pubblicazione e altre ultimate, come quella del compianto amico marchese Raimondo di Soragna, altre si stanno compilando da altre Associazioni. Ora si intende di promuovere le biografie e bibliografie personali ; intendiamo raccogliere notizie e indicazioni di tutte le opere, siano pure minutissime, che tutti gli scrittori hanno fatto; questo é il compito che ci proponiamo. Rivera. — Sta bene, io intendo bibliografie personali; ma uno scrittore può aver scritto su diverse materie, ora un cultore di storia si incaricherà di raccogliere le notizie storiche..... Manno. — Siccome non vi è occasione di dare un giudizio di queste opere, non occorre per far questo di essere matematici, chimici od altro, ma occorre di essere minutissimi nel raccogliere, occorre avere intelligenza e sopratutto l’entusiasmo della diligenza; quindi questi individui o questi collegi di studiosi incaricati di radunare tali notizie, non abbisogna che conoscano la materia; poiché qui non è il caso di dare giudizi sulle opere, ma di indicare quali sono le opere degli scrittori; non occorre essere specialisti, come si dice, per fare queste ricerche; sicuramente che ciascuno potrà poi aiutarsi di coloro che si sa per fama che hanno fatto raccolte private o studi speciali in qualche materia. Rivera. — Questa è stata la mia semplice proposta. Manno. — La mia é una spiegazione che credo soddisfi al quesito che il signor Rivera ha fatto. Presidente. — Mi pare che ella abbia detto che per agevolare questo lavoro, sarebbe bene di far ricerche nelle varie località, di raccogliere il maggior numero possibile di notizie biografiche; mi pare eziandio ch’ella abbia esposto come ben s’intende che prima di dar mano al lavoro si deve accuratamente apprestarlo. Vi sono altre osservazioni? Si-orza. — Mi associo al barone Manno. Presidente. — Vi sono altre osservazioni? Nessuno chiedendo di parlare, pongo ai voti le conclusioni che il barone Manno ha esposto. Coloro che le approvano sono pregati di alzare la mano. Le conclusioni della Commissione pel terzo tema sono approvate. Passiamo al quarto tema, sulla uniformità da tenersi da tutte le Società e Deputazioni storiche nel pubblicare documenti medioevali. Prego il relatore prof. Francesco Gasparolo di leggere la sua relazione. Gasparolo legge la seguente relazione: - i3i; — OnOKIvVOLI COLLEGI 11, L’Istituto Storico Italiano, sorto per R. Decreto del 25 novembre 1883, nominava una Giunta esecutiva nella sua prima adunanza, tenuta il 6 gennaio 1886. Compito dell’Istituto Storico Italiano era di confederare le forze scientifiche regionali ad opera omogenea, curando le edizioni delle F011Ii di storia pallia; compito della Giunta Esecutiva era di studiare e proporre uno schema di programma pei lavori dell’istituto. Nella Relazione della Giunta, letta nell’adunanza plenaria del 4 aprile 1886, fra le altre, trovansi le seguenti parole: « Anche lasciando agli scrittori che assumeranno la pubblicazione di fonti storiche o di documenti, una certa liberti di giudizio sul modo di condurre la stampa, sari però necessario che l’istituto stabilisca alcune norme generali per avere una certa uniformiti di lavoro; giacché i volumi dell’ Istituto, come dovranno essere uniformi esteriormente per sesto, per carta e per caratteri, così sarebbe desiderali'e che lo fossero anche nella disposizione interna della materia. Per ciò che riguarda la forma internala Giunta crede necessario che l’istituto determini alcune norme generali, specialmente sul metodo da seguire nella riproduzione dei testi, e sull’estensione delle prefazioni e delle note illustrative ». Or bene: la proposta che la Giunta fece all’istituto Storico per la uniformiti di lavoro, è la stessa che la Commissione Storica di Alessandria ha creduto bene di fare a questo Congresso, affinchè colla sua autoriti voglia invitare tutte le Deputazioni e Societi storiche a tenere, per quanto è possibile, un metodo uni forme per ciò che riguarda la forma interna dei documenti medio-evali. Dal benemerito Comitato promotore fu a me affidato l’onorifico incarico di svolgere tale proposta, ed io lo farò, confidando non gii sulle deboli mie forze, ma nella bonti dell’argomento. La diversità di criteri direttivi nella pubblicazione dei documenti mcdioevali è cosa manifesta. Questo è un inconveniente che non si — 140 — può trascurare, imperocché si tratta delle fonti della storia (sieno di primaria o di secondaria importanza, non importa), e quindi di cosa che ha grandissimo peso. In taccia a tale inconveniente possono tarsi tre interrogazioni : i.° Non si può davvero evitare? 2.0 Posto che sia possibile l’evitarlo, è utile altresì? 3.0 E posta 1’utilità di evitarlo, quale sari la uniformità di metodo da seguirsi? C> Con brevi risposte alle tre interrogazioni la proposta, a mio giudizio, sarà svolta in tutte le sue parti. I. Nella pubblicazione dei documenti devonsi distinguere due specie di criteri. Vi sono criteri imposti al paleografo dalle circostanze di luogo, di tempo, di cose, ecc.; criteri cioè che riguardano la qualita e quantità dei documenti da pubblicarsi. Altro certamente è pubblicare un codice intiero , ed altro è pubblicare una serie di atti privati sparsi qua e là in una stessa regione; altro è pubblicare un atto autentico, altro è pubblicarlo per mezzo di una copia più o meno recente. È fuori di dubbio che nei casi diversi il paleograto deve scegliere una via più 0 meno rigorosa. La qualità della materia si impone a priori. Inoltre se si trattasse di pubblicare documenti medioevali appartenenti ad una città di recente fondazione e povera di scrittori storici, come ad esempio Alessandria, il paleografo deve curare con molta energia la pubblicazione fino magari a tutto il secolo XIV, riservandosi una tal quale latitudine per i secoli posteriori; mentre il paleografo che lavora intorno ad una citta di maggiore importanza storica e più antica, come ad esempio Asti, potrebbe accontentarsi di giungere fino al secolo XIII colla riproduzione diligente, riserbandosi maggior latitudine per il XIV e seguenti. La quantità della materia anche qui si impone. I due paleografi dovranno avere criteri diversi : Alessandria, città giovane, ha bisogno di un più largo fondamento, mercè cui lo studioso possa lavorare con più ricco materiale; mentre Asti, città che è gloriosa nella storia e nella bibliografia storica, si accontenta di un materiale più discreto. — t 41 — Però se vi sono criteri diversi imposti al paleografo dalla necessiti , non è men vero che unico potrebbe essere il criterio riguardo al modo di pubblicare i documenti. Non è mestieri che troppo mi distenda in una materia a Voi tutti notissima. Tre sono i modi, o meglio i melodi, di pubblicare i documenti : vi è il metodo rigorista, il metodo lassista, il metodo moderato. Uno stesso documento medioevale da tre paleografi è pubblicato in tre diverse maniere. Vi ha chi spinge lo scrupolo tant’ oltre da render piuttosto la fotografia che non la trascrizione del documento. Rispettata la interpunzione in ogni sua parte; riprodotti — quando ne sia il caso — anche i segni nel miglior modo possibile; le maiuscole e le minuscole conservate dove si trovano, senza badare nè al principio nè al corpo del periodo, nè se trattasi di nome di persona o di nome comune; anzi persino distinte le linee mediante piccole aste, le quali indicano che nell’ originale si va a capo. Vi ha invece chi non si perita di trascurare adatto la interpunzione antica, sostituendo addirittura la interpunzione moderna ; pone i dittonghi dove il caso li richiede; muta in v la u; toglie le maiuscole nel corpo del periodo, eccettuati i casi speciali, e le pone invariabilmente al principio; certe sgrammaticature madornali le corregge, e se non può per mancanza di qualche elemento della proposizione, per esempio del verbo, allora tra parentesi lo supplisce : in una parola riproduce un documento antico sotto forma moderna, pur lasciando la rozzezza della lingua, che assolutamele è inevitabile. Vi ha finalmente chi tiene uni via media, accontentandosi di lasciare la interpunzione in certi casi soltanto ; di togliere certi sbagli che sembrano i più evidenti, e sforzandosi di lasciare pur sempre il carattere di antichità in una maggiore dose. Ciò posto: il modo di pubblicare i documenti non potrebbe essere unico? A me pare di si. Non si tratta di criteri oggettivi imposti da circostanze di tempo, di luogo, di cose, ma di un criterio meramente soggettivo, di un criterio cioè che il paleografo elegge per ragioni speciali di educazione ricevuta nella scuola paleografica, di apprezzamento personale degli argomenti prò e contro un dato metodo. — Ma ogni idea soggettiva è mutabile, e quindi sarebbe possibile agli editori d’intendersi fra di loro per giungere ad un accordo. — I42 — L’unica obbiezione che mi pare di qualche importanza contro tale possibilità, è la seguente: si verri poi ad ottenere il voluto accordo? II Congresso può imporre ai paleografi di tenere una sola via, mentre sono diverse, e non tutti sono d’accordo? li una obbiezione, — mi atìetto a dirlo — che non ha nessuna importanza in sè, ma solo in quanto fu proposta più o meno direttamente in questo stesso Congresso. Or bene, rispondo, a questa stregua noi dovremmo chinare la testa rassegnati a non proporre più nulla: imperocché giova ricordarsi che nei Congressi non risiede una forza coattiva, ma solo una forza morale. Allorché Voi, o Signori, riuniti in quest’aula del Palazzo di San Giorgio, esprimerete un voto per concordare le forze degli intelletti italiani ad uno scopo unico, onorevole per la società, proficuo per la scienza, credete Voi che questo voto non avrà una forza morale da riscuotere rispetto, come esigono i vostri lumi, i vostri meriti, la vostra indiscutibile autorità? II. Passerò senz’altro alla risposta per la seconda parte della tesi: non solo è possibile l’accordo, ma ancora è utile. Non sono necessarie molte parole per addimostrarlo. U interesse della scienza non ama i mosaici, ma la unità. I metodi diversi possono scusarsi sul principio, ma non già allorquando i lavori hinuo preso incremento: la unità é sempre la peifezione della scienza, come è la perfezione dell’ essere. Lo studioso non avrebbe più avanti agli occhi tre diversi tipi, in guisa che talora sarebbe tentato ad ascrivere ad errore di stampa o cattiva interpretazione del documento ciò che semplicemente sarebbe frutto di diversità di metodi. Vi é una grande parola — lo confesso — che sarebbe di ostacolo al credere utile un simile accordo, cioè la parola libertà. Ma ognun sa che anche questa parola deve trovare i suoi limiti nella mente dell’uomo, altrimenti è un informe fantasma. La liberti è buona finché la ragione non le si presenti incontro; quando le si affaccia, è giuocoforza che si limiti per non trascendere in licenza. Se Voi, o Signori, col vostro sapere sanzionate un metodo come più rispondente alla scienza storica, al suo incremento; se Voi lo riconoscete più conforme alla - 143 — ragione, attese diverse considerazioni, chi potrà dire chela libertà consista nel non curarsi delle re-gole tracciate da un così illustre Consesso, e di poter egualmente recare una buona pietra all’edificio della storia patria, seguendo altri criteri? \i poi, o Signori, non si tratta già di chiedere che qualunque editore di documenti in Italia si conformi al voto da esprimersi in questa Adunanza; questo sarà soltanto un effetto che verrà in seguito; si tratta soltanto di raccomandare la unità di metodo nelle pubblicazioni di documenti che faranno i corpi morali, ossia le Deputazioni e Società storiche. III. Piuttosto mi fermerò di più nella risposta alla terza domanda: quale è il metodo che si deve seguire nel pubblicare i documenti medioevali ? Rispondo subito che la privata mia opinione propenderebbe di più al rigorismo, che non agli altri due sistemi; opinione, che forse avrà pochi seguaci, ma che io devo francamente esprimere, lasciando alla saggia Commissione, la quale discusse la proposta, di presentar un ordine del giorno tale che soddisfi il Congresso. Conviene però intendersi bene intorno al rigorismo: altro è rigorismo , altro è fanatismo. Ne quid nimis. Procediamo con calma. Il sistema, in massima generale, di rigore ha grandi vantaggi. Non ultimo fra questi si è di essere molto più preciso degli altri. La quasi fotografia che porge del documento, serve in modo ammirabile e contemporaneamente a diversi scopi dello studioso. Si prendano, per mo’ d’esempio, le sgrammaticature, che alcuni vorrebbero corrette, affinchè non si offendano gli occhi di chi legge. Le sgrammaticature sovente fanno conoscere l’origine del documento stesso. L’influsso del dialetto sopra l’idioma latino scatta fuori di qua e di là; lo scriba medioevale si tradisce ad ogni pie’ sospinto. Ed allora, quanta utilità ne avranno la diplomatica, la filologia, ecc., nel conservare tali sgrammaticature ! Un paleografo ben addestftto in un certo genere di scritture di una data regione, colla scorta di esse, spessissimo, anche in mancanza di data e di nomi di persone, troverà il paese, anzi la mano stessa, a cui un — 144 — documento appartiene. Togliete le sgrammaticature ; avrete tolto un valido sussidio a molte scienze. — Riguardo alla interpunzione, non oso mantenere le stesse osservazioni. Però non posso resistere alla tentazione di accennare gli argomenti di chi la vorrebbe riprodotta fedelmente, in maggiori casi che non si faccia per ordinario. Ammodernate la interpunzione in via generale, essi dicono, ed avrete tolto un mezzo di più, che svela i notai, svela il tempo, svela il luogo, svela l’indole del documento. La interpunzione offre un campo finora inesplorato: ecco la grande ragione, per cui si sente dire che la interpunzione nel medio evo si trovava in piena anarchia! Si fa presto a bollare di cervellotico il modo tenuto da uno scriba. Se un tal metodo d’interpunzione viene usato comunemente in una certa regione, in un certo tempo, da mani non inesperte, perchè addirittura negarle una ragione di essere? Ma non vai proprio nulla il vecchio adagio: nil sine causa fili — Checchi ne sia, sta pur sempre vero che maggiore esattezza si trova nel sistema rigorista. Nondimeno, ripeto, questo sistema che chiamo di rigorismo, e che in massima io credo applicabile, ammette tali distinzioni, che potrebbero anche tradurlo come moderato. Non faccio questione di parole; come vi è la moderazione che tocca il limite del lassismo, cosi vi è il rigorismo che tocca il limite della moderazione. Il tutto consiste nel proporre regole, per quanto è possibile, più chiare e più precise di quelle che al presente si trovano, alle quali gli editori dei documenti si debbano conformare. Prima di proporre queste regole, mi sia lecito di accennare le distinzioni che sono necessarie a farsi per l’applicazione del sistema; nonché di constatare quale sia stato il metodo finora seguito. Le distinzioni che si debbono fare nell’ edizione dei documenti sono principalmente tre: distinzione di tempo, di qualità, dì^quan-tità. — a) Di tempo. Non faccio menzione della distinzione fra l’epoca anteriore alla riforma e posteriore alla riforma; qui trattasi soltanto della prima. Però un'altra distinzione è necessaria; dopo il 1300 io non ammetterei lo stesso rigore che per gli atti anteriori; prima del 1000 invocherei il sistema di rigore assoluto. — b) Di qualità. O si tratta di codici, o si tratta di singoli documenti. In quelli - 145 — l’usare uno stretto sistema arrecherà molto incomodo; quindi basterà darne un saggio, perchè s’intenda l’andamento di tutto il codice. In questi invece, la materia essendo più ristretta, avrebbe maggior applicazione un sistema rigoroso. Anzi fra gli atti stessi si deve suddistinguere; infatti i diplomi, a cagione d’esempio, meritano più attenzione che non gli atti privati. — c) Di quantità. Se si tratta di un solo esemplare, è ben giusto che la cura esser debba maggiore, non potendo aver altri criteri se non dall’unico esemplare. Se invece sono più , allora si può (e talora è necessario) usare più larghezza, per poter comprendere in una sola trascrizione i diversi caratteri dei diversi esemplari. — A queste tre distinzioni capitali, altre se ne riannodano abbastanza importanti. Il documento può essere o autografo o no: evidentemente in questo secondo caso sarebbe inutile il rigore. — Come pure la interpunzione sovente soltanto ha valore diacritico, e non già sintattico : si trovano dei documenti, in cui ad ogni parola segue un punto. In questo caso basta avvertire lo studioso. — Talora il testo è chiarissimo : talora è difficilissimo. Là si può usare indulgenza ; qui devesi esser più precisi. Convien pur troppo confessare che le prodotte distinzioni non furono lin qui abbastanza studiate, e tenute nel debito conto. Molte sono le ragioni. Tralascio quella che accennai più sopra , cioè della discrepanza di metodi che si adoprano nelle scuole di paleografia. Mi limito a questa sola. Nella frenesia moderna di pubblicare cose inedite, nel santuario delle scienze storiche s’introdussero moltissimi che proprio sono spogli del più leggero corredo di cognizioni speciali. Eppure ce ne vorrebbe tante! A cuor leggero si accingono all’edizione di documenti medioevali, nella lerma e strana persuasione che costa molto poco il consegnare ad un tipografo quattro fascicoli di carta contenenti la copia di qualche codice. In una settimana cercano con ogni mezzo di poter leggere una scrittura; poscia, senza capir un iota del valore dei segni, senza curar le difficoltà, vanno avanti trionfalmente sino all’ultima parola. Dopo poco tempo la repubblica letteraria ha una fonte storica inedita di meno, ma altresi una mistificazione di più nelle fonti edite. Le Società e Deputazioni storiche, immuni da queste miserie, perchè Atti. Soc. Lio. St. Patiu. Voi. XXVI. 10 — 146 — composte di uomini valenti, pur nondimeno finora non hanno conservato pur esse una uniti di metodo. All’estero vi è senza dubbio una larghezza di vedute in questo punto. Per la interpunzione è quasi sempre adottata la moderna. La lettera v è surrogata alla u. Le maiuscole sono collocate al loro posto, sopprimendo quelle che non rispondono a nomi di persone o di luoghi. La vocale e invece del dittongo a è ancora conservata. Così sono le pubblicazioni francesi; tali le pubblicazioni della ifai/ Academia de Ia Historia di Madrid. Non mancano tuttavia pubblicazioni, in cui il lassismo vero è introdotto. Nei Monumenta historico-turidica Slavorum meridionalium, certe edizioni recano una liberta troppo ampia. Cito 1’ Hanel nei suoi Statuta et leges civitatis Spalati del 1878, dove persino la e viene mutata nel dittongo a nei casi richiesti ; insomma una veste alla moderna. In Germania vi ha però maggior uniti di metodo, grazie alla coordinazione di intendimenti che si trova dietro a norme fisse suggerite da valenti uomini. Per tacere del Sickel, vi ha l’eccellente regolamento proposto dal Weizsacker nel proemio del primo volume dei Reicbstagsakten, edito a Monaco di Baviera nel 1868 sotto la direzione della Commissione storica presso la R. Accademia delle scienze. Regolamento che serve invero in dose più ampia alla lingua tedesca, ma che non trascura la lingua eziandio latina. Ditatto noi troviamo le fonti edite quasi tutte sullo stesso tipo. Cito ad esempio le Quellen Zweiqsr Geschichte; Y Urktindenbuch der Stadt U orms; e più recente, l’edizione delle Nuntiaturberichte aus Deulsch-land tatta a cura dell’istituto Storico Prussiano in Roma, di cui il primo volume per opera del Friedensburg comparve 1 anno presente. In Italia invece si trova, starei per dire, piena anarchia. Dal rigorismo più forte si passa per una infiniti di gradi al lassismo più smaccato. La Societi Romana di storia patria ci diede nel 1885 il Regesto Subì aceti se, ove Luigi Allodi e Guido Levi furono assai rigorosi. E se non del tutto, certamente in gran parte il sistema era stato adottato nel Codex Astensis, edito da Quintino Sella. Le altre pubblicazioni invece sono molto più moderate, alla foggia delle tedesche. Non cito le edizioni, in cui veramente neppur fu adottata - 147 — la moderazione. Il male maggiore però sta che in una medesima serie di edizioni si trova diversità di sistemi. Nei Monumenti storici pertinenti alle provincie di Romagna, abbiamo per esempio 1’ edizione degli Statuti di Bologna dal 1245 al 1267 di Luigi Frati, dove il sistema moderato trova applicazione. Nel 1886 il Tarlazzi pubblica i suoi Statuti del comune di Ravenna con un sistema più stretto; ma tosto nel 1888 il Gaudenzi ritorna a maggior libertà negli Statuti de! Popolo di Bologna. Cosi pure fece la Società Romana, la quale nel Regesto di Farfa edito da Ignazio Giorgi e Ugo Balzani non si attiene più al rigore seguito nel Regesto Sublacense. Non voglio con ciò dire che, giusta le distinzioni da me sopra accennate, non s’imponga talora la necessità di tenere doppia via. I uttavia nei casi citati non mi sono potuto persuadere dell’esistenza di questa necessità; d’altra parte tutti dobbiamo ammettere che veramente in Italia finora non furono seguite in generale alcune norme certe. Impertanto io chiudo questa mia relazione col proporre alcuni punti, che desidererei venissero raccomandati dal Quinto Congresso Storico Italiano. i.° Che nella edizione dei documenti d’ora innanzi non si proceda più a capriccio; ma che avanti agli occhi si abbiano i criteri seguiti nelle migliori edizioni. 2.0 Che una stessa Società 0 Deputazione sia d’ora innanzi conseguente a sè stessa, nel curare che le edizioni delle fonti abbiano uno stesso metodo. Tanto più poi, che sia conseguente la edizione dello stesso codice, onde non avvenga lo sconcio che in un volume posteriore abbiasi riprodotto un metodo diverso dall’ anteriore. 3.0 Che sempre si premetta una prefazione, in cui si parli anche del metodo seguito nella trascrizione dei documenti, e si espongano le ragioni per cui venne adottato. Questo è il punto più importante. 4.0 Che in massima generale si raccomandi un sistema piuttosto di rigore. Signori , Io sono ben lieto di interrogarvi qui radunati in Genova, e di interrogarvi in nome della mia patria, Alessandria. Questa sala del celeberrimo Palazzo di S. Giorgio mi suscita in questo momento — i48 — molti ricordi storici. Permettetemi che ne esponga uno solo, che riuscirà ai miei compatrioti molto gradito, ed alla Commissione Storica Alessandrina, che propose il tema, molto confortante. Allorché alle voci lombarde sorsero i liguri villaggi dell’ antico territorio Staziello ad opporre un argine all’ invadente marchese di Monferrato, formidabile avanguardia del più formidabile Barbarossa, si trovò un Grande che rammentò ai tumultuanti convenuti in assemblea per deliberare sulla comune difesa, essere dessi fratelli dei Genovesi. Ed i liguri Stazielli, sebben per ragioni politiche vincolati ai carrocci lombardi, si recarono in ambasciata a Genova chiedendo soccorso di armi. Ora il soccorso di armi non è più necessario. La gloria dei Comuni disparve, e 1’ ombra ancor giganteggia attraverso ai secoli; la Pace abbracciò in un immenso amplesso i rivali del medio evo. Nondimeno oggi Alessandria viene una seconda volta in ambasciata a Genova, non più giovane guerriera per opporsi all’ invasore, ma per intrecciar fiori alla corona della Storia Patria. Alessandria una seconda volta ricorre a Genova non armi chiedendo, ma scienza (applausi). Presidente. — La Commissione incaricata di esaminare questo tema, ha compiuto i suoi lavori? Paoli — La Commissione ha preso in esame con molta cura la diligente e, dirò anche, elegante relazione dell’ egregio prof. Francesco Gasparolo. Tutti sanno che in questo benedetto tema della riproduzione dei documenti difficilmente si può venire ad un accordo preciso, perchè, oltre il metodo generale che si può stabilire con una certa discrezione, ci sono poi tante difficoltà speciali, che accade spesse volte che anche persone uscite dalla stessa scuola, operanti con lo stesso metodo, poi si trovino in contradizione ; accade anche che uno studioso stesso non sia sicuro qualche volta del metodo da adottarsi, e si trovi il giorno dopo forse a disdire quello che pensava il giorno avanti. Questo dico per far inten- — 149 — dere che nella Commissione c è stata una viva discussione sulle particolarità: in certi momenti pareva che si fosse tutti pienamente d’accordo, poi messa una virgola di più, o detta una parola di più, si trovava invece che si era agli antipodi. Ora cosa bisognava fare? Siamo stati pienamente d’accordo nel proporre un ordine del giorno, il quale stabilisse un metodo generale, in cui anche gli studiosi di diverse scuole potessero convenire; ma lasciasse in pari tempo una certa larghezza, per la quale ciascuno, col proprio criterio personale, e tenendo conto delle considerazioni speciali che gli venissero suggerite o dalla natura dei documenti o dallo scopo della pubblicazione, potesse poi regolarsi con un rigore maggiore o minore. Io mi permetto, se il Presidente acconsente, di leggere questo ordine del giorno, nella sostanza del quale tutti siamo convenuti, tanto coloro che erano un po’ più rigoristi, quanto gli altri che avrebbero un po’ più lasciato andare; e c’era nella Commissione un valente rappresentante e per l’uno e per l’altro metodo. Ecco che cosa noi vi proponiamo di approvare. Il Quinto Congresso storico italiano, udita la relazione del professore Francesco Gasparolo, e vedute le norme stabilite dall’ Istituto storico italiano per la pubblicazione dei testi; ritenuto che un maggiore o minore rigore debba osservarsi secondo la maggiore o minore antichità dei documenti, secondo la diversa natura dei medesimi e lo speciale scopo delle singole pubblicazioni ; credendo tuttavia utile di proporre, con una certa discrezione, un metodo uniforme per le pubblicazioni di documenti da farsi dalle Società storiche o da singoli editori per scopo storico o letterario; propone che nella pubblicazione degli antichi documenti sia con- — 150 — servato fedelmente tutto ciò che attiene alla sostanza, alla lingua e alla grammatica, e tutti i fatti grafici che costituiscono una legge. Questo è quanto noi proponiamo e sottoponiamo al parere del Congresso, desiderando anche che sia un po’ discusso. Io, ripeto, credo che, dopo tutto, non ci troveremo mai pienamente d’accordo sulle particolarità, ma sarebbe bene almeno discuterle. Dico che non ci troveremo mai pienamente d’ accordo, perché (cito un fatto personale) ne feci l’esperienza in una Commissione a cui ebbi l’onore di partecipare tempo fa, che era presieduta dall’illustre senatore Villari, e nella quale avevo per collega il valentissimo archivista cav. Alessandro Gherardi. Si trattava di pubblicare le opere del Machiavelli, e spendemmo parecchi giorni per stabilire anzitutto il metodo ortografico da tenersi per quella pubblicazione. Uno proponeva un certo metodo, e si trovava che non era d’accordo con gli altri due; e dopo obbiezioni fatte dagli altri due, il collega ci ripensava sopra e modificava la propria opinione; e intanto anche agli altri venivano nuovi dubbi. Ci si trovava d’accordo sui principi, sulle regole di massima; ma sulle particolarità, sulle minuzie erano continui dubbi, continue contradizioni. Ritengo pertanto che, se si vogliono porre regole troppo precise, ad una decisione assoluta non potremo venire : credo però che sarebbe utile, che per l’interesse della scienza si facesse un po’ di discussione. Gaudenzi. — Chiedo la parola per dare qualche spiegazione su quell’ordine del giorno, a cui del resto aneli’ io mi sono associato pienamente, avendo avuto l’onore di essere accolto questa mattina nella Commissione che lo - i5i - ha formulato. In tutto e per lutto io credo ci si debba associare alle assennate parole del prof. Paoli, di cui, del resto, è universalmente conosciuta la suprema competenza in questa materia. Ma, come diceva, egli ha accennato a qualche dissenso, dissenso composto dalla giustizia coll’ adottare quell’ ordine del giorno su cui non è forse male insistere. Nella Commissione essenzialmente si disputavano il campo due tendenze diverse: una molto rigorosa, rappresentata dal prof. Gasparolo, il quale vorrebbe che si riproducessero i documenti antichi il più fedelmente possibile in tutte le loro particolarità- anche ortografiche. Io, invece, modestamente mi permetteva di esprimere un avviso alquanto opposto. Io, dico, mi associo in tutto e per tutto a quell’ordine del giorno per il quale è affermato che si debbano riprodurre tutte le particolarità grammaticali, tutti i particolari di sostanza, e si debbano anche riprodurre quelle particolarità grafiche che costituiscono una legge, com’ è la forma di questa riproduzione. Ma per me vorrei mutare il sistema seguito, e cominciare addirittura ad adottare l’ortografia retta, classica, nella riproduzione dei documenti del secolo XIII e XIV; quindi, venendo a qualche particolare, non vorrei più stampare il dittongo unito, non più rethorica con h dopo t, e così via, particolarità che sono proprie di quei tempi; ma, come ho detto, vorrei addirittura seguire in tutto e per tutto l’ortografia retta. Vorrei semplice-mente avvertire nella prefazione o in nota, dove si voglia, quali siano state le regole che ha osservato colui che pubblica il testo, tanto che il lettore lo sappia; ma in complesso desidererei che quando alcuno apre un libro di documenti del medio evo, trovasse l’ortografia solita, — 152 — non avesse i nervi urtati da un acio per actio, da un ami-cicia per amicitia, ecc., sicché l'intelligenza dei documenti ne fosse ritardata. Io non vedo la menoma ragione di stampare il dittongo unito; mentre si riconosce che si può seguire la punteggiatura dei testi che si riproducono, non si possono seguire questi nell’ uso delle maiuscole e delle minuscole. Dunque, una volta che non si creda seguire in tutto e per tutto la forma dei documenti che si stampano, quanto all' ortografìa, credo, si debba andare alla sentenza opposta e sostituire sempre l’ortografìa retta, salvo avvertire questo in principio. Naturalmente questa regola soffre delle eccezioni, quando si riproduce un testo con intendimento essenzialmente paleografico o diplomatico; allora é il caso di seguire anche in tutto e per tutto la punteggiatura del testo, le maiuscole e le minuscole, così come osservò accortamente il prof. Paoli questa mattina. Farei distinzione fra pubblicazione di scrittori e pubblicazione di documenti, ma essenzialmente vorrei che anche nelle raccolte di documenti si adottasse l’ortografia retta. L’ordine del giorno presentato dalla Commissione non esclude questo concetto, perché esso afferma che si debbano riprodurre quelle particolarità ortografiche che costuiscono una legge, e non dice in che maniera se ne deve dar conoscenza al lettore. Il concetto della Commissione é stato appunto di lasciar libertà intorno a questo punto; che se alcuno vuole riprodurre il testo, lo riproduca ; se vuole contentarsi di avvertire, lo faccia; ma io ho creduto bene insistere su questa differenza, perché almeno il Congresso si renda conto della discussione cui accennò il prof. Paoli, ed anche per le viste differenti che possono esercitare — 153 - queste particolarità. Come ho detto aveva domandato la parola semplicemente per dare una spiegazione. Paoli. — Non ho niente a rispondere al prof. Gaudenzi, ben sapendo quali sono le sue idee, ed ho formulato queste conclusioni perché vi possa aderire anche lui. Infatti se da un lato egli pare disposto a non tener conto dei fatti grafici, in sostanza poi ne tiene conto. 10 vorrei se ne dovesse tener conto volta per volta; 11 prof. Gaudenzi invece crede ciò si debba fare in un’avvertenza preliminare. Sapeva già la nostra divergenza, ma nella sostanza, il prof. Gaudenzi lo ha ripetuto, siamo d’accordo. Sicché mi pare che, come espressione del principio, si potrebbe votare quest’ordine del giorno. Ma non ostante, se si vuol continuare a discutere, io l’avrò molto caro. Novati. — Senza essere paleografo, prendo la parola su questo argomento che mi pare interessante, perchè vorrei esprimere un’ idea non perfettamente conforme a quella del prof. Gaudenzi, appunto perché ho fitto qualche studio su questo soggetto. Pubblicando una serie di documenti che escono dalle mani di un letterato del secolo XIV, il quale, cosa rara in quei tempi, aveva grande preoccupazione di tutto ciò che riguarda l’ortografia e retta scrittura delle parole latine, io mi sono formato il concetto che sia necessario mantenere scrupolosamente la grafia antica, quella che si trova nei documenti, non solo più antichi, come le carte diplomatiche dei secoli X, XI e XII, ma anche nei testi del secolo XIII e XIV. Dico questo, perché uno studio molto utile a farsi, sarebbe di raccogliere le antiche grammatiche di quell’ età, cominciando, per esempio, dalle francesi uscite dalle scuole di Orléans — 154 — c poi quelle uscite dalle scuole italiane, come dallo studio di Bologna, c notare quanto rimane delle teoriche latine semplificate nelle grammatiche medioevali, per esempio in quella di Donato e di altri grammatici. Ora, se tacciamo questo esame, vediamo che la grafia del medio evo corrisponde precisamente a un concetto che si aveva dell’ etimologia e derivazione delle parole. Perciò quando vediamo scritto pudìcicia ed amicicia, cosa che il prof. Gaudenzi trova spiacevole, so che abbiamo una regola che s’ è tramandata attraverso i grammatici latini, in cui è detto che i derivati in ta, se la penultima sillaba esce in r, devono essere rappresentati con c e non con /; viceversa altre parole che derivano da primitive ov’era una t, dovevano mantenere la stessa torma. Si doveva dire scrvicium, perchè deriva da servus, ma solstitium, perchè queste parole avevano negli scritti dei grammatici medioevali una derivazione diversa. Quindi se vogliamo ridurre queste parole alla medesima forma, violiamo le regole grammaticali del medio evo. Così pure per ciò che riguarda i dittonghi, il prof. Gaudenzi è d’ avviso che si dovrebbero introdurre sempre. Ora una prova della conoscenza erronea del latino era la sparizione dei dittonghi. Questa accade verso il secolo XI, e non comincia a correggersi tale errore che verso il secolo XIV. Perciò appunto, quanto è naturale riprodurre la scrittura umanistica coi dittonghi, per esempio i documenti del Petrarca, perché il Petrarca conosceva 1’ uso dei dittonghi, altrettanto io trovo legittimo non introdurli nella scrittura degli altri scrittori anteriori a lui o coetanei, ma meno esperti e dotti di lui. Ho voluto accennare a queste cose, per richiamare 1’ attenzione sopra un fatto - 15 5 - che me ne pare meritevole, vale a dire l’utilità di fare un esame delle regole di scrittura clic sono poste in questi trattati di ortografia del medio evo, e che possono porgerci criteri sicuri per la stampa dei documenti. Aggiungo, per chi si occupa di studi linguistici, che è molto importante conoscere la grafia esatta dei documenti latini, perché molte volte lo scriba involontariamente la piegava alle consuetudini del suo dialetto; tanto che in un testo latino scritto da un veneto è tacile rinvenire, per citare un esempio, lo sdoppiamento delle consonanti, caratteristica dei linguaggi veneziani. Dette queste poche cose, non occorre che io mi dilunghi di più; voglia quindi il Congresso giudicare se non sarebbe opportuno aggiungere una parola sull’ utilità di riportare gli studi paleografici anche su questa parte, perché quasi inesplorata. PAOli. — Secondo che ho detto dianzi, rispondendo brevemente alle osservazioni del prof. Gaudenzi, é già inteso che la maggioranza della Commissione sul fatto speciale della riproduzione di certe forme grammaticali e dei dittonghi è più concorde col prof. Novati, che col metodo del prof. Gaudenzi; ma mi pare che non sia necessario, come propone il mio amico prof. Novati, di fare un’ aggiunta speciale per mettere in evidenza ciò che egli ha magistralmente esposto. Quando poniamo nel nostro ordine del giorno come regola che si debba conservare tutto ciò che attiene alla sostanza, alla lingua, alla grammatica, e tutti i fatti grafici che costituiscono legge, mi pare ci sia abbastanza da contentare l’egregio Novati. Ripeto, personalmente aderisco a quello che egli ha esposto, ma non posso assolutamente fare un’aggiunta - i $6 — più speciale, perché allora si verrebbe al caso che il prof. Gaudenzi avrebbe il diritto di far scissura, perché ammette queste cose, come le ammettiamo noi, come le ammette il prof. Novati, e tutti, ma sottintendendo che nella pubblicazione farebbe in un modo un poco diverso, cioè che, invece di notare i singoli casi, noterebbe in una osservazione preliminare le leggi che derivano da questi casi. Per conseguenza io chiederei che 1’ amico Novati non insistesse nella sua aggiunta. Presidente. — Le parole del prof. Novati servirono di illustrazione ad una parte dell’ordine del giorno; insiste ancora nella sua aggiunta ? Novati. — Non insisto; ho detto solamente qualche parola per aderire all’ invito fatto di parlare qualche poco sull’ argomento. Gaudenzi. — Aggiungo una semplice parola, per dire che sono in tutto e per tutto d’accordo coi professori Novati e Paoli ; ma che semplicemente, invece di stampare amicicia o simili, vorrei che in principio si avvertisse di questo. In fondo in fondo, quello che il prof. Novati ha detto è giusto, e nessuno potrebbe assolutamente metterlo in dubbio. Voglio che si dia notizia di tutti quanti i particolari ortografici, non solo di quelli che costituiscono una legge, ma anche degli altri. È unicamente questione di tecnica, di metterli in una nota o in una avvertenza ; perché chi apre il libro possa scorrerlo facilmente e capire più facilmente il documento, e vedendo un scit invece che sit, parole che hanno un significato ben diverso, non rimanga imbarazzato nella lettura. Presidente. — Nessun altro chiedendo la parola, pongo - 157 — ai voti le conclusioni lette dal relatore. Chi approva é pregato di alzare la mano. Sono approvate. L così finita la discussione dei quattro temi proposti al nostro Congresso. Ma l’ora mi sembra tutt’altro che avanzata, perciò io inviterei il Congresso a volere ascoltare qualche altra comunicazione. So che il collega Tononi ha qualche cosa a riferire. Lo prego di leggere la relazione che ha pronta, Tononi legge la seguente relazione: Colleghi ! Ai Regesti dell’impero incominciati dal Bòhmer e continuati così felicemente dal Ficker, dal Stumpf-Brentano, dallo Winkelmann e da altri, ai Regesti dei papi, gli uni e gli altri fonti indispensabili per chi studia da vero la storia del medio evo, non potremmo aggiungere alcun’ opera nostra, che stesse parallela a quelli? L’addito al Congresso. La serie dei podestà e dei pretori delle città italiane, dei dogi per Venezia e per Genova, compilata colla maggiore esattezza, dal tempo in cui ciascuno di essi entrò in carica sino a che ne cessò, col rispettivo regesto in succinto, ma completo, e coll’ elenco dei consoli da cui era assistito. Tale serie dovrebbe estendersi da qumdo le nostre città ebbero quel libero reggimento che non troppo gradiva ad Ottone di Frisinga, Io zio di Federico Barbarossa, e non oltre il 1500. 1: questa un’opera di storia non solo necessaria, ma di vero lustro alla patria nostra. Di qui emerge come l’Italia medioevale, ancorché divisa, serbasse un legame nazionale ed unitivo, la scelta del podestà che un paese dava all’altro. Ricordo che il Correnti, il quale presiedette 1’ Istituto Storico Italiano, e l’Amari, che pure ebbe al pari di lui 1’ onore d’ essere a capo dei Congressi storici italiani, l’uno presidente di quello tenuto a Torino, I’ altro di quello tenuto a Milano, ci raccomandavano di proporre all’ alto Sodalizio storico lavori generali, che non avrebbero potuto fare da sè le regionali Deputazioni. Eccone uno - I5S — degno di quel Consesso. Per compierlo però non devesi aspettare da diversi studiosi della storia, che ne presentino le parti a piacer loro. Bisogna formare il disegno col concorso di alcuni dotti della materia; e il compito non torna difficile, dopo i saggi che ce ne ha lasciati il celebre Muratori nella grade collezione degli Scrtptores rerum italìcarum, dopo i Regesti su ricordati. Bisogna poscia deputare giovani forniti di buoni studi che 1’ eseguiscano, assegnando loro le città delle quali si devono occupare. E costoro, come i dotti alle-manni che vengono da noi in cerca di documenti medioevali, abbiano libero accesso agli archivi e alle biblioteche. Le nostre Deputazioni e Società storiche porgeranno certo ad uomini, eletti dall’ Istituto Storico Italiano per tali studi, quelle cognizioni e quei materiali maggiori, affinchè il lavoro proceda con esattezza, mi si lasci dire, germanica, e con sollecitudine. Siamo così larghi di aiuti e di notizie cogli studiosi stranieri, e ce ne sono riconoscenti; non dovremmo fare altrettanto, anzi di più, coi nazionali, e per un opera di tanto lustro e vantaggio alle nostre contrade? Formolo quindi la proposta : « Il Congresso addita all’ Istituto Storico Italiano, come impresa degna di esso, la pubblicazione della serie dei dogi per \ enezia e Genova, dei podestà o pretori delle altre città italiane che li ebbero, dall’ origine di siffatta istituzione all’ anno 1500, colla indicazione dei loro atti e dei consoli che li assistevano; propone che il lavoro sia affidato a giovani forniti di studi all uopo, attenendosi essi al disegno stabilito dai dotti della materia, e ricorrendo sul luogo ai membri delle singole Deputazioni e Società storiche, i quali s’impegnano di dare tutti i lumi opportuni, affinchè 1’ opera riesca ben fatta ». Ci fosse dato di vedere ben presto nello studio dello storico, nelle biblioteche, negli archivi accanto ai Regesti imperiali e pontifici, i Regesti delle nostre repubbliche, dei nostri comuni! Questi per mille ricerche si consulterebbero più di quelli. Giudichi adunque il Congresso se la proposta sia da accettarsi (applausi). - 159 - 1 khsidente. — L’applauso che ha seguito la lettura della relazione che abbiamo inteso, dimostra che il Concesso intende occuparsi del tema in essa svolto. Convena quindi procedere come per gli altri temi: cioè che una Commissione voglia esaminarlo preliminarmente. Essa sarà composta dei signori: Morsolin, presidente Claretta, Berti, Merkel , Tononi, relatore. Pregherei questa Commissione a riunirsi oggi stesso o domani, in modo che lunedi possiamo cominciare la nostra tornata, ascoltando la lettura delle sue conclusioni e procedendo alle relative deliberazioni. Gaudenzi. — Io mi permetto richiamare l’attenzione del Congresso su qualche cosa di molto importante nei nostri studi storici: lo stato delle biblioteche e degli archivi capitolari. Chiunque si é occupato di studi storici, sa quanta parte delle nostre storie dei secoli più antichi giace nascosta là. Ora se nell’ alta Italia abbiamo la fortuna di avere archivi e biblioteche capitolari perfettamente ordinate, ove l’accesso é aperto a tutti gli studiosi, nella media Italia, e sopra tutto nell’ Italia meridionale, quasi in ogni luogo, lo stato delle biblioteche e degli archivi capitolari è assolutamente deplorabile. In genere, sono in mano di persone che non sanno quali tesori abbiano a custodire. Si trovano documenti di una importanza immensa ammuffiti o rosi dai topi. Quando si va a domandare di esserci ammessi, per paura che questo stato deplorabile si veda, vi si chiude la porta in faccia. — 160 — Qualche volta invece c’ è un semidotto, che vuol far lui quelle pubblicazioni e vi chiude allora la porta in faccia per un altro motivo. In conclusione, non solo gli studiosi non vi possono aver accesso, ma una gran parte di questi tesori va disperdendosi. Quello che dico, lo dico per esperienza. Ora siccome pare che il nostro Guardasigilli voglia preparare un progetto di legge sulla proprietà ecclesiastica, sarebbe proprio opportuno vedere se non sia il caso che il Governo si occupi anche di questa cosa, come si è occupato della conservazione dei monumenti e di altro. Bisogna distinguere qui nettamente ciò che è proprietà dei Capitoli, o che so io, o proprietà patrimoniale, in quanto serve unicamente a dimostrare la legittima provenienza dei fondi, appartenenti in genere ai tempi moderni, dai documenti antichi che hanno soltanto un valore storico. Questi documenti non oso dire che il Governo dovrebbe prenderli lui e metterli negli archivi di Stato, perché credo che il fatto condurrebbe a questo, che coloro che li hanno, li venderebbero o se ne disfarebbero. La conclusione più diretta sarebbe che il Governo pensasse ad esercitare una vigilanza qualunque sulla custodia di questi documenti. Io non so se il Congresso vorrà occuparsene, ma io credo aver adempiuto a un obbligo di coscienza. Presidente. — Vuol dire che se il prof. Gaudenzi non fa una speciale proposta, il processo verbale terrà conto delle sue osservazioni. Gaudenzi. — No, io faccio una speciale proposta, che il Governo se ne occupi. Stefani. — Il modo di conservare ciò che spetta agli — 161 — enti religiosi é sempre difficile e delicatissimo. Io, in riguardo alla proposta Gaudenzi, mi permetterei ricordare le consuetudini della Repubblica veneta. La Repubblica non confiscava né i libri, né le carte, né i tesori artistici delle chiese, ma mandava a farne, specie di questi ultimi, degli elenchi molto particolareggiati e in doppio esemplerò; uno per lo Stato e l’altro pei consegnatari, i quali ne rilasciavano ricevuta. In questo modo si curava dunque la conservazione tanto degli oggetti d’arte che dei libri e delle carte; ed a questo si potrebbe arrivare anche oggi senza molta difficoltà, e senza offendere il diritto di nessuno. Malaguzzi. — La questione che ha posto il prof. Gaudenzi ha dato argomento ultimamente ad una circolare del Ministro della pubblica istruzione. Era ministro il senatore Villari; la circolare é stata mandata a tutti i Prefetti, ai Presidenti delle Regie Deputazioni di storia patria e ai Direttori degli archivi. In questa circolare si raccomandava sovratutto di fare ispezioni negli archivi ecclesiastici e parrocchiali, e stabilire ciò che in questi archivi rimanesse di relativo alla storia dell’arte. Però il fatto stesso di fare ispezioni importava 1’ esercizio d’ una autorità tutoria, dirò cosi, su questi archivi. Io, appena ricevuta la circolare, mi rivolsi al Procuratore del re, perché mi premeva di avere la sanzione di chi mi poteva sostenere nel caso. Mi si disse che la sanzione non si poteva ottenere in Italia, e che se il parroco voleva, mi poteva chiudere la porta in faccia. È certo che le osservazioni del prof. Gaudenzi sono in parte giuste; ed é certo anche che tale questione é gravissima e difficilmente può essere risolta tutta d’ un tratto. Ora se la Atti Soc. Uc. St. Patii». Voi. XXVI. — 1^2 — proposta Gaudenzi deve avere un effetto pratico, bisogna prenderla per il verso meno urtante e che solleva le minori difficoltà. A me pare che 1' unica via che ci sia dato di prendere in questa questione, sarebbe semplicemente di raccomandare all’ Economato dei benefici vacanti di curare l’inventario degli archivi parrocchiali, e tenerli presso di sò in modo che ad ogni successione di parroco ci sia una vera e regolare consegna. In questo caso gli archivi saranno serbati e non si darà luogo a dispersioni, imputabili più che altro a difetto della legge in materia. In molti casi, anche parrocchie importantissime di campagna, ricche di preziosi documenti, sono diventate di poca importanza, ed affidate a parroci di minor valore; ma forse la causa principale delle dispersioni non si deve in tutto e sempre ascrivere a colpa dei parroci. Questa di far fare gli inventari dagli Economati, preferibilmente a mezzo d’impiegati degli archivi, mi pare 1’ unica via da seguirsi per ora. Stefani. — Lo Stato ha il diritto indiscutibile di tutela; e, come tutore, ha il dovere di vegliare sui pupilli. Il sistema migliore mi pare quello che poc’anzi accennai usato dalla Repubblica di Venezia; far fare dei buoni inventari e lasciarne copia al consegnatario, in questo modo fatto garante della conservazione di ogni cosa. Malaguzzi. — In massima sta bene; ma in pratica veggiamo che la cosa non corre cosi liscia. Io però non avevo compiuto la mia proposta. Anche negli archivi vescovili, che sono fra i più importanti, anche qui ha luogo la vacanza e quindi l’occasione di fare l’inventario. Avverto che la massima parte degli archivi capitolari, — 163 — pei quali non si verifica la vacanza, contengono gli atti più antichi dei vescovi della diocesi; in fatti quando si dice « Capitolo tale », si intende che era il Capitolo principale, il quale, nella massima parte dei casi, comprendeva anche l'archivio vescovile. Per esempio, i diplomi imperiali più antichi, e precisamente quelli diretti ai vescovi in massima parte, andiamo a cercarli negli archivi capitolari, e là ci sono conservati. Ma tale questione degli archivi capitolari potrà facilmente risolversi assieme alla questione principale. La soluzione è questa : che il Ministro di grazia e giustizia faccia gli inventari e li faccia d’ufficio, senza bisogno di ricorrere ad un nuovo indirizzo di politica ecclesiastica e a leggi nuove. Procediamo per gradi, se vogliamo ottenere qualche cosa di buono in materia tanto delicata. Gaudenzi. — Io sono perfettamente d’ accordo col comm. Stefani, e credo che il modo di conservare quei documenti sia quello eh’ egli suggerisce; credo come lui che lo Stato abbia il diritto ed il dovere di vegliare alla conservazione di questi documenti; ma credo che, fino a che non c' è un articolo di legge, i parroci ed i custodi degli archivi capitolari ci possano chiudere la porta in faccia. In secondo luogo, credo che aspettare che muoiano tutti gli attuali investiti di benefizi parrocchiali o vescovili per andare a fare l’inventario, non conduca ad un risultato pratico. Per arrivare ad un risultato pratico credo non ci sia che un articolo di legge, il quale stabilisca l’assoluta necessità di questa compilazione, e metta quegli archivi sotto la tutela del Ministro della pubblica istruzione o dei culti o dell’interno. Ma credo che lo Stato dovrebbe intervenire di- — 164 “ rettamente, subito, senza aspettare e senza ricorrere a questi mezzi. Chinazzi. — L’argomento proposto dal prof. Gaudenzi è molto importante, e solleverebbe una selva di questioni che hanno bisogno di essere studiate. Certo, noi abbiamo il diritto di penetrare anche nei palazzi ove sono contenuti archivi vescovili o capitolari, che tanta parte della storia d'Italia racchiudono; ma il modo di penetrarvi, la maniera di determinare l’uso di quel materiale scientifico, dà luogo a questioni assai complesse, e per questo propongo di rinviare questa gravissima questione al Congresso futuro, affinché sia esaminata da un’apposita Commissione, i cui studi possano dar luogo a proposte in modo tassativo, che da un lato rispettino i proprietari degli archivi e dall’ altro la libertà degli studiosi. Sclocchi. — A me pare che bisogno di leggi speciali non ci sia, stante il diritto di regalia del quale i governanti sono investiti per la tutela e la vigilanza sui patrimoni ecclesiastici. Questo diritto di regalia, che ha dato occasione a lotte di secoli, non si é mai abbandonato, non vi si è mai rinunziato, massime nello Stato napoletano ed in quello veneto. Il Congresso storico mi insegna che tutte le regioni italiane sono state ben tenaci nel sostenere il diritto di regalia, consistente nel vigilare a che il patrimonio della Chiesa fosse dall’autorità civile sorvegliato. Oltre questo diritto di regalia, un’altra legge c’é nella costituzione dello Stato, è quella che mette sotto la garanzia dei governanti il patrimonio della scienza. Ora, molti documenti che sono negli archivi, sia dei capitoli delle cattedrali, sia delle curie vescovili e sia anche in nitri istituti che sono rimasti - i65 - nonostante la legge della soppressione delle comunioni degli ordini religiosi, si devono considerare per rapporto, per 1 aiuto che danno alla formazione della storia universale un patrimonio che lo Stato possiede. Quindi credo che, come sembra conveniente di venire ad un esame più speciale, più accurato di questo problema, il problema sia, quasi direi, un di più, nel senso che la legge della tutela del patrimonio scientifico garantisca nel potere civile il diritto di vigilare a tutto ciò che sta negli archivi in parola. Per ciò la proposta di doversi eseguire l’inventario, per fare il catalogo di questi documenti, è regola pratica. Se il Congresso crede rinviare questi studi ad altro tempo, faccia pure; ma mi pare che fin d’ora esso potrebbe fare un voto al Governo, che lo richiami all’ osservanza della propria regalia e de! diritto di vigilare il patrimonio scientifico. Romano. — Prendo la parola per dire quello che abbiamo latto a Palermo, nella Società di storia patria, in seguito alla circolare accennata dall’ egregio collega Malaguzzi. La Società di storia patria, avendo la fortuna di contare nel suo seno parecchi parroci, ha messo questi nella Commissione ed ha proceduto all’ esame. In questo momento, a Palermo, la Commissione si occupa degli archivi parrocchiali, ed ha trovato in qualche archivio veramente dei tesori, che si cercò il modo di rendere utili, lasciando chi è padrone in possesso del suo e facendone delle copie, che possono servire come i documenti originali. Ma si può dire che questo è un caso speciale; noi ci siamo trovati nella condizione non comune di avere nel seno della Società dei parroci che si unirono a noi, e l’arcivescovo fu d’accordo; invece avrebbe potuto succedere, — 166 — come altri di voi ha già detto per altri paesi, che ci avessero chiuso la porta in taccia. Di modo che, per ovviare a questo inconveniente, pare che una legge sia necessaria; tutto sta a vedere se si debba tare ora il voto perchè questa legge si faccia, oppure se debba rimandarsi al tuturo Congresso. Io credo che esprimere oggi stesso un voto al Ministro della pubblica istruzione, perchè provveda nel modo più conveniente alla conservazione di quei documenti, non possa tar nessun male, nè ci sia bisogno di rimandarlo all’altro Congresso. L’altro Congresso, se troverà che la legge non tu fatta o fu male eseguita, potrà aggiunge! e qualche altra cosa. Noi non diciamo di andare a mano armata ad aprire le porte, ma facciamo un voto al Governo perchè provveda nel modo conveniente, accio questi tesori sieno conservati Chinazzi. — Desidero aggiungere un’ idea. Secondo me vi ha una ragione che ci porta a rinviare al futuro Congresso la questione; perchè saviezza vuole che meglio si studi. Siamo in Genova, siamo nella città ove lom-maso Belgrano ha potuto pubblicare il Registro arcivescovile senza nessuna opposizione per parte della Curia, e questa ragione mostra che qui siamo in terreno di liberta. Gasparolo. — La questione è stata originata da un po’ di esagerazione da parte del prof. Gaudenzi, perche nell’ Italia superiore quasi tutti gli archivi parrocchiali hanno la porta aperta, e credo che nell’ Italia meridionale il signor Gaudenzi non abbia visitati gli archivi uno per uno. Dico che fu appunto originata da un po’ di esagerazione, e perciò convengo col prof. Chinazzi di fare degli studi per l’altro Congresso. — 167 — Presidente. — Intendiamoci bene: quelli che propongono di rinviare l’esame dell’argomento di cui si discorre ad un altro Congresso, intendono di far voto perché il luturo Congresso voglia occuparsene, e nulla più. Secondo il regolamento, noi non possiamo oggi prestabilire dei temi per il Congresso futuro. Il programma di esso sarà tracciato dal Comitato ordinatore che dovrà prepararlo. Tutto ciò che noi oggi possiamo fare, si é d’esprimere il desiderio che il tema, intorno al quale ora si discute, venga compreso nel novero di quelli che saranno esaminati dal futuro Congresso. Gaudenzi. — Non spetta al Congresso far leggi assolutamente. Quando noi avremo fatto tutti gli studi possibili, non vincoleremo nessun ministro, nessun parlamento. Se noi ci aduniamo qui, cercando colla nostra modesta opera di conferire più che possiamo al progresso degli studi storici, entra assolutamente nelle nostre attribuzioni di raccomandare, là dove si vuole ciò che si puote, che c’ é questo argomento che si riconosce semplicemente degno di studio; ma non tocca a noi di risolvere questo problema complesso dei rapporti tra l’autorità civile e 1’ autorità ecclesiastica. A noi basta affermare che è interesse che questi tesori nazionali, che i documenti sieno conservati da enti pur anco ecclesiastici, e rimangano e sieno accessibili agli studiosi. Nel latto, allo stato della nostra legislazione, documenti che hanno una importanza immensa sono in mano d’ un archivista parrocchiale clic vi può dire che non potete vederli ; che ci si trovino, che là esistano, è un’altra questione. L’ ho detto io per il primo, in genere nell’ Italia superiore si trovano assolutamente aperti questi archivi; — i6S - però racconto questo fiuto recentemente accadutomi. Sono andato ad Aosta, per ricercare un manoscritto già da altri indicato. Dopo una quantità di giri e rigiri inutili, mi sono recato dal vescovo, la persona più gentile e più competente, il quale mi ha detto che si troverà; e aggiunse: venne un tedesco che voleva un manoscritto, subito era impossibile trovarlo, dopo sei o sette anni si trovò. Ora se il Governo ha fatto molto di più intorno alle proprietà ecclesiastiche, che ha avvocato a se, giustamente od ingiustamente ora non cerchiamo, è un’anomalia che non protegga questa proprietà nazionale dei documenti storici, in modo che la si conservi e la si possa vedere ; ed è curioso che mentre ci sono leggi per la conservazione del patrimonio delle Opere pie, le quali, per cancellare una ipoteca di cento franchi, vogliono cinque o sei voti del procuratore generale, dell’Economato dei benefìzi vacant:, del Ministro di grazia e giustizia, che li rimanda a tutti questi, i documenti, che valgono molto di più, possano esser venduti da un momento all’ altro, senza che ci sia un controllo di nessun genere. Ora, perchè questo stato di cose richiami l’attenzione del Governo, il Congresso dica: crediamo opportuno che vi occupiate deH’argomento, senza aspettare che passino altri tre anni. E giusto adesso che si sta compilando la legge sull’ordinamento della proprietà ecclesiastica, mi pare il tempo opportuno; e mi pare che non ci sia da pensarci tanto. Dobbiamo esprimere il nostro desiderio a cui, credo, possiamo acconsentire tutti, affinché si provveda in modo che sieno conservati e sieno accessibili agli studiosi questi documenti. Presidente. — Io non dovrei intervenire nella discussione; ma siccome penso che il Congresso non desideri — 169 — addivenire ad un voto, che lo dividerebbe in due parti rispetto alle opinioni testé manifestate, io vorrei provarmi a trovare una soluzione che possa essere accettata di comune accordo, invocando un precedente che appartiene al Congresso di Firenze. — Anzitutto chiederei al prof. Gaudenzi : crede egli davvero che solamente negli archivi capitolari e parrochiali esistano disordini? Solo in quegli archivi i documenti sieno male custoditi ? li non vi é nulla a dire circa gli archivi comunali? circa gli archivi di certi uffici governativi? Quindi la questione va oltre i confini nei quali egli ha ristrette le sue osservazioni. Molti sono gli enti che avrebbero bisogno d’essere obbligati a riordinare e a conservare i loro archivi, mercé un’efficace sorveglianza governativa, mercé una vigorosa azione della suprema autorità dello Stato. Tutte queste cose ha già considerate il Congresso di Firenze, approvando il seguente ordine del giorno nella tornata del 24 settembre 1889, proprio tre anni oggi : Il Congresso esprime il voto, che il R. Governo emani disposizioni efficaci per la tutela e la vigilanza diretta e obbligatoria dello Stato sugli archivi dei Comuni e degli enti morali, a forma del regolamento degli archivi e della legge comunale e provinciale. Ora pare a me che le proposte Gaudenzi conducano a questo, che oggi il Quinto Congresso abbia a confermare quel voto. Sforza.. — La proposta letta dal Presidente fui io che la feci al Congresso di Firenze, e debbo con vivo dispiacere constatare che é rimasta presso il Governo del Re lettera morta, come rimasero lettera morta quegli altri desideri che esprimemmo ai Ministri degli interni e della pubblica istruzione. — 170 — Chinazzi. — Io non ero presente al Congresso di Firenze; ritiro la proposta fiuta. Paoli. — Mi pare che nella discussione presente si potrebbe proporre l’ordine del giorno puro e semplice. Presidente. — Il quale valga a significare che il nostro Congresso conferma il voto di quello di Firenze. Paoli. — Questo si capisce. Gaudenzi. — La prima ragione per cui rimase lettera morta quel voto, è stata di averlo esteso anche agli archivi comunali. In ogni modo mi associo a quello che ha detto il Presidente, chiedendo che questo Congresso, confermando quel voto, lo trasmetta al Ministero colla relazione della discussione, deplorando che non sia stato esaudito finora. Presidente. — Deplorare no, perché non mi pare dicevole fare in questo Congresso manifestazioni di biasimo. Manderemo questo voto al Ministro dell’ interno e al Ministro dell’istruzione, insieme cogli altri che saranno approvati dal Congresso. Stefani. — Conviene pregare il Ministro della pubblica istruzione a volersi mettere d’accordo col Ministro degli interni da cui dipendono gli archivi. Presidente. — Riassumo: v’é un ordine del giorno già approvato dal Congresso di Firenze, il quale finora non ebbe effetto; però il nostro Congresso ricorda, con nuova adesione, quel voto, e desidera che sia tenuto in conto dalle autorità cui spetta provvedere. Approvazioni generali. La seduta è tolta alle ore 4, 15. ■1 1 1 H n vi. Adunanza del 26 Settembre. Presidenza Boselli. L’adunanza ha principio alle 9. 20 del mattino. Siedono al banco della presidenza il vicepresidente Balzani e i segretari Sforza e Greppi. Sono presenti cinquantaquattro congressisti, cioè: Balletti, Balzani, Barozzi, Belgrano, Berti, Bonazzi, Boselli, Calvi, Campanini, Casanova [Enrico], Claretta, Del Badia, Fabretti, Fumi, Garassini, Gasparolo, Levi, Malagola, Malaguzzi, Manno, Marcello, Meille, Merkel, Neri, Novati, Paoli, Poggi, Remondini, Rivera, Romano, Ruggero, Sforza [Giovanni], Stefani, Staglieno, Tononi, Travali, Vayra e Vinay, deputati. Accame, Agnoioni, Casanova [Eugenio], Chinazzi, Crotta, Isola, Loria, Magni, Griffi, Mazzachiodi, Savi-gnoni, Sciocchi, Sforza [Carlo], Staffetti e Sturlese, invitati. Greppi, segretario, dà lettura del processo verbale della tornata antecedente. È approvato. Paoli. — Il cav. Eugenio Vieusscux, essendosi ini- — 172 — provvisamente ammalato, m’incarica di scusarlo se non ha potuto intervenire al Congresso. Sforza, segretario, comunica i doni, le lettere d’ adesione e i telegrammi pervenuti al Congresso. Presidente. — Prego il dottor Merkel di riferire intorno al tema proposto dal collega Tononi. Merkel. — La Commissione, discussa l’importante proposta dell’arciprete Tononi, è convenuta in questa redazione, che modifica alquanto quella da lui presentata, allo scopo di agevolarne 1’ esecuzione : Considerando che, nel medio evo, in Italia, concorsero grandemente a tormare la vita pubblica non soltanto la Chiesa e l’impero, ma an^he i comuni e le repubbliche; che all’età nostra in particolare si moltiplicarono gli studi critici ed estesi intorno i regesti pontifici ed imperiali; e che pure si desidera di conoscere ancor più addentro la storia della vita comunale di quell’epoca: Il Congresso, addita, come uno dei mezzi ad ottenere l’intento, la compilazione delle serie intere, per quanto ò possibile, di coloro che furono al regime delle città libere. Ed affinchè siffatta proposta sia attuata, si rivolge all’ Istituto Storico Italiano, che, valendosi d’uomini speciali, voglia dare il disegno pratico del lavoro ed assumerne la direzione generale. Per compierlo s’invochi l’opera delle singole Deputazioni e Società di storia patria, che sul luogo, meglio di altri, possono dare il rispettivo contributo al lavoro generale. Il Congresso, confidando pure nell’istituto Storico Italiano per ciò che ne riguarda il disegno e l’esecuzione, manifesta nondimeno il desiderio che siano segnati alcuni limiti per agevolare l’impresa, 'ale a dire che l’opera proposta consista nel pubblicare, conforme i documenti, le serie cronologiche dei primari officiali pubblici delle città Ubere, dogi per Venezia, consoli, podestà, dogi e governatori di varie signorie per Genova, consoli, podestà, capitani del popolo, gonfalonieri, ecc., per gli altri comuni, dalle origini di notali istituzioni sino al termine del secolo XV. - i73 - Presidente. — Vi é alcuno che chieda di parlare intorno alle conclusioni esposte dal collega Merkel? Nessuno chiedendo di parlare, le pongo ai voti. Coloro che ap-approvano, sono pregati di alzare la mano. Sono unanimemente approvate. Prego il comm. Belgrano di fare quella comunicazione che egli ci ha promesso, e che noi attendiamo con tanto desiderio. Belgrano. — Come delegato della Società Geografica Italiana, presso la quale si aduna e vive di cortese ospitalità la R. Commissione Colombiana, come vice-presidente della Commissione stessa e incaricato di sopravvegliare alla stampa de’ suoi lavori, ho l’onore di tornire alcuni ragguagli, in continuazione di quelli che già diedi nel Congresso di Firenze, sopra l’opera nostra, della quale saranno pronti alcuni volumi pel giorno 12 del prossimo mese, e gli altri confidiamo potranno esserlo nell’ anno venturo. Voi sapete, o Signori, che la Commissione Colombiana è dovuta ad una felice idea dell’onorevole nostro Presidente, quando era ministro dell’istruzione pubblica, e che essa fu creata con R. Decreto del 17 maggio 1888. Dopo il Congresso di Firenze sono avvenute tra i suoi componenti alcune modificazioni ; e il march. Giacomo Doria assunse la presidenza in sostituzione del march. Francesco Nobili-Vitelleschi. Il Decreto d’istituzione segnava di già 1’ oggetto ed i limiti di quella che si convenne intitolare « Raccolta di documenti e studi Colombiani »; il programma particolareggiato e definitivo, tracciato dai commissari Dalla Vedova e Belgrano, fu approvato il i.° febbraio 1890. La Raccolta consta di sei distinte parti, delle quali ecco la distribuzione, secondo le notizie che per maggiore esattezza attingo alla prefazione della Giunta centrale: « La prima, affidata a Cesare De Lollis, contiene, in tre volumi, la raccolta completa e cronologicamente ordinata degli scritti di Colombo finora conosciuti. Cosi gli autentici, come gli autografi, — 174 — furono con ogni cura riveduti sugli originali, fornendosi pei primi quell’ apparato di varianti che la moltipliche dei manoscritti rendesse necessaria od opportuna. Nel volume terzo figurano, riprodotti in eliotipie per opera di Augusto Martelli, e coll’ interpretazione diplomatica a fronte, tutti gli autografi di Cristoioro Colombo. » La seconda va ripartita in due sezioni. L’ una, in due volumi, curati da Luigi Tommaso Belgrano e Marcello Staglieno, contiene i documenti privati di Cristoforo Colombo e della sua famiglia, non che la ristampa del Codice diplomatico Colombiano, per la prima volta edito dallo Spotorno. I documenti privati sono cento-trentasei e vanno dal 1429, data a cui rimonta la più antica notizia di Domenico Colombo, al 1572, cioè fino all’estinzione della discendenza maschile di Colombo. Quanto al Codice diplomatico, che forma il volume secondo, esso fu ristampato secondo l’esemplare che se ne conserva all’archivio del Ministero degli aflari esteri di Parigi, non senza però tener conto dell altro conservato nel Municipio di Genova, e del frammento di Providence. Nell altra sezione di questa Parte, che consiste tutta nel volume terzo, si pubblicano diverse memorie d’indole speciale : Le questioni Colombiane allo stato presente, di Cornelio Desimoni ; dove si toccano tutti i punti più controversi nella storia del grande Navigatore. Cristo-foro Colombo e i corsari Colombo del secolo xr, relativa a quegli uomini di mare che portano nei documenti e nella storia lo stesso nome dello Scopritore genovese, e le cui gesta, essendosi svolte nel periodo più oscuro della vita di lui, diedero luogo a controversie nella biografia Colombiana. Tale monografia era stata affidata ad Enrico Salvagnini; ma, avendoci la morte privati della sua collabo-razione, il non agevole mandato fu assunto dal figlio Alberto Salvagnini. I ritratti di Cristoforo Colombo, di Achille Neri, memoria che ha l’oggetto di ricercare, tra le numerose pretese effigie di Colombo, quella che nell’ insieme riproduca tutti o in massima parte i particolari che sulla persona dell’ Ammiraglio ci forniscono don Fernando suo figlio ed altri storici contemporanei. Finalmente questa sezione si chiude colla monografia: Le medaglie di Colombo, di Umberto Rossi, dove si riproducono e si descrivono le medaglie coniate in onore dello Scopritore dell’ America. - 175 — " Parte terza, che consta di due volumi e fu affidata a Gu- glielmo Berchet, si raccolgono le fonti italiane per la storia della scoperta del Nuovo Mondo dal 1492 fin verso la metà del secolo xvi. Il primo volume produce tutti i documenti diplomatici, editi ed inediti, cioè bolle e brevi pontifici, lettere di principi, dispacci di ambasciatori, consoli, segretari, inviati segreti, ecc. 11 secondo olire invece la racolta delle narrazioni sincrone, che ammontano a duecento circa. » La Parte quarta consta di due volumi. Nel primo Enrico Alberto D’Albertis tratta dell’ Arie nautica ai tempi di Colombo, rifacendo la storia delle costruzioni navali nelle coste del Mediterraneo dall’epoca delle crociate alla fine del xv secolo, e venendo poi a descrivere minutamente le caravelle che servirono alla meravigliosa scoperta, e gli strumenti nautici dei quali Colombo potè disporre. Nel secondo è inserita la memoria del P. Timoteo Bertelli su La declinazione magnetica e la sua variazione nello spazio , scoperte da Cristoforo Colombo; in essa si raccolgono e discutono le cognizioni degli antichi riguardo al magnetismo, e si determinano il carattere e l’importanza delle osservazioni compiute da Colombo, durante i suoi viaggi, sulla variazione della declinazione. In questo stesso volume trova posto la monografia di Vittore Bellio, intitolata: Notizie delle più amiche carte geografiche che si trovano in Italia riguardanti l'/tnitrica; essa è una descrizione particolareggiata di dette carte, aggruppate secondo l’epoca alla quale appartengono e le affinità che presentano. Delle più importanti si dà anche la riproduzione eliotipica. » Nella Parte quinta rientrano le Monografie riguardatili ; precursori e i continnatori dell' opera di Cristoforo Colombo, e i narratori sincroni italiani. Nel volume primo è compresa quella di Gustavo Uzielli, su Paolo dal Pozzo Toscatulli, il più illustre e significante tra gli ispiratori di Colombo, e ad essa si riconnette intimamente l’altra più speciale, di Giovanni Celoria: Sulle osservazioni di comete fatte da Paolo dal Pozzo Toscanelli e sui lavori astronomici suoi in generale. Il volume secondo si apre colla memoria di Giuseppe Pennesi su Pietro Martire d’Anghiera, il primo autorevole storiografo dell’America. Vi si comprendono inoltre le memorie di Luigi Hugues su — 176 — Amerigo Vespucci, su Giovanni refragatio, con documenti integralmente tratti dall’archivio di Simancas, e sul genovese Juan Bautista, che prese parte alla grande spedizione di Fernando Magellano. Ivi stesso, di Giovanni Caboto tratta Vincenzo Bellemo, e di Leone Pancaldo, il noto pilota savonese che prese parte egli pure a quella famosa spedizione, tratta, coll’allegazione di nuovi documenti, l’abate Prospero Peragallo. Nel volume terzo si comprende lo studio su Antonio Pigafetta di Andrea Da Mosto, che ristampa la relazione del viaggio del 1519; e finalmente quello di Marco Allegri sullo storico Girolamo Belinone. « La Parte sesta ed ultima comprende, in un volume, la Bibliografia italiana delle opere a stampa riguardanti Cristoforo Colombo e la scoperta dell’America, compilata da Giuseppe Fumagalli colla collaborazione di Pietro Amat di S. Filippo ». Con queste notizie ho finita la mia relazione sul programma della pubblicazione Colombiana; ma se la cortesia vostra, o Signori, me lo consente, io darò anche qualche cenno particolare sopra alcuni degli autografi di Colombo, cioè sul libro delle Profezie, e sui O O vari volumi nei quali egli fece di suo pugno molte annotazioni. Libro de las Profecias. Di questo libro il Navarrette riferi la descrizione che ne fece il Munoz. riproducendone larghi saggi (1). Ma ora solamente esso verrà alla luce nella sua integrità. Il De Lollis lo ha caratterizzato benissimo: «un florilegio biblico, che Colombo mise insieme.... allo scopo di provare che 1’ opera sua e la sua stessa persona si trovavano chiaramente vaticinate nelle sacre carte » (2). Egli vi pose mano dopo il terzo viaggio, coll’aiuto dell’amico suo il P. Gaspare Gorricio, e col sussidio di un codice di Concordanze della Bibbia, (1) Cf. Navarrete, Coleccion de los viages y descubrimientos, que hicieron por mar los Espanoles desde fines del siglo XV, Madrid, 1825 sgg., I, 260-273. (2) Cf. De Lollis, La mente e l’opera di Cristoforo Colombo, nella Nuova Antologia, fascicolo del 16 agosto 1892, p. 592- — 177 — che tuttavia si conserva tra i libri dell’Almirante nella biblioteca Colombina di Siviglia (i). Il Libro è anche un buon documento della evoluzione che ebbe luogo nei concetti di Colombo, per riguardo alle dottrine cosmografiche da lui professate, e una efficace dimostrazione di quella tendenza al misticismo che egli ebbe più che mai spiccata negli ultimi anni della sua vita. Di qui si vede anzi con quanta forza di persuasione la teologia mistica si fosse impadronita della grande anima di Colombo; e, non ostante la diversità dei paesi e dei secoli, ci richiama al pensiero quelle gravi meditazioni di Newton, il quale aveva egual fede nel suo sistema del mondo e nella sua strana spiegazione dell’ Apocalisse. Certo una gran parte di quel fervore teologico vorrà ripetersi dalle conversazioni e dall’ aiuto del Gorricio, forse, di qualche altro monaco di quella monumentale Certosa de las Cucvas, la cui ridente ed elevata postura fece dire più tardi al veneto Andrea Navagero, che parea fatta apposta « per montar di là al Paradiso » (2). Conosciamo tutti le idee di Colombo intorno alla fine del mondo, della quale trattano appunto le profezie da lui raccolte in una sezione del libro. Appena centocinquanta anni sarebbero mancati alla catastrole: ciò che suggeri all’Humboldt l’osservazione che essa sarebbe avvenuta fra la morte di Cartesio e quella di Pascal (3). Ma prima che il mondo finisca, diceva Colombo, « Gerusalemme e il monte Sion devono essere riedificati per opera di un cristiano ». A confortare il suo pensiero, egli aveva pertanto adunate in altra parte del libro le profezie che gli pareano favorevoli a questa credenza, 0 che poteano giovare a mettere in rilievo quanto egli immaginava, di dover essere cioè il duce supremo della crociata intesa a riconquistare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli. E invero l’idea della crociata contro i Turchi i (1) Cf. De La Rosa, Libros y autografos de D. Cristòbal Colòn, Se villa, 1891, P- '9 sgg- (a) Cf. Navagero, Il viaggio in Spagna, Vinegia, 156?, car. 13. (3) Cf. Humboldt, Examen critique de l’bistoire de la GeographU du Nouveau Continent etc., Paris, 1836-39, I, 18, III, 253. Atti Soc Lio. St. Patii*. Voi. XXVI, 12 — 178 — era risorra gagliarda in Europa dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453; ed erano appena trascorsi pochi anni da che i Genovesi, aveano immaginato appunto il disegno (rimasto però ineseguito) di una di queste imprese, per tornare in possesso delle loro colonie del Bosforo e del Mar Nero, sì come ne tanno fede i documenti pubblicati più anni or sono da Giacomo Grasso nel Giornale Ligustico (1)* Ancora una particolarità curiosa. Voi sapete bene che Colombo predicendo nel 1504 agli indigeni della Giamaica un ecclissi di luna, che si verificò perfettamente, ricondusse all* obbedienza quegli abitanti. Di questa ecclissi Colombo tien nota appunto nel Libro de las Profecias; e probabilmente (dice Humboldt) l’Ammiraglio 1 avea calcolata su le Effemeridi del Regiomontano, abbenchè il nome dell’ astronomo di Konigsberg non figuri mai tra gli autori da lui citati. Ma noi siamo in grado di rispondere positivamente, che Colombo attinse invece all’ almanacco perpetuo di Abramo Zachut, astronomo del re Emanuele di Portogallo, stampato a Leirea nel 1496; del quale almanacco figura tuttavia nella Colombina 1 esemplare da lui adoperato. Postille. Il maggior numero di postille e le più importanti si trovano nei seguenti quattro volumi della Colombina : a) La Imago mundi e le altre opere del celebre cardinale Pietro d’Aillv, con in fine alcuni trattati di Giovanni Gersen, nell’edizione che ne fu fatta a Lovanio da Giovanni di Vestfalia intorno al 1460; b) La Historia rerum ubique gestarum di Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II, nell’ edizione di Venezia per Giovanni di Colonia e Giovanni Manthen di Gherretzen, nel 1477» c) Il Milione di M. Polo, tradotto in latino da frate Francesco de Pepuriis da Bologna, col titolo: De consuettidinibus et conditionibus orientalium regionum, stampato probabilmente da Gerardo di Leeu ih Anversa circa il 1485; d) La Historia naturale di C. Plinio Secondo, nella versione (1) Cf. anno IV (1879), p. 231 sgg. - I79 — toscana di Cristoforo Landino, stampata a Venezia da Bartolamio Zani nel 1489. (jià 1 Barrisse, il De la Rosa, 1’Asensio ed altri hanno riferiti alcuni interessanti saggi delle postille che si trovano nei detti quattro volumi; ma la collezione completa che la R. Commissione ne ha fatta, e presenterà, per l’assidua opera del prof. De Lollis, cosi in fac-simili eliotipici come in trascrizione diplomatica, sta di certo per rendere un grande servizio alla storia dell’idea Colombiana; perchè gli è soltanto dopo la nostra pubblicazione (s’io non m’inganno), che si potrà, con la certezza di minori lacune, tracciare un buon elenco degli autori che Colombo studiò in fonte o de’ quali ebbe notizie di seconda mano : elenco che l’Humboldt tentò già nei principi del nostro secolo, quando il materiale per si fatto lavoro era ancor troppo scarso. Nessun volume però ebbe più caro Colombo di quello del d’Ailly, teologo potente, fermatosi, come poi Nicolò da Cusa, sul limitare estremo di quelle soglie a varcar le quali si sarebbe usciti dal grembo della Chiesa cattolica; geografo, astronomo ed astrologo alla maniera del nostio Andalò di Negro; avventuratosi, fin dagli inizi del sesecolo xv, a leggere nelle stelle, e a predire con sufficiente chiarezza le grandi trasformazioni politiche e sociali che segnalarono la fine del secolo passato. Le postille delle quali è costellato, si può dire, in tutti i margini il libro del d’Ailly, dimostrano pure a meraviglia l’ardentissimo desiderio di Colombo, di far tesoro anche delle cognizioni non direttamente in rapporto coll’ idea madre che signoreggiava 1’ animo di lui. Perciò i frequenti riferimenti alla storia, specie di Grecia e di Roma, accendono la fantasia dell’immortale Navigatore; sicché di Roma e della sua superiorità nel mondo antico, egli annota quasi ogni accenno. Nella storia medioevale le imprese di Carlo Magno, le invasioni saraceniche e tartariche, la caduta di Gerusalemme e le gesta di Saladino, sono tra i fatti che più lo colpiscono. Niente infirma però l’opinione dell’ Humboldt, che quanto Colombo sapeva di Aristotile, di Strabone e di Seneca (salve le Tragedie), egli lo ricavasse appunto dalle opere del d’Ailly. Nè diversamente si ha da credere rispetto alle dottrine di Ruggero — iSo — Focone intorno all* Asia ed alla estremità orientale di essa ; imperocché le nozioni di Colombo su questo argomento sarebbero di certo più estese e complete, qualora egli le avesse proprio attinte dall’ Opus tnaiiis del « dottore ammirabile » (i). Parimente Colombo dee avere ricavata dal d’Ailly la misura che egli attribuisce ad ogni grado di latitudine, in cinquantasei miglia e due terzi, giusta la stima dell’astronomo Alfragano già adottata da S. Tommaso e da Dante; misura da lui certamente seguita, perchè gli facea minore l’intervallo inesplorato de’ mari fra la Spagna e l’India. Le postille al d’ Ailly verranno anche opportune, per dimostrare infondate alcune delle accuse che si tanno a Colombo in materia di scienza nautica ed astronomica. Il Breusing, per esempio, gli rinfacciò di non conoscere il quadrante astronomico, imputando al Las Casas di avere insinuato il nome di questo strumento nel giornale di bordo dell’ Ammiraglio (2). Il prof. Gelcich ha risposto al Breusing con buona copia di prove, e ricordato quel passo della lettera riguardante il terzo viaggio, nella quale Colombo scrive di una certa misura di leghe, che non poteva esservi errore « porque se midieron con cuadrante » (3). Tuttavia non sarà soverchia quest’ altra dichiarazione dell’ accusato, il quale in margine al foglio 42 della Imago mundi scrisse di propria mano : « Sepe navigando ex Mixbona ad austrum in Guinea, notavi cum diligentia viam, ut solent naucleres et malinerios, et postea accepi altitudinem solis cum quadrante et aliis instrumentis plures vices ». Del resto, anche nella Historia di Pio II occorrono di mano dello Scopritore del Nuovo Mondo parecchi appunti di storia; e si paiono con affettuosa cura annotati que’ passi ne’ quali si han notizie delle colonie e dei dinasti genovesi in Oriente : Scio e i Giustiniani, Lesbo e i Gattilusi; poi Cipro e Tenedo, le grandi guerre onde arsero pel dominio di queste isole Venezia e Genova. Ma le annotazioni di Colombo si allargano di più in più in quella (1) C£ Humboldt, Examen critique cit., I, 70. (2) Cf. Zeitsihrift fùr wissenschaft Geogr., II, 193 sgg. (3) Cf. Navarrete, Colecdon cit, I, 258; Gelcich, La scoperta d’America e Cristoforo Colombo nella letteratura moderna, Gorizia, 1890, p. 68 sg. - 181 - parte dell’opera, laddove il Piccolomini imprende la descrizione dell’Asia. Qui egli segna tra l’altro i luoghi donde si estraggono i metalli nobili e le pietre preziose, le diversità dei climi, le specie delle piante, le altezze delle montagne. E appuntando i periodi ne’ quali è messo in aperto come già l’Oceano avesse più volte tradito il proprio segreto, a’tempi di Cesare Augusto, ai tempi di Federico Barbarossa e a’ tempi dell’ imperator Sigismondo, gittando sui lidi europei i naufraghi Indiani e le loro fragili navicelle, Colombo se ne viene diritto alla conclusione, che ciò non sarebbe stato possibile, se il mare fosse veramente innavigabile, come dicono, oltre le colonne d’Ercole. Conclusione ovvia oramai da quattro secoli ; ina alla quale intanto (ripeterò con Cesare Correnti) niuno, prima di Colombo era venuto; di maniera che « il mondo, già quasi rivelato dal caso, aspettò d’essere scoperto dalla forza riflessiva e dalla pertinace volontà » (i). La scoperta dell’ esemplare latino di Marco Polo nella Colombina rischiara molti dubbi; e anzitutto dirime l’opinione di Humboldt, il quale stimava che il Milione fosse rimasto ignoto a Colombo, almeno avanti il suo primo viaggio (2); modifica la congettura di Wahsington Irwing, il quale stima che Colombo avesse in manoscritto l’opera mirabile del viaggiatore veneziano (3); e dà ragione al Navarrete, il quale, senza entrare in particolari, sostenne a priori che quell’ opera Colombo doveva averla ben conosciuta (4). Di Plinio non dirò altro, perchè il tempo troppo c’ incalza; se non che in uno de’ margini di questo volume lo Scopritore espone il motivo per cui diede il nome di Spagnola a quell’ isola che supponeva essere Cipango-, cioè, perchè dirimpetto al porto, ove avea dato fondo, stendevasi una delle più belle campagne del mondo, e quasi paragonabile alle terre di Castiglia (5). (1) Cf. Correnti, Discorso premesso alle Lettere autografe di Cristoforo Colombo nuovamente stampate, Milano, 1863, p. 62. (2) Cf. Examen critique cit., II, 350. (3) Cf. Irving, Storia della vita e dei viaggi di Cristoforo Colombo, Genova, 1828, III, 49. (4) Cf. Navarrete, Colecdon cit., I, 13. (5) Cf. De La Rosa, Libros y aulografos cit., p. 15. — 182 - Accennato così di volo alla prossima pubblicazione della Commissione Colombiana, mi rimane ad esprimere la speranza che la « Raccolta» possa riescir non indegna dell’avvenimento e dell’Uomo che essa intende di celebrare. Se tale non fosse però, la colpa non dovrebbe tarsi risalire nè all'onorevole Boselli, che con alti e patriottici ideali creò la Commissione, e nè manco a’ suoi onorevoli successori nel ministero, i quali considerarono 1’ opera nostra come un dovere nazionale, ed anche in mezzo alle presenti strettezze del bilancio, non ci lasciarono mancare i mezzi per compierla (vivi e prolunga ti applausi). Presidente. — Sono certo di interpretare il Congresso, ringraziando vivamente il prof. Belgrano delle comunicazioni , per ogni parte interessanti, fatte all’ adunanza. 11 Congresso applaude all’ opera della Commissione Colombiana, che sarà non solo per la storia italiana, ma per la storia della civiltà, un grande, importante, prezioso monumento ; e poiché più d’ una volta, con squisita cortesia, il professore Belgrano volle ricordare l’origine della Commissione, mi sia lecito dimenticarmi per un istante che qui debbo parlare solamente a nome del Congresso storico, e mi si conceda, discorrendo della mia persona, assicurare l’amico Belgrano e l’assemblea che se havvi cosa di cui io schiettamente mi compiaccia, si è d’aver dato vita alla Commissione Colombiana, non solo per il concetto e lo scopo dell’ opera cui io volli chiamarla, ma per il modo onde uomini valentissimi hanno recato ad effetto il disegno amorosamente divisato per onorare il grande Italiano, per la gloria del paese, per 1’ utilità degli studi (applausi). Malagola. — Credo interpretare il desiderio di molti amici, anzi di tutti i qui presenti, proponendo un voto di ammirazione, di plauso e di riconoscenza alle quattro per- - i83 - sone che principalmente hanno avuto l’incarico di questa grande pubblicazione, la quale farà tanto onore al nostro paese, e sono il prof. Belgrano, il comm. Berchet, il prof. De Lollis, il marchese Staglieno. Presidente. — Pongo ai voti quest’ ordine del giorno: « 11 Congresso storico fa plauso all’opera di tutti coloro che presero parte alla pubblicazione Colombiana e segnatamente alle quattro persone or ora nominate ». E approvato per acclamazione. Claretta. — In quest’ adunanza, che precede quella di chiusura riservata alle cerimonie, credo rendermi interprete del sentimento dei colleglli col proporre una parola di elogio e di ringraziamento al Comitato ordinatore di questo Congresso, il quale si sobbarcò a fatiche non ordinarie, e riuscì in tutto così bene, e ci adunò in un’ aula che é monumento dell’ antica potenza e del patriottismo dei Genovesi. Propongo una parola di elogio speciale al degno Presidente di detto Comitato, il comm. Belgrano, il quale, fin dal Congresso storico di Firenze, ebbe la felice intuizione di prevedere che il quinto Congresso storico, adunandosi all’ epoca delle feste Colombiane, avrebbe avuto dalle Autorità quella accoglienza della quale fummo testimoni in questi giorni di gradita dimora nella città di Genova. Presidente. — Noi consentiamo nelle parole del collega Claretta e approviamo la giusta ed opportuna proposta, applaudendo all’ opera del Comitato ordinatore e acclamandolo singolarmente benemerito (vivissimi applausi). Belgrano. — Interprete dei sentimenti di tutti i miei colleghi del Comitato ordinatore, ringrazio il barone Claretta e tutti i congressisti del plauso di cui ci hanno — i84 — confortato. Questo è un premio moìto al disopra della poca fatica che abbiamo potuto spendere per raggiungere l’intento comune. Presidente. — Prego il segretario Sforza di leggere i temi proposti dalla Società storica siciliana. Sforza. — I temi proposti dalla Società Siciliana di di storia patria sono quattro. Tema I. — Ciascuna Società o Deputazione di storia patria avrà cura che in fine di anno sia compilato, da una o più persone di riconosciuta competenza, un ampio resoconto di tutte le pubblicazioni storiche, italiane e straniere, che riguardano la regione in cui ha sede la Società o Deputazione. In questo resoconto sarà specialmente messo in luce quanto di nuovo e d’importante si contiene in tali pubblicazioni. Tema II. — Ciascuna Società o Deputazione di storia patria farà compilare un Catalogo completo di tutte le scoperte archeologiche fatte nella propria regione, specialmente delle iscrizioni le più importanti, le quali sarà bene siano riprodotte integralmente, come pure un catalogo dei documenti e dei manoscritti in genere pubblicati per la prima volta entro 1’ anno. Tema III. — Ciascuna Società o Deputazione farà compilare un Catalogo ragionato cronologico, alfabetico regionale di tutti 1 documenti editi e di quelli inediti che si riferiscono alla storia italiana, designando un secolo od un’ epoca qual meglio si crederà. Ciascuna Società o Deputazione si occuperebbe della sua regione. Quella poi che verrà designata per sede del sesto Congresso Storico Italiano non solo collaborerà all’ opera per la parte sua, ma dovrà eziandio riordinare il materiale raccolto dalle consorelle e avrà la direzione del lavoro. Il sesto Congresso non dovrà essere bandito se non quando sarà ultimato il lavoro per quel secolo o per quell’ epoca fissati dal quinto Congresso. Tema IV. — Ciascuna Società o Deputazione di storia patria dovrà impegnarsi per dare un maggiore sviluppo alle ricerche intorno alla storia economica d’Italia. * - i85 - A questi temi la stessa Società Siciliana ha fatto seguire due voti : I. Chiedere al R. Governo che venga istituita una laurea esclusiva per la Storia nelle università italiane. II. Raccomandare all’ Istituto Storico Italiano di affrettare la pubblicazione delle cronache, seguendo, per quanto sia possibile, 1’ ordine cronologico. Presidente. — V’è qualcuno che intenda parlare intorno ai temi e ai voti testé letti ? Sono argomenti importanti, e parmi debba procedersi come s’ é fatto per gli altri; ove si voglia discutere occorrono, anche per essi, gli studi preliminari. Belgrano. — I temi scelti dal Comitato ordinatore del Congresso furono quei quattro dei quali s’é svolta la discussione; degli altri il Comitato si limitò a disporre, che, come si usò pur fare nei precedenti Congressi, venisse data notizia nell’ ultima adunanza, ben prevedendo che ad esaurire la discussione di tutti sarebbe mancato il tempo. Il Congresso attuale potrebbe quindi rimandarli al successivo o anche sceglierne qualcuno per discuterlo subito. Romano. — Mi pare che non sia più il momento di discutere temi cosi importanti. Oramai il Congresso ha compito i suoi lavori; quindi io mi faccio interprete del desiderio dei miei colleghi e consoci, proponendo di rimandarli al futuro Congresso. Presidente. — Di questo desiderio sarà tenuto conto ; tutti i cultori della storia sanno quanto la Società Siciliana, per le pubblicazioni sue, sia benemerita dei nostri studi. Ora pregherei i signori Rappresentanti delle R. Deputazioni e Società storiche di voler presentare alla Pre- — 186 — sidenza le relazioni dei lavori compiuti nell’ ultimo triennio. Queste relazioni saranno inserite negli Atti del Congresso. Darò infine comunicazione di alcuni altri voti e proposte che furono presentati nell’ odierna seduta, e che verranno pure inseriti negli Atti. I. Della convenienza e del modo di promuovere lo studio della storia navale. Prof. Pietro Sturlese. II. Nell’interesse della popolarizzazione degli studi storici, e perchè i cittadini si abituino per tempo alla conoscenza delle memorie del loco natio, il Congresso fa voto affinchè, fra le materie d’insegnamento nelle scuole elementari, ginnasiali e tecniche, abbia largo sviluppo la storia del Comune e della Provincia alle quali 1’ allievo appartiene. Agostino Bruno. III. 11 Congresso fa voti affinchè le Deputazioni e le Società di storia patria, di comune accordo, promuovano nella rispettiva zona d’azione una pubblicazione intorno alla Numismatica delle singole città e repubbliche italiane nel medio-evo, con unità di metodi e conformità di criteri, e in designati limiti ; metodo e limiti da definirsi dall’ Istituto Storico, quale rappresentante nella capitale tutte le Deputazioni italiane. G. B. Garassini. IV. Comunicazioni per la storia dei singoli Comuni d’Italia. Il benemerito Cesare Correnti, essendo ministro della I. P., aveva avuto una felicissima idea, quella cioè di affidare a persona colta ed intelligente l’ufficio d’intermediario od ispettore per tutto ciò che, di competenza del Ministero dell’interno, potesse interessare la cultura nazionale. Il Ministro dell’ Interno non volle allora accettare questa intromissione. — 187 — Il sottoscritto, che il Correnti onorò di lunghe conferenze in proposito, suggerì allora d’interessare il Ministro dell’Interno per ciò che concerne gli Archivi, e quello dell’I. P. per quanto riguarda le Biblioteche, affinchè ad un ufficio centrale della capitale, quale 1 on. Correnti lo aveva ideato, da ogni biblioteca ed archivio fosse mandata 1’ indicazione di qualsiasi documento riguardante comuni diversi da ^quelli nei quali tali documenti si conservassero. Per es. 1 Archivio comunale di Vercelli possiede un documento riguardante Como, ne dà notizia al Ministero, secondo un modulo uniforme; cosi si avrebbe agio di avere un prezioso catalogo di documenti locali, altrimenti con grande difficoltà reperibili. Ad operazione compiuta il Ministero sarebbe interessato, divise le indicazioni dei documenti per Provincia, a mandare alle diverse Società di storia patria 1’ elenco dei documenti relativi alla Provincia in cui risiede la Società. E. Narducci. La Sezione Reggiana propone che il Congresso faccia voto affinchè nei lavori catastali futuri, sull’ esempio di quelli compiuti nella Provincia di Reggio, si tenga conto delle variazioni delle strade e dei corsi d’ acqua a fine di agevolare il lavoro della carta storica del-1’ età romana e medioevale. Balletti. Campanini. La seduta é sciolta alle ore n, 35. Risposta del senatore Lampertico: Paolo Boselli, Presidente Congresso storico — Genova. -Poiana, 2$ settembre 1892. Questa testimonianza tanto cortese devo gentilezza vostra. Essa associasi memorie quanto luttuose, care, di altra occasione in cui ne ebbi prova indimenticabile. Riusciranno degni Congresso miei sentimenti commozione riconoscente da voi espressi. Lampertico. VII. Adunanza solenne di chiusura del 27 Settembre. Presidenza Boselli. Assiste il comm. Carlo Municchi Prefetto della Provincia. Siedono alla presidenza il vicepresidente Balzani, e il segretario Sforza. Sono presenti molti congressisti, speciali invitati, e un pubblico numeroso. 11 Presidente pronuncia il seguente discorso : Signori , L’ esimio cavaliere Sforza, cosi volendo anche il collega suo cavaliere Greppi, che per giuste ragioni ha dovuto affrettare il suo ritorno a Milano, riferirà, da pari suo, intorno ai lavori del Congresso. I quali procedettero solleciti, pieni, concordi. Giovò la scelta dei temi saviamente divisati. Dotti relatori, con ricchezza d’ argomenti e con forma efficace, agevolarono 1 esame delle diverse questioni, tutte importanti ed urgenti. Commissioni composte di uomini particolarmente competenti, fornirono 1 ausilio d un primo studio, e qui fra noi la discussione fu sobria, ma precisa, stringente e conclusiva. Udimmo altri notabili voti e li abbiamo registrati nei verbali. Abbiamo raccolto con interesse i documenti destinati a significare — 189 — « l’operosità dei sodalizi storici nell’ ultimo triennio. Fra le varie comunicazioni, rimase particolarmente impresso nel nostro pensiero il discorso che udimmo ieri dal prof. Belgrano intorno ai lavori della Commissione Colombiana; mirabile discorso per i concetti squisitamente peregrini e per la novità delle preziose notizie. Così nell’ aprirsi come sul termine dei nostri lavori, il prof. Bei-grano ha latto sentire il genio del luogo (applausi vivissimi), così egli rese all’ immortale Navigatore tributo degno d’un Congresso storico italiano. Inaugurammo 1’ opera nostra rivolgendo il nostro saluto con ossequio e con entusiasmo, il venti settembre, come ricordava in quel giorno con belle parole il vostro rappresentante (rivolgendosi al Prefetto), al Re dell’ Italia libera ed una. Fu di buon auspicio per noi la presenza d’ un Principe di Casa Savoia, che percorre con valore le vie del mare e coltiva con amore gli studi. Ci confortò la parola d’ un Sindaco, che oggi è ancora con lo spirito presente tra noi, e di cui basta ornai pronunziare il nome per esprimere ogni lode e per eccitare ogni applauso (applausi). Sedettero a questo seggio un dotto Principe e una graziosa Principessa; e vedemmo assistere ai nostri lavori uomini venerandi, i quali, nei cimenti del tòro, nelle politiche assemblee, nei servizi dello Stato acquistarono egregia fama e tengono nobilissimo luogo. Nè mancò fra noi anche prima d’ oggi il Prefetto di Genova, dotto e sicuro interprete del giure, cui sorride il genio delle eloquenti ispirazioni (applausi'). Il Congresso si sentì circondato da particolare favore, vide i propri lavori seguiti con particolare interesse. La stampa fu per esso larga di sollecitudini benevoli e cortesi; ed io, in nome del Congresso, ne ringrazio tutti i rappresentanti, perchè tutti furono d’un partito solo rispetto a noi: del partito degli studi e della cortesia (applausi). Si cominciarono i nostri lavori plaudendo alla conservazione e alla restaurazione di questo monumentale Palazzo; ma ieri i componenti il Congresso, visitando altri monumenti studiosamente conservati e sapientemente restaurati, hanno potuto apprendere come la conservazione e la restaurazione del Palazzo di S. Giorgio non formi un solo esempio in questa Città, non sia da attribuirsi a merito — 190 — speciale di alcun ministro o di alcun Governo, ma faccia parte di tutta un’ opera d’ arte e di storia, cui Genova consacra cura gelosa e fortunato volere. La splendida ospitalità del Municipio, o ci abbia accolti nelle sue magnifiche sale, o fra le armonie del maggior teatro, o colla festività d’ un elegante banchetto, valse a confermarci che una città come Genova, rinnova sempre 1’ esempio delle liberali e nobili cortesie, è sempre pari alla sua fama e alla privilegiata indole sua. Il Casino di ricreazione, convegno di eletti cittadini, e la Società di letture e conversazioni scientifiche, tanto benemerita della coltura cittadina, ci turono larghi di graditi inviti. I componenti il Congresso, percorrendo deliziosamente il nostro mare, hanno potuto rievocare, quasi dinanzi ai loro sguardi, il poema eroico de’ tempi nuovi, ed hanno potuto scorgere la risorgente attività economica della Liguria. Fra tanto incanto di natura, essi da una parte hanno potuto salutare lo scoglio di Quarto e dall’altra, da Sampierdarena a "S olti i, hanno veduto fumare ed inteso risuonare le officine, e ammirate le manifatture che popolano i liguri lidi. Nella vita d’ oggi si comprende meglio la vita antica di questa Città, che fu grande principalmente per virtù della privata intraprendenza, per virtù di popolari ardimenti. Genova fu gloriosa nei remoti tempi, anche nell’ imperversare delle cittadine discordie, perchè fra esse si tempravano gagliardamente gli animi, sorgeva il forte volete, e i coraggiosi suoi figli passavano intrepidamente dai cimenti della citta in armi ai pericoli del mare in tempesta. Allora semplici privati acquistavano regni e possedimenti in terre lontane, e costituivano colonie e stringevano patti di liberi commerci, e 1’ opera loro «.resceva a gloria e a profitto della patria, cui mirava, con fede di cittadino sincero, ogni navigatore fortunato, ogni vittorioso capitano. Cosi erano solleciti tutti i Genovesi nel volgere a benefizio di Genova le imprese della loro mirabile attività. La storia di Genova fu bella, fu grande, quando fu storia di popolo, e si oscurava a mano a mano che si restringevano gli ordini dello Stato, e che le patrizie invidie e la cupidità del dominio e del danaro gettavano lo Stato e la patria in preda ai reggitori stranieri, e si studiavano di spegnere con l’influsso corrompitore della Spagna - I9I - 1 allei a indole d’una gente, che non bastarono a domare nè la blandizie d una finta libertà, nè l’arroganza quotidiana dei potenti e dei satelliti loro insolentissimi, nè il torpore diffuso da pratiche religiose, eh erano arte di governo non espressione di sincera pietà, nè i Gesuiti fatti banchieri, e neppure il glorioso prestigio di Andrea D’Oria. L indole del popolo genovese poteva languire, ma non cadde mai fiaccata. 1 ratto tratto riappariva con lampi generosi; e fu lampo sublime, In magnanima prova delle sue virtù, il grido di riscossa onde il popolo genovese liberò nel 1746 la sua terra dall’ oppressione straniera, concedendo ai secoli tristi della storia italiana un esempio degno dei fasti più memorabili dell’ antica Roma (applausi). E ripensando alla Genova gloriosa per gli ardimenti sul mare, al culto del popolo genovese per il sacro fuoco della libertà, io comprendo come la musa storica del Botta abbia, con tanta predi-lezione, ricordate le vicende di questa terra, celebrati gli animi dei suoi cittadini per il loro patrio amore, per la fede nelle sorti di questa patria loro, bella tanto e operosa e gagliarda. Ebbe essa pure Genova i suoi giorni, troppo lunghi giorni per vero, nei quali parve velarsi il raggio delle antiche virtù per gli andamenti di un Governo ristretto nelle mani d’ un ordine solo di cittadini, poco capace a cose grandi, poco inclinato a propositi generosi. Ma di quei tempi non gioverebbe oggi discorrere e, a ogni modo, noi saprei fare qui in questa sala, dove sorgono in tanto numero le statue decretate per insigni meriti a patrizi genovesi, i quali furono larghi degli averi loro a sollievo degli universali bisogni, a sostegno della pubblica cosa; noi saprei fare dopo che il patriziato genovese fa oggi rivivere le tradizioni dei tempi migliori, dopo che abbiamo visitato testé il Palazzo Bianco, il Molo Lucedio e il mirabile Ospedale di S. Andrea (applausi). Anche la storia in questa città, 0 Signori, si manifesta come forma d’operosità civile e politica. Lo storico genovese, 0 ha operato prima di scrivere, 0 scrive perchè gli altri si apprestino prontamente ad operare. Caffaro narra con tanto vigore, perchè prima di valersi della penna a gloria della sua patria, si valse vigorosamente della spada per illustrarne il nome, per accrescerne la potenza. Gli — 192 — Stella sono cosi esperti nei pubblici uffici, come versati negli studi degli umanisti. Il Giustiniani ricerca negli archivi le (onti sicure della storia genovese, con quel medesimo ardore col quale va peregrinando sui mari e in terre lontane, e lascia traccie dovunque dei suoi pratici accorgimenti. Filippo Casoni riesce storico arguto, perchè è cittadino, indipendente ed ardito; e sa narrare con efficacia, perchè è avvezzo a vedere da vicino, con pratico acume, in qual modo procedono le pubbliche istituzioni della sua patria. Ai dì nostri, o Signori, Gerolamo Serra compie con la sua storia una vita spesa nelle alte magistrature e in ogni ufficio di buon cittadino, e scrive una di quelle storie che il Botta diceva nazionali, perchè intese a infondere negli animi la virtù dei grandi esempi e ispirate, dirò così, dal genio, dall’anima stessa del proprio paese. E la storia di Giunio Carbone non è tutta rivolta, con penna felice, ad un intento di civile e popolare educazione? E non era egli guidato da un vivissimo senso patriottico, non mirava egli a ridestare, in tutte le sue forme, la ligure attività, Michel Giuseppe Canale, quando andava esplorando gli archivi per trarne nuove testimonianze della grandezza genovese nei più liberi tempi di questa sua dilettissima patria? (applausi). Lasciate ora, 0 Signori, che io vi manifesti la devota e viva gratitudine mia per 1’ onore che ho da voi ricevuto, per la costante parzialità onde mi avete in questi giorni confortato e sorretto. A rivederci in quell’altra città, che, fra le tante belle e gloriose onde la nostra patria ha fulgentissima corona, vi piacerà oggi di scegliere come sede del venturo Congresso. Qualunque fra le citta italiane sia per esser quella da Voi scelta, essa certamente accoglierà, come Genova ha accolto, con affettuosa cortesia i cultori degli studi storici. E rivedendoci colà, mentre ricorderemo con compiacimento i giorni qui passati, potremo ripigliare con diligenza e con amore il compito nostro, proseguendo sempre sicuri e fidenti nella via che finora hanno percorso questi congressi, la cui opera è argomento d’ onore per coloro che li hanno promossi e che tengono sempre in essi degnissimo luogo, la cui opera costante-mente si appalesa benemerita verso la patria (applausi). - 193 — Presidente. — Ci occuperemo più tardi della scelta della città che sarà sede del futuro Congresso. Voci. — Roma, Roma, viva Roma ! (applausi generali e vivissimi). Presidente. — Voi unanimi acclamate Roma. Il regolamento dei Congressi ordina che in quest’ ultima tornata si deliberi intorno al tempo e al luogo del Congresso successivo. Non é prescritta alcuna forma di votazione. So che a Torino e a Firenze si é preferita quella delle schede segrete, ed é voto al quale dovrebbero prender parte solamente i delegati e i rappresentanti dei sodalizi qui convenuti. Ma davanti al nome di Roma e all’ unanime acclamazione testé avvenuta, io penso poter interpretare, con la adesione vostra, largamente il nostro regolamento. Votiamo per acclamazione, votate tutti, o Signori. Di certo nell’ unanimità é compreso il voto dei rappresentanti e dei delegati ufficiali, e il di più non offende e non vizia. Solo crederei opportuno di lasciar libero il Comitato ordinatore romano di determinare il mese e i giorni in cui il sesto Congresso storico abbia ad aver luogo, E cosi proporrei all’ assemblea di deliberare : Che il sesto Congresso storico italiano sia riunito nel 1895 a Roma, lasciando al Comitato ordinatore romano di determinare il mese e i giorni in cui tale riunione abbia ad aver luogo. Chi approva é pregato a levarsi in piedi. I membri del Congresso si levano tutti in piedi fra le acclamazioni e gli applausi. Presidente. — Roma é così proclamata sede del sesto Congresso storico italiano, e questa ancora é una designa- Atti Soc. Lio. St. Patri*. Voi. XXVI. <3 — 194 — zione ispirata alla solennità Colombiana, poiché nelle postille di Cristoforo Colombo, delle quali parlò ieri tanto perspicuo e tanto applaudito il Belgrano, si trova additato con fatidici segni il verso in cui Virgilio ricordava al popolo romano la sua missione imperativa su tutte le genti (i). Fini quella missione, ma Roma non cessò e non cesserà mai di diffondere il soffio dell’arte, la luce della civiltà, la scintilla dei magnanimi esempi (applausi). Roma sovranamente ispira i pensieri, commuove gli animi colla grandezza dei ricordi, colla grandezza delle nazionali speranze. Viva l’Italia! Viva il Re! (Applausi prolungati'). Balzani. — A nome della Reale Società Romana di storia patria, che ho 1’ onore di presiedere, io vi ringrazio del voto che proclama Roma sede del futuro Congresso, e vi ringrazio per averla proclamata in questa assemblea. Io non posso, e nessuno potrà promettervi accoglienze più splendide di quelle ricevute a Genova, che sono e resteranno insuperabili; ma certo posso promettervele ugualmente schiette, affettuose e cordiali. A Roma il genio del luogo stringerà sempre più 1 nostri legami, se é possibile stringerli maggiormente, e dalle vette del Palatino e del Campidoglio, e innanzi alla sacra tomba del Pantheon, sentiremo insieme che Roma é la nostra città comune, é come il cuore da cui deve fluire ed a cui deve rifluire la vita intellettuale e morale di tutti gli Italiani. Signori, noi torneremo a vederci in un momento solenne, perché nell’ anno della (i) Postilla alle opere di Pietro d’Ailly, car. 146. - 195 - nostra riunione si compirà il venticinquesimo anniversario d uno tra i maggiori fatti storici del nostro secolo : la liberazione di Roma (applausi). Pensando a quella data, io, nel chiamarvi fin d’ ora i benvenuti nella nostra città, sento risuonare quasi fatidiche le auguste parole che il Re ci ha inviate all’aprirsi del Congresso presente; e mi pare che noi, a Roma, nel cercare insieme studiosamente i mezzi di raggiungere sempre meglio il concetto della nostra grande storia passata, sentiremo la ispirazione e il presagio di una grande storia futura (applausi). Presidente. — Prego ora il segretario a dar lettura della relazione sui lavori del Congresso. Sforza, segretario, legge la seguente relazione: Signori , L’ aver tenuto qui in Genova il quinto de’ nostri Congressi è un omaggio che noi, cultori della storia, abbiamo reso alla memoria di Cristoforo Colombo, gloria non dell’ Italia soltanto, ma di tutta 1’ Umanità; nè infecondo, vogliamo sperare, sia per riuscire il lavoro compiuto, nè sterili le proposte fatte, i voti manifestati. Volgemmo la mente alle strade che nel medio evo attraversavano l’Italia, e fermammo il disegno e il proposito di farne soggetto di uno studio che tutte le abbracci; tenendo conto ad un tempo delle sparse vestigia che pure ne restano e de’ tanti documenti che le ricordano. Nè trascurammo la storia delle scienze, ed esprimemmo il desiderio che le Accademie, le Deputazioni e le Società storiche pigliassero maggiormente ad incoraggiarne lo studio. I sodalizi nostri soprattutto possono alla storia delle scienze recare incremento non piccolo, col disseppellire dagli archivi e pubblicare per la stampa i documenti che meglio giovano a metterne in evidenza il lento e faticoso cammino, che è tanta e cosi nobile parte della cultura dei nostri padri; cultura che irraggiò di nuova luce la civiltà, giacché nello strappare alla natura i suoi segreti, nello scrutare le leggi che —r— I96 - la governano ha impresso orme immortali questa nostra Italia, che fu patria a Galileo e al Volta. Consacrammo parimente le nostre cure a un altro ramo impoi-tante della storia, a quello letterario, facendoci a promovere una generale biografia degli scrittori italiani dal mille a’ giorni nostri, col OO _ . . proposito di dar conto di tutti, e di tutti raccogliere dalle tonti e notizie della vita, di tutti descrivere le opere ; lavoro, che, quando sia compiuto, sarà utile fondamento a chi voglia mettere mano alla storia della letteratura, che poche sono le nazioni che abbiano tosi ricca e tanto variata come la nostra. La paleografia, che è il braccio destro della storia, attirò a se l’attenzione del Congresso; anzi, de’temi svolti quello paleografico dette luogo a una discussione maggiore e più larga; e tra chi \uole nel trascrivere e pubblicare i documenti un rigore soverchio e chi vuole una soverchia libertà, il Congresso pigliò la via di mezzo, e pure ammettendo che nella pubblicazione de documenti meno antichi il rigore non sia necessario, anzi una certa libei ta torni utile, propose che nello stampare quelli più antichi si conservi fedeltà scrupolosa tutto ciò che attiene alla sostanza, alla lin0 alla grammatica; che si rispettino, in una parola, i fatti grafici tut che costituiscono una legge. Di un altro lavoro si fece iniziatore il Congresso, della comp zione delle serie de’ primari officiali pubblici delle città libere ^ medio evo; i dogi cioè di Genova e di Venezia, i gonfalonie giustizia, i consoli, i podestà, i capitani del popolo fino al seco sussidio necessario per chi si addentra nello studio della vita liana ne’ tempi di mezzo. Il nome di Genova — la potente repubblica che divice ^ Venezia il vanto d’ essere stata l’Inghilterra del medio evo ^ contra in ogni pagina della storia d’Italia; è un nome che . treccia alle sue glorie e a’ suoi dolori, che echeggia ne giorni <.e trionfo e pur resta grande ne’ giorni della sventura. Da ogni pai te della penisola qui si accorse con la mente piena delle vecchie me morie di Genova; che ebbe cittadini più potenti di re di cotona, cittadini come furono un giorno i Fieschi, i Grimaldi, gli Spinola, i D’ Oria, che corsero il mare sulle proprie galere; lo corsero ni — 197 — superati ammiragli, insuperati mercanti. Venimmo a Genova sicuri di meglio apprezzarne e intenderne la storia alla vista de’ monumenti della sua passata grandezza; sicuri di rivivere col pensiero ne tempi che furono; lontani per conseguenza le mille miglia dall aspettarci d’ avere a imparare una pagina della sua storia affiato nuova, lì la pagina non meno gloriosa che Genova sta scrivendo ne’ lasti dell’ Italia risorta; questa Genova commerciante, ricca, operosa, lavoratrice; questa Genova che varca il Bisagno e la Polcevera, e si raddoppia e si triplica, e da Portofino a Voltri forma col fatto una sola città. In mezzo a voi, o Genovesi, forte tempra di caratteri, a cui il lavoro è missione nella vita, noi abbiamo sentito nel cuore più vivo, più gagliardo, più potente l’orgoglio nobilissimo d’ essere Italiani (applausi prolungati). Chinazzi (dal banco della stampa). — Ci giunse al cuore, on. Presidente, il saluto che voleste mandare ai rappresentanti della stampa: al cortese saluto cortese ricambio, portato da me, che ho il non invidiato privilegio di essere il più vecchio su questo banco. Noi conosciamo benissimo la vostra operosità, vi abbiamo veduto al lavoro; e se non avete potuto al ministero colorire i vostri alti ideali, è perché vi mancò il tempo, che manca sovente agli uomini egregi che salgono a quel posto trascinati dalla politica e condotti in un altro ambiente, dove più non possono avere libertà. Ed ora, in nome della stampa, io presento a Voi, cultori delle discipline storiche, il nostro riverente omaggio; abbiamo una diversa via, ma abbiamo identico il punto di partenza e abbiamo identico il punto di arrivo. Voi mirate al passato, noi tendiamo al futuro; ma la parola della storia insieme alla parola viva della stampa, informano il cuore del popolo e lo indirizzano alla virtù. Voi avete le vostre glorie e avete i vostri martiri, anche — 198 — noi abbiamo le nostre glorie e i nostri martiri. E se la storia in Genova si é iniziata con Caffaro, il quale rappresenta il carattere genovese ardito, pronto, sicuro, il giornale si è qui iniziato con la parola della libertà, con Giuseppe Mazzini che rappresenta l’indomito sentimento d’ un popolo libero, il quale vuole andare avanti a qualunque costo. È con la stampa che pensò piantare la bandiera della unità sulla storia della patria, e la piantò sicura; e questa é gloria d’ un Genovese. Arrivederci adunque. Noi ci troveremo del 95 a e permettetemi ricordare che nel 1895 ricorrerà un centenario, quello della morte di Torquato Tasso, del poeta che cantò con versi mirabili il nostro Colombo, del poeta che congiunse il genio del dolore al genio del pensiero; e là nel nome di Torquato Tasso proseguiremo i nostri lavori (applausi). Romano. — Dovendo accomiatarmi da Voi, eh’ io stimava moltissimo per l’ingegno e pel sapere, ed a cui ora mi sono legato da vincoli di amicizia, confesso che mi sento triste nell’ animo, e però preferirei in questo istante il silenzio alla parola. Ma mi vieta il silenzio il dovere di porgere, a nome della Società Siciliana di storia patria, un saluto ed un ringraziamento a Voi, egregi signori, che avete composto il Comitato ordinatore con tanto senno, con tanto accorgimento; a Voi, egregi uomini, che avete presieduta questa assemblea con tanta equanimità, con tanta giustizia, con tanta imparzialità per tutti; a Voi, egregi compagni di questa assemblea, che ci siete stati ricchi di cortesia, di simpatia grandissima. Noi torneremo nelle nostre città natie, tornerà altri — I99 — in riva all’Adriatico, altri in riva all’Arno', al Tevere, tornerò io in riva al mio Tirreno; ma divisi dai monti 0 dal mare, resteremo congiunti ed affratellati nel comune intento, quello appunto di coltivare gli studi della storia patria ; di questa nostra patria che in tutti i tempi fu grandissima. Grandissima nei tempi antichi, come lo dimostrano i monumenti che restano a Girgenti, a Siracusa, a Taormina; come lo dimostra la vetusta Roma, la vetustissima Etruria. Fu grande nei tempi di mezzo, e non ho bisogno di addurre testimonianze quando parlo a Genova, quando parlo nel Palazzo di S. Giorgio; e sarà grande perché un figlio suo, con la scoperta del Nuovo Mondo, ha chiuso il medio evo ed ha aperto 1’ èra moderna ; grandissima é stata poi ai di nostri, perchè colla sua unificazione ha compito il più grande avvenimento dei tempi moderni. La generazione che volge a vecchiezza ha fatto il compito suo mirabilmente; spetta ora alla generazione novella, che abbiamo il dovere di educare al culto delle memorie patrie, di fermare quanto i nostri vecchi hanno fatto, per dimostrare a tutto il mondo che l’Italia era ben degna della sua fortuna. Ho sentito dire spesso in questi giorni che 1’ unico vantaggio che arrecano i congressi è quello che uomini, 1 quali coltivano gli stessi studi, che intendono allo stesso fine, si conoscano, si avvicinino, stabiliscano rapporti comuni. Io, che sono ottimista, ritengo che anche ad altro giovano i congressi ; poiché le idee che si ventilano, che si comunicano scambievolmente, producono presto o tardi i loro effetti. Nel 1871 ricordo di aver assistito al Congresso pe- — 200 — dagogico di Napoli, dove ebbi il piacere di aver compagno un gran genovese, Emanuele Celesia; ebbene, esaminando oggi la Mostra didattica, io trovo che tanti dei voti espressi in quel Congresso hanno avuto la loro attuazione. Comunque sia, se non è il solo vantaggio, quello di accomunarci, di farci conoscere, di farci amare, egli è certo uno dei principalissimi. Io, con animo grato a questa Città che ci ha accolti, ed ospitati, che ci ha dato modo di poterci vedere accomunati, chiudo questo mio discorso gridando : Viva Genova ! Viva Genova ! (applausi). Belgrano. — Prima che il nostro illustre Presidente ci dia commiato, desidero fare alcune proposte: Che siano mandati telegrammi, i quali ricontermino i sentimenti della nostra devozione a Sua Maestà il Re, e i nostri ossequi a S. A. R. il Duca di Genova, la cui augusta presenza all’ inaugurazione di questo Congresso fu di cosi lieto auspicio per i nostri lavori. Propongo un saluto a tutti i cultori degli studi Colombiani, illustri o modesti che siano, ammiratori apologetici, amici od anche poco benevoli all immortale Scopritore, da Roselly de Lorgues a Henry Harrisse, all’ Asensio, al Tarducci, al Ruge, al Gelcich, al Fiske, al Winsor. Ma in particolar modo propongo un voto di plauso a due miei egregi concittadini: al marchese Staglieno, qui presente, alle pertinaci indagini del quale noi dobbiamo la scoperta di tanta parte dei documenti che chiariscono in sommo grado la storia dell’ umile lanaiuolo del vico dritto di Ponticello e quella della sua famiglia (applausi); al cav. Prospero Peragallo, parroco degli Italiani a Lisbona, il quale, colla sua critica acuta — 201 — c sottile, ha pur fatto di molta luce in parecchie delle controversie Colombiane, e tenendo alto, in paese straniero, il nome d’Italia, dimostra ogni giorno come si concilino i doveri e i sentimenti del sacerdote e del .cittadino. Infine, o Signori, diamo anche un pensiero ai nostri morti ; e col nostro rimpianto affermiamo la più schietta riconoscenza alla veneranda memoria del-l’abate Angelo Sanguineti, il quale alla storia di Colombo consacrò una parte notevolissima della sua esemplare e nobile vita, ed amico della verità sopra e contro ogni personale considerazione, questa verità coraggiosamente bandi e sostenne fino all’ estremo de’ suoi giorni (applausi). Fabretti. — A me parrebbe opportuno, e cosa desiderabile, che la Presidenza s’ incaricasse di porgere i più vivi ringraziamenti all’ egregio Sindaco e a tutta la Rappresentanza del Municipio di Genova, per le splendide accoglienze alle quali ci ha fatto segno di questi giorni, e per averci anche accordato 1’ uso di questo locale che ricorda tante glorie genovesi. Vorrei che i miei colleghi manifestassero con voto solenne questi miei ringraziamenti da porgere alla Rappresentanza Genovese. Presidente. — Il primo voto espresso dal prof. Bei-grano è quello che il Congresso riconfermi con nuovo telegramma, la sua devozione riverente al Re d’Italia. Il telegramma che si spedirebbe in nome del Congresso, sarebbe così concepito: S. E. Ministro Reai Casa — Motiva. Il Quinto Congresso storico italiano, nel chiudere i suoi lavori, invia la reverente espressione del suo ossequio alla Maestà del Re. Acclamando Roma a sede della futura riunione, da tenersi fra tre — 202 — anni, il Congresso, dalla data trae lieto augurio per la storia futura d’ Italia, a cui s’ annodano felicemente le glorie e i destini di Casa Savoia. Presidente Paolo Boselli. Presidente. — Il prof. Belgrano propose anche un telegramma al Duca di Genova. Questo telegramma sarà pure spedito : il nostro Congresso si é inaugurato colla presenza del Duca di Genova, a lui il nostro devoto saluto nel momento in cui il Congresso si chiude (applausi'). Primo Aiutante S. A. R. Duca di Genova — Torino. Quinto Congresso storico, chiudendo oggi propri lavori, invia reverente saluto S. A. R. Duca di Genova, la cui augusta presenza tu di tanto e così felice auspicio sue riunioni. Presidente Paolo Boselli. Un altro telegramma la Presidenza propone di mandare al Sindaco di Roma: On. Sindaco di Roma. Il Quinto Congresso storico italiano si chiude acclamando Roma a sede della sua futura riunione triennale. Adunandosi a Roma in una data memorabile, il Congresso, tra le memorie grandiose di una storia immortale, sentirà più vivo 1’ intuito della antica vita d Italia, e ne trarrà serena speranza di glorioso avvenire alla patria. Paolo Boselli, presidente. Ugo Balzani, vice-presidente. Vivissime acclamazioni accolgono la lettura dei telegrammi. Presidente. — Ora pongo ai voti singolarmente le diverse proposte del prof. Belgrano. La prima riguarda il voto di plauso al marchese Stagliano, per gli studi Colombiani (applausi). — 203 ~ La seconda un altro voto di plauso al cav. Peragallo, per l’amore che pone in simili studi (applausi). Credo poi che il Congresso sia concorde nell’ associarsi al pio tributo di ricordanza ossequiosa, che il prof. Belgrano ha consacrato alla memoria dell’ abate Sanguineti (applausi). Infine pongo ai voti la proposta del senatore Fabretti, colla quale si deliberano solenni ringraziamenti al Sindaco e al Municipio di Genova, per 1’ accoglienza splendida e cordiale che il Quinto Congresso storico ha qui ricevuta (applausi). Il Prefetto pronuncia il seguente discorso: L’illustre presidente del Congresso mi dà la parola, e io la prendo trepidante; me ne impone la vostra riunione, o illustri Dotti, me ne impone il luogo in cui sono chiamato a dire queste mie disadorne parole. Però ringrazio il Presidente di avermi invitato a brevemente parlare, perchè, come volete che in questo momento in cui ho visto tutti Voi sapienti sotto l’impressione del sentimento di devozione al nostro Re e alla Casa di Savoia, di gratitudine a coloro che oggi, morti o vivi, contribuirono alle ricerche e al progresso degli studi Colombiani; come volete che in questa corrente di affettuosità e di gratitudine, io, rappresentante del Governo, non senta il dovere di ringraziare a nome del Governo medesimo Voi che siete venuti a riunirvi qui in questo importante Congresso? Importante davvero, sia per la gravità dei vostri studi, sia per la raccolta degli uomini che il Congresso hanno reso illustre, sia pel modo con cui procedettero i vostri lavori, dei quali, dal vostro egregio Presidente, ho sentito lodare la sollecitudine, la pienezza, la concordia. Importante anche, aggiungo, questo Congresso pel momento in cui si compie, pel luogo in cui avviene. Perchè davvero, quando Genova, rappresentante d’ Italia, celebrava la scoperta delPAmerica inneggiando e facendo 1’ apoteosi del gran Navigatore genovese, trovava sua sede naturale qui un Con- — 204 — gresso storico; perchè, se nel campo della geografia (mi riferisco al Congresso geografico) Colombo segna un gran momento, un gran fatto, compito con grande ardire, seguito da un gran successo, nel campo della storia egli segna una data che chiuse un evo ed aprì un’ èra novella; èra novella che è riuscita benefica di civiltà e di progresso al genere umano. Invero, o Signori, in questa età moderna, grandi fatti si sono compiuti; ed a me basti il dire solamente questo, che dalla civiltà abbiamo avuto l’emancipazione piena degli uomini, l’eguaglianza di tutti davanti alle leggi, emancipazione ed eguaglianza nella famiglia. E doveva venire per tutti gli uomini, ma anche nell’ordine naturale; producendo così 1’ emancipazione delle nazioni, che si sono costituite e si vanno costituendo nei loro confini naturali. Signori! Se importante è il Congresso per i vostri studi, per il momento in cui è avvenuto ; importante è stato anche per il luogo ove esso ha svolto e compito i suoi studi ; e qui mi riferisco non a Genova, ma mi riferisco più specialmente a questo Palazzo in cui Voi vi siete adunati: Palazzo che rammenta diversi grandi fatti della storia di Genova, e glorificanti quindi quella d’ Italia, di cui Genova fu ed è tanta parte ; cioè a dire questo Palazzo, sia nella sua più antica parte che tu la sede dei capitani del popolo, sia in quest’ altra che in progresso di tempo fu aggiunta perchè divenisse la sede di quel grande istituto che fu la Banca di San Giorgio. — Banca di San Giorgio, in cui e nella cui organizzazione troviamo i germi di tutto quello che poi s’ è svolto nel campo economico, nel campo del diritto marittimo e del diritto commerciale. Cosicché si potrebbe quasi dire che come nèl mondo del diritto il Corpus iuris romano ha i germi (data ragione all’ epoca) di tutto ciò che nelle relazioni private e nelle relazioni sociali s è andato affermando nello svolgimento dei tempi; così negli statuti e nell’ organismo del Banco di San Giorgio troviamo i germi di tutto quello che è parso poi progresso nello svolgimento della vita economica. E di vero noi là troviamo la fede di credito, la mobilizzazione del capitale, le stanze di compensazione, i magazzini generali, ecc. Riferendomi a questo Palazzo, io 1’ ho fatto anche con un prò- — 205 — posico, perchè Voi, che avete dimostrato ora la vostra gratitudine con indirizzare saluti e telegrammi, concediate a me pure di mostrare questa stessa gratitudine a coloro che questo Palazzo hanno saputo conservare ai diritti della storia, alle glorie di Genova. E qui, 0 Signori, so di ripetere cose già dette, ma voglio ne rimanga consacrata la memoria negli Atti vostri, come di lode che viene da chi personalmente è nulla, ma può avere importanza per l’onore che ha di rappresentare il Governo. Questa lode per la conservazione del Palazzo di San Giorgio va data in primo luogo al vostro illustre Presidente che, come ministro dell’istruzione pubblica, volle, fortemente volle ed ottenne quello che 1’ opinione dei Dotti esigeva, ma l’opinione pubblica in quel momento non voleva. E anch’ io devo fare ammenda onorevole, e credo doverla lare, perchè, di fronte a quello che è accaduto, mi piace dire una parola che risponde a ciò che come uomo io sentiva, ma come prefetto, forse, in quel momento non poteva sostenere. Voi lo intendete, o Signori. I diritti della storia e dell’ arte da una parte volevano che si facesse salvo e si mantenesse questo Palazzo, grande monumento storico ; dall’ altra la modernità, le ragioni del momento, le esigenze del commercio, della viabilità, volevano che si trovasse modo di continuare quell’ampia strada che 1 Genovesi avevano potuto ottenere, facendo grandi abbattimenti qui lungo il mare. Il prefetto, è per indole sua il peggiore dei ministri delle ragioni della storia; il prefetto che deve fare della politica, ha da ricordarsi che la politica è più che altro ragione del momento; e la ragione del momento difficilmente si trova d’accordo coi diritti e colle ragioni della storia. Ma oggi permetta 1’ onorevole Boselli di inneggiare a lui, sia perchè volle la conservazione, sia perchè seppe nominare all’ uopo una Commissione di cui mi pare gratitudine far ricordo in questo momento. Questa Commissione, senza dirvi tutti i Dotti che ne fecero parte, fu presieduta dall’ illustre Genala , da quel-1’ uomo che ha posizione eminente non solo nel mondo politico, ma in quello della scienza e della coltura. Merito del Boselli fu quello, credo anche in questa parte, di scegliere un presidente, di cui la coltura e l’intelletto d’amore per tutto ciò che è grandezza — 206 — della patria, gli dava garanzia che il suo voto sarebbe stato per la conservazione di questo monumento. E un altro uomo permettete ch’io vi rammenti come facente parte di quella Commissione: quest’ uomo grande, illustre nel mondo delle lettere, gloria vivente italiana, è il Carducci. E, o Signori, credo mancherei al mio dovere di gratitudine e credo non piacerebbe al vostro illustre Presidente, se io dimenticassi, dopo aver rammentato il provvedimento della conservazione, 1’ uomo a cui la conservazione e il restauro furono affidati, l’egregio Alfredo D’Andrade. Permettete ora, o Signori, che, prima di porre fine a queste mie disadorne parole, io vi ringrazi oggi, a nome del Governo, per la città che avete scelto a sede del vostro futuro Congresso. 11 Governo che rappresento, Signori, non può rimanere indifferente e silenzioso, quando un Congresso di sapienti scelga a sede del loro convegno futuro l’eterna Roma, capitale della nostragrande Italia. Il vostro Congresso futuro assume maggior importanza dalla città in cui si adunerà, da quella città, che — facendo salve le ragioni della fede, cui nessuno vuole attentare, di quella fede ispiratrice di grandi fatti, consolatrice nei momenti delle grandi miserie, che è necessaria al genere umano — forma e ha formato il compimento del-1’ unità d’ Italia, che è uno degli elementi più potenti della sua grandezza colle sue memorie del passato, e che è arra per 1’ avvenire di mantenimento della forza, della potenza, della grandezza della patria nostra. Voi, o Signori, vi adunerete là nel 1895: e qui permettete che io, indovinando il vostro pensiero, finisca inneggiando a un’ aspirazione che è certo quella di Voi e come dotti e come patrioti. Queste feste di Genova, hanno avuto il carattere precipuo, speciale , che è sorto dal convegno in questo nostro porto, delle fortezze natanti, delle squadre e delle navi rappresentanti tutte 0 quasi tutte le nazioni civili del mondo, il cui contatto in questo porto italiano ha reso possibile 1’ accomunarsi, l’affratellarsi di tutti noi e di tutti gli stranieri qui concorsi. Ebbene, ciò che avveniva nel porto ha fatto si che sorgesse come un’ aspirazione, come un inno alla fratellanza dei popoli, alla fratellanza universale! Questo concetto è sorto pure nel vostro Congresso, 0 scienziati; — 207 — e nessuno più di voi, storici, che coi vostri studi conoscete l’intima ragione delle sventure delle nazioni per le ambizioni, le passioni, le vendette, nessuno più di voi, dico, può aspirare alla pace, come base della grandezza della patria. A Roma nel 1895, là, decorsi tre anni, facciamo un voto che sempre più sia riaffermata questa pace, la quale deve formare la felicità universale, la grandezza della patria (applausi prolungati). Presidente. — Prima di separarci, debbo fare ancora una comunicazione al Congresso. Quando ricordai il Sindaco di Genova, dissi eh’ egli era di certo col pensiero in mezzo a noi. Ora debbo aggiungere che egli desidera sia noto al Congresso come sarebbe intervenuto molto volontieri in questa nostra riunione , se non ne fosse stato impedito da motivi assolutamente indipendenti dalla sua volontà. Paoli. — 11 collega Belgrano mi diceva che vi sono vari libri offerti al Congresso. Io proporrei che questi libri fossero dati in dono alla Società Ligure di storia patria, e ciò non solamente per seguire le consuetudini degli altri congressi, ma anche perché sia espresso da parte nostra il sentimento di gratitudine e di affetto che ci lega a questa Società che ha preparato cosi bene questo Congresso e ci ha accolto con si squisita ospitalità. Se poi altri libri in più esemplari rimangono, si può, secondo le consuetudini testé invocate, distribuirli agli istituti scientifici di Genova. Presidente. — 11 prof. Paoli propone che gli omaggi offerti in un solo esemplare al Congresso, si diano in dono alla Società Ligure di storia patria; e ciò non solamente per seguire le consuetudini dei nostri congressi , ma perché qui ancora questa consuetudine as- — 2o8 — suina un significato e un' espressione di particolare encomio ad un benemerito Sodalizio, il quale, per vero dire, è una splendida prova della libera iniziativa ligure (applausi). La seconda parte della proposta del prof. Paoli è la seguente: Quando esistesse più di un esemplare di ciascuna opera nei doni fatti al Congresso, il Comitato ordinatore provveda a sua scelta, perchè i libri che si hanno in più esemplari siano distribuiti ad altri istituti scientifici. Chi approva questa proposta é pregato ad alzar la mano. E approvata. Belgrano. — A nome della Società Ligure di storia patria ringrazio il Congresso dell’approvazione sua alla proposta del prof. Paoli, ed anche del gentile significato che si é voluto darle. In pari tempo dichiaro che la Società sarà ben lieta di adempiere 1’ espresso voto, distribuendo ad altri istituti della città gli omaggi pervenuti al Congresso in vario numero di esemplari. Presidente. — V’ è alcun altro componente il Congresso che desideri parlare? Poiché nessuno chiede la parola io mando ancora un saluto e un ringraziamento ai colleghi esimi e cortesi; e dichiaro chiuso il Quinto Congresso storico italiano (applausi vivissimi). — 209 -■ Diamo qui le risposte fatte pervenire per lettera al Presidente del Congresso da S. M. il Re, e da S. A. R. il Duca di Genova. Monza, li 29 settembre 1892. Sua Maestà il Re ha vivamente gradito il pensiero a Lui rivolto nel concludere i suoi lavori, dal Quinto Congresso Storico Italiano di cui Ella è stato il degno Presidente. L’Augusto Sovrano La ringrazia del modo con cui Ella gli dirigeva l’affettuoso omaggio del Congresso, il quale, acclamando Roma a sede delle future riunioni, ha dato novella prova di quel forte sentimento di amore di patria, che è gloria di tutta la Storia Italiana. Con perfetta osservanza Il Ministro U. Rattazzi. Castello di Nymphenburg, 3 ottobre 1892. In seguito ad errore commesso a Torino nel far proseguire il telegramma di Vossignoria Ill.ma, oggi soltanto ho avuto 1’ onore di rassegnarlo a S. A. R. il Dnca di Genova. L’ Augusto Principe, sensibilissimo al reverente saluto del Quinto Congresso storico , m’incarica di esprimere alla S. V. Ill.ma i suoi vivi ringraziamenti per l’omaggio devoto e cortese, dolente che il ritardo avvenuto gli abbia impedito di inviare ancora un suo riconoscente saluto all’egregia riunione di dotti dalla Signoria Vostra Ill.ma presieduta. Nel rendermi interprete dei graziosi ordini di S. A. R. mi permetta, Vossignoria Ill.ma, di offrirle i sensi di mia massima osservanza P. Il Primo Aiutante di Campo G. di Moriondo. Atti Soc. Lig. St. Patri*. Voi. XXVI. ‘4 — 210 — Seguono i telegrammi: S. E. Gettala, ministro lavori pubblici — Roma. Genova, 27 settembre 1S92. Quinto Congresso storico italiano, chiudendo oggi suoi lavori, mandava vivissimo plauso illustri uomini i quali concorsero coll autorità e col sapere conservazione Palazzo San Giorgio, e specie dotto relatore Commissione che affermò integrità insigne monumento. Presidente Boselli. Risposta. Roma, 27 settembre 1892. On. Boselli — Genova. Accolgo con riconoscente animo il lusinghiero saluto del Quinto Congresso storico italiano, e ne esprimo vive grazie a Lei presidente degnissimo, lieto di aver potuto contribuire efficacemente alla conservazione del Palazzo di San Giorgio, pregevole per 1’ arte e pei tante storiche memorie. Genala. Risposta del Sindaco di Roma. Roma, 27 settembre 1892. Comm. Boselli — Genova. Roma onorata essere stata scelta con nobile patriottico pensiero sede futura riunione Congresso storico italiano, ringrazia e fa voti fin d’ ora pel più fecondo successo del medesimo. Sindaco Caetani — 2ir — SOMMARIO DELLE DELIBERAZIONI E DEI VOTI DEL CONGRESSO I. Regolamento. — Il Congresso approva il seguente Regolamento già approvato dal Congresso di Napoli, con le aggiunte deliberate dal Congresso di Torino e con le proprie: i.° Il Congresso si compone de’ delegati eletti dalle varie Deputazioni e Società di storia patria italiane die aderiscono ad esso. 2° È in facoltà della Direzione delle Società e Deputazioni presso cui ha luogo il Congresso d’invitarvi altri eminenti cultori degli studi storici. 3.0 Le Deputazioni e Società faranno conoscere alla Direzione della Deputazione 0 Società dove ha luogo il Congresso il numero ed il nome de’ delegati da esse eletti, almeno un mese prima che venga aperto il Congresso. 4.0 I componenti il Congresso riceveranno, a mezzo delle rispettive Deputazioni e Società, un documento che valga a farli riconoscere come tali. 5.0 Nella prima riunione del Congresso si procederà alla costituzione del seggio, che sarà composto di un Presidente, di un Vice-Presidente e di due Segretari. 6.° La Presidenza provvisoria sarà tenuta dal Presidente della Deputazione 0 Società locale, 7.0 Il Presidente del Congresso apre le adunanze e le scioglie, dirige la discussione, fa procedere alle votazioni. 8.° In caso d’impedimento, il Presidente è sostituito dal Vice-Presidente; ed è parimente sostituito da quest’ ultimo, quando egli abbia da svolgere qualche sua proposta all’ adunanza. 9-0 Ai temi, proposti ed annunziati nella circolare d'invito ^1 Congresso, possono aggiungersene altri da’ componenti il Congresso. La Presidenza fisserà 1’ ordine col quale debbano essere presentati e discussi nel Congresso. 10.° Qualunque Socio che voglia iar pervenire una proposta al Congresso, dovrà trasmetterla al detto Congresso, col mezzo della Direzione di una Società o Deputazione di storia patria. 11.° Ciascuna Società o Deputazione di storia patria, per mezzo de’ suoi delegati, farà pervenire al Presidente del Congresso una relazione de’ lavori compiuti dalla propria istituzione nel periodo corso dall’ ultimo Congresso, ed i lavori che ha in mente di intraprendere. 12.° Nelle adunanze del Congresso hanno diritte alla parola ed al voto i soli componenti il Congresso. Possono poi assistere alle adunanze i soci delle Deputazioni e Società storiche, rappresentate o non rappresentate al Congresso, ed i membri delle Commissioni archeologiche provinciali e municipali. 13.0 La Presidenza potrà nominare speciali Commissioni, che riferiscano su’ temi proposti o studino argomenti da trattarsi in altra sessione del Congresso. 14.0 Quando si propongono concorsi con premi, per temi di rilevante e generale importanza, 0 lavori, ai quali debbano concorrere tutte le Deputazioni e Società di storia patria od alcune di esse, se ne farà speciale proposta ne’ futuri Congressi, i quali delibereranno sull’ accettazione del programma e sui modi di eseguirlo. i).° Per tutto ciò che si riferisce a spese non dovranno le proposte recarsi in seno del Congresso, senza avere almeno un mese prima dato conoscenza di quelle proposte a tutte le Società e Deputazioni sorelle. ié.° Le votazioni relative a persone si fanno sempre a scrutinio segreto, le altre per alzata e seduta, tutte due a maggioranza di voti. Nel dubbio si fa la controprova. 17.0 I Segretari attendono alla compilazione de’ verbali delle adunanze, diramano gl’ inviti per le sedute speciali, tengono la corrispondenza e danno esecuzione a quanto viene disposto dal Presidente. i8.° Nella seduta finale del Congresso i Segretari leggono la relazione di quanto fu operato, dividendo, ove occorra, fra loro il lavoro, a seconda che verrà stabilito dal Presidente. 19-° Gli Atti del Congresso cominceranno dal contenere le lettele d invito, le circolari e tutto ciò che precedette il Congresso; i nomi degli intervenuti colle loro rappresentanze; i verbali delle sedute, le relazioni che l'assemblea decidesse vi fossero inserite per intero; e le relazioni finali de’ Segretari, con l’elenco dei doni pervenuti al Congresso. 20.° Questi Atti saranno stampati per cura ed a spese della Deputazione o Società nella cui sede ha luogo il Congresso; e ne saranno rimesse dodici copie a tutte le Deputazioni e Società rappresentate nel Congresso, ed una a ciascuno de’ membri che lo compongono. 21.° Il Consiglio Direttivo della Società o Deputazione di storia patria della città prescelta a sede del Congresso curerà, con ogni mezzo di cui può disporre, per preparare quanto valga ad assicurare la convocazione e la buona riuscita del Congresso. 22.° Allo scopo che i voti e le deliberazioni dei Congressi possano aver effetto, la Società o Deputazione della città in cui ebbe sede il Congresso resta delegata a fare ogni opera per raggiungere lo scopo, facendo all’ apertura del nuovo Congresso una relazione del suo operato e consegnando poi l’archivio degli affari trattati in tale qualità alla Presidenza del Congresso per essere a suo tempo rimesso a quello che dovrà succedergli. 23.0 Nella ultima seduta di ogni Congresso verrà stabilita la sede ed il tempo del Congresso venturo. 24.0 Nella prima seduta di ogni Congresso si potranno proporre e discutere quelle modificazioni che si credessero opportune al presente Regolamento. Aggiunte del Congresso di Torino: i.° Che le votazioni si facessero sempre per Società. 2.0 Che ogni Società disponesse di un voto. 3.0 Che si considerassero quali Società le Sezioni di alcune RR. Deputazioni. — 214 — Aggiunta del Congresso di Genova: CO o Che le Commissioni araldiche regionali tacciano parte del Congresso e i loro delegati vi siano ammessi come gli altri rappresentanti ufficiali. (Adunanza del 19 settembre) II. Sulla convenienza e modo di promovere presso le Deputazioni e Società storiche uno studio completo di tutti i monumenti e i ricordi che ci restano delle grandi vie che attraversavano l’Italia nel medio evo, e di coordinare il detto studio colla compilazione della carta archeologica e storica d’Italia, cui intende il Ministero della Pubblica Istruzione. Il Congresso, confermando il voto, col quale, ad iniziativa della R. Deputazione Veneta, il Congresso di Torino invitava le varie Deputazioni e Società storiche a compilare una carta topografica della rispettiva regione alla caduta dell’ Impero romano ; considerando che il materiale per la compilazione di quella carta è già raccolto non solo pel Veneto, ma anche per molte regioni; che ora, quindi, si presenta opportuno il completare 1 opera coll’ aggiungere al materiale raccolto per 1’ epoca romana i dati relativi alla topografia medioevale, e specialmente all andamento delle grandi vie commerciali e militari che attraversano 1 Italia dal secolo V al XVI; che è necessario trovare un modo tacile, economico, uniforme, per rendere di pubblica ragione il risultato degli studi fatti da ciascuna Deputazione e Società, cominciando cosi la pubblicazione della Carta archeologica e storica; esprime il voto: I. Che allo studio già iniziato sulle vie romane si aggiunga uno studio completo di tutti i monumenti e ricordi che ci restano delle grandi vie che attraversavano l’Italia nel medio evo, tenendo conto specialmente dei ponti, dei ricoveri, degli spedali, dei fortilizi e degli altri monumenti che ancora si riscontrano lungo quelle vie; degli itinerari, delle relazioni di viaggi, degli statuti di Comuni, di case spedaliere e di altre associazioni, che nel medio evo eb- bero in cura le strade, i ponti e i servigi gratuiti di navigazione ai passaggi dei fiumi. II. Che, per coordinare tutta 1’ opera alla parte già condotta a termine dalla R. Deputazione Veneta, anche le altre Deputazioni e Società adottino pei loro studi la scala di i al 75,000, sulla quale 1 antico miglio romano corrisponde a millimetri 19,73. III. Che ognuna delle Deputazioni e Società storiche, valendosi dei togli della Carta d’ Italia dell’ Istituto Geografico Militare di Firenze, totozincografati al 75,000, vi segni in rosso i tracciamenti delle antiche strade, i ponti, le mansioni e mutazioni romane, i ricoveri medioevali, e in generale tutti gli altri monumenti antichi, aggiungendo, sempre in color rosso, i nomi romani in carattere romano, i medioevali in carattere gotico. IV. Che, ove occorra segnare sulle stesse carte variazioni nei corsi 0 nei bacini di acque, si adotti il colore azzurro. V. Che, infine, a cura della Presidenza del Congresso venga espresso a S. E. il Ministro della Guerra il desiderio che 1* Istituto Geografico Militare di Firenze, nei momenti in cui non è occupato in lavori urgenti in servizio della Amministrazione Militare, venga autorizzato a fare, per conto delle Deputazioni e Società storiche, ed a puro rimborso delle spese, una edizione speciale dei fogli della carta d’Italia fotozincografati al 75,000, aggiungendosi, con una 0 due tirature a colori, le indicazioni archeologiche e storiche raccolte e disegnate dalle singole Deputazioni e Società. (Adunanza del 23 settembre) ni. Sull’ indirizzo e sul metodo da tenersi per le ricerche intorno alla storia della scienza, nell’ intento di porre in luce ed illustrare i documenti ancora ignorati 0 poco noti, coordinandoli in guisa che giovino a chiarire nuovi fatti e siano buon fondamento allo studio di questa disciplina. Il Congresso, considerando che nelle attribuzioni del l’istituto Storico Italiano non vi è quella di curare la pubblicazione di opere concernenti la storia della scienza, fa voti che sorga una Istituzione — 216 — congenere, per la quale alla storia delle scienze sia provveduto ; esprimendo intanto il voto che le Accademie italiane di scienze, le RR. Deputazioni e Società di storia patria incoraggino maggiormente la storia della scienza e in particolare procurino la pubblicazione di documenti relativi. (Adunanza del 23 settembre) IV. Sulla utilità di dar mano ad una biografia degli scrittori italiani, compilata per regioni con uniformità di metodo, e da stamparsi in uno stesso formato dalle singole Deputazioni e Società storiche, tenendo presente 1’ opera del Maiguchelli, con le modificazioni richieste dai progressi della critica. Il Congresso, invita le RR. Deputazioni di storia patria, le Società storiche e gli altri Corpi scientifici a promuovere la pubblicazione di biografie degli scrittori regionali, compilate ciascuna <-ol sistema di dar notizie molto estese dei fatti degli scrittori, colla citazione delle fonti in modo separato, con una precisa, completa e diligente bibliografia delle loro opere, sia stampate, sia manoscritte, e questi volumi di biografie, quantunque ordinati secondo le speciali convenienze e necessità delle Società che li pubblicano, siano tutti corredati di un uniforme indice, che ordini tutta la materia del volume secondo la ragione del tempo, delle materie e dei nomi degli autori, e sistematicamente anche delle cose che si trattano e delle località che sono descritte e delle famiglie e degli individui che sono illustrati, e che per questo indice si segua il modello già adottato e adoperato in parecchie opere dalla Deputazione di storia patria di Torino. , _ , (Adunanza del 24 settembre) V. Sulla uniformità da tenersi da tutte le Società e Deputazioni storiche nel pubblicare documenti medioevali. Il Congresso udita la relazione del professore Francesco Gasparolo; e vedute le norme stabilite dall’ Istituto Storico Italiano per la pubblicazione dei testi; — 217 — ritenuto che un maggiore o minore rigore debba osservarsi secondo la maggiore o minore antichità dei documenti, secondo la diversa natura dei medesimi e lo speciale scopo delle singole pubblicazioni ; credendo tuttavia utile di proporre con una certa discrezione un metodo uniforme per le pubblicazioni di documenti da farsi dalle Società storiche o da singoli editori per scopo storico o letterario ; propone che nella pubblicazione degli antichi documenti sia conservato fedelmente tutto ciò che s’attiene alla sostanza, alla lingua e alla grammatica, e tutti i fatti grafici che costituiscono una legge. (Adunanza del 24 settembre) VI. Sulla custodia e conservazione degli archivi parrocchiali e degli archivi e biblioteche vescovili e capitolari. Il Congresso rinnova il voto espresso dal Congresso di Firenze, e rimasto senza effetto, che il R. Governo emani disposizioni efficaci per la tutela e la vigilanza diretta e obbligatoria dello stato sugli archivi dei Comuni e degli Enti morali a forma del Regolamento degli archivi e della Legge comunale e provinciale; aggiungendo una speciale raccomandazione per i provvedimenti da adottarsi in ordine agli archivi parrocchiali e agli archivi e biblioteche delle Curie vescovili e dei Capitoli. (Adunanza del 24 settembre) VII. Sulla compila{ione delle serie cronologiche e dei regesti dei consoli, podestà, capitani del popolo, dogi, gonfalonieri, ed altri primari officiali delle città libere italiane nel medio evo. Il Congresso, considerando che, nel medio evo, in Italia, concorsero grandemente a formare la vita pubblica non soltanto la Chiesa e l’impero, ma anche i Comuni e le Repubbliche; che all’ età nostra in particolare si moltiplicarono gli studi critici ed — 218 — estesi intorno i regesti pontifici ed imperiali; e che pure si desidera di conoscere ancor più addentro la storia della vita comunale di quell’epoca: addita, come uno dei mezzi ad ottenere l’intento, la compilazione delle serie intere, per quanto è possibile, di coloro che furono al regime delle città libere. Ed affinchè siffatta proposta sia attuata, si rivolge all’istituto Storico Italiano, che, valendosi d’uomini speciali, voglia dare il disegno pratico del lavoro ed assumerne la direzione generale. Per compierlo s’ invochi 1’ opera delle singole Deputazioni e Società di storia patria, che sul luogo, meglio di altri, possono dare il rispettivo contributo al lavoro generale. Il Congresso, confidando pure nell’ Istituto Storico Italiano per ciò che ne riguarda il disegno e l’esecuzione, manifesta nondimeno il desiderio che siano segnati alcuni limiti per agevolare l’impresa, vale a dire che 1’ opera proposta consista nel pubblicare, conforme i documenti, le serie cronologiche dei primari officiali pubblici delle città libere, dogi per Venezia, consoli, podestà, dogi e governatori di varie signorie per Genova, consoli, podestà, capitani del popolo, gonfalonieri, ecc., pei gli altri Comuni, dalle origini di cotali istituzioni sino al termine del secolo XV. (Adunanza del 26 settembre) ILI. RELAZIONI DkLLK DEPUTAZIONI, SOCIETÀ STORICHE ED ALTRI ISTITUTI . ; . . / — 221 — i. AQUILA. Società Storica Abruzzese Signori , Nel Congresso Storico di Firenze ebbi 1’ onore di rassegnarvi come erasi formata la Società Storica Abruzzese, e come intendesse ella di continuare nella sua opera. Ora è mio debito darvi conto del modo come le è stato consentito di mantenere il suo impegno. E se allora mi si porse occasione di rammentare l’intervento alla sua inaugurazione del comm. Paolo Boselli, in quei giorni supremo moderatore degli studi in Italia, ora non posso non esprimere il compiacimento del sodalizio, per averne egli, qual Presidente onorario, accettato meco l’incarico della rappresentanza in questo onorando Consesso, di cui, per delegazione dei convenuti, tien meritamente la direzione. La nostra Società dunque nel trascorso triennio non si è dipartita dal tracciato sentiero, quanto all’ apportar modestamente qualche illustrazione sui punti controversi ed oscuri della storia abruzzese. Unica sua pubblicazione ordinaria è rimasto il Bollettino semestrale, del quale ò avuto il gradito incarico di presentare in omaggio a questo Congresso, i tre volumi dati in luce, dopo quello rammentato di Firenze. In esso, negli svariati articoli e documenti inseriti, si son toccati, sebben rapidamente, i tempi preistorici ed i romani: si è poi men fugacemente discorso dei mezzi tempi, massime di quelli più vicini all’ evo moderno, e di questo in fine più estesamente; non trascurando quanto à riguardo con la dominazione spa-gnuola, la quale, quantunque cagione di decadenza nelle soggette provincie italiane, pur non manca di destare interesse per le con- — 222 — seguenze sociali che se ne sono fino ai nostri giorni sperimentate. Giova inoltre rammentare che non si è trascurata sotto qualunque forma la parte biografica regionale, la cui importanza risulta per uno dei temi proposti alla discussione di questo Congresso. In che non ci siam discostati dal sentire dei nostri patri scrittori, i quali fin dal secolo XVI lavorarono a raccogliere e darci notizie dei loro concittadini degni di memoria. Estraneamente poi alla pubblicazione ordinaria del Bollettino, la nostra Società non si è rimasta dal favorire la parte bibliografica storica. Essa per la nostra regione fu incominciata a trattare fino dal 1862 da Camillo Minieri-Riccio, con esser poi continuata da due altri solleciti curatori di patrie memorie storiche. Non potea arrestarsi in questi momenti, in cui la nostra Società à preso parte non pure alla illustrazione dei fatti ed alla pubblicazione dei docu-cumenti, ma ben anco alla conservazione delle letterarie produzioni dei concittadini. Onde il già intrapreso aringo è stato con pari felice successo continuato da Giovanni Pansa, con que’ mezzi che la Società non à mancato di aggiungergli. Per modo che la nostra regione à potuto così ottenere una sufficiente estensione in questo ramo di scrittura. Meritano oltre a ciò un ricordo le conferenze storiche tenute nell’Aquila ed in Chieti, dietro l’esempio datone dal socio commendator Francesco Saverio Cajazzo procurator generale della Corte d’appello degli Abruzzi. Di esse le più interessanti sono state date alle stampe, e possono considerarsi come pubblicazioni straordinarie della Società. M’ è grato qui rammentare esserne stati autori il prof. Pietro Bilancini, l’avv. Giovanni Ettorre ed il ca-valier Vincenzo Zecca. Non va tralasciato infine di esser rammentato un discorso letto dal socio canonico prof. Berardo Mezucelli, nell’assemblea generale della Società tenutasi il 27 settembre 1891 in Teramo, intitolato: L’Arte nella storia del Pretu^io, stampato del pari in un volume a parte e che può non altrimenti considerarsi come pubblicazione straordinaria della Società. Altre pubblicazioni di maggior mole non si son potute fino ad ora compiere, sia per deficienza di mezzi, sia perchè la Società non à creduto sperder preventivamente le sue forze; essendo già da qual- — 22? — che tempo nella determinazione di celebrare appunto con una pubblicazione storica il VI centenario della incoronazione di papa Celestino V, ricorrente il 29 agosto 1894. Fatto con cui strettamente s’ intreccia la storia politica e religiosa d’ Italia degli ultimi anni del secolo XIII, e che, traendo a rinverdire con nuovi documenti la vita del pontefice eremita, svoltasi completamente nella nostra regione, formar deve un lavoro non privo d’interesse per la illustrazione cosi della storia italiana in genere, come in particolare di quella degli Abruzzi. All’ oggetto è stato già pubblicato nella puntata VI del Bollettino un elenco di dodici temi proposti a svolgersi per tale pubblicazione straordinaria. Ed è a sperare eh’ essa non mal corrisponda all’ aspettativa. Ecco accennata l’opera della nostra Società compiuta nel trascorso triennio ed in parte ancora quella eh’ essa si propone per 1’ avvenire. Certamente i nostri sforzi aumenteranno se non ci verrà meno il sussidio del Governo e quello delle Amministrazioni provinciali della nostra regione aprutina, le quali anno incominciato aneli’ esse a concorrere all’ utile impresa. Genova, 22 settembre 1892. Giuseppe Rivera delegato. — 224 — II. BOLOGNA. R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna La R, Deputazione di Storia patria per la Romagna, residente in Bologna, che mi ha commesso l’incarico di rappresentarla in questo Congresso, ha mantenute sempre, in forza de’ suoi statuti del 1860, più larghe attribuzioni di quelle delle Deputazioni che sorsero poi. Giacché essa, non solo estende le proprie pubblicazioni, oltre che al periodo storico, anche all’ archeologico e al preistorico che in Bologna ha particolare interesse, ma altresì promuove e cura, con costante vigilanza e coll’ opera dei soci, la conservazione e il restauro degli antichi edifizi e d’ ogni sorta di documenti e di monumenti che si rannodino alle vicende della nostra regione. Per ciò che spetta alle pubblicazioni edite da noi dopo il Quarto Congresso, abbiamo prodotto in luce quattro volumi della serie degli Atti e Memorie, dove si ha in mira di raccogliere una serie di monografie, illustranti, dai più antichi tempi, ogni ramo della storia della nostra regione. Nella parte preistorica pubblicammo principalmente lavori dei nostri soci von Duhn, Brizio e Santarelli, nell’archeologica, della Lovatelli; nella storia politica una illustrazione postuma del senatore Gozzadini relativa al Bolognese, ed altre sulla Romagna. Per la storia letteraria ricordo i lavori del Pellegrini su rime antiche, sui canti popolari del Bolognese e del Ravennate; per l’artistica le monografìe note del Ricci, del Rubbiani e del Venturi, e per la scientifica quelle del Favaro principalmente. E in più particolari, ma non meno interessanti argomenti, pubblicammo lavori del Salvioni sulla statistica della popolazione di Bologna dal — 225 — secolo XII, altri di bibliografia, altri sugli usi e costumi, particolarmente alla corte ferrarese, del conte Gandini e del prof. Solerti, oltre non poche dissertazioni o biografiche o storiche sullo Studio bolognese, oggetto altrettanto caro quanto glorioso delle nostre ricerche. Ciò per gli Alti e Memorie. Per le altre pubblicazioni, abbiamo continuata 1’ edizione dei Rotuli (od annuari) dello Studio bolognese dal secolo XIV, e ne uscirono il I e il II volume, al quale l’ultimo farà seguito presto. E, già deliberati per la stampa, abbiamo gli Statuti dello Studio di teologia di Bologna, di cui si occupa meco il prof. Goldmann di Vienna. Di altri lavori diversi dalle pubblicazioni, intrapresi o compiuti dal nostro sodalizio, ricordo la Carta archeologica delle Rotnagne, già iniziata dal 1889 per la provincia di Forlì. Ed ora intendiamo, con fiducia di valida compartecipazione dei soci, ad un vasto lavoro di cui si apprezzerà un giorno l’utilità; a trascrivere cioè e raccogliere in un corpo tutte le antiche lapidi medioevali sparse in Bologna e nel suo territorio. Da ultimo, per ricordare i più notevoli restauri di antichi edifizi e monumenti, dei quali la nostra Deputazione ha favorito con voti, con aiuti e con pubblicazioni la restituzione alle pristine forme, procacciando talora anche la direzione, basti citare in Bologna la chiesa monumentale di S. Francesco, la torre Garisenda, la loggia o fóro dei mercanti, la chiesa di S. Maria di Sacerno, e le tombe dei glossatori Accursio, Odofredo e Rolandin de’ Romanzi, che, pei sussidi di Paolo Boselli ministro, testimoniano agli stranieri, discendenti degli scolari di quei grandi, l’ammirazione degl’italiani d’ oggidì. Questa la vita della Deputazione di storia patria per le Romagne, che all’ affetto, alle cure ed al nome del suo presidente Giosuè Carducci, deve in gran parte la propria prosperità. Carlo Malagola delegato. Atti Soc. Lig. St. Patri*. Voi. XXVI. *5 — 226 — III. BOLSENA. Società Storica Volsiniense Il Consiglio comunale di Bolsena, con deliberazione del 25 settembre 1886, instituiva una Commissione di storia patria, a fianco della quale non tardò ad unirsi un gruppo di persone egregie, che, con 1 intento di conservare e studiare le memorie e i monumenti della regione che circonda il lago dei Volsinii, si costituì in associazione, assumendo il titolo di Società Storica Volsiniense. Il Municipio, con atto del 21 novembre 1888, ne approvò lo Statuto e le concesse la sede nell archivio comunale. Fino ad oggi la nuova Società conta oltre centocinquanta soci, distinti in quattro classi. Si deve sopratutto all’ amor patrio del dottissimo Padre Giuseppe de conti Cozza-Luzi, l’illustre scopritore dei palinsesti Straboniani, editore insigne de codici greci vaticani, autore di molte opere poderose e di memorie storico-critiche di grande valore, se la Società Volsiniense ha dato in pochi anni saggio di un’ attività non comune. Per impulso di lui si pubblicano i Bulletlini, che escono a quando a quando, per offrire alle persone colte un questionario, cui si danno brevi risposte, secondo ne viene l’opportunità, non badando nè all’ ordine numerale dei quesiti proposti, nè all’ ordine della materia 0 della cronologia, per giungere più facilmente e più presto al fine di preparare gli studi per una generale illustrazione della regione. Dal 24 luglio 1889 al 21 luglio 1892 sono usciti nove Bullettini, che formano un volumetto di 104 pagine in 16.° Oltre al Ballettino, sulla fine del 1890, la Società intraprese la pubblicazione di una nuova serie di scritti intitolata: Volsiniensia. In essa si raccolgono notizie, memorie, lavori e documenti riguardanti la regione Volsiniense, le sue cose e persone. Cotesta non — 227 — è una raccolta intieramente storica, nè di carattere scientifico, poiché la Società ha voluto piuttosto proporsi di popolarizzare, fra i suoi, la conoscenza del proprio territorio, studiandolo sotto ogni aspetto, che far servire i suoi studi unicamente alle discipline storiche, gradite ad un numero limitato di persone. La collezione dei XXXVII Volsiniensia accoglie memorie di paleoetnologia, di archeologia etrusca, romana e medioevale, insieme a poemetti e poesie moderne, a discorsi accademici, a memorie di agraria e ad articoli di carattere letterario. Ripubblica opere antiche e recenti, divenute rare, come la Storia del miracolo di Bolsena del Pennazzi, la dissertazione del De-Rossi sul Sepolcro e cimitero di S. Cristina, le Regate Bolsenesi, dalle descrizioni di Pio II e del Guglielmotti, e memorie originali, come quella del prof. Calisse su Capodimonte e il suo lago, ecc. Alcuni numeri dei Volsiniensia sono adorni di belle incisioni, come la memoria di Paolo Zampi sull 'Altare invetriato dei Della Robbia, la Storia del Pennazzi colla fotitipia de! grande reliquiario orvietano del 1337, la memoria del Cozza-Luzi Sulla famiglia dei Canulei e il loro mausoleo presso Bolsena; La Rocca di Bolsena di Antonio Sacco, e L antico « Ciborium » dell’ipogeo di Bolsena del Cozza-Luzi. I numeri poi XXXV e XXXVI contengono esclusivamente Memorie figurate etrusco-romane, medioevali, moderne e naturali della città di Bolsena, distinte in parte prima e parte seconda. Le rappresentazioni della parte prima (molte delle quali scomparse e molte altre men facili a trovarsi e cadere sotto la vista, altre poi facili a scomparire e perire), sono tolte dalle opere del Canina (.Antica Etruria), dell Adami (Storia di Volseno) e da scrittori recenti, come lo Stevenson (Scavi di Bolsena) e il Visconti (Bullettino archeologico di Roma). Dal 1890 al 1892 i Volsiniensia formano una collezione di opuscoli dal I al XXXVII, che legati insieme potrebbero fare una miscellanea di due grossi volumi. Finalmente, la Società ha già posto mano ad uno studio da farsi con metodo scientifico, proposto e già iniziato dal sottoscritto, col concorso di egregi scrittori Vaticani, destinato a dare un codice diplomatico della storica, ricca e amena valle del lago di Bolsena. In sì breve tempo si è fatto un sufficiente corso: si è destato un lodevole impegno specialmente in tutta la nostra regione; e secondo alcuni estranei, giusti apprezzatoti, si è dato un esempio del più pratico modo di far concorrere molti a dare il loro patriottico contributo agli studi storici locali ed alle raccolte di memorie che altrimenti andrebbero perdute. ARTICOLI DEI «VOLSINIENSIA» GIÀ PUBBLICATI. I. Della navigazione del fiume Marta al mare (F. Cozzai. — II. In vista del lei lag0, musica e poesia (T. Ruspantini). — III. Su David Lazzaretti, sestine bernesche G. Zampi). — IV. Vestigia di abitazioni arcaiche in Proceno (G. Cecchini). — V. Il sepolcro della martire Cristina ritrovato (G. B. De Rossi). — - VI. Documnti medievali su Bolsena (I. Carini). — VII. Su Domenico di Gusman a Bolsena (V. Vannutelli). — Vili. L’ altare invetriato dei della Robbia (P. Zampi). — IX. La festa del Corpus Domini 1890 (G. B. Daurelle) — X. Poesie e prose scelte di G. Zampi ecc. (A. Battaglini). — XI. Istoria del miracolo eucaristico (S. Penna/.zi). — XII. La famiglia de’ Canulei e Ior mausoleo (G. Cozza-Luzi). — XIII. Un inventario del 1364 (P. Kirsch). — XIV. Impressioni di un Milanese a Bolsena (G. Amelli). — XV. Dei giuochi scenici e circensi a Volsinio e Spello (M Faloci-Pulignani). — XVI. Le regate all’ isola Bisentina nel 1462 (A. Guglielmotti). — XVII. La moltiplicazione degli olivi in Bolsena (F. Cozza).— XVIII. Capodimonte ed il suo lago (C. Calisse). — XIX. Il Duomo di Orvieto e Raffaele Sanzio (G. Cozza-Luzi). — XX. Francesco Petrarca a Bolsena (A. Ver-nerecci). — XXI. Giovanni di Castro scopritor d’ allume in Italia (I. Mertel). — XXII. Pellegrinaggio a Bolsena di romani cultores martyrum (A. De Wal). — XXIII. Tommaso l’Aquinate a Bolsena ed Orvieto (G. Cozza-Luzi). — XXIV. Epigrafi e versi per le feste eucaristiche (G., L., e D. Cozza e G. Conti). — XXV. Bolsena ed il suo lago, poemetto (G Cozza). — XXVI. La rocca di Boi-sena, studio architettonico (A. Sacco). — XXVII. L’operaio francese nel 1693, e il vescovo di Mende a Bolsena (G. Daurelle). — XXVIII. Reminiscenze ... e ferrovia presso il lago (F. Hoffmann). — XXIX. Siena e T. Sarrocchi, con fotografie (G. Cozza). — XXX. L’antico Ciborium dell’ipogeo volsiniese (G. Cozza-Luzi).— XXXI. Lettera inedita di Francesco di Sales a Castel Viscardo (G. Cozza-Luzi). — XXXII. Sulle memorie figurate volsiniesi, P. I e lì, illustrazioni (G. Cozza-Luzi).— XXXIII. Dall archivio storico di Orvieto, Volsiniensia (X. Fumi). Il delegato Luigi Fumi. — 229 — IV. FERRARA. Deputazione di Storia Patria La Deputazione fenarese di storia patria, che nel Congresso di Firenze ebbe l’onore di presentare in omaggio il primo volume ilei suoi Atti, da quel tempo ad oggi non ha certo compiuto grandi lavori. Ciò sopratutto si deve alle poco prospere condizioni finanziane in cui versa la Deputazione stessa, che vive col solo assegno assai modesto, fattole annualmente dal Municipio e dalla Provincia, e con 1’ eventuale, parco e condizionato sussidio elargitole dal Ministero. 1 uttavia, in proporzione dei mezzi di cui può disporre, non ha mancato di portare il suo contributo al grande edificio della storia italiana, che le Deputazioni e Società sorelle, più di essa fortunate, vanno costruendo sotto auspici lietissimi e ccn lusinghiero successo. I tre volumi degli Alti, che hanno tenuto dietro al primo, e che qui pure abbiamo presentato in omaggio al Congresso, stanno a dimostrarlo. Nel secondo volume il venerando presidente della nostra Deputazione, con solerzia giovanile in corpo più che ottuagenario, ha esposto il risultato di lunghe e pazienti ricerche sulle famose delizie del Belvedere, opera degli Estensi, cantate anche dal divino Ariosto, di cui solo quà e là si avevano scarse notizie, e di cui non resta alcun materiale vestigio. Con la scorta di documenti, in parte ignoti ed in parte inediti, egli è riuscito a darcene una nozione perfetta ed anche un’ immngine grafica esatta. Notizie e documenti intorno al Teatro comunale di Ferrara , la cui perfetta curva viene attribuita da taluni al ferrarese Foscliini e da altri all’ imolese Morelli, sono stati prodotti dal prof. Patrizio Antolini, uno dei più indefessi ricercatori di monumenti storici, che conti la Deputazione nostra. — 230 — Alia storia politica di Bondeno un notevole contributo ha portato nello stesso volume il dott. Antonio Bottoni, dicendo come e per quali vicende quell’ importante castello passasse sotto la dominazione degli Estensi, e corredando di opportune carte topografiche il suo lavoro. Quasi continuazione dell’ ultimo scritto accennato, troviamo nel terzo volume la Storia militare di Bondeno dello stesso autore. Le fortificazioni, gli assedi e le prese della rocca di Bondeno vi sono descritte con la scorta di documenti inediti ed importantissimi, e con 1’ aiuto di diligenti carte topografiche. Del prot. Pietro Sitta si ha nello stesso volume un lavoro di speciale importanza sulle istituzioni finanziarie del Ducato estense nei secoli XV e XVI. Paziente ricerca di documenti, giudizio critico, spirito sintetico ne sembra che risplendano nel lavoro del Sitta in modo notevole ; e la nostra Deputazione da questo saggio è autorizzata a concepire grandi speranze nell’ operosità del giovane autore. Segue un lavoro d’ indole biografica, ma anche questo fondato su documenti poco noti, sparsi qua e là ed anche inediti, del professor Giuseppe Iarè. Egli ci dà ricostruita la vita di Abramo Co-lorni, celebre ingegnere, che per molto tempo fiorì alla corte degli Estensi nel secolo XVI. La solennità con cui Ferrara volle festeggiare il V centenario della sua Università, dette 1’ indirizzo alla pubblicazione del quarto volume degli Atti della Deputazione nostra. Il Iarè difatti vi ha pubblicati interessanti documenti e notizie sull Università ferrarese degli studi dal 1735 al 1760. L’avv. O. Venturini, solerte conservatore dell’ importante Archivio notarile, vi ha fatto conoscere curiosi e vari documenti intorno ai gradi accademici conferiti dallo Studio ferrarese nel primo secolo di sua istituzione; e finalmente l’infaticabile illustratore di Torquato l'asso, il prof. Angelo Solerti, traendoli dagli Archivi estensi, vi ha posto in luce notevoli documenti riguardanti lo Studio di Ferrara nei secoli XV e XVI, e vi ha pubblicato uno Statuto inedito di un’Accademia ferrarese del XVI secolo. Ciò per il già fatto. Di lavori in preparazione m’ è grato annunciare frattanto la pubblicazione dell’ antichissimo Statuto inedito di - 23 r — Massafiscaglia per cura del prof. Antoiini, e la storia dei Monte di Pietà di Ferrara per il prof. Sitta. Oltre che con le pubblicazioni, la Deputazione ferrarese di storia patria non ha mancato in ogni circostanza di contribuire, per quanto le è stato possibile, anche con altri mezzi all’incremento degli studi storici. Nelle sue adunanze si sono tenute importanti discussioni su vari argomenti di storia locale; ed oltre a ciò nelle sue sale si è dato principio e lodevole sviluppo ad un Museo Storico, che certamente potrà avere un avvenire brillante, ove ad essa non tacciano difetto 1 aiuto morale e materiale dei cittadini e delle rappresentanze del paese. Dott. Clodomiro Bonfigli delegato. - 232 - V. FIRENZE. R. Deputazione di Storia Patria Espongo brevemente quanto la R. Deputazione ha fatto dall’ultimo Congresso (1889) in poi. Anzi tutto, debbo dire che la costituzione della nostra Deputazione si è in parte modificata; dacché, per decreto reale del 30 marzo 1890, le Marche ne sono state separate, e se n’è costituita una Deputazione autonoma con sede in Ancona. Tale decreto fu invocato e concesso coll’ intendimento di imprimere maggiore energia agli studi e alle pubblicazioni storiche di quella regione: quali poi ne siano stati gli effetti, ignoro. La Deputazione nostra, all’epoca del passato Congresso aveva, come allora riferii, in pronto 0 quasi due volumi: cioè, il nono, contenente il Libro di Montaperti, a cura del riferente; e il decimo, che comprende una raccolta di Documenti dell’ antica Costituzione, fiorentina, a cura del prof. Pietro Santini. Dei due annunciati volumi il primo fu pubblicato nei primi mesi del 1890, e spedito in dono alle Società convenute al Quarto Congresso e ai delegati delle medesime. Difficoltà di compilazione e di stampa hanno invece, disgraziatamente, ritardato il compimento del volume del prof. Santini : ma ora all’une e alle altre si va rimediando, ed è sperabile che l’importante volume possa essere pubblicato tra breve. Intanto la Deputazione ha posto mano a stampare un’altra cospicua serie di documenti, che formerà i volumi XI e XII della nostra collezione: cioè, i Documenti per servire alla storia d’Arez%o dal secolo VII al XIV, a cura dal signor Ubaldo Pasqui, nostro socio corrispondente, che vi ha speso attorno, per metterli assieme e ordinarli, parecchi anni di assidui studi. Questa raccolta che com- — 233 — prende un codice diplomatico, lettere, cronache e statuti, così per l’importanza intrinseca, come per la diligenza e i sani criteri con cui si è condotta la pubblicazione, speriamo che riuscirà tale da soddisfare pienamente l’aspettativa degli studiosi e l’esigenze della critica. Sono stati condotti a termine gli studi preparatori per un’ edizione critica della Cronica di Giovanni Villani, a forma dell’ incarico che la Deputazione di Firenze n’ ebbe dall’ Istituto Storico Italiano. Questi lavori preparatori furono commessi dalla Deputazione al giovine prof. Vittorio Lami, ora nostro socio corrispondente, che li ha latti con ogni cura e con buoni risultati. Il prof. Lami ha fatto un saggio di collazione sopra un numero ragguardevole di codici; ne ha classificate le famiglie e studiate le derivazioni; ha fissato i testi con cui è principalmente da condursi l’edizione, e posti i fondamenti critici per lo stabilimento del testo; e tutte queste cose ha svolte in una relazione preliminare, che dalla Deputazione nostra è stata trasmessa all’ Istituto, e che sarà tra breve seguita e completata con una descrizione paleografica dei codici , un apparato critico delle collazioni e un saggio dell’ edizione. Su questi dati potrà l’istituto, nella prossima adunanza plenaria, deliberare definitivamente circa il dar principio alla stampa. L'Archivio Storico Italiano, che si pubblica dalla nostra Deputazione, ha continuato a venir luori regolarmente in fascicoli trimestrali: e avendo fino dal 1888 iniziato una quinta serie, ha pubblicato nel decorso anno l’indice tripartito dei venti volumi della serie quarta, a cura del signor Eugenio Casanova. L'Archivio ha ormai compiuto cinquanta anni di vita, essendosi pubblicato il primo volume nel 1842. Non è ignoto ad alcuno come la prima serie del-l’Archivio, fondata da G. P. Vieusseux , avesse il carattere di una raccolta d’ opere e di documenti inediti 0 rarissimi risguardante la storia d’Italia; e come a po’ per volta, per sopperire alle condizioni degli studi, assumesse il carattere d’un periodico, contenente in parte memorie e documenti, in parte rassegne della letteratura storica contemporanea. Ma nella vecchia e nuova forma l'Archivio ha avuto sempre e mantiene il carattere nazionale italiano; un carattere che in altri tempi fu, nel campo dei nostri studi, precursore — 234 — e aiutatore dei nuovi destini d’Italia, e che, nei tempi presenti, in mezzo a tanto sminuzzamento di studi regionali e locali, giova a raccogliere intorno ad esso la cooperazione dei migliori studiosi d ogni parte d Italia, non che quella di dotti stranieri. Mi resta infine il mesto officio di commemorare brevemente i soci ordinari che la Deputazione ha perduto in quest’ ultimo triennio. Adamo Rossi di Perugia, morto il 22 febbraio 1891, fu cultore valente di storia dell’ arte, e illustratore operosissimo delle memorie della sua città. Eguali benemerenze ha il barone Achille Sansi, morto il 4 maggio 1891, verso la sua città di Spoleto, alla cui storia giovò col riordinare l’Archivio del Comune, coi dare indirizzo storico all’Accademia spoletina, e colla pubblicazione di vari libri e documenti. Nei primi del corrente anno 1892 la Deputazione ha fatto una perdita dolorosissima colla morte del prof. Bartolommeo Malfatti. Al nome di lui, storico, geografo, poligrafo insigne, che univa a una vasta e profonda cultura una mirabile serenità di spirito e una felice intuizione critica, non abbisognano elogi ; ma sia lecito a me, che gli fui amico e collega riverente, ricordare la squisita bontà e la rettitudine dell’ animo suo ; le schiette sue virtù, che fuggivano dai clamori del volgo, ma rifulsero più pure nel santuario della famiglia; siami lecito mandare alla venerata memoria di lui un tributo di affetto e di rimpianto. Cesare Paoli segretario e delegato. - 235 ~ VI. MIRANDOLA. Commissione Municipale di Storia Patria e di Arti Belle Riunitosi a Firenze nel settembre del 1889 il Quarto Congresso Storico Italiano, il delegato della Commissione Municipale di storia patria e di arti belle della Mirandola presentava al medesimo una relazione, nella quale, mentre si dava conto dei lavori compiuti dalla Commissione nel periodo corso dal Congresso Storico di Torino fino all’ epoca suddetta, s’indicavano ancora i lavori che intendeva intraprendere, qualora non fosse a lei venuto meno 1’ appoggio del Municipio e del Ministero della Pubblica Istruzione. In tali lavori veniva accennato, oltre il proseguimento delle Memorie delie chiese, dei conventi e delle antiche corporazioni religiose, che un tempo ebbero sede in Mirandola, il Gridario Mirandokse che fa seguito agli antichi statuti riformati nel 1386, già pubblicati nel 1885 a Modena e all’antica versione dei medesimi pubblicata nel 1888 in Mirandola. La Commissione di storia patria, avendo ottenuto dal Municipio della Mirandola e dal Ministero della Pubblica Istruzione il solito annuale assegno, fu in grado d’intraprendere la stampa dei suindicati lavori, dopo averli con cura preparati, coordinati ed illustrati. Infatti nel 1890 venne pubblicata la seconda parte delle Memorii innanzi citate, compilata dal membro attivo sacerdote cav. Felice Ceretti, che contiene le memorie relative alla chiesa e convento di S. Francesco, alla chiesa e monastero di S. Lodovico, alla chiesa e convento di S. Agostino. Essa forma il volume VIII delle Memorie Storiche Mirandolesi, la cui stampa fu decretata dalla Commissione nella seduta del — 236 — 20 febbraio 1890. Molto importante è tale storia, specialmente per la parte che si riferisce all’ antico e monumentale tempio di S. Francesco, le cui prime memorie risalgono fino al 1286 e si proseguono senza interruzione fino al tempo presente. Così pure interessanti sono le memorie relative alla chiesa ed insigne monastero di S. Lodovico, edificato nel 1468; e quelle relative alla chiesa e convento che i Romitani di S. Agostino edificarono sul cadere del secolo XVII. Oltre le notizie d’interesse locale, in detto volume si contengono pure altre memorie che hanno una importanza generale, specialmente per la storia artistica, di cui si trovano preziosi ricordi nella Chiesa di S. Francesco. Una grande quantità di epigrafi, di cui la massima parte più non esiste, si leggono qui con molta diligenza raccolte ed ordinate dall’ illustratore. Nel 1891 venne pubblicata la terza ed ultima parte, che compie la storia delle chiese, dei conventi e sodalizi religiosi della Mirandola, compilata dal sullodato cav. Felice Ceretti. Essa contiene le memorie relative alla chiesa abbaziale del SS. Salvatore, alla chiesa e convento dei Padri Cappuccini, alla chiesa e collegio dei Padri Gesuiti, alla chiesa e convento dei Servi di Maria e Terziari dell’ordine stesso, e infine le memorie relative al Seminario, agli oratori e alle confraternite della città. Essa forma il volume IX delle Memorie Storiche Mirandolesi, la cui stampa fu decretata dalla Commissione nella seduta del 17 febbraio 1891. Notevoli sono i ricordi storici relativi all’artistica chiesa del Gesù ed all’ insigne Collegio Gesuitico, fiorente già per uomini insigni in scienze e lettere, che informarono alla virtù ed al sapere i più illustri fra i Mirandolesi, ultimo fra i quali viene opportunamente ricordato Giuseppe Luosi , ministro di grazia e giustizia nel primo Regno Italico. Nel corrente anno poi venne pubblicato il Gridario Mirandolese che contiene una raccolta di molte gride, ordini, provvisioni, lettere emanate dai principi Pico, cominciando dà Lodovico II nel 1550 e venendo fino a Francesco Maria Pico, ultimo duca della Mirandola nel 1708. Ad essa fanno seguito alcune disposizioni prese durante il dominio Cesareo nel 1708, ed altre lettere, - 237 — decreti, ordini emanati regnando gli Estensi dal 1711 al 1738. Il Gridario Mirandoìese forma il volume X delle Memorie Miran-dolesi, la cui stampa fu decretata dalla Commissione nella seduta del 4 febbraio 1892. Esso è illustrato con una prefazione del vice-presidente della Commissione dott. Francesco Molinari, che dimostra l’importanza grandissima di tale pubblicazione , la quale va considerata come una continuazione degli antichi Statuti latini della Mirandola, riformati nel 1386, che formano parte della collezione dei Monumenti Slorici Modenesi, e dell’ altra pregiata antica versione italiana degli anzidetti Statuti, che fanno materia del IV volume delle anzidette Memorie Storiche Mirandoìesi pubblicato nel 1888. La Commissione fa omaggio al Quinto Congresso Storico di un esemplare dei volumi VII, Vili e IX delle Memorie Storiche Mirandoìesi. Fa pure omaggio al Congresso stesso del volume X delle indicate Memorie, che contiene il Gridario Mirandoìese. Nell’anno accademico 1889-90, la Commissione tenne quattro tornate, in una delle quali fu decretata la stampa della biografìa di Luigi Campi, insigne letterato mirandoìese, di cui tenne parola il membro attivo cav. Felice Ceretti nella tornata del 21 gennaio r886. Tale pubblicazione venne fatta nei numeri 5 e 6 àe\YIndicatore Mirandoìese del 1890. Nell’anno accademico 1890-91 si tennero quattro tornate, in una delle quali fu decretata la copia del Diario Mirandoìese, scritto da Gio. Francesco Piccinini, il quale comincia col 1682 e termina col 22 gennaio 1720, continuato poi dal P. Francesco Ignazio Papotti fino al 1736. Nell’anno accademico 1891-92 si tennero cinque tornate, in una delle quali il vice-presidente dott. Molinari commemorò il defunto socio corrispondente prof. Ferdinando Borsari di Finale - Emilia. Inoltre tenne parola intorno all’ importanza storica delle pergamene relative ai Pico esistenti nell’ Archivio di Stato di Massa , il cui elenco fu compilato dal socio corrispondente cav. Giovanni Sforza, direttore dell’ Archivio suddetto. Tutti gli atti della Commissione sopraindicata vennero pubblicati nell’ Indicatore Mirandoìese, di lei organo ufficiale. — 238 — Nei numeri 4, 5 e 6 del suddetto Indicatore di quest’ anno venne pure pubblicata una erudita monografia del socio corrispondente prof. Giuseppe Sillingardi: Sulle contese dei Pico della Mirandola nel secolo X ri, studiate nelle lettere di Filippo di Nerli. La Commissione fa omaggio al Congresso delle annate 1889-90-91-92 dell’ Indicatore Mirandoìese, in cui si contengono le suddette memorie e i resoconti delle sedute della Commissione. Diverse altre erudite monografie storielle mirandolesi vennero pubblicate dal cav. Felice Ceretti nello scorso triennio, negli Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie modenesi. La Commissione poi intende di pubblicare in seguito la Bibliografia della Mirandola, l’illustrazione del'a Zecca Mirandoìese, il Diario del Piccinini, diverse monografie storiche ed altre memorie patrie. E ciò compirà, qualora non venga meno la cooperazione dei suoi membri attivi e soci corrispondenti, e qualora le sia continuato il favore del Municipio ed il generoso concorso del Ministero della Pubblica Istruzione, a cui la Commissione è gratissima per gli incoraggiamenti avuti in passato, fiduciosa che non le verranno meno anche nell’ avvenire. Il vice-presidente della Commissione D.r Francesco Molinari. Il segretario N. Panizzi — 239 — VII. MODENA. R. Deputazione di Storia Patria A) - Relazione Generale. Anche nell’ultimo decorso triennio accademico la Deputazione Modenese si mostrò operosa, ed esplicò la sua attività nei modi prescritti dallo Statuto che la regge. I due Consigli, direttivo ed amministrativo, si radunarono nell’ indicato periodo di tempo ben quindici volte, o separatamente pel disbrigo delle rispettive attribuzioni, o cumulativamente quando i limiti della loro competenza non erano ben definiti. Le tornate accademiche della sezione di Modena nel primo anno furono sette, nove nel secondo e dieci nel terzo : in tutto ventisei. A sette di questo complessivo numero delle nostre adunanze presero parte le sottosezioni di Reggio Emilia e di Massa Carrara, e ciò perchè in alcune delle medesime si ebbe a discutere ed approvare i conti preventivi e consuntivi della Deputazione, ovvero a procedere alle votazioni per le nomine di ufficiali alle cariche in iscadenza e di nuovi membri attivi e soci corrispondenti. In altre fu d’uopo scegliere i documenti da pubblicarsi nei volumi de’ Monumenti Storici, mettere in chiaro le intenzioni e i propositi della Deputazione relativamente ai voti espressi nel Quarto Congresso Storico Italiano tenuto a Firenze intorno al coordinamento delle Deputazioni e Società storiche tra loro e coll’istituto Storico Italiano, udire dal rappresentante nostro presso l’Istituto stesso il referto delle cose trattate nelle sue sessioni, designare infine i colleghi che quali delegati avessero a rappresentare il Consorzio storico modenese al Quinto Congresso Storico Italiano da tenersi in Genova. — 240 — Nelle altre diecinove sedute i soci comunicarono i frutti de’ loro studi, la maggior parte de’ quali furono poi inserti ne’ volumi de nostri Atti e Memorie, ne’ quali pure si leggono i sunti delle speciali adunanze della sottosezione Reggiana più oltre enunciati. Della pubblicazione accademica Alti e Memorie, giunta alla terza serie, nel tempo trascorso fra la riunione del quarto e del quinto Congresso storico, sono venute in luce la parte seconda del volume V ed il volume VI diviso in due parti, col quale si chiude la serie. Curarono l’edizione della medesima con fraterna cooperazione le due Deputazioni di Modena e di Parma ; ma avendo questa, pur continuando colla nostra nelle più cordiali relazioni, creduto opportuno per plausibili motivi d’ istituire un suo proprio ed esclusivo periodico col titolo di Archivio Storico Parmense, la redazione della quarta serie de’ suddetti Atti e Memorie restò affidata soltanto ai membri della Deputazione Modenese: ed essi, alacramente sobbarcandosi al maggior lavoro, hanno già pubblicato il primo volume e preparata materia pel secondo e terzo della detta serie quarta. Ed ora accennerò gli autori e gli argomenti delle memorie inserite nei ricordati volumi già venuti alla luce e negli altri che presto saranno pubblicati. Cominciando dai lavori dei membri e soci corrispondenti della sezione Modenese e delle due sue sottosezioni di Reggio-Emilia e di Massa di Carrara, troviamo nei volumi suaccennati tre relazioni del cav. avv. Arsenio Crespellani, r. Ispettore degli scavi e musei, intorno alle scoperte archeologiche fatte nel Modenese durante gli anni 1888, 1889 e ^890 (1): e comparirà in un volume di prossima pubblicazione una quarta sua relazione riflettente gli scavi operati nel 1891. L operoso socio cav. sac. Felice Ceretti, continuando ad illustrare la storia di Mirandola e la genealogia della famiglia Pico, che per secoli vi ebbe dominio, pubblicò le tre seguenti monografìe : Eleo- (1) Atti e Memorie delle RR. Deputazioni di storia patria per le Provincie Modenesi e Parmensi — Serie III, voi. V, pag. 535-54$ ; Voi. VI, pag. 279-300; Serie IV, voi. I, pag. 269-287. — 241 — nor a di Paolo del conte Gio. Francesco li Pico contessa di Roddi (1); Il conte Lodovico II Pico (2); La Genealogia del conte Gio. Francesco II Pico corretta, accresciuta ed illustrata (3). Altre due memorie del Ceretti sui Pico furono presentate dal- 1 autore alla Presidenza. La prima intorno al principe Federico II Pico ed Ippolita d’Este sua consorte, l’altra su Marzio naturale del conte Paolo di Gio. Francesco II Pico ed i suoi figli Paolo e Gio. Tommaso. Il socio prof. Luigi Olivi scrisse del matrimonio del marchese Nicolò III d’Este con Gigliola figlia di Francesco Novello da Car-rara (4). Si valse delle cronache di Iacopo Delayto e di Andrea Cataro, delle istorie del Muratori, del Frizzi, del Cittadella e del Litta; ma, per porgere una narrazione storica sicura e più completa, trasse profitto da documenti inediti dell’Archivio di Stato in Venezia, quattordici de’ quali, che vanno dal 21 settembre 1396 al 20 maggio 1397, pubblicò in appendice alla dotta sua monografia. La vita e le opere di Guarino Guarini, religioso teatino modenese, celebre architetto ed insigne matematico vissuto nel secolo xvn (1624-1683), sono il soggetto di un accurato lavoro del socio dottor Tommaso Sandonnini (5). Questi dalle inesplorate carte di archivi modenesi tratte le notizie sulle prime vicissitudini e l’oscura giovinezza del Guarini, sfuggite alla diligenza dello stesso Tiraboschi, segue nelle sue peregrinazioni il religioso a Roma, a Parma, a Guastalla, a Torino, a Messina, Parigi, Lisbona, Nizza, e addita Je fabbriche da lui erette in molte delle dette città. Passa poi ad enumerare le opere pubblicate dal Guarini su molti rami dello scibile, ma specialmente in materia di matematica e di architettura, riportando le lodi tributategli anche da moderni scienziati, che lo giudicarono valentissimo nelle scienze esatte e superiore di merito ai suoi contemporanei: il che prova ingiusto l’obblio in cui venue il suo nome. Come architetto poi, grandioso nelle concezioni, saggio (1) Atti cit., Serie III, voi. V, pag. 289-334. (2) Ibidem, Serie III, voi. VI, pag. 229-276. (3) Ibidem, Serie IV, voi. I, pag. 103-122. (4) Ibidem, Serie III, voi. V, pag. 335-376. (5) Ibidem, Serie III, voi. V, pag. 483-534. Atti Soc. Lio. St. Patria. Voi. XXVI. 16 - 242 - distributore delle masse e delle proporzioni, ammirevole per 1’ artificio meccanico delle sue costruzioni, ricercò le stranezze ed esagerò i difetti del barochismo a’ suoi tempi di moda. I difetti dei geni sono però scusati dalla novità e dalla dottrina con cui sono attuati. Il Guarini ammirato da’ suoi contemporanei, per il rinascimento del gusto classico artistico perdette la stima dei posteri ; ma ha ritrovato un giusto apprezzatore del suo merito nel nostro socio che lo richiamò alla memoria. L’introduzione e la prima parte di un lungo e pensato lavoro dell’ altro nostro socio prof. Giuseppe Saivioli sulle immunità e giustizie delle chiese in Italia, fu annunziata dallo scrivente nella relazione presentata al Quarto Congresso storico, ed ora al Quinto ne è segnalata la seconda parte, che specialmente tratta delle giustizie delle chiese (i). Insufficiente all’uopo ne sarebbe il compendio per quanto esteso, e basti per ciò l’averla accennata ai cultori della storia dell’ antico diritto. Colla semplice mira di scagionare lo storico Tiraboschi, autore della Biblioteca Modenese, da un’accusa mossagli a torto da illustre letterato in accreditato periodico storico (2), il socio conte Giorgio Ferrari Moreni parlò di Iacopo Coppa modenese, uno de’ più famosi canta in banchi che nel secolo xvi sulle piazze delle città italiane vendevano, insieme a cerotti ed empiastri, poesie, leggende, avvisi, orazioni, in forma di libricciuoli 0 di fogli volanti fatti da essi stampare per divulgarli fra il popolo. Al Coppa devesi per tal guisa la prima edizione delle cose poetiche minori di Lodovico Ariosto (3). Il presidente cav. avv. Pietro Bortolotti illustrò un antico dipinto, scoperto dieci anni or sono in occasione del ristauro generale che si stava allora eseguendo nella cripta del duomo di Modena (4). Il ricuperare la pittura nascosta e racchiusa fra due saldi muri non fu facile compito; pur finalmente, ripulita e ricomposta, potè essere collocata nel Civico Museo. Quel patrio cimelio non solo subì i danni inevitabili del distacco dal muro in condizioni sfavorevolissime, (1) Atti cit., Serie III, voi. VI, pag. 1 228. (2) Archivio storico italiano, disp. v, 1888, pag. 267-276. (3) Atti cit., Serie III, voi. VI, pag. 603-605. (4) Ibidem, Serie IV, voi. I, pag. 1-18. — 243 — ma per giunta quelli di notturni devastatori, i quali con irremediabile guasto ne distrussero una parte, e precisamente quella dove appiè delle figure incominciava l’epigrafe ed era espressa la data. Fu grande ventura che il Bortolotti con saggia previdenza pensasse, prima della barbara devastazione, a trascrivere l’epigrafe, e cosi conservasse l’unico ma fedele documento della genuina età dell’ importante pittura: documento che distesamente leggesi: In Christi nomine M.C.C.C.XXXIV. Hoc opus fecit fieri Berteus Testagrosa tu remedium anime Zacarie eius matris. La dipinta rappresentazione com-ponesi di quattro figure. A sinistra del riguardante la Vergine in trono col Bambino retto sulle ginocchia materne, e dinanzi ad essa, ginocchione una donna orante in proporzioni minori ; dietro la quale sta un vecchio vescovo mitrato e in abiti pontificali, come in atto di presentarla a quel trono. La data di questo medioevale avanzo di dipinto murale, indubbiamente accertata, fu anche dal diligente illustratore del prezioso dipinto chiarita e provata con argomenti indiretti, desunti dai membranacei Memoriali dell’Archivio de’ notai, ne’ quali il Bortolotti cercò e trovò memorie del padre e della madre di Berteo Testagrossa e dello stesso Berteo. La Deputazione accolse con piacere ne’ volumi de’ suoi Atti e Memorie l’accurata relazione sui lavori ordinari e straordinari compiuti sotto la sua direzione nell’Archivio di Stato in Modena durante il triennio 1888-1889-1890 dal socio conte cav. Ippolito Malaguzzi (1). Il resoconto si riassume segnatamente in una serie di tabelle statistiche, le quali coll’eloquenza delle cifre mostrano quanto sia stato il lavoro eseguito nell’Archivio e quanta la operosità del personale che vi è addetto. Interessa in particolar modo gli studiosi un elenco nominativo di coloro che praticarono indagini nell’Archivio a scopo di studio, nel quale elenco sono altresì notate le materie prese ad esame ed il numero de’ documenti posti a contributo. È un primo avviamento ad una vera e propria bibliografia delle pubblicazioni che via via vengono fatte con materiali dell’ Archivio. Il solerte Direttore spiega il metodo seguito nella compilazione della statistica, e promette in fine di venir riferendo d’anno (i) Atti cit., Serie IV, voi. I, pag. 19-101. — 244 — in anno alla Deputazione sullo sviluppo dell’Archivio di Stato modenese, che è senza dubbio l’istituto di maggior interesse per la Deputazione stessa, come miniera ricchissima, quasi inesauribile, di monumenti d’inestimabile valore per la storia. Ed il conte Malaguzzi mantenne la promessa, chè da parecchi mesi consegnò alla Presidenza il resoconto per l’anno 1891 intorno all’ordinario movimento dell’ Ufficio affidato alle sue cure : resoconto che sarà pubblicato nel volume IV della IV Serie de’ nostri Atti e Memorie. Sessantasette lettere Muratoriane inedite, dirette al P. Giuseppe Bianchini della Congregazione dell’ Oratorio di S. Filippo Neri, furono pubblicate ne’nostri volumi a cura del socio Enrico Celani (1). Le trasse egli dalla Vaticana : e nelle parole che vi premette narra come quelle lettere dalla biblioteca Vallicelliana passassero alla Vaticana, e dà brevi cenni del religioso veronese al quale furono scritte e 1’ elenco delle pubblicazioni di lui. Il prezioso manipolo delle lettere in discorso forma un importante contributo all’epistolario Muratoriano che il cav. Alessandro Spinelli sta raccogliendo : opera, che, se potrà esser condotta a buon fine, sarà il miglior monumento che la patria ed un concittadino possano erigere al sommo degli storici. Alle Muratoriane edite dal Celani faranno seguito più altre, e cioè l’intera corrispondenza del Muratori col Leibniz, che un altro nostro socio, il marchese Matteo Campori, raccolse da varie opere a stampa e da diversi archivi, ma in massima parte dalla R. Biblioteca di Annover dove giaceano inedite: corrispondenza assai interessante, che la Deputazione sarà lieta di pubblicare fra poco nel terzo volume (Serie IV) de’ suoi Atti e Memorie. E fin qui sono notati i lavori dei membri e soci della sezione modenese editi, 0 di già licenziati per la stampa; non vo’ tacere però di altre memorie, frutto degli studi di detta sezione, lette nelle tornate accademiche ; ma non ancora proposte al Consiglio direttivo, al quale il nostro statuto conferisce il diritto di scegliere quelle da stamparsi per incero. Il cav. A. Crespellani discorse degli avanzi d’architettura ro- (1) Aiti cit., Serie III, voi. V, pag. 413-481. - 245 — mana o lombarda, incorporati in parecchie chiese poste nel monte e nel colle della provincia modenese. Il dott. T. Sandonnini trattò vari argomenti, e cioè di Rinaldo I d Este duca di Modena e della guerra di successione, di Dante e degli Estensi, della storia edilizia della cattedrale di Modena e della annessa torre. Il conte I. Malaguzzi lesse l’introduzione ad un suo lavoro, che tratta dei diritti baronali e della potenza di un vescovado Emiliano dal secolo vili al xii. Il prof. Venceslao Santi parlò di una via su quel di Fiumalbo, denominata strada di Annibaie, e delle disposizioni testamentarie del cav. Leonardo Salviati (1590). Queste due memorie furono pubblicate in altri periodici storici. Il prof. cav. Giulio Camus additò due manoscritti della Estense, 1 uno col titolo: Venula di Enrico III re di Francia a Venezia, sconosciuto a P. De Nolhac e A. Solerti che illustrarono questo argomento; l’altro intitolato: Viaggi di Mandavilla. Questo manoscritto in esemplare più nobile fu portato in Francia da Valentina Visconti, quando nel 1389 andò sposa a Luigi d’Orleans. Il cav. A. Spinelli diede informazioni circa all’Epistolario Mu-ratoriano ch’egli con amore e solerzia sta raccogliendo. Il sac. Bernardino Ricci presentò uno studio sugli scritti di Lo renzo Gigli cronista Frignanese. Ma veniamo ora alla sottosezione di Reggio-Emilia. Fornì questa al nostro periodico storico la memoria del socio prof. cav. Naborre Campanini, intitolata: Pontico Virunio lettore pubblico di lettere latine e greche a Reggio (1500-1503) (1). Della vita di questo umanista e delle sue opere trattarono più autori ; ma il Campanini rettificò ed accrebbe le notizie date da precedenti biografi, valendosi di documenti tratti dagli archivi reggiani. Uno, fra gli altri, autografo del Pontico, rivela 1’ uomo e mette in evidenza il sistema d’insegnamento da lui seguito nei due primi anni della sua condotta in Reggio, illustrando altresì la storia generale degli studi in Italia. (1) Atti cit., Serie III, voi. VI, pag. 573-601. * — 246 — Nelle tornate accademiche della sottosezione Reggiana (27 dicembre 1890 - al 7 marzo 1891) (1) il sullodato prof. Campanini lesse poi una memoria sulla condotta di Francesco Luisino a pubblico lettore in Reggio dall’anno 1550 al 1554: comunicò nuovi documenti riguardanti l’origine dell’arte della seta in Reggio, i quali aggiungono particolari notizie a quelle già da lui raccolte ed esposte nel libro Ars siricea Regij : e parlò d’un ignoto maestro di tarsia reggiano, del secolo XV, che con Giovanni Maria Platina lavorò nei famosi stalli della cattedrale di Cremona. Il socio avvocato Venceslao Grasselli, continuando la sua storia del pio luogo di S. Lazzaro, discorse le origini e vicende della sua chiesa : ed il membro attivo prof. avv. Andrea Balletti lesse parte di uno studio intorno agli scrittori emiliani di amministrazione, finanze ed economia pubblica. La sottosezione di Massa diede pure un contributo a nostri volumi accademici; chè il cav. Giovanni Sforza vi inserì le sue erudite ed interessanti ricerche storiche su Castruccio Castracani degli Antelminelli in Lunigiana (2), ed il giovine dottor conte Luigi Staffetti la prima parte di uno studio storico, su documenti per la maggior parte inediti, intorno a Giulio Cybo marchese di Massa (3). La seconda parte del lavoro del socio Staffetti verrà presto in luce, nel secondo volume della Serie IV di detta nostra pubblicazione. La mole delle due ultime accennate monografie, non comune alle memorie che si pubblicano ne’ volumi accademici, mi toglie di darne qui dettagliati resoconti, i quali oltrepasserebbero i limiti imposti a questa Relazione. Alla Presidenza altresì pervenne dal socio della sottosezione Massese monsignor Luigi Podestà, uno studio sul codice Pelavicino dell’Archivio Capitolare di Sarzana, circa i vescovi di Luni dall’anno 895 al 1289. Questo importante studio darà materia ai volumi, che per l’attività e il buon volere dei membri della Deputazione di storia patria per le Provincie Modenesi potranno essere ne’ prossimi anni pubblicati. (1) Alti cit, Serie IV, voi. I, pag. XXVII-XXXII. (2) Atti cit., Serie III, voi. VI, pag. 301-572. (3) Ibidem, Serie IV, voi. I, pag. 123-268. - 247 — La Deputazione Parmense presenterà al Congresso 1’ esposizione de lavori compiuti negli ultimi tre anni: a me spetta però il segnalare le memorie de’ colleghi di Parma inserite nei volumi degli Atti e Memorie già editi a cura e spesa comune delle due Deputazioni storiche di Modena e Parma. Il venerando presidente di questa, conte senatore Filippo Linati, nell’adunanza del 31 marzo 1890, commemorò il socio effettivo comm. prof. Amadio Ronchini (1). A due discipline principalmente questi rivolse l’affetto e l’attività, alle letterarie ed alle storiche: ed alle ultime limitando il suo dire, il senator Linati espose come il Ronchini, che per mezzo secolo tenne la direzione dell’Archivio di Stato delle Provincie Emiliane, fosse l’anima, la vita, il membro più utile, il principale ornamento del Consorzio storico parmense: chè non vi fu seduta nella quale egli non leggesse qualche sua nuova ricerca storica od artistica, nè dispensa degli Atti e Memorie in cui non fosse inserita qualche sua dotta monografia. E conchiuse la breve ma affettuosa commemorazione, additando il virtuoso ed operoso comm. Ronchini in esempio ai colleghi. L’arciprete piacentino Gaetano Tononi si valse della corrispondenza fra il P. Paciaudi e monsignor Alessandro Pisani vescovo di Piacenza, a mostrare come si vivesse e pensasse oltre un secolo fa (1761-1778) in tempo di ardenti contrasti politici e religiosi, e all’ avvicinarsi del loro componimento nei ducati di Parma e Piacenza, essendone primo ministro il riformatore Guglielmo Dutillot marchese di Felino (2). Lo studio diligente ed importante sugli sconosciuti documenti messi in luce, illustra specialmente la storia della pubblica istruzione nello Stato parmense in que’ tempi ne’ quali il Paciaudi ebbe nelle mani la somma delle cose scolastiche. L’ opera di generale interesse storico alla quale la Deputazione dedica le sue cure si è quella de’ Monumenti, divisa in due serie, degli Statuti l’una, l’altra delle Cronache. Anche questa dopo il Quarto Congresso ha progredito: e per quanto riguarda gli Statuti, (1) Atti cit., Serie III, voi. V, pag 547-550. (2) Atti cit., Serie III, voi. V, pag. 377-411. — 248 — se non nel numero de’ volumi pubblicati (chè niuno n’ è venuto alla luce) nella preparazione almeno dei materiali da pubblicarsi. Ed in vero è a buon punto lo Statuto di Massa, San Vitale e An-tona dell’anno 1439, all’edizione del quale di\ opera il cav. Giovanni Sforza. Il testo aspetta soltanto gli ultimi tocchi; ma non per anco sono in pronto i prolegomeni, nei quali sarà illustrata la vita del popolo di Lunigiana studiata nelle fonti del suo diritto, nè gl’indici copiosi che sta compilando l’operoso nostro socio. Un altro statuto, quello di Sarzana spettante all’anno 1269, annotato dal socio monsignor Luigi Podestà, farà seguito al massese. La Deputazione di Modena ha poi affidato all’avv. Odoardo Raselli membro della sezione Modenese, l’incarico di sopraintendere e collazionare la trascrizione, affidata ad abile copista, del codice riposto nell’Archivio municipale di Modena dei primi anni dei XIV secolo (1306-1307), denominato Respublica Mutinensis. La copia di questo corpo di leggi democratiche, che il popolo modenese sostituì a quelle vigenti sotto il dominio del cacciato marchese Azzo Vili d’Este, è già terminata; ed ora si sta lavorando alla trascrizione dell’altro codice pur conservato nell’Archivio comunale di Modena: codice interessante, che ha stretta relazione col sopra ricordato e che s’intitola Magna Massa Populi Mutinensis. Pubblicati gli Statuti di Massa e di Sarzana, la Deputazione darà alle stampe i due modenesi, che a cura dell’avv. Raselli saranno corredati di proemio, note ed indici. Hanno avuto incremento i Monumenti storici modenesi anche nella Serie che comprende le Cronache. Per quelle già edite di Iacopino e Tommasino Lancellotti il segretario della Deputazione sta compilando l’indice generale, ed il socio cav. A. Spinelli ha di già compiuto l’indice delle tre cronache modenesi di A. Tassoni, G. Da Bazzano e B. Morano pubblicate nel 1888. Il tomo XIV, specialmente consacrato alla storia agiografica, del quale era venuto in luce il primo fascicolo contenente le « Antiche vite di S. Geminiano vescovo e protettore di Modena » (1), (i) Modena, tipi di G. T. Vincenzi e nipoti, 1886, in 4.° di pag. 134, con due tavole. — 249 — si è accresciuto di un altro fascicolo che comprende l’edizione critica della « Antica vita di S. Anseimo abbate di Nonantola » (i), e relativa poscritta letta nell’ adunanza 23 giugno 1892 della Deputazione Modenese (2). L’uno e l’altro fascicolo sono corredati di appendici ed illustrazioni a cura del dotto e benemerito cav. avv. Pietro Bortolotti, presidente della R. Deputazione per le Provincie Modenesi. Il primo fascicolo, a giudizio dei dotti, aveva contribuito agli studi italiani un notevolissimo saggio di critica dei testi agiografici ; il secondo poi non ha punto importanza minore del primo Una rivista straniera di primaria autorità in questa materia, scrive dei commentari della nuova vita che essi « rivelano une connaissance sèrieuse degli ultimi risultati scientifici, e si raccomandano all’attenzione degli eruditi par ime critique sevère, la quale per altro mai non eccede i giusti limiti della moderazione ». Aggiungerò un breve cenno sul movimento del personale accademico nel triennio 1889-92. E volgendo dapprima lo sguardo ai posti lasciati vuoti da colleghi defunti, deggio richiamare alla memoria due illustri reggiani, il cav. prol. Bernardino Catelani ed il comm. prof. Prospero Viani, mancati entrambi alla vita nella loro città nativa e nel corrente anno: il primo nel quarto giorno di aprile, 1’ altro nel giorno undecimo del volgente settembre. Entrambi furono dichiarati soci emeriti sul cadere del 1887, benché dal febbraio 1875 avessero raggiunto i quindici anni di servizio attivo, perchè nominati membri attivi dal dittatore Farini col decreto stesso che instituiva la Deputazione Emiliana. Dell’ eletta schiera dei primi membri di questa Deputazione uno solo è superstite, il conte Emilio Lazzoni di Massa-Carrara. Il Catelani, preside del Liceo « Spallanzani » in Reggio-Emilia, lascia pregevoli scritti in prosa ed in verso; il Viani, accademico della Crusca, bibliotecario della Riccardiana e preside di uno dei Licei di Roma, ebbe fama di buon letterato e distinto filologo. Raggiunsero il più alto grado accademico, cioè quello di soci (1) Modena, tipi Vincenzi, 1891, pag. 135-318 con tre tavole. (2) Modena, tipi Vincenzi e nipoti, 1892, pag. 319-330. — 250 — emeriti, il cav. avv. Pietro Bortolotti presidente, ed il cav. avv. Arsenio Crespellani, consigliere direttivo della Deputazione per le Provincie Modenesi. Dal grado di soci corrispondenti furono promossi all’ altro di membri attivi il prof. Venceslao Santi e l’avv. Carlo Ferrari: e direttamente ebbe nomina di membro attivo il prof. dott. Francesco Agnoioni. Per fine nell’albo della Deputazione, durante i due ultimi decorsi anni accademici, furono inscritti ventun nuovi soci corrispondenti. E cosi dato termine, come meglio per me si poteva, a questa Relazione, vo’ sperare che se dessa non è riuscita ordinata e chiara, come avrei desiderato, ciò nullameno 1’ operato della R. Deputazione storica per le Provincie Modenesi, pel numero ed importanza delle pubblicazioni e de’ lavori enunciati, possa essere convenientemente apprezzato dai maestri e studiosi di storia riuniti a Genova in Congresso. Il segretario Giorgio Ferrari — Moreni. B) - Sottosezione di Massa. Nel triennio corso dal Congresso di Firenze a questo di Genova non è stata inoperosa la sottosezione di storia patria in Massa. Due sono le monografie inserite nelle Memorie. Una è già stampata; 1’altra aspetta il turno della pubblicazione. Due sono i volumi de’ Monumenti in parte venuti alla luce e parte in mano allo stampatore. Di questi due volumi è uscita fuori, pur ora, la parte seconda del tomo terzo, che contiene gli antichi Statuti di Massa, da me raccolti e illustrati. Di Massa un solo Statuto era a stampa fin dal cadere del secolo decimosesto, quello promulgato nel 1591 da Alberico I Cybo-Malaspina, il migliore de’ suoi principi: restavano inediti, e adesso sono stati fatti di pubblica ragione, quello criminale della Vicaria di Massa del 1372 e l’altro de’ Comuni di Massa, S. Vitale e Antona del 1439; non che lo Statuto delle Gabelle del 1372, e un saggio de’ Bandi, da Alberico I a Maria Teresa, Fui- - 2JI — ti ma de Cybo, con la quale la corona massese passò sul capo agli Estensi. Si ha dunque raccolta nelle due fonti principali la legislazione di Massa dal secolo XIV al secolo XVIII, cioè durante le due dominazioni de’ Lucchesi e de’ Fiorentini e quando fu Stato indipendente. Fino a qui nelle storie municipali si è data parte troppo larga alle geste de’ principi; anzi alcune delle nostre storie municipali non si occupano che di loro, e ne formano‘il solo soggetto. È tempo d indagare invece la vita de’ popoli, di sviscerarla, di metterla in piena luce. Bisogna sorprendere una buona volta le vecchie generazioni in mezzo alle loro gioie e a’ loro dolori; ricercarne gli usi, le consuetudini, i costumi; studiarne le virtù e i vizi, la floridezza e la miseria, il benessere e le angustie, il decadere e il progredire, le industrie, i traffici, i commerci, le arti, le professioni, i mestieri; veder ciò che facevano in casa e ciò che operavano in piazza ; quali ne erano i gusti, gli istinti, i piaceri ; quali le aspirazioni, gli intenti, le speranze. Questo ho tentato di fare io per il popolo di Massa ne’ prolegomeni a’ suoi Statuti; prolegomeni che formano la prima parte; volume a sè, che ha per titolo e per soggetto : La vita del popolo di Massa studiata nelle fonti del suo diritto. L’ altro tomo, che è il quarto della raccolta, si divide in tre parti. La prima contiene lo Statuto di Sarzana dell’anno 1269, e ha in fronte una prefazione del suo editore, il collega monsignor Luigi Podestà, e per corredo il glossario de’ molti vocaboli ignoti al Du Cange: documento importante, perchè dà modo di studiare 1’ emanciparsi che fa Sarzana dalla dominazione de’ vescovi di Luni, suoi vecchi padroni, e l’affermarsi e costituirsi in libero comune. D’altre terre e castella della Lunigiana, soggette a’ vescovi, restano pur gli Statuti, anteriori di tempo a quello di Sarzana, c d’interesse grande per la storia del feudalismo teocratico, che, per verità, non era punto migliore del feudalismo secolaresco de’ limitrofi Malaspina, che co’ vescovi di Luni si contendevano il comando e il dominio della regione. Di queste terre e castella, Bolano ha due Statuti, uno del 1204 e uno del 1227; due ne ha Ponzanello, uno del 1233 e uno del 1237; due ne ha Carrara, uno del 1235 — 252 — e uno del 1260; uno ne ha Niccola, del 1237; uno Niccola e Ortonovo, formanti comune insieme, del 1259. Erano inediti, e ora abbelliscono la parte seconda del tomo in discorso , che così dà completa la serie degli Statuti de’ paesi appartenenti a’ vescovi e conti di Luni ; serie che ha per appendice il giuramento di fedeltà de’ castellani di Ceserano, del 1231; l’elezione de’ consoli di Sar-zanello, del 1235; le leggi per il castellano di Ponzanello, del 1255; e la Carta beccariorthn dei comuni di Sarzana e di Sarzanello, del 1285. La parte terza e ultima è occupata dallo Statuto di Sarzana del 1331 ; nel qual tempo fu padroneggiata da’ Pisani. Il collega cav. Alessandro Magni-Griffi l’ha trascritto dall’originale, scoperto di recente, e l’ha corredato d’un copioso indice de’ nomi e delle materie. Veniamo alle monografìe contenute nelle Memorie. Il conte Luigi Stafìetti torna a tessere di nuovo la vita di Giulio Cybo e a raccontare la sua infelice congiura contro Carlo V ; cagione che perdesse la vita nel fiore degli anni e delle speranze. È un episodio che non solo forma una pagina importante della storia di Massa, ma che pur si collega con quella generale d’Italia, ne’ giorni sciagurati che Francia e Spagna se ne contendevano la supremazia. Nuovo non era l’argomento; ma nuovo l’ha reso l’autore con 1 aiuto de numerosissimi documenti rinvenuti con studio lungo e diligente negli Archivi di Firenze e di Massa, di Milano e di Modena. Monsignor Luigi Podestà tratta de’ vescovi che hanno governato la Chiesa di Luni dall’89 5 al 1289; e ne tratta tenendo a guida l’insigne codice Pelavicino dell’ Archivio Capitolare di Sarzana. È addirittura una rivoluzione nella storia ecclesiastica della Luni-giana, tanto bisognosa di essere studiata una buona volta con sana critica e colla scorta de’ documenti. Innumerevoli sono gli errori che il Podestà corregge; molteplici i fatti che mette per la prima volta in piena luce; non pochi i vescovi, fin qui ignorati, che restituisce, dopo tanti secoli, alla Chiesa Lunense. Giovanni Sforza vice-presidente. - 253 — Vili. ORVIETO. Accademia « La Nuova Fenice » L’Accademia della Fenice sorse in Orvieto sotto gli auspici della regina Cristina di Svezia, della quale sono noti i rapporti con la famiglia orvietana dei Monaldeschi. Il sottoscritto, lavorando intorno alla storia politica, artistica e letteraria della sua città natale, promosse, sulla fine del 1888, fra i suoi amici più intimi, una Società intesa sopratutto a ricercare le fonti storiche patrie. Per continuare le tradizioni non ingloriose del nome dell’ antica Fenice, fu chiamata Nuova Fenice la nostra Società, che si inaugurò con un discorso del comm. Gamurrini di Arezzo, eletto presidente onorario, come quello a cui Orvieto va debitrice delle scoperte etrusche e romane di questi ultimi venticinque anni e della istituzione di un Museo prezioso; e a cui anche appartiene il merito della scoperta delle antiche cronache, citate da tutti gli storici, come fonti di storia medioevale, reputate perdute dopo il secolo XVII, rinvenute da lui a caso, perchè sotto altro nome, nella biblioteca Vaticana (Archivio Storico Italiano, Serie V, tomo III, pp. 1-49). In questi cinque anni la Società si è esercitata in argomenti di antiquaria, di letteratura, di arte, di storia e di scienze morali e fisiche. Le adunanze, dove si leggono le dissertazioni e le note, sono quindicinali; altre, dove si conferisce a voce intorno a materie da preparare per le sedute suddette, sono settimanali. Varie pubblicazioni sono state intraprese e vennero distinte in quattro serie: la 1.*, dei Bollettini, che danno il resoconto delle tornate; la 2.“, delle Memorie dei soci, e di questa si hanno stampati, fra libri e opuscoli, dodici titoli. La 3/, destinata a contenere Cronache e documenti inediti, ha dato alle stampe una parte del volume I, che — 254 — è il Diario di ser Tommaso di Silvestro, notaro e canonico orvietano, che ha lasciato i suoi ricordi in un grosso codice dal 1482 al 1517. La pubblicazione esce a fascicoli di 12 fogli di stampa in 4.0 gr. a due colonne su carta a mano. Ne sono usciti due fascicoli che arrivano fino all’anno 1503. In altri tre anni sarà finita di stampare col necessario corredo di note storiche e di indici geografici, di persone e di cose, e con un dizionario dialettale che si rende indispensabile. L’ultima serie, la Miscellanea di erudizione storica, dà principio alla sua collezione con una breve memoria : Rapporti fra Genova e Orvieto nel secolo XIV, dedicata all’ illustre Congresso storico di Genova. Altri numeri sono già pronti per la stampa. Nel breve spazio di vita, la Società ha scoperto e acquistato importanti codici che erano dispersi qua e là e si credevano perduti ; come gli Annali del marchese Marabottini, diligente lavoro dell e-rudito secentista, compilato sulla scorta di documenti pubblici. Ha spogliato qualche migliaio di pergamene dagli archivi del Comune, dell’ Opera del Duomo, del Capitolo maggiore e della Cancelleria vescovile. Ha raccolto, per una biblioteca storica, un nucleo di circa cinquecento fra libri e opuscoli. Ha pubblicato cimeli preziosi per la storia dell’ arte, e ha dato occasione a rinvenirne altri, scoperti fuori d I-talia; come la parte che mancava ai disegni per un pulpito marmoreo a bassorilievi, a fregi e a mosaici nel Duomo, rinvenuta di fresco nel Museo di Berlino, dopo la pubblicazione in un volume poliglotto dell’Accademia di un articolo del socio onorario Luca Beltra mi, intitolato: Andrea Or cagna sarebbe autore di un disegno pei il pulpito nel Duomo di Orvieto? (Album poliglotto raccolto da L. Fumi per il VI centenario del Duomo di Orvieto, Siena-Roma, 1892, pag. 129). Ha promosso, in fine, la illustrazione e il restauro di insigni monumenti (Duomo, Palazzo del Popolo e Palazzo dei Papi), e ha iniziatoeoi Ministero della P. I. attive pratiche per la conservazione e il ripristino del monumento de Bray, il terzo dei monumenti accertati di Arnolfo di Cambio, insigne opera lasciata in deplorevole abbandono, i cui frammenti, dispersi in più parti, sono stati adesso a nostra cura raccolti nel Museo e riprodotti in fotografia per studiarne la ricomposizione. — 255 — PUBBLICAZIONI DELL’ACCADEMIA « LA NUOVA FENICE » Serie I. — Rapporti delle tornate. Bollettino n. i. — Anno i.°, 1888-89, Orvieto, Marsili, 1889, di pag. 95 con due fotoincisioni. Bollettino n 24. — Anno 2.0-4.°, 1890-92, Orvieto, Marsili, 1892, di pag. 126 con tre fotoincisioni. Serie II. — Memorie dei soci. 1. Discorso inaugurale dei lavori dell’Accademia « La Nuova Fenice » letto il 2 5 novembre 1888 in Orvieto da Gian Francesco comm. Gamurrini presidente onorario; Orvieto, Marsili, 1889, di pag. 18. 2. Della chiesa di S. Lorenzo « in Vineis » presso Orvieto, lettura di Angelo Fontanieri tenuta il 12 giugno 1888 (Miscellanea Francescana di storia, lettere e arti, Foligno, 1889. Anno IV, voi. IV, fascicolo VI, pag. 174-185). 3. I restauri del Duomo di Orvieto ecc., discorso letto nella tornata 16 dicembre 1889 da Paolo conte Campello Della Spina, socio onorario; Orvieto, Marsili, 1891, di pag. 21. 4. Giuseppe Cozza-Luzi. — Il Duomo d’ Orvieto e Raffaello Sancio nel trionfo eucaristico, lettura inaugurale all’Accademia orvietana « La Nuova Fenice » con una fotoincisione, Milano, 1890, in 4°, di pag. 23. 5. La donna nella società umana, studio giuridico-sociale del prof. avv. Antonio Orsini, socio del Circolo giuridico di Palermo e della Nuova Fenice di Orvieto; Orvieto, Tosini, 1890, in 16.0 di pag. 91. 6. Il Duomo di Orvieto e V ispirazione nell’ arte, discorso di Cesare Aureli; Orvieto, Tosini, 1891, di pag. 25. 7. Per il VI centenario dalla fondazione del Duomo di Orvieto, discorso di Alinda Bonacci-Brunamonti ; Orvieto, Tosini, 1891, di pag. 22. 8. Album poliglotto raccolto da Luigi Fumi per il VI centenario del Duomo di Orvieto, a cura dell’Accademia «La Nuova Fenice»; Siena, Tip. S. Bernardino. Roma, Tip. poliglotta di Propaganda Fide, 1891; un voi. in 4.0 gr. di pag. 192 con due zincotlpie, una fototipia e una tavola in cromolitografia. 9. Commemorazione del VI centenario della fondazione del Duomo di Orvieto. Discorsi dei soci Gamurrini, Aureli, Bracci, Fumi, Bonacci-Brunamonti, e Notizia di altre pubblicazioni collettive e separate dei soci dell’ Accademia ; Orvieto, Tosini, 1891, in 8.° di pag. 91. 10. Di alcune applicazioni dell’ elettricità, lettura tenuta nell’Accademia « La Nuova Fenice » per il socio dottor Ernesto Mei professore di matematica e scienze fisiche nel Liceo Comunale di Orvieto. Orvieto; Tosini, 1892, di pag. 26. — 25 6 — 11. Cenni sull’origine delle confraternite, lettura del socio Giuseppe avv. Vaisecchi tenuta nella tornata dell’ 11 gennaio 1890; Orvieto, Marsili, 1892, di pag. 12. 12. Tordi Domenico. — Luogo ed anno della nascila di Vittoria Colonna, lettura all’Accademia « La Nuova Fenice ». (Estratto dal Giornale Storico della Letteratura Italiana. — Anno 1892, fase. 55; Torino, Loescher). Serie III. — Cronache e documenti. Voi. I. Diario di Ser Tommaso di Silvestro notaro dal 1482 al 1517 con note di Luigi Fumi; Orvieto, Tosini, in 4.0 gr. 1891-92. Fascicolo I dal 1482 al 1500 (1-192). Fascicolo II dal 1500 al 1503 (193-384). Serie IV. — Miscellanea di erudizione storica. N. 1. Rapporti fra Genova e Orvieto nel secolo XIV, documenti tratti dall Archivio storico comunale di Orvieto da Luigi Fumi. Omaggio al V Congresso storico italiano in Genova. Orvieto, Tosini, 1892. Il delegato Luigi Fumi. - 2j7 IX. PALERMO. Società Siciliana di Storia Patria Rendiamo conto sommariamente dell’opera scientifica della nostra Società nell’ ultimo triennio. Il socio prof. Siragusa commentò la Brevis Historia liberationis Messanae, secondo un manoscritto posseduto dal socio Arenaprimo. Il socio prof. Di Giovanni pnrlò sopra I Partila iti Palermo e nella Signoria del Castello di Sala di Madonna Alvira, indi Sala Paruta, come pure di alcuni suoi studi intorno la sopradetta Brevis historia liberationis Messanae, sopra un codice della Biblioteca comunale di Palermo. 11 nostro presidente prof. Guarneri ci intrattenne sopra un diploma di grazie e privilegi municipali concessi nel 1393 dai magnifici conti di Peralta alla città di Calatafimi, e ci diè, sopra un documento originale, alcune notizie sulla gestione di una casa baronale e sulla amministrazione della giustizia in Sicilia, verso la fine del secolo XVIII. Il socio prof. Columba ora trattò del mare e delle relazioni marittime tra la Grecia e la Sicilia nell’ antichità ; ora dei contributi alla storia dell’elemento Calcidico in occidente, archeologia di Leontini; quando delle fonti della storia di Sicilia dal 363 al 300 avanti G. C., e quando della configurazione della Sicilia e della sua situazione secondo gli antichi. 11 socio monsignore Boglino discorse sull’Ambasceria di Enrico Chiaramonte e di frate Paolo dei Lapi al re Martino e alla regina Maria, per la sommes-sione alla regia ubbidienza della città di Palermo e di Monreale, ricavata da talune carte appartenenti agli atti del notaro Manfredi La Muta. Il socio dott. Liborio Giulìrè ricordò 1’ epidemia d’influenza del 1557 in Palermo, e le proposte per il risanamento della città fatte nel 1558 da G. F. Ingrassia. Il socio prof. Bartolomeo Lagu- Atti Soc. Lio. St. Patri*. Voi. XXVI. 17 mina parlò sulla iscrizione quadrilingue del Museo nazionale di Palermo, osservando che la parola Re Guglielmo è stata erroneamente letta; come pure sulla numismatica Arabo-Normanna di Sicilia : studio questo da tutti desiderato e segnatamente dall Amari, il quale non era soddisfatto dell’ ampia collezione dello Spinelli, cui non poteva prestar piena fiducia e per le date e per altre ragioni. Il Lagumina s’intrattenne sopra una moneta importantissima di Roberto Duca coniata l’anno stesso della resa di Palermo ai Normanni, nella quale moneta egli s’intitola Re di Sicilia. Il fratello del Lagumina, sac. Giuseppe, con documenti inediti, lesse di Enrico Chiaramonte in Palermo dal 1393 al 1397. Il socio Millunzi ragionò del mosaicista mastro Paolo Oddo, ossia dei restauri del duomo di Morreale nel secolo XVI. Il socio prof. Pitrè, con quella accuratezza che lo distingue nella ricerca delle cose popolari siciliane, fermò più volte la nostra attenzione sopra la leggenda di Cola Pesce. Il socio dott. Lino Tedeschi annunziò talune sue opinioni intorno ai prodotti agrari in Sicilia anteriori ai Greci. Il socio barone Arenaprimo ci diede alcuni suoi studi sopra Maurolico. Il socio prof. Salomone-Marino svolse, commentandola, la Surci Giu-rania di Luigi Heredia, e parlò sulla rivoluzione francese del 1789 ne^ canti del popolo siciliano. Il socio prof. Sciuto-Patti discorse delle antiche oreficerie del duomo di Catania, e degli antichi Paghi di quel territorio. Il prof. Giacinto Romano disse di Guiniforte Bar zizza alla impresa di Gerbe nel 1432- Nè mancò il prof. Salinas d’interessare la Società sulle scoperte e sui monumenti d arte. Ora ci parlò dei lavori eseguiti nella Chiesa di S. Antonio Abate, dentro la Dogana di Palermo, costruita dai Chiaramonte nella se conda metà del secolo XIV, la quale venne ricoperta di stucchi, e dove si sono già scoperte pregevoli cose, modanature, pilastri, frammenti di vetri colorati e l’antico campanile ; ora ricordò la Chiesa di s. Maria Maddalena nel quartiere di s. Giacomo in Palermo, anche essa ricoperta d’intonaco, e della quale pei i lavori di scrostamento si sono già vedute le colonne di marmo, i capitelli intagliati; quando disse di vari monumenti nella città di Nicosia, e in particolar modo della tribuna del Gaggini, del campanile di quel Duomo, della sedia intagliata, lavoro del principio del se- - 259 ~ colo XVI, nella quale sedette l’imperatore Carlo V; quando rammentò talune rovine di Olimpia e le attinenze di quella città con la Sicilia. Al socio F. P. Allegra dobbiamo la traduzione dal tedesco della memoria del socio prof. Beloch intorno la popolazione antica della Sicilia; al socio dott. Pennavaria talune nuove notizie nella sua illustrazione archeologico-storica sulle opere di escava-zione nella contrada dei Cento-pozzi e di Buttino , e sulla Grotta delle Trabacche presso Ragusa; al socio prof. Sansone la raccolta di documenti, che riguardano la Sicilia nel 1837. Le quattro serie in cui abbiamo diviso la parte dei documenti : Diplomatica, Fonti del Diritto siculo, Epigrafia, Cronache e Scritti vari, formano un numero considerevole di volumi già pubblicati, come puossi osservare nell’ elenco stampato sulla copertina dei nostri fascicoli. Ad attenermi a ciò che è stato edito in questi tre anni io ho il piacere di ricordare primieramente il fase. VII del voi. I. Prima Serie: Diplomi della Cattedrale di Messina, nel quale l’egregio nostro socio Starrabba, cui fu affidata la detta pubblicazione, ci ha dato la prima parte di una elaborata introduzione, che nel renderci conto della vita deH’Amico, somministra lumi importanti alla storia siciliana ; e allo Starrabba dobbiamo pure il voi. 1 della Quarta Serie, ove leggiamo gli scritti inediti e rari dello stesso Antonio Amico, e i documenti relativi ai medesimi, con somma diligenza raccolti e illustrati. Per cura del socio Travali si è pubblicato il fase. II, voi. VII, Prima serie, il quale racchiude la continuazione dei Diplomi Angioini dello Archivio di Stato di Palermo; del socio Cosentino, il fascicolo II, volume IX, Prima Serie, che è la continuazione del Codice Diplomatico di Federico III di Aragona Re di Sicilia; e del socio dott. Lionti il voi. XV, Prima Serie, contenente il Codice Diplomatico di Alfonso il Magnanimo (1416-1417), donde si conosce quale fosse la situazione politica dei tempi e le disposizioni di Alfonso. Per cura del socio comm. Silvestri venne pubblicato il fase. II del voi. XI, Prima Serie, il quale racchiude la continuazione dell’ Indice dei Diplomi latini del Tabulario di S. Filippo di Fragalà e di S. Maria dei Maniaci, come pure il fase. I del voi. XIII, Prima Serie, che è il seguito dei Capi brevi di Luca Barberi. Alle cure dei due soci fratelli Bartolomeo — 26o — e Giuseppe Lagumina si deve la continuazione del Codia Diplomatico dei Giudei di Sicilia raccolto dai documenti originali. Il voi. XIV, Prima Serie, per opera del socio Flandina, contiene l’illustrazione di un importante codice in pergamena, che si conserva nell’Archivio del conte di s. Marco, e tratta di privilegi inediti della città di Palermo. In esso volume il Flandina fa un confronto fra il codice di Casa S. Marco, che egli volle intitolare codice Filangeri, e il codice Speciale, che si con serva nella Biblioteca di Palermo. Stupenda pubblicazione , che fa tanto onore al nostro socio ab. Cozza-Luzi e al nostro Istituto, è quella del voi. II, Seconda Serie: La Cronaca Sicula Saracena di Cambridge, ove, per la scoverta fatta dal Cozza-Luzi della cronaca greca scritta nell’anno 994 da autore cristiano, si è certi che il codice Arabo tanto rinomato di Cambridge non è se non un estratto del codice greco, monco infine e redatto molti anni dopo da autore musulmanno. La Società in un fatto di tanto rilievo, che completa il testo e rettifica le note cronologiche, non volle rispar miare alcuna spesa, perchè l’edizione fosse completa. Il volume presenta il testo greco ritrovato, il testo arabo della Cronaca Cambridge, la traduzione in volgare del greco e dell arabo. Affidò la parte greca colla sua versione al Cozza-Luzi, la parte araba prof. Lagumina, il quale non credette ristampare 1 intiera cronaca araba, ma solamente tutto ciò che avesse attinenza con la grec^> la versione dell’arabo è quella stessa pubblicata dallo Amari, havvi di più; ad essere completa l’edizione, il volume è accom pagnato da tavole in fototipia, nelle quali è riprodotta integra^ mente la cronaca greca felicemente scoverta. Finalmente si pubblico un’appendice al voi. V dei Documenti raccolti in Barcellona di Spagna dal socio Carini ed editi a cura del socio Silvestri. Sono poi in corso di stampa e in preparazione i lavori seguenti. Continuazione dei Capi brevi di Giovanni Luca Barberi pei il socio comm. Giuseppe Silvestri. — Continuazione del Codice Diploma tico di Federico III di Aragona Re di Sicilia (i355"I377) raccolto dal socio prof. Giuseppe Cosentino. — Relazione e documenti im portanti raccolti negli Archivi parrocchiali per cura di una commissione di soci destinata a questo studio. — Statuti del comune — 261 — di Linguaglossa per cura del socio barone Vincenzo Cordova, senatore del Regno. — Studi sopra i codici della Storia intorno le cose di Sicilia di Ugo Folcando, per pubblicarne una esatta e corretta edizione, lavoro affidato al socio prof. G. B. Siragusa. — Studi sopra il Malaterra, lavoro affidato al socio barone Raffaele Starrabba, sopraintendente direttore all’archivio di Stato. — Studi sopra il « Cronichon siculum anonimi », lavoro affidato al socio prof. Cosentino. La conservazione dei monumenti artistici e storici non che delle ceneri degli uomini illustri, è stata sempre obiettivo del nostro istituto. E il Consiglio direttivo, coadiuvato dalla Commissione sociale a ciò destinata, non mancò mai al suo dovere. E se in passato si fecero pratiche per le sale del piano terreno del Palazzo Reale di Palermo, per alcuni quadri del Paladino fiorentino, per la Chiesa del Carmine in Alcamo, per le ceneri di Rocco Pirri e per altri monumenti, nei tre anni ultimi si sono fatte le più vive istanze per talune parti coperte da intonaco nel chiostro della Magione, per la Porta di Mazzara, per il castello arabo della Favara, per la cinta del muro antico sottostante alla caserma dei Carabinieri nel Quartiere di s. Giacomo, per le ceneri del Morso. Potranno forse tornare vane le nostre sollecitudini, ma è bene che si sappia esservi una Società, la quale sta come vigile scolta, pronta ad innalzare sempre la sua voce per custodire le arti e la storia. Il segretario generale P. Luigi di Maggio. 2Ó2 — X. PARMA. R. Deputazione di Storia Patria La R. Deputazione di storia patria per le provincie Parmensi, nel tempo che è trascorso dal Congresso di Firenze, ha proseguito i suoi lavori per iniziare la serie delle Carte, e continuare quella delle Cronache. Difficoltà di tempo e di mezzi non le hanno finora concesso di mandare ad eftetto i suoi disegni rispetto alla prima. e per la seconda si stanno preparando trascrizioni di cronache pertinenti alla storia di Parma. È presso al termine il primo volume delle Iscrizioni di Parma, la pubblicazione delle quali, incominciata dal prof. Amadio Ronchini in unione col dott. Amadei, oia viene da questo proseguita. Coll’ intento di avere maggiore spazio disponibile per la pubblicazione di Memorie, la Deputazione Parmense, che aveva comune con quella di Modena la serie degli Aiti e Memorie, se ne sepaiò. Questo provvedimento, che il bisogno aveva reso necessaiio, ha dato modo alla Deputazione di intraprendere la pubblicazione di un Archivio storico per le provincie Parmensi, di cui è alle stampe, ed oramai compiuto, il primo fascicolo. Sono materia di esso memoiie attinenti alla storia di Parma e di Piacenza, che vennero mano mano lette da soci della Deputazione, e cioè: una monografia del dott. Mariotti sopra La Strada Francesca di Montebardone, celebrata per ricordi di persone e di fatti, specialmente de tempi medioevali; — Inventari delle due Chiese maggiori Sant Antonino e Cattedrale di Piacenza dei secoli XII-XIV con una prelazione di G. Tononi; — Il primo viaggio di Pier Luigi Farnese Gonfaloniere della Chiesa negli Stati Pontifici ( 1 5 37)? monografia compilata dal prof. Gaetano Capasso su documenti dell archivio Parmense di - 263 - Stato; — La giurepruden^a del fóro notarile Parmense nel secolo XVI sulla validità dei rogiti imperfetti, studio del dott. G. Passerini sopra documenti dell’ archivio notarile di Parma. Altri lavori furono già letti ed approvati per la stampa, e faranno parte del secondo fascicolo dell 'Archivio. Il Prof. Alberto Róndani ha poi approntato un lavoro storico sopra artisti parmigiani, traendo argomento da opere che si conservano nella Pinacoteca di Parma; e la Deputazione votò che tale lavoro sia a suo tempo stampato a parte, come già si fece per altri lavori di soci della Deputazione. Questi i cenni delle cose operate negli ultimi tempi dajla Deputazione per le provincie Parmensi. Giovanni Mariotti - Pietro Vayra delegati. 26 | — XI. ROMA. Istituto Storico Italiano Il triennio trascorso fra il Quarto Congresso storico, tenuto a Firenze, ed il Congresso presente non è stato un periodo di riposo per 1’ Istituto Storico Italiano; il quale operosamente si adoperò per continuare quelle pubblicazioni, che nei primi anni della sua fondazione aveva assunte. Ho avuto l’onore di presentale a questo Congresso in omaggio alcuni volumi editi di recente; ma questi non rappresentano tutto il frutto dei lavori, ai quali si attese, poiché altre pubblicazioni stanno per vedere la luce fra breve, alti e sono, quali in istadio più, quali in istadio meno avanzato di preparazione. I lavori editi recentemente sono, nella categoria delle Fonti per la storia d’Italia, il volume I dell’ Epistolario dì Coluccio Salutati, pubblicato a cura del prof. Francesco Novati, ed il I e II volume delle Croniche di Giovanni Sercambi edite dal comm. Salvatore Bongi. Queste due pubblicazioni riguardano entrambe in particolare la Toscana, ed illustrano ad un di presso i medesimi tempi; ma ci danno forse la prova più spiccata della diversità profonda degli aspetti, sotto i quali un medesimo periodo storico si può considerare : Coluccio Salutati nelle sue lettere discorre colla conoscenza, che ha un teste oculare, degli avvenimenti della sua Toscana, di Bologna, di Milano, di Roma; il ristabilimento della sede pontifìcia in quest’ultima città ed il suo secondo trasporto gli dànno argomento a lettere gravi, e la parte avuta dai Francesi in questi rivol- — 265 — gimenti gli fornisce pure occasione a tratteggiar preziosi particolari; tuttavia accanto a questi elementi storici, le lettere del Salutati ne presentano ancora altri ben diversi e più abbondanti, i quali spettano alla vita letteraria e scientifica di quei tempi ; ci offrono nuovo modo di studiare le grandi figure del Petrarca, del Boccaccio e di altri dotti, e, riccamente illustrate dall’editore, ci fanno assistere alle discussioni scientifiche, al vertiginoso crescere degli studi dell’ antichità. Tutt’ altro orizzonte ci si discopre innanzi sfogliando le cronache del Sercambi: in queste abbiamo la narrazione minuta, particolareggiata degli avvenimenti storici, fatta da un modestissimo scrittore, il quale non ha profondità di pensiero, nè avvenenza di forma; ma ci sorprende per la sua scrupolosa attenzione ad ogni fatto , per l’importanza che diede al ministero della storia. E di vero , se la congettura del comm. Bongi ha colto nel segno, il buon cronista non solo volle ritrarre i fatti coll’ arte della parola, ma anche con quella del disegno, e nel codice contenente la prima parte della sua voluminosa opera, una grandissima quantità di disegni accompagna la narrazione. Le cronache del mercante lucchese ci recano l’eco della vita, del sentire popolare; ma la cura, che nella sua opera pose il Sercambi, non fu menò intensa di quella impiegata dal dotto umanista. Oltre alla collezioni delle Fonti, l’istituto ha procurato che s’aumentasse pure la serie dei volumi del suo Bullellino; di fatti nel triennio ne sono comparsi tre numeri, ed anche questi hanno avuto particolarmente per oggetto di illustrare le diverse fonti storiche e di facilitare in ogni modo le ricerche degli studiosi. Dei tre numeri pubblicati, il primo (decimo della serie) contiene i seguenti articoli : 1) Il più antico registro ufficiale degli statuti delle arti Veneziane, sottoposti al magistrato della Giustizia vecchia, per G. Monticolo. 2) De pace Veneta, Relatio, per U. Balzani. 3) Nuovi manoscritti delle « Constitutiones Aegidianae », per B. Brandi. 4) Di un nuovo manoscritto della « Historia Langobardorum » di Paolo Diacono, per G. Calligaris. — 266 — 5) Le cronache di Galvano Fiamma e le fonti della « Galva-gnana a, per L. A. Ferrai. Il secondo numero del Ballettino (undecimo della serie) contiene i seguenti articoli: 1) Ricerche intortio all’ « Anonimus Valesianus II », per C. Cipolla. 2) Il (( De situ urbis Mediolanensis » e la Chiesa Ambrosiana nel secolo X, per L. A. Ferrai. Il terzo numero (duodecimo) contiene una bibliografia intitolata: Documenti di storia medievale Italiana. Bibliografia degli anni 1S85-91, per C. Merkel. Se le due ultime pubblicazioni comparse nella collezione delle Fonti, potessero far sospettare che l’Istituto prediligesse fonti di epoca relativamente vicina alla nostra, i due primi volumi del Bul-lettino, che abbiamo ricordati, sarebbero atti a correggere questa interpretazione; poiché essi dimostrano, che con non minor cura fu rivolta 1’ attenzione alle fonti più antiche, e che, come 1 opera del cosi detto « Anonimus Valesianus », formano in questi giorni 1’ oggetto di discussioni profonde. Mi restano a ricordare i lavori, che l’Istituto ha in preparazione, e che possono offrire più larga prova della varietà degli oggetti dei suoi studi. Sono in corso di stampa e procedono alacremente verso il loro compimento le opere seguenti: a) Il volume III delle Croniche di Giovanni Sercambi. b) Il volume II degli Statuti della Società delle Arti del popolo di Bologna, a cura del prof. Gaudenzi. c) Il volume II dell’ Epistolario di Coluccio Salutati. d) Il « Pochiron Legurn », a cura dei professori Francesco Bran-dileone e Vittorio Puntoni La stampa del secondo volume degli Annali Genovesi del Caffaro era anch’ essa già avanzata; ma le gravi e ben note occupazioni, — 267 — che 1’ editore, il prof. Belgrano, ebbe per i lavori Colombiani, ne impedirono momentaneamente il proseguimento. Cosi non potè neppure avanzare di molto la stampa del secondo volume delle Cronache Venerane antichissime, perchè il prof. G. Monticolo , che ha cura dell’edizione, ha voluto, per un momento, rivolgere lo sguardo alla grave questione degli statuti delle arti e particolarmente a quelli antichissimi di Venezia. A questi volumi, tutti in corso di stampa, l’Istituto confida di farne seguir altri in tempo non lontano. Il signor Ghinzoni ha promesso di dare quanto prima compimento ai lavori preparatori per l’edizione dell’ Epistolario della spedizione Sforzesca in Francia. La Cronaca della JSIovalesa, di cui ha assunto 1’ edizione il professore Cipolla, è anch’essa avanzata nella sua preparazione: all’editore non restan più che a studiare certi documenti, i quali giovano ad illustrare alcuni punti di quell’ antica cronaca. È invece più addietro nella preparazione la Cronaca del Ferreto vicentino, di cui si continuano a collazionare i numerosi codici, i quali però varranno a migliorare non poco 1’ edizione Muratoriana ; d’ altra parte il dottor Vittorio Lami attende agli studi preparatori per 1’ edizione della Cronaca del Villani, e di questi ha già presentato una relazione generale (1). Con questi lavori procede pure la compilazione dèi Repertorio bibliografico, assunta dal prof. A. Gherardi. Gravi difficoltà materiali hanno in questi ultimi tempi rattenuto suo malgrado 1’ attività dell’ Istituto, il quale, mentre aveva assunto l’edizione di opere molto costose, si vide d’un tratto ridotta la sua dotazione da quindici a dieci mila lire ; poi, appena ripristinata la somma primitiva, le condizioni finanziarie dello Stato obbligarono di nuovo il Ministro a ridurla. Ciò non ostante l’Istituto confida, che si vorrà equamente tener conto delle difficoltà incontrate, dei lavori, che, vincendo queste, esso va man mano conducendo a compimento, e di quelli, ai quali attende con assidua cura, (1) Nell’atto di correggere le bozze debbo notare che il d.' Lami è mancato quasi improvvisamente il 14 marzo 1893, lasciando incompiuto il suo importante lavoro. — 268 — i quali, com’esso si lusinga, dimostrano, che non gli è venuta meno nè l’attività, nè la premura di conservare 1 indirizzo propostosi. l’istituto Storico sente il dovere di render vive giazie alle regie Deputazioni e Società di storia patria, le quali tali lavoii hanno proposti e direttamente od indirettamente cooperano al compimento loro. Genova, 24 Settembre 1892. Carlo Merkel segretario della Giunta dell' Istituto Storico Italiano. — 269 — XII. ROMA. R. Società Romana di Storia Patria La R. Società Romana di storia patria ha continuato nell’ultimo triennio a pubblicare il suo Archivio, che, insieme a memorie critiche e documenti intorno la storia della regione romana, accolse i lavori preparatori alle edizioni delle Fonti, che la Società propose all’ Istituto Storico Italiano. Della sua Biblioteca la Società ha presentato al Congresso il quinto ed ultimo volume del Regesto di Farfa, di cui rimane in preparazione il primo volume, che conterrà la prefazione e gli indici. Non è a dolersi che sia ritardata la stampa del Liber historiarum rotna-norum, poiché ciò devesi alla scoperta di nuovi codici. Mercè il largo concorso del Governo, e la cortese cooperazione dei signori direttori degli archivi di Stato, la Società ha potuto presentare al Congresso il primo fascicolo dei Diplomi Imperiali e Reali delle Cancellerie d’Italia pubblicati a facsimile. Tra le Fonti edite dall’istituto Storico Italiano, sono venuti in luce i volumi che la Società aveva nel Congresso precedente annunziato come proposti e in preparazione: il Diario di Stefano Infessura; i Notabilia temporum del Tummulillis; i Registri dei cardinali legati Ugolino d’Ostia e Ottaviano degli Ubaldini; le Epistole di Cola di Rienzo. Sono ormai compiuti gli studi per la nuova edizione del De bello gothico di Procopio. Pasquale Villari, essendo ministro, convinto della opportunità di alimentare una scuola storica in Roma, dove Istituti storici internazionali hanno preso sede e fioriscono, pensò darvi un primo — 270 — inizio, destinato, come tutto fa sperare, a*ricevere piesto una più stabile sanzione ed assetto. Fu concesso dal ministro un assegno a due giovani, per mezzo dei quali la Società ha potuto iniziare lo studio delle Vitae Pontificum posteriori al Liber Pontificalis, e della Margarita Cornetana; e promovere al tempo stesso esplorazioni negli archivi e biblioteche della Provincia pei raccoglici e materiali al Codex Diplomaticus Urbis, grave impresa, cui la Società attende per invito dell’ Istituto Storico Italiano. Ugo Balzani - Guido Levi delegati. — 271 — XIII. SAVONA. Società Storica Da parecchi anni in Savona era nato 1’ amore degli studi storici per opera specialmente del cav. Agostino Bruno, che, colla sua Storia popolare Savonese, fece nuova luce nella patria storia; del comm. Vittorio Poggi, che aperse la via a nuovi ed importanti studi archeologici della sua città; del comm. Anton Giulio Barrili, e del cav. Giacomo Cortese che sollevarono il fìtto velo che a noi celava la storia e le memorie dei nostri forti e vetusti proavi. Ai conati individuali di quei pochi, e troppo pochi, di buona volontà, se ne aggiunsero altri come quelli del comm. Paolo Boselli, dotta illustrazione di Savona nostra e della patria; e sorse allora l’idea di instituire anche in Savona una Società storica che portasse anch’ essa nel miglior modo il suo contributo e il suo omaggio alla storia gloriosa dell’Italia nostra; idea che fu presto realizzata sotto gli auspici del Boselli stesso, chiamato da unanime voto a presiedere la novella Società da lui solennemente inaugurata 1’8 Gennaio 1888. Appena costituita la Società s’incominciarono alacremente i lavori sotto 1’ egida dell’ on. Presidente, che, col suo splendido discorso inaugurale, sintetizzante tutta la storia non ingloriosa del nostro Comune, li aveva cosi bene iniziati ; e spronati tutti dal patrio amore, e dall’alta soddisfazione morale, che ognuno veniva man mano ritraendo dallo studio severo delle istoriche discipline. Un anno dopo il suo sorgere infatti la Società pubblicava il suo primo volume degli Atti e Memorie; e i nomi illustri e noti dei compilatori di esso, e i pregevoli lavori nello stesso contenuti furono subito larga e sicura promessa di copiosi frutti per 1’ avvenire. - 272 - Paolo Boselli, protettore d’ogni arte ciotta e gentile, colla sua Sintesi critica sulla storia di Savona: Agostino Bruno, lavoratore infaticabile, e cultore chiarissimo delle patrie memorie, colle sue. Fonti di storia savonese; gli Statuii delle arti nei secoli XIV, XV, XVI, I Registri della catena; La torre del Brandale; e V Officio delle vii hi . Vittorio Poggi, insigne fra gli archeologi italiani, colla sua Albi-sola, e collo studio sopra Le monete inedite di Savona: Anton Giulio Barrili, il noto romanziere e letterato, col suo pregevole studio su Gli antichissimi Lio uri: Federico Bruno, colla sua pregevole Cai la topografica di Savona nel secolo XVIII: il can. Andrea Astengo colla sua accurata monografia su Monsignor Pietro Francesco Costa, ed altri ancora con altri lavori, riuscirono, e non poteva essei dubbio, a compilare un volume di non mediocre importanza e eie meritò subito molte lodi da varie Società e Deputazioni di stona patria. Mediante il sussidio alla Società accordato dal Ministero della Pubblica Istruzione; e il buon volere e lo studio dei soci, seDui al primo, circa un anno dopo, un secondo volume di non minor mole ed importanza. Agli autori del primo volume se ne aggiunsero alcuni notissimi nel dotto campo della storia; altri, giovani ancora, nuovi al 1’ arringo. A Vittorio Poggi, che nel secondo volume pubblico la seconda parte del suo interessantissimo studio su Albisola; ad Agostino Bruno, che ci diede un nuovo ed importante studio sulla Giurisdì %ione possessoria dell’ antico comune Savonese, un’accurata stoiia delle Vicende musicali Savonesi dal secolo XIV a noi, e, proseguendo lo studio sulle arti savonesi, i Capitoli dell’ arte dei muratori; al fratei suo Federico che pubblicò i Capitula Ville Qniliani abbastanza inte ressanti, si unirono il venerando istoriografo genovese commendatole Cornelio Desimoni, che pubblicò quattro importanti documenti su Leon Pancaldo, e una pregevole memoria sopra una moneta por tante il nome di Giulio II; il eh. prof. Giovanni Filippi? che, da solo, pubblicò due preziose monografie sul Convegno in Savona ha Luigi XII e Ferdinando il Cattolico, e, lodevolmente continuando 1 opera iniziata così bene dal Bruno, fece editi Gli statuii dell alle — 273 — degli speciali in Savona nel 1^2, in unione al dotto prof. Cipolla (che ci diede anche un suo pregiato lavoro sopra Una lettera Savonese e il sacco di Pavia del 1410), diede principio all’importante pubblicazione dei Diplomi inediti di Enrico VII e di Ludovico il Bauaro. Inoltre il eh. paletnologo prof. M. Pacini Candelo, con la sua monografia sull Arma del Satiguineto inizio degnamente nella nostra Società gli studi paietnografici del litorale Ligustico. Infine G. B. Garassini, colla sua monografia su Giovanni Stefano Robatto, incominciò 10 studio della storia delle arti belle in Savona. Furono compiuti poi altri lavori, che fan corona ai ricordati. Anche il secondo volume sortì 1’ esito fortunato del primo; ond’ è che la Società storica Savonese, lusingata dall’esito che ottennero i risultati degli studi da essa compiuti, in quest’anno risolse per la prima volta di prender parte al Quinto Congresso Storico Italiano, ad esso inviando, delegati, il comm. prof. avv. Paolo Boselli, presidente; il comm. prof. avv. Vittorio Poggi, vice presidente; 11 can. Andrea Astengo, consigliere anziano; il cav. Agostino Bruno, segretario generale; il prof. Giovanni Battista Garassini, vice segretario. Ed ora si stanno preparando i materiali pel terzo volume, alla compilazione del quale vengono già attivamente lavorando il Poggi che sta completando la terza ed ultima parte della sua Albisola, e continua le importantissime e dotte ricerche artistiche e archeologiche per la Liguria; Agostino Bruno che ci darà preziose Memorie inedite su Pio VII, una Storia critica di Savona sotto V. impero francese, ed una monografia sulla Casa di Sa-voja nella storia Savonese; il Filippi che seguiterà la pubblicazione dei Diplomi imperiali inediti; e infine il Garassini, che, oltre ad un lavoro su La Donna nella giurisdizione dell’ antico comune, e ad una monografia sul Palalo Rovere, ci darà uno studio sull’importante codice degli Statuta antiquissima savonesi, e una pubblicazione di altri Diplomi imperiali inediti. Così tutti i Membri componenti la giovine Società Storica Savonese, animati da giusto orgoglio per le patrie memorie, sotto la guida dell’ illustre loro concittadino Paolo Boselli, a sua volta animato Atti Soc. Lig. St. Patria. Voi. XXVI. iS - 274 — da fervente amore per la Società e per le istoriche discipline, cercano di portare il loro modesto e doveroso contributo alla storia gloriosa dell’Italia dei nostri proavi, sommessi, non mai vinti; e della moderna Italia libera ed una, che va giustamente superba della sua storia del passato, e dei suoi immortali trionfi de 1’ arte. Savona, 15 di Settembre del 1892. Il relatore G. B. Garassini. — 275 ~ XIV. SIENA. R. Accademia dei Rozzi. Nel 1864 fu istituita in Siena, per opera di Filippo Luigi Polidori, Luciano Banchi, Scipione Borghesi, Carlo Francesco Carpellini, Bartolomeo Aquarone ed altri benemeriti, una Società Senese di storia patria municipale, che incominciò la pubblicazione di un Bullettino storico, e dal 1865 al 1870 ne diede fuori due volumi. In questi due volumi si contengono alcuni notevoli studi del Carpellini intorno alle origini della città di Siena, ai primi secoli della sua storia e alle sue istituzioni; una memoria del riferente sulla battaglia di Montaperti; e scritti vari di storia politica, artistica e letteraria del Polidori, del Banchi e di altri. Nel 1870 la Società si fuse colla R. Accademia dei Rozzi e ivi assunse il nome di Sezione letteraria e di storia patria. Iniziò allora, in continuazione del Bullettino, una nuova serie di Atti e Memorie, della quale venne in luce nel 1871 il primo volume; nel 1877 il secondo; ed è sempre in corso di stampa il terzo. In questi Atti e Memorie sono articoli di storia, di letteratura, d’arte, d’archeologia e di bibliografia; e vi hanno collaborato gli accademici Aquarone, Donati, Lisini, Paoli, Piccolomini, i compianti Banchi e Mussini, ed altri. Nel 1890 l’Accademia iniziò la pubblicazione di una Biblioteca popolare senese del secolo XVI, che contiene alcune delle più notevoli commedie degli antichi Rozzi e ne affidò la cura all’accademico dottor Curzio Mazzi, di cui è nota la competenza in siffatti studi, avendo egli fino dal 1882 pubblicato pei tipi dei successori Le Monnier in Firenze, due ragguardevoli volumi di storia e biblio- grafia intorno alla Congrega dei Rozzi. Le commedie finora pubblicate nella menzionata Biblioteca popolare sono: i.° Il Travaglio, del Fumoso; 2° Discordia d’Amore, del Fumoso; 3.0 Commedia di Piden'iiolo in laude di Leone X; 4.0 Pietà d’Amore, di Mariano Maniscalco da Siena; 5.0 Cavotondo, commedia rusticale del Fumoso. Nel 1S89, all’epoca del Quarto Congresso Storico, in occasione della gita dei Congressisti a Siena, l’Accademia pubblicò e offerse in omaggio al Congresso un opuscolo descrittivo della Sala della mostra e del Museo delle tavolette dipinte nel r. archivio di Stato di Siena, compilato a cura dell’ accademico Alessandro Lisini, direttore di quell’ archivio. Un omaggio simile offerse l’Accademia al XIV Congresso dell’Associazione medica italiana, adunatosi in Siena nel 1891, cioè, un elenco dei documenti storici spettanti alla medicina, chirurgia e farmacia, esposti per la detta occasione in una sala del r. archivio di Stato. A queste pubblicazioni che antecedono la riunione del Quinto Congresso Storico in Genova (al quale la R. Accademia dei Rozzi mi fece l’onore d’inviarmi come suo delegato) credo opportuno di aggiungere la notizia di una pubblicazione recentissima latta dal-l’Accademia nella fausta occasione delle Nozze d’argento delle LL. MM. i Sovrani d’Italia: sono alcuni documenti del r. archivio di Stato di Siena, riferentisi ad Amedeo VI di Savoia detto il Conte Verde, con prefazione del prof. Giuseppe Sanesi. Per ultimo dirò che nel 1892 la R. Accademia dei Rozzi ha riformato le sue Costituzioni, e che dalla Segreteria dell’Accademia stessa mi viene cortesemente comunicato come essa attenda ora a dare nuovo impulso alla Sezione storico-artistico-letteraria, a riattivarne le pubblicazioni, e a promuovere conferenze e altri lavori scientifici e letterari. Firenze, i.° maggio 1893. Cesare Paoli accademico delegato. - 277 ~ XV. TORINO. Società d’ Archelogia e Belle Arti « Nell’ intervallo dal Quarto al Quinto Congresso Storico la Società proseguì la pubblicazione dei suoi Atti, dei quali uscirono varie dispense. Notevoli sono in queste un saggio d’iconografia sabauda, o meglio catalogo di ritratti, di cui fu autore il socio conte Vesme. Egli cominciò dai ritratti più antichi, noti a lui, dando principio ad un cenno su sovrani e principi anteriori al secolo XVI, e venne sino all’ estinzione del ramo primogenito seguita nel re Carlo Felice. L’edificazione della cittadella di Torino, 1564-1573, fu argomento di ricerche su particolari sconosciuti, raccolti dal vice presidente barone Claretta e che servono ad illustrare vieppiù l’opera insigne immaginata dal grande Emanuele Filiberto, ed eseguita in ispecie sui disegni del Paciotto di Urbino. Fanno parte di quelle dispense lavori archeologici del compianto socio Vincenzo Promis, dell’ingegnere Riccardo Brayda, r. ispettore dei monumenti d’ antichità e belle arti, del professore Ermanno Ferrerò, ora segretario della Società, che diede notizia di tombe dell’ età romana , scoperte a Moncalieri ed a Trofarello, e di un ripostiglio di oltre quattrocento monete romane, rinvenutesi in uno scavo a Fontaneto da Po. Il compianto socio canonico Berard fece altresì conoscere alcune scoperte romane e medioevali della valle d’Aosta, nella guisa che il socio cavaliere Leone s’ intrattenne su oggetti vari rinvenutisi a Pezzana nel Vercellese. — 278 — Dal vicepresidente Claretta viene pure proseguita la serie delle epigrafi, dai bassi tempi al secolo odierno, esistenti nelle chiese di Torino e del suburbio, facendo parte delle dispense accennate quelle di S. Domenico, notevoli per i ricordi di personaggi ragguardevoli. La dispensa in corso, che duole alla Società di non aver potuto essere in tempo utile a presentare al Congresso, sebben già ne sia avanzata la stampa, conterrà una dissertazione del socio Brayda sul palazzo medioevale ristauratosi nella via IV Marzo di Torino, un cenno biografico sull’incisore Michele Pechenino da S. Giorgio nel Canavese, poco conosciuto, ma lodatissimo per la finezza e purità dell’ intaglio. Non è poi inutile che gli amatori dell’ arte sieno informati, come la Società, quantunque possa disporre di tenui mezzi finanziari, si sia fatta, or non è molto, promovitrice del disegno discusso in varie sue adunanze, di rilevare, ne’ paesi soggetti alle sue investigazioni scientifiche, gli affreschi murali che saranno stimati i più interessanti ad essere conosciuti per la storia dell’arte. Il vice presidente G. Claretta. - 279 — XVI. TORRE PELLICE. Società di Storia Valdese Gli è questa la prima volta che la Società di Storia Valdese prende parte effettivamente alle deliberazioni d’un Congresso Storico Italiano, essendo che i due soci che dall’Associazione erano stati delegati, a rappresentarla nel Quarto Congresso Storico (del 1889), per circostanze affatto imprevedibili, non poterono assistervi. Per questa considerazione pare opportuno di esporre brevemente 1’ origine e gl’ intenti del sodalizio, prima di venire a ragionare del lavoro da esso intrapreso o già condotto a termine in questi ultimi anni. Da tempo sentivasi il bisogno di costituire una Società, che venisse raccogliendo, per conservarli gelosamente e tramandarli ai posteri, una moltitudine di fatti, di oggetti, di ricordi, di documenti editi e divenuti purtroppo rari, od inediti tuttavia e minacciati di distruzione, riferentisi, qual più qual meno, al paese dalle popolazioni valdesi abitato in antico ed ancora al di d’ oggi, oppure risguar-danti quelle stesse popolazioni. Siffatto desiderio divenendo vieppiù generale ed imperioso, il valente cultore della botanica, Ed. Rostan, dottore in medicina, lanciava nel giornale locale « Le Témoin » (n. 28, 1881 ) la proposta, accolta immediatamente da una trentina di persone, di formare cioè una Società di ricerche storiche, secondo il significato più ampio e complesso della parola. E nell’aprile del 1882 costituivasi definitivamente detta Società, la quale doveva abbracciare nel suo programma l’insieme delle ricerche da farsi nel campo della storia Valdese, ed in quello non meno vasto ed importante delle ricchezze naturali delle Valli; ■ ■ — 280 — comprendere gli studi storici propriamente detti risguardanti l’introduzione del cristianesimo nelle Alpi Cozie, e la storia religiosa e civile degli abitatori di quelle Alpi prima dell’ apparire del lio-nese Pietro Valdo; raccogliere ed ordinare le fonti intorno alle origini tuttora più o meno incerte di quel popolo valdese, che ebbe tanta parte nella vita religiosa dell’ Italia settentrionale nei secoli di mezzo; procacciare delle copie scrupolosamente collazionate dei numerosi manoscritti valdesi sparsi nelle biblioteche di Cambridge, di Dublino, di Ginevra, di Berna, di Grenoble e d’ altrove; riunire il più gran numero di fonti manoscritte od edite, cui attinsero gli storici che s’occuparono dei Valdesi; sforzarsi di scoprire documenti da essi ignorati ovvero trascurati, pubblici o di carattere privato, giacenti sotto le polveri degli archivi dello Stato o delle biblioteche si private che pubbliche; seguire le vicende dei Valdesi antichi, così nelle natie contrade della Provenza, del D.elfinato, della Valle del Po, del Pellice, del Chisone, di San Martino, della Val di Susa, come delle loro colonie in Calabria, in Austria, in Germania (Wurtemberg, Hessen, Prussia), e di quelle dei di nostri nell’America del Sud, nonché lo sparpagliarsi di essi, in seguito agli esili en masse del 1686-87 e del 1698-99, nell’Olanda, nella Gran Bretagna, e fra i Boers dell’Africa Meridionale. Promuovere efficacemente oltre alle investigazioni anzidette, gli studi topografici, gli studi linguistici dei vari dialetti valdesi odierni, confrontati cogli avanzi più 0 meno alterati dei medesimi dialetti che ancor s’incontrano nel Wurtemberg ed in Calabria, e gli studi degli usi e costumi; registrare gli errori, i pregiudizi popolari; raccogliere le novelline, le fiabe, i proverbi, i motti arguti, i canti popolari, non altrimenti che gli avanzi degli antichi tempi in ordine agli attrezzi di casa, agli utensili, alle armi, agli oggetti antichi insomma, di qualsivoglia natura essi siano; fare infine collezioni nel campo del regno minerale ed animale, e formare l’erbario delle Alpi Cozie: in una parola instituire, incoraggiare delle investigazioni storiche, letterarie e scientifiche attinenti al distretto Valdese, per far conoscere, sotto i vari suoi aspetti, quel lembo non insignificante nè disprezzabile della penisola italiana, che fu dal De Amicis si generosamente trattato nel volume: Alle Porle d’Italia, ed erigere così nel capoluogo — 281 — delle vallate, in Torrepellice, una biblioteca ed un museo storico di esso distretto. Si deliberò di pubblicare, di quando in quando, e per quanto i fondi raccolti dalle quote annue dei soci il consentissero, un Bollettino che facesse conoscere l’attività dei soci, e mantenesse vivo 1’ interesse all’ opera patriottica nel cuore dei soci fondatori, effettivi o titolari, onorari, a vita e corrispondenti. L’Associazione volendo conservare un carattere strettamente storico, rimase inteso che chiunque poteva farne parte, senza veruna distinzione religiosa, e vennesi conseguentemente ad ammettere fra i membri non solo i Valdesi, ma eziandio persone estranee a quel piccolo popolo, appartenenti ad altre denominazioni protestanti dell’ e-stero, ai cattolici, ai vecchi cattolici, nonché di quelli che a nessuna società religiosa appartengano. Per cui la Società onorasi, per citare qualche esempio soltanto, di annoverare fra’ suoi membri 1’ illustre comm. barone Antonio Manno, il tenente-colonnello del genio francese A. de Rochas d’Aiglun di Parigi, l’insigne romanista * Vendelino Forster professore all’ Università di Bonn, il barone Fernando de Schickler di Parigi, lo scopritore e illustratore di Ninive Sir Henry A. Layard, e pregiasi di corrispondere con un Haupt di Giessen, un Preger di Monaco di Baviera, un Lud. Keller di Mùnster in Vestfalia e via discorrendo; sicché, sorta modestamente dieci anni or sono, essa venne progressivamente sviluppandosi, e consta oggidì di quarantaquattro membri fondatori, quindici membri onorari, cinque membri a vita e centoventidue membri effettivi, ed iscambia il suo Bollettino con più di venti società storiche e geografiche d’Italia e dell’ estero, quali per esempio : L’ Institui National Genevois; La Sociétè d’ histoire et d’ archiologie de Genève ; La Soditi d’ histoire et d’ archeologie de la Suisse Romande, Losanna; La Soditi Neuchateloise de gèographie, Neuchàtel; La Sodili de Y histoire du Protestantisvie Francais, Parigi; La Soditi d’ itudes des Haules-Alpes, Gap; La Soditi pour I’ itude des Langues romanes, Montpellier ; La Soditi filibrèenne ou don Félibridge, Paris; La Soditi Jersiaise d’ histoire et d’ archeologie, Jersey; — 282 — La Huguenot Society of London; La Huguenot Society of Americo, New-York; La MìUwocbsgeseUschaft-Franzpsische Colonie, Berlino; La Commission pour l’histoire des Eglises Wàllonnes, La-Haye e Leiden; Il Vereinfùr die Geschichte des Protestantismus in Oesterreicb, Vienna; La R. Deputazione di storia patria di Torino; La R. Deputazione di storia patria delle Romagne ; L’ Istituto Storico Italiano. Qui cade in acconcio di dare la ragione per cui, per ora, il Bollettino della Società di storia valdese sia scritto in lingua francese, anziché in italiano. Essa è semplicissima. La storia valdese fino ad o<™i non ebbe pur troppo in Italia che pochissimi cultori, laddove al di là delle Alpi, in Isvizzera, in Germania specialmente ed in Inghilterra, sono numerossimi gli scienziati che non disdegnano di occuparsi di quell’antico popolo che l’onor. Brunialti chiamò dei forti campioni della libertà religiosa in Italia, ed a cui Carlo Botta e * Domenico Carutti ed alcuni altri grandi Italiani non esitarono a tributare omaggi. Ma siccome in generale la storia dei Valdesi è conosciuta assai meglio fuori d’Italia che non in quella terra che l’Augusto nostro Sovrano disse « da loro amata fino al sacrifizio », era naturale che il Bollettino della Società adottasse quella lingua che meglio è nota agli stranieri, e che nei Congressi internazionali è tuttora adoprata quale lingua a tutti intelligibile. Ma non c’ è esclusivismo in questo: a quel modo che ciascun autore è responsabile delle opinioni espresse nei suoi articoli, così ogni autore è libero eziandio di adoprare la lingua che meglio gli talenta, a seconda che vuole che quanto ei scrive sia letto da un maggiore o da un minor numero di persone. Una cosa certa è questa, che allorquando la Società di storia valdese vedrà che le sue relazioni colle altre Società storiche italiane sono più numerose che non quelle coll’ e-stero, si rinunzierà volentieri all’ uso del francese, che in fin dei conti si parla e scrive a stento, e si adotterà come lingua del Bollettino, quella che dalla gran maggioranza dei soci è preferita e da essi più facilmente parlata, la cara nostra lingua italiana. I lavori già compiuti dalla Società nel suo primo decennio di esistenza (ognun sa che sono lenti e difficili i primi passi) non - 283 ~ corrispondono di certo ai desideri comuni; ma pure qualche cosa si è fatto: la via ascendente seguita finora ne dà motivo a sperare che col tempo si arriverà a far molto, anche coi mezzi limitatissimi di cui la Società è in grado di disporre. Molti oggetti preziosi per la loro antichità trovansi già raccolti nel museo; alcuni documenti di non lieve importanza sono stati dalla Società sottratti al tarlo ed all’umidità; si è formato un erbario del distretto discretamente ricco; la bibliografia valdese ha già raggiunto una certa ampiezza e nove fascicoli del Bullettino già furono pubblicati, due dei quali con pregevoli carte ed altre illustrazioni, che valsero alla Società gli elogi lusinghieri di illustri personaggi, italiani ed esteri; e per ogni nuovo fascicolo la direzione ha ricevuto da varie parti preziosi incoraggiamenti a perseverare, ed ha allargata la cerchia delle Società congeneri, che stabiliscono lo scambio di pubblicazioni. Certo che i fascicoli del Bullettino della Società Storica Valdese non sono molto frequenti, e non devonsi paragonare colle pubblicazioni delle RR. Deputazioni di storia patria; ma essi non sono da dispregiarsi neppure, se si riflette che rappresentano annui sacrifizi pecuniari non lievi dei soci. Dalla tavola delle materie dei nove primi fascicoli, che pubblichiamo più innanzi, il lettore scorge subito che, fedele al suo programma, la Società si occupa di storia, di geografia, di topografia, di viaggi, di leggende e tradizioni valdesi, di letteratura, di biografie , di studi sui dialetti ecc., e viene prendendo nota dei lavori scientifici, degli articoli di giornali, di riviste ecc. pertinenti alle Comunità da cui trae il suo nome l’associazione. Notiamo gli articoli seguenti : Topografia e viaggi: Arbitramelo delti signori Guglielmo Manfredo et Aymone di Lucerna, per quale vengono distinti i termini, e designate le fini d’Agrogna, Rorata, della Torre e di Lucerna per estratto autentico del 20 die. 1499 sottoscritto Fontana, 8 apr. 1277, con note di Stef. Bonnet (fase. I); — I Valdesi di Calabria, lettera di Gio. Pons, di Napoli (ib.) ; — la Divisione del luogo di Angrogna tra’ fratelli Berengario e Ricardo di Lucerna, 1232, 16 apr., con note del prof. Al. Vinay (fase. IV); — il Cimitero della famiglia Durand-Canton, di Rorata, per G. D. Arni. Ugon (fase. Vili). - 284 - Storia: Patente di Anna d’ Orleans, 1687, concernente i 1776 Valdesi, i quali al tempo della terribile persecuzione del 1686 preferirono 1’ abiura all* esilio od alla morte, e vennero dispersi nel Vercellese (fase. I); — il Discorso dell’ ambasciatore prussiano presso al Governo subalpino, conte Waldburg Truchsess ai Pastori delle chiese evangeliche delle valli Valdesi, nell’ ospedale Valdese di Torre-Pellice, 11 sett. 1827, per G. P. Meille (fase. I); — la Rivocazione dell’ editto di Nantes e i Fai desi, secondo estratti della corrispondenza di Luigi XIV col suo ambasciatore in Torino, ottobre 1685-febbr. 1686 (fase. II); — Berna e i Valdesi nel 1686, per Dav. Peyrot (fase. Ili); — I Valdesi del Basso-Retto nel medio evo per Al. Vinay (ib.) ; — Relazione tra’ Valdesi e i Taboriti di Boemia nel secolo XIV, per Al. Vinay (ib.). — Dottrina dei Valdesi nel secolo XIV, secondo il ms. 15.179 fondo latino, Bibl. nazionale di Parigi, con traduzione e note di Al. Vinay (fase. IV). — Introduzione delle patate nel regno di Wurtemberg per opera dei Vai-desi, narrazione di Perrot maestro di Bourset (Wurtemberg), nel patois locale, con traduzione e note di Al. Vinay (ib.) ; — Otto documenti relativi ai Valdesi esiliati in Impera, 1687-88, copiati negli archivi di Ginevra da A. Jahier (ib.); — Il Giornale della spedizione dei Valdesi ossia del loro rimpatrio, giornale attribuito a Paolo Rey-naudin che prese parte all’ azione, con introd. di Al. Vinay (fase. V). — Le Lacune del manoscritto di Zurigo del Nuovo Testamento Valdese, colmate coll’ aiuto del manoscritto di Dublino, per Carlo Sal-vioni (ib.) ; — tutti gli articoli del fascicolo VI ossia del Bullettino commemorativo del bicentenario del glorioso rimpatrio, illustrato dai ritratti di Enrico Arnaud pastore e colonnello dei Valdesi, secondo un dipinto a olio del Museo di Belle Arti di Middleburg (Olanda), del protettore dei Valdesi Guglielmo III d’Orange, di Vittorio Amedeo II, di Catinat; dalla bandiera onorifica conferita ad Arnaud e portante le armi del Wurtemberg, di Teck, di Mark-Gròningen e di Alontbehard ; illustrato inoltre da una incisione raffigurante 1’ assedio di Balziglia (1689-90) e dalla carta stupenda in tre colori, indicante le tappe del glorioso rimpatrio da Prangins sul lago Lemanno a Sibaoud di Bobbio-Pellice; — Balziglia, discorso di Dav. Peyrot, 27 agosto 1889, illustrato dalla carta del — 28) — villaggio e castello di Balziglia col monte dei quattro Denti (fascicolo VII); — Ijp. Data del rimpatrio per D. Peyrot (ib.); — L’ Ordine dato da Giacomo d’Acaia di arrestare parecchi eretici del Fai Luserna, con note di P. Rivoire (ib.); — La Lettera delle chiese e dei ministri del Piemonte ai principi di Lemagna, ai ministri delle chiese fedeli, datata di Busca, aprile 1559, con traduzioni e note di AL Vinay (ib.); — Vaìdesi ed Ussiti nella Marca di Brande-bnrgo, per Giulio Heidemann, traduzione e note di AL Vinay (ib.) ; — La Missione del senatore Giulio Cesare Barberi nelle valli Valdesi, 1625-27, per Pietro Rivoire, documenti e note (fase. VIII-IX); — Relazione del cap. Robert, dei fatti Valdesi del i68y e 1690, edita dall’ olandese N. Kist e riedita con introduzione e note di Enr. Meille, 1.* e 2.a parte (fase. VI-VIII); — Storia delle prime persecuzioni dei Valdesi, cosidetti (per ischerno) Luterani del Comtat Venaissin e della Provenza, secondo documenti nuovi, per Eug. Arnaud (fase. VIII-IX); — I Valdesi Tedeschi nel medio evo, per H. Haupt traduzione di Al. Vinay (fase. VIII); — Un martire sconosciuto bruciato in Torino il 27 ottobre 1698, documento inglese comunicato da N. Veiss con una traduzione ed una introduzione di AL Vinay (ib.); — Soggiorno dei Valdesi di Piemonte in Isvizzera (1729-33) per Eug. de Budè (fase. IX); — Processo in ordine allo storico Gio. Leger per Gugl. Meille, documenti e note (ib.); — Il pastore Dana precursore del puseismo nelle valli al secolo XVII, per Gio. Jalla (ib.). Bibliografia: Nota sull’ origine del'e due prime storie dei Valdesi, di Perrin e Gilles, per Al. Muston (fase. I); — La Nobla Leyczon sotto il triplice aspetto della dottrina della morale e della storia, per Enrico Bosio (fase. II). Leggende e tradizioni Valdesi: I Russi in Torre Pellice, per Bart. Tron (fase. I). Dialetti: Sedute annue della Società, 17 giugno e i.° sett. 1890 (fase. VIII); — Seduta annua di settembre 1891 (fase. IX); — Relazione sul metodo da seguire nella composizione d’ un dizionario valdese. Relatore P. Rivoire (ib.). — 286 — TAVOLA DELLE MATERIE DEL BULLETTINO. (1884-1892). I. La Sociétè : La fondation de la Société — Riglement de la Socièlè — Programme de la Sociétè — Membres de la Société — Finances de la Société — Bulletin de la Société — Séances de la Société. Géographie et topographie: VoyAGES : Arbitramento delli signori Guglielmo Manfredo et Aymone di Lucerna, per quale vengono distinti i termini, e designate le fini d’Angrogna, Rorata, della Torre e di Lucerna per estratto autentico delti 20 dicembre 1499, sottoscritto Fontana, 8 aprile 1277 (Stefano Bonnet). — Les Vaudois de Calabre. Lettre (Jean Pons). Histoire : Patente di Anna d’ Orléans, 168] — Discours de M. le comte de Waldburg Truchsess à MM. les pasteurs des èglises évangéliques dans les Vallées Vaudoises à la salle de l’Hópital Vaudois, le 11 sept. 1827 (J. P. Meille). Bibliographie : Note sur l’origine des deux premiéres liistoires des Vaudois, Perriti et Gilles (Alexis Muston). Légendes et traditions Vaudoises: Les Russes à La Tour (Bart. Tron). Bibliothèque et Archives: (Al. Vinay). II. La Société: Les membres de la Société — Assemblées générales de la Société — Travaux lus — Propositions adoptées — Offres d’échange et de concours — Biblio-téque et Archives — Finances de la Société — Bureau. Histoire: La Révocation de l’Edit de Nantes et les Vaudois, od. 1685-fèv. 1686 (Extraits de la correspondance de Louis XIV avec son ambassadeur à Twin). Bibliographie: La Nobla Leyc%on au triple point de vue de la doctrine, de la morale et de l’histoire (Henri Bosio). Bibliothèque et Archives: (Al. Vinay). III. La Société: Le Bureau — Nos pertes et nos gains — Nouveaux amis et membres honoraires — Membres effectifs — Nos collaborateurs et nos travaux — Situa-tion financière de la Société. — 287 — Histoire : Berne et les Vaudois, 1686 (David Peyrot). — La question du codex Tcplensts (Samuel Bcrger) — Vaudois du Bas-Rhin au Moyen-Age (Al. Vinay), — Rapporte des Vaudois avec les Taborites au XIV.” siécle ('AI. Vinay). Communications. IV. Adresse de la Table Vnudoise à S. M. Frédéric III roi de Prusse et Empereur d’AUemagne, mars 1888 — Divisione del luogo di Angrogna tra’ fratelli Berengario e Ricardo di Lucerna, 12)2, 16 apr. — Dottrina dei Valdesi nel sec. XIV secondo il ms. if, 179 fondo lat., Bill. Na\. di Parigi. Trad. et notes (Alex. Vinay) — lntroduction de la pomme de terre dans le royaume de Wurtemberg par les Vaudois, avec trad. et notes (Alex. Vinay) — Huit pièces relatives aux Vaudois exiles en Suisse, 1687-88, cop. des Arch. db Genève (Aug. Jahier). Bibliographie : Histoire de la colonie franfuise dans le Brandebourg et la Prusse par le D/ Muret (David Peyrot) — Histoire de la colonie frafaise de Magdebourg par le D.r II. Tollin; La Noble Lefon, par le D.r E. Montet (Al. Vinay). Nécrologie: Le D.r Alexis Muston (H. Bosio). V. La Société : Assemblée generale — Rapport du Bureau — Membres de la Société — Situation financière de la Société. Histoire et Littérature: fournal de l’expidition des Vaudois, par P. Reynaudin (?) (A. V.) — Les lacunes du ms. de Zurich du N. T. Vaudois, comblées à l’aide du ms. de Dubliu (Carlo Salvioni). Bibliographie: Examen critique de la Noble Lefon de Montet, par Foerster (H. Meille). Bibliothèq.ue et Archivese: (A. Vinay). Nécrologie : Le. D.r Albert Revel (David Peyrot). VI. Bulletin du bicentenaire de la glorieuse rentrée. (1689-1889), Introduction (Alex. Vinay) — Le Cantique des Vallèes de Piémont (William Meille) — Le Sejour des Vaudois du Piémont en Suisse (Eug. de Budé) — fosuè fanavel et la Rentrée (Henri Bosio) — Henri Aniaud (Pierre Lantaret) — Guillaume III d’Orange et son róle dans l’histoire de la Rentrée (Georges Appia) — Vittorio Amedeo II (Giov. Luzzi) — Siége de Balsille d’après le cap. Robert. Elude comparative (Henri Meille) — Itiniraire de la Glorieuse Rentrée des Vaudois dans - 288 — ìeurs Vallies Fan 1689 (David Peyrot) — Aprés la Rentrée et (le nos jours (Aug. Meille) — Essai bilbiographique (Em. Comba) — Lettera diretta al popolo Valdese per ordine di S. M. il Re, in occasione del Bicentenario — Communications de So-ciétés atnies — Catalogne des manuscrits et des livres relalifs à la Glorieuse Rentrée (W. Meille). Illustrations: Porlrait de. Henri Arnaud (/>. 42), Guillaume III d’Orange. (p. /5), Victor Amédée II (p. 84), Catinai (p. 94); Bannièrt d'honneur conférée à Arnaud portant les arwoireis du Wurtemberg, de Teck, de Mari'1 Grceningen avec le drapeau de V art iere ban imperiai et du Montbèliard (p. 54); Siége de Balsille (p. J12); Itinéraire de la Glorieuse Rentrée, carte en 3 couleurs. « VII. Société: Règleinent de la Société (revu) — Liste des membres de la Société: Bureau, Membres jondateurs, Membres honoraires, Membres à vie, Membres effectifs, Société correspondantes. Histoike: Balsille. Discours, 27 aóut 1889, suivi de la carte de Balsille et de la montagne des Quatre dents (David Peyrot) — La date de la Rentrée (Id.) — Or-dre donné par Jacques d’Acbaìe d’arréter plusieurs hérétiques du Val Lucerne (Pierre Rivoire) — Lettre des Eglises et des ministres du Piémont, fidèles dans le Seignèur, aux Princes d’Allemagne, aux Ministres des Eglise fidèles, datée de Busca, avril 1559; avec introduction, traduction et notes (Alex. Vinay) — Vaudois et Hussites dans la Marche, par Jul. Hidemann, trad. et notes (Id.). Rapport annuel et situation financière de la Société. Compte rendu de la 8.e Assemblée générale de la Société (4 septembre 1889). Lettres et Discours. Bibliographie: N. Weiss, La Chambre ardente (N Tourn). — E Comba, Enr. Arnaud et H. Arnaud (P. Rivoire). Bibliothèque et Archives: (Al. Vinay). VIII. Histoire: Missione del senatore Giulio Cesare Barberi nelle valli Valdesi 1625-1627 (Pietro Rivoire) — Relation de ce qui se passa de plus remarquable dans les Vallées de Luserne, en l’année 1689 et 1690 par le cap. Robert, avec l’introduc-tion de N. Kist (Henri Meille; — Histoire des premières persécution des Vaudois lu-thériens du Comtat Venaissin et de la Provence d’après de nouveaux documents, 1." art. (Eug. Arnaud) — Le cimitière de la famille Durand-Canton, Rorà (J. D. A. Hugon). — Les Vaudois Allemands du Moyen-Age, par H. Haupt (trad. par Alex. Vinay). — Un martyr inconnu, Turin 27 oct. 1698 (N. Weiss). — Un enlèvement à S. Germain (J. D. Charbonnier). Séances de la Société, 17 juin et 1." sept. 1890. — 289 — Bibliographie: W. Preger, Sur la Constitution des Vaudois franfais dans les temps plulót recuìés ; Ing. v. Dòllinger, Contribution des Vaudois à l'hist. des secte du moyen dge (Alex. Vinay). Sociétés correspondantes: Sociétè des Huguenots d’Allemagne — Sociétè J. Amos Comènius (Al. Vinay). IX. Histoire: Histoire des premières persecutions des Vaudois luthèriens du Comtat Venaissin et de la Provence d’après de nouveaux documents (suite et fin) (E. Arnaud) - Missione del senatore. Giulio Cesare Barberi nelle valli Valdesi 1625-1627 (suite et fin) (P. Rivoire) — Séjour des Vaudois du Piémont en Suisse (ij2<) à 17]}) (E. de Budé) — Un procès au sujet de Jean Leger. Elude historique (W. Meille) — Un precursore del puseismo nelle Valli al secolo XVII (J. Jalla). La Société: Rapport du Président; Membres, Bureau, Relalions exterieures, Activitè, Collections, Finances; — Bibliothèque et archives, échanges, dons refus, acquisitions; — Sèance annuelle, sept. 1891. Études des dialectes: Rapport sur la mèthode à suivre dans la composition d’un dictionnaire Vaudois (P. Rivoire). Bibliographie: Les Eglises du Refuge par le Baron de Schickler; La Nobla Leyc\on par P. Rivoire (D. Jahier) — Les Vaudois. Leur histoire sur le deux versants des Alpes du IV/ siècle au XVII/ par Al. Bérard (Al. Vinay). — Tabi e des ma-tiéres des neuf bulletins. Genova, li 26 settembre 1892. Il presidente Prof. Alessandro Vinay delegato. Il vice presidente Enrico Meille delegato. o Atti Soc. Lig. St. Patria. Vol. XXVI. IQ VENEZIA. R. Deputazione di Storia Patria La R. Deputazione Veneta sopra gli studi di storia patria, continuò anche nel triennio decorso una vigorosa esistenza. In tre classi si possono dividere le sue pubblicazioni. Quelle fatte a tutte sue spese nei grandi volumi col titolo di Monumenti storici e Miscellanee, che ormai giungono al numero di ventidue, tre dei quali videro la luce nel triennio suaccennato; quelle per le quali essa dà una sovvenzione, cioè i Diarii di Marino Sanuio, pubblicazione eh’ è certo fra le più importanti del nostro tempo, giunta ormai al volume trentasei, dodici dei quali furono editi nel periodo suindicato. La terza serie viene formata dal periodico l’Archivio Veneto, di cui nel triennio si diedero alle stampe sei volumi in dodici fascicoli. Inoltre la R. Deputazione, a celebrare, anche per sua parte, la grande commemorazione Colombiana, faceva stampare, a sue spese, l’opera del prof. Francesco Tarducci: Di Giovanni e Sebastiano Caboto; e nella inaugurazione della statua a Paolo Sarpi dava in luce le lettere di lui a Simone Contarini. Diamo qui 1’ elenco dei tre grandi volumi, che formano la prima delle accennate serie delle pubblicazioni uscite nell’ultimo triennio: Volume XI, Miscellanea: 1.° Il cippo miliare di Sanbruson e le vie consolari Annia ed Emilia nella Venezia. 2.° Dell’archivio del Gran Priorato dell’ ordine Gerosolimitano in Venezia. 3.0 Contributo secondo alla storia dell’arte nel Friuli ed alla vita dei pittori ed intagliatori friulani. — 291 — 4°* Venezia e la elezione di Clemente Vili. S° Saggio di studi su Paolo Diacono. 6.° Di Giambellino Cignaroli, pittore veronese. Volume XII, Miscellanea: 1. Lettere inedite di Fra Paolo Sarpi a Simone Contarmi ambasciatore veneto in Roma, 161 j. 2° L’ ufficio della Giustizia vecchia a Venezia dalle origini sino al 1330. 3.0 Contributo ler^o alla storia dell’arte nel Friuli ed alla vita dei pittori ed intagliatori friulani. 4.0 Relazione degli scavi in pia^a S. Marco. 5.0 Diano di Brescia — 10 maggio 1796-2; mar 10 77517. Antiche cronache veronesi, tomo I, con prefazione di C. Cipolla, concernenti le opere di maestro Marzagaia. I dodici volumi dei Diarii di Marmo Sanuto vanno dal i.° ottobre 1517 a tutto l’anno 1524. Nei sei volumi dell’Archivio Veneto, del quale col fascicolo n. 79-80, tomo XXXIX, fu chiusa la seconda serie, iniziandosi col volume primo (1 gennaio 1891) la terza col titolo: Nuovo Archivio Veneto, che si pubblica in quattro dispense annuali da formarne due volumi per ciascun anno, vennero inserite monografie e studi storici importantissimi, dei quali citeremo gli scritti su Galileo Galilei del prof. A. Favaro; le monografie del prof. G. Monticolo sull’arte dei Fialeri a Venezia; le notizie sui teatri musicali a Venezia di F. \\ iel, 1 assedio di Padova del 1509 di P. Zanetti; la vita del celebre avventuriere vicentino Trissino dell’abate Bortolan; i Legati al Concilio di Vienna del 1538 di G. Capasso; le pubblicazioni straniere sulla storia medioevale d’Italia di C. Cipolla; l’ambasceria di Marco Foscarini a Torino (1741-42) di F. Gandino; su Marco Musuro prof, di greco a Padova ed a Venezia di F. Foffano; sui Veneziani e Longobardi a Ravenna di P. Pinton; la Magnifica Patria Benacense di U. Papa: inoltre recensioni di opere nuove, aneddoti storici di Stefani, Lampertico, Berchet, Barozzi, Predelli, — 292 — Horatio Brown, G. Castellani, E. Degani, A. Valentini, D. Ber-tolini; bibliografie diverse, ed una copiosissima delle pubblicazioni storiche, che vanno dandosi in luce nella regione veneta, compilata a cura di Antonio Bertoldi. La R. Deputazione Veneta continua poi sempre la pubblicazione dei suoi Alti, e va proseguendo l’edizione dei Regesti dei Comme-tuoriali del r. archivio di Stato compilati a cura del chiarissimo cav. Predelli, ed ha in pronto per la stampa altri pregevoli scritti e preziosi documenti che fanno prova con quanto amore sieno coltivati nella regione Veneta gli studi storici. Venezia, 26 ottobre 1892. Nicolò Barozzi delegato. o — 293 — XVIII. LUCCA. R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti Al ferzo Congresso Storico Italiano adunatosi in Torino nel settembre dell’anno 1885 fu presentata, dal solerte delegato cav. Giovanni Sforza, già segretario per le lettere e le arti, una relazione, che dava contezza della fondazione di questo istituto, che risale all’anno 1584, per cura principalmente di Gio. Lorenzo Malpighi, amico di Torquato Tasso, e ne esponeva brevemente la storia, accennando i lavori dall’Accademia stessa fatti di pubblica ragione. Altra relazione presentava lo stesso delegato cav. Sforza al Quarto Congresso storico in Firenze nel settembre 1889, annunziando i lavori e i documenti più meritevoli risguardanti la storia, che a cura della nostra Accademia erano stati dati in luce nel passato quadriennio, e sono contenuti nel voi. XXV de’ suoi Atti. Nel frattempo rimane da annunziare che è di prossima pubblicazione adesso il voi. XXVI degli Atti, il quale conterrà fra gli altri scritti notevoli: i.° La Commemorazione del prof. Francesco Carrara Senatore del re gno fatta alla R. Accademia nella tornata solenne del 18 aprile 1890 dal socio ordinario senatore Carlo Petri. 2.0 Due discorsi del conte comm. Giacomo Sardini socio ordinario, sulle origini e sulla storia dell’istituto Lucchese di belle arti dal principio del secolo fino ai di nostri. 3.0 Un ragionamento del prof. Torello Del Carlo socio ordinario, su Giulio Cordero di San Quintino e le sue opere. 4.0 Un’ antica cronichetta volgare già della biblioteca di F. M. Fiorentini (doppio testo), con avvertenza del comm. Salvatore Bongi. — 294 — 5-° Un ragionamento dell’ Accademico ordinario canonico A. Guerra sui missionari lucchesi nei paesi barbari. Ecco ciò che, ad illustrazione della storia patria, sia nazionale sia paesana, giova ricordare, fra quanto dall’anno 1889 in poi produceva la R. Accademia di scienze, lettere ed arti sedente in Lucca. Il segretario Bernardino Baroni. IV. OMAGGI FATTI AL CONGRESSO ' . 1. Accademia « La Nuova Fenice » in Orvieto. Bollettino. Orvieto, tip. Marsili, 1890-92; in 8.°; n. 1-4. Dall’Accademia « La Nuova Fenice ». 2. Album poliglotto raccolto da Luigi Fumi. Siena e Roma, 1891; in 4.0. Dall’Accademia « La Nuova Fenice ». 3. Atti della Deputazione Ferrarese di storia patria. Ferrara, tip. Bresciani, 1886-1892; in 8.°, voi. I, II, III, IV (fase. i.°, 2.0). Dalla Deputazione Ferrarese di storia patria. 4. Alti della Regia Università di Genova. (Quarto Centenario Co- lombiano). Genova, Sordo-Muti, 1892; in 8.° gr. Dalla Regia Università di Genova. 5. Alli della società di archeologia e di belle arti per la provincia di Torino. Torino, G. B. Paravia, 1887-1890; in 8.°; voi. V, (fase. 1-4). Dalla Società di archeologia di Torino. — 298 — 6. Atti e Memorie delia R. Deputazione di storia patria per le pro- vincie Modenesi. Modena, G. Vincenzi e nipoti, 1892; in 4.0; serie IV, voi. I e III. Dalla Regia Deputazione di storia patria di Modena. 7. Balletti Andrea. L’Economia politica nelle Accademie e ne’ Con- gressi degli scienziati (iyjo-iSjo). Memoria. Modena, Società tipografica, 1891; in 4.0 (Estratto dalle Memorie della R. Accademia di sciente, lettere ed arti di Modena). Dall’Autore. 8. Bilancini Pietro. La guerra di Braccio contro l’Aquila nella letteratura Abruzzese. Aquila, tip. B. Vecchioni, 1891; in 16.0. Dalla Società Storica Abruzzese. 9. Bollettino della Società di storia patria Anton Ludovico Antinori negli Abrupi. Aquila, tip. Aternina, 1890-1892; in 8.°; an. Ili, punt. I, III-VIIL Dalla Società Storica Abruzzese 10. Bortolotti P. Poscritta al capo VI de Prolegomeni dell’antica vita di S. Anselmo abbate di Nonantola. Modena, Vincenzi e C., (s. a.); in 4.0. (Estratto dai Monumenti di storia patria delle provili eie Modenesi). Dalla R. Deputazione di storia patria di Modena. 11. Brignardello G. B. Giambattista Scala capitano marittimo esploratore ed introduttore d’ industrie civili in Guinea. Firenze, G. Barbera, 1892; in 16.0. Dall’Autore. 12. Bui lettino dell’istituto Storico Italiano. Roma, Forzani e C., 1892; in 8.°; n. 12. Dall’Istituto Storico Italiano. — 299 - 15. Ballettino delia Società Storica Volsiniese. Orvieto, E. Tosini, 1889-1892; in 8.°; n. 1-9. Dalla Società Storica Volsiniese. 14. Bnlletin de la Société d'histoire Vaudoise. Pignerol, Chiantone e Mascarelli, 1884-1886 — Torre Pellice, tip. Alpina, 1887-92; in 8.°; n. 1-5, 7-9. Dalla Società di storia Valdese. 15. Bnlletin da Bicentenaire de la glorieuse rentrée i68- - /f;- ' W-.: fc.J . • 4 ‘ - 41 ' V -' ' % r-*; • - £\... -. - L- .“ ;. ,■ :-r, :■ i A. ' tóSw-*. ■. . . ••• . - • j. . ■- • - ,> ■ - •: -v ' ■y ■■■. . -V-', ■ KS . - iBL, IJ*, 4P,m >A t: M ’ . • .... » ■ ■ ■■■■ ■ » f- r. - ■ - : ■- ■; - r. > : - ‘ ■ I;-- ■ ■ ." ■ ■ - v - >:•: mi-’-l: ' ..--"v.' ; ’ ...r. ■-v-'".-J ; ■ ■ . •. 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