ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DF STORIA PATRIA VOLUME XLVIII GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Palazzo Rosso mcmxvii ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE * DI STORIA PATRIA ■ ‘ . . •·· - ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME XLVIII GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Palazzo Rosso MCMX VII PROPRIETÀ LETTERARIA della Società Ligure di Storia Patria in Genova 5048-16. — Genova - Società Tipo-Litografica Ligure E. Oliveri & C. L'ANNO ECCLESIASTICO E LE FESTE DEI SANTI IN GENOVA NEL LORO SVOLGIMENTO STORICO del Socio Sac. DOMENICO CAMBIASO 1 . ' .-*·■< ' I . f ■ . * - 4· - ' * * s ι · · ' - -* ' — ·4 . * , * ■ ; ιΛ - .· ’ « • / - . ■ . 4 * * .. . . » · Λ* . PREFAZIONE el generale risveglio che si è manifestato ai nostri giorni per gli studi storico-liturgici, mi sentii spronato a tentare qualche cosa in questo campo anche per Genova, convinto che la sua storia, antica e gloriosa quanto altra mai, potrebbe dare un prezioso contributo a questo genere di studi. Quindi posi mano al presente lavoro, nel quale mi sono studiato di riunire in un tutto ovganico tante memorie qua e là disperse, tracciando così a grandi linee la storia del culto e della liturgia in Genova e nel Genovesato, specialmente nell’epoca più antica. Per questo genere di studi le fonti principali sono, come facilmente si comprende, i codici dell'antica uffiziatura liturgica, sacramentari, legionari, martirologi, calendari e simili; i quali, essendo documenti pubblici ed ufficiali della chiesa, ed abbracciando tutto il ciclo festale dell’ anno, ci forniscono le più importanti ed autentiche notizie sull’ordinamento delle feste e sulle particolarità dell’uffizi atura liturgica dell’epoca a cui appartengono. Pur troppo in questo campo si può dire che nulla si conosceva finora d’antico nella nostra storia, poiché in fatto di liturgia e feste nulla si è pubblicato che andasse al di Vili PREFAZIONE là del secolo XVIIcioè delle disposi sioni dell’ Arcivescovo Card. Durazzo. Quindi fui ben lieto di trovare documenti relativamente molto antichi ed interessanti in questa materia, pYimo fra tutti il Collettario o Sacramentario metropolitano che pubblico in fine di questo studio, e che si può considerare come il testo classico dell’ antica liturgia genovese. Il pr e sioso codice mi fu additato e messo a mia disposizione dal Rev.mo Mons. Giacomo M. De Amicis, Vicario Generale dell’Archidio-cesi, al quale son lieto di poter qui esprimere tutta la mia profonda e illimitata venerazione. Il codice, scritto negli anni 1313 -1321, come si dirà tosto, è membranaceo, rilegato in un volume di fogli 165, numerazione doppia, e misura centim. 32 d’ altezza per 23 di larghezza. Non ha titolo perchè manca del frontispizio, ma dal suo contenuto non possiamo chiamarlo con altro nome che quello di Collettario o Sacramentario. Si divide in tre parti distinte: Lezionario (citazione C.1 ), Calendario (cit. C.2) e Orazionario (cit. C.3 ). Il Lezionario, che occupa i fogli 1 - ly - 2 del Ms., non è che I’ indice delle lezioni liturgiche del matutino, contenute in altri codici oggi perduti, cioè un Passionarlo, diviso in due parti, estiva e invernale, e un Leggendario dei santi. Quest’ indice presenta così un elenco di tutte le feste dell’ anno ecclesiastico, ed è prezioso per la sua antichità, perchè si deve ritenere che risalga sostanzialmente ai secoli X - XI, come diremo al capo 1. Il Calendario (fogli 3-95v) sta innanzi all’Or azionar io, secondo il costume tuttora vigente per tali libri liturgici. Esso oltre al testo originale ha molte aggiunte fatte da mani diverse lungo i secoli XIV e XV, cosa anche questa comune a simili documenti. Il Calendario, secondo il sistema medioevale, serviva anche da Obituario, o necrologio, e vi si notavano giorno per giorno le notizie necrologiche di quelle persone delle quali si dovea celebrare Γanniversario. Per questo lato l’obituario presenta un interesse specialissimo, non solo per la storia ecclesiastica, ma anche per quella civile, poiché da esso si conosce la data della PREFAZIONE IX movte ed altre particolarità dei personaggi più importanti della storia genovese, dei Papi Innocenzo IV e Adriano V, di tutti i Vescovi ed Arcivescovi fino al secolo Xlll, di Dogi, letterati, capitani, patrizi, canonici ed altri che si distinsero nella vita pubblica o privata. L’Orazionario (fogli 97 -157V), che è la parte sostanziale del codice, contiene le orazioni che recitavansi nell’ uffìziatura liturgica, disposte secondo il corso dell’ anno ecclesiastico. Con nome tecnico si chiamava Collectarium, da collecta - orazione. Collectarium, idem quod Collectaneum, liber Collectas continens, scrive il Ducange (1). E il Magistretti : Collectarium omnes orationes sive collectas continet quas archiepiscopus vel presbyter canebat ad Laudes, Horas, Vesperas, etc. (2). Se ne trovano in tutti i cataloghi di libri liturgici antichi. A Genova nella chiesa di S. Stefano l’inventario del 1327 segna Collectarium unum in quo legitur ad collecta (3). Si chiamavano talvolta anche col nome di Sacramentarli, dalla parte precipua della liturgia, che è la collazione dei Sacramenti. In questo studio lo chiamerò promiscuamente coi suddetti nomi. Questo Orazionario, secondo la tradizionale divisione di tali libri, consta di due parti, il Proprium de tempore e Proprium de sanctis. La prima (fogli 97-125) comincia colla prima domenica d’Avvento e termina colla domenica 25& dopo Pentecoste, ed ha una ricchezza straordinaria di orazioni, prese dagli antichi Sacramentari romani, e in gran parte oggi abolite. In fine è aggiunta una lunga serie di orazioni Pro tribulatione, Cottidianae e Matutinales. La seconda, Proprium de sanctis ( F. 125 -15lv), comincia colla vigilia di S. Andrea e percorre tutto l’anno ecclesiastico santorale, aggiungendo in fine il Comune Sanctorum. Questa parte santorale offre la maggiore (1) Glossarium, ad verbum. (2) Manuale Ambrosiatium, in Monumetita Veteris Liturgiae Ambros., I, p. 7. — Cf. Batiffol, Hi st. du Bréviaire, p. 234; Muratori, Lit. Rom. Vetus, I, De rebus liturgicis Dissertatio, eap. VI, 82;Cabrol, Le Livre de la prière antique. (3) Noi. Benedetto Vivaldi, 1327, Arch. di Stato. X PREFAZIONE varietà ed originalità, sia riguardo all’ordinamento festale, sta riguardo alle orazioni ed altre particolarità liturgiche delle singole feste : quindi essa ci fornirà il più largo contingente per la storia liturgica. Dopo il santorale vengono aldine parti di minove entità: il rito per la Benedizione dell’ acqua ( F. 158 - 160 ), tutto conforme alla liturgia romana odierna: il Confiteor (F. 160-160v), assai interessante per la originalità del suo contenuto, compresi i nomi dei santi: le Litanie ('7r‘. 161 -163), pure molto interessanti per il carattere proprio genovese che hanno : ne ho fatto l’illustrazione nell’opuscolo Rogazioni e Litanie genovesi antiche. Finalmente le Preci per tutte le Ore canoniche (F. 163v -164y), molto più prolisse delle odierne. In esse è notevole il salmo Miserere alle Lodi, mentre ai nostri giorni, fino all’ultima riforma di Pio X che l’abolì, si recitava in suo luogo il De profundis (1). Abbiamo detto che il codice rimonta al 1313-1321. Infatti non è anteriore all’ anno 1313, perchè contiene la festa di S. Pietro Celestino (20 maggio), canonizzato appunto in quel-V anno. Nè è posteriore al 1321, perchè l’Obituario, che nota la morte di tutti gli Arcivescovi e Vescovi precedenti, non ha più quella dell’Arciv. Forchetto Spinola, morto nel 1321 ; e la con-secrazione del successore Arciv. Bartolomeo De Maroni, avvenuta il 3 agosto 1321, è aggiunta d’altra mano: il che dimostra che il testo originale è anteriore a questa data. Questo per la trascrizione materiale del codice. Ma notiamo che questo non è che una copia di altro sacramentario più antico, cioè del secolo Xlll. Ciò apparisce chiaramente dal suo contenuto, che rispecchia appunto la liturgia di quel tempo. Basti accennare che nell’Or azionar io, che è la parte meno soggetta a variazioni, mancano S. Pietro Martire canonizzato nel 1253 con obbligo a tutte le chiese di celebrarne la festa con rito doppio; S. Chiara canonizzata nel 1255, S. Elisabetta d’Ungheria can. 1235, S. Antonio di Padova can. 1232, (1) Il De Profundis fu introdotto nelle Lodi da Innocenzo III ( V. Batiffol, Histoire du Bréviaire, p. 258), PREFAZIONE XI 5. Lodovico Re di Francia can. 1297, S. Pietro Celestino can. 1313. Quindi è da ritenersi che il sacramentario originale da cui fu trascritto il nostro codice rispecchi la liturgia genovese della prima metà del secolo Xlll. Notiamo che quest’ epoca segna un punto importante nella storia della uffiziatura liturgica, perchè fu allora introdotto /'officium novum o modernum officium, come fu chiamato l’uffizio adottato allora dalla Chiesa romana, in confronto di quello usato in antico. Rodolfo di Tongres ci attesta che quell’uffizio nuovo fu composto sotto il pontificato di Innocenzo 111 (1198 -1216) a tempore Innocenti III recollectum (1); e frà Salimbene pare assegnarlo al 1215, anno del concilio lateranese (2). E’ certo che poco dopo questi anni il nuovo uffizio era accolto con entusiasmo dai Frati Minori, i quali se lo fecero proprio e lo diffusero in tutta la Chiesa ; sicché, per opera di questi e per le prescrizioni dei Papi Gregorio IX e Nicolò 111 (1227-1280) che lo imponevano al clero di Roma, esso divenne il breviario esclusivo della Chiesa romana. Fra le altre particolarità del nuovo breviario romanofrancescano, notiamo l’abolizione delle feste di tre lezioni, essendosi in esso stabilito che ogni festa si dovesse celebrare di nove lezioni. Ora, osservando il Calendario del nostro codice, vi troviamo ben 50 feste di tre lezioni contro 121 di nove: il che dimostra che il nostro docwnento è anteriore all’ introduzione del nuovo breviario, e ci presenta la liturgia nella sua forma pili antica, ispirata in gran parte all’opera di S. Gregorio. Oltre a questo, accenniamo a vari altri codici che ci hanno giovato in questo studio. Primo tra essi un Calendario della chiesa di S. M. delle Vigne, del quale non sapremmo stabilire l’epoca, ma che è certo antichissimo, come risulta da diverse feste che esso contiene, tra le quali Sancta Maria ad Martyres (13 maggio), che lo dimostra anteriore a Gregorio IV (827- (1) Radulphi, De canonum observantia, 22. (2) Chronica, p. 31 : < Anno D.ni 1215, Innocentius papa tertius apud Lateranum sollemne concilium celebravit. Hic etiam officium ecclesiasticum in melius correxit et ordinavit ». Cf. Batiffol, Eist. du Bréviaire, p. 239 seg. XII PREFAZIONE 844); S. Giacomo ai 22 giugno, come si trova nei calendari merovingi, nelgeronimiano, in Beda, ecc.; /Ordinatio S. Gregorii ai 29 maggio, la traslazione di S. Martino, di S. Benedetto, di S. Siro di Pavia, tutte feste assai antiche, e che non si trovano generalmente nei documenti più recenti fuori delle rispettive chiese. Per questa sua grande antichità e per la sua originalità crediamo conveniente riportarlo per esteso nei Documenti, N. 1. Lo citiamo Cod. V.1. Altro Calendario, pure ad uso della chiesa delle Vigne, del sec. XIV, è riportato dal Poch (Voi. 1, 72-76). Attesa l’epoca a cui appartiene e la stretta analogia col nostro codice metvopo-litano, di cui riporta tutte le feste, ci dispensiamo dal pubblicarlo. Lo citeremo a suo luogo trattando delle singole feste, colla indicazione Cod. V.2. Messale in pergamena, del sec. XIV, proprio della chiesa metropolitana di Genova, ed ora conservato alla Biblioteca della R. Università, segnato A. Vili. I. Anche questo, come il precedente è posteriore al nostro Collettario, e risente già tutta la influenza francescana di cui parlammo testé. Contiene tutte le feste del Collettario, eccetto appena due. Lo citeremo parlando delle singole feste, coll'indicazione Cod. U. Graduale secundum consuetudinem monasterii S. Mathaei de Ianua, dei 1412. Appartenendo esso ad un’epoca intermedia fra il Collettario e il periodo che chiameremo recente, ossia dal sec. XVII in poi, crediamo conveniente riportarlo per esteso nei Documenti, N. 11. Lo citiamo Cod. M. Questi i principali codici liturgici di cui mi sono giovato in questo studio. Ed ora voglio fare un cenno di un altro genere di fonti, o meglio monumenti, che ci dànno un prezioso contingente per la storia del culto in epoche in cui, per la troppa antichità, scarseggiano o mancano affatto i documenti scritti. Sono le chiese. Tra esse, le principali e più antiche, fuori delle città vescovili, sono le pievi o chiese maggiori o battesimali, cosi chiamate per distinguerle dalle loro dipendenti, che si dicevano chiese minori, minores tituli. E’ ormai ammesso concordemente dagli PREFAZIONE XIII storici che le pievi rimontano in genere all'epoca dell’ ordinamento ecclesiastico avvenuto dopo la pace costantiniana, e succeduto all’ antico ordinamento romano ; e che esse si costituirono nei pagi o centri maggiori, mentre nei centri minori o vici si vennero innalzando le chiese minori. Benché non sia a mio giudizio da ammettersi la simultanea costituzione delle nostre pievi al principio del sec. V, propugnata da qualche autore (1), perchè non è nemmeno provato che in quell’epoca fosse ovunque diffusa la nostra santa religione, però possiamo senza dubbio affermare che non è di molto posteriore alla detta epoca l’erezione di tutte e singole pievi, che perciò sono i monumenti più antichi e venerandi del culto prestato dai genovesi ai santi a cui esse sono dedicate. Ma anche tra le chiese minori, suffragarne delle pievi, molte sono pure antichissime, non meno delle pievi. Ecco come parla delle loro origini il Muratori : « Nel secolo quarto dopo G. C. parimente cominciarono ad essere in uso, oltre le chiese parrocchiali (pievi ), gli Oratoria o Cappellae, erette nelle campagne, vale a dire edifizi sacri, innalzati spesso più per comodo di pii signori, che per uso delle popolazioni » / e poi soggiunge che quelle cappelle private cominciarono a poco a poco a servire ad uso pubblico per gli abitanti del luogo, che vi si recavano ad ascoltare la messa e per altre sacre funzioni, tornando spesso assai scomodo recarsi alla pieve troppo lontana (2). E Mario Lupi nella pregevole opera De Parochiis ante annum Christi millesimum, rileva che nei più antichi concilu si parla di quelle chiese minori (oratoria, capellae) in opposizione alle pievi (plebes, parochiae, ecclesiae baptismales). Così il Concilio d'Agde in Francia dell’anno 506, can. 21, permette ai fedeli oratorium in agro ( nelle campagne) habere ut missas ibi teneant, eccetto che nelle principalissime solennità, in cui vuole che vadano alla pieve (Lupi, pag. 78): il Cotte, d’Epaona, in (1) Vedi ASLS., Voi. XXXIX, p. 440 seg. (2) Antiq. Ital., Dissert. LXXIV, De Paroeciis et Plebibus, c. 261. XIV PREFAZIONE Borgogna, del 517, can. 25, vieta di collocare reliquie di santi in oiatoiiis villaribus, quando in questi non siano stabiliti chiedici per uffisiarh (pag. 73J (1). Il concilio di Tours dell’anno 567 riguardo a quelle chiese, tituli minores, ed ai preti addetti ad esse dispone: Archipresbyteri vicarii (i pievani) presb}7teros qui pei minores titulos habitant vitam iugi circumspectione custodiant (2). E la stessa, identica disposizione ripetuta tre secoli dopo, nell 850, dal sinodo di Pavia: Archipresbyteros singulis plebibus praeesse volumus, qui... eorum presbyterorum qui per minoies titulos habitant, vitam iugi circumspectione custodiant; et qua unusquisque industria divinum opus exerceat, episcopo suo renuntient (3). Notiamo che Pavia era la capitale del regno longobardo, e poi del carolingio (dal 773 ), del quale faceva parte anche la Liguria, come diremo tosto, e quindi la suddetta disposizione riguarda direttamente le nostre chiese. Da questi documenti si deve conchiudere che le chiese minori, oggi par doccine sujfraganee, in parte esistevano già nel sec. IV, e nel sec. VI ei ano assai numerose, poiché in quest’ epoca i sinodi ne parlano come d’istituzione generalizzata. Quindi sì spiega la pi esenzione che troviamo sì frequente nelle leggi dei longobaì di e dei carolingi, di ristorare le chiese danneggiate e ncostrurre quelle cadute. Mercè questa cura dei re, le chiese ì isorsero e si moltiplicarono, e nel sec. IX dobbiamo ritenere che esse non fossero meno numerose di oggi. Atterrate poi di nuovo in pai te pe> l ingiuria del tempo e per le guerre e le invasioni dei saraceni, risorsero ancora nel sec. XI, e ci appariscono nei documenti di questo e del secolo successivo, come si può vedere dall elenco delle chiese antiche, riportato nei Documenti (h. III). Le chiese pertanto ci dànno un prezioso contingente per la stona del culto di quei santi a cui sono dedicate. (1) Vedi pure Bouix, De Parocho, p. 22 segg.: Wernz, Ius Decretalium, Tom. II, p. 1013, Roma 1899:Imbart de la Tour, Les paroisses rurales du lVe au XP stècle, passim. Cf. Mansi, Cono., Tom., Vili, c. 328, 562 ; Hefele, Hist. des Conc., T. Il, p. 990, 1040. (2) Ducange, Glossarium, Archipresbyteri. (3) Francorum Regum Capituiaria, in Migne, T. 138, 562. PREFAZIONE XV Ciò riguardo alle fonti. Per quanto riguarda il metodo, ho seguito nell’illustrazione il calendario genovese antico, compilato sui tre cataloghi del Collettario metropolitano, insieme concordati, e sugli altri codici sopra citati. Pochissime aggiunte ho fatto, riguardo ad alcune feste che per la loro importanza o per altre ragioni speciali non credetti di poter omettere. Nel trattare le quistioni di agiografia, eortologia e storia liturgica ho cercato sempre di coordinare le memorie locali agli insegnamenti della storia generale, seguendo in proposito tutto lo svolgimento scientifico, dalle fonti ed opere antiche, fino agli idtimi risidtati della sana critica contemporanea. Con tuttociò non dubito che in materia sì vasta e complessa, e in un lavoro spesso affrettato, non mancheranno le mende e forse gli sbagli, e ne chiedo fin d’ora benigno compatimento al lettore', mentre tuttavia oso sperare che il mio modesto lavoro non sia privo di vantaggio per gli amanti del culto sacro e della stona locale. ABBREVIAZIONI AB — Analecta Bollandiana. ASLS — Atti della Società Ligure di Storia Patria. ASS — Acta Sanctorum Bollandiana. BSSS — Biblioteca della Società Storica Subalpina. Cod. C. — Collettario, Codice Metropolitano. » M. — Messale della chiesa di S. Matteo, 1412. » U. — Messale della R. Università. » V. — Calendario delle Vigne. L. R.V. — Liturgia Romana Vetus, Muratori. RB — Revue Bénédictine. ERRATA - CORRIGE Pagina 1 linea 27: 7 luglio, leggi 6 luglio. > 4 » penultima: f. 395, leggi f. 399. » 22 » 13: prima del 9 S. Felice, inserire 6 S. Siro. » 54 » ultima: Tutto il periodo Nel 1137 Innocenzo li ecc., non ha che fare col testo, ma va messo nella nota (1) ivi citata. 104 » 18, 25, 31 : C. Μ. V., leggi C. V. U. > 205 » terz’ ultima : 10 agosto, leggi 1° agosto. » 232 » 7 : dedicato, leggi dedicata. » 233 » 1 : s' introdusse, aggiungi la festa. 237 » 26: istituita, leggi istituito. » 239 » 33: Compagnia o... va alla linea superiore, Compagnia o Fraternità. > 242 » 26 : detta chiesa stessa, leggi detta chiesa. » 245 » 30 : sinceri, leggi sincroni. » » » 32 : Agone, leggi Asone. » 247 » 17 : Nel Collettario, leggi II Collettario. » 248 » 27 : del 1280, leggi dal 1280. » 249 » 16 : commemorazione, leggi festa. 259 » 17 : sec. XXIII, leggi sec. XIII. » 261 » ultima : nacque, leggi nato. » 270 » 8: si deve probabilmente l’introduzione, leggi si deve l’ introduzione. » » >9: stabilito, leggi ufficialmente stabilito. 273 » 29: 1331, leggi 1321. > 290 » terz’ ultima : Mettere questa nota : Le parentesi qua- dre indicano che il contenuto fra esse nel Ms. non è originale ma aggiunto. » 348 e 371 : I titoli Proprium de Tempore e Proprium de Sanctis non sono nel Ms. ma furono aggiunti per maggior chiarezza. PARTE PRIMA. Delle Feste in generale CAPO I. Dalle origini al secolo X. Assai scarse sono le notizie che abbiamo sulle origini delle feste ecclesiastiche in Genova. La nostra Chiesa non può vantare come quella di Roma ed altre i suoi dittici e cataloghi festali dei secoli IV e V. Noi non abbiamo che qualche documento isolato e di molto posteriore a quell’epoca; del resto dobbiamo ricorrere alla storia generale ed ai monumenti che ci parlano del culto prestato ai diversi santi. Il documento esplicito più antico che si conosca sulle feste genovesi è un atto della metà del sec. VII, che ricorda le tre feste dei santi Gervasio e Protasio, di S. Ambrogio e di S. Andrea, che si celebravano dal clero e popolo genovese con processione, come si vedrà parlando delle singole feste. Intorno all’ epoca stessa o poco più tardi abbiamo pure notizia della festa di Sancta Μανία ad Martyres, che si celebrava alle Vigne ai 13 maggio, festa che da Gregorio IV (827-844) fu trasferita al 1° novembre col titolo di Tutti i Santi. Dalla storia generale sappiamo poi essere antichissime quelle teste che ciascuna chiesa celebrava pei santi locali, specialmente pei suoi vescovi, monaci ed altri personaggi insigni. Sotto a questo rapporto dobbiamo ritenere che a Genova si celebrassero fin dal sec. IV ο V le feste dei santi vescovi Valentino (2 maggio ), Siro ( 7 luglio ), Felice ( 9 luglio ), Romolo ( 13 ottobre ) e forse di S. Olcese ( 2 giugno ). Inoltre sappiamo che erano universali nella Chiesa da tempo antichissimo le teste del Signore, Natale, Epifania, Pasqua, Ascensione, Pentecoste; le feste della Purificazione, Annunciazione, 2 CAPO I Assunzione e Natività di Maria SS. ; Γ Invenzione della Croce in Occidente, S. Michele, Natività di S. Gio. Battista, SS. Pietro e Paolo, S. Lorenzo, S. Sisto, S. Martino, S. Agnese, S. Sebastiano, S. Vincenzo, e qualche altra. Oltre a ciò, da alcuni documenti e dalle chiese dedicate al loro nome, siamo in grado di affermare il culto in Genova e quindi la festa almeno in qualche chiesa, fin dai secoli VI - Vili, dei santi Giorgio, Vittore, Pancrazio, Nazario, Genesio, Sabina, Cipriano, Cosma e Damiano, Antonino e qualche altro. Queste sono le prime memorie che abbiamo intorno alle feste ed al culto dei santi in Genova. Per avere dati più espliciti dobbiamo rifarci al secolo IX. * * * Feste forensi nel secolo IX. — Nell’ anno 876 Carlo il Calvo imperatore e re d’Italia, adunava in Pavia, capitale del regno, un concilio, a cui prendevano parte tra gli altri grandi del regno, il vescovo di Genova Sabatino, Teodolfo di Tortona, Bosone di Acqui, ed altri quindici vescovi, a capo dei quali stava 1’ arcivescovo di Milano Ansperto. Tra le disposizioni che si presero in quel concilio vi era quella riguardante 1’ osservanza delle feste, e il capo settimo ordinava : Ut seculaves et fideles laici diebus festis qui in civitatibus sunt, ad publicas stationes occurrant ; et qui in villulis et possessionibus sunt, ad publicum officium in plebe festinent (1). Quali fossero le feste che doveansi in tal modo osservare, non lo dice il concilio; ma lo ricaviamo dal concilio tenuto vent’anni prima (856) nella stessa città di Pavia, a quanto pare, e che quindi avea come il precedente, forza di legge in tutto il regno e perciò anche in Liguria. Esso stabiliva come giorni festivi di precetto, dies feriandi pev annum, i seguenti, cioè : Natalis Domini, sancti Stephani, sancti lohannis evangeliste, lnnocentum, octava Domini, Theophania, Purificatio sancte Marie, sanctum Pasche, sicut in supeviore capitulo (cap. 7) (2) comprehensum est. Rogationes (1) Frane. Regum Capit., in Migne, T. 138, 765. (2) Il capo qui citato disponeva : Sciant ( sacerdotes ) tempora Legitima ad baptizandum in anno, id est sabbato sancle Pasche, ut illa triduana mersio in baptismate imitetur triduanam mortem Domini clarificata resurrectione ; et idcirco usque cid octavum diem ipsa regeneratio sacra ab omni populo Christiano celebratur ( Frane. Regum Capitularia, Migne T. 138, 624 - 625), DALLE ORIGINI AL SECOLO X 3 tribus diebus, Ascensio Domini, sabbatum sanctum Pentecosten, sancti loannis Baptiste, duodecim apostolorum, maxime tamen sanctorum Petri et Pauli, qui Europam sua predicanone inlu-minaverunt, assumptio sancte Marie, dedicatio sancti archangeli Michahelis, dedicatio cuiuscumque oratorii seu cuiuslibet sancti in cuius honore eadem ecclesia fundata est, quod vicinis tantum circum commorantibus indicendum est, non generaliter omnibus (1). Oltre a queste, naturalmente prescriveva come obbligatorie pel riposo festivo tutte le domeniche : Omnem dominicam a mane usque ad vesperam ob venerationem dominice resurrectionis. Lasciava poi libera, secondo la maggiore o minore divozione del popolo, l’osservanza di qualche altra festa di santi più venerati come S. Martino, S. Remigio, ecc. Tali erano adunque le feste di precetto che si osservavano in Liguria nel sec. IX ; feste del resto che erano più o meno comuni agli altri paesi, come apparisce dai sinodi dell’ epoca. * * * Feste liturgiche o di coro. — Per queste non abbiamo documenti espliciti ed antichi come quello delle feste di precetto; tuttavia possiamo, con uno studio indiretto, venire ad una sufficiente cognizione di esse. Già abbiamo accennato al Lezionario che trovasi a principio del codice metropolitano C; Lezionario che, pel suo contenuto e specialmente per la grande scarsità di feste, apparisce assai antico, benché non possiamo a priori precisarne Γ età. Esaminando questo elenco, troviamo che esso contiene 108 feste di santi; a cui aggiungendo Natale, Circoncisione ed Epifania, s’arriva a 111, senza contare le vigilie e le ottave. Ora se togliamo da quelle le feste locali genovesi, e le feste che sappiamo certamente aggiunte posteriormente al catalogo originale, come pure quelle che Genova avea prese da Milano o da altre regioni vicine, le rimanenti feste sono quelle del Sacramentario gregoriano del secolo IX e X. Esaminiamole. Sono locali ossia proprie genovesi le feste di S. Fruttuoso (21 gennaio), S. Valentino (2 Maggio), S. Siro (7 luglio), S. Nazaro (28 luglio), S. Romolo (13 ottobre), Dedicazione della chiesa (data sconosciuta, prima dell’anno 1118). (i) Ivi, 765. 4 CAPO 1 Sono aggiunte posteriormente al secolo X, come risulta dai °° 1CvTjt'ur^c* rom*ni di quest’epoca confrontati con quelli del S5: 1 seguenti 19 feste: S. Antonio (17 gennaio), S. Biagio i ebb.), S. Scolastica (10 febbr.), S. Benedetto (21 marzo), S. Pe-iornila (,31 maggio), S. Barnaba (11 giugno), S. Vito (15 giugno), · vuiiico ( 16 luglio), S. Alessio (.17 luglio), S. Maddalena (22 ug io ), S. Cristoforo ( 25 luglio ), Invenzione di S. Stefano ( 3 ag. ), q °menico (5 ag.), S. Maurizio (22 sett.), S. Gerolamo (30 sett.), • ìonisio (9 ott. ), S. Caterina ( 25 nov. ), S. Nicolò ( 6 die. ), omaso di Cantorbery ( 29 dicembre ), 11 o f0r!0 imP°rtazio»e milanese le feste dei SS. Nabore e Felice lugho) e S. Ambrogio (7 dicembre). f f Peiiere a ^enova da diverse regioni sono le 15 seguenti Tp *5 1 ii>T?rp0te da ^*sa’ Cataldo da Taranto, Margherita e c a all Oliente, Eusebio da Vercelli, Donato da Arezzo, Vit- A^re’ * RemiSio> Fede, Leonardo, Brizio dalle Gallie, mia o a Firenze, Zenone da Verona, Siro da Pavia. Lasciando da parte le 3 feste di S. Melchiade ( 10 die. ), Sette ormienti ( J luglio) e S. Giacomo Inciso (27 nov.), tutte le rima-iW 1 t del nostro elenco genovese, in numero di 66, sono le ri*i 6 , tCramentario gregoriano, ossia del calendario romano, del secolo X. da . ^ra «<> appunto dalla storia generale che questo calen-j-i·10 co d Jurgia romana in quell’epoca era universalmente rnniÌ^f natu,ajmente congiunto coi calendari locali e propri. Da ρϊ ° ΓΓ SÌGra ^n^ens^cato il movimento in favore della lituris a e e e leste romane, e i re carolingi spiegarono per questo ord' 26 1^stanca^e· Già fin dall’anno 747 il sinodo di Clovesho r inava, (can. 13): Per gyrum totius anni natalitia sanctorum °t 60 n1U^Ue ^le lux^a mavtyrologium vornane ecclesie... vene-cana^-L. ^ ' J^ma^r'0 P°^’ ^ grande liturgista della chiesa galli-di n i 1completava, si può dire, la romanizzazione ma Ue ,Cd en ar^0’^ntro^ucendo nei libri gallicani quei santi ro-ni c e ancora vi mancavano: Multa officia sanctorum indidi n nos t o antipkonavio ex romano, quae non habet metensis anti-narius ( ) Le molte copie dei secoli IX-XI del Sacramentario egoriano, i i o ufficiale per eccellenza della chiesa romana, sparse i l, °!ni ieg10ne> sono una prova irrefragabile della universalità della liturgia e del calendario romano in quell’epoca. (1) Mansi, Conc., Tom. XII, f. 395. (2) De Ord. Antiph., 28. DALLE ORIGINI AL SECOLO X 5 Da questo fatto della universalità delle feste romane, e dal trovare queste stesse feste indicate nell’antichissimo elenco genovese, è ragionevole conchiudere che queste feste fossero celebrate in Genova nell’epoca di cui trattiamo, cioè nel secolo X. A queste feste aggiungendone alcune altre che sappiamo per altre ragioni essere state in uso tra noi nell' epoca indicata, possiamo cosi ricostruire il calendario genovese d’allora; s’intende senza escludere che anche altre feste vi potessero essere incluse : GENNAIO: 1 Circoncisione: 6 Epifania: 16 S. Marcello: 20 SS. Fabiano e Sebastiano : 21 S. Fruttuoso : id. S. Agnese : 22 S. Vincenzo: 25 Conversione di S. Paolo: 28 S. Agnese 2.° FEBBRAIO : 2 Purificazione : 5 S. Agata : 22 Cattedra di S. Pietro : 24 S. Mattia. MARZO : 12 S. Gregorio : 25 Annunciazione di Μ. V. APRILE : 23 S. Giorgio : 25 S. Marco. MAGGIO: 1 SS. Filippo e Giacomo : 2 S. Valentino: 3 Invenzione della Croce: 8 S. Vittore: id. S. Giovanni ante Portam la-tinam : 10 SS. Gordiano ed Epimaco : 12 S. Pancrazio. GIUGNO : 2 SS. Marcellino e Pietro : id. S. Olcese : 9 SS. Primo e Feliciano : 19 SS. Gervasio e Protasio : 24 Nativ. di S. Gio. Battista : 26 SS. Gio. e Paolo : 29 SS. Pietro e Paolo : 30 Commem, di S. Paolo. LUGLIO: 6 S. Siro: 9 S. Felice: 10 SS. Sette Fratelli: 12 SS. Nabore e Felice : 23 S. Apollinare : 25 S. Giacomo : 28 SS. Nazaro e Celso : 29 SS. Simplicio e C. mart. : 30 SS. Abdon e Sennen. AGOSTO : 1 S. Pietro in Vincoli: id. S. Eusebio: 2 S. Stefano: 6 S. Sisto : 7 S. Donato : 10 S. Lorenzo : 13 S. Ippolito : 15 Assunzione : 24 S. Bartolomeo : 28 S. Agostino : 29 Decoll. di S. Gio. Battista. SETTEMBRE: 8 Natività di Maria SS.: id. S. Adriano: 14 Esaltazione della Croce : id. SS. Cornelio e Cipriano : 21 S. Matteo: 23 S. Tecla: 27 SS. Cosma e Damiano: 29 S. Michele. OTTOBRE: 13 S. Romolo: 14 S. Callisto: 18 S. Luca: 28 SS. Simone e Giuda. NOVEMBRE : 1 Tutti i Santi : 8 Quattro Coronati : 9 S. Teodoro : 11 S. Martino : 22 S. Cecilia : 23 S. Clemente : 30 S. Andrea. DICEMBRE : 7 S. Ambrogio : 8 S. Zenone : 9 S. Siro di Pavia: 13 S. Lucia: 21 S. Tomaso : 25 Natale : 26 S. Stefano : 27 S. Giovanni : 28 SS. Innocenti : 31 S. Silvestro. Dedicazione della chiesa, data incerta. 6 CAPO II CAPO II. Secoli XII - XIII. Dal secolo IX al secolo XII il numero delle feste di precetto subì assai poche variazioni, come si vede dal confronto dell’elenco testale del sec. IX sopra riferito, con quello ufficiale del Diritto canonico, ossia del Decreto di Graziano, pubblicato nel 1139-1150 (1). Ecco quanto esso dispone : Feriandi per annnm isti sunt dies: Natalis Domini, .S. Stephani, S. lohannis Evangelistae, Innocentium, S. Silvestri, Octava Domini, Theophaniae, Purificatio S. Mariae, Sanctum Pascha cwn tota ebdomada, rogationes tri-bus diebus, Ascensio Domini, sancti dies Pentecostes, S. lohannis Baptistae, duodecim Apostolorum, maxime tamen SS. Petri et Pauli, S. Laurentii, Assumptio S. Mariae, Nativitas S. Mariae, Dedicatio ecclesiae S. Michaelis Archangeli, Dedicatio cmus-cumque Oratorii, Omnium Sanctorum, et S. Martini, et illae festivitates quas singuli episcopi in suis episcopatibus cum populo collaudaverint, quae vicinis tantum circummorantibus indicendae sunt (2). Come si vede, questo elenco ha in più di quello dell’856 riportato al capo precedente, le feste di S. Silvestro, S. Lorenzo, Natività di Maria SS. e Ognissanti. Riguardo a S. Martino dobbiamo ricordare che il testo appartiene ad un concilio di Lione, e si sa il culto specialissimo che aveva il santo in tutta la nazione francese. Un secolo più tardi, nel 1232, Gregorio IX emanava la decretale Conquestus est nobis, coll’elenco ufficiale delle feste di precetto da osservarsi in tutta la chiesa, che erano le seguenti : Natalis Domini — S. Stephani — lohannis Evangelistae Innocentium — S. Silvestri — Circumcisionis — Epiphaniae septem diebus Dominicae Passionis — Resurrectionis cum septem sequentibus — Ascensionis — Pentecostes cum duobus diebus qui sequuntur — Nativitatis lohannis Baptistae festivitatum omnium Virginis gloriosae — duodecim aposto- (1) Wernz, Ius Decretalium, T. I. p. 312, Ediz. 1898. (2) Dist. Ili, De Festis, c. I, De Consecratione. SECOLI XII-XIII 7 lorum et praecipue Petvi et Pauli beati Lauventn dedicationis beati Michaelis — solemnitatis omnium Sanctorum — ac diebus dominicis cetevisque solemmtatibus quas singuli episcopi in suis dioecesibus cum elevo et populo duxerint solemniter venerandas (1). Questo elenco ha in più del piecedente i giorni della settimana santa, e viceversa ha in meno la dedicazione della chiesa e le rogazioni. * * * Feste locali. Come accenna il citato testo della decretale, oltre alle feste comuni per tutta la chiesa, le singole legioni potevano stabilire delle feste particolari per quei santi che aveano in esse un culto speciale. A Genova erano molte le feste di questo geneie. Un documento dell’anno 1280 ci dà l’elenco dei giorni festivi e semifestivi o feriati che si osservavano fra noi. Non è ufficiale, appartenendo all’Arte dei Drappieri, ma abbiamo ragione di ci edere che quelle feste in genere fossero osservate anche dalle altre aiti e da tutta la cittadinanza. Esso nota, oltre alle domeniche, festa beate Marie, sancte Crucis, duodecim apostolorum, quatuor evangelistarum, sanet/ Marchi, sancti Georgii, sancti Laurencii, sancte Margarite, sancti lohannis Baptiste, sancti Michaelis, sancti Luce, sanet/ Martini, festum omnium Sanctovum, Epiphame, sancti Antoni/, Convevsionis sancti Pauli, sancte Cathaline, festum Decollacion/s sancti lohannis, sancti Syvi lamie, sancti Francischi, sancti Donathi, sancti Nicolai, sancti Dominici, et sancte Mavie Magdalene (2). Come si vede, il catalogo genovese contiene, oltre le feste della decretale di Gregorio IX, le seguenti : S. Antonio, Conversione di S. Paolo, S. Giorgio, Invenzione della Croce, S. Margherita, S. Siro, S. Maddalena, S. Domenico, S. Donato, Decollazione di S. Gio. Battista, Esaltazione della Croce, S. Francesco, S. Luca, S. Martino, S. Catterina, S. Nicolò. (lì Cap. 5 De Feriis, II, 9. (2) Not. Antonino de Quarto, Keg. I, ami. 1259-1280. p. 159. Il documento è stato pubblicato dal Mannucci, Delle Società genovesi d'arti e mestieri durante il secolo XIII, in Giornale storico e letterario della Liguria, Anno VI, p. 290 (1905), ma con un errore, mettendo S. Dominici dove va Donati, e lasciando in bianco dove va S. Dominici. 8 CAPO II Di queste feste, alcune erano proprie di Genova, altre si celebravano anche altrove, ma non di precetto. Le stesse feste si ìiscontrano pure nei cataloghi festali genovesi dei secoli successivi, come vedremo ai capitoli seguenti. * * * Solennità principali. — Tra le feste di precetto, di cui pai lammo testé, ve ne sono alcune che tengono un posto principalissimo e rivestono un carattere di solennità che non hanno le altre. Anche per queste accade come per le feste di precetto, che oltie a quelle comuni a tutta la chiesa, ve ne sono altre particolari per ogni regione. Per quanto riguarda Genova, abbiamo nell epoca di cui trattiamo quattro cataloghi di feste solenni, dai quali vediamo abbastanza chiaro lo svolgersi di esse. Il primo è contenuto nella bolla d’Innocenzo II del 1133, colla quale il Papa, elevando la diocesi di Genova alla dignità di Archi-diocesi, indicava i giorni di maggiori solennità, in cui concedeva all Arcivescovo di indossare il Pallio, distintivo sacro della dignità arcivescovile (1). Il secondo dell’anno 1143, ricavato dal Registro Arcivesco-vile 7°, è la nota dei giorni in cui l’Arcivescovo dividevasi col Capitolo metropolitano le offerte che si facevano dai fedeli nella metropolitana (2). Il terzo dell anno 1190 e 1201, si riferisce alla stessa pratica delle oblazioni (3). Il quarto finalmente, dell’anno 1278, notai giorni in cui spettava alla prima dignità del Capitolo, in assenza dell’Ar-civescovo, celebrare le sacre funzioni in duomo (4). Tutti quattro i cataloghi diamo qui riuniti in una tabella, affinchè il lettore possa farne il confronto. (1) De Simoni, Regesti delle Lettere Pontificie riguardanti la Liguria, Docum. IV, p. 95. Altre bolle pontificie del 1161 e 1187-8 ripetono l’elenco delle feste ( V. Desi-moni, ivi, p. 63 e 121). (2) Atti Soc. Lig. St. P., Voi. Il, P. II, pag. 5. (3) Atti cit., Voi. XVIII, p. 164, e Ferretto, Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, in Bibl. Soc. Stor. Subalpina, voi. LI, p. 123 e 129. (4) Archiv. Capit. Metrop. di Genova, Seat. 4, Statuta antiquissima, N. I, p. 2. SECOLI XII-XIII 9 1 133 Natale D.ni, Epiphania, Cena D.ni, Pascha, Ascensione D.ni, festiv.*0 apost. Petri et Pauli, S. Io. Bapliste, S. Laurentii, Tribus festivitatibus beate Marie, solennitate omnium sanctorum, S. Syri. 1190-1201 Natalis D.ni, Anni novi, Epiphania, S. Blasii, Ramorum palmarum, Resurrectione D,ni, Communicatione, Ascensione D.ni, Revelatione Beati Io. Baptiste, Assumptione beate Marie, (quatuor festivitatibus beate Marie, è detto a pag. 129 ), Pentecostes, Nativ. S. Io. Baptiste, Dedicatione eccl. S. Laurentii, Omnium sanctorum, Mortuorum, S. Nicholai. 1 1 43 Natalis D.ni, Circumcisione D.ni, Epiphania, Cena D.ni, Resurrectione D.ni, Ascensione, Pentecostes, Dedicatione ecclesie, Festiv.te Omnium sanctorum quatuor festivitatibus beate Marie, S. Nicholao, S, Biasio, festivitatibus S. Io. Baptiste, festiv.te S. Syri et aliis principalioribus diebus. 1278 Nativitate D.ni, Circumcisione D.ni, Epiphania, Sabato sancto, Resurrectione D.ni, Ascensione D.ni, Pentecoste, Dedicatione ecclesie, festiv.,e omnium sanctorum, Assumptione et Nativitate beate Marie, Nativitate et Revelatione beati Io. Baptiste, festiv.te S. Syri, S. Laurentii, S. Nicholai, festivitatibus S. Crucis. Da questi documenti risulta che nell’epoca di cui trattiamo erano solennità principalissime Natale, Epifania, Pasqua, Ascensione, Pentecoste, Assunzione, Tutti i Santi, S. Gio. Battista, che si trovano in tutti i quattro cataloghi. Poi venivano le altre feste di Maria SS., Purificazione, Annunciazione e Natività; le feste di S. Siro, S. Lorenzo, titolari della cattedrale; Circoncisione, Dedicazione della metropolitana; S. Nicolò e S. Biagio che aveano IO CAPO li culto specialissimo in antico; poi le feste della Croce, segnate solo nel catalogo del 1278. La festa dei Morti era festa di devozione, più che vera solennità. Le tre feste della settimana santa si riannodano alla Pasqua (1). * * * Feste liturgiche o di coro. — Il ciclo delle feste liturgiche vigente a Genova nell’ epoca di cui trattiamo, ci è dato interamente dal Codice o Collettario metropolitano. Infatti, come già si è osservato, benché esso sia una copia del secolo XIV a principio, però rappresenta il calendario liturgico genovese del secolo XIII. S’intende che parliamo del testo originale, non comprese le aggiunte fatte posteriormente, che sono molte, come avviene comunemente in simili documenti. Attenendoci adunque al testo puro e originale, ecco 1’ elenco delle feste, celebrate a Genova sulla fine del secolo XIII, elenco compilato sui tre cataloghi contenuti nel codice e insieme concordati : elenco che trova la sua conferma anche nei due calendari ad uso della chiesa delle Vigne e della metropolitana, dei quali parlammo a principio (2). GENNAIO : 1 Circoncisione. 6 Epifania. 13 S. Ilario. 14 S. Felice. 15 S. Mauro. 16 S. Marcello, S. Onorato. 17 S. Savino, S. Antonio. 18 S. Prisca. 19 SS. Mario e Marta. 20 SS. Fabiano e Sebastiano. 21 S. Fruttuoso e C., S. Agnese. 22 S. Vincenzo, S. Gaudenzio. 23 S. Emerenziana. 24 S. Babila e C. 25 Conversione di S. Paolo, S. Proietto. 27. S. Gio. Grisostomo. 28 S. Agnese 2.° 29 S. Severo. FEBBRAIO : 1 S. Brigida. 2 Purificazione di Μ. V. 3 S. Biagio. 5 S. Agata. 8 S. Ivensio. 10 S. Scolastica. 12 S. Eulalia. 14 S. Valentino. 15 SS. Faustino e Giovita. 16 S. Giuliana. 22 Cattedra di S. Pietro. 24 S. Mattia. (1) A Tortona, oggi suffraganea dell’arcivescovo di Genova, nel 1212-1213 sono indicate come maggiori solennità con obligo speciale ai canonici d’intervenire all’uffiziatura corale, le feste di Natale, Pasqua, Ascensione, Pentecoste, Natività, Purificazione, Annunciazione e Assunzione di Maria SS., natività di S. Gio. Battista, S. Michele, Tutti i Sanli, S. Martino, tutte le feste dogli Apostoli, dedicazione delle chiese, le domeniche, e dal primo giorno di quaresima fino all’ottava di Pasqua. (Gabotto e Lhgé, Le Carte dell’Archivio Capitolare di Tortona, in Bibl. Soc. Stor. Subalpina, voi. XXIX, p. 310). (2) Le feste scritte in caratteri comuni sono quelle che si riscontrano pure nei calendari romani dei sec. XII—XIII. Quelle scritte in corsivo o sono proprie della chiesa ligure, ovvero provenienti da altre chiese, ma non romane. SECOLI XII-XIII MARZO : 12 S. Gregorio. 21 S. Benedetto. 25 Annunciazione di Μ. V. APRILE: 14 SS. Tiburzio e Valeriano. 24 S. Giorgio. 25 S. Marco. 28 S. Vitale. 29 S. Torpete, S. Pietro Martire. MAGGIO : 1 SS. Filippo e Giacomo, 2 S. Valentino Vesc. di Genova. 3 Invenzione della Croce, SS. Alessandro, Evenzio e Teodulo. 6 S. Giovanni ante portam latinam. 10 SS. Gordiano ed Epimaco, S. Cataldo. 12 SS. Nereo, Achilleo e Pancrazio. 19 S. Pudenziana. 25 S. Urbano. 31 S. Petronilla, Domenica dopo l’Ascensione Traslazione delle Ceneri di S. Gio. Battista. GIUGNO : 1 S. Nicomede. 2 SS. Marcellino e Pietro, S. Olcese, 5 S. Bonifacio. 9 SS. Primo e Feliciano. 11 S. Barnaba. 12 SS. Ba-silide, Cirino, Nabore e Nazario. 15 SS. Vito, Modesto e Crescen-zia. 18 SS. Marco e Marcelliano. 19 SS. Gervasio e Protasio. 24 Natività di S. Gio. Battista. 26 SS. Giovanni e Paolo. 28 S. Leone. 29 SS. Pietro e Paolo. 30 Commemorazione di S. Paolo. LUGLIO : 2 SS. Processo e Martiniano. 5 S. Margherita. 6 S. Si.ro Vesc. di Genova. 9 S. Felice Vescovo di Genova. 10 SS. Sette Fratelli. 12 SS. Nabore e Felice. 13 SS. Ermagora e Fortunato. 16 SS. Quirico e Giulitta. 17 S. Alessio. 21 SS. Vittore e C., S. Prassede. 22 S. M. Maddalena. 23 S. Apollinare. 24 S. Cristina. 25 S. Giacomo, S. Cristoforo. 27 Sette Dormienti. 28 SS. Nazario e Celso. 29 SS. Felice papa, Simplicio e C., SS. Marta e Serafia. 30 SS. Abdon e Sennen. 31 S. Germano. AGOSTO : 1 S. Pietro in Vincoli, Macabei, S. Eusebio di Vercelli. 2 S. Stefano papa. 3 Invenzione di S. Stetano. 4 S. Giustino. 5 S. Domenico, S. Cassiano. 6 SS. Sisto, Felicissimo e Agapito. 7 S. Donato. 8 SS. Ciriaco, Largo e Smaragdo. 9 S. Romano. 10 S. Lorenzo. 11 S. Tiburzio. 13 SS. Ippolito e Cassiano. 14 S. Eusebio. 15 Assunzione di Μ. V. 18 S. Agapito. 19 S. Magno. 22 SS. Timoteo e Sinforiano. 24 S. Bartolomeo. 25 S. Genesio. 26 S. Alessandro. 27 S. Rufo. 28 S. Agostino, S. Ermete. 29 Decollazione di S. Gio. Battista, S. Savina. 30 SS. Felice e Adauto. 31 S. Paolino. SETTEMBRE : 1 S. Egidio, S. Prisco. 7 SS. Par agorio, Par-teo e Partenopeo. 8 Natività di Μ. V., S. Adriano. 9 S. Gorgonio. 11 SS. Proto e Giacinto. 13 S. Venerio di Tiro. 14 Esaltazione della Croce, SS. Cornelio e Cipriano. 15 S. Nicomede. 16 S. Eufemia. 21 S. Matteo. 22 SS. Maurizio e C. 23 S. Tecla. 26 S. Giustina. 27 SS. Cosma e Damiano. 29 S. Michele. 30 S. Gerolamo. 12 CAPO III OTTOBRE: 1 S. Remigio. 2 S. Leodegario. 4 S. Francesco. 6 S.Fede. 7 S. Marco, Marcello, Apuleio e Sergio. 8 S. Reparata. 9 SS. Dionisio e C. 10 Dedicazione della Chiesa Metropolitana. 13 S. Romolo Vesc. di Genova. 14 S. Callisto. 15 SS. felice e Fortunato. 16 S. Gallo. 18 S. Luca. 23 S. Severino. 25 S. Miniato, SS. Crispino e Crispiniano. 28 SS. Simone e Giuda. 31 S. Quintino. NOVEMBRE: 1 Tutti i Santi, S. Cesario. 4 SS. Vitale ed Agricola. 6 S. Leonardo. 8 SS. Quattro Coronati. 9 Dedicazione della Basilica di S. Salvatore, S. Teodoro. 11 S. Martino. 13 S. Brizio, S. Antonino. 19 S. Elisabetta d’Ungheria. 21 S. Rufo. 22 S. Cecilia. 23 S. Clemente, S. Colombano. S. Felicita. 24 S. Grisogono. 25 S. Caterina. 26 S. Lino. 27 S. Giacomo inciso. 28 SS. Crisante e Daria. 29 S. Saturnino. 30 S. Andrea. DICEMBRE : 1 S. Eligio. 3 S. Evasio d’Asti. 4 S. Barbara. 5 S. Saba, S. Dalmazzo. 6 S. Nicolò. 7 S. Ambrogio. 8 S. Zenone di Verona. 9 S. Siro di Pavia. 13 S. Lucia. 21 S. Tomaso Ap. 25 Natività di N. S. G. C., S. Anastasia. 26 S. Stefano. 27 S. Giovanni. 28 SS. Innocenti. 29 S. Tomaso di Cantorbery. 31 S. Silvestro. CAPO III. Secoli XIV-XV. Il secolo XIV ci tornisce una copiosa messe di documenti sull’ eortologia genovese. Due cataloghi festali degli anni 1300-1316, che riportiamo per esteso nei Documenti (1), ci dànno molte particolarità sulle principali feste che si celebravano nella metropolitana. Il Sinodo provinciale del 1375 ci ricorda come giorni di solenni processioni ed altre funzioni speciali, a cui dovea intervenire il clero della città, le feste di Natale, Purificazione, Palme, Giovedì e Sabato santo, Pasqua, Natività di S. Gio. Battista, Traslazione delle Ceneri, sabato di Pentecoste, S. Siro, S. Lorenzo, Dedicazione della Metropolitana e Rogazioni (2). (1) Documenti N. IV. (2) Sinodo Andrea Della Torre, 1375, copia, Ma. cartaceo del sec. XV, Capo XV, f ■ 3, in Arch. Arciv. SECOLI XIV - XV r3 Ma oltre a queste parziali memorie, abbiamo, dello stesso anno 1375, Γ elenco completo ed ufficiale dei giorni festivi e semifestivi che si doveano osservare a Genova, per ordine del doge Domenico Campofregoso. Esso nota le seguenti « Festivitates sanctorum in quibus curie teneri non debent: JANUARIUS Die 16 festum S. Honorati » 17 » S. Antonii » ‘21 » S. Agnetis » 22 » S. Vincentii » 25 » S. Inventionis {leggi Conversionis) S. Pauli {Aggiunto'. 20 SS. Fabiani et Sebastiani). FEBRUARIUS Die 2 festum Beate Marie » 3 » S. Blaxii » 5 » S. Aghate » 22 » Cathedre S. Petri » 24 » S. Mathie apostoli MARCIUS Die 7 festum S. Thome de Aquino » 12 » S. Gregorii Pape » 21 » S. Benedicti » 25 » Beate Marie Virginis APRILIS Die 24 festum S. Georgii » 25 » S. Marchi » 29 » SS. Torpetis et Petri Martyris MAYUS Die 1 festum SS. Iacobi et Philippi » 2 » S. Valentini » 3 » Inventionis S. Crucis » 6 » S. lohannis ante por¬ tam latinam » 8 » Apparit. S. Michaelis Die 12 festum S. Pancratii » 19 » S. Ivonis » 23 » S. Dexiderii » 28 » S. Germani (Agg. 22 S. Bernardini Confes- soris). I UNIUS Die 2 festum S. Marcelini » 11 » S. Barnabe apostoli » 22 » S. Iuliani » 24 » S. lohannis » 29 » S. Petri » 30 » S. Pauli {Agg. 13 S. Antonini de Padua). IULIUS Die 5 festum S. Margarite » 6 » S. Syri » 9 » S. Felicis » 16 » SS. Quiriciet lulete » 21 » S. Victoris » 22 » S. Marie Magdalene » 25 » SS. Iacobi et Xrisp- tofori » 26 » S. Anne » 28 » S. Nazarii et Celsi » 29 » S. Marthe » 31 » S. Germani {Agg. 22 S. Brigide). ( » 27 S. Pantaleonis). AUGUSTUS Die 1 festum S. Petri » 2 » S. Indulg. S. Leonardi » 8 » S. Invent. S. Stephani r4 CAPO III Die 5 festum S. Dominici Die » 6 » S. Sixti » » 7 » S. Donati » » 10 » S. Laurentii » 15 » Beate Marie » 19 » S. Lodo visi ordinis Die Fratrum Minorum » » 20 » S. Bernardi > 24 » S. Bartholomei app.H » » 28 » S. Augustini » » 29 » Decollacionis beati » lohannis Baptiste » SEPTEMBER Die 8 festum Beate Marie Virg. » 14 » S. Crucis » 21 » S. Mathei Apostoli et Evangeliste * 23 » S. Tecle » 27 » Ss. Cosme et Damiani » 29 » S. Michaelis » 30 » S. Geronimi {Agg. 10 S. Nicolai de Tolentino). OCTOBER Die 4 festum S. Francischi » 6 » S. Fidei 18 » S. Luce 28 » SS. Simonis et Inde NOVEMBER 1 festum Omnium Sanctorum 2 » Commemor. Omnium Mortuorum 4 » SS. Mauri et Leoterii 6 » S. Leonardi 8 » Benigni 9 » S. Salvatoris ex decr. Iacobi de Bracellis » 11 » S. Martini » 23 » S. Columbani » 25 » S. Catherine » 30 > S. Andree DECEMBER Die 6 festum S. Nicolai » 7 » S. Ambroxii » 13 » S. Lucie » 21 » S. Thome Appostoli {Agg. 8 Conceptionis S. Marie) et inde inclusive usque ad diein 6 ianuarii ipsa die comprehensa » (1)· In totale sono ottantadue feste santorali, escluse le aggiunte. Per le feste mobili o De Tempore, che mancano in questo catalogo, ci soccorre un altro elenco, pure ufficiale, perchè emanato dalla stessa autorità civile, dell’anno 1336, che nota le feste Ascensionis Domini, Pentecostes cum die sequenti, Carnispli-vium (Carnovale) cum die sequenti, Resurrectio Domini cum diebus VII pv e ce dentibus et sequentibus (2). (1) 1390 die 16 Iunii extracta suni suprascripta Capitula de parvo novo volumine capitulorum Comunis 1anice, que Capitula cum additionibus inserlis in cis locum habuerunt 1375 lohannes de Bozolo notarius et Comunis Ianue Statutarius. ( Poch, Miscellanee, Voi. IV, parte VI, pag. 12- 14). (2) L'elenco del 1336 è incompleto. Oltre alle feste .suddette non contiene che le seguenti : Festivitates Beate Marie, S. lohannis Baptiste, Omnium Apostolorum et Evangetistarum, Omnium Sanctorum cum die sequenti, Vigilia S. Thome exclusive usque ad festum Epiphanie inclusive, Conversio S. Bauli, S. Catherine, Exaltatio S. Crucis, S. Clare (Poch, Ivi, pag. 13). SECOLI XIV - XV A questo documento ufficiale emanato dall’autorità civile, ne facciamo seguire un altro, emanato dall’ Arcivescovo Pileo de Marini nel 1410. Dal loro confronto si avrà più completo il concetto dello stato festale genovese nell’ epoca di cui trattiamo. « 1410 die decima novembris. — Reverendus in Xrispto Pater DD. Pileus Dei gratia Archiepiscopus Ianuensis. Ut sciantur dies et tempora feriandi in curia arcbiepiscopali quibus debet iuditialis strepitus conquiescere declaramus et decernimus tempora et dies infrascriptos esse servandos seu feriandos, videlicet : Natalis Domini usque ad octavam sive festum circumcisionis cum tota vigilia. Epifanie. Septem dies dominice passionis. Resurrectionis cum septem sequentibus. Tres dies rogationum da mane tantum. Ascensionis Domini. Translationis sancti lohannis Baptiste. Pentecostes cum duobus sequentibus. Festum corporis Xrispti. Omnes dies dominice. Vigilie omnes a plandio ultra. I ANU ARIUS APRILIS XVII. Antonii XXIV. Georgii XX. Sanctorum Fabiani et XXV. Marcij Sebastiani MA DIUS XXI. Agnetis I. Iacobi et Philippi aposto¬ XXII. Vincentii lorum XXV. Conversionis sancti Pauli II. Valentini FEBRUARIUS III. Inventionis sancte Crucis II. Purificationis Beate Marie VI. lohannis ante portam III. Blasii (MCCC... VI die latina m tertia februarii post VIII. Aparit. sancti Michaelis nonam adiuncti ) XXIII. Desiderii V. Agathe IUNIUS XXII. Cathedre sancti Petri XI. Barnabe apostoli XXIV. Mat.hei apostolici (sìc) XXII. Iuliani MARTIUS XXIV. Nativit. sancti lohannis XII. Gregorii Baptiste XXI. Benedicti XXIX. Petri XXV. Anonciationis Beate Marie XXX. Pauli apostolorum CAPO III IULIUS OCTOBER V. Margarite IV. Franeisci VI. Siri X. Dedicationis ecclesie Ia- IX. Felicis nuensis XXII. Marie Magdalene XIII. Romuli XXV. Iacobi apostoli XVIII. Luce XXVIII. Nazarij et Celsij XXVIII . Simonis et lude apostol. AUGUSTUS NOVEMBER I. Petri ad vincula III. Invent. sancti Stephani I. Omnium Sanctorum V. Dominici II. Commemorat. Mortuorum VI. Sixti IV. Translatio beatissimi Cas¬ VII. Donati siani episcopi X. Laurentij VI. Leonardi */2 XV. Assumptionis Beate Marie IX. Dedicationis basilice Sal¬ XX. Bernardi vatoris XXIV. Bartholomei apostoli XI. Martini XXVIII. Augustini XXIII. Clementis XXIX. Decollat, sancti lohannis XXV. Caterine SEPTEMBER XXX. Andree apostoli VIII. Nativitatis Beate Marie DECEMBER XIV. Exaltationis sancte crucis VI. Nicolai XXI. Mathei apostoli VII. Ambrosii XXIII. Tede VIII. Conceptionis Beate Marie XXVII. Cosme et Damiani XIII. Luce ( leggi Lucie ) XXIX. Dedicat, sancti Michaelis XXI. Thome apostoli » (1). XXX. Jeronimi In totale le feste santorali sono sessantanove. Confrontando questo elenco col precedente, vediamo che essi nelle feste mobili presentano poche varianti. Nelle feste santorali parimente essi convengono in quanto che le feste del secondo sono pure contenute quasi tutte anche nel primo. Però questo ha in più le seguenti feste che mancano nel 1410 : S. Onorato, 16 genn. : S. Tomaso d’Aquino, 7 marzo: S. Torpete e Pietro Mart., 29 apr. : S. Pancrazio, 12 magg. : S. Ivone, 19 id. : S. Bernardino, 22 id. : S. Germano, 28 id. : S. Marcellino, 2 giugno: S. Antonio di Padova, 13 id.: S. Quirico e Giulietta, 16 luglio: S. Vittore, 21 id.: S. Brigida, 22 id. : S. Anna, 26 id. : S. Pantaleo, 27 id. : S. Marta, 29 id. : S. Germano, 31 id. : indulgenza di S. (1) Sinodo Andrea Bella Torre, Ms. f. 22, in Arch. Arciv. SECOLI XIV - XV I? Leonardo, 2 agosto: S. Lodovico, 19 id. : S. Nicolò da Tolentino, 10 sett. : S. Fede, 6 ott. : SS. Mauro ed Eleuterio, 4 nov. : S. Benigno, 8 id. : S. Colombano, 23 id. * * * Feste liturgiche. — Riguardo alle feste liturgiche nell* epoca di cui trattiamo, non abbiamo che a consultare il Calendario del codice metropolitano, poiché in esso furono inserite lungo il periodo dei secoli XIV e XV tutte le feste che venivano via via introducendosi : sicché questo documento, colle aggiunte, rappresenta lo stato della liturgia genovese alla fine del secolo XV. * * * Colori liturgici. — Apro una parentesi per parlare dei colori liturgici dei sacri paramenti, che si usavano a Genova nell’epoca di cui ci occupiamo; argomento che ha un’importanza tutta particolare nella storia del culto e della liturgia nostra. Si sa che la disciplina riguardante i colori liturgici non è relativamente molto antica. A Roma le prime tracce di colori liturgici appariscono nel sec. IX; e il più importante documento dell’antichità in materia è il commento di Innocenzo III sul significato simbolico dei diversi colori (1). Tuttavia ancora al principio del sec. XVI, scrive il Braun, vi erano chiese che non aveano adottato il canone liturgico in generale o che almeno in pratica non se ne davano pensiero (2). E notevole poi la varietà che si riscontra a riguardo dei colori. « La diversità di uso riguardo al canone dei colori, scrive il citato autore, era anticamente estremamente grande. Le sole feste in cui ci fosse perfetta conformità erano, oltre alle feste delle Sante Vergini in cui si usava il colore bianco, la festa di Pentecoste e quelle dei Santi Martiri, come pure delle Martiri non Vergini, che avevano dappertutto il colore rosso, mentre nelle feste delle Vergini Martiri, si usava ora il bianco ora il rosso. C’era anche quasi intera contormità per le feste di Pasqua, del-1’ Ascensione e quelle della Madre di Dio. (1) De Myst. Missae, Lib. I, c. 65. Braun, I paramenti sacri, loro uso, storia e simbolismo, traci. Alliod, Torino 1914, p. 43 seg. : Braun, Die liturgischen Farben, in Die liturgische Gexoandung im Occident und Orient nach Ursprung und Enticiklung \erwenduny und Symbolih, Freiburg 1907, 728-760: Legg. History of thè ecclesiastical colours, London 1882: Leclercq, Couleurs liturgiques, in Diction. d’Archeol. et Liturgie, III, 2999 seg. ι8 CAPO III « Solo isolatamente si vedono il rosso e il verde per Pasqua, il verde per l’Ascensione, 1’ azzurro e il rosso per le feste della Madonna. Per il Natale predomina il bianco; ma vi era anche la consuetudine di usare tre colori diversi per le tre Messe ; così a Ellwangen ( il bianco, il rosso, il violetto ) ; a Lione ( violetto, bianco, rosso); ad Evesham (Inghilterra) nella Messa solenne si usava perfino una pianeta nera. In qualche luogo vi era l’uso particolare di servirsi durante la Quaresima, oltreché del violetto e del nero, anche del bianco; così specialmente in Germania; mentre in Francia si adoperavano in quello stesso tempo volentieri paramenti colore cenere oscuro. « Per la festa della SS. Trinità ci era molta varietà di colori ; qui il bianco, lì il giallo, il bleu, altrove il violetto, il verde o il rosso, quasi tutta la scala dei colori. Nelle feste dei SS. Confessori si usava, sebbene solo isolatamente, perfino il nero ; nelle teste delle Sante non vergini nè martiri più specialmente il violetto, però anche il bianco, il rosso, il verde, ecc. » (1). A Genova nel sec. XIV la disciplina dei colori liturgici pare avesse già raggiunto un grado di sviluppo e di stabilità singolare. Dai documenti dell’ epoca ricaviamo che i colori usati allora, in alcuni punti ben diversi dagli odierni, erano i seguenti : Per ΓAvvento, violaceo e nero. L’inventario della Metropolitana del 1386, che riporto per esteso nei Documenti (N.V), nota Puviale clameloti nigvi... pvo adventu: Pai inm de naco violato... pro adventu: Palium bisantati nigri pvo adventu. Pel Natale troviamo indicato, come già vedemmo che si usava in Inghilterra, il nero ed il rosso. Il documento citato ha : Pianeta de naco ni grò cum frixio auveo cum dvamatica et funicella sevici deaurati vubei... quarum usus est in nocte nativitatis D.ni N.ri lesu Xrispti. Nell’Epifania invece si usava il bianco, come nelle altre principali solennità, come diremo parlando delle feste di Maria SS. Per la Settuagesima, nero. Così il doc. cit., che ha per tutti gli altari Palium nigrum pro Septuagesima. Per la Quaresima, bianco. Così, nel 1327, in S. Stefano a Ge nova, troviamo Palia alba sex pvo altaribus pvo Quadragesima (2). Il doc. cit. della Metropolitana ha pure Palium album prò Quadragesima per tutti i nove altari, e tre pianete pure bianche (1) I paramenti sacri, p. 44. (2) Not. Benedetto Vivaldi, 10 nov. 1327, Arch. di Stato. SECOLI XVI - XVII 19 quavum usus est in Quadragesima. In S. Andrea di Sestri Ponente nel 1452 parimente troviamo pianeta bianca per la Quaresima (1). Le Domeniche dell’anno, fuori l’Avvento, Quaresima, ecc., si adoperava il verde Duo puvialia xaniti viridis quarum usus est diebus dominicis et festis apostolorum, dice il doc. cit. 1386. Nelle feste della Madonna e nelle principali solennità, il bianco. Pianeta cimi dramatica et funicella panni albi deaurati.... quarum usus est in festis Virginis Gloriose et Rpiphanie et aliis principalioribus, in quibus usus est paramentis albis : Pianeta camocati albi... cuius usus est die sabati ad altare beate Marie in missa que cantatur ( Ivi ). Per gli Apostoli il verde ( vedi sopra, Domeniche ). Pei defunti, il nero e violaceo promiscuamente, come si può vedere da molti passi del docum. cit. e d’altri. Per S. Gio. Battista pure si usava il rosso. CAPO IV. Secoli XVI-XVII. Nel secolo XVI il numero delle feste era in aumento. Mentre i cataloghi testali dei secoli XIV e XV, sopra riportati, aveano l’uno ottantadue feste ( 1375 ), e l’altro sessantanove ( 1410 ). oltre le domeniche e le feste mobili, invece nel secolo XVI ne troviamo notate novantasei. Così nel sinodo diocesano tenuto dal Card. Arciv. Antonio Sauli nell’ anno 1588, che nota come feste di precetto: « Tutte le domeniche dell' anno ; 11 giorno di Natale di N. S. con li tre giorni seguenti ; il Giovedì santo et Venerdì santo mentre durano li divini oiiìcii ; La Pascha di Resurrettione con li due giorni seguenti; L’ Ascensione del Signore ; La Pascha di Pentecoste con li due giorni seguenti ; Il giorno solenne del Corpo di Christo. (1) ASLS., Voi. XXXIV, p. 312. 20 CAPO IV GENNARO 1. La Circoncisione del Signore 6. L’ Epifania li. S. Antonio abbate 20. SS. Fabiano e Sebastiano FEBBRARO ‘2. La Purificazione dellaMadonna 24. S. Matthia apostolo MARZO 25. Annuntiatione della Madonna APRILE 24. S. Georgio martire MAGGIO 1· SS. Filippo e Giacomo 3. L’Invention della S. Croce GIUGNO 24. La Natività di S. Gio. Battista 29. SS. Pietro et Paolo apostoli LUGLIO 6. S. Siro confessore et Vescovo di Genova, fino a mezzodì 25. S. Giacomo apostolo 28. SS. Nazario et Celso AGOSTO 10. S. Lorenzo martire 15. L’ Assuntione della Madonna 24. S. Bartolomeo apostolo SETTEMBRE 8. La Natività della Madonna 21. S. Matbeo apostolo 29. S. Michele Arcangelo OTTOBRE 28. SS. Simone et Giuda apostoli NOVEMBRE 1. Tutti li Santi 2. La Commemorat, delli morti, fino a mezzodì 11. S. Martino vescovo 30. S. Andrea apostolo DICEMBRE 8. La Concettione dellaMadonna 21. S. Tommaso apostolo 31. S. Silvestro papa. » « Queste soprascritte, continua il sinodo, sono le feste comandate da santa Chiesa quanto all’osservanza per le opere servili, et per il comprare et vendere; ma quanto alli giuditii si dichiara che oltre agli altri giorni soprascritti s’intendano anco feriati tutti li venerdì in honor della passione del Signore et anco tutte le feste seguenti : GENNARO 7. S. Cristoforo 21. S. Agnese 22. S. Vincentio 24. Conversion di S. Paolo FEBBRARO 3. S. Biasio 5. S. Agata 22. Cattedra di S. Pietro MARZO 7. S. Tomaso d’Aquino 12. S. Gregorio 19. S. Giuseppe 21. S. Benedetto APRILE 2. S. Francesco di Paola 5. S. Vincenzo 25. S. Marco 29. S. Torpete SECOLI XVI - XVII 21 MAGGIO 2. S. Valentino 4. S. Gotardo 6. S. Gio. porta Latina 8. S. Michele 12. S. Ivo 20. S. Bernardino 23. S. Desiderio 28. S. Germano GIUGNO 2. S. Marcellino 11. S. Barnaba 13. S. Antonio da Padova 22. S. Giuliano LUGLIO 2. Visitation della Madonna 5. S. Margarita 9. S. Felice 14. S. Bonaventura 22. S. Maria Madalena 23. S. Brigida 26. S. Anna 27. S. Pantaleone 29. S. Martha AGOSTO 2. S. Pietro in vincoli 3. Inventione di S. Stefano 5. S. Dominico 6. S. Sisto 7. S. Donato 16. S. Rocco 20. S. Bernardo 28. S. Agostino 29. Decollatione di S. Gio. Battista SETTEMBRE 10. S. Nicola 13. L’Unione {della Republica) 15. S. Croce 19. S. Gennaro 23. S. Tecla 27. SS. Cosmo et Damiano 30. S. Gieronimo OTTOBRE 4. S. Francesco 10. Dedicatione di S. Lorenzo 13. S. Remo 18. S. Luca NOVEMBRE 6. S. Leonardo 9. S. Salvatore 12. S. Didaco 21. Presentatione della Madonna 22. S. Cecilia 23. S. Clemente 25. S. Caterina DICEMBRE 6. S. Nicolò 7. S. Ambrosio 13. S. Lucia 24. La Vigilia del Natale. > (1) Concludendo, nel 1588 abbiamo, oltre alle feste mobili, e alle domeniche, ventinove feste di precetto, e sessantasette ferie ; totale novantasei giorni tra festivi e semifestivi. (1) Synodi Dioecesanae et Provinciales edilae atque ineditae S. Genuensis Ecclesiae, Genuae, Jypogr. Archiepiscopali, 1833, p. 560-2, Bolla pastorale delle feste che si hanno da osservare in questa Città et Diocese. 22 CAPO IV * * * Secolo XVII. — Dopo sedici anni, il sinodo dell’Arcivescovo Orazio Spinola del 1604, ripeteva la stessa lista delle feste di precetto, colle sole varianti delle feste di S. Giorgio, S. Siro, SS. Nazario e Celso, e giorno dei Morti, che ne erano state radiate, benché si raccomandasse ai fedeli ut praecipua devotione ac pietate venerentur i suddetti quattro santi (1). Invece la lista dei giorni feriati avea subito maggiori modificazioni. Restando invariati i mesi di febbraio, marzo, giugno, ottobre e dicembre, s’era tolto da gennaio S. Cristoforo, e in aprile s’era aggiunto S. Giorgio; e gli altri mesi erano modificati come segue : MAGGIO : 2 S. Valentino, 4 S. Gottardo, 6 S. Giovanni, 8 Apparizione di S. Michele, 19 S. Ivone, 23 S. Desiderio. — LUGLIO : 2 Visitazione della B. V., 9 S. Felice, 14 S. Bonaventura, 20 S. Margherita, 21 S. Vittore, 22 S. Maddalena, 23 S. Brigida, 26 S. Anna, 27 S. Pantaleo, 28 SS. Nazario e C., 29 S. Marta. — AGOSTO : 1 S. Pietro in Vinc., 3 Invenzione di S. Stefano, 4 S. Domenico, 5 S. Maria ad Nives, 6 Trasfigurazione di G. C., 7 S. Donato, 12 S. Chiara, 16 S. Rocco, 20 S. Bernardo, 28 S. Agostino, 29 Decollazione. — SETTEMBRE : 10 S. Nicolò, 12 Unione della Repubblica, 14 Esaltazione della Croce, 19 S. Gennaro, 23 S. Tecla, 27 SS. Cosma e Damiano, 28 S. Salomone, 30 S. Gerolamo. — NOVEMBRE : 2 Commemorazione dei Defunti, 6 S. Leonardo, 8 S. Salvatore, 21 Presentazione di Μ. V., 22 S. Cecilia, 23 S. Clemente, 25 S. Catterina (2). Pochi anni appresso, nel 1621, Gregorio XV aggiungeva alle feste di precetto per tutta la chiesa la festa di S. Giuseppe, 19 marzo, e nel 1622 quella di S. Anna, 26 luglio. Nel 1625 Genova istituiva quella di S. Bernardo, 20 Agosto (3). Finalmente Urbano Vili, colla Costituzione Universa 13 settembre 1642, dava un nuovo assetto all’ ordinamento festale da osservarsi in tutta la chiesa. Essendo nota la costituzione di Urbano, ci dispensiamo dal riportarla : solamente ci limitiamo a notare che essa conteneva tutte quelle della lista genovese del 1604, salvo le feste di S. Antonio, S. Sebastiano, S. Martino e SS. Concezione, che ne furono omesse, aggiungendo S. Giuseppe e S. Anna, di cui parlammo testé, ed il Patrono principale di ciascun regno, provincia, città o paese. (1) Ivi, p. 587, De diebus festis et eorum cultu. (2) Op. cit., p. 646 - 7. (3) Vedi Artic. * S. Bernardo ». SECOLI XVI - XVII 23 Genova aggiunse alla lista papale come feste patronali : « La Concettione della Santissima Vergine Protettrice di questa Serenissima Repubblica, da osservarsi in tutta la Provincia di questa nostra Metropoli, e la festa di S. Bernardo da osservarsi nella città di Genova e suoi suburbi solamente», come dichiarava il Card. Durazzo nel decreto di promulgazione della bolla papale, 13 gennaio 1643 (1). * * * Feste liturgiche. — Riguardo alle feste liturgiche, la chiesa genovese seguiva il calendario romano, coll’ aggiunta delle feste proprie. Queste, secondo il Calendario diocesano del 1645, che è il più antico che possediamo, erano le seguenti : 1ANUAR1US 19. locinnis Boni Episc. Conf. Genuensis, duplex. 23. Fructuosi Episc. Augurii et Eulogii Mavì., semiduplex. 29. Ursicini Episc. et Conf., semid. MARTI US 17. In Metropoiitana S. Patritii Episc. et Conf., semid., ob reliquiam insignem manus sinistrae. APRILIS 24. Georgii Mart. Patroni Serenissimae Republicae, duplex 1 classis cum octava. MAJUS 2. Valentini Episc. Genuen. et Conf., duplex maius. 4. Gotardi Episc. et Conf, semid. 23. Desiderii Episc. Genuen. et Mart., duplex. Dom. infra oct. Ascensionis, Translatio Cinerum S. Io. Baptistae, duplex 2 classis. 1 UNIUS 16. Limbaniae Virg. Genuen., duplex. 19. Ursicini Mart. Germen, medici, duplex. 1UL1US 7. Syri Episc. Genuen. et Conf., Patroni nostri et Tibularis Eccl. nostrae Metropolitanae, duplex 1 classis cum octava. (1) Vedi il Decreto in Documenti, N. VI. La stessa disposizione era ripetuta nel Sinodo dello stesso anno 1643. p. 708, e in quello del 1683, p. 804. — Nei Documenti, N. VII, riportiamo il Martirologio genovese e la nota delle Processioni ed altre solennità, editi per ordine dello stesso Card. Durazzo, col Proprium genuense del 1661. 24 CAPO IV 8. Alberti de Genua Conf., duplex. 9. Felicis Episc. Gennen. et Conf., duplex tnains. 28. Nazarii et Celsi, Mart. Protectorduplex maius. AUGUSTUS 16. Pochi Conf. Protectoris, duplex maius. 20. Bernardi Abbatis, duplex maius. 26. In Metropolitana 5. Genesii Mart., semid. propter ecclesiam unitam. SEPTEMBER 28. Salomonis Episc. Genuen. et Conf., duplex maius (1). OCTOBER l.a Dominica, Festum Rosarii. In ecclesiis ubi est altare Rosarii fit duplex de S. Maria. 10. Dedicatio Ecclesiae Metropolitanae, duplex 1 classis. 13. Romuli Episc. Genuen. et Conf., duplex maius. 19. Ugonis Conf. Genuen., duplex. NOVEMBER 10. In Metrop. SS. Triphonis et Soc. Mart., semid. ob reliquiam. 14. id. S. Teodori Mart., semid. ob reliquiam. 15. id. S. luliani Mart., duplex ob reliquiam. DECEMBER 5. Consolatae Virg., semid. 8. Conceptio B. Virginis Patronae Principalis Seren. Re-publicae, duplex 1 classis cum octava. 12. In Metrop. Geruntii et Soc. Mart., duplex, ob reliquiam insignem. 16. In Metrop. Eusebii Episc. et Mart., semid. ob reliquiam » (2). Di più sono notate di rito semidoppio S. Biagio, 3 febbr., e S. Pantaleone, 27 luglio, che nella liturgia romana erano semplici : e vi è notato Dies S. Leonardi al 6 nov., e Dies S. Columbani al 23 nov., senza però nessuna uffiziatura, ma solo come ricordo di antiche feste, allora già tramontate. (1) Introdotto erroneamente nel calendario genovese nell’anno 1585, credendolo vescovo di Genova, mentre in realtà è il vescovo di Ginevra. Vedi Besson in Anzeiger fur Schrcei-zerische Geschichte, 1904, p. 252, ecc., e Annuario ecclesiastico genovese, 1909, p. 89-94. S. Salomone fu soppresso nel nostro calendario nel 1914. (2) Arch. Arciv., Calendari diocesani liturgici, N. I. — Nei Documenti, N. Vili, riportiamo a titolo di curiosità un Proprium Genuense dell’anno 1627 molto singolare e che si allontana da questo e da tutti gli altri. Ma è di ben poca autorità e importanza storica. SECOLI XVIII - XIX 25 Con questo documento del secolo XVII si può dire formato e stabilito l’odierno Proprium Genuense, il quale infatti non differisce da quello che in piccole aggiunte e per nulla sostanziali, cioè dei santi Venerio, Ampegli, B. Sebastiano Maggi e, naturalmente, dei santi vissuti o canonizzati più tardi. Questo Calendario proprio genovese, come si vede, continua sostanzialmente la tradizione liturgica genovese dei secoli precedenti. CAPO V. Secoli XVIII - XIX. Nel 1770 l’Arcivescovo di Genova Mons. Gio. Lercari, considerando che nella nostra diocesi vi erano, oltre le cinquantadue domeniche, altre trentasei feste di precetto, nonché varie altre di divozione universale, nelle quali egualmente non si lavorava ; sicché nel solo mese di dicembre vi erano ben dodici giorni sottratti dal lavoro, si rivolgeva al Governo della Repubblica per concertare insieme una riduzione di feste da domandare alla S. Sede, come aveano fatto altre nazioni, affinchè il soverchio numero delle feste non avesse a danneggiare il commercio e provocare la profanazione delle feste medesime (1). Le pratiche andarono in lungo, ma finalmente, nel 1783, 23 agosto, il Papa Pio VI, accogliendo le istanze dell’Arcivescovo e della Serenissima, riduceva le feste in modo che oltre le domeniche restassero obbligatorie soltanto le seguenti : Natale, Circoncisione, Epifania, seconda festa di Pasqua, Ascensione, seconda testa di Pentecoste, Corpus Domini, Purificazione, Annunciazione, Assunzione, Natività, Concezione di Maria SS., S. Giuseppe, S. Giovanni Battista, SS. Ap. Pietro e Paolo, S. Lorenzo, Ognissanti, S. Stefano e il Santo Patrono Principale o Tutelare di qualunque città o paese. Concedeva che nelle altre feste prescritte dalla S. Sede, dai Sinodi o dalla consuetudine, anche se osservate per voto, i fedeli potessero lavorare purché ascoltassero la S. Messa. Ordinava che nulla si rinnovasse riguardo alla divina ufficiatura e che si osservasse la legge del digiuno nelle vigilie precedenti alle feste (2). (1) Vedi Archiv. Arciv., « Feste e Culto », busta I. (2) V. il Breve in Documenti, N. IX. 2 6 CAPO V * * * Riforma Napoleonica. — Caduta la Liguria sotto il dominio Napoleonico, essa non tardò a subire anche riguardo alle feste Γ ingerenza imperiale. Un decreto dato da Parigi il 19 febbraio 1806, comunicato con lettera del Cardinal Capraia, Legato in Francia, del marzo dello stesso anno, ordinava che il 15 agosto di ogni anno si celebrasse in tutte le chiese dell’Impero e del Regno Italico la duplice festa di S. Napoleone e del ristabilimento della Religione cattolica in Francia, con processione, discorso analogo e canto del Te Dennt. Poscia venne la sistemazione generale delle feste. Il 14 novembre dello stesso anno 1806 da Parigi il Cardinale Legato inviava al Card. Spina Arcivescovo nostro la seguente circolare per la riduzione delle feste : 1. Oltre le domeniche verranno conservate le seguenti otto : Natale, Circoncisione, Epifania, Ascensione, Corpus Domini, Annunciazione, Assunzione, Ognissanti. 2. Trasferita alla domenica prossima seguente la festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo e del S. Patrono Principale. 3. Tutte le altre feste di precetto resteranno soppresse. 4. Il digiuno delle feste trasferite alla domenica seguente sarà anch’esso trasferito al sabato precedente tale domenica. 5. Il digiuno delle feste soppresse resterà egualmente soppresso. 6. I digiuni di precetto restano confermati. 7. Nel giorno proprio delle feste trasferite alla domenica seguente 1’ Uffizio e la Messa sarà recitato e celebrata de eodem sancto sub eodem ritu et ordine. 8. Nella domenica in cui si celebra la festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo si farà la commemorazione di tutti gli altri Apostoli nell’Uffìzio e nella Messa sub unica conclusione ; così pure nel giorno di S. Stefano Protomartire la Commemorazione di tutti i Martiri. 9. Nel giorno proprio delle feste trasferite o soppresse Γ Uffizio e la Messa non saranno celebrate con quella pompa ed apparato esteriore e suono delle campane proprio delle feste di precetto e non se ne farà preventivo annunzio. 10. Nella domenica seguente Γ Uffizio e Messa saranno conservati secondo Γ ordine e il rito in esso occorrente ; ma in tale domenica nelle chiese nelle quali è sufficienza di clero sarà SECOLI XVIII - XIX 27 celebrata una messa solenne del Santo trasferito con la sua sola orazione. Nelle cattedrali e collegiate resta l’obbligo della Messa Conventuale. 11. Nel giorno delle feste soppresse e trasferite i fedeli sono dispensati ed esenti dalla astinenza delle opere servili e del precetto di ascoltare la S. Messa. Sarà però lodevole che le persone che non hanno necessità di lavorare ascoltino Messa per divozione. 12. Sarà esortato il popolo ad una più religiosa santificazione delle feste conservate in compenso della benignità che la Chiesa gli concede col diminuirne il numero. Ai 30 dicembre dello stesso anno 1806 il Card. Spina diramò al clero ed al popolo il contenuto della predetta circolare del Card. Caprara, facendo rilevare che la Chiesa, benché tenera delle sue feste, si presta a restringere il numero dei giorni festivi, quando o il bisogno dei popoli lo esiga per provvedere con 1’ onesto lavoro al proprio sostentamento, o quando la moltitudine delle feste siasi convertita con pubblico scandalo a fomentare l’ozio, la vanità, i vizi; e citava in proposito le riduzioni fatte da Urbano Vili e da Benedetto XIV. Tra le feste da trasferirsi alle domeniche, oltre quelle dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, indicava quelle dei patroni principali della diocesi, l’immacolata, il Battista, S. Lorenzo e S. Bernardo. Nel comunicare codesta riduzione approvata dal Papa, il Card. Arcivescovo nostro ordinava di annunziare le dette feste nel dì dell’Epifania, proibendo a chiunque di contradire a detta riduzione, citando a proposito queste parole di S. Ambrogio dirette già ad un saggio pastore di anime : Cave, ne te, pietatis specie, decipiat nonnullorum contradicendi libido. Non enim in istis pietas, sed superbia dominatur : e la Costituzione di Benedetto XIV del 14 novembre 1748. Ma in molti paesi della diocesi nostra, non ostante la chiara notificazione, si continuava abusivamente a suonare le campane anche nei giorni delle feste soppresse, sicché il Ministro del Culto indusse il Card. Arcivescovo ad emanare una circolare, 28 settembre 1809, in cui richiamava i fedeli all’ osservanza delle prescrizioni del 30 dicembre 1806, esortando i parroci ad istruire i popoli sull’ uso ed abuso delle campane (1). Tramontato l’astro Napoleonico, caddero pure le innovazioni che erano sorte con esso, e tra quelle anche la riduzione delle feste. (1) Archiv. cit., 1. c. 28 CAPO V L’Arcivescovo Card. Spina, d’intesa col Governo della Repubblica, nel 1814 chiedeva alla S. Sede che fossero ripristinate per la nostra archidiocesi le antiche feste. E il Papa Pio VII, accogliendo l’istanza, con Breve comunicato ai fedeli dal Vicario Arcivescovile il 19 settembre 1814, ordinava : « Restano obbligati i fedeli all’ intera santificazione di tutte le domeniche, S. Natale, Circoncisione, Epifania, lunedì dopo Pasqua, Ascensione, lunedì dopo Pentecoste, Corpus Domini, Purificazione, Annunciazione, Assunzione, Natività, Concezione, S. Giuseppe, S. Giovanni Battista, SS. Ap. Pietro e Paolo, S. Lorenzo, Ognissanti, S. Stefano, il Santo Patrono Principale di ciascun luogo per gli abitanti di esso, e per la città e sobborghi S. Bernardo. Si aggiunge anche la festa di S. Michele Tutelare della Chiesa Cattolica». Come si vede, si ritorna\^a all’elenco festale del 1783, colla sola aggiunta di S. Michele. * * * Ultima riforma sotto Pio IX. — Finalmente nel 1853, il re Vittorio Emanuele otteneva da Pio IX una nuova riduzione di feste da osservarsi in tutti i suoi Stati. L’Arcivescovo Andrea Charvaz la comunicava all’ archidiocesi con lettera pastorale del 20 dicembre 1853, in cui ordinava : « 1.° Non vi saranno da qui innanzi, oltre alle domeniche, altre feste di precetto fuorché quelle del Natale, dell’ Epifania, dell’Ascensione di N. S., del Corpo di Cristo, della Concezione, della Natività e della Assunzione della SS. Vergine, degli apostoli SS. Pietro e Paolo, di Ognissanti e del Patrono principale di ciascuna diocesi o città o borgo. L’obbligo di ascoltare la Messa e di astenersi dalle opere servili cessa dunque quanto a tutte le altre, e però eziandio a riguardo di quelle per cui ci era la semplice obbligazione di ascoltare la Messa. 2° La festa del Patrono continua ad essere quella di S. Giovanni Battista, per la nostra chiesa Metropolitana e per tutte le parrocchie della diocesi di Genova. Laonde le feste degli altri Patroni o Protettori della metropolitana e della città saranno solamente feste di divozione. 3.° Frattanto nulla è innovato nè quanto agli uffizi e alle funzioni che si facevano nei giorni festivi soppressi, nè quanto al digiuno che precedeva talune di queste feste, e all’applicazione della Messa, rispetto ai Parrochi, nei suddetti giorni festivi » (1). 1) Pastorale di Mons. Charvaz, p. 8-9. FESTE DEL SIGNORE 29 PARTE SECONDA. Delle Feste in particolare capo vi. Feste del Signore 0 De Tempore. Art. I. — Ciclo Natalizio. L’ anno ecclesiastico si apre Coll’Avvento, il quale non è che la preparazione alla fesia del S. Natale. Questa perciò è la prima delle grandi feste che s’incontrano nel calendario liturgico, e quindi la prima di cui dobbiamo occuparci nel trattare delle feste di N. Signore. Essa è tra le più antiche feste della Chiesa, e nel IV secolo era già universale in occidente (1). Parlando delle feste in generale, abbiamo accennato a un documento dell’ anno 856, il quale nota tra le feste principali e di precetto vigenti in Liguria il Natale colle seguenti, di S. Stefano, S. Giovanni e SS. Innocenti; feste che si osservarono sempre anche in seguito secondo il diritto comune. Anzi, ad esse si aggiunsero altri giorni semifestivi o feriati, e una legge del 1336, la più antica delle leggi genovesi in materia, nota come feriati tutti i giorni dal 20 dicembre, vigilia di S. Tomaso, fino all’Epifania. Quella del 1375 restringe le ferie dalla vigilia di Natale al primo dell’ anno ; così pure il sinodo del 1410. (1) Duchesne, Origines du culte chrétien, IV Edit., p. 261 ; Kellner, L'Anno ecclesiastico e le feste dei santi, 119; Bonaccorsi, Il Natale, appunti d’esegesi e di storia ; Righetti, Il ciclo liturgico natalizio ; De Santi, L’ origine delle Feste Natalizie, in Civ. Catt1906- 1907; Gastouè, Noel ; Vacandard, Le fètes de Noèl etdel’Epi-phanie, in Rev. du Clergé Frangais, 1907 - 1908. 3° CAPO VI I nostri più antichi libri liturgici, del sec. XIII, sfoggiano ancora una grande ricchezza di preghiere, residuo e ricordo delle antiche vigilie notturne che si premettevano alla grande solennità, secondo Γ antica disciplina della Chiesa (1). II Collettario metropolitano ha cinque orazioni, una per la vigilia e quattro per la festa, prese tutte dal Gregoriano ( Muratori, II, 7-11), e la 2a e 3a contenute già nel Leoniano (Ivi, I, 468-474). Oggidì non restano che la la e 2a. Le antiche vigilie notturne del Natale si conservarono a lungo fra noi, e alla fine del sec. XVI Mons. Bosio Visitatore apostolico, mentre vietava per nodationes et vigilias nocturnas, eccettuava però quelle del S. Natale ; Praeter quam in nocte Natalis Domitii (2). Tuttavia, diminuito il fervore religioso dei cristiani, quelle funzioni notturne non poteano a meno di portare inconvenienti e disordini; e nel sec. XVII troviamo editti arcivescovili che ordinavano si celebrasse a porte chiuse la messa di mezza notte, o davano altre disposizioni analoghe per impedire disordini nelle chiese. La festa del Natale fu, più che ogni altra, ispiratrice di poesia, e ci diede drammi ed altri componimenti che nel medio evo si alternavano alle funzioni liturgiche, e davano alla testa una singolare nota di popolarità, oggi sconosciuta (3). Riportiamo qui uno di tali componimenti, che trovammo in un codice del sec. XIV appartenente alla nostra metropolitana. Dalla lingua, tutta latina, in cui è scritto, dagli attori e dal contenuto tutto composto di testi scritturali e liturgici, questo componimento o tropo apparisce non posteriore al sec. XII. « Incipiunt testes qui respondent ad nos inquam : Dic Ysaias : Ecce inquit virgo concipiet in utero et pariet filium: et vocabitur nomen eius Emmanuel: quod interpretatur nobiscum Deus. Dic tu Jeremias : Hic est inquit deus noster et non estima-bitur alius usque illo qui invenit omnem viam scientie et dedit eam Jacob puero suo et Jsrahel dilecto suo: post hec in terris visus est et cum hominibus conversatus est. Dic Petrus: Tu es Khristus filius Dei unici. (1) S. Cesario avea prescritto: Natale Domini et Epiphania ab hora tertia noctis usque ad lucem vigilandum est (Martene, De antiq. Eccles. ritibus, T. IV, c. 15, n. 10). (2) Synodi Dioeces. et provine, sanclae genuensis ecclesiae, Genuae, 1833, p. 373. (3) Bonaccorsi, Op. c., p. 125 seg. ; Martene, Op. c., T. Ili, Lib. IV, c. XII ; D’Ancona, Studi sulla letteratura ital. dei primi secoli, p. 47. FESTE DEL SIGNORE 3 1 Die et tu Moises : Prophetam nobis Deus excitabit destribus nostris. Dominus anima que non audierit prophetam illum exterminabitur de populo tuo. Dic David: Adorabunt inquit eum omnes reges terre omnes gentes servient ei. Lectov : Cui servient : dic cui servient. Testis : Dixit dominus domino meo sede a dextris meis : donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum. Lector : Quare tumultuate sunt et ceteri. Testis: Astiterunt reges terre et principes convenerunt in unum adversus dominum et adversus Khristum eius. Dic et tu Abacuch : Domine inquit audivi auditum tuum et timui consideravi opera tua et expavi. Symeon: Nunc dimittis domine servum tuum in pace: quia viderunt oculi mei salutare tuum. Zachavia pvopheta: Tu puer propheta altissimi \>Ocaberis preibis enim ante faciem domini parare vias eius. Helisabeth : Unde hoc michi ut veniat ad me mater domini mei? ecce enim ut facta est vox salutationis tue in auribus meis exultavit in gaudio infans in utero meo. lohannes Baptista : Quem me suspicamini esse non sum ego sed ecce venit post me qui ante me factus est cuius non sum dignus solvere corrigiam calceamenti : Ecce inquit agnus Dei : ecce qui tollit peccata mundi. Item lohannes : Qui habet sponsam sponsus est, amicus autem sponsi qui stat gaudio gaudet propter vocem sponsi. Khristus dixit: Non sum missus nisi ad oves que perierunt domus israhel : Virgilius poeta: Iam nova proienies celo dimittitur alto. Dicebat, Khristo testimonium perhibebat. Dic Nabucodonosor rex: Nonne, inquit, tres viros missimus in fornace legatos? Dic sancte lohannes Evangelista : In principium erat verbum. Lector : Dic et ubi erat. Testis: Et verbum erat apud Deum. 32 CAPO VI Lectov : Die et qualis erat. Testis : Et Deus erat verbum. Lectov : Et quid agebat? Testis : Omnia per ipsum facta sunt : et sine ipso factum est nihil. Lectov : Ubi venit ? Testis: In propria. Lectov : Et quare venit ? Testis : Ut peccata tolleret mundi : et Verbum caro factum est et habitavit in nobis » (1). Alla poesia del Natale si possono riferire i Pvesepi. Traccie di essi troviamo già in Roma ai tempi di Gregorio III ( 731-741 ), il quale nell’ oratorio del presepio in S. M. Maggiore fecit inma-ginem auveam Dei genitricis amplectentem salvatovem Deum nostrum in gemmis diversis (2); e prima ancora vediamo indicato un presepe sancte Marie in S. Pietro in Vaticano, sotto il papa Giovanni VII (705-707) (3). Tuttavia è a S. Francesco d Assisi che si deve in modo speciale Γ origine dei Presepi odierni, che si divulgò in modo speciale in Italia, Tirolo, Germania, Baviera. A Genova ne troviamo traccie nel sec. XV. Un inventario della chiesa di N. S. delle Grazie, del 1495, ricorda Vestes due pvo regibus sive magis (4). Nel 1574, il parroco di S. Giorgio, G. B. Chiappe, avea ordinato allo scultore Matteo Castellino, per figurare il Natale, cinque statuette che rappresentassero il Bambino, Virginem MaYiam, divum loseph, ac bovem et asinum (5). Più tardi l’arte religiosa genovese svolse ampiamente il tema del Presepio, non solo negli splendidi quadri e sculture che tuttora adornano le chiese e le case genovesi, ma sopratutto in quelle figurine che adornano i nostri presepi, e delle quali non poche costituiscono veri capolavori. Ma di questo non possiamo trattenerci a lungo, e rinviamo il lettore all’ opera del Cervetto, Il Natale, il Capo d’Anno e l’Epifania nell’ arte e nella storia, (Genova, 1903). (1) Gf. Ordin. Rothomag., in Ducange, Glossarium, alla voce Festum. (2) Lib. Pont., II, p. 78. (■’) Rossi, Roma sotterranea, I, 140; Bonaccobsi, p. 110. (4) Not. Andrea de Cairo, Filza 49, p. 232, Arch. di Stato. >5) Not. Gerolamo Roccatagliata, Filza 35, 1571- 1575. FKSTE DEL SIGNORE Giacché siamo a parlare di costumanze del Natale, accenniamo ancora alla cerimonia del Confuoco, che era sì popolare a Genova nei secoli passati. Il Confuoco, ossia albero laureato, era un tronco d’albero adorno di rami d’alloro, che ogni anno, la vigilia di Natale, l’Abate del popolo della valle del Bisagno, accompagnato dai maggiorenti e seguito dal popolo, recava al Palazzo Ducale, facendone la presentazione al Doge, con un lungo cerimoniale, che ci è descritto dagli annalisti genovesi, e che qui tralasciamo per brevità, non appartenendo esso all’ argomento prefissoci in questo studio (1). Forse le origini del Confuoco si riallacciano a quelle del Ceppo di Natale, Albero di Natale e simili, che troviamo diffuse anticamente non solo in Italia, ma in Francia, Inghilterra, Germania, ecc. (2). La Comunione di Natale. — L’ obbligo della Comunione di Natale, consuetudine oggi completamente scomparsa, in antico era pressoché generalizzato in Occidente. Il concilio d’Agde in Francia, del 506, l’imponeva sotto pena di scomunica : SeculaYes qui Natale Domini, Pascha et Pentecosten non comunicaverint catholici non credantur, nec intev catholicos habeantur (3). Lo stesso ripeteva Attone di Vercelli (4), e poscia il Decreto di Graziano, riportando il Conc. di Tours dell’813, Saltem ter in anno homines communicent... in Pasca videlicet, et Pentecosten et Natale Domini (5). In Liguria troviamo traccia della Comunione di Natale in una bolla di Alessandro III, del 1170-1172, in cui si riprova la condotta dei monaci di S. Michele di Ventimiglia ed altri, i quali in precipuis solemnitatibus oblationes eorum (dei parrochiani ) recipiunt, et ipsis in Nativitate et Resurrectione Domini communicationem corporis et sanguinis Domini largiuntur, contro i diritti della chiesa matrice di Ventimiglia (6). Da questa consuetudine traeva origine la solenne Comunione che facevano a Natale nella nostra chiesa metropolitana i Serenissimi Collegi, come notano ancora i Diari del sec. XVII. In seguito questa Comunione dei nostri governanti cessò; essi però continuarono a recarsi ad assistere alla messa solenne nella stessa metropolitana, fino al principio del sec. XIX (7). (1) V. Cervetto, Op. e., p 2 seg. (2) Cf. Bonaccorsi, Op. c., p. 142 seg. (3) Vn.MEN, Eistoire des Commandements de V Èglise, Paris, 1909, p. 192. (4) Mansi, Conc., T. XIX, 257, c. 73. (5) III, De Consecrat., Dist. II, c. XVI. (6) Desimoni, Regesti delle lettere pontifìcie riguardanti la Liguria, Doc. XXVII-XXfX. (7) Gazzetta, 1802; Cervetto, Op. c., p. 18. 3 34 CAPO VI Feste dei Santi dopo Natale. — Alla festa di Natale si fecero seguire, fino dalla più alta antichità, alcune feste di santi tra i più venerati del Nuovo Testamento. In ciò vi fu qualche variante tra le diverse chiese, come per 1’ Occidente si può vedere dal seguente specchietto comparativo : Roma Milano Bobbio Aquileia Calila Spagna (Leoniano, (Cap. S. Pauli) Mossale sec. VII) (evangeliario) Miss. Gothc. Liber Ordinum sec. VI sei·. VII sec. Vili sec. VII sec. VII-Vili Natale Natale Natale Natale Natale Natale 26 S. Stefani S. Stephani 8. Stephani S. Stephani Efantorum S. Stephani 27 Eugenie virg. 8. loh. Evang. Innocentorum Infantum Estefani lacobi et loh. 28 lacobi fratris Dni. 29 lohannis Ev. Innocentum lacobi lacobi et loh. lohannis SS. Infantum 30 lacobi fratris loh. Ev. lohannis Evan. lacobi 8 genn. Allisio Infantum Come si vede, tutte le chiese, eccetto la romana, aveano S. Giacomo. Gli Innocenti, che a Roma sono in ultimo, nelle altre regioni stanno prima di S. Giovanni, eccetto che nella Gallia : la Spagna poi li aveva riportati dopo Γ Epifania. In quanto a Genova possiamo credere che essa in origine non fosse discorde dalle altre città dell’ alta Italia nell’ ordine di queste feste : ma poi sotto i Carolingi essa adottò 1’ ordine romano attuale, che troviamo già nel Capitolare dell’ 856 sopra riportato. S. Stefano. — Il culto di questo santo era già diffuso in oriente e occidente nel sec. IV. S. Agostino ci parla di una chiesa a lui dedicata in Ancona ( Sevmo 323, 2 ) ; e un’ altra a Pozzuoli è indicata già a principio del sec. IV (1). L’invenzione delle sue reliquie, avvenuta il 5 die. 415, e comunicata dal prete Luciano a tutte le chiese della cristianità, diede uno straordinario sviluppo alla venerazione del santo, e le sue reliquie si sparsero in ogni regione (2). Nel genovesato, ad attestare l’antichità del culto di S. Stefano stanno in primo luogo le pievi a lui consacrate, di Borzoli, Lan-gasco ( ora Larvego ), Sestri Levante e Lavagna, che come già avvertimmo sono antichissime e rimontano forse ai primi secoli (1) ASS., T. VI Septembris, 762. (2) Ivi, T. Vili Junii ; Kellner, Op. c., 200 ; Righetti, 1. c., p. 27; Ferotin, Le Liber Ordinum, 609; Toulotte, Le culte de S. Etienne en Afrique et ά Rome, in Nuovo Bull. d’Archeol. Crisi., 1902. FESTE DEL SIGNORE 35 della pace della chiesa. Anche la chiesa parrocchiale di S. Stefano in Genova è una delle più antiche della città ; la cripta di recente scoperta sotto il coro, si fa rimontare al sec. Vili. Sono pure, od erano, dedicate al santo le chiese di Cichero, Campoflorenziano, (ora distratta), Capraia, Geminiano, Pannesi, Parodi, Rapallo, Rosso e Salterana, tutte assai antiche. La festa di S. Stefano, che come già avvertimmo, anticamente fu sempre di precetto, nel Collettario metropolitano ha tre orazioni, residuo della lunga liturgia che si svolgeva in tal giorno. La prima, odierna, è presa dal Gregoriano ed è comune agli ambrosiani e gallicani; le altre due sono del Gelasiano. La festa si celebrava con particolare solennità nella chiesa di S. Stefano in città, ove intervenivano i canonici della metropolitana, ai quali secondo un’ antichissima consuetudine i monaci offrivano un pranzo, che poi in seguito a disposizioni del papa Eugenio III del 1150 ed altre, nel 1217 fu commutato in un canone in denaro (1). Lo stesso anno 1217, il Card. Ugolino d’ Ostia, poi Papa Gregorio IX, consacrava la suddetta chiesa di S. Stefano in città, assistito da Sinibaldo Fieschi, poi Papa a sua volta col nome d’Innocenzo IV. Ad uno di questi due Papi si attribuisce la donazione del prezioso cofano contenente una mano del santo, che tuttora si venera in quella chiesa. È probabile che anche la reliquia sia stata donata insieme col cofano (2). Altra reliquia consistente in un piede del santo, preso nella chiesa di S. Sofia a Costantinopoli da certo Ogerio Turricella, verso il 1265, secondo la narrazione dell’ anonimo riportata nel Libro degli Anniversari, si esponeva nella chiesa di S. Francesco di Castelletto nelle due feste del santo (3). Nella metropolitana, nel 1386, si venerava una costa ed altra particella di osso di S. Stefano (4). 1 Diadi del sec. XVII ricordano altre reliquie alle Vigne e in S. M. di Castello. S. Giovanni Evangelista. — Sull’ antichità della festa abbiamo detto sopra. Per la storia del suo culto in Liguria, ricordiamo il monastero dedicato ai santi Pietro, Giovanni, Paolo ed altri, in Luni, indicato nell’ anno 597 in una lettera di S. Gregorio (5). (1) Arch. Gap. S. Lorenzo, Cod. P. A. 35-36: 70-71: P. B. 22-35. (2) II Cofano di S. Stefano, Noie d’arte, in Riv. Dioces. genovese. 1915, p. 348 seg. (3) ASLS., Voi. X, p. 422, 443. (4) Documenti, N. V. (5) Dssimoni, Op. c., p. 45. 3 6 CAPO VI Tra le chiese dedicate al santo ricordiamo S. Giovanni di Prè in Genova (1098?), S. Giovanni di Borbonoso in Sampierdarena, eretta nel 1198 in honorem beati lohannis Evangeliste dalla famiglia Borbonoso, la chiesa di Paverano (1118), Mattarana (1258), Cerrè (1272), ecc. In S. Siro, nel 1237, 9 ag., veniva consacrato un altare di S. Giovanni Evangelista (1) ; altro altare del santo troviamo in S. Lorenzo nel 1386, ed altro nella pieve di Rapallo nel 1325 (2). La festa nel Collettario metropolitano ha quattro orazioni, di cui la prima, odierna, proviene dal Leoniano, e le altre tutte dal Gregoriano. Il giorno di S. Giovanni Evangelista, del 1437, Genova scuoteva il giogo del duca di Milano; e in riconoscenza della ricuperata libertà, si decretò che ogni anno in tal giorno il Doge e il Senato si recassero ad offrire un pallio d’ oro all’ altare di S. Giovanni nella chiesa di S. Giorgio (3). SS. Innocenti. — Anche di questa festa parlammo già sopra. Per la liturgia notiamo che il Collettario ha tre orazioni, di cui la prima, che è 1’ odierna, è presa dal Gelasiano, la seconda dal Leoniano e Gregoriano; della terza non si conosce la provenienza. In antico questa festa si celebrava con particolare solennità in S. M. di Castello, e un documento del 1137, che però non è ammesso da tutti per autentico, ricorda la solenne processione che si faceva a elevo et populo iamiensi in solemnitate Innocentium (4). Relique dei SS. Innocenti venivano collocate nell’ altare nella consacrazione della stessa chiesa, fatta nel 1237. Altre reliquie troviamo nel 1322 in S. Francesco di Castelletto, ed altre nella metropolitana, in S. Matteo, S. Ambrogio e S. Domenico, pervenutevi da Pola nel 1382. Anche in S. Agostino gli Innocenti riscuotevano culto speciale ; come pure a Galla-neto e a S. Biagio in vai Polcevera (5). Circoncisione. — Al giorno primo di gennaio negli antichi libri liturgici troviamo notate tre feste, cioè 1’ ottava di Natale, la Circoncisione di Gesù, e Γ ufficiatura ad pvohibendum ab idolis. Liturgicamente 1’ Ottava di Natale tiene il primato dell’ antichità, perchè intimamente concessa colla festa di Natale, e si trova (1) ASLS., Voi. XXXIX, 255. (2) Documenti N. V, e ASLS., Voi. c., p. 498. (3) Belgrano, Feste, ecc., Dissert. 1, c. I, p. 9. (4) Vigna, Illustrazione storica, artistica ed epigrafica della chiesa di S. M. di Castello, 1864, p. 76 seg. e p. 468. (5) Delucciii, La chiesa di S Agostino, p. 117; Schiappacasse, Gallaneto, p. 59. FESTE DEL SIGNORE 37 di preferenza negli antichi libri liturgici romani : In octaba Domini (1). La seconda venne come conseguenza della prima, poiché essendo stato Gesù circonciso l’ottavo giorno dopo la nascita, perciò nel Vangelo di questo giorno si leggeva il racconto del fatto, e a poco a poco a questo concetto s’ispirarono pure le preghiere, sicché tutta la lesta liturgica si ebbe l’impronta e il nome de Circumcisione Domini, come leggiamo già nel lezionario di Capua del 546, negli atti del Concilio di Tours del 567, nel messale di Bobbio ed altri. La terza ad prohibendum ab idolis, dai cristiani contrapposta alle orgie pagane che si praticavano in questo giorno in onore di Giano, è pure assai antica, e se ne trova traccia nei libri liturgici e nelle omelie dei Padri dal secolo IV in poi. Riguardo all’Alta Italia ricordiamo il Capitulare sancti Palili, milanese del sec. VII, colla pericope ab idolis in Kal. lanuavias; e il sacramentario di Bergamo, che pure ha un’ orazione relativa a questo (2). I SS. Padri poi ci dànno più particolareggiate notizie in proposito. S. Massimo di Torino ( +408-423) ci dice che alle calende di gennaio al mattino gli uomini « mature ad publicum cum munusculo, hoc est cum strenis unusquisque procedit et salutaturus amicos, salutat praemio ante quam osculo ». II che sarebbe poco male; ma il peggio è quello che segue: « Se a Deo formati homines, aut in pecudes, aut in feras aut in portenta transformant... Decorem vultus humani... squaliore sordium et adulterina foeditate deturpant... Auspicia etiam vanissimi colligere se dicunt, ac statum vitae suae inanibus indiciis aestimantes, per incerta avium ferarumque signa imminentis anni futura rimantur ». E non erano solamente i pagani che si davano a queste pratiche, ma anche i cristiani, come deplora il santo : « Sunt enim plerique christiani qui post acceptam fidem prioribus vanitatibus involvuntur, et cum natalis dominici nobiscum gratiam procurarint, cum gentilibus calendarum convivia ebriosa procu- (1) Cabrol, Fé te de la Circoncision, in Dietim. d’Areheol., HI, 1717; Cabrol, Le premier jour de Γ an et la fète de la Circoncision, in Rev. du clergé frangais, genn. 1906; Id., Origines liturgiques, 1906, Append. C; Bungkr, Geschiekte der Neujahrefeier in der Iù'rehe, Gòttingen 1911; Guerrini, La festa della Circoncisione e il Capo d'Anno, in S. Cecilia, Genn. 1904; Righetti, Op. e., 29. (2) R B., Anno XXVIII, 1911, p. 263: Auctarium solesmense, p. 20. Nella Spagna pure è antichissima questa festa contro i saturnali pagani del 1° gennaio, e prima del sec. VII vigeva la pratica del digiuno in riparazione di quei disordini. (Ferotin, Libet' Ordinum, 450, e Liber mozarabicus Sacramentorum, 83). CAPO VI rant; cum benedictionem nobiscum divinitatis acceperint, cum illis omnia superstitiosa observant » (1). Altrettanto press’ a poco dobbiamo ritenere che si praticasse in Liguria, e quindi anche da noi s’imponesse la festa cristiana ad prohibendum ab idolis nei primi tempi : ma i documenti che ci rimangono sono troppo tardivi per ricordarla. L’elenco dell’anno 856 chiama la festa del 1° dell’anno Octava Domini, i documenti del sec. XII e posteriori Circumcisionis, e il Collettario metropolitano la dice ancora Octava Domini. Esso ha per questa due orazioni ; una presa dal Gelasiano, Deus qui nobis nati Salvatoris diem celebrare concedis octavum, s’aggira tutta sul mistero della Natività, e la seconda presa dal Gregoriano, Deus qui salutis aeternae Beatae Mariae, che si usa tuttora, associa alla festa di Gesù anche la sua Vergine Madre, conforme al nuovo aspetto che aveva già preso questa festa, che in molti calendari è notata col titolo Natale sanctae Mariae. Anzi a Roma si dicevano due messe, una del Natale e l’altra della Madonna (2). Come già abbiamo notato, da noi fin dal sec. IX la Circoncisione era elencata tra le feste di precetto, e tale fu fino al sec. XIX. Il Registro x\rcivescovile del 1143 la nota tra le solennità in cui si facevano dai fedeli speciali offerte nella chiesa metropolitana (3). Epifania. — La festa, che nel sec. IV era universale nelle chiese d’ Oriente, a principio del sec. V era pure già accettata in tutto l’Occidente, benché con qualche diversità circa 1’oggetto della testa, celebrandosi in alcune, come Roma, Africa, Ravenna, l’adorazione dei Magi, mentre invece la chiesa gallicana, Γ ambrosiana ed altre dell’ alta Italia, commemoravano insieme la nascita di Gesù, l’adorazione dei Magi e il suo Battesimo. La festa era delle più solenni, e sopra abbiamo ricordato la prescrizione di S. Cesario: Natale Domini et Epiphania ab hova tertia noctis usque ad lucem vigilandum est. A Genova troviamo ancora traccia di quelle vigilie nelle molte orazioni che contiene il Collettario, cioè quattro pel giorno (1) S. Massimi Opera, in Migne, P.L., Tom. LVII, 254 seg.; Tom. XVII, 637 seg. \ edasi anche S. Pier Grisologo (Ravenna) e Attone di Vercelli, in Migne Tom. L1I, 609 SHg : Tom. CXXXIV, 835 seg. (2) Tomasi, Opera, Roma 1751, T. V., p. 25. (3) ASLS., Voi. II, P. V, p. 5. Altri documenti del 1175 e 1190 relativi alle offerte di questo giorno, vedi in Ferretto, Documenti intorno alle relazioni fra Novi e Valle Scrivia, I, 74 e 123. FESTE DEL SIGNORE 39 della festa, più una per la vigilia ed una per l’ottava ; tutte son prese dal Gregoriano, e riguardano l’adorazione dei Magi. Non occorre avvertire che l’Epifania comparisce tra le feste più solenni in tutti i cataloghi festali dal sec. IX in poi, già riportati parlando delle feste in generale. Una particolarità tutta propria di questa festa è l’annunzio delle feste occorrenti nell’ anno ; annunzio che secondo il Pontificale Romano si dee fare nelle chiese cattedrali, ma che a Genova anticamente si faceva in tutte le chiese, secondo la prescrizione del Calendario diocesano del 1645 a questo giorno : Publicentur festa mobilia in ecclesiis parochialibus. In varie chiese eravi Indulgenza plenaria nel sec. XVI e seguenti per questa festa. Reliquie dei Re Magi troviamo nel 1322 in S. Francesco di Castelletto. Nel 1495, in S. M. delle Grazie erano vestes due prò regibus sive magis ( Cf. sopra, Natale ). Per la storia dell’ arte ricordiamo Io splendido bassorilievo dell’ adorazione dei Magi, del sec. XV, in via Orefici. II culto dei SS. Magi era sopratutto in fiore nell’ oratorio detto appunto dei Tre Re Magi, presso S. Agostino. Al culto dei santi Magi tra noi non fu forse estranea la leggenda della loro traslazione da Costantinopoli a Milano, dell’ anno 316. Art. II. — Ciclo Pasquale. Domenica delle Palme. — Colla domenica delle Palme s’inizia la settimana santa, Hebdomada maior, la più veneranda pei misteri ineffabili della passione, morte e risurrezione di Nostro Signore, che in essa si commemorano. La popolarissima funzione della benedizione e processione delle Palme ha origine dalle funzioni analoghe che celebravansi a Gerusalemme, e che ci sono descritte già nel IV secolo dalla Peregrinatio ad loca sancta. Presto la pia cerimonia passò in Occidente, e nei sec. VII-Vili la troviamo indicata a Roma, nell’ alta Italia, nelle Gallie e nella Spagna (1). A Genova i primi documenti sono del sec. XII, e ci fanno sapere che nella solennità Ramorum Palmarum si facevano grandi offerte dai fedeli che accorrevano a quella cerimonia (1) Thurston, Lent and Eoly Week, London 1914, C. V; Morin, Notes liturgiques, in Rev. Ben., 1910, p. 402; Muratori, L. R.V., I, 54(ì, Π, 51, 958; Ferotin, Liber Ordinum, p. 179; Cf. Righetti, La Settimana Santa, appunti di storia liturgica, p. 13 seg. 4o CAPO VI in duomo, come si è accennato al capo secondo. A questa partecipavano tutti i parroci e le collegiate della città, come prescriveva il sinodo del 1375 ( capo XV ). Da altri documenti dei sec. XIII - XIV risulta pure che ivi si davano speciali distribuzioni corali, ed una piccola refezione al clero ( Vedi Documenti, N. IV). La benedizione e processione delle Palme si celebrava oltreché nella Cattedrale, anche nelle pievi, e il citato sinodo del 1375, al capo XX, dal titolo Quod omnes capelloni vadant ad plebes suas in ramis palmarum, ordina : Precipimus et ordinami|p quod omnes capellani (i parroci suffraganei) vadant ad plebes suas in ramis palmarum et in sabato sancto ad funtes benedicendum in lectaniis et in festo sue plebis, si quis autem in supradictis diebus ad plebes suas ire neglexevit in soldis decem condeninetuv. E soggiunge : lsta autem fieri volumus prout ex antiqua et approbata consuetudine fieri consuevit (1). Giovedì Santo. — Questo giorno, dedicato al ricordo dell istituzione della SS. Eucaristia, ebbe fino d’ antico una grande solennità. Il sacramentario Gelasiano contiene per questo giorno tre messe ; la prima per la riconciliazione dei penitenti, la seconda, detta inissa chrismalis, per la consecrazione degli olii, la terza, ad vesperum, in memoria dell’istituzione del SS. Sacramento (_). Il Gregoriano però non ha più che la sola messa per la consecrazione degli olii (3). Riguardo a Genova, i primi documenti, che come al solito rimontano al sec. XII, notano il Giovedì santo tra le solennità in cui l’Arcivescovo indossava il Pallio, distintivo della dignità arcivescovile, e la notano pure come giorno di speciali offerte fatte dai fedeli nella metropolitana. In forza del diritto delle Decretali si osservava come giorno feriato; e tale è ripetuto negli elenchi festali del 1375 e 1410, come vedemmo parlando delle feste in generale: nei sinodi 1588 e lbUó è dichiarata festa di precetto pel tempo che durano i divini uffici. Alle funzioni della metropolitana assistevano tutti ι parroci della città e suburbii, come prescrivono tutti i sinodi dal 1375 fino al secolo passato. Dopo aver partecipato alla consecrazione degli olii, essi ne ritiravano una parte per amministrarlo agli infermi durante Tanno. (1) Ms. cit., Arch. Arciv. (2) Muratori, L.R.V., I, 552 seg.; Righetti, Op. c„ p. Λ. (3) Muratori, L. R.V., II, 54. FESTE DEL SIGNORE 41 Vi assistevano pure i Serenissimi Collegi. I Cerimoniali del 1591 notano come nel Giovedì santo « la Signoria dopo aver sentita messa in cappella andette a sentir la messa grande in bentresca ( ossia tvibuna ) nella Cattedrale. » La messa venne cantata da Mons. Arcivescovo di Marsiglia « il quale pure fece la funtione degli olii santi, et intanto si vide fare la procetione del Corpo di Christo fuori della gesia secondo il solito ». Questa processione, che oggidì si svolge solo nell’interno della chiesa, portando il Santissimo dall’ aitar maggiore al S. Sepolcro, in antico faceva un breve giro intorno alla chiesa, uscendo dalla porta maggiore, passando per piazza nuova, via Arcivescovato e rientrando in duomo. Riguardo a questa processione, il Cerimoniale ricorda con un certo rammarico la deliberazione del Senato, che aveva stabilito di non intervenire alla stessa, e non manca di osservare e che « il Senato dovrebbe accompagnare detta procetione come fanno tutti li principi Christiani, per dare il buono esempio al popolo » ; però, prosegue il Cerimoniale* « al dopo desinare il Duce andette a sentir li offitii in bentresca con otto senatori ». ( Cerimoniali, Voi. J, anno 1591 ). Alla messa di questo giorno si consacravano due ostie, di cui una riservavasi per la funzione del domani, venerdì, in cui non si poteva consecrare perchè fu sempre giorno aliturgico. L’ ostia così consacrata si riponeva in una custodia a ciò preparata, come già prescrive il X Ordo romanus del sec. XII (1). Di qui venne 1’ uso del così detto Sepolcro, nome dato abusivamente dal popolo a ciò che non dovrebbe essere che un tabernacolo o luogo ornato convenientemente per custodirvi l’Eucaristia, senza nessuna allusione alla sepoltura di Gesù. L’ uso di adornare in modo tutto straordinario il così detto Sepolcro, si sviluppò specialmente in quel rifiorimento della divozione al Santissimo, che si manifestò in Italia nella seconda metà del sec. XV, e del quale parleremo fra poco, trattando del Corpus Domini. Alle Compagnie del SS. Corpo di Cristo, istituite in Genova in quell’ epoca e nel secolo successivo, si deve principalmente l’istituzione e lo sviluppo dei Sepolcri. È interessante al proposito la domanda che facevano nel 1496 ai Padri di S. M. di Castello un gruppo di divoti di questo con- (1) Antequam pontifex revertatur ad altare ad complendam Missam, iunior presbyterorum cardinalium portet corpus Bomini positum in pyxide ad locum praeparatum, praecedentibus cum cruce et luminaribus, et papilione desuper, etc. (Romani Ordines, in Migne, P. L., T. 78, 1012-1013). 42 vento et divoti del corpo di Cristo, cioè G.B. da Portofino, Gaspare Mainetto, Oberto da Vigevano, Bernardo Tonso, Gaspare de Egra, G.B. Maggiolo ed altri. « Voriano, dice la supplica, volentieri gli concedesseno le V. R. una di vostre cappelle quale a voi piaxerà, nella quale annuatim il giovedì sancto si potesse riponere il corpo di Yesu Christo solemnitatibus consuetis et debitis sicut in aliis quamplurimis ecclesiis si la :« videlicet in sancto laurentio, in le vigne, in sancto domenego, sancto francesco, sancto augustino, in la nunciata et altre giesie : cum congrui ornati et apparati de tapaxarie et palio di seta et altre circon-stantie appropriate a tale solemnitade : et queste cosse tutte a proprie spese soe de essa compagnia : et fare uno tabernaculo e argento per collocare esso corpo di Cristo a nostre spese e fare tutte le altre cosse consuete da le altre compagnie di Genoa simile. Exinde corno soleno li altri, fare la processione solita per la chiesia vostra : hoc pacto che continuamene voleno mantenei e pro honore ipsius corporis Xrispti torze sei exponende semper, et quandocumque acaderà portare dicto corpo de Xrispto qua 1 cumque causa : Et finite quelle o parte de esse, semper nnovare ita che al continuo si ritrovano sei torze ale speze loro » ( ). La domanda fu accolta volentieri dai Padri di Castell°’ data 23 giugno di quell’anno 1496, e quindi anche la lorc. chies ebbe la Compagnia del Corpo di Cristo e il Sepolcro d Gioved santo, con quell’ apparato solenne di drappi e di ceri, faceva nelle altre chiese, come è detto nella domanda (2). Neg statuti di simili Compagnie si faceva obbligo pnnc pale soci quello di intervenire alla funzione di Venerdì santo et ibi collocare sanctissimum Corpus Xrispu W I Cerimoniali del Senato così ci descrivono il Sepolcr preparato in S. Lorenzo nel 1594: naramenti « Giovedì Santo sentito messa in Cappella con Pienti bianchi, Sua Serenità con due Illustrissimi Governatoril andlette in bentresca in Duomo. Il R.mo Arcivescovo lo attendevi m Sacrestia et subito uscì con tutti li preti, che dove nire a fare gli olii santi se incaminò la processione del Santissim (1) Vigna, Illustrazione storica, artistica, epigrafica della chiesa di S. M. di Castello, p. 245. . ,4q« pri0re della Compagnia era (2) Ivi, p. 146. La domanda avea la data 17 giugno 1490. rriore 11 di° « **» «**. della Comp. Corporis XrM di S. Ambrogio del 1524, d, S. V.ttore in Iurisdictionalium, I, 1334, Archiv. di Stato. FESTE DEL SIGNORE Corpo uscendo dalla media porta di S. Lorenzo e per piazza Nuova e dentro il palazzo e si ritornò in S. Lorenzo portando esso SS. Sacramento al Sepolcro mirabilmente apparecchiato nella Cappella dei Senareghi ( ora di N. S. del Soccorso ). « Questo era stato preparato dall’Ill.mo signor Marchese Ambrogio Spinola. Consisteva in un Nicchio di legname foderato di taffettà giallo alto fino in dieci a dodici palmi et largo otto, tutto artificiosamente pieno di vasi di vetro con acque colorite dentro e con lumi di olio dietro che facevano ottima vista rendendo ciascun vaso secondo la sua fattione et acqua colorita. Mai fu fatto ne così vagamente adornato detto nicchio. « Nel mezzo di esso stava il Tabernacolo posato sopra dell’ altare, nel quale stava la cassa grande d’argento ( quella che serve per la processione del Corpus Domini ). Et siccome al detto altare si soleva mettere un bel pallio di vasi con simili acque colorite, che facevano una gran croce nel mezzo proporzionati al sito era cosa vaga alla vista quanto si potesse desiderare. « Dapertutto era lume e splendore, senza vedersi da banda alcuna altro che acque colorite così ben composte e riunite insieme, che una pareva scaturisse dall’ altra. « Fu la tribuna tutta coperta di bacili d’ argento et ampliata quanto era tutto il sito della cappella, con una infinità di altri vasi e coppe d’argento dorati per maggiore ornamento del Santissimo Sacramento. E tanti erano sopra il palco e da tutte le bande della cappella gli candelieri d’ argento con ceriotti accesi, tra gli drappi d’oro che erano all’ intorno attaccati, che da essi lumi et splendore ne restava ingombrata la vista, e mai si vide la più bella nè la più artificiosa inventione ed ornamento, fatto senza si rompesse nè si spandesse una goccia d’ acqua o di olio nè si guastasse cosa alcuna ». (Cerimoniali, Voi. 1, Anno 1594). Come si \'ede, la fantasia popolare si sbizzariva in questo apparato del S. Sepolcro. Tuttavia anche l’arte vera e seria diede il suo contributo per adornarlo. Ecco come ne parla il Prof. Cervetto, competentissimo in materia d’ arte genovese : « Nella rappresentazione del Sepolcro, Genova, e con Genova la Liguria, ha sempre superato, per splendore e bellezza, ogni altra parte d’Italia. L’ arte avea da questa devozione impulso e quindi troviamo una bella serie d’ artisti intenti a fornire dipinti e scolture, che tuttora si conservano come cose pregevoli. € Agostino Bombelli sul cominciare del 1500 dipingeva per 1’ Oratorio di S. Donato la bella Deposizione dalla croce che tuttora conserva freschezza di colorito che imita molto il brio dei veneti, 44 CAPO VI specie dei dipinti del Palma vecchio. Lo stesso Bombelli eseguiva i dipinti del tabernacolo per la Società del Corpo di Cristo stabilita in Sant’ Ambrogio. Pier Francesco Sacchi dipingeva nel 1527 la celebre tavola della Deposizione per la chiesa di Mul-tedo. Battista da Como ed Antonio Semino ricevevano da Bernardino Burlando ed Antonio Traxino la commissione di quattro dipinti esprimenti i Misteri della Passione di Cristo da esporsi nella chiesa di S. M. di Quezzi. « Questi Misteri venivano appunto commissionati per essere posti nel Sepolcro il Giovedì Santo. Non poche erano le chiese che venivano fornite di tali dipinti eseguiti per la maggior parte a chiaroscuro sulla seta. Nove ne compose nel 1565 il pittore Giovanni di Serravalle ad invito di Lazzaro Rosso e Bartolomeo Sarmoria mandatarii dei filatori di seta i quali avevano particolare cappella nella chiesa di Sant’ Agnese. Gli atti del notaio G. B. Martignone, dai quali ricavasi la notizia, ricordano che di consimili dipinti era fornita la parrocchiale di S. Giovanni di Prè. « Di questi dipinti sulla seta, che Venivano collocati tutto all’ intorno dei Sepolcri, giunsero esempi sino a noi ed apparten gono a quei tempi i bellissimi già spettanti al Monastero di S. Nicolò del Boschetto e pervenuti sui primordi del secolo, giusta quanto ci informa la Gazzetta di Genova, in proprietà della famiglia Brusco, per concessione della quale oggi figureranno nel Sepolcro della parrochiale di Marassi, dove resteranno a visura del pubblico anche durante le prossime feste di Pasqua. « Dalle notizie MSS. del Monastero di S. Nicolò del Boschetto, risulta che al Giovedì Santo, era continuo il concorso delle persone che colà recavansi a vedere i pregevoli dipinti esprimenti appunto la Passione di Gesù, e il concorso non era solamente dai paesi vicini, ma numeroso anche da Genova, da dove i patrizii colà si recavano nei cocchi padronali. « Le figure, anzi dirò meglio, le statue colorite che si collocano a rappresentare le scene della Passione, della Deposizione e della Sepoltura del Redentore, erano di già in voga attorno al millecinquecento; e bellissime doveano essere quelle di Gesù, di Giuseppe d’Arimatea, di Nicodemo, di S. Giovanni, delle quattro Marie, in varii atteggiamenti di dolore, che Giacomo De’ Franchi e Cristoforo de’ Vivaldi Priori della Casaccia di S. M. di Castello commettevano nel 1528 a Nicolò da Corte, secondo ne fan fede gli atti notarili di Vincenzo Lercari. * A tali opere tenevano dietro nei due secoli successivi altre pregevolissime. Filippo Parodi scolpiva infatti 1’ effigie bellissima di Cristo morto per la chiesa di S. Luca, ed Anton Maria Mara- FESTE DEL SIGNORE 45 gliano, eseguiva tra gli altri, i gruppi della Pietà e della Sepoltura di Gesù, che si hanno nelle chiese di S. Filippo, di S. Matteo, di S. M. Maddalena, dell’ Annunziata al Guastato. La Deposizione che venne trasferita in questo ultimo tempio da quello soppresso di S. M. della Pace è fedelmente copiata da un disegno di Luca Cambiaso ». (1) Le funzioni del Giovedì santo si conchiudono col Mandatum (2) o Lavanda dei piedi che, sull’ esempio di G. C., fa il vescovo a tredici poveri. La pia cerimonia fu assai comune fra i cristiani nei primi tempi della Chiesa. S. Paolo richiedeva dalla buona Vidua, si sanctorum pedes lavit (3). Come funzione liturgica era prescritta già nella Spagna dal Concilio di Toledo del 694: a Roma però comparisce la prima volta nel X Ordine, del sec. XII (4). A Genova ne troviamo un ricordo nel già citato documento del 1316, il quale nota tra le spese subite dal Capitolo di S. Lorenzo: Pro lignis mandati, den. 4 (tavole perii palco); pauperibus prò mandato, lib. 7, sol. 1, den. 4 (V. Documenti, N. IV). Sappiamo dal Poch che un tempo si offriva ai poveri, dopo la lavanda dei piedi, un banchetto nel chiostro attiguo al duomo; e l’Arcivescovo e i Canonici servivano essi stessi i poverelli. Nel pomeriggio si faceva da molte chiese la processione in onore della Passione di G. C., processione di cui restano tuttora le traccie in molti luoghi specialmente di campagna. Siccome però essa riguarda totalmente la Passione di G. C., e in molti luoghi si faceva al Venerdì santo, perciò ne parleremo al paragrafo seguente. Venerdì Santo. — Caratteristiche di questo gran giorno di lutto, dedicato alla Passione e Morte di N. S., sono la funzione aliturgica, cioè senza consacrazione dell’Eucaristia, unica traccia di tali funzioni che rimane oggidì, e l’adorazione della Croce. Di questa solamente ci occuperemo qui. Essa ebbe le sue origini in Gerusalemme, nella chiesa della Croce sul Golgota, e la Peregrinatio Etheriae ce ne descrive le particolarità con cui vi si svolgeva nel sec. IV (5). Nella liturgia romana la prima relazione particolareggiata deir adorazione si ha (1) IL Cittadino, Giovedì Santo 1894. (2) Dalle parole di Gesù: Mandatum novum do vobis. (Gio. XIII, 34). — Righetti, Op. c., 31. (3) 1 Timoth., V, 10. (4) Migne, 1. c„ 1013, n. 12. (5) Duchesne, Origines, p. 515 »eg. 4é CAPO VI nell’Ordine di Einsiedeln del sec. Vili (1). Nel sec. X già ne troviamo i diversi elementi che la compongono variamente combinati nei diversi libri liturgici dell’epoca, benché il rituale odierno dell’ adorazione della Croce comparisca nei libri romani solo a metà del sec. XIV (2). Nel sec. XII l’adorazione della Croce si praticava ed era molto popolare in Genova. Una convenzione stipulata nel 1190, 10 nov., fra l’Arcivescovo e il Capitolo metropolitano, stabiliva : Crux non ponatur in capella Archiepiscopi causa osculandi in die veneris sancti (3). E la ragione è spiegata in altro atto del 1201, in cui si stabilisce ut in sexta feria Parasceve crux supra-scripta osculanda populo minime exhibeatur, ne clerus civitatis huius solitis oblationibus propter hoc defraudetur (4). Donde si ricava che prima ciò si era fatto, ossia si era esposta all’adorazione e al bacio dei fedeli la croce nella cappella arcivescovile; e ciò con detrimento delle altre chiese in cui si faceva la stessa lunzione, perchè la gente affluiva di preferenza alla cappella arcivescovile a venerarvi la preziosa reliquia, disertando le altre chiese. Il Venerdì santo era giorno feriato secondo il diritto delle Decretali; e come tale è indicato nei cataloghi festali genovesi dal sec. XIV in poi. Nel 1588 è dichiarato festa di precetto durante i divini uffici. In questo giorno il Capitolo della metropolitana offriva all’Arcivescovo una modesta refezione nel chiostro, e dispensava pure elemosine ai poveri (5). Nel pomeriggio avea luogo in varie chiese la processione in memoria della morte di G. C., processione che in altre chiese si faceva al Giovedì santo, comeaccen- (1) Post orationes preparatur crux ante altare, interpositu spatio inter ipsam et altare, sustentata hinc inde a duobus acolythis, posito ante eam oratorio. Venit Pontifex et adoratam deosculatur crucem : deinde presbyteri, diaconi, subdiaconi et caeteri per ordinem, deinde populus· ( Muratori, L·. R. V., II, 995 ). (2) Righetti, Op. c., 35 ; Thurston, Op. c., 348 sepg. (3) ASLS., Voi. XVIII, p. 165. (4) Reg. PA., f. 90; Reg. PB., f. 29, Arch. Gap. S. Lorenzo; Ferretto, Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, in B. SS., Voi. LI, p. 128. (5) Solvi in die Parasceve seu veneris sancti pro capitulo in quo interfuerunt R. p. D. Archiepiscopus, Canonici, Capellani et clerici prout moris est; videlicet pro specibus libras 6 in pondere ad rationem de sol. 8 pro qualibet libra, sol. 48, et pro octopintis vini ad racionem de sol. I den. 6 pro pinta, sol. 12. Dalum pauperibus dicta die prout moris est pro elemosina florenos 5 valut lib. 6-5. ( Cartularium Massarie S. Laurentii, Anno 1375, Arch. Cap. Metrop.) FESTE DEL SIGNORE nammo. Anima di queste processioni erano naturalmente le Casaccie o Confraternite, dei Disciplinanti ; specialmente la Confraternita della Passione di N. S. G. C., che troviamo indicata già a principio del 1300, e che forse rimontava alla fine del secolo precedente come diremo tosto. Ecco come parla di quella processione il Giustiniani che scriveva a principio del 1500 : « Della pietosa divozione che fanno ogni anno i fratelli Disciplinanti, dei venti oratorj, ossia venti confraternite, che sono in la città, non si potrebbe dir troppo; comecché la notte del venere santo si vestano di sacco circa cinque mila persone: e così qualche altra fiata quando la città implora il divino aiuto, e scalzi discorrono per le chiese, con bellissime cerimonie ; e con sommo silenzio si battono le spalle con cordicelle e con rosette di argento pungenti con tanta effusione di sangue, che muovono a compassione non solamente i buoni e divoti, ma eziandio i cattivi e ostinati. Si crede che molte volte abbino placato l’ira di Dio; e non è dubbio che questa osservanza di Disciplinanti non ha paro in tutta cristianità » (1). Specialmente in tempi di pubbliche calamità si aumentava il rigore di quelle flagellazioni : sicché l’autorità dovette talora intervenire a mitigarle ed anche a proibirle. Così nel 1591, in occasione di una grande carestia che affligeva la nostra città, il Senato emanava questo decreto: * Essendo noto, che stante la gran carestia, le povere persone nelle processioni se sogliono battere con poca prosperità, e con tanta sparsion di sangue e di persone in modo che molte sogliono persin restar tramortite, se ordina et se comanda, che nella processione del giovedì santo nessuno porti staffili, nè faccia alcuna flagelatione di sorta ». L’ordine venne osservato giacché i Cerimoniali ricordano « che nella procetione 1’ ordine fu osservato mirabilmente fino alle quattro hore di notte, con molta divotione et buon ordine ». (Cerimoniali, Voi. I, anno 1591). Durante la processione del Giovedì e Venerdì santo si cantavano Laudi sulla Passione di G. C., per lo più in dialetto, delle quali ci sono conservati ancora dei testi del sec. XIV, e forse della seconda metà de! sec. XIII, come Lo pianto de la Intemerata e gloriosa Maria, lo quar se disse lo Venerdì santo, pubblicato da Crescini e Belletti in Giornale Ligustico (Anno X, 1883, 347), e poi dall’ Accame (2). (1) Annali, I, p. 77). (2) Accame, Frammenti di laudi sacre in dialetto ligure antico, in ASLS., XIX, 547 seg. 48 CAPO VI Coll’ andare del tempo il rigore delle antiche discipline e flagellazioni degenerò in disordini, contro i quali Γ autorità ecclesiastica non mancò di levare la sua voce. Così il sinodo del 1574 ammoniva i disciplinanti che dovessero andare in processione devotamente, flagellis ad pietatem non ad ostentationem aut ad quaestum sese caedentes (1): e Mons. Bossio specificava di più: Ne quis, ut se flagellis coedat, mercedem aliquam accipiat. Ne qui se caedunt, aperta facie id praestent. Ne qui se flagellant, vel qui eos sociant, certo scalceos eleganti quodam modo incisos, ac in choreis vel larvis incumberent, induant ac deferant (2). Anche i sinodi e decreti dei tempi posteriori insistevano sullo stesso argomento, e ordinavano pure che la detta processione e la predica del Giovedì o Venerdì santo si anticipasse in modo da terminare prima di notte. Quando poi l’antica pi oc essione di penitenza, per lo sfarzo e la ricchezza delle Casac.cie, si ti asformò in uno spettacolo più profano che religioso, troppo in contrasto colla santità e mestizia di questo giorno, l’autorità, ver so la metà del sec. XVIII, la sopresse, o meglio la trasferì al giorno 3 maggio, festa della Croce. Per la storia della divozione alla Passione di G. C-, dobbiamo aggiungere una parola intorno alle Confraternite della Passione. Queste nei documenti appariscono a principio del sec. XIV, ma certo rimontano alla fine del secolo precedente, epoca dell’istituzione dei disciplinanti. Nel 1311 troviamo una di queste compagnie presso la chiesa di S. Domenico dei pR pre-dicatori (3), e verso il 1350 un’ altra in S. M. di Caste o ( ). seguito se ne incontrano in altre varie chiese. Sono chiamate coi titoli di Confraternita della Passione di G. C., Compagnia del Venerdì Societas Diei Veneris ( perchè in modo speciale onorava questo giorno con preghiere e discipline), Societas illorum qui se affligunt ob reverentiam Passionis Christi (5). Un libro dei capitoli di una di tali società, riformati nel 1420, nota « Questi sono li ordini delli Mondani (secolari ) che in a città di Genoa allo (sic) vestiti delli Sachi a disciplina e Bati-menti e ad altre cose laudabile si puosero congregati in li soi (1) Syn. Falla vicini, De Disciplinatoribus et aliarum societatum fratribus, in Synodi Dioecesanae et provinciales, p. 116. (2) Synodi etc., p. 413. (3) ASLS., XXXIV, p. 20/. Arciconfraternita della Morte e Sepol- (4) illustrazione storica, eccdelta ven. Aratori/ tura di ΰVisto presso S. Donato in Genova, p. ■> seg. (5) L. c. ; Poca, Op. c., V, 290. FESTE DEL SIGNORE 49 horatorii per honore della Passione del nostro Signore Messer Jesu Xrispto » (1). I misteri augusti della Passione e Morte e Risurrezione di N. S. furono i preferiti per componimenti del teatro ascetico, che fu quasi il solo teatro nel medio evo (2). II Belgrano deplorava che i documenti genovesi non ci abbiano conservato memorie antiche di questi componimenti, mentre non possiamo dubitare che si usassero fra noi non meno che altrove, e sappiamo anzi che i genovesi si recavano anche in altre città a dare simili rappresentazioni (3). Ora il Ferretto trovò documenti in proposito. Nel 1280, in Chiavari, si rappresentava il ludus de tribus Mariis, cioè delle tre Marie che assistettero alla Morte di N. S. G. C. (4). Nel 1253, in Sampierdarena o vicinanze, si dava la rappresentazione o ludus peregrinorum, cioè, come crede il citato autore, Γ apparizione di G. C. ai due pellegrini di Emmaus. La stessa scena dei dai peregrini si ripeteva ancora dopo due secoli, nel 1490, in Genova, in casa di Giovanni Adorno (5). Contemporaneamente, artisti genovesi andavano a dare simili rappresentazioni in altre città, come dissi testé; qualche testo di simili componimenti, dei sec. XVII-XVIII, si conserva tuttora (6). Essendo argomenti essenzialmente sacri, si rappresentavano anche nelle chiese : ma anche qui la cosa degenerò in abuso, e perciò Γ autorità diocesana la riprovò. Il sinodo del 1574 ordinava in proposito : « Le rappresentazioni che hanno per oggetto la dolorosa istoria della Passione del Signore, e le mirabili geste dei santi, e pongono sotto gli occhi del popolo in modo sensibile per mezzo della scena quei santi argomenti ; rappresentazioni che 1’ antichità aveva istituite per eccitare per mezzo dei sensi gli animi rozzi del volgo, la malizia e nequizia dei tempi nostri le ha talmente pervertite che esse invece di lagrime eccitano il riso, e in luogo di pii affetti muovono a perversi desiderii. Perciò, affinchè la cosa non (1) Ne ho riportato i capitoli nel mio libro Francesco e il T. 0. in Genova, p. 83. (2) Belgrano, Dei Giuochi e delle Feste dei Genovesi, in Archiv. Stor. It., T. XV, ls72, p. 417 seg.; D’Ancona, Storia del Teatro Italiano ; Martene, Op. c., Ili, 483 seg.; Cf. Sepet, Origines catholiques du Thèàtre moderne, Paris, 1901. (3) Belgrano, Op. c. (4) Ferretto, Le rappresentazioni sacre in Chiavari e Rapallo, Genova, 1898, p. 15. (5) ASLS., Voi. XXXIV, p. XLI-II. (6) Nel 1611, Cristo in passione, Tragedia spirituale tradotta dal latino da Girolamo Giustiniani. (Bei,grano, Op. c., Arch. Stor. It., T. XVIII, p. 117); nel 1778, La deposizione dalla Croce e la sepoltura di G. (7., opera saora in stile drammatico di Gaetano Zoleizi, Genova, Gasamara 1778. ( Ivi, p. 130). 5° CAPO VI Peggiori più oltre, quelle rappresentazioni sono da questo sinodo vietate, eccetto che l’Ordinario non ne abbia dato licenza per iscritto » (1). Ancora una parola sulla divozione dei tre Pater ed Ave che vengono recitati nei venerdì in memoria della S. Agonia di N. S. G. C. La pia pratica è molto antica. La vediamo prescritta nel sinodo di Praga del 1386 : Singulis VI feriis in qua Dominus Jesus Christus animam patri reddidit, pulsetur notabilis campana in omnibus ecclesiis ad honorem passionis altissimi ; ed esorta i fedeli a recitare in ginocchio cinque Pater, per cui concede 40 giorni d’indulgenza. Non indica Γ ora, ma un’ altra copia dello stesso anno dice hora nona, che corrisponde appunto alle ore 3 pomeridiane (2). Il sinodo di Olmutz del 1413 prescrive tre Pater e tre Ave, e concede pure l’indulgenza (3). Anche a Montefiascone il Vescovo Bartolomeo Vitelleschi, nel 1440, ordinava che ogni venerdì all’hore21. si facesse una breve Oratione in memoria del Beneficio della S. Redentione (4). A Genova la troviamo solo più tardi, nel sec. XVII. Però dal fatto che le leggi del 1414 già dichiaravano tutti i venerdì giorni feriati ab reverentiam dominicae passionis, il che dimostra la gran venerazione che avevano i genovesi verso la passione di Gesù Cristo, possiamo presumere che anche da noi si praticasse fin d’ allora quella divozione. Dall’Archivio Arcivescovile ricaviamo la seguente memoria pubblicata in Genova con licenza dei superiori dalla tipografia Gio. Battista Tiboldi, e Giuseppe Bottaro : « Giesù Christo vero Dio e vero huomo crocefisso di venerdì all’ hora di sesta, e morto nell’ hora di nona. San Carlo Borromeo nel Concilio Provinciale Mediolanese 2. tit. 2. decreto X. concesse, et ordinò, che concedesse ogni altro Vescovo nella sua Diocesi quaranta giorni d’indulgenza à tutti i Fedeli, che ogni Venerdì circa 1’ hora di Nona al tocco della Campana per la Passione di Nostro Signore recitasse tré Pater, e tré Ave Maria. L’hora di Nona, nella quale morì il Nostro Redentore, secondo Γ horologio Italiano, era l’hora vent’una ; in quest’hora, ogni Venerdì suonerà il Sacristanoquindeci tocchi della Campana, ed ogni Fedele Christiano nel sentirli dirà tré Pater, e tré Ave Maria (1) De Processionibus, μ. 102. (2) Hartzheim, Condì. German. T. V, 41 ; Dictionn. d'Archéol. T. 1, 2074. (3) Ivi. (4) Archiv. Arciv., Liturgia, Busta I. FESTE DEL SIGNORE 51 in honore di Giesù Christo per quelle tre hore, che stette vivo in Croce ». Segue poi questo decreto Arcivescovile: « Gio. Batta Spinola per grazia di Dio, e della Santa Sede Apostolica Arcivescovo di Genova, et Assistente di Nostro Signore : Volendo Noi seguitare il soprascritto Pio e Santo instituto di San Carlo Borromeo Arcivescovo di Milano, concediamo Indulgenza di quaranta giorni à tutti li Fedeli dell’uno e l’altro sesso, ogni volta che quando nelli giorni di Venerdì si daranno li quin-deci segni della Campana, reciteranno tré volte il Pater noster, e l’Ave Maria in honore di Nostro Signor Giesù Christo, et in memoria delle tre hore, che stette pendente in Croce. Ordiniamo perciò à tutti li Parochi di questa Città e Diocesi, che esortino li loro Popoli alla sudetta divotione, e che à tal effetto ogni Venerdì alla ventun’ hora faccino dare quindeci botti della Campana. Dato in Genova li 30. Settembre 2167. 4- Gio: Battista Arcivesc. Io: Baptista Badaracus Cancell. » (1). Sabato Santo e Pasqua. — Unisco insieme i due titoli, perchè, come è noto, le funzioni che oggidì si celebrano al Sabato santo non sono che l’anticipazione della solenne vigilia di Pasqua, « madre di tutte le vigilie cristiane » (2), che avea luogo nella notte, e nella quale si svolgeva tra i riti più maestosi e commoventi il Battesimo dei catecumeni. Il Sabato santo è sempre stato giorno aliturgico. Le funzioni del Sabato santo oggidì s’iniziano colla Benedizione del fuoco. L’origine di questa cerimonia è incerta. Alcuni credono trovarne un riscontro nei grandi fuochi che erano in uso anticamente (sec. VI) nella notte di Pasqua, presso i Germani, Franchi ed Irlandesi (3). A Roma la cerimonia era sconosciuta nel sec. Vili, e non se ne trova traccia nei Sacramentari, nè negli Ordines antichi. Da una lettera di papa Zaccaria ( 741 - 2 ) sappiamo che a Roma i lumi della notte di Pasqua si accendevano da tre grosse lampade serbate accese dal Giovedì santo e diligentemente custodite. (1) lei. Ivi conservasi anche una copia manoscritta di altro consimile editto, emanato dall’Arciv. Giulio Vincenzo Gentile il 10 ott. 1691. (2) August, Sermo CCXIX; Magani, L’ antica liturgia romana, III, 228 seg. (3) Duchesne, Op. c., p. 254 ; Franz, Die Kirchlichen Benediktionen ini Mittelalter, I, 517; Hefele - Leci-ercq, Eist. des Conc , T. Ili, P. II, 823; Thurston. Op. c., 413; Righetti, Op. c., 40; Kellner, Op. c., p. 80. 52 CAPO VI Il nostro Collettario metropolitano ha questa Benedictio ignis, coll’ orazione, unica, Domine Deus pater omnipotens, orazione che troviamo già nei libri liturgici romani del sec. XI - XII (1), e che fa parte tuttora della benedizione del fuoco. L’antica vigilia romana di Pasqua, comincia propriamente colla lezione delle dodici Profezie, in preparazione del Battesimo, istituzione che vigeva già al tempo di Gregorio Magno, e che si conserva tuttora (2). Notiamo che anticamente a Genova le Profezie venivano cantate per turno dai dodici parroci delia città, in quest’ ordine : Parroco di S. Lorenzo, S. M. di Castello, S. Donato, S. Pietro in Banchi, S. Giorgio, SS. Nazario e Celso, SS. Cosma e Damiano, S. Silvestro, S. Croce, S. Marco, S. Marcellino, S. Lorenzo. Soppressa la chiesa di S. Silvestro, prese il suo posto quella di S. Salvatore. Qualora, in luogo del parroco fosse venuto alla funzione un altro sacerdote, questi prendeva posto dopo l’ultimo parroco (3). Terminate le Profezie, si formava il corteo, che al canto delle Litanie dei Santi si recava al battistero per la benedizione del Fonte e il solenne conferimento del Battesimo. Questo avea luogo presso la chiesa cattedrale nelle città vescovili, e presso le pievi nelle campagne. Si conservano tuttora buon numero di antichi battisteri, testimoni venerandi dei primitivi riti battesimali. In Liguria sono da ricordare quelli di Albenga e di Ventimiglia, che secondo alcuni rimonterebbero ai sec. V e VI, ma che secondo altri non sono anteriori al sec. Vili (4). Quello di S. Lorenzo in Genova si fa rimontare al sec. XI. t * Il battesimo si conferiva per immersione, secondo la pratica universale nella chiesa fino al sec. XII, e continuata anche più tardi in molte chiese. A Ravenna il rito per infusione era prescritto dal sinodo del 1311, ma in molte chiese si continuò per molto tempo ancora nell’ antico costume dell’ immersione. Questa nel pensiero dei fedeli simboleggiava la discesa di G. C. nel sepolcro e la sua risurrezione, come vedemmo dal Capitolare di Pavia del-Γ856 : Ut triduana mersio in baptismate imitetur triduanam mor- (1) Cod. th, n. 685, BiLI. Vindob., del sec. XI circa, in Migne, T. 138, 1080, e Ordo romano X, del sec. XII, Migne, T. 78, 1014. (2) Magani, Op. c., p. 238; Ordo rom. I, Muratori, L. R.V., II, 1009. (3) Arch. Arciv., Liturgia, Busta I. (4) Rossi, Storia della città e diocesi di Albenga, c. 5 ; Cattaneo, L’Architettura in Italia dal sec. VI al mille circa, Veneri* 1888, p. 131-2.; Mella, Battisteri di Agrate-Conturbia e di Albenga, in Atti della Soc. d’Archeol. e delle Arti per la prov. di Torino, T. III fase. 1. 1888; Dartein, Étude sur l’Archit. Lombarde, p. 399 e seg.; Leclercq, Baptistère, in Biction d’Arehéol., li, c. 382-469. FESTE DEL SIGNORE tem Domini clar i ficata resurrectione. A Genova pare che siasi conservato assai a lungo il battesimo per immersione, poiché Mons. Bosio nel 1582 ordinava : Ritus baptizandi per aquae infusionem, qui in maiori genuensi ecclesia servatur, ab omnibus aliis inferioribus etiam retineatur (1) : il che dimostra che non tutti osservavano ancora il rito per infusione. Forse in ciò, come in altre cose, la chiesa genovese imitò in qualche modo Γ ambrosiana che mantenne assai a lungo quel rito primitivo. La grande solennità non terminava colla funzione del giorno, ma continuava per l’intera settimana di Pasqua, detta anche hebdomada alba, in ragione delle candide vesti dei neofiti che assistevano alle sacre funzioni e che erano il principale elemento della festa (2). Per essi si facevano speciali funzioni liturgiche, e a Milano si celebrava una seconda sinassi. A Genova troviamo nel nostro Collettario in tutti i giorni di questa settimana una o due orazioni ad fontes, come nel Sacramentario Gregoriano, che ricordano le processioni che secondo il costume antico si facevano dalla chiesa al battistero dopo i vespri, prendendovi parte i neofiti bianco vestiti e coi lumi accesi. Tutti questi otto giorni erano festivi, con obbligo di astenersi dal lavoro, secondo le leggi canoniche e civili vigenti fino dal sec. IV ; e già vedemmo che il Capitolare di Pavia dell’ 856 ordinava : idcirco usque ad octavum diem (dopo Pasqua) ipsa regeneratio sacra ab omni populo christiano celebratur. La stessa pratica vigeva ancora nel sec. XV, come apparisce dalle leggi genovesi del 1336, 1410 e 1414, che notano tra le feste Resurrectio Domini cum VII diebus precedentibus et VII sequentibus (3). Però nella seconda metà del secolo stesso le ferie erano già ridotte a sole tre. Le numerose e bellissime orazioni del Collettario per ciascun giorno di questa settimana di Pasqua, prese tutte dal Gregoriano, hanno per oggetto promiscuamente la Risurrezione di Gesù e la gioia della cristiana famiglia e dei nuovi figli rinati nel battesimo. Si chiudono coll’ orazione In completorio resurrectionis, che cor- (1) Synodt, ecc., p. 283. — Anche il sinodo del 1603 pare accenni ancora a questa particolarità : Nemo ab ecclesia metropolitana in Sacramentorum administratione, et praesertim in Baptismi collatione ac illius coeremoniis, discrepare audeat. ( Ivi, p. 613 ). La vasca del Battistero di S. Siro, dei 1445, di dimensioni sufficienti per Γ immersione dei bambini, rappresenta il periodo di transizione fra Γ antico e il nuovo rito. Diamo qui l’iscrizione scolpita in quella vasca : f Hunc fontem vite quo crimina prima lavantur ET LUITUR CUNCTIS QUOD FUIT ANTE NEPHAS. De BaSIGNANA ANDREAS Rex MAXIME FECIT. Parvum nempe sue non pietatis opus. MCCCCXXXXV. die V. septembris. (2) Magani, Op. c. ; Kellner, Op. c. (3) Vedi Parte I, Capo 1 ; e Mon. Hist. Pat., Leges genuenses, f. 797. 54 CAPO VI risponde al Pascha clausum o Dominica in albis (deponendis), come la troviamo appellata in altre fonti. Di queste feste battesimali continuate negli otto giorni di Pasqua restò per molti secoli un residuo e un ricordo nella pratica vigente a Genova, che cioè in quella settimana solo in S. Lorenzo era permesso amministrare il battesimo, sicché ivi doveansi portare a battezzare tutti i bambini nati in città, pratica che in antico era universale nella chiesa. Il seguente decreto del 4 aprile 1613, emanato dal Vicario arcivescovile Papiniano Denalio, dimostra come ancora nel sec. XVII s’insistesse su quell’ antica costumanza. Esso dice : « Sendo antiqua consuetudine in questa città di Genova che tutti li figlioli che si battezano dal Giovedì santo sino a tutta Γ ottava di Pasqua de Resurretione del Signore si portano alla chiesa cattedrale e son battezati dalli custodi di essa chiesa ancorché siano d’ altre parrocchie nè può in detti giorni alcun altro parrocho di qualsivoglia altra chiesa della città battezare neanco li suoi propri parochiani come è notorio, et desiderando noi provedere in modo che intorno a ciò non segua disordine ; pertanto in virtù del presente editto ordiniamo e commandiamo che non sia alcuno parocho o curato di qualsivoglia chiesa di questa città che osi o presumi sotto qualsivogli pretesto battezare in detti giorni dal Giovedì Santo sino per tutta l’ottava di Pasqua alcuno ancorché suo parochiano sotto pena di sospensione a divinis, et se alcuno si sentirà gravato, potrà comparere a dedurre le sue ragioni » (1). Questo decreto fa vedere che, se da una parte si insisteva pel mantenimento dell’antica consuetudine, molti però operavano in opposizione ad essa, sicché poscia venne abolita. Nel 1637 s’iniziò in proposito una causa tra il clero della metropolitana e i parroci della città, causa che andò molto a lungo, come si può vedere dall’ incarto che se ne conserva nel-l’Archivio del Capitolo, ma che dovea finire per far prevalere la facilitazione del battesimo anche nella solennità di Pasqua. Abbiamo osservato che anticamente, anche durante 1’ anno, questo sacramento non si amministrava che nelle chiese cattedrali; e un atto del 1052 attesta che in ianuensi civitate ecclesia tantum beati Laurentii baptismatis erat (2). A poco a poco però quel diritto si estese ad altre chiese. Nel 1137 Innocenzo II pare con- (1) Arch. Arciv., Actorum, Filza 1613. (2) ASLS., Voi. Π, P. Π, p. 447. FESTE DEL SIGNORE 55 fermasse una già vigente consuetudine celebrandi baptismum in sabato Pentecostes in S. Maria di Castello, intervenendovi l’Arcivescovo cum canonicis divi Laurentii et clericis civitatis (1). Fuori di città, il diritto di conferire il battesimo spettava alle sole pievi che appunto si chiamavano ecclesiae baptismales, e a qualche altra che ne avesse il privilegio, accorrendo ad esse per quella solenne cerimonia tutto il clero delle parrocchie soggette. Così troviamo che nel 1120 Papa Callisto II confermava all’ abazia di S. Andrea di Borzone, che in ciò era paragonata alle pievi, il privilegio del fonte battesimale : Baptismum eodem venerabili loco sacratissimo tempore pasche sicut hactenus solitum est celebravi statuimus (2) ; e da un processo del 1201 sappiamo che a quella funzione intervenivano ogni anno, da 50 e più anni, il clero di S. Maria del Taro, che dipendeva dall’ abazia (3). Nel 1228, quei di S. Remigio e di S. Stefano di Parodi attestano in giudizio che essi consueverunt venire ad baptizandum ad plebem de Gavio (4) ; e nel 1331 41 Vicario Generale d’Albenga minacciava di scomunica alcuni parroci che non volevano più portare alla matrice di Maro i bambini a battezzare nel Sabato santo e in quello di Pentecoste (5). L’antica disciplina però andò poco a poco scomparendo, come era naturale colla costituzione delle parrocchie indipendenti ; e non restò più che l’obbligo al clero delle parrocchie suffraganee di portarsi nel Sabato santo alla rispettiva pieve per la benedizione del fonte. La Comunione Pasquale si può dire che è una pratica antica quanto la Chiesa stessa. Già ne abbiamo fatto un cenno parlando della comunione di Natale; qui riportiamo le disposizioni che dava in proposito il sinodo genovese del 1375, al Capo che porta il titolo « Quod quilibet saltem semel in anno confiteatur proprio sacerdoti et recipiat in paschate corpus Xrispti. — Item omnes utriusque sexus fideles postquam ad annos discvetionis pervenerint omnia sua peccata saltem semel in anno fideliter confiteantur proprio sacerdoti prout statutum est in consilio generali, et suscipiant reverenter ad minus in pasca eukaristie (1) Però l’autenticità della bolla d'Innocenzo è dubbia. VediDesimoni, Regesti, p. 56, ed autori ivi citati. (2) Plugk.-Hartung, Acta Pont. Ro)n., p. 222. (3) ASLS., Voi. XXXIX, S44. (4) Desimoni, Documenti, 1. c. (5) Rossi, Storia d’Albenga, 223. 5é sacramentum nisi forte de sui confessovis consilio ob aliquam causam rationabilem ad tempus ab eius perceptione duxerit abstinendum: trangressores huius precepti ab ingressu ecclesie debent arceri » (1). Dello stesso tenore sono le disposizioni del sinodo 1574, il quale poi aggiunge qualche altra particolarità che può interessare per la storia del culto. Così per es. vuole che la purificazione o bevanda che si dava ai fedeli dopo la comunione, non si dia nel calice stesso usato dal sacerdote, affinchè non accada agli ignoranti di credere che essi ricevano in quella bevanda il sangue divino : che si prepari con speciali paramenti la mensa dove si distribuisce la S. Comunione : che questa non si differisca alla fine della messa, ma si distribuisca subito dopo la comunione del sacerdote. Altre disposizioni dà circa i publici peccatori, il \riatico agli infermi, ecc. (2). La seconda e la terza festa di Pasqua si celebravano in varie chiese con speciali solennità. Così a S. M. di Castello nella 3a festa si faceva una solenne processione a clero et populo genuensi, dice la citata bolla d’Innocenzo II del 1137, chela conferma come antica e lodevole consuetudine (3). — Alle Vigne pure vi era speciale solennità in questa 3a festa e cantava la messa il Prevosto come nel giorno di Pasqua. — In varie chiese vi era indulgenza plenaria in qualcuna delle tre feste pasquali, come leggiamo nei decreti di concessione dal sec. XVI in poi. — Per le distribuzioni nella metropolitana vedasi nei Documenti, N. IV. — Per gli usi tradizionali popolari vedi ivi, docum. del 1316, le spese fatte « in tortis et carnibus agninis pro festo Pasche». Ascensione. — La festa era già universalmente accolta nel sec. IV (4). Per la Liguria abbiamo già osservato come essa sia indicata nel catalogo delle feste di precetto dell’ anno 856. Nei secoli successivi apparisce in tutti i documenti festali : nel 1133 è tra le feste in cui PArcivescovo indossa il pallio; nel 1143 tra le principali solennità dell’ anno, in cui sono indicate le offerte fatte dai fedeli nella chiesa metropolitana. Un pontificale tenuto (1) Archiv. Arciv., Ms. cit., f. XII. (2) Sinodi, ecc., p. 36 seg. Cf. Sinodo 1603, ivi p. 623, per le offerte che si facevano in questa comunione. /3) Vigna, V antica collegiata di S. M. di Castello, p. 469. (4) V Cabrol, Asceneion (féte) in Oicl.d’Archeol., e bibliografia ivi citata; Duchesne, Origines *p 244;Kelner, Op. e., p. 102; Guerrini, La festa dell'Ascensione del Signore, m Santa Cecilia, Torino 1904, p. 183-5. nel giorno dell’Ascensione nella chiesa di S. Francesco di Castelletto Γ anno 1249, dal vescovo Frà Rainaldo, è descritto nella Cronaca di Frà Salimbene (1). La liturgia genovese tramandataci dal Collettario citato ha per l’Ascensione cinque orazioni per la festa, di cui la 2a, 4a e 5a provengono dal Leoniano, e le altre dal Gregoriano (2). Inoltre ha un’ orazione per la vigilia, presa pure dal Leoniano, ed altra per la domenica infra octavam, presa dal Gelasiano in quinta dominica post clausum Pasche (3). Notiamo che nei più antichi documenti liturgici dell’ Italia superiore troviamo costantemente segnato per questa festa il vangelo di S. Luca (XXIV, 36-53), col racconto dell’Ascensione, come nel messale di Bobbio del sec. VII, evangeliario dell’ alta Italia del sec. VII-VIII, evangeliario d’Aquileia del sec. Vili, e nel sacramentario di Bergamo del sec. XI (4) ; mentre invece nella liturgia romana troviamo fin dal sec. VII quello di S. Marco (XVI, 14-20), tuttora usato nella liturgia. Non è improbabile che nell’ epoca più antica anche Genova seguisse in ciò l’uso delle altre città dell’alta Italia. Come già avemmo occasione di osservare per altre feste, anche per l’Ascensione s’introdussero nel medio evo costumanze che poscia degenerarono in abusi e disordini, e il concilio provinciale genovese del 1375 additava appunto uno di questi abusi : Intelleximus quod in die ascensionis sive dominica seguenti locis quibusdam faciunt notabiles vanitates que transcurle (sic) vocantur. Ideo districte inhibemus ne aliqui sacerdotes vel clerici ad illas transcurlas ullo modo accedant, quod si facere attentaverit quemlibet ipsorum exinde huius constitucioms ( vi ) in soldis quadraginta januinorum sententialiter condemnamus (5). Non sappiamo in che cosa consistessero questi divertimenti : forse erano quelli di cui troviamo traccie nel sec. XVI, come vedremo tosto. In preparazione alla fèsta dell’Ascensione si celebrano, come è noto, fin dalla più alta antichità le Rogazioni nei giorni di lunedi, (1) Salimbene, Chronica, p. 151. (2) Muratori, L.R.V., T. 1, 313-315: T. II, 588-589. (3) Id., T. I, 315, 586. (4) Cf. Muratori, Op. c., T. II, 872-3; RB., 1911, p. 263: 1903, p. 379: 1902, P· 8: Ad utramque P. Migne Patrologiam Supplementum sive Auctarium Sole-smense, Series Liturgica, T. 1, Solesmis 1900, p. 81. (5) Arch. Arciv., Ms. cit., fol. 21 5 8 capo vi martedì e mercoledì precedenti alla festa; ma di queste rogazioni ho trattato in altro mio studio, Rogazioni e Litanie genovesi antiche, Genova 1916. Merita di essere ricordata P antica consuetudine vigente a Genova di non celebrare le nozze, oltreché in Avvento e in Quaresima, a tribus diebus quibus lectanie fiunt ante Ascensionem Domini usque ad sabbatum post pentecostem, come è prescritto dal citato sinodo del 1375, sotto pena di scomunica (1). Secondo gli antichi canoni la proibizione terminava generalmente coll’ ottava di Pasqua, benché in qualche luogo, come a Roma ed altrove, si protraesse dalla quaresima sino al sabato dopo Pentecoste (2). Poscia il Conc. di Trento ridusse la proibizione nei limiti odierni. Al mistero dell’Ascensione erano dedicate cappelle ed altari non pochi. Ricordiamo tra gli altri 1’ altare dell’Ascensione edificato nella metropolitana di S. Lorenzo Panno 1382 da Antonio Fieschi (3) : la cappella sub vocabulo Ascensionis nella chiesa di S. Siro, colla cappellata fondata da Gio. Centurione già indicata nel 1498, (4) : la « cappelletta al giogo dell’ Ascensione » ( Giovi ), ricordata dal Giustiniani a principio del 1500 (5) : la chiesa, oggi parrocchia, di Pietraiavezzara, di cui si hanno memorie nel secolo stesso. La festa dell’Ascensione si celebrava con particolare solennità in varie altre chiese. In quella di S. Andrea in Genova,^ vi era indulgenza plenaria concessa da Paolo IV, 18 aprile 1558, pei chiunque confessato visitasse detta chiesa nel giorno dell’Ascensione, recitando il Pater ed Ave. — A S. Leonardo di Carignano nel 1570 vi era indulgenza plenaria con amplissimo giubileo per chi visitasse la chiesa nella stessa festa pregando secondo il solito (6). Alla festa religiosa si accompagnarono talora, specialmente nelle campagne, baldorie e disordini, forse gli stessi a cui allude il sinodo del 1375 riportato testé. Un decreto dogale, 1538 comandava « che nessuno osi nè presuma andare stare conversare nè ballare in lo loco dove si ha da far la festa della Ascensione nel loco di Borzoli e ville circonvicine con arme archibusi balestre nè (1) Arch. Arciv., Mia. et., p. XIV. _ (2) Wernz, lus Decretalium, T. IV, n. 544: Beerei. Greg. IX, L. U, tit. IX, c. IV, De Feriis: Beer. Grat.. II, c. XXXIII, q. 4, c. 8, 10-11. (3) Banchero. Buomo, p. 154. (4) Not. Baldassare de Coronato, filza III, Arch. Arciv., an. 1498, 11 apr. (5) Giustiniani, Annali, Voi. I, p. 54. (6) Arch. Arciv., Indulgenze, Busta I. FESTE DEL SIGNORE 59 rudelle, e se alcuno se troverà con dette arme proibite in detta testa e circumstantie per spacio di mezo miglio caderà in pena de doi tratti di corda ». Il decreto veniva proclamato dal cintraco a Rivarolo, Sestri, Cornigliano e Sampierdarena il 29 maggio 1538 (1). Pentecoste. — La festa della Pentecoste, che chiude il ciclo delle feste pasquali, è una delle principali e più antiche solennità della chiesa universale. Caratteristica di questa festa era anticamente la solenne collazione del battesimo, che aveva luogo la vigilia, e che dava a questa una certa analogia colla Pasqua (2). A questo accenna il Capitolare dell’ 856 sopracitato, che pone tra le leste da osservarsi di precetto il sabatum sanctum pentecosten (3). La cerimonia si svolgeva non più in S. Lorenzo come a Pasqua, ma in S. M. di Castello, come apparisce dalla bolla d’Innocenzo II del 1137 già ricordata, e da quella di Celestino III del 15 aprile 1193, in cui il pontefice dichiara che ivi in sabato pentecostes baptismi ministerium ex antiqua institutione et consuetudine in civitate lanue tantummodo celebratur, e concede dieci giorni d’indulgenza a chi visiterà la chiesa stessa dalla vigilia a tutta l’ottava di Pentecoste (4). Ancora oggidì resta una traccia di quella cerimonia a S. M. di Castello, nel fatto che ivi si reca processionalmente il Capitolo metropolitano a benedire il fonte. La liturgia della Pentecoste nel Collettario metropolitano ha quattro orazioni per la festa, una per la vigilia ed una per ciascuno dei giorni dell’ ottava, tutte ricavate dal Gregoriano (5). La quarta del giorno della festa Concede quesumus... ut fontem vite sitiamus, si cantava secondo il Gregoriano dopo il salmo Quemadmodum desiderat cervus, al fonte; e così pure la seconda e la terza, che nel Gregoriano seguono immediatamente la quarta. Lo stesso si usava probabilmente a Genova. Quanto fosse popolare la divozione dei genovesi per questa festa lo dimostra il gran numero di chiese in cui era concessa l’indulgenza. Eccone alcune: S. Silvestro, Ind. plenaria concessa da Giulio III, 16 magg. 1553, a chi contrito e confessato visiterà la chiesa dai primi vespri della domenica di Pentecoste al tramonto: (1) ASLS., Voi. XXXIV, p. XLIl. (2) V. Martene, Op. c., IV, 28, p. 541 seg. ; Kellner, Op. c., p. 107 seg. (3) Vedi Capo I. (4) Vigna, Illustrazione slorica di S. M. di Castello, p. 471 ; Desimoni, Regesti, p. 82. (5) Muratori, L. R. V., T. II, col. 88 - 90. 6o S. Andrea, indulgenza c. s. concessa 12 magg. 1556 : S. M. della Pace, indulgenza c. s. 12 magg. 1564: S. Spirito, indulgenza c.s. concessa da Clemente Vili, 14 nov. 1596, nella 1H e 2a lesta di Pentecoste : la stessa indulgenza negli stessi giorni è concessa il 24 magg. 1597 per la chiesa di S. Pietro in Banchi : Pio IV, 15 magg. 1564, concedeva indulgenza c.s., per la 2a lesta di Pentecoste nella chiesa delle monache di S. Nicolosio di Castelletto. nel 1563, 23 maggio, indulgenza c.s. nella chiesa di S. Rocco di Granarolo per la 3a festa : 1567, 12 magg., Pio V, ind. di 7 anni e 7 quarantene in S. Siro per la 3a festa : 1569, 20 magg., indulgenza c. s. in S. Andrea per la domenica di Pentecoste (1). Testimoni della divozione dei genovesi allo Spirito Santo sono pure le chiese ed altari a lui dedicati. La chiesa Sancii Spiritus de Bisanne è indicata già in atto del 1157, in cui dicesi edificata da certo Donusdei, probabilmente poco prima di Qu^' l’anno (2). In S. M. di Castello, di cui parlammo testé, e che dovea essere un centro di divozione allo Spirito Santo, troviamo nel 1282 una cappella dedicata allo stesso, e nel sec. XV vi troviamo la congregazione dello Spirito Santo con proprio oi storio (3). Il monastero dello Spirito Santo presso l’Acquaveide iu fondato dal principe Gio. Andrea Doria nel 1612. Una straordinaria solennità ebbe luogo la terza festa di Pentecoste dell’ anno 1520, cioè una solenne processione indetta dal Generale dei Frati Minori Francescani esecutore principale della fabbrica della basilica di S. Pietro in Roma ; al a quale processione furono invitati tutti gli Ordini religiosi de a città, il clero e il popolo, andando alla chiesa della SS. Annunziata del Vastato dove era concessa Γ indulgenza plenaria in forma di giubileo, e di là si ritornò in S. Lorenzo (4). Nei giorni di Pentecoste alla festa religiosa si aggiungevano anche festeggiamenti civili, celebre tra gli altri quello del e corse al pallio, istituito colle leggi dell’anno 1413, e che avea luogo non solo a Genova, ma anche in altri centri popolosi (5). Art. III. — SS. Trinità La festa della SS. Trinità, stabilita già nel secolo X a Liegi, sotto il vescovo Stefano (903-920), disapprovata a Roma sotto (1) Arch. Arciv., Indulgenze, Busta I. (2) Alizeri, Guida, Voi. Ili, p. 900: Documenti, N. III. (3) Vigna, Op. c., p. 207 e 245. (4) Not. Baldassare de Coronato, Filza I, 1520, 24 maggio, V. Arch. Arciv. (5) Delle corse al pallio che si facevano il giorno di Pentecoste, e di disordini avvelluti,'ci parla un atto del 1460, Not. Andrea de Cairo, Filza 18, f. 244. FESTE DEL SIGNORE 6 I i papi Leone IX ed Alessandro II ( + 1073 ), veniva poco dopo celebrata in diverse regioni, o nell’ ottava di Pentecoste ovvero nella domenica ultima dopo Pentecoste ; finché il papa Giovanni XXII prima del 1334 Γ estese a tutta la Chiesa (1). Genova 1’ aveva adottata prima di quest’ epoca, come risulta dal Collettario metropolitano, il quale ha precisamente dopo la domenica vigesima quinta dopo la Pentecoste la Dominica sancte Tvinitatis, coll’orazione odierna, che incontriamo già nel Gregoriano, codice ottoboniano del sec. XI, riportato dal Muratori (2). Per questa festa il colore liturgico dei paramenti sacri a Genova pare che fosse il rosso. Infatti, dall’ inventario della metropolitana dell’ anno 1386, già citato (3), risulta che quasi tutti i paramenti propri dell’altare della SS. Trinità erano di questo colore. Dopo 1’ estensione della festa a tutta la chiesa, ordinata da Giovanni XXII come dicemmo sopra, a Genova si sviluppò assai il culto verso l’augusto mistero, come dimostrano le molte cappelle ed altari eretti in suo onore. Percivalle Grillo + nel 1340, istituiva una cappellania all’ altare della SS. Trinità nella chiesa delle Vigne (4). — Nel 1369,5 marzo, Salvagia Arpe fondava un 'altra cappella della SS. Trinità, con relativo reddito pel cappellano, nella chiesa di S. Andrea della Porta. — Contemporaneamente il canonico Papiniano Fieschi fondava la cappella della Trinità nella metropolitana, cappella ricordata nell’inventario del 1386; ed il canonico Lanfranco Ottone, il 3 die. 1390, ne fondava altra analoga in S. M. di Castello (5). — Pochi anni appresso incontriamo la cappella della Trinità in S. Domenico, dotata di lire 400 da Bartolomeo di Promontorio, ed altra ne troviamo in S. Francesco della Chiappetta presso Bolzaneto, fondata da Onorato Rossi da Voltri. — Una chiesuola od oratorio della SS. Trinità sorse pure nel 1410 nella contrada dell’Acquasola in Genova, per opera del celebre Bartolomeo Bosco fondatore dell’ ospedale, il quale la cedè tosto ai monaci olivetani di S. Gerolamo di Quarto (6). — A Lavagna esisteva una casaccia di disciplinanti della SS. Trinità, (1) Haiìmer, Eistoire du Bréviaire, Paris 1905, T. II, p. 60. (2) Muratori, L. R.V., T. II, 381. (3) Vedi Capo III e Documenti N. V. (4) Arch. N. S. delle Vigne, Cappelle. (5) Vigna, Op. e., p. 207. (6) Not. Gio. de Pineta, Filza I, f. 131, Arch. di St. 62 CAPO VI ricordata già nel 1461 (1). — Nel monastero di S. Tomaso in Genova pure vigeva il culto alla SS. Trinità, e nel 1466, 5 maggio, suor Speciosa Spinola di detto monastero ordinava a Giovanni di Montorfano un’ancona colla SS. Trinità e vari santi, da consegnarsi finita entro il mese di luglio (2). Così pure in molte altre chiese del genovesato la rinascente arte pittorica andava moltiplicando le immagini della SS. Trinità come sappiamo dalla storia dell’ arte genovese. La festa della Trinità si celebrava con particolare solennità nella chiesa di S. Benedetto di Fassolo, dai padri Trinitarii, introdottivi della pia Zenobia del Carretto e da suo figlio principe Gio. Andrea Doria fin dal sec. XVI. Per quella chiesa Cesare ed Alessandro Semino dipingevano la bella ancona coi SS. Rocco e Maddalena in adorazione della SS. Trinità. In seguito al bombardamento di Genova latto dall’armata di Luigi XIV nel 1684, e cessato nel giorno della SS. Trinità, il Senato riconoscente a Dio per la liberazione dall’ immane sciagura decretava di solennizzare questa festa nella chiesa dellAlbeigo dei poveri, dove esso si era rifugiato per ripararsi dal bombardamento. Ecco la deliberazione presa in proposito: « Li Ecc.mi Rainero Grimaldo e Gio. Carlo Brignole in essecuzione de comandamenti di VV. SS. Ser.1™3 hanno considerato ciò che si potesse fare a gloria di Dio et in ricognitione della gratia ricevuta da N. S. con la partenza dell annata francese la quale per 10 giorni continui incessantemente notte e dì ha travagliata la città, incendiato il Palazzo pubblico e demoliti molti edificii di essa, sono venuti in sentimento di proponere a VV. SS. come in appresso cioè: Elegere et aggiongere a suoi S. Prottetori il Venerabile S. Giuseppe, ecc., e secondariamente, essendo seguita la partenza della detta armata nel giorno della SS. Trinità loderebbero che il Duce e Ser.mi Collegi dovessero in avvenire portarsi colegialmente all’Albergo dove hanno havuto il loro ritiro et alloggio per farvi capella sentire la messa solennemente cantata e farvi la SS. Comunione procurando per il detto giorno da sua Santità Γ indulgenza plenaria » (3). La proposta fu approvata in Senato il 3 agosto 1604. La S. Comunione si praticò fino al 1714, in cui fu soppressa insieme (1) ASLS., Voi. XXXIX, p. 768. (2) Alizehi, Notizie dei Professori del disegno in Liguria dalle origini al sec. XVI, Voi. 1, p. 278. (3) Iurisdictionalium, filza 118-1189, Arch. di St. FESTE DEL SIGNORE 63 con quella del giorno dell’Assunta, rimanendo in vigore solo quelle del Natale e di Pasqua. Art. IV. — Corpus Domini Jl Mistero eucaristico formò sempre il centro principale del culto sacro e della liturgia: però come osserva il Muratori, fu specialmente dopo l’eresia di Berengario che quel culto prese uno sviluppo al tutto straordinario. Quindi sorse la festa del Corpus Domini, la pubblica Esposizione e la Benedizione col SS. fuori della messa, e le Processioni fuori delle chiese (1). La festa del Corpus Domini, inaugurata a Liegi nel 1246, fu stabilita per tutta la chiesa da Urbano IV nel 1264; ma, trascurata per alcun tempo, veniva poi rimessa in onore da Clemente V nel 1311 e da Giovanni XXII nel 1316 (2). S. Tomaso ne compose 1’ ufficio, opera impareggiabile di pietà e dottrina. A Genova troviamo, ed è la prima traccia della festa, 1’ orazione di questo uffizio col titolo : De eucaristia sive de corpore domini nostri Ihesu Xnspti, nel Collettario metropolitano, contenuta nel testo originale, benché rilegata tra le orazioni commemorative alla fine dell’ anno liturgico. Quindi essa rimonta agli anni 1313-1321, cioè poco dopo la disposizione di Clemente V nel Concilio di Vienna del 1311. L’intero uffizio del Corpus Domini si recitava a Genova e lo troviamo nell’ inventario della chiesa di S. Stefano del 1327, Duos quaternos de officio Corporis Xrispti: e aliud quater’num de corpore Xnspti ad legendum in nocte (3). Da un’ altro documento dello stesso anno 1327, risulta che la festa aveva allora già grande sviluppo, poiché in essa si avevano rilevanti distribuzioni nella metropolitana, assegnate non solo ai canonici ed ai cappellani, ma ancora al portinaio. Ecco il documento, preso dal libro della Masseria: Exitus Ecclesie lanuensis, lunii ; Dominis pro pietancia Eucaristie Domini cum vino et suncatis, lib. 2, sol. 1: Item capellanis pro eadem, lib. I, sol. 2; Item portherio pro eadem, den. 3 (4). Erano pari alle distribuzioni della Circoncisione ed Epifania. Così pure nel 1330 troviamo: Dominis in festo Eucharistie prò vino et suncatis, sol. 6. Manca (1) Muratori, De rebus liturgicis dissertatio, in L. R.V, I, 284. (2) Kei.lneh, Op. c., pag. 113 seg.; Batiffol, Histaire du Bréviaire, p. 251. (3) Not. Benedetto Vivaldi, 10 nov. 1327, Ardi, di St. (4) Arch. Capit,, 1. c. — K la prima volta che s'incontra la festa, mancando essa nei registri anteriori, del 1316-1326. 64 CAPO VI invece la festa in vari registri degli anni successivi. Il che peiò non vuol dire che la festa non si facesse, poiché anzi in quell epoca abbiamo documenti sulla processione che in essa si piaticava, come diremo tosto. . . . La Processione del Corpus Domini non fu istituita insieme colla festa, ma sorse più tardi, ed è molto vario il tempo e a sua introduzione nelle diverse diocesi e paesi, come nota il Kellner (1). A Colonia fu prescritta per le parrocchie nel 1308, e fu pi aticata prima del 1279 dal capitolo di S. Gereone : a Worms la pnma processione fu tenuta nel 1315, ad Aquisgrana nel 13 , a re^”1 fu istituita nel 1338, Utrecht nel 1347, Praga nel ( )* a lano nel 1336 (3). T A Genova pure si usava intorno a quest’epoca. Il ymsti , parlando del doge Simon Boccanegra, (1339-1344), scrive che egli . era molto pronto e molto affezionato in le cose Pert*°e"Ì' * religione cristiana. E si dice che in la processione e p Domini accompagnava quel Santissimo Sacrameli o, c proprie mani portava la fiaccola accesa » ( ). e diritto penano di S. Gio. Evangelista della pieve di Rapallo avea d.ntto a ricevere dall'arciprete ceriolum seu brandonum de «ra quand Corpus Christi levabitur (5), il che non può intendersi Per D s”del 1375 non parla della processione del Comes Domini mentre parla invece di tutte le altre processimi che aveano 'luogo nelle principali solennità ed alle qua^i °J^i riero d’intervenire. Il che dimostra che allo < · obbligatorio l'intervento del clero della città alla detta-P™^ g ssi “ *X Π citato sinodo, sappiamo che nella metropolitana pei la Pr0“* sione del Corpus Domini il Santissimo era poi tato enro nreziosa e grande urna d'argento dorato con perle e pietre pre ziose in forma di ostensorio di quei tempi, così descritto (1) Op. c., P- 116. — Muratori, 1. c., 284. (2) Kellner, Ivi, p. 116. (3) Muratori, Ivi, 285. (4) Annali di Genova, Voi. Il, p. 73. (5) ASLS., Voi. XXXIX, P- 498. (6) Mabilixjn, Mus. iteti., Ί. H> P- àlà· I inventario del 1386: Tabernaculum magnum de cristallo cum pede argenteo deaurato munitum argento desuper et circumquaque cum lapidibus et perlis, in quo defertur processionaliter corpus domini n.ri lhesu Xrispti (1). Quest’urna veniva poi sostituita dall’attuale cassa d’argento fatta costrurre dai Padri del Comune nel 1553, secondo la deliberazione che la voleva fornita « d’ogni bellezza e da stare al paragone di qualsivoglia altra » ; e tale riuscì davvero. Le vie dove passava la processione si adornavano di arazzi, rami e fiori, a spese del Comune e dei privati. Nei cartulari della Masseria, dell’ anno 1412, son notate le somme date « al fanciullo che portò rami di rovere, di mirto, e per fiori di ginestra (galletti) per spargersi nelle strade in cui passò la Processione di Nostro Signore » (2). Numerosi sono i proclami che invitavano i cittadini a provvedere in proposito. Riportiamo quello del 1591 : « Dovendosi Giovedì prossimo fare la Processione secondo il solito, e desiderando il Duce e Governatori..... che si honori e riverisca quanto più si può tal Processione..... hanno risoluto di esortare et ammonire..... qualunque persona ad ornare con apparati le strade dove suol passare detta Processione dalle case e bottege di ognuno rispettivamente, se non quanto si conviene almeno quanto si può, facendole etiandio mondare e nettare diligentemente, acciò che si rinnovi quel segno di riverenza et honore che è dovuto..... Si proibisce poi il sparare mentre si farà detta Processione masculi, archibuggi, smerigli, o altra qualità d’instro-menti di polveri cossi sulle piazze et strade come dentro alle case e da finestre, terazze o tetti..... Si eccettuano però le navi, galee ed altri vascelli che si troveranno al molo et etiandio l’istesso molo dove si suole pubblicamente sparare. — Di Palazzo, 12 Giugno 1591 » (3). Le autorità civili intervenivano al solenne corteo, e il citato annalista loda il doge Barnaba Guano (1415) che « in la celebrità del Corpus Domini portava le aste del palio (baldacchino) e la fiaccola accesa con la propria mano, cosa che non avevano fatto i Duci piecedenti da cinquanta anni addietro » (4). Per la stessa opera, nel 1416 il doge e gli anziani eleggevano secondo una lunga e salutare consuetudine ventiquattro antiquos et probos cives (5) (1) Documenti, N. V. (2) Arch. di Stato, Genova, Masserie. (3) Ivi, Guide e Proclami, Mazzo I. (4) Giustiniani, Annali, Voi. Il, p. 274. (5) Arch. di Stato, Diversorum, Voi. X. 5 66 mentre che dodici altri cittadini in divisa, muniti delle rispettive torcie, seguivano i Padri del Comune (1). Ecco alcune particolarità sulla processione che avea luogo in S. Maria delle Grazie, a metà del sec. XVI, descritteci dal P. Tacchi-Venturi : « In Genova nel 1558, ed è questo l'esempio più antico venutoci sin qui veduto, tenendosi la solenne processione del Corpo di N. S., i gesuiti di S. M. delle Grazie, dove allora tene\ano le scuole, fanno onorare dai loro alunni il divin Sacramento in una nuova maniera non per anco in uso in quella città. All addobbo esteriore delle pareti del collegio accrescono graziosa varietà con eleganti cartelli, che portano scritti a lettere cubitali detti e sentenze intorno al mistero eucaristico o ad esso allusivi, ορροί tunamente trascelti dai libri del vecchio e nuovo Testamento. Poi allorquando il SS. la sosta nei tre altari alzati per 1 occasione lungo la via, traggono innanzi alquanti alunni delle scuole a recitare carmi in volgare, dettati appositamente per essi in dichiarazione dei sacri testi esposti alla pubblica vista ». E prosegue poi dicendo che 1’ esempio di Genova fu tosto imitato a Messina e si sviluppò d’ avvantaggio in Sicilia (2). I Diarii sacri del sec. XVII descrivono così la processione : « Festa solennissima del Corpus Domini. In questo giorno si fa Processione generale di tutto il clero Secolare e Regolare intervenendovi Monsignor Arcivescovo apparato pontificalmente, il Clero della Metropolitana, quello delle Vigne, di Carignano e li Parrochi e tutti li Preti della città vestiti in bellissimi et splendidi e ricchi abiti sacri. Il Santissimo Sacramento viene seguitato dal Serenissimo Principe, che altamente si pregia et onora di (1) Statuti dei Padri del Comune, dell’anno 1459, capo XXV, De portandis i2 cereis in festo gloriosissimi Corporis Christi: Item statuimus et ordinamus quod singulis annis eligantur in festo gloriosissimi Corporis Christi per Illustrem dominum regium in lamia Gubernatorem et magnificum Consilium dominorum anti-anorumsive per dominos Pati-es Comunis duodecim cives servatis « - -w. FESTE DEL SIGNORE 69 L’Adorazione delle Quarant’ ore. — E’ questa una fra le più caratteristiche pratiche del culto eucaristico, e dobbiamo perciò farne un cenno. Le prime traccie di essa s’incontrano in alcuni documenti dei sec. XIII - XIV, i quali parlano d’ una pia veglia dinanzi al Sepolcro del giovedì e venerdì santo, praticata dalle confraternite dei disciplinanti, come da quelli di S. Silvestro di Zara in Dalmazia, ricordati in atti del 1270 e 1380 (1). Questa adorazione del giovedì e venerdì santo era la più comune ; non mancavano però altre forme, come l’adorazione riparatrice praticata nei giorni di carnevale, l’adorazione che si faceva in alcuni giorni più solenni dell’ anno, ovvero in occasione di pubbliche calamità. Così a Milano nel 1527 praticavasi l’adorazione nei giorni di Natale, Pasqua, Pentecoste e Assunzione, inculcata dal pio sacerdote Giuseppe Antonio Bellotti in occasione della guerra che allora affliggeva la città. Questa adorazione si diffuse dal duomo a tutte le chiese della metropoli lombarda. Però essa si faceva in forma piuttosto dimessa ; il Sacramento non si esponeva svelatamente alla pubblica venerazione, ma solo si portava dalla sacristia o da altro luogo riposto in cui solevasi in quei tempi conservare, all’ altare, dove si lasciava fino ad orazione compiuta, senza quello sfarzo di lumi, ricchezza di apparati e solennità di forme che abbiamo oggidì. A questa si venne poco dopo 1’ epoca indicata, e ne furono promotori parecchi uomini insigni, tra cui S. Antonio M. Zaccaria ed altri dell’ ordine dei Barnabiti, come pure i Cappuccini, primo fra tutti frà Giuseppe da Fermo (Gallarate), il quale è considerato come il fondatore delle Quarant’ ore solenni, avendole stabilite in Milano nel 1537 e diffuse poi in altre città dell’ alta Italia, in Toscana e nell’ Umbria. La bolla di Pio IV, del 17 nov. 1560, diede poi la solenne sanzione all’ istituzione delle Quarant’ ore. Notiamo che in molti luoghi, invece dell’ adorazione per 40 ore continue di giorno e di notte, si usò farla solo durante il giorno, come si usa da noi, dividendola in tre giorni. A Genova abbiamo traccie dell’ adorazione delle quarant’ ore nei documenti del 1496 ed altri sopra citati, che ci ricordano (1) In sero Coenae Domini ante publicam supplicationem XL horarum, scilicet ante januam parvulae ecclesiae S. Silvestri societatis Yeì'beratoruni eie. Cf. Thurstox, Origin ofthe Quarant’ ore, in Lent and Holy Weeh, cap. 111, p. 125; Moroni, Dizionario, ad verbum, p. 114: Tacchi-Venturi, O. c., p. 199. — L'Orazione delle XL ore e il B. Antonmaria Zaccaria, ecc., del Card. Graniello, ma edito anonimo, p. 3 seg. — Bugatti, Processo apostolico per le virtù del B. Antonmaria. — Bibl. ambros., Carteggio di S. Carlo, F. 148, inf. f. 487. 70 CAPO VII l’adorazione dei disciplinanti innanzi al Sepolcro del giovedì e venerdì santo. Ma anche le vere Quarant’ ore nella forma definitiva e solenne che hanno oggidì ci sono ricordate in un documento del 1559, 23 maggio, in cui Mons. Falceta Vicario Arcivescovile approva i conti presentati dal priore e deputati alla divozione sanctissime orationis vulgo nuncupate dele quaranta hore, loda il loro operato e li esorta a proseguire nell’ uffizio (1). Dopo che Clemente Vili, colla bolla Graves et diuturnae, del 25 nov. 1592, istituì per Roma le Quarantore continuate tutto 1 anno succedendosi per turno dall’ una all’ altra chiesa, anche Genova accolse questa pratica sì devota ; ed è per questo probabilmente che l’Accinelli fissa erroneamente al 1593 la data dell’ istituzione delle Quarantore in Genova (2). Gli Statuti della Congregazione, dell’ anno 1573, colle aggiunte del 1574, 1593 ed altre, sono riportati dal Persoglio nell' opuscolo citato, capo III. Nei Sinodi citati (p. 293-4) si possono vedere le disposizioni date da Mons. Bossio Visitatore Apostolico, nel 1582. CAPO VII. Feste di Maria SS. Origini del culto Mariano. — Benché (\'d venerazione e l’amore dei cristiani verso l’augusta Madre di Dio sia antico quanto il cristianesimo stesso, però di un vero culto pubblico a Lei tributato non troviamo traccie prima della fine del sec. e principio del IV (3). Le prime chiese a Lei dedicate di cui ci resta memoria sono la basilica di S. Maria Antiqua a Roma, innalzata nella prima metà del sec. IV, forse per opera di Papa Silvestro, e, pochi anni dopo, quella di S. Maria in Trastevere, edificata da Papa Giulio ( + 352 ). Nell’ epoca stessa l’iconografia mariana si diffondeva in mezzo ai cristiani; e le lodi e le orazioni dei Padri d’allora, (1) Not. Giustiniano Roccatagliata, Filza 1558-9, Arch. Arciv. (2) Cf. Persoglio, Memorie storiche sulla divozione delle Quarantore, Genova 1893(3Γκ^ηετγι, Il culto della Vergine Madre attraverso i secoli, Savona, Ricci, 1916; Thurston, Devot'on to thè blessed Virgin Mary, in The Cath. Encyclopedia,191,, XV p 459 seg ; Lucius, Les origines du culte des Saints, Paria 1908, 569 seg. Belssel Geschichte des Verehrung Marias in Deulschland icarend des Mittelalters, Freiburg 1909; Armellini, Notizie stor. intorno all'antichità del culto di Maria Vergine, Roma 1887. FESTE DI MARIA SS. S. Efrem, S. Ambrogio, S. Agostino, S. Gerolamo, S. Atanasio, S. Gio. Grisostomo, S. Epifanio ed altri, che inneggiavano a Maria elevata all’ineffabile dignità di Madre di Dio, contribuirono più d’ogni altro ad eccitare nel popolo la divozione verso di Lei (1). Grande impulso ebbe questa divozione dal concilio di Efeso dell’ anno 431, nel quale fu condannata 1’ eresia nestoriana, che negava la divina maternità di Maria asserendo che il figlio nato di Lei non era persona divina, ma un semplice uomo in cui abitava la divinità, e fu definito che Maria è vera Madre di Dio, Theotocos, proclamando così non solo il più grande ■ dei privilegi di Lei, ma il principio e il compendio di tutte le sue grandezze. Tutto il mondo cattolico accolse con plauso la definizione del concilio, e d’allora si ebbe un grande risveglio nella divozione a Maria, sicché non solo si moltiplicarono le preghiere e gli omaggi, ma anche gran numero di chiese si andarono ovunque innalzando al suo nome, come la basilica Liberiana ricostruita sull’Esquilino da Papa Sisto III (432-440); quella eretta dall’imperatrice Pulcheria (+ 453) a Costantinopoli, dall’imperatore Zenone sul monte Garizim e a Cysicum, da Giovanni Silenziario a Nicopoli, da Giustiniano in vari luoghi, ed altre molte erette nella Gallia, nella Spagna, nella bassa Germania e in Italia (2). Quindi è a ritenere che anche fra noi si siano allora innalzate, primizie del culto mariano, non poche delle chiese dedicate a Maria ; chiese che troviamo solo più tardi nei documenti, ma che pure sono certamente antichissime. Tra queste primeggiano le pievi, che come ho accennato altrove, si fanno generalmente rimontare ai secoli IV - V, cioè ai primi secoli dopo la pace di Costantino. Ora, delle 23 pievi che conta la diocesi genovese, nove furono dedicate a Maria SS., cioè Bargagli, Borgofornari, Camogli, Ceranesi, Gavi, Rivarolo, Serra, Voltaggio e Voltri (ora Palmaro), benché quella di Gavi siasi più tardi trasferita nella chiesa di S. Giacomo, attesa la decrepitezza dell’ antica pieve di S. Maria. A queste chiese principali e più antiche, fanno seguito altre chiese pure dedicate a Maria, che sono assai numerose nel geno-vesato, e di cui molte sono antichissime e forse di poco posteriori alle suddette pievi, come si disse altrove. Ciò, per quanto riguarda il culto di Maria nelle campagne, in città poi, dove questo culto non fu certo meno antico, si (1) Marucchi, IL culto dell' aulica chiesa per la Vergine Maria, in Arte Cristiana, 1913; Wilpert, Le, pitture delle Catacombe, 1, 187; Righetti, l. c. (2) Righettf, Op. c. ; Grisar, Roma alla fine del mondo antico, p. 195; Locius, Op. c.; Hubner, Inscript. Htsp. Christ.; Beissel, Op. c. ; S. Gregorii, Dial., 1,9, 12. 72 CAPO VII dovettero pure innalzare fino dalla più alta antichità altari e templi in onore della Vergine Madre di Dio. I documenti in materia pur troppo ci mancano ; ma in loro luogo la tradizione ci addita come antichissime alcune chiese. Quella di S. Maria di Castello, certo una delle più antiche di Genova, e che condivise un tempo con S. Siro e S. Lorenzo P onore della cattedralità, secondo il Perasso sarebbe anteriore al secolo VI, il Muzio la fa rimontare a molti secoli prima del mille, e il Vigna scrive di essa. «Pare a noi assai verosimile e fondata congettura che su quel colle medesimo il quale serviva agli abitanti di sicuro asilo dalle scorrerie dei barbari, abbiano i primi neofiti genovesi eretta, subito che il poterono, la loro chiesuola, in cui raccogliersi ad ascoltare le lezioni del Vangelo e partecipare ai divini misteri » (1). Altra chiesa fra le più antiche di Genova, secondo una tradizione raccolta dai nostri storici, è la chiesa di S. Malia del e Vigne. Alcuni la vorrebbero fondata verso Γ anno 560, altri dopo il saccheggio di Rotari del 641 ; è certo che quella innalzata dai Carmandino nel 980 fu una ricostruzione di altra più antica. Una prova della sua antichità è la festa che in essa celebratasi di S. Maria ad Martyres, il 13 maggio ; festa istituita da Bonifacio IV (609-610) e soppressa, o meglio convertita nella lesa d’ Ognissanti del 1° novembre, da Gregorio IV (827-844 ), della quale già parlammo al capo I. . Vorrei qui poter annoverare fra le antiche tiaccie del mariano in Liguria le imagini che sono credute da molti bizantine o greche, come quella che si venera nella chiesa di a. m. delle Vigne, quella di N. S. delle Grazie al Molo quella del Monte in Bisagno, ed altre. Ma pur troppo 1’ antichità e la prov-venienza attribuita a quelle imagini non è appoggia vaghe e incerte tradizioni, senza documenti di sorta {/). Passiamo a dire delle feste mariane. Annunciazione. - La prima festa che si celebrò dalla Chiesa in onore di Maria SS. pare sia stata una festa generica in om della sua Maternità divina, solennitas dominicae matns, come e rn Vigna, Illustrazione storica della chiesa di S. M. di Castello, p. 21· 2 ά B—, Due date relative a Nostra Signora delle “ « Z^ustico, T. XV,U; R—, atta di Genova, 1665, pp. 385; Pitto, La Ltguna storica Mie Grazie in Genova; Cervetto, Il santuario di N. S. del Monte oh.a ’ ^Zrtazione del santuario dell’Acqua Santa: NN, It santuano d, N. S. Incorona in Polcevera, Sampierdareua 1907. feste di maria ss. chiamata ancora nel concilio di Toledo del 656 (1). La sua data variava da chiesa a chiesa : nella Spagna si celebrava ai 18 dicembre, nelle Gallie in gennaio, a Roma ai 25 marzo (2). A questa festa primitiva successe quella dell’Annunciazione, il cui oggetto è appunto la divina maternità di Maria, ossia l’Incarnazione del Verbo in Lei. L’Annunciazione pare che si celebrasse già in Oriente nel sec. IV nella basilica detta appunto dell’Annunciazione eretta da S. Elena a Nazaret, e nella grotta della Natività a Betlemme (3). Basilio di Seleucia ( sec. V ) ha un sermone per questa festa ; il Rotulo di Ravenna pure del sec. V ha numerose orazioni riguardanti il mistero dell’ annunciazione (4). A Pavia si crede ne istituisse la processione il vescovo Paolo nel sec. VI ; ed un capituiare probabilmente pure di Pavia del sec. VII - Vili ha. la messa In processione S. Marie col vangelo Missus est, che non può essere altro che la messa dell’ Annunziata (5). Il messale di Bobbio ha nella messa In Sancte Marie sollennitate le stesse orazioni usate dal Gelasiano e dai libri ambrosiani per 1’ Annunciazione, orazioni che si aggirano tutte intorno all’ incarnazione del Verbo, oggetto dell’ annunzio di Gabriele a Maria SS. Di questa festa, che pure era molto diffusa nella chiesa nel sec. VII, non sappiamo nulla di particolare riguardo alla Liguria prima del mille. Essa manca nel catalogo delle feste di precetto dell’ anno 856 vigente fra noi, come vedemmo al capo I. Forse non era di precetto nel foro esterno, come accadeva altrove (6). Dopo il mille essa apparisce nei documenti genovesi come una delle principali feste mariane. Nel 1133 è indicata tra le solennità in cui Γ Arcivescovo indossa il pallio; nel 1143 è tra le feste in cui nella metropolitana si facevano dai fedeli grandi offerte che venivano distribuite fra 1’ Arcivescovo ed il Capitolo. Essendo essa festa di precetto per tutta la chiesa, si trova in tutti gli elenchi festali genovesi dal sec. XIII al XVIII, come dicemmo altrove. (1) Mansi, Conc. T. XI, 33. (2) Greg Tur., De Glor. Mari., L.I, c. 9, Migne, T. 81, 713; Morin, Messager des Fideles, RB. 1888, p. 344; Thomassin, Traile des fé te s de I' Èghse, p. 64 ; Ferotin, Lib. Ordin., 492. Baumstark, Ròm, Quartalsch. 1897, p. 55 seg. ; Cabuol, Assomption. in Dict. d’Archeol., T. I. 2999. (3) Cabrol, Fé te de Γ Annoncialion, in Dict. cit., T. I, c. 2245-7. (4) Migne, P. G., T. 85, c. 426. — Il rotolo epistografico del principe Antonio Pio di Savoia, in Archiv. Stor. Lomb., 1884. p. 1 seg. (5) Ughelli, Italia Sacra, T. I, P. 1081 ; Morin, Un Systèrne inédit de lectures liturgiques, ecc., in Rev. Ben., 1903, p. 383. (6) Kellner, Eortologia, p. 208. 74 La festa liturgica è in tutti i codici più antichi. Il Collettario metrop. ha per essa l’orazione Deus qui de beatae, che si usa tutt’ ora, presa dal Gregoriano. Per le particolari distribuzioni corali in metropolitana ai vespri e alla messa solenne nei sec. e segg., vedi Documenti η. IV (1). Nei secoli XV e seguenti un risveglio del culto all Annunziata si manifesta nelle numerose imagini eseguite da artisti genovesi e stranieri, e nelle chiese erette in suo onoie, come l’Annunziata di Sturla fond. 1434, quella di Portoria 1488, quella del Vastato ricostrutta e intitolata all’ Annunziata nel 153/,, il convento dell’Annunziata dei Minori francescani a Levanto ' , e quello delle Turchine in Genova 1604. Una cappella dell Annunziata dicesi esistesse dove si fabbricò poi nel 1262 la chiesa di N. S. del Carmine in Genova, e in memoria di quella si sarebbe dedicata nella nuova chiesa una cappella a quel mistero. In tutte queste chiese ed in altre si celebrava con pai tico-lare solennità e concorso di popolo, la lesta dell’Annunziata, come notano i diari religiosi del sec. XVII, e come dimostrano anche le molte indulgenze concesse per questa testa alle varie chiese. Così Giulio III, nel 1553, 22 marzo, concedeva indulgenza plenaria a chi visitasse in tal giorno la chiesa delle monac e di S. Silvestro ; e poco dopo S. Pio V concede\^a la stessa indulgenza per la chiesa della SS. Annunziata del Vastato, come già nel 1504 Giulio II 1’ avea concessa per 1’ ospedale reductum nuncupatum (2). Ma il fatto più saliente nella storia di questa festa è la solenne consacrazione di Genova a Maria, fatta dalla Repubblica il giorno dell’ Annunciata dal 1637 (3). Ecco come racconta quell’ avvenimento l’annalista Schiaffino: « Il Consiglio Magg., in Genova decretò che si facesse libero dono a Maria Vergine Madre di Dio della Republica, e del suo Stato tutto, volendo da Lei riconoscere la sua amministrazione in riconoscimento del beneficio, per sua intercessione ricevuto (1) Giova ricordare che dall’ Annunciazione, 25 marzo, cominciava l’anno genovese come pure si usava a Pisa, Lucca, Siena ed in altre città ; anno dominicae Incarnationis... computandolo nove mesi prima del 25dicembre; Dominicae Nativitatis (Desimoni, Annali cit, ρ· 12; Cantù, St. Univ., Cronologia, p. 26). (2) Arch. Arciv., Indulgenze. 1553, 22 marzo, 1591, 20 marzo, 1504... (3) Intorno a quella hella e solenne cerimonia vedasi In splendida monografia Maria SS. nei fosti della ligure storia, raccolta di scritti offerta a S. E. Mons. Lodovico Mai eli. Gavotti, Arcivescovo di Genova in occasione del suo ingreeso in Diocesi il 7 marzo 191 . FESTE DI MARIA SS. 75 dal Benedetto Iddio in restar illesa nelle turbolenze della guerra passata, per la preservazione dalla peste e dalla penuria della fame; e volendo che se ne facessero quelle notorie manifestazioni che conveniva, perchè i Popoli sudditi ne avessero sentore, ne rimesse il modo, il tempo e Γ esecuzione a Collegi che impetrarono dal Pont. Urbano sotto il 21 Feb.° una Indulg. Plenaria generale a tutto il Dominio, da acquistarsi con visitare una Chiesa per una volta tanto, nominata dagli ordinarij de luoghi sotto le forme solite, il dì deH’Annonciazione di Maria Vergine che corre i 25 Marzo, e volendo eglino che tale solennità si celebrasse, in quel giorno, la pubblicarono per tutto il Dominio ordinando ai Rettori delle Chiese, et a Capi de Monasteri de Regolari, che con solennità di pompa sacra, festassero quel giorno applicando i sacrificii delle Messe secondo la loro intenzione, et agli Officiali de luoghi, che facessero dimostrazioni di allegrezza sparando le Artiglierie de Forti, e nel di istesso, per decreto de 9. Marzo, vollero che sopra la Torre del reggio Palazzo Publico, sopra lo stendardo della Galera Capitana della Republica et altrove comparissero le Insegne publiche con 1’ Imagine della B. Vergine Protettrice, e con la Corona Regia, e non Ducale, come di prima, per dar Campo di qui al titolo Regio, che per disposizione commune la Repubblica deliberava d’ assumersi con l’esempio d’altri Prencipi, come posseditrice del Regno dell’ Isola di Corsica. « Si celebrò in Genova questa solennità nella Chiesa Cattedrale, nella quale cantò Messa il Cardinale Gio : Dom.co Spinola che si ritrovava alla Patria, alla presenza del Doge, e Collegi, nel tempo della quale esso Doge presentò la Corona fabricata in forma di Regio Diadema e le Chiavi della Città a nome della Republica a Maria Vergine consignandole in mano del Cardinale che le ripose sopra l’Altare, ove a mezz’ aria era collocata P Imagine della B. Vergine fra uu Coro di Angeli ; la Chiesa risuonava da per tutto di strane armonie, di strumenti, e canti musicali, era ella benissimo adobbata di panni preciosi di seta ed oro, e di vasi di puro argento ripieni di Fiori, che rendevano straordinaria vaghezza situati tra un numero infinito di lumi, et in essa Chiesa concorse in quel giorno gran moltitudine di Nobiltà, e di Popolo, per ricever l’Indulg., per venerare la Madre di Dio, e tratti dalla curiosità di così degno apparato : la sera poi si sentirono schioppi di Bombarde e si viddero luminare, e fuoghi di allegrezza, celebrandosi eziandio questo giorno solenne negli altri luoghi del Dominio con segni di divozione incredibile. 7^ CAPO VII * E perchè ancora per determinazione de Collegi si doveva in Genova Zeccare nuova Moneta con l’Insegna di Maria Vei gine in memoria di così divota et ossequente azione si cominciarono a vedere nel mese di Giugno Z. d’ Argento, ove da una parte lasciata la Croce con l’Inscrizione : Dux et Gubevnt. Reipubhce Genuen : dall’ altra togliendone Γ impronto del Cristo con 1 Inscrizione: Conradus Rom. Rex: vi era impressa l’Imagine di Maria Vergine coronata di Stelle, il scettro Reale con tali parole d’intorno Et rege eos. 1637 » (1). Leggiamo poi nei Cerimoniali del 1637: «Compì il sacro rito Giovanni Domenico Spinola cardinale di Santa Cecilia e disse l’orazione il Padre Squarciafico dei Cappuccini, oltre che eia stato ordinato al maestro di cappella che mettesse in musica alcuni nuovi mottetti e inni in lode della Vergine Santissima ». « Circa P apparato poi della chiesa ( così proseguono i Cerimoniali) fu dato ordine a due gentiluomini che ne avesseio cura e riuscì bellissimo poiché da cima a fondo la nave di mezzo era tutta parata di ricchissimi broccati e sopra i colonnati, vi era una quantità di vasi d’argento la cui valuta ascendeva a sessanta-mila scudi. Sopra 1’ altare grande vi era inalzato un nicchio tutto illuminato da bianchissimi doppieri accesi con dentro l’immagine della Madonna di rilievo col figlio in braccio, stava la statua della Madonna in atto di regnante a sedere, collo scettro in mano e la corona in testa » (2). « I Serenissimi Collegi (così leggesi in una memoria che conservasi nell’Archivio Provine, dei Cappuccini) elessero pei celebrare questo festivo trionfo la chiesa Cattedrale di S. Lorenzo, la quale fu tapezzata tutta di fiori e vecchi broccati, sopra dei quali si vedeva il muro che le colonne sostentano in filo, arricchiti di conconi e altri vasi d’argento, pieni di fiori finti e di cipressi verdi, quali mirabilmente accenna\^ano la grandezza e magnificenza dei Signori Genovesi. Si vede^a nel coro, in luogo eminente, collocata l’Immagine di Nostra Signora, fabbricata di legno e vivificata con i dovuti colon, che appariva bellissima e divotissima. Nel mezzo d’un arco baleno eh’ era sostentato da parco d’argento posto fra balaustre inargentati, due angeli con leggiadra maniera sostentavano sopra il capo di Nostra Signora una corona di 12 stelle formate di diamantini ; nel mezzo i quali vi si scoprivano diamanti grossi (1) Schiaffino, Annali, ad annum. (2) Monografia cit., p. 43. FESTE DI MARIA SS. 77 di valore di ducati mille Γ uno : vista che rendeva una maestà reggia e sublime, quale pur anco veniva accresciuta dall’ assistenza del Ser. Duce e Ecc. Senatori e Illustrissimi Procuratori e 111. Em. Card. Spinola, quale cantò la Messa con la corrispondenza di tutti i musici di Genova, compartiti in tre cori, uno dei quali stava sopra la porta della chiesa di dentro e gli altri due sopra i due organi. * Fornito che fu l’evangelio della Messa, il P. Francesco Maria da Genova lece un’ orazione in proposito della solennità, che gli riuscì con gusto universale degli udienti, che furono stimati al numero di trentamila persone. Conchiusa P orazione si cantò il Credo. Nell’ atto poi dell’ Ojfevtovio, il Ser. Duce dal suo luogo andò a portarsi sopra 1’ ultimo grado dell’ altare, e ivi dal maestro delle cerimonie gli fu posto in mano un gran bacile d’ argento o d’oro che fosse, in quale eravi una corona, un scettro, e alcune chiavi, e innalzando la faccia verso la devotissima Immagine nella nostra piissima Regina, le fece offerta di quelle, il che fu un darle la signoria, pieno possesso della città e stato, e accettarla per Regina peculiare di tutto il dominio genovese. < In quell’ atto dell offerta suonarono tutte le campane della città, e parimenti spararono tutte le bombarde da’ baluardi e d’ altri luoghi forti della città per testimonio di commune allegrezza e per segno di trionfo di questa nostra gran Regina. « L’istesso parimenti si fece nella medesima ora in tutto lo stato genovese, per corrispondenza sentendosi da luoghi lontani il rimbombo delle artiglierie e il vario suono delle campane. « Comunicatosi poi che fu 1’ Eminentissimo celebrante, partendosi i due Ser. Collegi dal loro posto, andarono a due a due con maestosa e divota composizione al sacro altare e ivi dall’Emi-nentissimo furono communicati, e in questo modo si conchiuse quella solennità della quale ne doveria restare memoria ai posteri per magnificare Dio nel suo servo il P. Zaccaria, qual’ anco fu spada di salvezza avendo con mezzi spirituali cooperato alla custodia e protezione del Dominio genovese » (1). La solenne cerimonia della consacrazione di Genova a Maria si usò commemorarla ogni anno il giorno dell’Annunciazione, coll’ intervento dei Serenissimi Collegi, coni’ erasi stabilito nel 1637. Ma data la cattiva stagione in cui cade quella festa, che talvolta restava anche impedita dalle funzioni della Settimana (1) Monografia cit., p. 44. 78 CAPO VII santa, si pensò a trasferire la cerimonia in giorno più propizio, e un decreto dell’11 agosto 1655 l’assegnava per la lesta del-ΓAssunzione. Ne tratteremo parlando di questa festa. L’Arcivescovo Magnasco volle perpetuare il 1 icordo della consacrazione di Genova a Maria inserendone la memoiia nella 6a lezione dell’ uffizio dell’ Annunziata, approvata con decreto della S. R. C., 14 maggio 1891, che sarà riportato nei Documenti. A Maria SS., regina di Genova, la Repubblica volle dimosti ai e tutta la sua riconoscenza ogni qualvolta otteneva qualche singolare benefìcio dal Cielo. Così dopo la cacciata dej. Tedesc i nel 1747, e la susseguita pace di Aquisgrana del 1748, furono indette dalle autorità civili ed ecclesiastiche solenni funzioni sacre a Dio ed alla Vergine SS., nella festa dell Annnu-ziata. Ecco le disposizioni date dall’autorità civile: « Doge, Governatori e Procuratori della Repubblica di Genova. Poiché si è degnata la Divina Provvidenza di ridonare la Pace generale all’ Europa, e quindi far cessare le universali calamità della guerra e ristabilire i Stati, e Popoli nella primiera loro felicità, oltre la somma riconoscenza, che tutti devono per sì gran successo al Sommo Dator d’ ogni bene ; maggiori e più particolari si esiggono da Noi, dalla Citta e popoli tutti e nostro dominio li contrassegni di gratitudine e di rendimento 1 grazie, quando che più singolari, ed immediate si sono vedute risplendere le divine beneficenze, mediante Γ intercessione de a SS. Vergine Maria nostra Protettrice sopra di questa Repubblica. « Abbiamo perciò deliberato, che in questa nostra Chiesa Metropolitana di S. Lorenzo si faccia a spese pubbliche un Tnduo con esposizione del SS. Sagramento da terminare a de corrente mese di Marzo, giorno dedicato a Nostra Signora dell’Annunziata, e che nel mattino di detto giorno si faccia co nostro accompagnamento una Processione generalissima pei a presente città, alla quale debbono intervenire col clero tutte le religioni e congregazioni, che si trovano nel distretto delle vecchie e nuove mura, comprese eziandio quelle che o per privilegio o per esenzione non fossero soliti d’intervenirvi, e che al ritorno della medesima nella predetta Chiesa Metropolitana, ove si renderanno a tener Cappella dopo un brieve discorso di sacro Oratore si canti dal Clero e Popolo ivi radunato il Te Deurn in rendimento di grazie a Dio ; e nel medesimo tempo al segno ne sarà dato dalla Campana della Torre del nostro reai Palazzo, debbano corrispondere tutte le altre delle Chiese della Città e Suburbi, e contemporaneamente si faccia una salve generale FESTE DI MARIA SS. 79 di tutta. 1’ Artiglieria, e dalla Truppa, e Compagnie di divisa con triplice sbarro de loro fucili secondo le disposizioni, ed ordini, che saranno dati dal nostro Generale delle Armi. « Abbiamo inoltre deliberato, che con pubblica Grida si esortino tutti li Cittadini, ed Abitanti della presente Città a fare nella vigilia e giorno suddetto dedicato alla SS.ma Annunziata le solite Illuminazioni. E che di tutto quanto sopra si renda inteso Mons. Arcivescovo, affinchè col proprio zelo si compiaccia di contribuire alla maggiore disposizione di una tale divozione, dando anche per sua parte quegli ordini, che a lui si appartengano, e con eccitare anche in nome nostro tutti li Monasteri delle R. R. Monache ed altre Case Religiose nella presente Città, e Distretto delle nuove e vecchie mura, non solo alle Illuminazioni suddette come ancora tutti li Parrochi delle Parrocchie fuori Città soggette alla sua Giurisdizione e a dover in detto giorno della SS. Annunziata fare qualche preghiera col canto del Te Deinn in ringraziamento a nostro Sig. Iddio. « Inoltre abbiamo deliberato si scriva a’ rispettivi Vescovi, o altri Superiori Ecclesiastici esistenti nel nostro Dominio a voler anch’ essi impiegare il loro zelo, con insinuare a’ rispettivi Parrochi della Diocesi ed esortare i loro Popoli a dover sull’ esempio di quanto resta deliberato per la presente città, solennizzare ancor essi il giorno suddetto de 25 con qualche divote preghiere, e canto del Te Deum. « Ed abbiamo ordinato si rendano intesi delle suddette nostre deliberazioni li Comandanti delle nostre fortezze di Terraferma, siccome li Giusdicenti delle rispettive Curie dell’ una e dell’ altra Riviera, e di là da Giovi con ordine ai primi di far seguire nella mattina del detto giorno di N. S. della SS. Annunziata lo sbarro di tutti i Cannoni delle dette Fortezze ed a MM. Giusdicenti di far seguire lo sbarro di tutti i Castelli dei rispettivi luoghi e di dover essi Giusdicenti intervenire, ed assistere personalmente nella mattina del detto giorno al canto del Te Deum nelle rispettive principali Parrocchie della Città e Luoghi di loro Giurisdizione, affinchè per ogni parte risuoni il rendimento di grazie, che si deve al Signor Iddio per li benefizi ricevuti. « Dato nel nostro Reai Palazzo questo dì 3 Marzo 1749. Bartolomeo » (1). A sua volta l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Saporiti il 4 marzo 1749 emetteva una Notificazione pel rendimento di grazie al Signore (1) Archiv. Arciv.. Feste e culto; e Arch. di St. Ms. N. 553. 8o CAPO VII nella pubblicazione della Pace, nella quale, dopo aver esortato i fedeli al rendimento di grazie e ad usare degnamente dei benefizi di Dio, inculcava Γ osservanza delle suddette prescrizioni del Senato relative al Triduo solenne, e proseguiva: « Ordiniamo a tutti i parrochi della città, de’ suburbi e della diocesi che nella mattina 25 corrente festa della SS. Annunziata si canti nelle loro rispettive chiese solenne Te Deum col suono di tutte le campane, e con esposizione pubblica del SS. Sacramento ; eccitando ed esortando anche a nome pubblico tutti i monisteri di religiose, come anco quelli de’ regolari non solamente a cantare nelle loro rispettive chiese solennemente il Te Deum, ma di più a fare ancora le suddette illuminazioni colla pubblica esposizione del Sagramento, e intervenire alla generalissima Processione con quell’ ordine e precedenza praticata già, e pubblicata con nostro editto in altra simile processione nell’anno 1747, quale pei rinnovare la memoria sarà affisso a’ soliti luoghi ». Esorta poi sopratutto i fedeli ad accostarsi ai SS. Sacramenti per lucrare l’Indulgenza Plenaria concessa dal Sommo Pontefice « a tutti coloro che confessati e ricevuta la S. Comunione visiteranno durante suddetto Triduo questa chiesa metropolitana, pregando il Signore, ecc. » (1). Assunzione. — Di questa, che possiamo chiamare la più grande festa di Maria, ci si additano le traccie già nel sec. V, nelle omelie di Proclo (428 - 429) e di S. Cirillo (431), che si crede siano state recitate in occasione di essa (2). La legge dell’imperatore Maurizio (582 - 602) che ordina di celebrarla ai 15 agosto con ispeciale solennità, ne parla come di festa già da tempo stabilita. A Roma nei documenti più antichi (Evangeliario di Wiirzburg, sec. VII) è chiamata Natale sancte Marie; il che fa arguire al Morin che essa fosse per la Madonna come il dies natalis per gli altri santi, e quindi « la festa principale, o piuttosto unica, della Madre di Dio » (3). 11 fatto che molte chiese del genovesato, e tra queste tutte le pievi dedicate a Maria SS., hanno per titolare la sua Assunzione, dimostra che anche fra noi questa festa predominava sulle altre feste mariane. (ij Arch. Arciv., 1. c. (2) Cahrol, Féte de l’Assomption, in Diciion. d’Archeol., T. I, 2295 seg.; Tillemont, Memoires, T. XV, p- 477 ; Labbé, Concil., T. Ili, c. 323, 384. (3) Liturgie et basiliques de Rome au milieu du VII· siècle d’apres les listes d'Evangiles de Wiirzburg, in Rev. Ben. 1911, p. 313, 323. FESTE DI MARIA SS. 8l Verso la fine del secolo VII la festa era generalizzata nella Chiesa, e si trova in tutti i libri liturgici dell’epoca. Tanto nei romani, come nei gallicani, in quello dell’alta Italia e in quello di Bobbio, essa ha il vangelo odierno (Maria e Marta); variano invece assai le orazioni. Per quanto riguarda la Liguria, la festa era già di precetto nel capitolare di Lodovico II dell’ 856, come vedemmo al capo I. I nostri libri liturgici più antichi sfoggiano per essa una ricchezza straordinaria di orazioni, che dimostra la speciale solennità con cui si celebrava. Il collettario metropolitano ha un’orazione per la vigilia, presa dal Gregoriano, che è l’odierna; ed altre quattro pei la festa, di cui le prime due, Veneranda nobis Domine e Famulovum tuorum, odierna, sono pure prese dal Gregoriano ; la tei za Concede nobis O. D. è comune cogli ambrosiani e la quarta Beate et gloriose è presa dal Gelasiano in Adnunciatione. Diamo qui una sequenza sulla testa dell’Assunta, che il Bei-grano crede, ma a torto, che possa aver fatto parte dell’ uffiziatura di questa nell’antica chiesa genovese. Egli la riporta dai fogliacci del notaro Giannino di Predone, degli anni 1230-1252 (f. 230 v); e dobbiamo ritenere sia stata composta precisamente intorno a quell’epoca, e non prima, perchè ha tutti i caratteri delle sequenze di quel periodo letterario (1). Salve dies gloriose, Natus pro matre descendit, Manus Dei graciose, Et cum ipsa mox ascendit quando salus redditur (2) ad sanctum palacium. Salve tu, flos clericorum. Et sic est Virgo beata In hoc loco conventorum. Super choros exaitata, cuius festum colitur. angelorum omnium. Pompam famam matri Dei, Hec pro nobis intercedat Splendore huius diei, Ut nos nulla culpa ledat nemo posset premere. apud suum filium. Virtutes de celo mote Sine ipsa nil valemus, Sunt pio hac hodie tote, Nam in ipsa spem habemus cum cepit ascendere. sit nobis presidium. amen. (3). (1) Cf. Wagner, Origine e sviluppo del canto liturgico sino alla fine del medioevo cap. XIII. - Una poesia del sec. XIII - XIV col titolo Defesto Assumptionis B. M. Virginis, ma tutta in dialetto ligure, una di quelle Laudi popolari che erano assai diffuse tra noi'nel medio evo, è pubblicata dall’AccAME, Frammenti di laudi sacre in dialetto liqure antico in ASLS., voi. XIX, p. 562-4, (2) Di fianco a queste strofe è la seguente variante : Salve Christi mater pia, Salve Christi mater pia, ora prò nobis Domina. (i) Belgrano, Contributioni alla Storia di Genova, specialmente nella Poesia in ASLS., voi. XIX, p. 656. 6 82 CAPO VII E’ superfluo ricordare che 1’ Assunzione, festa di precetto per tutta la Chiesa, comparisce in tutti gli elenchi festali genovesi, come vedemmo già parlando delle feste in generale. In quello del 1278, essa apparisce come la principale solennità di Maria SS. nella nostra metropolitana (1). Essa si celebrava pure con grande solennità nelle chiese di S. M. di Castello, Vigne, Consolazione, Monte, Carmine, Promontorio, Coronata, ed in molte altre chiese dedicate a Maria SS. Da un atto del 1154-7, che attesta come già nel secolo precedente nella chiesa di S. M. della Castagna, presso Quarto, a questa festa prendevano parte i canonici di S. Lorenzo, ai quali spettava la metà delle offerte che si facevano dai fedeli in denaro e candele, ed altri diritti, possiamo argomentare che quella consuetudine vigesse da tempi assai antichi (2). Nel 1234 è ricordata festivitas sancte Marie de medio augusto che si celebrava in S. Maria di Albaro dei mortariensi, ora delle monache clarisse (3). Festum S. Mariae medii augusti è indicato come termine di locazione in un atto del 1189, 22 settembie (4). La festa ricevette novello splendore nel sec. XVII, quando fu trasferita in essa, per decreto del Senato 11 agosto 1655, la solenne cerimonia della consacrazione di Genova a Maria SS., che prima si faceva nella festa dell’Annunciazione, come dicemmo sopra. Ecco come ci è descritta quella cerimonia nell’ anno 1696. (5) « 1696, a 15 Agosto. « Giorno dell’Assunta di N. S. nel quale si deliberò di presentare la corona, lo scettro e chiavi della città a piedi di questa gr^n Regina. La vigilia di N. S. si condussero i Ser.mi Collegi in S. Lorenzo ai primi vespri e la mattina seguente alla messa solenne come si costuma ogni anno. Sotto il trono del Ser.mo Doge vi era un tavolino coperto di un tapeto di seta sopra del quale vi era un bacile d’ero del Sig. Antonio Negrone con entio la corona, scettro e chiavi della città coperto di un zendado. Fu avvisato di questa funzione Mons. Arcivescovo d’ordine dei Ser.mi (1) Vedi Capo II. — Pei secoli XIV e segg., vedi Documenti N. IV. (2) Desimoni, Regesti, 1. c., p. 96. (3) Poch, Misceli., voi. IV, P. II, p. 11. — Nel 1502 troviamo che era concessa Indulgenza plenaria per la festa dell’Assunta a chi visitasse la chiesa di S. Bartolomeo del Fossato (Sain-pierdarena),erogando elemosina per la riparazione della chiesa (Archiv. Arciv., Indulgenze '. Nel 1599 la stessa Indulgenza è nella chiesa di S. Spirito fuori le mura. (Ivt). (4) ASLS., voi. XVIII, p. 143. (5) Un decreto del 30 dicembre 1695 stabili che si celebrasse ogni 25 anni cominciando dal 1696. FESTE DI MARIA SS. 83 Collegi e venne a cantare la messa solenne. Quando parve tempo proprio e fu all’offertorio, il Sig. Montaldo segretario fu destinato a portare il bacile a cenno del Maestro delle cerimonie, lo prese sopra del tavolino, e scoperto dal Maestro di Cerimonie si condusse solo all’Altare a Cornu Evangelii, e s’inginocchiò sopra al secondo scalino, alquanto discosto per lasciar luogo all’ Ecc.mo sotto decano, che in compagnia del decano dovevano servire al doge all’altare. Inginocchiato che fu il Segretario il Maestro delle Cerimonie servì al Ser.mo Doge, che in mezzo del decano e sotto decano si condussero all’Altare servito dal Sig. Sargente Generale alla dritta e dall’altro segretario a sinistra. Nel scendere che fece il Ser.mo dal Trono, le persone dei Ser.mi Collegi uscirono un sol passo da loro luoghi fuori dell’inginocchiatore e nell’inginocchiarsi che fecero il Doge e gli Ecc.mi Compagni ivi s’inginocchiarono i Ser.mi Collegi rimpetto alle proprie sedie, per evitare la confusione di presentarsi all’altare. Il Segretario presentò al Duce il bacile ed egli lo presentò a Mons. Arcivescovo, che presolo e lo ripose sull’Altare a piedi di N. Signora. Dopo i soliti saluti si condusse il Ser.mo et Ecc.mi a loro luoghi, e seguì tutto con bellissimo ordine e tenerezza d’affetto ed ossequio verso la nostra sempre benefica Protettrice. S’intonò allora il Te Deum con altre orazioni e salmi detati dalla pietà di Mons. Arcivescovo. Seguì l’allegria delle campane e sbaro d’artiglieria, come si vedrà da decreti. Dopo la Communione solita e messa bassa con le solite elemosine al bacile ed altre ordinarie. « La sera avanti a hore 22 suonarono tutte le campane della città. La mattina seguente fu privatamente portata da un Traghetta detto Cavaliere una guantiera coperta con zendado cre-mesino, e posta sopra un tavolino coperto con strato bianco fregiato di rosso collocato alla parte anteriore del Ser.mo Duce, quale all’offertorio discese e portò aH’Ill.mo e Rev.mo Monsignore Arcivescovo la detta guantiera, che l’offerì come sopra, con lo sbarro di tutte le bombarde e poi fu la Comonione dei Ser.mi Collegi. Terminata la messa fu cantato il salmo Afferte Domino fìlii Dei; Nisi Dominus aedificaverit domum; le litanie della B. V., ed il sub tuum praesidium con alcune orazioni di Mons. Arcivescovo ed il Te Deum pure dal coro col suono delle campane. Finita la funzione Mons. Ill.mo si portò alla sacristia per spogliarsi de vestimenti sacri e li Ser.mi Collegi si fermarono per la messa bassa secondo il solito, quando si comunicano » (1). (1) Originale in lurisdictionatium, Filza, segnata 10-1343, Arch. di St. in Genova. 84 CAPO VII La cerimonia si ripetè negli anni 1721, 1746, 1771 e 1796. Di quest’ ultima si ha relazione sincrona nella citata raccolta Maria SS. nella storia ligure, p. 40-41. Soppressa poi pei rivolgimenti del secolo scorso, fu ripresa ultimamente nel 1912, dietro iniziativa del compianto Arcivescovo Mons. E. Pulciano. Purificazione. — La festa che si celebrava già in oriente nel sec. IV, come sappiamo dalla Pellegrina Eteria, ma piut tosto come festa del Signore, υπαπαντή incontro del Bambino Gesù con S. Simeone, a principio del sec. VI era diffusa in tutta la Palestina ed a Costantinopoli, come si ricava dalla testimonianza di Severo patriarca d’Antiochia (512-518) (1). In occidente si divulgò più tardi. A leuino + 804) attesta che ai suoi tempi era da molti ignorata : nelle Spagne pare che essa non sia stata conosciuta nell’ antica liturgia, e il Ferotin, non ne trovò traccia alcuna nei ms. mozarabici anteriori all’anno 1052, cioè al Liber Ordinum (2). A Roma però si celebrava assai prima, e la troviamo la prima volta nell’ evangeliario di Wtirzburg della metà del sec. VII, senza titolo e colla sola indicazione : Die II mensis februari ( il che dimostra la festa dovea essere d’istituzione affatto recente, osserva il Morin), ma col vangelo stesso di oggi ( S. Luca, II, 22-32) (3). È pure nel Gelasiano e Gregoriano: In Purificatione S. Marie. Così parimente la festa si celebrava nell’alta Italia nell’epoca stessa, come risulta dal lezionario di una chiesa ignota dell’alta Italia, del sec. VII-Vili, che ha la festa S. Marie in februario col vangelo di S. Luca, XI, 27-36, Nemo accendit lucernam, ecc.. dal quale rilevasi già un’allusione alla benedizione delle candele (4) : e come risulta pure dall’ evangeliario d’ Aquileia del sec. Vili a principio, In Purificatione sancte Marie, (Luca, II, 22-40) (5). In Liguria l’esistenza della festa ci è attestata dal capitolare di Pavia dell’856, che la pone tra le feste di precetto, come vedemmo altrove. E questa obbligatorietà della festa entrò tosto (1) Gaisser, La festa della Purificazione, in Rassegna Grey., 1902. — Righetti, Il ciclo liturgico natalizio, in Riv. eli Apoi. crisi., anno VII, fase. 84. Vedi ivi altra bibliografiia. Vedi pure Castiglioni, La festa della Purificazione, in La Scuola Calt., febbr. e marzo 1917. (2) Migne, P. L., T. 89, c. 1291. — Ferotin, Le Liber Ordinum, p. 454. (3) Morin, Liturgie et basilique de Rome ecc., in Rev., Ben., ann. XXVIII., p. 301. (4) Morin, Un systéme inédit de lectures liturgiques, in Rev. Ben., 1903, p. 379.383. (5) Morin, L’année liturgique à Aquilee, ecc„ in Rev. c., 1902, p. 8. FESTE DI MARIA SS. 85 nel diritto comune, sicché la Purificazione divenne una delle feste principali della chiesa. A Genova assumeva una particolare importanza dal fatto che da essa cominciava Γ anno consolare, ossia In die Purificationis, beate Marie assumevano l’uffizio i consoli della città, dopo aver prestato il giuramento di rito (1). Nel 1143 la Purificazione è notata tra le feste in cui l’Arci-vescovo avea diritto a metà delle oblazioni che i fedeli facevano alla chiesa metropolitana nelle sacre funzioni tam in die quarn in nocte (2). Con particolare solennità si celebrava in S. Maria di Castello, dove recavasi il clero e il popolo della città in processione, secondo una consuetudine che nel 1137 era già antica, e veniva confermata, pare, da Innocenzo II con altri privilegi concessi a quella chiesa: De processionibus etiam quae fiunt comunitev a clero et popido Januensi in beatae Mariae purificatione... sicut a longis retro temporibus rationabiliter noscitur custoditum, ibidem deinceps observari sancimus (3l Clemente III, nel 1188 concedeva dieci giorni d’indulgenza a chiunque intervenisse a quella processione (4) : e Nicolò IV nel 1290 accordava indulgenza di un anno e quaranta giorni (5). A quella processione interveniva pure ΓArcivescovo, e il sinodo provinciale del 1375 ordina ai chierici della città di accompagnarlo : In Purificatione autem veniant (ad processionem) ut superius, cum nos personaliter iremus ad ecclesiam beate Marie de Castello (6). In essa si cantavano, come sappiamo da diversi codici liturgici del sec. XIV-XV, oltre le antifone : Lumen ad revelationem gentium: Adorna thalamum tuum, della liturgia romana, Γ antifona ora abolita : Ave gratia piena Dei genitrix virgo, ex te ortus est sol iustitie illuminans qui in tenebris sunt: letare tu senior iuste, suscipiens in ulnas liberatorem animorum nostrorum, donantem nobis resurrectionem (7). (1) Vigna, Illustrazione storica della chiesa di S. M. di Castello, p. 79; Ouveri, Serie dei Consoli, in ASLS., Voi. I. p. 226 ; Belgrano, Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori dal 1099 al 1293, Genova 1890. p. LXXXI1I. (2) ASLS., Voi. II, P. II, p. 5. (3) Vigna, Op. c., p. 469; Desimoni, Regesti, in ASLS., Voi. XIX, p. 56. (4) Vigna, Ivi, p. 473; Desimoni, Ivi, p. 79. (5) Vigna, Ivi, p. 81 e 475. (6) Arch. Arciv., Sinodo Andrea Della lorre, ms., c. XV. (7) Cod. per le Rogazioni, m*. sec. XIV, Metropol. di Genova. 86 CAPO VII L’antica liturgia genovese non ci offre altre particolarità sulla festa; il Cod. metropol. C ha 1’ orazione Omnipotens sempiterne Deus, che proviene dal Gregoriano, ed è in uso tuttora. La cerimonia della benedizione delle candele, che non è molto antica, non trovandosi ancora indicata nell’ Or do roma-ttus di S. Amando dell’ anno 800 circa, a Genova è ricordata in una bolla del 1162, 19 marzo, in cui il papa Alessandro III concedeva all’ abate e monaci di S. Siro la facoltà di benedire le candele in Purificatione beate Marie (1). Naturalmente nella metropolitana quella cerimonia dovea essere molto più antica, se ora anche ad una chiesa di regolari si concedeva di celebrarla. Nella metropolitana vi era distribuzione corale alla messa solenne ed all’ uffiziatura, secondo i codici dei sec. XIV-XV. Alle Vigne si celebrava con particolare divozione questa festa ; Pio V concedeva, 26 genn. 1570, indulgenza di 7 anni e 7 quarantene a chiunque pentito e confessato visitasse quella chiesa il giorno della Purificazione (2). A questa era dedicata la chiesa di Gesù e Maria detta appunto della Purificazione, in via Giulia ( ora XX Settembre ), delle monache agostiniane, fondata nel 1551. Nel giorno della Purificazione avea luogo la processione delle Casaccie della ctttà, che si recavano dalla metropoli fino all’ Ospedale di S. Lazzaro, presso l’attuale chiesa di S. Teodoro, ed ivi offrivano un pranzo ai poveri lebbrosi (3). Questa pia usanza si conservò fino al tramonto del sec. XVIII. Natività. — Questa è meno antica delle altre tre grandi feste mariane di cui parlammo finora. Pare sia stata importata a Roma da Costantinopoli durante il sec. VII (4). È certo che vi era alla fine del secolo stesso, e la troviamo indicata nel Liber pontificalis sotto Sergio I (687-701), come pure è nel Gelasiano e nel Gregoriano. Nelle Gallie èricordata da Sonnazio di Reims (614 - 631 ) negli Statuti sinodali, che pure aveano grande importanza liturgica; ma questo è l’unico cenno che ne abbiamo per quella nazione, tacendone tutti gli altri documenti antichi (5). Nelle (1) Desimoni, Regesti, p. 168; Originale in Arch. di Stato, Genova, Pergamene di S.Siro, D. 117. (2) Arch. Arciv., Indulgenze, busta I. (3) Accinei-li, Dissertazione sopra l’origine della Casaccie, p. 7. (4) Duchesne, Origines, p. 279. (5) Hahdouin, Coll. Conc., T, 111, c. 576. FESTE DI MARIA SS. 87 Spagne s’incontra la prima volta nel calendario di Cordova del 961, e si crede introdotta nella liturgia mozarabica dopo la caduta del regno dei Visigoti (712) (1). Nell’ alta Italia pure manca in tutti i documenti liturgici antichi ; a Milano non 1’ ha ancora il sacramentario di Biasca del secolo X. A Genova ci apparisce già pienamente stabilita, ed una delle quattro grandi solennità mariane, nel citato documento 1143, ed in essa 1’ arcivescovo avea diritto alla metà delle oblazioni fatte dai fedeli nella metropolitana (2). I registri della Masseria del 1300 -1316 ricordano già la distribuzione corale pvo pietancia Nativitatis beate Marie et S. Adriani ai canonici ed ai cappellani. In molte chiese essa si celebrava dai tempi più antichi con particolare solennità. In S. Maria del Taro, presso Lavagna, nel sec. XII si recava ogni anno a celebrarla Γ abate di Borzone o un suo rappresentante, come risulta da deposizioni fatte dallo stesso nel 1201, in cui dichiara che vi andava da 30 e più anni (3). Liturgicamente la festa ci si presenta nel Cod. metropolitano C con due orazioni, prese ambedue dal Gregoriano, di cui la prima Supplicationem servorum tuorum è oggi abbandonata, mentre la seconda Famulis tuis è conservata nella liturgia romana. Il messale metropolitano U del sec. XIV ce ne ha conservato la Messa : Salve sancta parens : Virgo Dei genitrix quem totus non capit orbis in tua se clausit viscera factus homo: orazione Famulis tuis; tutto il resto come oggi. La festa acquistò grande popolarità nell’anno 1298, per la celebre vittoria di Scurzola riportata dai genovesi — sotto il comando dell’ al-mirante Lamba Doria — contro i veneziani, ai quali i nostri distrussero la flotta incendiando 67 galee e conducendone a Genova altre 18 con settemila quattrocento prigionieri. Essendo la battaglia avvenuta il giorno 8 settembre, festa della natività di Maria, fu ordinato che ogni anno in questo giorijo i Governatori della città, in ringraziamento a Maria, si recassero alla chiesa di S. Matteo, gentilizia dei Doria, offrendo all’ altare di Lei un pallio d’ oro (4). Molte chiese presero la Natività di Maria come titolare, ad esempio Bogliasco, Garbo, Nascite, Noceto, Quezzi, Tramontana, Tre Fontane ed altre. Al santuario di Belvedere fuori delle mura di Genova la festa della Natività fu sempre celebrata con partico- (1) Ferotin, Libet' Ordinum, c. 478. (2) Vedi Capo II. (3) ASLS., Voi. XXXIX, p. 768. (4) Giustiniani, Annali, Voi. 1. p. 501. 88 capo vii lare devozione e solennità, ed ebbe un carattere di popolarità straordinaria. Nel 1563 Pio IV concedeva un amplissimo giubileo a chiunque visitasse questa chiesa in detta festa ; il che aggiunse ad essa nuovo splendore, attirando a Belvedere una folla di popolo delle valli circostanti (1). Anche alla chiesa di S. M. di Oregina vi era indulgenza plenaria, concessa da Clemente VIII il 4 sett. 1595 (2). 1 diarii del secolo XVII notano a questo giorno 8 settembre: « Solennità quasi per tutte le chiese, et in particolare a quelle che hanno questo titolo, cioè alli Padri Serviti, alla Sanità, al Zerbino, in Granarolo, a Belvedere, al Garbo, et altre. Alli Sei viti anco di più, al Carmine, a S. Agostino, a S. Domenico, e dov è la compagnia del Rosario, si ianno hoggi Processioni, come anco a S. Sisto ». Tra le Laudi sacre in dialetto ligure, del sec. XIII, pubblicate dall’ Accame, ve n’ ha una assai bella De Nativitate beate Marie Virginis, che comincia : « Laudemo lo creatore, ancoi (oggi) nasce Maria » (3). L’Immacolata Concezione.— Tra le feste ecclesiastiche, osserva il Kellner, « nessuna ha una storia di preparazione sì diuturna e sì varia, quanto quella dell’ immacolato concepimento della Madre di Dio » (4). Noi non faremo che accennare appena i punti più salienti dello svolgimento della testa nella chiesa universale, pei soffermarci più a lungo a dire del suo svolgimento in Genova. La festa della Concezione di Maria SS., celebrata già nei secoli VII - VIII in Oriente, passò in epoca sconosciuta nell’ Occidente ; e ne troviamo le tracce in Napoli nel sec. IX (per l’influsso bizantino nell’Italia meridionale), e in Irlanda nei sec. IX e X, mentre è diffusa in Inghilterra e in Francia nei sec. XI-XII, nonostante la famosa lettera di S. Bernardo ( 1140 ) che la disapprovava (5). Da quest’epoca la festa andò sempre più guadagnando terieno, e dal secolo successivo la presero a divulgare con zelo al tutto straordinario i Francescani che si distinsero in ogni temP° ner la loro divozione alla Santissima Concezione. Il decre o loro capitolo generale tenuto a Pisa nel 1263 che ordinava di cele- (1) Vedi^AMBiASO, Il Santuario di NS S.' di Belvedere, Genova 1913. (2) Arch. Arciv., Indulgenze, busta I. (3) ASLS, Voi. XIX, p. 564-5. (4) Keixner, Op. c., p. 212. . 5 Thurston, Ihe Irish Origins of our Lady’s Conception Feast, in The Month, May, 1904, p. 449 seg. - Pechenard, L’Immaculée Conception, etc., m Rev. du Clergé Francois, Anno lì ( 1905), T. 41, p. 225 seg. PESTE DI MARIA SS. brare la festa in tutto l’ordine minoritico, ebbe un’ importanza decisiva per la sua diffusione nel mondo cristiano. Dando un rapido sguardo alle diverse regioni, troviamo la festa a Canterbury 1328, Treviri 1338-1343, Paderbon 1343. Mttnster 1350, Utrech 1350 (1). E riguardo all’ Italia, uno studio promosso dalla Rivista di Scienze Storiche di Pavia, ci dà i seguenti risultati sulle origini del culto della Concezione : a Lucca e Parma si trova nel sec. XIII, a Reggio sec. XIV, Lodi 1390 (inverosimilmente 1290), Pavia 1419, Venezia 1480, Vigevano 1491, Brescia sec. XV, Ravenna 1500 (2). A Roma non si celebrava ancora la festa ai tempi di S. Tomaso, poiché egli scriveva ( 1268-1274) Licet romana Ecclesia conceptionem B. Virginis non celebrat, tolerat tamen consuetudinem aliquarum ecclesiarum illud festum celebrantium (3). Ma frattanto 1’ opinione favorevole si iacea strada presso i teologi e gli asceti, e dopo la bolla del condilo di Basilea (1439), Sisto IV colla Cost. Cum. praeexcelsa del 27 febb. 1477 (4), estese la festa a tutta la Chiesa. Genova, che è chiamata città di Maria SS., e che potrebbe dii si sopratutto città dell’Immacolata, ebbe per questa festa una predilezione speciale, ed ebbe nell’ accoglierla il primato su molte altre città d’Italia. Il primo documento che s’incontra riguardo al culto della SS. Concezione in Liguria, è un atto del 2 ag. 1294, in cui certo Simone di Sarzanello, in riconoscenza a N. Signore ed a Maria per una guarigione ricevuta, dona una sua casa all’altare del Crocifisso e di S. Maria, altare che il vescovo di Luni sta per fondare nella chiesa di Sarzana ; e il vescovo stesso accettando si obbliga a celebrare a detto altare una messa in tutti i giorni festivi, e di più, nella festa della Concezione di Maria illuminare convenientemente 1’ altare e farvi celebrare quattro messe lette con una cantata (5). Un altare della Concezione di Maria nella chiesa di S. Eusebio, diocesi di Luni, veniva dotato di beni da certa Cipriana del nobile Riccardino di Fivizzano, che ne assegnava il giuspatro-nato al figlio Eustachio e suoi discendenti, il 4 agosto 1295 (6). (1) Kellner, l. e., p. 228-9. (2) Riv. di Se. stor., Anno I, fase. I-XII (1904). (3) Summa Theol., Ili, q. XXVII, a. 2, ord. 3. (4) Non 1496, come per una svista scrissero diversi autori. Sisto IV morì nel 1484. La Costituzione è nel Corpus Iuris, Extrav. Comm., L. Ili, tit XU c. I. (5) Mazzini, Regesto del protocollo d un notaro lunense ( Saladino di Sarzanello ), Giornale stor. della Lunigiana, Anno VII, fa*c. II, p. 93 (1915). (6) Ivi, p. 103. 90 CAPO VII A questa antichissima introduzione del culto della SS. Concezione in Liguria, certo non fu estranea l’opera dei Fiancescam, che tra noi erano influentissimi nell’epoca indicata, e c e uro1™ in ogni tempo zelatori indefessi del culto dell’Immacolata. a i ora narrati sono precisamente di poco posteriori al Capi ο ο 1 Pisa di cui parlammo testé. Anche nella città di Genova troviamo in quell’epoca e iacee del culto alla SS. Concezione. Mi riferisco a un documento più recente, ma che ci mette sulla via per riuscire ai più an ic: 1. Nella chiesa dei Francescani di Castelletto troviamo ne sec. una Congregazione dell’immacolata, a cui apparteneva la sepoltura con questa iscrizione : 1583 Domus confvaternita is imma culatae conceptionis (1). non In questa congregazione mariana, secondo il mio pc è difficile intravvedere quella ricordata come esistente nel a stessa chiesa, in un documento del 1312 : de congregatione sancte Marte que est in domo fratrum minorum (2). D’altra parte p prima troviamo un certo frate Raineri da Genova, apostolo della divozione all’immacolata, il quale tonda congregazi . patrocinio beate Virginis Mane a Reggio mi ia città (3) Parma pure nel 1295, e pare che ne fondasse in molte aveano Notisi che queste congregazioni di Reggio, Par™_’ Q' arande nei loro statuti del 1312-1321 che si dovesse ce]e^^°^Llnis solennità e come festa principale festum concepti . *ega-Ora da tutto ciò mi pare ovvio conchiudeie che ne gmana zione mariana di Castelletto debba riconoscersi una sore g delle congregazioni di Reggio e Parma, e nconoscernej autore nello stesso frate Raineri da Genova, il quale se < · di negazioni in tante città, è probabile abbiai fondato e ^ tutte, quella di Genova sua patria. Quindi pos esistesse intorno al detto anno 1295 la congregazione di Genova giàe ■ . frutto dell'apostolato francescano in favore dell 1 La festa però non era ancora istituita, com i iqi3 1321 mente dal Collettario metropolitano, il quale, scritto nel ' non l’ha ancora in nessuno dei tre cataloghi. Ha inv odjce In conceptione beate Marie virginis, aggiunta in fine de ^ ma della stessa mano del testo, a quanto pare : il che *««*» che la festa fu introdotta nella metropolitana poco dopo la_trasc < zione del codice. Essa manca similmente nei codd. U., FESTE DI MARIA SS. 91 A Savona fu accolta nel 1388, dal sinodo del vescovo Antonio Viale (1). A Genova in quell’ epoca avea già preso grande sviluppo ; e nel 1410 essa figura già nella lista ufficiale dei giorni festivi promulgata dall’Arciv. Pileo de Marini : Festum conceptionis beate Mane (V. capo III); e così è indicata in tutti i cataloghi successivi delle feste. Nel 1434 è segnata fra i giorni di distribuzione corale nella metropolitana : Festum S. Marie, lib. 1. Della primitiva liturgia dell’immacolata a Genova non conosciamo se non la suaccennata orazione del nostro Collettario, che comincia Omnipotens sempiterne Deus, qui condolens humanis miseriis, ecc., orazione che riscontriamo pure in un breviario dei Benedettini di Reggio Emilia della metà del sec. XV (2). La pietà singolare che aveano i genovesi verso l’Immacolata, li animava a ricorrere a lei in ogni pericolo, specialmente nelle pubbliche calamità, colla dolce fiducia di esserne liberati. Così nella terribile pestilenza che afflisse la nostra città nell’anno 1450, le pubbliche autorità ricorsero a lei promettendo di celebrarne la festa, come rileviamo dalla seguente memoria lasciataci dallo Stella e riportata dal Poch : Fol. Diversorum N. XIII Gotardi Stelle 1450, die 4 decembris. Per Illustrem Dnum Ducem et Consilium, obtenta prius licentia a R.mo in X.sto patre D.no l. (Jacobo Imperiale) Archiepiscopo lan., decretum fuit ad honorem Dei et B. Virginis Marie celebrari in hac urbe nostra posthac debere festum Conceptionis ipsius Virginis Marie, quod erit die martis octava mensis presentis, ut Virgo ipsa Filium suum orare possit hanc urbem nostram liberet a pestilentia, quemadmodum Virgo ipsa in quamplurimis locis ubi festum ipsum celebratum fuit miracula monstravit (3). Nel secolo successivo, anno 1579, la peste si affacciava nuovamente a Genova, e mieteva a migliaia le vittime nella nostra città : ed ecco nuovamente i governanti d’allora ricorrere alla materna protezione di Maria, emettendo il solenne e triplice voto di dedicare alla SS. Concezione una cappella nella nuova chiesa di S. Pietro (1) Ecco le sue parole: «Festum conceptionis iìat annuatim. — In primis quod ornai aiioo die octava uiensis decembris celebretur festum conceptionis beatissime virginis Marie, eo quod tale festum devote celebretur in romana curia: et fiat officium quod fit in die nativitatis eiusdem, excepto quod ubi dicitur pro nativitate nomen nativitas vel ortus dicatur loco eius conceptio. (Et sic in illa antifena que dicit sive incipit Nativitas gloriose Virginis Marie cantetur sub hoc mod) Conceptio Virg. Marie....)». ( Pongiglione, Le carte dell’Archivio Capit, di Savona, in Bibi. Soc. Stor. Sitbalp., Voi. 73. p. 177 (2) Riv. cit., anno li, fase. VII, p. 13. (3) Poch, Op. c., Voi. 111, p. 125. 92 CAPO VII in Banchi, recarsi ivi ogni anno il Doge e i Governatori ad assistere alla santa Messa, e far osservare in tutta la repubblica la sua festa con riposo festivo : voto che iu deliberato dai Serenissimi Collegi il 16 maggio 1580(1), e venne poi emesso formalmente sei giorni dopo, nella chiesa metropolitana, nella festa di Pentecoste. L’importante documento merita di essere riportato per inteio. « Duce, Governatori, et Procuratori della Rep.‘a di Genova. « Sapendo noi certissimamente, et confessando con tutto 1 a-nimo et cuor nostro che li gravissimi et publichi peccati di tutti noi hanno provocato a giusta ira la infinita bontà, et somma clemenza dell’ Onnipotente Dio, et che non avendo noi voluto intendere le paterne e benigne ammonizioni che più volte et m molti modi ci ha fatto, giustamente ha mandato la peste sopì a questa Città et Dominio, anziché in mandarci la peste non si è scordato della sua misericordia, dappoiché averiamo meritato flagello maggiore, ma considerando che 1’ Istesso Dio nostro Signore è Padre di misericordia, et di consolatione, et quantunque Giustamente irato non manca di essere misericordioso, ne ritiene fa misericordia nell’ira, anzi riceve in grada gl’humiliati, et contriti di core, et perdona li peccati, et dà la rimissione della pena a coloro i quali ricorrano da Lui, non possiamo se non sperare ogni bene dell’ immensa bontà et clementia da S. D. M., dappoiché abbiamo deliberato di castigare et di levar via con ogni studio> e dilligenza li peccati publici et notori] ; onde invocata la gratia del Spirito Santo sopra di noi et sopra tutta la Città et Dominio in tutte le Chiese et particolarmente in questa Cathedrale, avendo celebrato il R-mo Cipriano Pallavicino nostro Arcivescovo con assistenza delli R.di Canonici, preghiamo con le ginocchie in terra et con ogni humiltà il clementissimo Iddio nostro Padre Celeste che per li meriti di Gesù Cristo Signore et Salvator nostro non vegli riguardare alli peccati nostri, ma benedicendo la Città et Dominio tutto della Republica degni liberarci dalla peste, et similmente con la medesima humiltà preghiamo la gloriosissima Madre et sempre Vergine Maria, che essendo le nostre preghiere indegne di pervenire al trono della D. M, ottenghi Lei per noi a liberazione nostra dal Figlio, et per dichiarazione della mente j· t ia Città et Dominio nostro verso la detta Adergine Maria, facciamo voto, et promettiamo all’ onnipotente Dio Padre, e Spirito Santo, et alla Beatissima Vergine Maria in mano del Rinortita la deliberazione dal Nohis, La peste in Genova negli anni Ì579 e 1580, solenne voto fatto dal Senato nella chiesa metropolitana di S. Lorenzo u 22 maggio 1580, p. 34. FESTE DI MARIA SS. R.mo Arcivescovo et Canonici sudetti di far fabricare nella Chiesa di S. Pietro, che si fabricherà di presto, una Capella sotto invocatione titolo, di Concetione della Beata Vergine Maria, acciochè in essa sia adorato Dio onnipotente, et la Vergine delle Vergini sia nella sua Concessione principalmente venerata, alla quale Cappella ogni anno in perpetuo nella festa della Concessione predetta anderemo a udire la S. Messa, et di più facciamo voto che da qui innanzi osserveremo et santificheremo il detto giorno cessando et facendo cessare da tutte le opere servili et manuali come si suole nelle feste solenni instituite dalla Chiesa Cattolica, acciocché con attentione alle orationi si rendi grada per la liberatione della Città et Dominio dalla peste, dalla quale per li preghi et meriti della Beata Vergine speriamo et confidiamo di essere liberati, facendo instanza al R.mo Arcivescovo sudetto, agl’ altri Vescovi del Dominio della Republica che ciascheduno nella sua Diocesi faccia osservare la detta festa. Et in fede della nostra volontà et ordine mandiamo che le presenti siano sigillate del nostro Sigillo et sottoscritte dal nostro Cane.0 et Secr.0. — Date nella Chiesa Cathedrale predetta a XXII di Maggio Tanno MDLXXX. — ( L. S. ) ( Ca ) Antonio » (1). Cessata la peste, si fecero solenni funzioni di ringraziamento, che per brevità omettiamo di descrivere, rimandando il lettore alla monografia del Cervetto, Genova e V Immacolata nell’ arte e nella storia, capo I. In esecuzione del voto fatto, fu eretta una cappella della SS. Concezione in S. Pietro di Banchi, ed ivi ogni anno nel giorno della festa si recavano in solenne processione le autorità, il clero e il popolo ad assistere alla S. Messa. Ciò si osservò sempre fino al secolo XIX (2). La festa fu dal 1580 in poi sempre osservata di precetto, come vedemmo al capo IV, benché nel 1(525, nel pericolo della guerra col duca di Savoia, il cui esercito già si trovava ai confini dello Stato, il senato rinnovasse il decreto di osservare in perpetuo « sacro e solenne il giorno della Immacolata, e di fare altresì celebrare in ogni sabato dell’ anno una Messa nella chiesa di S. M. della Pace ». (1) Arch. di Stato, Atti del Senato, Filza 1580,11, Città, N. 379; e I Kris dict tona 11 uni, I, 1334, p. 67. (2) Vedi Ckrvetto, Op. c., Processioni votive e solenni. 94 Eletta l’Immacolata Protettrice Principale della Serenissima Republica, la festa venne elevata a rito doppio di prima classe con ottava, con decr. 13 gennaio 1643, già riportato ; e come tale iu sempre osservata tra noi, mentre nella chiesa universale era doppio maggiore, elevata solo da Innocenzo XII a doppio di seconda classe il 15 maggio 1693. L’ uffizio era sempre quello della Natività, anche nei giorni infra octavam, con qualche trasposizione di giorni riguardo a questi ultimi (1). Per la liturgia dell’Immacolata a Genova, aggiungiamo che nel 1731, 3 marzo, fu concesso alla nostra diocesi 1’ uffizio e messa votiva della SS. Concezione, da recitarsi dal clero secolare e regolare in tutti i sabati non impediti (2). Si può vedere nel PYOpYium Genuense del 1752. Ritornando a parlare della divozione dei genovesi all’ Immacolata, ricordiamo che essi ricorre\Tano a Lei nella terribile epidemia del 1656-7, decretando d’intitolare alla Concezione la chiesa dell’ Albergo dei Poveri, che era allora in costruzione, e di porre la sua imagine nella cappella del Palazzo Ducale. L’infausta invasione austriaca del 1746-7 segna pure uno dei punti più salienti nella storia di Genova e dell’ Immacolata. Il celebre Padre Candido Giusso, assorto in preghiera nella notte tra il 9 e 10 dicembre 1746, ebbe la visione di Maria Immacolata che alle preghiere di S. Catterina avrebbe liberato e protetto la città ; e al domani la visione si avverò colla cacciata degli austriaci da Genova. Allora la repubblica deliberava di rendere più solenne la festa dell’ Immacolata assegnando per ciò un aumento di lire 1800 annue; decretava pure la dote di lire 150 annue da darsi in detta solennità a ciascuna di 36 povere fanciulle ; stabiliva che il Senato dovesse intervenire alla novena della festa medesima nella metropolitana, e finalmente faceva pubblico voto d' un generale digiuno da osservarsi in perpetuo nella vigilia della Concezione. Questo voto, che tuttora si osserva dai genovesi, iu emesso solennemente in S. Lorenzo il 9 luglio 1747, durante la messa celebrata da Mons. Arcivescovo, assistito dalle autorità civili e religiose di Genova ; e poi ratificato dal Papa Benedetto XIV con Breve del 25 luglio dello stesso anno (3). (1) V. Kalend. 1645, e il Proprium Genuen. del 1661. (2) Decreto in Arch. Arciv., Liturgia. Busta I, e stampato in Propriutn Genuen, del 1752. Nel 1*48, ~ò giugno, venha concesso alla nostra diocesi di aggiungere nelle Litanie Γ invocazione Regina sine labe originali concepta ; e nel Prefazio della Messa, dopo le parole Et te in conceptione, aggiungere Immaculata (Decreto in Arch. cit., 1. c.). (3) V. Documenti, N. XII. FESTE DI MARIA SS. 95 Da parte sua Γ Arciv. Giuseppe Maria Saporiti, emanava una splendida lettera pastorale con cui esortava i fedeli ad essere riconoscenti a Maria per Γ ottenuta liberazione, e intimava una solenne processione di ringraziamento, e un ottavario da celebrarsi nella chiesa di Castelletto (1). Altri festeggiamenti religiosi e civili si possono leggere nel Cervetto, op. c. Anche Γ artistica statua d’argento dell’ Immacolata, opera dello Schiaffino, che si conserva nel tesoro della metropolitana, è un ricordo degli avvenimenti ora narrati. Altri fasti della storia dell’ Immacolata a Genova sono la chiesa della SS. Concezione, dei Cappuccini, all’ Acquasola, eretta nel 1593 a complemento del voto di riconoscenza a Maria per la liberazione dalla peste del 1580 ; il Conservatorio dell’ Immacolata, detto delle Fieschine, allo Zerbino ( 1762 ) ; la moderna basilica dell’ Immacolata, in via Assarotti ; il santuario d'Oregina ; la chiesa dell’immacolata e S. Torpete; il lazzaretto della Foce colla cappella della Concezione ( 1467 ? ) ; il celebre velo di S. Catterina coi simboli dell’ Immacolata (2) ; gli altari e congregazioni della SS. Concezione eretti specialmente dopo il 1580 in moltissime chiese; le imagini e statue poste nelle facciate delle case e per le vie della città ; le monete d’ argento coll’ Immacolata, del 1745, e del 1747 dette Madonnine portanti le scritte : Sub tuum praesidium, e Ne derelinqus nos, ed altre monete di bronzo del 1814 pure coll’ Immacolata (3). Festa del S. Rosapio. — La festa è intimamente connessa colla divozione del S. Rosario, da cui ebbe origine. Non è il caso di fare la storia di questa divozione, che certo è antichissima ; storia che fu trattata a fondo da scrittori autorevolissimi, e ultimamente in modo esauriente dal chiar. P. Thur-ston S. I. (4). Qui io non farò che dare alcuni cenni indispensabili per la trattazione storica della festa presso di noi. Fin dal secolo XI erano in uso comune certe corone o reste di Pater Noster, così chiamate perchè servivano ai fedeli, ed in 1) Saporiti, Raccolta di alcune Notificazioni, Editti, ecc.,Roma 1747, T. I, Notif. XIV. (2) Cf. Cervetto, Op. C., passim. — Anche la R. Università fu dedicata alla SS. Concezione. ( Fvi, p. 113 ). (3) Desimoni, Tavole descrittive delle monete della zecca di Genova dal H39 al 18Ì4, p. 233 seg. e 248. (4) Thurston, in The Month, 1900, 901. 902, 903 e 908; Id.. Chapelet, in Dictionn. d‘ Archeol. et de Liturg.; Boudinhon, Etudes historiques sur nos dévotions populaires, in Rev. du Clergé frangais, 1901, dicembre ; Esser, Beitrag sur Ghechichte des Rosen-kranzes, in Katholik. 1897 ; Id., Unserer liehen Frauen Rosenhranz, 1889. 96 ispecie ai religiosi conversi, per la recita di un numero di Patéί , 50 ovvero 150, in cambio dei 150 salmi obligatori pei religiosi (1). Durante il sec. XII a questa recita dei Pater fu sostituita o meglio accoppiata la recita di altrettante Ave Maria, a cagione delia popolarità in cui era venuta in quell’epoca la Salutazione angelica. I documenti a questo proposito sono numei osi e si pos sono leggere negli autori; qui ricordiamo solo l’esempio di S. Luigi re di Francia, che ogni sera soleva recitare volte l’Ave Maria inginocchiandosi altrettante volte: così pure, un secolo più innanzi S. Alberto di Hainaut + 1140. . Notiamo però che accanto alla corona di Ave Maria continuava a sussistere quella dei Paternostri. A Genova troviamo ancora nel 1359 e seguenti restam de Paternostns tra la suppellettile lasciata in testamento (2). . . Il Rosario della Madonna, detto anche salterio mariano, prese a poco a poco uno sviluppo straordinario, ed occupò uno dei primi posti nel campo della divozione popolare a Maria SS., promosso specialmente dall'ordine di S. Domenico O- Al P. Alano de la Roche, dello stesso ordine, vissuto sulla fine del sec. XV, si deve l’istituzione e propagazione delle con i tornite del Rosario, che in poco tempo si diffusero in tutta 1 Europa accogliendo Ira le loro file un numero straordinario di fedeli Dopo il sec. XVI in Italia si può dire che fossero raie le chiese che non avessero la confraternita e l’altare de Rosario ()· 4 Genova troviamo la confraternita a Fassolo nel 1504 i„ un orawrio omonimo presso la spiaggia del mare, poi ? ■ “ “ ,1, ca|ita di S Francesco di Paola (5); la cappella d™ Rosario nella chiesa di S. M. di Castello, dei PP,Preclicator^ e la compagnia del Rosario che apparisce ivi nel 157/già f ire e arricchita di speciali indulgenze nella prima domenica mese e nelle feste della Madonna (fi). La stessa con-fraternità era stabilita nella parrocchia di Camogli nel 1518, / Esser Zur Archeologie der Paternoster - Schnur, in Compte rjyd^Tc'^sSif. International des catKoli^ 1808; Id, in KathoUk, 1897 e 1904-906. 252 e 277 2 attribuisce a S. M. N-ft— M Bo.ar.o, vedi T.m- s I' c. ; Boudinhon, l. c. ; Keixner, Eortologia, p. 2.7. (4) . c., P- (5) Alizeri, Op- c., IH* ,6) Vigna, Op. c-, 19·*· FESTE DI MARIA SS. nella chiesa di S. Antonino di Casamavari, nel 1582 in quella di Gavi, 1589 in S. Domenico e in S. Antonio di Prè, 1593 a Traso, 1599 a S. Margherita Ligure, 1600 a Comago (1), ed altre che è inutile ricordare perchè ormai la confraternita era si può dire generalizzata. Dopo la vittoria di Lepanto attribuita specialmente alla preghiera del Rosario (7 ottobre 1571;, fu istituitala festa omonima. Gregorio XIII nel 1573 permise di celebrarla in tutte le chiese ove si trovasse un altare sub invocatione B. Virginis Rosaru ; e Clemente X ( 1670-1676) la concesse incondizionatamente a tutta la Spagna, finché poi Clemente XI in seguito alla celebre vittoria riportata dai cristiani contro i turchi a Peterwar-dein il 5 agosto 1716 estese la festa a tutta la cristianità (2). A Genova troviamo indicata la festa già nel calendario diocesano del 1645, il quale al 1° ottobre che quell’ anno cadeva in domenica, nota Festwn Rosarii, e aggiunge la concessione di Gregorio XIII : In ecclesiis ubi est altare Rosarii fit duplex de S. Maria. Officium fit de Nativitate, mutato nomine in Festivitatem. Per tutte le altre chiese P uffiziatura era de dominica. Nel 1678 si ottenne per tutto il dominio della Repubblica 1’uffizio proprio già concesso alla Spagna (3). Esso aveva l’orazione seguente : Solemnitatcm Rosarii Beatissimae Virg. M. genitricis tue? celebrantes, queesumus omnipotens Deus, benigno favore prosequere, quatenus ita ipsius sacra mysteria contemplemur in terris, ut post huius vitee cursum, eorum fructus percipere mereamur in coelis, Qui. — Le lezioni del 2.° Notturno erano quelle della Natività : tutto il resto era del comune delle feste di Maria SS. La messa era la votiva a Pentecoste usque ad (1) Arcb. parr di Camogli; Remondini, Parrocchie, I, 82; Desimoni, Documenti per lo stot ici di G(ivi, 177. Sett. Rei., 1915, 472; Archiv. parrocch. di Traso, Registro detta Comp. del S. Rosario ; Rollino e Ferretto, Storia di S. Margherita, 141 ; C.ambiaso, Memorie storiche di Comago., 71. (2) Kellner, t. c. (3)Ianuen. — Sanctissimus Dominus Noster Innocentius Div. Prov.Pp. XI ad pias preces Serenissimae Reipublicae Ianuensis benigne indulsit, ut in omnibus Ditionibus eidem subiectis celebrari possit Festum B. V. de Rosario ab omnibus, qui ad horas canonicas tenentur, cum officio et Missa propria, eodem modo et forma, quo celebratur cum Indulto Ap.co ab omnibus Hispa-niarum regnis. — Hac Die ‘29 Octobris 1678. — V. Card. Carpineus. Bernar-dinus Casalius S. R. C. Secr. ( Officium et Missa in festo solennitatis B. M. Virginis ex apostolico indulto pro omnibus ditionibus Serenissimae Reipublicae Ianuensi subiectis, Genuie, MDGLXXIX, ex Typ. Iosephi Bottarii, in Arch. Arciv., Liturgia ). 7 98 Adventum, con le tre orazioni proprie, di cui la prima era quella dell’uffizio, e le altre le seguenti: Secreta: « Vivifica nos, q. D.ne tui ipsius hostia salutari; et sanctissima Matris tuce Rosavi i solemnia recolentes, interiori Spiritus sancti invocatione sanctifica. Qui. Postcomm : Concede, q. D.ne semper nos per haec sancta Rosarii Genitricis tuae mysteria gratulari: ut continue eadem contemplantes perpetuae nobis fiant causa laetitiae. Qui. ( > Nella festa dei Rosario il Doge si recava ad assistere alla Messa nella chiesa di S. Domenico, per voto fatto nel IbZó. come pure vi andava nei tre giorni precedenti la festa a recitare 1 Rosario, uso che si osservò fino alla fine del secolo AVI . Festa del Carmine. - La devozione a N. S. del Carmine fu portata in Occidente verso la metà del secolo XIII dai solitari del monte Carmelo, che perseguitati ceni vennero a rifugiarsi in Europa Una e raccolta dagli annalisti genovesi dice che alcuni di quei re igi -dotti in Genova da S. Lodovico re di Francia reduce dellaPa e^ stina nel 1254, e presero stanza nel uogo ove soge tuttora la chiesa del Carmine, chiesa fondata nel 1262 (2)..Nel vescovo Gualtieri da Vezzano concedeva speciali indulgenze a chi visitava divotamente quella chiesa (3). 11 novello istituto stabilitosi in Genova, si diffuse_.n^ tuttaria Liguria Nel 1423 già era stabilito un convento di Carmelitani „ isso S Eusebio di Gavi, nel 1467 presso S. M. degli Angeli a Promontorio, nel 1479 a Novi Ligure, 15]'£a Ml,‘tL;do^“fraloi 1606 a Lavagna. La riforma operata da S. Teresa ap sy.'triisr.saswr* rjs « s- .......« , rntmPlitani specialmente dell’antica osservanza, come s Stefano ^Parodi (iS - 1798 ), Cesino (1591 - 1614),Quinto a. Mare (1575 - 1657), S. Olcese (1554 - 1603) e Marassi (1603 - 1619). $ it, Macellarne, Voi. Ili, Mi Voi. II, 74., M·. .11. /. (3) Kellneb, Op. c., 1. c. FESTE DI MARIA SS. ΙΟΙ cristiani et estirpazione delle heresie, i Ser.mi Collegi decretorno a 16 di Novembre d’ andare collegiatamente a visitare la detta Imagine della Madonna Santissima detto giorno et in detta chiesa al detto altare, sentire messa e comunicarsi e conseguire l’indulgenza, onde sendosi fatta apparare la detta Capella, e la nave sinistra della detta Chiesa, ove è situata la capella dei paramenti publici, fu posto il baldachino di borcato d’oro dal corno dell’evangelio poco discosto li gradi dello detto altare: i Ser.mi Collegi accompagnati da molti dei Capitani e Gentilhuomini della Città ; dalle Ruote Civile e Criminale e Fiscale, dai Segretarii, guardia de i Tedeschi, Alabardieri, masseri, targetti, e livrea del Ser.mo andorono a conseguire l’indulgenza al detto altare. Sedette Sua Serenità sotto il baldachino, e gli IU.mi Signori Governatori e Procuratori dall’una e l’altra parte della Capella et appresso loro gl’Auditori Civili e Creminali. Fu celebrata e cantata la messa dal R.do Prevosto della detta Chiesa con chori di musici della capella di Palazzo. Nella fine il Duce e gl’111.mi tutti e gl’Auditori si communicorno al detto altare. Finita la messa dal Rev.mo Padre Fedele Capuccino, che lu autore che si erigesse la detta Imagine della Madonna Santissima in detta Chiesa sotto titolo di protettrice et Avocata di questa Città e Ser.ma Rep.ca mentre la quadregesima passata predicò nella soddetta Chiesa fu fatto un sermone sopra un pulpito di legno che fu messo in luogo commodo appresso i Ser.mi Collegi, invitando ognuno ad essere devotissimo della Vergine Maria Santissima. Furono detto giorno sospese tutte le cause da Ser.mi Collegi e concedettero al detto altare tuttociò che si caverebbe dalla remissione di quattro banditi che avrebbero nominato gli 111.mi Procuratori deputati alli negotii della mattina » (1). Molti altri atti analoghi si trovano negli anni successivi riguardo a questa testa. Essa si celebrava pure con solennità nelle chiese di S. Tomaso, di S. Brigida, dei Servi ed altre indicate nei Diarii del sec. XVII. Nome di Maria. — La festa, approvata la prima volta per la diocesi di Cuenca (Spagna) nel 1513, abrogata da Pio V e rimessa da Sisto V, finalmente, dopo la liberazione di Vienna dal-1’ assedio dei turchi, tu da Innocenzo XI nel 1683, 25 nov., estesa a tutta la chiesa (2). A Genova tu adottata prima di quest’ epoca. Un decreto della S. Congr. dei Riti, 3 die. 1672, concedeva che essa si celebrasse in tutto il Dominio della Republica il giorno 24 settembre, con rito doppio e ufficio proprio già in uso nella Spagna, diverso del-Γ odierno (3). In esecuzione di questo decreto, il Governo l’anno (1) Cerimoniali di Palazzo, p. 34, Arch. di Stato. (2) Kei.lner, Op. c., p. 234. (3) * Sacra Rituum Congreg. ad preces Sereniss. Reipublicte Januen. benigne concessit ut in foto eitis Dominio celebrari possit festum Sanctissimi Nominis B. Marite Virginis cum suo Officio, sub ritu duplici die »4 Septembris, ad instar concessionis alias faetse totis Statibus Maiestatis Regis Catholici. Hac die 3 Decembris 1672. F. M. Episcop. Portuen. Cardinalis Brancatius. Bernardinus Casalins Sac. Rit. Cougreg. Secret.». Arch. Arciv., Liturgia, Reg. B., p. IV. Nel detto Reg. a pag. 48 e seg. è riportato l’intero uffizio). 102 CAPO VII successivo emise il seguente proclama per esortare il popolo a festeggiare il Nome SS. di Maria: « Duce e Governatori della Rep.ca di Genova. « Dovendosi nel giorno de 24 di Settembre d’ogni anno celebi are a nuova es a del Santo nome di Maria ad onore e gloria della Beatlsslman7®JJ1,n® e volendo che tutti i nostri popoli vi concorrano con ogni corrispondere alla benignissima prottetione, che si è semp nerciò avere della conservazione del buon governo de nostri s a U , conceduto generale ad ampio salvacondotto civile persona e p nostro debito contratto in qualsiasi maniera, a qualsivoglia persona del nostro dominio tanto di terra ferma quanto del regno nostro di Corsicai da durare per tre giorni cioè quello della festa medesima, 1 piece ' festa con guente, ì così 23. 24 e 25 di settembre. Inoltre affinchè s. ogni maggior solennità ordiniamo che nel detto giorno de 24 d ogni anno s tengano Chiuse tutte le botteghe come si suol fare nelle fa*’*££££■ esortando anche ognuno che la sera precedente del a e Santo luminare alle finestre ed i fuochi d’allegrezza soliti farsi per la festa del Precursore ed acciochè pervenga la nostra intenzione a città abbiamo deliberato se ne facci la presente pubi,ca grida nella ed in tutti i luoghi del nostro Dominio, incaricando qualunq g et altri a cui tofca di subito ricevuta farla pubblicare del giorno et bora della ricevuta e pubblica,.o„e e mente con staffetta al luogo più vicino sin t nata dal nostro reai giusdicente da quale ci dovrà essere rimandata. - Data dai n Palazzo, il di 22 Set. 1673 » (1). Per questa festa si era pure ottenuto da Pp· emea> e^ una speciale indulgenza, (decreto 15 luglio 1673) (A Foeaa, nel 1683 avendo Innocenzo XI estesa la lesta a . . fissandola alla domenica fra l'ottava della " "a 5S con uffizio proprio, anche Genova si uniformò a'Ie nuove °'sp°* zioni In quell’anno 1683 a Genova essa si festeggi ton straordinaria, per ispeciale interessamento del Governo (3). N S. Addolorata. - Sulle origini della festa di N. S. Addolorata in Genova, è interessante il seguente documento, da cu. aDoarisce come il Senato, su proposta di un anonimo, si adoperò „er ottenerla dal Pontefice. Ecco quanto scriveva 1 anonimo. • ^ ,rS—inReeP«a bT^lo^ ,e‘ prLipab de,,a Od e solennizza tutte le (1) Arch. di Stato, Iurùdtctionalium, Mazzo 33, segnato 57- 1128. (2) Ivi. . ,, Q (3) Cf. Arch. di Stato, Guide, Mazzo 8. FESTE DEL MESE DI GENNAIO ΙΟ3 sue feste, Nostra Signora gradisce tutte queste dimostrazioni e noi ne proviamo gli effetti perchè da pochi anni in quà habbiamo visto svanire più nembi fastidiosi che ci hanno dato che pensare per mantenere la libertà stimo che a N. Signora sia gradita l’instituzione della festa del suo Santissimo Nome l’anno 1673 e quella dell’ufficio, che si celebra da tutto il clero del suo Santissimo Rosario dell'anno passato in qua, perciò procuriamo quanto si può d’ onorarla per questa strada. « Vediamo che quasi tutta l’Italia ed in tutti li stati di Spagna si celebra 1’ ufficio e messa delli suoi dolori et il pontefice lo concede a chi lo domanda. Anni sono già si trattò domandarlo anche per questo dominio non so perchè non si eseguisse. Ser.mi Signori li prego in visceribus Christi a procurare di ottenerlo, e ciò in nome di molte persone divote e che desiderano il bene di questa Patria. Di questa divozione se ne leggono miracoli infiniti e nella Germania è in gran preggio. N. Signora lo gradisce molto per testimonio di S. Brigida, alla quale fu rilevata. Io la raccomando alla pietà di V. V. S. S. Ser.me. In Roma vi sono tanti nazionali che si prenderanno volentieri l’incomodo. Li prego anche a scriver presto, acciò possa anco essere in tempo per celebrarsi in venerdì o sabato avanti la domenica delle palme, nel qual giorno si celebra negl’altri Stati, che ho nominato di sopra ». Fin qui 1’ anonimo. Poi seguono le deliberazioni del Senato : « 1680. 29 novembre. Se ne mandi copia all’ Ill.ma et Ecc.ma Giunta della Giurisdizione perchè consideri e riferisca ciò che si possa operare. Per Ser.ma Collegia ad calculos. * 1681 a 24 gennaio. Hanno lor S. S. Ser.me a palle deliberato che si scriva al Mag.co Sigismondo Raggi che faccia le istanze opportune per la concessione di recitar gli uffici doppi di N. S. de Sette Dolori nel Dominio della Rep.ca. Per Ser.ma Collegia ad Calculos » (1). La domanda fu fatta ed esaudita, come risulta dal decreto della S. C. dei Riti 20 febbr. 1681, che concedeva Γ uffizio e messa per questa festa, decreto che riportiamo nei Documenti N. XIV. Ivi pure riportiamo il decreto 24 luglio 1694 che concedeva di celebrare la festa dello Sposalizio di Maria SS. (2). CAPO Vili. Feste del mese (li Gennaio 13 Gennaio. S. Ilario. — Vescovo di Poitiers (350-366), fu il principale difensore della fede cattolica contro 1’ arianesimo nelle Gallie ; quindi il suo culto fu assai diffuso in quella nazione, e la sua festa era anticamente osservata come festa di precetto non solo a Poitiers, ma anche in molte altre diocesi (3). Perpetuo ( + 490 ) e Gregorio di Tours (+ 594) la segnano tra le poche feste del (1) Archivio di Stato, Iurisdictionalium, Mazzo 40, segnato 70-1141. (2) Documenti, N. XV. (3) Martene, De antiquis Ecclesiae ritibus, T. III, p. 564. 104 CAPO Vili loro tempo (1). Il suo nome era inscritto nel canone della messa nella liturgia gallicana, come vediamo dal sacramentario Merovingio del sec. Vili, dal Gelasiano e dal messale di Bobbio. Lo stesso era della liturgia ambrosiana, e ciò per le strette relazioni che aveva il santo coll’ alta Italia, dove egli insieme con S. Ambrogio, S. Eusebio, S. Martino ed altri campioni aveva esercitato il suo zelo in difesa della vera fede contro l’arianesimo. Per le stesse ragioni anche la Liguria era legata al nome di Ilario. Secondo il racconto di Fortunato Venanzio, il santo ritornando dall’ esilio nel 361 approdò alla nostra isola Gallinai ia ( Albenga ), dove già dimorava S. Martino, e da essa scacciò i serpenti che la infestavano (2). Quindi dobbiamo riteneie che anche fra noi S. Ilario abbia avuto culto assai antico, benché per la deplorata mancanza di documenti, le tracce di quel culto pri mitivo siano cancellate. Il più antico documento che ci rimane su questo culto è la chiesa dedicata al santo, e ricordata già in atto del 1198: Ad clapam sancti Ilari i (3). La festa è registi ata nei più antichi libri liturgici, Cod. C. Μ. V., con orazione propria, ricavata dall’ antica liturgia gallicana, mentre oggi nella liturgia romana l’ha de comuni. Cadendo questa festa nel giorno de ot tava dell’ Epifania, non se ne faceva che la semplice commemorazione, perchè 1’ uffiziatura era dell’ ottava. In seguito S. Ilario si trasferì al giorno seguente, come è tuttora nella liturgia lomana. 14. S. Felice In Pincis. — Festa romana tra le più antiche. A Genova è nei codd. C. M. e V., con rito semplice, orazione presa dal Gregoriano, che è l’odierna. 15. S. Mauro Abate. — Fu il più illustre fra i primi discepoli di S. Benedetto, e colui che ne introdusse la regola in Francia ( ). Perciò il suo culto fu assai diffuso in quella nazione, mentre apparisce assai tardi la sua testa nel calendario ι ornano. A Genova la troviamo nei codd. C. M. e V., con rito sem., orazione propria Deus qui hodiernatn diein, mentre oggi & (1) Greg. Tur, Hist Frane., X, 5, Migne, 71, 566. 2) Fortunati Venantii, in Acta SS. lanutiri, T. I. p. 792; Mattiauda, Da Villa Matuziana all'isola Gallinaria, p. 47, in Monografia Storica dei Porti dell antica nella Penisola Italiana. . . . , · (3) Ferretto, I Primordi e lo sviluppo del Cristianesimo m Liguria ed in particolare n Genova, in ASLS. voi. XXXIX, p. 561· (4) Martene, Op. c., p. 5til. (5) Gueranger. L'année liturgique, Le temps de Nòèl, T. 11. p, dld. FESTE DEL MESE DI GENNAIO 1’ orazione de comuni abatum. I Diarii del sec. XVII notano che « li monaci benedettini fanno solennità particolare, et in S. Matteo se ne fa 1’ offitio per la reliquia che vi è ». 16. S. Marcello Papa e Mart. — Festa romana. A Genova è nei codici citati, con rito sem., orazione del Gregoriano, odierna. Reliquie del santo si veneravano nel sec. XVII in S. Catterina di Lucoli, e in S. Andrea di Sestri. 16. S. Onorato. — Vescovo d’ Arles (426 - 429), fu uno dei principali promotori del monachiSmo in Occidente, e fondatore del celebre monastero di Lerino, poco distante da Nizza, dal quale uscirono tanti uomini insigni, vescovi e santi. Data la vicinanza di Lerino colla Liguria, il culto di questo santo si estese presto fra noi. Residuo di quel culto primitivo era la chiesa di S. Onorato in Genova presso Castelletto, indicata spesso nei documenti dei sec. XII - XIII ; e 1’ abazia di S. Onorato di Patrania (Torriglia), di cui si hanno memorie dall’anno 943 (1). La festa, che non ha traccia nella liturgia romana, si celebrava invece in Liguria, e certamente con culto distinto, poiché ancora nel 1375 è notata fra i giorni semifestivi. Però non è più nei cataloghi dei secoli posteriori; il che dimostra che quelle del secolo XIV erano le ultime tracce d’ un culto antico che si andava spegnendo. Tutti i nostri antichi libri liturgici sopracitati notano questa festa, di cui però non si faceva allora più che la semplice commemorazione. 17. S. Savino. — Vescovo di Piacenza, intervenne col vescovo di Genova Diogene al concilio d’Aquileia del 381, presieduto da S. Ambrogio, contro gli ariani '2). Il suo culto si può dire che i estò localizzato all Italia superiore. A Genova la sua festa si trova in tutti i suddetti codici C. U. e V., e sta innanzi a S. Antonio, che pure era festa universale nella Chiesa ; il che dimostra l’importanza speciale che aveva quella di S. Savino. Per questa in (1) Cambiaso, eoa- stiano in Liguria, per le grandi epidemie che allora '"girono tra di noi Fu precisamente nella pestilenza dell anno 14r>0, che il Governo della Repubblica fece voto di innalzare un tempio ai (| i De gesti* Langobardorum, Lib. fi, c. 5. (2) Acta SS. Boll., 20 Ianuar; Mahi-thi, Baeiliques eiEgltsesde Rome, -.· ed.z., p. 11». (3) Acta SS., 20 Ianuar. (4) De Simoni, Regesti, ecc.,45. p. (5) Il Collettario metrop., oltre a questa ..razione, ne ha pure ( pag. 165 ) un altra Deus ani beatum Sebastianum, che è presa dal Gregoriano ( Muratori, II, p. 20): c terza diversa dalle altre due, ne troviamo nel rituale per la Processiono delle Ceneri Π Giovanni Battista, in cui si domanda ut a peste et >naris periculi* liberemur. ( v.’cambiaso, La processione delle Ceneri di S. G. B., p. 12). (6) ASLS., voi. X, p. 42ti. . (7) Giustiniani, Annali di Genova, Voi. II, p. 151 ; Belgrano, Dette feste e giuochi dei genovesi, dissert. I, e. I. FESTE DEL MESE DI GENNAIO ι i 3 SS. Fabiano e Sebastiano per ottenerne la liberazione (1). E il tempio sorse dopo pochi anni, nel centro della città, presso il monastero delle suore dette d’ allora in poi di S. Sebastiano (2), dov’ è 1’ attuale via Roma, e divenne per Genova un santuario di gran divozione verso il santo. In esso si portavano ogni anno nella sua festa i Serenissimi Collegi ad assistere alla messa solenne. Per questa festa Leone X, 16 die. 1517, concedeva indulgenza plenaria a chiunque pentito e confessato visitasse la detta chiesa: indulgenza rinnovata poi da Clemente Vili il 20 agosto 1593, ingiungendo però anche la Comunione (3). La festa di S. Sebastiano si celebrava pure in molte altre chiese. Così in S. Maria di Castello, nella cappella dei SS. Fabiano e Sebastiano, nella quale, per concessione di Nicolò V, 10 febbraio 1453, era concessa indulgenza di 5 anni e altrettante quarantene a chiunque la visitasse in detta festa pentito e confessato : indulgenza portata poi a 100 giorni dal Card. Firmano, legato apostolico, quando consacrò la stessa cappella il 20 dicembre dello stesso anno (4). Nella metropolitana veniva dedicata a S. Sebastiano, con atto del 5 maggio 1480 (5), la cappella che sta in capo alla navata destra, oggi dedicata a N. S. del Soccorso, e vi si stabiliva la Confraternita di carità e benevolenza, che promosse assai il culto e la divozione al santo. La cappella fu adorna di insigni opere d’ arte del Mantegna, del Baroni, e più tardi del Carlone, Francavilla ed alti i. Vi fu istituita una cappellania perpetua, e delegato un sacerdote pel servizio della cappella. La festa del santo vi si celebrava con grande solennità, e, come nelle principali feste, cantava la messa un vescovo, ovvero unus ex primioribus canonicis (6). Un anno dopo, nel 1481, Bendinello Sauli stabiliva per testamento la erezione della monumentale basilica di Carignano, sotto (1) Anno 1450, 20 julii: Ut Ianueuses precibus sanctorum Fabiani et Sebastiani a pestilentia liberentur per illusù'em et excelsum dominum Ducem Ianuensium et magnificum senatum nostrum decretum fuit ut ad honorem Dei et ipsorum Sanctorum in urbe nostra eis templum fiat. ( Alberi, La chiesa di S. Sebastiano in Genova, in ASLS., Voi. X, p. 159. (2) Op. cit., p. 136 e segg. (3) Λοί. Vincenzo Malfino, Filza 12, Arch. Arciv.: e busta Indulgenze, Arch. cit. (4) Vigna, lllustraziotie storica, artistica, epigrafica della chiesa di S. Maria di Castello, Genova 1864, p. 178. (5) Podestà, Il Colle di S. Andrea, in ASLS., voi. XXXIII, p. 84.; Archiv. civ., Decreti 1877 - 78. (6) Patrone, N. S. della Pietà e del Soccorso venerata nella metropolitana di Genova, p. 23, ecc. ii4 CAPO Vili il titolo di S. Maria e dei SS. Fabiano e Sebastiano, sorta poi nel secolo successivo (1). S. Sebastiano riscuoteva pure culto speciale nella chiesa di S. Agostino promosso dall’ arte dei Poliamoli : in S. Sabina dalla corporazione dei facchini da vino : nell’ oratorio di S. Domenico, dall’ arte dei fruttaroli (2) ; a Voltri dalla compagnia dei Camalli (1572) (3); a Mele è ricordato il suo culto nel 1541 (4); a Gavi nel 1582, e intorno alla stessa epoca in moltissime chiese della diocesi genovese e di luori. In Albenga nella chiesa dei PP. Domenicani, troviamo la cappella di S. Sebastiano colla seguente iscrizione : AD HONOREM DEI ET VIRGINIS MARIE AC BEATORUM FABIANI ET SEBASTIANI PRESENTEM CAPPELLAM INSTAURARI FECIT D.ns LUCAS DE OCTAVIANIS 1410 (5). Nella chiesa di S. Giorgio di Campochiesa( Albenga), pure vi è cappella di S. Sebastiano con questa iscrizione riferentesi alla peste del 1476: HOC OPUS FACTUM EST AD HONOREM DEI ET B^TORUM MARTINI FABIANI ET SEBASTIANI AC S. Κ0^ΗΙ AD INSTANTIAM D.ni FRATRIS NICOLAI DE CARANCIS PRIORIS HUIUS ECCLESIE SANCTI GEORGII UNA CUM PAROCHIANIS TEMPORE MORTALITATIS DE M.CCCC.LXXVI DEPICTA VERO M.CCCC.LXXVIII DIE XIX FEBRUARII (6). Nella chiesa parrocchiale di Riomaggiore, riviera di levante, si legge la seguente iscrizione : IHS - MARIA DEL 1528 FO LA PESTA IN QSTA TERRA DVRO SETE MESI SI FECE VOTO DE ANDARE TVTI ALE LETANIE LA VIGILIA DE S TOMAXO APOSTVLO E CESSO E FARE FESTA EL DI DE STO ROCHO E DE STO SEBASTIANO (7). La stessa peste qui nominata infierì pure in Genova dal 1528 al 1530, quando per la cessazione di essa i genovesi fecero voto (1) Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, voi. I, p. %8. (2) Saggi cronologici, Diario sacro 1688, 20 gennaio. (3) Rossi, Storia della città e diocesi di Albenga, p 388. (4) Cabei.i.a, Pagine Voltresi, p. 125. _ (5) Il 3 gennaio 1541 Mons. Marco Cattaneo, arcivescovo di Colossi, accordava giorni d’indulgenza a chiunque visitasse divotamente la cappella di S. Sebastiano di Mele nel giorno della sua festa (ASLS., Voi. XXXIX, p. 715). (6) Rossi, Op. c., p. 394. (7) Remondini, Antiche Iscrizioni Liguri, p. 98. FESTE DHL MESE DI GENNAIO 11 5 di una solenne processione alla chiesa di S. Sebastiano, processione che si praticò poi ogni anno, come risulta dai calendari diocesani al 20 gennaio: Hodie fit solennis processio ab anno 1530, quo Dominus civitatem a saevissima peste liberavit (1). Fu in seguito a questo che si dichiarò festa di precetto il giorno di S. Sebastiano, come la troviamo indicata nei sinodi del 1588 e 1604, soppressa poi da Urbano Vili nel 1642. Probabilmente iu nella stessa occasione che si elesse S. Sebastiano Patrono meno principale della città. Come tale ebbe nella sua testa rito doppio maggiore dal sec. XVI ad oggi. 21. SS. Fruttuoso e C. Mart. — S. Fruttuoso vescovo di Tarra-gona in Spagna, martirizzato nell’ anno 259 insieme coi suoi diaconi Eulogio ed Augurio (2), ebbe culto quasi esclusivo in Spagna e nella Liguria, la quale ultima divenne si può dire sua seconda patria dopo che ivi fu portato il suo corpo. La leggenda, riportata da tutti gli annalisti genovesi, narra che il santo dopo la sua morte, ma in epoca sconosciuta, apparve ad alcuni suoi discepoli, avvertendoli che raccolte le sue ossa e dei suoi compagni di martirio, le portassero a Capodimonte nella Liguria orientale, come in luogo sicuro dal pericolo di saccheggio (3). Questa particolarità del pericolo a cui erano esposte le reliquie del santo in Spagna, ci può illuminare sull’ epoca della loro traslazione, sulla quale finora regna la più grande incertezza. Si sa che i più grandi pericoli di profanazione erano causati dalle guerre ed invasioni nemiche; e in tali occasioni avvennero molte traslazioni di corpi di santi. Basti ricordare S. Venerio portato da Portovenere a Reggio Emilia nell’ 816, S. Calocero da Albenga a Civate nell’ 824 - 860, S. Agostino dalla Sardegna a Pavia (1) Kalend. 1645 e segg. Notiamo però che la processione di S. Sebastiano si praticava già nel sec. XV, dopo la peste del 1450. Nel 1466 è ricordato l’uso di portare ia processione la testa del santo ( Iurisdictionalium, I, 1334, n. 11 ). (2) Ruinart, Acta Martyrum. (3) Stella, Annales ( in Muratori, R. I. S., T. XVIII ), che secondo il Belgrano avrebbe ciò ricavato dalla leggenda di quella traslazione, scritta da Sallustio cancelliere del Vescovo di Genova Airaldo ( 1097-1116); Vigna, Bue opuscoli di Jacopo da Varagine, in ASLS., Voi. X, p. 459 ; Schiappacasse, Camogli, Memorie storiche, p. 11; Schiaffino, Annali; Giscardi, Origine delle chiese; Paganetti, Istoria eccl. della Liguria; Giustiniani, Annali, anno 1256; Accinelli, Saggi cronologici; Luxardo, Memorie sloriche del Borgo di S. Margherita ; Semeria, Secoli cristiani, Voi. I, p. 465; Remondini, Op. c., Reg. Ili, p. 95; ASLS., Voi. II, P. I, p. 451. Pur troppo con tutta questa copiosa bibliografia dobbiamo deplorare una grande penuria di notizie e dati seri, e una grande confusione di idee e di fatti. V. Remondini, 1. c. I 16 CAPO Vili nel 725. Ora la grande invasione della Spagna fu quella compiuta dagli Arabi nel 711, in cui tutta quella nazione, eccetto le Asturie, fu preda degli islamiti. Fu appunto allora che diversi corpi di santi furono dai cristiani di colà portati in lontane regioni pei sottrarli alle mani degli invasori (1); ed io credo che anche il corpo di S. Fruttuoso e dei suoi compagni sia stato portato allora in Liguria. Questa opinione mi è suggerita dal Morin, il quale rileva che il celebre Ovationale gothicum di Verona, scritto nelle vicinanze di Tarragona, patria di S. Fruttuoso, verso la fine del sec. VII, ha una nota dell’ anno 732 col computo degli anni di Liutprando re d’ Italia, in XX anno Liutprandi regis. Da ciò arguisce il detto autore che quel codice, scritto pei la chiesa di Tarragona verso il 700, si trovasse nel 732 negli stati di Liutprando, che si stendevano appunto dalla Liguria al mare Adriatico, portatovi dai cristiani di Tarragona colla corrente emigratoria che a\^rebbe portato tra noi il corpo di S. Fi ut-tuoso (2). L’ osservazione a mio giudizio è giustissima, e merita di essere accolta. A conferma di essa sta il tatto che i documenti di S. Fruttuoso in Liguria cominciano appunto dopo l’epoca indicata. Notiamo che in quest’ epoca la Liguria godeva un periodo di pace e di tranquillità. A Capodimonte le reliquie del santo furono deposte nell’antichissima chiesa, che prese d’allora il nome di S. Fruttuoso, e divenne celebre abazia di benedettini. Verso l’anno 984 è indicata ecclesia S. Fvuctnosi, e il suo abate Leo monachus et abbas monasterii sancti Fructuosi, in un livello di terre fatto a suo favore dal vescovo di Genova Giovanni (3). Fin d’ allora sappiamo che i fedeli ricorrevano all’ intercessione del santo. Adalasia imperatrice vedova di Ottone I, nel 986, riconoscendo da Dio, per merita beatissimi Fructuosi, la salvezza del figlio Carlo in un naufragio patito, dona al monastero molti beni (4). Molti altri documenti dell’ epoca stessa ci attestano la grande floridezza a cui era già allora salita 1’ abazia di S. Fruttuoso (5). (1) Simonet, Historia de los Mozàrabes de Esparw, in Memorias de la Reni Academia de la Ristoria, T. XIII, Madrid 1903, p. 250 e segg. (2) Rev. Bened., 1913, p. 115. (3) ASLS., voi. II. parte I, p. 308. (4) Mabillon, Annal. Ord. S. Ben., T. IV, 1. 49, p. 39 ; Prato, Op. c., p. 101. (5) ASLS., Voi. cit., p. 33, 37, 39, ecc. FESTE DEL MESE DI GENNAIO I 17 Da questo suo centro il culto del santo si diffuse in tutta la Liguria. Una cappella dedicata ai SS. Fruttuoso, Andrea e Giorgio troviamo nel 1038 a Rovereto presso Chiavari (1). Ad sanctum fructuosum de via è chiamata nel 1186 la regione di Terralba presso Genova, dove è la chiesa omonima, che conserva tuttora tracce d’ antichità anteriori al mille (2). A S. Fruttuoso fu dedicata la parrocchia di Fumeri nell’alta Polcevera, di cui si hanno documenti del 1222. A Bargagli gli fu dedicato 1’ oratorio, e in altre località pure avea altari e culto. Nella metropolitana il santo riscuoteva speciale venerazione fino dai tempi più remoti, e da pochi anni fu scoperta nella lunetta sopra la porta detta di S. Gottardo una pittura del sec. XIII - XIV rappresentante Maria SS. col Bambino e i santi Fruttuoso e Gottardo. La festa di S. Fruttuoso in antico ebbe importanza tutta speciale. In Spagna per dedicare esclusivamente a S. Fruttuoso il giorno 21, si era anticipata al giorno 20 quella di S. Agnese. A Genova pure preponderò nei tempi più antichi la festa del martire spagnuolo divenuto genovese per adozione. Ne è prova il trovare ancora nei nostri codici del secolo XIV, al giorno 21 indicato prima S. Fruttuoso e poi, eadem die, S. Agnese, nonostante che anche di questa si facesse 1’ uffizio con nove lezioni prese dalla vita di lei, come rilevasi dal Lezionario e dal Calendario del cod. C. Quelli però erano gli ultimi sprazzi dell’ antica solennità di S. Fruttuoso, che tosto decadde, preponderando quella di S. Agnese. Già nel 1375 nell’ elenco dei giorni semifestivi troviamo indicata al giorno 21 solo la santa, senza alcun cenno a S. Fruttuoso ; e così poi sempre negli elenchi testali dei secoli successivi. La festa liturgica di S. Fruttuoso fu trasferita ad altri giorni. Nel secolo XVII si faceva ai 23 gennaio, con rito semidoppio, ufficio de comuni; ma essendosi poi assegnata a tal giorno la festa dello Sposalizio di Maria SS., S. Fruttuoso si trasferì ai 9 febbraio. Così era nel secolo XVII1. In seguito si adottarono le lezioni e orazione proprie, che si hanno tuttora. Più tardi si portò la festa ai lb febbraio, ed ultimamente, nel 1914, ai 13 dello stesso mese. (1) Remondini, Parrocchia dell’ Archidiocesi di Genova, Reg. VI, p. 157. (2) Op. cit., Reg. I, p. 190, e ASLS., voi. XXXIX, p. 526. (3) Ferotin, Op. c., col. 108. Però la finale Et omnia a nobis propitiatus averte del nostro cod. fu sostituita ad altra molto più lunga che ha nel mozarabico. r 118 CAPO Vili Nei citati codici genovesi la festa di S. Fruttuoso e C. è di rito doppio, lezioni proprie ed orazione Adesto nobis O. D., presa dalla liturgia spaglinola, che l’ha nel Liber Mozarabicus Sacramen-torum del sec. IX, pubblicato dal Ferotin, ovatio post Nomina. Pel culto di S. Fruttuoso notiamo ancora che il santo eia invocato nelle litanie genovesi del sec. XIV (1); e nella processione delle Ceneri di S. Giov. Battista, oltre Γ invocazione nelle litanie e nel Prefazio, aveva le seguenti: Ant. Decas HyspanoYum Fructuose, meritis tuis redde incolumes, quos sacris tuis Reliquiis decorasti. — f. Sancti, et justi in Domino gaudete. —1$. Vos elegit Deus in haereditatem sibi. — Oremus. Faveat nobis quaesumus Domine apud Majestatem tuam Beatus Fructuosus Martyr et Pontifex: et mare, quod ejus Reliquias sustinuit, obtineat nobis esse tranquillum. Per. (2) 21. S. Agnese V. M. — L’angelica vergine e martire romana, e patrona delle vergini cristiane, ebbe tanta venerazione nella chiesa tino dai tempi più antichi, che S. Gerolamo ci attesta già nel IV secolo essere lei omnium gentium litteris atque linguis laudatam (3); e S. Agostino si esprime nello stesso senso. Essa è ricordata in tutti i libri liturgici più antichi, dalla Depositio martyrum del sec. IV in poi. Le sue reliquie nel V secolo erano sparse fino nelle più lontane regioni, in Spagna, Belgio, Costantinopoli (4). Nell’alta Italia il suo culto fu promosso in modo speciale da S. Ambrogio, che nel 377 scriveva le sue lodi nel trattato De Virginibus, passate poi nelle lezioni del breviario. La Liguria certamente non tardò ad accogliere il culto della santa, benché i documenti più antichi come al solito, siano perduti, e il primo che ci rimane sia dell’anno 1192, in cui (1) Cambiaso, Rogazioni e Litanie genovesi antiche, p. 37. Anche a Bobbio il giorno 21 si faceva la festa di S. Fruttuoso e Gomp. Cf. il Liber S. Columbam de Bobio, sec. XII; Ebner, Iter italicum, p. 82. (2) Cambiaso, La Processione delle Ceneri di S. Giovanni Battista, p. 13. (3) Epist. ad Demetriadem, N. 8974. (4) Jubaru, Sainte Agnès, p. 333 seg. ; Ali.ard, Sainte Agnès, in Dictionnaire d’Archeologie et de Liturgie, voi. I, c. 905, 018; ASS., Ian. 21, p. 350; Ferretti, -S. Agnese nel culto, in Bessarione, 1911, p. 218-45. — Però riguardo alle reliquie devesi notare che anche altre sante di nome Agnese erano venerate in varie regioni, e quindi non tutte quelle reliquie devono credersi appartenere alla santa romana. (Vedi Jubaru, Op. c., Append. IV, Les reliques de sainte Agnès). FESTE DEL MESE DI GENNAIO II9 è ricordata la sua chiesa in città. Un’ altra chiesa le era pure dedicata a Castagnola presso Framura nel 1360. Nel 1322 troviamo le sue reliquie in S. Francesco di Castelletto. La festa è indicata in tutti i codici più antichi sopracitati, compreso l’antichissimo C.1 ; e in tutti è coll’ ottava ai 28. Ambedue le feste aveano rito doppio, lezioni proprie, orazione presa dal Gregoriano, che si recita tuttora nella liturgia. Abbiamo detto testé, parlando di S. Fruttuoso, che la festa di questo santo avea la precedenza su quella di S. Agnese. Ciò si verificò probabilmente dal sec. Vili al XIII ; ma nel sec. XIV nel catalogo festale del 1375 non si parla più di S. Fruttuoso ai 21 gennaio, ma solamente di S. Agnese, e così poscia in tutti i cataloghi festali dei secoli successivi fino al secolo XVIII. Nella sua chiesa in Genova ebbe sempre culto speciale, e già nel 1456 per la sua festa vi era indulgenza concessa dal sommo Pontefice (1). 22. S. Vincenzo Mart. — S. Vincenzo, il martire più venerato della Spagna, ebbe culto diffusissimo in tutta la Chiesa. S. Agostino, che ci lasciò scritti di lui cinque sermoni, dice che la sua festa ubique terrarum celebratur (2). Così pure attestano press’ a poco S. Paolino, S. Gregorio di Tours, ed altri. Tutti i calendari e libri liturgici dell’ oriente e dell’ occidente hanno la sua festa. Nell’ Italia superiore il santo ebbe culto non meno che altrove ; anzi la chiesa milanese ne aveva scritto il nome nel canone della messa, immediatamente dopo quello di S. Ippolito (3). Quindi dobbiamo ritenere che anche in Liguria, il suo culto fosse radicato assai d’ antico, benché come al solito manchino i documenti dei primi tempi. I più antichi sono le chiese a lui dedicate : quella di S. Vincenzo in città ( ora N. S. della Consolazione ), indicata nel 1059 (4) ; S. Vincenzo di Favaie in valle di Fontanabuona, nel 1190, quella di Ceresola nel 1248, di Longarola nel Gaviese nel secolo XIV. La sua festa nel medio evo era popolarissima, e tutti i cataloghi festali genovesi dal secolo XIV in poi la segnano tra i giorni semifestivi. Liturgicamente essa è indicata nei codici più volte citati, compreso P antichissimo C.f, con rito doppio, (1) Poch, Op. c., Voi. V, parte II, p. 9. (2) Martene, Op. c., T. Ili, c., IV, p. 321 e 564. (3) Magistretti, Liturgia ambrosiana del sec. /V, p. 197. (4) ASLS., voi. 11, parte lì, p. 220, 120 CAPO Vili lezioni proprie e orazione presa dal Gregoriano, che è 1’ odierna, mentre tutte diverse sono quelle della liturgia spagnuola antica, come si può vedere nel Ferotin, Liber Mosavabicus Sacramentorum. Nella metropolitana vi era per questa festa distribuzione speciale. Anche presso i frati di S. Domenico il santo riscuoteva culto particolare secondo i Diari del sec. XVII. Sue reliquie si veneravano in S. Francesco di Castelletto nel 1322, e più tai di un suo dito nella chiesa di S. Vincenzo in città (1). 22. S. Gaudenzio. — Vescovo di Novara, fu compagno a S. Eusebio e S. Martino nel difendere la fede contro 1’ arianesimo nell’ alta Italia; ed ivi perciò ebbe culto abbastanza diffuso. A Genova troviamo la sua festa solo nel Collettario, con orazione pi opria. Nel calendario del codice stesso è aggiunto d’altra mano. La Congregazione dei Canonici regolari Lateranensi lo venera come suo membro ; ed anche a Genova i Diarii del sec. XVII ricordano che in S. Andrea e in tutte le chiese dei Lateranensi si celebrava la sua festa. 23. S. Emerenzlana V. M. — Festa romana. L nei nostri codici liturgici, con rito sem., orazione propria Maiestati tue nos quesu-tnus D.ne, mentre nella liturgia romana Γ ha de comuni. 24. SS. Bablla e Comp. Mart. — Questi martiri antiocheni erano anticamente assai venerati in tutta la chiesa. A Milano era dedicata a S. Babila l’antichissima chiesa detta ad Concilia Sanctorum per le reliquie che vi si veneravano ; la loro lesta è indicata in tutti i libri ambrosiani più antichi (2). A Genova si trova nei citati codici, con rito semplice. 25 Conversione di S. Paolo. - La festa si celebrava nella chiesa gallicana fin dai tempi di S. Gregorio, e se ne trova la messa già nel Missale gothicum del sec. VII. In alcune diocesi di Francia, Germania e Inghilterra fu dichiarata festa di precetto. A Roma invece manca ancora nei codici del Gregoriano del sec IX, ma nel sec. X essa è generalizzata nella liturgia romana. A Genova apparisce come giorno semifestivo dal sec. XIII in poi. Liturgicamente è in tutti i codici più antichi, con rito doppio, lezioni proprie, che sono le odierne, salvo quelle del terzo (1) Diari cit. (2) Bloati, Memorie di S. Celso, p. 88 ; Savio, Vescovi, Milano, p. 58. FESTE DEL MESE DI GENNAIO 121 notturno che furono modificate da Clemente Vili (1), orazione presa dal Gregoriano di Menardo, che si usa tuttora. Questa testa si celebrava con speciale solennità nella chiesa di S. Paolo c Y5cchio in Campetto, e in quella di S. Paolo delle monache di S. Chiara. 25. S. Proietto Mart. — È il diacono di S. Evasio d’Asti, che si ci ede martirizzato con lui presso Seduta ( Casale Monferrato ) ai tempi di Liutprando (713-743), secondo la leggenda di cui parleremo trattando di S. Evasio (2). Col culto di questo santo venne a Genova quello di S. Proietto, e nel codice metropolitano troviamo 1’ orazione di questo, ma tutta diversa da quella usata nella chiesa di Casale, e presa invece dal Gregoriano di Menardo, che ha però non pel nostro santo, ma per S. Proietto vescovo e martire di Clermont, festeggiato a questo giorno dalle chiese di trancia. Oltre a ciò nessun altro cenno del suo culto in Genova. Λ^ττί1 Asti sua Patria non comparisce il suo culto prima del sec. XIII. 27. S. Gio. Grisostomo. — Manca nell’ antica liturgia romana. A Genova è nei citati codici C. U. V., con rito doppio, orazione de comuni. Per la storia del culto notiamo che nel 1295, 21 aprile è indicata una cappellania ad altare sancti Crixostomi in ecclesia Castri Sarsane, cum suis bonis et iuribus, conferita al chierico Paino di Sarzana (3). Sue reliquie nel sec. XVII si veneravano in Genova nelle chiese del Carmine, S. Maddalena, S. Domenico, S. Francesco, S. Ambrogio, e a Sestri in S. Andrea. 0 29. S. Severo. - Vescovo di Ravenna (+ 343-344), il suo culto ι estò localizzato all’ alta Italia. A Genova ne abbiamo l’orazione propria nel Collettario ; nel calendario dello stesso codice è aggiunto d altra mano. Nel calendario delle Vigne è al 1.° febbraio. Oltre a questi, nessun altro cenno della festa in Genova. (1) Gavanto, T/tes. Sacr. Rit., T. II, sectio. VII, c. 3. (2) Vedi S. Evasio, 1 dicembre. (3) Giornale storico della Lunigiana, Anno VII (1915), p. 99. 122 CAPO IX CAPO IX. Pesto del mese (li Febbraio 1. S. Brigida V. — La santa patrona d’Irlanda, vissuta nel sec. VI, ebbe culto, oltreché in Irlanda, nelle Gallie e nell alta Italia; non si trova invece nei libri liturgici romani. A Genova Γ abbiamo nei codici C. Μ. V., con rito sem., e orazione pi opria Deus qui sanctarum virginum, che si legge pure nei libi i ambio-siani. Il suo culto fu promosso specialmente dall’ ordine lateranense, e i Diarii citati hanno: « La Religione lateranense fa l’ufficio doppio di S. Brigida vergine, sua canonica ( canonichessa ) »· 3. S. Biagio Vesc. e M. — Varii sono i santi di questo nome, ma veneratissimo fra tutti fu il martire e vescovo di Sebaste, invocato dal popolo specialmente nelle malattie dei bambini e degli animali (1). La sua festa dalla liturgia orientale passò in quella d occidente, ove moltissime chiese l’hanno adottata con diverso rito e in diversi tempi. A Roma manca nell’ antifonario del sec. , ma viceversa si trova nel supplemento del secolo stesso (-), con uffizio proprio, il che dimostra che fu introdotta allora. Ab bandonata poi dal breviario romano - francescano del sec. u rimessa nel 1521 sotto da Leone X, con rito semidoppio; e ι idot a a semplice da Pio V nel 1568, tale rimase fino ad oggi· A Genova il santo avea in antico un culto specialissimo, e chiese di S. Biagio in Val Polcevera indicata già nel 1143 ( ), quella omonima con ospedale in Rivarolo eretta da Opizzo Lecca velia verso il 1186 (4), quella di Bacezza consacrata sotto ι titolo di Maria SS. e di S. Biagio nel 1292 (5) ed altre, non sono i soli testimoni del suo culto antico tra noi. Quanto popolare la sua festa a Genova nel sec. XII si può arguite da fatto che le offerte fatte in essa, come nelle altre principali solennità, dai fedeli nella metropolitana, erano oggetto di speciali convenzioni tra l’Arcivescovo e il capitolo nel 1143 e negli anni successivi, come si disse al capo II. Altra prova del grande culto che avea anticamente il santo, è l’essere la sua festa nei libri (1) ASS., Febr., I, d. 332. (2) Tomasi, IV, p. 159. (3) ASLS., Voi. II, P. I, p. 5. (4 - 5) Op. c., Voi. XXXIX, p. (543, 780. FESTE DEL MESE DI FEBBRAIO I23 liturgici genovesi C. U. V., con rito doppio, lezioni proprie, e orazione propria Plebs tua D.ne ( in U. ha pure altre due orazioni ), che riscontrasi pure negli ambrosiani (1); e il trovarsi il suo nome in tutti i testi delle antiche litanie genovesi, benché alcune assai limitate nel numero dei santi (2). Probabilmente il culto del santo avea preso maggiore incremento dall’epoca delle crociate. La sua festa è sempre indicata fra i giorni festivi dal 1375 al sec. XVII. Nel 1300, nel registro più antico della masseria metropolitana, è notata la distribuzione di soldi 2 per questa festa. Anche dopo che la riforma di Pio V lo aveva ridotto a semplice, in Genova si faceva semidoppio ; e il kal. diocesano del 1645 nota appositamente : « Hoc festum cetebvatnv semiduplex ex antiqua consuetudine ob devotionem populi ante bullam Pii V iuxta rubricas ». L’ uffi-ziatura era la stessa di oggi, tanto nella messa quanto nell’ uffizio. Nel 1823 la lesta fu elevata a rito doppio per la metropolitata, e nel 1879, 28 nov., per tutta 1’archidiocesi. (Vedi Documenti N. XVII ). Diverse sono le reliquie del santo portate a Genova da tempi assai remoti. Nel 1263 la chiesa di S. Nazaro ne possedeva alcune, donatele dai marinai di Gaeta ; e la festa del santo e la venerazione di queste reliquie avea dato luogo a speciali convenzioni colla chiesa vicina di S. Cosma (3). Altre reliquie del santo donava alla chiesa di S. Francesco in Castelletto nei 1322 certo Nicolò di David (4). Nel 1381 il piede di S. Biagio era portato a Genova dall’ armata di Gaspare Spinola (5). Nel 1386 nella metropolitana tioviamo vaiie ìeliquie del santo, cioè un dito esposto in prezioso reliquario d’ argento con piedestallo, altro dito in altro reliquario in forma di croce d’argento con gemme, ed altre reliquie pure in un terzo reliquario d’argento (6). Nel 1461 altra reliquia del santo veniva deposta insieme con molte altre, provenienti da Pera, nella chiesa di S. M. di Castello (7) ; e finalmente l’insigne reliquia della testa di S. Biagio si venerava prima nella chiesa delle monache di Valle Christi, e poscia, dal 1573, nella pieve di Rapallo. (1) Nel Collettario, (ma. p. 165), ha altre tre orazioni, aggiunte d’altra mauo. (2) V. Cambiaso, Rogazioni e Litanie genovesi antiche. (3) ASLS., Voi. XXXI, P. 1, p. 227. (4) Atti c., Voi. X, p. 456. (5) Giustiniani, Ann., voi. Il, p. 150. (6) Arch. Cap. metrop., Inventario 1386. (7) Vigna, Illustrazione, ecc., p. 486. 124 CAPO IX Speciale culto riscuoteva e riscuote tuttora il santo alle Vigne, e in S. M. di Castello, qui promosso dai mercanti di Ragusa che ne eressero la cappella nel 1557, e vi aveano divozione specialissima ; ogni loro nave che veniva a Genova pagava un tributo all’ altare del santo (1). L’ attuale vicolo di S. Biagio, che va da via S. Bernardo a piazza Embriaci, è un ricordo di Quelj antica devozione. Così pure riscuoteva culto particolare nelle chiese del Carmine, di N. S. delle Grazie, S. Anna, S. Vittore, S. Maddalena, ecc., secondo i Diarii del sec. XVII. 5 s Ao-ata V. M. — Questa vergine catanese ebbe culto universale nella Chiesa fino dai tempi più remoti ; il suo nome: fu inserito nel canone della messa, e la testa è notata in tutti 1 libri liturgici più antichi. Nell’alta Italia il re Bertando nel 673 dedicava alla santa un monastero di sacre vergini in P^vui ( )e h sua festa è indicata nel Capitolare ambrosiano del sec. VII. A Genova pure dovette essere assai antico U culto di questa sant i benché i documenti rimastici non vadano oltie 1 ai™o 1157, in cui è indicata la chiesa ed il ponte del Bisagno ( S. Agata ), nure è indicato il fondatore di ambedue, certo Dondedeo, il die prova che la costruzione non era di molto anteriore all atto citato (3). Contemporaneamente a questa troviamo la chiesa di S A «rata pure dei benedettini presso Castelletto d’Orba, confer-t nP, 1162 da Alessandro III all’abazia dei benedettini di mata ne - .. Isec χν, troviamo altari di S. Agata nelia'chi^diS· Marcdli'nof 1492 ), aN. S. delle Vigne a S. Rdi ?· f 11 Giacomo e Filippo e in molte altre chiese della Mostra diocesi, come risulta specialmente dagli atti del notaro AndU festfera’a^aipopolare fra noi nel medio evo, come: dimo- 1 rrii atti datati od aventi vigore fino al giorno di S. Agata, strano g ^ Agathe (5) Xutti i cataloghi festali dal ^XIV al XVII la notano come giorno testivo. I nostri li ri f60’ · ; niù antichi l’hanno con rito doppio, lezioni proprie e orazione Deus qui inter ceteva, che è già nel Gregoriano e s. usa tuttora nella liturgia (6). φ pIoJ’diS De 0»** Langobar-cl, lib. IV, c. 34. fi ^o^Dwurneriti genovesi di Novi e Valle Scnvia, T. 1, p. 59. <5) Cfj \ C'diPS TgaU^iiten^fra noi nell'epoca indicata, diede nuovo impulso de,,, metropolita!!», »e, .3.7 V—» di I»atri· della unta. FESTE DEL MESE DI FEBBRAIO 125 8. S. Evenzio. — Fu il terzo vescovo di Pavia, e contribuì con San Siro alla evangelizzazione dell’ alta Italia (1). Quivi restò localizzato il suo culto. A Genova è notato in tutti i citati libri liturgici più antichi, con rito doppio, orazione de comuni. E’ pure nel messale di S. Matteo del 1412 : ma dopo d’ allora non se ne trova più traccia, eccetto nei Diarii del 1600 che notano come lo festeggiavano ancora i canonici lateranensi. 10. S. Scolastica V. — Di questa santa, sorella di S. Benedetto, promossero certamente il culto fra noi i Benedettini. Nei citati libri liturgici genovesi la festa è di rito sem., con orazione propria Familiam tuam quesumus D.ne, che incontrasi pure in alcuni codd. antichi d’ altre regioni (2), mentre oggi è diversa. 12. S. Eulalia V. M. — Due sono le sante di questo nome ricordate nei martirologi ; S. Eulalia di Merida testeggiata ai 10 dicembre, e quella di Barcellona ai 12 febbraio. Però secondo la critica pare provata solo 1’ esistenza di S. Eulalia di Merida, la cui festa si trova già fiorente nelle Spagne nei sec. VI-VII, ai 10 dicembre, mentre invece quella della supposta santa di Barcellona non comparisce nei documenti prima del sec. IX, e la leggenda che la riguarda sembra formata sugli atti di Eulalia di Merida. E' certo, dice il P. Moret, che non conosciamo alcun dettaglio nè sulla vita, nè sul martirio, nè sulla leggenda, nè sugli onori liturgici, nè sulla data della festa della santa di Barcellona, che non sia preso dalla storia di S. Eulalia di Merida (3). E la cosa non è nuova, poiché già Vincenzo di Beauvais opinava che fosse una sola Eulalia. Dalla Spagna il culto di S. Eulalia fu portato anche a Genova, come era stato portato in molte regioni delle Gallie e d’Italia ; mentre invece fu estraneo alla liturgia romana. I nostri libri liturgici genovesi V.[ e V.2 come quelli di altre regioni, posteriori al sec. IX - X, segnano ambedue le feste di S. Eulalia, ai 10 die. e 12 febbr., mentre i codd. C. e U. hanno solo quest’ ultima. Quando sono state introdotte a Genova queste feste ? (1) Savio, Gli antichi Vescovi d’ IMia, Milano, p. 17; Alessio, I Primordi del Cristianesimo in Piemonte, p. 56; ASS., T. Ili, Martii, 797. (2) Martene, T. Ili, lib. IV, c. 31, η. IX. (.■>) Cf. Moretus, Lea saintes Eulalies, estr. da Rev. des gmstions historiques, T. 89 (1911 ), p. 85 seg. 126 Abbiamo detto, parlando di S. Fruttuoso e C., che i loro corpi furono probabilmente portati a Genova da Taragona nel secolo Vili, all’ epoca dell’ invasione degli arabi nella Spagna. Non sarebbe inverosimile che nella stessa epoca, se non era stato portato prima, sia stato portato tra noi anche il culto di S. Eulalia. Anche nel Pelopponeso nel sec. IX secondo la leggenda si sarebbero portate dalla Spagna reliquie della santa (1). E certo che in quell’ epoca il suo culto era fiorentissimo nella Spagna, dove essa e S. Vincenzo riscuotevano i primi onori tra i santi locali. A Genova si cominciò probabilmente nel sec. VIII a celebrare ai 10 dicembre la festa di S. Eulalia di Merida, che riscuoteva il massimo culto in Spagna in quell’ epoca : poscia seguendo lo sviluppo subito dalle due feste in quella nazione, si introdusse anche quella del 12 febbraio di Barcellona, festa che poi prevalse oscurando quella del 10 die. Così si spiega perchè nel cod. V.\ che è il più antico, si trovano tutte e due le feste, mentre nei codd. C. e U., del sec. XIV, vi è solo quella dei 12 febbraio. Per questa il cod. C. ha rito sem., e orazione propria Crescat D.ne senipeì in nobis, che non ha riscontro nei libri mozarabici antichi. Dopo di ciò, nessuna traccia del culto di S. Eulalia a Genova. 14. S. Valentino Mart. — Festa romana. A Genova è nei codd. C. e V., rito doppio, orazione presa dal Gregoriano, che si legge tuttora. Nel sec. XVII troviamo reliquie di S. Valentino nelle chiese di S. Ambrogio, SS. Giacomo e Filippo, S. M. della Pace, Carmine, Gesù e Maria di Purificazione. 15. SS. Faustino e Giovita. — Questi martiri bresciani, sconosciuti all’ antica liturgia romana, aveano culto abbastanza diffuso nell’alta Italia. A Genova è notata la loro festa in tutti i libri liturgici antichi, con rito sem. e orazione propria, mentre oggi si recita de comuni. 16. S. Giuliana V. M. Questa santa martire di Nicomedia ebbe culto abbastanza diffuso nelle Gallie e nell’ Alta Italia, mentre poco ne ebbe nella chiesa romana. A Genova l’abbiamo in tutti i citati codici, con rito sem. e orazione propria derivata dal Gelasiano. Dopo il sec. XIV scompare dalla nostra liturgia. 22. Cattedra di S. Pietro. — La festa cristiana, sostituita alla Charistia o cara cognatio che i pagani aveano dedicata al culto (1) Peeters, Une invention des SS. Valére, Vincent et Eiclalie dans le Peloponese, in AB, T. XXX (1911), p. 296 seg. FESTE DEL MESE DI MARZO 127 dei propri morti, s’incontra già nel calendario filocaliano romano dell’ anno 336, e nei gallicani del sec. V e VI (1). Nel cod. C. è di rito doppio, con orazione presa dal Gregoriano di Menardo, che è 1’ odierna. Come festa degli apostoli, è sempre indicata tra i giorni festivi. 24. S. Mattia Ap. — La festa apparisce abbastanza tardi nella liturgia : il Gregoriano non Γ ha che nelle recensioni del sec. X. E’ celebre invece la traslazione delle sue reliquie a Trevisi, dove nel 1147 si portava a consacrarne la chiesa il papa Eugenio III (2). I libri liturgici genovesi ne contengono tutti la festa, con rito doppio, datole da Bonifazio Vili nel 1298, e 1’ orazione odierna, che è presa dal Gregoriano di Menardo. Un atto del 9 sett. 1300 ci fa conoscere Γ altare di S. Mattia esistente nella chiesa di S. Donato in Genova ; poiché in quell’ atto un certo Gabriele di Albaro, parrocchiano di S. Donato, facendo testamento in Fama-gosta, dispone tra i molti legati, uno di lire duecentoventicinque del cui reddito vuole sia provveduto presbyter unus bonus et idoneus qui in perpetuum stare et officiare debeat in ecclesia beati Donati lanue ad altare beati Mathie, per l’anima di esso testatore e dei suoi parenti. Qualora non si potesse attuare la cappellata in S. Donato, vuole si trasporti nella chiesa plebana di di S. M. di Ceranesi, ordinando che ivi si eregga l’altare del santo (3). Però in quest’ ultima chiesa non si ha memoria del-Γ altare di S. Mattia ; quindi è a ritenere che il legato sia stato eseguito in S. Donato. Reliquie del santo nel sec. XVII si veneravano in S. Matteo. CAPO X. Feste (lei mese di Marzo 12. S. Gregorio 1 Papa. — S. Gregorio il Grande (590 - 604) ebbe in vita frequenti relazioni con Genova, come apparisce dalle molte lettere indirizzate ai vescovi genovesi dal 591 al 604, special-mente al vescovo Costanzo. In esse il grande pontefice mostra il più vivo interesse per la chiesa genovese, di cui promuove la (1) Duc.hesne, Origines, p. 284. (2) ASS., Febr. T. Ili, p. 436. (3) Desimoni, Acles passés à Famagouste de 1295 - 1301, Not. Lamberto Sambuceto, Docuin. CCLIII. 128 CAPO X unione colla S. Sede nella controversia dei tre Capitoli, la 1 iforma del clero e dei monasteri, lo splendore del culto, ecc. (1)· Come egli fu uno dei più grandi organizzatori della liturgia romana, così essa, ben tosto dopo la sua morte ne accolse la festa, che già troviamo nel sacramentario gregoriano del sec Vili. In Inghilterra fu prescritta dal Conc. di Cloveshoe del 747: Dtes natalitius beati Gregorii Pape ab omnibus honovifice veneretur come giorno feriato (2). Anche nella Spagna S. Gregorio ebbe culto speciale ; e nelle Gallie questo si intensificò per la traslazione delle sue reliquie a Soisson, che dicevasi avvenuta nell ann° Genova e la Liguria non furono certo meno sollecite nell accogliere il culto e la festa di S. Gregorio, benché manchino ι documenti relativi ai secoli più remoti. Nel sec. XH era assai popolare. Un atto del 12 marzo 1148 rogato nel Palajzo vescovile di Tortona è datato In fvsto sancti Gregorιι l * us mar tu (3). Contemporaneamente avevamo in Genova nel pa azzo arcivescovile la capella S. Gregorii, che ricorre spesso nei documenti dell’epoca; e nel 1184 è già ricordato l’ospedale Ye'* goni de Cetà nel territorio di Fiaccone (4). La festa si tro'a in tutti i nostri antichi libri liturgici, con rito doppio, lezioni prò prie, orazione odierna, che è presa dal Gregoriano. Alle ign si festeggiava oltre a questo giorno natalizio di S. re^orJ(^ anche la sua Ordinazione, ossia elevazione al pontificato, c cade ai 3 settembre ed è ricordata nei martirologi e libri i gici antichi. Quella del 12 marzo a Genova è sempre nota*? tr' i giorni feriati in tutti i cataloghi dal sec. XIV al sec. · Reliquie del santo si veneravano in S. Francesco di Caste e nel 1322. 19. S. Giuseppe. — Osserva giustamente il Kellner (Op. c.,-40 s vhe Γ uso invalso nella Chiesa primitiva, di tributare culto ìtur gico soltanto ai martiri, contribuì assai a ritardare il cullo a cei ri santi che pur aveano avuto relazioni strettissime colla pei sona j N. Signore. Tra essi sopra tutto è S. Giuseppe padre putativo i Gesù, che ebbe assai tardi un culto pubblico nella chiesa. Noi qui ci occupiamo solo dello sviluppo storico del culto strettamente liturgico di questo santo in Occidente. Quindi non (1) Cf. Desimoni, Regesti, ecc. (2) Labbé, Conc., T. VI, f. 1572. (3) Legé, Le carte dell’ arch. capit. di Tortona, Voi. I, p. 65. (4) ASLS., Voi. XXXIX, p. 661 ; Schiappacasse, Pietralaveztara, pag. 48 e seg. FESTE DEL MESE DI MARZO 129 teniamo conto degli elogi che di lui s’incontrano nella letteratura patristica, nè della festa del falegname Giuseppe segnata ai 20 luglio nei calendari copti ed orientali antichi, nè della menzione di S. Giuseppe che si trova ai 19 marzo in alcuni martirologi occidentali del sec. X, i quali essendo di origine privata o d’importanza puramente locale, non costituiscono ancora ciò che dicesi culto pubblico liturgico (1). A questo si giunse solo più tardi, e vi contribuì la divozione specialissima che nutrirono verso il santo alcuni personaggi di eccezionale virtù, tra cui S. Bernardo, S. Geltrude, S. Brigida, S, Vincenzo Ferreri, Gersone, S. Bernardino da Siena, nonché gli ordini religiosi dei carmelitani, agostiniani, premonstratensi, francescani, domenicani, benedettini, gesuiti ed altri, che si fecero propugnatori e apostoli del suo culto. Sisto IV nel 1481 ne accolse la festa con rito semplice nel breviario romano, e d’allora il culto di S. Giuseppe si andò divulgando, sicché alla fine del sec. XVI era già assai diffuso (2). La festa nel breviario del 1550 era di rito doppio, Gì egorio XV nel 1621, 8 maggio, la dichiarava di precetto (3). A Genova il culto di S. Giuseppe fu abbastanza precoce (4). Un decreto del Doge Ottaviano Campofregoso del 15 agosto 1518, dichiarava giorno festivo di precetto il giorno di S. Giuseppe ; il che dimostra che questa festa era già da tempo entrata nella consuetudine del popolo. Lo riportiamo per intero dagli Atti dei Padri del Comune. (Filza 1528-1532, n. 255. Archiv. Civico ) : « 1518, die XV augusti. — Ill.mus et Ex.mus D.nus Octavianus de Campo 1 egoso regius Ianuen. Gubernator, et Mag.cum Consilium D.norum Antia-noiuin Comunis Ianue in sufficienti et legitimo numero congregatum ex anteriore D.no Bartholomeo de Furnariis. Dignis rationibus motti, et sùpe-rinde audito Ambrosio Ioardo causidico, presenti publico decreto de cetero penitus observando decernunt et statuunt quod dies festi beati Ioseph viri (1) Keli.neb, 1. c. (2Ì Kellner, 1. C. ; D. C. Av Le developpement historique du culte de Ioseph, .n Rev. Ben., 1897, 104 seg; P. Leon de san Joaquln, C. S. D. EI culto de sati Iosè y la Orden dei Carmen. Barcellona, 1905; Seitz, Die Verehrung des hl. Ioseph in ihrer geschichtlichen Entwicklung bis zum Ronzìi von Trient dargestellt, Friburgo in Br., 1908. (3) Gavantus, Thes. Sacr. RitSect. VIII, c. v. (4) Un messale romano stampato a Venezia nel 1490 ma che fu portato dopo pochi anni a Genova dove tuttora si conserva, ha già la festa 5. Ioseph confessoris Sponsi beate virginis Marie nel calendario a principio, benché poi non ha nulla di proprio nel corpo del messale. 9 CAPO X beatissime virginis Marie, et patris Redemptoris nostri Iesu Xrispti, solem-nissimus sit, et prò solemnissimo habeatur, ita quod ipsa die imposterum nec curie nec banca teneantur, nec pariter appothece apperientur, et secundum et prout sunt dies dominice, ipsa dies ab omnibus habeatur et veneretur, non obstantibus obvenientiis quibusvis, et mandant D.no Viceduci ut quotannis per publicum proclama hanc ipsam diem festi S.ti Ioseph pio solemni et feriata proclamari faciat cum pena seu muleta exigenda ab omnibus et singulis qui contrafecerint. Extractum et transcriptun ex libro publico decretorum in Cancellarla Comunis Janue existenti. Ex actis Augustini Botterii Cancellari ». Ciò che qui si stabiliva per legge di osservare in avvenire, già si era praticato prima, come risulta dal seguente proclama del 18 marzo 1518, che troviamo negli stessi Atti dei Padri del Connine : « Essendo domani diecianove dello presente marzo, la festa dello glorioso San Joseppe, di gran divotione per la città nostra, si ordina et si comanda per parte dello Prestantissimo offitio delli Padri dello Comun de Zenoa, ad ogni singola persona di qual grado et conditione si sii niuno escluso che durante lo gioì no della detta festa debbia tenere la sua buttega serrata, et questo si fa per celebrare solennemente detta festa, sotto pena di fiorini quattro alli contrafacienti ». Quindi è certo che dal principio del sec. XVI la festa di S. Giuseppe era osservata dal popolo come festa di precetto civile. Naturalmente essa prima di giungere a questo riconoscimento civile, si osservò, e forse per molto tempo, nel solo foro ecclesiastico ; nel quale perciò dobbiamo ritenere che si praticasse fino dal secolo XV, benché i documenti non ci siano stati conservati. Il più antico che abbiamo rimonta al 1526, ed è una domanda rivolta alla S. Sede dai fondatori del Conservatorio detto appunto delle Figlie di S. Giuseppe, per ottenere l'indulgenza plenaria nella festa del santo a chi visitasse la chiesuola del nuovo conservatorio ; chiesuola o cappella che poi nel 1606 tu sostituita dalla chiesa grande di S. Giuseppe, eretta appunto in capo alla via che tuttora ritiene il nome di questo santo (1). L’indulgenza, (i) L’opera pia che poi assunse il nome di Conservatorio S. Giuseppe, allora era ancora, si può dire, in embrione, ispirata da poco tempo dalla inesauribile carità di quel grand uomo che fu Ettore Vernazzn. Nel documento in parola essa si dice confraternita o società della Carità di Gesù θ Maria, e ai divideva in tre rami distinti, per la educazione delle fanciulle orfane, per la redenzione degli schiavi, e per la cura degli appestati. Nel 1536 l’opera dell’educazione delle fanciulle è già definitivamente costituita a sé, e sono già indicati i protectores puellarum sancti Ioseph. ( V. Archiv. del Goneerv. S. Giuseppe, Secretorum, f. 89, 10, 11, ecc.; Cambiaso, Il cullo di S. Giuseppe in Liguria, in RIV· Dioces. Genovese, Febb. Marzo 1914. FESTE DEL MESE DI MARZO ossia giubileo, fu concessa, e contribuì a rendere sempre più popolare quella festa, e costituire quella chiesa un santuario di divozione dei genovesi verso S. Giuseppe. A ciò si riferiscono le seguenti disposizioni emanate dalle due autorità, civile ed ecclesiastica. Quello dell’ autorità civile suona così : « 1547 die 17 marcii. — Conciosiachè sabato prossimo chi viene, la santa Chiesa facci solennità e commemoratione del glorioso santo Joseph padre putativo di N. S. Jesu Xristo redemptore nostro, la conditione del qual santo è meritamente sì degna di esser fra gli altri santi honorata e celebrata si come di colui che li ha havuto somma cura de chi ha fatto la redemption Nostra, sì per essere stato custode del sacratissimo tempio del spirito santo Maria Vergine, sì per haver nutrito colui dove consiste tutta la speranza e salute nostra. Per questo la Signoria Ill.ma comanda che sia resa quella parte di honore che si può a così degno Santo, ordina e comanda che quel giorno di sabbato, si debba festegiar e solennigiar sì come la prossima domenica, quando anche si aggiunga a questo, oltra li meriti, il giubileo plenario concesso dalla Sua Santità di Nostro Signore a chiunque visiterà la giesia fondata sotto il nome del prefato Santo, porgendo le mani aggiutrice in soventione delle povere vergine che si intitolano filiole sue. Si che ciascuno attenda doversi quel giorno tenere chiuse le butteghe e farsi pubblica festa sotto la pena di fiorini quattro per cadauno contrafaciente. Notificando che in ciò si haverà somma diligentia e chi fallirà sarà punito senza rispetti (1). A sua volta Γ autorità ecclesiastica annunziava il detto giubileo con editti come questo : 1553, 16 Marzo : « Per parte de monsignor messer lo vicario Archiepiscopale di Genoa se notifica ad ogni e singula persona come dominica prossima chi vene chi serà la vigilia di sancto Ioseph, qual sera alli XVIII del presente mese incomenciando il detto giorno dal primo vespero persino al tramontar del sole del giorno seguente che sera la festa de detto sancto, è stato concesso plenaria Indulgensia e remissione de tutti peccati a tutti quelli, quali, contriti di cuore cum proposito di confessarsi al tempo debito visiterano la giesia di sancto Ioseph fatta in la contrada della casola f,del-l Acquasola ) apresso la giesia di sancta Catterina, porrigendo le mane adiu-trice secondo la loro possibilità e devotione ». E soggiunge poi che i protettori dell’opera « hanno ampia facoltà e balìa dalla sede apostolica per privilegii e indulti a detta compagnia concessi, ponere e statuire esso giorno la detta Indulgentia et de deputare sui confessori che habiano faculta di puoter absol- (1) Not. Francesco Dinegro Pasqua : Poch, Op. c., IV, II, 34 ; Arch. di Stato, Proclami e Gride, Mazzo I, n. 47. Lo stesso Governo della Republica soleva spesso recarsi in gran pompa a questa chiesa per la festa del Santo. Dal cerimoniale del 1678 ricaviamo: «Nel recarsi, come tutti gli anni, i Serenissimi al Perdono dell’Ospedal Grande, in cambio di andare a sentire compieta in qualche monastero di Monache come hera solito si andò a pigliare il perdono nella Chiesa delle Figlie di San Giuseppe essendo il proprio giorno festivo. Quando il Duce et il seguito entrarono in chiesa le figlie cantarono l'Inno del Santo, mentre un sacerdote con ricco piviale porse a baciare la reliquia al Serenissimo et a tutti gli altri cavaglieri ».( Archivio di Stato: Cerimoniali di Palazzo). r32 CAPO X vere da tutti li caxi reservati a detta sede, excepto li contenti in bulla Cene Domini, e di commutare voti e componersi di beni incerti con detti signori protettori, e altre gratie e privilegii contenti in la bolla apostolica sopra dette, formate e registrate in la corte archiepicopale di Genoa » (1). La festa era ormai generalizzata e saldamente stabilita. Il sinodo diocesano del 1588 e i successivi la notano come feria di curia; finché Gregorio XV, 8 maggio 1621, la dichiarò festa di precetto per tutta la chiesa, come si disse (2). Dalla sua chiesa di Genova il culto di S. Giuseppe si andò diffondendo in molte altre chiese della città e della Liguria. Ecco alcuni dati. Presso S. Donato, in capo allo Stradone di S. Agostino, era Γ oratorio di S. Giuseppe dei Falegnami, della quale consorzia avea approvati gli statuti il Pontefice Paolo III (1534-1549). Vi si celebrava con solennità la festa del titolare. Altro oratorio di S. Giuseppe fu eretto nel chiostro della stessa chiesa di S. Donato, e ad esso pure accorrevano numerosi i devoti secondo i Diarii del sec. XVII, anche a causa della solenne prò cessione che vi si faceva in questa festa. Nel 1527, 15 ottobre, la nobile Maria Scorza fondava la cappella di S. Giuseppe nella chiesa parrocchiale di Voltaggio (3) ; nel 1582 troviamo un oratorio di S. Giuseppe presso il ponte di Lemeglio ( Moneglia ) (4) : verso il 1600 in S. M. di Castello si dedicò a S. Giuseppe la la cappella già detta di S. Gerolamo (5); nel 1603 nella chiesa di S. Francesco dei Minori a Chiavari si costruiva 1’ altare di S. Giuseppe e si cominciava a celebrarne con solennità la festa; nel 1631 troviamo l’altare di S. Giuseppe con varii arredi nella chiesa plebana di Camogli, nel 1644 lo troviamo pure in quella di Lumarzo (6), nel 1647 a Mongiardino, 1654 a Paveto ed a Fumeri (7), 1660 in S. Cosma a Genova (8). Anche il monastero della SS. Annun- (1) Archiv. Arciv., Liturgia, busta 1. (2) Il decreto del 1621 non fu però accolto subito in tutti i paesi, sicché poi Urbano Vili lo rinnovò nel 1642. A Genova 1’Arciv. De Marini lo promulgava nel 1623, facendolo pubblicare nella chiesa metropolitana la domenica 30 aprile, e inviando ai Vicarii Foranei l’ordine di farlo pubblicare in tutte le chiese parrocchiali (Ivi). Nelle Diocesi snffrapanee si lardò ancora qualche tempo ad introdurre questa fi-sta ; onde il 29 aprile 1629 il Vicario Arcivescovile scriveva ai Vescovi di Albenga, Noli, Brugnato, Bobbio, Mariana e Nebbio (Corsica): «In essecutione dell’ordine dato da Roma mando incluso a V. S. III.ma Rev.ma un decreto della S. Congregatione per l’osservanza della festa di S. Giuseppe, acciò facendolo Lei pubblicare, venga anco eseguito, et osservata la festa in cotesta sua diocese» (Ivi) (3) Not. Bernardo Granello - Usodimare, Arch. di Stato. (4) Visita mons. Bossio, N. 301. (5) Vigna, Op. c., 209. (6) Not. Giacomo Pensa, Filza 5; Not. G. B. Badaracco, Filza 11, Arch. di Stato. (7) Visita Durazzo, Arch. Arciv., 97, 99. (8) Noi. G. B. Badaracco, Filza 33, Arch. di Stato. FESTE DEL MESE DI MARZO 133 ziata delle Turchine, la cui prima pietra si pose nel 1635, veniva dedicato. Ad laudem Sanctae et Individuae Trinitatis Immaculatae Deiparae eiusque Sponsi Divi Josephi (1). Nella chiesa metropolitana riscosse pure culto speciale S. Giuseppe, mercè lo zelo dell’ Arciv. Giuseppe M. Saporiti ( 1746 -1767 ) il quale nulla lasciò intentato per animare il popolo alla divozione del santo. In una sua Notificazione del 9 febbraio 1756 annunziava che « nel dì 10 marzo si darà principio come al solito alla Novena del glorioso Patriarca S. Giuseppe, e la meditazione sarà sopra le virtù del medesimo santo ; avendo conceduto la Santità di N. S. P. P. Benedetto XIV con rescritto 24 gen. 1755, giorni cento d’Indulgenza per ogni volta a chiunque v’ interverrà ; e più Indulgenza plenaria perpetua a tutti quelli che saranno intervenuti alla detta Novena, e confessati e ricevuta la Comunione nel decorso della medesima, visiteranno nella festa del glorioso S. Giuseppe la chiesa metropolitana, o una delle chiese parrocchiali della città 0 diocesi in cui si fa detta Novena, pregando secondo l’intenzione di S. S. ». Aggiungeva che dopo la festa del santo, « secondo il consueto d’ogni anno, si continuerà la solenne compieta ogni giorno, alla riserva delle domeniche, colla publica esposizione del SS. Sacramento e la meditazione che verrà suggerita dal pulpito alle ore 23 in punto, e si darà la Benedizione » ; per le quali pie pratiche vi erano indulgenze concesse da Breve del 16 dicembre 1746 (2). Questa pia pratica del Mese di S. Giuseppe il pio arcivescovo volle che si continuasse in avvenire, e provvide perciò un reddito perpetuo per il predicatore, per 1’ assistenza corale ed altre spese (3). Lo stesso arcivescovo nel 1747 chiedeva alla S. R. C. di poter celebrare 1’ uffìzio del patrocinio di S. Giuseppe nella 3.a domenica dopo Pasqua, con rito doppio, uffizio che già era concesso alla Chiesa del Conservatorio ed ai Regolari, e che era desiderato dal clero secolare per la particolare divozione che esso portava al santo, ed essendo il detto Santo Patriarca uno dei Compatroni della Città. La S. C. esaudiva la domanda con decreto del 12 giugno 1747. S. Giuseppe eletto Protettore di Genova. — Lo sviluppo straordinario che avea preso la divozione a S. Giuseppe nel sec. XVII, avea indotto vari principi ad eleggere questo santo a (1) Not. Giov. Domenico Tassorelli, Filza 1, Arch. cit. (2) Arch. Arciv., Liturgia, I. (3) Arch. Capit., Cartulario dei Terratici, 1680 - 1762, p. 87. 134 CAPO X speciale protettore dei loro Stati. Così Ferdinando III nel 1655 lo eleggeva patrono della Boemia, istituendone la festa solenne in quello stato ; Leopoldo I imperatore nel 1675 gli conservava Γ impero e lo dichiarava patrono dell’ Austria, imponendone il nome al figlio ; Carlo II di Spagna nel 1679 lo eleggeva patrono di tutti i dominii soggetti alla sua corona; e così molti altri principi e vescovi gli aveano consacrato i loro stati e le loro diocesi (1). Genova che si era già consacrata a Maria SS. eleggendola a sua Regina, fu mossa dalla stessa divozione verso di Lei ad eleggere il suo Sposo S. Giuseppe a suo speciale Protettore. Ciò avvenne nel 1684 in ringraziamento a Dio per la cessazione del bombardamento della città. Ecco la deliberazione presa in propo-posito dal Senato, quale si legge nel mazzo Politicorum 1683-86, al N. 51, sotto la data 27 giugno 1684: « Li Eccell.mi Rainero Grimaldo e Gian Carlo Brignole in esecuzione dei comandamenti di VV. SS. Ser.me hanno considerato ciò che si potesse fare a gloria di Dio et in ricognitione della grazia ricevuta da Nostra Signora con la partenza dell armata francese, la quale per dieci giorni continui incessantemente notte e dì ha travagliata la città, incendiato il palazzo, e demoliti molti edifizii di essa, sono venuti in sentimento di proporre a VV. SS. Ser.me come in appresso, cioè: Eleggere et aggiungere a suoi Santi Protettori il venerabilissimo S. Giuseppe sposo amatissimo di Nostra Signora, stimando che sarebbe cosa molto grata ad essa Nostra principalissima Protettrice e Patrona, et in ordine a questo si potrebbe anche metter sotto la protezione pubblicarla Casa e Conservatorio delle Figlie del detto Santo ». La proposta fu di nuovo esaminata il 3 agosto dello stesso anno, ed approvata (2). In seguito a ciò scrivevasi sulla porta della Chiesa di S. Giuseppe: « Ecclesiae et Conservatorii Patronus, Serenissimae Reipublicae Protector, ut ex tabulis die 3 augusti anno Sai. 1684 ». 21. S. Benedetto Ab. — Il gran Padre del monachiSmo occidentale ebbe ancor vivente relazioni personali colla nostra Liguria, e sappiamo che a lui erano state offerte da Romano Patrizio Portovenere e tres curtes in Liguria (3). Ma fu sopratutto dopo la sua morte che si svolse fra noi Γ opera sua per mezzo del suo Ordine, diffusosi in tutta la Liguria fino dai primi tempi della (1) D. C. A., Le développement, etc., pag. 20 3eg. (2) Politicorum, 1. c., Arch. di St. (3) Epitome Chronic. Cassin., in Muratori, R. I. S., T. II, 351. FESTE DEL MESE DI MARZO I3S sua istituzione. Una lettera scritta dall’ abate di Fondi all’ abate cassinese S. Simplicio ci fa sapere che la regola di S. Benedetto era professata in tutti i monasteri della Liguria fin dal sec. VI (1). Quanto fosse diffuso tra noi il monachiSmo in quell’ epoca e nei secoli successivi, s’intravvede abbastanza dai rari documenti e memorie che qua e là rimangono di quei tempi. S. Gregorio nel 594 - 9 parla dell’ abate di Portovenere, dei monasteri di Capraia e della Gorgona ; manda una badessa ad un monastero di Luni, e consente alla consacrazione di un monastero dedicato ai santi Pietro, Giovanni e Paolo, Erma e Sebastiano (1). Più tardi troviamo un gran numero di badie e monasteri benedettini in ogni parte della Liguria, monasteri che rimontano in genere all’epoca dei Longobardi e dei Carolingi, benché della maggior parte di essi manchino i documenti più antichi, perchè, distrutti nelle invasioni dei Saraceni del sec. X, si era di loro perduta la memoria; sicché essi nei documenti dopo il mille appariscono come fondazioni nuove, mentre invece non sono che ricostruzioni di monasteri preesistenti (2). Ricordiamo fra gli altri le badie di S. Stefano in Genova ( sec. Vili ), S. Fruttuoso di Capodimonte (sec. VII?), S. Andrea di Sestri (sec. VII secondo la tradizione), S. Siro di Genova e S. Siro di Struppa, SS. Vittore e Sabina (sec. VI) e S. Pietro in Banchi, S. Pietro di Savignone ( sec. Vili ) e S. Pietro di Precipiano in valle Scrivia, S. Marziano e Vindersi invai Borbera, S. Giustina di Sezzè e Giusvalla in vai Bormida, Tiglieto presso Γ Olba, S. Clemente presso Gordena, S. Gregorio e S. M. del Porale sugli Apennini, S. Maria in Val di Taro, Patrania sulla Trebbia, Brugnato in vai di Vara, ecc. Tutta questa fioritura di monasteri benedettini dimostra quanto dovesse essere esteso quest’ ordine in Liguria nell’ epoca indicata; e quindi naturalmente anche il culto del suo santo fondatore vi dovea essere fiorente. Riguardo alla festa però non sappiamo quando essa sia stata introdotta fra noi. Ricordiamo quanto scrive in proposito il valente storico benedettino Quentin, che cioè « la storia della festa di S. Benedetto resta ancora interamente a farsi » (3). Con tutto ciò, qualche dato in proposito non manca ; poiché la festa, che manca (1) ASLS., Voi. XIX, p. 44 seg. (2) Desimoni, Armali storici della città di Gavi, p. 3, 9 seg; Poggi, Genova preromana, romana e medioevale, 1, p. 258. (3) Quentin, Le martyrologe hieronymien et les fétes de S. Benoit, in Riv. Ben-, 1903, p. 374. i36 nel Gregoriano, si trova invece nel Comes di Murbarch, nel calendario Merovingio, e nel martirologio geronimiano tutti del sec. Vili, nel sacramentario ambrosiano di Biasca ed altri del sec. IX, e il Tornasi riporta un uffizio proprio di S. Benedetto dei sec. X -XI (1). Nel messale di Bobbio, sec. VII, S. Benedetto è inserito nel canone della messa con altri santi dopo i nomi attualmente usati . Hilarii, Martini, Ambrosii, Augustini, Gregorii, Hierommi, Benedicti et omnium sanctorum, etc. (2) : così pure è nel canone ambrosiano del sec. XI (3). Tutto questo dimostra il posto distinto che avea acquistato S. Benedetto nella liturgia. La festa però non ebbe grande sviluppo, per la difficoltà che si aveva a celebrare leste di santi in quaresima (4). A Genova essa è notata in tutti i già citati codici liturgici, con rito doppio, lezioni proprie, e due orazioni, di cui la prima propria Concede nobis D.ne alacribus animi s, eia seconda Intercessio, de comuni. Di più, alle Vigne si celebrava oltre a questa, anche l’altra festa della Traslazione di S. Benedetto, 11 luglio (5), festa indicata in molti calendari e libii litui gici, in memoria della traslazione del corpo a Fleury in l·rancia, avvenuta dopo la distruzione di Montecassino (6). Per la festa di S. Benedetto ( 21 marzo ) che si celebrava a Voltri nella chiesuola del santo ( posta sui confini di Prà, in località chiamata tuttora S. Benedetto), nel 1297, 17 febbr., Bonifazio Vili accordava 40 giorni d’indulgenza a chi visitava quella chiesa (7). Tutti gii elenchi festali genovesi dal sec. XIV al XVIII segnano la festa di S. Benedetto tra i giorni feriati. Dall anno 1413 essa prese novello splendore perchè in tale anno il 21 maizo, scacciato il marchese di Monterrato, Genova rinnovava la dignità dogale, e in memoria e in ringraziamento di tal fatto, il senato deliberava di portare ogni anno in questo giorno un pallio alla chiesa di S. Benedetto (8). La cerimonia cessò nel 1467. (1) Wilmart, Le Comes de Murbarch, in Rev. c-, XXX, p. 3S; Quentin, l.c., p. 369, Ebner, Op. e., p. 79; Tomasi, IV, p. 215 seg. (2) Muratori, L. R. V., II, 777; Auctarium Solesmense, p. 92 e 94. (3) Savio, I Dittici del canone romano e del can. ambrosiano, in Vescovi d’Italia, Milano, p. 921 seg. (4) Lejay, Rite ambrosien, in Dictionn. d' Archeol. et Liturg., T. II, 1401. (5) Cod. V. e V. (6) ASS., Mart. III, 219 seg.; Morin, La translation deS. Benoit et la chronique de Leno, in Rev. Ben., 1902., p. 349 seg. (7) Digard, Les Registì'es de Boniface Vili, n. 1683. La chiesa fu edificata nella fine del 1200 dal genovese Andreolo de Sori. (8) Belgrano, Delle Feste e giuochi ecc., in Arch. St. It.t 1871, p. 46. PESTE DEL MESE DI APRILI- *37 Pel culto di S. Benedetto a Genova notiamo ancora che nel 1129 è già indicata la sua chiesa omonima a Fassolo (1), nel 1310 quella di S. Benedetto de Avenio, e più tardi S. Benedetto presso Sestri Ponente (2). CAPO XI. Feste (lei mese (li Aprile 14. SS. Tiburzio e Valeriano Mart. — Festa romana. Nei libri liturgici genovesi citati è di rito sem., orazione odierna, che è presa, dal Gregoriano. Di questi martiri nel sec. XVII son notate « reliquie insigni al Giesù ». 23-24. S. Giorgio Mart. — Il leggendario martire orientale ebbe culto antichissimo in tutta la chiesa d’oriente e d’occidente (3). Nell’ anno 556 re Childeberto poneva reliquie di S. Giorgio in una basilica iondata a Parigi (4). Leone II (682-3)innalzava la chiesa dei SS. Giorgio e Sebastiano al Velabro. Per quanto riguarda l'Italia settentrionale, Agnello eletto arcivescovo di Ravenna, nel 553 {ondava un monastero di S. Giorgio in detta città (5); e allo stesso santo troviamo dedicate chiese in Milano nel 740, ’ in Aquileia nell’838, Piacenza 886, Tortona 946 (61 Nel genovesato parimente il culto di S. Giorgio era solidamente stabilito in quell’epoca, e ne fanno fede le chiese antichissime dedicate al suo nome. Ricordiamo la pieve di S. Giorgio di Bavari, che, come già avvertimmo, risale a varii secoli prima del mille; la chiesa di S. Giorgio di Comorga presso Rivarolo, indicata nel’ 835 (ad sanctum Georgiani) nelle ordinazioni diGuala (1) Giscardi, Istoria eccl. della Liguria. Ms. alla Libi. Urb., p. 101. (2) ASLS., Voi. XXXIX, p. 760, e voi. XXXIV, p. 246. (3) Non è mio compito trattare I’ autenticità degli Atti e la storia di S. Giorgio, su cui esiste una copiosissima bibliografia, a cui rimetto il lettore. In proposito sono da evitare da una parte le leggende fantastiche che Γ imaginazione popolare inventò intorno al santo, e dall’ altra le negazioni non meno insostenibili degli ipercritici moderni. Ultimamente il bollandista Delehaye ( Les légendes grècques des saints militaires, Paris 1909, pp. 271), con quella competenza che distingueva il compianto e chiarissimo autore, conchiudeva che quanto sono deplorevoli storicamente gli atti di S. Giorgio, altrettanto è accertata l'esisterne e il culto antichissimo di lui; circa i particolari però nulla assolutamente ci è dato conoscere. Vedi pure Civiltà Cattolica, anno 1903, T. I, p. 709 seg. (4) ASLS., Voi. XXXIX, p 485. (5) Muratori, R. I. S., T. II, p. 103. (6) Arch. Stor. Lomb., An. I, fase. 3, p. 305; Ughelli, Italia sacra, V, 781; Campi, Storia di Piacenza, li, 470; H. P. M., Chartarum, I, 159. ϊ38 CAPO XI abate del monastero di Bobbio (1), e nell’inventario dei beni monastici bobbiesi dell’862 chiamata cella in honore sanet/ 6 eoi gii (2), la chiesa di S. Giorgio in Genova ricordata nel 964 dal vescovo Teodolfo che la chiama basilica sancti georgi, ecclesia sancti ieorgii (3). Altre chiese parimente assai antiche dedicate a · sono quelle di Busalla di cui si parla già nel 1196, Campegli 1102, Castello presso Castiglione 1214, Portofino ed altre. Ne . veniva edificata presso Framura la chiesa di S. Maria di Piazza an o e per contitolare S. Giorgio ed altri santi (4). Da C1 nsu .f· che il culto di S. Giorgio era diffuso in Liguria fin dalla più remota antichità. . Questo culto prese novello impulso dall epoca e e , quando il santo divenuto il protettore di tutta la cavai ei ia ci ìs lana, anche in Genova cominciò a riscuotere specialissima venerazione. La tradizione ci parla di una celeste apparizione e * alle milizie genovesi in oriente, e della vittona in ι pel suo patrocinio, senza però precisarne il luogo e i e · Dicesi pure che in ricordo di questa vittoria ottenuta ai ' la festa del santo a Genova si portò a questo gioì no ai -è nel calendario comune ; però osservo che ant ìe ’ a Verona ed altrove S. Giorgio si faceva in antico ai Genova. , .__ Il santo fu eletto Patrono principale invitto e glorioso ) - tiferò della Repubblica, e fu effigiato nello stendardo magg , detto appunto stendardo di S. Giorgio, che si soeva c°nb con grande solennità ai condottieri dei nostri esei citi. os n per la guerra contro i Pisani il Podestà Coi rado ci rescu < egli stesso lo stendardo di S. Giorgio innanzi al popo o convoc (1) Muratori, Antiq. it. M. E., T. V, c. 380. Riguardo alla chiesa ad sanctum Georgium ad Nucetum, in cui venne tumulato il corpo del vescovo S. nora o ne ' pare che nulla abbia che fare con Genova, ma sia a Noceto mi anese. e ι ι (2) Hartmann, Adbreviatio de rebus mon. bobiensis, in Boll. Soc. Stor. Subnlp., Vili ( 1903), p. 393 seg. . . (3) Marengo, Un’ antica pergamena del R. Arch. di Stato in Genova, in is di Storia It., Serie III, T. XV, p. 19 seg. (4) ASLS., Voi. XXXIX, p. 530. (5) Il Kal. Dioc. liturgico del 1699 vorrebbe avvenuta la vittoria presso Cesarea ne 1080; ma non ha fondamento, e i Kal. precedenti non ne parlano affatto. Il Ms. Chiesed> Genova dell* Arch. Civico, p. 537, dice verso il 1096, il che è più probabile. Cf. BelghaNO, Illustrazione, ecc., p. 449. feste del mese di aprile 139 sulla piazza di S. Lorenzo, e lo portò all’ armata di cui egli stesso assunse il comando (1). La festa di S. Giorgio, che nel sec. VII già troviamo a Roma e a Milano, anche a Genova dev’ essere antichissima, dato il grande culto che il santo vi riscuoteva. Nei documenti è ricordata solo dall anno 1143, in cui essa si celebrava nella chiesa di S. Giorgio con ispeciale solennità (2). Tutti gli antichi libri liturgici la segnano con rito doppio, lezioni proprie e orazione odierna, che è presa dal Gregoriano, mentre 1 avea diversa nella liturgia ambrosiana. Ancora nel 1627, negli Officia propria Genuen. è notata con rito doppio min., ma nel Kal. del 1645 è doppio di prima classe con ottava, uffizio tutto de Comuni. Nel 1661 il Card. Arciv. Durazzo otteneva 1’ uffizio con ot azione e lezioni del 2° notturno proprie, già approvate per la città di Ferrara (3). Come festa del santo Protettore della Repubblica, essa fino deli tempi più antichi si celebrava con ispeciale solennità esterna, e in tutti i cataloghi festali dal sec. XIII al XVIII è indicata come giorno di festa civile ed ecclesiastica. Anzi nel sinodo del 1588 è dichiarata festa di precetto; però non lo è più nel 1603. I Serenissimi Collegi ogni anno si recavano alla chiesa di S. Giorgio ad assistere alla messa solenne, offerendo un pallio d’oro al suo altare (4). (1) Giustiniani, ad annum. V. Belgrano, Delle feste, ecc le o 16 (2) ASLS., Voi. II, P. I, p. 7. " ' (3) « Ad preces Em.mi D. Card. Duratii Archiep. Ianuen. Sacra Rituum Congr. Clero Ianuensi utrmsque sexus indulsit ut in posterum in officio S Georgii Mart Protectoris, orationem ac lectiones praedictas pro Ecclesia et civitate Ferrariensi approbatas, possit recitare, et ad usum eiusdem Dioecesis typis imprimere. Die 15 tanuarii 1661. — I. Episc. Sabin. Card. Sacchettus. — Frane. M. Phoebeus S. R. C. Secretanus ». II decreto è riportato in Officia propria Sanctorum ex apostolica concessione in sancta genuensi ecclesia recitanda, Em.mi et Rev.mi D. Stephani Cai-d Duratii Archiep. ( iussu ) edita Genuae 1661. Io. Petri Calenzani in Plateanova, p 4. 11 decreto vemva dal Vie. Arciv. comunicato ai Vicarii Foranei, perchè lo facessero conoscere ai parroci del vicar.ato, il 26 ag. 1661 (Arch. Arciv., Liturgia, Busta I ). Notiamo però che 1’ orazione si mantenne sempre fino ad oggi l’antica, presa dal Gregoriano. S. Giorgio è pure notato nelle antiche Litanie proprie della chiesa genovese. V. Cambiaso, Rogazioni e Litanie genovesi antiche. (4) Nel 1440, 30 magg., si dà ordine ai Padri del Comune, che secondo la consuetudine tenuta finora, diano al prevosto di S. Giorgio prete Luca de Oliva i pallii che gli sono dovuti per gli anni arretrati {Atti dei Padri del Comune, filza II, f. 6). Nel 1460, 20 aprile, altro decreto analogo per 4 pallii dovuti a prete Bertrando de Pareto prev. di S. Giorgio, per le due feste di S. Giorgio e di S. Gio. ante portam latinam nei due anni p.p. ( Atti cit., filza I, f. 65). 140 CAPO XI Quanto stesse a cuore dei reggitori della Repubblica 1 osservanza di questa festa, apparisce dai proclami che essi facevano ogni anno per essa. Riportiamo quello del 1568, ricavandolo dagli Atti dei Padri del Comune: « Essendo il giorno di domani dedicato dalla Santa Chiesa a celebrarsi in honore del glorioso Cavagliero e martire San Giorgio Confalone e Standardo della millitia della Città e Repu-blica nostra, e volendo la Signoria 111.ma onorare come si e\e tal santo protettore nostro apresso a Dio e che si celebn a sua festa: Pertanto dalla prefata Signoria Ill.ma si notifica or ina e comanda che si debba generalmente testare tal giorno e c e ogni artifice e operario de qualsivoglia arte et exercitio debba cessai e d’ogni opera e lavoro e tenere le sue buteghe et officine c ìuse e serrate come la prossima passata Dominica, ne in Que 0 °Pe rare ministerio alchuno sotto pena di lire diece per ciascuno con trafaciente applicate alla Camera de M.ci Padri del ornune’.^ poiché si vede da tempo in qua che non si tiene in ossei \anz^ simili casi li ordini della Signoria Ill.ma quando si devono es 1 qualche giorni da lei comandati, si nottifica che aneleranno min* a torno a rivedere se si osserva tal festa e chi saia *"°'a , contrafare se li piglierà la pena senza remissione alchuna, a\e determinato la prefata Signoria Ill.ma che si celebri con^^.^ veneratione tal giorno si che ogni uno habbi per inteso qua la volontà della Signoria Ill.ma e quanto egli habbia a os.^er<\^ perchè se ne terrà netta raggione. Da Palazzo adì li Apn e In li Atti del Nobile Francesco Dinegro, cancellici e » Reliquie di S. Giorgio venerale in Genova. — Nel 13- in S, Francesco di Castelletto troviamo reliquie di S. Giorgio )· Nel 1381 una mano col braccio di S. Giorgio marine, e un gamba col piede di S. Giorgio furono portati a Genova con mo altre reliquie, prezioso bottino preso ai veneziani nella battag ia di Pola (3). La prima di queste due reliquie fu poi data alla c lesa di S. Giorgio in Genova, e l’altra, cioè la gamba e il piede, a a metropolitana, dove fu rinchiusa in reliquiario d'argento in torma di statua rappresentante S. Giorgio (4). Anche in S. Ambiogio (1) Atti dei Padri del Comune, filza 1568-1569, n. 20, Arch. Civ. (2) ASLS., voi. X, p. 425. (3) Giustiniani, Annali, II, p. 150. (4) Nella stessa chiesa metropolitana, per legato del card. Giorgio Fieschi venne eretta una cappella a S. Giorgio, corne da atto 8 maggio 1465 del not. Andrea de Cairo. ( Banchero, Duomo, p. 195 ). FESTE DEL MESE DI APRILE I4I i Diarn del sec. XVII notano una mano di S. Giorgio; come pure notano altre sue reliquie nella chiesa dei SS. Giacomo e Filippo. Nella chiesa di S. Giorgio di Portofino si venerano pure d’antico reliquie del santo, già indicate nel 1582 dal Bossio (1). Monete di S. Giorgio. — Il glorioso Protettore della Repubblica veniva anche effigiato nelle monete. Nel 1666 coniavansi le monete da otto reali, dette perciò vealoni, colle suddivisioni da 4 reali, da 2 e da uno, improntate tutte del S. Giorgio a cavallo che uccide il dragone, e a tergo lo stemma colla parola Libertas in banda, sormontato da corona e con due rami, e intorno la leggenda : Dux et gubernatores rei-pablicae genuensis 1666. Nel 1668 vennero gli ottavetti, da 8 soldi, con S. Giorgio a cavallo come sopra, e intorno la leggenda : S. Georgius protector ; e a tergo tutto come sopra. Nel 1718 i giorgini d’oro, con S. Giorgio a cavallo, e la scritta : Ex probitate robur. Nel 1721 gli zecchini uguali ai precedenti ; nel 1722 i giorgini da 24 soldi, e da 12 (messi giorgini) con S. Giorgio e leggenda come sopra ; nel 1736 i cavallotti, da 4 soldi, col solito S. Giorgio e leggenda come sopra, e a tergo croce patente, due rose, e S. 4, colla scritta : Dux et gub., ecc. Altre si coniarono nel 1743, da 4 soldi ; nel 1793, da 5 soldi, del tipo delle precedenti; e finalmente nel 1814 altre da 4 soldi, con S. Giorgio e leggenda Ex probitate, e a tergo stemma a cuore coronato, tra due cornucopie, e la scritta : Reipublica genuensis : nell’ esergo 1814. 25. S. Marco Ev. — La festa di S. Marco, che comincia ad apparire nei calendari e martirologi del sec. IX, è universa-leggiata nella chiesa nei sec. X-Xl. A Genova pure si celebrava certo fin da quell’ epoca, ma i documenti che ci rimangono sul culto del santo non vanno oltre il sec. XII. Il primo che ci si presenta è un atto del 1173, 26 genn., in cui certo Striggiaporco, figlio di Giovanni Nepitella da cui discendono i Saivago, otteneva dai consoli di Genova un pezzo di terreno presso il Molo, per fabbricarvi una chiesa in onore di S. Marco evangelista (3). Un’ altra chiesa di S. Marco troviamo (1) Senza fondamento il Saggio storico del Comune di Portofino vorrebbe assegnare al 1154 l’esistenza di quelle reliquie a Portofino ( p. 120-142). (2) Desimoni, Tavole descrittive delle monete della Zecca di Genova dal 1139 al IS14, pag. 186-249. (3) Giscardi, Origine delle chiese, Ms. alla bibl. urb. — Nel 1175, 20 sett., Alessandro 111 scriveva al vesc. di Tortona per una lite riguardante la chiesa di S. Marco al Molo (, Ferretto, Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, I, 74 ). 14~ CAPO XI nel 1237 in Chiavari poco lungi da quella di S. Giovanni oggi collegiata (1). Allo stesso evangelista è pure dedicata la parrocchia di Urri. Ricordiamo pure una reliquia di S. Marco, Marci sacYWìique cruorem collocata dall’arcivescovo Bonifacio nell aitar maggiore della chiesa omonima in Genova, nella consacrazione che ne fece l’anno 1189 (2). La festa s’incontra in tutti i nostri libri liturgici più antichi, con rito doppio, lezioni proprie e con due orazioni : la prima Deus qui hunc diem, propria della liturgia ambrosiana (3), e la seconda Deus qui beatum Marcum presa dal Gregoriano di Menardo, che si conserva tuttora nella liturgia romana. Il tiovare al primo posto l’orazione ambrosiana, orazione che pure si riscontra nelle antiche Rogazioni, al 3.° giorno (4), ci fa arguire che le origini del culto di S. Marco a Genova abbiano avuto più relazione con Milano che con Roma : il che è confermato dal fatto che nelle rogazioni di S. Marco, d’istituzione romana, nello stesso codice genovese si trova, non più Γ orazione ambrosiana, ma a romana Deus qui B. Marcum. Come festa di Evangelista, quella di S. Marco si ce e ι ava anche nel foro esterno, ed è notata in tutti i cataloghi es a ι civili ed ecclesiastici dal sec. XIII al XVIII. 28. S. Vitale Mart. — Il celebre martire di^ Ravenna ebbe culto assai antico nella chiesa romana e nell’ alta Ita ìa. Genova lo troviamo nel Collettario, con rito sem. e orazione prò pria, presa dal Gregoriano, mentre oggi nella liturgia lomana l’ha de comuni. I Diarii del sec. XVII notano: « Nella c lesa del Zerbino da Padri Ministri degli infermi si fa solennità i un S. Vitale mart. per haverci il suo Corpo. In quella di S. An .rea se ne fa per haverci un Braccio di S. Vitale mart. »· ί e reliquie esistevano pure nella metropolitana, a S. Andiea, Giacomo e Filippo e SS. Concezione all’ Acquasola. 29. S. Torpete Mart. — « Il culto di questo martire pisano dei tempi di Nerone, fu senza fallo introdotto in Genova dai mercanti di Pisa, nel modo stesso con cui i Lucchesi, che aveano stanza presso la foce del Bisagno, portarono fra noi quello della gloriosa (1) ASLS., voi. XXXIX, p 778. (2) Alizebi, Guida, voi. I, 298. (3) Magistretti, Manuale Ambros. (del soc. XI), voi. II, 27fl, cd altri. (4) Cambiaso, Rogazioni, ecc., p. 30. FESTE DEL MESE DI APRILE I43 loro concittadina S. Zita ». Così il Belgrano (1). E la cosa non ammette dubbio in quanto alla sostanza ; ma riguardo al tempo dell’ introduzione del culto a Genova, non è altrettanto certa. Il Persoglio inclina a credere che Γ introduzione sia avvenuta tra il 1133 e il 1162, per la ragione che quel periodo di tempo fu un periodo di pace ed amicizia tra Genovesi e Pisani (2). Noi però osserviamo che non fu quello 1’ unico tempo di pace fra i due popoli, e nessuna ragione abbiamo per ritardare fino al secolo XII il passaggio del culto di S. Torpete da Pisa a Genova. Devesi ricordare che secondo la tradizione, il corpo di S. Torpete dopo il suo martirio fu dalle onde prodigiosamente trasportato da Pisa alla antica città di Heraclea Cacabaria, detta poi dal nome del santo Saint Tropes, presso Fréjus in Provenza: che abbiamo documenti del secolo X in cui è già espressamente indicata con questo nome S. Tropez la suddetta città: che non solo in questa il culto del santo era popolarissimo, ma tale era pure in molte altre località del littorale da Livorno a Marsiglia e fino in Portogallo, per quanto debbasi aver presente che anche qualche altro santo o santa omonima era venerata in qualche luogo, e segnatamente in Spagna (3). S. Torpete era invocato come protettore dei naviganti, pel viaggio prodigioso fatto dal suo corpo da Pisa a S. Tropez, abbandonato alla furia del mare. D’altra parte non devesi dimenticare che l’attività marinara dei genovesi è ben più antica del sec. XII, poiché essi fino dai tempi più remoti solcavano il mare mediterraneo e praticavano del pari gli empori commerciali di Marsiglia e di Pisa. Tra gli altri fatti, ricordiamo che nell’ anno 941 una flotta di genovesi e pisani espugnava Frassineto ( oggi La Garde Freinet ) nelle vicinanze di S. Tropez, snidandone i saraceni che l’infestavano (4). Date quindi le antiche relazioni che i genovesi ebbero sia con Pisa, sia con S. Tropez, e data la grande venerazione che il (1) Della Vita privata dei genovesi, 2.* ediz, p. 48. (2) Vita e culto di S. Torpete mart., e memorie della sua chiesa in Genova, p. 49. (3) Perschjuo, Op. c. ; ASS., T. IV Maii, p. 11 seg. — 5. Trepetis V., che s'incontra nel Kal. di Cannona del 480 circa, paro sia una santa vergine spagnuola. V. Ferotin, Le Liber mozarabicus sacramentorum, p. XL1V. Vedi anche Trebtes famula Christi e Treptus maschile, in Hurner, Inscriptiones Hisp. ChrisL, n. 98 ; e Inscript. Hisp. Latinae, n. 1025 e 1502. (4) V. Canale, Storia civile, commerciale e letteraria dei genovesi, Voi. I, p. 83, e p. 393 seg. Cf. Patrucco, I Saraceni nelle Alpi Occidentali, in BSSS., XXXII, 392 seg. 144 santo riscosse assai d’antico dai marinai di tutto il nostro littorale, non v’ è ragione di credere che il suo culto siasi introdotto a Genova solo nel sec. XII, ma vi dovette pervenire assai prima. Tuttavia i documenti rimastici, come al solito, non sono molto antichi. La chiesa di S. Torpete in città, che secondo uno scrittore del sec. XVIII, troppo tardi\ro per essere creduto, sarebbe stata fondata nel 1070 (1), ha la sua prima menzione in un atto del 1156 riferito dal Poch: Ante ecclesiam sancti Tovpetis (2), a cui segue un altro del 1157, ecclesia S. Torpetis (3). La chiesa veniva consacrata nel 1180 dall’Arciv. Ugone Della Volta, della lamiglia patronale della chiesa stessa. # . La festa di S. Torpete è in tutti inostri libri liturgici antichi, con rito doppio e lezioni proprie, orazione de conium- Non solo liturgicamente, ma anche nel foro esterno si celebrava se™P^e questa festa, come notano gli elenchi festali dal sec. XIV al XVI . il che dimostra il grande culto che avea in antico questo santo a Genova, culto che in seguito diminuì assai, e fu ristretto otmai esclusivamente alla sua chiesa. Nel 1603, il Card. Orazio Spinola, per uniformarsi al mai tiro-logio romano, trasportò la festa dal 29 aprile giorno del martirio, ai 17 maggio che sarebbe il giorno della traslazione, giorno assegnato dal martirologio romano per la festa del santo (4). Alla stessa data 17 maggio è segnata nel Proprium gctmense del lo- , con rito semidoppio, mentre il Kalendario liturgico diocesano e 1645 non ha più che un cenno del santo a questa stessa data. Dies S. Torpetis, senza dargli nessuna parte nell’ uffiziatui a. prova che la festa era ormai tramontata. Ricomparve però ne sec. XIX ; e nel 1853, 9 giugno, la S. R. C. concedeva per la chiesa di S. Torpete l’uffizio con l’orazione e le lezioni pioprie, già approvato per la diocesi di Fréjus (5) ; assegnando la festa ai 17 maggio; e nel 1869, 14 genn., la stessa S. Congregaz. 1 estendeva a tutta la diocesi, con rito doppio min. (6). Però essendo il 17 maggio impedito dalla festa di S. Pasquale Baylon, si cominciò a trasportare S. Torpete ai 29 dello stesso mese, finché nel 1889, 10 luglio, un nuovo decreto S. R. C. assegnò definitivamente la (1) Miscellanea di notizie concernenti le chiese rii Genova, Ms. all’Arch. Municip., Chiesa di S. Torpete. (2) Poch, Op. c., voi. IV, P. I, p. 10: e Foliat. Not., I, p. 3. (3) Foliat. Not., 1. p. 5. (4) e (5) Perseguo, Op. c. (6) V. Decreto in Kal. Dioc. 1870, p. 83. FESTE DEL MESE DI APRILE 145 festa a questo giorno (1). Coll’ ultima riforma del Kal., del 1914 la testa fu soppressa. Una parte considerevole del cranio di S. Torpete si venera ne a sua chiesa in Genova, donatale dalla famiglia Cattaneo della Volta, che 1’avea avuta nel 1748 da Flaminio del Borgo, patrizio pisano, con autentica di Mons. Francesco Guidi arcivescovo di Pisa (2). • ^a/t^S S’ Pietro Martire. — Appartiene all’ordine di S. Domenico. Morì ucciso dagli eretici a Barlassina sulla via da Como a i lilano il 6 aprile 1252, e fu canonizzato da Innocenzo IV nell’ anno seguente, assegnatane la festa ai 29 aprile. Nel 1254 lo stesso onte ce ne estese la festa a tutta la chiesa, con rito doppio, enova ebbe speciali relazioni col santo, essendo egli stato nella nostra città, dove predicò nella chiesa di S. Domenico, secondo scrive lo storico dei domenicani il De Agostini. Anche il igna, assai benemerito della storia domenicana genovese, ricor a questa piedicazione ed una nota di spese conservata nel etto convento e relativa al santo (3). Un miracolo ottenuto per sua intercessione poco dopo il suo martirio, è così narrato dal P. Vincenzo Marchese: « In Genova una donna che disperata, si era da per sè stessa impiccata per la gola, ond’ era morta doppiamente nel corpo e ne l anima fu da una sua amica che fanciulla s’era confessata dal Santo Martire, votata ad esso e toccata nella gola con un pezzetto della sua tunica, che ella teneva per reliquia, e subito con meraviglia di ciascheduno quella già disperata scampando da quella doppia morte tornò in vita e consolata dalla sua disperazione per la ricordanza delle pene, che aveva vedute doversi a suoi peccati ». Quindi non è a meravigliare che il santo abbia avuto fra noi culto e venerazione fino dal principio che fu ascritto nell’albo dei santi tanto più che anche in vita riscuoteva dovunque per la sua santità e pei miracoli che operava una profonda venerazione in mezzo ai popoli ove passava. I nostri libri liturgici, Cod. C. e V. hanno già la sua festa nel calendario, senza però nulla di proprio (1) V. Decreto in Kal. 1890. (2) Persogli», Op. c., p. 50. (3) Fu detto da alcuno che S. Pietro M. fosse anche stato Priore del convento di b. Domenico in Genova : ma ciò e apertamente negato dal citato P. De Agostini e il P. Vigna al proposito dice che occorrerebbe consultare la cronaca del detto convento nel- 1 archivio generalirio dell’ Ordine in Roma, csaendo riuscite \-ane tutte le ricerche da lui eieguite in Genova. io 146 CAPO XI nell’ uffiziatura, che era di S. Torpete: di S. Pietro torse si aceva una semplice commemorazione, a meno che non si tras ensse a giorno seguente. . . . Anche nel foro esterno la testa di S. Pietro Mai t. no a a tra i giorni feriati nel 1375 e nel 1414, insieme con S. 01 pe e, non però negli elenchi successivi. Certamente al suo svi uppo con tribuì, oltre all’opera dei Domenicani, anche il Papa genovese Innocenzo IV, che l’istituì e la promosse in tutta la chiesa, come vedemmo. „ „ Centro del culto di S. Pietro M. era ia chiesa di · OHjen » dell’ ordine dei Predicatori, dove egli era stato vivente. Mei ιλ», è ricordato già l’altare a lui dedicato in essa; e il apri detto anno i Padri del convento collocavano su que un’ancona del Santo fatta eseguire da Pietro Vivaldo (). a < si trovava dietro al coro, come risulta da un atto de nov bre 1428 intervenuto fra il priore Giovanni da Fiaccone e patrizio Tomaso Lercari (2). L’oratorio di S. Pietro Martire P*"e^° la chiesa di S. Domenico è indicato già nel 1438: Domus t iscip 1 torum S. Palili et Petri martyris (3). Nella chiesa metropolitana pure troviamo traccie de cu o santo nel 1464, 9 febbraio, in cui Ambrogio De Marini ordinava al milanese Cristoforo Motti che dipingesse nella sua caPP^ dell’Annunziata la figura di S. Pietro martire, come sappia dall’Alizeri, Notizie dei Professori del disegno. — A G or mg nano esisteva un ospedale di S. Pietro M. presso il ponte, e ne ne era ospitaliero frà Nicolò Giancardi (4). * Nella chiesa di S. M. di Castello pure fiorì il culto del santo, del quale esistono tuttora un trittico della fine del 1400 eon ; Domenico e S. Pietro M., ed un affresco pure del 40 coi due santi e la Madonna (5). La cappella del santo sembra fon ata (1) Ecco i nomi di quei Padri : L. Leonardii» de Felizano vicarius in tota Hip Ianuensi ord. pred. ; Fr. Obertus de S. Pancratio; Mag. Benedictus Scaflfaccia inquisì fr. Petrus de Vercelli eubprior; fr. Augustinus de Finario; fr. Leonelus Marocelus ; fr. Gaspar de Enrico; fr. Raphael de Passano; fr. Antonius de Cheri ; fr. Stephaniis de λ e reo w, fr. Francus de Cumis; fr. .Jullianus de Terdona mag. profess. ; fr. Bertolinus de Landi, fr. Tomas de Monterubeo ; fr. Urbanus Imperiallis; fr. Petrus de Zignaigo , fr. Jacobus de Vercellis; fr. Joanuès de Cataneis; fr. Jacobus de Palma; fr. Tebaldinus de Terdona, fr. Francus de Gaffa; fr. Bartholom. de Vercellis ; fr. Danisius de Novaria; fr. Ansaldus de •Janua. (Not. Cristoforo Rapailino, filza 13, p. 7, Arch. di Stato, Genova . (2) Not. Giovanni de Pineta, filza 8, p. 201, Arch. cit. (3) Poch, Ms. c„ Voi. IV, P. Il, p. 22. (4) V. Remondini, Parrocchie, Reg. XV, p. 211 -213. (5) La Basilica di S. M. di Castello in Genova illustrata per cura dei PP. Domenicani, Torino 1910, p. 20 e p. 82. FESTE DEL MESE DI MAGGIO *47 un secolo più tardi, cioè nel 1593 dal magnifico Tomaso Ponte: nel 1597 Bernardo Castello vi dipingeva la bellissima ancona del martirio del santo (1). Da Genova il culto si diffuse in altre parti della Liguria; e sappiamo che in Albenga nel 1351 la festa del santo era assai popolare, poiché certo Bertone Rocca disponeva in testamento che si dovesse distribuire ai poveri un’emina di pane ed una di castagne nella festa di S. Pietro martire in detta città (2). Nella chiesa dei PP. Predicatori di Taggia nel 1477 S. Pietro martire veniva dipinto con S. Domenico da Corrado di Allemagna (3). Oggidì la festa si celebra colla liturgia romana. CAPO XII. Feste del mese di Maggio 1. SS. Filippo e Giacomo Apost. — Questa festa si riferisce alla dedicazione della chiesa eretta in Roma in onore dei due santi dal Papa Giulio I (337-352), detta chiesa dei Santi Apostoli, e rifatta poi verso l’anno 560 dai papi Pelagio I e Giovanni III (4). La festa si trova già nei libri liturgici romani del sec. VII. A Genova si celebrava assai d’ antico e molto prima del secolo XII, a quanto pare, con particolare solennità nella chiesa di S. Stefano. Infatti il Papa Eugenio III, con bolla del 21 maggio nel 1145-1146, ordinava che per questa festa i monaci di S. Stefano potessero a loro piacere dare ai canonici di S. Lorenzo, che vi si recavano per detta festa die Kalendarum madii (in festivitate apostolorum Philippi et lacobi, dice una bolla di Adriano IV del 1158 sulla stessa pratica), o la refezione d’uso, ovvero un’ offerta equivalente in denaro (5). Altri atti dell’ epoca ci parlano dell’ altare apostolorum Philippi et lacobi posto in detta chiesa, e della solenne processione che vi si celebrava in questa festa. (1) Vigna, Illustrazione, ecc., p. 172. (2) Rossi, Storia della città e diocesi di Albenga, 1870, p. 2i8. (3) Alizeri, Professori del Disegno, Voi. I, Pittura, p. 319. (4) Duchesne, Origines, p. 288. (5) Arch. Capit. S. Lorenzo, P.A. p. 35\ 36, 70, 71,106, 108: P.B. p. 22, 32, 33, 35: L.A. p. 69. — Poch, Op. c., Voi. V, p. 426; Ughelli, It. Saa-a, Voi. IV, p.860, 863, 865. — M.H.P., Cod. diplom. Sardiniae, I, 213, 223. 148 CAPO XII Poco distante da questa chiesa, nel secolo successivo veniva eretto in onore dei SS. Filippo e Giacomo, il monastero delle suore domenicane, sorto nel 1268 per impulso del B. Giacomo da Yarazze, allora Provinciale dei Domenicani, e poscia Arcivescovo di Genova. Lo stesso B. Giacomo portò al monastero un dito di S. Filippo, da lui staccato dalla mano del santo che si trovava a Venezia in un monastero a lui dedicato, come ci narra lo stesso nella sua Historia reliquiarum que sunt in monasterio sororum sanctorum Philippi et lacobi (lì. Anche di S. Giacomo vi era una reliquia; sicché, esclamava il pio prelato, Ambo ibi sua habeant pignora, ubi sua meruerunt habere vocabula; ut ubi sunt spiritual-iter per intercessiones assiduas, ibi habitent corporaliter per suas reliquias sacrosanctas (2). In questa chiesa si solennizzò sempre la festa dei due titolari, alla quale un tempo solevano intervenire i serenissimi Collegi ad ascoltare la S. Messa e venerare le sacre reliquie. Nella metropolitana ebbe culto specialmente S. Giacomo, al quale nel 1317 fu dedicato un’altare dai quattro ufficiali del porto e del molo, come risulta dalla seguente iscrizione murata presso la sacristia di S. Lorenzo : 1317. ANDRIOLUS PAXIUS NICOLAUS CALVUS BALI ANUS — QUATUORDECIM LUCHETUS THOME OPERARII ET SALVATORES PORTUS ET MODULI - AC HUIUS ECCLESIE REPARATORES FECERUNT CONSTRUI HOC ALTARE DE DECENO LEGATORUM AD HONOREM BEATI IACOBI APOSTOLI QUI COGNOMINATUR FRATER DOAIINI — MANUM IPSIUS DEXTERAM HIC FECERUNT REVERENTER COLLOCARI (3 La mano del santo, di cui si parla qui, esiste tuttora fra le reliquie della metropolitana, ed è benissimo conservata con tutta la pelle. Al polso è circondata da un manicotto d’argento dorato, su cui si legge in caratteri gotici: HIC MORAT MANUS BEATA: SANCTUS JACOBUS APOSTOLI (sic). Essa è indicata nell’inventario del 1452: Manus beati lacobi in tabernaculo argenteo in aliquibus partibus in capsieta lignea, qua conservatur super cdtare S. lacobi. in quello del 1549 e nei successivi (4). Altra reliquia di S. Giacomo si conserva nella stessa (1) λ ig.n'a, Due opuscoli di Jacopo da Varatine, in ASLS., voi. X, p. 435 »eg. (2) Ivi, p. 467. (3) E’ riportata pure dal Piaggio, Mon. Genuen. (4) Archivio Capit, metrop., Inventarii; àmzew, Notizie dei professori del disegno in Liguria, voi. I, p. 69. FESTE DEL MESE DI MAGGIO I49 metropolitana, in una teca d’argento in forma di braccio di grandezza naturale, ornato da un fregio longitudinale dorato, opera di stile bizantino, con questa iscrizione : t ΤΟ - ΛΙΜΟΝ - ΤΟΓ ΑΠΩΣΤΟΛΟΤ ΙΑΚΩΒΟΪ TOT ΑΔΕΛΦΟΪ ΘΕΟΓ (reliquum [reliquiae] Apostoli lacobi fratris Dei). Fu dottamente illustrata dal chiarissimo Abate Sanguineti (1). Si ritiene che la reliquia sia stata portata a Genova da Pera nel 1461. Nell’Inventario del 1386 troviamo pure: Tabernaculum unum cristali cum digito beati lacobi et Petronille virg. cum pede corali. Nel 1409 Lodisio de Andora legava lire duecento per una cappellania all’ altare di S. Giacomo nella metropolitana (2). Reliquie di S. Giacomo sono indicate pure nelle chiese di S. Francesco di Castelletto nel 1322, e di N. S. della Consolazione nel sec. XVII. Di S. Filippo ancora in Castelletto nel 1322 ; in metropolitana nel 1386: De reliquiis beati Philippi apostoli positis in vase parvo argenteo cum cruceta argentea : e al Gesù nel sec. XVII. E’ superfluo osservare che la festa è sempre indicata come di precetto nei cataloghi festali genovesi, e in tutti i libri liturgici più antichi, coll’ orazione odierna, che è presa dal Gregoriano. 2. S. Valentino Vesc. di Genova.—È il primo dei vescovi genovesi di cui si abbia memoria, avendo governato la diocesi dal 312 al 325, secondo le conclusioni del Ferretto, che ha studiato a fondo la quistione dei primi vescovi genovesi nell’ opera 1 Primordi e lo sviluppo del cristianesimo in Liguria (3). Il suo corpo fu sepolto nella basilica dei SS. Apostoli, detta poi di S. Siro ; dove in seguito, per gli sconvolgimenti a cui andò soggetta quella chiesa, si perdette di lui la memoria, finché, a principio del sec. XI, rifatta la chiesa, si trovò intra S. Syri ecclesie simun, quel corpo integrum vestibus et corpore, dice il Senno riportato dai Bollandisti. Estratto di là, fu provvisoriamente collocato presso l’aitar maggiore, e poscia si costrusse un altare apposito, che veniva consacrato solennemente il 9 agosto 1237 da Giraldo patriarca di Gerusalemme, Ottone arcivescovo di Genova, e da altri vescovi, concessa indulgenza di un anno a tutti coloro che assistevano alla consecrazione (4). Di là fu ancora riportato all’ aitar maggiore, e (1) Isci'izionì greche della Liguria, in ASLS., voi. XI, μ. 339 seg. (2) Cartolari di S. Giorgio, Gol. M.S.L. (3) In ASLS., voi. XXXIX, p. 170 seg. (4) Ivi, p. 256. ι50 CAPO XII poscia di nuovo al suo altare nel 1593, finché fatto a nuovo P aitar maggiore attuale nel 1669, vi fu per 1’ ultima volta collocato quel corpo insieme con quelli degli altri vescovi SS. Felice, Siro e Romolo (1). La sua festa è certo antichissima, poiché, come già avvertimmo, le feste dei santi vescovi locali furono tra le prime a celebrarsi nelle rispettive chiese. Nei documenti però apparisce, come al solito, molto tardi. La prima memoria può considerarsi il lezionario del cod. metropolitano C., che nota le lezioni In nativitate sancti Valentini, prese probabilmente dal Sermo di cui parlammo sopra. Nel sec. XIII la festa era molto in onore : nel 1262, 22 agosto, si faceva divieto ai monaci di S. M. del Carmine di suonar le campane prima di quei di S. Siro nelle feste di S. Valentino e degli altri vescovi genovesi (2). Nicolò IV, 27 sett. 1291, concedeva indulgenza di un anno e 40 giorni a chi devotamente visitasse la chiesa di S. Siro in sancti Syri et sanctorum Felicis, Romuli et Valeìitini festivitatibus (3). La festa comparisce nel catalogo delle ferie civili del 1375, e in quelli delle terie ecclesiastiche dal 1410 sino al sec. XVII (4). Nei nostri antichi libri liturgici è notata con rito doppio, lezioni proprie, orazione Deus qui populo tuo che oggidì è propria dei santi dottori. La messa era Statuit del comune In natali unius Conf. Pont., secondo il graduale del 1412, ma nel 1645 si era già adottata 1’ altra Sacerdotes, che si usa tuttora. Il rito che nel 1645 era doppio maggiore, nel 1879 iu elevato a doppio di 2.a classe (5), finché nel 1914 ritornò doppio maggiore. S. Valentino è invocato nelle antiche litanie genovesi (6). Sue reliquie troviamo in S. Francesco di Castelletto nel 1322. Dal 1434 nella metropolitana vi è distribuzione corale in nnssa sancti Valentini. Feste della S. Croce : Invenzione (3 Maggio), Esaltazione (14 Settembre). — La più antica festa in onore della Croce è quella dei 14 settembre, chiamata Γ Esaltazione. Ebbe principio in (1) Ivi, 258. (2) Ivi, p. 263. (3) Ivi, p. 264. (4) Pare che anticamente il corpo del santo si portasse nelle processioni solenni, come si portavano altre reliquie. A tal uopo nel 13‘J9 i monaci di S. Siro vollero estrarre quel corpo di dietro all’altare dove si trovava, e lo collocarono in una cassa nuova preparata a ciò. (Vedi atto autentico, in Ferretto, l. c., p. 257). (5) Documenti, N. XVIII. (6) Cambiaso, Rogazioni, ecc. FESTE DEL MESE DI MAGGIO Gerusalemme e fu istituita per commemorare il ritrovamento della vera Croce e la dedicazione delle basiliche erette da Costantino sul Calvario e sul luogo del S. Sepolcro, dedicazione che ebbe luogo nell’ anno 335 (1). La festa aveva una solennità straordinaria. La pellegrina Eteria o Silvia, che scriveva sulla fine del sec. IV, attesta che essa continuava per otto giorni come la festa di Pasqua, e vi accorrevano pellegrini, vescovi e monaci da ogni parte del mondo (2). Lo stesso afferma Sozomeno. Tra la folla dei pellegrini che vi erano accorsi da Alessandria verso il 380 era pure Maria Egiziaca, la quale si convertì in presenza della Croce (3). Un pellegrino di Bordeaux verso il 335 scriveva nelle sue memorie e portava in patria le notizie di quanto avveniva in Gerusalemme (4). Di là il culto della Croce si diffuse tosto in tutto il mondo. S. Cirillo vescovo di Gerusalemme scriveva nel 347 che « già tutto il mondo è pieno dei frammenti della santa croce, che i cristiani nella loro lede ne distaccano e distribuiscono per tutta la terra » (5). Un’iscrizione di Setif in Algeria del 359 ricorda una reliquia De Ugno crucis, e un’ altra presso Algeri parla de sancto ligno crucis Christi Salvatoris adlato atque hic sito (6). Giuliano l’apostata nel 363 accusava i cristiani di adorare la Croce : di S. Macrina sorella di S. Gregorio Nisseno sappiamo che portava sopra di sè una reliquia della vera Croce rinchiusa in un cerchietto di ferro (7). Anche le chiese in onore della Croce si andarono moltiplicando col diffondersi del suo culto. A Roma è celebre la Basilica di S. Croce edificata da Costantino; a Ravenna un’altra ne eresse Galla Placidia madre di Valentiniano III (450); papa [lario (461-468) dedicava alla Croce un oratorio in Laterano, e Simmaco (498-514) ne eresse un altro presso S. Pietro (8). La festa della Croce da Gerusalemme passò a Costantinopoli, e di là a Roma, dove la troviamo già stabilita al tempo di papa i^l) Leclercq, Croicc, Invention et Exaltation,in Diction. d’Archeol., Ili, c. 3131 seg; Duchesne, Origines, p. 280. (2) Peregrinatio ad loca sancta, in Geyer, Itiner. Hierosol., p. 100 ; Sozomenus, Hist. eccl., L. II, c. 1. (3) P. G., t. LXXXVIU, c. 3713. (4) Itiner. Hierosol., p. 22. (5) Catech., IV, 10. (6-7) Leclercq, c. 3135. (8) Grisar, Il Sancta Sanctorum di Roma e il suo tesoro nuovamente aperto, in Civ. Catt., 1906, T. II. I52 CAPO XII Sergio (687-701). In occidente invece, eccetto che a Roma, non si accettò se non assai tardi questa festa ; a Milano fu introdotta nel 1053, ed altrove pure fu introdotta nella stessa epoca (1). Viceversa in occidente si celebrava un’ altra festa della Croce ai 3 maggio, che iu chiamata Invenzione della Croce, e si riferiva alla ricuperazione della vera Croce, avvenuta nell’anno 629 per opera dell’ imperatore Eraclio (2). La troviamo indicata con questo nome nel Capitolare di Napoli, nel messale di Bobbio, nel messale gotico d’Autun, nel Sacramentario Gelasiano, tutti del sec. VII: nel sec. Vili essa era diffusa in tutto l’occidente, eccetto che a Roma (3). Riguardo a Genova non possiamo dubitare che il culto della Croce vi fosse radicato come altrove fino dalla più alta antichità. La pieve di S. Croce di Moneglia, eretta sul pago pagano ad Momlia probabilmente fin dal V secolo, è un ricordo di quel culto primitivo (4). Altre chiese assai antiche sono S. Croce di Sarzano in Genova, anticamente parrocchia, indicata nel 1191; S. Croce di Pieve di Sori, Crucis de Podio Castelli, indicata nel 1201 (5); S. Croce di Marcarolo, 1224 (6). Presso Molassana è indicato nel 985 locus qui dicitur in cruce- (7). Per la storia del culto dobbiamo richiamare quanto dicemmo al capo VI sull’adorazione della Croce che si praticava a Genova nel venerdì santo nel sec. XII. Meritano pure di essere ricordate le Confraternite dedicate al culto della S. Croce, e in modo particolare la ConsoYtia domicelloruni et servitorum S. Crucis, già fiorente nella chiesa delle Vigne fin dal sec. XIV, e della quale si conservano tuttora i voluminosi registri coi nomi dei soci e dei benefattori. Avea sede presso la cappella della Croce, di cui esiste ancora una lapide del 1406, e che fu sempre un centro di gran divozione alla S. Croce. Anche nella chiesa del Carmine troviamo la cappella della Croce, propria della Compagnia dei Caravana che vi avevano sepoltura dal 1464. (1) Giullm, Memorie stor. di Milano, T. II, p. 353 ; Spagnolo, Tre calendari ntedioevali veronesi, 64. (2) Baynes, The Restoration of thè Cross ut Jerusalem, in The English Histo rical Revieic, T. XXVII (1912), 287 seg. (3) L Inventio S. Crucis manca in tutti i libri liturgici romani antichi, eccetto nel Gelaeiano, nel quale deve considerarsi un’ aggiunta gallicana. V. Wilmart, in Rev. Ben-, 1913, p. 67. (4) ASLS., voi. XXXIX, 627. (5) Ivi, 570. (6) Ivi, 654. (7) Ivi, voi. II, parte II, p. 179. FESTE DEL MESE DI MAGGIO *53 Riguardo alle feste della Croce in Genova ci mancano i documenti dei tempi primitivi, ma dobbiamo senz’ altro ritenere che da noi, come in tutto l’occidente, si festeggiasse dapprima l’invenzione, ai 3 maggio; poscia, verso il sec. XI, si introducesse anche la testa dell’ Esaltazione, 14 settembre. Le due feste nel sec. XIII ei ano saldamente stabilite, e avevano già un grado distinto. Nella metropolitana secondo gli Statuti del 1278 in festivitatibus S. Crucis dovea celebrare 1’ arcivescovo o, in sua assenza, la prima dignità del capitolo. Nel 1280 le due feste figurano tra i giorni di riposo festivo negli Statuti dei Drappieri, e così pure sono segnate in tutti i cataloghi festali posteriori, sì ecclesiastici che civili. Anzi la lesta dell’invenzione è dichiarata festa di precetto nel sinodo del 1588, precedendo così la disposizione di Urbano Vili, che la dichiarava tale per tutta la chiesa nel 1642. Nei nostri antichi libri liturgici le due feste sono segnate con i ito doppio (1), lezioni proprie, e le due orazioni odierne, provvedenti quella dell’ Invenzione dalla liturgia ambrosiana (2), e quella dell’ Esaltazione dal Gelasiano. Nella metropolitana nel 1300 in Inventione S. Crucis si aveva la distribuzione corale di sol. 5, e per 1’Esaltazione sol. 2; invece nel 1434 per quest’ ultima v’ era L. 1, mentre per la prima sol. 10. Le memorie di S. Francesco di Castelletto del sec. XIV t icoi dano 1’ esposizione che si faceva in festivitatibus sancte )$< della preziosa reliquia donata a quella chiesa da Nicolò de David nel 1322 (3). In S. M. delle Vigne le due feste si celebravano pure con particolare solennità per cura della Compagnia della S. Croce di cui parlammo testé, e si esponeva la reliquia riposta in una croce d’ebano « contorniata d’argento lavorato, di lunghezza di oncie cinque e più, e larghezza due oncie scarse », della quale parla Mons. Bossio nel 1582. (1) Dico doppio per distinguerlo dal semidoppio e semplice, perchè i nostri documenti non specificano più oltre, ma devesi ritenere che fosse doppio maggiore come era nella hturgia romana. Vedi Rubricae novae pubblicate dal Mercati, Appunti per la storia dal Breviario, e Ordo romanus XV, in Migne, T. LXXV1II, 1342. ambedue documenti della fine del sec. XIV. (2) Gavantus, Thes. Sacr. Rit., Sect. VII, c. 7. (3ì In festivitatibus sancte Φ in missa conventus φ magna que fuit domini N(icolai) ostendatur populo super pulpitum dicto offertorio, et hoc fiat solemniter a fratre aliquo antiquo et parato cum pluviali et cerofferariis et acolito cum incenso, premissa aliqua colatione et facta confessione. (Libro degli anniversarii di S. Francesco di Castelletto, in ASLS.t voi. X, 421). - A pag. 423 la detta eroe· è così descritta : Crux preciosa et magna, lapidibus et margaritis ornata, in qua de Ugno sancte crucis christi in magna quantitate habetur. *54 CAPO XII Nella festa dell’invenzione, 3 maggio, avea luogo la solenne processione a cui prendevano parte tutte le casaccie e a ci , colle loro multiformi divise, stendardi, crocifissi ed alti 1 ai 1 e ι 1 cui facevano sfoggio quelle religiose associazioni. Ne pomeiitegio si metteva in moto la processione, avviandosi alla metrop ι, ove, fatta 1’ adorazione della Croce esposta sull a tar mι > usciva poi per la porta del Soccorso, e si tecava a a rf>unu;a S. M. delle Vigne, ove pure si faceva l’ adorazione della reliqu a all’altare della Croce. Dal 1466 si cominciò a poi aie , processione la celebre Croce dei Zaccaria, de a qua e p ,· tosto, per cura dei confratelli della Consorzia omonima, i quali, ottenutone il consenso dall’autorità, le teceio are ι p d’argento dall’orefice Gio. Valerio. Interrotta poi pei . d’ anni, la processione veniva ripresa con maggioi so1 t 1496, nel quale anno vi parteciparono il Governaitor1) Me. n. 65, Bibl. de Langres. Questo e il documento precedente li debbo alla cortesie del Rev. Can. A. Breeson, Archivista diocesano di Langres, al quale mi è grato esprimere qui tutta la mia riconoscenza. ^2) ASLS., voi. XXXIX, p. 632. — Un oratorio di S. Desiderio troviamo nel 1434 in Genova, presso la chiesa di S. Ambrogio, luogo detto Pozzo del Curio (Calcagnino, Sacre Palme genovesi, p. 34). (3) Altra orazione di S. Desiderio pure diversa dall’odierna, troviamo nell antico rituale per la Processione delle Ceneri di S, Gio. Battista : De S. Desiderio martyre genuenst et episcopo lingonensi : Ant. Ego sum pastor bonus : bonus pasto) animam suam dat pro ovibus suis. — Desiderium animae eius tribuisti ei Domine. R). Et voluntate labiorum cius non fraudasti eum. — Oremus. Interveniat pro nobis, quaesumus D.ne, sanctus tuus martyr Desiderius : et qui pro ovibus suis sanguinem suum fudit, pro patriae suae navibus preces profundere dignetur. Per Christum. (Cf. Cambiaso, La Processione delle Ceneri di S. Gio. Battista in Genova, p. 13). L’orazione dell’ uffizio proprio di Langres è : Domine Jesu Christe. cuius exemplo pastor bonus Desiderius animam suam pro ovibus posuit: da nobis, quaesumus, eius caritatem et fortitudinem ita imitari in terris, ut cum ipso lui in coelis perf ruamur consortio. Qui vivis. — L’uffizio di quella diocesi è tutto proprio del santo, non solo le lezioni, ma anche le antifone, versetti, invitatorio, inni, capitoli, ecc. Le lezioni del 2° nott. sono eoitanzialmente uguali a quell· di Genova, ma alquanto più prolisie nella forma: quelle del 3° nott. «ono identiche. FESTE DEL MESE DI MAGGIO 161 Vigne V.1 e V.z hanno la festa di S. Desiderio ; non P ha invece il messale U. della metropolitana del sec. XIV. Durante quel secolo stesso la festa avea raggiunto un grado distinto nella chiesa e nella vita pubblica genovese. Essa infatti è indicata tra le ferie di curia civile nel 1375, e tra le ferie ecclesiastiche dal 1410 in poi. Anche Parte dei pittori avea resa obbligatoria pei soci questa festa, come risulta dagli statuti del 1396-1402, capo XIV, De festo sanctorum Desiderii et Romuli januensium celebrando (1); così pure gli statuti dei maestri di scuola del 1467 hanno tra i giorni festivi: 23 maii S. Desiderii Januensis (2). Nel 1434 nella metropolitana vi era distribuzione corale per questa festa. La messa nel Graduale del 1412 è già Sacerdotes Dei del comune Confess. come oggi. Nell’ uffiziatura si aveano nove lezioni tutte sulla vita del santo, come pure erano tutti storici gli inni, che si possono leggere nel Calcagnino, Op. cit, p. 35 e 64. Nel sec. XVII il culto di S. Desiderio in Genova ebbe un periodo di nuovo rifiorimento. Nel 1651 il Card. Arcivescovo Durazzo, a mezzo del marchese Giannettino Doria ambasciatore di Francia in Italia, e per intromissione del Card, di Richelieu, otteneva dal vescovo di Langres una reliquia del santo, cioè un osso vertebrale, che portato a Genova dal padre cappuccino Gregorio di Beaulne nel dicembre dell’ anno suddetto, fu collocato nella chiesa metropolitana, presso 1’ altare di S. Fruttuoso ; e tosto le arti dei Drappieri e Calzolai, che da tempo antichissimo l’aveano per Patrono e ne celebravano la festa, fecero eseguire un prezioso reliquiario, in forma di statua d’ argento rappresentante il santo in piedi con mitra, per riporvi la detta reliquia (3). Anche in altre chiese ebbe culto S. Desiderio, e nei sec. XVII -XVIII troviamo le sue reliquie, ed altari a lui dedicati in S. Francesco di Castelletto, S. Agata del Bisagno, Langasco, S. Ruffino di Leivi ed in altre chiese. (1) Alizeri, Notizie dei Professori del Disegno, voi. I, p. 166. (2) Massa, Documenti e notizie per la storia dell’ istruzione in Genova. Estr. dal Giorn. Stor. e Lett. della Liguria, Anno VII, p. 30. (3) Calcagnino, Op. c., p. 38 segg. ; Arch. Arciv. Not. G.B. Badaracco, Alza II, 1651 ; Arch. Capit. Metrop. Reg. A., p. 66. — Un decreto aroivescovile del 21 magg. 1655 dava licenza per la processione di S. Desiderio da farsi nella parrocchia di Bavari il 23 successivo (Not. cit,, filza II, 1655y. Per la storia del culto giova pure ricordare il seguente decreto dell’arciv. Giulio Vinc. Gentile, 7 sett. 1684: «Julius etc. : Uuiversis et singulis fidem facimus et attestamur qualiter in praesenti civitate et diocesi nostra Januen. celle-bratur ab immemorabili festum sancti Desiderii Martyris Episcopi Langres et recitatur officium de comuni unius Martyris sine propriis lectionibus. In quorum fidem. Datum Genuae in Palatio Archiep. die 7 sept. 1864 » (Arch. cit., Liturgia, busta I). II CAPO XIII L’ antico uffizio, di cui parlammo testé, fu in seguito abolito, e sostituito da quello de Cornimi, compresa 1’ orazione Deus qui nos che si recita tuttora. La messa era sempre Sacerdotes, e pel tempo pasquale Protexisti, come oggi. Così nel calendai io diocesano del 1645. Invece nel 1661, nel Proprium Genuense troviamo già al 3.® notturno le lezioni proprie sul vangelo Ego sum pastor bonus, prese da S. Giov. Grisostomo, che si leggono tuttoia. Il rito era sempre il doppio minore. Le lezioni storiche al 2.° notturno non si ebbero che nel 1867, decreto S. R. C. 25 luglio, che riportiamo in nota (1). Altro decreto S. R. C. del 15 die. 1893 elevava la festa per tutta la diocesi genovese a doppio maggiore. 25. S. Urbano Papa Mart. — Festa romana, nel nostro Collettario è di rito sem., con orazione presa dal Gregoriano, che si legge tuttora nella liturgia romana. — De ossibus beati Urbani, munitis argento si aveva reliquia nella metropolitana sino dal 1386, come risulta dall’ Inventario già citato. 31. S. Petronilla V. — Comparisce nel calendario romano di S. Pietro del sec. XII. A Genova è in tutti i citati libri liturgici antichi con rito doppio ed orazione propria, mentre oggi ha l’orazione Exaudi de comuni. Una reliquia di S. Petroni a venerata nella metropolitana è indicata nel citato Inventario e 1386, rinchiusa in un reliquiario di cristallo col piede di cora o, insieme col dito di S. Giacomo. CAPO XIII. Feste del mese (li Giugno 1. S. Nicomede Mart. — Festa romana, che ricorda la ^edica-zione della basilica del santo fatta da Bonifazio V (619-625). Ne cod. C. ha 1’ orazione odierna, che proviene dal Gregoriano. Nel calendario di detto cod. pare aggiunta : manca nel lezionai io. (t) SS. D. N. Pius Papa [X dementer deferens supplicibus votis R.mt D. Andreae Charvaz Archiep. Januen. a subscripto Sacror. Rit. Congreg. Secretano > elatis, benigne annuit, ut in Festo S. Desidzrii Ep. m. quod in Calendario archidioecesano sub ritu duplici affixum est diei 23 Maii, amodo loco Lectionum secundi noctuini de Communi legi valeant Lectiones historicae propriae a S. Sede approbatae pro dioecesi Lingonensi. Contrariis non obstantibus quibuscumque. Vie 25 iulii !Sf>7-C. Ep. Portuen. et S. Rufinae Card. Patrizi S. R. C■ Praef. Pro R. P. D. Dominico Bartolini Secret. Josephus Ciccolini Substit. (Arch. Arciv., Liturgia, busta I). FESTE DEL MESE DI GIUGNO 2. SS. Marcellino e Pietro Mart. — Il culto dei due santi martiri, adottato dalla liturgia romana sino dai tempi più remoti, prese maggiore sviluppo nelle Gallie, nell’alta Italia ed in altre regioni d’occidente per la traslazione dei loro corpi da Roma a Seligenstadt avvenuta nell’anno 827 secondo il racconto di Eginardo. Ecco come ne parla il Muratori, Annali d’Italia, all’ anno 827 : « Frequenti aveano cominciato ad essere le traslazioni de’ corpi santi da Roma in Francia e Germania, paesi che ne scarseggiavano. Varie se ne raccontano, che io tralascio, e solamente osservo che strepitosa fu nell’anno presente quella dei santi Marcellino e Pietro, procurata da Eginardo abate di vari monasteri in Germania, e quello stesso a cui siam tenuti della vita di Carlo Magno e, per quanto si crede, degli Annali dei Franchi. Furono que’ sacri corpi rubati ed esportati dalla chiesa di S. Tiburzio di Roma. Si contano grandi miracoli succeduti in simili traslazioni. E però non si può dire quanto fossero avidi di queste caccie allora i pii oltramontani. Usavano frodi, spendevano somme d’ oro, nè lasciavano arte alcuna per giungere ad arrichii' di sacre reliquie le lor chiese e monasteri » (1). Forse anche Genova si arricchì allora delle due dita della mano di S. Marcellino che tuttora si venerano nella sua chiesa (2). Comunque sia, è al tutto verosimile che dopo quella traslazione siasi sviluppato il culto del santo in Genova, come avvenne altrove. Infatti i documenti di quel culto non tardano a venir fuori. Nell’ anno 977 è indicata una terra iuris ecclesie sancti Mavcel-lini posta nella lontana valle di Lavagna (3) : nel 980 è pure ricordata ecclesia sancti Marcellini in una locazione di beni in finibus lavaniensis (sic) (4). La chiesa nel 1099 veniva concessa dal vescovo Landolfo ai monaci di San Siro: Concedimus sancto Sylo et tibi Petro abati et successoribus tuis basilicam sancti Marcelini cum toto tervitorio quam circa se habente (sic) (5). La festa si trova nei nostri più antichi libri liturgici, con rito doppio, lezioni proprie, e orazione presa dal Gregoriano, che è l’odierna, diversa dal Gelasiano. In questi documenti liturgici sono sempre accoppiati i due santi: ma è certo che S. Marcellino ebbe di preferenza culto fra noi. Per la festa di questo nel (1) Sulla veridicità del racconto di Eginardo, difesa ultimamente dal Traube, Cf. AB. T. XXVI, 1907, 478. (2) Vedi Sett. Relig. di Genova, anno 1909, p. 257. (3) ASLS., voi. II, parte II, p. 421. (4) Id., parte I, p. 24. (5) Id., parte II, p. 434. CAPO XIII 1291, 7 magg., il papa Nicolò IV accordava speciali indulgenze a chi visitava la sua chiesa in Genova. — Prova del culto speciale che aveva S. Marcellino fra noi è il trovarne la festa indicata tra i giorni feriati nel 1375 e in quasi tutti i cataloghi successivi, come si può vedere ai capi III-IV. 2 bis. S. Olcese Vesc. — Un’ antica e costante tradizione, ι ipor-tata da tutti gli annalisti geno\resi, ci dice che S. Olcese e S. Ciato vesco\Ti delle Gallie ma di ignote chiese, fuggendo la barbarie dei A^andali invasori vennero sul principio del sec. V a stabilirsi in valle Polcevera, il primo nel luogo detto dal suo nome S. Olcese, il secondo a Voirè; ed ivi, dopo aver evangelizzato quelle popolazioni, terminarono i loro giorni (1). Di S. Claro non abbiamo altre memorie che questa fornitaci dalla tradizione ; il suo culto non si estese mai oltre i confini della parrocchia di Voirè. S. Olcese invece ebbe molto maggior culto, culto comprovato anche da documenti assai antichi, primo di tutti la chiesa pievana a lui dedicata, che, come già avvertimmo, si può far rimontare con tutta probabilità al sec. V, cioè all epoca della dimora del santo fra noi. Dopo di questo il primo documento che incontriamo sul culto di S. Olcese è un atto del 1143, nel citato Registro Arcivescovile, che nota In plebatu sancti Uvsicini le decime spettanti all Arcivescovo (2). Altri atti di poco posteriori ricordano pure la pieve di S. Olcese (3). In questa esiste tuttora la seguente iscrizione. t HIC REQUIESCIT CORPUS SANCTISSIMI URCICINI CON FESSORIS QUOD INVENTUM EST ANNO D(OMI)NICE INCARNATI ONIS MILLESIMO CENTESIMO QUINQUAGESIMO QUINTO 0CT(AV)0 DIE EXEUNTE NOVEM BRIS INDICIONE TERCIA (4). (1' Gli annalisti assegnano all’anno 407 la venuta dei due santi, e la morte verso il 410. Lo Schiaffino scrive: « Anno 407 : Wandalis et Alanis Galliam devastantibus, sancti Ep. Ursicinus et Clarus fugientes in valle Pulcipherae prope Genuam sedem ponunt, alter in villa quae nunc dicitur S. Ursicini, alter vero apud ecclesiam S. Mariae de Manessen, ind£ de Voiré ( Annales, Ms. ). — V. Giscardi, Op. c. ; Giustiniani, Accinelli, Paganetti, P. Aurelio, Chronologia Urbis Genuae, ecc. ; BRizzor.ARA, Memorie di S. Olcese vescovo e della sua chiesa plebana in Polcevera, Genova 1885; Calcagnino, Sacre Palme genovesi, p. 101 seg. (2) ASLS., voi. II, P. U, p. 12. (3) Ivi, voi. 39, p. 538 seg. ; Brizzolara, Op. c., p. 44 seg. (4) E’ pubblicata ed illustrata dal Remondini, Iscrizioni medioevali della Liguria, in Atti cit., voi. XII, p. 16, 17, N. XX, e Tav. X. V. anche Atti c., voi. 39, p. 538. Remondini, Parrocchie, Reg. XI, p. 60 seg. FESTE DEL MESE DI GIUGNO 165 Da questa apprendiamo che il corpo del santo era stato dimenticato coll’ andare dei secoli, forse per rivoluzioni e saccheggi del luogo dov’era sepolto; cosa che era avvenuta pure in epoca più remota ai corpi dei SS. Gervasio e Protasio pur tanto celebri, e ad altri molti santi; e fu rinvenuto l’anno 1155, ai 23 novembre, e posto quindi alla pubblica venerazione. Un’ altra iscrizione che già trovavasi nella chiesa di S. Olcese, scolpita sull’urna marmorea contenente le reliquie del santo, è riportata dal Paganetti; ma, oltre all’essere scorretta, essa non è antica, ma composta in epoca relativamente recente, e quindi ci dispensiamo dal riportarla (1). La festa di S. Olcese ci apparisce nei documenti liturgici genovesi più antichi, a questo giorno due giugno, cioè nei codd. metropolitani C. e U. (è scritto Urtisi), e nel calendario V2 delle Vigne ( B. Uvcisini confessoris ). Nulla si trova nell’Orazionario, perchè 1’ uffiziatura era ed è tuttora de Comuni Conf. Pont. 2.° loco. Perchè la data 2 giugno, mentre oggidì la festa di S. Olcese è ai 21 gennaio, e per la diocesi ai 28? La risposta è semplicissima : la festa di gennaio è quella della traslazione del corpo avvenuta il 21 gennaio 1156, due mesi dopo la sua invenzione del 23 nov. 1155: quella di giugno è la festa primitiva, e forse corrisponde al giorno della morte del santo. Questa, come più antica e vera festa del santo, era la principale, ed essa sola apparisce nei libri liturgici antichi: anzi ancora nei Diarii sacri dei secoli XVII e XVIII essa apparisce come festa principale, leggendosi ivi al 1.° giugno: Si fa solennità a S. Orsese (2); mentre nulla vi è in proposito ai 21 gennaio, ed al 28 vi è notata solo la festa liturgica diocesana: Dal clero si fa Γ officio di S. Ursitino vescovo il di cui corpo è nella parrocchia chiamata S. Orsese in Ponseveva. La cosa fu intuita già dal Brizzolara, benché a lui fosse ignota l’antica festa di giugno. Egli infatti scrive così: « Avvenne certamente in quell’epoca (1156) la Traslazione del corpo di S. Olcese che si festeggia in città e in Diocesi nel giorno 28 gennaio, e si legge nelle aggiunte genovesi del 1661 al Martirologio Rom. in questi termini: Genuae Translatio Sancti (1) Paganetti, Supplemento, ecc., Ms., voi. I, p. 189; Remondini, Iscrizioni, p. 17; Remondini, Parrocchie, l. c. (2) Come si vede vi è discrepanza di un giorno fra i diversi testi, dal 1° al 2 giugno; ma è così tenue che non merita di occuparcene. 166 CAPO χιπ Ursicinì Episcopi et Confessoris vitae sanctitate et virtutum gloria Celebris, cujus corpus in Ecclesia ipsius nomine dedicata extra eamdem urbem requiescit. Ciò asseriamo senza tema di errare, quantunque non abbiamo in proposito positivi documenti. Conciossiachè altre traslazioni delle sante reliquie non si da quel tempo in poi, se non se quella avvenuta dopo la riedificazione della chiesa nel 1635, allorché dal coro dell antica c lesa furono trasportate al proprio e nuovo loro altare, come nemo, e quella del 1749, allorché essendo state trasportate in Genova nell’ invasione austriaca, furono in detto anno ripoi tate a a propria sede. Nessuna delle quali due ultime traslazioni avenne ai 28 gennaio, come si vedrà in appresso, e anteriormente ad entrambe già si celebrava in Diocesi la Traslazione di S. Olcese ne giorno indicato. Nè osta il lasso di tempo dal dì 8 (leggi 23) novembre al 28 gennaio, potendosi supporre che quello dovesse intercedere tra Γ invenzione e la traslazione, sia pel compimento degli atti relativi per parte dell’autorità ecclesiastica, sia per prepai are in questa chiesa il luogo adatto, ove esporre il santo corpo a a pubblica venerazione. » (1). Per questa festa della Traslazione nel 1417 i massari Bartolomeo Zerbarino di Vicomorasso e Pietro di Giubega di S. Olcese tacevano eseguire dal celebre Nicolò da Voltri un ancona cum imagine sancti Ulcixii et aliis sanctis, larga sette palmi e mezzo, ex bonis picturis et coloribus cum auro fino, che dovea essere consegnata per la fine di maggio di quell’ anno (2). Coll’ andare del tempo la festa di gennaio prese il sopprav-vento, e ad essa fu assegnata P uffiziatura liturgica della festa di giugno, festa che scomparve. Così troviamo già nel documento citato del 1627 : così pure nel calendario liturgico diocesano del 1645, il quale nota ai 21 gennaio: Dies S. Ureie ini in ecclesia sua parochiali, ed ai 4 febbr., trasferita dai 29 gennaio, ne segna 1’ uffiziatura liturgica per tutta la diocesi. Ancora una parola sul nome del santo. Esso nei documenti antichi è scritto: Urc/si (cod. C., e messale U. ): Ur cicini (lapide 1155): Urcisini (1184, Registro arci-vescovile II0, Ms. p. 88v): Ur cicini ( 1627 officio proprio, e 1645 calend. diocesano, ecc.): Urcici (1656 officio proprio): Ulcisu, Ulciscii imposto in molti atti di battesimo dal 1400 in seguito. (1) Op. e., p. 30-31. (2) Alizeri, Notizie dei Professori del Disegno in Liguria dalle origini al sec. XVI, Voi. I, Pittura, p. 208. FESTE DEL MESE DI GIUGNO Ora queste forme Urtisi, Ulcisi, Ulcici e il diminutivo Urcisine al vocativo, corrispondono esattamente alla traduzione italiana Olcese, e credo che fossero le vere e genuine forme originali. E’ vero che in altri documenti pure assai antichi troviamo scritto Uvsicini, come p. es. nel II0 Registro Arcivescovile Ms. del sec. XII (1); ma la trasformazione era troppo facile e non deve recar meraviglia che sia avvenuta (2). 2. S. Erasmo. — Il culto di questo santo vescovo e martire si sviluppò specialmente dopo l’invenzione del suo corpo, avvenuta in Gaeta nel sec. X (3). Dalla sua città il suo culto si diffuse nella media e bassa Italia, e poscia fu adottato dalla chiesa universale nei sec. XIII-XIV (4). Tra le molte leggende che s’intesserono intorno al santo, ricordiamo anche la tradizione popolare nella Liguria occidentale, secondo la quale egli sarebbe in tempi antichissimi apparso ai pastori di Realdo e vicinanze, liberandoli da una furiosa tempesta (5). Ma lasciamo la leggenda e veniamo ai documenti. Il culto di S. Erasmo fu portato a Genova dai marinai di Gaeta che frequentavano il nostro porto. A centro di questo culto fu scelta la chiesa dei SS. Nazaro e Celso, ora S. M. delle Grazie, presso il Molo; alla quale chiesa i detti marinai donarono alcune reliquie del santo, e ne presero a celebrare la festa, che nel 1263 era già divenuta assai popolare, ed aveva dato luogo a contestazioni colla vicina parrocchia dei SS. Cosma e Damiano, sicché poscia nel 1271, 30 gennaio, l’Arcivescovo Gualtieri ordinava che, per non disturbare la festa che si celebrava in S. Nazaro, nel giorno di S. Erasmo e sua vigilia non si potesse celebrare alcuna festa nella chiesa di S. Damiano, nè il parroco vi potesse ricevere gli uomini di Gaeta (6). Essendo riconosciuto ovunque come Protettore dei marinai, S. Erasmo ebbe culto specialmente nelle nostre due riviere, dove (1) Arch. Arciv., Ms. I, p. 13, 100v, 139. A pag. 173 è scritto Ersisini ( per Urcisini ). (2) Sull’ aneddoto dell’ orso aggiogato dal santo al carro in luogo dei buoi da esso divorati mentre portavano pietre per la costruzione della chiesa ; sul terreno franato pel rifiuto del proprietario di dare alcuni alberi per la stessa fabbrica; come pure su alcune grazie straordinarie ottenute per tempi a noi vicini per intercessione del santo, e sul culto e venerazione che egli riscuoteva specialmente in passato presso le popolazioni delle parrocchie limitrofe, rimandiamo il lettore al citato Brizzolara. (3) Ferraro, Memorie religiose e civili dtlla città di Gaeta, Napoli 1903, capo II. (4) Baùmer, Op. c., II, p. 71. (5) Rossi, I Liguri Intemelii, in ASLS., voi. XXXIX, p. 71 seg. (6) Not. Stefano Corradi, Reg. I, f. 19T, in Atti cit., voi. 31, Parte I, p. 227. 168 CAPO XIII troviamo chiese e specialmente altari dedicati al suo nome. Fra tutte primeggia la chiesa parrocchiale di S. Erasmo di Voltri, che ebbe principio da un oratorio innalzato nel 1247 dai marinai di quella popolosa borgata in onore del santo stesso (1). Ma fu specialmente nei sec. XIV-XV che si sviluppò tra noi il culto di S. Erasmo. La sua festa fu inserita nel calendario della chiesa genovese poco dopo la compilazione del codice metropolitano C., vale a dire dopo 1313-1321. Intorno ad essa però non ci sono date particolarità di sorta dal detto documento, che non contiene altro che il semplice nome del santo. Nell’ uffiziatura si seguì la liturgia romana. Nel 1387 i Doria fondavano il priorato di S. Erasmo di Campi in vai Polcevera, in memoria del culto che il santo riscuoteva in Alghero di Sardegna, dominio dei Doria stessi, dove secondo la tradizione il santo avea condotta vita eremitica. Tanto leggiamo nella bolla di erezione, emanata da Urbano VI mentre dimorava in Genova, il 20 nov. 1387 (2). Intorno alla stessa epoca, certo prima del 1413, un nobile genovese, Fra Gerolamo da Quarto, dell’ Ordine di S. Agostino, fondava la chiesuola di S. Erasmo sulle alture di Genova, oggi dette Mura Chiappe o Mura di S. Erasmo, ma allora chiamate Crocetta e appartenenti alla mila di Casamavari (3). Un monasterium sancti Herasmi de Sars ano delle Terziarie secolari di S. Domenico, situato vicino a S. Margherita della Rocchetta, ci apparisce in atti del 1495, 3 luglio, e 1497, 23 giugno, per crediti mobiliari in atti del Not. Baldassare de Coronata, filza IV. Lo stesso anno 1495 i marinai di Sori fondavano P oratorio di S. Erasmo tuttora esistente (4). Nella chiesa di S. Agostino in Genova una lapide del 1441 ricordava la cappella di S. Erasmo, propria dell’ arte dei Carpentieri, che ne facevano celebrare la festa annuale ed una messa mensile pro remedio defunctorum artis ascie (5). Anche in S. Marco avea culto speciale questo santo, secondo i Diarii del sec. XVII. (1) Cabella, Pagine voltresi, p. 397. (2) Not. Antonio Foglietta, filza I, P. II, f. 108; Remondini, Parrocchie, Reg. XV, p. 188 seg. (3) Oratorium sancti herasmi in cruceta ville de casamavari, nuper de nostra licentia edificatum, nel 1410-1413 paga alla mensa arcivescovile libre una di cera ( Arch. Arciv., Manuali di S. Siro, voi. II, p, VIT. (4) Remondini, Op. c., Reg. II, p. 175. (5) Delucchi, La chiesa di S. Agostino, p. 579. feste del mese di giugno 169 5. S. Bonifazio Mart. — Il grande apostolo della Germania, martirizzato nel 755, ebbe culto specialmente in Germania e regioni vicine, e presso Γ ordine di S. Benedetto (1), rimanendo estraneo per molto tempo alla liturgia romana ed ambrosiana, bolo Pio IX nel 1854 ne estese la festa a tutta la chiesa. A Genova si festeggiava d’ antico, ed è notato in tutti i citati libri liturgici, Kal. C., messale U., Kal. Vcon rito semplice. 9. SS. Primo e Feliciano Mavt. —- La festa pare rimonti a Pp. Teodoro ( 642 - 649 ) che portò in Roma i corpi dei due santi (2). Il Collettario genovese Γ ha con rito doppio, lezioni proprie, e orazione presa dal Gregoriano di Menardo, che si usa tuttora. 11. S. Barnaba Apost. — Come apostolo, S. Barnaba ebbe culto nella chiesa fino dai tempi più remoti. Prova ne fa il suo nome inscritto nel Canone della Messa fin dal sec. IV (3). Ma il più grande sviluppo del suo culto si ebbe dalla scoperta del suo corpo, avvenuta in Cipro Γ anno 488 per opera di Antimo vescovo di Salamina, come è ormai accertato dagli storici più recenti e seri, contro le vane obiezioni dei razionalisti Harnach e Lucius (4).' La testa però venne più tardi, e non si trova nella liturgia romana antica : nel martirologio tu introdotta la prima volta in occidente da Beda (5), ma nel sec. XII era universale. Riguardo alla Liguria, è noto che gli antichi ritenevano che S. Barnaba ne tosse stato l’apostolo ed evangelizzatore allo stesso modo che lo ritenevano tale a loro riguardo molte altre città dell’ alta Italia. Ma pur troppo quelle erano asserzioni vaghe e senza fondamento, come già osservavano il Papebrochio, Mabillon, Tillemont ed altri sommi agiografi antichi : ed oggi la critica seria, come fece cadere l’ apostolato del santo a Milano e nelle altre città vicine, così rigetta quello di Genova (6). La quistione fu trattata ultimamente dal Ferretto, il quale conchiude così il suo studio : « I genovesi prima del 1244 non si ricordarono mai del loro Apostolo supposto, ed appena in detto anno gettarono le basi di una (1) Baumer, II, p. 412, (2) Rev. Ben., 1911, p, 307. (3) Feltoe, The saints commemorateci in thè Roman Canon, in The Journal of Theological Studies, voi. XV, 226 seg, (4) Duchesne, Saint Barnabé, in Melanges ; De Rossi, 1892, p. 43 seg. (5) Quentin, Saint Barnabè, in Diction. d’ Archeol., voi. II, p. 497. (6) Savio, La Datiana Historia, in Riv. di scienze storiche, I, IX. Alessio, I Primordi del Cristianesimo in Piemonte, in Bibl. Stor. Subalpina, voi. XXXII, p. 8 seg. ιηο CAPO XIII chiesuola — unica in tutta la diocesi — nella regione di Carbonara, che prima semplice romitorio, poi minuscolo cenobio di monache cisterciensi, diventò in seguito la prima stanza dei PP. Cappuccini, che la posseggono tuttora » (1). La festa di S. Barnaba è indicata in tutti i nostri libri liturgici antichi, con rito doppio, lezioni proprie ed orazione odiei na, che s’incontra già nella liturgia milanese del sec. XI (2). Come festa di apostolo è sempre notata fra i giorni feriati nei secoli successivi. A promuovere il culto del santo in Genova, contribuì assai la sua reliquia portatavi da Cipro nel 1342. Ecco il racconto che ne fa il Giustiniani nei suoi Annali a detto anno. « Ed accadette quest’anno che Ugo Lusignano re di Cipri fece ornare con argento, oro e pietre preziose la testa dell Apostolo S. Barnaba, fatto fare la statua ossia figura dal petto insino alla testa; e mandava a donare questa prezioza reliquia pei mano di due frati dell’ Ordine di S. Francesco al re di Aragona, eh era congiunto con lui in amicizia strettamente; e pervennero i frati con la reliquia su una nave de’ Catalani nei mari di Coi sica, e per la grandissima fortuna marittima la nave si sommerse, e morirono molti uomini. E i frati che avevano tenuto la cosa secieta, palesarono quella ad alquanti marinari. I quali sperando di avere aiuto dall’ Apostolo Barnaba, misero la reliquia in una scala, e insieme coi frati navigando verso tramontana pervennero mezzi morti sopra la terra del Monterosso in riviera di Genova, e ebbero aiuto dagli uomini del paese, conciossia che loro ussino quasi abbandonati. Ed il vicario della riviera di levante, eh era per quel tempo in Monterosso, poi di aver reficiato ι frati ed ι marinari, e poi di aver inteso da loro il fatto della i eliquia, sigili ficò ogni cosa al duce di Genova, e di sua commissione fu portata la reliquia a Genova, e ricevuta con gran solennità e ri\ erenza e collocata nella chiesa di S. Lorenzo ». La preziosa reliquia si conservò sempre con religiosa venerazione nella chiesa metropolitana, ed è indicata nell inventano del 1386: Caput B. Barnabe Ap. munitum argento cum perlis veracibus et lapidibus ; e così è pure ricordata negli altri inventari posteriori. Il citato inventario del 1386 nota ancoi a una seconda reliquia del santo : Tabernaculum de cristallo cum pede argenteo deauvato ad armas vegis Aragonum in quo est de spatulis SS. Barnabe et llarionis. (1) ASLS., voi. 39, p. 187. (2) Magistretti, Man. Ambros., voi. Il, p. 293. FESTE DEL MESE DI GIUGNO 171 Nella stessa metropolitana si era eretto, forse dopo 1’ acquisto della insigne reliquia, un altare a S. Barnaba, altare che poi veniva saccheggiato e rotto nel 1375 nella festa di Pentecoste in una sommossa popolare (1). 12. SS. Basilide, Cirino, Nabore e Nazario Mart. — Festa ìomana, introdotta però dopo la compilazione del Gregoriano. I libri liturgici genovesi la notano di rito sem., con orazione presa dal Gelasiano, che si legge tuttora nella liturgia romana. Nel sec. XVII « al Giesù ianno di S. Nazario e Compagni per esservi il corpo del primo santo Nazario », dicono i Diarii citati. 15. SS. Vito, Modesto e Crescenzio Mart. Di questi tre martiri siciliani il primo, S. Vito, ebbe maggior culto nell’alta Italia. Esso solo è nei libri liturgici ambrosiani dal sec. VII al XII: mentre invece si trovano tutti e tre nei romani del sec. XII. — Anche in Liguria preponderò il culto di S. Vito. A lui era dedicato un antichissimo monastero di suore in Sardegna, del quale scrive S. Gregorio nell’anno 591 esortando il duca Teodoro a far cessare dalle vessazioni contro di esso un suo uffiziale (2). Genova pure aveva dedicato a S. Vito una chiesuola ricordata già in una vendita di terra in loco et fundo Albario prope ecclesiam sancti Viti, nell’anno 1079 (3); cappella rifabbricata nel sec. XV con annesso monastero, passata dai PP. Benedettini ai Domenicani nel 1475, e soppressa dalla rivoluzione del 1797. La festa nei libri liturgici genovesi antichi è di rito doppio, con lezioni proprie e orazione odierna, presa dal Gelasiano. I diari dei secoli scorsi ricordano la festa di S. Vito che si celebrava dai domenicani nella sua chiesa. (1) In die dominico Pentecostes non fuit dicta missa magna propter excessum dominorum squarzaficorum et aliorum qui fregerunt altare sacrum in honore beali Barnabe. (Arch. Capit. Metrop., Massarie, anno 1375, Introitus). — Nel 1340 in lo di de la festa de messer sancto Barnaba, li giugno, nella cattedrale di S. Lorenzo si proclamarono gli Statuti della Compagnia dei Caravana, che si conservano in Ms. del sec. XIV. V. Cervetto, La Compagnia dei Caravana, Genova 1901, p. 13. — Il Kalendario del Cod. metrop. ci ricorda a questo giorno la consacrazione di tre altari in S. Lorenzo, ma non ne indica l’anno. (2) Albers, Π monachiSmo prima di S. Benedetto, in Riv. Stor. Ben., 1914, p. 205. (3) Vigna, Le chiese rurali di S. Luca, S. Vito e S. Chiara in Albaro, p. 468. \η 2 CAPO Xlll 18. SS. Marco e Marcellino Mart. — Festa romana. Nell’antica liturgia genovese ha rito doppio, orazione del Gregoriano, che si legge tuttora. 19. SS. Gervasio e Protasio Mart. — Quando nel 383 S. Ambrogio ebbe scoperto per divina rivelazione i corpi dei due santi martiri, egli tosto convocò i vescovi delle città circonvicine per celebrare la traslazione alla nuova basilica che egli dedicò al loro nome, basilica poi detta Ambrosiana. Ai vescovi presenti Ambrogio dispensò, secondo l’uso di quei tempi, particelle di reliquie dei martiri, come pure altre ne inviò ad altri vescovi assenti. S. Gregorio di Tours narra che ne ricevettero non solo le chiese d’Italia, ma anche quella di Tours per mezzo del suo vescovo Martino; come pure ne ebbe S. Paolino di Nola ed altri. Sicché con queste reliquie il culto dei due martiri si sparse dovunque ed essi divennero « celeberrimi in tutto l’orbe cristiano », dice il Sollier. Ad essi furono eretti altari e fabbricate chiese, da S. Gaudenzio a Novara, da S. Felice a Como, da S. Savino a Piacenza, e da altri a Brescia, Roma, Bologna, Pavia, ecc. Anche ai vescovi convenuti al concilio di Milano nel 390 S. Ambrogio distribuì reliquie di questi santi (1). Non v’ ha dubbio che anche il vescovo di Genova, suffraganeo di Milano, abbia partecipato a tanto entusiasmo pei due santi, e n’ abbia avuto come gli altri vescovi parte delle loro reliquie. D’allora anche ira noi, come nelle altre chiese specialmente dell’ alta Italia, si sviluppò il culto verso dei due martiri ; culto che poi ebbe nuovo impulso dai vescovi milanesi stabilitisi a Genova nel sec. VI (2). Testimonio di quel culto primitivo è la chiesa pievana dei SS. Gervasio e Protasio di Rapallo, che come già più volte ossei -vammo rimonta alla più alta antichità. Un documento che si fa risalire al vescovo S. Giov. Bono (649-660) secundum voluntatem et ordinationem quondam donum lohannis Boni mediolanensis archiepiscopi, ricorda la processione che il clero genovese faceva alla chiesa di S. Ambrogio nella (1) Migne, P.L., XIV, 744 ; Greg. Tue, De Gloria Martyrum, L. I, c. 44, 47 ; Savio, I Santi Martiri di Milano, in Riv. di Scienze Stor., anno II, fascio. XII, p. 375 seg.; Ferretto, Op. e., Atti c., Voi. 39, p. 478. (2) Diogene vescovo di Genova sedeva con S. Ambrogio nel concilio d Aquileia del 381. Da quanto si è detto risulta errato il giudizio del Belgrano che vorrebbe attribuire al soggiorno dei vescovi milanesi in Genova l’introduzione del culto dei SS. Gervasio e Protasio ( Op. c., p. 445 ). FESTE DEL MESE DI GIUGNO *73 festa dei santi Gervasio e Protasio, e regola 1’ uso delle oblazioni fatte dai fedeli in tal festa (1). È il documento più antico che abbiamo sulle feste genovesi. Nei citati libri liturgici antichi la festa è di rito doppio, con lezioni proprie, orazione presa dal Gregoriano che si legge tuttora, diversa da quella dei libri ambrosiani e del Gelasiano. In seguito la festa non presenta più alcuna particolarità degna di nota. La venerazione per questi antichissimi santi era diminuita; nel foro esterno non se ne faceva nulla, e in coro si seguì la liturgia romana che ne fa semplice commemorazione. 24. S. Giovanni Battista. — Il più grande fra i nati di donna ( Matt. XI, 11), ebbe, com’era naturale, un culto distinto in tutta la Chiesa fino dai tempi più antichi ; fin dal secolo V la sua festa era universale. A Genova ebbe un culto specialissimo dopo che vi pervennero le sue Ceneri, che formano il vanto della nostra città. Quanto riguarda questo culto in Genova, fu raccolto dal P. Persoglio nella pregevole monografia S. Giovanni Battista e i Genovesi, ossia Vita, reliquie e culto del Santo in Genova ed altrove ( 2a ediz., Genova 1899); quindi per non trascrivere quanto ivi è detto, rimandiamo senz’ altro il lettore a quella monografia, e qui ci limitiamo a poche note, specialmente liturgiche. Ricordiamo anzitutto i monumenti più antichi del culto di S. Giovanni Battista in diocesi, che sono le pievi a lui sacre, cioè quelle di Recco, Mongiardino, Montoggio, Varese e Cicagna ; e molte chiese parrocchiali, come Quarto, Prè, Sestri Ponente, Chiavari, Carro, Aggio, Casarza, Marsiglia, ecc. E passiamo a far un cenno delle feste celebrate in Genova ad onore del santo. l.° Natività. — E’ la festa principale, e più antica tanto a Genova quanto nella chiesa universale. Per essa si aveva anticamente una liturgia assai copiosa ; il Sacramentario Leoniano ha cinque messe di questa festa, e il Gregoriano un gran numero di orazioni. Dell’ antica liturgia genovese ci ha conservato larga traccia il nostro Collettario metropolitano, il quale contiene un’ orazione per la vigilia e sei per la festa, orazioni che si trovano tutte nel Gregoriano, derivate la la, 3a e 6a dal Leoniano (Muratori, II, (1) ASLS., voi. II, P. Il, Cartario Genovese, p. 11 ; Belgrano, Illustrazione, ecc., p. 269 seg. ; Savio, Gli antichi vescovi d'Italia, voi, I, Lombardia, p. 279 seg. ; Banchero, Il Duomo di Genova, p. 296. 174 CAPO XIII 97 - 99 : I, 323 - 327 ). E’ pure interessante il Prefazio della messa del santo, che troviamo in un antico messale in pergamena donato da mons. Benedetto Giustiniani vescovo di Chio al capitolo di S. Lorenzo; nel cui archivio si conserva tuttora: * Vere dignum et iustum est equum et salutare, hunc diem precursoris et plus quam propheté cum gaudio celebrare. Ipse enim est primus peni-tentie predicator, qui digito suo primus mundo demonstravit Agnum qui crimina dilueret mundi. Ipse est quem sacra tuba cecinit Salvatoris: quia non surrexit inter natos mulierum major Johanne Baptista. O quam beata mater que talem genuit filiam, ut celis esset promissus. Agnoscimus natum Verbi preconem quia predicavit omnium Salvatorem. O quam gloriose micant de celo virtutes ubi sterilis et virgo simul fiunt matres. O quam miro ordine matrum mysteria sunt celebrata, in quibus una iudicem, altera parit preconem. Nam Helisabeth sterilis peperit precursorem, Maria virgo genuit piissimum Redemptorem. Quem laudant Angeli atque Archangeli, etc. ». Riportiamo ancora le seguenti preghiere, cioè una sequenza, orazione e responsorio che il P. Persoglio trascrisse da un orazionario del sec. XIII e publicò nella Settimana Religiosa del 1899, p. 267 : Memoria de Sancto Johanne Baptista. Gaude Johanne Baptista: qui in materiali ista: sanctus vere extitisti. Gaude Dei organista: qui non es falsus sophista: Xrisptum ostendisti. Gaude celestis iurista: qui ut summe legis legista: fieri meruisti. Gaude certus agonista: qui ut verus evangelista: cuncta reliquisti. Gaude sanctitatis sacrista: qui super omnes in via ista: virtutibus effulsisti. Αδ. Tu nos a sceleribus solve Jesu Xpe precursoris precibus Johannis Baptiste. f. Ora prò nobis beate Johannes baptista. R). Ut digni efficiamur promissione Xpi. Oratio. Oremus. — Beate iohannes baptista xrispti precursor atque preco redemptoris nunc porrige nobis manum misericordie tue in omnibus necessitatibus et augustiis nostris et esto jugiter pius intercessor apud altissimi judicis clementiam quatenus tuis meritis liberari mereamur ab omni tribulatione et angustia ac periculo et a peccatorum tenebris nos eripias et ad lucem celestis gaudii perducas. Per xpm dominum nostrum. Amen. Responsorio Christi preco sanctissime Joannes Baptisfa Et martyr invictissime Prophetaque dignissime Auctorem vitae indicans Eumque lustrans flumine. Prolector in perpetuum Esto pro me ad Dominum; Et urbem Genuentium Quas tuos sacros Cineres Deo favente, possidet FESTE DEL MESE DI GIUGNO 175 Apud eumdem protege Protector in perpetuum Esto pro me ad Dominum. Gloria Patri etc. Protector in perpetuum Esto pro me ad Dominum (1). Per la liturgia di S. Gio. Battista notiamo ancora il decreto della S. R. C., 25 giugno 1735, che concedeva al clero della diocesi genovese di poter recitare Γ ufficio e messa votivi del Precursore singulis feriis quintis per annum non impeditis. Pel quale uffizio venivano assegnate, con decreto 16 nov. 1735, le lezioni de scriptuva occuvvente al 1.° Notturno, de 4.a die infvci octavam del santo al 2.° ed al 3.° Notturno : tutto il resto come nell’ uffizio della Natività (2). 2.° Decollazione ( 29 agosto ). — Questa festa, adottata prima a Costantinopoli e nei paesi gallicani, verso la metà del sec. VII era pure osservata a Roma ed a Milano, e divenne tosto universale (3). A Genova, dato il culto speciale che vi riscuote il Precursore, fu sempre celebrata con solennità, mentre nella chiesa universale non ha che un grado secondario. Essa è compresa probabilmente nell’elenco delle feste solenni del 1143: in festivitatibus sancti lohannis Baptiste : ed è notata in tutti gli elenchi dei giorni festivi dal secolo XIII in poi, come vedemmo nella I parte di questo studio. In modo speciale però fu dichiarata festa di precetto con riposo festivo dall’ arcivescovo e doge Paolo Campofregoso nel 1463 ; al quale decreto si richiamano le gride che ogni anno emettevano i Padri del Comune per 1’ osservanza di questa festa. Ecco la grida del 1532, 28 agosto : Lo spettabile Officio de li signori Padri del Comune ordina e comanda a ogni e singola persona che il giorno de la Decolazione di S. G.B. 29 agosto non ardischa tenere le loro buteghe aperte nè stare a le porte di esse buteghe nè in esse in alchun modo laborare nè far lavorare. Imo epso giorno lar testa solemne conio si fa ne la natività di epso sancto precursore, sotto pena arbitraria ad epso spettabile offitio... Detto giorno anderano li cavalieri per la cità li quali prenderano li pegni a tutti queli li quali a le predite cose controfarano. — Firmato Nicolaus Spinula de Signorio notarius (4). (1) Una poesia De fasto sancti lohannis Baptiste, in dialetto ligure del sec. XJV, ha publicato l’Accame in ASLS., voi. XIX, p. 560-562, Frammenti di Laudi sacre in dialetto ligure antico. (2) Vedi decreto in Archiv. Arciv., Liturgia, busta lì. (3ì Morin, Liturgie et basi liques de Rome au milieu du VII* siècle, in Re v. Ben., XXVIII, p. 314; Quentin, Manuscrits démembrés, in Riv. cit., ivi, p. 265; Keixner, Op. c., p. 195. (4) Atti dei Padri del Comune, filza 1528- 1532, n. 180, Archivio Civico. CAPO XIII Per la parte liturgica notiamo che il Collettario ha l’orazione odierna presa dal Gelasiano. Nel 1657, 7 agosto, la S. R. C. concedeva di celebrare la festa della Decollazione con ottava in tutto il dominio della repubblica genovese; e con altri decreti 22 nov. 1659 e 19 sett. 1660 approvava le lezioni dell’ ottava (1); lezioni che venivano stampate negli Officia Propria lanuen. del 1661, p. 37-57. 3.° T raslazione delle Ceneri (Domenica I.a dopo Γ Ascensione). — L’arrivo delle Ceneri a Genova si assegna all’ anno 1098 ovvero 1099. In quanto al giorno nulla sappiamo. Il Riant credette di poter assegnare il giorno 6 maggio, per la ragione che nel nostro codice metropolitano, da lui consultato, l’orazione di questa festa trovasi fra il giorno 3 ed il 6 maggio (2). Ma la conclusione non viene. Anzi il giorno 6 è senz’ altro da escludere perchè a questo giorno cade la festa di S. Giovanni alla Porta Latina, segnata nel codice stesso, il quale se avesse voluto notare un’ altra festa lo stesso giorno avrebbe messo Γ indicazione eodem die, come fa sempre in simili casi; il che non ha fatto. Per la stessa ragione è da escludere il giorno 3. E neppure possiamo pensare ai giorni 4 e 5, perchè la festa iu sino da principio assegnata alla domenica fra l’ottava dell’Ascensione, e quindi esclude un giorno fisso. Il trovarla nel nostro codice segnata fra il 3 e 6 maggio non è se non 1’ effetto di una consuetudine che avevano gli antichi di scrivere nei calendari, in un giorno qualsiasi del periodo in cui solevano cadere, le feste mobili compresa la Pasqua, e ciò non per altro che per la soddisfazione di non ommettere la menzione di quelle feste. La traslazione è indicata probabilmente dal Registro Arci-vescovile del 1143, colla dicitura In festivitatibus S. Johannis Baptiste (pag. 5) ; ed è espressamente ricordata da Alessandro III nel 1179, in una bolla che conosciamo solo perchè confermata da Innocenzo IV il 4 agosto 1244, in cui il pontefice genovese ratificando Γ autenticità delle sacre Ceneri, invitava i vescovi del mondo cattolico a farle conoscere ai loro popoli, invitandoli a visitarle nella domenica fra l’ottava dell’ Ascensione, in cui si celebrava la festa della Rivelazione delle Ceneri, come allora si chiamava comunemente la Traslazione (3). (1) Vedi i decreti in Documenti, N. XX. 11 Vicario arcivescovile comunicava alle parrocchie detta concessione, con lettera del 26 ag. 1661 ( Arch. Arciv., Liturgia, busta II ). (2) Riant, Lettre sur la date exacte de Γ arrivée à Génes des reliques de S. Jean Baptiste, in Giornale Ligustico, XI, p. 132. (3) Copia membranacea del »ec. XIII, in Arch. Capita Reg. D, f. 41. FESTE DEL MESE DI GIUGNO 177 Essa ebbe fin da principio un grado distinto. Nel 1190 apparisce tra le feste principali della metropolitana. Nel 1278 è indicata fra le solennità in cui spettava all’arcivescovo ovvero alla prima dignità del Capitolo celebrare le sacre funzioni in duomo. Di essa parlano pure i documenti del 1300, 1316, 1434 già ricordati per le particolarità di questa festa nella stessa metropolitana (1). A^principio la festa era limitata a questa sola chiesa, ma nel 1375 il Sinodo provinciale già più volte citato, la estendeva a tutta la diocesi, ordinando che in tutte le chiese si celebrasse quella festa coll’ ufficio e messa propria (2). Qual era questo uffizio proprio? I testi primitivi pur troppo sono perduti. Però un testo del sec. XVII che riportiamo per esteso nei Documenti, N. XXI, ci mette sulle traccie di quello primitivo. Esso infatti ha 1’ orazione Deus qui hodierna die, uguale a quella del Collettario, salvo qualche variante di nessuna importanza ; orazione che indubbiamente faceva parte dell’antichissimo uffizio. Inoltre le antifone Laetare felix, etc., ai Vespri e alle Lodi, richiamano quelle indicate nell’ uffizio proprio del 1386, di cui parla Γ inventario della metropolitana ; anus quaternus de revelatione sancti lohannis Baptiste, qui incipit « Gaude felix » (3). Come si vede il Gaude fu mutato in Laetare, ma il rimanente dovea essere uguale. Quindi riteniamo che il testo riportato nei Documenti corrisponda almeno sostanzialmente al testo primitivo, prescritto nel 1375 a tutte le chiese della diocesi, uffizio che fu poi confermato da Gregorio XIV nel 1591, e finalmente esteso a tutto il Dominio della Repubblica nel 1628 (4). (1) Vedi Capo II, e Capo III; e Documenti, N. IV. (2) C. XVin. — Quod in omnibus ecclesijs que sunt in civitate et Suburbys in dominica post ascensionem fiat totum officium tam diurnum quam nocturnum de revelatione beati lohannis baptiste. — Item cum deus ecclesiam nostram honore inmemo extulerit quando Sacrum corpus Sancti lohannis Baptiste nobis quodam Speciali prerogativa donavit Illum diem beatum quo fuit eius Sanctissimum corpus revelatum scilicet dominicam primam post ascensionem domini debemus solemniter agere et festinis laudibus honorare net celebrare. Quocirca statuimus et ordina) mus quatenus in omnibus ecclesijs que sunt in civitate nostra et Suburbijs et in tota nosti-a diocesi in dominica supradicta Hat festum et totum officium tam diurnum quam noturnum de revelatione corporis beati lohannis Baptiste ut eius Suffragantibus meritis possimus hic dei gratia perflui ( sic ) et in futuro eterna premia promereri (Ms. cit., Archiv Arciv. ). (3) Vedi Documenti, N. V. (4) Vedi Decreti in Documenti, N. XXII. 12 CAPO XIII Quest’ antico uffizio, preso tutto dalla storia della Traslazione, nel 1672 (1) fu sostituito dall’ odierno, preso tutto dalla S. Scrittura, eccetto gli inni che sono tuttora storici. In complesso possiamo dire che se ne ha guadagnato la forma letteraria, più elegante nel nuovo uffizio, viceversa fu una perdita nella semplicità e freschezza della forma medioevale. 4.° Processione delle S. Ceneri (Domenica in Albis). È la quarta tra le feste che si celebrano in Genova ad onore di S. Gio. Battista, istituita nel 1207, e ratificata altre volte più tai di, in ringraziamento al santo per la protezione da lui usata verso la nostra città. Ne ho parlato nel mio studio La Processione delle Ceneri di S. Giovanni Battista, estratto dalla Rivista Diocesana Genovese, 1914, in cui ho pubblicato il testo delle preghiere usate anticamente per questa cerimonia. A quello pertanto rimando il lettore. 26. SS. Giovanni e Paolo Mart. — È tra le più antiche feste del calendario romano. A Genova i nostri libri lituigici antichi Γ hanno di rito doppio, lezioni proprie, ed orazione presa dal Leoniano, che si legge tutt’ora nella liturgia romana, menti e era diversa nell’ambrosiana. — Il Diario del 1692 nota che « a. questi santi si suole raccomandare in tempo di troppa pioggia, e di troppa siccità, con recitarne o cantarne la sua antiphona del 2. vespro, Istae sunt duae olivae, etc. ». Altro Diario dell epoca dice: « Dalla Religione di Malta a S. Giovanni di Prè si festeggiano questi santi et lo stesso si fa dai cavalieri di Malta in San Giovanni il Vecchio per ricordo dell’ insigne vittoria ottenuta in questo giorno dall’ armi maltesi ». 28. S. Leone Papa. — Era in origine la festa della Traslazione di S. Leone primo, eseguita da papa Sergio (697-701), festa che è già nel Gregoriano, coll’ orazione odierna. Più tardi nella riforma di S. Pio V, fu sostituito a S. Leone Magno, Leone II, che appunto si festeggia tuttora in questo giorno (2). Nei libri liturgici genovesi ha lezioni proprie e orazione citata. 29. SS. Pietro e Paolo Apost. — E’ tra le feste più antiche della chiesa, trovandosi già indicata nel calendario filocaliano ({) Id., N. XXIII. (2) Rev. Ben., 1911, p. 309; Baììmer, Op. c., II, p. 183, FESTE DEL MESE DI GIUGNO *79 del 336 (1). In Liguria fra le traccie più antiche del culto ai due principi degli apostoli notiamo il monastero dei SS. Pietro, Giovanni e Paolo in Luni, consecrato nell’ anno 597 (2) ; e la borgata, ora città, di San Pier d’ Arena, il cui nome venne precisamente dal culto a S. Pietro, a cui certamente era dedicata la chiesa ove nel 725 sostarono le reliquie di S. Agostino, portate da Liutprando dalla Sardegna a Savignone, nei monastero pure dedicato a S. Pietro (3). Una terra sancti Petri a Rovereto presso Chiavari è indicata nel 984 (4). La chiesa di S. Pietro di Vara, presso Varese, che la tradizione vorrebbe far rimontare al sec. IV, è certo antichissima. La basilica di S. Pietro a Bobbio nel 612 veniva concessa dal re Agilulfo a S. Colombano. E’ notevole però che nessuna pieve di Genova sia dedicata a S. Pietro (5).’ Molte invece sono le chiese non pievane dedicate ai detti santi, cioè le parrocchie di Avegno, Banchi (Genova), Barassi, Canne, Capriata d’ Orba, Comuneglia, Cremeno, Davagna, Foce, Fontanegli, Frascati, Libiola, Novella, Pino, Quinto al Mare, Rovereto, Sturla (Chiavari), Tegli, Vergagni ; e i monasteri di Mesema ( Crevari ), di Prà ( Palmaro ) e di Coronata, tutti dedicati a S. Pietro. A S. Paolo erano sacre le chiese di Zerli, Stibiveri, Ponte-giacomo, Recroso ( Levaggi ), il monastero di Capo di Faro, poi detto S. Benigno, quello di Campetto ossia S. Paolo il Vecchio, e quello delle monache di S. Chiara, tutti in Genova ; e varie chiese fuori di essa. La liturgia dei due santi apostoli nei nostri libri antichi ha una ricchezza straordinaria, cioè sette orazioni, compresa una alla vigilia, provenienti dai sacramentari Leoniano e Gregoriano (6). Oggidì non rimane che quella della vigilia e la prima della festa. E’ superfluo ricordare che questa festa nei cataloghi antichi è sempre indicata tra le principali solennità dell’ anno, come si disse altrove parlando delle feste in generale. (1) Duchesne, Origines, p. 283. (2) Desimoni, Regesti, N. 19, p. 45. (3) Traccie della chiesa del sec. Vili furono rinvenute ultimamente sotto la chiesa matrice di S. M. della Cella. V. Remondini, Parrocchie, Reg. XV, p. 56; Cf. Legé, Der-thona sacra, 1901. (4) ASLS., voi. II, parte II, p. 308 ; e voi. 39, p. 503. (5) Si è affermato lo fosse quella di Portovenere; ma è errore, poiché la chiesa di S. Pietro di quella località, benché antichissima, non fu mai pieve. V. Mazzini, Per i confini della Lunigiana, in Giornale Stor. della Lunigiana, anno I, p. 24 seg. (6) Muratori, L.R.V., I, 330 seg., II, 101 seg. ι8ο CAPO XIII Reliquie dei SS. Pietro e Paolo troviamo nel 1312 in S. Francesco di Castelletto, e nel 1386 Γ inventario della metropolitana ha: De reliquiis apostolorum SS. Petri et Pauli in uno cristallo, e De osse S. Pauli apostoli cum pede argenti. Parlando del culto dei SS. Pietro e Paolo, non è tuori di luogo accennare ai pellegrinaggi alla loro tomba in Roma, ad limina apostolorum, che erano sì frequenti nel medio evo, e costituivano una delle più devote e belle manifestazioni dello slancio religioso dei nostri antichi padri. Ricordiamo i nomi di Simona de Auria, che nel 1212, 26 genn., sta per andare apud beatum Petrum apost. Rome (1) ; del-Γ arcivescovo Porchetto Spinola, che nell’ anno 1300, in occasione del grande giubileo istituito da Bonifazio Vili, si univa alle lolle pellegrinanti a Roma da ogni parte del mondo, per lucrare le sante indulgenze, e a lui seguivano molti genovesi e liguri, tra i quali notiamo Romana de Feleto, Aliana de Summovico, Calandrino de Quaratico, Recupero de Vallegrusola, Magiorata de Bosco, Benvenuta de Debio, Andriolo de Carpena, Gisla de Biassa, Contessina da S. Salvatore, Agnesina Gialno, Pina Gamba, ed altri, di cui noi leggendo i nomi e le generose disposizioni a prò delle chiese e dei bisognosi, nei testamenti che essi facevano prima di partire, sentiamo ancora un palpito di quel sacro entusiasmo che li guidava ai piedi del Vicario di Cristo. I testamenti dei suddetti pellegrini furono rogati dal 1.° aprile al 27 ottobre 1300 (2). Per comodo dei pellegrini che recavansi a Roma alla tomba dei santi Apostoli si era in quell’ epoca costruito un ponte in pietra sul Magra, per iniziativa di Giacomo Berettaro da Sestri Levante (3). 30. Commemorazione di S. Paolo. — Nei citati libri liturgici genovesi è di rito doppio, con lezioni proprie ed orazione presa dal Gregoriano, che si legge tuttora. (1) Not. Pietro Ruffo, p. 37, Arch. di St. (2-3) Ferretto, Codice diplomatico delle relazioni per la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante, in ASLS., voi. XXXI, Parte I, p. XXXIII - V, FESTE DEL MESE DI LUGLIO 181 CAPO XIV. Feste del mese di Luglio 2. SS. Processo e Martiniano Mart. — Festa romana. 11 nostro Collettario la nota di rito sem., con orazione presa dal Gregoriano, che è Γ odierna. 5. S. Margherita V. M. — Il culto della santa martire d’ Antiochia fu portato in occidente dai commercianti e dalle colonie orientali venute a stabilirvisi, in epoca sconosciuta (1), e poscia prese nuovo sviluppo colle crociate. La festa si trova raramente nei libri liturgici prima del sec. X. Nel nostro littorale sembrano molto antiche le tracce di questo culto, cioè le chiese di S. Margherita di Rapallo e S. Margherita di Noli, nelle quali gli avanzi del culto pagano ( urna cineraria cogli emblemi.del dio Mitra, nella prima ; urna cineraria di Petronio Proculo nella seconda), insieme ad altri caratteri d’antichità, ci richiamano ai tempi più remoti, e fanno supporre che quelle chiese fossero prima templi pagani (2). Venendo ai documenti positivi, troviamo nel 1027 indicata la chiesa di S. Margherita di Marassi sobborgo di Genova (3), che ci accerta del culto anteriore alle crociate tributato dai genovesi alla santa. Altre chiese parrocchiali dedicate a S. Margherita sono quelle di Fossalunga Morigallo e Moconesi, indicate nel sec. XII, e nel secolo successivo Testana, Casanova, Caperana, Tasso, Col-lerallo ; e i monasteri di Granarolo e della Rocchetta in Genova, l’ospedale di Conscenti presso Framura, ed altri, che fanno fede del culto dei liguri a S. Margherita nei sec. XIII e XIV. La festa si trova in tutti i nostri libri liturgici antichi, con rito doppio e lezioni proprie ; 1’ orazione era de comuni. Anche nel foro esterno si celebrava questa festa, che troviamo indicata in tutti gli elenchi festali ecclesiastici e civili dal sec. XIII al XVIII. Liturgicamente però essa venne perdendo di grado ; dopo la riforma di Pio V, che la trasferì al 20 luglio, si fece di (1) V. Bibliografia citata all' art. 5. Marta, 29 luglio, p. 202, nota 1 ; e pag. 183, nota 2. (2) Rullino e Ferretto, Storta documentata di S. Margherita Ligure ; Descalzi, Storia di Noli. (3) Cartario Genovese, p. 134. i82 CAPO XIV rito semplice, restando però le lezioni proprie, benché, per errore, nel Proprium genuense del 1627 si trovi ancora indicata ai 5 luglio con rito semidoppio. Oggidì non se ne fa che la semplice commemorazione al giorno 20 colla liturgia romana. Reliquie di S. Margherita venivano riposte nell’aitai e di S. M. di Castello nella consecrazione lattane nel 1237 (1). Alti e si veneravano in S. Francesco di Castelletto nel 1322, e più tardi nelle chiese di S. M. delle Vigne e di S. M. Maddalena, secondo i Diarii del sec. XVII. In S. Margherita della Rocchetta era istituita una Compagnia o Congregazione della santa titolare, e nel 1599 Clemente Vili concedeva indulgenza plenaria a tutti i confratelli che confessati e comunicati visitassero la detta chiesa, e indulgenza di sette anni e sette quarantene a tutti gli altri fedeli alle stesse condizioni (2). 6. S. Siro Vesc. di Genova (3). - Fra tutti i Pastori della diocesi genovese è quello che ebbe maggior culto e celebrità, sicché ha dato il nome alla chiesa cattedrale e alla se e vescovile. Intorno a lui abbiamo sufficienti notizie nella Leggen a, che i Bollandisti vorrebbero assegnare al sec. XI, ma che si dee ritenere di parecchi secoli anteriore, come dimostra il Ferretto nella prelodata opera su 1 primordi del Cristianesimo in Liguria, alla quale rimettiamo il lettore per questo e per altri importanti particolari intorno a S. Siro ed al suo culto (4). Il santo nacque nel villaggio di Struppa, poco lontano da Genova, e governò la nostra diocesi dal 355 al 380 circa, secondo (1) Vigna, Op. c., p. 484. (2) Arch. Arciv., Indulgenze, busta I, decr. 3 luglio 1599. (3) Mettiamo la data del 6, perchè in questo giorno si celebrava in antico la festa. Poscia Urbano Vili, prima del 1627, la portava al giorno 7 come è tuttora. Ciò si ricava dal seguente decreto : . . . Pro festivitate, S. Syri. 1627 Die Martis VI lulii in vesperis in palatio archiep.h Genuae. Rev.mus Vic.us archiepiscopalis Genuae generalis sedens etc. attento quod de 'mandato SS.mi Ώ. N. Papae Urbani odavi, a paucis annis citra celebratur dies festus S. Syri die septima mensis Iulii qui olim celebrabatur die sexta dicti mensis : mandavit dictum diem festum in futurum celebrari et servari debere in curia archiep. Genuae dicta die septima mensis Iulii cuiuslibet anni, et ita. (Arch. Arciv., Feste e Culto, busta I). (4) ASLS., voi. XXXIX. — Tra le altre ragioni, che dimostrano l’antichità della Leggenda, è di capitale importanza l’accenno che essa fa al miracolo degli infermi guariti nella chiesa del santo in Africa usque ad praesentem diem, mentre si sa che dalla fine del sec. VII l’Africa fu in balìa dei musulmani i quali, chiuse e devastate le chiese, avrebbero reso impossibile il miracolo. Ciò osservava già a’ suoi tempi il Paganetti. FESTE DEL MESE DI LUGLIO 183 gli studi del Ferretto (1). Fu sepolto presso la chiesa dei SS. Apostoli, che dal suo nome fu poi appellata di S. Siro come avvertimmo, col quale nome apparisce già nei Dialoghi di S. Gregorio (590-604) : in ecclesia beati martyris Syri (2). Sull’ antichità del suo culto ci parlano, oltre a questa chiesa, la pieve di Desio dedicata al suo nome dal vescovo di Genova e di Milano S. Giovanni Bono prima del 655, nella quale lo stesso vescovo depositò reliquie del santo (vedi 1’ articolo S. Gio. Bono, 19 gennaio). In Africa fu portato questo culto, secondo la Leggenda suaccennata, dal marinaio libico che avea presenziato i funerali del santo, e riportata seco la pezzuola intrisa del suo sangue, al cui contatto guarivano gli infermi, sicché tosto sorse colà una chiesa ad onore di S. Siro. La pieve di Struppa, patria del santo, e quella di Nervi, ambedue dedicate a lui, rimontano probabilmente al primo secolo dopo la sua morte. Assai antiche sono pure le chiese a lui dedicate di Langasco, Tavarone, Pescino di Rapallo, Foce o Forca, Viganego ed altre. S. Siro fu iscritto nei dittici della chiesa genovese probabilmente subito dopo la sua morte, e d’ allora ebbe origine la sua festa, che quindi è una delle più antiche feste celebrate fra noi. Nell’ epoca documentaria essa ci apparisce subito fiorentissima. Il Registro Arcivescovile del 1143 la distingue fra tutte le (1) Ivi, p. 214 segg. (2) S. Gregor., Dialog., L. IV, c. 53. — L’appellativo di martire ha fatto sorgere l’idea che si tratti qui di S. Siro vescovo di Pavia, al quale perciò sarebbe stata in origine dedicata la cattedrale. Ma la supposizione è affatto priva di fondamento, perchè tanto il Siro di Pavia quanto quello di Genova furono vescovi e non martiri, se si prende questa parola in senso stretto; se poi si prende in senso largo e improprio, si può applicare al nostro Siro come all’ altro. — Il nome stesso di Siro ha fatto supporre ad altri che un antico martire di Siria, rimasto ignoto, avesse culto in Genova, ed a lui fosse dedicata la cattedrale primitiva. Ma anche questa supposizione si mostra a mio parere assolutamente infondata. Un martire totalmente sconosciuto a tutta 1’ agiografia e alla storia locale, è inammissibile che avesse tanto culto quale ne suppone il titolare della cattedrale ; quindi la sua esistenza è una pura e gratuita asserzione. Secondariamente, non è necessario ricorrere a questa supposizione per ispiegare la diffusione del nome Siro in occidente. Basta ricordare che già nel II secolo av. Gr. colonie sire si erano stabilite in occidente, come dimostrano i molti nomi di schiavi, commercianti, monaci, sacerdoti, ecc.. che incontriamo nelle isole dell'Egeo, del Tirreno e del Mediterraneo, come nell’interno del continente, nella Pannonia, ad Arles, nella valle del Rodano, dove quelle colonie importarono il culto della dea Atargatis detta da noi Iasura. — Cf. Cumont, Les religione orientales, in Annales du Musée Guimet, Paris 1907, p. 124 segg.; Bréchier Lories, Les colonies d' Orientaux en Occident au commencement du moyen àge, B. Z., 1903, 12, 1-39; Scheffer-Boichorst, Zur Geschichte der Syrer in Abendlande, in Μ. I. 0. G., 6, 1885, 521 segg. ; Albers, Aforismi di storia monastica in Riv. Stor. Ben., 1915, X, 6. 184 CAPO XIV solennità, segnandola con caratteri speciali (1). Alessandro III nel 1168 esentava i irati mor'tariensi da intervenire alle solenni processioni che si facevano in cattedrale, eccettuando però quella della festa di S. Siro (2). Gli atti pubblici datati dal giorno di S. Siro, in die sancti Syri mensis iulii, dimostrano quanto questa festa fosse popolare e distinta nella vita civile (3). Nel 1262 si faceva divieto ai monaci di S. M. del Carmine di suonare le campane prima di quelli di S. Siro in questa lesta, e in quella dei vescovi S. Felice, Romolo e Valentino (4). Per la festa di S. Siro Nicolò IV nel 1291 concedeva indulgenza di un anno e 40 giorni a chi divotamente visitasse la sua chiesa in città, e Bonifazio Vili, 21 ag. 1296, concedeva 40 giorni a chi visitasse quella di Struppa nella stessa festa 0 in tutta 1’ ottava (5). Come festa del titolare della chiesa cattedrale ebbe sempre grado distinto (6): tutti i cataloghi dal 1280 in poi la segnano tra le ferie di curia, e quello del 1588 la nota di precetto fino a mezzodì. Liturgicamente apparisce nei documenti più antichi con rito doppio (di prima classe), lezioni proprie ricavate dalla citata Leggenda, e orazione Deus qui ad sacrificandum tibi hostiam laudis, che è nel Collettario ed in altro codice contemporaneo ad uso della chiesa delle Vigne (7). Particolare interesse hanno pure gli inni dell’ ufiìziatura che si recitavano nella festa, e che sono attribuiti al B. Giacomo da Varazze (1294-1298), l’autore stesso della Leggenda seconda, dalla quale provvengono le lezioni odierne (8). (1) ASLS., voi. II, P. II, p. 5, e P. I, 445. (2) Desimoni, Regesti, Docum. XI, p. 105 e Hi st. P. Mon., Chartarum, II, 1583. (3- 4) Ferretto, Ivi, p. 2G3. (5) Ivi, p. 264, Digard e Thomas, Les Registres de Boniface Vili, n. 1354. Anche Urbano VI, stando in Genova il 2 luglio 1386, concedeva l’indulgenza a chi visitasse la cattedrale di Genova ove si venera il corpo di S. Siro (Arch. Cap. S. Lorenzo, Reg. A, f. 64). (6) Quando la cattedralità fu trasferita in S. Lorenzo, in questa chiesa si trasportarono pure parte delle reliquie di S. Siro, e la chiesa assunse i nomi di S. Lorenzo e di S. Siro ; ai quali due santi la dedicava Gelasio II nella solenne consecrazione che ne fece nel 1118. Fu allora che il vescovo Ottone collocò sotto l’altare le reliquie di S. Siro togliendole dal luogo ove giacevano presso i cancelli del coro, e ponendo sulla tomba questa iscrizione in piccola lapide marmorea (di centim. 15 */a Per ^ ‘/») c^e ora s* con' serva nell'archivio - capitolare: φ HIG HEQUIESC1T CORPUS BEATISSIMI S^; LI EPISCOPI IANUENSIS CUIUS CORPUS INVENTUM ET CONDITUM ANNO DOMINI MILLESIMO CXV1H. A tergo·. TEMPORE OTONIS EPISCOPI. Per altre traslazioni e ricognizioni delle reliquie del santo sia in S. Lorenzo sia in S. Siro, vedi Ferretto, p. 238 seg. Notiamo ancora che nel 1727, 25 ottobre, 1’ Arciv. Nicolò che Franchi toglieva dal corpo di S. Siro un pezzetto di osso per mandarlo in dono al Papa ( V. Archivio Arciv., Reliquie, busta II). (7) Poch, voi. I, p.77. (8) Li pubblicò ii Promis in ASLS., voi. X, p. 178 «eg„ da un codice del sec. XIV, della Biblioteca reale di Torino. FESTE DEL MESE DI LUGLIO 185 Hymni in die solemnitatis S. Syri Episcopi Januensis AD VESPERAS Exultet laude Janua Festa resumens annua Ipsius Sancti Presidis Syri repleta gaudijs. Culture Sancti traditur Felicis clara plantula Sacris doctrinis colitur Fructus virtutum baiula. Infans saliva merulam Vitam donavit mortuam Verbo ligans navigium Contra ventorum impetum. Super Felicem claruit Sanctumque Syrum meruit Videre Patris dexteram Dei potentis fulgidam. Videns astra cyrographum Frangi Sathan cum vertice Syrus risum insolitum Dat pro notato indice. Hec abscondisti senibus Doxa revelans parvulo Onus tuum ut levius Ferret Pastor in populo. Syrum netollat sivio Preceptori obtemperat Compulsus pro exilio Matutianam properat. Parentum mundi patrie Sprevit Syrus solatium Molle refectus Latrie Mitis ferens exilium. Natam sanavit Gallio Vexatam a Demonio Sic omnes curat propere Syrus languenti peregre. Vocatus ab exilio Syrus Felici reterat Divinoque suo brachio Exui portenta fecerat. Aurem appone vocibus Nostris da locum precibus Syri Christo discrimina Pelle purganda vitia. Ardens rivis presidia Plebi dat sue gaudia Syrus Deo sit gloria Modo per cuncta secula. AD MATUTINUM Morte Pastoris vidua Sancti Felicis Janua Cunctorum votis queritur Syrus Pastor eligitur. Hic cunctis gratus proficit Verbo salutis alicit Plebem egenos reficit Algores passos amicit. Anguis percussa spiritu Nequam tristis interitu Syrus in Christi digito Nexum ostendit populo. Tristatus furens oculis Basiliscus terribilis Equor requirit profugus Dictum iubentis protinus. Laudavit plebs Antistem Syrum qui super aspidem Et basiliscum superat Psalmista sicut dixerat. 186 CAPO XIV Vacavit plebs ieiunijs Syri mandato triduis. Vas Sanctus ad puteum Syrus precedens populum Anguis in Christi nomine Os clausit sancto flamine. O vere Pastor ovium Christi te offers clypeum Defensionis animam Pro grege ponis propriam. Natura truce bestiam Nulli dantem molestiam Morbis purgata patria Refecta Christi nomine Suprema scandens atria Syrus defuncto corpore. Fac nunc quod olim gesseras Compatriota strenue Urbem tuam non deseras Cunctorum nobis anime. Fides cuius presidia Plebi dat sua gaudia Syrus Deo sit gloria Modo per cuncta secula. IN LAUDIBUS Dum corpus ad Basilicam Gestatur Apostolicam Plebis presura positum In via tardat feretrum. Hinc inde clamat lugubris Plebs tu nos Pater deseris Nos desolatos visita Tua per sancta merita. Stillans Syri de naribus Sanguis tersit nauclerus Quidam devote linteo Id servans magno studio. Ratem portantem linteum Rubratum sacro sanguine Tempus reduxit prosperum Ad terre litus proprie. Turba vexata spiritu Nequam ad litus properat Dicens nos ab interitu Mox sanctus Syrus liberat. Navis accedit propria Clamabat turba promptius Syrus mundabit protinus Malum nos arctans nequius. Nauta produxit linteum Cuius languentem populum Tactu sanavit inclita Declarans Syri merita. Baptiste Christi previj Syri patrisque patrij Hede maiori Janue Sancte fulgent reliquie. Letetur ergo Janua Tanti thesauri conscia Panduntur prisce Cronice Et qui sunt arche publice. Horum placatus patriam Flagris iam faucis debitam Maris signis et sanguinem Fovit placando Dominum. Fides cuius presidia Plebi et sua grandia Syrus Deo sit gloria Modo per cuncta secula. FESTE DEL MESE DI LUGLIO Il graduale del 1412 ha già per la festa di S. Siro la messa Statuii, che si usò fino al 1881. Il santo era invocato non solo nelle litanie antiche, ma anche nel Confiteor che è in fine del nostro Collettario : beatis apostolis Petro et Paulo, beato Laurentio martyri, beato Syro... Nel 1645 appariscono le lezioni proprie a tutti i tre notturni, che sono le stesse di oggi, e così pure quelle del giorno dell’ ottava, mentre sono diverse quelle dei giorni infra octavam. Nel 1881 si ottenne la messa propria (vedi Documenti, N. XIX). 9. S. Felice Vescovo di Genova. — Il suo governo va collocato fra il 335 e il 355, secondo gli studi del Ferretto, Op. cit. Di lui abbiamo poche notizie nella Leggenda di S. Siro di cui parlammo testé, riportata pure nelle lezioni del breviario. Il suo culto dev’ essere antichissimo, trattandosi di vescovo locale, ma nei documenti apparisce solo dal sec. XIII, e si mostra molto secondario. Il suo corpo giacque per molti secoli nella chiesa di S. Siro sotto l’aitar maggiore, donde fu estratto dall’abate Ogerio delle Isole nel 1283 per esporlo alla venerazione dei fedeli (1). La festa apparisce abbastanza distinta nel citato documento del 1262, in cui si fa divieto ai monaci di S. M. del Carmine di suonare le campane prima di quelli di S. Siro nella festa di questo e di altri tre vescovi genovesi, come si disse (2). Nel 1291 Nicolò VI concedeva indulgenza di un anno e 40 giorni a chi visitasse divotamente il corpo di S. Felice nella chiesa di S. Siro nel giorno della sua festa (3). Questa è dichiarata feria di curia civile nel 1375, non però negli altri documenti posteriori. É invece feria ecclesiastica in tutti i cataloghi dal 1410 in poi. Dal 1434 vi era pure distribuzione corale di sol. 10. La liturgia antica è molto limitata riguardo al santo. Non ne parla il Lezionario del cod. C., nè il cod. V.1 ; 1’ Orazionario non l’ha ancora nel testo originale, ma ha invece, aggiunta in margine di mano del sec. XIV, 1 orazione propria Deus qui hodiernam diem, orazione che poi fu abolita per sostituirvi quella de comuni, Exaudi, che si usa tuttora. La messa nel 1412 era già Sacevdotes Dei del comune dei Conf. Pont. Nel 1645 la festa apparisce di rito doppio maggiore, con lezioni proprie al 2° notturno come oggi ; nel 1879 fu elevata a doppio di 2a classe (vedi Documenti, N. XVIII). (1) Ferretto, Op., c. p. 240. (2 - 3) Vedi art. precedente. r 88 CAPO XIV 10. Sette Fratelli figli di S. Felicita. — La festa introdotta da S. Gregorio nella liturgia romana, non accolta dall’ antica liturgia ambrosiana, si trova nei nostri libri liturgici antichi, con rito doppio, lezioni proprie e orazione odierna, che è del Gregoriano. Secondo i Diarii del sec. XVII « il corpo di uno di questi sette Fratelli, di nome S. Vitale, è nella chiesa di N. S. del Zerbino de Padri della Crocetta ». 12. SS. Nabore e Felice Mart. — « I nostri martiri sono Felice, Nabore e Vittore, scriveva nel 385 S. Ambrogio : essi avevano l’olezzo della fede, ma stava nascosto: venne la persecuzione, deposero le armi, piegarono i colli, e feriti di spada disseminai ono per tutto il mondo la grazia del loro martirio » (1)· E sopì atutto la diffusero nell’ Italia superiore, dove di fatto troviamo la loro lesta, oltre che nei calendari milanesi del sec. VII, in tutti quelli delle regioni vicine, Bergamo, Brescia, Verona, Mantova, Modena, e in quello più antico appartenente ad una chiesa ignota dell alta Italia, del sec. VII-Vili. Manca invece nei romani antichi. A Genova la festa è in tutti i libri liturgici più antichi, con rito doppio, lezioni proprie e orazione Bene die, D.ne quesumus plebem tuam, presa dalla liturgia ambrosiana. Ma il culto ι questi santi rimonta fra noi molto più addietro dei suddetti documenti, ed è verosimile Γ opinione del Savio che cr ede sia stata loro dedicata l’antichissima chiesa di S. Sabina, già esistente nel sec. VI (2), che quindi in origine dovea portare il titolo dei SS. Sabina, Vittore, Nabore e Felice. Più tardi il loro culto andò diminuendo, ed oggi non se ne fa che la semplice com memorazione colla liturgia romana. Vedi sotto, 21 lug io, ι SS. Vittore e Comp. mart. 13. SS. Ermagora e Fortunato Mart. — La festa dei martiri d’Aquileia, non accolta nel calendario romano, nè ambiosiano antico, si trova invece nella nostra liturgia genovese nei codici primitivi, con rito sem., e orazione propria Intervenientibus sanctis martyribus, proveniente dalla liturgia aquileiese. 16. SS. Quirieo e Giulitta Mart. — S. Amatore vescovo d’Autun, avendo circa l’anno 400 ritrovato in Antiochia i corpi di questi due santi martiri, li portò seco in Autun in Francia, e dedicò (1) S. Ambrosii Opera, in Migne, P.L., XVII, 1746 ; Savio, Gli antichi vescovi d’Italia, Lombardia, I, passim. ; Savio, I Santi Martiri di Milano, in Riv. di Scienze, Stor., Anno II, 1905, fase. X, p. 243 seg. (2) Savio, Gli antichi vescovi d'Italia, T. I, Lombardia, p. 265-266. FESTE DEL MESE DI LUGLIO 189 a S. Quirico la cattedrale di questa città. I miracoli avvenuti nella traslazione, suscitarono un culto straordinario verso di essi in Francia, Spagna e alta Italia, dove perciò ne troviamo la festa indicata assai d’antico nei calendari e libri liturgici, mentre nei romani apparisce solo nel sec. XII. Nel genovesato il culto dei due martiri, e specialmente di S. Quirico, era molto diffuso anticamente; e ne sono prova le numerose chiese loro dedicate, come S. Quirico di Sestri Levante (Cassine?) 1151, S. Quirico di Capo di Vara 1240, S. Quirico di Rovereto 1289, SS. Quirico e Giulitta di Rivarola 1149, item di Assereto 1190, tutte nella Liguria orientale, e S. Quirico in Val Polcevera 1143. Per la festa del santo a Rivarola spettavano all’Arcivescovo la metà delle candele che i fedeli offrivano alla chiesa, e tre denari, come risulta dal Registro Arcivescovile del 1143: De festivitate sancti Quirichi medietas candelarum et denarios tves veteres (1). Liturgicamente la festa è notata in tutti i codici antichi, con rito doppio, lezioni proprie e orazione pure propria Magnificantes, Domine, clementiam tuam, che non trovo in altre liturgie. Nel catalogo del 1375 la festa SS. Quilici et Jidete è notata come feria di curia ecclesiastica e civile ; ciò che non è nei cataloghi successivi, il che dimostra che il culto di questi santi andò in seguito declinando. S. Quirico aveva culto speciale nella chiesa delle Vigne, dove la sua festa era celebrata con grande solennità, ed è una delle poche feste indicate per le distribuzioni corali nel 1375. 17. S. Alessio Con}. — La festa si trova in tutti i libri liturgici genovesi antichi, con rito doppio, lezioni proprie e orazione Deus qui nos per unigeniti tui membra, che non riscontro in altri libri liturgici, mentre oggidì si recita l’orazione Deus qui nos de Comuni. Ai santi Alessio e Bernardino si dedicò in Genova la chiesa già di S. Margherita della Rocchetta, di Carignano, non lontano dalla località della Cava, presso salita Sassi. La chiesa, già monastero delle Cisteriensi, fu rifatta a principio del secolo XVII, dall’ arte dei Merciari, per stabilirvi un conservatorio di fanciulle, che poi abbracciarono la regola salesiana della Visitazione. I Diarii del sec. XVII ricordano la solennità di S. Alessio che si celebrava in questa chiesa, come pure alle Vigne, per cura dei Merciari stessi. Le sue reliquie erano venerate, oltre che in dette chiese, anche in quella dei SS. Giacomo e Filippo, e di S. Pietro in Banchi. (1) ASLS., voi. II, parte II, p. 55, e voi. 39, p. 794. 190 CAPO XIV La festa di S. Alessio si continuò a celebrare dal clero genovese fino alla ultima riforma del calendario liturgico del 1914. 21. SS. Vittore e Comp. Mart. — Tra i molti santi di nome Vittore celebrati nel martirologio romano, due interessano special-mente la storia e l’eortologia genovese, cioè S. Vittore di Marsiglia, soldato romano martirizzato in detta città insieme coi compagni Alessandro, Feliciano e Longino, e festeggiati a questo giorno 21 luglio ; e S. Vittore, pure soldato romano, martirizzato a Milano, festeggiato il giorno 8 di maggio. Quest’ ultimo è quello che ebbe culto a Genova nei tempi più remoti, benché poscia sostituito da S. Vittore di Marsiglia. Ed ecco come si svolse il culto dei due santi. I martiri di Milano, Vittore, Nabore e Felice, sono tra i santi che abbiano avuto culto più esteso nella cristianità (1)· S. Ambrogio nei commentarli sopra S. Luca, scritti nel 385, afferma che essi per mezzo del martirio sparsero le loro grazie fino agli estremi confini del mondo: per totius terminos mundi gratiam sui sparsere martyrii (Migne, XVII, 1746). Vuol dire pertanto che nel 385 essi erano molto conosciuti e venerati non solo a Milano, ma in tutto il mondo, ossia almeno in tutte le provincie dell’ impero romano, scrive il Savio (2). A Milano, dove ne promosse fortemente il culto S. Ambrogio, S. Vittore ebbe 61 chiese dedicata al suo nome, di cui 10 in città e 51 in diocesi, numero che non fu eguagliato se non dalle chiese 1 Maria SS. e di qualche santo dei maggiori del cristianesimo. A Pollenzo erano dedicate a S. Vittore tre pievi che rimontano forse al IV ο V secolo. A Ravenna è ricordata la chiesa di S. Vittore già nel 564 (3). Anche a Genova fu introdotto assai d’ antico il culto di questo santo. L’ antichissima chiesa dedicata a lui e a S. Sabina, in cui trovasi la lapide del Magnus miles ivi sepolto nell’ anno 59 , prova che quel culto rimonta almeno all’epoca della dimora dei vescovi milanesi a Genova (4). Un atto del 1008, che dice quella (1) Savio, La Leggenda e le memorie di S. Vittore, in Vescovi d’Italia, Milano, p. 759. (2) Savio, Vescovi, Milano, p. 99. (3) Id., La leggenda, ecc., 1. c., p. 759 seg.; ld., S- Vittore di Pollenzo, in Op- c·, Piemonte, 495 seg. ; Id., I Santi Martiri di Milano, in Riv. di Scienze Stor., Anno II (1905), fase. XI, p. 328 seg. (4) Sanguixeti, Seconda appendice alle iscrizioni romane ed iscrizioni cristiane della Liguria, in ASLS., voi. XI, p. 145 seg.; Belgrano, Illustrazione, ecc., p. 123. FESTE DEL MESE DI LUGLIO 191 chiesa a perfidis saracenis longis temporibus devastata, dimostra che essa era fiorente prima delle invasioni del sec. X (1). Della festa di S. Vittore in quegli antichissimi tempi, resta un ricordo nel vetusto calendario delle Vigne V>, il quale appunto ha S. Victoris al giorno 8 maggio, che come dicemmo sopra, è il giorno del santo martire di Milano, mentre invece non fa cenno dell’ altro S. Vittore di Marsiglia ai 21 luglio. Da tutto ciò risulta che nei tempi più antichi a Genova si festeggiava S. Vittore milanese. Cessate le devastazioni saracene, il vescovo di Genova Giovanni II nell’ anno 1008 concedeva la chiesa dei SS. Vittore e Sabina ai monaci benedettini di S. Vittore di Marsiglia, eleggendone abate il monaco Venerio, affinchè la rilevassero dallo squallore in cui era ridotta, e non cessassero di cantare le lodi di Dio e dei predetti santi martiri (2). Urbano II nel 1095 confermava ai monaci di Marsiglia con altre possessioni apud Jenuam cellam S. Victoris in propvio Massiliensis cenobii iure constructam (3). Furono questi monaci certamente che introdussero il culto del loro S. Vittore di Marsiglia, sostituendolo al S. Vittore di Milano. Quindi i nostri libri liturgici della metropolitana e delle Vigne, ed altri che rimontano a due o tre secoli dopo quell’avveni-mento, hanno già concordemente la nuova festa del santo di Marsiglia, che cade a questo giorno 21 luglio, mentre è scomparsa quella degli 8 maggio, di S. Vittore milanese. E così restò definitivamente stabilita quella festa ; che nel Collettario è di rito doppio, con lezioni proprie, orazione de comuni. In quell’epoca essa avea un posto distinto nel calendario genovese, ed è notata come giorno di feria ecclesiastica e civile nel catalogo festale del 1375, e come feria ecclesiastica in quello del 1603. In seguito decadde. Il Proprium Sanctorum Genuense del 1627 1’ ha ancora SS. Victoris et Soc. mart. di rito semidoppio, ma quello del 1645 non ha più che un semplice cenno : Dies S. Victoris, e fa l’uffizio di S. Prassede. Dopo d’ allora la festa si ridusse alla sola chiesa titolare, come la notano i Diarii del sec. XVII : « si fa solennità a S. Vittore, vulgo detto S. Vitto ». La festa di S. Vittore, sia di quello di Marsiglia, sia dell’altro, non fu mai accolta nel calendario romano. (1) ASLS-, voi. Il, P. II, p. 431. — Altra chiesa di S. Vittore, 5. Victoris de Veta, presso Cicagna, è ricordata nel 1184 ( Atti cit., voi. XXXIX, p. 600). (2) ASLS., voi. II, P. II, p. 432. (3) Desimoni, Regesti cit., in ASLS., voi. 19, n. 62a ; Guérard, Cartulaire de I’ Ab-baye de S. Victor de Marseille, Paris 1857, Π, 209, 192 CAPO XIV 21 bis. S. Prassede Verg. — La festa apparisce nella liturgia romana dal sec. XII. Nei libri liturgici genovesi citati ha la semplice commemorazione, coll’orazione Indulgenticim, mentre oggi ha Exaudi. Nel 1461 fu portata a Genova e deposta nella chiesa di S. M. di Castello, insieme con altre reliquie provenienti da Pera, una mano col braccio di S. Prassede (1). 22. S. M. Maddalena. — Questa festa, che apparisce la prima volta in occidente nei martirologi del sec. IX, era già molto diffusa nel secolo successivo, come si vede dai calendari e libri liturgici dell’epoca, non solo francesi, ma italiani, spagnuoli, inglesi, ecc. (2). Manca però nei romani e negli ambrosiani fino al sec. XII. Un qualche culto di S. Maddalena pare sia stato portato in Provenza fino dai tempi più remoti, per opera dei cristiani d’ oriente colà trasferitisi, come diremo parlando di S. Marta, 29 luglio. Ma il periodo della grande popolarità di S. Maddalena comincia dal sec. XI. Nel 1050 era già dedicata al suo nome l’abazia di Vézelay presso Autun,la prima chiesa che si conosca dedicata a lei, e che divenne in breve uno dei più celebri santuari di Francia. Tosto si formò la leggenda della venuta di S. Maddalena in Provenza; la grotta creduta testimonio delle sue penitenze divenne mèta di grandi pellegri-naggi, e il suo corpo che si pretendeva avere scoperto nella regione di S. Massimino in Provenza stessa nel 1283, mise il colmo alla venerazione del popolo verso di lei. Ma ormai tutte queste leggende sono rigettate dalla critica, secondo la quale il culto delle sante di Betania fu portato in Provenza dai cristiani d’ oriente, come si disse (3). Date le strette relazioni che esistevano fra Genova e la Francia meridionale in quell’epoca, non è a meravigliare che di là si sia trasferito fra noi il culto di S. Maddalena ; culto che di fatto troviamo stabilito in Genova nel sec. XII, e che prese il più grande sviluppo nei sec. XIII - XV. Nel 1158 è ricordata la sua chiesa, capella sancte Mavie Magdalene, oggi parrocchia, in Genova, confermata da Adriano IV (1) Giustiniani, Annali, voi. II, p. 432; Vigna, Illustrazione, ecc., p. 486. (2) Kellner. Op. c., p. 271 ; Quentin, Les Martyrologes historiques, passim. — Duchesne, Fustes épiscopaux de V ancienne Gaule, T. I, c. X, La légende de sainte M. Magdaleine, p. 310 seg. ; Ferotin, Liber mozarabicus sacramentorum, p. XLIX ; Migne, P.L., T. 72, c. 619. (3) V. Duchesne, Op. c. ; Morin, La formation des légendes provengales, in Rev. Ben., T. XXVI ( 1909 ), p. 24 seg. ; Mantever, La Provence du premier au douzième siècle, Paris, 1908. FESTE DEL MESE DI LUGLIO 193 al capitolo metropolitano (1), Un monastero sancte Magdalene de Carbonaria, pure in città, è indicato nel 1264 (2). Un ospedale con chiesa veniva alla stessa santa dedicato presso Lavagna nel 1207 ; ed un’ altra chiesuola a lei sacra sorgeva sul territorio par-1 occhiale di S. Andrea di Verzi, in Valle Fontanabuona, nella seconda metà del sec. XIV (3). Anche la storia dell’ arte ci fornisce documenti sul culto della santa in Liguria in quel-1 epoca. Nel 1303,9 febbraio, Enrico di Negro, ministro della chiesa di S. Bernardo in Genova, ordinava a maestro Tura un’ancona di S. Maddalena de bono et fino arsurio de Alamania, di palmi 6X4 /2> da collocarsi probabilmente nella chiesa di S. Bernardo (4). Nel 1348, 5 sett., certo Pietro de Brugnali di Levanto, ordinava un trittico cum figuva beate Magdalene ed altri santi, al pittore Giovanni da Rapallo (5). Al culto di S. Maddalena tenne dietro la sua festa, che probabilmente rimonta fra noi al sec. XII, se non al precedente. Nel sec. XIII essa godeva già di una grande popolarità, ed è notata fra i giorni feriati nel 1280, negli statuti dei Drappieri. Il fatto che nel 1359 veniva soppressa dai giorni di riposo festivo la sua vigilia (6), dimostra che nel periodo precedente la festa avea avuto un grado distinto ira i giorni festivi. Essa è sempre indicata nei cataloghi festali religiosi e civili dei secoli seguenti fino al sec. XVII. Liturgicamente essa ci è attestata dai documenti più antichi, doè il Lezionario e il Collettario, in cui apparisce con rito doppio, lezioni proprie, e orazione Largire nobis, che si legge pure nel cod. delle Rogazioni ( sec. XV ) (7), totalmente diversa dall’ odierna. Nel sec. XV il culto di S. Maddalena segnò un periodo di nuovo rifiorimento. - Nel 1433, 20 marzo, il canonico di S. Lorenzo, Oderico da Cremona, ordinava al pittore Donato da Pavia un ancona di S. Maddalena da collocarsi sul suo altare nella nostra metropolitana ; altare che poi, nel 1438, 5 marzo, lo stesso canonico facea consecrare dal vescovo di Mariana Michele de (!) Arch. Gap. S. Lorenzo, Reg. P. A., p. 1C8; P.B., 22. (2) Poch, Op. c., voi. V, p. 152. (3) ASLS., voi. XXXIX, p. 762. (4) Alizeri, Notizie, ecc., voi. I, p. 93. (5) Varni, Appunti artistici sopra Levanto, p. 134; Ai.izeri, Op. c., 1 c., p 141 (6) Not. Nicolò e Gio. Mastraccio, Reg. I, f. 198, Arch. di Stato, Genova. — A Liegi, in Belgio, la festa di S. Maddalena fu stabilita nell’anno 1226 (V. Baiìmer, Op. c., voi. 11,61.' (7) Cambiaso, Rogazioni e Litanie genovesi antiche, p. 26. 13 194 CAPO XIV Germanis, dotandolo di quindici luoghi nel banco di S. Giorgio (1). — Nel 1491 i vescovi di Noli, Mariana e Brugnato accordano speciali indulgenze a chi visiterà la chiesa parrocchiale di Pedemonte, in Val Polcevera, nella festa di S. Maddalena (2). Nel 1495, 30 maggio, il vicario arcivescovile concede al nobile Rutìn° Beccaria di Capriata di erigere cappellani sub invocatione S. M. Magdalene in ecclesia S. Petri de Capriata (3). Intorno a a stessa epoca devesi collocare Γ erezione del Conservatorio di Maddalena delle Convertite, presso S. Colombano, di cui troviamo memoria nel 1516. Anche le monache di S. Sebastiano veneravano in modo particolare la santa, ed ottenevano a Leone X, 1518, 6 luglio, indulgenza plenaria in forma di giù ι eo da lucrarsi nella sua festa da chi confessato o con proposito ι confessarsi visitasse divotamente la loro chiesa facendo ^ una qualche offerta (4). — Il culto di S. Maddalena era pure nolente a Lumarzo, ove troviamo un altare a lei sacro nel 1498, a o taggio le era dedicato un ospedale ricordato nel 1476 ( )· Quezzi 1’ oratorio di S. Maddalena esisteva nel 1530 (6). I Diari del sec. XVII notano la festa di S. Maddalena che si celebrava nella sua chiesa parrocchiale e in quella delle Conver tite sopra ricordata. Reliquie di lei si veneravano nella c lesa delle Vigne e a S. Bartolomeo dell’ Oli velia. 23. S. Apollinare Vesc. e Mart. - Il celebre vescovo di Ravenna ebbe culto assai diffuso nella chiesa antica e specia men e a Roma e nell’ Italia superiore. In Liguria monumenti de ani chità del suo culto sono le chiese di S. Apollinare di Son, in ι cata nel 1125, e S. Apollinare di Repia, indicata nel sec. La festa è segnata in tutti i nostri codici liturgici, con ri o doppio, lezioni proprie e orazione Beati sacerdotis et vnav tyns tui, ricavata probabilmente dall’antica liturgia di Ravenna. Apollinare avea culto speciale nella chiesa delle Vigne, dove a sua festa nel 1375 è segnata fra i giorni di distribuzione coi ale. (1) Vedi Obituario, al giorno 5 marzo; Alizeri, Professori, ecc., voi. I, p. ~52· Nella metropolitana stessa troviamo già nel 1386 una reliquia de capillis beate Mai ie Magdalene, rinchiusa in artistico reliquario, in cristallo Munito argento ( Inventario cit. ). (2) ASLS., voi. XXXIX, p. 657. (3) Arch. Arciv. di Genova, Not. Baldassare de Coronata, filza I. (4) Arch. cit., Not. Vincenzo Molfi.no, filza 12. (5) ASLS., voi. c., p. 702 e 683. (6) Giustiniani, Annali, voi, I, p. 81, FESTE DEL MESE DI LUGLIO 195 24. S. Cristina Verg. e Mart. — Anche questa santa martire toscana ebbe culto assai diffuso in antico non solo in Italia, ma anche nelle altre regioni d’ occidente. Nell’ alta Italia è prova del suo culto la celebre abazia di S. Cristina a Corteolona (Pavia), dell’ epoca dei longobardi. A Genova la sua festa è indicata nei citati codici con rito sem., e orazione propria Crescat, D.ne, semper in nobis, mentre oggi 1’ ha de comuni. Nel sec. XVII nella chiesa di S. Anna in Genova si venerava un braccio di S. Cristina (Diarii). 25. S. Giacomo Apost. — S. Giacomo il Maggiore, fratello di S. Giovanni evangelista, ebbe culto antichissimo nella chiesa, e la sua festa si celebrava in molte chiese dopo Natale con quella di S. Giovanni. La data del 25 luglio si riferisce alla traslazione dall’ oriente in Spagna, traslazione di cui non si può precisare il tempo, ma che avvenne tra il sec. VII e IX. La scoperta del suo corpo in Compostella avvenuta a principio di questo, suscitò un culto straordinario verso del santo, e la sua tomba divenne la mèta di celebri pellegrinaggi da ogni parte del mondo. A Genova pure il culto di S. Giacomo si svolse in seguito a questi avvenimenti. I genovesi, navigatori e commercianti, che praticavano le coste della Spagna, si portarono ben presto in Compostella. Già nel 1113 vi troviamo un certo Oggero da Genova recatosi colà ad istanza del vescovo per costrurvi galee contro i saraceni che infestavano quella provincia (1). Dopo di quel fatto e della grande vittoria riportata dalle suddette galee contro i mori, furono frequentissimi i pellegrinaggi genovesi a S. Giacomo di Compostella. Ne accenniamo alcuni. Certa Gisla vedova di Matteo Pignolo nel 1198 ricorda il pellegrinaggio Beatissimi Jacobi da lei fatto molti anni addietro (2). Nel 1209, 29 marzo, Carievario e Croso di Tortona stando per condursi apud beatum Jacobum de Galitia noleggiano in Genova un mulo per tre mesi, 0 meno se compieranno prima il viaggio (3). - L’anno successivo, 1210, 31 marzo, Giovanni di Leivi sta per partire per lo stesso pellegrinaggio (4). — Martino (1) Belgrano, Documenti e genealogia dei Pessagno genovesi, ammiragli del Portogallo, in ASLS., voi. XV. 245 seg.; Flores, Espana Sagrada, T. XX. (2) Foliat. Not., voi. I, p. 44, Ms. (3) Ferretto, Documenti riguardanti le relazioni fra Genova, Novi e Valle Scrivia, voi. I, p. 176. (4) ASLS., voi. XXXIX, p. 817. 196 CAPO XIV Stralleria e sua moglie Astesana il 6 maggio 1213 volendo visitare limina Sancti Jacobi (1), facevano testamento. —Altri pellegrini partenti per Compostella sono Rainaldo da Montesignano, 25 luglio 1233, Lanfranco mereiaio in Genova, 14 febbraio 1254, Imelda vedova di Gerardo maestro d’ascia, 30 gennaio 1262, Ottolino taverniere, 23 luglio 1267, Federico da Parma, 27 marzo 1275. Nel 1267, 23 novembre, anche il cardinale Ottobono Fieschi, genovese, poi Papa Adriano V, essendo Legato apostolico in Inghilterra, di ritorno a Genova visitava S. Giacomo di Compostella (2). Nè mancano esempi di persone che impedite di eseguire personalmente quel viaggio, si facevano sostituire da altri. Il 7 giugno 1260 Ascherio Marengo, trovandosi moribondo a Ventimiglia, lasciava una somma a chi nella prossima quaresima peregrinasse per lui ad limina sancti Jacobi (3). Per provvedere ai bisogni materiali e spirituali dei pellegrini, si presero a costruire lungo le vie che conducevano a Compostella, ricoveri e ospizi, detti ospedali dei pellegrini; ai quali ospizi si univa una chiesa, dove i pellegrini compievano sacre funzioni e preghiere stazionali. Quelle chiese naturalmente si dedicavano a S. Giacomo, ed alcune venivano erette ed amministrate dai Cavalievi di 5. Giacomo della Spada, ordine istituito espressamente per soccorrere e difendere i pellegrini, e approvato da Alessando III nel 1175. Tale è l’origine delle nostre chiese di S. Giacomo di Cari-gnano in Genova, eretta nel 1154; di S. Giacomo di Pontedecimo eretta nel 1167, S. Giacomo di Gavi eretta verso l’anno 1172, S. Giacomo di Rupinoro a Chiavari, S. Giacomo di Corte, e S. Giacomo di Compostella a Savona, delle quali i primi documenti compariscono a principio del sec. XIII, S. Giacomo di Barbaresco sulla via degli Apennini, amministrato dai Cavalieri di S. Giacomo della Spada; e gli ospedali di Neirone eretto nel 1174, di Pozzolo esistente nel 1213, l’eremitorio di Gattorna eretto nel 1174; S. Giacomo di Granarolo in Genova, fondato nel 1291, la chiesuola di S. Giacomo di Borzoli, in cui nel 1295 vi era indulgenza di quaranta giorni concessa da Bonifazio Vili a chi la visitasse nella festa del santo (4). (1) Alti C., voi. XXXI, parte I, p. 120, e voi. XXXIX, p. 633. (2) Atti c., voi. XXXI, parte I, p. 120, e parte II, p. 12. (3) Ne ho parlato in Memorie storiche di Pontedecimo, p. 17 segg. (4) Ivi, 1. c., e p. 54, e Thomas, Les registres de Boniface Vili, n. 640. FESTE DEL MESE DI LUGLIO I97 Questi documenti dimostrano quanto si sia sviluppato in Liguria il culto di S. Giacomo nei sec. XII - XIII, specialmente a causa dei pellegrinaggi di Compostella. Contemporaneamente ci apparisce la festa del santo nei libri liturgici genovesi, con rito doppio, lezioni proprie e orazione odierna che si trovava già nelle recensioni del Gregoriano meno antiche. Come festa di apostoli era di precetto. Nella metropolitana vi era distribuzione corale in vigilia S. Jacobi, benché però ivi il santo non abbia mai avuto molto culto. Lo ebbe invece nelle chiese ed oratori dedicati al suo nome, tra cui è da ricordare Γ oratorio delle Fucine, per la tradizionale sfarzosità delle sue casaccie (1). 25 bis. S. Cristoforo Mart. — Il santo ebbe molta popolarità nel medio evo, invocandosi come protettore dei viandanti e pellegrini, specialmente al guado dei fiumi, in omaggio alla leggenda che diceva aver lui portato sulle spalle attraverso ad un fiume Nostro Signore sotto forma di bambino (2). Quindi le chiese ed ospizi di S. Cristoforo lungo le vie romane presso i fiumi e i ponti. Così uno ne troviamo presso Pieve di Sori, nel 1191 ; un altro presso Pozzarello (Rapallo), fondato verso il 1200; quello di Chiavari fondato nel 1262, quello di Gavi, ecc. (3). Al santo erano pure dedicate le parrocchie di Cavizzano nella pieve di Varese (1148); Loto (più tardi dedicato a S. Giacomo) (1223) e S. Cristoforo di Gavi (1175). La sua festa è in tutti i libri liturgici genovesi più antichi, con lezioni proprie, e orazione Deus qui ineffabili misericordia, che si trova pure nella liturgia ambrosiana antica. S. Cristoforo è segnato nei cataloghi festali dal sec. XIV al XVII, insieme con S. Giacomo. Una reliquia di S. Cristoforo si venerava in S. Francesco di Castelletto nel 1322, ed altra in S. Lorenzo nel 1386, Dens sancti Xristophovi munitus argento. 26. S. Anna. — Il suo culto passò dall’ oriente in occidente nei sec. VII-Vili, a quanto pare, nel periodo in cui nove Papi orientali si succedettero sulla cattedra di S. Pietro. La festa però si trova raramente nei calendari occidentali prima del sec. XIV (4). (1) V. Parodi A. B., Cenni storici sulle Congregazioni di S. Giacomo il Maggiore. (2) Sulla leggenda cf. Anal. BollT. XXXI, 1912, p. 475 seg., che confutano l’opinione del Garbe e Gaster sulla sua derivazione buddistica. (3) Cf. ASLS., voi. XXXIX, p. 570, 501, 779; e Desimoni, Antuili di Gavi, Documenti, p. 180. (4) Charland, Madame Sainte Anne et son culte au moyen àge, Paris 1913 ; Leclercq, Sainte Anne, in Dictionn. d’Archéologie chrétienne et de liturgie, T. I, c. 1262 seg. 198 CAPO XIV Impulso grande ebbe dai francescani, che nel capitolo generale di Pisa del 1263 la dichiararono obligatoria per tutto Γ ordine(l). Per tutta la chiesa essa fu approvata da Sisto IV ( 1471 - ), confermata nel 1584 da Gregorio XIII, e dichiarata di precetto da Gregorio XV nel 1622 (2). A Genova il culto di S. Anna ci si mostra già stabilito nel 1263, assicurando così alla nostra città un telice primato su mo te città d’Italia nella divozione a S. Anna (3). Ce lo dice un atto del 5 gennaio 1263, in cui certo Nicolò, scudaio, lega in tes a mento pochi soldi heYemite sancte Anne (4). Questo romitorio ci apparisce nel 1411, oratorium Sancte Anne, che paga se e soldi di canone al monastero di S. Siro (5) : sul declinare del sec. XV è uffiziato alternativamente dai padri dei quattro órdini di S. Domenico, S. Agostino, Cannine e Serviti ; e ne sec. -vi si stabiliscono i Carmelitani che vi sono tuttora. Altra cappella dedicata a S. Anna e a S. Stefano veniva eretta nel 1422 da Lazaro Doria nel chiostro di S. Bartolomeo di Rivarolo (Certosa) (6): Alaone Spinola nel 1433 fondava un altare della santa nella chiesa di S. M. dei Servi: un altro ne tro\iamo nel 1475 in S. Maria delle Vigne, ed altro ancora nella stessa epoca nella metropolitana, altare che nel 1526 veniva assegna al can. Lorenzo Fieschi (7). Nella storia del culto di S. Anna in Genova è degna di nota la preziosa reliquia del braccio della santa con reliquiario bizantino, portato a Genova da Pera nel 1461, e depositato presso il santuario di S. Maria del Monte il 6 novembre dell’anno stesso. L atto ai consegna lo dice tabernaculum unum quo repositum est rac tutti sancte Anne circummunitum auro et argento, estimatimi 1 ta rum centum et octoginta (8). (1) Waddino, Annales, ad annum. (2) Leclercq, l. c.; Kellner, Eortologia, p. 243 seg. — La Bolla di Gregorio del 23 aprile 1622 « Eonor laudis ». A Genova fu pubblicata con editto arcivescovi e ~ aprile 1623, insieme colla festa di S. Giuseppe. (Vedi il testo in Arch. Arciv., Liturgia, busta 1). j. (3) Cf. P.E. Rickenbach, O.S.B., Le lodi di S. Anna con cenni storici sul culto oeua santa in Italia, Roma, Salesiana, Parte III, 1899. (4) Not. Bartolomeo de Fomari, Arch. di Stato. (5) Arch. Arciv., Manuali di S. Siro, 1410-1413, P. 6' : Recepimus in libro 1411, sol. VII. (6) Remondìni, Parrocchie, Reg. XI, p. 192. (7) Banchero, Duomo di Genova, p. 167 ; Ferretto, in giornale II Cittadino, 2b luglio 1915, Π primo culto di S. Anna a Genova. (8) Alizeri, Notizie, ecc., voi. I, Pittura, p. 16. FESTE DEL MESE DI LUGLIO 199 Ma 1’ opera insigne merita una più particolareggiata descrizione, che qui riportiamo dal citato Rickenbach : « Il reliquiario è in lamina d’argento dorato, liscia nella parte raffigurante la mano, la quale esce come da una manica tutta lavorata a meandri ed intrecci bizantini. Nel punto in cui si imposta al piedestallo, è contornata da una fascia in cui sono incastonate 6 gemme. L’orlo della manica è parimente contornato da fascia con 5 gemme e sovrapposte due fila di altre gemme e una corona a guisa di pizzo, con 3 gigli aventi una gemma nel bottone. Ogni dito della mano ha un anello, tranne il medio che ne tiene tre, tutti con gemma. Le gemme sono alternate di cristalli di rocca, zaffiri, topazii, ametiste e smeraldi. « La Reliquia entrostante, così dell’ avambraccio come della mano, è visibile dalla parte posteriore attraverso ad un cristallo, largo cent. 4 e mezzo, e alto cent. 37 » (1). Alla base del reliquiario si legge sopra un cerchietto d’ argento questa iscrizione : φ HEC I EST * MANUS % COM f BRACHIO I BEATE I ANNE * AMEN. Tale è il reliquiario che adorna il venerabile braccio, su cui tante volte appoggiata riposò la Madre di Dio. All’ epoca della soppressione napoleonica del convento del Monte, la reliquia passò alla chiesa metropolitana, dove si trova tuttora, facendo parte del suo Tesoro, tenuta in grande venerazione dai genovesi. Due piccole particelle erano state già consegnate alle chiese di S. Anna e a quella di S. Francesco di Castelletto ora soppressa (2). La festa di S. Anna, promossa, come si disse, dai Francescani nel sec. XIII, prese tosto sviluppo in Genova ; e nel secolo successivo il catalogo del 1375 la nota tra i giorni feriati, benché essa manchi invece nel catalogo ecclesiastico del 1410. Nel 1434 vi era già distribuzione corale in metropolitana : Festum S. Anne, sol. VI. Si trova pure in tutti i cataloghi successivi dei giorni feriati, finché fu dichiarata nel 1622 festa di precetto. Nei libri liturgici, essendo essi anteriori allo sviluppo della festa, essa non comparisce che nelle aggiunte. S. Anna è invocata nelle Litanie genovesi del sec. XV (3). Officium S. Anne si trova nel Graduale della chiesa di S. Matteo del 1412. (1) Rickenbach, Op. c., p. 210. (2) Cervetto, Il Santuario di N. S. del Monte, p. 28. (3) Cambi aso, Rogazioni e Litanie genovesi antiche, p. 40. 200 CAPO XIV Per la storia del culto di S. Anna riportiamo il seguente Responsorio che si recita al sabato sera dopo la preghiera dai Frati Minori nella Chiesa di S. M. del Monte: Miserandis auxilium, 27. Sette Dormienti Mart. — Questi martiri orientali ebbero in antico un culto assai diffuso anche in occidente, benché oggi la loro festa sia scomparsa dalla liturgia. A Genova la troviamo nei citati codici con rito doppio, lezioni proprie, orazione de comuni. 28. SS. Nazario e Celso Mart. — L’apostolato di S. Nazario in Liguria, come pure in altre città dell’ alta Italia e della Provenza, è ormai ammesso concordemente dagli storici. Le testimonianze di S. Paolino che afferma quest’ apostolato nella vita di S. Ambrogio scritta nel 411-422; di Ennodio morto nel 521 che parla dello stesso apostolato aggiungendo che avvenne al tempo di Nerone; del Senno, falsamente attribuito a S. Ambrogio ma che si può riferire al principio del sec. V, che fa venire i due santi per mare nell'alta Italia, e parla del loro martirio post peragratas circumquaque ob Christi praedicationem innumeras regiones, sono di tale autorità che non si possono ragionevolmente negare (1). S. Pier Damiani mette la venuta dei due santi fra noi al tempo del papa S. Lino (an. 64-76?), e Ennodio dice che avvenne sotto l’impero di Nerone ( an. 54-68 ) : Nerone felix principe... Lustravit orbem... Dunque negli anni 64-68 dobbiamo collocare la venuta dei detti santi in Liguria. (1) Vita S. Ambrosii Mediól. episcopi a Paulino eius notario conscripta, in Migne, P.L., XIV, 38; Ennodii, Opera, in Migne, LXHI, 331 seg.; Migne, XVII, 717-718; Cf. Alessio, Op. c., p. 52 seg.; Tillemont, Memoires, I, I, 154; Allard. Hist. des perséc., 72 ; Ferretto, Op. c., 193 seg. ; Poggi, Genova preromana, ecc., I, 235 eeg. ; Delucchi, Vita dei SS. martiri Nazario e Celso, Genova 1877 ; Savio, La Leggenda dei SS. Nazario e Celso, Milano 1897. Si quaeris solarium Sanctae Annae Implora patrocinium. Illam cole, quae consolatrix Et captivis refugium, Haec tristes exilarat, Mendicos et pauperes ditat, Infirmis curam adhibet, Neminemque in se sperantem Moestis sollati um, Egenis praesidium, est afflictorum, repellit. Gloria Patri. FESTE DEL MESE DI LUGLIO 2or Parlando di Genova in particolare, oltre alla attestazione concorde di tutti gli storici genovesi antichi sulla venuta dei due santi nella nostra città, notiamo col Poggi che in essa necessariamente dovettero passare i due santi, perchè essa « era la stazione intei media ove sostavano le navi che viaggiavano fra Roma e alta Italia e la Provenza » (1). * I bollandisti, prosegue questo autoi e, dissero desiderabile che il fatto fosse confortato melioribus antiquitatis monumentis. Questi documenti noi li abbiamo trovati, non solo nella tradizione, ma nel culto locale, il quale da recenti scoperte ci si rivela molto più antico di quanto si era ritenuto nora » (2). E qui passa a dire delle tre chiese dedicate ai SS. Nazario e Celso in città, tutte anteriori al mille; una sulla riva del mare in Albai o, che distrutta dalle onde, fu poi rifabbricata più in alto, dove rimaneva fino a questi ultimi anni la torre del sec. XI, nel promontorio detto di S. Nazaro; la seconda vicina a S. Stefano detta nel 987 ad sanctos pevegrinos ; la terza pure sulla riva del mare, rappresentata oggi dalla chiesa di N. S. delle Grazie, sotto la quale esiste un’ altra chiesa del sec. IX, che non può essere se non la chiesa dei SS. Nazario e Celso (3). Aggiungo che una chiesa di S. Nazario di Cavanusa presso g 0 111 Fontanabuona è indicata nel 973 ; e la località è già notata duecent’ anni prima in un diploma di Carlo Magno 5 giugno 7/4, che la conferma al monastero di Bobbio (4). Assai antiche sono puie la chiesa dei SS. Nazario e Celso di Sturla presso via 1 abarca, la parrocchiale di Arenzano e quella di Multedo, ed altre a varazze, Oneglia e Savona. Da tutto questo emerge la grande antichità del culto ai SS. Nazario e Celso in Liguria: e questo culto è la più bella conferma di quanto dicemmo sull’apostolato dei due santi fra noi. a loro testa è in tutti i più antichi libri liturgici genovesi, con i ito doppio, lezioni proprie, ed orazione come nella lituro-ia ambrosiana, allusiva al patrocinio speciale dei due santi sui popoli hguie e milanese, mentre 1 ha diversa nella liturgia romana. È sempre indicata fra i giorni feriati in tutti i cataloghi antichi, e nel sinodo del 15S8 è dichiarata festa di precetto. Oggi si fa la festa colla liturgia romana, però con rito doppio maggiore essendo Patroni meno principali. g ’ (1) Op. c., p. 235. (2) Op. c., 1. c. (3) Ivi ; Ferretto, p. 193. (4) ASLS., voi. II, P. II, 420, e P. 1, 359; Ferretto, p. 607. 202 CAPO XIV 29. SS. Felice Papa, Simplicio, Faustino e Beatrice Mart. — Di questo gruppo di santi originariamente si festeggiavano a questo giorno soltanto gli ultimi tre, come apparisce dal Gelasiano: S. Gregorio vi aggiunse S. Felice. A Genova pure il più antico elenco, cod. C.\ ha solo i tre martiri; il C.3 orazionario, li ha tutti quattro, e il calendario, C.\ vi aggiunge ancora S. Marta e S. Serafia, di cui parleremo a parte. Sono di rito doppio, con lezioni proprie e orazione Infirmitatem come nel Gregoriano, mentre oggidì la liturgia romana usa 1 orazione del Gelasiano. A S. Felice è dedicata la chiesa di Brasile, antica parrocchia ed oggi succursale di Bolzaneto, che comparisce già nel 1143, e che probabilmente è anteriore al mille. 29 bis. S. Marta Verg. — Il culto della santa sorella di Lazzaro pare sia stato portato in Provenza dai cristiani °j.ie” ^ che erano numerosi nelle Gallie fino dai pii mi seco ι { Più tardi si formò la leggenda della venuta della santa in rro-venza insieme con Lazzaro e Maddalena, leggenda che, co vedemmo trattando di S. Maddalena, si era già diffusa cola nei sec. XI. Nel 1187 la pretesa scoperta del corpo di S. Tarascona rinsaldò assai la leggenda, e diede * nne alla sua venerazione. La chiesa ivi fondata ne Hiffuse tosto mèta di pellegrinaggi, e di là il culto di S. l ar in altre regioni, dove prima era assolutamente sconos . · Notiamo che la sua memoria nei martirologi occidentali ad apparire sulla fine del sec. XIII, e nei libri stI'et^n|ie” gici anche più tardi (3). Tra i principali aposto ι e S. Marta sono da annoverarsi i frati francescani, ; qi capitolo generale di Pisa dell’ anno 1263 dichiararono obbligatoria per tutto Γ ordine la sua festa (4). Genova, le cui relazioni colla Provenza erano assai strette, in cui Γ opera dei francescani era preponderante nel secolo - , non doveva tardare ad accogliere il culto di . i ar » diffatti troviamo stabilito in essa verso la metà del secolo \ · La prima memoria è la chiesa di S. Maita (oggi · ziata del Vastato), degli Umiliati ; chiesa di cui si trattava (1) Bréchier Lories, Les colonies d’Orientaux en Occident, e autori citati pag. 183. nota 2. Morin, La formation des legendes provengale*, in Rev. Ben., 19(U, p. g· ’ Manteyer, La Provence du premier au douzième siécle : Anal. Boll. 190Λ, p. (2) Ddchesxe, Fastes épisc., I, p. 310 seg. (3) Sollerii, Usuardi Martyrologium, Migne, T. 123; Quentin, Martyrologes, passi (4) Waddingo, Annales, 1263, n. 4. FESTE DEL MESE DI LUGLIO 203 costruzione fino dall’anno 1228, ma che non ci apparisce col titolo della santa se non nel 1285, domus S. Marthae de lamia (1). Possiamo ritenere che sia stata eretta e dedicata alla santa intorno alla metà del secolo. Nel 1248 veniva a Genova, ritornando da Tarascona dove avea pellegrinato alla tomba di S. Marta, il celebre frà Salimbene, che era poi ordinato sacerdote e prendeva stanza in S. Francesco di Castelletto (2). Egli, entusiasta di S. Marta, di S. Maddalena e di Lazzaro, dei quali parla più volte nella sua Cronaca e dei quali aveva visitato le tombe in Provenza, certo fu uno e non degli ultimi apostoli e promotori del culto di S. Marta in Genova. Gli umiliati d’ambo i sessi, e specialmente le suore, pare avessero speciale venerazione alle sante sorelle di Lazzaro, poiché gran numero delle loro case essi dedicarono a S. Maddalena, come per es. quelle di Novara, Alba, Brescia, Monza, Milano, Gravedona, Mantova, Como, Pisa: ed altre a S. Marta come quelle di Genova, e quella di Firenze presso Montugo, che è detta monasteYium sanctae M artae hospitis Christi (3). Tutte queste case e relative chiese furono erette nei sec. XIII-XIV, cioè nell’epoca del massimo culto verso le due sante suddette. Ritornando a Genova, quando nel 1505 gli umiliati dovettero abbandonare la loro chiesa di S. Marta del Vastato per trasferirsi nell’ abazia di S. Maria di Pietraminuta, diedero a questa chiesa il titolo loro preferito di S. Marta, col quale fu sempre appellata dopo d’allora. Anche la chiesa di S. Germano del-Γ Acquasola, dove dal 1234 stanziavano gli stessi religiosi, prese il titolo di S. Marta (che tuttora conserva) dal principio del sec. XVI, datale dalle suore Umiliate. Dicemmo che il culto di S. Marta ci apparisce stabilito in Genova verso la metà del sec. XIII. Contemporaneamente ne troviamo la festa in tutti i calendari liturgici dell’ epoca, senza però nulla di proprio nell’ uffiziatura, che era tutta dei santi martiri. Forse di S. Marta si faceva la semplice commemorazione, con orazione de comuni. Ancora nel sec. XV a Genova non si conosceva orazione propria per S. Marta sorella di Lazzaro, e nel codice delle Rogazioni, alla stazione della sua chiesa troviamo 1’ Oremus dei martiri Mario e Marta persiani, dei 19 gennaio (4). (1) Muzio, La religione degli umiliati, Ms. alla Civica - Berio, p. 62. (2) Chronica parmensis, p. 124 seg., p. 291 seg. (3) Tiraboschi, Vetera Humiliat. Monumenta, T. II, passim., e T. I. (4) Cambiaso, Rogazioni e Litanie genovesi antiche, p. 27. — Da questa orazione il Belgrano argomentò che in antico si yenerasse la S. Marta martire in luogo della sorella di Lazzaro ( ASLS., voi. II, P. I, p. 301), ma quell’opinione è priva al tutto di fondamento. 204 CAPO XIV Verso la fine del secolo stesso trovasi nei libri liturgici la seguente orazione di S. Marta sorella di Lazzaro : Omnipotens et clementissime Deus, cuius filius in ede beate Marthe hospitari dignatus est; da q.mus ut eius meritis que illum placide suscepit in ede polorum misericorditer hospitari valeamus. Per eumdem (1). Pio V abolì questa orazione, sostituendovi quella de Comuni Virg. che si recita tuttora. La festa di S. Marta avea un grado distinto anche^ nel loro esterno, ed è sempre indicata tra i giorni feriati dal 13/5 al sec. XVII. La festa liturgica invece restò in breve localizzata alla chiesa omonima, all’Acquasola. In essa nel 1564 e seguenti era concesso per la sua festa un amplissimo giubileo con tutti i privilegi relativi per chiunque la visitasse dai primi vespri al tramonto del sole del giorno seguente (2). 29 ter. S. Serafla Verg. Mart. — Martire romana compagna di S. Sabina, non ebbe molto culto nella chiesa. Tuttavia a Genova troviamo due chiese dedicate a lei, una in città presso Lucoli : S‘. Seraphia de Lucido indicata nel 1231, ed una in diocesi, presso Gavi, sulla via di Arquata, chiesa e monasteio indicati nel 1191 e di cui oggi non resta che il nome della località dove sorgevano (3). È da notare che Γ una e l’altra chiesa appai-tenevano alle suore benedettine, e l’una e Γ altra parimente aveano vicino una chiesa dedicata a S. Sabina, la compagna di Serafia. ( Vedi Art. S. Sabina, 29 agosto ). A questa santa veniva dedicato anche un altare nella chiesa di S. Giorgio in Genova nel 1229 (4). La festa, ossia semplice commemorazione, è notata in vari dei codici liturgici citati ; nel Collettario metropolitano ha orazione propria oggi sconosciuta, che si legge pure in un sacramentario delle Vigne (5). In seguito non si trova più traccia della festa. 30. SS. Abdon e Sennen Mart. — Festa romana antichissima. Nel Collettario è di rito doppio con lezioni proprie, e orazione presa dal Gregoriano, che è 1 odierna. Una mano col braccio di uno di questi santi fu portata a Genova nel 1381 fra le reliquie (1) Così in un cod. delle Rogazioni di Cairo in Liguria, (Rossi, Cairo e le Rogazioni triduane, antiche, p. 101 ), e Missale romanum, Venetiis Ì490. (2) Arch. Arciv., Indulgenze, busta I. (3) Desimoni, Annali di Gavi, p. 24. (4) Vigna, Op. c., p. 24. (5) Poch, Ms. c., voi. I, p. 77. FESTE DEL MESE DI AGOSTO 205 ptese dai genovesi ai veneziani nella battaglia di Pola (1). Altre ìeliquie se ne conservavano in S. Francesco di Castelletto dal 1322 fino agli ultimi tempi. ^ 31. S. Germano Vesc. — Vescovo d’ Auxerre, morì a Ravenna il o1 luglio 448 in una visita che aveva fatto a quella città, ed ebbe grande venerazione in Italia per la fama delle sue virtù e de’ suoi miracoli. A Genova eragli dedicata la chiesa oggi detta di S. Marta, presso Γ Acquasola, indicata già nel 1234, e un oratorio vicino ad essa. La festa è segnata nei nostri libri liturgici antichi, con rito sem., e una bella orazione propria, attinta senza dubbio alla liturgia gallicana. Prova della speciale considerazione che aveva in antico a Genova questo santo, è il trovarne la festa indicata nel 1375 fra i giorni feriati: cosa però che non si verifica più nei cataloghi successivi, perchè tosto il culto diminuì e la testa stessa scomparve dal nostro calendario. CAPO XV. Feste del mese di Agosto 1. S. Pietro in Vincoli. — La festa ricorda la dedicazione della chiesa di S. Pietro sull’Esquilino, chiesa di cui si hanno memorie nell’anno 431, e che fu poi ricostrutta da Sisto III (432-440) (2). E noto che in essa si conservavano e si conservano le catene di S. Pietro, onde il titolo di S. Pietro in vinculis. La festa, propria di Roma, non si trova nei libri liturgici antichi d alti e chiese. Dei romani non l’ha che il solo Gregoriano, ma anche in questo essa costituisce, secondo il Morin, una interpolazione. « Nè ciò dee far meraviglia, continua questo autore; conviene sapere che queste feste della dedicazione delle basiliche romane, anche delle principali, di Laterano, S. Pietro, S. Paolo, S. Maria Maggiore, erano in origine puramente locali: l’uso di celebrarle in tutta la cristianità d’occidente non s’introdusse che ad un'epoca assai tarda ». Dice però che questa festa di S. Pietro in vincoli, attesa la divozione diffusasi nel popolo alle catene del santo, ed anche forse per la coincidenza della festa pagana del 10 agosto, si diffuse più presto che le altre (3). Gli ambrosiani non l’aveano ancora nel secolo XII. (1) Giustiniani, Annali, II, p, 150. (:2) Grisar, in Civiltà Catt., 1898; III, 206 seg.; Duchesne, Origines, p. 286. (3) Liturgie et basiliques de Rome, ecc., in Rev. Ben., XXVIII, 1911, p. 311. 2θ6 CAPO XV A Genova la troviamo in tutti gli antichi libri liturgici, e con precedenza sulle altre due feste dei Macabei e di S. Eusebio. Avea rito doppio, lezioni proprie e orazione presa dal Gregoriano, che si usa tuttora. Come festa di apostolo, è notata in tutti gli elenchi festali tra le ferie di curia ecclesiaslica e civile dal sec. XIV al XVII. 1 bis. SS. Macabei. — La festa pare che fosse universale nella chiesa nel quinto secolo (1) e si riscontra in tutti i calendari più antichi, come il menologio siriaco, il Cai. di Polemio Silvio, di Cartagine, martirologio geronimiano in tutti i ms.; nonché nelle omelie di S. Gregorio Nazianzeno, Grisostomo, Agostino, Gaudenzio di Brescia, Leone, Cesario d’Arles, ecc. Tuttavia essa non è indicata nei libri liturgici antichi nè romani, nè gallicani, eccetto che nel Gelasiano; e la ragione è perchè questa festa fu ecclissata da quella di S. Pietro in vincoli (2). Di fatti nella chiesa ambrosiana, dove quest’ultima non si faceva, troviamo già nel lezionario del sec. VII la festa In Macchaveo ni ni, come la troviamo pure in tutti i cataloghi successivi. A Genova è in tutti i libri liturgici antichi, non però nel Lezionario, coll’orazione odierna, mentre diversa è nel Gelasiano e negli ambrosiani. 1 ter. S. Eusebio Vescovo di Vercelli. - Fu uno dei più grandi campioni della fede nel sec. IV; e la venerazione di cui go eva fu tanta, che al suo ritorno dall’esilio, dice S. Geiolamo, tutta l’Italia esultante mutò le vesti di lutto in quelle della festa. Specia mente l’Italia superiore avea per lui un culto particolar e, P°1C a lui do\^eva in gran parte l’aver conservata l’integrità e a sua fede contro le insidie dell’eresia ariana. Resse la chiesa di Vercelli dal 340 circa al 370, stendendo pure il suo governo sopra tutto il territorio che anda\^a da Em run a Tortona secondo alcuni autori (4). Quindi il suo culto fu esteso a tutta l’Italia superiore (5). In Liguria pure fu assai diffuso in antico. Il monastero di S. Eusebio presso Gavi si dice costrutto (1) Duchesne, Origines, 282. (2) Ivi. (3) Savio, Gli antichi Vescovi d’Italia, Piemonte, p. 2-5, 401 -420; Ivi, Alcune fonti storiche per la vita di S. Eusebio, p.514 seg.; Tillemont, S. Eusebio di Vercelli, Commentario stor., trad. dal Chiva, Vercelli, 1874; Alessio, Op. c., 83 seg., Ferretto, Op. c., 210 seg. (4) Savio, Op. c., p. 5. (5) Nella liturgia romana la festa fu introdotta solo nel sec. XVI da Clemente Vili. FESTE DEL MESE DI AGOSTO 207 dai benedettini nel sec. XI (1) ; ma questo dev’essere una ricostruzione di altro monastero preesistente alle devastazioni saracene del sec. X. Infatti i benedettini aveano avuti in dono dal marchese Adalberto nel 1033 quei territori, e l’atto di donazione parla di terreni aventi sopra di sè parte di muri e pietre che furono già case; vale a dire gli avanzi di caseggiati distrutti da quei barbari (2). Ora in quel paese dovea esservi anche qualche chiesa, e la chiesa probabilmente avea lo stesso titolare di quella che poi la sostituì ; diversamente non si spiega perchè i benedettini, che non ebbero mai culto speciale a S. Eusebio, avrebbero a lui dedicato il loro monastero. Altra chiesa di S. Eusebio abbiamo sul territorio di Montesi-gnano nella valle del Bisagno non lungi da Genova, indicata già nel 1158. Più a levante di Genova il santo riscuote d’antico un culto speciale nelle chiese di Canepa che l’ha per contitolare, Pieve di Sori, S. Ilario, Testana, Davagna. In valle Polcevera è contitolare della parrocchia di Fumeri, ed ha culto speciale a Livellato e al santuario di N. S. della Guardia. In città era venerato nella chiesa di S. Sisto e nella metropolitana, ove nel 1372 - 1390 i manuali della mensa arcivescovile notano tra le spese : In festo S. Eusebj prò incenso...: pro faciendo pulsare campanas pro festo S. Eusebii (3). Nel 1386 vi troviamo due reliquie del santo, cioè Mentum S. Eusebii, e De osse S. Eusebii, per la prima delle quali si costrusse poi tra il 1549 - 1647 un reliquiario in argento rappresentante la testa del santo. Tutti i nostri libri liturgici antichi notano la festa di S. Eusebio con lezioni proprie ed orazione Beati Eusebii D.ne, presa dalla liturgia vercellese. In seguito il culto del santo diminuì e quasi scomparve dalla nostra liturgia, restando una semplice commemorazione al giorno 15 dicembre, al quale era stata assegnata la festa di S. Eusebio da Clemente Vili, con rito semplice (4). Così troviamo nel 1645 nel calendario diocesano, il quale però nota che In metropolitana fit semiduplex ob reliquiam : omnia de comuni unius mart. Più tardi Benedetto XIII elevò la festa di S. Eusebio a rito semidoppio di precetto; ma siccome in tal giorno cade l’ottava dell’Immacolata, che a Genova era fin d’allora doppio di la classe, perciò fu (1) Desimoni, Annali cit., p. 9 seg. (2) Ivi. (3) Archiv. Arciv., Manuali di S. Siro, ad aunum. (4) Baumer, II, 275. Il 15 dicembre è il giorno dell'Ordinazione di S. Eusebio; il 1.° agosto è il giorno mortuale. (Gavanto, 15 die.). 2oS CAPO XV portato ai 16 die., con rito semid. : finché, assegnato questo giorno al B. Sebastiano Maggi, S. Eusebio si portò ai 17 dello stesso mese ; ma nel 1834, messo ai 17 S. Lazzaro, si trasteriva a: 19 S. Eusebio. Nella riforma del Kal. del 1914 s’era di nuovo collocato ai 16, ma un ultimo decreto, 29 aprile 1915, vi rimetteva il B. Maggi, e quindi a S. Eusebio non restò che una semplice commemorazione. 2. S. Stefano Papa Mart. — Festa romana. Nel Collettario è di rito doppio, con lezioni proprie e orazione presa dal Gregoriano che è l’odierna. 3. Invenzione di S. Stefano Protomartire. — La festa fu istituita in seguito all’invenzione delle reliquie del santo, avvenuta a Kapher Gamala il 15 dicembre dell’anno 415 (1). Essa non si trova nei documenti liturgici antichi, eccetto nel sacramentario Leoniano, che ha a questo giorno una festa di S. Stefano con nove messe, senza però accennare al fatto dell’invenzione predetta. A Genova il nostro Collettario l’ha di rito doppio, con lezioni proprie e orazione pure relativa all’invenzione delle reliquie^ del santo e dei suoi compagni, mentre la liturgia romana ha l’orazione del 26 dicembre, mutato il Natalitia in Inventionem. La festa in antico ebbe tra noi una certa solennità esterna, e si tiova indicata come feria di curia ecclesiastica e civile in tutti ι cataloghi dal sec. XIV al XVII. Con particolare solennità si celebrava nelle chiese dedicate a S. Stefano, e segnatamente in quella di Genova, in cui notano i diarii del sec. XVII che vi era gran festa con indulgenza e si faceva l’esposizioné della mano del santo. 4. S. Giustino Mart. — Benché martire romano, la sua festa non si trova nell’antica liturgia romana fino al sec. XII· A Genova, più che nella metropolitana ove non ha che un cenno nel calendario, il santo riscuoteva culto nella chiesa delle Vigne, i cui libri liturgici V.1 e V.2 la segnano in rosso come le feste più ragguardevoli. In seguito nessuna traccia di questa festa. 5. S. Domenico. — Secondo una tradizione riportata da varii scrittori, il santo sarebbe venuto in Genova nel 1219-1220, ed avrebbe avuto in dono un tratto di terreno per gettarvi le basi (1) Lagrange, S. Etienne et son sanctuaire a Jerusalem, Paris, 1894, p. 58 seg.; Kellner, Op. cit., 199. Vedi pure bibliografia cit. in art. S. Stefano, 26 die. — Non si sa il perchè della data 3 agosto. FESTE DEL MESE. DI AGOSTO 2Ο9 dell’ordine da lui allora istituito. La cosa non è inverosimile, poiché due anni dopo, nel 1222, il suo ordine era di fatto stabilito in Genova, sul territorio donatogli da Nicolò Doria. Ciò sappiamo da un atto del 20 aprile 1222, che ricorda frà Bonifazio ed altri frati de ordine predicatovuni, contro i quali protesta l’abate di S. Fruttuoso dei benedettini, non volendo che edifichino chiesa nè oratorio sul terreno loro donato da Nicolò Doria nel luogo detto Domocolta, precisamente dove poi il 5 settembre dello stesso anno troviamo già stabiliti i domenicani con frà Matteo priov pvedica-torum qui sunt fanne (1). Questa prima famiglia dei domenicani divenne poi il grande convento di S. Domenico, colla monumentale chiesa che misurava ben 90 metri di lunghezza ed era la più vasta di Genova, chiesa demolita dal vandalismo demagogico al principio del sec. XIX (2). Da questo centro l’ordine di S. Domenico si diffuse in tutta la Liguria, la cui provincia religiosa contò quattordici conventi. Accanto al primo sorsero tosto anche il secondo e il terz’ordine. Il santo fondatore moriva in Bologna il 6 agosto 1221, e veniva poi iscritto nel numero dei santi da Gregorio IX nel 1233 o 1234(3), assegnatane la festa per tutta la chiesa ai 5 agosto. Essa è notata in tutti i nostri libri liturgici antichi, compreso il lezionario, con orazione propria odierna, e rito doppio, mentre altrove era di rito semidoppio (4). Ebbe anche speciale solennità nel foro esterno, ed è indicata come feria di curia ecclesiastica e civile dal sec. Xlll in poi. Nel 1435 la festa segnò una nuova gloria per la nazione genovese, colla celebre vittoria di Ponza, in cui il prode Biagio Assereto faceva prigionieri due re, Alfonso d’Aragona e Giovanni di Navarra, oltre a una moltitudine di signori e grandi di Spagna. Ecco i sentimenti che esprimeva il pio e valoroso capitano nella relazione che di quella battaglia mandava al governo genovese : « Avanti che noi scrivemo altro, noi vi suplichemo che ve piase de recognosce questa singolà vittoria da lo nostro Segnò Dè, e da lo beò San Georgio e da San Domenego, in ra festa de lo quà, in venerdì, fu la nostra assai sanguinenta battaja, della quà (1) Ferretto, Liber magistri Salmonis, in ASLS, voi. XXXVI, p. 76, 188. (2) Una chiesuola di S. Domenico nella frazione di Fregoso, territorio dell' antica parrocchia di Geminiano, nel 1519 veniva conferita insieme colla parrocchia al rettore Agostino Verme. ( ASLS., voi. XXXIX, 647 ). (3) La data precisa non si sa : vedi Acta SS. Boll., T. I, Augusti, p. 870. (4) Gavanto, Thes. Sacr. Rii., Sect. VII, c. X. 14 210 CAPO XV noi semo steti vittoriosi no per le nostre forze, ma pe la virtù de Dè, abiando la giustitia da la nostra parte » (1). Quella vittoria suscitò una gioia straordinaria nel popolo, e il Giustiniani scrive che « fu tanta l’allegrezza, e furono tanti i gridi della moltitudine che a pena si udiva il suono delle campane ». In ringraziamento a Dio «si fecero tre giorni continui le processioni per la città e si resero le solite grazie a Dio, e fu statuito che ogni anno la signorìa dovesse visitare il giorno di S. Domenico la sua chiesa con una offerta del pubblico perchè in quel giorno si aveva avuto questa vittoria» (2). 5 bis. S. Cassiano. — Vescovo d’Autun, ebbe poco culto in Italia. A Genova non ha che un cenno nei calendari citati. 6. SS. Sisto Papa, Felicissimo e Agapito Mart. — In origine la liturgia romana aveva due messe distinte, una per S. Sisto, 1 altra pei due diaconi compagni del suo martirio : ma nel sec. V si era già semplificato riducendo ad una sola le due messe, ero S. Sisto, che è il papa Sisto II morto nel 258, compagno nel martirio di S. Lorenzo, ebbe sempre assai maggiore ce e rit degli altri martiri, e la sua festa si trova non solo nei libri liturgici fin dal IV secolo, ma anche nelle omelie di S. Agostino, Ennodio, S. Gregorio Magno, S. Pier Grisologo ed altri. Riguardo a Genova, una tradizione riportata dallo Schiaffino ed altri annalisti, dice che il santo sia stato nella nostra città in compagnia di S. Lorenzo ; e in memoria di questo suo passaggio, si sia edificata la chiesa che porta il suo nome, come se ne edifico altra a S. Lorenzo. Ma questa tradizione è affatto priva di fondamento storico, non trovandosene memoria nel Libev pontificalis, nè in altre fonti. Tuttavia non c’è dubbio che il culto del santo fra noi è antichissimo, come lo è in tutta la chiesa. Anzi nell’alta Italia questo culto pare sia stato al tutto singolare. Infatti la chiesa tortonese riconosce per suoi fondatori e patroni S. Sisto e S. Lorenzo insieme con S. Innocenzo; e Milano dedicava a S. Sisto una chiesa fino dal sec. V, come ne dedicò un’altra nella stessa epoca a S. Lorenzo : i due santi son notati pei primi dopo gli apostoli nel canone ambrosiano, mentre nel romano stesso tengono un posto inferiore. (1) Belgrano, Feste, ecc., in Archiv. Stor. It., T. XIII, p. 22. (2) Annali, li, 343, FESTE DEL MESE DI AGOSTO 211 Genova pure dedicò a S. Lorenzo una delle sue più antiche basiliche, divenuta poi cattedrale: quindi dobbiamo ritenere che anche a S. Sisto essa abbia tributato un culto distinto ed antico forse quanto quello di S. Lorenzo. I documenti però sono, come al solito, molto tardivi. Il più antico è la chiesa eretta in onore di S. Sisto in seguito alla gloriosa vittoria riportata nel giorno della sua festa l’anno 1087, dai genovesi, pisani ed altri popoli d’Italia collegati per invito del papa Vittore III contro i Saraceni, presso la città di Mehedia in Africa,· città fortificata e sede del re musulmano Timino : vittoria che pose termine al lungo e doloroso periodo delle invasioni saracene in Italia e paesi vicini, e « fu il primo esempio di popoli cristiani collegati a propria difesa per la guerra contro gl’ infedeli » (1), e il preludio delle Crociate. Anche i pisani innalzarono una chiesa a S. Sisto in riconoscenza di quel fatto. Una seconda vittoria segnava pei genovesi la festa di S. Sisto nel 1284 presso la Meloria, dove essi diedero per sempre il crollo alla potenza della rivale Pisa. In seguito alla quale vittoria, che « fu tutta riferita in Dio onnipotente, e non in la virtù umana », scrive il Giustiniani, « fu ordinato che si portassi ogni anno a sei di agosto per li rettori della città e per il popolo un pallio di broccato d’oro con l’offerta di cera alla chiesa di S. Sisto » (2). Il giorno di S. Sisto fu dichiarato feria di curia civile ed ecclesiastica, e come tale apparisce in tutti i cataloghi dal sec. XIV in poi. La festa liturgica è in tutti i nostri codici antichi, con rito doppio, lezioni proprie, e orazione Deus qui conspicis pel solo S. Sisto, e con l’orazione Deus qui nos concedis per gli altri due martiri, tutto come nel Gregoriano, mentre diverse sono nel Leoniano ; oggi poi si ha una sola orazione per tutti tre. 7. S. Donato. — Vescovo d’ Arezzo in Toscana e martire della persecuzione di Giuliano ( + 361 ), ebbe molto culto nell’ alta (1) Guglielmotti, Storia della marina pontificia nel medio evo, Firenze, voi. I, p. 234. Il racconto del glorioso avvenimento l’abbiamo dall’Anonimo Pisano nel Carmen in victoria Pisanorum, Genuensium, aliorumque Italiensium de Timino Saracenorum rege, ducibus Benedicto, Petro, Sismundo, Lamberto, Glandulpho, de expugnatione urbium Sibilia et Madia die sancti Xysti, pubblicato da una copia dell' anno 1119 trovata in un codice della biblioteca dei duchi di Borgogna in Bruxelles, e inserito nel Bullettino dell' Accademia Reale delle Scienze e Lettere, anno 1843, T. X, n. 6. Fu anche pubblicato negli ASLS., voi. IV, p. GCXVI - CCXXXVII. Gli Annali di Caffaro accennano appena il fatto, che dal Guglielmotti, Op. cit., p. 212 seg., è svolto ampiamente. Cf. ASLS., voi. c., p. CXLV1II - IX. — V. anche Sac. Lazzaro Desimoni, Priorato di S. Sisto, capo I. (2) Annali, li, p. 477. 212 Italia, dove gli furono dedicate molte chiese, nonché le diocesi di Mondovì e di Pinerolo. Quindi la sua festa si trova in molti calendari e libri liturgici dell’Italia superiore e delle Gallie; manca invece nella liturgia romana antica. Nel Gelasiano costituisce un’ aggiunta gallicana. A Genova pure il santo ebbe culto antichissimo ; la sua chiesa è una delle più antiche della città, e conserva traccie dell età longobarda. Una reliquia di S. Donato, digitum S. Donami, è ricordata in questa chiesa nel 1189, epoca della sua consecrazione. La festa nel 1143 apparisce fra le grandi solennità in euil arcivescovo partecipava alle oblazioni fatte dai fedeli nella sua chiesa ( ). Era anche osservata nel foro esterno, ed è segnata in tutti ι cataloghi festali ecclesiastici e civili dal sec. XIV in poi. Nella metio-politana vi era distribuzione corale dal 1434. _ Liturgicamente la festa, secondo i nostri codici antic ì, era di rito doppio, con lezioni proprie e orazione presa dal Ge asiano che è 1’ odierna, mentre diverse erano le orazioni ambi osiane. n seguito discese a rito semplice come era nella litui già ìomana, e così la troviamo nel 1645, in cui però si taceva ancora tu a 1’ uffiziatura del santo ; ma nel 1673, introdotta a questo giorno la festa di S. Gaetano Tiene, a S. Donato non restò più c e una semplice commemorazione. Nel 1804, 18 luglio, la S. R· · a istanza dell’arcivescovo elevava nuovamente per Genova a es a a rito doppio, assegnando al 2° notturno la prima lezione propria come nel breviario romano, la 2a e 3a Triumphalis del comune mart. ; al 3° notturno 1’ omelia in Evang. Videte, vi gì ate, e c., come nell’Ottavario romano. Concedeva pure la messa propiia ( Colla riforma del 1914 Genova si uniformò alla liturgia romana. 9. S. Romano. — Martire di Roma sotto Decio, ebbe culto distinto nell’Italia superiore: a Milano gli era dedicata 1 antic ìs sima chiesa incorporata a quella di S. Babila, detta Conci ια Sanctorum per le molte reliquie che vi si veneravano (3)· _ a festa comparisce molto tardi nella liturgia, sia romana che am ro siana. A Genova la troviamo in tutti i libri liturgici antichi, con orazione propria diversa dall’ odierna. Alle Vigne il santo riscuoteva culto speciale, e nel calendario V? la testa è segnata in rosso come le principali solennità. (1) Reg. Arciv., 1, p. 7. (2) Nel 1895, 19 luglio, la festa fu trasferita agli 11 agosto. Vedi decreto S.R.C., in Arch. Arciv., Liturgia, busta 11. (3) Bugati, Memorie di S. Celso, p. 88. PESTE DEL MESE DI AGOSTO 213 10. S. Lorenzo. — Il diacono martire, insigne gloria di Roma, come lo chiama S. Leone (In Nat. S. Laur.), ebbe culto e celebrità in tutta la chiesa fino dai tempi più antichi. Nell’ alta Italia gii era dedicata l’antica cattedrale di Tortona; Milano pure gli dedicava una delle più importanti basiliche nel sec. V, e nel 393 S. Ambrogio si recava a Firenze a consacrare altra basilica del santo. Anche Genova vanta nel suo S. Lorenzo, oggi chiesa cattedrale, una delle sue più antiche basiliche, già ricordata da S. Gregorio (590-604), che narra un fatto avvenuto iuxta portam sancti Lauv enti i. Non sappiamo in quale epoca essa abbia acquistato la cattedralità, ma certo non fu dopo la seconda metà del sec. IX, poiché, come osserva il Grassi, il vescovo Sabatino non 1’ avrebbe prescelta per deporvi il corpo di S. Romolo suo antecessore, portato a Genova da S. Remo per sottrarlo alle devastazioni saracene, se essa non fosse stata la sede del vescovo. Molte altre chiese dell’ antica nostra diocesi, ira cui più di venti parrocchie, furono pure dedicate a S. Lorenzo. La festa fu sempre tra le principali e di precetto in tutta la chiesa, fino al sec. XIX. A Genova naturalmente si celebrò sempre con particolare solennità, essendo festa del Titolare della cattedrale (1). Della sua antica liturgia ci ha conservato larghe traccie il nostro Collettario, che ha un’ orazione per la vigilia, cinque per la festa e due per 1’ ottava, ricavate dai sacramentarii Leoniano, Gregoriano e Gelasiano ( Muratori, I, 395 seg., 662, e II, 110 seg.). Reliquie di S. Lorenzo troviamo nel 1322 nella chiesa di S. Francesco di Castelletto, e più tardi molte nella metropolitana. L’inventario del 1386 nota : Tabernaculum de cristallo munitum argento in quo est de cvaticula beati Laurentii : Digitus B. Laurentii munitus argento : De ossibus B. Laurentii cum capsieta munita argento et cum cvuce argenti aureata : De reliquiis B. Laurentii scilicet anca sine argento. L’ inventario dei 1601, 2 gennaio, in atti del Not. Gio. Antonio Roccatagliata, Cancelliere arcivescovile, ne ha molte di più, cioè : (1) Nel 1574, 20 luglio, Gregorio XIII accorciava speciali indulgenze a chi visitasse l'altare maggiore in S. Lorenzo in die festi (Arch. Cap., Reg. A, f. III). Nel 1640, 8 febbraio, Urbano Vili accorda indulgenze a chi visiterà la cattedrale nei giorni di S. Lorenzo e di S. Siro ( Ivi, Reg. ABC, f. 137). — Indulgenza plenaria per la festa nel di di S. Lorenzo nella metropolitana veniva concessa nel 1627, 21 luglio ad septennium, 1702, 1715, ecc. ( Ivi, f. 35, 36 ). 2i4 CAPO XV * Una testa d’argento lavorato con figure et parte dorato nella quale si conserva parte della testa del martire S. Lorenzo patrono nostro. « Una gamba con suo piede d’argento lavorato et parte dorato con quattro frixi a torno et uno per longo lavorati et dorati con sua fenestrella senza porta dalla quale si vede una reliquia di santo Lorenzo et resta in parte il detto staccato dalla gamba et bisogna di reparazione. « Un tabernacolo piccolo ben lavorato d’argento col suo cristallo con sua crocetta in cima che ha sei perle a torno ed il suo crocifisseto di rilievo e guarnito di pietre e perle, e lepietie sono in numero 17 de vari colori, le perle in numeio 10 otre quelle della crocetta, e nel piede di detto tabernacolo vi sono quattro armi di nobili, nel quale si conserva un dito di S. orenzo martire, sostentato da una mano d’argento dorato, qua mano ha un braccialetto di coralli et perle a torno. « Un altro tabernacolo picolo d’ argento senza lav°rcj co^ su0 cristallo nel quale è dentro un pezzo della craticola di . orenzo. « Un altro tabernacolo d’argento in buona forma lavorato e bello con suo cristallo circondato da quattro cei chi ricamen e lavorati con pietre et perle a torno, nel quale sono dentro un aito et due ossa di Santo Lorenzo uno de quali ossa guai d’ argento et il dito è similmente ornato d’argento. « Un tabernacolo d’argento a modo d’ostensorio con lo suo vedrò nel quale è incluso una reliquia di Santo Lorenzo a come si dice alle spese del fu Signor Gio. Batta Saluzzo In seguito, soppressi quei reliquiari, si riunirono le diverse reliquie in una statua d’ argento che troviamo indicata ne sec. XVIII, contenente le ossa di una gamba, mascella, due dita, ea altre due ossa. Quella statua veniva poi fusa nella zecca a governo democratico del 1794; ma un divoto di S. Lorenzo, ι canonico Gaetano d’Albertis, la voleva ripristinata nel o ìerna statua, fabricata nel 1828. Essa è alta cent. 75, e rappresenta ι santo vestito della dalmatica, colla graticola nella sinistra, e ne a destra la palma. Nel centro del petto un cristallo lascia vedere e reliquie Ex crure, ex digito, ex maxilla S. Laurentii Martyi is. Nella base pure d’argento della statua circondata da un fregio di fiori a sbalzo, si legge: IN HONOREM LAURENTII MARTYRIS COELESTIS EX LEGATO CAIETANI D’ALBERTIS CANONICI CURANTE THOMA SAPORITO COLLEGA EIUS A. MDCCCXXVII1. FESTE DEL MESE DI AGOSTO 215 11. S. Tiburzio Mavt. — Festa romana. Nel nostro Collettario è di rito doppio, con orazione presa dal Gregoriano, che si usa tuttora coll’ aggiunta di S. Susanna. 13. SS. Ippolito e Cassiano Mavt. — La festa di S. Ippolito mart. romano è indicata già nel calendario filocaliano del 336; quella di S. Cassiano d’Imola invece non è nell’antica liturgia romana, benché si trovi nel martirologio geronimiano e in Beda. Ambedue i santi ebbero culto nell’ alta Italia, e Milano dedicò ad essi nel sec. V un oratorio già facente parte delle terme di Massimiano. L’ orazione Beati Ypoliti D.ne, che nel Collettario comprende ambedue i santi, provviene dalla liturgia ambrosiana, nella quale però è solo per S. Ippolito, mentre un’ altra ve n’ ha per S. Cassiano. Diversa è l’orazione di S. Ippolito nell’ antica liturgia romana. Oggi si legge Γ orazione de comuni. 14. S. Eusebio Conf. — Festa romana. Nel Collettario, come nel Gregoriano ed oggi, ha l’orazione de comuni. Un braccio di questo santo si venerava in S. Agostino nel sec. XVII. 16. S. Roceo. — Morto nel 1327 vittima di carità a prò degli appestati, ebbe culto assai in Francia ed in Italia sua seconda patria. Le prime origini di questo culto sono sconosciute (1). Si disse che esso prese sviluppo dal concilio di Costanza nell’ anno 1414, in cui essendo la città invasa dalla peste, i padri del concilio promossero grandi preghiere al santo, e la peste cessò. Ma questo racconto pur troppo non è appoggiato a documenti degni di fede, e i bollandisti non lo credono accettabile. È certo però che il culto del santo si sviluppò assai nel sec. XV, accoppiato generalmente con quello di S. Sebastiano, durante le terribili epidemie che afflissero l’Europa in quell’epoca. In Italia contribuì a diffonderlo la traslazione delle sue reliquie da Arles a Venezia, che dicevasi avvenuta nel 1485, sulla quale traslazione pure sono da fare le più ampie riserve (2). Genova accolse assai presto il culto di S. Rocco. Nel 1451 dicesi eretto l’oratorio di S. Rocco a Varese Ligure. Nel 1468 il patrizio Agostino Saivago donava un terreno per edificare una cappella di S. Rocco nella località di Vernazza, presso S. Martino d’Albaro, ove già veneravasi sopra un pilone un’imagine del santo, presso la quale da molto tempo solevano celebrare la (1) Flahault, Le culte de saint Rock dans la Fiandre maritime, Dunkerque, 1904. (2) Acta SS. Boll., T. Ili, Augusti, p. 391. 216 CAPO XV messa gli arcipreti di S. Martino (1). Quell’ imagine era stata collocata dagli abitanti del luogo, in riconoscenza al santo per essere stati liberati dalla peste. La cappella è divenuta poi la attuale chiesa parrocchiale di S. Rocco. La chiesa di S. Rocco in città, nella salita detta appunto di S. Rocchino, è ricordata dal 1477 (2). Nel 1501, 6 nov., troviamo una consortia seu capellania sanctorum Sebastiani et Rochi istituita nella chiesa di S. M. di Rivarolo, per la quale il Vicario arcivescovile concedeva indulgenza di quaranta giorni, tanto agli ascritti quanto ai non ascritti, che visitassero la sua cappella dando un’offerta per il suo mantenimento (3). Anche la storia dell’arte ci attesta lo sviluppo del culto di S. Rocco nel sec. XV. Un trittico del 1400 di Giovanni Mazzone d’Alessandria con S. Rocco ed altri santi è in S. M. di Castello in Genova, all’altare di Tutti i Santi (4). Alla stessa epoca rimonta probabilmente il trittico che è nella chiesa di Terrile, e una pittuia fiamminga su tavola coi SS. Rocco, Fabiano e Sebastiano ne la chiesa di Portofino (5). Nel secolo successivo le imagini, altari e cappelle di S. Rocco si moltiplicarono in modo che se ne ti ovano dovunque, a prova dello sviluppo sempre crescente del cu to del santo. Parlando di S. Sebastiano abbiamo ricordato la cappe a eretta in onore dei santi Martino, Fabiano e Sebastiano e Rocco in Campochiesa d’Albenga, tempore mortalitatis de 147*6, e ι voto fatto dai parrocchiani di Riomaggiore nella peste del lo i fare festa el dì de santo Rocho. A Genova pure la festa di S. Rocco era osservata dal popo o a principio del sec. XVI, e la troviamo imposta dagli Statuti dell’ arte degli scalpellini nel 1513-1515, come pure 1 hanno g' i Statuti civili di Triora del 1537, il sinodo genovese del 1588 e ι successivi (6). Mentre invece la festa liturgica tardò assai a essere istituita sia nella chiesa universale, sia in particolaie a Genova. (1) Remondini, Parrocchie, Reg. VII, p. 180; ASLS., voi. XXXIX, p. 5~8, hot. Andrea de Cairo, filza XXIII, f. 23. . (2) P. Aurelio, Chronologia urbis Genuae, 1477. Nel 1481 è indicata la chiesa disciplinatorum S. Celsi de Slurla sub vocabulo sancti Rochi, che era la suddetta chiesa di Vernazza. (3) Not. Baldassare de Coronato, filza II, Archiv. Arciv. (4) La basilica di S. M. di Castello illustrata per cura dei PP. Domenicani di Castello, Torino, 1910, p. 73. (5) Prato, Saggio storico del Comune di Portofino, p. 59. (6) Ms. 252, Arch, di Stato, Genova ; Varni, Appunti artistici sopra Levanto, p. 102, FESTE DEL MESE DI AGOSTO 2I7 Il codice delle Rogazioni del Cairo, del sec. XV, ha questa orazione di S. Rocco che si recitava nelle rogazioni, per ottenere la liberazione dalla peste: Deus qm es gloriosus in gloria sanctorum, qui cunctis ad eorum patrocinia confluentibus sue petitionis salutare prestas effectum: concede plebi tue ut intercedente beato Rocho confessore tuo, qui in eius celebvitate se devotum exhibet, a languore et epidinie (sic) peste quarn in suo corpore pro tui nominis gloria passus est, sit liberata, et tuo nomine semper sit devota. Per Dominum (1). In molte parrocchie dal secolo XVI si aveva la Compagnia di S. Rocco, o meglio i fedeli si ascrivevano alla Compagnia del santo eretta in Roma. A Geminiano nel 1592 essa contava molti asci itti. Un decreto arcivescovile del 1595, 29 nov., ordinava si pubblicassero in città e diocesi le indulgenze, grazie e privilegi concessi da diversi romani Pontefici ed ampliati da Gregorio XIII alla Compagnia ed Ospedale di S. Rocco in Roma, « da potersi concedere dalli Commissarij deputati a questo santo offitio della publicatione di tante divine gratie a ciascheduno fidei Christiano che vorrà entrare in la S. Confraternita di S. Roccho di Roma » (2). Ciò contribuì senza dubbio a moltiplicare le ascrizioni alla Compagnia. S. Rocco è uno dei santi Protettori di Genova, eletto certamente in occasione di qualche pestilenza, forse in quella del 1493 ovvero del 1522 -1530. 18. S. Agapito Mart. — Festa romana. Nel Collettario è di rito semplice, con orazione presa dal Gregoriano, che è Γ odierna. 19. S. Magno Mart. — Vari sono i santi di questo nome celebrati nel martirologio. Qui probabilmente si tratta di un S. Magno vescovo italiano, d’incerta sede, martirizzato sotto Decio, che si trova pure indicato in diversi calendari di chiese d’Italia che ne possedevano le reliquie. Nel nostro Collettario è di rito sem., con orazione propria, ricavata dal Gelasiano. Oggi è totalmente scomparso dalla liturgia. 20. S. Bernardo. — Il santo fu a Genova nel 1132 mandatovi dal papa Innocenzo 11 per pacificare i genovesi coi pisani; e d’allora (1) Rossi, Cairo e le Rogazioni triduane, μ. 105. (2) Arch. Arciv., Indulgenze, busta I. 2l8 CAPO XV non cessò più la venerazione dei nostri concittadini verso di lui (1). Morto nel 1153, e canonizzato da Alessandro III nel 1174, eb e tosto un culto speciale nella nostra città, in cui non tardò a sorgere la chiesa di S. Bernardo di monte Peralto, oggi convento di S. Bernardino, che nel 1212 veniva confermata al Capitolo ι S. Lorenzo (2). La sua festa pure si dovette celebrare assai presto, poiché nel 1375 è già indicata tra le ferie di curia, come o u sempre in seguito, finché fu dichiarata festa di precetto ne 1625 come vedremo. La festa liturgica è pure notata nei ca en-dari delle Vigne V> V.2 ; nel cod. metropolitano C. è aggiunta nel calendario di mano poco posteriore al testo. Lo stesso co ice ha in fine un’orazione del santo Perfice quesumus Domine, seri tura del sec. XVI. (Vedi ms. f. 165'' ). Nel 1434 nella metropolitana vi era distribuzione corale in missa S. Bernardi. Le molte chiese, oratorii, altari e imagini del santo dimosti ano come il suo culto andò sempre aumentando nel popolo genovese. Una cappella di S. Bernardo troviamo in S. Ambrogio i a palio nel 1497, coi rispettivi massari che ne promuovevano ι culto (3). Nel 1503 è indicato 1’ oratorio di S. Bernardo in b. Margherita Ligure ; nel 1513 una cappella del santo a Celesia, P^ess° Borgonovo (4); una chiesuola di S. Bernardo dell U ne a Genova delle monache cisterciensi è indicata nel 1525, e quel secolo se ne costrussero un gran numero come usu ta a visita di mons. Bosio del 1582, che ne enumera moltissime. Anche la storia dell’ arte ci attesta lo sviluppo del culto nei sec. XVI, colle molte pitture rappresentanti il santo eseguite aa migliori artisti dell’ epoca. Luca Cambiaso e la sua scuo a ci diedero Γ ancona con S. Bernardo, Gottardo e Sebastiano, c e nella chiesa di Morego, e l’altra coi SS. Bernardo, ar ino e Sebastiano, che è in quella di Manesseno. A Nè si COI^se5Jf, U trittico colla Madonna, S. Bernardo e S. Michele, del > a Moconesi un’ ancona in legno coi SS. Bernardo, Terenziano e Margherita, del 1577 ; a Gattorna un trittico coi SS. Bernardo, Giacomo e Antonio, del 1578. . _ , Ma il punto culminante nella storia del culto di S. Bernarao è 1’ anno 1625, in cui il santo fu dichiarato Patrono di Genova. (1) Sulla venuta del santo a Genova nel 1129, asserita dal Giscardi e da qualche «Uro, non crediamo sia il caso di fermarci, perchè non è ammessa generalmente. (2) Banchero, Duomo, p. 33; Cf. Poch, Op. c., voi. V, p. 98, anni 1251-1254. (3) ASLS., voi. XXXIX, p. 506. (4) Rollino e Ferretto, S. Margherita, p. 139 e 200; ASLS., voi. cit., p. 800. FESTE DEL MESE DI AGOSTO 219 Mentre il duca di Savoia avea dichiarato guerra alla repubblica, e già stava per assalire la città, il Senato ed il popolo genovese si rivolsero a S. Bernardo implorandone la potente intercessione, memori delle parole rivolte da lui ai genovesi : « hi aeternum non obliviscar tui, plebs devota, honorabilis gens, civitas illustris » ; e il 27 aprile promettevano con voto solenne emesso nella chiesa metropolitana di annoverare il santo ira i celesti patroni di Genova, di erigere una cappella in suo onore, di celebrarne ogni anno la festa di precetto, con processione e messa solenne, a cui assisterebbero i serenissimi Collegi, dotando pure in tal giorno dodici povere fanciulle (1). E il santo fece davvero sentire la sua protezione, poiché il giorno 19 agosto, vigilia della sua festa, il nemico si allontanava, e Genova era libera dalla guerra minacciatale. Quindi si eseguirono tosto le promesse fatte ad onore del santo, eretta la chiesa di S. Bernardo tuttora esistente presso S. Donato, istituita e dichiarata di precetto la sua festa, con decreto arcivescovile 31 luglio di quell’anno stesso, ratificata poi dal papa Urbano Vili con bolla del 12 nov. 1625, che riportiamo nei documenti. Notiamo che allora la festa era dichiarata di precetto per tutto il dominio della repubblica, compresa la Corsica ; ma poscia, avendo Urbano Vili nel 1642 rinnovato tutto 1’ ordinamento festale, quella testa andò abolita, per venire poi restituita con decreto speciale nel 1643 per la sola città di Genova e suoi sobborghi (vedi Parte I, capo IV); e tale si conservò fino al 1853, in cui fu soppressa. Liturgicamente la festa si faceva di rito doppio di 1. ’ classe con ottava per la città, essendo festa del patrono, e in diocesi di rito doppio (2). Nel 1879, 31 marzo, fu elevata a doppio di l.a classe per tutta la diocesi ( V. Documenti, N. XXIV ). In seguito alla vittoria del 1625 si coniava una moneta d’ argento con S. Bernardo in piedi tenente in mano il pastorale, e colla leggenda Non obliviscar tui, e a tergo il castello con fregi, e la scritta Dux et gubernatores reipublicae genuensis 1630 (3). Poscia nel 1633 il Senato inviava a mezzo del suo Legato Agostino Centurione una lampada del valore di quattromila scudi al sepolcro di S. Bernardo, riportandone la preziosa reliquia di una costa di lui, che fu deposta nella chiesa metropolitana dove (1) V. Documenti, N. XXIV. (2) Vedi in Officio proprio (jenuen. 1661, lezioni proprie dei giorni fra 1’ottava, prese da S. Grisostoruo. Le lezioni odierne pel giorno dell’ ottava furono concesse con decreto 6 settembre 1834. (3) Desimoni, Tavole descrittive delle monete della zecca di Genova, p. 156. 220 CAPO XV tuttora si conserva (1). Altra reliquia, cioè un braccio del santo, era portato a Genova nel 1626, 18 luglio, dal convento della Cer-vara, per desiderio dello stesso Senato, e veniva deposto nella chiesa di S. Catterina di Lucoli (2). Conseguenza di quel rifiorimento della divozione a S. Bernal do devono pure considerarsi le chiese di Campomorone, oggi parrocchia arcipresbiterale, di Bevegni frazione di S. Olcese, 1’oratorio di Voirè, le cappelle di Livellato, S. Biagio, Certosa, Pino, Cai noli (Voltri), Pieve di Sori, Favaro, Taglieto a Varese Ligure, Bogliasco, Cerendero, Cese, Isola del Cantone, Molassana, Marsiglia, Multedo, Sestri, S. Gio. Battista, Gavi, Moneglia, Campoie, Garibaldi, Paggi, Sanguineto, Temossi ed altre, nonché gli altari eretti in moltissime altre chiese. La festa tu introdotta nella massima parte delle parrocchie. 22. SS. Timoteo e Sinforiano Mart. - Il primo di questi santi è già indicato nel calendario filocaliano del 336; il secondo venne molto più tardi. Il Collettario genovese ha la commemorazione i ambedue, con orazione presa dal Gregoriano, che però 1 ha pe solo Timoteo. I Diarii del sec. XVII notano che « li Padri Somasc ι della Maddalena hanno il corpo di S. Timoteo suddetto martire ». 24. — S. Bartolomeo Ap. — Le origini della sua lesta sono oscure, come avvolte nella leggenda sono molte circostanze e suo martirio. S. Gregorio di Tours (+ 594) parla della, traslazione prodigiosa delle sue reliquie a Lipari ; reliquie che poi nel sec. furono trasferite a Benevento, e nel sec. X a Roma. Fu senza (1) Per la corrispondenza tenuta a proposito tra il Centurione e 1 abate di C uara\ Largentier, vedasi Ch. Lai.ore, Le trésor de Clairvaux du XIIC au Vili siec e, Troyes, 1875. Cf. Giornale Ligustico, anno II, p. 117. — La reliquia fu rinchiusa in un reliquiario di legno colla seguente scrittura: A. 1633, XX Augusti. Reliquia scici a ex Corpore Divi Bernardi Abbatis Clarevallensis hodie reposui m hoc vase ligneo w custodiatur ad formam decreti Serenissimorum Collegiorum hodie conditi, (firma ο) Io. Bapta.— Più tardi fu costruito un nuovo reliquario d'argento, e ripostavi la reliquia, co a scrittura seguente : 1756, 19 augusti. Reliquia Sacra ex corpore Divi Bernardi Abbatis Claravalensis hodie reposita in hoc vase argenteo ut custodiatur ad formam decreti Sermorum Collegiorum conditi die vigesima Augusti 1633, Praesentibus Exc.mis Augustino Adurno et Dominico Pallavicino Gubernatoribus residentibus in Regali Palatio, ac M.co et liev.mo Io Bernardo Taccono Praeposito Ecclesiae metropolitfinae S. Laurentii. — Io. Bapta Queiratia Canc.ius et a secretis Status. — Le due scritture originali si conservano ora nell’Archivio del Capitolo, (Reliquie). (2) Vedi il processo per l'autenticazione di questa reliquia, coll’approvazione del Vicario arcivescovile, e la relazione del trasporto a Genova, in Archiv. Arciv., Reliquie, busta 11. FESTE DEL MESE DI AGOSTO 221 dubbio in seguito a queste traslazioni che si propagò il culto del santo. La sua festa comincia ad apparire in occidente nel sec. IX, nel calendario di Napoli e in quello di Verona, e in molti codici gallicani ; nei romani invece non si trova prima del sec. X. Divenne universale nel 1298, quando Bonifazio Vili ordinò che di tutti gli apostoli si dovesse celebrare la festa con rito doppio. A Genova il culto del santo si mostra assai antico e diffuso. Nel sec. XIII erano dedicate a lui nella nostra diocesi quindici chiese parrocchiali, oltre le chiese minori, delle quali alcune hanno documenti dal sec. XI, e certamente risalgono oltre il mille. La festa pure vi si dovette svolgere contemporaneamente alle altre regioni di cui parlammo testé. Nel sec. XII essa era assai popolare, come dimostrano gli atti pubblici datati ad festam sancti Bavtholomei (1). Come festa di apostolo era di precetto ecclesiastico fino dai tempi più remoti; e quindi dal sec. XIV in poi è sempre notata nei cataloghi dei giorni feriati. Nel Collettario essa ha rito doppio, lezioni proprie, e orazione odierna che proviene dal Gregoriano di Menardo. Il santo avea culto in molte altre chiese, oltre a quelle indicate. In S. Marco al Molo eravi un altave sancti Bavtholomei con cappellano proprio, col quale nel 1311 il parroco fa speciali accordi riguardo alla festa del santo (2). Nel 1335, 21 genn., prete Matteo Carievaro da Turbi, rettore di S. Pietro di Quinto, legava una somma per 1’ erezione di un altare a Maria SS. e S. Bartolomeo nella chiesa parrocchiale di Quinto (3). Nella metropolitana pure esisteva la cappellania di S. Bartolomeo, il cui altare veniva consacrato il 29 luglio 1414, come sappiamo dall’ obituario del Collettario che pubblichiamo, al giorno 29 luglio. Contemporaneamente anche in S. Agostino troviamo 1’ altare di S. Bartolomeo, patrono dell’ arte dei coltellieri, che ne celebravano la festa, assegnando anche in tal giorno una dote alle figlie maritande degli ascritti (4). Nel 1491 nella chiesa di Pedemonte in vai Polcevera vi era indulgenza per chi visitasse la chiesa nella festa di S. Bartolomeo (5). Reliquie del santo troviamo nella chiesa di S. Francesco di Castelletto nel 1322. Nel 1430 Marco Spinola donava ai monaci di S. Bartolomeo degli Armeni in Genova il piede sinistro del santo (1) Desimoni, Documenti per la storia di Gavi, anno 1193, p. 72. (2) Archiv. Capit. Metrop., Reg. F\ A., f. 191-193, (3) Foliat. Notar., voi. Ili, P. Il, p. 295. (4) Delucchi, La chiesa di S. Agostino, p. 181. (5) ASLS., voi. XXXIX, p. 657. 222 CAPO XV preso da lui a Benevento (1). In S. Giorgio nel 1507 è indicata una reliquia S. Bartolomaei munita argento ; e nel 1512 in S. M. delle Vigne trovavasi Tabernaculum argenti in quo est dens S. Bar-tholomaei (2). Maggior numero di reliquie sono indicate nei citati diarii del 1668, che riportiamo qui : « S. Bartolomeo Apostolo. Nella propria chiesa olim detta degli Armeni v’ è solennità e vi è un piede suo dove hora abitano li Padri Barnabiti la quale si può dire esser la principale ; 2·° S. Bartolomeo del Carmine, Monache ; 3.° di Stagien o sia Staglieno ; 4.° della Costa ; 5.° del Fossato con titolo di Abbadia ; 6.° de Certosini. Delle reliquie di questo Santo Apostolo ne tengono il Duomo, Castello et altre chiese..... » 25. S. Genesio Mavt. — Due sono i santi di nome Genesio ricordati nell’ agiografia a questo giorno, Genesio d’ Aries, notaro, e Genesio di Roma, commediante (3). Però il primo ebbe maggior culto dell’ altro, benché spesso non sia possibile conoscere a quale dei due si riferiscano i documenti. E’ certo che nei sec. V-VI ι culto di S. Genesio era celebratissimo in occidente. Prudenzio cantava « Teque pvaepollens Arelas habebit sancte Genesi », e Venanzio Fortunato « Porrigit ipsa decens Arelas pia dona Genesi ». La festa si trova non solo nella Gallia e Spagna, ma anche in Roma, Alrica e alta Italia (4). Anche a Genova pare che sia antichissimo il culto del santo. Nella chiesa ricordata nei dialoghi di S. Gregorio, ecclesia beati lanuarii martyris iuxta povtam sancti Laurentii nella nostra città, si crede doversi riscontrare la chiesa di S. Genesio, detta per errore S. Gennaro, non essendovi memoria di chiese dedicate a quest’ ultimo santo nella nostra città, mentre invece è certo che (1) Giustiniani, Annali, II, p· 314. (2) Not. Urbano Granello, 1507, f. 208; Not. Baìdassare de Coronato, 1512, f. 31/, Archivio di Stato. (3) Non mancò chi dei due santi Genesi) volle farne uno solo. Cf. Bertha von der Lage, Studien zur Genesnislegende, I, Berlin, 1898, il Bollandista Van de Vorst, Une passion inèdite de S. Porphyrie le mime, in AB., XXIX (1910), p. 258 seg., e il Dej.ehaye, in AB., voi. cit., p. 343 seg. Ma la cosa è tutt’ altro che provata. — Vedi in contrario Allard, La persécution de Dioclétien, Paris 1908, T. I, p. 7-9; Harnack, Geschichte der alt-christlichen Litteratur bis Eusebius, I, p. 821, Leipzig, 1893; Tillemont, Memoires, T. IV, p. 418-21; 694: Acta Sanctorum, Aug. V, 119 seg. (4) Gatti, Di un frammento marmoreo col nome del martire Genesio, in Bullet-tino della Commissione archeologica comunale di Roma, Roma, Loescher, anno XXXIII, 1904, p. 325 - 30 ; Vopel, Die altchristlichen Goldglàser, Friburgo, 1899, p. 54; Garrucci, Storia dell’ arte cristiana, voi. Ili, Tav. 188. — Calend. Cartag. — Savio, I dittici del canone ambros., p. 930: Capitulare S. Pauli. FESTE DEL MESE DI AGOSTO 223 precisamente vicino a S. Lorenzo esisteva la chiesa di S. Genesio ed era antichissima. Secondo il Banchero residui di quella chiesa della decadenza romana furono colà rinvenuti nel secolo scorso. Nel 1087 Corrado li vescovo di Genova considerando qualiter ecclesia sancti Genesii quorundam iniquorum invasione inofficiosa permansit..., volendola ripristinare al culto, la dona con tutti i suoi beni e diritti ai canonici di S. Lorenzo (1). La vetusta chiesa veniva poi riedificata nel 1431 dai Fieschi, ma rovinata una seconda volta, non ne rimase che il nome al vico S. Genesio, presso a cui essa sorgeva, e il culto del santo passò nella chiesa di S. Lorenzo. La testa è indicata in tutti i nostri più antichi libri liturgici, con rito doppio, lezioni ed orazione proprie, come nella liturgia ambrosiana. Più tardi però si cambiò 1’ uffiziatura, e il calendario del 1645 ha sotto il 26 agosto : In Metropolitana S. Genesii martyris, semiduplex, propter ecclesiam unitam. Nona lectio et comm. S. Zephirini, Omnia de Comuni, cum Evangelio Nolite arbitrari, in Officio Genuen. Missa In virtute, oratio Praesta ut qui. Nell’ ultima riforma del 1914 la festa fu soppressa anche per la metropolitana. 25 bis. S. Lodovico re di Francia. — Il santo ebbe strette relazioni con Genova in tutta la sua vita e specialmente durante le Crociate da lui promosse ed eseguite insieme coi genovesi. Ne ho parlato nel mio libro S. Francesco e il Terz’ Ordine in Genova, capo V, a cui rimando il lettore. Dopo la sua morte, appena il papa Bonifacio Vili nel 1297 lo ascrisse nel catalogo dei santi, i genovesi gli prestarono culto speciale. Una capella sancti Ludovici veniva eretta nella chiesa di S. Francesco in Castelletto dall’arcivescovo Porchette Spinola (1299-1321). il quale volle in essa avere sepoltura. La sua festa, che si celebrava in quella e nelle altre chiese francescane, manca nel Collettario metropolitano, ma si trova invece nei primi calendari di S. M. delle Vigne V.1 e V.2, nella quale chiesa ebbe sempre un culto speciale fino ai nostri giorni. Ultimamente era trasferita ai 7 settembre, facendosi al 25 agosto S. Genesio. Notiamo che solamente Pio V estese la festa alla chiesa universale. (1) Banchero, Duomo, p. 215; Arch. Capit. S. Lorenzo, Reg. P.B., f. 2. 224 CAPO XV 2ò. S. Alessandro. — E’ il martire della Legione tebea (1)· Da Bergamo il suo culto si diffuse specialmente nell’ alta Italia, dove ne troviamo notata la tèsta negli antichi libri liturgici, mentre essa manca invece nella liturgia romana. A Genova troviamo la prima traccia del suo culto nella chiesa testé indicata col nome di S. Genesio, ma che portava pure quello di S. Alessandro, e nell’atto del 1087 soprariportato, mentre prima è detta ecclesia sancti Genesii, più sotto si chiama ecclesia sancti Genesii et Alexandri (2). La festa nel Collettario è di rito semplice, con orazione propria derivante dalla liturgia di Bergamo (3). 27. S. Rufo. — Martire di Capua, ebbe poco culto tuori della sua patria, e raramente se ne trova la festa nei calendaii-Geno\ra tu portato probabilmente pel tramite delle relazioni com merciali che la nostra città aveva coll’ Italia meridionale. La testa è notata in tutti i nostri antichi libri liturgici, con rito sem plice. tre lezioni, e orazione Adesto, ricavata dal Gelasiano. 28. S. Agostino. — Battezzato a Milano da S. Ambrogio il 25 aprile del 387, partiva pochi mesi dopo insieme colla ma^ re S. Monica per far ritorno in Africa, dove morì il 28 agosto « · La sua testa, oltreché nel calendario di Cartagine, appai isce ne calendario gotico del sec. VII, nel geronimiano, e in tutti ι mai tirologi successivi ; ed era, si può dire, generalizzata nel sec. · Genova probabilmente accolse il santo nel suo passaggi0 a Milano nell' anno 387, come poscia ne accolse la salma nel - > nella traslazione che ne fece dalla Sardegna a Pavia il re Li ut prando per sottrarla all’ invasione saracena in quell’ isola ( )· La tradizione costante dice che il corpo fu deposto provvisoriamente in una chiesa dei sobborghi di Genova, chiesa che si crede essere quella di S. Pietro in San Pier d’Arena, chiamata poi di S. Agostino, presso Γ attuale S. Maria della Cella. Un atto (1) Cf. Onofri, De Martirologio Bnxiam, Brescia, i895 ; Brunati, Leggendario dei Santi bresciani, Brescia, 1834-1845; Odorici, Storie bresciane, 1853, voi. II· Contro questi ed altri scrittori, il Capilupi, S. Alessandro martire bresciano, voleva ad ogni costo, seguendo scrittori antichi, farne un santo bresciano distinto^ da quello di Bergamo; ma « ormai Brescia ha restituito completamente a Bergamo il suo S, Alessandro in omaggio alla verità ed al buon senso >, sorive il Guerrini, Brixia Sacra, anno VII, p. 56. (2) Vedi art. S. Genesio, 25 agosto ; Banchero, p. 215. (3) Vedi Ad Migne Patrologiam Auctarium Solesmense, 1, Codex Sacramento-rum Bergomensis, p. 129. (4) Cf. Ferretto, nell’edizione del voi. XV del Remondini, Parrocchie dell’ Archidio-cesi, p. 54 seg.; Legé, Derthona sacra, 1901. FESTE DEL MESE DI AGOSTO 225 del 1033 dice ecclesiam quc in honove sancti Augustini non longe a fanuensi civitate constructa est ( cioè ricostrutta ) ab ipso Liutpvando (l). Specialmente dopo questa traslazione si dovette diffondere il culto del santo fra noi, promosso poi dai religiosi agostiniani ed alti i istituti professanti la sua regola, che furono assai fiorenti in Liguria fino dai tempi più remoti. Gli Eremitani di S. Agostino, che nel llòl troviamo a S. Tecla presso S. Martino d’Albaro, nel 1260 si trasferivano in città, ove fondavano la monumentale chiesa di S. Agostino che tuttora sussiste. La festa è in tutti i nostri codici liturgici, con rito doppio, lezioni proprie, e orazione presa dal Gregoriano di Menardo, che è 1 odierna. Si festeggiava anche nel foro esterno, ed è notata in tutti gli elenchi festali dal 1375 in poi. 28 bis. S. Ermete Mavt. — Festa romana. Nel Collettario ha Γ orazione odierna, che è presa dal Gregoriano. 29. Decollazione di S. Gio. Battista. — Vedi art. 5. Giovanni Battista, 24 giugno. 29 bis. S. Sabina. — Gli Atti dei SS. Nabore e Felice raccontano che quando a Lodi il vecchio furono martirizzati i due santi, la pia matrona Sabina ne raccolse i corpi ancora giacenti sul suolo e li portò a Milano, ove ebbero onorata sepoltura (2). La pia Sabina ebbe sempre grande venerazione a Milano, ove si conservano le sue spoglie; e il suo nome fu iscritto nel canone ambrosiano, prima delle sante Tecla e Pelagia (3). Anche a Genova è antichissimo il culto di S. Sabina, unito strettamente a quello di S. Vittore martire di Milano, come ho dimostrato parlando di questo ai 21 luglio. La chiesa dedicata ai due santi, nella quale trovavasi la lapide del Magnus miles del sec. VI, attesta 1’ antichità di questo duplice culto (4). Questa relazione di S. Sabina col martire milanese S. Vittore a Genova, c’ induce a credere che anche ivi la santa venerata sia la Sabina (Il Casalis, Dizionario, art.. Genova. (2) Savio, Gli antichi vescovi, Milano, p. 98 e seg. (3) Savio, I dittici del canone ambrosiano e del canone romano, in Op. c., p. 923 *eg. (4) A S. Sabina è pure dedicata la chiesa di Trigeso presso Sestri Levante, indicata in un atto del 1191 (ASLS., XXXIX, p. 759), ed una chiesa pure presso Gavi (Desimoni, Amali, p. 21 ). 15 226 CAPO XV milanese, e non la Sabina martire romana. Così ritengono 1 nostri storici recenti: Belgrano [Illustras ione, p. 453), Ferretto ( Primordii, p. 324 ) e Podestà ( Il Colle di S. Andrea, P· 30 ). Ciò pei tempi più antichi : in seguito la cosa cambiò, e come accadde a riguardo di altri santi, col volgere dei secoli a cu o di S. Sabina lombarda si sostituì quello dell’ omonima vergine e martire romana, che pure ebbe culto assai esteso nella c lesa. Nel sec. XIII troviamo già nella liturgia genovese la festa e a Sabina romana, ai 29 agosto, che è appunto il giorno di ques a santa, e coll’ orazione Deus qui inter cetera, che pure fu sempre usata per essa nella liturgia romana, dal sacramentano rego riano fino ad oggi. , , La sostituzione era già avvenuta probabilmenle alla ne e sec. XI, poiché un documento del 1088 già da me ricor ato pai landò di S. Vittore, riguardante la chiesa 5. Victoris e ^ Savine nuncupata, dà ripetutamente a questi due santi ι 1 di martiri: pro reverentia ipsorum venerabilium martyi uni, au ^ ipsorum pr e nominatorum martyrum (1). Ora Γ appel ^tlv0 martire dimostra che si parla della Sabina romana, poiché clue di Milano non subì il martirio. D’ allora si festeggiò sempre noi la santa romana. ~ „ Parlando di S. Serafia, compagna di martirio con b. a di Roma (29 luglio), ho fatto osservare che tanto in eno quanto a Gavi, non lontano dalla chiesa di S. Sabina si trov altra chiesa di S. Serafia. In antico S. Sabina nella liturgia genovese non avea c eu ^ semplice commemorazione, mentre Γ uffizio del giorno era e Decollazione di S. Gio. Battista; ma nel sec. XVIII la santa trasferita al 31 agosto con festa propria, rito semplice ; e più tar ì, nel 1804, decr. 3 luglio, si portò al 3 settembre, finché nell u tima riforma del Proprium Genuense fu soppressa. 30. SS. Felice e Adauto Mart. — Festa romana. Nel tario è di rito doppio, con orazione odierna, che provviene da Leoniano. 31. S. Paolino. — Vescovo di Treviri, la sua festa non è mai indicata nei libri liturgici romani, salvo che nell’ antifonario del sec. XII. A Genova è nel Collettario, con rito semplice, senza nulla di proprio. In seguito non si ha più traccia del suo culto. (1) ASLS., Voi. II, P. II, 431-2. FESTE DEL MESE DI SETTEMBRE CAPO XVI. Feste del mese di Settembre 1. S. Prisco Mavt. — Il martire di Capua ebbe culto abbastanza diffuso anticamente in Italia e nelle Gallie, ma non fu accolto nella liturgia romana. A Genova l’abbiamo nei citati codici liturgici antichi, con rito semplice, e orazione presa dal Gelasiano (1). 7. SS. Paragorio, Parteo e Partenopeo Mavt. — Secondo la leggenda S. Paragono, illustre patrizio Nolese, e Partenopeo e Severino suoi servi appartennero alla famosa legione Tebea e furono poi martirizzati nell’isola di Corsica. Paragono venne assunto a Patrono e Protettore della città di Noli, e gli fu dedicata la cattedrale, tuttora esistente, che per la sua vetustà fu dichiarata monumento nazionale (2). Quindi si spiega perchè se ne trovi la festa nell’antica liturgia genovese, come risulta dal Collettario e dal messale metropolitano U, i quali però la notano solo nel calendario, con rito sem., senza nulla di proprio. In seguito non si ha più cenno di questa festa. 8. S. Adriano Mart. — Il culto di questo santo martire di Nicomedia, del quale già troviamo la festa nella liturgia romana nel VII sec., a Genova fu promosso in modo particolare da Ottobono Fieschi, che da Cardinale ebbe il titolo di S. Adriano, e che assunto poi al pontificato prese il nome di Adriano V (1276)! Nel 1270 egli fondava la Basilica di S. Adriano di Trigoso, presso Sestri Levante, nei suoi possedimenti paterni, dotandola di un collegio canonicale (3); e nel suo testamento del 1276, legò lire centoquaranta al capitolo della nostra metropolitana per il maggior decoro della festa del santo (4) ; quindi trovasi sempre indicata (1) Muratori, L.R.V., T, I, p. 666. (2) Descalzi, Storia di Noli, dalle origini ai nostri tempi, p. 46 ; Ferretto in ASLS voi. XXXIX, p. 324. (3) Atti del Not. Francesco Maria Assereto, filza IV, p. i 13, Arch. di Stato· ASLS voi. XXXIX, p. 759. (4) Vedi sotto, Kalendario del Cod. C„ ai 18 agosto: Obiit D.nus Adrianus papa. Reliquid huic ecclesie lib. CL. Dividantur inter fratres qui interfuerint misse lib. II, sol. X, etc. 228 CAPO XVI la distribuzione in missa S. Adriani nei registri del capitolo. A lui pure si deve l’altare di S. Adriano eretto nella stessa metropolitana, e che troviamo ben provvisto di arredi nel 1386. Per la festa di S. Adriano il pontefice Nicolò IV, nel 1290, 11 ottobre, concedeva speciali indulgenze a chi visitasse la basilica di Trigoso, e accordava il privilegio che in essa si potesse celebrare anche durante Γ interdetto generale (1). Nel Collettario metropolitano ha lezioni proprie e orazione pare propria, Adesto Domine, di cui non si conosce la provenienza, mentre nel Gregoriano di Menardo ha 1’ orazione Praesta quaesumus, che si usa tuttora. Una reliquia di S. Adriano fu portata nella chiesa di S. Francesco di Castelletto nel 1322, chiesa fondata da Adriano Fieschi, fratello del papa Innocenzo IV. 9. S. Gorgonio Mavt. - Ebbe culto antichissimo nella chiesa romana. Ai confini della Liguria, nell5 isola di Gorgona, al tempo di S. Gregorio M. era un monastero dedicato a S. Gorgonio e a Maria SS. (2). Genova pure lo festeggiava anticamente, come risulta dai soliti codici liturgici, in cui è notato con rito sem. e orazione presa dal Gelasiano, che si legge tuttora. 11. SS. Proto e Giacinto Mart. — Festa romana antichissima. I nostri libri liturgici antichi la segnano di rito sem., con oi azione presa dal Gregoriano, che è l’odierna. 13. S. Venerio Ab. — Appartiene alla chiesa genovese, perchè visse e morì nell’isola del Tino presso Portovenere, che appai-tenne dal sec. XII fino al sec. XIX alla nostra diocesi di Genova, ed ultimamente fu assegnata alla suffraganea diocesi di Chiavari. Quell’ estremo lembo di terra ligure fu dai secoli più remoti rifugio di monaci. Si crede che fino dal principio del sec. V, quando il pagano poeta Rutilio Numaziano si scagliava contro la vita mortificata e penitente dei monaci di Capraia e della Gorgona, anche lo scoglio del Tinetto presso Portovenere fosse popolato di monaci. Recentemente vennero in luce colà avanzi di un romitorio dei primi tempi cristiani (3). Nel sec. VI i monaci e Γ abate di (1) Langloi, Les Registres de Nicolas IV, N. 3521, 3617. (2) Albers, Il monachiSmo prima di S. Benedetto, in Riv. S. Ben., 1914, p- 191. (3) Sforza, Storia di Ponlremoli dalle origini al 1500, Firenze 1914, p. 612 seg. ; Mazzini, Per i confini della Lunigiana, in Giornale Stor. della Lunigiana, Anno 1, p. 24 seg.; Remondini - Ferretto, Parrocchie dell’Archid. di Genova, Reg. XV, p. 255 seg. FESTE DEL MESE DI SETTEMBRE 229 Portovenere sono indicati nelle lettere di S. Gregorio, che di loro scriveva al vescovo Costanzo in Genova nell’ anno 594 (1). A quella colonia di monaci appartiene il nostro S. Venerio, che ne è comunemente ritenuto abate. Visse nell’ isola del Tino nella seconda metà del sec. VI, e vi morì nella prima del successivo, probabilmente verso l’anno 630. Dopo la morte cominciò subito il suo culto, pei miracoli che si verificavano sulla sua tomba. Da lui prese nome il monastero di S. Maria e S. Venerio del Tino, dove riposava il suo corpo, che poscia fu dal vescovo di Luni Leutecario, secondo la tradizione, trasferito in luogo più sicuro nella chiesa detta anche oggi S. Venerio, nella località omonima in terra ferma; finché a principio del sec. IX fu portato a Reggio Emilia dove riposa tuttora (2). Il monastero di S. Venerio nell’ isola del Tino acquistò grande fama, e molti sono gli atti di donazione a suo favore, che incontriamo nelle pergamene dal sec. XI in poi (3). Allora il monastero dipendeva dalla S. Sede; ma nel 1133 passò per bolla di Innocenzo II sotto il dominio dell’ Arcivescovo di Genova, a cui fui poi confermato da Alessandro III nel 1161 insieme col borgo di Porto-venere (4). Meritamente quindi Genova celebrava d’antico la festa del santo, come risulta dai nostri libri liturgici, nei quali sempre è notata a questo giorno col titolo : S. Venerii Confessoris. Nel Collettario è di rito sem., e uffizio de Comuni. In seguito la festa, come avvenne di altri santi antichi, si ecclissò, e non si trova più néi libri liturgici fino alla metà del sec. XVII. Ma nella seconda metà del secolo stesso essa riprese nuova vita, e non solo fu accolta nel calendario come c'era anticamente, ma le fu assegnato l’uffizio proprio che ha ancora oggidì modificate alquanto le lezioni del 2° notturno nel nuovo Proprium Genuense del 1916 (5). (1) Opere citate, e S. Greg. Epist., Lib. V, ep. 3 e 4 ; Acta SS., T. IV, Sept., p. 108 seg. (2) Mazzini, l. c., p. 20 seg. ; Acta SS., Ivi ; Muratori, R.I.S., T. Vili, 1179, Memoriale Potestatum Regiensium ; Remondini, l. c. (3) Muratori, Antichità Estensi, voi. I, p. 210 seg. ; Ferretto - Remondini, l. c. — Un interessante regesto di documenti inediti sul monastero di S. Venerio di Tino del secolo XV ha pubblicato il Ferretto, 1. c., p. 261 -66. — E’ annunziato come prossimo a pubblicarsi nella Bibl. Soc. Stor. Subalpina, voi. 80', Falco, Cartario del monastero di S. Venerio dell’ isola di Tino. (4) Ughelli, Italia sacra, T. IV, 856 ; Belgrano, Op. c., p. 343. (5) Cf. Proprium Genuense del 1673, foglio aggiunto, Archiv. Arciv., Liturgia : e Diario cit. 1092, 13 sett. S. Venerio abbate. Dal Clero e Diocesi se ne celebra I’ offìtio per esser Genovese. ( Proprium Genuense 1731, ai 13 sett.) 230 CAPO XVI Oltre che a Genova, Luni e Reggio ( ove il santo ha culto speciale ), la festa di S. Venerio non si trova si può dire nei calendari liturgici. Usuardo non l’ha che in qualche edizione più recente. Però Venezia ha pure la festa del nostro santo ai 13 settembre, a cagione di alcune reliquie portatevi nel 1379 dall’ isola del Tino. 14. SS. Cornelio e Cipriano Mavt. — S. Cornelio papa ebbe culto e festa antichissimi nella chiesa. S. Cipriano, il grande campione dell’ Africa cristiana, ebbe culto anche maggiore del primo, e 1 santi Padri Ambrogio in Milano, Massimo in Torino, Pier Griso-logo in Ravenna, al pari di S. Agostino in Africa, e di Aurelio Prudenzio in Spagna, ne celebrarono le glorie. La sua testa è già nel calendario romano del 336, Depositio Martyrum, e in tutte le liturgie della chiesa occidentale dei secoli successivi. La traslazione del suo corpo in Arles sui primi anni del sec. , avvenuta per opera degli ambasciatori di Carlo Magno, contribu ad accrescere il suo culto nelle Gallie e regioni vicine (1). A Genova pure è antichissimo il culto del santo, e ne prova la pieve di S. Cipriano in vai Polcevera che si ritiene risalga al sec. V. Da questa chiesa prese il nome tutto il villaggio che troviamo indicato nell’anno 909 nel diploma di re Berengario I, che conferma alla basilica di S. Giovanni di Pavia capellam unam in loco ubi dicitur sancti cipnam con a tri beni (2). La festa dei SS. Cornelio e Cipriano era la sola assegnata a questo giorno, prima che prendesse campo 1’ altra festa^ dela Esaltazione della S. Croce, di cui parlammo a suo luogo (3). Ma nel sec. XIII questa già si era stabilita, e con solennità esterna, e quindi quella dei due martiri passò in seconda linea, come di fatto vediamo nel Collettario metropolitano e negli altri libri liturgici antichi, nei quali è sempre notata prima 1’ Esaltazione della Croce e poi i due santi. Questi perciò si usava trasferirli ad altro giorno, probabilmente al 17, che era il primo giorno libero, essendo il 16 dedicato a S. Eufemia. Più tardi, abolita questa festa, si assegnarono al suo giorno i due santi suddetti, che tuttora vi (1) Migne, P.L., 123, 132, Cronica di Adone; Mon. Germ. Hist., Script. I, 190, Pio Franchi dei Cavalieri, Le reliquie dei martiri Scillitani, in Rómische Quartal-schrift, 1903, 209, 222. (2) Cartario genovese, p. 13. A S. Cipriano sono pure dedicate le chiese di Sambu-ceto e Panesi, ma è il martire di Antiochia, festeggiato il 26 settembre. (3) Vedi 3 maggio. FESTE DEL MESE DI SETTEMBRE 231 sono. Nei citati libri liturgici genovesi i SS. Cornelio e Cipriano hanno P orazione propria presa dal Gregoriano, mentre oggi si dice 1’ orazione de comuni Beatorum martyrum che pure si legge nel Leoniano e nel Gelasiano. 15. S. Nicomede Mart. — Festa romana. Nel Collettario è di rito sem. con orazione del Gregoriano, che si legge tuttora. 16. S. Eufemia V. M. — 11 culto della martire di Calcedonia prese sviluppo e si diffuse in tutto il mondo in seguito al concilio ecumenico tenuto in detta città, e precisamente nella chiesa di S. Eufemia, l’anno 451. La grande venerazione che ebbe presso i cristiani quel concilio, divulgò assai la conoscenza e il culto verso la santa calcedonese e sorsero dovunque molte chiese in onore di lei. La liturgia romana ne accolse la festa, che già troviamo nel sacramentario Leoniano, e la liturgia ambrosiana ne scrisse di più il nome nel canone della messa. Molte città dell’ alta Italia le dedicarono chiese (1). — A Genova non abbiamo chiese di S. Eufemia, ma la sua festa è in tutti i libri liturgici antichi, con rito sem., e orazione propria presa dal Gregoriano, mentre oggidì nella liturgia romana S. Eufemia è incorporata nell’ orazione dei santi Lucia e Geminiano, che pure è presa dal Gregoriano. 17. S. Matteo Ap. — Come apostolo, S. Matteo ebbe culto nella chiesa fino dai tempi più antichi, e il suo nome fu tosto registrato nel canone della messa insieme cogli altri apostoli. Però la diffusione del suo culto comincia a delinearsi dopo l’invenzione del suo corpo avvenuta a Salerno nell’ anno 954, e dopo la seconda invenzione ivi avvenuta tra il 1075 e 1085, in seguito alla quale Roberto il Guiscardo erigeva al suo nome una sontuosa basilica nella quale fu deposto il corpo (2). La festa pure comincia ad apparire nei libri strettamente liturgici al sec. X (3). A Genova essa nei documenti ci apparisce la prima volta nel sec. XII. Nel 1139 1’Arcivescovo Siro, assegnando la chiesa di S. Stefano di Campoflorenzano ( presso Riva-rolo) ai monaci di S. Mauro di Torino, imponeva loro il canone di sei libbre di cera da prestarsi annualmente a lui in festivitate (1) Savio, Vescovi, Lombardia, 1, p. 934. (2) ASS., T. VI, Septemb., p. 213 seg. (3) Molto più antica è invece 1» menzione nei martirologi, come in Geronimiano, Beda, Uiuardo, ecc. 232 CAPO XVI sancti Mathei apostoli (1). Per la stessa festa spettavano all’ Arcivescovo metà delle offerte fatte dai fedeli in detta chiesa, come sappiamo da un altro documento dell’ epoca (2). Poco distante da questa era la chiesa, oggi santuario, del Garbo, dedicata in origine a S. Matteo (indicata già nel 1311) e poscia, in seguito all’invenzione della prodigiosa imagine di Maria SS., dedicato alla Vergine. Colà si celebrò sempre, e si celebra tuttora con solennità, la festa di S. Matteo. Più antica di questa è la chiesa di S. Matteo in Genova, parrocchia abaziale gentilizia della famiglia Doria, fondata nel 1125 da Martino Doria che poi si rese monaco benedettino a S. Fruttuoso di Capodimonte. Pare che i Doria avessero una speciale venerazione per S. Matteo, poiché da lui era denominata anche la galera su cui essi combatterono nella celebre battaglia della Meloria del 1284. Poco tempo dopo un certo Matteo da S. Siro erigeva un altare a S. Matteo nella chiesa di S. Siro; nel quale altare gli eredi del fondatore, nel 1340, facevano eseguire l’ancona del santo dal pittore Bartolomeo Pellerano da Camogli (3). Una reliquia consistente in « la mano col braccio di S. Matteo » fu portata a Genova col bottino preso ai Veneziani a Pola nel 1381 (4). Fu deposta nella chiesa metropolitana, ed è notata nel-Γ inventario del 1549 : Brachium S. Mathei apostoli, argenti, cum circulis iribus deauratis et laboratis cum lamina deaurata (5). Nulla di particolare hanno i nostri libri liturgici antichi : le orazioni, una per la vigilia e l’altra per la festa, sono le stesse di oggi, prese dal Gregoriano di Menardo. 22. SS. Maurizio e Comp. Mart. — Senza entrare nei particolari della agitata quistione storica sui martiri della famosa legione tebea, ci basti notare che la basilica eretta sulla tomba di S. Maurizio e Comp. martiri, presso Agaunum, oggi S. Moritz, nel Cantone del Vallese, era assai celebre già nel sec. V, ed essa fu il centro da cui si irradiò il culto dei santi martiri nelle Gallie, nell’ alta Italia e a Roma, ove s'intro- (1) ASLS., voi. Jl, Parte II, p. 30. (2) Ivi, p. 8. (3) Alizeri, Notizie, eec., voi. I, p. 127. (4) Giustiniani, Annali, II, 150. (5) Alizeri, Op. cit., voi. I, p. 70. FESTE DEL MESE DI SETTEMBRE 233 dusse nel secolo IX coll’ importazione dei libri d’Amalario di Metz (1). Nel genovesato fanno fede dell’antichità di questo culto le chiese di S. Maurizio dei Monti presso Rapallo, 1190, Vallebona 1224, Baranzuolo ( Borgonovo ), ed altre. La festa è indicata in tutti i nostri libri liturgici antichi, con rito doppio, lezioni proprie, e due orazioni, di cui la prima sconosciuta, e la seconda odierna. Le lezioni furono poi modificate nella riforma di S. Pio V. Nel sec. XVII, ci dicono i Diarii citati, che di S. Maurizio e Comp. * si fa festa particolare al Giesù per esservi delle loro reliquie». Anche in S. M. di Castello vi erano reliquie di S. Maurizio, portatevi da Pera nel 1461 (2). 23. S. Tecla Vevg. e Mart. — Questa « chiarissima vergine e tra le vergini Protomartire, dice il Sollerio, è celebrata in tutti i martirologi antichi » (3). I famosi Atti apocrifi del suo martirio, che nel sec. Ili erano letti in tutta la Chiesa, fanno fede della grande popolarità di questa santa (4). Nell’ alta Italia essa avea pure un culto specialissimo. A lei era dedicata 1’ antica cattedrale estiva di Milano, eretta dal vescovo Eustorgio I (343 - 355) ; e il suo nome era scritto nel canone della messa ambrosiana insieme con quello delle SS. Pelagia e Sabina (5). A Genova forse non fu meno antico ed esteso il suo culto, ma i documenti che abbiamo non risalgono oltre il 1161, nel quale anno è indicata la chiesa e romitorio di S. Tecla presso S. Martino d’Albaro (6). Nel 1260 i romiti agostiniani che l’abitavano si trasferirono nell’interno della città, in Sarzano, nella nuova e monumentale chiesa che essi dedicarono come la prima alla santa, benché più tardi abbia preso il nome di S. Agostino che le è riconosciuto tuttora. (1) Leci.ercq, Agame, in Diction. d’Archeol., T. 1, 850 seg. ; Allard, Hi st. des perséc., V, 357 seg.; Baiìmer, Op. c., II, p. 27. Vedi uffizio proprio nell’Antifonario romano del *ec. X-XI, in Tornasi, T. IV, p. 271. Cf. Amalario, De eccl. off., c. 28. (2) Vigna, Op. c., p. 487. (3) In Martyrol. Usuard. Observationes, ad h. d. (4) Cf. Bardenewer, Patrologia, 1, 129. (5) Savio, Le basiliche di Milano al tempo di S. Ambrogio, in Antichi Vescovi d’Italia, Lombardia, I, p. 864 seg.; Savio, I Dittici del canone ambrosiano e del canone romano, ivi, 922 seg. — Ad una Tecla fanciulla di 22 anni appartiene un’ iscrizione sepolcrale scoperta a Milano presso S. Galiraero : è dei primi secoli cristiani. ( Corpus Inscr Lat., V, II, 6272 ). (6) ASLS., voi. XXXIX, 526. Cf. Dei.ucchi, La chiesa di S. Agostino, 135 seg. 234 capo xvt La sua festa è indicata in tutti i libri liturgici genovesi antichi, con rito doppio, e lezioni proprie, e 1’ orazione Exaudi come Γ aveva nella liturgia ambrosiana, mentre nella liturgia romana ha Da quaesumus (1). Notiamo che nella liturgia romana non si trova questa festa prima del secolo XII. A Genova essa ebbe grande sviluppo e fu proclamata testa civile nell’anno 1339, quando il partito popolare, rovesciato l’antico governo, proclamò Simone Boccanegra doge a vita, inaugurando così la serie dei Dogi di Genova. Essendo ciò avvenuto il ^3 settembre, giorno di S. Tecla, si dichiarò festivo questo giorno, e fu stabilito che in esso ogni anno il doge e gli anziani si recassero alla chiesa di S. Tecla, ora di S. Agostino, per offrire un pallio d’ oro in ringraziamento (2). D' allora questa festa apparisce sempre nei cataloghi testali sì ecclesiastici che civili, fino al principio del secolo XVII (3). Poscia scomparve, e il calendario diocesano del 1645 non ne ha più che la semplice commemorazione, che se ne fa tuttora colla liturgia romana. Oltre che in Sarzano, S. Tecla era festeggiata nella chiesa dei Camaldoli a S. Martino d’ Albaro, culla del primo culto della santa in Genova; e i diarii dei secoli XVII e XVIII notano sempre. « Li Padri Camaldoli la solennizzano fuori della città in la loi chiesa vicina alli suoi romitori ». La santa era Patrona della corporazione dei Tintori e Lanternai, i quali ne curavano in modo speciale il culto e ne celebravano con particolare solennità la festa nella sua chiesa di Sarzano (4), 26. S. Giustina V. e M. — Alla celebre martire antiochena era dedicato il monastero di Sezzè in valle Bormida, fondato dal re longobardo Liutprando ( 712-744 ) (5) ; e le chiese di Panesi indicata nel 1190, di Cesena presso Varese, 1148, di Sambuceto presso Libiola, 1251. Ciò prova l’antichità del culto di questa santa in Liguria, culto portato fra noi dall’ oriente. (1) S. Tecla era invocata anche nelle antiche litanie genovesi. ( V. Cambiaso, Rogu-ζϊσηι, ecc., p. 18 e p. 40: e ivi p. 23, orazione stazionale Exaudi, come nel Collettario. (2) Giustiniani, Annali, anno 1359; Muzio, L’Ordine degli Eremitani di S. Agostino, Ms. passim; Delucchi, Op. cit., cap. 5; Belqrano, Delle feste, ecc., p. 43 seg. (3) L offerta del pallio da parte del governo cessò nel 1407, per decreto 23 giugno, con cui si abolivano tutti i simili doni. ( Belgrano, ivi, p. 43 ). (4) Delucchi, Op. c.t p. 150. (5) Sulla leggenda dei SS. Cipriano e Giustina iedi Tillemont, T. V, p. 329 seg. FESTE DEL MESE DI SETTEMBRE 235 La festa, che troviamo nella liturgia ambrosiana fin dal sec. XI, anche a Genova dev’ essere assai antica. Nei citati libri liturgici è di rito sem., con orazione propria, oggi sconosciuta. Nella liturgia romana fu introdotta da Pio V. 27. SS. Cosma e Damiano Mart. — Il culto di questi martiri celeberrimi di Siria cominciò ben tosto dopo la loro morte, e nel V sec. il vescovo di Ciro Teodoreto ricorda già la basilica dei SS. Cosma e Damiano eretta sulla loro tomba in detta città. Di là il culto passò a Costantinopoli, a Roma, a Milano, e in tutto P occidente (1). A Genova pure è assai antico. La chiesa dei SS. Cosma e Damiano in città rivela nella sua architettura 1’ arte lombarda dominante fra noi nell’ ottavo e nono secolo. Antichissima è pure 1’ altra chiesa omonima presso Struppa in vai Bisagno, che troviamo indicata in documenti del sec. X: Terra ecclesie sancti Damiani que posita est in Strupa negli anni 985 e 987 (2). Forse questa chiesa allora contava già vari secoli di esistenza, se dalla cristianità di Struppa usciva S. Siro vescovo di Genova nel sec. IV. Altre chiese dedicate ai SS. Cosma e Damiano sono le parrocchie di Monterotondo e di Arezzo. La festa dei due santi a Genova nel sec. XIII si celebrava con rito doppio, lezioni proprie e orazione Magnificet te D.ne presa dal Gelasiano (3), mentre oggi si usa quella del Gregoriano Praesta quaesumus. Dal sec. XIV al XVII questa festa è sempre notata fra i giorni feriati tanto ecclesiastici che civili : ma durante il sec. XVII decadde, e nel 1645 è segnata semplicemente con rito semidoppio nella liturgia, ed è scomparsa dalle feste di foro esterno. Reliquie dei SS. Cosma e Damiano troviamo nella loro chiesa in Genova portatevi da Pera nel 1269, secondo una relazione del parroco che si conserva nell· archivio arcivescovile : in S. Francesco di Castelletto nel 1322, in S. Lorenzo nel 1386, De ossibus B. Damiani in argento cimi arme, e B. Damiani reliquie cum cruce argenti. Nel medio evo l’arte dei Barbieri avea eletto questi due santi suoi Patroni, ed avea loro eretta una cappella nella chiesa omonima, dove rimane tuttora la sepoltura dei soci. (1) V. Delahave, in A.B., T. XXVII, 1908, 225 seg., contro il Deubner, Kosmas und Dcimien, che negava la autenticità di questi martiri. Cf. Feltoe, The saints commemorate d in thè Roman Canon., in Journal of thè theological studies, 1907. (2) ASLS., voi. II, p. 179, 182. (3) Oggi si recita quest’orazione al giovedì dopo la III* domenica di Quaresima. 236 CAPO XVI 29. S. Michele Arcangelo. — S. Michele è fra tutti gli angeli quello che ebbe maggior culto nella Chiesa fino dai tempi più antichi. A lui era dedicato il santuario detto Michaelion a Costantinopoli, eretto come si crede da Costantino il Grande, ed un’ altra chiesa pure nella stessa città attribuita a Giustiniano (1)· Nel sec. V troviamo due chiese di S. Michele a Roma, una presso la via Salaria, ed altra intra civitatem, ingrandita da Papa Simmaco (498-514); come pure ne troviamo altre a Perugia, Spoleto, in Frigia e Pissidia nel sec. V, e a Ravenna nel sec. VI (2)· Il celebie santuario del monte Gargano si fa risalire al 520-530 (3). Un monastero di vergini dedicato a S. Michele a Piacenza si dice eretto dal vescovo Savino nel 377 (4). Tra le omelie di S. Ambrogio vi è quella di S. Michele (Migne, XVII, 595), prova della festa che se ne celebrava nell’ alta Italia. La festa del 29 settembre, detta tuttora Dedicatio S. Michaelis, ricorda la dedicazione della basilica di via Salaria, testé accennata. Nel sacramentario Leoniano essa ha ben cinque messe, segno evidente della grande importanza che aveva fin d’allora nella liturgia (5). Essa è pure in tutti i libri liturgici romani postei iori. Il messale di Bobbio ha una Missa in honore sancti Michae , che si riierisce alla dedica di una chiesa locale (6). La festa si trova ancora nel breviario gotico del sec. VII, nel calendario 1 Napoli del sec. IX, in molti codici gallicano-romani del sec. , in quello di Verona del sec. X, mentre manca nei milanesi fino al sec. XI. A Genova pure il culto di S. Michele ha traccie antichissime. Nella chiesa di S. Michele, oggi di S. Stefano, in città, veniva sepolto il suddiacono Santolo, la cui iscrizione ci ripoi ta ag 1 anni 444 ovvero 493 (7). — A S. Michele è dedicata la pieve di Sori, che rimonta forse al sec. V, e la parrocchiale di Ruta presso Camogli, nella quale veniva sepolto il Bone memorie lohannes nel 483-490 (8). (1) Sozomenus, Hi.st. Eccl., L. I, c. 3; Leclercq, Anges, in Diction. d’ArcheolI) 2147 seg. (2) Liber Pontif., 1, 262 ; De Rossi, Roma sotterranea, I, 176 ; I papiri diplomatici, Roma 1805, p. 263 ; Vermigligli, Iscrizioni di Perugia, 1833, T. II, 583, Vogue, Syrie centrale, Paris 1865, p. 9i ; Leclercq, Op. c., 1. c. ; Kellner, Op. c., p. 281. (3) Acta SS. ; Kellner, p. 283. (4) Campi, Storia di Piacenza, I, 72. (5) Muratori, L.R.V., I, 407-410. (6) Ivi, T. Il, 901-903. (7) Sanguineti, Iscrizioni, ecc., p. 134. (8) Ivi, p. 175. FESTE DEL MESE DI SETTEMBRE 237 Ma il documento più esplicito sul culto di S. Michele in Liguria è la lapide di Castrofino dell’anno 506, di cui riportiamo la figura presa da fotografia, per la grande importanza che ha sul culto del santo in Liguria. t ANNO DVI ... t HIC IN SECRET «no BEATI ARCHANg-e//' MICHAELIS Requies CIT BONE MEMORIE SUNDO DEIN DE OBIIT SABATINUS DIACONUS FILIUS EIUS ET POSTEA LUPOA RA CONIUX ET GE NETRIX EORUM QUI PARITER IUXTA IN SUO SEPULCHRO REQUIESCUNT VITA VI VANT CUM DOMINO SEMPER. La lapide si trova murata nell’interno delPantichissima chiesa di S. Michele di Castrofino, parrocchia di S. Cipriano, in vai Polcevera. Per la sua grande antichità essa fu sempre tenuta nel massimo conto dagli scrittori nostri, i quali ad unanimità la dicono dell’ anno 506 dell’ èra volgare, come è evidente a chiunque osserva la lapide stessa. Solo il Remondini (1) rifiutò questa data, pel motivo che nel 506 non era ancora in uso il computo dell’ era volgare, che come è noto si ritiene istituita da Dionigi il Piccolo verso il 520. Partendo da questo principio, che la data della lapide non possa essere il 506, il citato autore andò ansiosamente in cerca di una data da attribuirle, e forzando la logica e il buon senso, diede (1) Remondini, Iscrizioni, ecc., p. il. 238 CAPO XVI 1 assurdo significato di M (millesimo) ai due frammenti di asta che si vedono a destra del DV1, per conchiudere che la lapide deve attribuirsi al mille circa, non badando che, a farlo a posta, tutte le m della lapide hanno una forma affatto diversa da quella supposta da lui, cioè hanno le aste laterali inclinate e quella centrale sì corta che arriva appena a metà altezza delle altre. Quindi tutto il ragionamento del Remondini è errato, e non possiamo tenerlo in conto alcuno. Cerchiamo invece di spiegare in altro modo l’iscrizione. Premettiamo che quella data 506 presenta un caso singolarissimo nell’ epigrafia ; ma contro 1’ evidenza non si può andare, e quella data non si può leggere altrimenti da quello che è. Anche i caratteri paleografici del resto ci portano ai tempi anteriori all'epoca barbarica. D’altra parte l’anacronismo apparente si può benissimo spiegare se si rifletta che il 506 rappresenta a data della morte di Sundo, dopo del quale, come dice l’iscrizione, {deinde) morì il figlio Sabatino, e poscia ( postea ) la moglie u poara. Tra la morte dei tre personaggi dev’ essere passato un numero d’ anni, che può essere anche lungo, e quindi si arriva benissimo ad un tempo anche posteriore al 520, cioè posteriore all adozione del computo dionisiano. Notiamo ancora che 1 a o zione del computo dell’èra nuova è un avvenimento di tale importanza che non si può ragionevolmente fissare ad un anno 0 periodo di tempo troppo ristretto. Quindi conchiudiamo che a lapide nostra rimonta senza dubbio al principio del sec. VI. Sull’ antichità del culto di S. Michele in Liguria ricordiamo ancora il diploma di Carlo Magno dell’ anno 774, che parla di una chiesa S. Michaelis, identificata dal Belgrano con quella di S. 1 chele di Mezema, e dal Ferretto con S. Michele di Masso presso Castiglione Chiavarese (1) ; e la chiesa di S. Michele di Fasso 0 in Genova, che è indicata già nel 952 (2). Altre chiese dedicate a S. Michele sono quelle di Soglio, Romaggi, Coronata, Ossegna, V ignoto, Gallaneto, Montesignano, Isola del Cantone, Ri Leivi, Casarza, Clavarezza ed altre, ricordate già in atti del sec. XII e XIII, ma certamente rimontanti a molto tempo innanzi. La festa è pure antichissima. Nel capitolare dell’ 856 è già notata tra le feste di precetto, come vedemmo al capo I ; e poscia lu sempre tale fino ai nostri giorni. Il Registro arcivescovile del 1143 ricorda la speciale solennità che essa aveva nella chiesa di (1) Belgrano, Illustrazione, p. 360; Ferretto, Primordi, p. 628. (2) ASLS., voi. II, parte II, p. 413. __FESTE DEL MESE DI SETTEMBRE 239 S. Michele di Fassolo, in cui Γ arcivescovo partecipava alle oblazioni fatte dai fedeli (1). I nostri antichi codici liturgici hanno per questa iesta due orazioni, di cui la prima è 1’ odierna Deus qui mrro ordine, presa dal Gregoriano, e la seconda Da nobis, O. Deus, proveniente dal Gelasiano. 30. S. Gerolamo. — La festa di questo massimo dottore della Chiesa, che si trova nei calendari fino dal sec. VII, invece nei libri strettamente liturgici apparisce assai tardi, e non si trova ancora nel Gregoriano di Menardo del sec. X. In genere il culto del santo prese sviluppo specialmente nei sec. XIV-XV (2·. A Genova ne troviamo la festa in tutti gli antichi libri liturgici, con rito doppio, lezioni proprie ed una bella orazione oggi scomparsa, in cui si esalta il merito del santo nel purgare la chiesa dalle eresie. Nei secoli XIV-XV poi abbondano le prove del grande sviluppo del culto del santo. Nel 1361, 26 agosto, i Benedettini Cassinesi ponevano la prima pietra del monastero di S. Gerolamo della Cervara (3). .— Nel 1383-1388 sorgeva il monastero di S. Gerolamo di Quarto per opera dei Romiti di S. Gerolamo venuti a Genova dalla Spagna, col P. Alfonso Pecha (4). — Nicolò da Moneglia nel 1405 aveva già fondata la chiesa di S. Gerolamo in Castelletto, e nel 1441 apparisce la prima traccia di S. Gerolamo del Roso, monastero di monache eremitane, oggi locale annesso alla R. Università (5). Altari del santo troviamo nella chiesa metropolitana indicato nel 1386, in S. Stefano eretto da Raffaele Corrado nel 1391, in S. M. di Castello fondato nel 1449, in S. Benigno nel 1448, e in S. Agostino nel 1451 (6). Sotto la protezione di S. Gerolamo si erano posti i Maestri di scuola, che, secondo gli Statuti del 1464, si adunavano nella cappella del santo eretta nella chiesa del Carmine, ogni seconda domenica del mese, per assistere alla S. Messa (7). Anche la Fraternità del Divino Amore era sorta sotto la prottetione di Compagnia o S. Girolamo l’anno 1497 (8). La festa di S. Gerolamo è indicata in tutti gli elenchi festali di curia civili ed ecclesiastici, dal secolo XIV al XVII. (1) Ivi, p. 7. (2) Tacchi Venturi, Storia della comp. di Gesù in Italia, I, 407. ASS., T, Vili. Sept683 seg. (3) Spinola, Memorie della Cervara, Ms. alla R. Università. (4) Schiappacasse, Il Monastero di S. Gerolamo di Quarto. (5) Giscardi, Origini delle chiese, Ms. alla Civica Berio, p. 293 e 283. (fi) Inventario cit.; Vigna, Illustrazione, ecc., p. 208; Alizeri, Notizie, ecc., 1, 273. (7) Massa, Documenti e notizie per la storia dell’Istruzione in Genova, p. 17. (8) Tacchi-Venturi, Op. c., I, 407. 240 CAPO XVII CAPO XVII. Feste del mese di Ottobre 1. S. Remigio. — Vescovo di Reims e apostolo delle Gallie, ebbe culto assai difluso in questa nazione, donde si sparse anche in molte città dell’Italia superiore, Milano, Brescia, Verona, Mantova, ecc., che ne celebravano assai d’antico la festa. Essa invece manca nell’ antica liturgia romana, nella quale fu introdotta appena nel sec. XIII, e poi dimessa, fu ripresa da S. Pio V (1). Genova pure prestò culto assai antico al santo di Reims. A lui si eresse intorno al 1099 il monastero oggi parrocchia secolare, di S. Remigio di Parodi, confermato da Innocenzo II nel 1143 ai benedettini di S. Maria di Castiglione (2). La sua festa è notata in tutti i nostri antichi libri liturgici, con rito doppio, lezioni proprie ed orazione pure propria, mentre nella liturgia romana l’ha de comuni. Nel sec. XVII lo festeggiavano in modo particolare i canonici lateranesi. 2. S. Leggero Mart. — Vescovo d’Autun (663-680 circa) (3), tu assai poco festeggiato in Italia. A Genova è in tutti i citati libri liturgici con rito semp., e orazione propria che ha qualche riscontro col Missale Gothicum (4). 4. S. Francesco. — Sul culto di S. Francesco d’Assisi in Liguria non spenderò che poche parole, rimandando il lettore al mio lavoro su S. Francesco e il Ter3’Ordine in Genova e Liguria (5). Il santo venne fra noi nell’ anno 1213, di passaggio per la Spagna, e d’allora non si spense più la venerazione dei genovesi verso di lui, chè anzi Genova si distinse in ogni tempo ira le città italiane pel suo fervore francescano. Le istituzioni del santo si stabilirono in essa fin da principio, vivente lui, e dopo la sua morte e la sua canonizzazione fatta da Gregorio IX nel 1228, si cominciò tosto a venerarlo sugli altari. Nel 1280 la sua festa era già dichiarata giorno festivo di precetto negli statuti dei Drappieri ; e in tutti gli elenchi successivi essa è notata come giorno feriato della curia ecclesiastica e civile fino al sec. XVII. (1) Batiffol, Histoire du Breviaire, p. 254 ; Baiìmer, Op. e., II, 182. (2) ASLS., voi. XXXIX, p. 673. (3) Duchesne, Fastes, T. II, 180. (4) Muratori, L.R.V., II, 635. (5) 2* Edizione, Genova, Tip. Arcivescovile, 1916. FESTE DEL MESE DI OTTOBRE 24I La festa liturgica si trova in tutti i codici nostri posteriori al 1228, con rito doppio e orazione che si recita tuttora. Manca nel Lezionario C\ perchè questo è anteriore alla canonizzazione del santo. Nel messale U ha la messa primitiva Gaudeamus, ed altra Os iusti, da dirsi infra octavam. Le orazioni sono le stesse di oggi. Il 25 maggio lo stesso messale ha la festa In Traslatione B. Francisci. Già abbiamo notato che questo messale risente protondamente Γ influenza francescana, si accentuata nella liturgia dell’ epoca. Per la festa di S. Francesco Nicolò IV ( 1288-1292 ) concesse indulgenza di un anno e 40 giorni a chi visitasse la sua chiesa in Genova (1). 6. S. Fede. — Questa santa giovinetta, vergine e martire, di Agen (+ verso l’anno 300), fu detta la S. Agnese della Gallia, tanta è la venerazione di cui godè in Francia nel medio evo, sicché « dopo S. Martino, il glorioso taumaturgo delle Gallie, non v’ha forse santo che abbia avuto tanta popolarità in Francia nell’alto medio evo, quanto S. Fede» (2). Il suo culto si sviluppò specialmente dopo la traslazione delle sue reliquie a Conques (dioc. di Rodez) avvenuta nella seconda metà del sec. IX; e dopo due secoli esso era generalizzato in Francia, passato in Inghilterra, Spagna (3), e probabilmente anche in Italia. Notano giustamente gli storici della santa che a propagarne il culto contribuirono assai i pellegrinaggi a S. Giacomo di Compostella, essendo la città di Conques una delle stazioni ove si fermavano i pellegrini, a venerare le sue reliquie, celebrare divote funzioni nella sua chiesa, e riceverne grazie e prodigi numerosi; prodigi che poi essi raccontavano ai loro concittadini, suscitando così l’entusiasmo verso la santa taumaturga. Anche a Genova il suo culto fu portato indubbiamente nel periodo suindicato, dal sec. IX al XI. Alcuni storici genovesi che lo credettero assai più antico, non danno nessuna prova della loro asserzione. Così il Belgrano, pur tanto benemerito della nostra (1) Ivi, p. 69. (2) Bouillet et Servières, Sainte Foy vierge et martyre, Rodez, 1900, p. 380 ; ASS., T. Ili Oct., p. 264 seg.; Levillain, La date de la translation des réliques de S. Foy d'Agen a Conques, in Rev. Mabillon, T. Ili, 1907, p. 99 seg. ; Duchesne, Fastes Ep.. T. II, p. 144 seg.; Saltet, Elude critique sur la Pession de sainte Foy et de S. Caprais, Paris, 1899 : Dictionu. d’Archéol., Conques, e bibliografia ivi notata : Persogi.io, Memorie storiche di S. Fede vergine e martire e della chiesa ad essa intitolata in Genova, Genova 1873. (3) Bouillet et S., Op. c., 250, 351 seg. 16 CAPO XVII storia, per provare più antico il culto della santa Fede in Genova, opina che qui fosse venerata non la S. Fede di Agen festeggiata ai 6 ottobre, ma invece la santa Fede sorella delle sante Spei anza e Carità, martirizzate a Roma, e la cui festa è notata al 1·° Agosto. Ecco le sue parole : « A noi sembrano doversi reputare di fonda zione milanese gli altri due templi intitolati a S. Fede martire, che sorge di rincontro a S. Sabina, e di S. Pancrazio... Di S. Fede non pochi autori lasciano incerta la patria ; ma Giovanni prete, antico scrittore della vita di lei, attesta che fu milanese ; e però in grazia di questa tradizione, ella, senza dubbio, in una con le sorelle Speranza e Carità, e con la madre Sofia, riscosse presso de’ milanesi una speciale venerazione » (1). Ma, con pace di questo chiarissimo autore, tutto questo ragionamento manca assolutamente di base. . Anzitutto è falso il preconcetto dell’autore che vorrebbe far den-vare in genere il culto dei nostri santi antichi da Milano. Secon o, non merita nessuna fede il racconto del prete Giovanni, che fa milanesi le tre sante sorelle Fede, Speranza e Carità, come dimostra il Savio (2). — Terzo, di fatto il loro culto a Milano non esiste, poiché 1’unica festa di S. Fede negli antichi libri liturgici milanesi è quella del 6 ottobre, che è propria della martire di Agen. Quindi crolla completamente tutto 1’ asserto del citato autore, e per conseguenza di quelli che ripeterono la sua opinione (3)· L’Alizeri crede trovare un indizio della grande antichità della chiesa di S. Fede nell’iscrizione di Nigellia esistente già m detta chiesa stessa (4). Ma l’argomento prova troppo, poiché e un’ iscrizione pagana, e quindi prova nulla. Del resto ognun \ e e che una lapide potè facilmente essere trasportata in una chiesa, senza aver relazione con essa; e il fatto se non è confortato a altri argomenti non prova. Ma lasciamo queste cose, e ritorniamo ai documenti positivi. Nel 1142 abbiamo un atto di certo Arnaldo dei Vacca che ottiene dal Comune di Genova la facoltà di fabbricare una casa presso S. Siro in fossato de sancta Fide (5). Questo appellativo de (1) ASLS., voi. II, P. 1, p. 454 - 6. (2) Savio, I Santi Martiri di Milano, in Ric. di Scienze Storiche, anno 1Π, fascico o MU - IX, p. 90 seg. ; Sollerii, Op. e., 6 ottobre. Savio, Vescovi d’Italia, I, Lombardia, p. 266. (■*) Guida di Genova, voi. I, p. 604. (5) Pergamene dell’ Abazia di S. Siro, Mazzo 11, Arch. di St., Genova. — u chiesa di S. Fede è pure indicata nel 1161 ( M.H.P., 11, Chartarum, 720: e nel 118-1 in Not. Lanfranco. — Anche a Cavagnolo dioc. di Casale, la chiesa di S. Fede rimonta al secolo XI seconda metà. ( Mella, Chiesa di S. Lorenzo a Montiglio d’Asti ; Buillet, p. 368. FESTE DEL MESE DI OTTOBRE 243 sancta Fide dato al fossato, dimostra che il culto della santa e la chiesa omonima esistevano ivi da tempo, e con tutta probabilità rimontavano al precedente secolo XI. Notiamo che alla fine del sec. IX, cioè nell’ anno 884, veniva fondato il celebre monastero di S. Caprasio d’ Aulla, ai confini orientali della Liguria (1), e la festa di questo santo si celebrava anticamente in Genova, alle Vigne, come è notato in tutti i calendari antichi di questa chiesa, compreso l’antichissimo V‘. Ora è noto che questo santo, compagno nel martirio a S. Fede, è sovente accoppiato a lei nel culto. Quindi una ragione di più per credere che anche il culto di S. Fede sia stato portato in Liguria in quell’ epoca stessa, cioè nel sec. IX, o poco dopo. La festa, che è già nel Geronimiano e nei documenti gallicani posteriori, ci apparisce in tutti i libri liturgici genovesi antichi, compreso il più antico di essi Cf, con rito doppio, lezioni proprie, e colla seguente orazione, che non ho trovato nei libri liturgici gallicani, diversa pure dall’ odierna : Omnipotens sempiterne Deus, qui te forgiente beatam Fidem virgineyn et martyrem tuam tormentorum suorum ignium incendia superare voluisti: tribue nobis quesumus ut eius veneranda intercessione vitiorum nostrorum flammas extin-guere valeamus. Per. — Oggidì si recita quella in uso nella diocesi di Agen (V. Buillet, p. 677). In quell’ epoca, cioè nei sec. XII - XIV, era l’apogeo del culto di S. Fede in Genova. L'elenco festale del 1375 la nota tra i giorni feriati ; ma è l’unico esempio, poiché la festa non comparisce più in nessuno degli elenchi posteriori di feste di foro esterno. Liturgicamente si trova ancora nel graduale di S. Matteo del 1412, S. Fidei Mart., e nel messale del 1490 aggiunta di mano forse dal principio del sec. XVI, S. Fides V. et Mart. ; ma poscia scompare affatto dalla nostra liturgia diocesana. Il Calendario del 1645 nota semplicemente, a titolo di notizia storica, dopo 1’ uffizio del giorno: Dies S. Fidei Virg. et Mart. senz’altro. Tutti i Diarii dell’ epoca hanno ai 6 ottobre : « Hoggi è il giorno di S. Fede V. e M., festa alla sua chiesa parrocchiale de Chierici Regolari Minori ». La festa fu ripresa ed estesa a tutta la diocesi con decreto della S. R. C, 16 genn. 1873 (2), e nuovamente soppressa nel 1914. 7. SS. Marco Papa e Conf., Mareello, Apuleio e Sergio Mart. — Festa romana. Il nostro Collettario fa S. Marco di rito doppio, (1) Muratori, Antichità Estensi, voi. 1, 210. (2) V. Documenti N. XXV. 244 CAPO XVII colla commemorazione dei martiri: il primo ha orazione piopiia presa dal Gregoriano, mentre oggi nella liturgia romana 1 ha diversa: gli altri martiri hanno l’orazione del Gelasiano, che si usa tuttora. Di S. Sergio e Compagni martiri si veneravano le insigni reliquie in S. Ambrogio nel secolo XVII. 8. S. Reparata V. M. — Questa santa di Cesarea di Palestina, ebbe culto abbastanza diffuso in Toscana, Corsica, Liguria e Francia meridionale, portatovi da colonie orientali (1); mentre invece a sua lesta non fu mai accolta nella liturgia romana. Gli 3-ntlc*11 genovesi aveano consacrata a lei la chiesa parrocchiale di To ceto presso Garibaldo, già indicata nel 1225. La sua festa è nel Co et-tario con rito sem., e orazione propria. Alle Vigne S. Reparata riscuoteva culto speciale, e la sua festa, che si trova già nell antichissimo Kal. V\ si conservò sempre nel calendario di que a chiesa, fino agli ultimi tempi. 9. SS. Dionisio e Comp. Mart. — Festa romana. Nei nostri libri liturgici antichi è di rito doppio, con lezioni pioprie e orazione pure propria, diversa dall’odierna. Reliquie di questi san ι si veneravano in S. M. di Castello, S. Domenico, S. Francesco e S. Ambrogio nel sec. XVII. 10. Dedicazione della ehiesa metropolitana. — Benché la pre scrizione del Decreto di Graziano ( De Consecr., Dist. I, c. ), riportata nel Breviario romano, Solemnitates dedicationum ecc e siarum per singulos annos sunt celebrandae, ipso Domino exemplum dante, etc., sia compilazione del sec. IX (2), Per0 molte altre prove abbiamo della celebrazione di questa es a molti secoli innanzi. Sozomeno parla dell’ anniversario e a dedicazione della basilica costantiniana che si celebrava ogni anno a Gerusalemme con grande solennità, e durava otto giorni, e la pellegrina Eteria pure ricorda questa festa, aggiungendovi quella della dedicazione della chiesa detta dallAnastasi (3). Queste solennità protratte per otto giorni come quella della dedicazione del tempio presso gli ebrei, erano certamente state suggerite alla chiesa cristiana dalla festa ebraica (4). (1) V. Davidsohn, Geschisckte von Florenz, voi. I, c. 2. (2) Hinschius, Decretales ps. Isidorianae, p. 701. — Solo per errore è stato app i cato a Pp. Felice IV.— De Puniet Dédicace des Èglises, in Dict. d’Archéol., T. III, 40' ■ (3) Sozomeni, Hist. Eccl., 1. II, c. 26; Gamurbini, p. 108 seg. (4) De Puniet, Op. c. ; Magani, V ant. Ut. rom., Π1, 314; Martene, De ant. Eccl. rit., L. II, c. 13. FESTE DEL MESE DI OTTOBRE 245 Da Gerusalemme la festa passò a Roma e si diffuse in tutta la chiesa. Il martirologio geronimiano nota già varie dedicazioni di chiese, e i documenti posteriori ne aggiungono altre. La liturgia di questa festa presentava qualche varietà secondo le diverse regioni, come è ovvio, trattandosi di feste locali e proprie a ciascuna chiesa. Mentre la liturgia romana già fin dal sec. VI - Vili è la stessa di oggi ( Epist. Apoc. XXI, Vang. S. Luca XIX, 1 -10), invece nell’ alta Italia troviamo di preferenza l'Epistola Ad Corint. I, III, 16 (Nescitis quia templum Dei estis ?), e il Vangelo Facta sunt encenia in Hierosolymis ( Gio. X, 22-30 ). Così dal Capituiare ambrosiano di S. Paolo, Evangeliario dell’alta Italia e Messale di Bobbio ( R. B. XXVIII 264 ; ld. XX, 1903, p. 379; Muratori, L. R. V., II, 898) tutti del sec. VII. Però nell’una e nell'altra liturgia si alternano anche le altre lezioni. È probabile che la Liguria seguisse in ciò l’uso delle altre chiese dell’ alta Italia. Quanto alle orazioni, il nostro Collettario ne ha due, di cui la prima Deus qui nobis per singulos annos, era comune già al Messale di Bobbio ( 1. c. 900 ) e al Gregoriano (1. c. 186); la seconda Deus qui sacrandorum tibi auctor es munerum, è nel Gelasiano (Muratori, I, 614) e negli ambrosiani. Già abbiamo veduto parlando delle feste in generale, che nel sec. IX è già indicata fra le feste di precetto vigenti fra noi Dedicatio cuiuscumque oratorii seu cuiuslibet sancti in cuius honore eadem ecclesia fundata est, festa vigente, si capisce, solo nel luogo dov’ era la chiesa. La stessa disposizione era generalmente negli altri sinodi dell’epoca. Il 10 ottobre nell’anno 1118 il Papa Gelasio II, passando da Genova avviato in Francia, « consacrò la chiesa di S. Lorenzo con molta solennità », scrive laconicamente il Giustiniani (Annali, l, 161 ); e da altri documenti sinceri sappiamo che a quella augusta cerimonia assistevano, oltre al Vescovo di Genova Ottone, i vescovi Aldo di Piacenza, Landolfo di Asti, Agone di Acqui ed altri insigni personaggi (1). Nei documenti posteriori s’incontra sempre a questo giorno la festa della Dedicazione, ricordo e anniversario del grande avvenimento. Nel 1143 sono ricordate le grandi offerte che in essa facevano i fedeli nella metropolitana; e così pure in altri atti analoghi del 1190 ed altri già accennati altrove. Una bolla di Alessandro III, 19 novembre 1168, parla della solenne processione che avea luogo in questa festa, a cui doveano intervenire i (1) Banchkro, Duomo, p. 19, 235; Arch. Capit., Cod. P.A., f 1\ 246 CAPO XVII Regolari, come nelle principali solennità (1). In tal giorno pontificava alla messa l’Arcivescovo, o in sua assenza qualche altro vescovo estraneo, ovvero la prima dignità del Capitolo, secondo gli Statuti del 1278. Nel 1316 è ricordato il pontificale fatto da un vescovo di cui non sappiamo il nome, e la spesa fatta dal Capitolo per offrirgli un rinfresco (2J. Dal più antico elenco delle distribuzioni corali, che è quello del 1300, la Dedicazione comparisce come la principale festa del mese di ottobre. ( V. Documenti N. IV ). È sempre notata tra le ferie di curia ecclesiastica dal 1410 in poi, non però come feria civile, essendo festa soltanto di chiesa. Anche le altre chiese, come già accennammo, celebi avano anticamente la festa della propria dedicazione. Ma nel 1876, 24 ag., F Arciv. Magnasco, allo scopo di evitare tante varianti nel calendario diocesano, otteneva dalla S. C. R. di celebrare la dedicazione di tutte le chiese dell’ Archidiocesi nella terza domenica di ottobre, giorno prima assegnato per la dedica della sola metropolitana. Più tardi però lo stesso Arcivescovo volle con felice pensiei o ripristinare 1’ antica festa del 10 ottobre, e otteneva dalla S. C. un decreto, 11 marzo 1391, che assegnava a detto giorno la dedicazione della metropolitana, approvando la sesta lezione stoiica che ricorda la consacrazione fatta da Gelasio II ; e assegnava a a domenica successiva la dedicazione di tutte le altre chiese de a Diocesi (3). 13. S. Romolo Vesc. di Genova. — Tra i vescovi nostri S. Romolo è dopo S. Siro quello che ebbe maggior culto in antico. Il suo governo, secondo il Ferretto, va collocato sulla fine del sec. IV e principio del V (4). Mori in visita pastorale in villa matutiana que nunc sancti Romuli dicituv, dice la leggenda di S. Siro, di cui trattammo parlando di questo santo; e di là veniva poi trasferito a Genova dal suo successore Sabatino (876-915) per sottrarlo ai saccheggi dei saraceni, che annidatisi a Frassineto infestavano di là il litorale italiano (5). Fu deposto nella chiesa di S. Lorenzo, già divenuta cattedrale, dove fu ritrovato e canonicamente riconosciuto nel 1188 dall'arcivescovo Bonifazio (6). (1) Desimoni, Regesti, Documento XI. (2) Documenti, N. IV. (3) V. i decreti in Documenti, N. XXVI. (4) ASLS., voi. XXXIX, p. 263. (5) Ivi, voi. 11, Parte I, p. 306. (6) Ivi, Voi. XXXIX, pag. 240 e 263. FESTE DEL MESE DI OTTOBRE 247 La sua festa prese certamente sviluppo da quella traslazione a Genova. Nel sec. XIII si celebrava con solennità, non solo in S. Lorenzo, ma anche in S. Siro, dove pare si trovassero parte delle sue reliquie; e nel 1262, quando si stabilirono i Carmelitani nella nuova chiesa del Carmine in città, i monaci di S. Siro met tevano per condizione che essi non potessero suonare le campane prima di questi nella festa di S. Romolo e degli altri santi vescovi genovesi (1). Nel 1291 il pontefice Nicolò IV concedeva indulgenza di un anno e quaranta giorni a chi visitasse la chiesa di S. Siro in questa festa (2). Dal sec. XIV essa è sempre indicata come feria di curia ecclesiastica e civile in tutti gli elenchi testali. Anche gli statuti dell’ arte dei Pittori del 1396-1402 la dichiarano giorno festivo (3). In metropolitana nel 1429 vi era distribuzione corale in missa S. Romuli. Nei nostri antichi libri liturgici S. Romolo è sempre notato con rito doppio, lezioni proprie ricavate probabilmente dall’antica leggenda, e orazione pure propria, diversa dall’ odierna. Nel Collettario ha anche un’ orazione per la commemorazione De sanctis confessoribus Syli, Romuli et Nicolai ( vedi ms., f. 156 ). Nel 1645 la festa è di rito doppio maggiore, lezioni del 1° Nott. de comuni, 2.° Nott. proprie, 3.° Nott. de comuni 1.° loco: orazione Da quaesumus. Nel 1731 in metropolitana era doppio di 2.a classe, e nel 1879, 27 nov., fu elevato a questo rito per tutta la diocesi (4). Finalmente nel 1881, 31 genn., furono concesse le lezioni proprie del 3.° Nott. Ego sum pastor bonus, e la messa pure propria già concessa alla città di S. Remo coll’ orazione odierna (5). 14. S. Callisto Papa e Mart. — Festa romana. Nei nostri antichi libri liturgici ha rito doppio, lezioni proprie ed orazione presa dal Gregoriano, che si legge tuttora. La chiesa di S. Francesco di Castellello ne possedeva le reliquie nel 1322. 15. SS. Felice e Fortunato Mart. — Questi martiri d’ Aquileia, festeggiati anticamente in varie chiese agli 11 giugno, e a Milano ai 14 maggio, a Genova si festeggiavano a questo giorno 15 ottobre, con rito sem., come sono notati nei nostri libri liturgici più antichi. In seguito non v’ è più traccia di questa festa. (1 - 2) Ivi, voi. XXXIX, p. 240 e 263. (3) Alizeri, Notizie, ecc., voi. I, Pittura, p. 166. (4) Documenti, N. XV11I. (5) Ivi, N. XIX. 248 CAPO XVII 16. S. Gallo Ab. — È il celebre compagno di S. Colombano, ed era giusto che fosse accolto nella liturgia ligure in ragione di S. Colombano. Nei citati codici è di rito sem., e orazione de comuni. Era venerato specialmente dai monaci benedettini, come notano i Diarii del sec. XVII. 18. S. Luca Evangelista. — La sua festa, che comincia ad apparire nel sec. X nelle ultime recensioni del Gregoriano, a Genova si svolse specialmente nel sec. XII, insieme col suo culto. A darle impulso concorse certamente le celebre vittoria d’Almeria riportata dai genovesi contro i turchi la vigilia di S. Luca del 1147, in cui i nostri s’impadronirono della città, uccisero 20.000 mori, e ne portarono altri 10.000 schiavi a Genova. Pochi anni appresso, nel 1188, Oberto Spinola, detto per le sue virtù cittadine e per le vittorie ottenute sui nemici, Padie della patria, fondava la chiesa di S. Luca in città anche oggi parrocchia gentilizia degli Spinola (1). Un secolo più tardi, Giovanni Spinola insieme con altri cittadini genovesi fondavano un’altra chiesuola dedicata a S. Luca, nella parrocchia dei SS. Nazario e Celso d’Albaro, nella località tuttora detta dal popolo S. Luca d’ Albaro ; chiesuola che s’era resa necessaria pei \illeggianti di quella regione campagnuola troppo lontana dalla chiesa parrocchiale. Alla festa di S. Luca vi partecipavano i monaci di S. Stefano, da cui dipendeva quella piccola chiesa (2). Liturgicamente la festa di S. Luca apparisce in tutti i nostri codici antichi, con lezioni proprie e orazione presa dal Gregoriano di Menardo, che si usa tuttora. Si celebrava pure nel foro esterno, come risulta da tutti gli elenchi festali del 1280 in poi. Anzi 1’ Arte dei Battiloro, di cui S. Luca era Patrono, ne celebrava anticamente con riposo festivo anche la vigilia ; ma questa venne abolita nel 1359 dietro richiesta dei consoli dell’ Arte stessa (3). Gaspare Spinola, altro membro della famiglia promotrice del culto di S. Luca in Genova, e glorioso vincitore dei veneziani a Pola, nel 1381, portava da quella città « alquante reliquie di S. Luca evangelista, che furono riposte in la chiesa di S. Luca», scrive il Giustiniani. Altre reliquie del santo pervennero alla chiesa di S. Francesco di Castelletto nel 1322. (1) Desimoni, Regesti, Docum. XXIII ; Alizeri, Guida, I, 458. (2) Vigna, Le chiese rurali di S. Luca, 5. Vito e S. Chiara d’Albaro, in ASLS., voi. XX, p. 433 seg. (3) Not. Nicolò e Giovanni Mastraccio, Reg. I, f. 198, Arch. di Stato. feste del mese di ottobre Anche 1’ arte portava il suo contributo al culto di S. Luca. Nel 1393 Cattaneo Spinola facea dipingere dal pavese Taddeo Bartoli un’ ancona col santo e Maria SS., di palmi 6 X 6, da collocare nella chiesa omonima (l). 23. S. Severino. — Vescovo di Colonia, ebbe poco culto fuori della nazione tedesca. A Genova però Γ abbiamo in tutti i citati calendari liturgici antichi, segnato con rito sem., senza uffiziatura propria. 25. S. Miniato Mart. — La festa ebbe pochissima diffusione ; pervenne tuttavia a Genova, dove la troviamo nei più antichi libri liturgici, con rito doppio, lezioni proprie, orazione de comuni. In seguito però non se ne trova più traccia. 25 bis. SS. Crispino e Crispiniano Mart. — Questi martiri di Soisson, tanto venerati in Francia, ebbero culto speciale anche a Genova dai tempi più antichi ; e in tutti i nostri libri liturgici sopì a citati se ne fa la commemorazione, benché in seguito fu abolita, finché nel 1853 si riprese e le fu dato l’uffizio proprio. La divozione a questi santi era promossa dall’Arte dei Calzolai, di cui essi sono i Protettori. A loro si era eretto fin dal 1507 un oratorio in piazza S. Agostino, a cura dei calzolai. Anche in S. Domenico avevano culto speciale nel sec. XVII. La storia dell arte ci parla pure del culto dei due santi. Nel 1360, 9 sett., il pittore Giovanni di Rapallo si obbliga a dipingere un’ ancona dei SS. Crispino e Crispiniano per la consorzia dei calzolai di Savona, da consegnarsi il giorno 4 di ottobi e (2). Nel 1463, 30 agosto, Giovanni di Montorfano pure promette di fare un’ ancona dei due santi, probabilmente per una consorzia di Chiavari (3). 28. SS. Simone e Giuda Apost. — La lesta, che comincia ad apparire nelle ultime recensioni del Gregoriano, si trova pure in tutti i codici liturgici genovesi antichi, con lezioni proprie e orazioni per la vigilia e per la festa, provvedenti entrambe dal Gregoriano di Menardo, ed in uso fino ad oggi. (1) Alizeri, Op. c., I, 454; Poca, Miscellanee, voi. IV, Parte II, 22. (2) Alizeri, Notizie, ecc., voi. I, 142 e 280. (3) Stella, Annali; Giustiniani, id. ; Delucchi, La chiesa di S. Agostino, p. 67 »eg,; Le chiese di Genova, Ms. all’Arehiv. Civico ; Belgrano, Delle Feste, ecc., p. 43. 250 CAPO XVII Questa festa in Genova si riannoda con un avvenimento politico di grande rilievo, cioè P istituzione dei Capitani del popolo, avvenuta appunto il 28 ottobre del 1270. Questa istituzione pose fine alle insurrezioni e sconvolgimenti che da tempo affligevano la città; sicché in ringraziamento della pace e della ca ma ottenuta, si acclamarono Protettori della città i santi Simone e Giuda, e si stabilì che ogni anno in questa festa i magistrati dovessero offrire un pallio e un numero di ceri al l°i0 ^taie nella chiesa di S. Agostino; cerimonia che durò fino al , m cui furono aboliti i pallii (1). Come festa di apostoli eia giorno festivo di precetto. , .. Quell’ avvenimento rese assai popolare il culto dei due Apos 0 1, e molte Arti li elessero tosto a loro speciali protettoi i. n oro onore si eresse la chiesa che portava il loro nome su mon e Peraldo, luogo detto le Chiappe ; chiesa che il Giscardi crede eretta in seguito al voto suddetto, benché nei documenti comparisca solo nel 1477 (2). Oggi non rimane che il nome alla località ai S. Simone. Anche nelle colonie si ripercosse la venerazione verso 1 Protettori della madre patria ; e sappiamo che a Pera le autorità genovesi offrivano un cero ai due santi nella loro es a ne chiesa di S. Michele. Nel 1362 il rettore di questa protestava perchè era mancata quell’offerta. . Di S. Simone si conservava una reliquia in duomo, e S. Giuda in SS. Cosma e Damiano nel sec. XVII. 31. S. Quintino Mart. — Il culto di questo martire di Verman-doise, molto diffuso in Francia, passò anche in varie citt _ a ia, come Verona, Mantova, Brescia, Vallombrosa, ecc. Ai con ni e Liguria abbiamo il monastero di S. Quintino di Spigno, 1 c atto di fondazione, dell’ anno 991, parla del monte sancti Quin ini, il che dimostra che a quell’ epoca il culto del santo co era gì antico (3). A Genova ne troviamo la festa commemorata in tutti i citati testi liturgici antichi; ma in seguito non ve n è più traccia. Una reliquia, la testa del santo, si venerava però in S. Ambrogio nel sec. XVII. (1) Giscardi, Origine delle chiese, Ma, c., p. 439. (2) Arehiv. Capit. S. Lorenzo, Reg. A.B., p. 53, e Cassetta A.B, 53. (3) Poggi, L’aito di fondazione del monast. di S. Quintino di Spigno, m Miscellanea St. Iial., Ili, VI, 49. FESTE DEL MESE DI NOVEMBRE 25I CAPO XVIII. Feste del mese di Novembre 1. Tutti i Santi. — Poiché nei primi tempi la Chiesa tributava culto pubblico ai soli martiri, e solo più tardi lo estese ai santi non martiri, perciò in origine si ebbe, in luogo della odierna festa dei Santi, il giorno commemorativo di tutti i Martiri. In oriente sono assai antiche le traccie di questa festa, che in Antiochia si celebrava la prima domenica dopo Pentecoste, per la quale festa abbiamo alcune omelie di S. Gio. Grisostomo {Migne, P. G., T. L. 706-712); in Siria avea luogo il 15 maggio nel sec. IV, e altrove nel primo venerdì dopo Pasqua, per ricordare la relazione che intercede fra la risurrezione di G. C. e il martirio (1). In occidente la prima memoria di questa festa è dell’ anno 609-610, quando il papa Bonifazio IV, avendo avuto in dono da Foca imperatore il Panteon, che ormai più non serviva ai riti pagani, lo trasformò in chiesa cristiana, dedicandolo a Maria SS. e a tutti i martiri; onde la festa di S1. Maria ad Martyres che troviamo nei calendari antichi al 13 maggio, che è il giorno in cui avvenne la dedicazione. L’idea d’Ognissanti venne più tardi, sotto Gregorio III (731-741), che consacrò nella basilica di S. Pietro un oratorio al Salvatore, a Maria SS. e a tutti gli apostoli, martiri, confessori e giusti morti in tutto il mondo (2). Poscia Gregorio IV (827-844), considerando che in maggio essendo scarsi i viveri non era possibile provvedere al sostentamento dei pellegrini che affluivano a Roma per quella festa, la trasferiva al 1° novembre, al quale giorno restò poi sempre fissata (3). Fu per invito dello stesso papa, secondo gli scrittori franchi, che Γ imperatore Lodo-vico il Pio nell’835 ordinò che la festa si celebrasse in tutto P impero (4). A Genova pure sappiamo che si celebrava 1’ antica festa di S. Maria ad Martyres ai 13 maggio, poiché essa è notata nel (1) V. Nilles, in Zeitschrift fur Kathol. Theologie, 1887, p. 746 seg.; Bickell, Carmina Nisibena, p. 23; Baumer, Op. c., I, 274. (2) Beda, Hist. Anglor., II, 4; Paul. Diac., Hist. Longobard., VI, 37; Liber Pontif., ed. Duchesne, I, 419. (3) Beleth, Rationale div. oflìc., 127, in Migne, CCII. (4) Sigebertus Gemblac, Chronic., ad a. 838, in Migne, CLX, 159; Ado, Martyr oh, Kal nov. 252 CAPO XVIII calendario delle Vigne V.1 a questo giorno, e sappiamo che aveva la seguente orazione conservataci in altro codice appartenente alla stessa chiesa : In dedicatione S. Marie ad Martyres. Concede quesumus, O. D., ad eorum nos gaudia eterna pei tingere, de quorum nos virtute tribuis annua solemmtate gaudere (1). È la stessa che si legge nel Gregoriano (Muratori, H> 85)· data del 13 maggio ci porta evidentemente al tempo anterioie a Gregorio IV, che trasferì la festa al 1° novembre. Questa pure ci si mostra assai sviluppata in Genova, come era dovunque, fino dai tempi più antichi. Nel 1133 è indicata tra le solennità in cui Γ arcivescovo indossa il sacro Pallio (tnso em nitate omnium sanctorum) (2); nel 1143 è tra le feste in cui 1 aici vescovo partecipa alle oblazioni dei fedeli nelle principali c ìese di Genova (3). Documenti del 1190 e 1278 ci dicono che in essa dovea celebrare l’arcivescovo, o, se impedito, la prima '£m del capitolo (4). I nostri antichi libri liturgici hanno pei ques a festa tre orazioni, di cui quella della vigilia e la prima del giorno provvengono dal Gregoriano di Menardo, e la seconda e giorno che non si trova nei romani è invece nei libri ambrosiani. È inutile notare che la festa è sempre indicata tra que e 1 precetto nei cataloghi festali. Per le distribuzioni corali ne a me tropolitana vedi Documenti, N. IV. 1 bis. S. Cesario Mart. — Il martire di Terracina ebbe cuho abbastanza distinto a Roma in antico. Nel suo oratorio su a a tino S. Gregorio Iacea collocare 1’ imagine dell’imperatore oca, e in esso veniva eletto papa Sergio I nel 687. La sua messa ne Gregoriano è preceduta da una speciale colletta del clero, come altre feste di maggior rilievo. Ivi ha l’orazione propria che tro viamo pure nel nostro Collettario. Più tardi scomparve to a mente dalla liturgia romana e genovese. 2. Commemorazione dei Defunti. -- Tutti gli antichi popoli in(j° europei ebbero le loro feste dei morti, celebre fra tutte que a detta la Cara cognatio, celebrata ai 23 febbraio in memoria dei defunti della famiglia; e la chiesa cristiana ebbe a lottare assai contro gli usi pagani nel culto dei morti. Fu specialmente per (1) Poch, voi. I, 77. (2) Desimoni, Regesti, p. 95. (3) ASLS., voi. Il, P. U, p. 5-7. (4) ASLS., voi. XV11L, p. 164; Arch. Cap. metrop., Statuta antiquissima, N. 1, p· 2. FESTE DEL MESE DI NOVEMBRE 2S3 evitare infiltrazioni pagane in questa materia che essa si astenne per molti secoli dal dedicare una festa alla memoria dei defunti (1). La prima traccia di questa festa possiamo riscontrarla in Amalario di Metz ( + 850 circa), il quale osservava essere conveniente dedicare un giorno alla memoria dei morti per suffragarne le anime e soddisfare alla nostra divozione, allo stesso modo che si è dedicato un giorno alla memoria dei santi pei grandi benefizi che essi ci ottengono (2). Ma questo non era che un voto del celebre liturgista ; voto però che veniva poscia realizzato da alcuni ordini religiosi, che si diedero a celebrare, in date diverse, la commemorazione dei defunti. A Cluny avea luogo il lunedì dopo la festa della SS. Trinità; a S. Germano d'Auxerre il 23 gennaio. Fu poi 1’ abate di Cluny, Odilone, che nel 998 diede ordine che in tutte le case a lui soggette il giorno 2 di novembre, P indomani della festa dei Santi, fosse dedicato alla commemorazione dei defunti religiosi e secolari di tutto il mondo. La bella ed opportuna istituzione fu seguita da altri ordini religiosi, e poi dalla Chiesa universale. Lo stesso anno 998 fu introdotta nel monastero di Farfa ; pochi anni appresso s’introdusse a Liegi ; a Besanzone c’ era nel 1066, a Milano fu introdotta dall’ arcivescovo Olrico nel 1120-1125; a Roma solo nel sec. XIV, e a Colonia non c’ era ancora nel 1382 (3). Genova si distinse sempre nella divozione e nel culto dei morti. La festa nel sec. XII era già popolarissima, e le grandi offerte che facevano i fedeli nella chiesa metropolitana in festivitate mortuorum, che prima spettavano all’arcivescovo, nel 1190 venivano da questo cedute al capitolo, eccetto le candele che egli riteneva per sè (4). La festa si osservava anche nel foro esterno, e fin dal 1336, in un frammento di leggi civili, apparisce fra i giorni feriati festivitas omnium sanctorum cum dic sequenti (5) ; e così in tutti i cataloghi festali successivi, tanto della curia civile quanto ecclesiastica. Anzi il sinodo del 1588 la dichiara di precetto fino a mezzodì. La speciale importanza di questa festa si manifesta dal fatto che in qualche luogo in essa si celebravano più messe come nel (1) Thurston, The feast of thè Dead, in Dublin Review, luglio 1907; Cabrol, La fète des morts et la Toussaint, in Rev. du Clergé fran^ais, 1909, T. LX, 257 seg.; Leclery, Commémoraison des Défunts, in Diction. d’Archéol. chrétienne et de Liturgie, Défunts, p. 153 seg. (2) Amalàrius, De eccl. officio, 1. Ili, c. 44-45, Migne, T. CV, 1164, 1306. (3) Kellner, p. 280 ; Leclerco, Cabrol, 1. c. (4) ASLS., voi. XVIII. p. 164. (5) Poch, Op.c., IV, VI, p. 13. 254 CAPO XVIII giorno di Natale. Ciò si praticava nel regno d’Aragona dal sec. XVI, in cui i sacerdoti secolari celebravano due messe, e i regolari tre. Più tardi Benedetto XIV, 1746, concedeva a tutta la Spagna e Portogallo 11 privilegio delle tre messe in questo giorno; Pio X nel 1910 lo concedeva per le isole Filippine, ed ultimamente il regnante Pontefice lo estendeva a tutta la Chiesa. A Genova quella era consuetudine assai antica, e Γ ultima traccia di essa, per quanto sappiamo, è la disposizione del sinodo De Marini dell’ anno 1421, che vieta quod nullas (sacerdos), excepto die Nativitatis dominicae et Defunctorum praesumat bis in die celebrare, sub poena suspensionis ab ingressu ecclesiae per mensem (1). Accenniamo ancora ad un’ altra consuetudine popolare anticamente fra noi, cioè quella che aveva il capitolo metropolitano di dare una refezione di fave lessate ai poveri nel giorno dei morti, per cui tra le spese dell’anno 1316 figurano quelle fatte pauperibus in festo defunctorum in leguminibus et lignis et olei (2). Anche oggidì è comune fra noi l’uso delle fave lessate nel giorno dei morti. Forse questa antica consuetudine non è estranea nelle sue origini alle antiche agapi che si facevano sulle tombe. In tutte le chiese si celebrava la festa dei morti. In S. M. delle Vigne i capitoli del 1375 notano la festa Commemorationis omnium defunctorum tra le feste principali in cui celebrava il Prevosto. Il Libro degli Anniversari di S. Francesco di Castelletto ci ha conservato il lungo cerimoniale che si svolgeva in questa chiesa sulla fine del sec. XIV. Esso esordisce così : Processio in die mortuorum in conventu lamie. — In primis, dieta tercia in choro habeantur cerei accensi pro fratribus et fiant processio et stationes secundum modum infr ascriptum, subdiacono cum φ precedente et duobus ceroferariis cum cereis et uno fratre sacerdote induto suppelicio, cum aqua benedicta vadat aspergendo totam ecclesiam et cimiterium et alius sit sine suppellicio cum turibulo et incenso qui incenset per totum ubi ille aspergit, exceptis aliquibus locis qui pertinent ad ebdomada)'ium que debet aspergere et incensare, videlicet super sepulturam domini.....andree in choro, et domine imperatricis, et domini Nicolai de flisco, et domini Guillelmi Cybo et super sepulturas fratrum in cymiterio, omnes alie sepulture per alium fratrem asperguntur et incensantuv ut supra. (1) Synodi dioecesanae et provinciales editae et ineditae S. Genuensis Ecclesiae, art. 8, p. 15. (2) V. Documenti, N. IV. FESTE DEL MESE DI NOVEMBRE 255 Indi passa a descrivere le singole stazioni che si facevano alle diverse sepolture, cominciando da quella dell’imperatrice, e notando per ciascuna i riti e le preghiere proprie. Compiuto il giro delle stazioni, dodici in tutte, avea luogo la predica, e poi la messa solenne (1). I padri di S. M. di Castello nel 1344 concedevano una cappella della chiesa ai disciplinanti perchè potessero in essa seppelire i loro defunti, e stare ad faciendum officium in festo mortuorum, come già erano soliti a fare da tempo (2). 4. SS. Vitale ed Agricola Mart. — Il culto di questi martiri bolognesi si diffuse assai nell’ Italia superiore dacché S. Ambrogio ne scoperse e mise in onore le reliquie. A Genova sono in tutti i citati codici liturgici antichi, con semplice commemorazione e senza nulla di proprio. Anche oggidì la liturgia romana ne fa la commemorazione. 4 bis. SS. Mauro ed Eleuterio Mart. — Questa festa ebbe origine dalla traslazione a Genova dei corpi dei due santi, presi dall’ armata di Pagano Doria ai veneti nella città di Parenzo, il 4 novembre 1354. L’annalista Giustiniani dice: « L’armata pigliò la città di Parenzo soggetta ai veneziani, et in quella prese i corpi de’ santi e martiri Martino ( leggi Mauro ) et Eleuterio, e furono riposti con riverenza nella chiesa di S. Matteo (chiesa dei Doria ). E fu statuito che il quarto giorno di novembre il magistrato dovesse visitare con offerta di un pallio d’oro la chiesa di San Matteo sopradetta ». II 4 novembre fu dichiarato giorno semifestivo, e come tale è indicato nel catalogo del 1375, non però nei successivi. Fu allora che s’inserì nel calendario della chiesa metropolitana la festa dei due santi, che di fatto è tra le aggiunte del Cod. C, mentre manca nel testo, come manca in tutti gli altri codici liturgici antichi e recenti, perchè la festa non fu mai generalizzata indiocesi, e rimase ristretta alla sola chiesa di S. Matteo, dove sono tuttora venerate le reliquie dei due santi. 6. S. Leonardo. — Celebre nei fasti della vita monastica in Francia, ebbe culto anche in Italia; non tu però mai accolto nella liturgia romana. In Liguria però ebbe culto abbastanza diffuso anticamente. L’ospedale con chiesa di S. Leonardo di (1) Libro degli Anniversari, in ASLS., voi. X, p. 334-341. '2} Vigna, L’antica collegiata di S. M. di Castello, p. 210. 256 CAPO XVIII Bisancio presso Sestri Levante è già indicato nel 1190. Nel 1211 Donicella Giorgia prometteva di fondare un ospedale di San Leonardo nel luogo detto Ponte di Martino, diocesi di Luni, ospedale che nel 1213 era già sotto la dipendenza dell’ abate di S. Venerio del Tiro (1). Leonardo Fieschi, vescovo di Catania, nel 1317 fondava il monastero di S. Leonardo di Carignano in Geno\ra, ed un altro monastero omonimo era anticamente nella regione di Prè. La festa si trova in tutti i nostri libri liturgici antichi con rito doppio, lezioni ed orazione proprie, ed è sempre notata tra i giorni feriati dal 1375 al principio del sec. XVII. I Diarii d’ allora ricordano la festa solenne che se ne faceva in S. Leonardo di Carignano, e la reliquia consistente nel capo del santo, che si venerava a Prè. Nel 1645 la festa liturgica era già tramontata, e il calendario di quell’ anno nota appena a titolo di memoria storica al 6 novembre : Dies S. Leonardi, senza nulla farne nell’ uffiziatura. S. Leonardo era Patrono dell’ Arte degli Stoppieri, che aveano il proprio oratorio dedicato al santo presso la chiesa di S. Stefano in Genova, sulla piazza detta delle Case nuove. 8. SS. Quattro Coronati Mart. — È festa romana, già contenuta nel sacramentario Leoniano, e diffusa in tutte le chiese d occidente (2). A Genova è notata in tutti i libri liturgici antichi con rito doppio, lezioni proprie, e orazione presa dal Gregoriano, che è Γ odierna, mentre era diversa negli altri sacramentari antichi. 9. Dedicazione della Basilica del SS. Salvatore. — È la dedicazione della Basilica lateranense in Roma, sacra al SS. Salvatore. Anche in Genova e Liguria abbiamo varie chiese dedicate allo stesso. Una è quella del SS. Salvatore e S. Ί eodoro in città, presso la riva del mare, indicata già nell’ anno 900, e consacrata poi dal Cardinale Maurizio, vescovo di Porto e legato del Papa Pasquale II, il 20 luglio 1100 (3). Oggi è parrocchia retta dai Canonici Lateranensi. — Parimente dedicate al SS. Salvatore sono le chiese parrocchiali di Sarzano in Genova, fondata nel 1141, di Pratolongo presso Gavi, indicata nel 1196, di Lavagna 1145, e la basilica dei Fieschi, pure in Lavagna, fondata da Innocenzo IV verso il 1250. (1) ASLS., voi XXXIX, 764 ; Remondini, Parrocchie, Reg. V, p. 215 ; Mazzini, Per i confini della Lunigiana, in Gior. Stor. della Lunigiana, 1, 35 seg. (2) Cf. Delahaye, Le cui te des Quatre Couronnés à Rome, in AB. 1913, 63 seg. (3) Cartario genovese, p. 205; ASLS., voi. II, P. I, 319, e voi. XXXIV, p. 6. FESTE DEL MESE DI NOVEMBRE 257 La festa è notata in tutti i nostri libri liturgici antichi, con nove lezioni, e in tutti gli elenchi festali come giorno di feria ecclesiastica e civile dal sec. XIV al XVII. Nicolò IV accordava, 30 maggio 1291, speciali indulgenze per questa festa a chiunque visitasse la basilica del SS. Salvatore di Lavagna (1). 9 bis. S. Teodoro Mart. — Il culto di questo martire celeberrimo in oriente, passò da Costantinopoli a Roma al tempo degli imperatori bizantini, e si diffuse tosto in tutto l’occidente (2). All’ epoca delle Crociate esso prese nuovo impulso per le strane leggende cavalleresche intessute intorno al santo dalla fantasia popolare; leggende di cui ormai la critica ha fatto giustizia (3). Anche a Genova si ripercosse 1’ eco di quelle leggende, e il conseguente aumento del culto verso il santo cavaliere. Al proposito così scrive il Belgrano : « Le memorie leggendarie di quelle imprese ( crociate ) rammentando una fazione decisiva combattutasi fuor delle mura d’Antiochia in Soria il 29 giugno 1098 fra’ mussulmani e cristiani, non mancano di ascrivere il prospero successo ottenuto da questi ultimi al favore di un esercito celeste guidato dai santi Giorgio, Demetrio e Teodoro (4). Nè è da ommettere che a tale vittoria, per cui i crociati assicuraronsi il possesso della città, i genovesi aveano pigliata grandisima parte, per guisa che Boemondo figlio di Roberto Guiscardo, divenutone principe, ne li avea gratificati con un privilegio che reca la data di soli 15 giorni dopo quel fatto, ed è il primo fra i trattati che i popoli italiani stipularono nella Siria. Or non sarebbe dunque da meravigliare che i genovesi reduci in patria abbiano dedicato un tempio al santo cavaliere e martire di Eraclea (è la chiesa di S. Teodoro e S. Salvatore in Genova, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente), nè che, specialmente per questi ricordi due anni più tardi concorresse alla solennità di sua consacrazione il cardinale iMaurizio vescovo Portuense, legato appunto di papa Pasquale II presso i crociati di Terra Santa » (5). La festa è indicata in tutti i citati libri liturgici, dopo quella del SS. Salvatore, con lezioni proprie ed orazione presa dal Gregoriano, che si legge tuttora nel breviario romano. (1) Atti cit., voi. XXXIX, p. 770. (2) Duchesne, Liber PontifII, 41. (3) Vedi Delehaye, Les légendes grècques des saints militaires, Paris 1909. (4) Oderici Vitai.is, Historia eccles., lib. IX, (5) Illustrazione, ecc., p. 449. 17 258 CAPO XVIII Nel 1381 veniva portato a Genova un braccio colla mano di S. Teodoro, preso con altre reliquie ai veneziani a Pola, e collocavasi nella metropolitana, dove perciò si celebrò sempre Γ uffizio del santo, il 14 e poscia il 16 nov., con rito doppio, fino all’ ultima riforma del Calendario Genovese del 1914. 11. S. Martino (1). — Il santo più venerato e popolare delle Gallie, ebbe anche coll’ Italia superiore relazioni speciali. Passò i primi anni della sua giovinezza a Pavia, ove a 12 anni fu iscritto fra i catecumeni; e più tardi, dopo essersi congedato dalla milizia, si stabilì a Milano e vi fondò un monastero. Ma cacciato dal \rescovo ariano iYussenzio, venne a rifugiarsi nell’ isola Gallinaria presso Albenga, ove dimorò due anni con un suo compagno sacerdote ; finché nell’ anno 361, ritornato dall’ esilio S. Ilario di Poitiers suo maestro, Martino lo andò a raggiungere in cotesta città. Eletto vescovo di Tours nel 372, morì ivi fra il 397 e il 400. Dopo la sua morte ebbe culto diffusissimo in tutta la chiesa, e particolarmente in Francia. Nel genovesato sono testimoni del suo culto le molte chiese a lui dedicate, fra cui quattro pievi, cioè di Sampierdarena, Albaro, Framura e Pastorana (oggi d’Alessandria), che come ossei vammo più volte, rimontano forse al V secolo. Altre 29 chiese parrocchiali si contavano nell’ antica diocesi di Genova sacre a S. Martino. Della sua festa parla già il capitolare dell’ anno 856, senza però dichiararla obbligatoria per tutti nel foro esterno, ma adattandosi in ciò alla consuetudine di ciascun luogo, come vedemmo al capo I. Però possiamo credere che in quell’epoca da noi si osservasse quella festa, poiché nel secolo successivo essa avea un’ importanza tutta speciale, ed era assunta come termine di scadenza dei contratti, e giorno di pagamento dei canoni livellari. Nel 946 Teodolfo vescovo di Genova locava una terra in Mongiardino ai fratelli Adalberto e Azzone, obbligandoli a prestargli un canone in argento e un pollo pev omni missa sancti mavtini (2). (1) Sulpitii Severi, Vita S. Martini ; Duput, Histuire de St. Martin, Tours 1865, Baguet, Vie de St. Martin de Tours, Lerins, 1876 ; Montai,embert, Les moines d Occident■, T. 1, lib. Ili, p. 226 teg.; Regnier, St. Marlin, Paris 1907 ; Babut, St. Martin de Tours, 1913; Albers, Il monachiSmo prima di S. Benedetto, in Riv. Stor. Ben., anno X, fase. XL1 - XLII, 1915; Duchesne, Fastes Èp., T. II, 299 seg.; Tillemont, Memoires, T. X, 774 seg.; Rossi, L’abazia di S. Maria e S. Martino dell’ isola Gallinaria, in Riv. Stor. Ben., 1909, p. 67; G. M. Pira, Dissertazione sul soggiorno di S. Martino nell’ isola Gallinaria; Mattiauda, Da Villa Matuziana all’ isola Gallinaria, in Monografia storica sui porti dell’ antica Penisola italiana, p. 48 seg. (2) ASLS., voi. II, P. II, p. 388. FESTE DEL MESE DI NOVEMBRE Nel 972 lo stesso vescovo imponeva pure 1’ obbligo di pagargli il canone pvo omni missa sancti martini per beni locati ad Andrea e Pietro in Gavi (1), Molti atti consimili s’incontrano nei documenti posteriori. L’antichissimo calendario delle Vigne V.' ci fa sapere che a Genova nell’epoca più remota si celebrava, oltre la festa tradizionale degli 11 novembre, anche quella della Traslazione ed Ordinazione episcopale di S. Martino, che cade il 4 luglio, al quale giorno appunto il detto documento ha : Translatio S. Martini Ep. Il Collettario metropolitano ha per la festa di S. Martino cinque orazioni, delle quali solo la prima, che si usa tuttora nella liturgia, si trova nel Gregoriano, mentre le altre si riscontrano nei diversi libri liturgici ambrosiani o dell’ alta Italia. Questa straordinaria ricchezza liturgica dei nostri antichi codici dimostra la speciale importanza che avea tra noi la festa di S. Martino. Essa è sempre indicata tra i giorni feriati nei cataloghi sia ecclesiastici che civili, dal sec. XXIII al XIX; ed è notata di precetto nei sinodi del 1588 e 1604: il precetto fu tolto da Urbano Vili nel 1642. 13. S. Brizio Vesc. — Discepolo di S. Martino e suo successore nel vescovato di Tours (2), ebbe molto culto anche in Italia, conseguenza del culto intensissimo che vi riscuoteva S. Martino (3). A Genova ne troviamo la festa in tutti i citati libri liturgici, con rito doppio, lezioni ed orazione proprie, indizio del culto che riscuoteva nel tempo anteriore. In seguito non v’ è più traccia di esso. 13 bis. S. Antonino Mart. — Il culto del martire e Patrono di Piacenza si sviluppò specialmente in seguito all’ invenzione delle sue reliquie avvenuta fra il 375 e 395. S. Ambrogio, che nel 395 donava parte di quelle reliquie a S. Vitricio vescovo di Rouen, ne diffuse il culto a Milano, dove ne troviamo indicata la festa nei più antichi libri liturgici. A Genova e nel genovesato pure pervenne assai per tempo il culto di questo santo, o pel tramite di S. Ambrogio o diretta-mente da Piacenza, attesa la vicinanza di questa regione colla Liguria, e la facilità delle comunicazioni fra le due regioni per (1) Ivi, p. 419, o Desimoni, Documenti cit, p. 5. (2) Duchesne, Fastes Episc., II, 299. (3) Gabrieli, S. Brizio e S. Niceta, Appunti agiografici, Grottaferrata 1912, 26ο CAPO XVIII mezzo della strada romana, che passando per la valle del Taro, da Varese e Castiglione, veniva a Genova. Il Tononi, il Campi e l’Accinelli (1) ritengono che quivi e precisamente a S. Antonino di Casamavari si venerasse il santo già nei primordi del secolo V. Non so trovare fondamento per questa opinione, poiché a Casamavari non esistono prove di tanta antichità di quel culto. Tuttavia di questa antichità ci è pi ova la pieve di Castiglione, che ha per titolare S. Antonino, ed è posta sull’ antica via di Piacenza, pieve che come già osservammo si può facilmente far rimontare al secolo V o poco dopo, b Γ antichità di questo culto è rinsaldata dalle altre chiese pari oc chiali assai antiche, dedicate al santo, cioè que^e 1 esino ricordata nel 1003, di Casamavari ricordata nel 1131, di Breccanecca, Sanguineto e Pontori indicate nel sec. XIII. La liturgia genovese nel sec. XIII aveva pei la es a ι S. Antonino una semplice commemorazione, residuo oise ι una maggiore uffiziatura che si aveva nei tempi anteriori. orazione propria che abbiamo nel cod. C era comune ai libri am rosia^11 antichi; e questa comunanza di orazione potrebbe in icare u comunanza di origine della festa. Dopo il sec. XIV non si rov più traccia della festa. Anzi qualche chiesa, ad es. ef!n£’. , persino l’antico titolare nel suo omonimo S. Antonino ι ire 19. S. Elisabetta d’Ungheria. - Canonizzata d* Gr^orl° ; nel 1*235, cioè quattro anni appena dopo la sua morte, ebbe assai nella chiesa, promosso dallo stesso papa "· divulgato dall’ ordine Francescano, del quale a san a co una delle più belle glorie. A Genova dovette assai presto ι -dursi il suo culto, perchè assai fiorente vi era oper cescana, divisa nei tre rami dei Minori, de e fiarlSj^: nrjmj Terz’ Ordine, tutti e tre stabiliti nella nostra città fino dai p anni della loro istituzione (2). . . ... La sua festa è indicata- in tutti i nostri libri liturgici antich ( ) con l’orazione che si recita tuttora. Un’ ancona della santa, con S. Andrea, S. Gio. Battista S. Francesco, veniva ordinata da Zaccaria Negrone a pi ore (1) Tononi e Orandi, S. Antonio martire di Piacenza. (1) Campi, Storia di Piacenza, 121. (1) Accinelli, Liguria sacra, Ms. alla Civica - Berio, I, 390. (2) Cambiaso, S. Francesco e il Terz’ Ordine in Genova e Liguria, IIa ediz. , capo 111. , . (3) Nel cod. C è aggiunto in calce al foglio, ma sembra della «tessa mano del tee . Nel cod. £7 è nel testo originale. FESTE DEL MESE DI NOVEMBRE Tomaso d’Antonio Bugo di Napoli, con atto del 3 ottobre 1444; tela che Γ Alizeri crede fosse destinata per la chiesa di S. Francesco di Castelletto, centro della religione francescana in Genova (1). Indizio della popolarità che avea in Liguria S. Elisabetta d’Ungheria, è la leggenda della santa, composta in dialetto savonese da Aleramo Traversagno l’anno 1455 in Savona e pubblicata nel Giornale Ligustico d’Archeologia, Storia e Belle Arti, voi. XXIII, p. 12 e seg. S. Rufo Mart. — È il discepolo di S. Paolo, di cui nella lettera ai Romani, XVI, 13: Salutate Rufum electum in Domino et matrem eius et meam. Il suo culto non fu molto diffuso. A Genova nella liturgia del sec. XIII ha rito sem., uffizio de comuni. In seguito non si ha più traccia della festa. 22. S. Cecilia Verg. Mart. — Festa antica ed universale nella chiesa, è notata in tutti i citati libri liturgici genovesi, con rito doppio, lezioni proprie e orazione presa dal Gregoriano, che si usa tuttora nella liturgia romana. Nei secoli XVI e XVII è segnata come giorno feriato. 23. S. Clemente Papa e Mart. — Festa universale nella chiesa fino dai tempi più antichi. A Genova è in tutti i citati libri liturgici, con rito doppio, lezioni proprie e orazione tolta dal Gregoriano, che è P odierna. Quanto fosse popolare questa festa apparisce dal fatto che essa veniva presa come data di scadenza dei contratti : In ommi festo sancti Clementis così leggiamo spesso nei contratti del sec. XII e seguenti. È sempre notata come feria ecclesiastica dal sec. XV in poi. Nei libri liturgici antichi ha sempre la precedenza su quella di S. Colombano, che pure doveva essere abbastanza distinta, come diremo tosto parlando del santo. Per la storia del culto di S. Clemente notiamo la chiesa a lui dedicata, antico monastero benedettino sui monti liguri, a Gordena presso Mongiardino, chiesa che nel 1203, già decaduta dall’ antica prosperità monastica, è uffiziata da un unico sacerdote delegato dall’ Arcivescovo di Genova (2). — Reliquie de ossibus S. Clementis munitis argento si conservavano nella chiesa metropolitana nel 1386. 23 bis. S. Colombano. — Il patriarca del monachiSmo occidentale nel secolo VII, nacque in Irlanda verso il 540, venne in Italia (1) Not. Francesco Casanova. — Alizeri, Notizie. I. c. (2) ASLS., voi. XVIII, p. 293. 262 CAPO XVIII nel 612, dopo aver fondato il celebre monastero di Luxeuil, e promossa la vita religiosa in molte parti della Gallia e della Svìzzera tedesca. Fu accolto favorevolmente dal re dei Longobardi Agilulfo e dalla pia Teodolinda, da cui ebbe in dono il territorio di Bobbio, dov’ egli andò a stabilirsi coi suoi monaci nel 614, fondandovi il celebre monastero oggi sede del vescovato (1)· Una tradizione, pur troppo non suffragata da documenti, ci parla di un viaggio che avrebbe fatto il santo da Bobbio a S. Fruttuoso di Capodimonte sul promontorio di Portofino; come pure ricorda il suo presunto passaggio a Moranego sulla Scoffera, dove avrebbe lasciato in ricordo una crocetta che tuttora si conserva. In memoria di questi fatti e per invito del santo stesso, come si dice, la popolazione di Moranego e regioni limitrofe usò in passato recarsi ogni anno in processione a S. Fruttuoso di Capodimonte (2). Ma ripetiamo, la storia tace su tutto questo, e su quanto si riferisce alla dimora del santo a Bobbio ; dimoi a che fu troppo breve poiché la morte veniva a troncai la ι novembre del 615. Tuttavia il seme gettato crebbe in vaste proporzioni, e ι successori di Colombano degni discepoli di un tanto maestro die ero compimento all’ opera da lui iniziata. Il monastero, che ne -> già contava 150 monaci, divenne in breve un centro di co tura scientifica non meno che di vita religiosa (3). Privilegiato ai api e favorito largamente dai re Longobardi che aveano bisogno e suo aiuto morale pel governo dei popoli da poco soggetti a oro dominio, estese la sua potenza tutto all’ intorno, sui teri itoi ι i Piacenza, Tortona e Liguria. , . . Limitandoci a questa, un diploma di Carlo Magno dei o giugno 774 confermava al monastero di Bobbio una vastissima (1) Martin, Saint Colombari, Paris 1905. — Albers, Il monachiSmo Vrl S. Benedetto : S. Colombano, in Riv. stor. benedettina, 1915, p. 38. — Mabillon, 55. O. S. B., Il, 5 e segg.; Annales 0. S. B., T. I, lib. X. — Krusch, Vita Co um a abbatis discipulorurnque eius libri duo, auctore Iona, in Mon. Gemi. is ., cri rum rerum meroving., T. IV. — Metlahe, Ίhe Life and Writings of saint o um an, Filadelfia, 1914. — Gianelli, Vita di S. Colombano, Torino 1844. — La venuta e Santo a Bobbio nel 602, sostenuta dal Troya, Storia d'Italia nel M. E., T. IV, Parte , p. 23 e segg., non è ammessa oggidì dagli storici. (2) V. Remondini, Parrocchie dell’Archid. di Genova, Reg. X, p- 55. (3) G. Manacorda, Storia della Scuola in Italia, Voi. I, P. Π. — A. Ratti, Le ultime vicende della biblioteca e dell’ archivio di S. Colombano di Bobbio, Milano, Hoepli, 1915. — G. Cipolla, Attorno alle antiche biblioteche di Bobbio, in Riv. Storica Ben., 1908, p. 561 seg. — Cipolla, Una visita a Bobbio, Bobbio, Cella, 1914. P. Lugano, S. Gregorio Magno e S. Colombano nella storia della cultura italiana, in Riv. Stor. Ben., 1915. PESTE DEL MESE DI NOVEMBRE 263 zona di territorio che si estendeva dalla Valle d’Aveto al mare (1). Altri documenti analoghi dei secoli Vili - X, ricordano molte località poste in quelle regioni ed altre vicine, come dipendenti dallo stesso monastero, con chiese e celle monastiche, oratoria, cellae, ecclesiae, plebes, di cui molte erano dedicate a S. Colom bano. Nell’ antica circoscrizione della diocesi nostra portavano il suo nome le chiese di Moranego, Certenoli, Costa, Noano, Piazza (presso Framura), e quella di Genova presso l’ospedate dei Cronici. Vicino a questa era il celebre monastero, poi parrocchia urbana di S. Stefano, pure dipendente da Bobbio, la cui cripta si fa risalire al sec. Vili, mentre nella parte più centrale dell’ antica città è indicata già nel 972 come figliazione di Bobbio la chiesa di S. Pietro in Banchi ; Ecclesia sancti Petri que est sita in civitate lanue (2). Da questi documenti risulta che l’opera di S. Colombano e dei suoi figli nei secoli VIII-X era diffusa da Bobbio a Genova e in una zona assai vasta all’ intorno. Ma non basta. Parlando di S. Benedetto abbiamo osservato come il suo ordine sia stato diffusissimo in Liguria sino dai primi tempi della sua istituzione, e accennammo a molti monasteri come quelli di Portovenere, di S. Andrea di Sestri, S. Fruttuoso di Capodimonte, S. Stefano e S. Siro di Genova, S. Siro di Struppa, S. Gregorio e S. Maria del Porale sugli Appennini, S. Clemente presso Gordena, S. M. del Tiglietto presso 1’ Olba, S. Pietro di Savignone e S. Pietro di Precipiano in valle Scrivia, S. Giustina di Sezzè, e Giusvalla in vai Bormida, S. Marziano e Vindersi in vai Borbera, S. Maria in Val di Taro, S. Onorato di Patrania, S. Andrea di Borzone, ecc., dei quali alcuni hanno documenti certi dei sec. VI-V1I, ed altri posteriori, ma tutti in genere si fanno dagli storici risalire all’epoca dei Longobardi e dei Carolingi, benché devastati dai saraceni del sec. X, siano poi stati ricostrutti in epoche più recenti. Ora a tanta fioritura di vita monastica non può essere stata estranea Γ opera dei monaci di Bobbio. Si sa che essi, dopo la morte di S. Colombano adottarono la regola di S. Benedetto più (1) Μ. R. P. Chartarum, I, 1-106. — Ughelli, Italia sacra, T. IV. — Rossetti, Bobbio illustrato. — Belgrano, Illustrazione del Reg. Arciv., in Atti Soc. Lig.St. P., voi. II, 359 segg. — Harthmann, Adbreviatio de rebus momsterii Bobiensis, in Boll. St. Subalp., anno Vili, (1903), p. 393 segg. — Schiapparei,li, I diplomi di Berengario I, in Istituto Stor. lt., Fonti per la Storia d‘ Italia, voi, unico, N. 35. — Cipolla, Una « adbreviatio » inedita dei beni dell’ abazia di Bobbio, in Riv. St. Ben., 1906, p. 24 segg. — P. Lugano, Le celle di Bobbio, in Iulia Derthona, VII, 1899. (2) Grassi, Vescovi di Genova, p. 12-13. 26 4 CAPO XVIII mite e più pratica, e diedero il più largo contingente all’ ordine benedettino in Liguria (1); sicché il loro monastero di Bobbio deve ritenersi come il centro principale, da cui si diffuse ira noi la vita religiosa e monastica. Anzi ad essi si attribuisce anche in parte la conversione delle popolazioni jdell’ Appennino, tuttora infette di paganesimo alla venuta di S. Colombano. « Questo lavoro ( di evangelizzazione ), scrive il Poggi, fu mirabilmente compiuto dai monaci benedettini di S. Colombano di Bobbio, la cui importanza storica è sfuggita sinora, trattandosi di una istituzione la cui memoria si è perduta sia per lo sterminio prodotto dalle invasioni dei Saraceni nelle vallate dell’ Appennino, sia per l’antipatia che avvolse il dominio dei Longobardi, la quale doveva necessariamente riflettersi sopì a di quella istituzione che era stata la base civile e religiosa del loro governo » (2). Coll’ opera di S. Colombano e de’ suoi monaci si diffuse nei popoli la venerazione verso il santo stesso, e quindi la sua *esta· La troviamo assai d’antico in Irlanda, nelle Gallie e nell a ta Italia, ove l’hanno fra gli altri i calendari liturgici di Mantova, Brescia, Verona: manca invece totalmente nella liturgia lomana. In Liguria pure essa è molto antica. _ . . Infatti essa non solo si trova in tutti i nostri libri liturgici pi antichi, con orazione propria Deus qui nos beati Columbam (3), ma inoltre è indicata tra i giorni di feria ecclesiastica e civile ne catalogo del .1375, che è il più antico, e non nei successivi, il che dimostra che la festa diminuì di grado coll’ avanzarsi del tempo. Anche la festa liturgica scomparve dal calendario genovese, e graduale di S. Matteo nel 1412 ha ancora la semplice commemorazione, ma in seguito anche questa sparì, e il calendario diocesano del 1645 si limita a notare semplicemente ai 21 novembre: Dies S. Columbani, ma nulla di lui nell uffìziatuia, che è tutta della Presentazione di Maria SS.; il che dimostra che la festa di S. Colombano non era più che un ricordo. L avella trasferita al giorno della Presentazione, che è di gran divozione pei genovesi, contribuì a farla scomparire. (1) Cf. Montalembert, Les moines d’ Occident depuis saint Benoit jusqu à saint Bernard, T. II, L. IX, c. VII. Ce que devint V oeuvre de saint Colomban. (2) Genova preromana, romana e medioevale, I, 255. — Vedi anche Desimoni, Annali cit., p. 3. (3) La stessa orazione è nel Codice delle Rogazioni del sec. XV, S. Colombano è pure invocato nelle litanie genovesi del sec. XV, e in quelle della Processione delle Ceneri di S. Gio. Battista. feste del mese di novembre 265 Fu osservato, e giustamente, che S. Colombano non occupa nè nella liturgia, nè nella memoria dei fedeli, il posto che sembrerebbe aveigli dovuto assicurare l’opera sua e la sua influenza su tutto il movimento monastico e religioso nel sec. VII (1). Noi auguriamo che Genova e la Liguria non abbiano a meritare il giusto rim-piovero, e speriamo che venga presto il giorno in cui il nome venerato di S. Colombano riprenda il suo degno posto nel calendario della chiesa genovese. 23 ter. S. Felicita Mart. — Festa romana, già contenuta nel Leoniano. Nell’ antica liturgia genovese ha l’orazione presa dal Gregoriano, che si usa tuttora, mentre diversa è negli altri sacramentari antichi. 24. S. Grisogono Mart. — Morì ad Aquileia il 23 nov. del 304, ed ebbe culto diffusissimo in tutta la chiesa. Il suo nome fu insei ito nel canone della messa, e la festa si trova in tutti i calendari e libri liturgici. I nostri antichi codici genovesi la notano con rito sem., e orazione presa dal Gregoriano, che è l’odierna. 25. S. Catterina Verg. e Mart. — La santa martire di Alessandria, intorno a cui la leggenda ha intessuto i racconti più strani, non è conosciuta negli antichi calendari siri ed egiziani, che pure avrebbei 0 dovuto notarla se fosse stata festeggiata. Nelle tonti occidentali non si trova generalmente prima del sec. XIV (2). Però la sua leggenda era conosciuta in occidente a partire dal sec. XI; e a questa leggenda, rigettata oramai dalla scienza pi essochè unanime, si deve la diffusione del culto e della festa di S. Catterina ; festa che divenne popolarissima dal sec. XIV. A Genova questo culto rimonta al sec. XIII. Nel 1228, 21 die., Ottone, arcivescovo di Genova, per mandato di Gregorio IX, poneva la prima pietra della chiesa di S. Catterina di Lucoli in città (3). La testa si dovette istituire press’ a poco nella stessa epoca, perchè la troviamo in tutti i citati codici liturgici, con rito doppio, lezioni proprie e orazione odierna. Nel 1280 è indicata come giorno di feria negli statuti dei Drappieri ; e così in tutti gli elenchi festali dei secoli successivi fino al 1600. Il Pontefice Nicolò IV, il 13 gennaio 1290, accordava 40 giorni d’indulgenza (1) Analecta Bollandiana, 1906, p. 119. — Martin, Op. e., p. 197. (2) Kellner, Op. e., p. 276. (3) ASLS., voi. XVIII, 334. 266 CAPO XVIII per la festa di S. Catterina a chi visitava la sua chiesa in Genova, come apparisce dal bollario Francescano. Però il maggiore sviluppo del culto di S. Catterina si ebbe nei secoli XIV e XV, come risulta da gran numero di altari e chiese che si eressero a lei in tutta la Liguria. Eccone alcune. Nel 1342 troviamo Γ altare di S. Catterina nella chiesa di S. Agostino in Genova (1). Nel 1408 Nicolò Pellerano ordinava la celebrazione d’ una messa settimanale in perpetuo all aitai e di S. Catterina e dei SS. Nicolò, Francesco ed Antonio, da Poco fondato da lui nella chiesa arcipresbiterale di Camogli ( Y — Nel 1411 la cappellania di S. Catterina di Capriata a era affidata a prete Ferdinando Garcia ; e nel 1448 la cappe a di S. Catterina in S. M. di Coronata era affidata al cappellano Giacomo Benegassi (3). - Nel 1468, 12 gennaio, la comunità di Rossiglione ordinava al pittore Cosimo Re un ancona i S. Catterina da collocarsi nella chiesa di Rossiglione, simi e a quella esistente nella cappella omonima nella chiesa di irò in Genova (4). — A Zoagli nel 1470 veniva dedicato a s. terina un oratorio con limosine raccolte dal rettore Ugo Simone ^ specialmente tra i marinai, come risulta da lapide ivi esisten e. Nella vicina pieve di Rapallo la cappella di S. battei ina beneficata da Mariola Argiroffo nel 1485 (5). — Nel 1 Spinola fondava una cappella presso la Certosa di Rivaio , dicandola a Maria SS. e a S. Catterina (6). — Altra capp S. Catterina è indicata a Campomorone nel 1490, altra a e nel 1500, a S. Lorenzo di Lago nel 1551 con trittico ]f· Cambiaso, a Sestri Ponente, Paveto, Borzoli, Langasco, e ι _ altri luoghi, come può vedersi dai decreti di Mons. o . Inoltre ricordiamo le chiese di S. Catterina di Bega o 1 nel 1514 (7); di Finale nel 1487, Savona nel 1492, Aia , Bonassola, Novi ed altre. (1) Deluccht, Op. c., 195 e 175. (2) Not. Simone da Compagnono, 1408, f. 79, Arch. di Stato. (3) ASLS., voi. XXXIX, 681 ; Desimoni, Annali cit., p. 115. (4) Alizeri, Notizie, ecc., voi. 1, 292. (5) Not. Chichizola, 1485, 6 febbr., Archiv. distrett. di Ghiavari. (6) Remondini, Parrocchie, Reg. XI, 194. (7) 11 6 novembre del 1514 Giacomo Santamaria, Francesco Massardo, Lorenzo an maria, Lorenzo Pozzolo, Francesco di Ponte, tutti di Begato, portatisi in Genova, ganta al pittore Francesco da Cremona un quadro per la loro chiesa rappresentali e patrona, da consegnarsi per il giorno 23 dello stosso mese, onde poterlo esporr P prossima festa. E il pittore promise di compiacerli a volta di corriere, sicché ι i gli consegnavano alla mano 20 lire di genovini, promettendogliene altre 11 alla nn 1’ anno, a patto che egli si obbligasse in modo che la tela o tavola per 15 anni tosse buono stato di lucentezza verniciata. (Not. di Lavagio, 1514, 6 nov., Arch. di Stato;. feste del MESE Dì novembre Centro principale del culto di S. Catterina in Genova, era la chiesa omonima di cui parlammo sopra. All’indulgenza concessa da Nicolò IV per la sua festa nel 1290, già ricordata, aggiungiamo che Pio IV nel 1564 accordava Γ indulgenza plenaria a chi confessato e contrito visitasse la detta chiesa nella stessa festa (1)., Accanto alla chiesa si era eretto un oratorio a S. Catterina e S. Giovanni Battista ; e già nel 1258 vi troviamo una pia con-giegazione intitolata a S. Catterina, e beneficata in testamento da certo Martino d' Arquata, e da altri negli anni successivi (2). 26. S. Lino Papa e Mart. — Festa romana oggi assegnata ai 23 settembre. Nei nostri antichi codici liturgici è segnata di rito semplice, uffizio de comuni. 27. S. Giacomo inciso. — Martire persiano è detto inciso o interciso perchè il suo corpo fu mutilato e fatto a pezzi. La festa si trova raramente nei calendari occidentali, ma a Genova è notata nei libri liturgici più antichi, compreso il codice V‘, con rito doppio e lezioni proprie. Certo vi fu portata dall’ Oriente! Più tardi non se ne ha più traccia. 29. SS. Crisante, Mauro e Daria Mart. — Questi martiri, oggi festeggiati al 25 ottobre, nei calendari antichi sono segnati promiscuamente al detto giorno, al 29 nov. e al 1.° dicembre. Tra i codici genovesi antichi, il metropolitano C. li segna ai 29 nov., come gli ambrosiani, con orazione propria diversa dall’ odierna che pioviene dal Gelasiano: quelli delle Vigne li segnano al 1.° dicembre. 29 bis. S. Saturnino Mart. — Festa romana antica, nel Collettario ha 1’ orazione odierna presa dal Gregoriano. 30. S. Andrea Ap. — S. Andrea, fratello di S. Pietro, fu tra i primi santi ad aver culto e celebrità nella chiesa universale, dice il Sollerio (3); e la sua festa è notata in tutti i calendari dal sec. VI in poi (4). (1) Arch. Arciv., Indulgenze, busta I. (2) Ferretto, Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, in BSS. voi LI1 μ 3l,5 Cf. ASLS., voi. XXXIV, 207. (3) Op. c., Observationes, ad hunc diera. (4) Duchesne, Origines, 289; Zimmerman, Saint André, in Dict. d'Archéol. et de Liturgie, p. 2031 seg. 268 CAPO XVIII A Genova la prima traccia del suo culto si può riscontrare nel celebre monastero di S. Andrea di Sestri, che si fa rimontare al sec. VII, e certo è antichissimo, benché i documenti che ne rimangono non risalgano oltre il 1009 (1). Contempocaneamente è ricordata la festa del santo in un atto che si fa risalire a S. Giovanni Bono vescovo di Genova nel 649-660, e che pai a della processione che il clero genovese doveva tare alla chiesa di S. Ambrogio nella festa di S. Andrea (2). Essendo la pioces-sione una cerimonia solenne, dimostra che quella festa eia una delle principali che si celebrassero allora. Il gran numero di chiese dedicate al santo conferma la giàn e antichità e diffusione del suo culto. Oltre all’ abazia di es ri testé ricordata, notiamo il monastero di Genova, che è ι pi antico monastero di suore conosciuto della nostra città, la azia di Borzone ; le parrocchie di Isoverde, Morego, Montanesi, Ca vai ì, Rigoroso, Foggia, Rovereto, l’Ago, Verzi, e le chiese di Pavare o, che sono in genere antichissime, benché non ne conosciamo e origini. . . La nostra antica liturgia conserva le traccie della primi iva solennità con cui si celebrava questa festa, che nel Leoniano a tre messe pel giorno, più quella della vigilia ; e il Co e ai io metropolitano riporta da quel sacramentario le due orazioni Maiestatem e Da nobis, ed una terza dal Gregoriano, della vigilia pure presa da questo, ed una per 1 Ottava presa Gelasiano in octabas sancti Andree. -a- fto Come festa di apostolo fu sempre giorno festivo di P^e^e fino al secolo XIX. Nel secolo XII nella testa di S. nj prestavano giuramento di fedeltà all’Arcivescovo i conso ι Ceriana, nsque ad festivitatem sancti Andree (3). Reliquie di S. Andrea in Genova. — Nel 1322 ne donava due alla chiesa di S. Francesco di Castelletto il citato Nicolò di avi Nel 1386 nella metropolitana era custodito vertex capitis S. n vee apostoli cwn lamina argenti circumcirca (Inventario cit.). a stessa chiesa donava unum ex digitis S. Andree apostoli guar nitum modico argento cum litteris grecis Bartolomeo de Riti ìario (1) Remondini, I Cisterciensi in Liguria, in Giornale degli Studiosi, voi. Ili, 1871, ASLS., voi. XXXIX, 535. (2) Atti cit., voi. II, P. II, p. 11; Belgrano, Illustrazione, 269; Savio, Gli antica Vescovi d’Italia, Lombardia, voi. I, 279; Banchero, Il Duomo di Genova, 298; Arch. Capit. S. Lorenzo, Reg. PB„ fol. 24. (3) ASLS., voi. II, P. II, p. 119. FESTE DEL MESE DI NOVEMBRE 269 nel 1452 (1). Ed altre reliquie del santo si vennero in seguito aggiungendo a queste, sicché l’inventario della stessa metropolitana del 1601, 2 gennaio, nota le seguenti: « Una testa col diadema sopra intagliato et con parte del busto, cioè dinanti di rilevo d’ argento nella quale è dentro parte della testa di Santo Andrea Apostolo posta sopra un piede di legno argentato. «Un tabernacolo d’argento piccolo senza lavoro a torno con una piccola crocetta in cima con suo cristallo nel quale è dentro una reliquia di S. Andrea Apostolo. « Un tabernacolo di cristallo nel quale son dentro reliquie di S. Pantaleone m., di S. Clemente Papa e m., di S. Filippo apostolo, di S. Giustina e di S. Andrea. « Una croce dove è del legno della croce di S. Pietro et Andrea inclusa in una scatola ornata d’ argento sopra il coperchio della quale è un crocifisso con altre figure di rilievo d’ argento » (2). Il monastero di S. Andrea pure si arricchiva di una preziosa reliquia, cioè di una gamba del santo, donatagli da Marco Spinola nel 1430, come risulta dalla seguente iscrizione in marmo che si leggeva a sinistra della porta maggiore della chiesa : 1430, DIE 24 APRILIS. - NOBILIS VIR MARCUS Q."> OTHOBONI DE SPINULIS DONAVIT OS MAGNUM DE CRURE SANCTI ANDREE APOSTOLI MONASTERIO ET ECCLESIE SANCTI ANDREE DEPORTA JANUE PRO CUIUS ANIMA ET SUORUM DEBET FIERI PERPETUO ANNIVERSARIUM, ET PARTICIPARE IN OMNIBUS SUFFRAGIIS (3). La chiesa di S. AmSrogio possedeva una veliquia argenti in qua est manus sancti Andyee apostoli, secondo Γ inventario tessuto dal nuovo parroco il 30 novembre del 1468 (Not. Andrea de CairoJ: e nel 1477, 8 luglio, nell’inventario fatto dal nuovo parroco di S. Salvatore in città, pure è registrata una reliquia de cruce sancti Andree (Not. cit.). — Finalmente altre reliquie del santo troviamo nella chiesa di S. Domenico nell’altare a lui sacro costrutto nel 1405, ed altra ancora nel 1461 troviamo nella chiesa di S. M. del Monte entro un bel tabernacolo di cristallo. (1) Vedi nota in Kalendario del Collettario metropolitano, al giorno 7 luglio. (2) Archiv, Capit,, Inventari. (3) « Per far guarnire d’argento la gamba sudetla » il monastero spendeva nel 1433 lire 72, di cui tre ducati per manifattura, e il resto per 40 oncie e mezzo d' argento adoperato. ( Arch, Arciv., Busta S. Andrea ). 2ηο CAPO XIX CAPO XIX. Feste del mese di Dicembre 1. S. Eligio. — Vescovo di Noyon, morì il 1° die. del 660, ed ebbe culto abbastanza diffuso in Francia, mentre non fu accolto nella liturgia romana. Questo culto prese sviluppo special-mente dopo P invenzione delle sue reliquie, avvenuta nel 1183. Fu eletto Patrono degli orefici, dei quali aveva esercitato l’arte in \àta ; e ad essi si deve probabilmente l’introduzione del suo culto in Genova, culto che vi era già stabilito nel sec. XIII, poiché ne troviamo la festa nei codici liturgici C. U-, con rito sem., lezioni proprie, orazione de comuni. Gli statuti di quest’ arte dell’ anno 1248 devolvevano a favore del culto di S. Eligio i proventi delle multe inflitte ai soci per l’inosservanza di alcune prescrizioni sulla festa (1). Centro principale del culto di S. Eligio fu sempre la chiesa di S. M. delle Vigne. In essa avea sede la corporazione degli orefici che nel 1248 vi confermava i suoi statuti. La stessa corpo-razione nel 1445 otteneva licenza di fabbricarsi in detta chiesa una cappella dedicandola però a S. Bartolomeo ; e nove anni appresso vi acquistava un’altra cappella già edificata dal canonico Melchiorre Fattinanti, e in questa teneva le sue adunanze (2). E la cappella detta anche oggidì dei Diecimila Crocifissi, nell ancona della quale Bernardo Castello sulla fine del sec. XVI effigiava insieme coi detti martiri anche S. Eligio. Rifabbricata poi nel sec. XVII, veniva adorna di bei marmi da Tomaso Orsolino nel 1667. La festa di S. Eligio celebrata a cura degli orefici con pompa e somma divozione, come scriveva il prevosto Castellino, è indicata nei diari del sec. XVII a questo giorno : Alle Vigne cappella di S. Eligio, e fu continuata fino al sec. XIX. Sull’ altare veniva esposta una statua argentea del santo contenente la sua reliqua autenticata dall’ Ordinario nel 1752, 29 novembre (3). L’ antica festa liturgica di S. Eligio, che vedemmo indicata nei codici della metropolitana del sec. XIII-XIV, andò poscia scomparendo, e manca nei calendari diocesani dei secoli succes- (1) Varni, Appunti artistici sopra Levanto, p. 59. (2) Ivi, Cf. S. Eligio e la Consorzia degli orefici a N. S. delle Vigne, in Sett. Rei., 1910, p. 568. (3) Ivi. FESTE DEL MESE DI DICEMBRE sivi. Venne però ripresa nel 1791, in cui fu pure concesso l’uffizio pioprio, ossia le lezioni ed orazione proprie, con rito doppio. Fu soppressa nel 1914. È da notare che nella chiesa delle Vigne, nonostante la solennità esterna, non si celebrava la festa liturgica di sant’Eligio, che manca in tutti i calendari antichi di questa chiesa. Il santo avea culto speciale anche in S. Giovanni il Vecchio, dove nel 1586 venne trasferita una cappellania di patronato del-1 arte degli orefici. Un inventario del 1681 nota : una pianeta di damasco bianco guarnita d’oro con S. Eligio, ed altra pianeta di vasigho verde con guarnitione di seta e S. Eligio (1). 1 bis. S. Evasio. — Molta incercezza regna intorno a questo santo, poiché alcuni lo dicono vissuto -e morto vescovo d’Asti nel sec. IV, altri nel sec. Vili, mentre altri lo vorrebbe identificare con un martire di Benevento, il cui corpo sarebbe stato trasferito a Casale da Liutprando nel sec. Vili, (712-744) (2). Il più antico documento che ci parla di lui è una Passio, scritta certamente fra 1’ 839 ed il 983, e contenuta nei Codici CXX e LXXVII (del sec. XI) dell’ Archivio Capitolare di Vercelli. Essa lo dice vescovo d’Asti, ucciso dagli Ariani a Seduta ( Casale ) al tempo di Liutprando (3). Del suo culto in Asti, non si hanno tracce prima del sec. XIII (4). A Genova ne troviamo la festa nell’ epoca stessa, cioè nel Collettario metropolitano, che ne riporta l’orazione propria In natali Sancti Evasu, diversa però da quella della liturgia di Casale. Questa è Tunica traccia del culto del santo in Genova. 4. S. Barbara V. M. — La martire di Nicomedia non si trova nella liturgia romana prima del sec. XII. Poscia nel rimaneggiamento del Breviario romano operato dai Francescani nel sec. XIII fu accolto nelle lezioni il racconto leggendario del suo martirio ; sicché quelle lezioni venivano deplorate poi da Rodolfo di Tongres (+ 1403) come « apocrife, spregevoli e piene di racconti incredibili » (5). (1) Archiv. Arciv., Confraternite, busta 1. (2) Savio, Notizie storiche sopra sanf Evasio martire. - Cipolla, Appunti sulla storia di Asti, 60, 92 ; Alessio, I Primordi del Cristianesimo, ecc., 88 seg. ; Ughelli, Italia sacra, IV, 335; Irico, De sancto Evasio ; Bosio, Storia della chiesa d'Asti. (3) Colli, S. Evasio di fronte alla, storia, in Numero Unico pel Centenario della Cappella di S. Evasio, Casale 1908. (4) Ivi. (5) Batipfol, Op. c., p. 554. 2?2 CAPO XIX A Genova forse ne promossero il culto gli stessi frati Minori. La sua testa era già stabilita fra noi nel sec. XIV, poiché la troviamo notata nei citati libri liturgici con rito sem., orazione de comuni. Un braccio colla mano di S. Barbara preso ai veneziani a Pola nel 1381 era portato con altre reliquie a Genova e depositato nella chiesa metropolitana (1). Nel sec. XVII si trovava in S. Ambrogio ( Diari cit. ). Il capo della santa era venerato nella abazia di S. Andrea di Sestri, ed è ricordato nell’inventario del 1452, capsieta una elephantis in qua sunt capita duo videicet sancte Barbare et sancti Simonis (2): vi era ancora nel sec. Quivi la santa riscuoteva un culto speciale, tanto che ne a ricostruzione della chiesa avvenuta nel 1570, il suo non^ u assunto a contitolare della chiesa stessa, benché poi siasi abbandonato (3). A Genova S. Barbara era patrona dell arte dei Battiloro,! quali le avevano dedicato un oratorio in vico S. Pao o a r . Nella chiesa di S. M. dei Servi essa era venerata dalla onsorzm dei Forastieri, che s’era posta sotto il patrocinio di lei e ι · · della Misericordia, erigendole una cappella, la cui co e figure di Maria SS. e di S. Barbara fu eseguita nel 1501 dal pittore Pietro Resaliba (4). I diari del sec. XVII ricordano a ^ di S. Barbara in questa chiesa e in quella di S. Marco, · di Sarzano, S. Margherita di Rapallo, ecc. La diocesi ne a la semplice commemorazione nell’ uffiziatura, come oggi 5. S. Saba abate. - Il celebre campione del orientale non ebbe molto culto in occidente. Il nostro o e ne segna la festa con orazione propria, mentre oggi si egg quella de comuni abbatum. Un braccio del santo si conserv in S. Francesco di Castelletto secondo i diari del sec. X 5 bis. S. Dalmazzo. - Vescovo di Pavia e martire, ebbe culto anche a Genova, per la vicinanza e le relazioni che esistevano fra le due città. Il nostro Collettario ne riporta soltanto 1 orazione propria che esalta la sua fortezza nel martirio, orazione presa dalla liturgia pavese. (1) Giustiniani, Annali, II, 150. (2) Annali stor. di Sestri Ponin ASLS., voi. XXXI, Vp. 312. (3) Remondini, Parrocchie, Reg. XV, 179. (4) Alizeri, Notizie., ecc., voi. I, Pittura, 344 - 349. FESTE DEL MESE DI DICEMBRE 273 6. S. Nicolò. — Vescovo di Mira dei primi secoli, il suo culto si nmft6 ^ tar<^’ e raSgiuase il colmo nel sec. XI sotto Urbano II (1088-1089), dopo la celebre traslazione delle sue reliquie da Mira a Bari, avvenuta nell’anno 1087 (1). La sua festa, mentre manca nella liturgia e nei martirologi fino al sec. IX, era invece generalizzata nel sec. XI-XII. Nell’Antifonario romano di S. Pietro del sec. XII, il santo ha nel supplemento un uffizio proprio (Tornasi, IV, 159), mentre nel corpo l’ha de comuni (Ivi, p. 27), e tale ebbe di nuovo nel Breviario romano - francescano del sec. XIII. Nel genovesato le traccie del suo culto datano dal sec. IX, cioè dal diploma di Carlo il Grosso del 2 aprile 881, che assegna all abazia di Brugnato alcuni beni ad sanctum Nicolosium, che era S. Nicolò di Pietracolice presso Varese (2). In seguito troviamo molte altre chiese dedicate a S. Nicolò, come Coreglia, Capodimonte, Sestri Levante, Capriata, Darcogna presso Bargagli, tutte indicate nel sec. XII, e Voltri nel 1205. La festa si dovette certamente, come altrove, anche tra noi sviluppare dopo la traslazione del 1087. Nel 1143 essa avea già un grado distinto nella metropolitana, e il Registro arcivescovile ricorda le offerte speciali che il popolo faceva in essa in sancto Nicholao e che venivano ripartite fra l’arcivescovo ed il capitolo (3). L’arcivescovo Bernardo degli Arimondo ( 1276 -1287 ) lasciava in testamento ob veveventiam beati Nicolai il capitale di lire 50 al Capitolo, perchè del reddito si dovessero distribuire lire due ai canonici qui fuennt Offitio, scilicet Vesperis, Matutino et Missae nella lesta del santo (4). Probabilmente in quell’ epoca esisteva già nella stessa metropolitana Γ altare del santo, che troviamo indicato negli Statuti canonicali del 1300 (5), e nel Collettario (1313 -1331) (6). Nel registro delle distribuzioni corali del 1300 e in quello del 1316, S. Nicolò è la sola festa segnata in dicembre, oltre le feste natalizie. (V. Documenti, N. IV): il che dimostra la speciale considerazione che avea allora quella festa. Inoltre essa è notata tra le ferie di curia civile ed ecclesiastica in tutti i cataloghi dal sec. XIII in poi. Liturgicamente pure essa avea un grado distinto, poiché il Collettario la segna in tutti i tre (1) Baììmer, Op. e., 11, p. 27; Sollerii, Usuardi martyrologium, 6 decemb. (2) Ughelli, Italia sacra, voi. IV, p. 981; ASLS., voi." XXXIX, p. 612. (3) ASLS., voi. li, P. Il, p. 5. — Cf. anche altri documenti analoghi già ricordati al capo II. (4) (Vedi Obituario del Collettario al giorno 6 dicembre). (5-6) Ambedue i documenti ricordano portam S. Nicolai ( Statuta antiquissima, R.mi Capitoli, p. 4 e 5V : Obituario del Collettario, 28 febbraio). 18 274 CAPO XIX cataloghi, con rito doppio, lezioni proprie, e tre orazioni, indizio di una lunga uffiziatura; orazioni di cui non troviamo riscontro in altri libri liturgici, ma che forse sono prese dall’ antica uffiziatura della chiesa di Bari : solo la prima si è conservata nella odierna liturgia romana. Notevole è pure l’inserzione di S. Nicolò nel Confìteor che troviamo nel Collettario metropolitano, in cui, dopo gli apostoli Pietro e Paolo, si legge beato Laurentio martyri, beato Syro et beato Nicholao..... Anche tutti gli altri antichi libri liturgici genovesi hanno la testa di S. Nicolò. Anzi i citati calendari della chiesa delle Vigne hanno, oltre a questa, anche la festa della Traslazione, ai 9 maggio, che è appunto il giorno della traslazione del corpo del santo a Mira a Bari, avvenuta nel 1087. In questa chiesa nella festa del 6 dicembre vi era distribuzione corale secondo gli Statuti de e seguenti. — A S. Nicolò di Capodimonte in questa festa ι canonici di S. Rufo dovevano ogni anno pagare un canone di 10 so ι ai canonici mortariensi in compenso del possesso a quelli &ccor ato della chiesa stessa, secondo una sentenza del 6 dicembre 1 ( )· — Nella chiesa di S. Nicolò di Vallechiara, in Genova, fondata nel 1305 dalle monache Agostiniane, la festa pare si celebrasse a 4a domenica di avvento, per il quale giorno diversi Ponte ci, Pio V, Sisto V, Clemente XIII, ecc., concessero amplissime indulgenze. (V. Archiv. arciv., Indulgenze, busta I). 7. S. Ambrogio. — Il grande arcivescovo e metropolita di Milano, dal quale dipendeva tutta la chiesa dell’alta Italia, mor nel 397, e certamente ebbe speciale venerazione in tutte le regioni già a lui soggette. Nel genovesato il suo culto fu maggioi mente promosso dai vescovi milanesi suoi successori, che dimorarono a Genova, governando la nostra diocesi dal 569 al 640 circa. Prova di quel culto primitivo del santo sono le due pievi di Uscio e i Mignanego a lui dedicate, pievi che rimontano al tempo dei detti vescovi milanesi, se non prima. Altre chiese pure dedicate a S. Ambrogio sono quelle di Rapallo, indicata in livelli degli anni 973 e 977 terra S. Ambrosii (2), di Traso, Fegino, Orerò, Cornia, Voltri ed altre; delle quali possiamo, senza tema di errare, ascrivere le origini all’influsso dei vescovi milanesi in Genova. L’ erezione della chiesa di S. Ambrogio in città è comunemente attribuita al vescovo milanese Costanzo (593 - 600), che poi vi ebbe sepoltura nell’anno 600 (3). (1) ASLS., voi. XXXIX, p. 705. (2) Ivi, voi. II, P. II, p. 420, 422: e voi. XXXIX, 691, 505, 716, 727, ecc. (3) Belgrano, Illustrazione, ecc., p. 268. FESTE DEL MESE DI DICEMBRE 275 In quell’ epoca la festa del santo già si celebrava in Genova, ed è ricordata da un atto del vescovo S. Gio. Bono (649 - 660), che parla della processione che si faceva dal clero genovese in festo S. Ambvosii (1). Essa è notata in tutti i libri liturgici antichi, con rito doppio, lezioni proprie, e due orazioni derivate dalla liturgia ambrosiana, mentre nella liturgia romana si usa 1’ orazione Deus qui populo tuo, del comune (2). È notata pure come festa di curia ecclesiastica e civile in tutti i cataloghi dal 1375 in poi. Dal 1434 era giorno di distribuzione corale nella metropolitana. I mercanti milanesi e lombardi aveano nel 1449 la propria cappella dedicata a S. Ambrogio nella chiesa di Castello, ove essi faceano le loro adunanze in determinati giorni e specialmente nell’ ultima domenica di ogni mese e nella festa del santo, e vi eleggevano ogni anno gli ufficiali ed abati o priori della congregazione, alla presenza del console della loro nazione, residente in Genova (3). 8. S. Zenone. — Vescovo di Verona ( + 380 circa ), fu con S. Ambrogio, S. Eusebio ed altri uno tra i più grandi evangelizzatori dell’ alta Italia, e difensori della sua fede contro l’arianesimo nel sec. IV. Il suo culto, quanto fu diffuso in queste regioni, altrettanto tu ignoto altrove; neppure la chiesa romana ne accolse mai la festa. A Genova questa si trova in tutti gli antichi libri liturgici, con rito doppio, lezioni proprie, ed orazione pure propria, derivata dalla liturgia veronese. Più tardi, col prevalere della festa della SS. Concezione, quella di S. Zenone scomparve dal nostro calendario. 9. S. Siro Vescovo di Pavia. — Fu uno dei grandi evangelizzatori dell’alta Italia. Si disputa sull’epoca in cui egli visse, poiché mentre la tradizione costante e la massima parte degli scrittori lo assegna al sec. I ο II, alcuni altri invece, come il Savio e il Cipolla, lo vorrebbero portare al sec. IV (4). Ma le (1) Banchero, Duomo, 298 ; Savio, Vescovi, Milano, 279; Belgrano, Op. c., 269 seg. (2) Magistretti, Monumenta veteris liturgiae ambrosianae, Manuale Ambro-s’.anum, voi. II, p. 19; Codex Sacramentorum Bergomensis, in Auctarium Solesmense ad utramque I. P. Migne Patrologiam, I, p. 105. (3) Vigna, Illustrazione storica di S. M. di Castello, p. 216. (4) Savio, La Leggenda di S. Siro primo vescovo di Pavia, in Giornale Ligustico d’Archeologia, ecc., Genova 1892, 401 -423; Savio, Gli antichi Vescovi d’Italia, Lombardia, 1, p. 18 seg.; Cipolla, Della Giurisdizione metrop. della sede milanese, in Ambrosiana, 1897, p. 17-18. Contro: Prelim, Studio storico - critico per S. Siro primo vescovo e patrono di Pavia, Voi. II, Pavia 1880 -1890 ; Magani, Cronotassi dei vescovi di Pavia, Pavia 1894 ; e II culto di S. Siro nella diocesi di Parma, in Rivista di Scienze Stor., 1, XI, 386 seg. ; Maiocchi, L’apostolicità di S. Siro, in Boll. Soc. Stor. Pav. I, 58 seg., 1901 ; Lugari, S. Siro vescovo di Pavia, in Cronachetta mensuale di archeol. e storia, XXVI; Alessio, I Primordi del Cristianesimo in Piemonte, 49 seg.; Storia della chiesa di Verona, in Bollettino Eccl. di Verona, anno I, 1914, p. 4. CAPO XIX osservazioni di questi ultimi non sono affatto persuasive, ^ e finoi a credo doversi preferire la sentenza appoggiata anche all autorità del celebre archeologo G. B. De Rossi, il quale, parlando del Sarcofago di S. Siro, conchiudeva : « L’esame paleografico favorisce mirabilmente Γ età dalla tradizione assegnata al vescovo Siro, e ci consiglia ad avvicinare il suo avello piuttosto ai primi anni del secolo II, che ai primi del IV » (1). È più che verosimile che S. Siro abbia esteso anche alla ìgu-ria e a Genova le sue predicazioni, come osservarono già i nostn storici genovesi Paganetti, Grassi, Belgrano ed altri (2). E una prova di ciò è il culto che esso riscuoteva anticamente fi a noi. Esso infatti aveva due feste : una, la principale, ai 9 dicem ìe giorno della sua morte, festa che è in tutti i libri liturgici antic ì, con rito doppio, lezioni proprie., e orazione pure propria ricava a dalla liturgia pavese, comune alle altre chiese dell alta ta ìa, 1 altra, Translatio S. Syri papiensis, ai 17 maggio, che troviamo nell’antichissimo calendario delle Vigne e che ricordava a traslazione del corpo di S. Siro dall'antica cattediale di avia dedicata ai SS. Gervasio e Protasio, alla nuova cattedi ale, tras a zione compiuta dal vescovo S. Adeodato nel sec. VIII-IX· orse fu in seguito a questa traslazione che prese nuovo svi UPP° 1 culto del santo fra noi, come avvenne in altre città de a a Italia (3). In seguito questo culto andò diminuendo, e opo ι sec. XIV non se ne trova più traccia. 13. S. Lucia V. M. — Il culto della martire siracusana fu diffusissimo nella chiesa greca e latina; in Italia piese nuovo impulso colla traslazione delle sue reliquie a Venezia, av venu a nel 1203. A Genova ne troviamo la festa in tutti i citati ι n liturgici, con rito doppio, lezioni proprie, e orazione Exaudi e comuni, presa dal Gregoriano, che si usa tuttora. La troviamo ancora notata tra i giorni di feria ecclesiastica e civile in tutti ι cataloghi dal 1375 al sec. XVII. (1) Prelinj, Op. c., I, 26. . (2) Pagaxetti, Storia ecclesiastica della Liguria, I. 236; Grassi, De prioribus sanctisque Genuensium Episcopis, 285; Grassi, N. S. del Rimedio, p. 30; Belgrano, Illustrazione, 298. (3) S. Siro avea culto in tutta ΓItalia superiore, e la sua festa si trova nei libri liturgici di Milano, Biasca, Bergamo, Verona, Brescia, Mantova, Parma ed altri. Nella diocesi di Parma gli erano dedicate cinque chiese. (Magani, Il culto di S. Siro, ecc., p. 396 ). A Genova invece non risulta che gliene siano mai state dedicate. Riguardo alla basilica di S. Siro, antica cattedrale, vedasi l’art. S. Siro, vesc. di Genova, 6 luglio. FESTE DEL MESE DI DICEMBRE 277 Nel 1292 Tedisio Camilla erigeva in onore di S. Lucia una chiesuola in Genova presso S. Domenico, come risulta dalla seguente iscrizione che si trovava in quella chiesa : 1292, 25 iunii. Haec capella constructa fuit ad honorem Dei et B. Luciae totiusque curiae coelestis (1); chiesa che poscia nel 1642, per l’apertura di via Giulia, veniva demolita e riedificata nel chiostro di S. Domenico. Alla santa era pure dedicato un oratorio in Monticelli (Lavagna), indicato nel 1492 (2). S. Lucia era la celeste Patrona dell’ arte dei Cartai in Genova e nella riviera, a Pegli, Prà, Voltri; ed essi ne promuovevano il culto, e nel giorno della sua festa eleggevano i propri consoli. La santa avea culto pure in moltissime altre chiese. In S. Marcellino le erigeva un’altare con cappellania Laura de Bonis moglie di Quirico Boccardo nel 1593, e d’ allora la santa vi fu sempre festeggiata con particolare solennità. Così pure si festeggiava in S. Vittore, alle Vigne, nell’ oratorio di S. Antonio, ove nel I088, 8 novembre, un breve di Clemente Vili concedeva l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che confessati e comunicati visitassero quell’ oratorio nella festa della santa (3). Sue reliquie troviamo in S. Francesco di Castelletto nel 1322, una costa in S. Marcellino, un braccio in S. Domenico nel sec. XVII. 21. S. Tomaso Ap. — La festa si trova già nel martirologio geronimiano, in Beda e in tutti i calendari e libri liturgici posteriori. A Genova il monastero di S. Tomaso, di cui ci rimangono ancora ruderi' del sec. IX, attesta 1’ antichità del culto del santo tra noi. Assai antichi sono pure il monastero di S. Tomaso di Rapallo, confermato al monastero di Genova da Alessandro III (1159-1181); e le chiese di Brecanecca ( indicata nel sec. XIII ed ora scomparsa ), Boasi, Curio ed altre, dedicate al santo apostolo. La festa si trova in tutti i citati libri liturgici, con vigilia, ed ha lezioni proprie ed orazione presa dal Gelasiano, che si legge tuttora. Come festa di apostolo è sempre indicata tra i giorni feriati dal sec. XIII in poi. Nella metropolitana la festa era promossa dalla Compagnia di S. Gio. Battista; ad istanza della quale Innocenzo Vili concesse indulgenza plenaria a tutti i fedeli che visitassero la cappella del Precursore nella (1) Giscardi, Op. c., Ms. Libi. Borio, p. 366. (2) ASLS., voi. XXXIX, p. 772. (3) Arch, Arciv., Indulgenze, busta I. 278 CAPO XIX festa di S. Tomaso; ed il Senato nel 1491 elargiva per la stessa festa il salvacondotto di 15 giorni a tutti i condannati per qualunque delitto (1). In S. M. di Castello nel 1453 vi era indulgenza plenaria di cento giorni concessa dal Card. Firmano, legato apostolico, per chi visitasse la cappella dei santi Fabiano e S. Sebastiano nella festa di S. Tomaso (2); in S. M. delle Grazie nel 1565 vi era indulgenza di plenaria, e in S. Tomaso indulgenza di 7 anni e 7 quarantene, concessa da Pio V nel 1570 e seguenti, per chi confessato visitasse le rispettive chiese (3). 26, 27, 28. S. Stefano, S. Giovanni Evangelista e SS. Innocenti. — Vedi Capo VI, Feste dei Santi dopo Natale. 29. S. Tomaso di Cantorbery. — Il santo arcivescovo, martirizzato nel 1170, e canonizzato nel 1173, ebbe tosto un culto diffusissimo pei grandi miracoli che avvenivano alla sua tomba, fatta perciò mèta di grandi pellegrinaggi. Anche da Genova si pellegrinava a Cantorbery, e un atto del 1198, 30 sett., ci parla di Guglielmo commendatore della chiesa di S. Giovanni di Prè, che riceveva da maestro Giovanni d’Inghilterra, medico, la somma di lire 37 per il pellegrinaggio a S. Tomaso di Cantorbery. in itinere Beatissimi Thotne de lngletevva de Contovbia (4). Più tardi il culto del santo fu promosso in particolare dal cardinale Ottobono Fieschi, poi papa Adriano V, che essendo stato legato apostolico in Inghilterra era devotissimo di lui. Egli nel 1276 legava mille marche per l’erezione di un ospedale da dedicarsi al Beato Thornae Cantuariensi a Trigoso, per ricoverarvi i marinai inglesi. Anche nella loro chiesa di S. M. in Via Lata 1 Fieschi promossero il culto del santo, collocandone in essa una sua reliquia, che ancora vi si venerava nel sec. XVII. La festa di questo santo è in tutti i citati codici liturgici, con rito doppio, lezioni proprie ed orazione de comuni, mentre l’orazione propria che ha oggidì fu aggiunta più tardi e si trova nelle appendici del Collettario che pubblichiamo, a pag. 165 del Ms. La festa si celebrava con solennità anche nella chiesa di S. Torpete, all’altare eretto dai patroni nel 1481 (5). (1) Arch. Arciv., Actorum, filza I. (2) Vigna, Op. c., p. 178. (3) Arch. Arciv., Indulgenze, busta I, (4) Foliatium Notar., Ms. alla Berio, voi, I, p. 41. (5) Persoglio, S. Toppete, p. 97. FESTE DEL MESE DI DICEMBRE 279 31. S. Silvestro Papa. — È con S. Martino tra i primi santi non martiri di cui si sia celebrata la festa, che di fatto troviamo già nella Depositio Episcoporum, e nel Leoniano (Muratori, I, 454 ) ; ed ebbe fin dal IV secolo culto diffusissimo, perchè fu considerato come la personificazione del trionfo del cristianesimo nel primo tempo della pace (1). La sua festa è dichiarata di precetto nel Decreto di Graziano, e tale si conservò a Genova fino all’ anno 1783, in cui fu soppressa, come vedemmo al capo V. Nell’ antica liturgia genovese è notata con rito doppio, lezioni proprie e orazione del Gregoriano, che si usa tuttora. A S. Silvestro veniva eretta nel 1160 una chiesuola sulle rovine dell'antico Castello di Genova, sostituita poi nel 1449 dal convento omonimo delle suore domenicane. (1) Grisar, II Soratte, in Civiltà Catt., 1915, voi. Ili, p. 587 ; Magani, Op. c., voi. Ili p. 312. — Un altare di S. Silvestro a Verona del sec. V è ricordato dal Tii.lkmont Memoires, ecc., T. VII, p. 2B8. "Jfclg t ■ * 4 ■ _ COLLETTARIO METROPOLITANO COLLETTARIO METROPOLITANO Dal Cod. C. ileirArehivio Capitolare Metropolitano di Genova ----- In vigilia S. Andree. Omelia eius in uno folio sanctorum. In nativitate eius. In uno folio passio yemalis. Omelia eius in quatuor sanctorum. In nat. S. Nicolai: vita eius in III passio yemalis et in CCCXVI sanctorum : omelia ei§s in V sanctorum. » S. Ambrosii : vita eius in X passio yemalis : omelia in VI sanctorum. » S. Zenonis: vita eius in XVIII passio yemalis. » S. Syri papiensis : in XX passio yemalis. » S. Melchiadis : in Vili sanctorum. » S. Lucie: in XXVI passio yemalis: omelia eius in XII sanctorum. In vigilia S. Thome apostoli: omelia in CCXLVII sanctorum. In nat. eius in XXVIII passio yemalis. » S. Stephani: in XIV sanctorum: omelia in XXVI. » S. lohannis evangeliste : in XXXVI passio yemalis, et XXXII sanctorum : omelia in XXXV sanctorum. » SS. Innocentum : in XXXVIII sanctorum : omelia in XLII sanctorum. In S. Thome archiepiscopi et mart. In nat. S. Silvestri: in XLI passio yemalis, et CLIV sanctorum: omelia in XLV sanctorum. In S. Marceli pape : in LUI sanctorum. In nat. S. Antoni : in CLVIII passio estivi. * SS. Fabiani et Sebastiani : in LXV1 passio yemalis : omelia in LVI sanctorum. 284 In nat. SS. Fructuosi et Sociorum : in LXXXIV passio emalis. S. Agnetis: in LXXIX passio yemalis, et LVIII sanctorum: omelia in LXI sanctorum. S. Vincentii: in LXXXV» passio yemalis, «t LXI» sanctorum In Conversione S. Pauli: in LXVI sanctorum: omelia m sanctorum. In S. Agnetis secundo : in LXX sanctorum (1). In Purificatione S. Marie: in LXXIV sanctorum : omelia in LXXVll sanctorum. In nat. S. Blaxij : in XCII passio yemalis. S. Agathe: in XCV passio yemalis: omelia m sanctorum. In S. Scolastica: in CXYH passio yemalis. γγγττι In Cathedra S. Petri ·. in LXXXI sanctorum : omelia m LXX sanctorum. I11 vigilia S. Mathie. . γγγν sanc. In nat. eius : in XCIX passio yemalis : omelia m torum (2). S. Gregorii : in LXXXYH sanctorum. » S. Benedicti: in CIII passio yemalis. In Annunciatione S. Marie: in XCII sanctorum: omelia in XC sanctorum (S). In nat. S. Georgii: in CXX passio yemalis. γγ™ S. Marchi: in CXXVI passio yemalis: omelia in sanctorum. » S. Torpetis: in CXXVI» passio yemalis. > SS. Philippi et Iacobi: in CXXXI passio yemalis : omelia m CIII sanctorum. » S. Valentini: in CXXXI» passio yemalis. In Inventione S. Crucis: in CXXXVI passio yemalis et in CXI sanctorum : omelia in CXII sanctorum. (1) In margine, scritto in gotico minuscolo del sec. XIV. In nat. S. Ignatn ep et mart. : in CLXXXIV passio yemalis. . (2) In margine, in corrivo M ite. XIΥ: I» «*t. S. Thome de Aqmao. m p»·. margine. «riM» c. a: I» <«*· »- » f,ch* “'qu' P“tec“*“ “ CCXXll sanctorum : omelia in CCXXI. 28* In nat. SS. Alexandri et Eventii: in CXL passio yemalis. » S. lohannis ante portam latinara : in CXLV passio yemalis (1). In SS. Gordiani et Pimachi. In nat. S. Cataldi : in CLXX1X passio estivi. » SS. Nerey et Aquiley et Pancratii : in CXLV1 passio yemalis (‘2). In S. Petronille: in CL passio yemalis. In nat. SS. Marcellini et Petri: in CLII passio yemalis. » SS. Primi et Feliciani: in GLV passio yemalis (f. Iv) (.3 -4). » S. Barnabe apostoli: in CLVII1 passio yemalis: Evangelium in GCLXXIV sanctorum. » SS. Viti Modesti et Crescentie : in CLX passio yemalis. » SS. Gervasii et Protasii: in CLXIV passio yemalis et CXYII sanctorum: omelia in CXX sanctorum. In vigilia S. lohannis Baptiste: in CXXII sanctorum. In nat. eius: in GXXV sanctorum: omelia in CXXX sanctorum. » SS. lohannis et Pauli : in CLXVI passio yemalis : et in CXXXV sanctorum. In vigilia apostolorum Petri et Pauli: in CXXXVIII sanctorum. In nat. eorum: in CXLIV sanctorum : omelia in LXXXII sanctorum. In commemoratione S. Pauli : in CLXIX passio yemalis in CLV sanctorum : omelia in CLVIII sanctorum. In nat. S. Margarite: in II passio estivi. » S. Syri : in CCCVIII sanctorum. » SS. Septem Fratrum: in VIII passio estivi. Et in CLXVII sanctorum: omelia in CLXV1II sanctorum. » SS. Naboris et Felicis : in IX passio estivi. » SS. Quirici et Iulite : in XIII passio estivi. » S. Alexii : in XI passio estivi. » SS. Victoris et Sociorum : in fine omeliarii dominicalis. » S. Marie Magdalene: in XVII passio estivi. Et in CLXXIII dicti libri. Omelia in GLI passio estivi. » S. Apolinaris: in XVIII passio estivi. (1) In margine, scrittura c. s. : S. Michaelis: require in fine passio estivi. (2) In margine: S. Desiderii ep. et mart.: queres in passio... (3) 1 numeri in neretto indicano i fogli del Ms. (4) In margine, scrittura corsiva del sec. XIV : In tranelatione reliquiarum beati Johannis Baptiste: require in fine passio yemalis: legienda Corporis Xrispti. 286 In nat. S. Jacobi : in XXIII passio estivi. Omelia in CLXI sanctorum. S. Xrisptofori : in XXV passio estivi. » Septem Dormientium : in fine omeliarii dominicalis. » SS. Nazarii et Celsi : in XXVIII passio estivi. SS. Simplicii Faustini et Beatricis : in XXXI passio estivi. » SS. Abdon et Senen : in XXXII passio estivi. In Vincula S. Petri: in CLXXVI passio estivi. Et in CLXXI sanctorum : omelia in CLXXII sanctorum. In nat. S. Eusebii : in XXXVIII passio estivi. » S. Stephani : in XXXV passio estivi. Inventio S. Stephani et Sociorum : in XLVIII passio estivi. In nat. S. Dominici: in CXCI passio estivi. S. Systi: in L passio estivi. In nat. S. Donati: in LII passio estivi. In vigilia S. Laurentii: in CLXXIII sanctorum. In nat. eius: in LVII passio estivi: et in CCCXII sanctorum, et in CLXXV sanctorum: omelia in CLXXX sanctorum (1)· SS. Ypoliti et Cassiani : in LX passio estivi. In vigilia S. Marie : in fine sanctorum. In Assumptione eius: in CLXXXI sanctorum. Omelia in CLXXXVIII sanctorum. In octava S. Laurentii: in CLX passio estivi: omelia in GLX. In nat. S. Bartholomei : in LXII passio estivi. Omelia in (sic). » S. Genesii : in LXV1 passio estivi. In nat. S. Agustini : in CXCVI sanctorum. In Decollatione S. .Johannis Baptiste: in CLXA'il passio estivi et in CCII sanctorum: omelia in COVI. In nat. S. Marie : in CCV1I sanctorum. Omelia in CCCXXIX sanctorum. » S. Adriani: in CL1V passio estivi. In Exaltatione Sancte : in LXVII passio estivi. Omelia in CCXI sanctorum. In SS. Cornelii et Cipriani: in LXIX passio estivi. In nat. S. Mathei : in LXXI passio estivi. Et in CCXII sanctorum: omelia in CCXIV sanctorum. (1) Nel margine superiore, in corsivo del sec. XIV : In S. Tiburcio, in XXVII passio yeinalis in legenda SS. Fabiani et Sebastiani. 28? In nat. S. Mauricii et Sociorum : in LXXVIII passio estivi. » S. Tede: in LXXX1I passio estivi. * SS. Cosme et Damiani: in LXXXVI passio estivi (2). Omelia in CCXLVIII sanctorum. Dedicatio S. Michaelis: in CCXV sanctorum. Omelia in CCXV1I sanctorum. In nat. S. Jerenimi : in LXXXIX passio estivi et in CCXX sanctorum. Omelia in CCXXI sanctorum. » S. Remigii : in I passio estivi. » S. Fidis: in CLXXXIV passio estivi (1). » SS. Dionisii et Sociorum : in XCVI passio estivi. Dedicatio ecclesie S. Laurentii: in CCXCI sanctorum. In nat. S. Romuli: in CCCX sanctorum. » S. Calisti : in XCIX passio estivi. In S. Luce: in CII passio estivi. In nat. S. Miniatis: in CY passio estivi (2). In vigilia apostolorum Symonis et Jude. Omelia in CCXLVII sanctorum. In nat. eorum: in CVIII passio estivi. Omelia in CXLV11I sanctorum. In vigilia Omnium (Sanctorum). Omelia in LVI sanctorum. In nat. eorum: in CCXX1I sanctorum: omelia in CCXXIII sanctorum : et. in CCXCVIII sanctorum. » S. Leonardi : in fine omeliarii dominicalis. » SS. Quatuor Coronatorum : in CXIV passio estivi. In S. Theodori : in CXIX passio estivi. In S. Martini confessoris: in CXX11 passio estivi. In nat. S. Bricii : in CXXX1Y passio estivi. » S. Cecilie : in CXXXY passio estivi. Et in CCXXY sanctorum. Omelia in CCXXXIV sanctorum. In S. Clementis : in CXXX1X passio estivi : et in CCXXXV sanctorum. In nat. S. Catherine : ir. CLXXXV passio estivi. » S. Jacobi incisi: in CXLIII passio estivi. (1) In margine, aggiunto: In S, Domnini mart.: in XC1V passio estivi. (2) Aggiunto : In nat. SS. Crispini et Crispiniani : in fine passio estivi. 288 De Comuni. In nat. Apostolorum : in CCXL sanctorum. ♦ unius Martyris: in CCLI sanctorum. » Virginum : in CCLXXXVI sanctorum. » plurimorum Martyrum : in CCLXV sanctorum. Confessorum: in CCLXXVI sanctorum. In S. Damaso : in X sanctorum. In S. Thelesforo : in XLVIII sanctorum. In S. Anthero : in XLIX sanctorum. In S. Igino : in LI sanctorum. Evangelium Designavit Dominus Jhesus, in CCLXXIV sanctorum. In vigilia omnium Apostolorum: in CCXXXIX sanctorum. i,2T). Crucifixum in carne laudemus. Et sepultum propter nos glorificemus. Resurgentem de morte venite adoremus. Mulieres ad sepulcrum venientes. Jhesum flebant et plangebant sic dicentes. Amor noster vita nostra Jhesu Xrispte. Quantus est de morte tua dolor iste. Et intrantes duos viros aspexerunt. Qui custodes monumenti terruerunt. Dum custodes iacuissent terra strati. Illi viri mulieres sunt affati. Atque primo Magdalene sunt locuti. Dic discipulis et Petro iam surrexit. Atque vos in Galileam iam precessit. Hec Maria fuit illa Magdalena. De qua Xrisptus eiecit septem demonia. 289 Ianuarius habet dies XXXI. A. KL IAN. — CIRCUMCISIO DOMINI (1). B. IIII nonas. lc jx Obiit Guillelmus githerius (?) orate pro eo. — Obiit Iohanninus baralius de predono, dedit pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras IIII. cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Dominus Iacobus (?) dragus. flat anniversarium cuilibet denarii III. — Dominus presbyter iohannes capellanus ... (exti)matione camere sue libras V. cuilibet tratrum denarii III. Custodibus denarii III. Obiit dominus Gabriel de gavio. dedit nobis libras IIII. solidos X. flat anniversarium pro anima eius dentur denarii III. (3V). C. III nonas. D. II nonas. Obiit Dominus Villanus prepositus cuilibet fratrum denarii IIII. Obiit Domina Caracosa uxor Guillelmi rubei de Cucurno. relinquid libras V. cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii III. in elemosina pauperum solidus I. (4). E. nonas. Obiit Domina Aldina uxor domini Balduini detesalve dedit huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras VIIII Ian.quas solvit pro ea domina mabelina c-arva eius filia, cuilibet fratrum denarii VI. qui interfuerit misse. Custodibus denarii IIII. In elemosina solidus I. Obiit Contessa uxor Guillelmi rubei, dedit huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. cuilibet fratrum denarii III. custodibus denarii II. pauperibus solidus I. F. Vili. — EPYPHANIA DOMINI. [+ MCCCCLXVI die VI Ianuarii. — Obiit domina catarina filia quondam petri catanei et uxor lohannis scalie que legavit in perpetuum loca duo sancti georgii scribenda super sacristiam (i) Le feste in caratteri maiuscoli nel codice sono scritte in rosso. 19 290 ecclesie maioris lanuensis. Cum obligatione quod proventus dictorum duorum locorum perpetuis futuris temporibus dividantur et dividi debeant inter canonicos et capellanos dicte ecclesie per masa-rium eorum qui singulo anno die una qua elegerit intererint cuidam annuali per ipsos flendo in dicta ecclesia pro anima dicte catarine. + MCCCCLXVIIII die 11 augusti. Descripta sunt praedicta duo loca scripta super ipsam catarinam supradictam in sua. M. fì* scripta sunt super sacristiam ecclesie maioris lanuensis in M. cuna obli_,a tione in omnibus et per omnia prout supra etc.]. (4V). G. VII. Obiit Magister Guillelmus diaconus reliquid. libras V. Cuilibet tratrum denarii III. Custodibus pro campanis pulsandis denarii IUI. In elemosina sol. I. — Obiit Caracosa soror raphi specie dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras ΙΙΠ cuilibet fratrum denarii III. Obiit Catherina uxor spineti tabernarii dedit nobis libras III. solidos X. fiat anniversarium pro anima eius cuilibet fratrum detur denarii III. [Obiit dominus Ioannes de Canzeleriis doctor legum dedit nobis locum unum in Comune reditus cuius dividatur tali forma videlicet quod libre III. distribuantur inter fratres qui interfuerunt vespere · I J misse et matutinis in die anniversarii sui qui non interfueiit ami a pro rata et aliis acrescatur de residuo dicti redictus acendatur lampa una perpetuo coram sepultura dicti domini lohannis et si qui ultra residuum fuerit detur pauperibus in gonelis. Custodibus solidi II. Subcustodibus sol. I]. A. VI. Obiit lohannes niger dedit nobis libras IIII. solidos X. cuilibet fratrum denarii III. pauperibus sol. I. (5). B. V. Presbyter thomas quondam mansionarius ecclesie sancti laurenti dedit nobis ir. restitutione sue camere libras V. fiat missa de peni- (1) Le feste poste fra due parentesi quadre [ ] non sono originali nel Codice, ma aggiunte. 29 I lentia in vita sua et post vitam suam fiat, anniversarium cuilibet denarii ili. custodibus et subcustodibus denarii III. — Habuimus pro extimatione camere domini Thedisii de camilla libras V. fiat pro eo missa de penitentia et post mortem ipsius fiat anniversarium, cuilibet fratrum denarii III. C. IIII. Obiit Alda muscula reliquid huic ecclesie libras VI. cuilibet fratrum denarii 111. Custodibus et subcustodibus denarii III. — Dominus Iohannes de bagnaria dedit nobis pro anniversario parentum suorum libras IIII. cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et sub custodibus denarii III. — Obiit domina Ayguineta de David dedit nobis libras (sic) fiat anniversarium pro anima eius detur cuilibet fratrum denarii III. (5V). n· IH- — [Sanoti Iginl pape et mart.] (1). Domina Symona uxor domini Oberti Gaioni dedit pro anima sua in anniversario suo libras III. fiat, missa conventualis de penitentia pro quolibet canonico denarii III. [Obiit domina argenta inarocella dedit nobis libras V. fiat anniversarium pro anima eius detur cuilibet fratrum denarii III]. E. II. Obiit Dominus petrus Cicada Canonicus noster, reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras LXX. computata Camera sua dividantur libre III. solidi X. tali forma, videlicet illis qui fuerint Vesperis Matutinis Misse. Quivero non interfuerit amittat pro rata et aliis acrescatur. Habeant custodes et subcustodes solidos II. Pauperibus quartinus grani. (6). F. Idus. — Oetava epyphanie. Hylarli episcopi. Le. IX. Obiit Presbiter Rubaldus Canonicus Ianue. cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus et subcustodibus denarii VI. In elemosina solidi V. G. XVIII. — Felieis in pineis. [Presb. et Mart.|. Le. III. Obiit Obertus de cruce, reliquid pro missis et anniversario suo libras XXV. — [Obiit Dominus Thomas de Nigro reliquid pro anni- 290 ecclesie maioris lanuensis. Cum obligatione quod proventus dictorum duorum locorum perpetuis futuris temporibus dividantur et dividi debeant inter canonicos et capellanos dicte ecclesie per masa-rium eorum qui singulo anno die una qua elegerit intererint cuidam annuali per ipsos fiendo in dicta ecclesia pro anima dicte catarine. + MCCCCLXVIIII die II augusti. Descripta sunt praedicta duo loca scripta super ipsam catarinam supradictam 111 sua. M. et scripta sunt super sacristiam ecclesie maioris lanuensis in M. cum obligatione in omnibus et per omnia prout supra etc.]. (4T). G. VII. Obiit Magister Guillelmus diaconus reliquid. libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro campanis pulsandis denarii I1II. In elemosina sol. I. — Obiit Caracosa soror raphi specie dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras ΙΙΠ cuilibet fratrum denarii III. Obiit Catherina uxor spineti tabernarii dedit nobis libras III. solidos X. fiat anniversarium pro anima eius cuilibet fratrum detur denarii III. [Obiit dominus Ioannes de Canzeleriis doctor legum dedit nobis locum unum in Comune reditus cuius dividatur tali forma videlicet quod libre III. distribuantur inter fratres qui interfuerunt vespere misse et matutinis in die anniversarii sui qui non interfuerit amitat pro rata et aliis acrescatur de residuo dicti redictus acendatur lampa una perpetuo coram sepultura dicti domini lohannis et si quid ultra residuum fuerit detur pauperibus in gonelis. Custodibus solidi II. Subcustodibus sol. 1]. A. VI. Obiit lohannes niger dedit nobis libras IIII. solidos X. cuilibet fratrum denarii III. pauperibus sol. I. (5). B. V. Presbyter thomas quondam mansionarius ecclesie sancti laurenti dedit nobis in restitutione sue camere libras V. fiat missa de peni- (1) Le feste poste fra due parentesi quadre [ ] non sono originali nel Codice, ma aggiunte. 291 tentia in vita sua et post vitam suam fìat anniversarium cuilibet denarii III. custodibus et subcustodibus denarii III. — Habuimus pro extimatione camere domini Thedisii de camilla libras V. flat pro eo missa de penitentia et post mortem ipsius flat anniversarium, cuilibet tratrum denarii III. C. IIII. Obiit Alda muscula reliquid huic ecclesie libras VI. cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et subcustodibus denarii III. — Dominus Iohannes de bagnaria dedit nobis pro anniversario parentum suorum libras IIII. cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et sub custodibus denarii III. — Obiit domina Ayguineta de David dedit nobis libras (sic) flat anniversarium pro anima eius detur cuilibet fratrum denarii III. (5V). D· IH- — [Sanoti Igini pape et mart.] (1). Domina Symona uxor domini Oberti Gaioni dedit pro anima sua in anniversario suo libras III. flat missa conventualis de penitentia pro quolibet canonico denarii III. [Obiit domina argenta marocella dedit nobis libras V. flat anniversarium pro anima eius detur cuilibet fratrum denarii III]. E. II. Obiit Dominus petrus Cicada Canonicus noster, reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras LXX. computata Camera sua dividantur libre III. solidi X. tali forma, videlicet illis qui fuerint Vesperis Matutinis Misse. Quivero non interfuerit amittat pro rata et aliis acrescatur. Habeant custodes et subcustodes solidos II. Pauperibus quartinus grani. (6). F. Idus. — Oetava epyphanie. Hylapli episcopi. Le. IX. Obiit Presbiter Rubaldus Canonicus Ianue. cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus et subcustodibus denarii VI. In elemosina solidi V. G. XVIII. — Felicis in pineis. [Presb. et Mart.]. Le. III. Obiit Obertus de cruce, reliquid pro missis et anniversario suo libras XXV. — [Obiit Dominus Thomas de Nigro reliquid pro anni- 2y2 versano suo libras V. cuilibet fratrum denarii III· custodibus denarii II]. [Obiit Obertus barile et uxor eius, dedit nobis lohannes barile candelerius pro ipsis libras IIII. solidos X. pro anniversario ipsius in perpetuo faciendo cuilibet fratrum dentur denarii III]. [Obiit dominus dominicus de garibaldo de MCCCLVII. Fiat anniversarium pro anima eius quia multa bona reliquit huic ecclesie], (6'). A. XVII. — Mauri abbatis. Lc· IIL Obiit Guilia uxor porci, quive. qui dedit nobis terram de coronali pro anniversario suo. B. XVI. — Mareellipape et mart. Honorati [episcopi]. Lc. IX· Obiit Dominus Manfredus Cardinalis de lavania. cuilibet fratrum denarii III. (7). C. XV. — Savini episcopi et Antonii. Lc· IX· Obiit Obertus rodus dedit calicem argenti. — Obiit Otto galea. — Obiit Domina symona uxor domini Marini de vultabio. dedit huic ecclesie libras IIII. cuilibet fratrum denarii IIII. D. XIIII. — Prisce Vlrg. Lc· IIL Obiit Dominus Thedirius de flisco magister scolarum istius ecclesie, reliquid huic ecclesie ut scriptum est in registro secrestie dividantur in die anniversarii sui libre VII. scilicet quod quilibet Canonicus qui interfuerit offitio. scilicet Vesperis Matutinis et Misse, habeat solidum I. quilibet canonicus qui celebraverit missam pro anima eius ipsa die habeat solidum I. denarios VI. Sacerdotes. Capellani qui celebraverint missam, infra dies VIII. pro anima eius, habeat unusquisque denarios VIII. Pauperes. XII. reficiantur pane, vino et cochina. Item libre II pro vestiendis pauperes IIII. pro anima eius. Custodibus pulsandis campanis solidus I. Residuum dividatur inter fratres ut supra dictum est. (7V). E. XIII. — Mauri et marthe. Lc. III. Obiit Obertus Bellotus. cuilibet fratrum denarii III. F. Xll. — Fabiani et Sebastiani mart. (8). Le. IX. 293 G. XII. — Fructuosi et sociorum, et Sancte Agnetis. A. XI. — Vincenti! mart. Le. IX. Le. IX. Obiit Symona dedit pro se et viro suo libras V. cuilibet fratrum qui interfuerit denarii III. Custodibus cum subcustodibus denarii III. In elemosina pauperum solidus I. [Gaudendi episcopi confessoris]. (8V). Obiit Dominus superchus magister scolarum. reliquid pro se et parentum suorum, ut continetur in libro secrestie. cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus et subcustodibus denarii VI. Obiit Angelina filia Margoni dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit Symona mater presbyteri Marchi mansionari! Ianuensis. Fiat anniversarium, cuilibet fratrum denarii III. pauperibus solidus I], (9). D. VIII. — Conversio sancti pauli. Le. IX. Obiit Guillelmus scotus. reliquid huic ecclesie libras XVIII. cuilibet fratrum denarii VI. Cuilibet custodi denarii II. Pauperibus solidi V. E. VII. Obiit Thomas de camua. reliquid huic ecclesie libras X. Cuilibet qui interfuerit denarii IIII. et Candela de denario I. Clericis candelam de denario 1/t. Custodibus denarii IIII. — Obiit Alaxina cochona. dedit huic ecclesie libras III. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit domina Isabella uxor Percivalis aurie. reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Iohannina calva, dedit nobis soror eius domina Verdina libras IIII. solidos X. pro anniversario suo perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum denari III. Custodibus denarii II. (9V). B. X. — Emerentiane. virginis et mart. Le. III. C. IX. — Sanctorum Babile et sociorum mart. Le. III. 294 F· VI. — lohannis Grisostomi episcopi et conf. Le. IX. Obiit Domina Iacobina scota, dedit huic ecclesie libras III. solidos X. cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Dominus Leonus pignata-rius. Dedit nobis domina Dalmatia soror eius libras IIII. pro anniversario suo perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. — [Obiit Dominus lane de flisco comes Lavanie dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras VIII. Cuilibet fratrum qui interfuerit offitio. denarii VI. Qui vero non interfuerit amittat]. [Obiit Franceschina de aymerina uxor parmerii de chamaxencia dedit nobis libras V. flat anniversarium pro anima eius cuilibet fratrum denarii III]. G. V. — Agnetis secundo. (IO). Le. IX. A. IIII. — [Sancti severii episcopi et conf.] [Le. IX]. Obiit Viridis pellis dedit huic ecclesie libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro campanis denarii II. — Obiit Iohannina de Andrea. Reliquid pro anniversario suo perpetuo faciendo libras II. solidos XIIII. Cuilibet fratrum denarii III. B. III. Obiit Domina paula dedit huic ecclesie libras V. cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Paganus de redufo. Dedit huic ecclesie, libras IIII. solidos X. cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. (I0V). C. II. Obiit Mabilia uxor Guidonis pollecini. dedit huic ecclesie libras XV. cuilibet fratrum denarii III. [MCCCLXXXVI. — Dominus petrus de lupis de Casale pre-poxitus Ecclesie lanuensis. Qui legavit huic ecclesie pro suo anniversario anuatim faciendo locum unum compere mutuorum veterum scriptum super Capitulum ecclesie lanuensis in compagna S. Laurentii et proventus debet dividi silicei pro medietate una medietas Capitulo et reliqua medietas Capellanis qui interfuerint in horis...]. (II). 295 Februarus habet dies XXVIII. D. KL FEBR. — Brigide virg. [et sanoti Ignatli episcopi et mart.] Le. III. [Obiit Dominus Fredericus de Flischo dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X. cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II]. E. IIII. — PURIFICATIO SANCTE MARIE. (II*). Le. IX. F. III. — Blasii episcopi et mart. Le. IX. G. II. [Obiit presbyter petrus de sancto Syro dedit nobis libras VIII. Fiat anniversarium pro anima eius dentur cuilibet fratrum denarii VI. — Obiit Fredericus de flisco dedit nobis libras IIII. Fiat anniversarium pro anima eius dentur cuilibet fratrumdenarii III]. (12). A. nonas. — Agathe virginis et mart. Le. IX. B. VIII. Obiit Guillelmus diaconus et cagastupa. et uxor eius dederunt nobis ut continetur in libro Secrestie. Cuilibet fratrum denarii III. — Item Castanea gamboni. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit Ianninus Candellerius et Marieta iugales dederunt nobis libras III. solidos XII. Fiat anniversarium dentur cuilibet fratrum denarii III]. (I2V). C. VII. Obiit Guillelmus clericus, ut continetur in libro Secrestie. Cuilibet fratrum denarii III. Obiit Domina Iacobina filia domini Iacobi drogui. fiat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. D. VI. — Iventii episcopi et confessoris. L·:. IX. Alaxia fornaria dedit libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii III. (13). 2$6 E. V. — [Sancta apolonia virg. et mart.]. Obiit Andriola uxor petri Coconi. dedit nobis libras III prò anniversario perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum denarii III. F. III. — Scolastico virg. Le. III. Obiit Zacharias draperius. dedit nobis libras X. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro pulsandis campanis. denarii III. pauperibus solidus I. (13*). G. IIII. Obiit Rubaldus carnegrassa dedit nobis ut continetur in libro secrestie. cuilibet fratrum denarii IIII. Custodibus denarii III. Pauperibus solidi II. — Obiit Domina petra calige pallii, dedit nobis libras IIII. solidos X, cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro pulsandis campanis. denarii II. A. II. — Eulalie virg. ^c- ***· Obiit Guillelmus Guardaor dedit nobis ut continetur in libro secrestie. cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denari II. Canevario denarii II. Porterio denarii II. Pauperibus solidi III. — Obiit Con-tessina uxor Guillelmi ferreti. dedit nobis pro anniversario suo. libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. (14). B. Idus. Obiit Sybilia filia Laurentii tabernarii dedit libras II. solidos X. — Obiit Dominus Opecinus de Flischo. dedit nobis uxor sua. pio anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet iratrum denarii III. C. XVI KL. — Valentini mart. Lc. IX· Obiit Symona filia Ansaldi Stralci(er?)e dedit nobis libras Λ III. Cuilibet fratrum denarii IIII. Custodibus denarii IIII. Pauperibus solidi I. (I4V). D. XV. — Faustini et Iovite. Le. III. Dedit nobis Iacobus correzarius libras V. fiat pro eo missa de penitentia in vita sua. et post vita sua fiat anniversarium perpetuo. Cuilibet fratrum denari III. Custodibus denari II. Pauperibus solidi I. 297 Obiit domina ysota scota dedit nobis libras II. solidos X. Fiat anniversarium pro anima eius. E. XTIIT. — Iuliane virg. Le. III. Obiit Dominus Ogerius prepositus dedit libras XVII. Cuilibet denarii III. — Obiit Frater Iohannes redutus hospitalis nostri, dedit libras II. pro anniversario, quas solvit Franceschina uxor petri tentoris de regio. Cuilibet fratrum denarii III. (15). F. XIII. Obiit Aymelina cigala. dedit nobis libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. G. XII. Obiit Iohannes pauca lana, dedit nobis libras LX. Cuilibet fratrum denarii III.— Obiit Ogerius panis. Nicolaus panis. Alaxia eius uxor, dederunt nobis libras X. Cuilibet fratrum denarii IIII. — Obiit Symon longus, dedit nobis libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. (I5?). A. XI. Dedit nobis Iohanina candeleria. Fiat missa de penitentia in vita eius et post vita eius Anniversarium, libre III. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii IIII. B. X. (16). C. VIIII. Obiit Domina Andriola uxor quondam domini Ottoboni de Flischo. dedit huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denari III. D. VIII. — Cathedra sancti petrl. (I6V). Le. IX. E· VII. — Vigilia sancti mathie apostoli. Obiit Dominus Sorleonus lecavella dedit huic ecclesie libras V. Cuilibet fratrum denarii III. pauperibus solidi I. F. VI. — MATHIE APOSTOLI. Le. IX. Obiit Marchisius draperius de Tholosa. qui dedit nobis libras XVIIII. Cuilibet fratrum denarii III. (17). 298 G. V. Obiit Symonina de Droguis. dedit nobis libras V. Cuilibet fratrum denari III. Custodibus pro pulsandis camparne denarii II. Pauperibus solidus I. A. IIII. Obiit Orieta filia Symonis Cochoni. reliquid nobis pro annivei-sario suo perpetuo faciendo, libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus denarii VI. [Domina Theodora de nigro, uxor quondam Segurani de nigio. legavit huic ecclesie pro suo Anniversario Anuatim faciendo, locum unum compere pedagii. Ad portam vacarum]. (I7V). B. III. Obiit Sybilia cigala. dedit huic ecclesie libras X. Cuilibet frati um denarii III. Custodibus denarii IIII. Pauperibus sol. I. C. II. Obiit Henricus gatucius. dedit huic ecclesie libras III. Cuilibet fratrum denari III. iacet ante portam sancti Nicolai. — Obiit Castella $eba de sancto Donato dedit libras II. Cuilibet fratrum denarii I. [Obiit Violante pezagna. uxor Pasturini de Nigro dedit nobis libras III. Fiat anniversarium perpetuo pro anima eius, cuilibet ira trum denarii III]. (18). Marcius habet dies XXXI. D. KL MARCII. Obiit Sybelina uxor Oberti Griffi. Reliquid libras III. Ciulibet fratrum denari III. [MCCCCLXVIII die prima Ianuarii. In nomine domini amen. Capitulum seu Venerabilles domini Canonici Ecclesie maioris Ianue. scientes et certam notitiam habentes quod quondam dominus Baptista de rocha. Civis Ianue ac parochianus Ecclesie predicte semper dum viveret erga dictam Ecclesiam maximam devotionem demonstravit. Et in fine vite sue illud quod demon- 299 straverat moribus deduxit in opere videlicet quia ordinavit in suo testamento quod in dicta ecclesia singulo mense perpetuis temporibus celebretur missa una mortuorum in remedium anime sue. Considerantes etiam dicti domini Canonici dicte Ecclesie lanuensis quod dominus Lutianus filius dicti domini Baptiste de Rocha non minorem devotionem amorem et solicitudinem habere versus dictam Ecclesiam quod longum esset explicare. Unum tantum scientes et considerantes quod dictus dominus Lutianus expensis propriis fecit fleri aliquas reparationes valde utiles et necessarias in dicta Ecclesia. Ideo dicti domini Canonici considerantes piam devotionem Ipsius domini Lutiani ac expensas per eum ut supra factas in dictis reparationibus. in et pro remedio anime Ipsius Lutiani ordinaverunt et statuerunt et quamdiu vixerit Celebretur singulo mense in dicta Ecclesia ad altare magnum missa una de Spiritu Sancto feria quinta secunde ebdomade cuiuslibet mensis et si in dicta feria fuerit aliquid Impedimentum propter aliquod festum transferatur in sequentem post vitam vero Ipsius domini lutiani celebretur singulo mense pro anima Ipsius et in remisione peccatorum suorum missa una defontorum in dicta ut supra. Et hoc perpetuis temporibus duraturum]. E. VI nonas. (I8V). F. V nonas. Obiit Presbyter Henricus de Sarzano dedit huic ecclesie libras V. Cuilibet fratrum denarii III. G. IIII nonas. Obiit Dominus Nicolaus Cicada, dedit nobis domina Sybelina eius filia pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus denarii VI. (19). A. III. Obiit Dominus Andreas de Lavania Archidiaconus Ianue. Reliquid libras CC. dividantur inter fratres libras VIII. in tali forma. Scilicet illis qui luerint vespere matutinis et misse. Qui vero 11011 interfuerit amittat, pro rata et aliis acrescatur. Item Custodibus solidi II. Sub custodibus denarii VI. — Obiit Presbyter Lanfrancus. Cuilibet fratrum denarii IIII. Custodibus denarii VI. Pauperibus in pane solidi III. — 300 Obiit Otto de Iso. Reliquid libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Obertus Osbergerius dedit libras III. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit Francha de camascencia. Dedit nobis libras III. Fiat anniversarium pro anima eius cuilibet fratrum denarii III]. [MCCCCXXXVIII. die V marcii. Venerabilis vir dominus Odo-ricus de glemona canonicus lanuensis fecit consecrari aitai e suum Capellanie Sancte Marie Magdalene in Ecclesia Sancti Lamenti per Reverendum in Xristo patrem dominum Michaelem de gei manis Epi scopum Maranensem presentibus presbytero leonardo de platono sacriste. Iohanne de Framura. Laurentio de morello, et presbytero Iohanne de valetariis capellanis in dicta ecclesia et plui ibus aliis, cui capellanie predicte dominus Odoricus donavit loca quindecim in comperis Sancti Georgii. scripta super dictam capellaniam. ut apparet Instrumento manu Baptiste de Calestrano notarii]. B. II. Obiit Ugo magister scolarum. dedit nobis libras L. Cuilibet frati u denarii VI. Custodibus denarii IIII. Subcustodibus denarii II. Porterio denarii II. Cuilibet qui interfuerit Matutino habeat candellam denario. Pauperibus quartinus panis et Barrile vini. (19 ). C. nonis. (Abrasione). Obiit Aydelina uxor lohannis Cintraci. Reliquid huic eccles libras II. — Obiit Obertus et Ingo Castanea. Reliquerunt libi as V. flat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. D. VIII Idus. Obiit Domina Orieta uxor domini Rabelle de Grimaldis. dedit nobis pro anniversario suo. libras V. Cuilibet fratrum, denarii III. Custodibus et Subcustodibus denarii III. (20). E. VII. Obiit Presbyter Ugo capellanus noster dedit nobis libras VIII. Cuilibet fratrum denarii VIII. Custodibus denarii II. Pauperibus solidi I. 3°ι F. VI. Obiit Dominus Marchoaldus de Camilla dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras X. Cuilibet fratrum qui interfuerint misse denarii VI. Custodibus denarii IIII. (20v). G. V. Obiit Dominus Leonus de Nigro. Dedit huic ecclesie, pro anniversario suo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. A. IIII. — Gregorii pape et conf. Le. IX. Obiierunt parentes domini superchii. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus denarii IIII. Subcustodibus denarii II. (21). B. III. Obiit Marchisius de Gropo. dedit nobis uxor sua pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Dominus Thedixius de Flisco pater domini Bertholini de Flisco canonici huius ecclesie. Qui dominus Bertholinus reliquid huic ecclesie pro anniversario patris suis singulis annis faciendo solidos quinquaginta Ianue. qui debent distribui inter illos qui interfuerint vesperis matutino et misse. Quam peccuniam dare tenetur ille mansionarius quem in predicta ecclesia ordinavit de peccunia locorum quam habet in comuni. Quilibet custos habeat denarios sex. C. II. Obiit Matheus de perusia. Reliquid libras L. et psalterium unum. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Dominus Bertholinus de flisco Canonicus huius ecclesie. Reliquid pro anniversario suo solidos quinquaginta Ianuinorum qui debent distribui inter illos qui interfuerint offltiis vesperis, matutino et misse, quam peccuniam dare tenetur ille Mansionarius quem in predicta ecclesia ordinavit, de peccunia locorum quam habet in comuni. Quilibet custos habeat denarios VI. Et dividantur solidi XXX. ut supra pro extimatione sue camere. (21v). D. Idus. Obiit Martinus malocellus. Reliquid libras XX. dividantur inter fratres solidi VIII et denarii VI. de quibus habeant pauperes sol. I. — Obiit Domina Iacobina muscula, reliquid pro anniversario suo 302 perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. — Obiit Anioyna gurla. dedit pro ea presbyter lohannes de Rappallo pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. [Item die XV fiat annuale pro anima quondam domini petri scoti et pro dicto sui heredes solverunt capitulo et capellanis libram unam et solidos quinque Ianuinorum]. E. XVII KL. APRILIS. Obiit Iacobus de sancto donato Canonicus Ianue. Reliquid libras XX. dividantur inter fratres qui interfuerint misse solidi X. (22). F. XVI. [Hic fit annuale domini Bartolini de Flischo et capellanus debet solvere etc.]. Obiit Guillelmus et filius eius. Reliquid libras V. Cuilibet fratrum denarii III. G. XV. Dominus Guillelmus de dodo dedit nobis paramentum unum xamiti viridis, scilicet planetam dalmaticam et tunicam et camisum et amictum ex ordinatione capituli, dicatur missa de penitentia pio anima eius et post obitum eius fiat anniversarium. Cuilibet tratrum denar VI. (22v). A. XIIII. Obiit Guillelmus de cruce. — Obiit Margarita pezagna. pro qua habuimus libras III pro anniversario suo. Cuilibet fratrum denarii III. B. Xlll. Obiit Iacobus liga porcus de volta. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro pulsandis campanis denarii II. Pauperibus solidus I. — Obiit domina sophyeta de Camulio. dedit nobis pro ea lanuinus candelerius libras III. solidos XII. Cuilibet fratrum, denarii III. (23). C. XII. — Benedicti abbatis. L. IX. 3° 3 D. XI. Obiit Ugo prepositus noster. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras L. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus et subcustodibus denarii VI. Pauperibus quartinus I panis et quartinus I vini. Porterio denarii II. [Obiit Henricus lungus dedit nobis libras III. solidos X. flat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III]. (23v). E. X. Obiit lacobina uxor Balduini de predono. Reliquid pro anniversario suo et viri sui libras III. Cuilibet, fratrum denarii III. [Anno domini MCCCCXXXI die XXIIII marcii. Obiit dominus I aco bus de canibus canonicus Ianuensis, qui legavit et reliquit in eius testamento scripto manu Baptiste de Calestano notarii die prima dicti mensis marcii, quod per dominum Sinibaldum de canibus nepotem suum, de certis pecuniis per eum exigendis emi deberet locus unus comperarum sancti georgii scribendus super ipsum dominum lacobum pro uno annuali et anniversario singulis annis perpetuo faciendo in dicta ecclesia pro anima ipsius domini lacobi parentum suorum, ac aliorum quorumcumque benefactorum suorum, nec non etiam illorum si quos forsan scienter vel ignoranter defraudasset, et pro presentibus et divinis Interessentibus et existentibus dumtaxat existere voluit et concurrere pro capellanis pro medietate unius canonici, prout latius in dicto testamento continetur. Qui quidem dominus Sinibaldus deinde millesimo predicto die decima aprilis, ad compositionem pervenit cum capitulo ecclesie Ianuensis, per quam compositionem capitulum predictum promisit eidem domino Sin ibaldo infra annum unum tunc proxime secuturum, emi seu emi facere locum predictum scribendum super dictum dominum lacobum, pro dicto annuali perpetuo celebrando in dicta ecclesia, ut latius patet publico Instrumento scripto manu supradicti Baptiste de calestano notarii dictis millesimo et die. Quod quidem capitulum millesimo predicto die secunda Iunii emit seu emi fecit locum predictum, et scriptus fuit super capitulum ecclesie Ianuensis in comperis sancti Georgii 111 compagna sancti Laurenti, in alia ratione dicti capituli cum hac obligatione. Qui locus emptus est per dominum Ludovicum de Flisco et dominum Stephanum Marinum canonicos Ianuenses, cum obliga- 304 tione quod de proventibus dicti loci rendeatur massario capituli seu eius procuratori pro anniversario flendo pro anima dicti quondam domini Iacobi de canibus olim canonici ecclesie lanuensis, de cuius peccuniis dictus locus emptus fuit. Et hec hic scripta sunt in observationem testamenti dicti quondam domini Iacobi et ad Instanciam et requisitionem presbyteri lohannis de Bononia mansionarii ecclesie lanuensis alterius ex fideycomissariis deputati per dictum dominum lacobum ad predicta exequenda]. F. VIII1. Obiit Mabilia candelleria que dedit nobis libras V. Cuilibet fratrum denarii III. (24). G. VIII. - ANNUNTIATIO SANCTE MARIE. Lc- IX· A. VII. Obiit Dominus presbiter Thomas canonicus noster. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit domina Ada mater lohannis de fossato Notarii. Dedit dictus lohannes eius (.sìc) pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras II. Cuilibet fratrum denarii III. (24v). B. VI. Obiit Dominus Guillelmus de Lavania Cardinalis et Ai chidia conus noster, dedit libras C. Cudibet fratrum solidus I. Custodibus denari IIII. subcustodibus denarii II. — Obiit Atherisia uxor phyli poni de nigro. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. Custo dibus denari II. Iacet in monumento illorum de nigro. C. V. Obiit Guillelmus de castello Canonicus noster, dedit libras XL. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus et sub custodibus denarii VI. — Obiit Obertus barrille. — Obiit Domina Aidelina uxor quondam Nicolai guercii. dedit nobis libras X. pro anniversario suo perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii VI. Custodibus et subcustodibus denarii VI. (25). D. IIII. Obiit lohannes drogus dedit libras X. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidi II. 3°5 E. ///. (25'). F. //. Obiit Dominus Rubaldus de lavania prepositus noster dedit etc. Prepositus solidi II. Archidiaconus solidus I. Magister scolarum solidus I. Cuilibet Canonico denarii VI. Cuilibet Custodi denarii III. Subcustodibus denarii IIII. (26). Aprilis habet dies XXX. G. KL APRILIS — [Sancte teodore virg.]. A. IIII nonas. — [Aucerii episcopi et eonf.]. (26v). B· III. — [Sancte erene virg. et mart.]. Obiit Guillelmus monelia calegarius. Reliquid buie ecclesie pro anniversario suo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. C. II. — [benigni mart.]. [MCCCXXV die IIII aprilis. Dedit nobis domina francescbina uxor quondam Magistri Gregorii Medici cirurgie libras V. fiat anniversarium pro anima eius. Cuilibet fratrum denarii III. In elemosina denarii VI], (27). D. nonas. — [Marciani mart.]. E. VIII Idus. — [Celestini pape et mart.] (27v). F. VII. [Alexandri episcopi et conf.]. Obiit Presbyter Nicola Archipresbiter de Langasco. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus cum Subcustodibus denarii VI. In elemosina solidi V. Familie denarii IIII. G. VI. Obiit Bonvassallus de medolico. Cuilibet fratrum denarii III. (28). A. V. 20 306 B. IIII. Obiit Aldixia Guiscardi et Bernitius Scotus. Dederunt nobis libras L. Cuilibet fratrum denarii III. [Hic est consecratio altaris sancte Anne]. (28r). C. III. Pro Humana et viro suo et filii, et presbitero Alberto fiat annhei sarium. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse solidus I. Custodibus, denarii IIII. Servientes eorum denarii II. Pauperibus solidi V. Obiit Domina Polpalina. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Paupeiibus solidi I. D. II. Obiit Caradona uxor Porripieni. Cuilibet fratrum denari III. Obiit Domina Ottolina filia Caracosse de borrino. Dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denari II. (29). E. Idus. Obiit Obertus Malocellus. et eius (sic) dedit libras Λ. Cuilibet trum denarii III. Custodibus denarii II. — Obiit Benedicta Cicada uxor petri Lecavella, dedit huic ecclesie pro anniversario suo peipetuo faciendo libras IIII. solidos XVII. Cuilibet fratrum denarii Custodibus denarii II. F. XVIII KL. — Tyburcii et Valeriani mart. Lc· 1IL Obiit Presbyter Iacobus mussus. dedit libras L. Archidiaconus. Prepositus et Magister scolarum. pro quolibet solidus I. Cuilibet canonico denarii VIII. Custodibus denarii VI. Subcustodibus denaiii II. Familia denarii VI. Pauperibus solidi VIII. (29v). G. XVII. Obiit Domina Mabilina droga. Reliquid huic ecclesie, pro anniversario suo perpetuo faciendo et viri sui et filiarum suarum libras X. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii VI. Custodibus et Subcustodibus denarii VI. 3°7 A. XVI. Obiit Nicolinus patutius dedit nobis prò se et, parentum suorum pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. (30). B. XV. Obiit presbiter Ansaldus. Cuilibet fratrum denari III. C. XIIII. Obiit Aldisia de Cremona. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit presbyter Nicola de monelia qui dedit pro camera sua libras IIII. flat anniversarium pro anima sua. Cuilibet fratrum denarii III. (30v). D. XIII. E. XII. (31). F. XI. Obiit Andriolus bixa de campo. Dedit huic ecclesie libras Y. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii III. — Obiit domina Francha. uxor quondam magistri barboti. dedit huic ecclesie pro anniversario suo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidus I. G. X (Obiit Alegrantia uxor quondam Iacobi de Cassago dedit nobis pro anniversario suo. libras III. Cuilibet fratrum denarii III]. (31*). A. IX. — [Iulii episcopi et mart.]. Obiit Obertus de Martora et uxor eius. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Dominus Francischus de Flisco. Canonicus noster. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras XXXII. dividantur inter fratres qui interfuerint offitio Vespere Matutino et Misse solidi XXX. qui non interfuerint amittat prorata et aliis acrescatur. B. VIII. — Georgii mart. (32). Zc. IX. 308 C. VII. — MARCI EVANGELISTE. Lc' 1X· [Obiit Domina Leoneta calige paris uxor domini Symonis de monte Rubeo. Reliquid huic ecclesie prò anniversario suo perpetuo faciendo libras Y. Cuilibet fratrum detur denari III]. D. VI. [Obiit dominus Laurentius draperius de sarzano dedit nobis libras IIII. solidos X. Fiat perpetuo anniversarium pro anima eius cuilibet fratrum dentur denarii III]. (32T). E. F. Obiit Dominus Macia de Flisco. qui dedit huic ecclesie pio remedio anime sue et eius uxoris libras C. Ianue. de quibus perci pitur libras YT. Dividantur in die anniversarii eorum in hac foima videlicet, quod quilibet canonicus qui interluerit offitio Vespere Matutino et Misse, habeat solidum I. Sacerdotes vero Canonici qui celebraverint ea die missam pro anima eius habeat unusquisque solidum I. denarios VI. Capellani vero qui celebraverint missam pro anima eius habeat unusquisque denarios VIII. Custodes pio pulsandis campanis solidum I. Item pro elemosina ipsius reficiantm die anniversario pane vino et cochina in refectorio. Pauperes XII. Residuum vero si quid fuerit dividatur inter fratres ut supra dictum est. — [Presbyter Martinus minister ecclesie sancte agnetis dedit huic ecclesie pro suo anniversario perpetuo faciendo libi as X. quilibet fratrum habeat denarios tres, custodes duos, et pauperes habeant solidos quinque]. F. IIII. — Vitalis mart. Lc' IIL Obiit Pastonus de nigro qui dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Algaia mater Lucheti draperii. dedit libras III. solidos XII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. Obiit Egydius drogus reliquid pro anniversario suo perpetuo iaciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. In elemosina pauperum solidus I. (33). G. III. — Torpetis mart. et Petri mart. Le. IX. 3°9 A. II. Obiit presbiter Rollandus magister scolarum. Dedit libras L. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii IIII. Servientes eorum denarii II. Canevarius et familia, domus denari VI. Pauperibus quar-tinus I panis et quartinus I vini. (33v). Madius habet dies XXXI. B. KL MAH — Phylippl et Iacobi apostolorum. Le. IX. [MCCCLXII. Obiit dominus francus de elavaro canonicus lanuensis qui reliquid huic ecclesie pro suo anniversario perpetuo faciendo in dicta ecclesia libras duas et solidos decem Ianue et quam tenetur peccuniam solvere capelanus ordinatus per eum iti dicta ecclesia et que debet dividi inter eos qui fuerint officio dicti anniversarii]. [Venerabilis vir dominus marcus de Franchie de burgaro prepo-situs ecclesie lanuensis obligavit capitulo ecclesie lanuensis locum unum compere sancti georgii scriptum super ipsum dominum marcum in compagna burgi cuius proventus copiantur omni anno et in perpetuum per sacristam dicte ecclesie qui pro tempore erit qui sit obligatus quolibet anno celebrari facere duo annualia sive anniversaria in cantu unum de mense maii in illa die que sibi videbitur magis congrua et aliud de mense octobris in illa die que magis sibi congrua videbitur et cuilibet canonico Interessenti et nulli alteri det solidos duos Ianuinorum et cuilibet capellano Interessenti in dictis anniversariis et non aliis det solidum unum et ipse sacrista habeat solidos suos pro labore suo et si aliquid supererit distribuatur per ipsum sacristam inter pauperes xrispti et hec sint semper et est Intentio ipsius domini prepositi dato quod non fuerit expressa sub dicta obligatione]. C. VI nonas. — Valentini lanuensis episcopi et conf. Le. IX. Obiit Domina petra contarda. Dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras III. solidos XII. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit Catherina uxor Nicolai de Nigro dedit nobis libras IIII. Fiat anniversarium pro anima eius detur cuilibet fratrum denarii III]. 3io [Hic sunt consecrationes altarium sancte Crucis. Trinitatis, sancti Ieronimi. et sancti Ioannis evangeliste]. (34). D. V nonas. — Inventio sancte erucis. Alexandri. Eventi, et Theodori, mart. Lc· IX· Obiit Iohanna candeleria. Reliquid libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. [Die III madii. MCCCCVI. Obiit Iohannes de sancto Stephano canonicus et frater noster, qui fuit principium devotionis beate marie virginis in ista ecclesia, et constituit suam capellaniam ad Altare beate marie virginis et multa bona fecit huic ecclesie tam in para-mentis quam in aliis rebus et pro cuius anima flat unum anniversarium in die obitus sui per sacristam qui est vel pro tempore fuerit. Et pro anima domini Thome de Ritilario Canonici similiter quando mori contingent. Et propter hoc anniversarium dictus dominus Thomas emit unum locum mutuorum veterum de bonis domini lohannis supradicti et ipsius domini thome. distribuendos inter fratres et capellanos de proventibus ipsius qui interfuerint ipsius anniversarii]. E. IIII. — [Sancti Contardi episcopi et eonf.]. Obiit Adalaxia uxor Guillelmi Muscule. Reliquid libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. In elemosina solidus I. — Ianoynus ratus, dedit nobis uxor sua pro se et dicti viri sui pro anniversario eorum libras Y. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. — Obiit presbyter Otto, flat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. F. III nonas. — [Floriani mart.]. Iuleta (szc). — Obiit Magister Henricus vicarius et Canonicus Ianue. Reliquid ut continetur in libro Secrestie. debent distribui inter fratres libre IIII. solidi X. In hac forma scilicet illis qui fuerint Vespere Matutino et Misse. Qui vero non interfuerit, amittat partem, pro illa hora et aliis acrescatur et dentur ex eis. Custodibus solidus I. Subcustodibus denarii VI. Pauperibus quartinus panis et quartinus vini. — Obiit Cathalina filia Thadei de boiascho. Dedit pater eius pro anniversario dicte filie sue libras IIII. solidos XIIII. Cuilibet fratrum denarii III. 311 [Fiat anuale sive anniversarium pro anima quondam Remondini de Flisco et uxoris sue domine ysote pro eo quod legavit ad capellam sancte crucis paramenta videlicet planetam unam cum duabus tunicelis et paliis duobus cum peviale ac palium unum ad altare sancte marie. Et flat post diem tercium testi inventionis sancte crucis de mense madio quod est quinta dies predicti mensis si dies congrua fuerit sin autem per sacristam permutetur in alium diem congruum prout sibi videbitur. Et anime eorum requiescaut in pace. Amen], G. II. — lohannis apostoli ante portam latinam. Le. IX. [Obiit. Dedit nobis Iacobus (Jorrezarius pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. Pauperibus solidus I], (35). A. nonas. — [Anastaxii episcopi et conf.]. Obiit Domina Syrnona de fornariis. Dedit nobis pro anniversario suo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Guirardus de Lagneto. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. B. VIII Idus. — [Apparitio sancti michaells arehangeli : Et vietoris mart.]. [Obiit Domina Andriola uxor domini Ianuyni de mari. Dedit nobis pro anniversario suo libras III. Cuilibet fratrum denari III. (35T). C. VTI. — [Sancti slgismundi mart.]. Obiit Dominus precival de Camilla dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras X. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii VI. Custodibus denarii IIII. [Hic est consecratio altaris sancti Iacobi apostoli]. D. VI. — Gordiani et epimachi mart. Cathaldi. conf. Le. IX. (36). E. V. — [Maioli abbatis]. Obiit Thomas olim prepositus sancti Georgii. Reliquid huic ecclesie libras X. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus et subcustodibus denarii VI. In elemosina pauperum solidi I. denarii VI. — Obiit Benvenutus de tatio. Reliquid huic ecclesie libras V. Cuilibet fratrum denarii III. 312 F. IIII. — Nerei. Achilel. et Pancraeii. mart. Le. IX. Obiit Oregina cocona. Dedit nobis pro anniversario perpetuo faciendo libras III. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Domina Contessina Carchenia. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. (36v). G. III. Obiit Dominum presbyter Bonusiohannes Canonicus noster. Reliquid pro anniversario suo perpetuo faciendo libras LXX. Dividantur inter fratres qui interfuerint officio, scilicet Vespere Matutino et Misse libras III. Qui vero non interfuerit amittat pro rata et aliis acrescatur. Habeant Custodes solidum I. Subcustodes denarios VI. In elemosina quartinus panis et quartinus vini. A. II. — [Bonifacli mart.]. [Obiit domina Elena quondam uxor lohannis Recordati de levanto dedit nobis libras V. Fiat anniversarium perpetuo pro anima eius et pro anima dicti domini lohannis post eius decessum habeat quilibet fratrum denarii III). (37). B. Idus. — [Iuvenalis mart.]. Obiit Contessa Macellaria. Dedit nobis libras V. pro anniversario suo perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum denarii III. [MCCCCXXXIIII. die XV maii. — Domina Salvagia de puceto dedit ecclesie nostre brachium dextrum sancti Thriftonis martyris pro anima eius fiant duo annualia videlicet die suprascripta et die tercia novembris]. C. XVII KL. — [Isidori mart.]. Obiit Otto fornarius. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Cri-stinus. — Obiit Arnaldus baltigarius. Cuilibet fratrum denarii III. (37T). D. XVI. — [Pelegrini episcopi et conf.]. Obiit Dominus Rubaldus Scornamontonus. Reliquid libras XVII. Cuilibet canonie, solidus I. Custodibus cum Subcustodibus denarii VI. In elemosina solidi II. — Item obiit Mater quondam dicti domini t 3T3 Rubaldi Scornamontoni. Dedit huic ecclesie libras II. solidos VI. flat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. E· xv■ — [Sancti Avenanti mart.]. Obiit Rubaldus de pinascha. (38). F. XIIII, — Potentlane virg. Le. IX. Obiit Druda Castanea. — Obiit Aldina uxor quondam Iohannini clerici, Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo libras IIII. solidos X. quos solvit Iohannes de via Notarius. Cuilibet fratrum denari III. [Obiit Dominus precival de Camilla dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras X. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii VI. Custodibus denarii IIII]. G. XIII. _ Sancti petri presbyteri et conf. Le. IX. Obiit Petrina uxor Franceschini longi. Dedit libras III. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Margarita uxor quondam Bartholomei de brolio. Dedit huic ecclesie libras III. Cuilibet fratrum denarii III. (38v). A. XII. — [Baxile virginis]. [Presbyter Iohannes de Nassio capellanus ecclesie Ianuensis. dedit pro anniversario suo faciendo in dicta ecclesia libras V. que tuerint pro extimacione camere sue. et ulterius solidos XX. Quilibet fratrum habeat denarios III], B. XI. — [Faustini mart.]. Obiit Rava draperius. Dedit, libras VIII. pro anniversario. — Obiit Domina Eliana. uxor domini Lanfranchi Galee. Reliquid pro anniversario suo perpetuo faciendo libras III. solidos XII. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Succinus muscula. Dedit nobis Symona eius consanguinea, pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. (39). C. X. — [Dexiderii episcopi et mart.]. [Le. IX]. Obiit Ugo de monte. Dedit libras X. flat anniversarium. — Obiit Dominus Andriolus drogus. Dedit huic ecclesie domina Andriola uxor sua. pro anniversario suo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus, denarii II. Item in elemosina pauperum solidus I. 314 D. IX. — [Donaeiani mart.]. Obiit lacoba malocella. Dedit huic ecclesie libras III. Cuilibet fratrum denarii III. Iacet iuxta ecclesiam sanctis lohannis. Obiit Domina leoneta Calva, uxor Iacobi bichignoni. Habuimus pro ea libras V. fiat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus. denarii II. (39v). E. VIII. — Urbani pape et mart. Lc■ ni· Obiit Domina Savina uxor Enrici longi. Dedit pro anniversario suo perpetuo faciendo libras III. solidos XVI. Cuilibet fi atrum denarii III. [Obiit Domina Petra gercia dedit nobis libras III. Fiat anniversarium pro anima eius detur. Cuilibet fratrum denarii III]. F. VII. — [Saneti eleuteril pape et mart.]. (40). G. VI. — [Sanetl lohannis pape et mart.]. A. V. — [Sancti bede presbyteri et mart.]. Obiit Dominus Galeotus filius Manueli Cicade. Dedit nobis mater eius pro eius anniversario libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. In elemosina pauperum solidus I. [Obiit Petrinus scotus dedit nobis libras V. fiat anniversarium pro anima eius. Cuilibet fratrum dentur denarii III]. [Obiit domina Binna dedit nobis libras IIII. solidos X. Fiat anniversarium pro anima eius. Cuilibet tratrum dentur denarii]. (40T). B. IIII. — [Emrlcl episcopi et mart.]. Obiit Domina Symoneta ballamotta. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X. uuilibet fratrum denarii III. Custodibus et subcustodibus denarii III. C. III. — [Saneti Felicis pape et mart.]. Obiit Sybilia uxor Nicolai de vultabio. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus in pane solidi II. (41). D. XII. — Petronille virginis. Le. IX. Obiit Nuvellinus de cruce. Dedit nobis libras XX. — Obiit Helyana nurus Guieti de Nigro. Dedit huic ecclesie libras I. solidos 3^5 XVI. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Iacobus cappa. Reliquid huie ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras VIII. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus denarii IIII. Pauperibus solidus I. (4|v). lunius habet dies XXX. E. KL IUNII — [Nicomedis mart.]. Dominus Sigliembaldus de lavania Bruniatensis episcopus et dominus Albertus magister scolarum. Dederunt libras CXY. 'Dividantur inter fratres solidi XX. F. TIIT. — Mareellinl et Petri. Urcisi [conf.] [herasmi]. Le. IX. [Dominus presbyter lanfrancus de quarto sacristanus ecclesie sancti laurentii et dominus presbyter gulliermus de piscino prepositus sancti donati Ianue dederunt pro suo anniversario cellebrando libras XX. dividantur inter fratres solidi XX. Dominus presbyter Iohannes de turrilia sacrista ecclesie Ianuensis dedit dominis canonicis et capellanis libras XXV. flat anniversario pro anima sua]. (42). O· III- — [Quirini episcopi et mart.]. [Dedit nobis Quartinus tabernarius de monte rubeo libras IIII. Fiat missa de penitentia pro eo. Cuilibet fratrum dentur denarii III. Et post vita sua anniversarium pro anima eius fiat. Dedit nobis dominus Raphus de ylionis libras III. fiat, missa de penitentia pro eo. Cuilibet fratrum dentur denarii III. fiat missa de penitentia pro domino dominico de Garibaldo. qui multa bona donavit huic ecclesie], A. II. [Obiit Sibelina Cicada et Aydelina eius mater, dederunt libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III]. (42v). B. nonas. — Bonlfatii mart. Le. III. 3ié C. Vili Idus. Obiit Dominus Obertus prepositus Ianue. Dedit libras L. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Atelixia uxor palodini drogi. Dedit libras III. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. pro campanis pulsandis. (43). D. VII. — [Pauli episcopi et mart.]. Obiit Nicola lecanoce. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. E. VI. — [Medardi mart.]. Obiit Domina Montanina Crispina. et eius filia Franceschina de Sexto. Dederunt huic ecclesie pro anniversario suo libras III. Cuilibet fratrum denarii III. - Obiit Petrus Faber. Dedit huic ecclesie pro se et uxore sua libras V. flat anniversarium in perpetuum. Cuilibet fratrum denarii III. (43*). F. V. — Primi et Fellciani mart. ^c· ^· [MCCCLXXI die VIIII Iunii]. — [Obiit Venerabilis Vir dominus Innocentius de Flisco canonicus noster. Qui legavit huic ecclesie pro suo anniversario annuatim faciendo loca duo compere mutuorum veterum scripta super capitulum Ecclesie Ianue in compagna sancti laurenti]. [φ MCCCCLXVII die X Iunii. — Obiit domina clareta de Auria mater Blanchaleonis de auria que legavit annuatim in perpetuum-proventus loci unius compere sancti Georgii ex locis scriptis super ipsam in compagna sancti laurenti capellanis ecclesie Ianuensis. Et qui capellani obligati sint omni anno in die eius obitus celebrare in dicta ecclesia anniversarium pro anima ipsius domine clarete et parentum suorum. Et qui proventus dicti loci hodie obligatus fuit in dicta compera et compagna sub obligatione supradicta et que obligatio facta fuit per Blanchaleonem de auria die VIIII. maii MCCCCLXVIII]. G. IIII. Obiit Domina Iohanna droga. Dedit libras IIII. solidos X. pro anniversario suo perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et Subcustodibus pro campanis pulsandis denarii III. 3*7 [lohanina Candeleria dedit nobis libras III. Fiat Missa de peni-tentia in vita eius. Post vita fiat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii II. Custodibus et subcustodibus denarii ΙΙΠ]. [MCCCLXIIII die X Iunii. — Obiit venerabilis vir dominus Papinianus de Flischo Canonicus lanuensis cuius anima requiescat in pace]. (44). A. III. ~ BARNABE APOSTOLI. Le. IX. [Hic sunt consecrationes altarium sancte Marie, sancti lohannis baptiste. et sancti Adriani]. B. II. — Basilidis. Cirini. Naborls. et Nazaril. mart. Le. III. Obiit Guillelmus fornarius dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro campanis pulsandis denarii II. (44·*). C. Idus. — [Sancti Antonini de padua conf.]. Obiit Obertus Galea. Dedit libras XV. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Iacobinus de Campis. Dedit, libras II. Cuilibet fratrum, denarii III. D. XVIII KL. IULII. Obiit Tliomas filius Egidii de cruce, solvit pro eo domina Sorieta de cruce libras III. pro anniversario suo perpetuo iaciendo. Cuilibet fratrum denarii III. (45). E. XVII. — Viti et Modesti, et Crescentie. mart. Le. IX. F. XVI. — [Valerii et sociorum eius mart.]. Obiit Symon Mallocellus filius Bonifatii Malocelli. Dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Domina Aiguineta uxor quondam magistri Adame. Dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. In elemosina solidus I. (45v). G. XV. — [Felicule virg.]. Obiit Domina Sybilia Malocella. Dedit nobis pro anniversario suo libras III. Cuilibet fratrum denarii 111. A. XIIII. — Marci et Marcelliani, mart. (46). Le. IX. 3i8 B. XIII. — Gervasii et Prothasli. mart. Lc' IX· Obiil Dominus Ugo secundus Archiepiscopus. Cuilibet fratrum denarii III. C. XII. — [Silverii pape et mart.]. (46r). P· XI- — [Albani mart.]. Obiit Symona filia Balduini Guercii. Dedit huic ecclesie libras XXV. Cuilibet fratrum denarii IIII. E. X. — [Iuliani eonf. (abrasione)}. Obiit Dominus lanfrancus cicada. Dedit dominus Petrus Cicada eius filius et canonicus noster, pro anniversario suo perpetuo taciendo (Spazio in bianco). Dividantur inter fratres qui fuerint misse libras II. Custodibus et Subcustodi bus solidus I. denarii VI. pauperibus solidi Λ .(47). F· IX- — Vigilia saneti lohannis baptiste. G. Vili. — NATIVITAS SANCTI IOHANNIS BAPTISTE. Le. IX-[MCCCCLXIIII die XXIIII Iunii. — Obiit dominus benedictus de auria prepositus ecclesie Ianuensis qui legavit locum unum in com peris sancti georgii in compagna burgi pro anniversario uno flendo in perpetuum pro anima sua modo et forma ut continetur in libro sacristie magne in prima carta in quo continentur Anniversaria flenda et fiat. Anniversarium die prima congrua] (47v). A. VII. B. VI. — lohannis et Pauli mart. Lc' IX' Obiit Dominus Guido Canonicus Ianue. Dedit libras X. Divi dantur inter fratres solidi VIII. (48). C. V. Obiit Presbyter Guillelmus de sancto Silvestro. Dedit libras X. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii IIII. Pauperibus solidi II. D. IIII. — Vigilia apostolorum. Leonis pape et conf. Le. III· Obiit Marina de Grimaldis uxor Symonis de Salvaticis. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et Sub custodibus denarii III. (48T). 319 E. 111. — APOSTOLORUM PETRI ET PAULI. Lc. IX. F. II. — Commemoratio sancti pauli. (49). Le. IX. Iulii habet dies XXXI. G. KL IULII — Octava sancti Ioannis baptiste. Le. IX. Obiit contessa de quarto. Dedit libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii II. A. VI nonas. — Processi et Martiniani. mart. Le. III. Obiit Dominus Ansaldus de Nigro. Dedit pro anniversario suo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Dominus lohannes taberna Canonicus noster. Dividantur inter fratres qui interfuerint misse libra I. Custodibus denarii IIII. — Obiit Antonius de Sexto ealegarius. Dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Luchetus quondam ogerii. Reliquid huic ecclesie, pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. (49v). B. V nonas. — [Gai pape mart.]. C. IIII nonas. — [Sanctorum processi et martiniani mart.]. Obiit lohannes tigotius. Dedit nobis presbyter Marchus pro ipso et matre sua Symona. Gramoras duas de auro cum ymaginis. pro anniversario suo perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidus I. (50). D. III. — Margarite virginis et mart. Le. IX. E. II. — Oetava apostolorum. Syli episcopi lanuensis. Le. IX. Obiit Montanaria clarella. Dedit nobis libras XY. Cuilibet fratrum denarii VI. (50v). E. nonas. — [Marcialis conf.]. Obiit Rubaldus cevolla. Dedit libras L. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Odoardus de Nigro quondam Manuelis. Reliquie huic 320 ecclesie, libras V. solidos Vili, pro anniversario suo perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus denarii VI. Obiit Raphus lecavela. Dedit libras IIII. pro anniversario suo perpetuo faciendo. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Sibilina de nigro uxor quondam Guideti de nigro. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. [+ MCCCCLII die VII Iulii. — Bartholomeus de Rintiliario dedit ecclesie nostre unum ex digitis sancti Andree apostoli, guarmtum modico argento cum literis grecis. fiat isto die unum annualle pio anima ipsius et uxoris eius et parentum suorum. G. VIII Idus. Obiit Iohanna droga, dedit libras X. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus in pane solidi II. — Obiit lohannis cazares de ugnolo. Dedit nobis Symon eius filius pro anniversario suorum et suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III· Pauperibus denarii VI. (51). T t V A. VII. — Felicis episcopi lanuensis. Obiit Beatrix uxor Ansaldi de nigro. Dedit nobis libras V. Cuilibet fratrum denarii 111. B. VI. — Septem fratrum filiorum sancte Felicitatis. Le. IX· [MCCCLXXII die secundo Iulii. — Presbyter G-ulliermus de telia canonicus ecclesie sanctorum Nazarii et Celsi de Ianua obiit qui reliquit pro anima sui et suorum proventus unius loci compere assignacionis mutuorum veterum scripti super petrum de telia nota rium et eius fratres obligatos sacrestie ecclesie lanuensis pro anniversario in dicta ecclesia fiendo annuatim et celebrando, disti l-buendos inter dominos prepositum canonicos et reliquos capellanos dicte ecclesie qui inde prescriptis interfuerint horis nocturnis pariter et diurnis]. (5IV). C. V. [Obiit Dominus Guillelmus Caligepallii. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X- Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et Subcustodibus pro pulsandis campanis denariii III]. 321 D. IIII. — Naboris et Felleis, mart. (62). Le. IX. E. III. — Ermagore et Fortunati, mart. Le. III. F. II. Presbyter Gaialdus capellanus Ecclesie Ianuensis. Dedit nobis pro extimatione sue camere libras V. Fiat missa de penitentia in vita sua. et post vitam suam flat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et Subcustodibus denarii III. (52v). G. Idus. Obiit Otto de orto. Dedit libras III. solidos XII. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidus I. — Obiit Dominus Iacobus Archiepi-scopus Ianue. Dividantur inter fratres solidi XXX. de quibus habeant Custodes et Subcustodes solidum I. secundum formam anniversarii domini Andree. Pauperibus solidi III. A. XVII KL. — Quirici et Iulite. mart. Le. IX. [Obiit Dominus Savinus de yporegia canonicus ianuensis dedit nobis dominus petrus eius nepos libras viginti. flat anniversarium pro anima eius dentur cuilibet fratrum qui interfuerint offitio denarii VI]. (53). B. XVI. — Alexii eonf. Le. IX. Obiit Montanaria de fornariis. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Presbyter Francischus de Pontremulo. Habuimus pro eo de camera, sua libras V. Fiat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et Subcustodibus denarii III. — Obiit Presbyter Albertus de Pontremulo. Dedit libras, IIII Cuilibet fratrum, denarii. III. c· xv· — [Sanete simphorose eum septem filiis mart.]. Obiit Dominus Sigifredus ultimus Episcopus. Dedit, nobis decimam de Sexto. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Presbyter Obertus. pro anniversario suo libras. X. Computatis libris VII pro Camera sua. Cuilibet fratrum qui interfuerit offitio denarii VI. Custodibus et. Subcustodibus denarii VI. (53v). D. XIIII. Fiat missa de penitentia pro domina Zenevra Cicada in vita sua. que dedit nobis unum calicem de argento qui ponderat uncios XIIII. 21 322 Et post vita sua flat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. E. Χ1ΙΓ. Obiit Dominus Bonifatius Cardinalis de lavania. Dedit libras Λ. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et. Subcustodibus denarii III. Pauperibus solidus I. (54). F. XIL — Vietoris et sociorum, et Praxedls. Lc- IX· Obiit Dominus Iohannes de Camezana Canonicus noster, qui dedit huic ecclesie partem quam habemus in balneo sancti Donati. Divi dantur inter fratres medietas de introitu dicti balnei, secundum formam anniversarii domini Andree. Custodibus solidus I. Obiit Dominus Manui Zurlo. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras III. Cuilibet fratrum denarii III. Le IX. G. XI. — Marie magdalene. [Obiit Dominus Guelffus Comes de noratico de pissis dedit nobis libras V. pro anniversario perpetuo faciendo quilibet frati um denarios III. Obiit Marchisius traversus dedit nobis libras V. fiat anniveisa rium pro anima eius. Cuilibet fratrum denarii III]. (64- ). Le. IX. A. X. — Apollinaris mart. Hic fiat commemoratio domini Innocentii pape INI. Et di IIII. pars balnei supradicti seu dicti introytus secundum formam. Custodibus denarii VI. B. IX. — Xrisptine virg. et mart. [Vigilia Iacobi]. Lc- 111 · Hic fiat commemoratio domini Adriani pape V. Et dividatur inter fratres alia quarta pars de introytu supradicti balnei modo predicto. Custodibus denarii VI. — Obiit Guillelmus drogus. qui dedit huic ecclesie libras X. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidi II. — Obiit Guillelmus longus. Dedit nobis Raffus longus pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. (55). C. VIII. — IACOBI APOSTOLI, et Xrisptoforl. mart. Le. IX. 323 D. VII. — {abrasione). [Sancte Anne]. Obiit Dominus Nicolaus Moadus de volta. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Ianuinorum. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro pulsandis campanis denarii IIII. In (demosina pauperum solidus I. — Obiit Dominus Inguetus de Camilla canonicus noster. Dedit huic ecclesie libras LXXIII. Computate libre XX. sue camere, pro anniversario suo dividantur inter fratres libre III. secundam formam anniversarii domini Andree. De quibus libris III. habeant custodes solidum I. subcustodes denarios VI. pro pulsandis campanis. Pauperibus detur mina panis. MCCCLXXXIIII. — Obiit Stephanus de monte agulasca. Et reliquit huic Ecclesie, medium locum pro anniversario faciendo compere pacis, scriptum, super sacrestiam. Et sacrista tenetur facere, annuatim. et dividere inter Canonicos et capellanos. videlicet medietatem Canonicis. et residuum capellanis. et hoc debet fleri, per sacristam in per-petum. (55v). E· VI- — Septem dormientium. Le. IX. Obiit Dominus Ottobonus de Flisco. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo libras X. Cuilibet fratrum qui interfuerint misse denarii VI. Custodibus denarii II. F. V. — Nazarii et Celsi, mart. (56). Le. IX. G. IIII. — Felicis pape. Simplioii et sociorum. Marthe. et Seraphie. Le. IX. [Obiit dominus Cavalinus de honestis, dedit nobis libras VIIII. Fiat anniversarium pro anima eius dividantur inter fratres solidi VIIII]. [MCCCCXIIII die 29 Iulii. Ego Presbyter rolandus de calestrano. Capelanus capelanie sancti bartholomei dicta capelania consecrare feci, supradicta die]. A. III. — Abdon et Senen. mart. Le. IX. Obiit Opecinus filius Guillelmi rubei de Cucurno. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. Pauperibus solidus I. — Obiit Camilla uxor quondam Conradi de ulbaldis de Cremona. Dedit huic ecclesie pro se et, viro suo pro anniversario suo perpetuo faciendo, libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii V 324 III. — Obiit Dominus Bertholinus de Bonifatio ludex. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras X. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii VI. Custodibus denaiii IIII. et Subcustodibus denarii II. — Obiit Iohanna de Costa. Dedit libras III. Cuilibet fratrum denarii III. (56v). B. II. — Germani episeopi et conf. Ix' Obiit Domina Aydela mater domini Grimaldi de Gavi. Reliquid huic ecclesie libras V. Cuilibet fratrum denarii III. — [Obiit domina pasturina uxor adriani de Nigro dedit nobis libras V. fiat anniver sarium pro anima eius habeat quilibet fratrum denarios III· Custodibus denarii II. Fiat missa de penitentia pro domino Enrico Indice vita sua qui dedit nobis unum calicem de argento qui ponderat uncias XII. et post vita sua. flat anniversarium. Cuilibet fratium denarii III. Custodibus denarii li. et subcustodibus denai ius I. prò pulsandis campanis]. (57). Augustus habet dies XXXI- C. KL AUG. - Petri ad vincula. Machabeorum. Eusebii episcopi et mart. Lc' IX' Le. IX. D. IIII. — Stephani. p&pe. et mart. Obiit Dominus Bartholotus magister scolarum. Cuilibet fratrum denarii VI. Cuilibet serventium denarius I. Custodibus denari III . Servientibus eorum denarii II. Canevario denarii lì. Porterio de rius I. Pauperibus minam panis, et Meza vini, de quo hospitale sancti laurenti, habeat portionem. — Obiit Palodinus drogus Re quid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras Cuilibet fratrum denarii. III. Pauperibus solidus I. Obiit Antonina de vedereto. dedit nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. _ [Obiit dominus Andriolus de cucurno. dedit nobis libras V. fiat anniversarium pro anima eius cuilibet iratrum denarii]. (57 ). E. III. — Inventio sancti Stephani prothomartyris. Le. IX. Obiit Presbyter Dondedeus. Canonicus noster. Cuilibet iratrum. denarii IIII. [MCCCXXI die secunda augusti fuit consecratus dominus 325 Rartholomeus archiepiscopus Ianuensis et debel celebrari missa de penitentia prò anima eius. et dividantur inter fratres qui interfuerint officio solidi viginti pro extimatione sue camere, custodibus denarii VI. subcustodibus denarii III], F· LI. — Iustini presb. et mart. Le. IX. Obiit Sybelina de yso. Dedit libras III. — Obiit Iannina uxor Fulconis. Dedit libras III. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit Dominus Iohannes de bagnarla Canonicus noster reliquid huic ecclesie libras XXV. De estimatione sue camere dividantur inter fratres qui interfuerint officio libre I. solidi V. Custodibus pro pulsandis campanis denarii VI], (58). G. nonas. — Dominici eonf. et Cassiani episcopi et conf. [Sancte Marie]. Le. IX. Obiit Ottonelhis cerbinus de redulfo. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit dominus Iohannes de valperga Canonicus Ianuensis qui dedit pro extimatione camere sue libras XX. fiat pro anima eius anniversarium et dividatur inter fratres qui interfuerint misse libra I]. A. VIII. — Systi pape. Felicissimi, et Agapiti. mart. Le. IX. Obiit Iohannes vatatius. Dedit libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii III. (58v). D. VII. — Donati episcopi et mart. Le. IX. Obiit Domina Adeta Lecavella. Reliquid nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. Pauperibus denarii \TI. — [Obiit presbyter Iacobus sacrista ecclesie Ianuensis dedit nobis libras..... de estimatione sue camere flat anniversarium pro anima eius et Reditus dividatur inter fratres pauperibus detur denarii VI]. C. VI. — Ciriaci. Largi, et Smaraldi. mart. Le. IX. Obiit Domina Marineta Lecavella. Reliquid nobis pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. Pauperibus denarii VI. (59). fl 326 D. V. — Vigilia saneti Laurentii, et Romani, mart. Le. III. Obiit· Dominus blancus Canonicus noster. Cuilibet iratrum. denarii III·. — Obiit Iacobina vesconta. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Cassina et viro suo. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii IIII. — Obiit Symona uxor lohannis bosi. Dedit nobis pro anniversario suo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. E. IIII. — LAURENTII MART. (59T). Lc' IX· F· III■ — Tyburcii mart. Lc- *x- Obiit Franceschina. uxor quondam Bertholini de staiano. Dedit nobis pro anniversario suo et matris sue libras X. r'uilibet iratrum qui interfuerit misse denarii VI. Custodibus denarii IIII. [Obiit Ambroxius speciarius de Predi dedit nobis libras III. Fiat anniversarium pro anima eius. Dentur quilibet fratrum denarii III]. G. II. Obiit Presbyter Guillelmus de Casanova. Dedit libras XX. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus denarii III. Pauperibus solidus 1. et denarii VI. — [Obiit domina Alaxina uxor quondam Richeti Capxiarii dedit nobis libras V. solidos VIII. flat anniversarium pro anima eius mariti matris et suorum in perpetuum, quilibet fratrum habeat denarios III. Custodibus denarii II]. (60). A. Idus. — Ypoliti et Cassiani, mart. ^c* B. XVIIII. — Vigilia sancte marie. Eusebel conf. Le. IX· Obiit Bombellus capsarius de Recho. et Bonefae eius uxor. Dedit nobis opecinus capsiarius pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit dominus presbyter Thomas vicarius de Coronato qui legavit pro anniversario suo celebrando perpetuo in ecclesia Ianuensi pro anima sua et quondam domini Manuelis ceba proventus et reditus duorum locorum ex illis quos habet in compera mutuorum veterum comunis Ianue. Dominus Rolandus de Urbino magister scholarum qui legavit pro anima ipsius omnia bona Sacrestie Ianuensi. semper flat anniversarium. 32 7 MGCCCVIIII. die XIIII Augusti. Obiit Margarita uxor Blasoni de Ast pomellarii. qui donavit sacristie multa bona pro qua elemosina celebretur annuatim pro animabus ipsorum in perpetuum]. (60v). C. XVIII. — ASSUMPTIO SANCTE MARIE. Le. IX. D. XVII. Obiit D.na Miconia lecanoce. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. — Obiit Iacobina uxor Gabrieli» Zerbini. Dedit pro anniversario suo perpetuo faciendo libras HI. solidos XVI. Cuilibet fratrum denarii. III. (61). E. XVI. — Octava saneti laurentii. Le. IX. F· XV- — Agapiti. mart. Le. III. Obiit Dominus Adrianus papa V. Reliquid huic ecclesie libras CL. Dividantur inter fratres qui interfuerint misse libre II. solidi X. De quibus habeant Custodes et Subcustodes solidum I. Item Pauperibus pro anima sua. dentur, libre II. solidi X. — Obiit Iohannes clericus. Dedit huic ecclesie libras IIII. solidos. X. pro suo anniversario. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. — Item dominus Bertholinus de Flisco. Canonicus istius ecclesie pro anniversario, predicti domini, omni anno, solidos L. Ianue distribuendos inter eos. qui interfuerint Vesperis Matutino et Misse, et denarios VI. pro quolibet Custode. Qui solvuntur per mansionarium. quem instituit in hac ecclesia, dictus dominus Bertholinus de peccuniis quas habet in locis Comunis. (61v). G. XIIII. — Magni mart. Le. III. [Obiit magister venturinus de Pergamo canonicus Ianuensis qui reliquit pro anniversario suo duo terragia in puteo curii et certas terras in Camezana]. A. XIII. — [Saneti Bernardi abbatis et conf.]. (62). B. XII. Obiit Domina Caracossa uxor domini Andrioli drogui. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum 328 denarii III. Pauperibus solidus I. —Obiit Obertus draperius de sancto Stephano Reliquid huic ecclesie libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus denarii V. C. XI. — Octava sancte marie. Tymothei et Slmphorose mart. Le. IX. Obiit Rollandus Malocellus prepositus Ianue. Dedit libras LX. Cuilibet fratrum denarii IIII. Pauperibus mina castanearum cum cortice et mezarola vini. — Obiit Magister Albertus Notarius domini pape. Dedit libras L. Distribuantur inter fratres qui interfuerint offltio scilicet Vesperis Matutino et Misse solidi L. Et qui non interfuerit amittat pro rata et illis qui interfuerint acrescat. Custodibus solidus I. Subcustodibus denarii IIII. — Obiit Iohannes Archipresbier de Ripparolio. Dedit libras V. Cuilibet qui interfuerit misse denaru III. Pauperibus solidus I. (62v). D. X. — Vigilia sancti Bartholomei. Obiit Domina Catarina soror domini Petri cicade. Reliquid huic ecclesie libras IIII. Cuilibet denarii III. —· Obiit dominus Iohannes dictus Cardinalis Canonicus noster. Reliquid huic ecclesie libras CXXV. Dividantur ea die libras VI. tali forma secundum quam quilibet Canonicus qui celebraverit missam pro anima eius inter dies tres, habeat solidum I. quilibet capellanus. et Custodes denarios VI. Detur pauperibus mina panis et reficiantur pauperes XII. cibis diei et tem poris competentibus, superfluum dividatur inter fratres qui fuerint officio Vesperis Matutino et Misse. Qui vero non interfuerit amittat pro rata, et aliis acrescat. Custodibus et Subcustodibus pro campanis pulsandis solidus I. denarii VI. — Obiit Nicolaus ocellus. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo libras III. Cuilibet frati um denarii III. E. IX. — BARTHOLOMEI APOSTOLI. (63). Lc· IX· F. VIII. — Genesii mart. (abrasione). Lc■ Obiit Andriolus batifllius. Reliquid ecclesie pro anniversario suo. libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. — [Obiit Dominus Damyanus de flischo. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo libras III. solidos XV. Cuilibet fratrum denarii VI]. 329 G. VII. — Alexandri mart. Le. III. Obiit Domina Carmadina uxor Ambrosii boniclavis. Dedit vir eius huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. In elemosina solidus I. (63v). A. VI. — Ruffl. mart. Le. III. Obiit presbyter Rollandus Canonicus noster. Dedit nobis libras L. ut continetur in libro Sacrestie. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus denarii IIII. Subcustodibus denarii II. Familie Comunis denarii VI. Pauperibus quart,. I panis et quart. I vini. — Obiit Iohannina texarixia. Dedit libras VIIII. Cuilibet fratrum denarii VI. Pauperibus solidus I. — [Obiit domina Aloeta de Eliono dedit nobis libras III. solidos III. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Antinulphus de Bacezia dedit nobis libras IIII. Cuilibet fratrum denari III]. Β· ν· — Augustini episcopi, et Ermetis mart. Lc. IX. Obiit, Iacoba droga. Reliquid libras VI. denarii III. Custodibus et Subcustodibus denarii III. Pauperibus solidus I. — Obiit Presbyter Ogerius Canonicus sancte Marie Magdalene. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus et Subcustodibus denarii III. — Obiit Amicus Barbavaira. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo. libras III. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit lohannes filius gratie dei. Dedit nobis solidos VIII. fiat anniversarium. (64). C. IIII. — Decollatio sancti lohannis baptiste. et Savine. Le. IX. Obiit Magister lohannes de camezana. Canonicus sancte Marie in vineis. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. D· HI. — Felicis et Audacti. mart. Le. IX. Obiit Dominus presbyter Otto Canonicus noster. Cuilibet fratrum, denarii III. — Obiit Orieta filia Guillelmi de dodo. Dedit nobis... Fiat anniversarium pro ea. Cuilibet fratrum denarii III. (64v). E. II. — Paulini episcopi et conf. Le. III. Obiit Magister Leonardus Canonicus noster. Dedit libras LXX. Cuilibet fratrum denarii IIII. Pauperibus minam panis et metreta vini. — Obiit Martinus tornellus. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. (65). 33° September habet dies XXX. F. KL SEPTEMBRIS — Prisci mart. (abrasione). Lc' ΙΠ· Obiit Iacobus Cigala canonicus noster. Dedit libras XXV. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus cum Subcustodibus denarii ΛI. Pauperibus solidi II. G. IIII. Obiit Domina Petra uxor quondam Guillelmi de clavaio. Dedit nobis libras IIII. fiat missa de penitentia in vita sua. et post mortem suam flat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. (66 )· A. III. [Millesimo CCCLXVII die XXVII (?) septembris. — Dominus Petrus de bobio faber obiit et sepultus fuit in monumento congre gationis beati lohannis baptiste et pro dicto petro o lga i fuerunt proventus unius loci in compara mutuorum veteium. In com pagna porte scriplum super dictum petrum. Sacriste sancti laurentii qui nunc est vel pro tempore fuerit in perpetuum, qui sacrista teneatu et debeat celebrari facere in dicta ecclesia annuatim unum anniver sariuru pro anima supradicti petri in die III Setembiis]. B. II. [Domina Oregina uxor quodam Melchio barbavaire dedit nobis libras III Ian. ut celebretur una missa de penitentia in vita sua. Et post suum decessum debet fleri Anniversarium. Cuilibet frati um denarii III]. [Obiit domina Catherina uxor quondam Magnifici domini lohannis de Murta olim Ianuensis ducis dedit nobis libras V. Ianue. flat ista die eius anniversarium cuilibet fratrum denarii III]. [Anno domini MCCCCVI. die XV Iunii. Obiit dominus Marcus de Cario noster Canonicus qui dimisit octo loca in compera salis, tria in compagna Machagnane pro anniversario eius et Ysabelle sororis sue quod debet fleri die quarta et quinta septembris et die XXIV et XXV flat aliud. Et alia tria loca scripta in compagna sancti Laurentii pro pascendo unum pauperem in Claustro cum aliis et alia duo 331 >>ciipia in compagna de Castello pro manutenendo duos brandonos ceie ad altare rnaius et lohannis baptiste et beate marie in missis cantandis per totum annum]. (66). C. nonas. Obiit Balditius fbrnarius. Dedit nobis libras XXVII. Cuilibet Cratium denarii III. — Obiit Argentina filia domini lacobi Drogui. fiat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. D. VIII Tdus. Obiit Dominus Dondus Canonicus noster. Cuilibet fratrum denarii III. (66v). Ε· ν^’ Paragorii. Parthei. et Partinopei mart. Le. III. Obiit lohannes rexem. et uxor et filii eius. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. Subcustodibus denarii II. — Obiit Presbyter Nicolaus custos ecclesie Ianue. Dedit ut coniinetur in libro Seciestie. Dividantur inter fratres qui interfuerint misse solidi XII. Custodibus solidus I. Subcustodibus pro campanis pulsandis denarii VI. Pauperibus solidus I. [Vigilia Sancte Marie virginis]. F. VI. _ NATIVITAS SANCTE MARIE. Adriani, mart. Le. IX. [Obiit Ysabela de dodo dedit nobis libras III. Fiat anniversarium pro anima eius dentur cuilibet fratrum denarii III]. (67). G· V. — Gorgoni! mart. lc. III. Obiit Guillelmus Zachigna. Dedit nobis libras V. — Obiit Laurentius tabernarius. Dedit nobis libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidus I. — Obiit Andriola lecavella. uxor Petri de sah agiis. que donavit pallium album deaurantum de quo faciendum est unum pluviale, et libram I. solidos XVI. de dicta peccunia. -Obiit Presbyter Guirardus de placentia, dedit libras IIII. pro anniversario suo. Cuilibet fratrum denarii III. Elemosina pauperum solidus I. A. IIII. (67v). B. III. — Proti et Jacinti. mart. Le. III. 332 C. II. Obiit Obertus Squarzaflcus et eius uxor. Cuilibet fratrum denarii III. (68). r. T, .. Lc. III. D. Idus. — Venerii, eonf. Obiit Druda uxor Guillelmi de Gavio. Dedit nobis libras III. Cuilibet fratrum denarii III. E. XVIII. — Exaltatio sancte crucis. Cornelii et Ciprianl. [Obiit dominus Bartholomeus Archiepiscopus Ianuensis dedit nobis libras XX. pro extimatione sue camere fìat anniversarium pio anima eius dividantur inter fratres qui interfuerint offitio solidi XX. de quibus habeant Custodes denarios VIIII. Subcustodes denarii III]. (68 ). F. XVII. — Nicomedis mart. Lt' [Obiit Presbyter leonardus de elavaro capellanus in ista dedit libras VII. pro extimatione camere sue. flat anniversarium cuilibet fratrum denarii III]. Le. III. G. XVI. — Eufemie virg. Obiit Guido speciarius. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. (69). A. XV. Obiit Dominus Torquitor Iudex Caralitanus. Cuilibet fra denarii IIII. — Obiit Dominus Raymundus Comes Barcellone. Cui i e fratrum denarii IIII. B. XIIII. Obiit Mabilia filia Nicolai de vultabio. Dedit libras Λ . Cuilib fratrum denarii III. — Obiit Obertus Cicada. Dedit huic eccles libras III. pro anniversario suo. Cuilibet tratrum denarii III. (69 ). C. XIII. Obiit Dominus Nicolaus de promentorio. Dedit nobis pro suo anniversario perpetuo faciendo, et matris eius, libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. 333 D. XII. — Vigilia saneti mathei. Obiit Domina Sybilia de Romano. Dedit libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. (70). E. XI. — MATHEI APOSTOLI. Le. IX. F. X. — Maurltii et sociorum, mart. (70v). Le. IX. G. VIIII. — Tecle virginis et mart. Le. IX. Obiit Guillelmus blancus et uxor eius. Dederunt libras V. Distribuantur inter fratres solidi IIII. [MCCCCVIII die XXIII Septembris. — Obiit dominus Georgius de Sigestro canonicus noster lanue. qui reliquit unum locum pacis emptum per dominum Thomam de Ritiliario canonicum de reditibus prebende supi'adicte scriptum supra sacristiam in compagna sancti Laurentii, pro celebrando unum anniversarium anmiatim pro anima supradicti Domini Georgii. distribuendos proventus, inter illos qui interfuerint dicti anniversarii et alii nichil habeant]. A. VIII. Obiit Dominus Bonifatius Archiepiscopus lanue. tercius. — Obiit Presbyter Ugo. Dedit, libras III. et Presbyter Bertholinus libras III. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii III. In elemosina solidus I. [Obiit Ramunda de Carasco. Dedit libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit lohannes Boterici qui dedit nobis calicem unum pesantem uncias XIII et quart. III flat anniversarium prose et Cathalina uxore eius cuilibet fratrum denarii VI. custodibus denarii II], (71). B. VII. C. VI. — Iustine. virginis, et mart. Le. III. Obiit Dominus Albertus de flisco Comes lavanie. Dedit pro eo dominus Leonardus eius filius libras L. pro anniversario suo perpetuo faciendo. Dividantur in ipsa die solidi L. in hac forma scilicet Pauperibus in pane et vino solidi X. Canonici qui celebraverint missam pro anima eius habeant ultra partem sibi contingentem solidum I. Custodes et Subcustodes pro pulsandis campanis sol. I. 334 Residuum dividatur inter fratres qui interfuerint officio, scilicet Vesperis Matutino et Misse. — Obiit Opecinus capsiarius de Bombello. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. (7IV). D. V. — Cosme et Damiani, mart. Le. IX. Obiit Dominus Sylus primus Archiepiscopus. Archipresbyter augu-stinus. Dominus Otto Archidiaconus. Dederunt ut continetur in libro Secrestie. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Dominus Gualterius Archiepiscopus. Reliquid domum unam. Cuius introjtus dividatur inter fratres libre V. Deductis primo clericis capelle pallatii libra I. Et pauperibus minam panis et metretam vini, qui interfuerit offitio scilicet Vesperis Matutino et Misse. Et qui non interfuerit amittat pro rata. Et aliis acrescatur. E. IIII. (72). F. III — Dedicatio sanetl michaells. Le. IX. G. II. — Jeronlmi presbyteri, et conf. Le. IX. Obiit Paganus de Urso de Ponzolo draperius. Dedit pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. (72T). Octuber habet dies XXXI. A. KL OCTUBRIS - Remigli episcopi. Le. IX. Obiit Obertus bonifatius. Dedit nobis libras VI. Cuilibet fratrum denarii IIII. — Obiit Dominus Manuel cicada. Dedit nobis uxor sua pro anniversario dicti Manuelis perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. B. VI nonas. — Leodegarii mart. Le. III. [Obiit Antinurphus de Baceza dedit nobis libras IIII. Fiat anniversarium perpetuo pro anima eius detur cuilibet fratrum denarii III. pauperibus denarii VI]. (73). 335 C. V. Obiit Raymundinus cigala. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. D. IIII. — FraneiscI conf. Le. IX. Obiit Magister Luchus de Cunizo. Dedit libras XXV. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus et Subcustodibus denarii VI. (73v). E. III. Obiit Dominus Petrus blancus de Lavania. Canonicus noster, pro quo habuimus libras XXV. Dividantur inter fratres qui interfuerint misse libre I. Custodibus et Subcustodibus denarii VI. — [Obiit Domina Caracossa uxor condam Ianuini de Monelia. dedit pro anniversario suorum perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii III]. F. II. — Fidis virg. et mart. Le. IX. Obiit Alda Galea. Dedit libras VI. Fiat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. (74). G. nonas. — Marci pape, et conf. Marcelli. Apullei. et Sergi, mart. Le. IX. [Obiit domina Maneta contarda dedit nobis libras IIII. Fiat anniversarium perpetuo, pro anima eius. Cuilibet fratrum denarii' III]. A. VIII Idus. — Reparate Virg. [Domnini mart.]. Le. III. Obiit Redulphus de Redulpho. Reliquid huic ecclesie libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Caracossa uxor quondam Guirardi de lagneto. Dedit huic ecclesie libras V. Cuilibet fratrum denarii IU. [Obiit Dominus Benedictus contardus. dedit nobis libras V. flat anniversarium perpetuo pro eius anima]. (74v). B. VII. — DIonisii et sociorum, mart. Le. IX. C. VI. — DEDICATIO ECCLESIE SANCTI LAURENTII. Le. IX. [Obiit Iacobus de Cucurno Canonicus lanuensis. Reliquid huic ecclesie pro suo anniversario computata extimatione sue camere libras L. dividantur inter fratres qui interfuerint vesperis matutino 336 et misse (abr.) detur custodibus pro campanis pulsandis denarii VI. Cuilibet fratrum denarii III]. (75). D. V. Obiit Guillelmus Sacrista. Dedit ut continetur in libro Secrestie. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus denarii VI. Servientes eorum denarii IIII. E. IIII. Obiit Iacobus longus draperius. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus cum Subcustodibus denarii III· Obiit Dominus Eduardus Ricius Canonicus noster. Dedit nobit. pio annivei sario suo perpetuo faciendo libras LX. computatis libris Χλ · Carnei e sue. Dividantur III inter fratres qui interfuerint vesperis Matutino et misse. Qui non interfuerint amittant pro rata et aliis acrescat. Custodibus et Subcustodibus denarii VI. Pauperibus solidi X. (75T). F. III. — Romuli episcopi Ianuensis. Lc' IX' Le. IX. G. II. — Calixti pape et mart. [MCCCCLXVIIII die XIIII octobris. Domina sobrana de Cassina emit locum unum compere sancti georgii a katherineta uxoi e quo lohannis de fontanelio qui locus erat in c. et nunc sciiptus compagna sancti laurentii super devotionem beate marie de ^ * laurentio de Ianua cum hac conditione quod proventus capiantur omni anno perpetuis temporibus per anthiquiorem con sorem sancti laurentii de Ianua et per massarium supradicte deA ocio qui teneantur omni anno et in perpetuum celebrare facere unum Annuale pro anima quondam baptiste de casina et post obitum domine sobrane teneantur celebrare annuale pro anima eorumde et proventus dicti loci distribuantur inter Canonicos et capellanos qui interfuerint misse per supradictos. Nota quod die XIII februarii de 76. obiit domina sobrana de cassina fiat annuale pro anima eorumdem die XIII februarii]. (76). A. Idus. — Felicis et Fortunati, mart. Lc- 11L Obiit Iacobus birreta. Dedit Petrus eius filius pro suo anniversario perpetuo faciendo libras III. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. 337 B. XVII KL. — Galli abbatis. Le. III. [Obiit Dominus Opizo de flisco patriarcha antiochenus patruus quondam Bertholini de flisco canonici lanue. Qui dominus Bertholinus pro anniversario suo perpetuo faciendo dedit solidos quinquaginta lanue qui debent dividi inter fratres qui interfuerint Vesperis Misse et Matutino et solidum I custodibus quam peccuniam solvere tenetur Mansionarius quem instituit in ista ecclesia de peccunia que habetur in locis comunis lanue]. [Millesimo CCCLXI. Obiit domina lino guercia uxor..... nobilis viri d.ni Opecini de flisco die XVI octubris que reliquit Capitulo et ecclesie Ianuensi in remedium anime sue pro una missa quolibet die perpetuis temporibus in dicta ecclesia celebranda quinquaginta libras lanue propter quod beneficium Capitulum ipsius ecclesie statuit quolibet die in remedium anime eius dictam missam in pre-facta ecclesia celebrari]. (76v). C. XVI. Obiit Aydela de Gavio. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii m· Obiit Dominus Luchetus Contardus. Dedit huic ecclesie libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. — Obiit Dominus Ventura de Canalio Canonicus noster. Dedit nobis Dominus Bertholinus de flisco pro anniversajio suo perpetuo faciendo in Comuni in comparis salis. Cuilibet anno libras VI. Distribuantur inter fratres qui interfuerint officio scii. Vesperis Matutino et Misse. Et qui non interfuerit amittat pro rata et aliis accrescatur. Habeant Custodes solidum I. Subcustodes denarios VI. pro pulsandis campanis. Pauperibus mina panis. [Obiit Magister Francischus carpina cyrogicus dedit nobis libras VIIII. Fiat anniversarium perpetuo pro anima eius]. D. XV. — Luce evangeliste. Le. IX. Obiit Dominus Guillelmus de Lavania olim prepositus. Reliquid libras XX. Dividantur inter fratres solidi X. Custodibus cum Subcustodibus solidos I. Pauperibus solidi V. — Obiit Maria et viro suo et filii. Cuilibet fratrum denarii III. (77). E. XIIII. Obiit Magister Cossa. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Domina Symoneta de Marino. Dedit pro anniversario suo perpetuo 22 \ 338 faciendo pro se et parentum suorum libras IIII. Cuilibet fiati um denarii III. quos denarios solvit domina Francha de mari eius filia. F. XIII. Obiit Magister Otto Cremonensis. Dedit libras XII· Cuilibet fia-trum denarii IIII. Custodibus denarii II. (77-). G. XII. - [Hylarionis abbatis, et Undecim millium virginum]. Le. IX. Obiit Presbyter Guillelmus de Camulio. qui dedit pio anni\er sario suo libras X. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii IIII. Pauperibus solidi II. A. XI. Obiit Alaxina Galeta. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo libras III. solidos XII. quos solvit pro ea domina Porpalina. et domina Mindonia. Cuilibet fratrum denarii III. Obiit Domina Marineta uxor Andrioli Gatutii. Reliquid pro anniversario suo pei petuo faciendo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii Custodibus denarii II. (78). B. X — Severlni episcopi, et eonf. Debit nobis presbyter Daniel Minister ecclesie sancti Iacobi Calignano libras X. Fiat missa de penitentia in vita sua. Et post vitam suam fiat anniversarium. Cuilibet2;fratrum denarii VI Qu interfuerit misse. Custodibus denarii IIII. pro pulsandis campam Pauperibus denarii VI. c. vim. . . lnno_ Obiit Dominus Thedisius Comes Lavanie frater domin i-j· yyv ut continetur in centii pape. Dividantur inter fratres solidi aa 1'dus anniversario domini Adriani. Custodibus cum Subcustodibu I. [Obiit Alterixia quondam uxor domini Franceschini de flisco ^ nobis libras V. fiat perpetuo anniversarium pro anima eius cuilibet fratrum denarii III. [MCCCXXXVIIII die XXIV octobris. Domina Salvagia uxor quondam Luce de Nigro donavit Ecclesie Sancti Laurentii de Ian^ Calicem unum argenti auratum cum patena et armis illorum Nigro et de Gentilibus ut apparet per instrumentum Baptiste e Calestrano Notarii]. (78v). 339 D. Vili. — Miniatis mart. Crispini et Crispiniani mart. Le. IX. E· VII. — [Evaristi pape et mart.j. [Presbyter Martinus minister ecclesie sancte Agnetis..... libras..... pro anniversario suo perpetuo faciendo, sub tali forma quod in vita sua habeat missam de penitentia annuatim. Et post vita sua fiat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidi V. (1) — Dedit nobis domina Franceschina uxor quondam Magistri Gregorii Medici libras V. Fiat pro ea missa de penitentia in vita sua et post vita sua flat anniversarium. Cuilibet fratrum denarii III. In elemosina denarii VI], (79). F· VI. — Vigilia apostolorum. G. V. — APOSTOLORUM SYMONIS ET JUDE. (79v). Le. IX. A. IIII. — [Honorati Epìscopi et eonf. Vercellensis]. Obiit Petruchus. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro pulsandis campanis denarii III. B. III. — [Sancti Girardi episcopi et conf.]. Obiit Villanus subdiaconus. Dedit libras L. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii IIII. Custodibus denarii IIII. Canevario denarii II. Pauperibus quartinus I panis et quartinus I vini. (80). C. II. — Vigilia omnium sanctorum, et sancti Quintini mart. Le. III. Obiit Dominus Otto Archiepiscopus IIIIUS. Dedit libras L. Cuilibet iratrum denarii VIII. Quilibet Capellanus denarii VI. Custodibus et Sub custodibus solidus I. Canevario denarii II. Porterio denarii II. Pauperibus quartinus I panis et quartinus I vini. — Obiit Guillelmus de Romano. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii III. Custodibus denarii II. — Obiit Richeta de elavaro. Dedit nobis libras II. Fiat anniversarium. (80''). (1) In margine: Transmutavimus die XXVII aprilis: cioè si trasferì al 27 aprile V anniversario di prete Martino : vedasi infatti a detto giorno la nota relativa a questo anniversario. 340 November habet dies XXX. D. KL NOVEMBRIS — FESTIVITAS OMNIUM SANCTORUM, et Cesarli, mart. ^c' E. IIII. Obiit Giricus petrucius qui dedit nobis libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii VI. Obiit Guillelmus de Romano qui dedit nobis libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. (81). F. III. [Obiit dominus Graciade de nigro dedit nobis libras V. Fiat anr|i versarium perpetuum pro anima eius detur cuilibet fratrum denarii III. — Obiit domina Iacobina uxor buchucii de maii dedit no libras II. solidos XIIII. fiat anniversarium pro anima eius. Fiat annualle pro animabus domine Salvagie de puceto et quondam sui et parentum suorum]. G. II. — Vitalis et Agricole, mart. [et sanctorum mauri et Eleu- Lc. III. terii mart.]. (8IV). A. nonas. [Obiit domina petrina de nigro uxor domini Gulierrnini den g qui obiit die V. dedit nobis libras IIII. Cuilibet fratrum denarii T IX- B. VIII Idus. — Leonardi conf. (82). · C. VII. Obiit Iacobus pelle. Reliquid huic ecclesie libras V. Cuilib fratrum denarii III. — Obiit Domina Sybilia de burgaro. Reliqui libras V. Cuilibet fratrum denarii III. [MCCCLXXVIII. die VII Novembris. Manfredina quondam Balduim stabillis de elavaro que obiit, reliquit pro anima sua et suorum pio ventus unius loci compere magne pacis in compagna sancti laurentii scriptum super dictam manfredinam. Obligatum sacriste ecclesie Ianuensis pro anniversario in dicta ecclesia flendo annuatim et celebrando. Et dictus proventus debet dividi per dictum sacristam. silicet 341 pro medietate, una medietas Capitulo et reliqua medietas Capellanis qui interfuerint in horis]. D· VI. Quattuor coronatorum, mart. [et sancti begnini mart.], Le. IX. Obiit Dominus Ayraldus Episcopus lanuensis. Cuilibet iratrum denarii III. Jacet sub scalis. (82v). E. V. — [DEDICATIO BASILICE SALVATORIS, et theodori. mart.]. Le. IX. F. IIII. — [Sanctorum Resplcii et Trlffonls mart. et sancti martini pape et mart.]. (83) (1). Le. IX. G· HI. — Martini epìscopi et conf. [et sancti menne mart.]. Lc. IX. A. II. Obiit lohannes batifolium. Dedit nobis uxor prò anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Berta da cruce. Dedit nobis domina Sybellina Cicada pro ea pro anniversario suo perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denarii III. (83v). B. Idus. — Brlcli episcopi et Antonini mart. Le. IX. C. XVIII KL. Obiit Presbyter Albertus canonicus noster. Dedit libras X. Cuilibet iratrum denarii III. Pauperibus solidus I. (84). D. XVII. Obiit Citina filia Ottoboni de cruce. Dedit libras VI. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidus I. E. XVI. Obiit Fulcho bufferius canonicus noster. Cuilibet fratrum denarii III. (84*). F. XV. Obiit Magister Bartholomeus Canonicus noster ut continetur in libro Secrestie qui interfuerit misse denarii VI. et candellam de (1) Nel testo origmale era solo Martini pp. mari, che s'intravede ancora sotto l’ abrasione. A lui si riferisce la sigla Le. IX. 342 denario I. Et pueri habentes cotam de denario */*· Custodibus denarii IIII. Pauperibus in pane solidi II. In vino solidus I. denam VI. Subcustodibus denarii II — Magister Gregorius pi o st et pati e et matre sua dedit libras III. Cuilibet fratrum denarii III· I c IX G. XIIII. — Octava sancti martini. * · Obiit Aymelina uxor Ugonis pollecini. Dedit libras XXV. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. Pauperibus solidi II. ( 5). A. XIII. — [Sancte helisabet et sancti gellasii pape et mart.]. Obiit Bonus iohannes de Langasco. Dedit huic ecclesie pro versano suo perpetuo faciendo libras V. Ianue. Cuilibet tratrum denarii III. B. XII. — [Pontiani pape et mart.]. [Dedit nobis dominus Iohannes boterici calicem unum pesantem uncias XIII. qr. III. de quo fiat missa de penitentia m vita sua. e post vitam suam fiat anniversarium pro anima eius et uxoris sue. Cuilibet fratrum denarii VI. Custodibus denarii II]. (85 C. XI. — Buffi discipuli sancti pauli, mart. Lc' IIL Obiit Dominus Franciscus longus draperius. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo libras IIII. Cuilibet fratrum denam . Obiit Franceschi rata. Dedit buie ecclesie pro anmvers“10 perpetuo faciendo libras IIII. Cuilibet fratrum denam . Dominus Stephanus de Vultab.o prepositus noster, flat ann.versamm pro eo dividatur inter fratres qui interfuerint mtsse. de ext.mat.one Camere sue libra I. Custodibus denarii IIII. Le IX· D. X. — Cecilie virginis, et mart. (86). E. IX. - Clementis pape. Columbani conf. et Felicitatis. Le. IX. Le. III. F. VIII. — Grisogom mart. Obiit Iacoba Galea. Dedit pro se et viro suo libras XV. Cuilibet fratrum denarii III. - Obiit D.na Montanina de sancto Romulo et Iohan-nina. Habuimus pro eis pro anniversario perpetuo faciendo libi as solidos IIII. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. n elemosina denarii VI. - Obiit D.nus Opizonus de Salvaticis Canonicus 343 noster. Reliquid pro anniversario suo libras XXV. Dividantur inter fratres qui interfuerint misse libra I. solidi V. Custodibus denarii VI. (86v). G· VII. — Catherine virginis et mart. Le. IX. A. VI. — Lini pape et mart. Le. III. Obiit D.nus Siguenbaldus de Lavania Episcopus bruniatensis. Dedit libras C. Dividantur inter fratres solidi X. — Obiit Domina Symona mater domini Adriani. Dividantur inter fratres solidi XXV. ut continetur in anniversario filii sui. — Obiit Domina Mabelina calva. Dedit huic ecclesie pro anniversario suo libras III. solidos XII. Cuilibet fratrum denarii III. — [Obiit Domina kathalina porcella que reliquid huic ecclesie pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III]. (87). B- V- — Iaeobl Incisi, mart. Le. IX. Obiit Archipresbyter de Bargalio Canonicus noster. Dividantur inter fratres solidi V. — Obiit Dominus Bernardus Archiepiscopus lanue. Reliquid huic ecclesie libras C. Dandis in possesionibus de quibus redditu scilicet libras IIII. debet habere quilibet Canonicus qui interfuerit offitio solidos II. Cuilibet capellanus denarios VI. Cuilibet Custos denarios VI. Cuilibet subcustos denarios III. Clericis palatii solidi XX. Residuum totum dedit pauperibus. — Obiit Ioannes de Bonaca de Gavio. Reliquid nobis duos libros, unum psalterium. C. IIII. Obiit Mabilia de Gallo. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Iohannina Fecxarixia. Dedit pro anniversario suo libras III. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. (87v). ΰ· III. — Vigilia sancti Andree. et Saturnini mart. Le. III. Obiit Alaxia uxor Anselmi. Dedit nobis solvente Ianuino candelerio pro ea. pro anniversario suo perpetuo faciendo libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. In elemosina pauperum denarii VI. E. II. — ANDREE APOSTOLI. (88). Le. IX. 344 December habet dies XXXI- F. KL DECEMBRIS — Eligii episeopi et conf. Lc- ΙΠ· Obiit Domina Laurentia. Dedit nobis pro ea dominus presbyter Guillelmus de sancto Lucho pro anniversario perpetuo faciendo libras VIII. Cuilibet fratrum qui interfuerit offitio denarii VI. Custodibus et Subcustodibus denarii VI. Pauperibus solidus I. Obiit Domina Marineta Cicada. Dedit nobis libras IIII. pro anniversario suo. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit lohannes parmexanus dedit nobis libras IIII. flat anni versarium pro anima eius. Obiit dominus Petrus lecavela dedit nobis libras IIII. Fiat anniversarium perpetuum pro anima eius detur cuilibet fratrum denarii III]. G. IIII. Obiit Adeta uxor Iacobi cappe. Reliquid pro anniversaiio suo perpetuo faciendo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denai III. Custodibus denarii II. Pauperibus solidus L (88 ). A. III. Obiit Domina Iohanna uxor quondam Lgonis de cruce. Relq pro anniversario pro se et filio eius Enrico et pio Montanario perio libras. VIIII. Cuilibet fratrum denarii IIII. Le. III- B. II. — Barbare virginis. Obiit Domina Contessa uxor quondam Ottonis de Jso. Iieliqu huic ecclesie libras X. Cuilibet fratrum denaiii IIII· Pauperib solidi II. (89). C. nonas. — [Sabbe abbatis] [et sancti dalmatil episcopi]. D. VIII Idus. — Nicolai episcopi et conf. Lc' IX· Obiit Dominus Bernardus bonememorie Archiepiscopus lanue. Reliquid huic ecclesie ob reverentiam beati Nicolai libras L. dandis in possessionibus de cuius redditu in festo eiusdem debent distribui inter fratres qui fuerint offitio. scilicet Vesperis Matutino et Misse 345 libre II. Et si aliquis de horis istis obmiserit. amittat pro rata eius quod Vecipere debet et aliis qui interfuerint acrescat. (89v). E- VII. — Ambrosii archiepiscopi. Le. IX. Obiit Dominus Innocentius, papa IIII.US Dividantur inter fratres solidi XX. et flat anniversarium honorabiliter. — Obiit Balianus scotus. Dedit nobis prò anniversario suo libras III. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. [Obiit Andriolus de sancto petroMCCCLXVIII. et legavit Capitulo et Ecclesie Ianuensi medium locum compere salis nove pro uno Anniversario annuatim flendo pro anima sua]. F· VI. — (Jenonis episcopi et conf. [Conceptio beate Virginis Marie]. Le. IX. Obiit Guillelma filia Lamberti guercii. Dedit libras L. Cuilibet fratrum denarii III. (90). Ο· V. — Syri papiensis episcopi et conf. Le. IX. Obiit Dogorina uxor quondam phylippi taliatoris. Dedit huic ecclesie libras II. Cuilibet fratrum denarii III. MCCLXXXVIII. — Obiit Lanfrancus scotus. Dedit huic ecclesie libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. A. IIII. — [Sancti melciadis pape et mart.]. Obiit Druda uxor Ugonis fornarii. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Ri(jardinus de Guercio. Dedit libras V. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus solidus 1. — Obiit Domina Alaxia uxor domini Otti de cruce. Reliquid huic ecclesie pro anniversario suo faciendo libras IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus denarii VI. — Obiit Dominicus filius Ambrosii de Montegio. Dedit nobis mater eius pro anniversario suo libras III. solidos XVII. Cuilibet fratrum denarii III. (90'). B. ITI. — [Damasi pape et conf.]. MCCLII. — Obiit Dominus Iohannes Archiepiscopus V. Dedit libras XXV. Cuilibet fratrum qui interfuerint denarii VI. — Obiit Saphyria uxor LanfranCi cigala. Dedit libras VI. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus denarii II. — Obiit Ingo Galea. Dedit libras 346 IIII. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit domina Iacobina canthela dedit nobis libras Y. fiat anniversarium pro anima eius, cuilibet fratrum denarii III. Pauperibus denarii VI. C. II. Obiit Domina Aydelina uxor quondam Conradi botata de Castro. Dedit libras II. solidos XIIII. Cuilibet fratrum denarii III. (91). T r IX D. Idus. — Lucie virg. et mart. E. XVIII (1) KL. IANUARII. Obiit Iacoba Vesconta. Dedit libras V. Cuilibet irati um denarii III. Custodibus denarii II. — Obiit Iacoba Vesconta. Dedit nobis pro anniversario suo libras III. Cuilibet fratrum denarii III· (91 )■ F. XVII. G. XVI. (92). A. XV. B. XIIII. Obiit Boneta uxor Boneti banti. Dedit libras III. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. (92v). C. XIII. Obiit Sophya uxor Rici ligaporci. Dedit libras ΛIII. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Dominus Guillelmus de Flisco. De pro anniversario suo libras IIII. Cuilibet iratrum denarii III. D. XII. — Vigilia sancti thome. Obiit Dominus Nicolaus de Vultabio Iudex. Dedit libras X. Cuilibet fratrum denarii III. Custodibus pro pulsandis campanis denarii IIII. Pauperibus solidi II. (93). E. XII. - Thome apostoli. Lc' IX' F. XI. (93'). (1) Errato, invece di XV1III. 347 G. X. Obiit Bormia uxor Bonivassallis calligepallii. Reliquid libras III. solidos X. Cuilibet fratrum denarii III. — Obiit Domina Sybellina uxor Andrioli de Cucurno. Dedit nobis libras Y. Cuilibet fratrum qui interfuerit misse denarii III. In elemosina solidus I. A-. TX. — Vigilia Nativitatis domini. (94). B. VIII. — NATIVITAS DOMINI ET SANCTE ANASTASIE. Le. IX. C. VII. — SANCTI STEPHANI PROTHOMARTYRIS. (94v). Le. IX. D. VI. — SANCTI IOHANNIS APOSTOLI ET EVANGELISTE. Le. IX. E. V. — SANCTORUM INNOCENTIUM. (95). Le. IX. F. IIII. - Thome [archiepiscopi et mart.]. (95T). Le. IX. G. III. A. II. — Silvestri pape. Le. IX. Obiit Magister Gullielmus Bellucius Canonicus noster. Cuilibet fratrum den. IIII : Custodibus den. VI : Servientes eorum den. IIII. Cuilibet de familia den. I. Pauperibus sol. III. (i). (96v). Conscientias nostras, quesumus Domine, visitando purifica: ut veniens ihesus Xrisptus filius tuus dominus noster paratam sibi in nobis inveniat mansionem. Qui tecum. (97). (1) II foglio 96 è tutto occupato dai seguenti versetti colle note del canto: In pace in idipsum dorrniam et requiescam. Si dedero somnum oculis meis et palpebris meis dormitationem. Gloria Patri et F. et Sp. S. Qui morte moriens in cruce positus nos redemit sua morte nostri vice. 34s ( Proprium de Tempore ) Dominica prima de adventu. — Excita, quesumus, Domine, potentiam tuam, et veni: ut ab imminentibus peccatorum nosti οι um periculis, te mereamur protegente eripi, te liberante salvari. Qui vivis. Dominica H. — Excita, Domine, corda nostra ad preparandas Unigeniti tui vias: ut per ejus adventum purificatis tibi mentibus servire mereamur: Qui tecum. Dominica III. — Aurem tuam, quesumus, Domine, precibus nostris accommoda: et mentis nostre tenebras gratia tue visita tionis illustra: Qui vivis. Feria IIII ΙΙΗ°>· temporum. - Presta, quesumus, omnipotens Deus: ut redemptionis nostre ventura solemnitas, et piesentis nobis vite subsidia conferat, et eterne beatitudinis premia largiatur. Per. (97v). Feria VI. — Excita, quesumus, Domine, potentiam tuam, et veni: ut hi qui in tua pietate confidunt, ab omni citius ad\eisitate liberentur: Qui vivis. Sabbato. — Deus qui conspicis quia ex nostra pi avitate affli giinur, concede propitius, ut ex tua visitatione consolemur. Qui. Dominica ΙΠΙ. — Excita, Domine, potentiam tuam, et veni, et magna nobis virtute succurre: ut per auxilium gratie tue, quo nostra peccata prepediunt, indulgentia tue propitiationis acceleret. Qui vivis. Oratio S. Marie per totum adventum. — Deus, qui de beate Marie Virginis utero Verbum tuum angelo nunciante carnem susci pere voluisti: presta supplicibus tuis, ut qui vere eam Dei geni tricem credimus, eius apud te intercessionibus adiuvemur. Per eumdem. (98). In Vigilia Natalis Domini. — Deus, qui nos redemptionis nostre annua exspectatione letificas: presta; ut Unigenitum tuum quem 349 Redemptorem leti suscipimus, venientem quoque judicem securi videamus, Dominum nostrum. In Nat. Domini. — Concede, quesumus, omnipotens Deus: ut, nos Unigeniti tui nova per carnem Nativitas liberet; quos sub peccati jugo vetusta servitus tenet. Per eumdem. Oratio. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut natus hodie Salvator mundi sicut divine nobis generationis est auctor, ita et immortalitatis sit ipse largitor. Per. Oratio. — Largire quesumus, Domine, fidelibus tuis fidei, spei et caritatis augmentum, ut qui de nativitate Filii tui Domini nostri gloriantur, et adversa mundi te gubernante non sentiant, et que temporaliter cele(98v)brare desiderant, sine fine percipiant. Per eumdem. Oratio. — Concede nobis, omnipotens Deus, ut salutare tuum nova celorum luce mirabile quod ad salutem mundi hodierna festivitate processit, nostris semper innovandis cordibus oriatur. Per. Dominica prima post Natale Domini. — Omnipotens sempiterne Deus, dirige actus nostros in beneplacito tuo: ut in nomine dilecti Filii tui mereamur bonis operibus habundare: Per eumdem. In octava Domini. — Deus qui nobis nati salvatoris diem celebrare concedis octavum: fac nos, quesumus, eius perpetua divinitate muniri, cuius sumus carnali commertio reparati. Per eumdem. Oratio sancte Marie. — Deus qui salutis eterne beate Marie virginitate fecunda humano generi premia prestitisti: tribue quesumus ut ipsam (99) pro nobis intercedere sentiamus, per quam meruimus auctorem vite suscipere. Dominum nostrum Ihesum Xrisptum filium tuum. In vigilia Epyphanie. — Corda nostra, quesumus Domine, venture festivitatis splendor illustret, quo mundi huius tenebris carere valeamus, et perveniamus ad patriam claritatis eterne. Per. In festivitate eiusdem. — Deus qui hodierna die unigenitum tuum gentibus stella duce revelasti: concede propitius, ut qui iam te ex fide cognovimus, usque ad contemplandam speciem tue celsitudinis perducamur. Per. 350 Oratio. — Deus illuminator omnium gentium, da populis tuis perpetua pace gaudere, et illud lumen splendidum infunde coidibus nostris, quod trium magorum mentibus spirasti. Per eumdem. (99 ). Oratio. — Concede nobis omnipotens Deus, ut salutare tuum nova celorum luce mirabile, quod ad salutem mundi hodierna festi vitate processit, nostris sempre cordibus oriatur. Per. Oratio. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut salvatoris mundi stella duce manifesta nativitas, mentibus nostris reveletui et crescat. Per eumdem. In octava Epyphanle. — Deus, cujus Unigenitus in substantia nostre carnis apparuit: presta, quesumus; ut. per eum, quem simi lem nobis foris agnovimus, intus reformari mereamui. Dominum nostrum. Dominiea prima post Epyphaniam. — Vota, quesumus ί,ΰη^!> supplicantis populi celesti pietate prosequere; ut et que agenda sun videant, et ad implenda que viderint convalescant. Pei. Dominiea II. — Omnipotens sempiterne Deus, qui celestia simul et terrena (100) moderaris: supplicationes populi tui clen e exaudi, et pacem tuam nostris concede temporibus. Per. Dominica III. — Omnipotens sempiterne Deus, infiimitate nostram propitius respice: atque ad protegendum nos dexteram majestatis extende. Per. Dominiea IIII. - Deus, qui nos in tantis periculis constitutos, pro humana scis fragilitate non posse subsistere: da nobis salutem menti et corporis; ut ea, quae pro peccatis nostris patimur, te adjuvante, vincamus. Per. Dominiea in LXXma. — Preces populi tui, quesumus, Domine, clementer exaudi: ut qui juste pro peccatis nostris affligimur, pro tui nominis gloria misericorditer liberemur. Per. Dominica in LX“a. — Deus, qui conspicis quia ex nulla nostra actione confidimus; concede propitius ut contra adver(IOO )sa omnia Doctoris gentium protectione muniamur. Per. (In margine d'altra marno): Familiam tuam, quesumus Domine, pietate continua custodi, ut que in sola spe gratie celestis innititur, tua semper protectione muniatur. Per. 351 Dominica in L. — Preces nostras, quesumus, Domine, clementer exaudi: atque a peccatorum vinculis absolutos, ab omni nos adversitate custodi. Per. Feria IIIIa in caput ieiunii. — Presta, quesumus omnipotens Deus, fidelibus tuis: ut jejuniorum veneranda solemnia, et congrua pietate suscipiant, et secura devotione percurrant. Per. Super populum. — Inclinantes se, Domine, majestati tue, propitiatus intende: ut qui divino munere sunt refecti, celestibus semper nutriantur auxiliis. Per. Feria V. — Deus, qui culpa offenderis, penitentia placaris, preces populi tui supplicantis propitius respice, et flagella tue iracundie, que pro peccatis nostris meremur averte. Per. Super populum. — Parce, Domine, parce populo tuo, (101) ut dignis flagellationibus castigatus, in tua miseratione respiret. Per. Feria VI. — Inchoata iejunia, quesumus, Domine, benigno favore prosequere: ut observantiam, quam corporaliter exhibemus, mentibus etiam sinceris exercere valeamus. Per. Swper populum. — Tuere, Domine, populum tuum, et ab omnibus peccatis clementer emunda: quia nulla ei nocebit adversitas, si nulla dominetur iniquitas. Per. Sabbato. — Observationis huius annua celebritate letantes, quesumus Domine, ut paschalibus actionibus inherentes, plenius eius effectibus gaudeamus. Per. Super populum. — Fideles tui, Deus, per tua dona firmentur, ut eadem et percipiendo requirant, et querendo sine fine percipiant. Per. Dominica prima de XLIlla. — Deus qui ecclesiam tuam annua quadragesimali observatione purificas: presta familie (I0lv) tue ut quod a te obtinere abstinendo nititur, hoc bonis operibus exequatur. Per. Feria II. — Converte nos, Deus salutaris noster: et ut nobis jejunium Quadragesimale proficiat, mentes nostras celestibus instrue disciplinis. Per. Super populum. — Absolve, Dne, quesumus, nostrorum vincula peccatorum : et quicquid pro eis meremur, propitiatus averte. Per. 352 Feria III. — Respice, Domine, familiam tuam, et presta: ut apud te mens nostra tuo desiderio fulgeat, que se carnis maceratione castigat. Per. Oratio super populum. — Ascendant ad te. Dne, preces nostre, et ab Ecclesia tua cunctam repelle nequitiam. Per. Feria IIII. — Preces nostras, quesumus, Domine, clementer exaudi: et contra cuncta nobis adversantia, dexteram lue maje&tatis extende. Per. Oratio super populum. — (102). Mentes nosti as, quesumus, Domine, lumine tue visitationis illustra : ut videre possimus, que agenda sunt; et que recta sunt, agere valeamus. Per. Feria V. — Devotionem populi tui, quesumus, Domine, benignus intende : ut, qui per abstinentiam macerantur in corpore, pei fructum boni operis reficiantur in mente. Per. Super populum. — Da, quesumus Domine, populis Xrisptianis quod profitentur agnoscere, et celeste munus diligeie quod frequen tant. Per. Feria VI. — Esto, Domine, propitius plebi tue, et quam tibi facis esse devotam, benigno refove miseratus auxilio. Per. Super populum. — Populum tuum, Domine, quesumus, propitiu respice, atque ab eo flagella tue iracundie clementei aveite. lei. Sabbato. — Acciones nostras, quesumus Domine, aspirando pre-veni, et adiuvando prosequere, ut cuncta nostra operatio et. a te semper incipiat, et per ( 102v) te cepta finiatur. Per. Dominica II. — Deus, qui conspicis omni nos virtute destitui: interius exteriusque custodi; ut et ab omnibus adversitatibus muniamur in corpore, et a pravis cogitationibus mundemur in mente. Pei. Feria II. — Presta, quesumus, omnipotens Deus: ut familia tua, que se affligendo carne, ab alimentis abstinet; sectando justitiam, a culpa jejunet. Per. Super populum. — Adesto supplicationibus nostris omnipotens Deus, et quibus fiduciam sperande pietatis indulges, consuete misericordie tribue benignus effectum. Per. 353 Feria III. — Perfice, quesumus, Domine, benignus in nobis sancte observantie subsidium: ut, que te auctore facienda cognovimus, te operante impleamus. Per. Super populum. -- Propitiare, Domine, supplicationibus nostris, et animarum nostrarum medere (103) languoribus, ut remissione percepta, in tua semper benedictione letemur. Per. Feria IIII. — Populum tuum, Domine, propitius respice: et quos ab escis carnalibus precipis abstinere, a noxiis quoque vitiis cessare concede. Per. Super populum. — Deus, innocentie restitutor et amator, dirige ad te tuorum corda servorum, ut spiritus tui fervore concepto, et in fide inveniantur stabiles, et in opere efficaces. Per. Feria V. — Presta nobis, Domine quesumus, auxilium gratie tue, ut ieiuniis et orationibus convenienter intenti, liberemur ab hostibus mentis et corporis. Per. Super populum. — Adesto, Domine, famulis tuis, et perpetuam largire pacem poscentibus, ut his qui te auctorem et gubernatorem habere gloriantur, et congregata restaures, et restaura(l03v)ta conserves. Per. Feria VI. — Da, quesumus omnipotens Deus, ut sacro nos purificante ieiunio, sinceris mentibus ad sancta ventura facias pervenire. Per. Super populum. — Da, quesumus Domine, populo tuo salutem mentis et corporis; ut bonis operibus inherendo, tue semper protectionis mereatur virtute defendi. Per. Sabbato. — Da, quesumus, Domine, nostris effectum jejuniis salutarem : ut castigatio carnis assumpta, ad nostrarum vegetationem transeat animarum. Per. Super populum. — Familiam tuam, quesumus Domine, continua pietate custodi: ut que in sola spe gratie celestis innititur, celesti etiam protectione muniatur. Per. Dominica III XLme. — Quesumus, omnipotens Deus, vota humilium respice: atque ad defensionem nostram, dexteram tue majestatis extende. Per. (104). 25 554 Feria Π. — Cordibus nostris, quesumus, Domine, gratiam tuam benignus infunde: ut, sicut ab escis carnalibus abstinemus, ita quoque sensus nostros a noxiis retrahamus excessibus. Per. Super populum. — Subveniat nobis, Domine, misericordia tua: ut ab imminentibus peccatorum nostrorum periculis, te mereamui protegente eripi, te liberante salvari. Per. Feria ΙΠ. — Exaudi nos, omnipotens et misericors Deus, et con tinentie salutaris propitius nobis dona concede. Per. Super populum. — Tua nos, Domine, quesumus, protect defende, et ab omni semper iniquitate custodi. Per. Feria IIII. — Presta nobis, quesumus, Domine. ut. salutar' .jejuniis eruditi, a noxiis quoque vitiis abstinentes, propitiationem facilius impetremus. Per. _ Super populum. — (I04v). Concede, quesumus, omnipote ut qui protectionis tue gratiam querimus, liberati a malis secura tibi mente serviamus. Per. Feria V. — Magnificet te, Domine, sanctorum tuor um Co. Damiani beata solemnitas: qua et illis gloriam sempiternam e \ nobis ineffabili providentia contulisti. Per. Super populum. — Subiectum tibi populum, quesumus propitiatio celestis amplificet, et tuis semper faciat servire datis. Per. Feria VI. — Jejunia nostra, quesumus, Domine, benigno prosequere: ut, sicut ab alimentis abstinemus in corpore ; ita a jejunemus in mente. Per. Super populum. — Presta, quesumus, omnipotens Deus. u , l in tua protectione confidimus, cuncta nobis adversantia, fe adjuvan , superemus. Per. Sabbato. — Presta quesumus, omnipotens Deus, (105) ut populus tuus qui se affligendo carnem ab alimentis abstinet, sectando iusti tiam a culpa ieiunet. Per. Super populum. — Pretende, Domine, fidelibus tuis dexteram celestis auxilii, ut te toto corde perquirant, et que digne postulant con sequi mereantur. Per. 355 Dominica IIII. — Concede quesumus, omnipotens Deus, ut qui ex merito nostre actionis affligimur, tue gratie consolatione respiremus. Per. Feria II. — Presta, quesumus, omnipotens Deus: ut observationes sacras annua devotione recolentes, et corpore tibi placeamus et mente. Per. Super populum. — Deprecationem nostram, quesumus Domine, benignus exaudi, et quibus supplicandi prestas affectum, tribue defensionis auxilium. Per. Feria III. — Sacre nobis, Domine quesumus, observationis ieiunia, et, pie conversationis au(l05v)gmentum, et tue propitiationis conti nuum prestent auxilium. Per. Super populum. — Miserere, Domine, populo tuo: et continuis tribulationibus laborantem, propitius respirare concede. Per. Feria IIII. — Deus, qui et justis premia meritorum, et peccatoribus per jejunium veniam prebes: miserere supplicibus tuis; ut reatus nostri confessio indulgentiam valeat percipere delictorum. Per. Super populum. — Pateant aures misericordie tue, Domine, precibus supplicantium, ei, ut petentibus desiderata concedas fac eos que tibi placita sunt postulare. Per. Feria V. — Presta, quesumus, omnipotens Deus : ut, quos jejunia votiva castigant, ipsa quoque devotio sancta letificet; ut, terrenis affectibus mitigatis, facilius celestia capiamus. Per. Super populum. — (106). Populi tui, Deus, institutor et rector, peccata, quibus impugnatur, expelle: ut semper tibi placitus, et tuo munimine sit securus. Per. Feria VI. — Deus, qui ineffabilibus mundum renovas sacramentis: presta, quesumus; ut Ecclesia tua eternis proficiat institutis, et temporalibus non destituatur auxiliis. Per. Super populum. — Da nobis, quesumus, omnipotens Deus: ut qui infirmitatis nostre conscii, de tua virtute confidimus, sub tua semper pietate gaudeamus. Per. 356 Sabbato. — Fiat, quesumus Domine, per gratiam t.uam fructuosus nostre devotiouis affectus, quia tunc nobis proderunt suscepta ieiunia, si tue sint placita pietati. Per. Super populum. — Deus, qui sperantibus in te misereri pocius eligis quam irasci; da nobis digne flere mala que fecimus, (106') ut tue consolationis gratiam invenire mereamur. Per. Dominiea de passione. — Quesumus, omnipotens Deus, familiam tuam propitius respice: ut, te largiente, regatur in coipore; et, te servante, custodiatur in mente. Per. Feria Π. — Sanctifica, quesumus, Dne, nostra jejunia: et cunctarum nobis propitius indulgentiam largire culparum. Pei. Super populum. — Da, quesumus, Domine, populo tuo salutem mentis et corporis: ut bonis operibus inherendo, tua semper me reatur protectione defendi. Per. Feria III. — Nostra tibi, Domine, quesumus, sint accepta jejunia: que nos expiando gratie tue dignos efficiant; et ad ìemedia perdu Ccint eterna Per Super populum. — Da nobis,quesumus, Domine, perseverantem in tua voluntate famulatum: ut in diebus nostris et merito et numero populus tibi serviens augeatur. Per. Feria ΙΙΠ. — (107). Sanctificato hoc jejunio, Deus, tuorum corda fidelium miserator illustra: et quibus devotionis prestas affectum, prebe supplicantibus pium benignus auditum. Pei. Super populum. - Adesto supplicationibus nostris, omnipotens Deus: et quibus fidutiam sperande pietatis indulges, consuete mi sericordie tribue benignus effectum. Per. Feria V. - Presta, quesumus, omnipotens Deus: ut dignitas conditionis humane per immoderantiam sauciata, medicinalis parsi monie studio reformetur. Per. Super populum. — Esto, quesumus, Domine, propitius plebi tue: ut que tibi non placent respuens, tuorum potius repleatur delectationibus mandatorum. Per. Feria VI. — Cordibus nostris, quesumus Domine, gratiam tuam benignus infunde; ut peccata nostra castigatione voluntaria cohi- 357 bentes, corporaliter potius mace(l07v)remur, quam supplitiis deputemur eternis. Per. Super populum. — Concede quesumus, omnipotens Deus, ut qui protectionis tue gratiam querimus, liberati a malis omnibus secura tibi mente serviamus. Per. Sabbato. — Proficiat, quesumus, Domine, plebs tibi dicata pie devotionis affectu: ut sacris actionibus erudita, quanto majestati tue iit gratior, tanto donis potioribus augeatur. Per. Super populum. — Tueatur, quesumus Domine, dextera tua populum supplicantem, et, purificatum dignanter erudiat, ut consolationem (sic) presenti ad futura bona profitiat. Per. Dominica in ramis palmarum. — Omnipotens sempiterne Deus, qui humano generi, ad imitandum humilitatis exemplum, Salvatorem nostrum carnem sumere, et (108) crucem subire fecisti: concede propitius ut et pacientie ipsius habere documenta, et resurrectionis consorcia mereamur. Per eumdem. Feria II. — Da, quesumus, omnipotens Deus: ut qui in tot adversis ex nostra infirmitate deficimus; intercedente Unigeniti Filii tui passione respiremus. Qui tecum. Super populum. — Adiuva nos, Deus salutaris noster; et ad benefitia recolenda quibus nos instaurare dignatus es tribue venire gaudentes. Per. Feria III. — Omnipotens sempiterne Deus, da nobis ita dominice passionis sacramenta peragere: ut indulgentiam percipere mereamur. Per eumdem. Super populum. — Tua nos misericordia, Deus, et ab omni subreptione vetustatis expurget, et capaces sancte novitatis effltiat. Per. Feria IIII. — Presta, quesumus, omnipotens Deus: ut, qui nostris excessibus incessanter affligimur, per (I08v) Unigeniti tui passionem liberemur. Per eumdem. Oratio. — Deus qui pro nobis Filium tuum crucis patibulum subire voluisti ut inimici a nobis expelleres potestatem: concede nobis famulis tuis ut resurrectionis eius gloriam consequamur. Per eumdem. 358 Supet' populum. — Respice, quesumus, Domine, super hanc familiam luam, pro qua Dominus noster Jhesus Chrisptus non dubi tavit manibus tradi nocentium, et crucis subire toi mentum. Qui tecum. In Sabbato sancto. — Benedictio ignis. — Domine Deus patei omnipotens, exaudi nos lumen indeficiens: tu es, Domine, con omnium luminum : bene Φ dic, quesumus Domine, hoc lumen (1 p sancti Φ fleatur atque bene Φ dicitur : tu illuminasti, Domine, om mundum: presta quesumus, ut igne claritatis tue accendam , spiritus sancti Juce illuminemur; et sicut illuminasti ignem y , (109) et ignem Helye prophete, tu clementer illuminare dignar et sensus nostros, ut ad vitam eternam pervenire merean eumdem. In Pascha Domini. — Deus, qui hodierna die per L nig tuum, eternitatis nobis aditum, devicta morte, reserasti. \ que preveniendo aspiras, etiam adjuvando prosequere. Pei Ad vesperum. — Deus, qui ad eternam vitam in Xrisp rectione nos reparas: erige nos ad consedentem in dextera t ^ ^jg salutis auctorem, ut qui propter nos iudicandum advenit, p iudicaturus adveniat Ihesus Xrisptus Filius Dominus no tecum vivit et regnat. Ad fontes. — Concede quesumus, omnipotens Deus, ut qui rectionis dominice solennia colimus innovatione tui spiritus (I09v) anime resurgamus. Per. Oratio. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui resurr^_. tionis dominice solennia colimus, ereptionis nostre susciper tiam mereamur. Per. Feria Π. — Deus, qui solemnitate Paschali mundo remedia contulisti: populum tuum, quesumus, celesti dono prosequere, ut e perfectam libertatem consequi mereatur, et ad vitam proficiat sem piternam. Per. (1) Quod per te sa'Mtificetur, ha il Cod. th., p. 685, della bibi, di Vienna del aec. X) in Migne, 138, p. 1080. 359 Ad vesperum. — Concede quesumus, omnipotens Deus, ut testa paschalia que venerando colimus, etiam vivendo teneamus. Per. Ad fontes. — Concede quesumus, omnipotens Deus, ut qui peccatorum nostrorum pondere premimur, a cunctis malis imminentibus per hec paschalia festa liberemur. Per. Oratio. — Deus qui populum tuum de hostis calidi servitute liberasti ( 110) preces eius misericorditer respice, et adversantes ei tua virtute prosterne. Per. Feria III. — Deus, qui ecclesiam tuam novo semper fetu multiplicas: concede famulis tuis, ut sacramentum vivendo teneant, quod fide perceperunt. Per. Ad vesperum. — Concede quesumus, omnipotens Deus, ut paschalis perceptio sacramenti, continuo in nostris mentibus perseveret. Per. Ad fontes. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut per hec paschalia festa que agimus, devoti in tua semper laude vivamus. Per. Feria IIII. — Deus, qui nos Resurrectionis Dominica annua solemnitate letiflcas: concede propitius; ut per temporalia festa que agimus, pervenire ad gaudia eterna mereamur. Per eumdem. Ad vesperum. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut huius festivitatis pascha(IIOv)lis mirabile sacramentum, et temporalem nobis tranquillitatem tribuat, et vitam conferat sempiternam. Per. Ad fontes. — Deus, qui nos per paschalia festa letiflcas: concede propitius, ut ea que devote agimus, te adiuvante fideliter teneamus. Per. Feria V. — Deus, qui diversitatem gentium in confessione tui nominis adunasti: da, ut renatis fonte baptismatis una sit fides mentium et pietas actionum. Per. Ad vesperum. — Deus qui nobis ad celebrandum paschale sacramentum liberiores animos prestitisti: doce nos metuere quod irasceris, et amare quod precipis. Per. Ad fontes. — Da quesumus, omnipotens Deus, ut ecclesia tua et suorum firmitate membrorum, et nova semper fecunditate letetur. Per. Oratio. — (III). Multiplica, quesumus Domine, fidem populi tui: ut cuius per te sumpsit initium, per te consequatur augmentum. Per. 360 Feria VI. — Omnipotens sempiterne Deus, qui paschale sacramentum in reconciliationis humane federe contulisti: da mentibus nostris; ut quod professione celebramus, imitemur effectu. Pei. Ad vesperum. — Deus per quem nobis et redemptio venit et prestatur adoptio: respice in opera misericordie tue, ut. in Xrispto renatis eterna tribuatur hereditas et vera libertas. Per. Ad fontes. — Adesto, quesumus Domine, familie tue, et dignanter impende, ut quibus fidei gratiam contulisti, coronam largiaris eternala. Per. Sabbato. — Concede, omnipotens Deus: ut qui festa paschalia venerando egimus; per hec contingere ad gaudia eterna meieamui. Per. (II |v). Oratio. - Deus totius conditor creature, famulos tuos quos fonte renovasti baptismatis, quosque gratie tue plenitudine solidasti, in adoptionis sorte fatias dignanter ascribi. Per. Oratio. — Deus, qui multiplicas ecclesiam tuam in sobole iena scentium : fac eam gaudere propitius de suorum profectibus rum. Per. Dominica octava pasehe. — Presta quesumus, omnipotens ut. qui paschalia festa peregimus, hec te largiente moribus teneamus. Per. Oratio in complectorio resurrectionis. — Presta quesumus, omni potens Deus, ut in resurrectione Domini nostri Ihesu Xrispti per piamus veraciter porcionem. Qui tecum. Oratio in honore sancte Crucis. — Deus, qui pio nobis Fili tuum crucis patibulum subire voluisti, ut inimici a nobis expelleres potestatem: (112) concede nobis famulis tuis; ut resurrectionis g 0 riam consequamur. Per. Oratio Sancte Marie per totam resurrectionem. — Deus qui per unigeniti filii tui resurrectionem familiam tuam letificare dignatus es: presta quesumus ut per eius venerabilem Genitricem perpetue capiamus gaudia vite. Qui tecum. Dominiea prima post octavam Pasche. — Deus, qui in Filii tui humilitate jacentem mundum erexisti: fidelibus tuis perpetuam con- 361 cede letitiarn; ut quos perpetue mortis eripuisti casibus, gaudiis facias perfrui sempiternis. Per eumdem. Dominica II. — Detis, qui errantibus, ut in viam possint redire justitie, veritatis tue lumen ostendis: da cunctis, qui chrisptiana professione censentur, et illa respuere, que huic inimica sunt nomini; et ea que sunt apta, sectari. Per. Dominica III. — (II2V). Deus, qui fidelium mentes unius efficis voluntatis: da populis tuis id amare quod precipis, id desiderare quod promittis; ut inter mundanas varietates ibi nostra fixa sint corda, ubi vera sunt gaudia. Per. Dominica IIII. — Deus, a quo bona cuncta procedunt, largire supplicibus tuis: ut cogitemus, te inspirante, que recta sunt; et, te gubernante, eadem faciamus. Per. In Letaniis sive Rogationibus. — Presta, quesumus, omnipotens Deus: ut qui in afflictione nostra de tua pietate confidimus, contra adversa omnia tua semper protectione muniamur. Per. In vigilia Ascensionis. — Presta quesumus, omnipotens Pater, ut nostre mentis intentio quo solennitatis hodierne gloriosus auctor ingressus est semper intendat, et quo fide pergit, conver(l l3)satione perveniat. Per eumdem. In festivitate Ascensionis. — Oratio. — Concede, quesumus, omnipotens Deus: ut qui hodierna die Unigenitum tuum Redemptorem nostrum ad celos ascendisse credimus; ipsi quoque mente in celestibus habitemus. Per eumdem. Oratio. — Adesto, Domine, supplicationibus nostris, ut sicut humani generis Salvatorem consedere tecum in tua maiestate confidimus, ita usque ad consumationem seculi manere nobiscum quemadmodum pollicitus es sentiamus. Qui. Oratio. — Deus, cuius Filius in alta celorum potenter ascendens captivitatem nostram sua duxit virtute captivam; tribue quesumus, ut dona que suis participibus contulit largiatur et nobis Ihesus Xrisptus filius tuus Dominus noster. Qui tecum vivit. (II3V). Oratio. — Tribue quesumus, omnipotens Deus, ut numere festivitatis hodierne illuc filiorum tuorum dirigatur intentio, quo in tuo unigenito tecum est nostra substantia. Qui tecum. 362 Alia oratio. — Da quesumus, omnipotens Deus, illuc subsequi tuorum membra fidelium, quo caput nostrum, principiumque pre-cessit. Qui tecum vivit. Dominica post Ascensionem. — Omnipotens sempiterne Deus, t'ac nos tibi semper et devotam gerere voluntatem, et majestati tue sincero corde servire. Per. Sabbato in vigilia Pentecostes. - Presta quesumus, omnipotens Deus, ut claritatis tue super nos splendor effulgeat, et lux tue lucis corda eorum, qui per gratiam tuam renati sunt, Sancti Spiiitus illustratione confirmet. Per Dominum... in unitate ejusdem. (114·). In Pentecostes. — Oratio. — Deus, qui hodierna die corda fide lium sancti Spiritus illustratione docuisti; da nobis in eodem Spiritu recta sapere ; et de ejus semper consolatione gaudei e. Per Domi num... in unitate ejusdem. Alia oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui paschale sacramentum quinquaginta dierum voluisti misterio contineri, presta gentium facta dispersio divisione linguarum, ad unam confessionem tui nominis celesti numere congregetur. Per. Alia oratio. — Deus, qui sacramento festivitatis bodiei ne uni versam ecclesiam tuam in omni gente et natione sanctificas, in tota mundi latitudine Spiritus tui dona diffunde. Per Dominum... in tate ejusdem. Alia oratio. — (114V). Concede quesumus, omnipotens Deus, u qui solennitatem doni sancti Spiritus colimus celestibus desidems accensi, lontem vite sitiamus. Per. Feria Π. — Deus, qui Apostolis tuis sanctum dedisti Spiritum, concede plebi tue pie petitionis effectum: ut quibus dedisti fidem, largiaris et pacem. Per Dominum... in unitate ejusdem. Feria III. — Adsit nobis, quesumus, Domine, virtus Spiritus sancti: que corda nostra clementer exspurget, et ab omnibus tuea tur adversis. Per Dominum... in unitate ejusdem. Feria IIII. — Mentes nostras, quesumus, Domine, Paraclitus, qui a te procedit, illuminet: et inducat in omnem, sicut tuus promisit Filius, veritatem: Qui tecum. 363 Feria V. — Deus qui hodierna die corda fidelium sancti Spiritus illustratione docuisti: da nobis in eodem Spiritu recta sapere, et (115) de eius semper consolatione gaudere. Per Dominum... in unitate. Feria VI. — Da quesumus ecclesie tue, misericors Deus, ut Spiritu Sancto congregata hostili nullatenus incursione turbetur. Per Dominum. Sabbato. — Mentibus nostris, quesumus, Domine, Spiritum sanctum benignus infunde, cujus sapientia conditi sumus, et providentia gubernamur. Per Dominum... in unitate. Dominica prima post Pentecosten. — Deus, in te sperantium fortitudo, adesto propitius invocationibus nostris: et quia sine te nichil potest mortalis infirmitas, presta auxilium gratie tue; ut in exsequendis mandatis tuis, et voluntate tibi et actione placeamus. Per. Dominica II. — Sancti nominis tui, Domine, timorem pariter et amorem fac nos habere perpetuum, quia nunquam tua gubernatione destituis, quos 111 (II5V) soliditate tue dilectionis instituis. Per. Dominica III. — Deprecationem nostram, quesumus Domine, benignus exaudi: et quibus supplicandi prestas affectum, tribue defensionis auxilium. Per. Dominica IIII. (1J. — Protector in te sperantium, Deus, sine quo nichil est validum, nichil sanctum : multiplica super nos misericordiam tuam; ut, te rectore, te duce, sic transeamus per bona temporalia, ut non amittamus eterna. Per. Dominica V. — Da nobis, quesumus, Diìe: ut et mundi cursus pacifice nobis tuo ordine dirigatur; et Ecclesia tua tranquilla devotione letetur. Per. Dominica VI. — Deus, qui diligentibus te bona invisibilia preparasti : infunde cordibus nostris tui amoris affectum ; ut te in omnibus, et super omnia diligentes, promissiones tuas, que omne desiderium superant, conse(l I6)quamur. Per. (1) Da questa domenica fino alla 22a nel Ms. fu alterata la numerazione originale delle domeniche, retrocedendole di una, sicché la 4Λ divenne 3* e cosi di seguito, allo scopo di uniformarle all’ordinamento odierno, mentre nel testo originale erano ordinate secondo il sacramentario gregoriano. Io riporto naturalmente la numerazione antica. 364 Dominfea VII. — Deus virtutum, cuius est totum quod est optimum, insere pectoribus nostris amorem tui nominis et presta in nobis tue religionis augmentum, ut que sunt bona nutrias, ac pietatis studio que sunt nutrita custodias. Per. Dominica VIII. — Deus, cuius providentia in sui dispositione non fallitur: te supplices exoramus, ut noxia cuncta submoveas, et omnia nobis profutura concedas. Per. Dominica VIIII. — Largire nobis, quesumus, Domine, semper spiritum cogitandi que recta sunt, propitius, et agendi: ut qui sine te esse non possumus, secundum te vivere valeamus. Per. Dominica X. — Pateant aures misericordie tue, Domine, pre cibus supplicantium; et ut petentibus desiderata concedas, iac tibi eos que sunt placita postulare. Per. (II6V). Dominica XI. — Deus, qui omnipotentiam tuam parcendo maxime, et miserando manifestas: multiplica super nos gratiam tuam; ut tua promissa currentes, celestium bonorum lacias esse consoites. Pei. Dominica XII. — Omnipotens sempiterne Deus, qui habundantia pietatis tue et merita supplicum excedis et vota: effunde supei nos misericordiam tuam; ut dimittas que conscientia metuit, et aditia quod oratio non presumit. Per. Dominica ΧΠΙ. — Omnipotens et misericors Deus, de cujus munere venit, ut tibi a fidelibus tuis digne et laudabilitei serviatur tribue, quesumus, nobis; ut ad promissiones tuas sine offensio curramus. Per. Dominica XIIII. — Omnipotens sempiterne Deus, da nobis fidei, spei et caritatis augmentum: et ut mereamur assequi (117) quod pio mittis, fac nos amare quod precipis. Per. Dominica XV. — Custodi, Domine, quesumus, ecclesiam tuam propitiatione perpetua: et quia sine te labitur humana mortalitas, tuis semper auxiliis abstrahatur a noxiis, et ad salutaria dirigatur. Per. 36 5 Dominica XVI. — Ecclesiam tuam, Domine, miseratio continuata mundet et muniat: et quia sine te non potest salva consistere, tuo semper munere gubernetur. Per. Feria IIII, IIII01' temporum. — Misericordie tue remediis, quesumus, Domine, fragilitas nostra subsistat: ut que sua conditione atteritur, tua clementia reparetur. Per. Feria VI. — Presta, quesumus, omnipotens Deus: ut observationes sacras annua devotione recolentes, et corpore tibi placeamus et mente. Per. Sabbato. — Omnipotens sempiterne Deus, qui (II7V) per continentiam salutarem et corporibus mederis et mentibus : maiestatem tuam supplices exoramus, ut pia ieiunantium deprecatione placatus, et presentia nobis subsidia prebeas et futura. Per. Dominica XVII. — Omnipotens sempiterne Deus, misericordiam tuam ostende supplicibus : ut qui de meritorum qualitate diffidimus, non iuditium tuum, sed indulgentiam sentiamus. Per. Dominica XVIII. — Tua nos, quesumus, Domine, gratia semper et preveniat et sequatur : ac bonis operibus jugiter prestet esse intentos. Per. Dominica XVIIII. —- Da, quesumus, Domine, populo tuo diabolica vitare contagia : et te solum Dominum, pura mente sectari. Per. Dominica XX. — Dirigat corda nostra, quesumus, Domine, tue miserationis operatio : quia tibi sine te placere non possumus. Per. Dominica XXI. —(118). Omnipotens et misericors Deus, universa nobis adversantia propitiatus exclude: ut mente et corpore pariter expediti, que tua sunt, liberis mentibus exequamur. Per. Dominica XXII. — Largire, quesumus, Domine, fidelibus tuis indulgentiam placatus, et pacem : ut pariter ab omnibus mundentur offensis, et secura tibi mente deserviant. Per. Dominica XXIII. — Familiam tuam, quesumus, Domine, continua pietate custodi: ut a cunctis adversitatibus, te protegente, sit libera; et in bonis actibus tuo nomini sit devota. Per. $66 Dominica XXIIII. - Deus, refugium nostrum et virtus, adesto pus ecclesie tue precibus, auctor ipse pietatis: et presta ut quod fidelitei petimus, efficaciter consequamur. Per. Dominica XXV. — Excita, Domine, quesumus, tuorum fidelium voluntates; ut divini ope(ll8v)ris fructum propensius exequentes, pietatis tue remedia maiora percipiant. Per. Dominica sancte Trinitatis. — Omnipotens sempiterne Deus, qui dedisti famulis tuis, in confessione vere fidei, eterne Ίι initatis gloriam agnoscere, et in potentia majestatis adorare Unitatem . que sumus; ut ejusdem fidei firmitate, ab omnibus semper muniamur adversis. Per. Incipiunt orationes pro tribulatione. Exaudi, Domine, quesu mus, gemitum populi supplicantis: ut qui de meritorum qualitate diffidimus, non iuditium sed misericordiam consequamur. Pei Dominum. Alia oratio. - Succurre, quesumus, Domine, populo supplicanti, et opem tuam tribue benignus infirmis . ut sincera tibi me devoti, et presentis vite remediis gaudeat et future. Pei Do Alia oratio. - (119) Exaudi, quesumus Domine, supplicum preces, et confitentium tibi parce peccatis: ut pariter nobis induleent tribuas benignus et pacem. Per. Alia oratio. — Deus, qui iuste irasceris et clementer ignoscis, afflicti populi lacrimas respice, et iram tue indignationis quam u meremur, propitiatus averte. Per. Alia oratio. - Conserva, quesumus Domine, populum tuum ; et ab omnibus quas meremur adversitatibus redde securum, ut quillitate percepta, devota tibi mente deserviat. Per Dominum. Alia oratio. - Afflictionem familie tue, quesumus Domine, intende placatus, ut indulta venia peccatorum, de tuis sempei benefitn gloriemur. Per. Alia oratio. — Ab omnibus nos, quesumus Domine, peccatis pro pitiatus absolve: ut percepta venia peccatorum, liberis tibi mentibus serviamus. Per. (II9T). Alia oratio. — Precibus nostris, quesumus Domine, auiem tue pietatis accomoda : et orationes supplicum occultorum cognitor benignus exaudi, ut te largiente ad vitam veniant sempiternam. Per. 3é7 Alia oratio. — Presta populo tuo, Domine quesumus, consolationis auxilium, et diuturnis calamitatibus laborante (sic), propitius respirare concede. Per. Alia oratio. — Quesumus, omnipotens Deus, ut qui nostris fatigamur offensis, et, merito nostre iniquitatis affligimur, pietatis tue gratiam consequi mereamur. Per. Alia oratio. — Deus, qui nos conspicis in tot perturbationibus non posse subsistere; afflictorum gemitum propitius respice, et omnia que meremur averte. Per. Alia oratio. — Deus, cui proprium est misereri semper et parcere: suscipe deprecationem nostram, et quos delictorum catena con-(l20) stringit, miseratio tue pietatis absolvat. Per. Alia oratio. — Da nobis, Domine, quesumus, de tribulatione letitiam : ut qui diu pro peccatis nostris affligimur, intercedente beato illo martyre tuo, in tua misericordia respiremur. Per. Alia oratio. — Exaudi, Domine, populum tuum tota tibi mente subiectum, ut corpore et mente protectus, quo (sic) pie credit tua gratia consequatur. Per. Oratio. — Subiectum tibi populum, quesumus Domine, propitiatio celestis amplificet, et tuis semper fatiat servire mandatis. Per. Oratio. — Purifica, Domine, quesumus, tuorum corda fidelium, ut a terrena cupiditate mundati, et presentis vite periculis exuantur, et perpetuis donis firmentur. Per. Alia oratio. — Clamantium ad te, quesumus Domine, preces dignanter exaudi: ut sicut Ninivitis in afflictione positis(I20T) pepercisti, ita et nobis in presenti tribulatione succurras. Per. Alia oratio. — Miserere iam, quesumus Domine, populo tuo, et continuis tribulationibus laborantem, celeri propitiatione letifica. Per. Alia oratio. — Auxiliare, Domine, querentibus misericordiam tuam, et da veniam confitentibus, parce supplicibus: ut (qui) nostris meritis flagellamur, tua miseratione salvemur. Per. Alia oratio. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui iram tue indignationis agnovimus, misericordie tue indulgentiam consequamur. Per. Alia oratio. — Tribulationem nostram, quesumus Domine, propitius respice, et iram tue indignationis, quam iuste meremur, propitiatus averte. Per. 368 Alia oratio. — Deus, qui peccantium animas non vis perire, sed culpas, contere quam (121) meremur iram, et quam precamur super nos effunde clementiam, ut de merore in gaudium tue misericordie consequi mereamur. Per Dominum. Alia oratio. — Quesumus, omnipotens Deus,afflicti populi lacrimas respice, et iram tue indignationis averte. Per. Alia oratio. — Parce, Domine, parce populo tuo, ut dignis flagellationibus castigatus, in tua miseratione respiret. Per. Alia oratio. — Ne despicias, omnipotens Deus, populum tuum · in afflictione clamantem, sed propter gloriam nominis tui, Domine, tribulantibus succurre placatus. Per. Alia oratio. — Aures tue pietatis, quesumus Domine, precibus nostris inclina : ut qui peccatorum nostrorum flagellis percutimur, miserationis tue gratia liberemur. Per. Incipiunt orationes cottidiane. — Deus, qui conspicis omni nos virtute destitui in(l2lv)terius exteriusque custodi: ut et ab omnibus adversitatibus muniamur in corpore, et a pravis cogitationibus mundemur in mente. Per. Alia oratio. — Gratie tue, quesumus Domine, supplicibus tuis tribue largitatem, ut mandata tua te operante sectantes, consolationem presentis vite percipiant et future. Per. Alia oratio. — Subveniat nobis, quesumus Domine, misericordia tua : ut ab imminentibus peccatorum nostrorum vinculis, te protegente, mereamur salvari. Per. Alia oratio. — Vox clamantis ecclesie ad aures, Domine quesumus, tue pietatis ascendat: ut percepta venia peccatorum, te fiat operante divota, te protegente secura. Per. Alia oratio. — Propitiare, Domine, supplicationibus nostris, et animarum nostrarum medere languoribus : ut remissione percepta, in tua semper benedictione letemur. Per Dominum. Alia oralio (122). — Propitiare, Domine, iniquitatibus nostris, et exorabilis tuis esto supplicibus : ut concessa venia quam precamur, perpetuo misericordie tue munere gloriemur. Per Dominum. Alia oratio. — Deus, innocentie restitutor et amator, dirige ad te tuorum corda servorum : ut spiritus tui fervore concepto, et in fide inveniantur stabiles, et in opere efficaces. Per Dominum. 3*9 Alia oratio. — Ecclesie tue, Domine, voces placatus admitte : ut destructis adversitatibus universis, secura tibi serviat libertate. Per Dominum. Alia oratio. — Nostris, Domine quesumus, propitiare temporibus: ut tuo numere dirigatur, et romana securitas, et devotio xrisptiana. Per. Alia oratio. — Largire, quesumus, fidelibus tuis indulgentiam placatus et pacem: ut pariter mundentur offensis, et (I22v) secura mente deserviant. Per. Alia oratio. — Pretende, Domine, fidelibus tuis dexteram celestis auxilii: ut te toto corde perquirant, et que digne postulant consequi mereantur. Per. Alia oratio. — Da nobis, Domine quesumus, perseverantem in tua voluntate famulatum : ut in diebus nostris et merito et numero populus tibi servus augeatur. Per. Alia oratio. — Fideles tuos, Domine, quesumus, pariter corpore et mente purifica : ut tua inspiratione compuncti, noxias delectationes vitare prevaleant. Per. Alia oratio. — Dies nostros, quesumus Domine, placatus intende, pariterque nos et a peccatis absolve propitius, et a cunctis eripe benignus adversis. Per. Alia oratio. — Familie tue, Domine quesumus, esto protector : et misericordiam tuam concede poscenti, que tibi semper fiat obediens, et tua dona (123) percipiat. Per. Alia oratio. Da quesumus, Domine, populo tuo salutem mentis et corporis : ut bonis operibus inherendo, tua semper mereatur virtute defendi. Per. Alia oratio. — Respice, Domine, propitius (plebem tuam, et toto tibi corde) (1) subiectam, presidiis invicte pietatis attolle. Per. Alia oratio. — Adesto, Domine, supplicationibus nostris, et spem suam in tua misericordia collocantes tuere propitius, ut a peccatorum labe mundati, in sancta conversatione permaneant. Per. Alia oratio. — Libera, Domine quesumus, a peccatis et hostibus tibi populum supplicantem, ut in sancta conversatione viventes nullis afficiantur (adversis, ex Gregor., p. 254). Per. (1) Le parole fra parentesi, che mancano nel nostro codice, sono nel Gregoriano, Muratori, II, p. 254. 24 370 Alia oratio. — Excita, Domine, tuorum corda fidelium, ut sacris intenta doctrinis, et intelligant quod sequantur, et sequendo fideliter apprehendant. Per. Alia oratio. — Quesumus, omnipotens Deus, ne nos tua misericordia derelinquat, que errores nostros semper (I23v) amoveat, et noxia cuncta depellat. Per. Alia oratio. — Tuere, Domine, populum tuum, et salutaribus presidiis semper adiutum, benefitiis atolle continuis mentis et coi poi is. Per Dominum. Incipiunt orationes matutinales. — Illumina, Domine quesumus, in te corda credentium, ut tuo semper munimine et tuo auxilio protegamur. Per. Alia oratio. — Illumina, quesumus Domine, tenebras nostras, et totius noctis insidias tu a nobis repelle propitius. Per. Alia oratio. - Tua nos, Domine, veritas semper illuminet, et ab omni pravitate defendat. Per. Alia oratio. - Deus, qui diem discernis a nocte, actus nostros a tenebrarum distingue caligine, ut semper que sancta sunt medi- tantes, in tua iugiter laude vivamus. Per. Alia oratio. - (124). Quesumus, Domine Deus noster, diei molestias noctis quiete sustenta, ut necessaria temporum vicissitudine succe- dente, nostra reficiatur infirmitas. Per. Alia oratio. - Exaudi nos, misericors Deus, et mentibus nostra gratie tue lumen ostende. Per Dominnm. Alia oratio. - Vox nostra te, Domine, semper deprecetur, et a aures tue pietatis ascendat. Per Dominum. Alia oratio. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut liberis ti i mentibus serviamus. Per Dominum nostrum. Alia oratio. — Ut tuam, Domine, misericordiam consequamur, fac nos tibi toto corde esse devotos. Per. Alia oratio. - Suscipe, Domine, preces nostras, et clamantium ad te pia corda propitius intende. Per. Alia oratio. — Cunctas, Domine, semper a nobis iniqui-(l24v) tates repelle, ut ad viam salutis secura mente curramus. Per. Oratio. — Redemptor noster, aspice Deus, et tibi nos iugiter servire concede. Per Dominum. 371 Alia oratio. — Deus celi terreque dominator, auxilium nobis tue defensionis benignus impende. Per. Alia oratio. — Presta quesumus, misericors Deus, ut tibi placita mente serviamus. Per Dominum. Alia oratio. — Purificet nos indulgentia tua, Deus, et ab omni semper iniquitate custodiat. Per. Alia oratio. — Porrige nobis, Deus, dexteram tuam, et auxilium nobis superne virtutis impende. Per. Alia oratio. — Exaudi nos, Domine Deus noster, et ecclesiam tuam inter mundi turbines fluctuantem clementi gubernatione mo-(125) derare. Per Dominum. Alia oratio. — Intende, quesumus Domine, supplices tuos, et pariter nobis indulgentiam tribue benignus et gaudium. Per. Alia oratio. — Respice nos, omnipotens et misericors Deus, et ab omnibus tribulationibus propitiatus absolve. Per. Alia oratio. — Iniquitates nostras ne respice (sic), Deus, sed sola nobis misericordia tua prosit indignis. Per. Alia oratio. — Fac nos, Domine Deus noster, tuis obedire mandatis, quia tunc nobis prospera cuncta perveniunt, si te totius vite sequamur auctorem. Per. ( Proprium de Sanctis ) In vigilia S. Andree. — Quesumus, omnipotens Deus, ut beatus Andreas apostolus tuus pro nobis imploret auxilium, ut a nostris reatibus absoluti, a cunctis etiam periculis eruamur. Per Dominum (I25v). In die S. Andree apostoli. — Maiestatem tuam, Domine, suppliciter exoramus, ut sicut ecclesie tue beatus Andreas apostolus extitit predicator et rector, ita apud te sit pro nobis perpetuus intercessor. Per Dominum. Oratio. — Da nobis quesumus, Domine Deus noster, beati apostoli tui Andree intercessionibus sublevari, ut per quos ecclesie tue superni muneris rudimenta donasti, per eos subsidia perpetue salutis impendas. Per. 372 Oratio. — Deus, qui es sanctorum tuorum splendor mirabilis, quique hunc diem beati Andree martirio consecrasti ; da ecclesie tue de eius natalitio semper gaudere, ut apud misericordiam tuam exemplis eius protegamur et meritis. Per. In natali S. Evasii. -— Presta quesumus, omnipotens Deus, ut beatus sacerdos et confessor tuus Evasius intercedendo pro nobis (126) confessionis eius semper expiemur auxilio. Per. S. Sabbe. — Omnipotens sempiterne Deus, qui hodiernam diem beati Sabbe confessoris tui sacratissimo transitu consecrasti: concede propitius, ut qui missarum solemniis eius glorie congaudemus in terris, ipsius apud maiestatem tuam patrocinia sentiamus. Per. S. Dalmacii. — Oratio. — Deus, qui beati martyris tui Dalmata non solum credere in unigenito Filio tuo Domino nostro, sed etiam pro ipso posse eius in munere tribuisti : nostre quoque fragilitati eius suffragiis, quesumus, divino pretende subsidio, ut misericordiam sempiternam pro qua fideliter dimicavit, nos quoque famuli tui sincera confessione et fide percipere mereamur. Per. S. Nieholai. — Oratio. — Deus qui beatum Nicholaum pon-(I26v)tificem tuum innumeris decorasti miraculis: tribue nobis quesumus, ut eius precibus et meritis a gehenne incendiis et a periculis omnibus liberemur. Per. Oi'atio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui hodierna die beatis simum Nicholaum confessorem tuum atque pontificem etherea ìegna penetrare fecisti ; da quesumus, supplicibus tuis digne illius solemnia celebrare, ut per eius venerandam festivitatem salutem consequamur et pacem. Per. Oratio. — Deus, cuius dispositione pascimur {et) sollercia custodimur : da ecclesie tue beatum Nicholaum subsequi dili genter, quatinus diligendo dirigatur, et in supernis sedibus amando collocetur. Per. S. Ambrosii archiepiscopi. — Deus mundi auctor et conditor, qui hodierne festivitatis diem beati Ambrosii sacer(l27)dotii (sacerdotis) electione consecrasti : presta populo tuo, ut cuius annua celebritate devotis resultat obsequiis, eius suffragiis tue pietatis consequatur auxilium. Per. 373 Alia oratio. — Sancti Ambrosii nos, Domine, iugiter consequatur oratio, ut quod petitio nostra non impetrat, ipso pro nobis interveniente prestetur. Per. In octava S. Andree. — Protegat nos, Domine, sepius beati Andree repetita solemnitas, ut cuius patrocinia sine intermissione colimus, perpetuam defensionem sentiamus. Per. S. Qenonis Episcopi. — Oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui beatum Qenonem confessorem tuum pontificalibus infulis decorasti: fac nos quesumus, eius exemplo et, magnifico interventu mundi gloriam mente despicere, et celum semper ambire. Per Dominum. (I27T). S. Syli Episcopi. — Oratio. — Deus, qui es tuorum antistitum potentissimus illustrator : tribue quesumus ut beatissimi sacerdotis et confessoris tui Syri magnificis exemplis informati, seculi istius caliginem sine periculo transeamus. Per. S. Lucie Virg. — Oratio. — Exaudi nos, Deus salutaris noster, ut sicut de betae Lucie festivitate gaudemus, ita pie devotionis erudiamur affectu. Per. S. Thome. — Oratio. — Da nobis, quesumus Domine, beati Thome apostoli tui solemnitatibus gloriari, ut eius semper et patrociniis sublevemur, et fidem congrua devotione sectemur. Per. S. Stephani. — Oratio. — Da nobis, quesumus Domine, imitari quod colimus, ut discamus el inimicos diligere, quia beati Stephani protomartyris tui natalitia celebramus, (128) qui novit etiam pro persecutoribus exorare Dominum nostrum Jhesum Xhrisptum Filium tuum. Oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui primitias martyrum in beati levite Stephani sanguine dedicasti ; tribue quesumus, ut pro nobis intercessor existat, qui pro suis etiam persecutoribus exoravit Dominum nostrum. Oratio. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut sicut divina laudamus in sancti Stephani passione magnalia, sic indulgentiam tuam piis eius precibus assequamur. Per. 374 In natali S. lohannis evangeliste. — Ecclesiam tuam, Domine, benignus illustra, ut beati lohannis evangeliste illumitata doctrinis, ad dona perveniat sempiterna. Per. Oratio. — Beati lohannis evangeliste, quesumus Domine, supplicatione placatus, et veniam nobis tribue, et remedia sempiterna (128') concede. Per. Oratio. — Beati evangeliste lohannis, Domine, precibus adiu-vemur, ut quod possibilitas nostra non obtinet, eius nobis intercessione donetur. Per. Oratio. — Sit nobis, Domine, beatus Iohannes evangelista nostre fragilitatis adiutor, ut pro nobisatibi supplicans copiosus audiatur. Per. SS. Innocentum. — Oratio. — Deus, cuius hodierna die pre-conium Innocentes martyres, non loquendo sed moriendo confessi sunt : omnia in nobis vitiorum mala mortifica, ut fidem tuam quam lingua nostra loquitur etiam moribus vita fateatur. Per. Oratio. — Deus, qui licet sis magnus in magnis, mirabilia tamen gloriosius operaris in minimis : da nobis quesumus, in eorum celebritate gaudere, qui Filio tuo Domino nostro testimonium prebue runt etiam non loquentes. Qui tecum. Oratio — (129). Adiuva nos, quesumus Domine Deus noster, eorum deprecatione sanctorum, qui Filium tuum, humana necdum voce profitentes, celesti sunt pro eius nativitate gratia coronati. Per. S. Silvestri Pp. — Oratio. — Da quesumus, omnipotens Deus, ut beati Silvestri confessoris tui atque pontificis veneranda solemnitas et devotionem nobis augeat et salutem. Per. S. Hylarii Episcopi. — Oratio. — Deus fidelium remunerator animarum, presta quesumus, ut beati Hylarii confessoris tui atque pontificis, cuius venerandam celebramus festivitatem, eius precibus indulgentiam peccatorum consequi mereamur. Per. S. Felicis in pineis. — Oratio. — Concede quesumus, omnipotens Deus, ut ad meliorem vitam sanctorum tuorum exempla nos provocent, quatenus quorum solemnia agimus, etiam actus imitemur. Per Dominum. (I29T). 375 S. Mauri confessoris. — Deus, qui hodiernam diem beali Mauri confessoris tui sacro transitu consecrasti : concede nobis propitius, in ostensis per eius instituta gressibus pergere, ut eiusdem in regione viventium mereamur gaudiis admisceri. Per. S. Marcelli Pape. — Preces populi tui, quesumus Domine, clementer exaudi, ut beati Marcelli martyris tui atque pontificis meritis adiuvemur, cuius passione letamur. Per. Antonii confessoris. — Oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui beatum Antonium famulum tuum inter mundi huius turbines illesum conservare dignatus es : concede propitius, ut qui eius festa veneramur, ipsius meritis et precibus adiuvemur. Per. S. Prisce Virginis. — Da quesumus, omnipotens Deus, ut qui beate Prisce martyris (130) tue natalitia colimus, et annua solem-nitate letemur, et tante fidei proficiamus exemplo. Per. SS. MM. Marii et Marthe. — Exaudi, Domine, populum tuum cum sanctorum tuorum Marii et Marthe tibi patrocinio supplicantem, ut temporalis vite nos tribuas pace gaudere, et eterne reperire subsidium. Per. SS. MM. Fabiani et Sebastiani. — Infirmitatem nostram respice, omnipotens Deus, et quia pondus proprie actionis gravat, beatorum martyrum tuorum Fabiani et Sebastiani intercessio gloriosa nos protegat. Per. SS. Fructuosi, Augurii et Eulogii. — Adesto nobis, omnipotens Deus, sanctorum tuorum Fructuosi, Augurii et Eulogii triumphalem celebrantibus diem, et leticiam nobis spiritualium tribue gaudiorum, et omnia mala a nobis propitiatus averte. Per. (I30v). Eodem die S. Agnetis. — Oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui infirma mundi eligis ut fortia queque confundas : concede propitius, ut qui beate Agnetis martyris tue solemnia colimus, eius apud te patrocinia sentiamus. Per. S. Vincentii. — Oratio. — Adesto, quesumus Domine, supplicationibus nostris, ut qui ex iniquitate nostra reos nos esse cognoscimus, beati Vincentii martyris tui intercessione liberemur. Per. 37é S. Gaudenti! conf. — Impetret, quesumus Domine, fidelibus tuis auxilium pietatis tue oratio sacerdotis et confessoris tui Gaudentii; ut in cuius celebritate sumus devoti, fac nos propitius in eius perpetua sorte esse participes. Per. Emerentiane Virg. et Mart. — Maiestati tue nos, quesumus Domine, beatissime virginis et martyris tue Emeren(l3l)tiane supplicatio beata conciliet : ut qui incessabiliter actibus nostris offendimus, ipsius precibus expiemur. Per. In Conversione S. Pauli. — Deus, qui universum mundum beati Pauli apostoli predicatione docuisti : da nobis quesumus, ut qui eius hodie conversionem colimus, per eius exempla ad te gradiamur. Per. S. Proieeti Martiris. — Martyris tui Proiecti nos, quesumus Domine, interventio gloriosa commendet; ut quod nostris actibus non meremur, eius precibus consequamur. Per. S. Agnetis secunda (sic). — Deus qui nos beate Agnetis martyris tue solemnitate letiflcas; da quesumus, ut quam veneramur offitio, etiam pie conversationis sequamur exemplo. Per. S. Severii Epis. et Conf. — Beati Severi sacerdotis et confessoris tui, Domine, (131v) ad gaudia votiva recurrentes: da quesumus, ut misericordie tue nos auribus ipse commendet. Per. S. Brigide Virginis. — Deus, qui sanctarum virginum tuarum cordibus flammam tue dilectionis accendis : presta quesumus, ut beate Brigide virginis tue, cuius natalitia colimus, eius intercessionibus in tui nominis amore inflammemur. Per. In Purificatione S. Marie. — Omnipotens sempiterne Deus, maiestatem tuam supplices exoramus, ut sicut Unigenitus Filius tuus Dominus noster hodierna die cum nostre carnis substantia in templo est presentatus, ita nos fatias purificatis tibi mentibus presentari. Per eumdem. S. Blasii. — Oratio. — Plebs tua, Domine, in beati sacerdotis et martyris tui Blasii solemnitate (132) tuam glorificationem magnificet, et eodem semper precante, te mereamur habere rectorem. Per. 377 S. Agathe Virg·. — Deus, qui inter cetera potentie tue miracula etiam in sexu fragili victoriam martyrii contulisti : concede propitius ut qui beate Agathe virginis et martyris tue natalitia colimus, per eius exempla ad te gradiamur. Per. S. Scolastico Virg. — Familiam tuam, quesumus Domine, beate virginis tue Scolastice meritis propitius respice : ut sicut ipsius meritis et precibus quod cupivit hymbrem celitus descendere fecisti ; ita eius supplicationibus ariditatem cordis nostri superne gratie digneris rore perfundere. Per. Eulalie Virginis. — Oratio, — Crescat, Domine, semper in nobis sancte iucunditatis effectus; et beate Eulalie martyris tue veneranda festivitas (I32v) augeatur. Per. S. Valentini Mart. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui beati Valentini martyris tui natalitia colimus, a cunctis malis imminentibus eius intercessione liberemur. Per. SS. MM. Faustini et Iovite. — Oratio. — Deus qui nos sanctorum martyrum tuorum Faustini et Iovite confessionibus gloriosis circumdas et protegis : da nobis et eorum imitatione proficere et intercessione gaudere. Per. Juliane Virginis. — Omnipotens sempiterne Deus, qui infirma mundi eligis ut fortia queque confundas : da nobis in festivitate sancte martyris tue Juliane congrua devotione gaudere, ut et potentiam in eius passione laudemus, et preciosum nobis percipiamus auxilium. Per. In Cathedra S. Petri. — Oratio. — Deus qui beato Petro apostolo tuo collatis (133) clavibus regni celestis animas ligandi atque solvendi pontificium tradidisti: concede propitius ut intercessionis eius auxilio a peccatorum nostrorum nexibus liberemur. Qui. S. Mathie. — Deus qui beatum Mathiam apostolorum tuorum collegio sociasti : tribue quesumus, ut eius interventione tue circa nos pietatis semper viscera sentiamus. Per. S. Gregorii Pape. — Oratio. — Deus qui anime famuli tui Gregorii eterne beatitudinis premia contulisti : concede propitius, 378 ut qui peccatorum nostrorum pondere premimur, eius apud te precibus sublevemur. Per. S. Benedicti abbatis. — Concede nobis, Domine, alacribus animis beati confessoris tui Benedicti solemnia celebrare, qui diversis decoratus virtutibus tibi complacuit. Per. Oratio. — Intercessio nos, quesumus Domine, beati Benedicti abbatis commendet: ut quod nostris (133v) meritis non valemus, eius patrocinio assequamur. Per. In Annuntiatione S. Marie. — Deus qui de beate Marie Virginis utero Verbum tuum angelo nuntiante carnem suscipere voluisti, presta supplicibus tuis, ut qui vere eam Dei Genitricem credimus, eius apud te intercessionibus adiuvemur. Per eumdem. In natali SS. Tyburcii, Maximi et Valeriani. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui sanctorum tuorum Tyburcii, Valeriani et Maximi solemnia colimus, eorum virtutes imitemur. Per. S. Georgii Mart. — Deus qui nos beati Georgii martyris tui meritis et intercessione letiflcas : concede propitius, ut qui eius beneficia poscimus, dono tue gratie consequamur. Per. S. Marci Evangeliste. — Deus qui hunc diem beati Marci evangeliste et martyris (134) tui gloriose passionis famoso exigente tropheo roseo consecrasti rore perfusum : presta quesumus, ut ipse apud te pro nobis existat precipuus suffragator, qui Unigeniti tui fieri meruit evangelicus predicator. Per. Alia oratio. — Deus qui beatum Marchum evangelistam tuum evangelice predicationis gratia sublimasti: tribue quesumus eius nos semper et eruditione proficere et oratione defendi. Per. S. Vitalis Mart. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut intercedente beato Vitale martyre tuo, a cunctis adversitatibus liberemui in corpore, et a pravis cogitationibus mundemur in mente. Per. SS. Apostolorum Phylippi et Jacobi. — Deus, qui nos annua apostolorum tuorum Phylippi et Jacobi solemnitate letiflcas : presta quesumus, ut quorum gau(l34v)demus meritis instruamur exemplis. Per Dominum. 379 In S. Valentino Episcopo Ianuensi. — Deus, qui populo tuo eterne salutis beatum Valentinum ministrum concessisti : presta quesumus, ut quem doctorem vite habuimus in terris, intercessorem semper habere mereamur in celis. Per. In Inventione S. Crucis. — Deus, qui in preclara salutifere Crucis inventione passionis tue miracula suscitasti : concede ut vitalis ligni precio eterne vite suffragia consequamur. Qui vivis. Eadem die Alexandri Eventi! et Theodori. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui sanctorum martyrum tuorum Alexandri, Eventii et 1 heodori natalitia colimus, a cunctis malis imminentibus, eorum intercessionibus liberemur. Per. In Revelatione beati Johannis Baptiste. — Deus qui hodierna die piesentem urbem (135) beati Johannis baptiste Revelatione glorificas . concede propitius, ut cuius sacrosanctas reliquias nobis a gratia tua concessas veneramur in terris, eius meritis et intercessione eteina premia consequi mereamur in celis. Per. S. Johannis ante portam latinam. — Deus qui conspicis quia nos undique mala nostra perturbant; presta quesumus ut beati Johannis apostoli tui evangeliste intercessio gloriosa nos protegat. Per. Gordiani et Epimachi. — Da quesumus omnipotens Deus, ut qui beatorum martyrum tuorum Gordiani atque Epimachi solemnia colimus, eorum apud te intercessionibus liberemur. Per. S. Cathaldi. — Propitiare, quesumus, Domine, nobis famulis tuis pei beati Cataldi confessoris tui pontificis merita gloriosa, ut eius pia intercessione ab omnibus semper muniamur adversis. Per. (I35T). SS. Nerei, Achilei atque Pancratii. — Semper nos, Domine, sanctorum tuorum Nerei et Achilei atque Pancratii foveat, quesumus, beata solemnitas, et tuo dignos reddat obsequio. Per. S. Potentiane Virg·. — Indulgentiam nobis, Domine, beata Poten-tiana martyr imploret, que tibi grata semper extitit et merito castitatis et tue professione virtutis. Per. (1). (1) ln margine: Oratio S. Desiderii episcopi et mart.: Omnipotens sempiterne Deus, servorum tuorum preces clementer suscipe; et beato Desiderio martire tuo atque pontifice intercedente, ab omnibus criminum nexibu» potenter absolve, Per Dominum. Urbani Pape et Mart. — Da quesumus, omnipotens Deus, ut (qui) beati Urbani martyris tui atque pontificis solemnia colimus, eius apud te intercessionibus adiuvemur. Per. S. Petronille Mart. — Concede, quesumus Domine, fidelibus tuis digne sante martyris Petronille celebrare solemnitatem : ut que fideliter exsequuntur auxilio, eternitatis effectibus comprehendant. Per. S. Nicomedis Mart. — Deus qui nos beati Nicomedis martyris tui (1) meri(l36)tis et intercessione letiflcas: concede propitius, ut qui eius beneficia poscimus dono tue gratie consequamur. Per. SS. Mareellini et Petri. — Deus qui nos annua beatorum martyrum tuorum Mareellini et Petri solemnitate letiflcas: presta quesumus, ut quorum gaudemus meritis provocemur exemplis. Pei. SS. Primi et Feliciani. — Fac nos, Domine, quesumus sanctorum tuorum Primi et Feliciani semper festa sectari, quorum suffragiis protectionis tue dona sentiamus. Per. S. Barnabe Apostoli. — Deus qui nos beati Barnabe apostoli tui meritis et intercessione letiflcas : concede propitius, ut qui benefitia poscimus dono tue gratie consequamui. Per. SS. MM. Basilidis, Cirini, Naboris et Nazari!. — Sanctorum tuorum Basilidis, Cirini, Naboris et Nazarii, quesumus Domine, natalitia votiva nobis resplendeant, et (I36v) quod illis contulit excellentia sempiterna fructibus nostre devotionis accrescat. Pei. SS. Viti, Modesti et Crescentie. — Da ecclesie tue, Domine quesumus, sanctis martyribus tuis Vito, Modesto atque Crescentia intercedentibus, superbe non sapere, sed tibi placita humilitate proficere, ut proterva despiciens queeumque matura sunt libeia exerceat caritate. Per. (1) ln margine : Deus qui beatum Yvonem confessorem tuum piis operibu», signis et virtutibus in ecclesia tua clarere fecisti: presta quesumus ut de eius meritis et preclbu* tua beneficia capiamus. Per D. N. 38i SS. MM. Marci et Marcelliani. — Oratio. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui sanctorum tuorum Marci et Marcelliani solemnia colimus; a cunctis malis imminentibus eorum intercessionibus liberemur. Per. SS. MM. Gervasii et Prothasii. — Oratio. — Deus qui nos omnia sanctorum tuorum Gervasii et Prothasii solemnitate letificasi concede propitius, ut quorum gaudemus meritis accendamur exemplis. Per. (137). In vigilia sancti lohannis Baptiste. — Oratio. — Presta quaesumus, omnipotens Deus, ut familia tua per viam salutis incedat, et beati lohannis precursoris hortamenta sectando ad eum quem predixit secura perveniat. Dominum nostrum Jhesum Xrisptum. In nativitate sancti lohannis Baptiste. — Deus, qui presentem diem honorabilem nobis in beatis lohannis baptiste nativitate fecisti: da populis tuis spiritualium gratiam gaudiorum, et omnium fidelium mentes dirige in viam salutis eterne. Per. Oratio. — Deus qui nos beati lohannis baptiste concedis natalitio perfrui, eius nos tribue meritis adiuvari. Per. Oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, da cordibus nostris illam tuarum rectitudinem semitarum, quam beatus lohannes baptista (1) in deserto vox clamantis edocuit. Per. (I37v). Oratio. — Deus qui conspicis quia nos undique mala nostra contristant, per precursorem gaudii corda nostra letifica. Per. Oratio. — Da quesumus, omnipotens Deus, intra sancte ecclesie (uterum, in Gregoriano) constitutos, eo nos spiritu ab iniquitate nostra iustificari quo beatum Iohannem intra viscera materna docuisti. Per. Oratio. — Deus qui nos annua beati lohannis baptiste solemnia frequentare concedis: presta quesumus, ut et devotis eadem mentibus celebremus, et eius patrocinio promerente, plene capiamus securitatis augmentum. Per. SS. MM. lohannis et Pauli. — Quesumus omnipotens Deus, ut nos geminata letitia hodierne festivitatis excipiat, que de (1) Beati lohannis Baptiste, in Leoniano e Gregoriano. 382 beatorum martyrum lohannis et Pauli glorificatione procedit, quos eadem fides et passio vere fecit esse germanos. Per. S. Leonis Pape et Conf. — Deus qui beatum Leonem pontificem (138) sanctorum tuorum meritis coequasti : concede propitius, ut qui commemorationis eius festa percolimus, vite quoque imitemur exempla. Per. In vigilia apostolorum Petri et Pauli. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut nullis nos permittas perturbationibus concuti, quos in apostolice confessionis petra solidasti. Per. In festivitate eorumdem. — Deus qui hodiernam diem apostolorum tuorum Petri et Pauli martyrio consecrasti : da ecclesie tue eorum in omnibus sequi preceptum, per quos religionis sumpsit exordium. Per Dominum. Oratio. — Deus qui ecclesiam tuam apostoli tui Petri fide et nomine consecrasti, quique beatum illi Paulum ad predicandum gentibus gloriam tuam sociare dignatus es ; concede ut omnes qui ad apostolorum tuorum solemnia convenerunt, spirituali ìemune ratione ditentur. Per Dom. Alia oratio. - (138'). Omnipotens sempiterne Deus, qui nos apostolorum tuorum Petri et Pauli multiplici facis celebritate gaudere, da quesumus ut eorum sepius iterata solemnitas nostre sit tuitionis augmentum. Per. Oratio. — Familiam tuam Domine propitius intuere, et aposto- licis defende presidiis, ut eorum precibus gubernetur, quibus nititur te constituente principibus. Per. Oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui ecclesiam tuam in apostolica soliditate fundatam ab infernalium eruis terrore portarum ; presta ut in tua veritate persistens nulla recipiat consoicia pei fi dorum. Per. Oratio. — Exaudi nos Deus salutaris noster, et apostolorum tuorum Petri et Pauli nos tuere presidiis, quorum donasti fideles esse doctrinis. Per. Oratio. — Protege Domine populum tuum, et apostolorum tuorum Petri et Pauli patrocinio (139) confidentem perpetua defensione conserva. Per. 3^3 In Commemoratione S. Pauli. — I'eus qui multitudinem gentium beati Pauli apostoli tui predicatione docuisti ; da nobis quesumus ut cuius natalitia colimus, eius apud te patrocinia sentiamus. Per. SS. MM. Processi et Martiniani. — Deus qui nos sanctorum tuorum Processi et Martiniani confessionibus gloriosis circundas et protegis; da nobis et eorum imitatione proficere et intercessione gaudere. Per. S. Syli. — Deus qui ad sacrificandum tibi hostiam laudis beatissimum Sylum sacerdotem elegisti ; concede propitius quatenus devicta labe secularium vitiorum, ipso intercedente, fatias nos conscios celestium secretorum. Per. (1). Sanctorum septem Fratrum. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui gloriosos martyres Ianuarium, Silvanum, Felicem, Philippum, Marcialem, Vitalem, (I39v) Alexandrum fortes in sua confessione cognovimus, pios apud te in nostra intercessione sentiamus. Per. SS. MM. Naboris et Felicis. — Benedic Domine, quesumus, plebem tuam, et beatissimorum martyrum tuorum Naboris et Felicis deprecationibus confidentes tribue consequi quod sperare donasti. Per. Ermagore et Fortunati MM. — Intervenientibus sanctis martyribus tuis Ermagora et Fortunato, ecclesie tue quesumus voces placatus admitte, ut destructis adversitatibus universis, secura tibi serviaf libertate. Per. SS: MM. Quirici et Julite. — Oratio. — Magnificantes Domine clementiam tuam suppliciter exoramus, ut qui nos sanctorum tuorum Quirici et Julite solemnibus facis interesse natalitiis, perpetuis tribuas gaudere consorciis. Per. S. Praxedis Virg. — Indulgentiam nobis Domine quaesumus beata (2) (140) Praxedis virgo imploret, quae tibi grata semper extitit et merito castitatis et tue professione virtutis. Per. (1) In margine: In sancti Felicis Ep. Januen. D.eus qui hodiernam diem sacratissimum nobis beati Felicis confessoris tui atque pontificis solemnitate (laetificas?): adesto propitius humilitatis nostre precibus, ut cuius glori..... (illegibile). (2) In margine: In S. Alexii Conf.: Deus qui nos per unigeniti tui membra ad celestem vitam semper informas; concedi; propitius, ut qui beati Alexii confessoris tui solenmia colimus, dc eiusdem in te gloria sine fine gaudeamus. Per eumdem. 384 S. Marie Magdalene. — Largire nobis, clementissime Pater, quo sicut. Maria Magdalene unigenitum tuum super omnia diligendo suorum obtinuit veniam peccaminum, ita nobis apud misericordiam tuam sempiternam impetret beatitudinem. Per. S. Apollinaris Mart. — Beati sacerdotis et martyris tui Apollinaris, quesumus Domine, sua nos intercessione commendet oratio, ut tibi placito fulti suffragio quam precamur indulgentiam peccatorum consequi mereamur. Per. S. Xrisptine Virg. — Crescat Domine, semper in nobis sancte iucunditatis effectus, et beate Xrisptine martyris tue veneranda festivitas augeatur. Per. S. Iaeobi Apostoli. — Esto Domine plebi tue sanctificator et custos, ut apostoli tui Iacobi (I40v) munita presidiis, et conversatione tibi placeat et secura mente deserviat. Per. Eodem die S. Xrisptofori Mart. — Deus qui ineffabili misericordia per beatissimum martyrem tuum Xrisptoforum multorum animas ad lumen fidei revocasti: presta populis tuis eiusdem suffragantibus meritis et in eadem fide permanere stabiles, et esse in opere efficaces. Per. SS. MM. Nazarii et Celsi. — Exaudi Domine preces nostras ut popolus tuus qui sub tantis sanctorum martyrum tuorum Nazari et Celsi patrociniis est constitutus, et a suis offensionibus libei etur et ab omnibus tueatur adversis. Per. SS. MM. Felicis, Simplicii, Faustlni et Beatriois. - Infirmitatem nostram respice omnipotens Deus, et quia pondus proprie actionis gravat, beatorum martyrum tuorum Felicis, Simplicii, Paustini et Beatricis intercessio gloriosa nos protegat. Per. (141). S. Seraphye Virg. — Omnipotens sempiterne Deus, da nobis in festivitate beate Seraphye virginis congrua devotione gaudere, ut et potentiam tuam in eius transitu collaudemus, et provisum (sic) nobis percipiamus auxilium. Per. Abdon et Senem. — Deus qui sanctis tuis Abdon et Senem ad hanc gloriam veniendi copiosum munus gratie contulisti : da 38 5 famulis tuis suorum veniam peccatorum, ut sanctorum tuorum intercedentibus meritis, ab omnibus mereamur adversitatibus liberari. Per. S. Germani Ep. et Conf. — Deus qui hodiernam diem sacratissimam nobis in beati Germani confessoris tui atque pontificis solemnitate tribuisti, adesto propitius ecclesie tue precibus, ut cuius gloriatur meritis muniatur suffragiis. Per. In Vincula S. Petri. — Deus qui beatum Petrum apostolum ( 141v) Ά vinculis absolutum illesum abire fecisti, nostrorum quesumus absolve vincula peccatorum, et omnia mala a nobis propitiatus exclude. Per. Eodem die S. Eusebii. — Beati Eusebii, Domine, pontificis tui et maityris annua festa recolentes, quesumus ut que tuorum sunt mstrumenta presentium fiant eternorum patrocinia gaudiorum. Per. Eodem die SS. Machabeorum. — Fraterna nos, Domine, martyrum tuoium corona letificat, que et fidei nostre prebeat incrementa virtutum, et multiplici nos suffragio consoletur. Per. IR natali S. Stephani Pape et Mart. — Deus qui nos beati Stephani martyris tui atque pontificis annua solemnitate letificas : concede propitius, ut cuius natalitia colimus de eiusdem etiam protectione muniamur. In Inventione S. Stephani. —(142). Deus qui es sanctorum tuorum splendor mirabilis, qui hodierna die beati martyris tui Stephani, sed et. sanctorum Nichodemi, Gamalielis atque Abibon inventionem gloriosam revelasti: da nobis in eterna beatitudine de eorum societate gaudere. Per. Oratio beati Dominici. — Deus qui ecclesiam tuam beati Dominici confessoris tui illuminare dignatus es meritis et exemplis ; concede ut eius intercessione temporalibus non destituatur auxiliis, et spiritualibus semper proficiat incrementis. Per. SS. Syxti, Felicissimi et Agapiti MM. (1). — Deus qui conspicis quia ex nulla nostra virtute subxistimus, concede propitius ut inter- ii) Abraeo Felicissimi et Agapiti. 25 386 cessione beati Syxti martyris tui atque pontificis contra omnia adversa muniamur. Per. Oratio. Deus qui nos concedis sanctorum martyrum tuorum Felicissimi et Agapiti natalitia ( 142v) colere, da nobis in eterna letitia de eorum societate gaudere. Per. S. Donati Ep. et Mart. — Deus qui es tuorum gloria sacerdotum, presta quesumus ut sancti martyris et episcopi tui Donati, cuius fesia gerimus sentiamus auxilium. Per. Ciriaci Mart. — Deus qui nos annua beati Ciriaci martyris tui, sociorumque eius, solemnitate letiflcas, concede propitius ut quorum natalitia colimus virtutem quoque passionis imitemur. Per. S. Romani Mart. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui beati Romani martyris tui natalitia colimus, a cunctis malis immine tibus eius intercessionibus liberemur. Per. Vigilia S. Laurentii. — Adesto Domine supplicationibus nostris, et intercessione beati Laurentii martyris tui perpetuam nobis miserico diam benignus impende. Per. In natali S. Laurentii Mart. — (143). Da nobis quesumus omnipotens Deus, vitiorum nostrorum flammas extinguere, qui Laurentio tribuisti tormentorum suorum incendia superale. Per. Oratio. — Excita Domine in ecclesia tua spiritum cui beati Laurentius levita servivit, ut eodem nos replente studeamus amare quod amavit, et opere exercere quod docuit. Per. Oratio. — Deus cuius caritatis ardore beatus Laurentius edace incendii flammas, contempto persecutore devicit; concede ut omne qui martyrii eius merita veneramur, protectionis tue auxilio munia mur. Per. Oratio. — Deus mundi creator et rector, qui hunc diem in levite tui Laurentii martyrio consecrasti : concede propitius ut omnes qui martyrii eius merita veneramur (I43v) intercessionis eius auxilio ab eterne fiamme ignibus liberemur. Per. Oratio. — Sancti Laurentii nos, Domine, sancta precatio tueatur, et quod nostra conscientia non meretur, eius nobis qui tibi placuit oratione donetur. Per. 387 S· Tybureii. — Oratio. — Beati Tybureii nos, Domine, foveant continuata presidia, quia non desinis propitius intueri, quos talibus auxiliis concesseris adiuvari. Per. S· Ypoliti Mart. — Beati Ypoliti, Domine, quesumus, et sociorum us sanctique martyris tui Cassiani intercessio, et tuam nobis non esinat placare iustitiam, et nostrum tibi devotum efficere famulatum. Per. S· Eusebii Presb. et Conf. — Deus qui nos annua beati Eusebii onfessoi *s ^ solemnitate letiflcas ; concede propitius ut cuius nata-itia colimus, per eius ad te exempla gradiamur. Per. (144). Eadem die Vigilia Assumptionis S. Marie. — Oratio. — Deus qui lrgmalem aulam beate Marie, in qua habitares, eligere dignatus da quesumus, ut sua nos defensione munitos, iucundos fatiat sue interesse festivitati. Qui vivis. Iu Assumptione S. Marie. — Veneranda nobis, Domine, huius festivitas opera conferat sempiternam ; in qua sancta Dei Genitrix mortem subiit temporalem, nec tamen mortis nexibus deprimi potuit, que Filium tuum Dominum nostrum Jhesum Xrisptum de se Senuit incarnatum. Qui tecum. Oratio. — Famulorum tuorum, quesumus Domine, delictis ignosce, ut qui tibi de actibus nostris placere non valemus, Genitricis Pilii tui Domini Dei nostri intercessione salvemur. Per. Oratio. — Concede nobis, omnipotens Deus, ad beate Marie sera per Virginis gau(l44v)dia eterna pertingere, de cuius nos Assumptione veneranda tribuis annua solennitate gaudere. Per. Oratio. — Beate et gloriose semperque Virginis Dei Genitricis Marie, quesumus Domine, intercessio gloriosa nos protegat, et ad vitam perducat eternam. Per. In Octava S. Laurentii. — Iterata festivitate beati Laurentii natalitia veneramur, que in celesti beatitudine fulgere novimus sempiterna. Per. Alia Oratio. — Beati Laurentii nos foveat, Domine, passio veneranda, letantes ; et ut eam sufficienter recolamus effitiat promptiores. Per. 388 S. Agapiti Mart. — Letetur ecclesia tua, Deus, beati Agapiti martyris tui confisa suffragiis, atque eius precibus gloriosis et devota permaneat et secura consistat. Per. S. Magni Mart. — Adesto, Domine, supplicationibus nostris, et intercedente beato Magno martyre tuo (145), ab hostium defende propitiatus incursu. Per. SS. Tymothei et Simphorianl. — Auxilium tuum nobis, Domine quesumus, intende placatus, et intercedentibus beatis martyribus tuis Tymotheo atque Simphoriano, dexteram super nos tue propitiationis extende. Per. S. Bartholomei Apost. — Omnipotens sempiterne Deus, qui huius diei venerandam sanctamque letitiam beati apostoli tui Bartholomei festivitate tribuisti: da Ecclesie tue, quesumus, et amaie quod credidit, et predicare quod docuit. Per. S. Genesii Mart. — Sancti martyris tui Genesii merita nos, Domine, preciosa tueantur, in quibus tue maiestatis opera predi cantes, et presens capiamus adiutorium et venturum. Per. Alexandri Mart. — Annue quesumus orationibus populi tui, clementissime Domine, et quos in celebritate beati martyris tui Alexandri temporaliter facis gaudere (145v) eius propitius piecibus eterna perfrui concedas beatitudine. Per. S. Ruffi Mart. — Adesto, Domine, supplicationibus nostris, et beati Ruffi intercessionibus confidentes, nec minis adversantium, nec ullo conturbemur incursu. Per. S. Augustini Epise. — Adesto supplicationibus nostris, omnipotens Deus, et quibus fidutiam sperande pietatis indulges, intercedente beato Augustino confessore tuo atque pontifice, consuete misericordie tribue benignus effectum. Per. Eadem die S. Hermetis Mart. — Deus, qui beatum Hermen martyrem tuum virtute constantie in passione roborasti, ex eius nobis imitatione tribue pro amore tuo prospera mundi despicere, et milia eius adversa formidare. Per. 389 In Deeollatione S. Johannis Baptiste. — Sancti Johannis baptiste et martyris tui, Domine quesumus, veneranda (146) festivitas salutaris auxilii nobis prestet effectum. Per. Eadem die S. Savine Virginis. — Deus, qui inter cetera poten-tie tue miracula etiam in sexu fragili victoriam martyrii contulisti: concede propitius ut qui beate Savine martyris tue natalitia colimus, per eius ad te exempla gradiamur. Per. SS. MM. Felicis et Audacti. — Oratio. — Maiestatem tuam, Domine, supplices deprecamur, ut sicut nos iugiter sanctorum tuorum Felicis et Audacti commemoratione letificas, ita semper supplicatione defendas. Per. S. Prisci Mart. — Omnipotens sempiterne Deus, fortitudo certaminum et martyrum palma, solennitatem hodierne diei propitius intuere, et ecclesiam tuam continua fac celebritate letari, ut intercessione beati martyris tui Prisci omnium in te credentium vota perficias. Per Dom. (I46v). In Nativitate S. Marie. — Oratio. — Supplicationem servorum tuorum, Deus, miserator exaudi, ut qui in Nativitate Dei Genitricis et Virginis congregamur, eius intercessionibus a te de instantibus periculis eruamur. Per. Eadem die S. Adriani Mart. — Adesto, Domine, supplicationibus nostris, et beati Adriani intercessionibus, nec minis adversantium, nec ullo conturbemur incursu. Per. Oratio. — Famulis tuis, quesumus Domine, celestis gratie munus impertire, ut quibus Virginis partus extitit salutis exordium, Nativitatis eius votiva solennitas pacis tribuat incrementum. Per. S. Gorgoni! Mart. — Sanctus, Domine, Gorgonius sua nos intercessione letificiet, et pia faciat solennitate gaudere. Per. SS. MM. Proti et Jacineti. — Beatorum Proti nos, Domine, et Jacincti foveat (147) preciosa confessio, et pia iugiter intercessio tueatur. Per. In Exaltatione S. Crucis. — Deus, qui nos hodierna die exaltationis sancte Crucis annua solennitate letificas: presta quesumus 390 ut cuius misterium in terra cognovimus, eius redemptionis premia in celo mereamur. Per. Kadem die SS. MM. Cornelii et Ciprianì. — Infirmitatem nostram, quesumus Domine, propitius respice, et mala omnia que iuste meremur sanctorum martirum tuorum Cornelii et Cipriani intercessione averte. Per. S. Nieomedls Mart. — Adesto, Domine, populo tuo, ut beati Nicomedis martyris tui merita preclara suscipiens, ad impetrandam misericordiam tuam semper eius patrociniis adiuvemur. Per. Eufemie Virg. — Omnipotens sempiterne Deus, qui infirma mundi eligis ut forcia queque confundas : concede propitius, ut qui beate Eufemie martyris tue solennia colimus, eius (I47v) apud te patrocinia sentiamus. Per Dom. Eadem die Luci et Geminiani. — Presta, Domine, quesumus, precibus nostris cum exultatione provectum (sic) ; ut quorum diem passionis annua devotione recolimus, etiam fidei constantiam subsequamur. Per. In Vigilia S. Mathei Apost. — Da nobis quesumus, omnipotens Deus, ut beati Mathei Apostoli tui et Evangeliste, quam prevenimus veneranda solennitas, et devotionem nobis augeat et salutem. Per. In die S. Mathei Apostoli. — Beati Mathei Evangeliste, Domine, precibus adiuvemur : ut quod possibilitas nostra non optinet, eius nobis intercessione donetur. Per. S. Mauritii cum Sociis suis. — Deus, qui es omnium sanctorum tuorum splendor mirabilis, quique hunc diem in honore beatorum Mauritii, Exsuperii, Candidi, Victoris, Innocentii et Vitalis socio-rumque eorum martyrio consecrasti: da ecclesie (148) tue de eorum natalitiis in tanta festivitate letari, ut apud misericordiam tuam exemplis eorum et meritis adiuvemur. Per. Oratio. — Annue quesumus omnipotens Deus, ut nos sanctorum tuorum Mauritii, Exsuperii, Candidi, Victoris, Innocentii et Vitalis cum sociis eorum letificet festiva solennitas : ut quorum suffragiis nitimur, natalitiis gloriemur. Per. 391 S. Tede Virg. — Exaudi nos, Deus salutaris noster, ut sicut de sancte Tecle festivitate gaudemus, ita pie devotionis erudiamur affectu. Per. S. Justine Virg. — Misericordiam tuam nobis, Domine, clementer et ubique pretende ; et beate Justine virginis et martyris tue intercessione, contra omnes dyabolice fraudis insidias, tua nos quesumus semper protectione custodi. Per. SS. MM. Cosme et Damiani. — Magnificet te, Domine, sanctorum tuorum Cosme et Damiani beata solennitas, qua et illis gloriam (I48v) sempiternam et opem nobis ineffabili providentia contulisti. Per. In festivitate S. Michaelis. — Deus, qui miro ordine Angelorum ministeria, hominumque dispensas : concede propitius, ut quibus (sic) tibi ministrantibus in celo semper assistitur, ab his in terra vita nostra muniatur. Per. Oratio. — Da nobis, omnipotens Deus, beati Archangeli tui Michaelis eotenus honore proficere, ut cuius in terris gloriam pre-dicamus, precibus adiuvemur in celis. Per. S. Jeromini Presbyteri et Conf. — Ecclesiam tuam, quesumus Domine, pia miseratione custodi; et quam beatissimus confessor et sacerdos tuus Hieronimus a cunctis, te presidente, purgavit here-sibus, ipsius orationibus non desinas momentis omnibus adiuvare. Per. S. Remigii Episc. et Conf. — Deus, qui per beati Remigii documenta francorum tibi colla subdidisti ferotia : largire supplicibus tuis, ut per (149) iter salutis quo idem pater noster incessit, dono tue pietatis ad te gradiamur. Per. Leodogarii Mart. — Beatissimi martyris tui atque pontificis Leo-dogarii, quesumus Domine Deus noster, fideli devotione solennia celebrantes : ut qui ei post triumphum martyrii palmam glorie contulisti, eius interventu medelam tua propitiatione omnium nostrorum facinorum obtinere mereamur. Per. Oratio S. Francischi. — Deus, qui ecclesiam tuam beati Francischi meritis fetu nove prolis amplificas : tribue nobis ex eius 392 imitatione terrena despicere, et celestium donorum semper participatione gaudere. Per. Oratio S. Fidis. — Omnipotens sempiterne Deus, qui te largiente beatam Fidem virginem et martyrem tuam tormentorum suorum ignium incendia superare voluisti : tribue nobis quesumus, ut eius veneranda intercessione, vitiorum nostrorum flammas extingueie vale-(I49v)amus. Per. S. Marei Pape et Conf. — Exaudi, Domine, preces nostras, et intercedente beato Marco confessore atque pontifice, supplicationes nostras placatus intende. Per. SS. MM. Marcelli et Apullei. — Sanctorum tuorum nos, Domine, Sergii, Marci, Marcelli et Apullei beata merita prosequantui, et tuo semper fatiant amore ferventes. Per. S. Reparate Virg. — Intercessio nos, quesumus Domine, beate Reparate martyris tue foveat, et votiva eius sacra natalitia tem poraliter frequentemus, et conspiciamus eterna. Per. SS. Dionisii, Rustici et Eleutherii. — Oratio. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut sicut devotissime xrisptianus populus tuus ad sanctorum martyrum tuorum Dionisii, Rustici, Eleutherii atque Domnini temporalem solennitatem concurrit, ita perfruatur eterna; et quod votis amantissime celebrat, pio com(l50)prehendat effectu. Per. Oratio S. Romuli Episcopi Januensis. - Omnipotens sempiterne Deus, claritatem hodierne celebritatis propitius i espice ; ut qui beati Romuli confessoris tui atque pontificis solemnia colimus, ipso apud te intercedente, cunctorum veniam peccatorum percipere merea mur. Per. S. Calixti Mart. — Deus, qui nos conspicis ex nostra infirmitate deficere ; ad amorem tuum nos misericorditer per sanctorum tuorum exempla restaura. Per. S. Luce Evangeliste. — Interveniat pro nobis, Domine quesumus, sanctus tuus Lucas evangelista, qui crucis mortificationem iugiter in suo corpore pro tui nominis honore portavit. Per. 593 In Vigilia Apostolorum Symonis et Jude. — Concede, quesumus omnipotens Deus, ut sicut apostolorum tuorum Symonis et lude gloriosa natalitia prevenimus, sic ad tua beneficia promerenda (1) maie(l50v)statem tuam pro nobis ipsi preveniant. Per. SS. Apost. Symonis et Jude. — Deus, qui nos per beatos Apostolos tuos Symonem et Judam ad agnitionem tui nominis venire tribuisti ; da nobis eorum gloriam sempiternam et proficiendo celebrare et celebrando proficere. Per. In Vigilia Omnium Sanctorum. — Domine Deus noster, multiplica super nos misericordiam tuam: et quorum prevenimus gloriosa solennia, tribue subsequi in sancta professione letitiam. Per. In Festivitate Omnium Sanctorum. — Omnipotens sempiterne Deus, qui nos omnium Sanctorum merita sub una tribuisti celebritate venerari; quesumus ut desideratam nobis tue propitiationis habundantiam, multiplicatis intercessoribus largiaris. Per. Oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui nos omnium sanctorum multiplici facis solen(l5l)nitate gaudere: concede quesumus, ut sicut illorum commemoratione temporali gratulamur offitio, ita perpetuo letemur aspectu. Per. Eodem die S. Cesarli Mart. — Deus, qui nos beati Cesarii martyris tui annua solennitate letificas: concede propitius, ut cuius natalitia colimus, etiam actiones imitemur. Per. S. Leonardi. — Maiestati tue, quesumus Domine, sanctissimi Leonardi nos pia iugiter commendet oratio, ut quem cottidiano veneramur offitio, ipsius suffragio sublevemur optato. Per. SS. MM. ΙΙΠ0Γ Coronatorum. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui gloriosos martyres Claudium, Nicostratum, Simphorianum atque Simplicium fortes in sua confessione cognovimus, pios apud te in nostra intercessione sentiamus. Per. (1) In margine : Oratio M-XI Virginum : Deus, qui sanctam nobis huius diei solem-nitatem pro beatarum Virginum Martirumque tuarum gloriosa passione fecisti: adesto familie tue precibus, et da ut quarum hodie festa celebramus, meriti* et intercessionibus adiuvemur. Per. 394 S. Theodori Mart. — Deus qui nos beati Theodori martyris tui confessione gloriosa circundas et protegis: presta nobis (151') eius imitatione proficere et oratione fulciri. Per. S. Martini Ep. — Deus, qui conspicis quia ex nulla nostra virtute subsistimus : concede propitius, ut intercessione beati Martini confessoris tui atque pontificis contra omnia adversa muniamur. Per. Eodem die S. Menne Mart. — Presta quesumus, omnipotens Deus, ut qui beati Menne martyris tui natalitia colimus, intercessione eius in tui nominis amore reboremur. Per. Item de S. Martino. — Deus, qui populo tuo eterne salutis beatum Martinum ministrum concessisti : presta quesumus, ut qui executor mandatorum tuorum extitit in terris, intercessor nostei semper esse dignetur in celis. Per. Oratio. — Exaudi, Domine, populum tuum tota mente subiectum, et beati Martini pontificis supplicatione custo(l52)di, ut corpoie et corde protecti, quod pie credidit appetat, et quod iuste sperat optineat. Per. Oratio. — Presta quesumus, omnipotens, Deus, ut sicut divina laudamus in sancti Martini confessoris tui atque pontificis confessione magnalia, indulgentiam tuam piis eius precibus assequamur. Per. S. Brioii Ep. et Conf. — Bea Ius sacerdos et confessor tuus Bncius, quesumus Domine, sua nos intercesione apud te commendet, ut tibi placito fulti suffragio, quam precamur indulgentiam peccatorum consequi mereamur. Per. S. Antonini Mart. — Maiestati tue, quesumus Domine, beati Antonini martyris tui supplicatio veneranda conciliet, ut qui incessabiliter actibus nostris offendimus, continuis eius precibus expiemur. Per. In Octava S. Martini. — Oratio. — (I52v). Concede quesumus, omnipotens Deus, recensitam beati Martini confessoris tui atque pontificis solennitatem congruo prevenire honore et digna celebrare devotione. Per. 395 In natali S. Cecilie Virg·. — Deus, qui nos annua beate Cecilie martyris tue solennitate letificas : da ut quam veneramur oliitio, etiam pie conversationis sequamur exemplo. Per. S. Clementis Mart. — Deus, qui nos annua beati Clementis martyris tui atque pontificis solennitate letificas ; concede propitius nt cuius natalitia colimus, virtutem quoque passionis imitemur. Per. Sancti Columbani. — Deus, qui nos beati Columbani sacerdotis et confessoris tui annua beate confessionis solennitate letificas ; presta quesumus, ut callida hostis incursione tua freti virtute devicta, pervenire ad gaudia ipso intercedente mereamur (153) (1) eterna. Per. Eodem die S. Felicitatis. — Presta quesumus, omnipotens I)eus, ut beate Felicitatis martyris tue solennia recensentes, meritis ipsius protegamur et precibus. Per. S. Grisogoni Mart. — Adesto, Domine, supplicationibus nostris, ut qui ex iniquitate nostra reos nos esse cognoscimus, beati Griso-goni martyris tui intercessione liberemur. Per. Oratio S. Katherine Virg. — Deus, qui dedisti legem Moysi in summitate montis Synai, et in eodem loco per angelos tuos corpus beate Katherine virginis et martyris tue mirabiliter collocasti ; tribue quesumus, ut eius meritis et intercessione ad montem qui Xrisptus est valeamus pervenire. Qui tecum. SS. Crisanti, Mauri et Darie. — Presta nobis, omnipotens Deus, ut quem (sic) fidei virtute (I53v) imitari non possumus, non indigne salutis veneratione sectemur. Per. S. Saturnini Mart. — Deus, qui nos beati Saturnini martyris tui concedis natalitio perfrui, eius nos tribue meritis adiuvari. Per. In Dedicatione Ecclesie. — Deus qui nobis per singulos annos huius sancti templi tui consecrationis reparas diem, et sacris semper (1) In margine'. Tuorum corda fidelium, Deus miserator illustra; et beate Helisabeth precibus gloriosis fac nos prospera mundi despicere, et celesti semper consolatione gaudere. Per. 396 misteriis representas incolumes; exaudi preces populi tui et presta, ut quisquis hoc templum beneficia petiturus ingreditur, cuncta se impetrasse letetur. Per. Alia oratio. — Deus, qui sacrandorum tibi auctor es munerum. effunde super hanc orationis domum benedictionem tuam, ut ab omnibus invocantibus nomen tuum defensionis tue auxilium sentiatur. Per. (164). In vigilia unius apostoli. — Concede quesumus, omnipotens Deus, venturam beati, illius, apostoli tui solennitatem congiuo pre venire honore, et venientem digna celebrare devotione. Per. In festivitate unius apostoli. — Quesumus, omnipotens Deus, ut beatus, ille, apostolus tuus pro nobis imploret auxilium, ut a nostris reatibus absoluti, a cunctis etiam periculis exuamur. Per. In Nat. plurimorum apostolorum. — Deus, qui nos annua apostolorum tuorum, illorum, solennitate letiflcas: presta, quesumus, ut quorum gaudemus meritis, instruamur exemplis. Per. In Nat. unius martyris (1). — Presta, quesumus, omnipotens Deus, ut qui beati, illius, martyris tui natalitia colimus, intercessione eius in tui nominis amore roboremur. Per. In Nat. plurimorum Martyrum. — Deus, qui nos concedis sane torum (2) (I54v) martyrum tuorum, illorum, natalitia colere, da nobis in eterna beatitudine de eorum societate gaudere. Per. Alia oratio. — Omnipotens sempiterne Deus, qui in sanctorum martyrum tuorum cordibus flammam tue dilectionis accendisti. da mentibus nostris eamdem fidei caritatisque virtutem, ut quorum gau demus triumphis, proficiamus exemplis. Per. In Nat. sanctorum Confessorum. — Da quesumus, omnipotens Deus, ut beati, illius, confessoris tui atque pontificis veneranda solennitas, et devotionem nobis augeat et salutem. Per. (1) In margine : Infirmitatem nostram respice, omnipotens Deus, et quia pon us proprie actionis gravat,... martyris tui atque pontificis intercessio gloriosa nos protegat, er. (2) In margine : Beatorum martyrum pariterque pontificum, illorum, nos, quesumus Domine, festa tueantur, et eorum commendet oratio veneranda. Per. 397 Alia oratio. — Exaudi, Domine, preces nostras, quas in sancti confessoris tui atque pontificis solennitate deferimus: ut qui tibi digne meruit famulari, eius intercedentibus meritis ab omnibus absolve peccatis. Per. Si non fuerit Episcopus. — Adesto, Domine, precibus nostris, quas in sancti confessoris (155) tui, illius, commemoratione deferimus; ut qui nostre iustitie fidutiam non habemus, eius qui tibi placuit precibus et meritis adiuvemur. Per. (1). In Nat. unius Virginis. — Da quesumus, omnipotens Deus, ut qui beate, illius, virginis tue natalitia colimus, et annua solennitate letemur, et tante fidei proficiamus exemplo. Per. Item de Virgine. — Deus, qui nos beate, illius, virginis tue annua solennitate letificas; concede propitius ut eius adiuvemur meritis, cuius castitatis irradiamur exemplis. Per. In Nat. Virginum Martyrum. — Sanctarum martyrum et virginum tuarum, illarum, Domine, quesumus, supplicationibus tribue nos foveri, ut quarum venerabilem solennitatem prevenimus obsequiis, earum intercessionibus commendemus (sic) et meritis. Per. Oratio de Cruce. — Adesto nobis, Domine Deus, ut quos (I55v) sancte crucis letari facis honore, eius quoque perpetuis defende subsidiis. Per. De sancto Johanne Baptista. — Omnipotens sempiterne Deus, da cordibus nostris illam tuarum rectitudinem semitarum, quam beatus Johannes Baptista in deserto vox clamantis edocuit. Per. In octava Apostolorum. — Deus, cuius dextera beatum Petrum ambulantem in fluctibus ne mergeretur erexit, et coapostolum eius Paulum tercio naufragantem de profundo pelagi liberavit: exaudi nos propitius et concede ut amborum meritis eternitatis gloriam consequamur. Qui. (i) In margine, scrittura corsiva: De unius abbatis orationem invenies in sancto Benedicto in... 398 De saneto Laurentio. — Da nobis, quesumus Domine, vitiorum nostrorum flammas estinguere, qui beato Laurentio tribuisti tormentorum suorum incendia superare. Per. De sanetis confessoribus Syli, Romuli et Nicolai. — Propitiare, quesumus Domine (156) nobis famulis tuis, per sanctoz-um confessorum tuorum Syli, Romuli atque Nicolai, et aliorum sanctorum quorum reliquie in presenti requiescunt ecclesia merita gloriosa: ut eorum pia intercessione ab omnibus semper muniamur adversis. Per. De pace. — Deus, a quo sancta desideria, recta consilia et iusta sunt opera; da servis tuis illam, quam mundus dare non potest pacem: ut et corda nostra mandatis tuis dedita, et hostium sublata formidine, tempora sint tua protectione tranquilla. Per. De sancta Maria. — Beate et gloriose semper Virginis Marie, quesumus Domine, intercessio gloriosa nos protegat, et ad vitam perducat eternam. Per. Ad Primam in ferlalibus diebus. — Domine Deus, pater omnipotens, qui ad principium huius diei nos pervenire fecisti, tua nos hodie salva virtute (I56T), ut in hac die ad nullum declinemus peccatum, sed semper ad tuam iustitiam faciendam nostra procedant eloquia, derigantur cogitationes et opera. Per. In festivis. — In hac hora huius diei tua nos reparet misericordia, ut per totum diem exultantes in tuis laudibus iugiter delectemur. Per. Ad Complectorlum. — Erige nos, Domine, qui semper erigis peccatores, et da nobis noctem quietam et flnem perfectum, ut si corpore dormierimus, cor nostrum ad te semper vigilet, Deus. Per. Oratio pro Pontifice defuncto. — Deus, qui inter apostolicos sacerdotes famulum tuum pontificali fecisti dignitate vigere : presta, quesumus, ut qui (illegibile) eorum consorcio letetur in celis. Sanete Marie Oratio. — Concede, quesumus, omnipotens Deus, ut intercessio nos Dei Genitricis (157) Marie, sanctorumque omnium et celestium virtutum, chororum, patriarcharum, prophetarum, apostolo- 399 rum, martyrum, confessorum, atque virginum, et omnium electorum tuorum ubique letificet, ut dum eorum merita recolimus, patrocinia senciamus. Per. De Eucharistia, sive de Corpore Domini nostri Ihesu Xrispti. — Deus, qui nobis sub sacramento mirabili passionis tue memoriam reliquisti : tribue quesumus, ita nos Corporis et Sanguinis tui sacra misteria venerari, ut tue redemptionis fructum in nobis iugiter senciamus. Qui vivis. Oratio. — Deus indulgentiarum Domine, da famulis et famulabus tuis, quorum anniversarium depositionis diem commemoramus, refrigerii sedem, quietis beatitudinem, luminis claritatem. Per. Oratio. — Quesumus Domine, ut famulo tuo, cuius obitus diem com(l57v)memoramus, sanctorum atque electorum tuorum largiri digneris consorcium, et rorem misericordie tue ei perhennem infunde. Per. D'altra mano: Oratio beati Secundi. — Deus, qui beato Secundo coronam martyrii contulisti: concede quesumus, ut eius suffragantibus meritis et ab hostium liberemur insidiis, et ad eterne beatitu-dinis gloriam perducamur. Per. (158). Benedictio salis. — Exorcizo te, creatura salis, per Desjuim vivum, per De)$(um verum, per Deijfum sanctum, per Deum qui te per Elyseum prophetam in aquam mitti iussit ut sanaretur sterilitas aque, ut efficiaris sal exorcizatum in salutem credentium, ut sis omnibus te sumentibus sanitas anime et corporis ; et effugiat atque discedat ab eo loco quo aspersus (sic) fueris, omnis fantasia et nequitia vel versucia dyabolice fraudis, omnisque spiritus immundus adiuratus, per eum qui venturus est iudicare vivos et mortuos et seculum per ignem. 1$ Amen. Oratio. — Inmensam clementiam tuam, omnipotens eterne Deus, humiliter imploramus, ut hanc creaturam salis, quam in usum generis humani tribuisti, bene££di(l58v)cere, et sanctificare tua pietate digneris, ut sit omnibus sumentibus salus mentis et corporis, et quidquid ex eo tactum vel respersum fuerit, careat omni immunditia, 400 omnique impugnatione spiritalis nequitie, per virtutem Domini nostri Ihesu Xrispti, qui venturus est iudicare vivos et mortuos. Super aquam exorcismus. — Exorcizo te, creatura aque, in nomine Dei Pa^t.ris omnipotentis, et in nomine Ihei$ > 16. S. Marcello Papa..............» 105 16 bis. S. Onorato..............> » 17. S. Savino .............» » 17 bis. S. Antonio Ab..............» 106 18. S. Prisca V. M................» 108 19. SS. Mario e Marta Mart............» > 19 bis. S. Giovanni Bono............» » 20. SS. Fabiano e Sebastiano..........» 111 21. SS. Fruttuoso e C. Mart............» 115 21 bis. S. Agnese V. M..............» 118 22. S. Vincenzo Mart..............» 119 22 bis. S. Gaudenzio .............> 120 23. S. Emerenziana V. M............> » 24. SS. Babila e Comp. Mart..........» 25. Conversione di S. Paolo..........» » 25 bis. S. Proietto Mart..............» 121 27. S. Gio. Grisostomo............> » 29. S. Severo................, » Capo X. — Feste del mese di Febbraio : 1. S. Brigida V........pag. 122 3. S. Biagio Vesc. e Mart............» » 5. S. Agata V. M................» 124 8. S. Evenzio................, 125 10. S. Scolastica V................» > 12. S. Eulalia V. M........ 14. S. Valentino Mart.............., 126 15. SS. Faustino e Giovita Mart..........> » 16. S. Giuliana V. M..............» » 22. Cattedra di S. Pietro............> , 24. S. Mattia Ap................, 127 Capo IX. — Feste del mese di Marzo : 12. S. Gregorio........Pag. YZl 19. S. Giuseppe................, 128 21. S. Benedetto................» 134 4M Capo XI. — Feste del mese di Aprile: 14. SS. Tiburzio e Valentino Mart. . . - Pag. 137 23-24. S. Giorgio Mart......· * * 25. S. Marco Ev........ · * ^1 28. S. Vitale Mart................» 142 29. S. Torpete Mart................* * 29 bis. S. Pietro Mart..............» 145 Capo XII. — Feste del mese di Maggio: 1. SS. Filippo e Giacomo Apost..... Pag. 147 2. S. Valentino Vesc. di Genova » 149 3. Feste della S. Croce : Invenzione, Esaltazione » 150 3 bis. SS. Alessandro, Evenzio e Teodolo > 157 6. S. Giovanni ante portam lalinam . » 10. SS. Giordano ed Epimaco Mart. . » » 10 bis. S. Cataldo....... » » 12. SS. Nereo, Achileo e Pancrazio Mart. . » 158 19. S. Pudenziana V. M....... » 159 20. S. Pietro Celestino Papa..... > > 23. S. Desiderio Vesc. e Mart..... » » 25. S. Urbano Papa Mart..... » 162 31. » » --- Feste del mese di Giugno: 1. S. Nicomede Mart....... Pag. 162 2. SS. Marcellino e Pietro Mart..... > 163 2 bis. S. Olcese Vesc....... » 164 » 167 5. S. Bonifacio Mart....... » 169 9. SS. Primo e Feliciano Mart..... » 11. S. Barnaba Apost....... » » 12. SS. Basilide, Cirino, Nabore e Nazario Mart. > 171 15. SS. Vito, Modesto e Crescenzia Mart. . » » 18. SS. Marco e Marcellino Mart..... 172 19. SS. Gervasio e Protasio Mart..... » » 24. S. Giovanni Battista...... » 173 26. SS. Giovanni e Paolo Mart..... » 178 28. S. Leone Papa..... » » 29. SS. Pietro e Paolo Apost...... » » 30. Commemorazione di S. Paolo .... » 180 415 Capo XIV. — Feste del mese di Luglio : 2. SS. Processo e Martiniano Mart. . . . Pag■ 181 5. S. Margherita V. M. . . . . . . » » 6. S. Siro Vesc. di Genova..........» 182 9. S. Felice Vesc. di Genova .... » 187 10. Sette Fratelli, tìgli di Santa Felicita . . » 188 12. SS. Nabore e Felice Mart..........» » 13. SS. Ermagora e Fortunato Mart. ... » > 16. SS. Quirico e Giulitta Mart..........» » 17. S. Alessio Conf...............» 189 21. SS. Vittore e Comp. Mart..........» 190 21 bis. S. Prassede V...............192 22. S. Maria Maddalena............» » 23. S. Apollinare Vesc. e Mart..........» 194 24. S Cristina V. M......· » 195 25. S. Giacomo Apost..............» » 25 bis. S. Cristoforo Mart............» 197 26. S. Anna..................» » 27. SS. Sette Dormienti Mart..........» 200 28. SS. Nazario e Celso Mart..........» 200 29. SS. Felice, Simplicio, Faustino e Beatrice . » 202 29 bis. S. Marta V................» > 29 ter. S. Serafia V. M..............» 204 30. SS. Abdon e Sennen Mart..........» » 31. S. Germano Vesc..............» 205 Capo XV. — Feste del mese di Agosto: 1. S. Pietro in Vincoli......Pag. 205 1 bis. SS. Macabei..............» 206 1 ter. S. Eusebio Vesc. di Vercelli ... » » 2. S. Stefano Papa Mart............» 208 3. Invenzione di S. Stefano..........» » 4. S. Giustino Mart..............> » 5. S. Domenico Conf.............» » 5 bis. S. Cassiano..............» 210 6. SS. Sisto Papa, Felicissimo e Agapito Mart. » » 7. S. Donato Mart................» 211 9. S. Romano Mart................» 212 10. S. Lorenzo Mart................» 213 11. S. Tiburzio Mart..............» 215 13. SS. Ippolito e Cassiano Mart..........» » 4i6 14. S. Eusebio Conf........Pag. 215 16. S. Rocco.........» » 18. S. Agapito Mart................» 217 19. S. Magno Mart.........» » 20. S. Bernardo...........> » 22. SS. Timoteo e Sinforiano Mart. ... » 220 24. S. Bartolomeo Apost..............» » 25. S. Genesio Mart................* 222 25 bis. S. Lodovico........» 223 26. S. Alessandro Mart..............» 224 27. S. Rufo Mart................» * 28. S. Agostino................» » 28 bis. S. Ermete Mart. ...........» 225 29. Decollazione di S. Gio. Battista ... » » 29 bis. S. Sabina................» » 30. SS. Felice e Adauto Mart..........» 226 31. S. Paolino Vesc................» * Capo XVI. — Feste del mese di Settembre: 1. S. Prisco Mart........Pag. 227 7. SS. Paragono, Parteo e Partenopeo Mart. . » » 8. S. Adriano Mart................» » 9. S. Gorgonio Mart..............» 228 11. SS. Proto e Giacinto Mart..........» » 13. S. Venerio Abate............» » 14. SS. Cornelio e Cipriano Mart. ... » 230 15. S. Nicomede Mart..............» 231 16. S. Eufemia V. e M..............» » 17. S. Matteo Ap. ...·... * > 22. SS. Maurizio e Comp. Mart..........» 232 23. S. Tecla V. M................» 233 26. S. Giustina V. M..............» 234 27. SS. Cosma e Damiano Mart..........» 235 29. S. Michele Arcangelo..........» 236 30. S. Gerolamo................» 239 Capo XVII. — Feste del mese di Ottobre: 1. S. Remigio Vesc........Pag. 240 2. S. Leggero Mart. ...... » » 4. S. Francesco................» » 6. S. Fede V. M................» 241 417 7. SS. Marco Papa e Conf., Marcello, Apuleio e Sergio Mart.......Pag. 243 8. S. Reparata V. M..............> 244 9. SS. Dionisio e Comp. Mart..........» » 10. Dedicazione della chiesa Metropolitana . » » 13. S. Romolo Vesc. di Genova .... » 246 14. S. Callisto Papa e Mart............» 247 15. SS. Felice e Fortunato Mart..........» » 16. S. Gallo Ab..................» 248 18. S. Luca Evangelista............» » 23. S. Severino Vesc............> 249 25. S. Miniato Mart................» » 25 bis. SS. Crispino e Crispiniano Mart. . » » 28. SS. Slmone e Giuda Apost. . » » 31. S. Quintino Mart..............» 250 Capo XVIII. — Feste del mese di Novembre : 1. Tutti i Santi........Pag. 251 1 bis. S. Cesario Mart..............» 252 2. Commemorazione dei Defunti.... » » 4. SS. Vitale ed Agricola Mart..........» 255 4 bis. SS. Mauro ed Eleuterio Mart. ... » » 6. S. Leonardo................» » 8. SS. Quattro Coronati Mart..........» 256 9. Dedicazione della Basilica del SS. Salvatore » » 9 bis. S. Teodoro Mart..............> 257 11. S. Martino Vesc................» 258 13. S. Brizio Vesc................» 259 13 bis. S. Antonino Mart............» » 19. S. Elisabetta d’Ungheria..........* 260 21. S. Rufo Mart................» 261 22. S. Cecilia V. M........ 23. S. Clemente Papa e Mart..........» » 23 bis. S. Colombano Ab............» * 23 ter. S. Felicita Mart........» 265 24. S. Grisogono Mart..............» » 25. S. Catterina V. M..............> » 26. S. Lino Papa e Mart..............» 267 27. S. Giacomo inciso Mart............» » 29. SS. Crisante, Mauro e Daria Mart. . » » 29 bis. S. Saturnino Mart............» » 30. S. Andrea Apost..............» » 4i8 Capo XIX. — Feste del mese di Dicembre: 1. S. Eligio.........Pag. 270 1 bis. S. Evasio . ..........» 271 4. S. Barbara V. M................» » 5. S. Saba Ab..................» 272 5 bis. S. Dalmazzo Vesc. e Mart. ... » » 6. S. Nicolò................» 273 7. S. Ambrogio................» 274 8. S. Zenone................» 275 9. S. Siro..................» » 13. S. Lucia V. M................» 276 21. S. Tomaso Apost..............» 277 26. S. Stefano................» 278 27. S. Giovanni Evang..............» » 28. SS. Innocenti................* » 29. S. Tomaso di Cantorbery ..... 31. S. Silvestro Papa..............* 279 Collettario metropolitano.......PaS- 281 . \ ? ,■ ' r ·'-»’■ ·· : ’■ i Λ i * Γ . ■- Λ.7 . AVVERTENZA 1 Documenti saranno stampati in fascicolo a parte, come appendice al presente volume. ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA APPENDICE AL VOLUME XLVIII GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Palazzo Rosso MCMXV1I1 ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA APPENDICE AL VOLUME X L V 111 GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Palazzo Rosso M C Μ X V I I I PROPRIETÀ LETTERARIA della Società Ligure di Storia Patria in Genova 2774 -18 — Genova - Società Tipo-Litografica Ligure E. Oliveri & C. L'ANNO ECCLESIASTICO E LE FESTE DEI SANTI IN GENOVA NEL LORO SVOLGIMENTO STORICO del Socio Sac. DOMENICO CAMBIASO DOCUMENTI N. I. Calendario della chiesa di S. M. delle Vigne (V.1). Propria Sanctorum Ecclesie S. Marie in Vineis. Januarius. 5. Nonis. Thelesfori PP. et M. 7. VII Idus. Luciani Presi), et M. 10. IV » Melciadis PP. et Coni'. Palili primi Mere mite. 17. XVI Kal. S. Antonii Conf. ‘29. IV » SS. MM. Papié et Mauri. Februarius Severi Ep. 9. V Idus. S. Apollonie V. et M. 10. IV » Sotlieris V. 12. II » Eulalie V. et M. 17. XIII Kal. Policromi Ep. et M. ' 19. XI » SS. Publii et. Iuliani MM. 23. VI » Policarpi Ep. et Conf. 26. IV » Alexandri Ep. et Conf. 27. Ili » Iuliani M. Martius. 4. IV Nonas. Lucii PP. et. M. 18. XV Kal. Civitate Brixia S. Caloceri Μ. 24, IX » Pigineni Presb. et M. 30,. 111 » Civitate Astensi S. Secundi M. 2. I\ Nonas. Depositio S. Marie Egyptiaee. 4. II » Ysidori Ep. et Conf. 7. \ II Idus. Rome Celestini PP. 11. III » Leonis PP. 12. II » Iulii PP. 18. XIV Kal. Kalooeri M. 20. XII » Rome Nat. S. Victoris PP. *21. XI » Rome S. Sol lieris PP. 22. X » Natale S. Gaii PP. 26. VI * Anaeleti PP. Maius. 5. III Nonas. Floriani M. Hic luit ascensio Domini. •s. 111 Idus. Victoris M. Apparitio S. Michaelis. 9. VII » Rome S. Hermen. Translatio S. Nicolai. 11. V » Maioli Abbatis et Conf. 13. III » Marie ad Martyres. 17. XVI Kal. Translatio S. Syri Ep. Papiensis. 20. XIII * SS. Eusradi el filiorum eius. *23. X » Desiderii Ep. et M. 30. III » Felicis PP. et M. Petronilla trasferì ia al giorno vegnente (1). limius. 1. Kal. Nicomedis Presb. ei M. -L Il Nonas. S. Quintini Ep. 7. VII Idus. Luciani M. et S. Fortunati. 8. VI » s. Medardi Ep. 15. XVII Kal. Dedicatio Ecclesia S. Marie. 20. XII » s. Florentiane V. 21. XI » s. Demetrio V. 2*2. X » Iacobi Alphei apostoli. Paulini Ep. Iulius. 3. V Nonas. Gregorii Ep. et M. L IV » Translatio S. Martini Ep. et S. Antonii M. (1) Questa e tutte le altre note in lingua italiana sono nel Ms. del Poch. 42} 11. V Idus. Translatio S. Benedicti. 15. » Eustachii Ep. et Conf. 25. Yl|| Kal. S. Xrisptofori M. 26. VII * S. Anne Matris S. Marie V. A tu/ustus. 4. II Nonas. S. Giustino in rosso (Idus manca S. Cassiano M. 16. XVII Kal. Anmlli Ep. el Conf. 19. XIV » Natale S. Julii M. 20. XIII » S. Bernardi Conf. 25. Vili » S. Lodoisii Conf. ei Regis (d’altra mano). September. 3. III Nonas. Ordinatio S. Gregorii PP. 4. II » Marcelli PP. et M. 7. VII Idus. Apud Nicomediam S. Ioannis M. 9. V » Sergii PP. 10. IV » B. Ylarii PP. 12. 11 » Rome B. Sergii PP. 16. XVI Kal. S. Lucie et Geminiani MM. 18. XIV » Vienne S. Ferreoli. '28. IV » Exsuperii Ep. et Conf. October. 2. VI Nonas. Eusebii PP. 4. IV » SS. MM. Marci et Marciniani fratrum. 8. VIII Idus. Reparate V. et Demetrii M. 12. IV » Eustachii Presb. 17. XVI lval. Evaristi PP. 20. XIII » Caprasii M. 21. XII » S. Hylarionis Monachi et Heremite. 25. VIII » SS. MM. Crispini et Crispiniani. 31. II » S. Nemesii Diaconi. November. 2. IV Nonas. Victorini Ep. et M. 7. VII Idus. S. Herculani Ep. et M. 8. ΛΊ » S. Benigni M. 11. III > S. Menne M. 15. XVII Kal. Felicis Ep. et Conf. *20. XII * S. Ponciani PP. et M. '27. V » S. Iacobi incisi M. December. L. Kal. Crisanti Mauri et Darie V. 5. Nonas. S. Sabbe Abbatis. 10. I\ Idus. S. Eulalie V. et .M. 11. III » Damasi PP. 1δ, XΛ 111 Kal. S. Massimi Conf. (Poch, Miscellanee, Ms. alla Hibl. Civica - Rerio, voi. 1, f· 71-71.' N. II. ///?. - Graduale della chiesa di S. Matteo in Genova. Incipit proprium Officiorum Sanctorum de Missali secundum Romanam Curiam et Monacos. In vigilia S. Andree Apostoli. In natale S. Eligii Ep. et Conf. S. Nicolai Ep. et Conf. S. Ambrosii. In Natale (abrasione) conceptionis B. Virginis. S. Zenonis Ep. et Conf. S. Syri Papien. Ep. et Conf. S. Lucie. S. Thome Apostoli, S. Pauli primi Heremite. S. Viarii Ep. et Coni. S. Felicis in Pincis. S. Mauri Abbatis. S. Marcelli Pp. et M. S. Honorati Ep. et Conf. S. Antonii Abbatis. S. Prisce V. et Μ. SS. MM. Fabiani et Sebastiani. SS. MM. Fructuosi, Augurii et Euligii. SS. MM. Vincentii et Anastasii. S. Agnetis secundo. 4- 5 S. Innat i i. Purificationis B. Marie. S. Blaxii Ep. et M. •S. Yventii Ep. et Coni". S. Appolonie. S. Scolastiee. S. Valentini Ep. et M. Cathedra S. Petri. S. Mathye. S. Romani Abbatis. S. Herculani Ep. et M. S. Gregorii Pp. et Conf. In Annuntiatione B. Μ. V. S. Ambroxii Ep. et Conf. (ii lotum oilicium ui in alio festo d<· mense decembris. SS. MM. Tyburtii Valeriani et Maximi. SS. MM. Eleutherii Ep. ei Ancie Matris eius. S. Georgii M. S. Marci Evangeliste. S, Vitalis M. S. Torpetis M. SS. Apostolorum Philippi et Iacobi. S. Valentini Ianuensis Ep. et Conf. Introitus Statuit ei Dominus. In Inventione S. Crucis. S. lohannis ante Portam Latinam. In Inventione S. Michaelis Archangeli sicut in alio lesio dedicationis eiusdem ecclesie. SS. MM. Gordiani et. Epymaehi. S. Mauli Abbatis. SS. MM. Nerei et. Aquilei atque Pancratii. S. Venantii M. In natale sancti Desiderii Ep. et M. natione Ianuensis. Introitus Sacerdotes Dei. S. 1 rbani Pp. et M. (in margine de S. Maximo ep. martyre, flat ut supra.... S. Urbano Pp.). S. Proculi episcopi et M. SS. MM. Mareellini et Petri atque Herasmi. SS. MM. Primi et Feliciani. S. Barnabe Apostoli. SS. MiM, Basilidis, Cyrini, Naboris atque Nazarii. SS. MM. Viti, Modesti atque Crescentie. Marci et Marceliani. j2b Gervasii et Prothasii. S. Patris nostris Romualdi Abbatis. S. Iui ia ni Conf. In Nat. S. lohannis Baptiste. SS. MM. lohannis et Pauli. SS. Petri et Pauli. Conversionis S. Pauli. SS. MM. Processi et Martiniani. S. Margarite V. et M. S. Syri lanuensis Episcopi et Conf. Introitus Statuit ei Dominus. In octavis apostolorum Petri et Pauli. S. Felicis lanuensis Episcopi et Conf. Introitus Sacerdotes Dei. SS. MM. 7 fratrum liliorum S. Felicitatis M. SS. MM. Naboris et Felicis. SS. Victoris et Sociorum MM. S. Appolinaris Ep. et M. S. Xrisptine V. et M. 'S. Iacobi Apostoli ipso die fit commemoratio de S. Xrisptotoio. Sancte Anne Matris Beatissime Virginis Marie. SS. MM. Nazarii et Celsi. Introitus Loquetur Dominus SS. MM. Felicis, Simplicii, Fausti et Beatricis atque Marthe. SS. MM. Abdon et Sennen. S. Germani Ep. In Vincula S. Petri ipso die (It commemoratio de S. Eusebio Episcopo et M. et de SS. MM. Machabeis et S. Stephani Pape et M. Iu inventione S. Stephani prothomartyris ipso die lit commemo ratio Sociorum suorum SS. Gamaliellis Nichodemi et. Abibon. S. Iustini presbyteri et Conf. et sociorum. SS. Marcialis, Procopii et Pantaleonis Conf. S. Dominici Conf. SS. MM. Syxti Pape, Felicissimi et Agapiti. SS. MM. Donati Ep. Hylarionis Monaci. SS. MM. Cyriaci. Largi et Smaragdi. S. Laurentii M. S. Tyburtii M. S. Clare V. SS. Ypoliti et sociorum. In vigilia Assumptionis B. Marie. V. In die eiusdem. In S. Agapito M. In S. Magno M. In S. Bernardo Abbate. 42? Iu Octava B. M, Virginis eunj commemoratione SS. MM. Timothei ei Simphoriani. S. Bartholomei Apostoli, In S. Genesio M. In S. Augustino Ep. e1 Coni'. In S. Pelagio M. In Decollatione S. Ioliannis Baptiste. SS. MM. Felicis et. Audacti. In S. Egydio Abbate. In nat. B. Marie V. In S. Gorgon io M. SS. MM. Prothi et Iacinti. * In S. Venerio Hereinita. In Exaltatione S. Crucis. In Octava B. Μ. V. In S. Nicomede M. In festo S. Mathei Apostoli. SS. MM. Mauritii et sociorum. S. Tede Virginis. SS. MM. Iustini et Cypriani. SS. MM. Cosme et Damiani. S. Michaelis Arcangeli. In S. Ieronimo presbytero. In S. Remigio Ep. In S. Francisco. In Sancto Ampelio hereinita et Conf. Introitus, lustus non conturbabitur, etc. SS. MM. Placidi et sociorum. S. Fidie (.sic) M. In S. Marco Pp. SS. MM. Dyonisii et sociorum. S. lohannis Abbatis Vallis Ambrose. S. Romuli Ianuensis Episcopi et Conf. Introitus Sacerdotes Dei, etc. S. Calixti Pp. et M. S. Galli Abbatis et. Conf. S. Luce evangeliste. Sanctissimi Patris nostris Hylarionis Abbatis et Conf. In festo Undecim Millium Virginum. SS. MM. Crispini et Crispiniani. SS. Syntonis et. lude. In S. Germano Capuano Episcopo et Conf. Omnium Sanctorum. 428 In generali commemoratione Defunctorum. In S. Leonardo here m ita et. Conf. (in margine In Translatione Mauri et. Eleutherii). SS. MM. IV Coronatorum. In festo Passionis Ymaginis Salvatoris ut. supra in festo Exaltationis Sancte Crucis cum commemoratione S. Theodori Ep. et. M. S. Martini Pp. et M. S. Britii Episcopi et Conf. In octava S. Martini. S. Pridiani Ep. et Conf. S. Mauri Monaci Martyris. S. Cecilie Λ", et. ^1. S. Clementis Pp. et M. et liat commemoratio de S. Columbano et. de S. Felicitate. S. Grisogomi M. S. Katherine V. et M. S. Maximi Ep. et. Conf. Incipit commune Sanctorum Ite... In fine·. Istud graduale est monasterii S. Mathei de janua ordinis S. Benedicti quod fieri fecit dominus Andreas de. S. Ambrosio Pi 101 dicti Monasterii adiuvantibus aliquibus de Auria pro lercia patte precii. Millesimo CCCCXII. ( Poch, Miscellanee, Voi. V, t. 511-512). N. III. Chiese genovesi antiche. L'elenco più antico e completo ch*j abbiamo delle chiese genovesi risale alTanno 1360, ed è quello del Registrimi talee omnium Ecclesia> unì Januensis Dioecesis, compilato in occasione della tassa imposta alle chiese della diocesi dal Card. Egidio Albornoz vescovo di Sabina, Legato Apostolico in Liguria. Esso conitene perciò i nomi di tutte le chiese, cappelle e monasteri, che costituivano allora la diocesi genovese, ed oggi oltre a questa costituiscono quella di Chiavari e parte di alti e diocesi limitrofe. Riporta per ogni chiesa non solo la somma pagata in quell'occasione, ma, ciò che è più importante, la quota di cui ciascuna chiesa era tassata in tutte le collette, (che allora erano assai frequenti); quota fissata da un tassario precedentemente stabilito (1J. E questo era certamente molto più antico del documento e da molto tempo (1) È quello che riportiamo, in colonna a sinistra. 429 in vigore, perché fu mutato nel 1387, e si sa che simili mutamenti non si facevano che raramente e dopo sensibili variazioni verificatesi nello stato finanziario delle chiese. Una prova di questa antichità del documento sta nel fatto che esso dà come recenti, Monasteria constructa de novo, mettendoli come aggiunti in fine, monasteri eretti nel secolo XIII; il che fa supporre che l’elenco qui riportato fosse già compilato in quell’epoca. Quindi dobbiamo ritenere che esso rappresenti lo stato delle chiese nei sec. XIII-X1V. E siccome la quota di cui esse erano tassate stava in proporzione della loro floridezza, perciò da questo documento possiamo farci un concetto dello stato delle singole chiese e luoghi pii in esso ricordati. Per molte di esse questo è il più antico documento che si conosca. Tali sono le chiese di S. Maria delle Grazie in Sampierdarena, S. Gio. Battista di Porcile, quelle di Carrodano, Scortabò, Comuneglia, Pratolongo, Bosio, S. Stefano, S. Cristoforo, S. Agnese presso Fra in tira, Longarola, Montaldo, le cappelle dei Grillo a Marassi, dei Pessagno a Sestri Ponente ed altre. Altri elenchi di chiese erano già stati pubblicati, ma essi o sono meno antichi di questo, o incompleti. I più importanti tra essi sono quello ilei 1311 pubblicato dal Remondini (1), e quello del 1387 pubblicato dal Belgrano (2); il quale ultimo contiene il nuovo tassario compilato in detto anno e sostituito all’antico contenuto nel nostro elenco del 1360. Per questa particolarità dei due tassarii, antico e nuovo, e riguardatili le stesse chiese, è interessante raffrontare tra loro ι due documenti per conoscere, dall’ aumento o diminuzione della quota assegnata, l’aumentata o diminuita floridezza delle chiese medesime. Dobbiamo però rilevare che in documenti pubblicati in passato, erano occorse non poche inesattezze nell’identificare le chiese che presentavano qualche difficoltà. Così la chiesa di D re veglio erasi presa per Acero, Montedonico per Moni egli irlo, S. Bernardo di Cassine per Comuneglia, S. Maria di Nascio per S. Michele di Masso, S. Martino di Zanega per Zerega, S. Leonardo ili Bisancio a Sestri Levante per S. Leonardo di Carignano, e questo per S. Leonardo di Prè. Cosi pure Montaldo fu confuso con Montanesi, Frassineto con Frassinello, il monastero di S. Eusebio di Gavi con S. Eustachio di Chiavari; ed altri errori che ora, col sussidio di nuovi studi e documenti, di cui varii sono forniti dal testo che pubblichiamo, sono eliminati. ri) Giornale Ligustico, anno 1879. (2) Atti Soc. Lig. di SI. Patria, voi. II. parte 1, fase, 2". 45° Per rendere più utile agli studiosi della storia genovese questa pubblicazione, abbiamo aggiunto ad ogni chiesa la data di fondazione, se conosciuta, e diversamente il documento più antico che si conosca (1): fatta eccezione per le pievi, perché risalendo esse generalmente a parecchi secoli prima del mille, e i documenti che noi abbiamo essendo di molto posteriori, sarebbe stato inutile riportarli. MCCCLX. Infrascripia esi collecta imposita per clerum Ianuen. de libris ni 111< ■ ianuinoruni pro curatione R. 1’· D.11* Egidii permissione divina episcopi sabinensis Apostolice sedis legati in partibus loinbardie prò legai ione sua tercii anni. Lib. Sol. Den. Palatium archiepiscopale. 1 4 10 » ò » » Capitulum S. Laurentii. 2 δ » Monasterium S. Syri (antico cattedrale). 4 » » » S. Stephani (sec. 1III).· 1 δ » Ecclesia S. Marie de Castello ( 1049). » 16 * ♦ S. Donati (sec. IX?). 3 » » » S. Marie in Vineis (sec. X). 2 δ » Monasterium S. Andree de Porta (1109). » 12 » Ecclesia S. Ambroxii (600). 10 » 4 » » S. Salvatoris de Sarzano (fond. 1141). » 4 » » S. Crucis (1191). » 6 » » S. Silvestri (1160). Grazie : » 8 » » S. Nazarii de Palazolo (ora N. 8. delle sec. IX). » 5 » » S. Marchi (fond. 1173). » 7 >> » S. Damiani (sec. X). » 4 » » S. Torpetis (1180). *> 6 » » S. Georgi i (964). » 8 » » S. Petri de Porta (972). » δ * » S. Pauli (fond. 1216). 20 » 6 6 S. Mathei (fond. 1125). ' » 12 » » S. Marie Magdalene (1158). » 5 » » S. Luce (fond. 1188). » 3 » y> S. Pancràcii (599?: 1019). * 6 » » S. Marcellini (977). » 4 6 \ » S. Sabine (591). 1) Per qiiealo ho seguito in gran parte l'opera dell’egregio amico A. Ferretto, su Le Piovi battesimali o In Chiese minori, pubblicata in ASLS., voi. XXXIX. 43 ϊ ECCLESIE QUE SUNT IN SUBURBIIS In parte orientalis sic i. .ib. Sol. Hen. » 2 » Ecclesia S. Vincenti! (set·. Λ7). 1> 1 » » S. Martini de via ($. M. della Pine: lOOii i. » 4 >► » S. lacolii di* Carignano (fond. II5J). » 2 6 » S. Nazarii de Albario (1) (987 ). » 1 » » S. Viti de Albario (/07.9). 30 » 2 6 » S. Marie de e CoIm> e S. Francesco, già di S. Michele, di cui si hanno memorie a principio ·Ι<Ί secolo XIV. 432 Lib. Sol. Den. 1 * Ecclesia de Cibo (Λ M. del Quartieretlo, poi sostituita roU' attuale parrocchia di S. M. delle Grazie: 1360). 1 IO « Monasterium S. Benigni (1121). 1 » > Ecclesia S. Theodori (900). » 11 * Ecclesia sive monasterium S. Marie de Priano ( Virgo Potens, Borzoli: fond. 1183). » 8 » * de Granarolio (S. Maria di Granarolo: H9~). 5 * de Cassanelis (S. Maria di Cassine Ile, Borzoli: 1267 ). •2 » » S. Ioannis de Borbonosso (Sampierdavena: 1198 )· 10 *« Monasterium de Belovidere (1285). » 10 » Hospitale de Riparolio (S. Biagio, Rioarolo: 1186). , 1 (ì Ecclesia de Grimaldis (8. Nicolò del Boschetto: fond. 1311). . 60 • 1 » Monasterium S. Margarite (le Granatilo (fond. 1300circa}. 1 » Ecclesia S. Antonini de Sancto Petro de Arena (chiesuo a in ria 8. Antonio: 1163). 1 6 Monasterium S. Nicolai de Yale Clara (5. Nicolosio presso la Zecca: fond. 1305). δ » Ecclesia S. Lazari (fond. 1153). 1 » » S. lacobi de Granarolio (fond. 1291). 1 » » S. Bartholomei de Costa (Promontorio : 1311). » » (ì » S. Petri de Arena. Plebes orientales cum suis cappellis. T T °6 Cappella de Grillis (Capp. di 8. Raffaele, a Marassi, ora delle Suore Brignoline: 1360). 8 » Plebes S. Martini de Hirchis (8. Martino d Albaro). ^ 2 fi Ecclesia s. Frinitosi (1186). 1 6 » s. Gelsi de Sturla (1184). De Nervio. Lih. Sol. Den. 3 r> Plebes ( N. Siro). » 4 » Ecclesia S. lohannis de Quarto (1184). 8 6 f. S. Marie de Quarto (1136). » 2 6 » S. Petri de Quinto (1182). » 1 10 » S. Marie de Boliascho (1182). - 3 > » s. Ylarii (1198). » l lì » s. Syri de Viganiclio (1258). Lib. Sol. Dcn » 3 » ; » 4 » » 1 fi » 2 » » 1 ti Lib. Sol. Den. » 7 3 » 2 » » 1 6 » 1 6 » 1 H Lib. Sol. Don. » 5 6 » 3 6 1 » » 4 » » Lib. Sol. Den. » 13 fi » 9 » » 5 3 » 4 » » 1 6 » 2 6 » 1 fi » 2 9 » 2 fi » 3 fi » 2 6 » 2 9 » 2 fi » 2 9 433 De Sauro (Nor/). {1195). 80 S. Petri de davano (Capretto: 1143). de Canne va (Catiepa: 1143). de Iiessenego (Iìmsonengo: 1143). De Reeho. S. il/, dei Suffragio). S. Marie de Mellio (Metili: 118-1 S. Martini de Polanexi {1195). S. Margarite de Testana {1210). S. Pel ri de A veglio (1210). De Camulio. 90 S. Nicolai de capile Montis (1154-59). riunì S. Frutuossi de capile monti* (9) De Rappallo. S. Michaelis {S. Michele di Pagana: 1133). S. Margarite de Pissino (S. Margherita Ligure: 1175). S. Iacobi de Castello (S. Giacomo di Corte: 974! 1211). S. Marie de Nozariclio (992). S. Martini de Portufino {1152). S. Syri (1200). 100 S. Laurentii {S. Lorenzo della Costa: 1191). S. Maximi {USO). S. Martini de Nuceto {sec. VI? 1190). S. Marie de Campo {1184). S. Petri de Noela (1200). S. Andree de Foza (Foggia: 1143). Lib. Sol. >n. » 1 6 Ecclesia de » 2 » » ile » 3 6 » S. ♦ 2 9 » S. » 2 » » s. Lib. Sol. Den. » 3 » Plebes ( s. » 1 6 Ecclesia s. » 3 » » s. * 1 10 » s. » 2 » » s. » 2 » » s. » 1 0 » s. » 2 » » s. Lib. Sol. Den. » 18 » Plebes ( 8. » 1 » Ecclesia s. » 1 6 » s. » 1 * s. » 1 8 » s. » 2 8 » s. * 2 » » s. » 1 » » s. » 1 6 » s. » 1 6 *> s. » 1 6 » s. » 1 8 » s » 1 6 » s 1 10 » s » 1 i » (1 no De Plecania ( Cicagna ). Ciio. Battista). Michaelis de Solio {973). Ambroxii de Oledo [Orerò'. 1238). Vincentii de Fontebono ( Favate, in Fontanabuona: 1190 circa). Andree de Verchi {Verzi: 1162). Margarite de Mochonexi (1190 circa). Martini de Selega ( Zerega : 1221). Nicolai de Corelia (1147). De Lavania. 120 ren i ue oiupcnu ' Marie de Temussio ( Temessi: 1231). lohannis de Porcili ( 1360). Stephani de Plecherio (Cici'iero: 1288). Laurentii de Levagio (1078). Marie de Supracrucem [8. M. del Prato sopra. Syrf dT Falchi ( Foce o Forca: 1241) curii ecclesia de Boscl.o ( Capp. di S. Pietro di Pontegiacomo: 1162). Margarite de Colorato {Corerallo: 1298) cui ecclesia de Figara ( 1298). lohannis de Sumovicho (Sommoncjo: ~ ). ' . . , λ,_____/ 107 9\ I3U iviiciiaciio «c / . Colorabani de Bonibelio ( Vignale. ~ ). Marie de Repia (1236) cum ecclesia S. Apollinaris {1310). , Zerli (1282). ; Beverio cum ecclesia. S. Michaelis et. S. Mane {S. Martino di Drevegno, fraz. di Camminala, 1248; e 8. Michele de Osti, 1241). 43 S » S. Antonini de Pontili (Potitori: 121 J). » S. Marie de \eo ( Nè: 1030). » S. Nicolai de Palio (Paggi: 1220). » 2 » » 1 10 » 1 8 » 4 6 » 1 6 » 2 10 » 5 6 » 3 » » 4 6 » 3 » » 1 10 » 1 6 » 2 » » 2 8 » 2 4 » 1 6 » 6 » 1 10 » » 4 » » 3 » » 6 » Lib. Sol. Den » 16 6 (1) Le chiese dal ranm. 140 al 167 inclusive sono ricavate da altra colletta imposta nel medesimo anno 1360, e contenuta nel registro stesso, ι pag. 33-35v perchè dalla prima fu asportato il foglio contenente quelle chiese. Il tassario è lo stesso per ambedue le collette. 456 170 Lib. Sol. Den. rtholomei de Ginestra (1224). Marie de Nasio (Nttscio: 1310). Statario (Statale: 1214). Laurentii de Arzeno ( 1254). Martini de Bargono (Bargone: 1211). lohannis de Candeascho (Casarza.: 1224). Michaelis de Candeascho (Casarza: 1224). Laurentii de Velazo (Verici: 1200). Col uni I >an i de Noano ( 1190). Xristophori cum ecclesia S. Martini de Monte-donicho (S. Cristoforo di Loto, 1223; e S. Martino di Montedonico, 1173). 2 1 ile Saterana (Salieram: 1148 circa). 2 10 » de Mezascho prò dinaridia ( Massascò : 1248). 2 6 E leelesia S. 2 * » S. 1 H » s. 2 6 » s. 2 6 » de 2 6 » S; 3 » » S. 3 » » s. 2 » » s. 4 9 » s. 1 6 » s. 1 10 » s. Lib. Sol. Den. » 8 * Plebes (S. Croce) De Monelia. 180 9 » Prioratus de Libiola (1037). 0 » Ecclesia S. Andriani de Trigaudio (Trigoso: fond. 1~<0). 10 De Framura. Lib. Sol. Den. 10 » Plebes (8. Martino) et cappella de Messeri® (. . Michele di Mezema: 1360). 1 6 Ecclesia de Castagnola et ecclesia S. Xristophori et S. Stephani et. ecclesia S. Agnetis (8. Lorenzo di Castagnola, 1226; 8. Cristoforo (?) ; S. Stefano di Ponte, 1360; 8. Agnese (?). 1 10 » de Pasano cura ecclesia S. Petri de Pasano (8. Maria di Passano o di Piazza, fond. 1003. e 8. Pietro di Passano, 1212). 1 3 » de Cera et ecclesia de Caro et ecclesia de Pava-reto (Carro 1314; Cerreta e Pavaretn S. Andrea, frazioni di Carro 1360). ^ g » eie Caruano suprana et. ecclesia de Caruano subtano et ecclesia de Materana (S. Barto- lo,neo 1298, e 8. Felicita 1249, di Carro-dano; 8. G. B. di Mattaruna, 1258). 437 De Portu Veneris .ib. Sol. Den. » 15 » Monasterium de Tyro (8. Mariti e S. Venerio di Tiro: 594). » •4 » Ecclesia S. Petri (1148). 190 » 7 » » S. Laurenti (1230). De Vaira ( Varese). -»b. Sol. Den. » 7 Ecclesia de Nayrono (Neirone: 1145). » •2 » » de Tribogna (1261). » 2 » » de Stuburlo (Sfugge, S. Martino, fraz. di Tri¬ bogna: 1146). » 1 » » de Avegno (Ave/io, fraz. di Tribogna: 131 i). De Bavaro (liavari). Lib. Sol. Den. » 1 » Plebes (S. Giorgio). » 2 Ecclesia s . Desiderii (1198). » 8 » » S. Petri de Fontanegio (1198). De Bargalio. Lib Sol. Den. » 3 » Plebes (S. Maria). 210 » 2 » Ecclesia de Taxo (Tasso, 8. Margherita : 1225). » 2 » » de Trasio (Traso: 1226). 2 6 » de Mola nego (1206). » 2 » » de ('lavagna (Davagna: 1198). » 2 6 » S. Stephani de Rozo (Rosso: 1198). » 3 >> » S. Andree de Carvari (1202). 43« De Montobio. Lib. Sol. Den. » 4 > Plebes ( S1. (rio. Baftisfa). » o • Ecclesia S. Laurentii de Pareto (1272). » 1 6 » S. Marie de Senaricha ( 1242). De Molazana (Strappa). Lib. Sol. Den. y* 8 6 Plebes ( S. Siro). 220 » 1 )> Ecclesia S. Marie de Molazana (1143). * 9 » » de LuiiO (S. Eusebio, succurs. di Montesignano 1143). » 1 ti » de Corsi (S. Gottardo, già S. Martino: 1143). » 2 » » S. Damiani de Strupa (985). *> 2 e » S. Martini de Strupa (1143). Plebes occidentales cum suis cappellis. Lib. Sol. Den. » 6 » Plebes S Martini de S. Petro de arena. » 2 » Ecclesia de Corneliano (1217). De Vulturo (Palmaro). Lib. Sol. Den. » 4 » Plebes ( 8. Maria). » 2 6 Ecclesia S. Nazarii de Multedo (1210). » 2 » » S. Martiani de Pelio (1210). 230 » 2 » » S. Ambrosii (1210). » tì v> » S. Nicolai ( 1205). » 2 » » S. Eugenii de Crevari (1210). » 4 6 » S. Nazarii de Arenzano {1198). » 4 9 > S. Martini de Pelio (1157). De Borzuli. Lib. Sol. Den. » ·> » Plebes (S. Sla fano). » 2 6 Ecclesia S. lohannis de Sexto (Ilo7). y> » 6 » S. Martini de Sexto (1192). » 8 6 » S. Ambrosii de Fegino (1130). » 18 » » de Coronato (1158). 240 » » 6 » de Pezagnis (1360). De Riparolio (Rivarolo). Lib Sol. Den. » 6 » Plebes (S. Maria). > 3 » Ecclesia de Murta (1143). 439 Lib. Sol. Den. » 3 (5 Ecclesia de Braxili (//-/3). » 4 » » S. Stephani de Fossis (1139). » δ » » Ecclesia S. Vincenti! ( Longarola, cappella: IMO). De Pasturana. Lib. Sol. Den. » 2 » 1 » Lib. Sol. Den. » 3 » » 1 10 * 2 » » 1 r> Lib. Sol. Den. * 15 » » 3 » » 3 » » 1 » » 3 » » 2 » » 1 6 » 1 » Lib. Sol. Den. » 4 6 » 2 6 » 1 6 » 2 » » 1 (5 Lib. Sol. Den. » 2 6 De Ceta (Borgo Fornari). de Roncho (1250). de Camροΐοημο (Isola del Cantone: 1216). De Moniardino. Ecclesia de Valenzano ( Vallenzona: 1253). » de Nuceto (1302). ^80 » de Vergagnis (1311). S. Clementis (S. Clemente di Gordena: 1188). » de Celenderio ( Cerendero: 1248). de Aricio ( Arezzo : 1311). * » do Monte Mallo (Montemagno, 8. Maria·. 1240). De Serra. de Yso (Pedemonte: 1251). de Vairario ( Voirè: 1191). de Magneri (8. Martino: 1191). de Monte anexi (1273). 290 De Mignanicho. 3 f» Ecclesia de Paverio (1203). 2 » » de Fumeri (1222). Lib. -Sol. Den. » 8 9 Ple l ies. » 2 » Ecclesi; » 1 0 » 3 6 » » 3 6 » » 4 G » » 2 6 » » 1 6 « » 3 » » E Lib. Sol. Den » 5 (5 Plebes. >> 1 6 Ecclesi » 2 6 » » 9 6 » » 2 6 v> » 1 » » 44 J De Sancto Cipriano. (le Cascut'erono (S. Michelr (ti Caschifieron*' o Favate'. 506). «le Cesino (1003). de Pontedecimo (Ilo'7). S. Bla.yii de Serra (1143). S. Quirici (11/3). 300 de Carmadino ( ('remeno: 12.14). de Marnalo 'Morigalìo, S. Margherita: I lui ). de Casanova (1212). de Pimi (1201). de Merendano (Manesseno: 1188). de Oledo (Orerò: 1143). Exempti. Lib. Sol. Den. 10 » Ecclesia humiliatorum de Aquazola ( 1234). 5 » » S. Coloni ha ni (sec. Λ'///). 10 6 Monasterium S. Spiritus (11.17). 310 10 « Ecclesia S. Marie Cruciieroru 111 (Diecimila Crocifìssi: 1191). 8 » Monasterium S. Agate (11.17). ’ 18 » » S. Marie de Rappallo (S. Maria di Valle Christi, monache cisterciensi: fond. 1204). » 10 » Ecclesia Pontis Lavanie (S. M. del Ponte, Lavagna: 1210). * 15 » * S. Salvatoris de Lavania (fond. 1250 circa). 2 6 Hospitale de Petra Colice (S. Nicolò: 881). J » » Ecclesia S. Marte ( SS. Annunziata del Vastato : fond. 1228). - 5 » Ecclesia sive monasterium S. lohannis cum ecclesia S. Fidis (S. Giovanni, di Prò, 1098, e 8. Fede. 1142). » -4 » Monasterium S. Benedicti de Faxolo (1100). * 10 » » de Cella (8. M. della Cella, Sampierdarena : 1211). 320 * 11 * * S. Sepulchri (S. M. del Sepolcro, Sampierdarena, mon. cisterciensi: 11.10). a * » » S. Andree de Sexto (1009). 442 Lib. Sol. Don. » 5 » Monasterium de Plato ( & Pietro di Prò,, monache ciste) -densi: 1171). 1 » » de Mesema ( & Pietro di Vesima, Orevari: fond. Ιΐδδ). » 6 » » de Carbonaria (S. Barnaba: fond. 1244). 3 » » de Perualo (S. il/, del Porale, Ronco Scrinia, cisterciensi: fond. 1208). » 5 Ecclesia S. Leonardi de Bissan tia (Besanzo presso Sestri Levante: 1190). » 8 » » S. Iacobi de Clavaro (Ru-pinaro: 1220). 1 15 » Monasterium S. Bartholomei de Posato (1064? 1153). » 10 » » S. Nicolai de Hircis (S. Chiara, presso S. Mart. d’Albaro, fond, 1296 circa). 330 » 12 6 » de Iubino (S. M. del Zerbino, Cisterciensi: 1136). Monasteria exempta constructa de novo. Lib‘ S8 D»'Monasterium Cartusiensis (sic) in Riparolio (S. Bartolomeo della Certosa, 1295). . » 5 » » S. Pètri de Costa de Coronalo (dei Cisterciensi: fond, 1297). » 1 6 Domus S. Andree de Vercelis sita sub sancto einai o quondam dicta domus pitavim (sconosciuta: era sotto a 8. Bernardino di Peralto). _ » 2 » Monasterium S. Bartholomey de Oli vela (fond, 1305. mo ^ nache cisterciensi). ·· . - » i » » de Petra Minuta (S. Maria e poi Sr. Marta di, Pietraminuta; suore: 1318). » i » » s. Helene de Albario (monache cisterciensi: fond. 1300). ., » 1 » » S. Marie de Carignano (S. Bernardino, gai di Consolazione: 1329). » 1 » Ecclesia S. Marie de Terra Alba alias de Ranutio in piebatu S Martini de Hircis (S. Maria del l iano, a Terralba, fondala nel 1315 da Ranuccio Gatto). » 15 » Monasterium S. Leonardi de Calignano (fond. 1317). 340 » ΐδ » » novum de Erchis (SS. Giacomo e Filippo. fond. 1264 ). » 15 » » S. Caterine de Luculo (fond. 1228). » 3 » » servorum S. Marie (fond. 1327). (1). (1Ί 1327,6 felibr.: Bartolomeo Arciv. rii Genova concede ai PP. Serviti facoltà di costruirsi una casa in Genova (Pergamene (MS. Stefano, Archiv. di Stato). Quindi era errore chi assegnò la fondazione al sec. XIII. 443 Lib. Sol. Den. 1 » Monasterium Herrainorum (S. Bartolomeo negli Armen i: fond. 1308). » 10 » Ecclesia S. Marie de Monte Cannelli (fond. 1262). » 10 » Monasterium S. Eustachii ordinis S. Clare ile CI avaro (fond. 1253). Summa summarum omnium particularium predietarum de collecta de libris mille sunt in summa libre 97£2,7.<>. (Ardi. Capit. S. Lorenzo, Registrimi Talee omnium ecclesiiwuiii Jahuensis Dioecesis A1CCCLX, f. 1-24'). N. IV. Distribuzioni corali nella Metropolitana. a) Anni 1278-1303 Nativitas (Domini) cum duobus diebus sequentibus, sol. XX et lib. VI candelarum. Circumcisio, sol. V. Epyphania, sol. V. Purificatio, sol. IL Sancti Blasii, sol. II. In carnisprivio, sol. XX. Annuntiatio dominica, sol. II. Dominica in palmis, sol. II. Die Jovis sancto, sol. I. Sabbato sancto, sol 1. In pascha resurrectionis cum duobus diebus sequentibus, sol. XX et lib. VI candelarum. In inventione sancte crucis, sol. V. In processionibus letaniarum sol. IH. In ascensione domini, excepto pipere sol. V et lib. 11 piperis. Dominica revelationis sancti Johannis baptiste, sol. V. In penthecostes, sol. X. In testo sancti iohannis, sol. XX. In lesto sancti petri, sol. I. In festo sancti siri Januen., sol. V. In festo sancti laurentii, sol. XX. In assumptione sancte marie, sol. V. In decollationes sancti iohannis, sol. V. 444 In nativitate sancte inarie, sol. II. In festo sancii Adriani, sol. 1. In exaltatione sancte φ. sol. II. In sancto michaele, sol. I. In dedicatione ecclesie, sol. A'. In festo omnium sanctorum, sol. V. In festo mortuorum, sol. V. In sancto martino, sol. I. In sancto nicliolao, sol. V. In testo sancti jacobi, lib. I. (Archiv. Capii., Statuta antiquissima, R. I., N. 1, f‘. XIV - XH. — È una raccolta di Statuii scritta a principio del sec. XIV. Porta sul frontispizio la data del 1 '8. ma in realtà contiene frammenti di statuti di varie date, dal 1201 al 1303). b) Anno 1316. Cartularium tempore Massarie dni Bartholomei de Reg’io. Expense mensium. Massarie et de 1316. Ianuarius. In primis dominis pro pietancia circumcisionis, lib. 1, sol. 10. Itera prò pietancia refectorii, sol. 5. » capellanis prò pietancia predicta, lib. 1. » dnis prò pietancia Epiphanie O.ni lib. 1, sol. 5. » capellanis prò dieta pietancia, lib. 1. » dnis prò pietancia refectorii, sol. 4, den. 2. » porterio prò pietancia Circumcisionis et Epiphanie, den. 10. Februarius. Itera dnis prò pietancia Purificationis, sol. 12. » capellanis prò dieta pietancia, soJ. 10. » dnis prò pietancia S. Blasii, sol. 12. » dnis prò pietancia carnisprivii, lib. 7. » capellanis prò pietancia predicta, lib. 2, sol. 5. » porterie et subporterio. sol. 2. Martius. Itera dnis prò pietancia Annunciatimi is B. Marie, sol. 14. » capellanis prò dieta pietancia, sol. 9. 445 Aprili's. Item (Inis pio pietà noia in Ha in is palinorum, sol. IO. » capellanis prò dieta pietancia, sol. 10. » dnis pro lupinis et composito, den. 10. » porterio prò pane, sol. 2, den. 6. » dnis prò pietancia Cene Domini, sol. 6. » porterio pro lignis mandati, den. 4. » pauperibus pro mandato, lib. 7, sol. 1, den. 4. » prò pietancia Resurrectionis Domini, lib. 11, sol. 18. » capellanis prò dieta pietancia, lih. 2, sol. lo. » porterio et subporterio prò dieta pietancia, sol. 3. » dnis pro oleo, sol. 2, den. 4. » prò pietancia sabati sancti, sol. 7. » in tortis et carnibus agninis pro festo Pasche, lib. δ, sol. 12. » dnis pro processione letaniarum S. Marci, sol. 18. » capellanis, sol. 9. Maij. Oie sabati dnis pro pietancia S. Stephani, lib. 1, sol. 10. Item dnis pro pietancia Inventionis S. Crucis, lib. 1, sol. 1δ. » capellanis pro dicta pietancia, sol. 19. » dnis in processionibus letaniarum. 1 i b. 2, sol. 14. » capellanis pro processionibus predictis, lib. 1. sol. 7. » dnis pro pietancia Ascensionis, lib. 4, sol. 4. » capellanis pro dicta pietancia, sol. 18. » dnis pro pietancia Revelationis B. Iohannis, lib. 1. sol. 12. » capellanis pro dicta pietancia, sol. 18. » Episcopo qui celebravit missam dicta die pro pietancia in vino, sol. 4. Item in Pentecostes dnis pro pietancia lib. 3. sol. 17. » capellanis pro dicta pietancia, lib. 1. » porterio et subporterio, sol. 1. » Episcopo qui celebravit missam in vino, sol. 3. Iunij. Item dnis pro pietancia S. Iohannis Baptiste. lib. 4. » dnis pro pietancia roteeiorij, sol. 8. » capellanis pro'dicta pietancia, lib. 1, sol. 10. » Episcopo qui celebravit pro pietancia in vino, sol. 2. » porterio pro dicta pietancia, den. 10. » dnis pro incensamine in vigilia Apostolorum Petri et Pauli, den. 5. 446 Item dnis pro pietancia S. Petri, sol. 7. » Episcopo qui celebravit pro pietancia in vino. sol. 2. Iulij. . Item dnis pro pietancia S. Sili. lib. 1, sol. 10. » capellanis pro dicta pietancia, lib. 1. » dnis pro incensa mine in vigilia B. Iacobi, den. 7. Augusti. Item dnis pro pietancia S. Laurentii et pro pietancia refectorii, cuilibet Ianuin. unum auri, lib. 8. sol. 16. Item capellanis pro dicta pietancia, lib. 2, sol. 10. » porterio pro dicta pietancia et subporierio, sol. 1, den. 9. » pro prandio capejlanorum facto in dicto teslo, sol. 12. » pro pietancia episcopi qui celebravit ipsa die, sol. 4. » dnis pro pietancia asumptionis B. Marie, lib. 2, den. 5. » capellanis pro dicta pietancia, lib. 1. September. Item dnis pro pietancia Nativitatis B. Marie et S. Adi iani, sol. 16. capellanis pro dicta pietancia, sol. 9. dnis pro pietancia Exaltationis S. Crucis, sol. 1 capellanis pro dicta pietancia, sol. 10. . » dnis et capellanis pro anniversario dm Syli primi Arcii- episcopi, ed dui Otonis Archidiaconi et dui Gualteiii Aieiiepisoopi, lib. 2, sol. 12, den. 1. Item ( clericis capelle, lib. 1 ). » pro pietancia S. Michaelis, sol. 5. Octuber. Item ilnis pro pietancia dedicationis ecclesie lib. 1, sol. 15. ^ capellanis pro eadem pietancia, lib. 1, sol. 1 . Episcopo qui celebravit dicto die, in vino, so . ·>. dnis et capella# pro ann.dni Octonis Archiepiscopi, sol. 10. November. Item dnis pro pietancia Omnium Sanctorum lib. 1, sol. 5, den. 5. » capellanis pro pietancia eiusdem festi, lib. I. » pauperibus in festo defunctorum in Jeguminiuus, et lignis et olei, sol. 5, den. 6. 447 Item dnis pro pietancia defunctorum, lib. 1, sol. 5, den. 5. » capellanis prò eadern pietancia, lib. 1. sol. 10. » dnis prò pietancia S. Martini, sol. 6 (?) den. 1. » dnis et capellanis et pauperibus pro ami. dui Bernardi Archiepiscopi, lib. 4. December. Item dnis prò pietancia S. Nicolai, lib. 1, sol. 15. » capellanis prò dieta pietancia, lib. 1. » dnis et capellanis prò anniversario dui Innocentii Pape (e cValivi) lib. 1, sol. 6, den. 3. Item anniversario dui lohannis Archiepiscopi sol. 10, den. 6. Item dnis prò pietancia Natalis l)ni, lib. 15, sol. 7. » capellanis prò pietancia eiusdem festi, lib. 2, sol. 10. » porterio et subporterio, sol. 2, den. 8. ( Archiv. Capit. Metrop., Mossarie, anno 13Ì6). c) Anno 1434. Januarius. Die prima Circumcisio Domini, in I vesp., sol. V. in matut., sol. V. in missa maiori, lib. I. in II vesp., sol. Y. Die VI Epifania Domini, in I vesp., sol. V. in matut., sol. V. in missa maiori, lib. I. in 11 vesp., sol. V. Die XYII Festum S. Antonii, in missa, sol. VI. Die XX » SS. Fabiani et Sebastiani, in missa, sol. VI. Die XXI » S. Agnetis, in missa, sol. VI. Die XXII » S. Vincentii, in missa, sol. VI. Die XXV » S. Paulli, in missa, sol. X. Februarius. Die II Festum Purificationis beate Marie, in I vesp., sol. V. in matut., sol. Y. in missa, sol. X. in li vesp., sol. V. Die III Festum S. Blaxii, in missa, sol. VI. Die V » S. Agate, in missa, sol. VI. 448 Die XXII Catedra Petri, in missa, sol. X. Die XXIII Festum S. Matei apostoli, in missa, sol. X. Marcius. Die XII Festum S. Gregorii, in missa, sol. X. Die XXI » S. Benedicti, in missa, sol. VI. Die XXII11 » Anuntiationis beate Virginis, in I vesp., sol. in matut., sol. V. in missa maiori, sol. X. in II vesp., sol. V. Die ea lovis sancti, in missa, sol. X. Die XXV Veneris sancti, in missa, sol. X. Die XXVI Sabati sancti, in missa, sol. X. Die XXVIII Festum Resurrectionis Domini, in I vesp. sol. X. in matut., sol. V. in missa maiori, lib. I. in II vesp., sol. X. lib. I. in II vesp., sol. X. Die XXX in missa lercia pasca, lib. I. in II vesp., sold. X. Die ΧΧΥΠΙΙ in missa pro pascha, Apr illis. Die XXIIII Festum S. Georgii, in missa, sol. X. Die XXV » S. Marci et letaniarum maiorum, Db. Madius. Die prima Festum Apostolorum Filippi et Iacobi, lib. 1. Die II » S. Valentini, sol. X. Die III Inventio S. Crucis, in missa, sol. X. Die VI Festum S. lohannis ante portam latinam, in missa, sol. X. Die Vili Apparitio S. Micaellis, in missa, sol. X-Die X. XI et XII Letame minores, lib. 1. In testo Asurnptionis (a. I. in II vesp., sol. X. Die sequenti, in missa, sol. XV. in II vesp., sol. V. Die alio, in missa, sol. XV. in II vesp., sol. Y. Iunius. Die XI Festum S. Barnabe apostoli, in missa, sol. X. » Corporis Xristi, in 1 vesp., sol. X. in matut., sol. X. in missa maiori, lib. I. in II vesp., sol. X. Die XXII » S. Iuliani, in missa, sol. VI. Die XXIIII Nativ. S. lohannis Baptiste, in I vesp., sol. X. in matul., sol. X. in missa maiori, lib. II. in II vesp., sol. X. Die XXVIIII Festum Apostolorum Petri et Paulli, in I vesp., sol. X, in matut., sol. X. in missa maiori, lib. I. Die XXX in II vesp., sol. X. Commemoratio S. Panili, in inissa, sol. X. Die V Festum s. lulius. Margarite, in missa, sol. VI. Die VI » s. Siri, in missa, sol. X. Die vini A s. Felicis episcopi Ianuens., in missa, sol. X. Die XXII » s. Marie Maddalene, in missa, sol. X. Die XXV » s. Iacobi, in missa. lib. I. Die XXVII » ss in vesperis, sol. X. . Nazarii et Celsi, in missa. sol. VI. Die XXVI » s. Anne, in missa, sol. VI. 3 45° Augustus. Die prima Die III Die V Die VI Die VII . Die X Die XV Die XX Die XXIIII Die XXVII1 Die XXVIIII S. Petri vinculla, in inissa, sol. X. Inventio corporis S. Stefani, in missa, sol. X. Festum S. Dominici, in missa, sol. X. » SS. Sisti, Felicissimi etc., in missa, sol. VI » S. Donati, in missa, sol. X. » S. Laurentii patroni nostri, in I vesp., lib. I. in matut., sol. X. in missa maiori, lib. II. in li vesp., sol. X. » Assumptionis beate Marie, in I vesp., sol. X-in matut., sol. X. in missa maiori, lib. I. in II vesp., sol. X. S. Bernardi, in missa, sol. VI. S. Bertojamei apostoli, in missa, lib. I. S. Augustini, in missa, sol. X. Decolationis beati lohannis Baptiste, in missa, lib. I. September. Die VIII Xativ. beate Marie Virginis, I vesp. sol. X. in matut., sol. V. in missa maiori, lib. I. in II vesp., sol. V. Festum S. Andriani, in missa, sol. VI. » Exaltationis S. Crucis, in missa, lib. I. » S. Matei apostoli, in missa, sol. X. » S. Tede, in missa, sol. VI. » SS. Cosme et Damiani, in missa, sol. I. S. Micaellis, in missa, lib. (sic) X. S. Ieronimi, in rnissa, lib. (sic) X. Die VIIII Die XÌIII Die XX » Die XXIII » Die XXVIII Die XXX (sic) » Die XXXI Octuber. Die IIII Festum S. Francisci, in missa, sol. X. Die X Dedicatio ecclesie S. Laurentii, in I vesp., sol. X. in missa maiori, lib. in II vesp., sol. X. 451 Die XIII Festùm S. Romulli. in missa, sol. X. Die XVIII » S. Luce evangeliste, in missa, sol. X. Die XXVIII » Apost .rum Simonis et Inde, in missa, sol. X. November. Festum omnium Sanctorum, in I vesp., sol. X. in missa, lib. I. in II vesp., sol. X. Commemoratio defunctorum, sol. X. Festum S. Leonardi, in missa, sol. VI. » S. Martini, in missa, sol. X. » S. Catarine, in missa, sol. X. » S. Andree, in missa, lib. I. December. Festum S. Nicolai, in missa, sol. VI. » S. Marie, in missa, lib. I. » S. Ainbroxii, in missa, sol. Yl. » S. Lucie, in missa, sol. VI. » S. Tome apostoli, in missa, sol. X. Nativitas Domini, in I vesp., sol. X. in matut., sol. X. in missa maiori, lib. IL in II vesp., sol. X. Festum S. Stefani, in missa, lib. I. in II vesp., sol. X. Die XXY1I » S. lohannis, in missa, lib. I. in II vesp., sol. X. Die XXVIII » SS. Innocentium, in missa, sol. X. » Die ultima » S. Silvestri, in missa, sol. X. Die prima Die II Die VI Die XI Die XXV Die ultima Die VI Die Vili Die VII Die XIII Die XXI Die XXV Die XXVI ( Arch. Cap. metrop.. Masserie, anno 1434). 452 N. V. 1386. - Inventario della chiesa metropolitana. In nomine Domini. Amen. Hoc est Inventarium rerum et bonorum Sacristie ecclesie Januen factum per presbyterum Petrum de Carrega Sacristam diete ecclesie confitente^ se res et bona huius-modi diete Sacristie invenisse et penes se habere in presentia mei notarii et testium infrascriptorum ac venerabilium virorum dominorum Benedicti Adurni prepositi et Dominici de Flisco Arcidiaconi dicte ecclesie Januen ad hec deputatorum per capitulum dicte ecclesie et que res et bona sunt hec. Rubrica de Crucibus. Primo crux una magna argentea cum manico argenteo que defertur ad funera. Item alia crux tota argentea que defertur ad funera quum capel- lani ad funera vadunt. Item alia crux argentea cum manico ligneo que defertur ad funera. Item alia crux argentea cum manico ligneo pro benedictione aque. Item alia crux argentea que vocatur bategeria cum cateneta argentea in (qua) est de ligno vere crucis. Item alia crux argentea deaurata que est in capsa argentea ad modum crucis et in qua capsa desuper est crucifixus deauratus que reponitur in altari sancte crucis in quadam capsa lignea ubi est de ligno vere crucis. Item alia crux vera cooperta argento et lapidibus cum digito beati Blasii sive partem ipsius digiti cum pede argenteo. Item alia crux magna argentea osmadata in medio et m quolibet brachio que ponitur super altari maiori in fesiis principalibus cum pede 6Γ60. Item alia crux vera de argento et lapidibus deaurata m parte superiori. Item alia crux lignea munita argento deaurata que est in quadam capsa lignea munita argento in cuius coopertura est crucifixus. Item alia crux vera argenti aurati cum perlis que ost m capsa corii. Item alia crux argentea cum crucifixo de ebore parva. Item alia crux argentea deaurata cum pede argenteo deaurato cum perlis et lapidibus et cum cruceta in qua est crucifixus infixus in medio. 453 Rubrica rerum argenti et. munitarum argento. Primo liber unus evangeliorum coopertus argento. Item liber unus epistolarum coopertus argento. Item vas unum argenteum ad aspergendum aqua benedicta cum aspersorio argenteo quod est in pondere librarum sex et unciarum tres. Item Turribulum unum argenteum ponderis librarum trium et dimidie. Item turri buia duo argentea ponderis librarum sex. Item baculi duo muniti argemo pro cantorio. Item candelabra duo argentea in quorum uno est certa pars ligm et est ponderis librarum unius et, unciarum trium (foglio 2) et aliud quod est absque ligno est ponderis librarum sex et unciarum quinque. Item bac 11 ia duo argentea cum osmaldo uno pro quolibet que sunt ponderis libre unius et, dimidie. Item ampolete quatuor argentee quarum due sunt deaurate que sunt ponderis librarum trium et unciarum quaiuor. Item capseta una argenti pro baptizando. · Item navicula una argentea cum cocleari argenteo pro incenso ponderis libre unius vel circa. Item baculus unus sive Scorzora cum modico argento pro cantoria. Item ampolete tres argentee in quibus conficitur erisma er oleum sanctum. Item tabernaculum unum argenteum cum quo defertur corpus Xrispti ad infirmos cum toaioria una sèrica rubea. Item vas unum argenteum in quo defertur oleum infirmorum. Item capseta una lignea cooperta argento de foris eum pedibus quatuor ubi tenetur corpus Xrispti. Item capseta una parva de ebore cum clavatura et clavi argenti 'ii qua sunt plures reliquie. Item tabernaculum de cristalo munitum argenteo in quo est de craticula beati Laurentii. Item tabernaculum unum de cristalo cum pede argenteo deaurato ad armas Regis A r agonum in quo est de spatulis sanctum Barila be et Ilarionis. Item manus sancti Patricii munita argento. Item pars capitis sancti Syri munita argento. Item capsa una ornata ebore ad armas illorum de Flisco in qua sunt, infrascripte reliquie. Primo vertex capitis sancti Andree Apostoli cum una lamina argen fi circu mei rea. Item os spatule Danielis propliete sine argento. 454 Item tabernaculum unum cristali cum digito beati Iacobi <4 Peiro-nile virginis cum pede corali. Item digitus beati Laurentii inunitus argento. Item de osse beati Pauli apostoli cum pede argenti. Item de lapidibus sepulcri D.ni N.ri Jesu Xrispti munitis argento. Item dens beati Xristotori munitus argento. Item reliquie beali Damiani cum cruce argenti. Item de vestimentis Virginis gloriose beate Marie in cristalo munito argento. Item de ossibus beati Laurentii rum capse!a munita argento et cum cruce argenti aureata. Item ile ossibus beati Urbani munitis argento. Item de capillis beate Marie Magdalene in cristalo munito argento. Item d»· ossibus beati Stephani martiris inunitis argento. Item de reliquiis apostolorum Pel ri et Pauli in uno cristalo. Item de ossibus beali Pantaleonis munitis argento. Item de oleo sancte Caterine in vase argenteo. Item mentum sancti Eusebii. (f. 3). Item de ossi bus beati Damiani in argento cum onice. Item de reliquiis I usi ini presbiteri de l'aptemontis munitis allento. Item de reliquiis beati Philippi apostoli posilis in vase par\o argenteo cum cruceta argentea. Item de reliquiis beato Blasii munitis de argento. Item de reliquiis beali Laurentii silicei anca sine aigfnio. Item unum os coste beati Stephani novi martiris munitum allento. Item de reliquiis beati lohannis Baptiste et de ligno sancte crucis in uno cristalo munito argento. Iteru os sancti Mercurii inunitum latono in uno coi io. Item de capillis Virginis gloriose beate Marie in uno cristalo munito argento. Itera ile reliquiis beati Antonii in uno vasculo rotundo argenti. Item de ossibus sancti Clementis munitis argento. Itera de osse sancti Eusebii sine argento. Itera tabernaculum unum de crislalo cum pede argenteo in quo sunt arma sive insignia ad modum crosore in quo cristalo est digitum beati Blasii et in summitate est quedam cruceta argentea. Itera de osse capitis sancti Simeonis. Itera caput beati Barnabe apostoli munitum argento cura perlis veracibus et lapidibus. Item tabula de argento pro altari sancti Laurentii. Item conia una de argento pro altari sancti Johannis Baptiste. 455 Item conia una cum figuris sanctorum Laurentii et Nicolai argentea e! est, appensa in sacristia. Item lampas una argentea. Item tabernaculum unum magnum de cristalo cum perle argenteo deaurato munitum argento de super et circumquaque cum lapidibus et périis in quo defertur processionaliter corpus D.ni N.ri .Iliesu Xrispti. Rubrica calicum argentorum et aureatorum quorum quilibet liabet sua in patenam. Primo calix unus argenteus magnus cum patena sua osrnadatus totus excepta cupa ponderis unciarum quadragintarum. Item calix alius argenteus deauratus cum patena ad arma de de per 1*011 is unciarum XXI - 3. Item alius calix argenteus deauratus cum patena ad arma de cigalis et cataneis cum pede de osmaldato ponderis unciarum XXIII. Item alius calix argenteus deauratus totus osmaldalus de excepta cupa cum figuris in pede unciarum vigiliti octo. (f. 4). Item alius calix argenteus cum quatuor osmaldos in -pede in quorum duobus est arma de Sarafinis et sic scriptum est sub pede et est unciarum XXIIII. Item alius calix cum quatuor osmaldis in pede in quorum uno et in patena esi crucifixus unciarum vigiliti unius. Item alius calix ad arma de cigalis et Imperialibus ponderis vero unciarum XVI. Item alius calix Imperatoris cum octo osmaldis ad arma Imperatoris unciarum XX. Item alius calix rotundus sine armis unciarum XX. Item calix unus ponderis unciarum XXIIL cum tribus osmadis in pede in quorum uno est crucifixus et patena est osmadata. Item alius calix unciarum decem ei cum dimidie sine osmadis. ( Item alius calix argenteus ad arma de tìisco et de marehonis cum sua patena presentatile capitulo die XX februarji MCCCLXXXXVI per presbiteri!m Thomam de Alba capellaiium dicte ecclesie qui est in pondere unciarum vigiliti duabus) (1). Item alius calix ad arma de Castellanis unciarum XVI. Ilem alius calix ad arma de Marocellis unciarum XVIII. Item alius calix ad arma de peregrinis in cuius patena est crux unciarum decem et septem. Item alius calix ad arma de flisco unciarum XVII. (4) 11 contentilo fra le parentesi è aggiunto in margine d'altra mano. 4 5 6 item alius calix cum quatuor osmaldis in pede in quorum uno est crucifixus unciarum XVIII. Item alius calix ad arma Comunis et de Hisco cum tribus • osmaldis in pede rotundo unciarum XIIII. Item alius calix cum mio osinaldo in pede cum figura sancti lohannis Evangeliste sine armis unciarum XV. Item alius calix rotundus cum crucifixo i;: pede et cum una manu in patena unciarum XII. Item alius calix sine armis et osmaldis rotundus unciarum quin-dicim et dimidie. Item alius calix cum quatuor osmaldis in pede figuratus unciarum XVII. Item alius calix cum quatuor osmaldis in pede ad arma illorum de cruce unciarum XVIII. Rubrica de foliis argenteis. Primo una folia de argento pro altari Sancti Laurentii cum Rotis quadraginta quatuor et totidem osmaldis et cum columpnis quadraginta sex et totidem osmaldis et Tribus laminibus una lata in medio ei aliis strictis in extremitatibus dicte folie que omnia sunt deaurata. Item alia folia de argento pro altari Sancti Nicolai cum Rotis quadraginta una et totidem osmaldis et columpnis quadraginta quatuor et cum ymagine Sancti Nicolai in medio argentea et cum osmaldis viginti super vigiliti columpnis et cum Tribus laminibus <Ί que omnia sunt aureata. Item alia folia de argento pro altari Virginis gloriose cum Rotis quadraginta sex et totidem osmaldis <*t columpnis quadraginta octo et totidem osmaldis super ipsis columpnis et Tribus laminibus. Item alia folia pro altari Sancti lohannis baptiste de argento aureato cum Rotis septem magnis et. totidem osmaldis (I. 5) figuratis et octo columpnis osmaldatis cum figuris et cum laminibus circumcirca in parte deauratis et intercisis, et in parte osmaldatis. Item alia folia pro altari Sancte Crucis de argento cum Rotis, viginti octo et totidem osmaldis et XXX columpnis cum totidem osmaldis et laminibus Tribus que omnia sunt deaureata. Item alia folia de argento pro altari Sancti Iacobi cum Rotis XXX et vigiliti novem osmaldis. et columpnis triginta duabus et laminibus tribus que omnia sunt aureata. Item alia folia de argento pro altari Sancti Andriani cum Rotis duodecim quorum sex sunt deaurate, et sex inaureate et columpnis 457 XIIII, et cum figura Sancti Andriani et duabus figaris Angelorum a lateribus, et laminibus duabus que omnia sunt deaurata. Item alia Colia pro altari Sancte Crucis cum Rotis duodecim et totidem osmaldis et columpnis undecim et duabus laminibus que omnia sunt aureata. Item alia lolia de argento pro altari Sancti Iohannis Evangeliste cum Rotis tresdecim ei totidem osmaldis ad arma illorum de'Nigro ei columpnis duodecim et duabus laminibus que omnia sunt deaurata. Heri» alia folia de argento pro altari Sancte Trinitatis cum Rotis novem et totidem osmaldis ad arma de flisco et octo columpnis et duabus laminibus que omnia sunt deaurata. Item alia folia de argento pro altari Sancti Laurentii cum osmaldis septem cum figuris Sanctorum, que tenetur cotidie ad ipsum altare. Item alia folia pro altari Sancti Iohannis baptiste cum osmaldo quinque figuratis magnis et, cum decem Rotis sine osmaldis. Lubrica de pa li is pro altari Sancti Laurentij. ht. primo pro altari Sancti Laurentij palium unum panni serici rubei laboratum crucibus aureis. Item aliud palium pro dicto altari panni serici rubei laboratum auro cum istoria beati Laurentii et Ipoliti et beati Sixii. Item aliud palium parvum dicti panni cum yruaginibus Domini Nostri et Angelorum de auro laboratis. Item aliud palium de naclio albo pro altari Sancti Laurentii. Item aliud palium album cum animalibus aureis cotextis cum eo pro dicto altari. Item aliud palium violetum cum capitibus pedibus et aliis labo-reriis aureis pro dicto altari. Item aliud palium de naclio viridi cum vignis aureis pro dicto altari cum iunctura aurea in capitibus. (f. 6). Item aliud palium panni rubei laboratum auro cum crucifixo et sex liguris et in extremitatibus de panno gettoni laborato cum galis aureis pro dicto altari. Item aliud palium de naclio albo pro dicto altari. Item aliud palium de nacho viridi cum crucifixo in medio pro altari. Item aliud palium rendati nigro cum cordelis rubeis sericis pro dicto altari. Item palla duo de nacho que ponuntur super dictum altare. Item palium aliud bisantati aniiqui pro dicto altari. Item aliud palium album pro quadragesima pro dicto altari. 4SS Item aliud palium de nacho quod ponitur stiper banca que semper stat super altari Sancti Laurentii. Item alititi palium nacho rubeo quod ponitur super dieta banclia. Item alimi palium sericum rubeum cum iuncturis nigris in capiti bus. Item aliud palitim sericum cum animalibus albis in eo contextis et aliis diversis coloribus. Rubrica de paliis prò altari Virginis gloriose. Primo palium unum de nacho rnbeo ad arma de cigalis. Item alind palium diversorum naeorum listatornni. Item alimi palium de duobus camocatis quorum unum est rubeum et alititi album ad arma de Bucanigris. Item palium unum violetum laboratum cum leonibus albis. Item alimi palium album prò quadragesima. Item alimi palium cendati nigri cum duobus leonibus alliis in medio et cum armis et duobus leonibus rubeis pro septuagesima. Rubrica de paliis prò altari Sancti Nicolai. Et primo palium unum de nacho alito ad arma de cigalis. Item alititi palium de nacho albo sinc armis. Item aliud palium antiquum album cum g;ilis rubeis < ontt xtts in < o. Item aliud palium rubeum de xamito. Item aliud palium album prò quadragesima. Idem alititi palium vetatum silicei veli iti \iolus » tio albis et duobus rubeis pro septuagesima. (1. 7). Rubrica .le paliis prò altari Sancii lohannis baptiste. Et primo palium unum de nacho listatimi in quo sunt arma ad formam castrorum alborum. Item aliud palium sericum listatimi cum stellis sine armis. Item aliud palium de nacho albo «ine armis. Item aliud palium aureum in campo viridi serico cum liisio aureo in quo sunt figure quinque sanctorum. Item aliud palium de nacho listato ad arma de Bucanigris. Item aliud palium de naco rubeo cum sex leonibus in campo rubeo. 459 Itero alitid palium sericum in campo croceo antiquum cum galis et Col i is viridibus. Item al imi palium album prò quadragesima. Item alimi palium de zeitoni cum galis aureis pro festis principalibus. Itero palium tinum de naclio violato cum armis de Spinulis pro adventu. Item palium unum de Tribus frisiis in quorum uno quod est superius sunt duodecim Apostoli in campo viridi, et illo quod est in medio sunt papagasij cum armis illorum de cruce et ultimum de nassicio est. Item aliud palium cendati nigri cum uno leone albo in extremitate una, et in alia cum una scorzola et in medio uno leone rubeo pro septuagesima. Rubrica paliorim pro altari Sancti Iacobi. Et primo palium unum de nacho laboratum ad rotas. Item aliud palium de nacho albo. Hem aliud palium antiquum rubeum ad arma de Grillis. Item aliud palium album pro quadragesima. Itero aliud palium vetati cendati rubei et nigri ad arma de Vivaldis. Item aliud palium camocati celestini cum Rotis in medio, et quatuor armis desuper quorum duo sunt duo leones in campo croceo, ei alia duo due Branche in campo albo. Ilero aliud palium cendati nigri cum Tribus leonibus rubeis in campo croceo pro septuagesima. Rubrica paliurum altaris Sancte Crucis. Et primo palium unum de nacho cum duobus frisiis voluti ad arma de Marocellis. Item palium unum de duobus condatis cum lriseto ad arma de lomelinis. Item palium unum de nacho rubeo cum uno frisio velini rubei cum ami is et leone albo in campo nigro. Item palia tria parva pro capsa Sancte Crucis. Item palium unum album pro quadragesima. Item palili na unum violentiti cum Rotis et Grifis sericis pro quadragesima, (f. 8). Item palium unum antiquum tale quale de nacho listatimi. Item aliud palium cendati nigri pro septuagesima cum duobus leonibus uno albo el alio rubeo et Scrozola alba. 4-6o Rubrica pai ioni ni altaris Sancii Ieronimi. Et primo unum palium croceum ad arnia de Salvaghis. Item aliud palium vetatum sine armis. Item aliud palium album prò quadragesima. Item palium unum nigrum pro septuagesima cum duobus leonibus rubeis et cum Scrozolijs duobus. Item aliud palium rubeum listatimi aureo cum irisio intrenetato in quo suni arma inter quam sunt due aquile nigre in campo aureo. Item aliud palium camocati celestini cum laboreriis albis cum irisio camocati viridis ad arma de disco. Item alium palium clameloli nigri antiqui cum frisio bisantati. Rubrica paliorum Sancti lohannis Evangeliste. Et primo palium unum vetatum de albo et rubeo cum crucibus tre ne albe in irisio. Item palium unum camocati diversorum colorum. Item palium unum nigrum cum uno leone albo, et alio rubeo et Scrozola pro septuagesima. Item palium aliud album prò quadragesima. Item aliud palium sericum listatimi auro et listis etiam rubeis in viridibus. Rubrica paliorum Trinitatis. Et primo palia duo de xamito rubeo fodrata tella alba. Item palium unum nigrum pro septuagesima cum leone rubeo in medio. Item palium aliud album prò quadragesima. Item aliud palium cum Irisio bisantati. Rubrica paliorum Sancii Andriani. Et primo palium unum xamiti rubei cum duabus gramoris a 11 reis. Item aliud palium de nacho viridi ad arnia de nigro et. alia arma. Item aliud palium de nacho nigro antiquum. Item aliud palium de nacho in campo celestino prò iìdastoria. Item aliud palium bisantati nigri pro adventu. Item aliud palium de nacho rubeo et viridi in cuius medio est Agnus Dei, et cum irisio albo ad arma de flisco. Item aliud palium nigrum cimi uno leoni albo, et alio rubeo et cum Scrozola pro septuagesima, (f. 9). Item aliud palium album prò quadragesima. 461 \ Rubrica paliorum Sancii lohannis Yeteri. El primo palium unum de nacho rubeo. llern Palium aliud de nacho albo ad arma rie Vegiis. Item aliud palium de panno zeitoni cum serpis et foliis ad arma oe Castellana. Uem aliud palium de nacho viridi et rubeo quod est ad altare ncti Ieronimi et Sancto Iolianni Yeteri. Rubrica paliorum . bris anni MDCLXVIII per Congregationem tunc e*lsten,n‘l". ’ Cardinalium sacris ritibus praepositorum pro fratribus <>n mif · rum eiusdem Beatae Mariae Virginis approbata lueiuiii ιπ. "ιηΠ ,· Hispaniarum Regnis feria sexta post Dominicam Passionis annis 11 _ ex induito Sedis Apostoliche die XXX Aprilis MDt LXX I emanato bretur, ipsi exponentes ad confovendam Christi fidtlium m dictae Reipublicae commorantium devotionem, · iusmoi 1 v eodem Dominio pariter celebrari posse plurimum desideian . * propterea humiliter supplicari fecerunt ut in praemissis ορροί providere et ut infra indulgere de benigniiate apostolica < ignaieiiii Nos igitur piis ipsorum exponentium votis hac in re quantum c Domino possumus favorabiliter annuere volentes, et eoi uni sin^u a personas a quibusvis excomunicationis suspensionis et inteuu 1, aliisque ecclesiasticis seiiteniiis censuris et poenis a juie 't a homine quavis occasione vel causa, latis si quibus innond.it.ie < xistunt ad effectum praesentium iluintaxat consequendum harum seiieabso ventes et absolutas fore censentes, huiusmodi supplicationibus inclinati ut memoratum festum septem dolorum Beatae Mariae \ irginis cum officio et Missa sicut praemittitur approbatis in universo Dominio 481 Reipublicae Ianuensis praedictae pariformiter celebrari libere et licite possit et valeat, auctoritate apostolica tenore praesentium concedimus et indulgemus. Decernimus easdem praesentes litteras semper firmas validas et efficaces esse et fore suosque plenarios et integros effectus sortiri et obtinere ac illis ad quos spectat et pro tempore spectabit plenissime suffragari, sieque in praemissis per quoscumque judices ordinarios et delegatos etiam causarum Palatii Apostolici Auditores iudicari et definiri debere ac irritum et inane si secus super his a quoquam quavis auctoritate scienter vel ignoranter contigerit attentari. Non obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis eaeterisque contrariis quibuscumque. Volumus autem ut earumdem praesentium litterarum transumptis seu exemplis etiam impressis mano alicuius Notarii publici subscriptis et sigillo personae in ecclesiastica dignitate constitutae munitis eadem prorsus fides tam in judicio quam extra illud habeatur quae haberetur ipsis presentibus si exibitae forent vel ostensae. Datum Romae apud S. Petrum sub annulo piscatoris die XX Februarii MDCLXXXI Pontificatus nostri anno quinto. ( Copia in Archiv. Arciv., Liturgia, busta I ). N. XV. 1694, 24 luglio. — Decreto della S. R. C. che concede di celebrare la festa dello Sposalizio di Maria SS. Ianuen. Ad humillimas Serenissimae Ianuen. Reipubl. preces Sacrorum Rituum Congregatio iuxta concessiones pro tota Germania, Hispania, Etruria et alibi editas, benigne concessit ut imposte-rum in Civitate et Dioecesi Ianuensi singulis annis a Clero saeculari et regulari utriusque sexus recitari possit die XXIII Ianuarii Officium Sponsalitii B. Μ. V. cum S. losepho, alias approbatum, sub ritu duplici minori, servatis in reliquis rubricis Breviarii Rom.. si Sanctissimo Domino Nostro visum fuerit. Die XVII I11Iii 1694. -Facta igitur deinde Sanctissimo Domino Nostro per me Secretarium relatione, Sanctitas Sua benigne annuit die XXIV eiusdem mensis et, anni 1694. — A. Card. Cybo. B. Inghirami S. R. Congr. Secret. (Arch. Arciv., Liturgia, Reg· B., foglio aggiunto). N. XVI. Antico ritmo di S. Giovanni Bono. Dell'antico ritmo pubblicato per intero dall' Oltrocchi, Ecclesiae Mediolanensis Historia Ligustica, 1795, li, p. 543-546, ex Cod. S. 89 stipe)-, dell Ambrosiana, (vedi anche Puricelli, Miscellanea, ms., p. 145 seg.), riporto alcuni brani che riguardano più direttamente Genova e 1 argomento da me trattato. Ioannes a parentibus Mediolanum ducitur Metropolis ecclesiae Qui clericus efficitur. ^ ila Cannili nascitur Ianuensis diocesis Valle Rechi nobilibus Ianuensis pontificis Sancti Syri reliquias Duxit ad Decium Et ecclesiam aedificavit Pii Ioannis studium Cui plebs sibi contulit Primatus beneficium Questo ritmo, che da altri fu creduto del sec. XI, il Savio lo vorrebbe attribuire al sec. XIII. (Gli Antichi Vescovi d’Italia; Milano, p. 2bl). Però da ciò che dice riguardo alla chiesa di Desio, distrutta dal barbarossa nel sec. XII. mi pare si debba assolutamente ritenere non posteriore a quest’epoca. N. XVII. 1879, 28 novembre. — Decreto della S. R. C. che estende a tutta l archidiocesi Γ Uffìzio e la Messa di S. Biagio con rito dopino minore. Ianuen. — Quo fidelium pietas et cultus in universa Arcbidioecesi Ianuensi augeatur erga S. Blasium Episcop. et Mart. cuius iestum, die 8 februarii occurrens, in Metropolitana Ecclesia ac nonnullis aliis sub ritu duplici minori iam celebratur, R.mus D.nus Salvator Magnasco Archiepiscopus Ianuensis a SS. D. N. Leone Papa XIII supplicibus votis expetivit ut arnodo in Calendario Dioecesano sub ritu duplici minori, et cum eodem Officio et Missa quibus in Metropolitana ipsa Ecclesia peragitur, idem festum inseri valeat. Sacra porro Kir. Congreg., utendo facultatibus sibi specialiter ab eodem SS. D.no N.ro tributis, benigne annuit iuxta preces: servatis rubricis. Contrariis non obstantibus quibuscumque. Die 28 novembr. 1879. — D. Card. Bartolinius S. R. C. Praefectus 1. f s. Placidus Ralli S. R. C. Secret. (Decreto autentico in Ar.chiv. Arciv., Liturgia busta I). Ut in chori pariete Scriptum dat inditium In suis facultatibus Haeredem hic instituit Ambrosii ecclesiam Quam gubernare studuit Ioannes qui per decennium Praesui Deo placuit Apostolorum omnium Siri Mariae variis Iohannes hunc magnificat Sacrosantis reliquiis Ut in chori pariente Scriptura dat inditium. 483 N. XVIII. 1879, 27 novembre. — Decreto c. s. che eleva a doppio di 2a classe la festa dei Santi Vescovi di Genova. lanuen. — SS. D. N. Leo Papa XIII clementer deferens supplicibus votis R.mi Salvatoris Magnasco Archiepiscopi lanuen. ab intrascripto S. R. C. Secretario relatis, indulgere dignatus est ut in univeisa Ianuensi Archidiocesi amodo festa quatuor Sanctorum Episcoporum lanuensium, nimirum Valentini, Felicis, Salomonis et Romuli recoli valeant sub ritu duplici secunda classis: dummodo rubricae serventur. Contrariis nonobstantibus quibuscumque die 27 novembris 1879. D. Card. Bartolinius S. R. C. Praefectus 1. f s. Placidus Ralli S. R. C. Secretarius. ( Decreto autentico in Archiv. Arciv., 1. c. . N. XIX. 1881, 31 gennaio. - Decreto c. s. che concede la messa 'propria per S. Siro e S. Romolo. lanuen. Rev.mus D.nus Salvator Magnasco Archiepiscopus lanuen. vota sui Metropolitani Capituli aliorumque de Clero depromens, a SS.mo D. N. Leone Papa XIII enixe efflagitavit, ut in usum Ci\ itatis et Archidioeceseos sibi commissae extendere disrnaretur Missam propriam quae in honorem S. Syri, et sancti Romuli Episcoporum lanuensium approbata fuit pro civitate vulgo Sanremo Dioece-seos \ entimiliensis, una cum facultate substituendi in festo S. Romuli Lectionibus tertii Nocturni huiusque adhibitis Lectiones Dominicae 2 post Pascha ex Evangelio « Ego sum Pastor bonus ». Sacra vero Rit. Congr., utendo facultatibus sibi specialiter ab eodem SS.mo D. N. Leone Papa XIII tributis, benigne annuit iuxta preces: attamen immutata Oratione S. Romuli prout sequitur, nempe : Omnipotens sempiterne Deus, qui nobis in Beato Romulo Confessore tuo atque Pontifice praesidium tribuisti, eius meritis et precibus concede, ut quem protectorem veneramur in terris, intercessorem perpetuo sentiamus in coelis. Per Dominum etc. Servatis rubricis. Contrariis non obstantibus quibuscumque. Die 31 ianuar. 1881. — D. Card. Bartolinius S. R. C. Praefectus 1. f s. Plac. Ralli S. R. C. Secret. ( Archiv. Arciv., Calendario 1882 ). 4*4 N. XX. Decollazione di S. Gio. Battista a) 1657, 7 agosto. — Decreto della S. R. C. che concede di celebrare la festa della Decollazione di S. Gio. Battista con ottava. Iànnuen. — Iteratis Reipubblicae Ianuensis precibus benigne inclinati Era.mi D. S. R. Congregationis praepositi ilie 4 augusti 1657 universo Clero totius Dominii eiusdem Reipublicae oratricis facultatem attribuit celebrandi festum Decollationis S. Io. Baptistae Christi Praecursoris, civitatis Ianuensis et dominii praefati Protectoris, cum octava ; et facta de praedictis SS.mo relatione, Sanctitas sua annuit die 7 eiusdem, eodemque anno 1657. — I. Episc·. Sabin. Card. Sacchetus. ., ( Arch. Arciv., Liturgia, busta 1 ). b) 1660, 19 settembre. — Decreto che approva le lezioni per l’ottava della Decollazione. Sacra Rituum Congregatio Lectiones praedictas per Octavam Decollationis S. Ioannis Baptistae Civitatis et Dominij Reipub. Ianuensis Protectoris recitandas, alias die ‘22 Novembris 1659 ad relationem Em.mi et Rev.mi I). Cardinalis Paulutij mature revisas ac approbatas: in eodem Dominio ab universo Clero, cui die 4. Augusti 1657 huius-modi Festum per Octavam cum Officio celebrari indultum tuerat, libere recitari posse concessit. Die 19 septembris 1660. — L Episc. Sabin. Card. Sacchetus. Locas f sigilli. — Franciscus Maria Phoebeus Sac. Rit. Congr. Secret. (Archiv. cit., I. c., in Officia Propria Genuen., 1661, p. 4). N. XXI. Traslazione delle Ceneri di S. Gio. Battista Ufficio e Messa propria a) Officium Translationis Sancti lohannis Baptistae, Dominica intra octavam Ascensionis celebrandum. Duplex secundae classis. Ad Vesperas. Antiph 1. Laetare felix hodie civitas, cum laetandi tibi coelitus offeratur occasio. Alleluia. ( Salmi come nell' uffìzio odierno ). 2. Myrensibus gemmis genuensium civitas iam facta ditior, sanctorum cinerum thesauros possidere laetatur. Alleluia. 3. Tam pretiosi thesauri adeptione genuensium civitas in multis miseriis ad Deum confugiens sublevatur. Alleluia. 4δ5 4. Beate Christi praecursor, nostras hodie preces in tui commemorationem fusas, ante Deum quaesumus praesentare digneris. Alleluia. 5. Fulgenti sj’dere fulgent iorum hodie Cinerum, commemorationem celebramus, quorum fulgore mentis nostrae tenebrae propelluntur. Alleluia. Capitulum. — Fratres, vos scitis, quod factum est verbum per universam Iudaeam ; incipiens enim a Galilea post baptismum quod praedicavit lohannes, Iesu 111 a Nazareth : quomodo unxit eum Deus Spiritu Sancto, et virtute; qui pertransiit benefaciendo, et sanando omnes oppressos a diabolo: quoniam Deus erat cum illo. Hymnus. Impius quondam Solymis tyrannus Te neci dirae dedit : at Sebaste Civitas artus recipit sepulchro, Sancte Joannes. Saevior longe furit Imperator Corpus in sacrum, tumulo reclusum Quod dari flammis jubet, et crematum Spargitur auris. Colligit sacros Cineres piorum Coetus, ac primum Solymam reportant ;-Postea Aegyptus tumulat; sed inde Myra receptat. Hic diu sancti latuere Vatis Ossa majori Cineres sub ara. Qua prius sanctum, Patarae civis, Corpus habebat. At Dei tandem bonitas latere Amplius nolens decus orbe tantum Impulit naves Ligurum sub alta Littora Myrae. His opes sacras aperit.: Johanni Reddit invento meritos honores, Et simul tanto Ligures beatos Munere reddit. . Gloriam Patris, G-enitique et almi Spiritus terris hilares canamus; Tu, Deus, mentem, pariterque nostros Dirige gressus. Arnen. 4S6 }’. Fuit homo missus a Deo. Alleluia. Ri. Cui nomen erat loannes, Alleluia. Ad Magnificat. Beate Iohannes Baptista, sicut lesu Christi adventum nobis in terris praenunciasti. ita preces nostras eidem in coelis praesentare non dedigneris. Alleluia. Oratio. — Deus, qui hodierna die Genuensium urbem beati lohannis Baptistae Translatione glorificas : concede propitius, ut cuius sacrosanctas Reliquias veneramur in terris, eius ineritis et intercessione aeterna premia consequi mereamur in coelis. Per Dominum. Ad Matutinum. Invitat. Regem Praecursoris Dominum, Venite adoremus. Alleluia. Hymnus. Jam Ligur solvit statione Myrae ; Vatis et Sancti spoliis receptis Dives, appulsus patrias ad oras, Munera pandit. Maxima sistunt Cineres in aede Aureis primum loculis : ibidem Regio mox est fabricata sumptu Marmore cella. Hunc locum sacris celebrant frequenter Milites Christi pietate multa : Vatis hic sanctos venerantur artus Civis, et hospes. Te canunt laeti Ligures, tuorum Mira gestorum resonant ubique: Laudibus gaudent merito Joannis Tollere nomen. Gloriam Patris, Genitique et almi Spiritus terris hilares canamus; Tu, Deus, mentem, pariterque nostros Dirige gressus. Amen. In l Nocturno. Antiph. - Perfidus lulianus Beati lohannis Baptistae corpus Sebaste sepultum, ab omnibus propter miracula honoratum, iinidiae, stimulis concitus, comburi, sacrosque Cineres ventis disiici, imperavit, Alleluia. (Salmi co,ne nell' u//i zio odierno, eccello quelli del III Notturno, che erano : Domine quis habitabit : Domine in virtute tua : Benedicam Dominum ). 487 f. Fuit homo missus a Deo, alleluia. r). Cui nomen erat lohannes, alleluia. r). Perfidus imperator Iulianus crudelis Herodis emulus, ob miracula, quae ad Beati Ioannis Baptistae tumulum quotidie edebantur, commotus, illius corpus comburi iussit. Alleluia; Et sacros Cineres in aerem ventis disijci imperavit. Alleluia. — f. Nam sicut adulter improbus sacrum caput amputari permisit, sic ille perfidus sanctissimum corpus cremari constituit. Et sacros Cineres. R) Dispersas reliquias, sacrosque cineres Viri sanctissimi colligentes at Philippum Cenobiarcam Hierosolymam detulerunt. Alleluia: Ut. ibi tutius asservarentur. Alleluia. — y Philippus autem veritus etiam illic Tyrannorum perfidiam, ad Athanasiurn Alexandriae Praesulem transportandos curavit. Ut ibi tutius. R) Ad urbem denique Myram translati Prophetae Cineres a Genuensibus Antiochia redeuntibus illo navigando appulsis reperti sunt. Alleluia. Dum Beati Nicolai corpus diligenter inquirerent Alleluia. V: Clamabant autem Monaci loci illius custodes, multis cum lachrymis attestantes cum iuramento, eos Sancti Iohannis reliquias reperijsse. Dum Beati. Gloria Patri. Dum. In II Nocturno. Ant. Beate lohannes, ad illius aures preces nostras transferre digneris in coelum, qui sacris undis fuit per te conspersus in terris. Alleluia. Inter natos mulierum non surrexit maior. Alleluia. R) Iohanne Baptista. Alleluia. Tanto munere exultans Genuensium classis, post gratias Deo actas, sanctissimos cineres in singulas Naves dispertitos, imposuerunt: Ut Genuam tutius asportarentur. Alleluia. V Exorta autem ingenti tempestate, cuiusdam monitu sacerdotis, in eumdem locum sacras reliquias coegerunt. Ut Genuam. R) Felici tandem aura ad optatam patriam appulsi Ligures, sacros cineres, tamquam spolia ex hoste recepta, in cathedrali templo aureis loculis inclusos, marmoreo tumulo condiderunt. Alleluia: Ubi multis saepissime editis miraculis, ingenti pietate incolae, et advenae sanctas reliquias colunt, ac venerantur. Alleluia, y Nunc demum marmorea 111 cella, inultis varijsque signis mirifice insignita, sacrosancta praecursoris ossa requiescunt. Ubi multis. if) Gloriosum hodiernum diem sacra Genuensium veneratur Ecclesia. Alleluia: In quo sanctissimi Praecursoris reliquiae diu varijs 488 absconditae locis, repertae sunt. Alleluia, f Laetare igitur felix civi- f.S’ ( ieni sanctissimum solemniter celebrare ne desinas. In quo. Gloria Patri. In qU0. In III Nocturno. Antiph. Beati Ioannis Baptistae sanctissimas hodie reliquias ΑΠβΤιι^1111 ' CU'US 'n uostris saepe adversitatibus adiuvamur. > Elisabet Z.ichariae magnum virum genuit. Alleluia. ; oamiem Baptistam Praecursorem Domini. Alleluia. ρ.«·, ? Collaudanda semper est Christi clementia, qui beati Ioannis A],“s SU' venei’andas reliquias nobis concedere dignatus est. „llla' ^ll° P1 °tegente ab imminentibus periculis civitas nostra v 1 'M'■ Praeconem tuum nobis patronum dedisti, Domine. Quo protegente. : , ^ Adoiaiuus_te Christe, qui nobis Beatum Ioannem Baptistam 1cun< ls periculis assistere voluisti. Alleluia: Ut eius sacrosanctae λmr,iiUa< PI0Pe nos solemniter asservatae, civitatem nostram ab us adversitatibus liberam conservarent. Alleluia, f Gratias «inr» t°lnU1S S25, 12 novembre. — Breve di Urbano Vili che ì'atifica la detta festa di precetto. Urbanus Papa Octavus. — Ad perpetuam rei memoriam. Apo-stolicum Orticium nullo licei meritorum suffragio nobis ex alto commissum postulat, ut in his, quae sanctorum Christi confessorum cultus, et veneratio in dies magis augeatur, eiusdem officii..... propensis studiis impendamus, piisque Christiftdelium in id tendentibus votis benignum praebeamus assensum, prout conspicimus in Domino salubriter expedire. Sane nomine dilectorum filiorum nobilium virorum Ducis et Reipublicae Ianuen. nobis nuper expositum fuit, quod cum ipsi in novissimis bellorum tumultibus Sancti Bernardi opem saepius imploraverint eumdemque in.Patronum et Protectorem solein-nibus votis elegerint, pro eo, (piem erga ipsum gerunt devotionis affectu, atque ut grati animi erga illum imposterum extet monumentum S. Bernardi festus dies de caetero tanquam de praecepto ut infra servetur, propterea sibi per nos desuper opportune provideri summopere desiderant. Nos piis eorumdem Ducis, et Reipublicae desideriis in praemissis annuere illosque specialibus favoribus et gratiis prosequi volentes, et eorum singulares personas a quibusvis excommunicationis, suspensionis, et interdicti, aliisque ecclesiasticis sententiis, censuris, et poenis a iure, vel ab homine, quavis occasione vel causa latis, siquibus quomodolibet innodati existuntad effectum praesentium dumtaxat consequendum harum serie absolventes, et absolutos fore censentes, supplicationibus illorum nomine nobis super hoc humiliter porrectis inclinati : de Venerabilium fratrum nostrorum S. R. E. Cardinalium sacris ritibus praepositorum consilio eiusdem Duci, et Reipublicae quod de caetero perpetuis futuris temporibus in universa eiusdem Reipublicae Ditione temporali, quam continentem appellant, necnon Regno Corsicae, aliisque subiectis Insulis ipsius Sancti Bernardi natalitius dies, tanquam festum de praecepto ab omnibus utriusq. sexus Christifidelibus Ditipnis, Regni, el Insularum huiusmodi servetur, ac servari omnino debeat apostolica ■ I 493 auctoritate tenore praesentium concedimus, et indulge nuis, ac decernimus et declaramus. Quocirca Venerabilibus fratribus Archiepiscopo et lipiscopis, caeterisq. locorum Ordinariis in Ditione, Regno, et Insulis praedictis constitutis per praesentes praecipimus, et mandamus, quatenus easdem praesentes in suis quisque ecclesiis, et Dioecesi publicari faciant et omnes, et quoscumque sibi subiectos ad praedicti testi celebrationem omnibus iuris remediis cogant atque compellant, super quo plenam et amplam illis per praesentes concedimus facultatem. Non obstantibus constitutionibus, et ordinationibus ap.licis ac quibusvis privilegiis induitis, et litteris apostolicis in contrarium praemissorum quomodolibet concessis, confirmatis, et innovatis, quibus omnibus et singulis eorum omnium tenores praesentibus pro plene et sufficienter expressis habentes illis alias in suo robore permansuris hac vice dumtaxat specialiter, et expresse derogamus, caeterisque contrariis quibuscumque. Volumus autem quod praesentium transumptis etiam impressis manu alicuius notarii publici subscriptis et sigillo personae in dignitate ecclesiastica munitis eadem prorsus fides adhibeatur, quae praesentibus adhiberetur si forent exhibitae vel ostensae. Datum Romae apud S. Mariam maiorem sub annulo piscatoris die XII Novembris MDCXXV. Pontificatus nostri anno tertio. Firmato: Y. Theatin. — Firmato: Iacobus Cuneus Not et Curiae Archiepiscopalis genuensis Cane. Transumptae et exemplatae fuere dictae litterae apostolicae S.mi D. N. Urbani Papae 8.i ex originali autentico in pergameno scripto per me notarium et cancel larium infrascriptum de mandato R.mi I). Vicarii arch ienisco palis Generalis de verbo ad verbum prout in eodem originali legitur et conti netur et pro fide me subscripsi. Datum Genuae in palatio arcliieni-scopali anno a nativitate domini MDCXXVI, die 18 maii ( Arch. Arciv., 1. c. ). d) 1626, 14 agosto. — Le! leva del Magnif. Gio. Luca Chiam vi a / sciatore della Repubblica di Genova presso il Pontefice zaUa da Roma a Giulio di. Agostino Pallavicino in Genova ver V Ottava di S. Bernardo. Vev Ill.mo Sig. mio Oss.mo. Alla ricevuta del comandamento di V. S. Ill.ma ho fatto Γ ufficio con Mons. Ill.mo nostro Arcivescovo ·ι cui è parso molto giusta la richiesta di celebrar l’ottava nella festa di S. Bernardo Protettore della nostra Repubblica; onde ne' viene 1 01 di ne a cotesto Mons. Vicario per la esecutione. Et a V S II] è dovuto 1 onore et il merito di si grato e pio pensiero fra tutti σΗ altri suoi proprj. Io me Le conosco obligato per l’impiego di sìbuon* opra etc. — Roma, 14 agosto 1626. {■Cod. Pallav. 922- 1043, pag. 145). 494 e) 1628. 6 maggio. — La Repubblica domanda ed ottiene dal/ Arcivescovo licenza di edificare la chiesa di 8. Bernardo. « 111.ino e R.mo Monsignore, Li Serenissimi Colleggi per essecu-cutione del voto, che fecero l’anno 1626 ai 27 di aprile, hanno risoluto far edificar a spese dell’ 111.ma Camera una Chiesa sotto il titolo di S. Bernardo, nella piazza de' Saivaghi, dov'era la casa «li Claudio Marini; e farla servire in divinis da’ sacerdoti secolari, o regolari amovibili, secondo che prò tempore sarà da essi Ser.mi Colleggi stimato più a proposito; li quali habiteranno nella stanze, 0 monasterio che si farà edificare da chi essi Serenissimi Colleggi deputeranno, de’ denari che si raccoglieranno da’ cittadini. Al presente inchineranno facilmente a metter li Padri dell’ ordine di S. Bernardo, li quali stiano nella detta chiesa, e monasterio precario, celebrandoli 1 divini Uffizii, a beneplacito però di essi Ser.mi Colleggi, senza che perciò detti R.di Padri, o loro successori acquistino nella detta chiesa o monastero alcuna ragione di dominio, o possesso o quasi, ma siino obbligati e cosi qualsivogli successori loro partirsi dalla detta chiesa o monastero, e rilasciarli liberamente ad essi Serenissimi (molleggi insieme con li supelletili, lauto sacri, come profani in qualsi\ogli modo destinati ad uso di essa chiesa, e monastero, tutte 1<‘ volte che cessasse il beneplacito di essi Ser.mi Colleggi, il quale s intenta cessare per la semplice dichiaratione, che di ciò in qualunque tempo fussi da loro Signorie Ser.me fatta, senza servar alcuno oidine ι ragione. Il che li detti Padri hanno accettato, e promesso tar approvare da’ loro superiori. Acciò dunque opera cosi pia possa metteisi ad effetto, i prefati Ser.mi Colleggi, pregano N. S. 111.ma a \ maii 1628. Firmato: D. Patr.ca Archieps. .Ianuen. . 1 (Arch. cit., 1. c.). f ) 1834, 6 settembre. — Decreto della 8. R. C. che approva le lezioni proprie per l’Oliava di 8. Bei-nardo. Quum Saecularis Clerus Ianuen. sub ritu duplicis primae Classis cum octava recitet O Itici um Sancti Bernardi Abbatis, et Ecclesiae 49 S Doctoris Praecipui Patroni, eodemque sub ritu pat'iter persolvat otii* cium Sanctae Catharinae Viduae Ianuen. modernus Reverendissimus Archiepiscopus ut morem gereret votis ipsius Cleri suae spirituali sollecitudini commissi S. R. Congregationem supplicavit humillime, (pio adprohare dignaretur propositas Lectiones secundi nocturni in die octava utriusque Festi recitandas ab iis omnibus, qui intra suae Dioecesis limites Induito gaudent eadem Festa cum octava quotannis instituendi. Kt Sacra eadem Congregano ad relationem intVascripti Secretarii, in Ordinariis Comitiis ad Quirinale hodierna diè habitis, re mature perpensa, deligenterque examinata, rescribendum censuit; Pro gratia, et. ad Kminentiss. Praetectum cum Promotore Fidei. Per Euiinentissimum itaque ac Reverendiss. 1). Cardinalem Ca* rolum Mariani Pedicini Episcopum Praenestinum S. R. C. Praefectum una cum R. P. D. Virgilio Pesce tei Ii Sanctae Fidei Promotore, revisis, correctis, et emendatis propositis Lectionibus sic ut, superiori in exemplari iacent. eas Sacra Congregatio adprobavit. ac in diebus Octavis Sancti Bernardi, et Sanctae Catliarinae legi, ac recitari posse benigne concessit. Contrariis non obstantibus quilmscumqiie. Die (i Septembris IH34. — C. M. Ep. Praen. Card. Pedicinius S. R. C. Praefectus. L. S. L (1. Fatati S. U. C. Secret. ( Arch. ei i., Calendario IS3B) g) 1S79,'At marzo. — Decreto c. s., che estende a tutta l'Avchidiocesi la festa di S. Bernardo con rito doppio di /tt CL con· Sa. Ianuen. — Sacra Rituum Congregatio benigne annuens precibus R.tni DI). Salvatoris Magnasco Archiep. Ianuen. indulsi! ut in universa Ianuen. Archidiocesi Festum S. Hernardì Ahi», ei Duci, itti Patroni Principalis lotius Ditionis Ianuensis celebretur sub ritu duplici primae classis cum octava. Pariter concessit, ut. de B. I aco ho a Va ragine Archiep. Ianuen. flat sub ritu duplici maiori tantum etiam in Metropolitana dummodo Rubricae serventur etc. — Romae die 81 martii 1h7ì>. D. Card. Barlolinius S. R. C. Praefectus. — L. f s. - Placidus Halii S. R. C. Secretar. (Arch. cit., Calendario d<>) 1880). N. XXV. I87'.i, Iti gennaio. Decreto che estende a tutta VarchidioC08i l'uffìzio e la messa di S. Fede. Ianuen. — R.lllUM I). Salvator Magnasco Archiep. Ianuen. votis deferens Capituli sui Metropolitani e! hodierni Parochi Ecclesiae a Sancta Fide Virgine et Martyre in Civitate lanuenei nuncupatae 496 a SS. D. N. Pio Papa IX supplicibus volis postulavit ut a<1 Olerum suum Saecularem et Regularem Dioicesano Calendario utentem extendere dignaretur sub ritu dupl. min. Officium cum Missa in honorem praefatae Sanctae Fidei pro Dioecesi Sancii Flori (S. Flour) a Sacr. Rit. Congr. approbatum, assignata eidem Festo die 6 octobr. qua predicta Sancta in Romano Martvrologio laudatur, et translato ad primam insequentem diem liberam iuxta Rubricas Officio eidem diei iam affixo. Sanctitas porro Sua referente subscript® S. R. C. Secretario precibus de speciali gratia clementer annuere dignata est: servatis rubricis. Contrariis non obstantibus quibuscumque. Die 16 ianuarii 1873. — C. Ep. Ostiens. et Velitern. Card. Patrizi S. R. C. Praef. I). Rartolini S. R. C. Secretarius ». (Copia in Arch. Arciv., Calendario dei 1874). N. XXVI. Dedicazione delle Chiese. a) 1876, 24 agosto. — Decreto che assegna alla 3a domenica di ottobre la Dedicazione di tutte le chiese dell'Archidiocesi. Rmus p Salvator Magnasco Archiepiscopus lanuen. votis Cleri sibi commissi satisfacturus ut in Calendario Dioecesano unitas habeatur, a SS. 1). N. Pio Papa IX humiliter postulavit ut amodo Anniversarium Dedicationis Ecclesiae Metropolitanae ac aliarum Ecclesiarum consecratarum Civitatis, et Archidioeceseos una eademque Dominica celebraretur scilicet tertia Octobris, nempe Dominica qua Metropolitani Templi Anniversarium Dedicationis occurrit sub ritu dupl. primae classis et cum octava in integra Archidioecesi celebrandum, et cum Officio et Missa de Communi Dedicationis Ecclesiae excepta IV Lectione propria. Sanctitas porro Sua, referente subscripto S. R. C. Secretario, attentis expositis, de speciali gratia precibus annuere dignata est etiam pro petita IV Lectione propria, attamen modo quo correcta ab eadem Sacra Congregatione prostat in Exemplari huic Decreto praevio. Contrariis non obstantibus quibuscumque. Die 24 augusti 1876. — C. Ep. Ostien. et Velitern. Card. Patrizi S. R. C. Praef. L. j s. Plac. Ralli S. R. C., Secr. (L. c., Calendario dei 1877). b) 1891, Il marzo. — Decreto che assegna ai 10 ottobre la Dedica- zione della chiesa metropolitana, colla 0‘a lezione propria ; e alla domenica fra Γ ottava la Dedicazione di tutte le altre chiese. lanuen. — Instante R.mo 1). Salvatore Magnasco Archiepiscopo lanuen. una cum Clero siiti commissae Archidioeceseos, Sanctissimus 1). N. Leo Papa XIII, referente infrascripto S. Rit. Congr. Secretario, 497 concedere dignatus esi, ut amodo Anniversarium dedicationis Metropolitanae Ecclesiae lanuensis recolalur in universa eadem Archidiocesi die 10 octobris, adhibendo in officio sextam Lectionem historicam, uti in superiori exemplari, ab ipsamet S. Congr. an tea revisam atque emendatam5 ac praeterea ut Dominica infra illius Octavam celebretur Anniversarium dedicationis omnium praefatae Archidioeceseos Ecclesiarum loco Dominicae tertiae octobris, et cum toto officio ac Missa de Communi Dedicationis Ecclesiae: servatis rubricis. Contrariis non obstantibus quibuscumque. Die 11 martii 1891. f Caj Card. Aloisi Masella S. R. C. Praefectus. L. s. Vine. Nurri, Seciv (Copia c. s., in Calendario 1892). INDICE DEI DOCUMENTI I. Calendario di S. M. delle Vigne...... II. Graduale di S. Matteo, del 1412...... III. Chiese genovesi antiche........ IV. Distribuzioni corali nella Metropolitana, 1278- 1434 . V. Inventario della Metropolitana 1386 ..... VI. Feste di precetto, editto 1643 ....... VII. Martirologio e Processioni, 1651...... VIII. Feste di precetto, Breve di Pio VI, 1783 .... IX. Giovedì Santo, documenti del 1278-1565 .... X. Corpus Domini, editto I5g4....... XI. SS. Annunziata, decreto della S. R. C 1891 XII. Voto per l’immacolata, breve di Benedetto XIV, 1747. XIII. N. S. del Carmine, decreto della S. C. R. 1682 XIV'. N. S. Addolorata, decreto c. s. 1681..... XV. Sposalizio di Μ. V., decreto c. s. 1694..... XVI. S. Giovanni Bono, ritmo antico...... XVII. S. Biagio, decreto S. C. R. 1879... . XVIII. Santi Vescovi di Genova, decreto c. s., 1879 XIX. SS. Siro e Romolo, decreto c. s., 1881 .... XX. Decollazione di S. Giovanni Battista, decreti 1659-1660. XXI. Traslazione delle Ceneri, uffizio e messa propria . XXII. » » » estensione della festa, dee. 1628 XXIII. » nuovo uffizio, decreto 1672 XXIV. S. Bernardo, documenti vari 1625-1871 .... XXV. S. Fede, decreto S. C. R. 1873 ...... XXVI. Dedicazione delle chiese, decreti c. s. 1876-1891. V' ■ . . _____ ___