ATTI t>EU* SOCIETÀ LIGURE u STORIA PATRIA VOLUME VII. - PARTE I. - FASCICOLO I. GENOVA TIPOGRAFI \ DEL R. I. DE PORDO-METI unaximi ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA 01 STORIA PATRIA VOLUME VII. - PAHTF. I. GENOVA TIP. DEL n. I. DE* SOimo-MtTTI MDGCCI.XM. CODICE DIPLOMATICO DELLE COLONIE TAURO-LIGURI DURANTE LA SIGNORIA DELL’ UFFICIO DI S. GIORGIO « (MCCCCLIII - MCCCCLXXV) ORDINATO ED ILLUSTRATO DAL SOCIO P AMEDEO VIGNA TOMO 11- — PARTE 1. ANNO MCCCCLX STORIA E DOCUMENTI ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI J. P J. rima cura dei magnifici Protettori, al cominciare dell’anno 1460, fu quella di costituirsi in due ufficii, non separati ma distinti, secondochè consigliato avevano i dodici sapienti incaricati dall’assemblea generale di s. Giorgio addi 10 dicembre 1459, affine di studiare e proporre le necessarie riforme del Banco.^Pertanto il giorno 2 gennaio preso possesso della nuova carica, elessero tosto nel loro grembo la Giunta di quattro membri in peculiare modo addetti al governo delle colonie tauriche, colla balia di tenere la corrispondenza epistolare cogli ufficiali delle medesime, regolare gli affari di minore conto e sui rilevanti interrogarne il pieno Consiglio, spendere a ragione veduta fino alla determinata somma di lire sessantadue genovine ANNO I460 ( 10 ) e soldi dieci, e ’l giovedì d’ogni settimana riferire esattamente ai colleglli il sunto e i motivi delle seguito deliberazioni. Urbano Di-Negro, Nicolò Italiano, Cristoforo Veneroso e Paolo Giustiniani ebbero l’onore di formare il primo turno quadrimestrale dell’anno in corso (*); .ciò che occasionò la nomina del popolano Andrea Rocca in priore dei restanti otto Padri non compresi nella Commissione suddetta, come anziano d’età (2) ; sebbene a consesso riunito godesse la presidenza il lodato Di-Negro. Questo vien chiarito dall’ atto di conferma, il medesimo giorno avvenuta, dei due cancellieri e primo scrivano dell’ Ufficio , per opera dei Protettori, i quali all’esordire della loro gestione sceglievansi eziandio i consiglieri, sindicatori, clavigeri: tutto, in breve, il personale più strettamente applicato ai negozii del Banco (3). Davano quindi opera, i quattro della Giunta, a cercare naviglio su cui spedire a CalTa altro rincalzo d’uomini e d’armi; giacché giunta era a loro notizia la trepidanza in che mante-nevasi la bella metropoli d’un nuovo assalto per parte dei turchi nella primavera seguente. A cessare quel pericolo e crescere animo ai Caffesi procacciarono avere a se capi-tani e padroni di legni esistenti in porto, ma avvedutisi questi del bisogno, e avidi a soperchio di trarre profitto dell’altrui necessità, richiesero noli ingenti e fuori del giusto. Laonde i Protettori fatto ricorso al Governo n' ottennero piena facoltà di scegliersi una o più navi tra le tante ancorate nel lido di Genova, a piacimento, i loro proprietarii e condottieri costringere ad accettare i patti e le convenzioni che giudicherebbono secondo equità d’imporre, e a costoro stretto dovere d’assoggettarvisi. Imperciocché, acconciamente osservava il decreto, negli urgenti bisogni della patria debito di leale cittadino si è il posporre (1) Vedi il documento CCCCLXXI. (*) Vedi il documento CCCCLXXII. (*) Vedi il documento CCCCLXXIII. ( Il ) STORIA l’utile proprio al pubblico bene, e la ragione di stato possedere il diritto di costringervelo, suo malgrado (*)• In virtù di tale precetto s’ebbe quasi subito la nave di Carlo Italiano, con cui si stipulò contratto di lire otto mila pel trasporto a Calla di cento uomini armati, sotto il comando di quel capitano marittimo che piaciuto sarebbe al Banco di destinare, e fu, come si vedrà, Gherardo Lomellini (2). Avvenne il medesimo dell’ altro legno di eguale o forse maggiore portata, tolto a Pietro Spinola: sui quali, a titolo, credo, d’alcun compenso alla mezza violenza loro fatta, si permise il carico di merci e altre derrate per la Tauride e l’Oriente (3) ; e il regio governatore emanò ordine di salvocondotto da ogni debito a qualsisia degli stipendiati di s. Giorgio che sovr’ essi muoverebbe alla volta della Crimea (4). Il materiale delle munizioni guerresche e armature militari inviate colà consisteva in corazze, pettorali, celate, verrettoni, polvere e salnitro, tutto in buon dato (°) ; e la forza viva, divisa in parte eguale su ciascun bastimento, guidata dai cone-stabili Lodisio Borlasca, Lorenzo Delfino, Luciano Vivaldi, Si-mone Grimaldi, Rosso Pareto, Pietro Arquata e Carlo Balbi, sommò a più centinaia di gregarii, di nazionalità e costumi diversi, giusta la moda, in quei secoli corrente, degli avventurieri (6). Ebbe luogo la costoro rassegna, non che dell’equipaggio navale, ai 5 aprile, per opera dei commissarii spediti dal Banco (*) Vedi il documento CCCCLXXV1II. (’) Vedi il documento CCCCLXXXV. (*) Vedi il documento CCCCXC. (4; Vedi il documento CCCCLXXXIX. (s) Vedi il documento DVIII. (6) Vedi il documento DIX. — Nel documento DXXVII è detto che il numero delle milizie, spedito in questa congiuntura a Catta, ascese a « liomini cinquecento et arine et munitione et denari, senza li quali scrivevano non poterse subsii nere ». ANNO 1400 ( ) a bordo del naviglio; sul quale non trovandosi in quel mentre il Borlasca, il giorno dopo scrisse al magistrato di s. Giorgio scusando 1’ involontaria assenza, causata dall’intrapresa ricerca di cinque paghe mancategli di parola, ed ora già serrate in rango, le quali facevano ascendere il suo drappello al numero di settanttino fanti ('); ch’era dire uno più del novero stabilito nella convenzione stipulata coll’Ufficio ai 19 febbraio allora scorso (3). Davasi quindi ordine al condottiero della nave Italiana, Gherardo Lomellini, ai conestabili (3), non che ad Antonio Dei-pino, comandante d’amendue i legni e capitano dello Spinola, divietare agli arruolati la scesa di bordo e tenersi pronto al comando di far vela a Calla (4). Ma scorto poco stante un sintomo d’alterigia o ribellione in Antonio Italiano, parente a Carlo, ingiunsero al Lomellini di trasferirlo sulla nave Spinola e non più accoglierlo a verun patto nella sua (5), e per un consimile motivo ad Antonio Delpino di mettere inesorabilmente a terra il nominato Giovanni Raibaldi (6), e dirizzare le prore a Calla (7). Questo bastimento, attesa la fama che godeva in città il suo proprietario Pietro Spinola, o meglio, a cagione della strettezza del tempo fra il noleggio e la dipartita, non aveva prestato le consuete sicurtà. Ondechè, sulla domanda dei Protettori, il governo di Genova dispose che se al ritorno dal presente viaggio esso per ragione qualsiasi più non fosse padroneggiato dallo Spinola o alcun suo sostituito, offrire dovesse in Caffa la cauzione richiesta dalle vigenti leggi ma- (’) Vedi il documento DXIII. (*) Vedi il documento CCCCLXXXVI. (sj Vedi il documento DX. (4) Vedi il documento DXI. (5) Vedi il documento DX1I. (*) Vedi il documento DXIV. C) Vedi il documento DXV. ( 13 ) STOItIA rittime al paro (Fogni altro, e il banco di s. Giorgio dichia-ravasi fuori malleveria delle possibili contravvenzioni alle medesime in causa di quel legno (*). Una terza di Luca De-Marini si volle dall’Ufficio e dal Comune accompagnasse nella traversata le precedenti navi, non propriamente fino alPEusino, ma ad alcun altro scalo od isola del Levante che nei' registri non viene designata. Ed era già prossima la partenza, quando lettere giunte da Firenze avvertirono nei mari d’ Alessandria esser stata dai- Catalani catturata una barca di Melchione Gentile, ed una seconda pur genovese, d’ancor ignoto padrone, proveniente da Scio. Bastò l’avviso perchè tosto si commovessero gli animi dei privati e degli ufficiali di governo, sul timore che un grosso stuolo di caravelle nemiche assalisse la piccola flotta che aveva a transitare l’Egeo, e ne mandasse a male i rincalzi d' uomini e provvisioni in essa raccolti. Adunatisi il Consiglio degli anziani, i Padri di s. Giorgio, parecchi magistrati dello Stato e non meno di cento notabili cittadini in palazzo davanti il regio governatore, tra la concitazione e il panico ond1 erano invasi, molto e tumultuariamente si discorse, dividendosi i partiti in opposte sentenze; infinocchè presa la parola Luca Grimaldi, uomo di senno e provato valore, infuse nei loro cuori la calma, assicurandoli tali essere gli apparati guerreschi caricati sulle navi Italiana e Spinola da non temere gli assalti nemici, ma dessero animo ad accivire d’altrettali aiuti la De-Marini, non abbastanza provvista e capace di repulsare l’attacco. Si commettesse adunque agli ufficiali del mare in carica di prowe-dernela a misura del bisogno, concorrendo alla spesa, oltre il Comune, anche i padroni delle merci, i sicurtarii, e tutti gli aventi interesse sul corpo della medesima (2). L’ appalto di (') Vedi il documento DXXI1. (*) Vedi il documento CCCCXCIX. • ANNO I460 ( 14 ) quella, calcolato in lire mille genovine, due giorni dopo era posto all’asta pubblica, da assegnarsi al migliore offerente (l). II. Sulle due navi anzidette presero imbarco per Caffa, in un coi soldati di presidio, gli ufficiali civili e militari nuovamente eletti a reggere i carichi e le varie dignità della Tauride e dei luoghi vicini. La loro nomina si effettuò a più riprese durante il marzo 1460: e primo di tutti, alla capitaneria dei sobborghi, ossia alla porta degli avanborghi della metropoli, veniva destinato per tredici mesi Nicola Camogli, finiti i due anni del suo predecessore, Giovanni Mainerò. Gli concedevano quel grado in vista delle fatiche che aveva ad incontrare nel prossimo viaggio terrestre da Genova a Caffa, nunzio della spedizione che allestivasi per tutela della nobile colonia. E acciò non dovesse stare sulle spese l’intiero biennio in attesa del posto assegnatogli, vogliono gli onesti Protettori sia ammesso, dal giorno del suo arrivo colà, allo stipendio consueto di un sommo mensile (2). Tre di dopo, cioè ai 6, dai riuniti consigli degli anni 1458 e 1459 procedevasi alla scelta dei consoli di Soldaia, Cembalo e Tana, nelle persone di Agostino Adorno-Novello, Bartolomeo D’Oria e Carlo Spinola, alle condizioni di un solo anno d’esercizio e l’obbligo di condurvisi sulle navi Italiana e Spinola pronte alla partenza (3). Il D’Oria si ricusò e gli fu sostituito l’altro patrizio Luciano Vivaldi (*), ed allo Spinola (’) Vedi il documento D. (*) Vedi il documento CCCCLXXXVI1. (*) Vedi il documento CCCCLXXXVIII. f4) Vedi il documento CCCCXCII1. ( 15 ) STORIA dovettero raddoppiare la durata dell’ufficio per farglielo accettare (*) : avvenendo così che il primo restasse in carica tredici mesi ed il secondo ventisei, a norma della loro richiesta o acquiescenza. Molte altre nomine si avverarono nel corso dello stesso mese; cioè di Gherardo Pinelli a ministrale di Caffa (2), di Nicolò Torriglia e Damiano Valdettaro a scrivano della masseria l’uno, e sottoscrivano della curia l’altro (3), di Benedetto Assereto in capitano degli orgusii, d’Adamo Centurione e Filippo Lomellini a castellani di Soldaia e Cembalo, e finalmente di Simone Grimaldi a custode della porta Caiadore (4). A quest’ultimo impiego era stato, tempo innanzi, promosso Luca Marchese, il quale obliate in Genova le patenti che accreditavamo alla carica, l’esercitò bensì ma stipendio non riscosse, infinattantoché i Protettori, addi 26 marzo 1460, non permisero al console la soluzione dell’ onorario al disattento ufficiale, a patto li avesse anche lodevolmente serviti (°). Gherardo Pinelli sovra mentovato si fu il solo che non prese il mare sulle navi predette. Imperocché dove le credenziali di tutti gli agenti del Banco recano la data del marzo o dei primi giorni d’aprile (6), lo troviamo tuttavia in patria ai 28 a ricevere la sua patente di ministrale (7), ed un secondo uffizio, cioè del peso, nella colonia di Copa, conferitogli in benemerenza delle fatiche durate e a soffrire nel suo ritorno a Calla in qualità di corriere (8) : uffìzio che poco dopo ven- (’j Vedi il documento CGCCXCI. (’) Vedi il documento CCCCXCII. (5) Vedi i documenti CCCCXCVII e DI. (4) Vedi il documento DUI. (5) Vedi il documento CCCCXCIV. (6) Vedi i documenti CCCCXCV, CCCCXCVI, CCCCXCVIII , DII , DIV , DV e DVI. C) Vedi il documento DXVII. (•) Vedi il documento DXVIII. ANNO 1460 ( 16 ) -—-T--—-- negli tolto, perchè a ritroso della data parola ricusò di toccare Scio nella gita alla Crimea (*), e dovette restituire alla maestranza di s. Giorgio il prezzo a tal uopo riscosso (2). Alla giusta severità dei Protettori mi riesce dolce fare seguire un atto d’indulgenza in favore di Pietro Montenegro. Eletto costui, come vedemmo (3), ai 22 gennaio 1459, castellano dei forti dei santi Giorgio e Nicolò in Cembalo, nel portarsi a pigliarne il possesso, cadde, non si sa come, in ischia-vitù ; da cui redentosi a corto andare, insistè con frequenti messaggi presso il Banco ond’ essere reintegrato nel suo diritto : cosa che i Protettori gli concessero di tutto buon volere, sebbene il miserello nei giorni della subita cattività perduto avesse il contrassegno, col quale farsi riconoscere dalle competenti autorità (*). III. La dimora di Pio II in Mantova che, secondo le speranze dal medesimo concepite, riuscire dovea assai breve, si protrasse invece molto al di là delle sue viste. In quel congresso non solo incontrò ostacoli da parte dei monarchi e popoli che ne avversavano le mire politiche circa il reggimento d’Italia e l’esclusione degli Angoini dal reame di Napoli, ma, ciò che è peggio, negli stessi principi e repubbliche, cui la depressione del feroce Maometto avrebbe recato un più immediato vantaggio. Il crudele disinganno però non tolse che, avuto consiglio coi cardinali e i pochi regnanti, al bene della Chiesa e della Società giustamente inclinati e devoti, non proclamasse nuova e generale crociata contro il turco addi 15 gennaio del Vedi il documento DXIX. (*; Vedi il documento DXXI. (*) A pag. 857 e 896 nel documento CCCCXV del tom. I. (4) Vedi il documento DXXVIIJ. * ( 17 ) STOIUA corrente anno 1460. In seguito alla quale emanò una bolla agli universi fedeli nel mondo sparsi, con cui ordinava una copiosa colletta sui loro beni e proventi, cioè ai laici la trentesima parte, ai giudei la ventesima, e al clero la decima dei redditi annui, per concorrere tutti a misura delle proprie forze alla vagheggiata impresa. Dopo di che si condusse per Ferrara e Bologna a Siena sua patria, a ristorarvi la deperiti salute, non senza avere rivolte calorose parole ai congregati per eccitarli vieppiù alla necessaria e lodevole opera, se ancor loro caleva la vita e il trono, e ai popoli la purezza della vera fede e il mantenimento dell’avita libertà. Non intervennero, siccome dicemmo, al principio di questo congresso gli oratori genovesi, trattenuti dai freddi calcoli della tenebrosa diplomazia del sire francese, il quale vedeva in Pio II il nemico della sua schiatta,- anzi che il comune padre dei credenti e il vigile custode del gregge di Cristo, sollecito a preservare le sue pecorelle dagli assalti del lupo ottomano che minacciavane l’ovile. Ne consta però che alquanto più tardi, o per iniziativa dei cittadini o per mutato parere del regio governatore Lodovico Valle, furono inviati amba-sciadori a Mantova il nobile Meliaduce Saivago e il cancelliere Gottardo Stella (*): dei quali è cenno in una lettera dei 28 (l) Sembra anzi certo che lo Stella recitasse davanti al papa e I’ assemblea dei principi congregati una sua Orazione, circa la quale mi viene dal eh. mio collega, cav. Cornelio Desimoni, communicata la notizia seguente. « Nella Biblioteca Imperialo di Parigi è tra i mss. latini al n.° 8576 un Codice cartaceo del sec xv, contenente più cose, e tra queste a carte 188: Per Gothar-dum Stellam civem januensem Oratio habita ad summum Pontificem Pium 11. Sono le due pagg. 188 recto e verso. Comincia così : Comunem omnium pene morem doctissimorum praesertim virorum fuisse audio, beatissime ac sanctissime Pater, cum apostolice sedis conspectum adeuntes exquisitis laudibus extollere eam cognati (sic) sunt. Quorunr quidem ingenium consiliumque nec preclare satis possum nec sequi audeo. Ubi quanta sit tante sedis dignitas pre ratione considero. Questa Orazione fu nota Solo a Michele Giustiniani , come esistente a Roma nella libreria di S. M. la regina Cristina di Svezia ». Società Ligure. St. Patria Voi. VII. P. I. 2 ANNO 1460 ( 18 ) dicembre 1460 dal cardinale d’Aquileia scritta ai Protettori per ottenere un certo favore a Jacopo Cassandro, suo famigliare (*). Da essi, ovvero dalla pubblica fama, ebbe lingua il pontefice del buon odore di santità e delle egregie doti di che andava fregiato il beato Vincenzo Maglio, domenicano di Santa Maria di Castello', e subito lo destinò a predicare coir ordinario suo zelo la fndetta crociata, nei dominii della Repubblica, facendogli carico di valersi all’uopo di tutte le sue forze, ed oprare a seconda delle istruzioni del collettore generale pel ligure territorio e i termini della bolla due giorni innanzi del presente suo Breve promulgata (2). 11 tenore di questo foglio e la voce che andava man mano dilatandosi in città che il papa avesse sospeso le indulgenze da Calisto suo predecessore al banco di s. Giorgio prima d’allora concedute, vennero in quel mentre a turbare l’animo dei Protettori, e in ispeciale guisa del Comitato preposto all’opera delle indulgenze medesime. Che sarebbe valso che di tempo in tempo esso, quasi a ringiovanire le forze, si rinnovasse, quando le facoltà e grazie da Calisto accordate cessato avessero d’esistere? Pertanto i nuovi membri della pia amministrazione, eletti ai 10 luglio 1460, cioè Alaone Gentile, Paolo Grimaldi, Gianfrancesco Palmaro e Andrea Campi (3), serratisi ai panni di Lodisio Fieschi, creato dal defunto pontefice commissario apostolico e generale collettore delle decime e limo-sine in prò di Caffa, lo indussero a pigliare un sollecito provvedimento prima che la mala voce ed il nero dubbio insorto s’ allargasse nel popolo e nuocesse di soverchio la causa delle pericolanti colonie. Frutto di tale ressa fu l’invio al papa del minorità Vannino da Voghera, il medesimo che con tanto ardore e lucro del Banco predicato aveva la crociata in Corsica. (’) Vedi il documento DXL. (sj Vedi il documento CCCCLXXV. (5) Vedi il documento DXXIII. ( 19 ): ST0IUA « Vi commettiamo, dicono le istruzioni al i'rate impartite dal precitato Lodisio, che al giungere vostro nell’eterna città, tosto vi rechiate dal segretario papale, Jacopo da Lucca, al magnifico nostro Banco ed al nome genovese ben affetto, esponendogli come i Caffesi esausti di forze, e dai turchi e tartari d’ ognor più duro assedio minacciati, caduti d’animo, ne fecero, non ha guari,- intendere di volere, qualora non avessimo alle strettezze loro provveduto, pigliare alcun estremo partito, a salvare, se non più la libertà, le sostanze almeno e la vita. Il perchè 1’ Ufficio inviò un lesto e poderoso rincalzo di munizioni guerresche, armi e soldati, fino al numero di cinquecento, nelle navi Italiana e Spinola, sulla fiducia che le largizioni tra 1 cristiani raccolte nel territorio genovese porrebberlo in grado di avere i mezzi all’uopo necessarii; quando trista fama recò avere il pontefice sospeso le indulgenze alla ligure nazione dianzi concèsse, in quella che alla chiesa ed allo spedale di Milano n’ era stato munifico donatore. Non credere tal cosa : imperciocché, se ad una popolosa e ricca città, situata nel cuore del cristianesimo, simile grazia veniva impartita, non intendere come la si potesse negare a Genova in prò d’una lontana e tribolata colonia, esposta ogni giorno a cadere preda di efferati nemici I Tuttavolta, giusta o nò la voce corsa, avere prodotto diggià molto malumore nel popolo, infiacchito gli animi all’impresa, grave danno recato ed un viemaggiore prometterne all’opera delle indulgenze, e conseguentemente all’eràrio di s. Giorgio; sebbene esso vada convinto avere fatto più assai alla salvezza dei possessi taurici, che non un buon massaio alla custodia delle sue sostanze. Rendersi pertanto necessario ottenere dal papa un nuovo rescritto, con cui spiegando meglio il volere suo, confermi e rivendichi ai genovesi i favori e le larghezze da Calisto, anni avanti, generosamente al santo scopo elargite (*) ». Annuì alla richiesta Pio II, e di (<) Vedi il documento DXXV11. ANNO 1460 ( 20 ) che guisa lo vedremo nel seguito della presente storia. A renderlo compiacente al governo, e ai cittadini nostri, contribuì non poco la benevola disposizione d’animo da essi mostrata di prendere viva parte alla crociata, ove giungessero a combinare i pareri sulle condizioni e circostanze dell’ armamento. Dall’orazione da Pio II detta nella chiusa del congresso di Mantova risulta che, tra le potenze rappresentate *a mezzo dei loro ambasciadori, i genovesi sarebbero stati quasi i soli restìi ai papali desiderii, mentrecchè imperatore, re e duchi abbondato avevano in promesse di danaro e di truppe. Tutte lustre o basse finzioni, dice il Muratori, le quali dove andassero a parare, non tarderemo molto a comprenderlo (1). I genovesi invece cui sapeva amaro il promettere largo e corto attendere dei principi cristiani, già troppe volte avveratosi, meglio che parole domandavano arrolamenti effettivi di milizie e spedizioni pronte.e numerose di flotte nel Levante. Ecco il perchè all1 invito pontificale di raunar esercito assieme con tutta la Cristianità, adempiere i termini della recente sua bolla pella generale colletta sui beni del clero, dei laici ed ebrei, gli inviati genovesi risposero con qualche franchezza non potervi aderire a chius1 occhi, mancando dei pieni poteri ; ma che restituitisi in patria avrebbono esposto al governo la volontà del papa, che infallantemente sariane compiaciuto. Col rispetto nulladimeno che alla veneranda sua maestà s’addiceva, farsi arditi di osservare che la riscossione imposta sulle varie classi di cittadini, nel paese loro avrebbe profittato assai poco all’ erario. Imperciocché le rendite del clero genovese erano tenui assai, giudei non trovarsi che in scarsissimo numero nel dominio ligure, fortune colossali private o pubbliche in città ben poche, ove se n’eccettui il banco di s. Giorgio. Ma se esso imprendeva con calore e coadiuvato (') Annali d’Italia, all’anno I4G0. (21 ) STOMA fosse daddovero nella guerra contro il turco, i genovesi avrebbero contribuito si fattamente da superare di gran lunga la comune e pontificale stessa espettazione. Giacché oltre il debito che stringevali di buoni cristiani a tutela della lor fede, il particolare interesse spronavali di conservare incolumi dair ira nemica le colonie della Grecia e del mar Nero. Al quale fine bramare di sapere dal suo labbro se ordiva il disegno d’una spedizione limitata e parziale, e in tale caso non essere intendimento loro l’occuparsene, onde non aizzare la facile vendetta di Maometto al proprio danno ; ma se macchinava una generale crociata delle potenze tutte cattoliche a versarsi su Bisanzio, dicevansi presti ad ogni rischio, purtanto che vi concorressero con efficaci aiuti gli alleati d’Europa. A tale schietto parlare rispose il sommo gerarca : se intendere generale fosse la promossa crociata, e a tutti i re e popoli comune il dovere di favorirla ed accinger visi colla maggiore possibile incetta d’armi, soldati, provvigioni e navi, giusta le rispettive loro forze ; tanto che se i monarchi d’oltremare e d’oltre monti avessero a venire meno alla data parola, voler esso ad ogni costo, sull’esempio dell’antecessore Calisto, colla squadra pontificia e i soccorsi promessi dai principi amici, intraprendere la guerra : sicché, avverandosi l’infausto presagio, desiderava avere dai genovesi una perentoria risposta di rifiuto ovvero di concorso. Tornati alle loro case gli oratori e riferita l’istanza papale, si raccolse tosto a parlamento il regio governatore e il consiglio degli anziani a deliberare il partito ; il quale dopo matura discussione venne a gran maggiorità di voti devoluto alla saggezza dell’ufficio di Balia che stava per eleggersi tra brevi giorni, a norma degli statuti della'Repubblica (l), e, affrettiamoci a dirlo, fu di cooperare al vasto concetto di Roma. • (’) Vedi il documento CCCCLXXVI1. ANNO I460 ( 22 ) IV. Maometto inorgoglito dalle precedenti vittorie e sicuro di se, quasi non s1 addava degli apprestamenti militari che giva facendo Pio II, indovino della discordia che avrebbe sul più bello dell’impresa diviso Toste nemica, rendendo vano ogni sforzo del pontefice, e riposava tranquillo sugli allori colti in amendue le coste dell’ Asia e dell’ Europa. Durante il biennio 1459 e 1460 diè sosta alle armi o scarsamente guerreggiò, per ripigliarle con maggiore lena air entrare del seguente anno, che gli fu apportatore di larghe conquiste. Non cessava tuttavia dal mordere e tribulare or l’uno or l’altro dei principi, suoi vassalli, dell’isole e della terra ferma, collo aumento sempre crescente del loro tributo, o sposando le parti di alcun ribelle, affine d’indebolirne la regia autorità e depauperare P erario, acciò venendo poi egli a un tratto all’ assalto di quelle terre, mal potessero contrastargliene l' acquisto. Così, a tacere d’ altri, operò nel corrente anno verso Nicola Gattilusio, duca di Lesbo, cui non pago aver raddoppiato l’annuo censo, fé intendere volerne a dirittura occupare l’isola che opportuna mostravasi ai futuri suoi disegni nell’Arcipelago. Sprovveduto quel tirannello di bastanti forze a ripulsare l’armata turchesca, ricorse assai presto con sue lettere dei 19 febbraio a Genova, e a calde istanze sollecitò il governo della Repubblica di sovvenirlo d’un pronto aiuto, nella guisa che fatto aveva, anni innanzi, col fratello Domenico. Solo ai 30 luglio 1460 presentossi al gran Consiglio il regio governatore coi varii corpi dello Stato a deliberare sulla proposta ; e P adunanza, riescita alquanto tempestosa, per avervi, cred' io, più di ®uno esagerata la crudeltà di Nicola nell’ eccidio del germano, e i vizii che ne deturpavano la corona e la fama, finì col sopravvento della giusta considerazione del pubblico interesse in ( 23 ) STORIA appuntellare quel cadente dominio genovese. Si decise pertanto di eleggere, siccome l’altra fiata, quattro commissarii in Scio, cui fosse devoluta l’intiera balia di provvedere nell’instante bisogno fino a trecento militi, a spese del duca, rimborsabili con qualsiasi mezzo fuori quello d’un nuovo dazio marittimo, al quale si opposero vivamente i Protettori ivi presenti di s. Giorgio ('). Il giorno dopo venivano eletti i commissarii nelle persone di Luca Grimaldi, Sisto Moneglia, Giacomo Giustiniani e Paolo D’Oria (2); e che cosa facessero costoro a salvezza dell’isola e del suo signore non ci consta, ma la storia tra breve ci dirà la vile maniera con cui egli perde il trono e poi la vita. Della condizione di Cada e dei suoi abitanti nel corso del 1460 poco assai ci fanno sapere i documenti dell’anno. Che la città perdurasse nel timore d’un assalto da parte dei tartari e dei turchi lo avvertimmo dianzi; ma questo spauracchio o mancava di fondamento od era arte abilmente adoprata per impetrare facili soccorsi : certo è che non si effettuò, e la colonia mantennesi ora e poi in discreta pace all’interno e colle vicine potenze. L’arrivo quindi in patria nella state successiva dei consoli emeriti Tommaso Domoculta e Antonio Lercari (non è parola ancora del terzo, Damiano Leone), dovè illuminare ben molto l’ufficio di s. Giorgio sullo stato politico, economico ed amministrativo di quella contrada, e prestare modo d’emanare ai più saldo suo sostenimento nuovi ordini e comandi che ci rimangono ignoti, stantechè i registri del Banco e la corrispondenza intiera cogli ufficiali di Caffa di questo e parecchi altri anni andò smarrita. In compagnia degli scaduti consoli, per incarico del successore loro, si condusse in Genova anche il notaio Costanzo (‘j Vedi il documento DXXV. (5) Vedi il documento DXXVI ANNO I460 ( 24 ) Sarra, noto già ai nostri lettori per favori e grazie largamente compartitegli, e che, attese le buone sue qualità e i prestati servizii, gli concessero di nuovo i generosi Protettori. Imperciocché sotto il giorno 2 ottobre non meno di tre decreti firmarono al di lui riguardo; col primo riabilitandolo * al pristino salario di maestro, a patto che continuasse ad insegnare latinità in Caffa : col secondo a percepire questo stipendio durante il presente suo viaggio; col terzo ad esercitare in pari tempo l’ufficio di scrivano delle compere di Caffa, in luogo del defunto Gaspare Parodi (*). Nuli’ altro di importante rimane da registrare sotto il corrente anno ; se già non è la sostituzione fatta, allo scadere dei quadrimestri, dei componenti la Giunta sugli affari di Caffa. Per la quale nel secondo turno nominaronsi i colleghi Bran-caleone D’ Oria, Gregorio Lomellini, Andrea Rocca e Bartolomeo Sauli (2); rimanendo cosi designati fin d’allora pel terzo ed ultimo, a compimento dell’annuo esercizio, i restanti Jacopo Fieschi, Anfreone Centurione, Gravano Adorno e Domenico Oliva, che tuttavia con atto regolare del 10 settembre si vollero a secreto scrutinio eleggere (3). A riprova dell’asserto prima d’ora emesso chei Protettori scaduti erano in obbligo d’ uffiziare e mandare a termine gli atti rimasti incompiuti durante la loro gestione, diremo che i Padri di s. Giorgio dell’ anno 1458 trovandosi nell’ aprile del 1460 ridotti a picciol numero, coll’onere di finire alcune pratiche e presentare all’intero consorzio liquidati i conti dell’ am- (1) Vedi i documenti DXXXI, DXXXII e DXXXI1I. (2) Vedi documento DXX. (3) Vedi documento DXXIX. ( 25 ) STOMA ministrazione, dovettero procedere alla nomina di varii membri in cambio degli assenti od impiegati in gravi negozii a servizio della patria. Ondechè a Lodisio D’Oria, eletto capitano della flotta spedita alla conquista del reame di Napoli per deferenza al regio luogotenente, Giovanni d’Angiò, duca di Calabria, venne surrogato il suo congiunto Antonio D’Oria; a Benedetto Di-Negro, distratto in alì'ari pubblici di gran rilievo, sottentrava Luca Saliceti, accolto di fresco nell’albergo Di-Negro, e il luogo di questo nella condizione di popolano occupò Gregorio Adorno (*). Ma perchè i tempi cominciavano* a correre grossi e fortunosi in città, e i nostri Protettori erano soventi volte condotti loro malgrado ad impigliarsi in negoziati e consulte per la salvezza dello Stato, minato dal partito avverso allo straniero dominio, gli stessi colleghi del -1458 a non trascurare gli interessi del Banco in quella che attendevano al migliore bene della Repubblica, indi a tre mesi, di comune accordo, deliberarono che ove quattro soli di essi trovassersi presenti alle adunanze d’ ufficio, si terrebbero valide e approvate le deci-' sioni prese, lo stesso come se tutti i membri fosservi intervenuti e assunta n’avessero la responsabilità (2). Una eguale concordia di voleri si manifestò poco dopo fra i compartecipi alle Compere, chiamati il giorno 7 novembre a deliberare se si avesse anche in quest’ anno ad eleggere dodici, ovvero solo otto Protettori, pel successivo esercizio del 1461. Adunatisi adunque in numero di trecento e più socii, dietro apposita convocazione dei membri in carica, in generale assemblea, venne letto l’articolo in cui nell’adunanza dei 10 dicembre 1459 s’era deciso che peli’anno prossimo ammettevasi bensì di crescere da otto a dodici il numero dei (') Vedi il documento DXVI. (5j Vedi il documento DXX1Y. ANNO I460 ( 26 ) Protettori, stante le ragioni addotte dagli opinanti che coll’aumentato personale meglio curerebbonsi gli altari interni e colonici del Banco, ma ciò in via solo di esperimento, talché al sopraggiungere delle elezioni per Panno 1461 si rinnovasse il consulto sulla migliore convenienza dell’antico o del nuovo sistema, comprovata dalP esito ottenuto nella gestione annuale. Dopo di che, rivolto dal priore l’invito ai presenti d’esporre il proprio avviso sul tema proposto, fu un sorgere unanime e generale di tutti a condannare e respingere la mutazione avvenuta, e richiedere si tornasse al mal sospeso metodo. Bartolomeo D Oria che primo interloquì fece carico all’ Ufficio esercente del non avere osservata la forma di sua elezione, giusta la quale otto attendere dovevano all’ amministrazione interna del Banco, e quattro agli affari delle colonie ; cosa che, secondo lui, adempiuta non avevano. Soggiunse di poi che tanto aumento di ufficiali generava imbarazzo, anziché lestezza, nel disbrigo dei molteplici negozii : doversi quindi far ritorno al primitivo costume, e i Protettori, occorrendone il bisogno, essere licenziati ad aggiungersi dei coadiutori. Il medesimo in dipresso opinò il dottore Battista Goano, coll'aggiunta che a togliere il sospetto sorto in mente di taluni sull’onestà delle nomine a Protettori, se ne cambiasse alquanto il modo in senso conciliativo, nè si ammettesse all’alto grado chi non partecipava alle Compere nella quantità di luoghi, ossia di azioni, eh’ era prescritta, cioè di cinquanta almeno. Francesco Scaglia, uno, anzi il principale oppositore dell’avvenuto mutamento, ebbe qui un bel giuoco di dire, e disse infatti come l’esperienza comprovato aveva il suo avviso, e propose l’elezione di soli otto con altra modificazione. Così avendo opinato tutti i socii, senza che pur un solo ardisse sostenere la contraria sentenza, rimase preso ed accettato i.l partito di nominare quind’ innanzi i Protettori in numero di otto. Il duro però stava nel concordare i pareri ( 27 ) STORIA riguardo alla forma della elezione, se si avesse cioè a fare alla foggia antica e conforme allo statuto del Banco, ovvero seguire la usata lo scorso anno : e su tal proposito il dubbio meglio che discusso, venne (a motivo delle urgenti rnisuie che occorreva adottare a profitto della Casa di s. Giorgio) troncato con sollecito scrutinio, il quale a maggioranza di cento novantasette voti contro cento diciassette, decise di seguire anche in questo il prescritto nella regola, lasciate da un dei lati le innovazioni introdotte nel 1459, sia nel novero dei Protettori, sia nella maniera della loro elezione (*). Tolto per siffatta guisa di mezzo ogni ostacolo, il 1° dicembre adunati i generali comizii nella gran sala del palazzo, procedevasi alla scelta dell’Ufficio pel venturo anno 4461, il quale risultò composto dei personaggi seguenti: Jacopo Guisi, priore, Gerolamo Spinola, Tobia Pallavicini, Gio. Battista Grimaldi, Filippo Camilla, Gianfrancesco Palmaro, Jacopo Piacenza e Bartolomeo Palma, che tre giorni dopo prestarono il solenne giuramento di fedeltà alle leggi e statuti del Banco. (l) Vedi il documento DXXXV1II. DOCUMENTI DOCUMENTO CCCCLXXI. I Protettori eleggono nel loro seno la Commissione di quattro membri specialmente addetti al governo delle colonie, giusta la riforma* adottata nell'assemblea dei <0 dicembre 1459. 4460, 2 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1407) (fol. 109 '} * MCCCCLX die II januarij. Magnificum officium sancti georgij anni presentis in undecimo numero congregatum, absente tantummodo christoforo veneroso. intellecta continentia deliberationis celebris facte anno preterito die x decembris. videlicet articulo de electione mx ad pertinentia regimini, et super eo habito examine diligenti, statuit et decreuit quod dictorum im eligendorum balia et officium duret ad beneplacitum ipsius officij eligentis. Eorum vero im balia sit audiendi et intelligendi litteras scriptas ipsi officio pertinentes ad regimen locorum ditionis officij. illis respondendi, commissiones dandi omnium negotiorum que occurrent que non sint importantie. et illa que erunt important ie refe- ANNO I 4(30 ( 30 ) rendi et consultandi cum reliquis collegis suis, et deliberandi ot expendendi, quotiens casus occurreret et emergeret, usque in libras sexaginta duas et solidos decem januinorum. et dicti mi debeant quolibet die jouis cujuslibet ebdomade officiari cum reliquis collegis suis, relaturi ea que digna erunt notitia ipsorum dominorum collegarum suorum, et in omnibus et per omnia ut in deliberatione de quibus (sic) supra fuit mentio facta continetur. Inde peruenientes ad denominationem, absoluentes se ad calculos albos et nigros, repertis pluribus calculis albis videlicet duobus tertijs eorum de unoquoque infrascriptorum. elegerunt infrascriptos ini ad predicta. Quorum nomina sunt hec. videlicet: D. Urbanus de nigro Nicolaus italianus Cliristoforus venerosus et Paulus justinianus. DOCUMENTO CCCCLXXII. Andrea Rocca, anziano d’età, è nominalo priore dei rimanenti otto Protettori non compresi nella Commissione suddetta. 1460, 2 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1467) (fol. 109 v.) Ea die. Prefatum officium in xi numero congregatum, attenta electione facta de suprascriptis domino urbano et socijs. elegit in priorem reliquorum debentium officiari andream de rocha veluti magis antianum et seniorem. ( 31 ) DOCUMENTI DOCUMENTO CCCCLXXIII. Confermano nei loro affici i i duc grandi cancellieri e lo scrivano del Banco. U60, 2 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1467) (fol. HO) ❖ MCCCCLX die mercuri) secunda januarij. Magnifici domini protectores etc. in undecimo numero congregati, absente tantummodo nobile brancaleone de auria. et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec: - D. Urbanus de nigro prior Andreas de rocha notarius -^Jacobus de disco q. hectoris Anfreonus centurionus ^ Christoforus venerosus —Nicolaus italianus Yolentes procedere ad electionem cancellariorum suorum et scribarum camere, maturo examine precedente absoluentes se ad calculos albos et nigros, primum repertis calculis undecim albis afiirmatiuis et nullo nigro, elegerunt in cancellarium suum et scribam camere, ut hactenus fuit, paulum mainerium notarium pro anno uno cum salarijs et obuen-tionibus solitis: Mandantes mihi paulo predicto scribere presentem meam electionem ac aliorum infrascriptorum. cui voluerunt me tantum interesse, alijs infrascriptis amotis ab absolutione facta de ipsis ad calculos. Item confisi de scientia et pratica ac diligentia egregij francisci de borlasca notarij. elegerunt eundem franciscum in alterum cancellarium suum, ut hactenus fuit, pro anno uno. cum salario et obuen-tionibus solitis, repertis omnibus undecim calculis albis et affirmatiuis. Item confisi de pratica et diligentia petri de frenante notarij. eundem elegerunt in scribam camere et cartulari) secrete locorum, ut hactenus fuit, cum salario et obuentionibus solitis, repertis omnibus undecim calculis albis affirmatiuis. Dominicus de oliua Bartholomeus sauli -Grauanus adurnus Paulus justinianus et -Gregorius lomelinus. ANNO I iliO ( 32 ) DOCUMENTO CCCCLXXIV. Breve ili Pio II al governatore regio od al Consiglio degli anziani di Genova, con cui richiede sia resa giustizia a Bartolomeo SeHcrs catalano, derubato e imprigionato da Gerolamo Leone, capitano della nave Leona, proveniente da Caffa. 1460, 4 3 gennaio (Diuersor. Communis Janue, ann. 1158-1460, segnato X, 1000, 75, nell’ archivio governativo ) (Extra) Dilectis tilijs. nobili viro ludouico de valle regio gubernatori et consilio antianorum communis janue. (Intus) Pius PP. II. Dilecti tìlij salutem et apostolicam benedictionem. Scripsimus pluries ante hac deuotioni vestre super negotio dilecti tllij bartholomei celles (s?'c) familiaris olim felicis recordationis calisti tertij prodecessoris nostri, pro recuperatione certarum pecuniarum sibi debitarum a jacobo de leone ac fidejussoribus cum eo. ex causa spoliationis et indebite captiuationis superiore tempore de dicto bartholomeo per hveronimum tilium antedicti jacobi facte, nullo habito respectu aut reuerentia ad sedem apostolicam. cui tunc actu vere famulabatur. Pro ejus enim redemptione dilectus filius noster rodericus sancti nicolai diaconus cardinalis valentin. et sancte romane ecclesie vice cancellarius. pietate motus, et quia sui auunculi predecessoris nostri predicti nuncius erat, vxl (sic) ducatos mercatoribus in curia romana per-soluit. quam summam una cum alijs propter dictam spoliationem et rapinam factis expensis et pecunijs consumptis, ut justissimum est et ex nostra commissione hic in curia nostra facta, legitime et juridice probatum extitit. habere debent, et ut habeant ad nos et sedem apostolicam pertinet efficere. Hortamur igitur deuotionem vestram in domino et requirimus, ut negotium istud pro debito justitie et complacentia nostra velitis exe-cutioni mandare et dictam pecuniarum summam reddi facere, sicut debitum est. prout latius intelligetis a domino bernabeo de sanctis presentium latore ad vos hac de causa misso, quem ut expeditum ( 33 ) DOCUMENTI remittatis quamprimum hortamur, quod certe pro justitie complemento et pro honore sedis apostolice nobis gratissimum erit. Alioquin alijs juris remedijs illorum indemnitati nos consulere oportebit, quod facturos nos vobis predicimus. Datum mantue sub anulo piscatoris die xm mensis januarij mcccclx pontificatus nostri anno secundo. Ja. lucen. DOCUMENTO CCCCLXXV. Allro breve di Pio II, dove comanda al beato Vincenzo Maglio, da Finale, domenicano, di predicare la crociata contro il Turco, il pagamento delle decime e altri sussidii nel territorio genovese. U60, 17 gennaio (Pergamena originale dell’archivio di S. M. di Castello) {Extra) Dilecto filio, vincentio fìnariensi ordinis predicatorum. theo-logie professori. (Intus) Pius Papa II. Dilecte fili salutem etc. Existimantes te esse virum 'doctrina sacrarum litterarum prestantem et idoneum verbi dei predicatorem. inter tot religiosos personam tuam elegimus, cui onus predicandi cruciatam pro summa necessitate fidei catholice imponeremus. Itaque tuam deuotionem et eidem in virtute sancte obedientie precipimus et mandamus. ut non obstante quocumque mandato superiorum tui ordinis, forsan facto, a quo te absoluimus. ad ciuitatem januensem ac alias ciuitates et loca dominio communis ac magistratuum januensium subjecta. et omnium adherentium et recommendatorum eorundem, te personaliter conferas, et ibidem verbum dei in populo effundas et chri-stifideles incitare et inflammare studeas ad commune periculum repellendum. eos etiam ad contribuendum huic sancto operi juxta continentia nostrarum litterarum, et impositionem decime ac aliarum oblationum declarando. Qua in re ita inuigiles et insistas, ac in omnibus collectori nostro in illis partibus deputato pareas et intendas. Società Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. I. 3 ANNO I460 ( 34 ) prout tibi duxerit injungendum, ut hujusmodi salutari expeditioni, que . celeritate maxima indiget, pro imminenti periculo succurrere valeamus. Preter enim meritum quod apud deum ex bonis operibus consequeris, eandem personam tuam grata memoria cum precipua tua commendatione retinebimur Datum mantue sub anulo piscatoris die xvn ja-nuarij mcccclx. pontificatus nostri anno secundo. Marcellus. DOCUMENTO CCCCLXXVI. Lettera del cardinale Rodrigo Borgia al governo di Genova , in cui domanda la restituzione del mal tolto al Bartolomeo predetto, nunzio di Calisto III, suo zio; e notifica la missione di Bernabò de’Santi a Genova per trattare questo negozio. 1460, 18 gennaio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1458-1460, Codice segnato X, 1000, 75, nell’ archivio governativo) (Extra) Magnificis ac potentibus dominis, ludouico de valle regio gubernatori, ac consilio antianorum communis januen. amicis nostris presta’htissimis. rodericus cardinalis valentinus sapete romane ecclesie vice cancellarius. (Intus) Magnifici ac potentes domini, amici nostri prestantissimi, salutem. Missus est denuo ad magnificentias vestras a sanctissimo domino nostro papa lator presentium prudens et integer vir dominus bernabeus de sanctis, familiaris noster dilectissimus, ut recuperet pecunias illas per vim et rapinam ablatas a domino bartholomeo celles. felicis recordationis domini nostri calisti summi pontificis auunculi nostri nuncio. quas nos habere debemus, quod et equitas et juris dispositio et omnis justitia postulat, ut aperte videbitis tam ex breue sanctissimi domini nostri ad vos misso, quam ex sententia ipsius sanctissimi domini nostri commissarij. Hortamur igitur magnificentias vestras atque omni studio precamur ( 35 ) DOCUMENTI ut velint non minus pro justitie consertiatione et implemento, quam prò fideli obedientia ad sanctissimum dominum nostrum et sedern apostolicam. de cujus honore etiam agitur, compellere eos qui tenentur ad satisfaciendum. Nos profecto cum nobis hoc necessario incumbat, justitiam nostram non sumus relicturi. Speramus tamen et plene confidimus quod huic rei magnificentie vestre optime et opportune pro-uidebunt. quod ut faciant etiam atque etiam obsecramus. Latius tamen viua voce loquetur idem dominus bernabeus. cui dabitis fidem ut persone nostre. Offerimus itidem nos semper paratissimos ad omnia commoda vestra quantum facultas nostra poterit. Bene valete. Lx mantua die xvm januarij mcccclx. DOCUMENTO CCCCLXXVII. Consulto tenuto dal governatore regio egli anziani con altri ufficiali e consiglieri di Stato, sull’ istanza loro fatta dal Papa di concorrere all’ impresa contro il Turco, insieme agli altr^ principi e repubbliche cristiane. 4 460, 26 gennaio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1400-1461, segnato, X, 1005, 80, nell’archivio governativo) * MCCCCLX die ea (cioè) XXVI januarij. Cum ad conspectum illustris domini regij in janua gubernatoris et locumtenentis. et magnifici consilij dominorum antianorum communis janue. vocata essent magnificum officium balie et spectatum officium monete, et preter ea ciues circiter ducentum, licet tot non fuerint, ipsisque propositum fuisset sub hijsdem fere verbis: Segnoi non ve rencressa odir de questa altra materia e porzere lo vostro sauio'consegio. Voi deuei auei inteizo lo retorno de li nostri ambassoi (stc) da mantoa. li que inter le altre cosse liano referto che lo papa ha requesto che chi se vogia deliberare de contribuire a la impreiza de lo turcho le decime e le vicexime e le tricexime. digando che cosi fano tute le altre natioin specialmente de italia. e che quantunque in soa possanza sia de metere le decime, perche e le ANNO I4G0 ( -W ) cossa pertinente a li preui chi e de soa jurisdiction. e cossi la vice-xima chi e de li zudei. pur elio so contentarla elio ella se metesse oum piaceire nostro. E perche voi sapie dare meliore consegio in tale materia, ve se dixe che essendo li vostri ambassadori astreiti dal papa de voleire assentire a questa requesta, li vostri ambassadori respoxeno non podeirlo fare per non aueire tale commissione particularmenti. ma bene ge dixeno largamente che la sanctita soa non dubitasse che volendo fare la impreiza contra lo turcho non solum questo che la sanctita soa requeriua. chi era assai poco, primum perche la decima de li preui e poclia per essere li beneflcij de li ge-noueixi poueri. quello de li zudei molto menore peroche zudei non habitano qui. la tricexima etiam non era molta perche chi non era intrade particolari abile, saluo li loghi de sancto georgio. Ma etiam faciandose tale impreiza se farea molto più cha questo, peroche noi erauamo boni christiani e etiam la cossa ne tocliaua a particolare interesse, ma che vero era che ne parea necessario intendere quello che la soa sanctita volea fare de questi denari, etiam che fossero pochi. Peroche se la impreiza douea essere uniuersale. noi spenderes-semo in cosse de la marinna questi e de li altri per nostra parte, e in quello caxo sperauamo etiam che corno la sanctita soa darea subsidio a le altre potentie maritime per fare possanza maritima, cosi etiam lo darea a noi. Se elio voresse fare prouision particolare. corno puro se. extimaua. vedendo che le altre cosse necessarie non concorrei-uam a la impreiza uniuersale. non erauamo di quelli per essere in lo corpo de lo inimigo e ogni di molcstadi da lui. a li quali non solum sarea necessario per saluation de le cosse nostre spendere quello che la soa sanctita ne requeriua. ma serea necessario che la soa sanctita etiam ne porzesse lo suo adjutorio per manteneire quelle cosse nostre, e alaora lo papa respoze che la soa intentione era più de fare prouisione uniuersale. la quale secondo noi (sic) non bezogne-ressemo de prouision particulare, se pure ella se feise particulare, che unna volta noi aueuamo a respondere se voleuamo fare in questo quello che fano le altre nationi de italia. e poi quando se fosse in despendo lo denaro, cossi come le altre natioin de italia hauereiuam apresso se uno ambassadore per consiliare corno questi denari se hauessero a spendere, cossi poressemo fare noi. e alaora se consegerea insemo de spendere li nostri e li altri in quello logo onde paresse esse pin ( 37 ) DOCUMENTI necessario. Cum queste parole li vostri ambassadori se ne vegneno. e sono streiti dal papa dare presto risposta. Voi hauei a consegiare quello chi ve pare in questa materia e che risposta dare a lo papa, acio che tochandone tanto questa materia in particularitade (sic) corno •ella toelia. o essendo necessario in questa cossa haueire de li subsidij dal papa, non para che se facia pocha rnention de la requesta soa. la quale ha quella conditione che voi hauei odio. Et cum multi tandem surgere jussi essent ut eorum sententiam dicerent, tandem collectis vocibus compertum est sententiam clari juris utriusque doctoris domini andree de benegassio. in quam voces septuaginta duo conuenerunt. preualuisse. Is enim jussus surgere in hunc locutus est. quamquam satis abunde dictum atque consultum per eos ciues sit qui ante eum locuti sunt, adeo ut ipsi pauca loqui restarent, tamen quia intendit ea que in presentiarum consultantur magne importantie esse, eo maxime ubi in themate mentio fit quod decime vigesime et trigesime deliberentur, et ob id consuluit ut tota ea materia consulenda remittatur magnifico officio balie de proximo eligendo. una cum illustri domino regio gubernatore. Cum hoc ut de propositis in themate ipso conferant cum magnifico officio balie (sic) et cum simul omnia discussa et examinata per eos fuerint, possint ipsi illustris dominus regius gubernator et officium deliberare et eas litteras scribi facere prout melius eis visum fuerit. DOCUMENTO CCCCLXXVIII. Il governo di Genova dà ampla podestà ai Protettori di s. Giorgio di scegliersi in porto una o più navi, e obbligarle a veleggiare a Caffa in soccorso della colonia. 1460, 3 febbraio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1458-1400, segnato X, 1000, 75, nell’archivio governativo) 4* MCCCCLX die III februarij. Illustris dominus ludouicus de valle, regius injanua gubernator et locumtenens. ac magnificum consilium dominorum antianorum in suffi- ANNO I460 ( 38 ) cienti et legitimo numero congregati, cum audissent magnificos dominos protectores comperarmi! sancti georgij dicentes capham et alia loca maris pontici subsidium ab eis magno studio petere, quum primo vere dubitent tureorum regem aduersus eos bellum suscepturum, ob idque affirmantes omnino eis opus esse unam aut duas vel plures naues cum* viris mittere ad munienda ea loca, verum patronos nauium qui in lioc portu ad presens sunt hac urgente necessitate detecta plura petere quam deceat pro natura rerum et temporum, et ob id necesse esse, quemadmodum sepius pro republim neri consueuit. cogere eos vel in-uitos vel reluctantes illis conditionibus pro eo viagio contenti esse velint quas ipsi domini protectores, quorum nihil interest nisi publico nomine, honestas esse duxerint, in quo se diligentiam ac aduertentiam habituros affirmabant: Consyderantes rei hujus ingentem necessitatem et pericula, nec ignari ad rempublicam pertinere in hujusmodi casibus honestam vim aduersus eos adhibere, qui urgentibus reipublice periculis publice utilitati priuatum commodum anteponunt, presentium auctoritate et omnibus illis meliori modo via jure et forma quibus magis ac melius potuerunt et possunt, sanxerunt decreuerunt ac de-liberauerunt quod prefati domini protectores pro sua auctoritate ac arbitrio capere possint pro presenti viagio unam duas - aut plures naues quas maluerint et quorumcumque sint et suo stipendio conducere sub eo premio illisque conditionibus quibuscumque quas ipsi magnifici domini protectores pro suo arbitrio, suaque discretione, honestas ac conuenientes fore et esse judicauerint. cogereque omnibus modis et penis quas voluerint patronos quoscumque earum nauium ad pre-dicta. In quibus omnibus prefati illustris dominus regius gubernator et locumtenens (manca et magnificum consilium) ipsis magnificis dominis protectoribus eam potestatem auctoritatem ac baliam dederunt contulerunt et concesserunt, dant conferunt et concedunt, qaam ipsi habent et habere possunt in predictis. ( 39 ) DOCUMENTI DOCUMENTO CCCCLXXIX. È delegato al dottore Andrea Benigassi e al nobile Bartolomeo D’Oria il giudizio della vertenza sulla cattura fatta da Girolamo Leone delle robe ed altri effetti di Bartolomeo Sellers. 1460 , 8 febbraio (Diuersor. Comm. Januo, ann. 1458-1460, segnato X, 1000, 75, nell’archivio governativo) * MCCCCLX die Vili februarij. Illustris dominus regius in janua etc. come sopra. Cum recepissent breue sanctissimi domini nostri pape pij secundi, cujus tenor talis est (*). Ac etiam litteras reuerendissimi domini roderici cardinalis valentini et sancte romane ecclesie vicecancellarij. quarum tenor talis est (2). Et breue illud et litteras perlegissent, exindeque audiuis-sent dominum bernabeum de sanctis, de quo in eo breue ac litteris ipsis lit mentio, justitiam in ea re postulantem, audiuissentque ex aduerso jacobum de leone et plures ex fidejussoribus hyeronimi ejus lilij. numero circa decem, et quidquid ad eam rem dicere et allegare voluerunt, maturo inter se examine habito, volentes justitie locum esse ac intelligentes hunc 'esse casum regule de preda facta in mari, omnibus illis meliori modo etc. commiserunt et virtute presentium committunt claro utriusque juris doctori domino andree de benigassio ac viro nobili domino bartholomeo de auria q. domini jacobi. quatenus audito ipso domino bernabeo et quicquid in fauorem ejus cause dicere aut allegare voluerit, ex aduersoque etiam audito ipso jacobo ac fidejussoribus suprascriptis et quicquid pro sua defensione dicere voluerint. partibus ipsis justitiam summariam ac expeditam ministrent, sola dumtaxat veritate facti inspecta. In quo prefatis duobus commis-sarijs ad hec delegatis ut supra omnimodam potestatem arbitrium et baliam dederunt contulerunt attribuerunt et concesserunt, dant con- (') Segue il Breve del 13 gennaio 1460 , giù riferito sotto il documento CCCCLXX1V, a pag. 32. (2) È la lettera del 18 gennaio 1460, posta sopra nel documento CCCCLXXV1. ANNO 1400 ( 40 ) ferunt, attribuunt et concedunt, tam in procedendo quam in senten-tiando summarie et de plano sine strepitu et figura judieij. in scriptis vel non scriptis, seruato juris et capitulorum ordine vel non seruato. ita ut ab eorum sententia nequaquam reclamari aut appellari possit. vel de nullitate allegari aut aliò modo opponi, ex quo demum causa hec honestum et celerem tinem consequatur. Declarantesque ac decernentes quod quicquid superinde processum ac sententiatum fuerit, valeat et teneat ac exequi possit, tam contra alios fidejussores qui non fuerunt examini huic presentes. quam contra predictos qui fuerunt presentes. Nomina autem fidejussorum dicti hyeronimi qui interfuerunt sunt hec: jacobus de leone, antonius de gimbertis. christianus lomellinus. illarius squarciaticus. antonius de cauana. antoniottus grillus, tadeus de marinis, raphael de andoria. johannes franciscus palmarius, dominicus de prementorio. DOCUMENTO CCCCLXXX. L’Ufficio mercantile di Bruges, residente in Genova, vien incaricato dal Governo di trattare col duca di Borgogna nuovi patti e convenzioni , e munirsi contro le rappresaglie del signor di Waurin. 1460, 12 febbraio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1459-1460, segnato X, 1004, 79, nell’archivio governativo) * MCCCCLX die XII februarij. Illustris dominus regius locumtenens et januensium gubernator, et magnificum consilium dominorum antianorum communis janue in legitimo numero congregatum, auditis hodie prestantibus viris antonio gentili, paulo judice, andrea de domoculta. johanne bigna. paulo ju-stiniano et gregorio lomellino. sex ex octo officialibus negotijs bru-giarum prepositis. absentibus dario de viualdis et dominico de gri-maldis reliquis duobus, exponentibus se jussu ipsorum illustris domini regij locumtenentis et consilij perlegisse litteras e brugijs nuper allatas, tres potissimum articulos continentes : primum de promissione ( « ) DOCUMENTI facta a consule et mercatoribus januensibus brugijs negotiantibus illustrissimo domino duci burgundie de concedendo subditis ejus pari pri-uilegio et saluoconductu. cujusmodi excellentia sua januensibus cqn-cessit: secundum de concessione noui drictus imponendi ad subleua-tionem massarie brugiarum : tertium de remedijs parandis coiitra magnificum dominum vannerini contraque reprehensalias quas aduer-sum januenses exercere conatur: Re discussa et examinata attribuerunt ipsi officio brugiarum amplissimam ac generalissimam potestatem et arbitrium statuendi prouidendi et faciendi in et super his tribus articulis ac dependentibus et emergentibus ab eis prout cognouerint utilitati publice conuenire. et ex tunc statuerunt ac decreuerunt concedi et annotari priuilegium et saluumconductum supradictum. sub illis verbis modis et condictionibus que ipsi officio brugiarum conue-nientes et sufficientes videbuntur. Quam concessionem priuilegij et saluiconductus faciendam magnificum officium balie comprobauit. eique adijci voluit nomen et auctoritatem suam. DOCUMENTO CCCCLXXXI. Sull’istanza dell’Ufficio suddetto il Governo permette, a certe condizioni, che si imponga un nuovo balzello in favore della masseria di Bruges. 1469, 13 febbraio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1459-1460, segnato come sopra) * MCCCCLX die XIII februarij. Illustris dominus regius etc. et consilium dominorum antianorum communis janue in legitimo numero congregatum, scientes ita visum fuisse spectato officio cui rerum brugiarum cura delegata est. cum etiam ampla et generali auctoritate et arbitrio, quod etiam suasit hec que dicentur inferius statuenda esse sub legibus et condictionibus inferius declaratis, omni jure ac via quibus melius et validius potuerunt. dederunt et attribuerunt, dantque et attribuunt nobilibus et egregijs viris consuli et mercatoribus januensibus. brugijs negotiantibus. amplum arbitrium ac generalem auctoritatem et potestatem in- ANNO I460 ( 42 ) stituendi et imponendi nouum drictum ac nouam exactionem, que tamen non excedat quarta duo unius pro centenario, sub illis verbis modis formis penis declarationibus clausulis et condictionibus que ipsis consuli et mercatoribus apte et conuenientes videbuntur. Sub his tamen legibus et condictionibus et non aliter, quod ex toto debito massarie illius ipsi consul et mercatores inter sese diuisionem faciant librarum tiicentarum. idque onus ipsi perferant, exdebitando et extinguendo illud per a ias solitas et antiquas, ita ut ei extinctioni hic nouus drictus nihil omnino conferat. Quibusquidem consuli et mercatoribus nequaquam permissum esse intelligatur fenerari aut ciuire aut damnum aliquod daie pio his libris trecentis aut aliqua parte earum. Quod si facere tentai ent. presens attributio potestatis nulla et irrita sit. et pro non concessa aut statini reuocata intelligatur. Pro reliquo vero debito ipsius massarie. dummodo detractis his libris tricentis non excedat numerum librarum sexcentarum et usque in ipsas libras sexcentas, et pro sumptu qui verisimiliter erogandus erit in sindicum ad regium parlamentum parisiense profecturum, inque alias impensas conti ouer sie coi ani ipso parlamento agitande, attributam esse voluerunt eisdem consuli et mercatoribus auctoritatem et potestatem ejus drictus imponendi ut superius declaratum est. et non aliter nec ultra. DOCUMENTO CCCCLXXXII. Sono detti i quattro incaricati a trattare la questione del sig. Waurin dinanzi al Parlamento di Parigi. 1460, 13 febbraio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1459-1460, segnato X, 1004, 79, nell’archivio governativo) * MCCCCLX die XIII februarij. Illustris dominus regius etc. et magnificum consilium etc. intelli-gentes esse omnino necessarium creari et constitui aliquos officiales qui singularem ac precipuam curam habeant ejus controuersie que coram regio parlamento parisiensi agitanda est contra magnificum ( 43 ) DOCUMENTI dominum vannerini. secuti judicium et sententiam spectabilium otii-cialium quibus rerum brugiarum cura attribuita est. elegerunt et constituerunt officiales ad eam causam, dependentiaque et emergentia ab ea. claros juris utriusque doctores dominum andream de benegas-sio. dominum antonium de bracellis. ac generosos viros boruelem de grimaldis et araonem de auria. item sindicum ad curam ejus contro-uersie profecturum, prudentem virum manuelem granellum. cum sumptu instructionibus et mandatis postea sibi dandis. DOCUMENTO CCCCLXXX11I. Salvi i diritti esistenti nei mallevadori, il Governo approva la sentenza colla quale essi furono condannati a indennizzare Teodoro Salvadari, cretese, dei danni recatigli dal capitano Gerolamo Leone. UGO, '15 febbraio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1460-1461, segnato X, 1005, 80, nell’archivio governativo) * MCCCCLX die XY februarij. Illustris dominus regius etc. et magnificum consilium etc. auditis viris egregijs antonio de ingimbertis. jacobo de leone et socijs fidejussoribus hyeronimi de leone, olim patroni unius nauis. petentibus per eos potestatem dari nobilibus et egregijs viris luciano de auria q. acclini, johanni de marinis, pagano de prementorio et baptiste de axereito (sic) sindicatoribus vetustis, qui tanquam delegati ab ipsis illustri domino regio locumtenente et consilio, condemnauerunt ipsos antonium et socios ad dandum et soluendum teodoro saluadari cre-tensi pretium nonnullarum rerum et mercium per ipsum hyeronimum.... ut sententiam eorum corrigere possint, attento maxime quia ad notitiam ipsorum lidejussorunl nunc peruenit quod hyeronimus ipse alias fidejussiones prestitit. ex quo ipsi antonius et socij liberandi sunt a condemnatione predicta: Volentes justitie locum esse omni jure via etc. deliberauerunt et decreuerunt nihil in predictis innouari debere. ANNO I460 ( 44 ) solum salua et illesa sint et esse intelligantur jura ipsorum antonij et sociorum, que habent et habere pretendunt contra alios fidejussores, si per ipsum hyeronimum aut alium occasione dicte nauis dati chij fuerunt, prout supra narratur, et talia qualia habent. DOCUMENTO CCCCLXXXIV. È rigettala la eccezione fatta dai mallevadori di Girolamo Leone dell’essersi il medesimo eletto in Scio un’ altra sicurtà, e fino a prova certa sono assoggettati al futuro giudizio della lite, commesso al Benegassi e a 1 D’Oria. 4 460, 22 febbraio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1458-1460, segnato X, 1000, 75, nell’ archivio governativo ) ❖ MCCCCLX die XXII februarij. Illustris dominus regius in janua gubernator etc. come sopra. Cum audissent jacobum de leone et antonium de gimbertis. ac christianum lomellinum fidejussores hyeronimi de leone, filij ipsius jacobi. prò se et nomine et vice aliorum fidejussorum, dicentes iniquum sibi videri quod compellantur ad satisfactionem damni per ipsum hyeronimum. ut asseritur, cum sua naui illati cuidam bartolomeo silers catalano, de quo facta est commissio claro utriusque juris doctori domino an-dree de benegassio et bartholomeo de auria q. domini jacobi. prout constat in actis cancellarie manu mei cancellarij infrascripti. attento quod dictus hyeronimus alios fidejussores prestitit in chyo antequam hujusmodi assertum damnum illatum esset, ex quo fidejussores in janua pridem dati vigore cujusdam decreti publici liberi esse deberent ab ea fidejussione, et ex consequenti ab omni molestia occasione predicta. et ob id petentes pronunciari debere eos esse a dicta fidejussione liberos et proinde ab illa molestia: Considerantes naturam rei hujus que propter futura discrimina remedium et expeditionem celerem exigere videbatur, visis aliquibus testibus per ipsos jacobum de leone et socios productis, per quos probare nitebantur quod alij fidejussores dati fuerunt per ipsum hyeronimum de leone in chyo. qui tamen in hujusmodi re nihil vel saltem legitime ac sufficienter deponere vide- ( 45 ) DOCUMENTI bantur. demumque bis inter se examinatis que casus tempus condi-tioque in hujusmodi re requirebant: Volentes justitie locum esse et nc ex ea causa ulle reprehensalie aduersus commune janue aut ejUs subditos concedantur, omnibus illis meliori modo via etc. pronuncia-uerunt declarauerunt ac decreuerunt quod prefati jacobus de leone et socij fidejussores per ipsum hyeronimum de leone in janua prestiti obligentur et obligati sint ac esse intelligantur ad satisfactionem damni de quo supra fit mentio, casu quo hi duo commissarij delegati ut supra, quibus ea causa commissa est. cognouerint ac judica-uerint dictum hyeronimum obligatum esse ad satisfactionem damni predicti. Hac tamen declaratione adjecta, quod per hec non intelligatur prejudicatum. aut ullum prejudicium generatum, ipsis jacobo de leone et socijs contra illos fidejussores ut asseritur datos per ipsum hyeronimum in chyo. casu quo cognitum esset ipsos fidejussores datos in chyo ad satisfactionem hujus damni fore aut esse obligatos. DOCUMENTO CCCCLXXXY. Convenzione di Carlo Italiano coi Protettori circa il noleggio di una sua nave fino a Caffa. '1460, in febbraio (') (Filza di Caffa, n. 92) In nomine domini amen. Magnifici viri, domini : Urbanus de nigro Nicolaus italianus et Christoferus venerosus Paulus justinianus quatuor illis ex dominis protectoribus comperarum sancti georgij anni presentis. quibus delegata et attributa fuit cura et amplissima balia conducendi naues duas stipendio dictarum comperarum transmittendas ad ciuitatem capile, agentes nomine et vice dictar.m compe-rarum. una parte. (1) Essendo senza data, perchè mancante del suo fine, colloco in questo mese cui appartiene approssimativamente, la presente convenzione. ANNO I460 ( 46 ) fit vir nobilis earolus italianus dominus et patronus unius nauis portato cantariorum xvm milium vel circa, nominate (manca) nunc in portu janue existentis. parte altera. Sponte etc. Peruenerunt etc. Renunciantes etc. Videlicet quia virtute et ex causa dictarum promissionum etc. pre-nominatus earolus presens et patronus dicte nauis. ut supra, promisit et solenniter conuenit dictis dominis protectoribus presentibus. et stipulantibus nomine et vice dictarum comperarum et participum earum, tradere et assignare eisdem dominis protectoribus, siue cui vel quibus voluerint, intra diem crastinam ante occasum solis dictam suam nauem paratam et munitam omnibus corredis etc. Item promisit etc. quod idem earolus libere permittet et patietur ut ipsi domini protectores eligant et ponant super dicta naui eum patronum quem voluerint, ipsique domini protectores vel ipse patronus conducat ad stipendium, sumptibus propriis ejusdem caroli, officiales et turmam dicte nauis usque ad numerum virorum centum, in quibus tamen tot famuli seu seanagalli computari possint etc. Item promisit etc. quod contentus erit etc. quod ijdem domini protectores. seu dictus patronus eorum nomine emet ex pecunijs proprijs ipsius caroli conuenicntem munitionem biscoti vini et aliorum alimentorum necessariorum pro dictis viris centum, saltem pro mensibus quatuor. quodque dictus patronus et turma conducant dictam nauem cum dictis viris centum usque ad ciuitatem caphe. ibique post ap-plicuitum nauis saltem dies decem custodie caphe inseruient. Et. versa vice prenominati domini protectores acceptantes omnes promissiones etc. superius declaratas, promiserunt etc. prenominato carolo patrono ut supra presenti etc. dare et soluere ex pecunijs comperarum eidem carolo libras octo milia monete januen. correntis. pro integra mercede et stipendio dicte nauis ac apparatuum ejus et virorum centum pro dicto viagio caphe etc. et pro omni eo et toto quod et quantum dictus earolus petere et requirere possit quouis modo occasione dicti viagij et aliorum superius contentorum. Acto et specialiter conuento et declarato inter dictas partes, quod si dictos earolus voluerit sibi solui et numerari ac mutuari ex nunc dicte libre septem (') milia aut ea pars quam voluerit, eo casu teneatur et obligatus sit ipse earolus prestare idoneam fidejussionem (’) Qui dice septem, e sopra il septem sta scritto o poi cancellato odo. ( 47 ) DOCUMENTI dictis dominis lidejussoribus de obseruando omnia suprascripta de tanta summa quantam sibi solui voluerit. Cum hac etiam declaratione, quod ijdem domini protectores non teneantur eidem soluere eam partem dicte summe, quam intellexerint necessariam fore ad solutionem stipendiorum dictorum virorum centum super dicta naui conducendorum, et munitionum et victualium pro alimentis eorum ut supra faciendarum, conuertendam in ipsa stipendia et munitiones. Acto etiam' etc. quod si contingeret aliquam controuersiam oriri inter dictas partes occasione contentorum in presenti instrumento aut dependentium etc. ijdem domini protectores in omnibus ejusmodi controuersijs sint et esse intelligantur judices competentes, et hoc ipsum instrumentum exequi possint et debeant propria auctoritate. non obstantibus obstantijs quibuscumque. Que quidem omnia et singula (') DOCUMENTO CCCCLXXXVI. Lodisio Uorlasca si obbliga al Magistrato di s. Giorgio di condurre ai suoi stipendii in Caffa una compagnia di 70 soldati. UGO, 29 febbraio (Filza di Caffa, n. 93) ❖ MCCCCLX die XXVIIII februarij. Lodisius de borlasca q. bartolomei conestabilis conductus ad stipendium comperarum sancti georgij cum pagis septuaginta, constitutus etc. promisit conducere et preparare, intra terminum per magnificum officium sancti georgij statuendum, dictas pagas septuaginta ex hominibus idoneis et condecenter armatis, et cum ipsis pagis ascendere super ea naui vel nauibus quas ipsum magnificum officium voluerit, et in dei nomine caffam accedere et in toto ipso viagio caffè cum ipsis pagis prompte et fideliter parere mandatis dicti magnifici officij et ejus vel eorum officialium de quibus ipsum magnificum officium ipsi lodisio com- (') L’atto finisce qui, perciò è incompleto. Esso veramente non è che 1’ abbozzo o minuta del vero contralto stipulato. ANNO 1400 ( 48 ) missionem dederit, et posteaquam fuerit in caffa cum ipsis pagis bene et fideliter seruire toto tempore pro quo hic in janua stipendium sibi solutum fuerit, et demum omnia facere que ad ipsum, ratione dicti stipendij. ex probata consuetudine quomodolibet pertinebunt. Item promisit dictus lodisius conductor dictarum pagarum septuaginta quod toto tempore quo moram faciet in janua aut locis circum-uicinis cum dictis pagis erit fidelis illustri domino regio gubernatori, et contra statum regium non faciet vel veniet clam vel palam, directe vel indirecte, nec alio quouis modo in janua cum dictis pagis. Sub pena restituendi stipendium sibi ut supra pro ipsis pagis mutuandum seu soluendum. et alia quecumque grauiora arbitrio dicti magnifici officij taxanda. Et sub ypotheca etc: Et pro eo intercesserunt et fidej usserunt omnes infrascripti et quilibet eorum pro quantitate inferius declarata. Scientes etc. Respondentes etc. Eorum autem qui fidejusserunt nomina sunt hec: • Seguono i nomi di sedici, fra nobili e popolani, inscritti tutti per fiorini 100 (*). Johannes de lucho notarius. DOCUMENTO CCCCLXXXVII. Patente di capitano dei sobborghi, ossia della porta degli avanborghi di Caffa, data per tredici mesi a Nicolò Camogli di Bernardo, finiti i due anni di Giovanni Mainerò. 1460, 3 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 72) Gli conferiscono quell’ ufficio in retributionem itineris sui hinc deo preuio futuri caffam. pro quo habuit a nobis ducatos xxquinque prò sumptibus suis. E perchè non debba stare due anni sulle spese in attesa deVimpiego, vogliono sia ammesso allo stipendio unius summi mensualis. Data janue ni martij mcccclx. (’) Sotto il giorno 8 marzo nello stesso foglio, e in altro con la data del 1.° aprile, il Borlasca presentò altri sei mallevadori per 100 fiorini ciascuno. ( 49 ) DOCUMENTI DOCUMENTO CCCCLXXXVIII. Elezione dei nuovi consoli di Soldaia, Cembalo e Tana, per un anno. U60, 6 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 18) * MCCCCLX die jouis VI martij. Magnifica officia dominorum protectorum etc. annorum de mcccclviij et Lvnn. quibus fuit pridem attributa potestas conferendi officia maris majoris. in numero videlicet illi de lviiii integro congregati et de lviii in sexto, et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec. videlicet: Ex OFFICIO DE LVIIII D. Manuel de grimaldis prior Dominicus de prementorio Albertus spinula Marcus grillus Johannes de domoculta Johannes de bartolomeo et Paulus de francis olim turturinus Ambrosius de marinis. Ex OFFICIO DE LVIII nomina illorum qui his affuerunt sunt hec: D. Johannes piccamilium Badasar lomelinus Johannes de inurea Julianus maruffus et Antonius de canali Lodisius de auria. Absentibus tantummodo benedicto de nigro et luca saliceto, absol-uentes se se ad calculos albos et nigros de unoquoque requirente in-frascripta officia, elegerunt sub conditione infrascripta pro uno anno, cum conditione quod electi caueant in tres dies proximos de florenis trecentis pro singulo, aplicatis comperis. accedendi caffam cum na-uibus que deo preuio annauigature de proximo sunt cafTam. et non aliter locum habeat ipsorum electio, videlicet: Ad consulatum soldaie Augustinum adurnum olim nouellum. repertis albis calculis undecim affirmatiuis et tribus nigris reprobatiuis. Società Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. I. 4 ANNO 1460 ( 50 ) Ad consulatum cimbali Bartolomeum de auria q. oliuerij. repertis calculis albis et-nigris ut supra. (Non habuit locum quìa recusauit). Ad consulatum tane Carolum spinulam de luculo q. johannis. repertis omnibus quatuor-decim calculis albis afflrmatiuìé et nulla nigra. DOCUMENTO CCCCLXXXIX. Salvocondotto concesso dal Governo ili Genova a chi partisse alla volta ili Caffa, agli stipendi del banCo di s. Giorgio, nelle due navi Italiana e Spinola. 1460, 6 marzo (Filza dei Cancellieri, ann. 1453-1464, n. 14, sala l.a Collegij nell’ archivio governativo ) * Die VI martij 1460. Illustris dominus regius in janua gubernator ac locumtenens. et magnificum consilium dominorum antianorum in sufficienti et legitimo numero congregati.' scientes quantum necesse sit ut naues due stipendio magnifici officij sancti georgij conducte, iture capham. celeriter eant, et omne impedimentum tollatur quominus ille et alie gentes’ conducte a dicto officio pro custodia ciuitatis illius non accedant, ymo volentes ut rei huic omnis fauor addiciatur. hoc presenti decreto statuerunt et deliberauerunt quod quicumque stipendium ab ipso magnifico officio sancti georgij pro capha et in presenti viagio accepit vel accipiet, habeat et habere intelligatur saluumconductum pro omnibus debitis priuatis ad que obligatus esset a duobus mensibus citra, jubentes uniuersis magistratibus ciuitatis janue ac dictrictus quatenus et omnino illis nullum impedimentum . . inferri permittant, usque ad eorum reditum ex hoc stipendio. ( 51 ) DOCUMENTI DOCUMENTO CCCCXC. Decreto in favore delle merci a caricare sulle navi Italiana, De Marini e Spinola alla volta dell’ Oriente. 4460, 18 marzo (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1460-1461, segnato X, 1005, 80, nell’archivio governativo) * MCCCCLX die XVIII martij. Illustris dominus regius etc. et magnificum consilium etc. annuentes requisitioni coram eis facte per gubernatores vectigalium quinquennij tamquam juste, attento etiam quod hoc fit de beneplacito et consensu magnifici officij sancti georgij. omni jure via etc. sanxerunt et decre-uerunt quod omnes res et merces deferende ex ciuitate saone ad portum janue. destinate pro partibus orientalibus, que onerabuntur in nauibus caroli italiani, lucani de marinis et petri spinule. siue in aliqua ipsarum, que quidem naues de proximo ad partes ipsas orientales nauigature sunt, habeant et habere intelligantur illum gradum illamque obligationem ac si in portu saone super ipsis nauibus res et merces predicte onerate fuissent, quantum (sic) respectu tantum omnium vectigalium communis, aliquibus in contrarium non obstantibus. Cum hac tamen additione et declaratione. ’ ut dicte res et merces que ut supra deferentur ad portum janue. siue in terra exonerate fuerint siue non. onerari super ipsis nauibus seu aliqua earum non possint, nisi cum licentia dicti officij sancti georgij. DOCUMENTO CCCCXCI. Dietro sua richiesta concedono a Carlo Spinola il consolato di Tana per due anni, ed egli presta giuramento. 1460, 20 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 18) * MCCCCLX die XX martij. Prefata magnifica officia annorum proxime preteriti et mcccclviii. ex quibus omnes anni de mcccclviiii affuerunt, et anni de mcccclviii ANNO 1460 ( 52 ) absens tantummodo nobilis benedictus de nigro, attento quod nemo attendit ad officium consulatus tane, et ad illud exercendum supra-scriptus earolus non eligit accedere nisi conferatur sibi pro annis duobus, maturo examine precedente absoluentes se ad calculos albos et nigros, repertis omnibus quindecim calculis albis affirmatiuis. elegerunt dictum carolum in consulem tane, finito tempore lansaroti de parma, pro annis duobus, ut erat electus ipse earolus pro uno anno. Segue : Ea die dicti Carolus acceptando jurauit et promisit accedere cum nauibus deo preuio profecturis eaffam sub pena florenorum ducentorum. Sub etc. Respondens etc. Et pro eo etc. baptista spinula q. d.johannis. badasar grillus. Sub etc. Respondentes etc. Que officia collata sunt pro uno mense ultra annum, et duobus pro duobus annis. DOCUMENTO CCCCXCII. Gherardo Pinelli è eletto ministrale di Cìffa per due anni, finito il tempo di Lazzaro Torriglia. 1460, 20 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 18) ❖ MCCCCLX die XX martij. Prefata magnifica officia ad requisitionem magnifici officij sancti georgij de lx. absoluentes se ad calculos albos et nigros, elegerunt ad officium ministrarie caffè pro duobus annis, finito tempore (manca) de turrilia. guirardum pinellum. in retributionem laborum et sumptuum suorum a caffa januam, repertis omnibus xmi calculis albis affirmatiuis. ( 53 ) DOCUMENTI DOCUMENTO CCCCXCIII. Sostituzione di Luciano Vivaldi al nobile Bartolomeo D’ Oria nel consolato di Cembalo, per averlo costui ricusato ad un anno. 4460, 20 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 18 v.) « MCCCCLX die XX martij. Magnifica officia sancti georgij annorum de mcccclviiii in integro numero congregatum, et anni de mcccclviii in sexto numero congregatum. absentibus benedicto de nigro et lodisio de auria. attento quod bartolomeus de auria q. oliuerij non acceptauit officium consulatus cimbali . . . illud pro uno anno recusauit acceptare, absoluentes se ad calculos albos et nigros, elegerunt pro uno anno nobilem lucianum de viualdis. ita tamen quod cum presenti passagio se expediat, repertis omnibus calculis quatuordecim albis affirmatiuis. Segue : Ea die Dictus lucianus acceptando promisit cum presenti passagio se expedire et ire caffam. sub pena liorenorum centum. Sub etc. Respondens etc. Et pro eo etc. badasar grillus. Sub etc. DOCUMENTO CCCCXCIV. I Protettori comandano che sia pagato lo stipendio annesso all’ufficio di custode della porta Caiadore a Luca Marchese, il quale dimenticò in Genova le sue lettere patenti. 4 460, 26 marzo (Negot. gest. off. s. Georg. 1457-1475) (fol. 56 v. ) Vi appongono però la condizione che consti abbia fedelmente adempiuto ai suoi doveri di custode. Data janue mcccclx die xxvi martij. ANNO I 4()0 ( 54 ) DOCUMENTO CCCCXCV. Patento di consolo di Cembalo data per tredici mesi al nobile Luciano Vivaldi, finito il tempo di Agostino Maruffo. 1460, 26 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 72 t>.) Formola solita col diritto di tener taverna. Segue ima postilla, cioè: Ceterum mandamus vobis consuli massarijs prouisoribus et scribe car-tularij massarie. quatenus ad penam soluendi de vestro proprio duplum. de salario et emolumento unius mensis ex tredecim faciatis debitorem dictum luciainum. et ad eandem rationem et de pluri si pluri tempore exerceret dictum officium, et creditricem cameram officij nostri. cum pecunie hujusmodi retentionis conuertende sint in utilitatem comperarum utilem et laudabilem. Data janue mcccclx die xxvi martij. DOCUMENTO CCCCXCVL Patente di console di Soldaia data por tredici mesi ad Agostino Adorno, finito il tempo del nobile Gianotto Lomellini. <460, 26 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 73) Formola solita, colla facoltà della taverna e la postilla precedente. Data janue die xxvi martij mcccclx. ( 55 ) DODU.MENTI Torciglia, dopo aver» sminuito a sommi sessanta annui il salario di quel- Protectores etc. Spectato et egregijs viris, consuli, massarijs et prouisoribus. officio monete, et baptiste de valletari notario scribe massarie caphe. dilectis nostris, salutem. Moti aleuiatione onerum, que magna sunt, pro sustentatione illius ciuitatis. decreuimus ad officium illius scribanie massarie cum debito temperamento prouidere. et quod pars utilitatis ejus perueniat in massariam. taxantes salarium ipsius scribe in summos sexaginta in anno, et stalie retineri debeant per massarios et prouisores et nobis mitti. Quod salarium summorum lx tantum et nullum aliud emolumentum habere et percipere debeat scriba, et stalie camere nostre soluantur. et emolumenta quecumque sint et unde perueniant. et salaria dicte scribanie. diminuta ut supra, remaneant in massariam. Et ita volumus obseruari et exequi per vos consulem massarios et officium monete diligenter, sub pena quatrupli damni cujusuis et defraudationis facte officio. Itaque aduertatur ne quid detrimenti in predictis patiatur camera nostra et massaria. Itaque sub his legibus elegimus in scribam pro anno uno. et pluri aut pauciori tempore ad nostrum beneplacitum etc. dilectum nostrum nicolaum de turrilia notarium. Mandamus igitur vobis quatenus, statim finito anno dicti baptista visis presentibus. eundem nicolaum in scribam etc. habeatis, recipiatis etc. Prouidentes quod de omni emolumento salario obuentionibus et quouis lucro seu obuentione dicte scribanie te.:eri et fieri faciatis de omnibus creditricem massariam ratione dicti officij. de qua ratione soluatur salarium dicto nicolao summorum sexaginta tantum in anno et stalie nobis, reliquum remaneat in massariam. Et ita factum dicte massarie diligenter reuideatis quod emolumentum ejus nihil damni patiatur camera nostra, sub P ufficio. 1460, 26 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 7i v. ) ANNO 1460 ( 56 ) dicta pena, facientes vobis idoneos fidejussores prestare per dictum nicolaum de obseruatione premissorum et de legalitate officij et standi sindicamento et parendi mandatis nostris, et obseruare teneatur ea que in litteris concessis predicto suo precessori continentur, sub pena in illis contenta. Registrata etc. Data janue die xxvi martij 1460. DOCUMENTO CCCCXCVIII. Patente di console di Tana, data per due anni e due mesi, al nobile Carlo Spinola q. Giovanni, finito il tempo di Lazzarotto Palma. •1460, 27 marzo (Negot. gest, off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 73 v.) Formala, consueta coll’ aggiunta succitata della ritenzione di due mesi, e la seguente: Ceterum mandamus etc. quod dictus earolus non amoueatur finitis annis duobus et mensibus duobus ab ipso officio, nisi successor suus hic eligendus eo applicuerit cum litteris nostris. DOCUMENTO CCCCXCIX. li governo e altri corpi dello Stato, coi Protettori, delibe-ano di armare maggiormente le navi, massime quella di Luca De-Marini, in viaggio per Cafla, contro le temute ostilità dei Catalani. 1460, 27 marzo (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1458-1460, segnato X, 1000, 75, nell’archivio governativo) * * MCCCCLX die XXYII martij. Cum vocatis ad conspectum illustris domini regij in janua guber-toris et locumtenentis. ac magnifici consilij dominorum antianorum. spectabilibus offieijs monete, sancti georgij et maris. alijsque ciuibus ( 57 ) DOCUMENTI electis, numero fere centum, recitatisque litteris nonnullis ex florentia ad diuersos ciues scriptis, narrantibus naues catalanorum cepisse nauem melchionis gentilis in mare alexandrie. et aliam item nauem januensem que ex chyo discesserat, plerique metu percussi presertim... nauium que nunc iture sunt ad orientem pro factis caphe. quam maxime prouidendum esse earum saluti laudauissent. verum in varias sententias hujusmodi prouisionis distraherentur, vir nobilis lucas de grimaldis assurgens breuiter in hunc modum disseruit: periculum et necessitates caphe omnibus notas esse, nihilque magis saluti illarum rerum quam celeritatem conferre posse, nec formidare si he tres naues ad illud iter composite viris ab officio sancti georgij ordinatis et alijs apparatibus munite mittantur, quin salue a nauibus hostium in orientem accedant. Hoc tamen laudare quod in naui lucani de marinis tot viri addantur, quot spectatum officium maris omnibus cognitis necessarium fore judicauerit. ipsique officio omnimodam ac plenam attribuendam esse potestatem in hoc casu ea omnia agendi ac prouidendi prout ipsi officio videbitur, ita tamen quod impense hujusmodi prouisionis contribuat corpus nauis ipsius lucani, naula, merces et securitates in ea facte. Que sententia, collectis vocibus, cum approbata sub vocibus octuaginta septem, que erat major pars conuocatorum. extitisset. habita est pro decreto. DOCUMENTO D. Gli ufficiali del Mare di ciò incaricati dall’assemblea precedente, provvedono all’armamento della nave De-Marini. U60, 29 marzo (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1458-1460, segnato X. 1000 , 75, nell’archivio governativo) * MCCCCLX die XXVIIII martij. Spectabile officium maris in pieno numero congregatum, et cujus officij nomina sunt hec: Sistus dentutus Petrus bonfilius et Damianus de leone ANNO I460 ( 58 ) Sciens pridie sibi fuisse datam curam et arbitrium ac potestatem, prout constat manu mei cancellarij infrascripti. prouidendi additioni aliquot virorum in naui nobilis lucani de marinis itura de proximo in orientem, ut tuta sit a periculo hostium, quodque impensa illorum virorum imponatur super corpore nauis. mercibus ac naulis, postea-quam. cogitauit quonam modo ipsi rei prouidendum foret, intellecto necesse esse pro hujusmodi sumptu ad presens habere libras saltem mille, nullam meliorem aut commodiorem viam fore cognoscens ad inueniendas pecunias ad hunc sumptum necessarias quam per hujusmodi institutionem drictus. omni modo via. etc. instituit ac deliberat quod quicumque colligere aut exigere minus voluerit pro centenario super corpore nauis ipsius lucani de marinis, eo pretio taxande prout taxatur a comerchiarijs. et naulis ipsius nauis ac mercibus in ea oneratis et onerandis pro presenti viagio. in quibus mercibus comprehensi sint et esse intelligantur panni sete aurum argentum et jocalia ac aurum filatum. soluendo libras mille monete janue currentis, et quem drictum collector colligere et exigere teneatur in chyo. ac de ea moneta que in chyo colligitur per drictum chyj. presentis drictus sit et esse debeat dominus et collector. Declarato quod pretium ipsarum rerum et mercium, de quibus colligi potest ut supra presens drictus. intelligatur esse et sit illud quo dicte res et merces valebunt in chyo. Item etc. (Seguono più altre clausole e condizioni che ommetto). Sotto il di 5 aprile evvi un secondo atto relativo a questa pratica, con cui il precedente diritto venne aumentato ancora da 16 a 20 soldi per cento. DOCUMENTO DI. Conferma della elezione di Gherardo Pinelli in ministrale di Caffa, e nomina di Damiano Valdettaro a sottoscrivano della Curia. 1460, 31 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 18) * MCCCCLX die ultima martij. Magnificum officium sancti georgij anni presentis. cui attributa fuit integra balia conferendi officia illa maris pontici. ut constat in actis * DOCUMENTI francisci de borlasca notarij. attento quod dictus guirardus reuersurus est caffam. absoluentes se ad calculos albos et nigros, confirmauit a< de nouo elegit dictum guirardum ministralem caffè pro dictis annis duobus, in retributionem laboris sui et sumptuum suorum tam veniendi januam quam caffam reuertendi. ita quod dictum officium sit sibi collatum pro omni eo quod petere posset pro sua retributione et expensis factis et faciendis usque caffam quo accessurus est. repertis omnibus xi calculis albis affirmatiuis. Segue : Ea die Prefatum magnificum officium absoluens se etc. elegit pio duobus annis subscribam curie caffè damianum de valetarij q. johannis. DOCUMENTO DII. Patente di sottoscrivano della curia di Caffa data per due anni a Damiano Valdetlaro q. Cio., finito il tempo del suo predecessore mandato da Genova. 4460 , 34 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 74 v.) Formolo, consueta,' e senra aggiunte. Data janue die ultimo martij. DOCUMENTO DIII. i Altra elezione degli ufficiali delle colonie. 4460 , 2 aprile % (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 18 «.) 4* MCCCCLX die II aprilis. Magnificum officium dominorum protectorum etc. in integro numero congregatum, cui collatum est arbitrium conferendi officia maris pon- I ANNO 1460 ( 60 ) tici. ut quo plures januenses caffam mittentur cum presenti passagio eo majores fauores ciuitas ipsa et tutelam accipiet, absoluentes se ad calculos albos et nigros, repertis omnibus calculis albis affirmatiuis. elegerunt ad infrascripta officia infrascriptos sub formis infrascriptis. videlicet : Quam electionem voluerunt habere locum in illis cum nauibus profecturis caffam nunc accedent (sic) et non aliter: Ad officium porte caj adoris pro anno uno Simonem de grimaldis ansaldi pro anno uno. finito tempore stipendij quod habet pro caffa. repertis omnibus calculis albis. Ad capitaneatum orgusiorum pro annis duobus Benedictum antonium de axereto pro annis duobus, finito tempore lansaroti spinule. et interim postquam caffam attigerit habeat summum unum de stipendio pro singula paga, et ultra expensas alimentorum nauis usque caffam. repertis omnibus calculis albis ut supra. Ad castellanias soldaie pro duobus annis Adam centurionem pro annis duobus, finito tempore precessoris sui a janua destinati, et interim habeat stipendium unius summi, repertis omnibus calculis albis. Ad castellaniam seu castellanias cimbali pro duobus annis Filippum lomelinum q. babilani pro annis duobus, finito tempore precessoris sui a janua destinati, et interim habeat stipendium unius summi, repertis undecim calculis albis affirmatiuis et una nigra. DOCUMENTO DIV. Patente di castellano dei forti dei ss. Giorgio e Nicolò di Cembalo, data per due anni e due mesi, a Filippo Lomellini di Babilano, finito il tempo di Pietro Montenegro. 1460, 3 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 75) Formolo, solita, colla facoltà della taverna e la ritenuta dei due mesi. Data janue die ni aprilis mcccclx. ( 61 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DV. Patenlò di castellano di Soldaia c della torre di s. Elia, data per due anni e due mesi, ad Adamo Centurione di Battista, finito il tempo di Damiano Chiavari. 4460, 3 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 75 v.) Formola al tutto come sopra. Data janue die in aprilis mcccclx. DOCUMENTO DVI. Patente di capitano degli orgusii di Caffa, data per due anni e due mesi, a Benedetto Antonio Assereto, finito il tempo di Lazzarotto Spinola. 1460, 4 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 76) Forinola solita e aggiunte come sopra. Data janue mi aprilis mcccclx. DOCUMENTO DVII. Ordine del governatore regio al dottore Andrea Benigassi e nobile Bartolomeo D’Oria, giudici delegati sulia controversia della nave Leona, di terminare la lite col giorno 7 aprile corrente. 1460, 4 aprile (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1458-1460, segnato X, 1000, 75, nell’ archivio governativo ) * MCCCCLX die IIII aprilis. Parte illustris domini regij in janua gubernatoris etc. jubetur vobis claro juris utriusque doctori domino andree de benegassio et viro nobili domino bartholomeo de auria q. domini jacobi. delegatis in causa anno 14(30 ( <32 ) et seu controuersia vertente inter dominum bernabeum de sanctis, nun-cium apostolicam. nomine quo agit. ex una parte, et jacobum de leono nomine hyeronimi tìlij sui. et alijs de quibus in ea delegatione iit mentio, ex altera, quatenus infra diem lune proximam que erit septima presentis. per totam diem debeatis terminasse et expedisse dictam controuersiam. Sub pena ducatorum quadringentorum applicandorum iacobo de leone et socijs pro suo interesse, et hoc ad instantiam dicti jacobi et sociorum. DOCUMENTO DVIII. Inventario degli attrezzi militari da mandare a Cada sulle due navi Italiana e Spinola , condotte dal Banco. 1460, . . aprile (’) (Filza di Caffa, n. 94) * Jhesus. Pro Capba. i Inuentarium rerum onerandarum in nauibus prò capila. Et primo coffa una in qua sunt coiracie tres coperte fustanei nigri et celiate septem, seu..... Item in alia coffa sunt pectoralia duo et celiate quindecim, seu....... Item in alia coffa pectoralia tria et celiate decem- septem. seu....... Item in alia coffa celiate duodecim et coiracia una coperta fustanei nigri cum suis brionis seu Item fangotini duo coperti canabacij. in quibus sunt corrigie l pro panserijs pro singulis, seu Item barrilia decem. in quibus sunt panserie centum. videlicet dècem pro singulo. seu Item tarconi quinquaginta . . . sex signati vexillo crucis, seu Item capse triginta veretonorum. videlicet xxnn a tibia et sex a girella, .seu .... coffe i. coffe i. fagot. ii. barrii. x. tare. l. caps. xxx. (’) Appongo questa data come probabile, non già che ne sia affatto certo. ( 63 ) DOCUMENTI Item capse triginta veretonorum. videlicet sedecim a tibia et quatuordecim a girella, seu caps. XXX. Item carratelli duo pulueris bone, seu . car. ii. Item capse tres indulgentie (*). videlicet duo a gi- rella et una a turno, seu..... caps. in. Item rondelle due fili prò balistis. in una aciole dlxxvi. in alia aciole dxxxi. seu ron. n. Item carratelli duo salnitrij. ponderis centum xvi librarum, xxxvim veteris, seu .... car. ii. t Item barrilia duo pulueris pro sarbatanis. ponderis centum et lxxxii brut (sic) pro barrilibus. Item barilia duo pulueris pro sarbatanis. ponderis librarum ccl vet. DOCUMENTO DIX. Rassegna fatta sulla nave Italiana dei fanti condotti a Caffa, allo stipendio del Banco, dai conostabili Lodisio Borlasca, Lorenzo Delfino, Carlo Balbo e Luciano Vivaldi. \ 460, . . aprile (Filza di Caffa, n. 95) * Jhesus. Infrascripti sunt homines, seu soldati, qui sunt ad solidum magnifici officij sancti georgij. et primo in naui italiana dominus guriar-dus (sic) lomelinus patronus cum hominibus infrascriptis. videlicet hominibus xxx. ut di. . . . Lodisius de borlasca cum hominibus infrascriptis. et primo: Franciscus de sorili (?) Johanetus de metelino Merianus de auria Andreas de nascheto Marchus de madallena Franchinus de vernacia Tomas de garbagna Teramus corsus Jacobus de aste Stefanus de modena Gaspar de auria de metelino Antonius de bonifacio (’) Sic! Non si lia dubbio però clic qui trattasi di balestre; le quali forse saranno state acquistate coi denari delle Indulgenze. e ANNO 1460 ( 64 ) Nicolaus rattus Dominicus bozonus Manuel de pometo Jacobus de palatio Jacobus de neapolli Francisclius porchus Janinus de gentillis Joliannes de passiano Toma (sic) de rochatagiata Christofarus de mediollano Nicolaus fllippus de saona Benedictus de rubeis Johannes de barrili Georgius de alsario Guliermus.de molendino Georgius justinianus Bartholomeus cappe Jacobus corsus Benedictus de carmandino Benedictus de vallebella Georgius alaxius Jacobinus de mediollano Anthonius de ceua Johannes mantega Paullus de souanis Leonardus de honeto Janinus boto dictus barbante Johannes de goanto Laurentius darffinus cum Francischus ihapascha Gregorius de remundis Nicolaus lungus Georgius balbus Bartholomeus balbus Simon de magiollo Jeronimus (sic) Anthonius scarella Jolianetus palauicinus Johannes de sibillia Georgius de modano Jacobus de mora Nicolaus de la cazella de leuanto Jacobus morexanus de bonifacio Dominicus perezus de leuanto Donatus corsus Michael de chio Anthonius justinianus Johannes formentus Baptista de guano Pellegrinus de turilia Valentinus de zoallio Christofarus bachochus Baptestinus borella Alfunsus aer de portugallo Antonius de ferrarijs de aste Leo dictus gaspar de scarpento Christoforus dictus ragius de pedemonte Johannes maria de massascho Jacobus ihioclerius de recho Nicolaus de rodo Andreas de gafollo de camullio Rolandus de rochatagiata de turilia. In summa lxvii. Jacobus merualdus Michael merualdus Bartholomeus bonauia Franciscus de pugia Petrus camollius. Johannes de carpena Augustinus moragia hominibus infrascriptis. et primo: ( 65 ) DOCUMENTI Petrus bassus Anthonius borza Johannes antonius de sigestro Bernardus jugotus Obertus dandus Jacobus cauagnollus Johannes ganbinus Georgius borcelerius In summa xxx. Carolus balbus cam hominibus infrascriptis. et primo : Petrus buschacius Bartholomeus gatus Petrus de aiuado Paullus de cazanoua Antonius gandurffus Ambrosius gius Johannes baptista ceuascho. Berthinus barbus Michael de munchalerio Christofarus de mantua Berthonus de chunio Petrus de auignono Petrus rocetus Petrus blanchus Andreas de schotia Johannes de contigia Tomaxius de bollonia Petrus curcius Franciscus dictus muncaluus Jacobus de dulceaqua Antonius granaria Johannes de fegino >Conradus de clauaro Jacobus de barbazerata Francischus de agostino Bartholomeus de lanciauegia Laurentius corcius Nicollaus de fogo Leonardus ardoinus Gregorius de sanguineto Stefanus de pinascho. In summa xxv. Infrascripti sunt homines juncti pro magniflcho officio sancti georgij. et primo sunt . . . hominibus xi (e ne mancano i nomi). Dominus lucianus de viualdis cum hominibus septem. Lucianus baillus scriba nauis n. domini anthonij italiani manu propria. Segue il riassunto totale: xxx. LXVII. XXX. XXV. VII. XI. CLXX. (') (’) In altro cartolaro sono i ruoli dei soldati o capitani citati a pag. 11. Società Ligure. St. Patria. Voi. VII. V. I. ANNO I400 ( OC ) DOCUMENTO DX. Ordine a tutti i capitani, marittimi e militari, della nave di Carlo Italiano, noleggiata dal Banco per Caffa, di non lasciar più discendere nissuno a terra, ma di partire a quella volta. H60, 5 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1407) (fol. 117 v.) * MCCCCLX die V aprilis. Parte magnifici ofilcij dominorum protectorum etc. mandatur gui-rardo lomelino patrono, lodisio de borlasca armorum conductori, ambrosio dalfìno etiam conductori, et stipendiatis ad seruitium et stipendia prefati magnifici officij. nauclero, scribe, ingrezatori. stipendiatis et marinarijs nauis caroli italiani conducte pro caffa. quatenus nullo pacto descendant vel aliquem ex dicta naui descendere permittant, sub pena fidejussionum suarum et alia grauiori. etiam corporali, arbitrio dicti officij. et quamprimum incipiant flare venti quibus possint nauigare ad partes orientales siue ad portum venerem, non morando in hoc mari, sub dicta pena dent vela ventis et recedant. DOCUMENTO DXI. Lo stesso ad Antonio Delpino, condottiero delle due navi Italiana e Spinola per Caffa, e capitano della Spinola. I i60 , 5 aprile ( Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1467 ) (fol- 118) * MCCCCLX die V aprilis Parte magnifici officij sancti georgij etc. mandatur antonio de pinu capitaneo nauium conductarum pro caffa. et patrono nauis petri spi-nule. nauclero, scribe et subscribe, ingrezatori. marinarijs et plusme ( 07 ) DOCUMENTI dicte nauis. nec non stephano de pareto, petro de arquata et carolo balbo conductoribus stipendiatorum prefati magnifici officij pro caffa. quatenus nullo pacto descendant vel aliquem etc. il tutto corae sopra sino al fine. DOCUMENTO DXII. Comando al nobile Gherardo Lomellini, patrone della nave Italiana,, di mandare subito sulla nave Spinola Antonio Italiano, e non più riceverlo nella sua. <460 , 5 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1467) (fol. 118) * MCCCCLX die V aprilis. Parte magnifici officij sancti georgij etc. mandatur et expresse jubetur nobili guirardo lomelino patrono nauis italiane, quatenus ad penam fidejussionum suarum, habito presenti mandato, mittat ad nauem petri spinule. sub patronatu spectati antonij de pinu. antonium italianum. et ipsum ulterius non recipiat ipsum antonium in dieta naue sub dieta pena. DOCUMENTO DXIII. Lettera del conestabiie Lodisio Borlasca di scusa ai Protettori per non essersi trovato presente alla mostra dei suoi fanti a bordo della nave Italiana. 4450, 6 aprile (Filza di Caffa, n. 96) (Extra) Magnificis dominis protectoribus comperarum sancti georgij. dominis meis singularissimis. (Intus) * Jhesus. Magnifici domini mei singularissimi, quanto me dispiaque heri non mi trouare a lo fare de la mostra, dio lo sa. e maxime pero che mi ANNO I460 ( 68 ) inanellavano v compagni, li qualli sono caxone che io non me li tro-uase. li nomi de li quali manehauano sono questi: g'eorgio de alsario andrea de gafo (sic) de camulio. rafael de amigeto. baptista d‘e guano ambo di bisagno. marcho da la madalena citad.ino de genoua. E pero magnitiei signori che mi facesti la mostra di compagni lxvi agion-gendoli v sono numero lxxi. perche io resteria auere lo intiero, le qualle vederia volunteri me faresti dare pero . . . agio mesteri. et non altro per lo prezente saluo me aricomando ale magnitìcentie vostre. Ex naue die vi aprilis. Ludouicus de borlasca cum humili recommendatione Ego guirardus lomelinus afirmo. DOCUMENTO DX1V. Ordine al capitano Antonio Delpino di mettere subito a terra dalla sua nave Giovanni Raibaldi. ■1460, 7 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1407) ( fol. 118) * MCCCCLX die VII aprilis. Parte magnifici officij etc. mandatur vobis spectato viro antonio de pinu eapitaneo nauium nauigandarum deo preuio caffam. quatenus sub pena florenorum mille et ultra, arbitrio prefati magnifici officij exigenda a vestris fidejussoribus, viso presenti mandato mittatis in terram, cum lembo qui mittitur ad vos. johannem reibaldum. omni excusatione postposita. " r ( 09 ) DOCUMENTI ’ DOCUMENTO DXV. Ingiunzione ai due capitani suddetti di partire per Caffa. 1460, 7 aprile (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1467) (fol. H8t>.) ' ❖ MCCCCLX die VII aprilis. Parte magnifici officij sancti georgij etc. mandatur vobis antonio de pinu capitaneo. patrono unius nauium conductarum pro caffa. et guirardo lomelino patrono relique, quatenus quamprimum venti fa-ueant et seruiant nauigationi vestre. detis vela ventis et velificetis nauigetis recto viagio ad iter vestrum, non remorando ulterius ’neque declinando ad portum veneris neque ad alias partes, sed prosequamini iter vestrum sub pena grauissima arbitrio prefati magnifici officij a vestris fidejussoribus exigenda. Segue : Ea die. Georgius spinula nuncius retulit se hodie personaliter etc. DOCUMENTO DXVI. Sostituzione di nuovi membri a compimento dell’Ufficio dell’anno 4 458. 1460, 23 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1467) (fol. 119) * MCCCCLX die XXIII aprilis. Magnifici domini protectores etc. anni de mcccclviii in integro numero congregati, attento quod generosus vir dominus lodisius de auria. unus ex ipsis octo dominis protectoribus, sublimatus est ad capita- \iNNO 14(30 ( 70 ) neatum galearum et classis, diuino fauente presidio profecture ad presidia illustrissimi domini ducis Calabrie prò regno neapolitano obtinendo, et quod prestans vir lucas de nigro. olim salicetus. effectus est de albergo de nigro. ex quo inconueniens est quod duo de uno albergo essent ex ipso officio, attento etiam quod nobilis benedictus de nigro plurimum occupatus est in varijs negotijs. propter que non vacat agendis dicti otflcij. absoluentes se ad calculos albos et nigros, snrrogauerunt ad dictum officium loco prefati generosi ludouici (*) nobilem antonium de auria q. johannis. repertis calculis octo albis affirmatiuis et nulla nigra, et gregorium adurnum loco popularis albi acceptant . . . loco dicti benedicti lucam prefatuni. et loco dicti luce ut popularis dictum gregorium. repertis calculis septem albis affirmatiuis et una nigra. DOCUMENTO DXVII. Patente di ministrale di CafTa data, per due anni e due mesi, al nobile Gherardo Pinelli, finito il tempo di Lazzaro Torriglia. 1160, 28 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1175) ( fol. 77) Formola come sopra nel documento LXXXI a pag. 268 del tomo 1 ; coll'ordine di prestare in Caffa sicurtà di fiorini 1000. I)ata janue mcccclx die xxvin aprilis. (’) Se taluno ancora dubitasse che Lodisio era sinonimo di Lodovico, nc ha qui la convincentissima prova, come l’ebbe nei precedenti documenti DIX e DX11I. ( 71 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DXVIII. I Protettori conferiscono altresì l’ufficio del peso in Copa, per due anni, al predetto Gherardo Pinelli in ricompensa de’ servizi resi al Danco. UGO, 29 aprile (Negot. gestor, off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 77 v.) Protectores etc. Spectabili et prestantibus viris, consuli, massarijs et prouisoribus. ac officio mercantie caffè, dilectis nostris, salutem. In' recompensationem laborum et sumptuum guirardi pinelli ad nos missi et reuersuri ad vos. ultra ducatos viginti quinque quos sibi dedimus pro sumptibus, et officium ministrarie illius ciuitatis. ut benefacientes sentiant suum benefacere sibi proficere, item eidem concessimus et contulimus pro annis duobus officium, ponderis coparij. inci-•piendis statiin finito tempore precessoris sui. et cum gratia quod possit eligere, unum loco sui idoneum, arbitrio vestro, qui illud officium exerceat. Itaque mandamus vobis et expresse committimus, quatenus statim finito tempore ultimi ponderatoris in caffa electi, dictum officium resignari faciatis illi nominando per ipsum idoneo et approbando per vos. cum salario et obuentionibus debitis, in omnibus et per omnia ut precessores sui illud habuerunt. Registratis presentibus in actis cancellarie nostre, nostrorumque magni et parui sigillorum impressione munitis. Data janue mcccclx die xxvim aprilis (‘). Segue : Mutuauimus sibi ducatos in auro largfis triginta quinque, quos vos consul et massarij ab ipso exigi faciatis et in nostra ponatis. Data ut supra ("2). (’) Fu rivocato come leggesi nel seguente documento DXIX. (*) Si vedano i documenti DXIX e DXXI. ANNO 1460 ( ) DOCUMENTO DXIX. Cassano la collaziono precedente, stante che il Pinelli si rifiuta di andare a Caffa toccando Scio, come aveva promesso. 1460 , 9 e 10 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 77 v. ) * MCCCCLX die VIIII maij. Magnifici domini protectores etc. in integro numero congregati, attento quod dictus guirardus non proficiscitur chium sicut promiserat, repertis calculis nouem albis affirmatiuis et tribus nigris reprobatiuis priuauit eundem guifttrdum ab ipso officio ponderis coparij. et jussit cassari suprascriptas litteras, quas reuocauit. * Die X maij. Dictus guirardus presentauit litteras quas habuit de dicto officio coparij. et magnificum oificium in vii numero congregatum jussit fieri litteras infrascriptas (*) requisitas per dictum guirardum. et littere dicti officij lacerate sunt. DOCUMENTO DXX. Elezione in secondo turno dei quattro Protettori specialmente incaricati del governo delle colonie. 1460, 9 e 10 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-14G7) (fol. 121 t>.) ❖ MCCCCLX die VIIII maij. et fuit heri. Magnifici domini protectores etc. in integro numero congregati, volentes vicissitudinem dare mi qui debent habere specialem curam re- (J) Vedi subito dopo nel documento DXX1. P ( 73 ) DOCUMENTI cipiendarum litterarum et negotiorum ad regimina locorum pertinentium. successores prestantum virorum dominorum urbani de nigro et sociorum, absoluentes se ad calculos albos et nigros, elegerunt infra-scriptos mi pro im mensibus, ut vicissitudo omnibus sit. repertis calculis a nouem supra albis aillrmatiuis de unoquoque infrascriptorum. videlicet: Brancaleonem de auria Gregorium lomelinum Andream de rocha et Bartolomeum sauli. DOCUMENTO DXXI. I Protettori scrivono al console di Caffa di non avere più mutualo danaro a Gherardo Pinclli per le spese di viaggio. U60 , IO marjcjio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 77 v.) * MCCCCLX die X maij. Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli, massarjjs et prouisoribus caffè, carissimis nostris. Requisiuit a nobis, carissimi nostri, guirardus pinellus notificari vobis quod pro expensis suis nihil sibi soluimus. Nos vero notifleamus vobis pecuniam non- soluisse, sed sibi retributionem fecisse de officio ministrarie caffè, ut in litteris de dicto officio sibi datis continetur. Mutuauimus tamen sibi ducatos triginta quinque largos soluendos per ipsum massarie recepture nomine nostro, ut alijs litteris nostris vobis scripsimus (‘). Data janue mcccclx die x maij. C) Cioò nella lettera riferita poco sopra nel documento DXVIII. ANNO I 4()0 ( 74 ) DOCUMENTO DXXII. Disposizioni riguardanti le sicurtà a prestarsi in Caffi) por conto della nave Spinola , al suo ritorno in Genova. I Ì60, 23 maggio (Diuersor. Comm. Janue* ann. 1460-1461, segnato X, 1005, 80, nell’archivio governativo) • ‘ \ * MCCCCLX die XXIII maij. C um prò naui que sub stipendio magnifici officij sancti georgij cafTam accessura est. et cui preest vir egregius antonius de pinu non prestiti fuerint ille fidejussiones de parendo mandatis illustris domini regij in janua gubernatoris et locumtenentis. et magnifici consilij dominorum antianorum nomine excelsi communis janue. que ex forma decretorum communis janue prestari debent, et ob hoc per ipsos illustrem dominum regium locumtenentem et consilium commissum litteris suis fuit consuli et massarijs caffè ac ipsi antonio de pinu, si forte accidet quod naui ipsi preesse debeat alter quicumque sit pre-terquam nobilis petrus spinula seu alius pro eo. eo casu nullatenus nauem ipsam ex portu caffè exire permittant nisi prius per ipsum patronum prestite fuerint fidejussiones de tlorenis octomilibus. quod ut fleri possit et nullum impedimentum sit respectu instrumenti nau-lizazionis et pactorum initorum inter ipsum magnificum olllcium sancti georgij et alios quosuis ad quos ea nauis pertinero videtur, prenominati illustris dominus regius locumtenens et consilium in sufficienti et legitimo numero congregatura, utilitati publice consulere volentes, omni jure via etc. sanxerunt et decreuerunt si nauis pre-dicta occasione fidejussionum ut supra" prestandarum per ipsum antonium de pinu ad tempus ordinatum non consignaretur quemadmodum continetur in instrumento pactorum de quo supra mentio fit. quod officium ipsum sancti georgij non intelligatur contrauenisse dictis pactis, et per consequens nullam penam ob eam rem incurrisse. Volentes etiam et deliberantes quod officium ipsum respectu predicto nullo unquam tempore molestari aut aggrauari non possit per aliquos officiales aut ( 75 ) DOCUMENTI magistratus communis janue. quibus quidem officialibus aut magistratibus in casu contrafactionis virtute presentis deliberationis adimerunt omnem potestatem omnemque arbitrium et jurisdictionem, et hoc non obstantibus aliquibus legibus regulis ordinibus capitulis et decretis in contrarium prohibentibus, et alijs obstantijs quibuscumque, etiam si talos essent do quibus opporteret hic fieri mentionem specialem. DOCUMENTO DXXIII. Ki ii novazione dei membri componenti la Giunta sopra i negòzii delle indulgenze concesse dai Papi. UGO, 10 luglio (Negot. gest. oir. s. Georg, ann. 1457-1467) (fol. 128) * MCCCCLX die jouis X julij. Magnifici domini protectores etc. in decimo numero congregati, volentes dare vices prestantibus viris manueli saluaigo. danieli de flisco. lazaro de varixio et octobono scalie, quatuor electis super negotijs ad indulgentias pertinentibus ('). confìsidevirtutibus et diligentia infra-scriptorum prestantium virorum, elegerunt eos in successores dictorum manuelis et sociorum, cum ea potestate auctoritate et balia collata eisdem manueli et socijs. mandantes eos citari ad jurandum et acceptandum. Quorum electorum nomina sunt hec: Alaonus gentilis Paulus de grimaldis Johannes franciscus parmarius Andreas de campis. (’) Erano stati eletti nel dicembre 1459 , come sta scritto a pag. 877 c nel documento CCGCLXX del tomo 1. ANNO 14(Ì0 ( 76 ) DOCUMENTO DXXIV. Convenzione falla tra i Protettori dell’anno 1458, che possano bastare quattro di loio a decide! e le cose dell’Ufficio, essendo essi tutti assai occupati nei negozii pubblici. 1460, 19 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1407) ,fol. 12-2 v.) * MCCCCLX die XVIIII julij. Magnifici domini protectores etc. in integro numero congregati, anni suprascripti de mcccclviii. animaduertentes plura esse negotia dicti officij non patientia dilationes, que interueniunt propter occupationes ipsorum, et propterea male cedere officio, nec expediri posse plura que expedientur si a paucioribus agerentur, absoluentes se ad calculos albos et nigros decreuerunt omnibus octo calculis albis affirmatiuis. quod quotienscumque contingat quatuor ex ipsis insimul conueniri pro negotijs dicti officij tractandis expediendis et ordinandis, ut insimul colloquuti fuerint, babeant baliam et arbitrium expediendi finiendi ordinandi et vendendi quicquid spectat ad officium suum, quod facere possint et de quo dare possunt baliam. et quicquid egerint quatuor ex ipsis, quiqui sint. exequatur et exequi debeat. Quam deliberationem fecerunt ne res et negotia officij efficiantur deteriores propter difficilem omnium congregationem, qui in alijs publicis negotijs occupantur sepe et occupati sunt ('). (’) Questo documento ha ben molta relazione coll’antecedente DXVI. posto poco innanzi, a pag. 69; e ne certifica scegliersi quasi sempre i Protettori del nostro Ranco fra i personaggi più influenti della Repubblica. DOCUMENTI DOCUMENTO DXXV. Nicola Gali lusio, duca di Lesbo, avendo chiesto soccorso d’armi contro il Turco, il governo di Genova decide la elezione di quattro cittadini a studiare e proporre i mezzi e le condizioni della implorata difesa. \ 400 , 30 luglio (Diuersor. Coimn. Janue, ann. 1459-1460, segnato X, 1004, 79, nell’archivio governativo) * MCCCCLX die mercurij penultima julij. Cum ad conspectum illustris domini ludouici de valle regij locura-tenentis ac januen. gubernatoris, et magnifici consilij dominorum an-tianorum communis janue. vocata fuissent magnifica officia balie, monete et sancti georgij et preter ea ciues centum, recitate sunt illis littere magnifici viri domini nicolai gatilusij. lesbi etc. domini, date xvim februarij superioris, inter cetera rogantis prouideri in chyo eo more quo prius prouisum fuerat superioribus temporibus, ut si accideret regem tureorum classem parare ad oppugnationem illius insule, parata essent in chyo subsidia ad defensionem illius profectura. Lecte deinde sunt littere ac decreta ad eam rem facientia, quibus intellectum est creatos illis temporibus fuisse commissarios quatuor in chyo. quibus data fuerat ampla potestas etiam cum expedientibus pre-ceptis. ut si accideret regem tureorum ad vexandam eam insulam classem instruere, ad ejus defensionem transmitterent pedites usque ad tricentos. quodque pecuniam in stipendia eorum erogandam, vel ad soluendum januam mitterent, vel si fide publica non confiderent, recuperarent illam ex impositione noui drictus vel ex additione aliquorum vectigalium seu drictuum. Quibus ita recitatis cum multi sententiam rogati et quid faciendum suaderent eloqui jussi, varias in medium sententias attulissent, tandem post disceptationes et varias rationes, ut assolet, in medium allatas, vicit hec sententia in quam aut omnes aut fere omnes conuenerunt. Quod videlicet decernatur succurrendum ac subueniendum esse ipsi magnifico domino, et defensioni illius insule, per elèctionem quatuor commissa-riorum constituendorum in chyo cum expedienti auctoritate ac pote- ANNO I 400 ( 78 ) state et cum preceptis et commissionibus que dande videbuntur, quodque ab ipsis illustri domino regio locumtenenti. consilio et officio balie, hic janue eligantur ciues quatuor cum amplissima potestate et arbitrio in tota generaliter hac materia. Qui quatuor simul cum ipsis illustri domino gubernatore et consilio constituant in chyo quatuor commissarios. de quibus#dictum est. eisque precepta et commissiones dent quàs et prout utiles conuenientesque putauerint. exquirantque ipsi per se quatuor quibus vijs haberi possit vel pecunia in ejusmodi stipendia conuertenda. vel saltem pignus et cautiones, sub quibus quatuor illi commissarij in chyo creandi se securos arbitrantur, ita ut pecunias depromere confidant in stipendia peditum conducendorum. Et demum auctoritatem potestatem et insuper curam habeant ea omnia decernendi prouidendi et faciendi que salus ipsius insule desy-derare videbitur, excluso semper et excepto quod non liceat his quatuor ejusmodi pecuniam aut etiam securitatem vel pignus, ut supra, inuenire per viam alicujus drictus. quandoquidem magnifici protectores sancti georgij omnino repugnant de nouo drictu vel additione drictus sermonem fieri. DOCUMENTO DXXVI. Nomina dei quattro cittadini predetti. 1460, 31 luglio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1459-1400, segnato come sopra) * MCCCCLX die ultima julij. Illustris dominus regius etc. et magnificum consilium etc. in exe-cutionem concilij hesterna die in palatium contracti super materia mitilinensi. creauerunt et constituerunt officiales in ea materia cum balia in eo consilio declarata, nobiles et prestantes viros lucam de grimaldis. sistum de monelia. jacobum justinianum q. jacobi et paulum de auria. ( 79 ) Utn:l MENTI DOCUMENTO DXXVII. Istruzione a frate Vannino d» Voghera, minorità, spedito al Papa dall’arcidiacono Lodovico Fiaschi, commissario apostolico per le indulgenze concesse dalla S. Sede per la difesa di Cada ecc. dai turchi o dai tartari. UGO, 5 agosto (Filza di Caffa, n. 97) * MCCCCLX die V augusti. Ludouicus de disco archidiaconus ecclesie majoris januen. et com-inissarius apostolicus super indulgentijs concessis contra turcum et tartaros. pro defensione nobilissime ciuitatis caffè et aliarum ciuitatum et oppidorum sitorum in mari majori. ditionis magnitiei officij sancti georgij etc. Cometiamo a voi venerabile fratre vanino de vigueria ordinis minorum. profecturo ad summum pontificem, che cum recomendatione siati per parte nostra cum lo magnifico messer jacobo da luca, apostolico secretario, amicissimo del prefato magnifico officio, al quale di-cereti che attenta la urgentissima necessitate de prouedere a quelle citate et oppidi. Ii quali protestauano se non se prouedeua a loro pren-derebeno partito, attenta la longa et calamitosa obsidione de turchi •et tartari. Propter quod lo prefato magnifico officio ha mandato due grande naue cum homini cinquecento et arme et munitione et denari, sensa li quali scriueuano non poterse substinere. a la quale prouisione noi confortando quello magnifico officio che aueria subuentione da molti loghi per le indulgenze concesse per la sanctitate de nostro signore papa pio ('): ve hauemo cum licentia del prefato magnifico officio adoprato circa questa opera, in la quale auete facto bon fructo de promissione, sed volendo venire a la exactione est seminato zinzania che nostro signore ne ha suspenso tute le indulgentie. et se dixe apertamente per uno exemplo de indulgentia concessa a la ecclesia et hospitale de milano. La qual cosa non pare sia ni vera ni verisimile. (') Veramente Pio II non fece che prorogare il tempo utile all’acquisto delle indulgenze concesse dal suo predecessore Calisto III, come è detto nel documento CCCCLVII, a pag. 940 del 1. tomo. ANNO litìO ( £0 ) percioche se est conceduta a la ecclesia et hospitale de milano. chi est inter li christiani citate opulentissima non turbata da infedeli, che se debe fare a quelli sono septem anni in tanta calamitate circumdati da infedeli. Pur attento che questa zinzania produce male et potrebe semper dicere lo magnifico officio bauere facto da la parte sua più che mai non fece veruno a sostentamento de le sue terre, voglia ipso messer jacobo supplicare a la sanctitate de nostro signore che corno non est de soa intentione abandonare le sue pecorelle, se degne per uno breue. dimostrare quanta cura ha che se conserue questa citate a cristiani, et per questo tollere questo errore. Et vos etiam prendereti informatione se non est vera questa suspensione, che più facile se impetrerà ipso breue. et se fusse etiam se impetre acioche non interuegna tale scandalo che interuenirebe se al prefato magnifico officio referisemo non potere fare de quello haueuamo ferma speranza. et per la bulla del santo padre et per nostra et vostra relatione et per molti altri conforti, et ne auisereti più tosto che potereti de quello hauereti et sentireti (l). DOCUMENTO DXXVIII. I Protettori comandano che sia ammesso Pietro Montenegro ad esercitare il suo ufficio di castellano dei forti di Cembalo, sebbene n’abbia perduto il il contrassegno in occasione della patita incolpevole sua schiavitù. 1460, 18 agosto (Negot, gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 79) Protectores etc. Spectabili et prestanti viro, consuli, massarijs. pro-uisoribus. officio monete, nec non consuli cimbali et castellano arcium cimhali. dilectis nostris, salutem. Non ignoratis captiuitatis infortunium petri de montenigro. electi anno preterito die xxii februarij ad officium castellarne arcium sancti georgij et sancti nicolai cimbali. pro annis duobus in litteris inferius inscriptis, et quarum tenor talis est: Protectores etc. (2). (') Notisi che questo non è che un abbozzo, come appare, della istruzione data. (’) Vedi a pag. 90-> del I tomo il documento CCCCXX. ( *1 ) JMMX MUNTI Verum cum in ipeo infortunio amiserit, ut nobis parte sua expositum fuit, litteras et eontrasignuin ejusdem officij. et supplicatum fuei it indemnitati sue prouidere. quandoquidem non sua culpa accidit sitii aduersitas. et officium ipsum collatum fuerit fllippo lomellino babilani finito tempore petri predicti: Volumus et mandamus vobis expresse, quatenus si dictus petrus non adeptus est adhuc possessionem dieti offleij. visis presentibas. eidem resignari faciatis dictum officium castellarne ambarum arcium et fortilitiorum. non obstante ammissione contrasigni. de quo sibi prouideatis vos consul et massarij. et litteras ipsas seruetis. postea succedat dictus tilippus eidem petro. .1 quo petro retineatur omne emolm^entum duorum mensiuui pro dictis duobus annis, ut continetur in litteris dicti fllippi et aliorum officialium. quibus littore sunt concesse a calendis januarij presenti* anni Citra. Data janue mcccclx die xvm augusti. DOCUMENTO DXXIX. Elezione di i membri dell’ ultimo turno quadrimestrale per regolare gli altari delle colonie. 1460, 1.° settembre (Negot. gest. olT. s. Georg, ann. 1457-1467) ( fol. 432 v. ) * MCCCCLX die prima septembris. Magnifici domini protectores etc. in nono numero congregati, scientes vicissitudinem rcrum ad gubernum et dominium locorum submissorum regimini ipsius officij deuenire. juxta seruatam formam, ad reliquos quatuor protectores qui hactenus a cura ipsa exempti fuerunt, et tamen volentes electionem de eis facere, ut seruetur ordo laudatus, absoluentes se ad calculos albos et. nigros, inuentis octo calculis albis affirmatiuis et uno nigro, elegerunt, infrascriptos quatuor quibus obuenil vicissitudo, videlicet nobiles et egregios viros jacobum de flisco. an-freonum centurionum, grauanum adurnum et dominicum de oliitn. cum balìa alijs concessa. Società Ligure. St. Patria Voi VH. I*. I. C ANNO I 4()0 t 8* ) DOCUMENTO DXXX. Sulla richiesta dei borgomastri ecc. di Bruges, il Governo elegge un magistrato di quattro cittadini a giudicare sulla cattura fatta dalla nave di Napoleone Spinola di alcune merci caricate sul legno veneto di Damiano Moro. 1160, l.° ottobre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1459-1460, segnato X, 1004, 79. nell’ archivio governativo ) ❖ MCCCCLX dfe prima octobris. Illustris dominus regius etc. et magnificum consilium etc. cum accepissent litteras burgiinagistrorum. scabinorum et consulum brugiarum. datas die quinta mensis septembris. quibus petunt reddi sibi jus celere ac summarium cum debita restitutione mercium ’xo I i!)0 ( 86 ) DOCUMENTO DXXXV. Luca Grimaldi e Quirico Vivolo, giureconsulti, sono incaricati a terminare la lite della nave Leona , tra il Bernabò De’Santi e i mallevadori di quella. 1460, 11 ottobre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1460-1461, segnato X, 1005, 80, nell’ archivio governativo ) * MCCCCLX die XI octobris. Illustris dominus regius etc. et magnificum* consilium etc. cum au-dissent sepius spectatum dominum bernabeum de sanctis de urbino commissarium apostolicum. ex una parte, et viros egregios antonium de ingimbertis. jacobum de leone et socios fidejussores hyeronimi de leone, olim patroni unius nauis. ex altera, super controuersijs que inter partes ipsas verti videntur: Cupientes ut tandem ipsis controuersijs etiam pro honore publico finis imponatur, omni jure via etc. commiserunt et virtute presentis rescripti committunt claris jurisdoc-toribus dominis luce de grimaldis et quirico de viuolo. ut partes ipsas audiant juraque earum intelligant. et visis videndis et auditis audiendis. ipsis illustri domino regio locumtenenti et consilio intra diem jouis. que erit dies xvi mensis presentis. referant quenam sint partes ipsorum illustris domini regij locumtenentis et consilij. DOCUMENTO DXXXVI. Proroga del tempo a definire la lite suddetta lino ai 22 ottobre presente. 1460, 16 ottobre (Diuersor. Comm. Janue, Codice come sopra) * MCCCCLX die XVI octobris. Prenominati, illustris dominus locumtenens et consilium, in sufficienti numero congregati, prorogauerunt.tempus prenominatis dominis luce et quilico ad referendum, prout in suprascripta commissione continetur. usque ad diem xxn mensis presentis inclusiue. ( 87 ) DOCUMENTI * DOCUMENTO DXXXVII. I Protettori rigettano una dimanda di sospensione, relativa alla nave che già fu del noto capitano Carlo Cattaneo. 4 460 , 30 ottobre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1467) ( fol. 136 v. ) * MCCCCLX die XXX octobris. Magnifici domini protectores etc. in septimo numero congregati, et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec: D. Urbanus de nigro prior Paulus justinianus Andreas de rocha Branchaleo de auria et Nicolaus italianus Gregorius lomellinus. Bartholomeus sauli Auditis marco ricio et nicolao cattaneo fidejussoribus caroli cattanei. petentibus suspendi per mensem unum quod antonius marenchus debitor pro processu nauis que fuit dicti caroli non molestetur, et interim detur judex potioritatis cogniturus de potioritate ipsorum et • collectorum eabelle marmariorum. vel ipsi domini protectores de illa cognoscant, inde hieronymo de sauignono nomine dictorum collectorum dicente dictam suspensionem fieri non posse, cum judicatum fuerit per consules callegarum de juribus ipsorum, et ipsi marcus et socius non se appellauerunt. ex quo non habent ipsi domini protectores se intromittere, cum ipsi debeant consequi solutionem suam secundum quod fuit judicatum per magistratum competentem, inde si ipsi domini protectores voluerint cognoscere de potioritate vel judex competens cognouerit de potioritate. facient quicquid erit judicatum, maturo examine precedente deliberauerunt se non intromittere de dicta requisitione. ANNO I460 ( 88 ) DOCUMENTO DXXXVIII. Gran consiglio dei partecipi del Banco, in cui si di'Cide di tornare all’ elezione di soli otto Protettori. 1460, 7 novembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1407 ) (fot. 137) * MCCCCLX die VII nouembris. Cum magnifici domini protectores etc. anni presentis. intellexissent virtute articuli apositi in deliberatione facta anno superiore de electione ipsorum, cujus tenor talis est : Aproximandose la electione de lo anno seguente, de nouo se consegie et delibere se he da sta in questa forma, o da forma et regula de nouo como se hauera a fa. Ex debito officij sui conuocari fecerunt ultra tricentos participes dictarum comperarum. et congi’egatis ipsis in sala comperarum. coram eis lectus est dictus articulus et quesitum ab eis ut agendum sit. et accersitis infrascriptis dicere opinionem suam. Ipsi vero dixerunt in effectu sententias suas hujus effectus, videlicet : Nobilis bartholomeus de auria q. jacobi preponens experientiam esse magistram rerum, se comprobatum habere electionem duodecim damnosam comperis. propter morosas dilationes et confusionem que fuit quando non fuit ea forma seruata. ad cujus effectum fuerat deliberata anno superiore electio duodecim, quia octo debebant vacare regimini comperarum et quatuor regimini locorum, et cum non fuerit seruata ea forma, fuit laboriosum et tediosum eorum officium. Ex quo laudauit fieri electionem de octo et sub forma regule antique, et quod dicti octo sibi eligere possint coadjutores. Dominus baptista de goano. post ornamentum principi) sui perue-niens ad id quod queritur, laudauit fieri electionem de octo tantum, et ad tollendam murmurationem et suspicionem que inuasit aliquos, quod in electione fiat aliquid minus honestum, laudauit eligi dictum officium octo protectorum sub regula et forma ut eliguntur officiales locorum regimini commisso officio sancti georgij. Addito quod, ut * ( 89 ) DOCUMENTI alias commemorauit dominus johannes de serra, non possit eligi ad officium protectorum aliquis qui non sit particeps in comperis pro quantitate in regula contenta. Dominus lucas de grimaldis laudauit opinionem dicti domini baptiste. Similiter antonius de casana. Franciscus scalia preponens se fuisse anno superiore opinionis electionis octo tantum, nunc quod expertura est quam sit tediosa congregatio tot et quasi confusio, et certum sit primo anno officium non est onerosum pro negotijs comperarum. cumque non habeant eas causas venditionis cabellarum quas habebant protectores ante venditionem cabellarum venditarum pro quinquennio, facile in-telligi potest officium octo tantum posse melius vacare et intendere administrationi regiminis dictarum comperarum et locorum quam octo, laudauit electionem dictorum octo tantum et sub regula antiqua. Verum ut tollantur suspiciones que inate sunt in mentes aliquorum, quod difficilius sit impetrare a duodecim quam ab octo protectoribus, sit eorum octo electio sub hac conditione et clausula, quod de requisitionibus procedentibus a palatio seu ad res publicas pertinentibus non possit aliquid audiri neque deliberare nisi cum officio anni mcccc quadragesimi quarti, et una cum dicto officio, sub judicio calculorum, quicquid proponetur, deliberari debeat. Darius de viualdis laudauit electionem octo et sub forma regule antique. Dominus andreas de benigassio preponens quod, ut vulgariter dicitur: ubi multitudo ibi confusio, laudauit electionem octo et sub regula antiqua fleri, et quod octo eligendi habeant arbitrium eligendi sibi coadjutores si voluerint. Lucas de grimaldis q. ansaldi laudauit electionem octo et sub regula antiqua. Antonius gentilis reprobauit rationibus ab eo memoratis formam electionis anni superioris. Matheus de flisco electionem octo, ut laudauit dominus baptista de goano. cum additione commemorata a francisco scalia. Antonius erena similiter. Nicolaus de furnarijs electionem octo, ut dixit dominus baptista de goano. cum additione quod nisi participes eligi póssint. et ad minus participent pro locis quadraginta. Baldasar lomellinus laudauit electionem octo et sub regula antiqua, et cum arbitrio quod possint sibi eligere coadjutpres. Jacobus de guizo sub forma memorata per dominum baptistam de goano. Lodisius de auria assurgens phatus est comprobatum esse electionem duodecim non sortitam esse eum effectum qui opinabatur, cum ita deliberatum fuit, propter quod laudauit eligi officium octo protectorum tantum. ANNO 1460 ( so ) sed non debere neque posse eligi nisi participes qui participent in comperis pro locis quinquaginta, exceptis participibus artiftcibus. qui dummodo sint idonei, si non participarent pro dicta quantitate admittantur. dummodo participent pro conuenienti quantitate. Lucianus de grimaldis assurgens ait sibi videre electionem esse faciendam de octo et secundum regulam antiquam. Verum quia in-telligit quod cartularia et rationes caffè, famaguste et corsice non reuidentur. ut necessarium est. et cum transeant duo tres et plures anni ante reditum illorum, certum est quod illi protectores tempore quorum missi sunt non sunt amplius in administratione regiminis. Ex hoc lit quod successores non habent notitiam de commissionibus illis officialibus datis, et sic per obliuionem et imperitiam rerum res pretereunt absque debito ordine et correctione. Laudauit ideo eligi quatuor coadjutores ad beneplacitum, ex quibus annuatim unus mutetur et alius surrugetur. qui specialem curam habeant reuidendi cartularia et intelligendi gesta per illos officiales, et eos punire et condemnare possint, et habeant omnem administrationem in calculandis et. solidandis libris et rationibus temporum illorum officialium. In expendendo nullam habeant baliam. sed deliberari debeant expense per protectores qui preerunt regimini. Facto autem flne interrogationibus, quamuis aliqui surrexerint iterum ex suprascriptis ad comprobandum suam opinionem, cum compertum sit omnium prudentum preloquutorum sententiam comprobare electionem octo qui participes sint, et due essent opiniones de forma electionis, altera secundum regulam antiquam et comprobatam, altera sub forma anni preteriti, propositum est a me paulo mainerio. mandato magnificorum dominorum protectorum quod cum forma anni superioris sit pro anno presenti de mcccclx tantum, et comprobetur sententia preloquutorum electionis octo tantum, nec ab aliquo reprobata sit. ut fini imponatur huic poste, cum alia preponenda sint, ab-soluetur hoc modo, quod electio fieri debeat de octo tantum qui sint participes. Verum illi qui sunt opinionis electionem faciendam esse secundum formam anni preteriti, mittant in calicem calculum album, contrari] vero mittant nigrum. Declarato quod si non fuerit obtentum fieri sub forma anni preteriti, fiet secundum formam regule. Datis re-ceptisque calculis inuenti sunt calculi albi centum nonaginta septem, nigri vero centum decem septem, ex quo remanet forma electionis in regula antiqua. ( 91 ) DOCl’MKNTI Indo alia pgoposita et lecta fuerunt mandato prefatoruin magnificorum dominorum protectorum ad requisitionem officij anni mcccclt quarti. et additorum, per franciscum de borlasca cancellarium. DOCUMENTO DXXX1X. Eiezione degli olio Protettori peli’anno 1461, e giuramento dogli stessi. 1460, 1 e 4 dicembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1467) ( fol. Iti V- ) * MCCCCLX die prima decembris lune. Magnifici domini protectores etc. in integro numero congregati, et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec: I). Urbanus de nigro prior Jacobus de fiisco q. hectoris Andreas de rocha Anfreonus centurionus Christoforus venerosus Nicolaus italianus Bartolomeus sauli Grauanus adurnus Dominicus de oliua Paulus justinianus Brancaleo de auria et Gregorius lomelinus. Cum ex celebri deliberatione decretum sit electionem officij dominorum protectorum sancti georgij fieri juxta formam regule antique et seruate usque ad annum proxime precedentem exclusiue et de numero octo, instante tempore future electionis, citatis et congregatis pluribus participibus comperarum predictarum in camera magna solite residentie dicti officij. sub judicio calculorum elegerunt infra-scriptos participes acoloritos. qui una cum eis dictam electio*em faciant. Quorum viginti quatuor electorum nomina sunt hec : Franciscus spinula q. oberti Antonius de. auria q. petri Darius de viualdis Marcus grillus Gaspar cataneus Nicolaus centurionus Gaspar lercarius Lucianus de grimaldis Matheus de flisco Lucas de nigro q. cazani Benedictus lomelinus Ambrosius de marinis ANNO I460 ( 92 ) Johannes justinianus q. danielis Dominicus de prementorio Jacobus adurnus Marcus de cassina Julianus marruffus Paulus judex Guirardus de goajjo Thomas de domoculta Antoniotus de Gabella Johannes de inurea Antonius de casana Gotifredus de albario. Qui viginti quatuor congregati in loco suprascripto coram magni-tico officio sancti georgij. intellecta regula de electione officij sancti georgij. acceperunt juramentum, tactis corporaliter scripturis, de obser-uantia ejus et similiter dictum officium, et inde peruenerunt ad denominationem illorum qui memorati sunt fore aptos ad dictum officium, et in dei nomine se absoluerunt omnes triginta sex ad calculos albos et nigros, inuentis de unoquoque infrascripto calculis albis viginti im et ultra de pluribus ex infrascriptis. elegerunt infrascriptos octo in protectores dictarum comperarum anni mcccclx primi, cum potestate et balia attributa officio suo ex forma regularum et decretorum dictarum comperarum. Quorum nomina sunt hec: Jeronimus spinula q. d. benedicti Thobias gentilis olim palauicinus Johannes baptista de grimaldis Filippus de camilla Johannes franciscus parmarius Jacobus de guizo Jacobus de placentia seaterius et m Bartolomeus de parma stagnarius. Mandantes ipsos citari pro die jouis proxima ad jurandum et acceptandum. Segue immediatamente : Suprascripti jeronimus. tobias. johannes. filippus. jacobus de guizo. johannes franciscus parmarius et bartolomeus de parma acceptantes jurauerunt etc. ❖ Die quarta decembris. è ( 93 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DXL. Lettera del cardinale d’Aquileia ai Protettori. UGO, 28 dicembre (Filza rii Roma, (')) } (Extra) Magnificis dominis, protectoribus comperarum officij sancti georgij communis janue. amicis nostris carissimis. Cardinalis aquilejensis domini pape camerarij etc. (Intus) Magnifici viri, amici nostri carissimi. Hamo imposto a messer mi-liadux et messer co ... do vestri ambasciadori ve dican et faceren . . . . certa cosa che desideramo pro uno messer jaco .... casandro. nostro auditore, pregamoui vogliate . . . cene et condescendere a quel che dicti ambasciadori ve diranno. Bene valete. Ex mantua die xxviii decembris 1460. O La.fiiza di Roma, quale trovasi oggidì nell’archivio di s. Giorgio, è molto povera , e non contiene che poche lettere di Cardinali al Banco , ed è nep-pur numerata. ANNO MCCCCLX! STORIA E DOCUMENTI ESPOSIZIONE STORICA v DEGLI AVVENIMENTI I. Lamentammo già altre volte con senso di acuto dolore la perdita fatta d’alcuni codici riguardanti le nostre colonie, dalla quale ne seguì l’incertezza in cui ci siamo trovati di quando in quando nel corso della presente storia. Ed ora quei lamenti ci paiono un nonnulla a fronte del cordoglio che ne invade alla considerazione che non più alcuni, ma pressoché tutti i registri del Banco , e la filza medesima di Caffa, miniera feconda di peregrine notizie, ci vengono meno con inesorabile fato. E ciò che ci sà più amaro é, che se una tale iattura si potè forse in qualche parte avverare ai tempi delle rivolture politiche cui soggiacque nel suo tramonto la genovese Repubblica, una porzione (e Dio non voglia la maggiore), s’effettuò in giorni non guari da noi lontani, colpa di Società Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. I. 7 ANNO I46I ( 98 ) chi é bello per noi il tacere. È vero pur troppo quanto scrisse, ma con riversibile stizza, un vivente autore. « Sortovi piaghe che non bisogna toccare, perchè non si facciano più acerbe; vergogne che carità di patria vuole si nascondano ; misterii che hannosi a rispettare, perocché squarciati dimostrebbero fatti e cose degne di compassione (*). Cominciando impertanto dal volgente anno 1461 e su per molti altri, appena sarà se giungeremo a racimolare alcun che di positivo sul conto dei possessi tauro-liguri, innestandolo agli avvenimenti turbinosi della patria, dell’ Italia e del Levante. Diremo di essi dopo narrato il poco che sappiamo di CalTa, e che tutto s’attiene alle elezioni dei nuovi ufficiali destinati al governo delle colonie. Verso la metà di quest’anno cessava dalla carica di supremo reggitore di CalTa il terzo console eletto nel 1457, Luca Saivago, che avea tolto ad amministrarla nella primavera del 1460. Ai Protettori perciò del 1461 toccò il compito di curare la dilicata scelta dei successori, dai quali penderebbe in massima parte il felice ordinamento e il vagheggiato assetto delle cose del Banco nella Tauride. Lo fecero essi, giusta le consuete norme, sul principio della loro gestione, e solo dai posteriori documenti ci é dato sapere i nomi dei primi due, Gherardo Lomellini e Baldassare D’Oria, la cui nomina accadde dal gennaio al marzo 1461; del quale trimestre ignoriamo allatto le disposizioni prese e gli atti intervenuti. 11 giorno poi 10 aprile adunatisi i Padri cogli scaduti colleglli nel palazzo delle Compere eleggevano in secondo luogo i titolari alle cariche minori : cioè a console e a castellano di Soldaia, Francesco Savignone e Giovanni Battista Squarciafico ; a console e castellano di Cembalo , Barnaba Grillo e Francesco Cappello; a console di Trebisonda (’) Nuova istoria della Repubblica di Genova e del suo commercio, ccc. Voi. I. a pag. 14. Firenze 1858. ( 99 ) STORIA Oregorio Gianotti e a capitano della Gozia Francesco De-Mari. Ad impiegati nelle varie categorie civili e militari di Caffa destinavano i seguenti: Giovanni Battista Calvi per capitano deborghi , Paolo Pozzo per capitano degli avamborghi, Conte Fie-schi per comandante degli orgusii ; a ministrale di CalFa Antonio Sestri, a custode della porta Caiadore Giovanni Spinola, e infine a castellano della torre di s. Costantino il nobile Bartolomeo D’Oria. Pel resto, in previsione di qualche ricusa dei nuovi eletti, e a coprire i posti tutt’ ora vacanti, davasi ai Protettori in carica assoluta balia di provvedere a loro arbitrio (*). E fu bene, perchè tre dì dopo a Conte Fieschi, dimissionario, venne sustituito in capitano degli orgusii Cosma Carpineti, e a console di Tana si destinò Battista Fossatello (2). E di seguito, ai 16 aprile, stante il rifiuto di tutti assieme gli eletti il -10 di recarsi per un solo anno e a proprie spese con viaggio terrestre, disastroso e lungo fino in Crimea, i Protettori compatendone il disagio, deliberarono di permettere il biennio a coloro che vi si conducessero nel modo anzidetto, mentre a chi preferiva essere mantenuto dal Banco , oltre le cibarie e il nolo, nuli’altro si accordava. Nel fare questa concessione ben s’ avvidero i Padri di s. Giorgio di commettere una irregolarità, lesiva dei diritti dei loro successori del 1462, epperciò in fine del decreto li vollero pregati a mantenere valida la consentita licenza, richiesta dall’in stante bisogno (3). Mancavano ancora gli scrivani della masseria e della curia di Caffa, ai quali impieghi nissuno erasi offerto, e i signori del Banco non tardarono a ritrovarli nelle persone d*i Cristoforo Canevarr per la prima (4), e di Giovanni Bozzolo, Tommaso (’) Vedi il documento DXLII. (*) Vedi i documenti DXLlll c DXLIX. (s) Vedi il documento DXLV. (*) Vedi il documento DXLVI. ANNO I 4() I ( 100 ) Airolo e Battista Rapallo (come sotto-scrivano) per 1’ altra ('); confermando ad un secondo anno nel segretariato gli attuali esercenti, Baldassare Garbarino ed Emanuele Calvi, con la promessa d’assumervi alla prossima vacanza il maestro Costanzo Sarra. Dove, a sovrintendente al mercato delle erbe veniva pure assunto Francesco Loreto (2), e ciò per due anni, al paro del Canevari, il quale amò meglio condurvisi a suo conto (3), sull1 esempio di tant’ altri che accolsero di buon grado il partito loro fatto il dì IO predetto, e n’ ebbero le lettere credenziali firmate nell’intervallo che corse dal 9 maggio al 23 giugno (4). Capitanò la squadra dei novelli ufficiali Raffaele Monterosso, terzo console di Caffa, eletto addi 20 aprile in qualità di artefice nero (5), conforme a che prescriveva lo statuto, in osservanza dei varii colori onde dividevansi allora il patriziato ed il popolo della città; ed al Monterosso due mesi dopo venne assegnata la stessa somma di danaro già innanzi stabilita al collega Baldassare D’Oria per indennità viarie da Genova a Caffa per se, cavalli e famigli (6). E siccome l’ordine di successione richiedeva che al nobile sottentrasse nel governo delle colonie il popolano, il medesimo di 17 giugno segnossi la patente al Monterosso, deputato a tenere dietro nel comando della Tauride a Gherardo Lomellini, ove questi giunto fosse ad afferrarne le redini ; e nel caso contrario a Luca Saivago, ultimo della seconda terna consolare trascelta, come dicemmo, l’anno i457 (7). * (') Vedi i documenti DXLVIII c DL. {*) Vedi il documento DLL (s) Vedi il documento DLII. (4) Vedi i documenti dal n.° DLIIl al DLXX, e DLXXIII, DLXXIV. (s) Vedi il documento DXLVII (6) Vedi ii documento DLXXI. (7) Vedi il documento DLXXII. ( '101 ) STORIA II. . * 11 dubbio accennato in questa lettera dai Protettori se il nobile Gherardo Lomellini, spedito console a Calla peli'anno ,, 1461-62, esercitasse in elTetto la sua carica, o per avventura non fossevi neppur ancora giunto, ci mette sulle traccie d’una suprema disgrazia occorsa intorno a questo tempo al banco di s. Giorgio, non meno che alle colonie Eusine, della quale abbiamo contezza solo per la bolla di Pio II che sotto riferiremo. Dalle poche e mutile notizie sparse nei documenti dell’ anno apprendiamo che il Lomellini suddetto era stato sul finire del 1460, o nei primi mesi del nuov’anno, spedito in Crimea successore nel consolato a Luca- Saivago. Nella state poi del 1461 dubitavasi tuttavia assai del suo approdo colà. Dunque le vie di comunicazione fra Genova e la Tauride erano intercettate per mano nemica? Sì appunto: Maometto inaspri- i tosi contro i Liguri aveva chiuso l’adito del Bosforo con formidabile artiglieria, sicché navi, milizie e provvigioni genovesi più non potessero tragittare nel mare Nero, nè dal mar Nero sboccare nell’Arcipelago. Ad avvedersi del frapposto incaglio primo fu, credo, il Lomellini, impedito nella prosecuzione del suo viaggio, e datone pronto avviso al Banco , sollecitare dovè altri aiuti per via di terra alle bloccate terre Eusine. Certo è che i Protettori di s. Giorgio colti da tanta ^ sventura, compresero di leggieri la gravità dell’inatteso incaglio, nè sentendosi capaci a muover guerra da soli all’ ardito battagliere, eppure vogliosi di fare gli ultimi sforzi a salvezza dei proprii sudditi, ebbero ricorso, come sempre, alla generosità e cortesia del- sommo Pontefice, e ne implorarono pecuniario soccorso e morale appoggio. E Boma, checché ne dicano gli interessati arruffatori di storia, sempre disposta a tutto che ANNO I46I ( 102 ) promuove la civiltà dei popoli e allontana dalle cristiane terre i nemici della vera fede, benigna prestossi alle calde supplicazioni dei genovesi. Così avessero i nostri padri tenuta nel debito conto la lettera da Pio II loro od a prò loro scritta in tale congiuntura ; v che non avremmo ora a limosinarne un brano da estero autore! È questi il Rainaldi, il quale sotto Tanno volgente, ma senza dircene la data, riferisce poche parole d’ un rilevante breve pontificio, dove è narrato come dall’infausto giorno della caduta di Bisanzio, i Protettori di s. Giorgio mai non cessarono di munire Caffa e le vicine colonie d’annuali rincalzi d’uomini, armi e munizioni guerresche a difenderle dal cambinato assalto di barbari nemici : ma che al presente chiuso il Bosforo e resi inabili a vettovagliarle per mare, dura necessità costringevali a portare loro i soccorsi, con infinito disagio e raddoppiata spesa, per via di terra. Ondechè esortava i magistrati e sovrani tutti, per le contrade dei quali transitare dovea la comitiva genovese, a mostrarsele favorevoli e generosi d’ogni guisa soccorsi, agevolandone il lungo e-periglioso cammino e affrancandola da qualsiasi dazio, tributo o pedaggio, acciò col minor danno possibile giungesse al bramato termine X1). Non sappiamo di quanto vantaggio riescissero agli avi nostri 1’ ottenuto salvocondotto e le agevolezze per tal mezzo venutele, perché su ciò tacciono affatto i pochi documenti rimasti, e ne giova sperare che in parte almeno alleviate avranno le difficoltà del penoso tragitto. Il quale che lungo, duro e disagevole s’offrisse ad una squadra di cento circa persone, compresi i famigli, non è chi noi veda , tanto solo che si consideri la distanza dei luoghi, la scabrosità del terreno, la disparità dei climi, lingue e costumi delle genti che attraversare doveansi. Ma tutti questi ostacoli vincere volle e (') Vedi il documento DXLI. 1 * ' ( 103 ) STORIA vinse infatti il banco ili s. Giorgio, con un arditezza di coraggio e un dispendio di danaro, che volontieri lasciamo valutare al benigno lettore. Fossero stati questi i soli mali venuti ad ora cosi improvvida a turbare la pace della Repubblica e di s. Giorgio ! Il peggio si fu che, stanchi i popolani dei pubblici oneri gravitanti con soverchio squilibrio sul povero, mentre i nobili godevano di larghe franchigie, ammutinaronsi, con grida sediziose chiedendo da prima un più equo riparto di balzelli e di imposte, e sobillati poscia da secreti agitatori, di parte Fre-gosa e Adorna, s’imposero colle armi al regio governatore ; il quale debole e irrisoluto allo scoppiare del moto, dovè in poco d’ora cedere il governo della città e ridursi vilmente con le sue milizie in Castelletto nella notte del 10 marzo 1461. La fuga di lui aprì le porte di Genova alle bande armate condotte dai due pretendenti al supremo comando, Prospero Adorno e Paolo Fregoso: dei quali narrare le meschine gare, la splendida difesa contro 1’ armata dei re fratelli Ranieri e Carlo di Francia, e dopo la vittoria, di bel nuovo le cruente rappresaglie per ingorda sete di dominio, non è del mio istituto, bastandomi raffermare che in men di quattro mesi vi-dersi cadere e' sorgere nella travagliata Genova ben tre nuovi principi e dominazioni, restando da ultimo il potere a mano di Lodovico Fregoso, eletto doge per la seconda volta addì 24 luglio del corrente anno, che lo tenne insino al 14 maggio del successivo. —— i ? y.‘ »1® i * ■ . __ _i ■ 'IS !*■ : - --------- —- --- DOCUMENTI DOCUMENTO OXLI. Frammento di Drove , con cui Pio II invita i magistrati e Principi ad usare agevolezze, e dare salvocondotto ai genovesi transitanti le loro terre e paesi per alla volta della Crimea. UGI in gennaio (’) (Annal. Eccles. Oderici Raynaldi, ad ann. 1461, n. XXVIII) Pius PP. II. Dilecti iìlij. protectores comperarum sancti georgij communis janue. post captam a turchis constantinopolim. cum caphensem ciui-tatem populo refertissimam christiano et alia loca pontici maris Christianorum pariter piena, ne in manus incidant infidelium missis per singulos annos nauibus viris armis munitionibus et pecunijs pro posse tutati sint, et precluso ad presens maritimo itinere cogantur da dictorum ciuitatis locorum ac populorum defensionem terrestri itinere longissimo et difficillimo viros et alia presidia mittere..... (') Il Rainaldi lo riferisce tra le due date dei 19 gennaio e dei 27 marzo. ANNO 1401 ( 106 ) DOCUMENTO DXLII. Elezione degli ufficiali delle colonie tauriche, e nel caso di rifiuto d’alcuno degli eletti e pegli ufficii vacanti, libera balìa ai Protettori dell’anno di provvedere a loro scelta. 1461 , 10 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 22». } * MCCCCLXprimo die veneris X aprilis. Magnifica officia dominorum protectorum comperarum sancti georgij annorum presentis et proxime precedentis. in integris numeris congregata. quibus attributa fuit in consilio generali balia eligendorum officialium maris m^joris. absoluentia se ad calculos albos et nigros elegerunt infrascriptos ad infrascripta officia, qui pre ceteris obtinuerunt. inuentis calculis ultra debitum numerum de unoquoque infra-scriptorum. Quorum nomina sunt hec. ad officia infrascripta. videlicet: Ad consulatum soldaie franciscum de sauignonis Ad consulatum cimbali barnabam grillum. Ad capitaneatum burgorum caffè johannem baptistam caluum. Ad portam antiburgorum paulum de puteo. Ad ministrariam caphe antonium de sigestro q. johannis seaterium. Ad castellaniam sancti Constantini bartolomeum de auria q. johannis. Ad portam cajadoris johannem spinulam q. andree q. julij. Ad castellaniam soldaie johannem baptistam squarsaficum. Ad castellaniam cimbali franciscum cape (*)• Ad consulatum trapezundarum gregorium de janoto. Ad capitaneatum orgusiorum comitem de flisco. Ad capitaneatum gotie franciscum de mari petri. 0) Manca il cartolario della masseria pel 1461-62 da verificare il nome di costui. Il casato Cape mi giunge ignoto nella storia di Genova. Che sia sincope di Chiappe o Cappello? ( 107 ) DOCr.MENTI Ceterum quia posset interuenire recusatio alicujus nolentis acceptare et nunc accedere terrestri itinere eapham. item quia scribanie mas-sarie et curie coliate non sunt. non existentibus exquirentibus, et quia etiam alia minora oflìeia restant conferenda, que non contulerunt non existentibus requirentibus, remissum est arbitrium magnificis dominis protectoribus anni presentis supplendi vicibus utriusque officij in predictis. DOCUMENTO DXLII1. Sostituzione di Cosma Carpinoti a Conte Fieschi in capitano degli orgusii, e nomina di Battista Fossatello a console di Tana. UG) , 13 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1175) (fol. » ) * MCCCCLXprimo die XIII aprilis. Magnifici domini protectores in integro numero congregati, et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec: D. Jacobus de guizo prior * Thobias palauicinus Johannes franciscus parmarius Bartolomeus de parma Filippus de camilla Jacobus de placentia Jeronimus spinula q. benedicti et Johannes baptista de grimaldis. Prcsentibus mi ex officio precedenti, quorum nomina sunt. h«c: Anfreonus centurionus Nicolaus italianus Bartolomeus sauli et Gregorius lomelinus. ANNO I46I ( 108 ) Absoluentes se ad calculos albos et nigros. inuentis omnibus duodecim calculis albis affirmatiuis. attenta excusatioue comte de flisco cui fuit collatum officium capitaneatus orgusiorum. quod non requi-siuit. nec ad illud attendebat nec aliud requisiuit. confisi de probitate cosme carpeneto. ipsum cosmam elegerunt in capitaneum dictorum orgusiorum prò anno uno. acceptantes renunciationem dicti conte, cum salario et obuentionibus debite consuetis. Item sub judicio dictorum calculorum, qui omnes inuenti sunt albi, elegerunt ad officium consulatus tane pro anno uno baptistam de tossatelo thome. DOCUMENTO DXLIV. Decreto del doge e anziani della Repubblica in favore d’alcuni Camogliosi, già arruolati alla difesa di Metellino, e fatti scendere da bordo come sospetti di trame. 1461 , 15 aprile (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1461, segnato X, 1007, 82, nell’archivio governativo) * MCCCCL^I die XV aprilis. Illustris et excelsus dominus prosper adurnus dei gratia dux januen. et populi defensor, et magnificum consilium dominorum antianorum communis jànue in legitimo numero congregatum: Auditis antonio de murtula dicto capino, baptista schiaflno q. prosperi, et francisco de marciagnio q. angelini. omnibus de camulio. exponentibus se alias conductos fùisse stipendio communis ut accederent ad defensionem miti-lenarum. et postea satis cito jussos e naui descendere ut suspectos illustri domino tunc duci, ex quo secutum est ut fidejussiones quas prestiterant exacte postea sint, et preter eam exactionem arma ve- m stes et suppelectilia eorum chyum vel lesbum deuecta. retenta et forsitan venundata fuerunt: Supplicantibus prouideri ut cum satis superque satis sit quod eorum fidejussore*s semel soluerunt, recuperent res suas sic retentas siue vendite sint siue non vendite, aut veram earum ( im ) DOCl'MENTI estimationem : Intelligentes equum esse quod petitur, commiserunt et virtute hujus rescripti committunt speciato officio maris ut supplicantes ipsos audiat, audiat etiam si qui alij audiendi erunt, deinde visis videndis reddat supplicantibus ipsis jus summarium et expeditum. non obstaute aliqua suspensione curiarum. DOCUMENTO DXLV. Stanto il rifiuto degli ufficiali eletti di portarsi nella Tauride ad esercitare gli utlìzii per un solo anno, i Protettori a certe condizioni accordano la proroga del secondo. 1461, 16 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1157-1475) ( fol. 23 v. ) * MCCCCLXprimo die jouis XVI aprilis. , Magnifica officia dominorum protectorum etc. anni presentis in integro numero congregatorum, et anni proxime precedentis in nonrt numero congregatorum, absentibus ex ipsis anni precedentis tantummodo viris prestalitibus jacobo de flisco q. liectoris. christoforo vene-roso et'paulo justiniano. certiorati officiales electos ad officia caffè et alia maris majoris hoc anno die x aprilis ad officia calle nolle se im-presentiarum transferre pro anno uno. cum asserant et iter periculosum fore et emolumentum quod percepturi sunt adeo exiguum esse quod non accessuri sint, informati propter malas temporum conditiones et parua emolumenta dictorum officiorum difficile foret adinuenire viros qui velint ea officia pro uno anno acceptaro, omni modo et forma quibus melius potuerunt, sub judicio calculorum qui inuenti sunt qua-tuordecim albi afflrmatiui et tres nigri reprobatiui. statuerunt de-liberauerunt. si et in quantum statuere decernere et deliberare possint. quod dicti officiales electi hoc anno die x aprilis pro anno uno habeant et habere debeant illa officia pro annis duobus, ita tamen quod cum consule nuper electo terrestri itinere se transferro debeant caf- ANNO I46I ( no ) fam et sumptibus suis, et in quantum nolint sumptibus ipsorum officialium accedere, habeant illa pro anno uno et officia illis prouideant de sumptibus usque caffam. Yerum si non liceret ipsis officij s ea officia conferre pro duobus annis, hortandos duxerunt dominos suos successores velint acquiescere huic deliberationi et pro secundo anno deliberationem predictam gratam et ratam habere. DOCUMENTO DXLVI. Cristoforo Canevali, notaio, è eletto per un anno in scrivano della masseria di Caffa (’j. 1461 , 16 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 24) * MCCCCLXI die XVI aprilis. Magnifica officia dominorum protectorum etc. annorum presentis et proxime precedentis. ex quibus videlicet anni presentis integer affuit numerus et ex anno precedenti nouem tantummodo interfuerunt, absentibus prestantibus viris jacobo de flis^o. christoforo veneroso et paulo justiniano. volentes prouidere de scriba massarie caffè, attento quod nemo eam requisiuit. confisi de fama et sufficientia in cartularijs scribendis christofori de caneuali nicol ai. notarij. de collegio et matricula notariorum janue. sub judicio calculorum eum elegernnt in scribàm et pro scriba massarie caffè prò anno uno cum salario taxato per ipsum officium precedens et sub reformatione facta per dictum officium, repertis calculis sedecim albis affirmatiuis et una nigra re-.probatiua. (’) È frequentissimo, come nel parlare così anche nello scrivere , 1’ uso nei genovesi di scambiare la r in / o viceversa : come p. e. qui Canevali per Canevari, e spesso altrove Parma, Parmaro , per Palma, Palmaro ecc. ecc. ( \\\ ) DOCUMENTI •t DOCUMENTO DXLVII. Raffaele Monterosso eletto console di Caffa. U61, 20 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 24) Magnifica officia dominorum protectorum etc. annorum MCCCCLxprimi. lx et lvini, in sufficientibus et legitimis numeris congregata, volentes procedere ad electionem seu ad prouidendum electioni unius consulis calle artificis coloris nigri, sortizatione precedente, elegerunt infra-scriptos octo electores participum sexaginta. ex quibus eligi debent ad sortes vigiliti mi electores dicti consulis. Quorum nomina sunt hec : Andreas de rocha notarius Paulus de francis olim turturinus Manuel de grimaldis --Dominicus de prementorio Nicolaus italianus Dominicus de oliua et Brancaleo de auria --Gregorius lomelinus. Qui octo elegerunt consiliarios et participes ultra sexaginta acolo-ritos. qui congregati fuerunt in camera magna solite residentie dicti officij. eorum nomina et cognomina in saculis posita fuerunt, videlicet sexaginta. ex quibus sortizazione precedente extracte sunt cedule nominum infrascriptorum viginti mi electorum et duodecim in casu surrogationis. Quorum nomina sunt hec: D. Filippus cataneus Simon de nigrono Antonius de auria q. joh. Johannes picamilium Ilarius squarsaficus Andreolus grillus Martinus de grimaldis Donainus de marinis Cazanus saluaigus Paulus lomellinus q. bapt. Acelinus lercarius Johannes baptista gentilis Jeronimus axilus Martinus de castiliono Lucianus de rocha Raffael de marco Thomas de zoalio Pelegrus de monelia ANNO I46I ( 112 ) Antonius de canali Dominicus de pinu Alexius de salutio Matheus de bracellis Bernai’dus de zerbis Baptista de leuanto leuantini. * Nomina duodecim: Ciprianus spinula q. 1. Julianus italianus Gregorius pinelus Carolus lomelinus Jacobus caluus Carolus italianus Christoforus de francis Petrus johannes de riparolio Paulus judex Johannes de inurea Jacobus de podio Christoforus de saluo. Qui viginti iiii et duodecim congregati in loco suprascripto. ntel-tellecta regula de electione officialium corsice que habet locum in electione officialium caffè et aliorum officialium aduentitiorum officio-rum. jurauerunt tactis corporaliter scripturis etc. Et dicti xxim peruenientes ad denominationem illorum qui memorati sunt ad officium consulatus caffè et eorum quos nominauerunt. absoluentes se ad calculos albos et nigros de unoquoque, inuentis decemseptem calculis albis affirmatiuis et septem nigris reprobatiuis. elegerunt in consulem caffè pro anno uno juxta consuetudinem raf-faelem de monterubeo artificem coloris nigri, ut constat declaratione illustris domini olim gubernatoris regij in janua, et magnifici consilij dominorum antianorum manu nicolai de credentia cancellarij. qui pre ceteris obtinuit. Giovanni Bozzolo nominato scrivano della curia di Caffa per due anni. 1461, 21 e 23 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 25) Magnificum officium sancti georgij in integro numero congregatum etc. attendens quod ad scribanias curie cafi'e nullus inuentus est scriba de DOCUMENTO DXLVIII. * MCCCCLXprimo die XXI aprilis. C ^3 ) DOCUMENTI collegio requirens, et informatum quod johannes bojolus benedicti in arte notarile satis doctus est. animaduertens quod hucusque nullus repertus est volens attendere officio unius scribaniarum curie caffè, sub judicio calculorum, qui omnes inuenti sunt albi, elegit in scribam et prò scriba uno curie caffè johannem bojolum predictum prò anno uno. Segue : Die xxm aprilis addidit sibi et alijs annum unum, ita quod prò duobus annis illam habeant. DOCUMENTO DXLIX. Patente di capitano dogli orgusii di Caffa, data per due anni c due mesi a Cosma Carpinoti, finito il tempo di Lazzarotto Spinola. 1461, 22 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 85) Formala comune e al tutto pari alle già riferite. Nel frattempo che in Caffa aspetterà la fine dell’ officio del predecessore lo ammettono allo stipendio solito darsi agli altri stipendiati, cassatone prima wio.ex inutilioribus fra gli attuali. Data janue mcccclxi die xxii aprilis. DOCUMENTO DL. Tommaso Airolo è eletto uno fra gli scrivani della curia di Caffa, e Battista Rapallo parimenti in sottoscrivano della stessa. 1461, 23 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. -25) * MCCCCLXprimo die XXIII aprilis. Magnificum officium dominorum protectorum etc. in sexto numero congregatum, cupiens mittere ad ciuitatem caffè quot quot potest ja-Societ'a Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. I. 8 ANNO 1461 ( H4 ) nuenses. et sciens fuisse factum preconium et publicam notitiam quod si quis est de collegio notariorum janue qui velit attendere scribanijs curie calle, et cura nerao comparuerit requirens, nec se scribi fecerit qui sit ex dicto collegio, etiam facta notitia francisco de borlasca notario, altero rectori dicti collegij. informatum de sufficientia thome de airolo jacobi. qui didicit artem scribanie sub disciplina et eruditione johannis lobie notarij. quodque est bene moratus et bone indolis vir. sub judicio calculorum, inuentis omnibus sex albis affirmatiuis. elegit dictum thomam in unum scribarum curie caffè pro annis duobus. Item elegit sub judicio dictorum calculorum, qui omnes sex inuenti sunt albi affirmatiuam significantes, in subscribam curie caffè prò annis duobus in solidum et sine collega baptistam de rapallo quondam (manca). DOCUMENTO OLI. Collazione di altri minori ufficii in Caffa. 1461, 28 aprile e 17 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 25 v) * MCCCCLXprimo die XXVIII aprilis. Magnificum officium sancti georgij in septimo numero congregatum, absente bartolomeo de parma, statuit et decreuit quod amoueantur ab officio scribaniarum caffè cremens de valletari et nicolaus de tur-rilia. et eorum loco johanni bojolo et thome de ayrolo fiant littere. Item sub judicio calculorum, qui omnes albi inuenti sunt. elegerunt iterum pro anno uno in unum ex scribis curie caffè manuelem caluum. Item badasarem de garbarino notarium pro annQ uno. Item elegerunt ad officium herbarum franciscum de loreto prò annis duobus, ut alij electi fuerunt, inuentis omnibus septem calculis ( 115 ) DOCUMENTI albi| affirmatiuis. cum salario et obuentionibus debite consuetis non obstante quod conferretur in caffa. Segue : * Die XVII junij. Item elegerunt in retributionem laborum et expensarum, quos et quas pertulit magister constantius de sarra. ipsum in unum im scribarum caffè pro mensibus viginti sex. incipiendis loco primi vacantis, seruatis primum litteris concessis alijs electis ad dicturo scribanie officium. DOCUMENTO DUI. Proroga di Cristoforo Canevari a scrivano della masseria di Cafra per un secondo anno, finito il primo. •1461 , 5 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 24 ) Trovasi subito dopo l’atto di sua prima elezione fatta ai 16 di aprile di questo stesso anno 1461. — Vedi poco sopra il documento DXLVI. Data janue mcccclxi die v maij. DOCUMENTO DLI11. Patente di console di Tana data per tredici mesi a Battista Fossatcllo, finito il tempo di Lazzarotto Palma. 1461, 9 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 91 v.) Forinola comune, colla ritenuta del tredicesimo mese. Data janue mcccclxi die viui maij. anno l Uil ( I fli ) DOCUMENTO DLIV. Patente di console, massaro e ministro di Cembalo, data per due anni e due mesi al nobile Barnaba Grillo, finito il tempo di Agostino MarufTo. 1461, 18 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 83 v. ) Formola solita colla podestà della taverna e la ritenuta dei due mesi. Data janue mcccclxi die xvm maij. DOCUMENTO DLY. Patente di castellano di Soldaia e* della torre di s. Elia, data per due anni e due mpsi al nobile Francesco Savignoné, finito il tempo di Adamo Centurione. 1461, 18 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (foli 86) Forinola usitata col decreto di taverna e ritenuta come sopra. Data janue mcccclxi die xvm maij. ( ||7) DOCUMENTI DOCUMENTO DLYI. Patente di console, massaro e ministro di Soldaia , data per due anni e due mesi al nobile Francesco Savignone, finito il tempo di Agostino Adorno. 1461, 22 viaggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1175) ( fol. 80 v.) Formola al tutto eguale, col diritto e ritenuta come sopra. Data janue mcccclxi die xxii maij. Ila però V aggiunta seguente: Attentis discriminibus itinerum permittimus de facto taberne prout concessum fuit carolo cigalle et alijs precessoribus suis. Addita die xxm junij. DOCUMENTO DLVII. Patente di ministrale di Caffa , data per due 'anni e due mesi ad Antonio Sostri q. Gio., finito il tempo di Gherardo Pinelli. 14(51 , 27 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1157-1175) ( fol. 87 v. ) Formola comune, colla solita ritenuta dei due mesi e l'aggiunta seguente: Ulterius mandamus vobis, consuli, massarijs. olficio monete ac scribe massarie. quatenus, ad penam dupli soluenda de vestro proprio. scribi faciatis in cartulario massarie. visis presentibus. quod ante finem primi anni per menses duos dictus antonius teneatur et debeat cauisse idonee de soluendis officio nostro libris ccccxxxyi. sol. xvi pro resto staliarum dicti anni, pro quibus hic non cauit. Quod si non fecerit, intra undecimum mensem vendere debeatis vos consul massarij et officium monete dictum officium persone idonee promittenti et cauenti ANNO 1461 (118) solui facere nostro officio infra annum unum tunc proxime venturum omnes stalias. et hoc sub dicta pena, que stalie sunt pro secundo anno in summa fiorenorum dlxii. sol. m. Et similiter liat si pluri tempore exerceret, et ita scribatur in cartulario massarie in margine rationis sue. Dato ut supra: cioè, die xxyii maij mcccclxi. DOCUMENTO DLVIII. $ ‘ Patente di castellano dei forti dei ss. Gicrgio e Nicolò di Cembalo, data per due anni e due mesi a Francesco Cope, finito il tempo di Filippo Lomellini. 1461 , 27 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fot. 88) * Fannoia consueta, colla facoltà della taverna e la ritenuta. Data janue mcccclxi die xxvn maij. DOCUMENTO DLIX, Patente di scrivano della masseria di Caffa, per due anni e due mesi data af notaio Cristoforo Canevari di Nicolò, finito il tempo di Nicolò Torriglia. 1461, 27 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 89) Formola e ritenuta solita e la nota seguente; Cum salario annuali librarum quingentarum januinorum monete currentis tantum, et nullum aliud emolumentum habere et percipere debeat ex dicto officio. documenti DOCUMENTO DUX. Potente di capitano dei borghi di Caffa, data per due anni e due mesi al nubile Gio. Battista Calvi, dopo Costantino Malta. 1461, 27 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 89 ) Formola consueta, senza diritto al sommo mensile pel tempo di aspettazione dell’ufficio. Data janue mcccclxi die xxvii maij. DOCUMENTO DLXI. Patente di capitano dei sobborghi, ossia della porta degli avanborchi di CafTa, data per due anni e due mesi a Paolo Pozzo, finito il tempo di Nicolò Ca-mogli. 1451 , 27 maggio (Negot. 'gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 89 ) Formola e ritenuta solite. Data janue mcccclxi die xxvii maij. DOCUMENTO DLXII. Patente di custode della porta Caiadore, data per tredici mesi a Gio. Spinola, dopo Simone Saulfr 1461, 27 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 89 v.) Formola e ritenuta di un mese come sopra. Data janue mcccclxi die xxvii maij. * ANNO 1461 ( 120 ) DOCUMENTO DLXIII. Patente di scrivano della curia di Caffa, data per due anni c due mesi al notaio Tommaso Airolo, dopo Nicolò Torriglia. 1461 , 27 maggio (Negot. gest. off, s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 90) Formola e ritenuta consuete. Data janue mcccclxi die xxvii maij. DOCUMENTO DLXIY. Patente di scrivano della stessa curia di Caffa, data parimente per due anni e due mesi al notaio Giovanni Bozzolo, finito il tempo di Battista Valdettaro. 4 461, 27 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 90 v.) Formola solita, coll’aggiunta seguente del dì 19 giugno: Non recipiatis ipsum ad dictum officium scribanie. nisi primo cauerit coram vobis quod infra annum unum incipiendum immediate prestita cautione nobis solui faciet libras septuaginta sex. soldos quinque et denarios sex. et totidem infra alium annum immediate sequendum, debitas nobis pro stalijs dicte scribanie pro annis duobus. Quod si non fecerit, vendatur scribe idoneo et beneficium perueniat in massaria. detractis stalijs. que omnino nobis mittantur sub dicta pena deliberata die xviiii junij. ( 121 ) nocuMKvn DOCUMENTO DLXV. Patente ili capitano della Gozia, dala per due anni e due mesi a Francesco De Mari, di Pietro, dopo Gerolamo Glierardi. 1461 , 27 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 91) Formola e ritenuta solite. Data janue mcccclxi die xxvii maij. DOCUMENTO DLXVI. Patente di ufficiale della iagataria delle erbe, legname, e carbone in Cafla, data per due anni e due mesi a Francesco Loreto, finito il tempo dell’ ufficiale esercente. 1461 , 6 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 91 v.) Formola e ritenuta come sopra. Date janue mcccclxi die v junij. DOCUMENTO DLXVII. Patente di. conferma nel consolato di Soldala per altri tredici mesi, dala ad Agostino Adorno. 1461 , 15 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 92 v.) — Formola quasi eguale alla solita, colla ritenuta del mese. Data janue mcccclxi die xv junij. ANNO 1461 ( 122 ) DOCUMENTO DLXVI1I. Patente di conferma in scrivano della curia di Caffa, data per tredici mesi al notaio Manuele Calvi, dopo il primo suo biennio nello stesso ufficio. 1461, 15 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 93 ) Formola, ritenuta e cauzione come sopra pegli altri notai eletti scrivani. Data janue mcccclxi die xv junij. DOCUMENTO DLX1X. Patente di conferma in scrivano della curia di CalTa, data per tredici mesi a Baldassare Garbarino. 1461 , 15 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 93 v.) Forinola e ritenuta affatto come sopra. Data janue mcccclxi die xv junij. DOCUMENTO DLXX. Patente di scrivano della curia di Caffa per due anni e due mesi , data al maestro Costanzo de Sarra, in luogo del primo vacante, ma dopo tu-tti gli eletti prima di lui. 1461, 17 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 93 v.) — * MCCCCLXI die XYII junij. Protectores etc. Spectabili et prestantibus viris, consuli, massarijs et prouisoribus caffè, antianis et officio monete, ac vicario consulari dicte ciuitatis etc. ( 123 ) DOCUMENTI Propter longeuam diuturnamque moram magistri constantij de sarra quem retinuimus, moti sumus illi condignam retributionem facere, et ut valeat satisfacere massarie pro pecunijs nobis debitis quas sibi mu-tuauimus. contulimus eidem etc. E poi: Ita tamen quod satisfaciat de stalijs pro dictis duobus annis, capientibus summam librarum centum quinquaginta duarum et soldorum undecim, que nobis mittantur salue in terra, et ita tamen quod satisfaciat massarie de ducatis quinquaginta quinque venetis et soldis triginta in una parte nobis debitis cx mutuo, et de summis decem habitis ad cambium a nobis etc. DOCUMENTO DLXXI. I Protettori deliberano di dare al console eletto di CalTa, Rafaelc Monterosso, pel suo viaggio terrestre a Caffa, tanto quanto si assegnerà per le spese di detto viaggio al console suo collega Baldassarre D Oria. 1461, 17 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 25 v. ) * MCCCCLXprimo die XVII junij. Magnifica officia sancti georgij annorum presentis et proxime precedentis. in legitimis numeris congregata, et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec. videlicet: » EX OFFICIO DE LXPRIMO D. Jacobus de guizo prior Bartolomeus de parma Filippus de camilla Jacobus de placentia Johannes franciscus spinula loco jeronimi spintile et Johannes baptista de grimaldis. ■ Ex OFFICIO DE LX nomina illorum qui liis affuerunt sunt hec. videlicet: Andreas de rocha Christoforus venerosus Nicolaus italianus Dominicus de oliua Grauanus aduraus et Paulus justinianus. Cum electus fuerit pridem nobilis baldasar de auria ad consulatum caffè et deliberatum eum debere eo proticisci terrestri via. et habere debere ab officio tantum quantum habuit damianus de leone pro suis expensis alias missus caffam consul terrestri itinere : Et quoniam post electionem dicti badasaris consulte fuerit electus raffael de monterubeo consul iturus una cum dicto badasare caffam via terrestri, volentes equaliter tractare dictum raffaelem. deliberauerunt quod idem raffael habere debeat pro sumptibus suis, equis et famulis pro dicto itinere, tantundem quantumdem deliberatum est et dabitur dicto baldasari. DOCUMENTO DLXXII. Patente di console di Caffa per tredici mesi data a Raffaele Monterosso. 1461 , 17 ghigno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 92) Protectores etc. Spectabili et prestantibus. egregijs et prudentibus viris, consuli, massari]s et prouisoribus caphe. antianis. officio monete et omnibus magistratibus caphe. ac januensibus et benefìcio januensium gaudentibus, in capha et toto mari majori et imperio gazarie morantibus et diuersantibus ac moraturis et diuersaturis. et preterea po- ( 125 ) DOCUMENTI pulis omnibus diete ciuitatis et aliarum nostrarum ciuitatum in dicto mari sitarum, carissimis nostris, salutem. Cum elegerimus et constituerimus in consulem et pro consule nostro caphe virum egregium raphaelem de monterubeo pro mensibus tredecim et pluri etc. cum potestate etc. : Mandamus vobis quatenus statini finito anno uno et mense uno spectante camere nostre nobilis guirardi lomellini. si et in quantum dictus guirardus sit in officio, et in quantum non incepisset exercere dictum officium consulatus dictus guirardus. statini finito anno uno nobilis luce saluaigi. habeatis recipiatis etc. Approbantes etc. Ceterum si prefatus guirardus esset in consulatu admittatur dictus raphael in alterum massarium et prouisorem caphe. si vero reciperetur ad officium consulatus antequam dictus guirardus. inde finitis dictis mensibus tredecim volumus eundem raphaelem habeatis et recipiatis etc. immediate resignato sceptro consulatus suo successori, in alterum massarium et prouisorem caphe pro mensibus viginti sex. cum balia salarijs etc. Ita tamen quod de salario et obuentionibus unius mensis pro dictis tredecim mensibus pro massaria et prouisoria fiat debitor annuatim et camera nostra creditrix, et mittatur nobis salua in terra pecunia primi mensis finito tertiodecimo mense primi anni, sub péna soluendi duplum de vestro proprio, et pro duobus mensibus pro massaria et prouisoria similiter fiat et pecunia nobis mittatur finitis dictis (ste) sex mensibus sub dicta pena. In quorum etc. Data janue xvii junij MCCCCLxprimo. DOCUMENTO DLXXIII. Patente di sottoscrivano dolia curia di Cafla, data per un anno a Battista Rapallo q. Lorenzo, dopo Damiano Valdellaro. •1461 , 19 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 94) Formola comune e non parla di ritenuta. Data janue mcccclxi die xvuii junij. ANNO 1461 ( 126 ) DOCUMENTO DLXX1V. Patente di castellano della torre di s. Costantino in Gaffa, data por due anni e due mesi a Quilico Castiglione, finito il tempo dell’ ultimo eletto dal Danco in Genova. 1461, 23 giugno• (Neg. gest. off. s. Geoi’g. ann. 1457-1475) ( fol. 94 ) Formola e ritenuta solita. Data janue mcccclxi die xxm junij. DOCUMENTO DLXXY. Convenzione condizionata tra i mallevadori della nave Leona o Bernabò De’ Santi. 1461 , 2 luglio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1460-1461, segnato X, 1006, 81, nell’archivio governativo) * MCCCCLXI die II julij. Cum isto mane ad presentiam illustris et excelsi domini prosperi adurni dei gratia januen. ducis et populi defensoris, essent egregij antonius de ingimbertis procuratorio nomine, ut asserit, fidejussorum nauis olim hyeronimi de leone, et dominicus de prementorio etiam ambo fidejussores nauis ipsius hyeronimi ex una parte, et bernabeus de santis nomine quo agit. parte altera, litigarentque hinc inde ad inuicem. tandem post multam altercationem in presentia prenominati illustris domini ducis partes ipse concordes remanserunt in hune modum, videlicet, quod si branchaleo de auria in numero fidejussorum nauis dicti hyeronimi scriptus et annotatus inueniatur. eo casu dictus antonius et dominicus nomine quo supra promiserunt statim et sine dilatione soluere dicto bernabeo omne id et totum quod et quantum dictus bernabeus nomine quo agit sibi deberi pretendit per dictos fidejussores, si vero branchaleo ipse fidejussor dicte nauis non inueniatur. tunc bernabeus ipse fidejussores dicte nauis absolutos fore voluit penitus e debito ad quod dicto bernabeo occasione dicte fidejussionis tenentur. * ( 127 ) DOCUMENTI Et hoc acta sunt in sala magna palatij prope cathedram in qua ipse illustris dominus dux solitus est missam audire, presentibus quam-pluribus ciuibus. ct partes ipse rogauerunt fleri hanc publicam scripturam per me notarium et cancellarium infrascriptum. DOCUMENTO DLXXVI. Sulla dimanda di Leonello Grimaldi, Giorgio e Cipriano Spinola, che siano riconosciuti validi gli atti della ditta o colla ditta Spinola in Bruges, non ostante l’assenza di Girolamo Spinola, il doge e consiglio ne rimandano il giudizio all’ uflìcio di Moneta. 1461, I settembre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1461, segnato X, 100/, 82, nell’ archivio governativo) * MCCCCLXI die prima septembris. Illustris et excelsus dominus dux januen. etc. et magnificum consilium etc. cum audissent nobiles ac prestantes viros leonelem de grimaldis ac georgium et cyprianum spinulas asserentes domum brugiarum regi sub nomine hyeronimi et theodori spinularum, et quoniam idem hyeronimus abest a ciuitate et ambiguum est quando sit rediturus et an sit onera publica soluturus, plerique recusare videntur vel soluere si debent vel promittere vel aliud aliquid tractare in quo idem hyeronimus nominetur vel ad eum pertinere credatur, propter quod res illius domus et alio male gererentur nisi negotijs illis digno aliquo auxilio succurretur, presertim obstantibus plerisque decretis in fauo-rem communis conditis, et ob id supplicantes decerni ut ea dubitatione non obstante. ceterisque decretis minime obsistentibus, liceat impune soluere promittere scribere et alia facere que pro rerum et temporum condictionibus facienda videbuntur, re examinata ut mos est. etiam presente spectato officio monete, commiserunt et virtute hujus precepti committunt eidem officio ut hos leonelem. georgium et cyprianum audiat, petitiones eorum intelliget. deinde possit ejusmodi eorum postulationibus prouidere prout equum putauerit. non obstantibus quibusuis decretis quomodolibet repugnantibus. ANNO 14<» I » ) DOGI MENTO DLXXYIl. Dicicto del dogo u consiglio dilla Repubblica In favore del fratelli Giacomo c Giovanni Semino, provenienti da Caffa. , 1461,8 ottobre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1400-1401, segnato X, 1000 , 81, nell’archivio governativo) * MCCCCLXI die Vili octobris. Illustris et excelsus dominus dux januen. etc. et magnificum consilium dominorum nntianorum communis janue in legitimo numero congregatum: cum audissent jacobum et johannem tratres de semino q. mathei. exponentes se quamdiu in oppido caphe et in alijs orientalibus partibus commorati sunt. nihil omnino pro publicis impositionibus et auarijs communis janue persoluisse. nune autem cum jam ea loca deseruerint et so in patrium contulerint, cupiunt concedi sibi coquenti onem per congruum tempus et alijs concedi solitum, ut hoc aditu aliquando ciuitatem quiete incolere possint, intelligentes eorum petitionem publicam ex omni parte utilitatem concernere, omni juri ae via etc. commiserunt et hujus rescripti virtute committunt spectato oftlcio monete communis, quod auditis prenominatis jaeobo et johanne. surnptisquo instructionibus facultatis eorum quas satis osse putaue-rint. et io ea ro visis videndis et auditis omnibus audiendis, eonuen-tmnem vel conuentionis taxationem ipsis jacobo et johanni declaret per illud tempus et sub ea pecuniarum solutione quo dicto otllcio videbitur, seruata forma omnium^decretorum, et referat, idquo ita decreuerunt inuentis omnibus nouem calculis albis fanentibus. « ANNO MCCCCLXII STORIA E DOCUMENTI SocUU Ligure. St. Patria Vul. VII. H. I. . ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. Anno di sconvolgimenti politici per la nostra Repubblica, e di sventure per la Casa di s. Giorgio, fu anche questo del 1462, di cui incominciamo la lugubre narrazione. È un fatto troppo spesso comprovato dalla storia, che quando un popolo abusando delle forze da Dio donategli a tutela dell'ordine, a incremento del bene pubblico, a sviluppo dei nazionali interessi, le consuma in civili lotte e intestini dissidii, la Provvidenza ne lo punisce con rovesci di fortuna dolorosissimi, .comechè meno aspettati. Genova da alcun tempo in preda a rabbiosi partiti i quali se ne disputavano il comando, ci é ineluttabile esempio di quanto disonesti la patria e a rovina la meni un governo malfermo e a perpetue oscillazioni soggetto, a seconda della prevalente fazione. ANNO I462 ( I ‘32 ) 11 nuovo anno che sorse trovò sul sèggio ducale Lodovico Fregoso, principe di qualche inerito fra la turba dogli ambiziosi sognatori di potere, ma in odio al rivale nipote, l’arcivescovo Paolo; il quale, avido ili secolare dominio e di gloria, nel maggio fé’ ritorno in patria alla testa di alcune bande , qua e là raccolte nelle file dei partigiani, e levato repentino tumulto in città, ne lo scacciò di trono, s’impose ai magistrati, facendosi dagli aderenti suoi acclamare doge, come già era arcivescovo, di Genova. Non durò mezzo mese il suo imperio: che la plebe mossa contro di lui creò quattro capitani artefici pel reggimento dello Stato : e « come che essa, scrive il Giustiniani, non si saziasse per questi tempi di mutare governi e signorie, e di far conoscere a tutto il mondo la sua instabilità, 1’ 8 giugno successivo rifece doge per la terza volta Lodovico, per abbandonarlo nuovamente e volgersi al mitrato nipote nell’anno che segui » (*). Ossia che tai cose giungessero alle orecchie del sultano, in Bisanzio, e del buon destro abbiasi voluto prevalere, ossia che il finto riposo lasciato ai deboli vicini avesse raggiunto il suo termine nella cupa mente dell’ardito monarca, Maometto II sul principio del 1462 allestì, non più di soppiatto, ma alla chiara luce del giorno, una poderosa flotta e formidabile esercito, accennando condurlo a rilevanti imprese, ma da qual parte e contro chi, pendeva incerto il giudizio. « Erano già trascorsi sette anni di regno dalla conquista di Costantinopoli, racconta l’Hammer, nè uvea posto ancora piede in Asia, tanto lo avevano occupato le conquiste nell’Europa, il soggiogamento della Grecia, la guerra contro la Servia e l’Albania. Era quella già conquistata, ma sostenevasi questa ancora pel coraggio, eroico di Scanderbeg. La sovranità greca nel Peloponneso era distrutta , ma dominava ancora a Trebisonda un Comnéno sulle {’) Jnnali della Repubblica, all’anno »462. ( 133 ) stoma rovine dell’impero bizantino, e per seppellire ancor questo nell’ universale rovina si rendeva necessaria una spedizione nell’Asia, durante la quale faceva mestieri che l’Europa stesse tranquilla. Perciò appunto Mohammed, subito dopo la conquista della Morea, concluse la pace con Scanderbeg, che pel corso degli ultimi dieci anni aveva sostenuto una pugna non mai interrotta, e per lo più vittoriosa, contro la potenza osmana. « Più vicine di Trebisonda*trovavansi alla costa orientale del mar Nero, Sinope, capitale del regno degl’Isfendiari, ed Amastri (Samastro), capitale dei possedimenti genovesi nel Ponto (‘), e per questa appunto aprivasi la strada a quella città. Grata cosa era al conquistatore il vedersi tre diversi vicini al mar Nero; poiché pel profondissimo segreto osservato nei suoi piani, rimaneva un enimma se gli armamenti della flotta e dell’ e-sercilo asiatico avessero per oggetto i genovesi di Amàssra, i turchi di Sinope o i greci di Trebisonda (2). E sebbene egli nutrisse sentimenti ostili contro tutti e tre, non li manifestò per ora che contro i genovesi, cui fece pubblica dichiarazione di guerra. Èssendo essi in pace con Mohammed fin dalla conquista di Costantinopoli avevano conservato la speranza di poter ottenere dal sultano, come dagli imperatori bizantini, il possesso di Calata, e ne lo aveano anche richiesto con ambascia-dori. Se non che Mohammed aveva loro risposto « nulla aver egli intrapreso contro Calata: avergli dopo la conquista di Costantinopoli offerto gli abitanti da se stessi le chiavi della città, averle egli accettate per fare loro piuttosto bene che (’i Samaslro potè dirsi capitale o capoluogo delle colonie liguri della costa orientale del mar Nero, non già, come qui PHammer, di tutti i possedimenti genovesi nel Ponto ; che la capitale ne fu mai sempre la popolosa Caffa. (*) Uno dei giudici dell’esercito che ebbe l’ardire d’interrogare il Sultano sulla meta della marcia, ottenne da lui sdegnalo la risposta: « Se il pelo della mia barba sapesse i miei pensieri, io lo strapperei e lo brucierei •. male ». I genovesi dichiararono per questo rifiuto la guerra (*), e Mohammed armò subito una flotta ed un esercito per puuirneli; divisando, anziché restituire loro Galata nel Bosforo, di conquistare anche Amassra, loro principale scalo mercantile, alla costa orientale del mar Nero. « Mahmud-pascia, gran vezir, ebbe il comando supremo della flotta, composta di cento cinquanta navi, e Mohammed condusse per terra T esercito asiatico con molti cammelli e somieri, partendosi da Àkjasi, po’sto sulla strada fra Nicomedia e Sabangia. Amastris, oggidì Amassra, anticamente Sezamo (e dai genovesi appellata Samastro), è situata sopra una piccola penisola ed è munita di un doppio porto. Plinio il giovane la chiamò pei suoi bei edifizii l’occhio del mondo, gli storici posteriori la celebrano come un importantissimo scalo mercantile , e questi vantaggi ben furono riconosciuti dai genovesi, cui servì negli ultimi tempi di emporio pel loro commercio del Ponto. Alla prima intimazione di Mohammed i mercanti genovesi si arresero, ed il conquistatore lasciata alla città una terza parte dei suoi abitanti, condusse gli altri due terzi quale colonia a Costantinopoli, dopo essersi scelto per paggi i più bei ragazzi (2) ». Così periva per la prima una delle terre dal banco di s. Giorgio posseduta nelle acque Eusine, dagli antenati con molt’ oro acquistata, e dall’ Ufficio stesso con tanto dispendio provvista di viveri e d’ogni guisa mezzi guerreschi alla sua (’) Nfille storie genovesi uscite alla luce, come negli archivi di Stato e di s. Giorgio, noi non trovammo finora alcun accenno di cosiffatta ardita ambascieria al Sultano, e conseguentemente della predetta dichiarazione di guerra. Ne sembra anzi strano e quasi incredibile, che la nostra Repubblica smunta di danaro e agitata da incessanti sommosse potesse pensare a combattere con speranza di successo il colosso d’Oriente. Oltreché ciò sarebbe stato in contraddizione all’esposto a papa Pio II nel congresso Oi Mantova dai legati genovesi, come si disse a pag. 20 e 21. {-) Storia dell'impero Osmano, Tom. V. Lib. XIV. ( 135 ) STORIA incolumità e difesa! Dolorosa catastrofe, che preluse alla più tragica e straziante che per opera del tiranno medesimo compiere doveasi in Caffa di li a tredici anni I t Dove, trovo strano e poco meno che inesplicabile il silenzio che di tale perdita mantennero sin qui gli antichi non solo, ma tutti, anche i moderni storici della nostra patria, e i registri stessi dell’archivio di s. Giorgio, che punto non ne fan motto o allusione di sorta; sicché dobbiamo starci paghi, e nella sostanza e nelle circostanze della resa di Samastro, al racconto soverchiamente stringato e poco onorifico al valore genovese, del precitato autore. Il quale di più assevera che i cronisti turchi e greci non concordano fra loro nell’assegnare Tanno della sua caduta, e taluni neppur 1’ accennano : chè nei grandi avvenimenti e spaventose rovine di vasti imperii e regioni, F acquisto d’una picciola città o terra non arresta la penna ed il pensiero d’uno scrittore, nulla più che il mormorio (l’un ruscelletto, scorrente lunghesso il cammino, trae Fattenzione del frettoloso viandante. II. Ottenuta Samastro coll’ esercito di terra, a ciò che sembra, Maometto attese a Brusa il completo armamento della flotta, e colle riunite forze piombato su quel di Sinope; intimò al debole sultano di cedergli subitola città, ameno che preferisse misurarsi con lui in campo aperto o sostenerne il progettato assedio. Aveva già egli con- fina arte guadagnato a se il fratello di quel regolo, che militava sotto i suoi ordini, e al figlio di lui, venuto ad implorare mercè nell’ accampamento nemico, fé’ dire se essere pronto a ricevere in amicizia il vecchio genitore a patto gli rinunziasse la corona e lo Stato, pel quale avrebbe in compenso il governo di estese provincie nel turco impero. Ismailbeg, così chiamavasi il re, fra il terrore on- ANNO I 462 ( 136 ) cT era invaso e la speranza di salvare almeno le sostanze e la vita, depose spaventato a piè di Maometto le regie insegne, e n’ ebbe in premio la carica di governatore di alcuni larghi paesi nella opposta Rumelia. « In tale guisa, ripiglia l’Hammer, si arrese Sinope al conquistatore, senza trarre spada, quantunque fortificata dalla natura e dall' arte, quantunque provveduta di quattrocento cannoni e di due mila artiglieri per propria difesa ». Quale maraviglia adunque che la umile rocca di Samastro sopraffatta da tanto nembo di milizia, sostenuta da scarso numero di combattenti, e la più parte mercadanti non usi alle armi, abbia ceduto senza colpo ferire, se Sinope di tanto più forte e di mezzi provvista a propulsare 1’ assalto, chinò il capo alle voglie del feroce capitano? Due città con magnifici porti visitati da numeroso naviglio parvero un nonnulla all’avida fame di Maometto, ove non gli riescisse abbattere 1’ ultima reliquia del bizantino impero, trapiantato in Trebisonda. Marciò adunque a quella volta, in aria minacciosa, con serrato esercito, e più a guisa di padrone che di rivale, ingiunse a quel monarca di deporre le armi, consegnargli le chiavi della città e partirsene libero co’ suoi servi ed averi, se rimaner non voleva schiacciato dalla sua potenza. Davide Comneno, che non si era arreso ai persuasivi discorsi di Mahinud-pascià, spedito in antecedenza foriere di rinunzia o di guerra, ora tosto si sottomise alla laconica intimazione del sultano. L’imperatore colla sua famiglia fu imbarcato per Costantinopoli , la città occupata dai giannizzeri e dagli azabi. la contrada adiacente presa in possesso dal sangiacco di Amasia, la gioventù spartita fra i sipahi, i silihdari, o consecrata al servizio della tenda del sultano ed alle nefande sue voglie (*). (’) La caduta di Trebisonda dal Berchet a pag. 2 e 100 (lìep. di Venezia e là Persia) è posta sotto l’anno 1461 non 1462; e così pure chiama Giovanni e non Davide 1’ultimo suo imperatore. Ciò è vero nel senso legittimista. 1 > ( 137 ) ST0KIA La principessa, figlia dell’ imperadore, offerta da questo a Mohammed per sultana ad esempio del despota Demetrio, fu del pari rifiutata: il nipote* di Davide, figlio del suo predecessore e fratello, Giovanni, vero erede legittimo del trono a lui usurpato dallo zio, fu catturato, e il minor degli otto figli di questo rinunziò alla fede dei padri suoi facendosi musulmano in Adrianopoli. Si ritrovarono adunque in quella città alla porta del sultano i due ultimi principi dell’ impero di Bisanzio, il Paleologo Demetrio desposta del Peloponneso e il Comneno David imperatore di Trebisonda. Deposti amendue, godevano la grazia di una pensione annuale e d’alcuni pacifici beni ; tutti e due aveano avuto lo sfregio che le loro figlie fossero stimate indegne del-P onore dell’ harem, ed erano amendue infamati ancor più per la loro vile sommessione, per P indegna vendita della corona, cospersi, ad eterna ignominia, della polvere dei piedi del sultano. E questa stessa infamia a nulla giovò, ché Maometto tolto un pretesto a incrudelire, tutta la reale famiglia fé’ passare sotto la mannaia del carnefice, ad eccezione del minorenne che abbracciato aveva l’islamismo, e di Demetrio protetto dall’ assunto cappuccio. In tal indegna maniera terminò la casa dei sovrani bizantini; così l’impero d’Asia e d’Europa fu intieramente sovvertito dal sovrano dei due mari e di due parti del mondo; titolo che Mohammed aveva preso dopo la conquista di Costantinopoli. III. Nell’ isola di Lesbo ove da due anni, come sopra è detto, signoreggiava il fratricida Nicolò Gatilusio, sfavasi in bastante sicurtà dagli assalti turcheschi, in forza dell’annuo tributo imposto. e fedelmente, per temapza di peggio, eseguito. I rin- ANNO I462 ( 138 ) calzi di milizia chiesti dal principe alla natia Repubblica nel 1460 ed ottenuti, n’ aveano forse anche rialzati alquanto gli spiriti, e per quest’anno vivevasi *in poca o nissuna trepidazione di Maometto, occupato nelle guerre delFEusino. Immagini perciò il lettore lo spavento che invase quegli abitanti, lor quando all1 entrare del primo autunno videro da lungi una ben ordinata schiera di navi nemiche avvanzarsi in atteggiamento ostile alla volta della capitale Metellino. Era il 1° di settembre 1462. Cento e dieci legni armati e provvisti d’ ogni guisa macchine belliche, tra cui ventiquattro triremi e una grande galeazza (l), lenti e compatti avvicinatisi alla costa, con subitaneo impeto assalgono le scolte , s impadroniscono del vecchio porto di s. Giorgio, e gettanvi le àncore. TSunzii dall’alta città scendono al mare a chiedere ragione della strana violenza, mentr’ essi pagano con regolarità la convenuta somma di sette mila fiorini d’oro. N’ hanno in risposta volere adesso il sultano in sua balìa quel luogo e l’isola intera, e dietro negativa dei Lesbi scendono le truppe a terra e cingono di ferro le mura. Non si diè campo di asserragliare le porte o distribuire fanti agli aditi e trincee di fresco costrutte, che i musulmani irruppero nel piano ove si combattè tutto quel dì con accanimento d’ ambe le parti, rotolando i genovesi dalla rocca enormi sassi nella sottoposta vallèa. Ripigliatasi al dimani la lotta, di alcuni nostrani usciti dal chiuso a respingere gli aggressori ma caduti sotto i colpi della scimitarra nemica, recise le teste e infilzate sur aste portansi al bascià in segno di trionfo. A tale vista s’ accende del doppio F ira e il furore degli assediati, e un generoso drapello si costituisce di circa mille uomini pronti a sacrificarsi alla salvezza della patria. S’appressano eziandio dall’opposto lato del (') Forse quella che acquistò nella presa di Sinope, di cui parla il citalo Humraur. « Fra le navi del porto trovavasi la più grande di quei tempi , capace di novecento tondlale. Mohammed.Ja fece condurre a Costantinopoli ccc. ». ( 139 ) STORIA lido alcune galee cristiane, tra cui due di Rodi con settanta gregarii a rinforzo dei cento dieci catalani, già per V innanzi spediti a guarnigione nell’isola dalla vicina Scio. Questa era tutta la forza militare che sostenere voleva l'impeto d’una sorpresa, appoggiata a un numeroso esercito agguerrito e baldo di molte anche recenti vittorie. 11 quale disposto in acconcio luogo sei grosse bombarde, vomitanti una pioggia di mitraglia e pietre da settecento libre la carica, ne sfracella le vecchie mura che cadono a pezzi. Già è presa la maggior torre del piano, e di là bersagliasi il prossimo quartiere della città: salgono i più arditi sugli spaldi di questa a staccarvi lo svolazzante vessillo d1 Aragona/ ma ben quattro volte ne sono caricati e respinti dai catalani. Il dì 13 finalmente con gridi ed urla e suon di tromba con elle, ventimila turchi rinnovano 1* assalto del castello inferiore, e se ne impadroniscono contro Luchino Gatilusio, che alla testa di pochi venne meno al suo coraggio ed al presente bisogno. Corre il misero su per l’erta a dare l’allarme alla città, e ridestare in altri l’ardire che egli non aveva saputo spiegare nella mischia. E quale non fu la sua meraviglia in trovare il popolo esterrefatto dalle bombarde nemiche (di cui una lanciava proiettili di strepitosa grossezza), abbattute le case, e gli inquilini, come deliri e fuor di senno, vagar per le strade e negligentare la difesa? Il panico era tale che a ristorar le mura depresse e le breccie aperte colmar di terra e sassi, si dovè condurre operai a carissimo prezzo, in quella che gli agiati borghesi, a cansare la paura, con villano insulto al comune dolore, si tuffavano da pazzi nei bagordi e nell’ebbrezza. Trovavasi infatti nei magazzini pubblici e nelle domestiche pareti un’ immensa quantità di viveri e di materiale guerresco da protrarre l'assedio ad un anno almeno, coi suoi mille e più tra volontarii e soldati di presidio, oltre i capaci a brandire le armi. Cionulladimeno al'sentire la presa della bassa ANNO I462 ( 140 ) fortezza cadde l’animo a tutti, e ai maggiorenti pei primi, e si diè fine al combattere. Due parlamentarii si eleggono e sono spediti al campo nemico a implorare mercè dal vincitore, e far la dedizione della piazza, salve le residue sostanze e le vite degli abitanti : ciò che ottengono troppo facilmente dal comandante', che ne giura la fede sulla sua spada e la testa del suo re. Un giannizzero si avanza quindi a richiedere del sovrano dell' isola e presentarlo al sultano, e Nicolò Gatilusio empio e fratricida, scortato da due cavalieri procede raumiliato e triste alla tenda di Maometto a consegnargli le chiavi della capitale .e deporre ai piedi suoi la male usurpata corona: chiudendo con infamia e viltà la serie dei duchi di Lesbo, che per cento sette anni dominarono sul bel paese. Speravasi forse, se non un condono, pietà almeno od osservanza dei patti, ma quale fiducia nelle promesse d’un tiranno che avea eretto in sistema la finzione e lo spergiuro? Occupata appena la città e celebratone il trionfo con inni e canti al falso profeta per quel dì e la notte seguente, con legale scrittura e l’esibita dei contrassegni farinosi consegnare i rimanenti forti nell’isola sparsi; e ordine vien dato a tutti gli abitanti di lasciare le loro case, raccogliersi per famiglie fuori la cinta e scriversi ciascuna nanti un ministro del principe. Ebbe luogo il falso censimento addi \ 7 settembre ; e F inganno fu, che Maometto scelti per le sue pessime voglie i giovanetti più graziosi e belli, il resto coll’ intera popolazione adulta divise ai capi dell’ esercito ed ai soldati. Proteste, grida, supplicazioni e lamenti s’innalzarono al cielo contro l’iniquo comando, ma con niun prò. A foggia di mandre n’ avresti veduto accumulare i corpi sulle navi, e là dove il soverchio numero ne ingombrasse la stiva, mozzato F orecchio a testimonio del riportato trofeo, gittarli al mare; ed altri per cansar la molestia del trasporto venderli issofatto sulla STOMA spiaggia, divisa inesorabilmente la madre dalla figlia, 1’ amico dall’amico, il fratello dal fratello; e con tale crudeltà da non permettersi un gemito od una lagrima dagli snaturati oppressori. 0 non valeva meglio combattere fino all’ ultimo e morire sotto il ferro osmano, che soggiacere vittima di brutali voglie o precipitare in si barbara schiavitù? Dieci e più mila cristiani furono in siffatta guisa condotti a Costantinopoli a languire nella mestizia, e trarvi amari giorni nella nudità e nel rigore d’una servitù eh’ ebbe solo fine colla morte. Nel novero degli schiavi tragittati a Bisanzio si rinvenne fra Leonardo, arcivescovo di Lesbo, religioso domenicano, da taluni creduto di famiglia Giustiniana, e certo nativo di Scio. Ed è a lui che andiamo debitori come della veridica storia della caduta di Costantinopoli, così della narrazione circostanziata della presa di Metellino; catastrofe orribile che colpì tanto inaspettatamente pastore e gregge, principe e popolo. Esso la indirizzò a modo di epistola lamentatoria a papa Pio II, vi effuse tutto il suo cuore ambasciato e grondante sangue per sì grande sventura toccata all1 ovile suo; non senza chiuderla con vivissime istanze al pontefice di fermare tosto la pace tra i principi di Europa, e d1 Italia massimamente, e raccoltili in un solo pensiero, insorgere a forze riunite contro il Cerbero che minacciava ingoiare la intera cristianità (1). IV. In capo a due mesi dalla lugubre tragedia radunavasi in Genova, alla presenza del doge, un numeroso consiglio di ottimati ed ufficiali governativi, nei quali una era la brama del cuore, (') Fu pubblicata non ha guari per la prima volta dal prof. Carlo Hopf: ed ha il titolo « Leonardi Chiensìs de Lesbo a turcis capta epistola Pio papa II missa ». Regimonti, 1866. — La presa di Motellino è narrata anche dall’ Hammer sotto l’anno 1462-, con circostanze poco dissimili dalle qui riferite. ANNO I462 ( 142 ) uno il pensiero che raccoglievali assieme, la difesa della patria e la salute dei concittadini. Lettere da Scio giunte narrato avevano, con foschi e pur troppo veritieri colori, gli strazii orrendi e la miseranda fine di Metellino, non che la cattività dei suoi abitanti ; e la paura che ingigantisce a dismisura le cose, faceva parere come imminente un attacco altresì all’opulenta isola. I timori dei Sciotti perciò non tardarono a rendersi comuni ai genovesi che là tenevano i loro stretti congiunti e le più care sostanze e dovizie, tanto che a cessare il fermento e P agitazione che dal patrizio man mano estendevasi nel popolo grasso e nella plebe, si convocò addì 10 dicembre 1462 la generale assemblea di Stato. Parlò primo l’ufficio degli otto incaricati delle cose chiensi, esponendo P operato dal medesimo nelP incarico affidatogli, la revisione cioè delle convenzioni passate fra il comune di Genova e la Maona di Scio, la misura dei presentanei ausilii chiesti dai Sciotti, i quali, a loro giudizio, restringere potreb-bonsi a centocinquanta gregarii. La seduta prese quindi maggior calore, e col crescere dei discorsi e delle varie proposte si animò senza venire tuttavia a un decisivo partito, infìno a che sorto in mezzo a loro il dottore Battista Goano, così tolse a parlare: Non sembrargli quello il momento più acconcio a moltiplicare parole o amareggiarsi il cuore con soverchia tristezza, ma si di prudenti consigli e di forti fatti. Vivere esso persuaso trovarsi già per via lettere e nunzii mandati da Scio a Genova relatori del vero stato dell’isola, come anche delle circostanze della lamentabile presa di Metellino, e in conseguenza della qualità e numero di presidii d’ uomini e d’ armi, di che per avventura bisognassero. Ma non perciò aversi a perdere il tempo in attesa dei messi, provvedere invece fino d’ allora ciò che per prova conoscevasi mancare agli isolani, e intanto sostenere in porto la nave Saivago che utile tornerebbe a tal uopo. Del rimanente fra i tanti mali cagionati dalla trista condizione delle ( 143 ) STORIA cose in Levante', questo trovare egli di buono, che i pochi, anche genovesi, i quali nutrivano del gransignore inen giusta opinione, allo scorgere la perfidia usata dopo la fatta promessa di lasciar ai Metellinesi salva la libertà e la vita, sarebbersi alfine ricreduti e concepito del feroce tiranno un adeguato concetto. E perché costui teneva nel suo esercito di bravi artiglieri ad espugnazione delle piazze, cosi consigliava il governo ducale di preporre al drapello dei fanti a spedirsi in soccorso di Scio, uno o più capitani fra i meglio valenti nell’ arte di maneggiare bombarde e mantenere la disciplina militare; e finalmente insinuava lo sgombro dalla città delle donne, fanciulli, vecchi, e tutt’ altra gente incapace delle armi, acciò nel caso d’ assalto i cittadini liberi di se, e senza tema delie famiglie, combattessero da eroi alla salvezza del suolo natio (‘). Non fu mestieri di tanto, chè 1’ ora di Scio non era giunta peranco nei cupi disegni della politica di Maometto, o a dire più vero, nei profondi ordinamenti della divina sapienza. V. Due brutte e viete quistioni, rilevanti più per le persone che vi ebbero interesse che non per la loro materia, vide sciogliersi T anno presente, e riguardano amendue affari di commercio. Alla prima diede origine un fatto che potè fors1 essere coonestato dalla invalsa consuetudine, ma giudicato secondo gli attuali criterii, non lascia di essere un vile sopruso. Valerano, signore di Waurin o Wanrin, capitano dell’armata da Filippo duca di Borgogna raccolta contro i turchi, erasi anni addietro portato in Oriente per battersi con essi od in alcun modo offenderli. Dove, a mezzo del ricevitore generale della (’) Vedi il documento DLXXX. ANNO I462 ( 144 ) flotta, Giovanni Baiardo, comprata a tutte sue spese una ga-liotta di diciotto banchi e settanta circa rematori, la diede in comando all’ esperto navigatore Giacomo De-Ville. Questo picciolo vascello riuscì pella sua grande agilità mirabilmente adatto a scorrazzare il mare, e dar la caccia alle grevi barche nemiche fin anco nei porti ancorate: onde avvenne che nelle, acque della Turchia assali, fra gli altri, e catturò un bel legno ottomano e delle ricche sue merci s’impossessò. Avuta lingua del prezioso acquisto i genovesi di Pera, con molte istanze, ragioni e promesse, e coll1 apposito salvocondotto eziandio, ottennero dal Baiardo che la preda fosse recata e venduta nel loro mercato. Senonchè gittata P àncora e scesi a terra a rifocillarsi i marinai, conPè costume, dice la relazione che i coloni di Pera armata mano investirono, saccheggiarono il vascello, e malmenati i custodi, vilipesa, stracciata la bandiera, lasciarono là nudo e d1 ogni avere spogliato il povero legno. Eguale trattamento ebbero a soffrire , e più barbaro ancora dai calfesi, allorquando poco dopo fatto nuovo bottino sugli infedeli nel mar Nero, capitarono a depositarlo in quello scalo da essi ignorato appartenere ai liguri. Imperocché all1 ingiusta rapina del carico v1 aggiunsero i caffesi sevizie personali e prigionia al De-Ville, infinochè ebbero certo avviso dell1 avvenuto rimpatrio della flotta comandata dal Wanrin. A tali brutalità avrebbero preso parte, il popolo non solo, ma i governanti stessi delle colonie sostenendo la legittimità del sequestro, tanto che il comune medesimo di Genova o per convinzione dell’ acquisito diritto o per connivenza ai subalterni ne assunse financo le difese. Ma a suo danno: che1 nel 1448 il duca Filippo accolte le vive querele dei rimostranti Wanrin e De-Ville, scrisse al governo della Repubblica invito grazioso a restituire il mal tolto o compensarlo; e il doge tenuto lungamente a bada il messo, P accomiatò da ultimo senza risposta. La quale giunta più tardi ( 145 ) STOMA non mitigò, inasprì invece gli animi, come quella che pretendeva le prede fatte dal vascello fiammingo esser state contro navi cristiane e amiche, non sopra legni turcheschi ed infedeli. L’ingiurioso cavillo non tolse che il duca Filippo nel 1455 iterasse la dimanda d’accomodamento , coll’ intramessa dei mercanti genovesi stabiliti nella sua città di Bruges: ma tornate vane pur queste, emise alfine un ampio diploma con cui dava facoltà al Wauriri d’indennizzarsi sui beni e le persone dei genovesi, fino alla somma di due mila quattrocento scudi d’oro pei danni recati alla galiotta, e di ducati sei mila pel valore delle merci sur essa rapite dai galatini e cafFesi : tempo ancora tre mesi ad avvertire la Bepubblica a dargli legittima soddisfazione. Spirati i quali infruttuosamente, andò in vigore la carta addì 6 agosto 1458 (*), e vi si mantenne quattro anni con non mediocre scapito dei nostri commercianti, che esercitarono mai sempre in quei paesi di Fiandra e provincìe adiacenti un estesissimo traffico, ed aveanvi fondate associazioni e compagnie per ogni guisa di locali prodotti e importazioni dall’estero. Una di queste compagnie, e forse la più cospicua, si chiamava la Spinola, emula, dice il Serra, dei Fugger e dei Welser tedeschi (’2); alla quale si riferiscono parecchi atti inseriti nella nostra raccolta (3). Diè corso senza mora il Waurin al principesco indulto, ed opime spoglie è a credere ricattasse in breve tempo sui fondachi e le barche dei liguri, se addi 12 febbraio 1460 per iniziativa dell’ufficio mercantile di Bruges, residente in Genova, (’) Vedi il documento CCCCVI a pag. 840 del tomo I. (*) Storia dell’antica Liguria e di Genova, Tom. IV, Disc. l.°, n.° XV. (s) Vedi i documenti CCCCLXXXI, DXXX e DLXXVI. Sono frequenti nei codici di s. Giorgio le allusioni a cose di commercio in Bruges; ad esempio nel Neg. gestor. 1464-67 a fol. 118, trovo citate due cambiali pagabili in Bruges da Alessandro Di-Negro e da Lazzaro Lomellini, quella di fiorini 1000, questa di 600, ad grossos triginta unum et tertiam partem alterius pro fìoreno. Società Ligure. St. Patria. Voi. VII, P. I. IO * anno 1462 ( 146 ) conobbesi la necessità di sollecitare , come nel fatto si ottenne, dal patrio governo, oltre altri provvedimenti, anche quello di munirsi sul serio contro le rappresaglie esercitate nei dominii del Borgognone da quel signore Valeriano. (*)• Nè a ciò trovossi migliore partito del nominare quattro cittadini che nanti il Parlamento di Parigi, ove si chiamò Ialite, pigliassero la nazionale difesa, e furono tosto eletti i chiari giureconsulti Andrea Benigassi e Antonio Bracelli, coi nobili uomini Boruele Grimaldi e Alaone D’Oria, muniti delle relative istruzioni (2). Ma o questi deputati non vi si condussero in Francia, o ne tornarono senza effetto ; imperciocché le rapine e violenze d’ambe le parti, e sempre colla peggio dei liguri, si protrassero fino a mezz anno 1463., e solo allora colla benevola intromessione del console e principali negozianti genovesi stabiliti in Bruges, s’ addivenne ad un amichevole accordo. Con esso stipulavasi che a rifare i danni d’ogni maniera al Valeriano cagionati dai sudditi di Calata-e di Caffa, la Repubblica pagherebbe scudi d’ oro sei mila seicento in tre rate convenute, di cui soddisfatta la prima, saranno rimessi in libertà gli uomini e gli averi genovesi fino a quel dì, massime nella città di Middelburgo in Zelanda, dal Waurin staggiti; più, altri quattrocento scudi a indennizzo delle spese dal Valeriano stesso a quel titolo incontrate. 11 primo convegno avea luogo fra costui e il console Antonio Boccone in Bruxelles addi 31 maggio, e il diffinitivo accomodamento ai 7 del giugno successivo dell’anno 1462 (3). In sostanza, i nostri collo sborso del danaro consentito e coll’ invocato compromesso si dichiararono dal lato del torto, e ne pagarono anche il fio. (') Vedi il documento CCCCLXXX. (-) Vedi il documento CCCCLXXXII. (*) Vedi il documento DLXXYIII. ( H7 ) STORIA VI. L’esercizio della pirateria è a credere non fosse in quei tempi avuto nel conto che ben si merita e viene giudicato ai dì nostri, se come lo attestano gli scrittori e confermano i fatti, era divenuta una professione ed un’ abitudine assai comune presso i naviganti meglio robusti contro i deboli, e ap-poggiavanla fin anco le leggi e i vigenti codici. Eccone la riprova. Nel tornare che fece alla volta di Genova dal mare Nero la nave già dianzi nominata di Giacomo Leone, padroneggiata, dal figlio suo Girolamo (*), incontrato un legno d’estera nazione, e senz’altro investitolo, se ne impadronì, appropriandosi il carico e le persone catturando; tra le quali v’ebbe lo spa-gnuolo Bartolomeo Sellers, famigliare di papa Calisto III e suo nunzio privato rn Oriente, e per avventura anche un certo Teodoro Salvadari, cittadino di Creta. Pare che costui ricuperasse ben presto la libertà, e meno agevolmente, ma tuttavia senza le contese del concaptivo suo, le robe staggitegli dal Leone (2). Bartolomeo invece venne condotto prigione a Genova, e solo col pagamento di grossa somma di danaro fatto dal cardinale Rodrigo Borgia, nepote a Calisto, lasciato riparare dall’amico protettore. Il quale uditene le amare doglianze e invocata l’autorità del Pontefice, al cui disdoro riusciva al postutto l’indegna cattura, lo indusse a chiederne soddisfazione alla Repubblica. Più lettere a questo oggetto indirizzava al nostro governo (') Di qui riesce evidente che la nave Leona, ora detta di Giacomo, ora di Girolamo Leone nei documenti anteriori, era una sola e non due, come ho malamente corretto a pag. 599 del 1° tomo; cioè di proprietà di Giacomo, ma comandata dal capitano Girolamo suo figlio. (') Vedi il documento CCCCLXXX1II. ANNO I462 ( 148 ) Pio II, e P unica giunta alle mie mani reca la data dei 13 gennaio 1460; dove con parole amorevoli e alquanto risentite domanda giustizia in favore del suo protetto e compenso dei recatigli danni, e notifica spedire quest’ultima volta a sostenere in Genova le ragioni del cliente e l’onore della Sede apostolica Bernabò De’ Santi, col cui mezzo nutriva fiducia di comporre la vertenza senza addivenire a spiacevoli e duri rimedii (*). Il medesimo un dipresso scriveva il cardinale Borgia, e per la santità dell1 invocato diritto e per la non mai smentita religione dei genovesi, esortavali a riparare tosto, a norma del giusto, la colpevole azione dal loro suddito perpetrata (2). Se la procedura della causa fosse stata di spettanza governativa, non esito a dire la si sarebbe risoluta con qualche celerità, avuto riguardo al carattere dei patrocinatori del Sellers, ma passata, come fu, nelle mani dei tribunali, s’avvolse in tanti raggiri curialeschi e subi così strane evoluzioni, da stancare la pazienza del messo pontificio, che durante tre anni di trattative non ebbe requie nè posa. Invano cambiaronsi iterate volte i giudici (3), invano si prorogarono a commodo e richiesta delle parti le comparse, (4), invano qualche princìpio di composizione si ottenne (°); una qualche improntitudine for-s anche vi commise per entro il Bernabò: sicché alfine noiato e pieno di stizza, minacciò dapprima e fulminò dappoi gli av-versarii di papale scomunica, che n’ appellarono a Roma contro 1 esorbitanze del suo inviato Nel maggio finalmente del 1462 una nuova commissione di quattro cittadini a decidere con perentorio giudizio la lite era eletta di comune accordo, do- (’) Vedi il documento CCCCLXXIV. (*) Vedi il documento CCCCLXXVI. (5) Vedi i documenti CCCCLXXIX, CCCCLXXX1V, DV1I, DXXXIV, DXXXV e DLXXVI1I. (*) Vedi i documenti DXXXVI, DLXXX. (s) Vedi il documento DLXXV. ( U9 ) STORIA pochè il De’ Santi si fu indotto a ritirare la scomunica, e i suoi contrarii ad accogliere preventivamente il risultato della sentenza, che in ultimo non li favori ('). A sciogliere questo nodo concorse assai la strana e tirannica minaccia fatta dal governo della Repubblica a Leonardo De-Fornari, vicario arcivescovile di Genova, di tradurlo in esigilo in Corsica senza speranza di ritorno, se non rivocava, o induceva il Bernabò a ritirare l’anatema scagliato sopra i suoi contraddittori; abuso indegno di potere, lesivo d’ogni regola d’onestà e dei più sacri e imprescrittibili doveri dell’umana coscienza! « i (').A membri di detta commissione d’ultimo appello, nominaronsi il canonico Guinigi, Jacopo Rivarola notaio, Biaggio Gradi e Martino Voltaggio, con che entro 25 giorni pigliassero lingua e terminassero il lungo piato. DOCUMENTI DOCUMENTO DLXXVIII. Transazione seguita a mediazione dei consoli dei mercanti della città di Bruges, tra il signore Valeriano de Waurin ed alcuni mercanti genovesi : in forza della quale mediante il pagamento di sei mila seicento scudi d’ oro del peso di quarantanove grossi ciascheduno scudo, moneta di Fiandra, si dichiarano cessate le rappresaglie concessegli dal duca di Borgogna sui genovesi, per la preda da questi fatta al Valeriano suddetto di due navi, l’una nel porto di Pera e 1' altra in Caffa ; e si mandano restituire ai mercanti genovesi le merci rappresagliate, e liberare dalla prigione le persone catturate. 1462, 7 giugno (Materie Politiche ecc. mazzo 13. ann. 1455-1477, nell’ archivio governativo ) i—'' —' — In nomine domini amen. Per hoc presens publicum instrumentum cunctis pateat euidenter et sit notum, quod hoc est verum exemplar seu transsumptum quarumdarum litterarum patentium originalium in percameno et lingua francigena scriptarum, sigillo ad causas ville bru-gensis in cera viridi et cauda duplici percameni impendente sigillatarum. nec non signo manuali discreti et prudentis viri magistri donationi de beer, secretarij ejusdem ville brugensis. ut prima facie apparebat, signatarum, per me notarium publicum subscriptum visarum et lectarum, sanarum et integrarum, non abolitarum non corruptarum non cancellatarum non vitiatarum, nec in aliqua suarum parte ANNO l462 ( 152 ) suspectarum, sed omnibus prorsus vitio et suspicione carentium. Qua-rumquidem litterarum patentium originalium tenor rie verbo ad verbum sequitur in his verbis : A tous ceulx qui ces presentes lettres verront ou orront bourgmai-stres escheins (?) et conseil de la ville de bruges salut. bauoir taisons que estans et comparans au jour de liuy pardeuant nous le noble et honnoure seigneur messier waleran seigneur de waurin de lillers et de malannoy. cheualier conseillier et chambellan de notre tres redoubie seigneur et prince monseigneur le duc de bourgougne et de brabant. conte de flandres etc. dune part. et ambroise spingle (spinole?) consul, gilles lommelin et anthoine bocon conseilliers. franque de ni-grono. mare gentil, theodore spingle. anthoine do ... ne et nidolas gentil, marchands de jennes. residens en la ditte ville de bruges d’autre part. Les quelles parties et chacune dicelles recognerent et confesserent de leurs bon grez et volenter et de leur certaine Science, assauoir le dit messieur waleran seigneur de waurin en son nom et comprenant... soy faisant sort de jacques belge interesse auee luj ‘es choses dessoubs escriptes. et lesdits consul conseilliers et mar-chans pour eulx et pour la communaulte de jennes dont iis se lai- soient...... que certain traittie accord et appointement (')...... tresredoubte seigneur et prince entre ledit seigneur de waurin pour et au nom de luj et.....les questions differens et debas estans entre ledit seigneur de waurin dune parte (-).....destrousses dom- maiges et interests que le dit seigneur de waurin disoit ja pieza auoir eues et soulTertes par ceulx de la ville de pere appartenent aux jenneuois en la prinse et roberie par eulx faittes et perpetrees de la neif et pluséurs biens et denrees estans en icelle appartenens audit seigneur de waurin. et a cause desquelles destrousses dommaiges et interest ledit seigneur de waurin auoit obtenu de notre dit tresredoubte seigneur et prince ses lettres de mai^que. lesquelles ii auoit fait exeeuter en la ville de middelbourg en zeelande. Et aussi a cause de samblable destrousse et ; rinse faitte par ceulx de la ville de capha appartenent ala ditte seigneurie de jennes de certain nauire et biens appartenent aussi audits seigneur de waurin et dont il auait intention de faire et intenter action et poursuite (*; La pergamena logora manca qui d’ un brano. (’) Idem. ( 153 ) \ DOCUMENTI alencontre lesdits de jennes par les fourme et maniere contenues et comprinses en eertaine cedulle en papier subsignee par les mairs desdits seigneur de waurin et dudit anthoine boeon ensemble des signes «manuels des honnourables et sages seigneurs maistre anthoine haueron prouost des eglises de mons en henau. maistre artur de bourbon prothonotaire de notre tressaint pere le pape, conseilliers. et maistre richart pinchon procureur generai de notre dit tresredoubte seigneur et prince monseigneur le due. delaquelle cedulle le teneur cy apres sensuit de mot a mot. Nous waleran seigneur de waurin de lillers et de malannoy. che-valier conseillier et chambellan de monseigneur le due de bourgougne et de brabant. et anthoine bocon marchantjenneuoix commissaire et de-pute en ceste partie et moyen faisan fois des consul et marchaus de la nation de jennes residens en la ville de bruges. cougnoissons comme plusieurs differens questions et debats fussent mues et esperes a mouuoir entre nous seigneur de waurin dune part et la seignourie et communaulte de jennes dautre. a cause de certaines lettres de marque obtenues par nous seigneur de waurin de mondit seigneur le due sur et alencontre de ceulx de la diete nation de jennes. pour cause de eertaine destrousse dommages et interests que nous seigneur de waurin disons ja pieza nous auoir este fais et inferes par ceulx de la ville de pere appartenent aux jenneuois. en prenant et robant eertaine neif et pluseurs biens et denrees estans en icelle appartens a nous seigneur de waurin. plus a plain narees esdittes lettres de marque. par vertu desquelles lettres auoient este prins et arrestes en la ville de middelbourg et ammene les corps biens et denrees et marchandises de pluseurs desdits marchans. et tous iceulx biens denrees et marchandises desia mis et exposes en vente par execution de justice. Et aussi pour cause de semblable destrousse et prinse faitte par ceulx de la ville de capha en la seignourie desdits de jennes certaina nauire et biens appartenens aussi a nous seigneur de waurin et dont auions intention de l'aire et intenter action et poursuite contre lesdits de jennes: ainsi est que sur tous lesdits differens questions et debats par les moyen et aduis daucuns conseilliers de mondit seigneur le due. pour ce faire par luy ordonnes et deputes pour euiter plus grans frais et venir au bien de payx: Nous auons appointie et accorde. appointons et aceordons ensemble par la maniere que sensuit. ANNO 1462 ( 154 ) Cest assauoir que pai’ tous dommages et interqsts quo nous seigneur de waurin auons eus et encourus alouasion des prinses destrousses et empeschemens dessusdits. et tant pour ce quo desia nous estions adjugie par lesdittes lettres de marque. comme pour ce qui* estoit encore a determine touchant laditte destrousse faitte a capha. et aussi pour toutes autres poursuites que nous ou autres de par nous pourrions faire alencontre de ceulx de la ditte nation et de la ditte communaulte jusque au jourduy. et aussi pour tous frais interests et despens que auons eus et soustenus a cause des poursuites executions et diligences par nous seigneur de waurin et a notre instance pour ce faittes contre lesdits de jennes. les dessus nomniBS consuls et raar-chans de la ditte nation de jennes residens en la ditte ville de bruges paveront et deliuront a nous seigneur de waurin. ou a notre certain commissaire en la ville de bruges. la somme de six mille six cens escus dor du prix de xlix gros. monnoye de flandres la piece, est assauoir deux mille escus promptement en recheuant entierement liberalment et sans aucun empeschement tous leurdits biens arrestes comme dit est. et les marchans qui pour ce sont arrestes plainemente deliures. Item deux mille escus en la fin de la feste danuers (?) prouchain venant. et le surplus deueus le jour saint andrien aussi prouchain venant et dont pour et au regard desdits deux payemens derreniers montant a quatre mille six cens escu6 dor. lesdits consul et marchans feront seurte souffisant ou par fin de change ou dautres marchans subgets et soluens en la ditte ville de bruges pour bien furnir et payer laditte reste et somme de mi mil vi cens escus dor. Et oultre et auecq ce seront tenus lesdits consul et marchans de payer et deliurer promptement es mains desdits conseilliers ou autres telles personnes quils ordonneront. la somme de un cens escus dor. qui par iceulx conselliers seront distribue et employe es frais de la vendition et execution derreniere faitte par certains comissaires d.e mondit seigneur le due des biens denrees et marchandises dessus de-clairees. si auant que monteront lesdis frais et aussi tous depens fais •» et a faire pour la deliurance desdits biens en quelque maniere quante soit et tant pour contenter lachateur desdits biens se mestier est comme autrement. et les dits frais ainsi payes. se aucun reliqua y a ce sera deliure et paye a nous seigneur de waurin. et sii ny a assez nous ledit seigneur de waurin le payerons et moyennant ce cesserà lexecution ainsi commenchie sur les biens denrees et marchandises flessusdittes. tous lesquels biens denrees et marchandises seront ven-dues et liurees aux dessusdits marchans de la nation de jennes ou autres a lordonnance des consuls et conseilliers de la diete nation residens a bruges. et aussi pour mi (?) tant lesdits consuls et marchans seront tenus deux de porter de toutes appellations et poursuites par euly faittes contro nous seigneur de waurin pour empeschier lexecution et payement du contenu esdittes lettres de marque et quitteront absolutement nous seigneur de waurin nos hoirs et succes-seurs de toutes les choses dittes et autres choses quelconques. et pro-metteront que jamais par eulx ne par aultruy de par eulx directe-ment ne indirectament ils non feront ne feront faire quelque demande action ne poursuite quelque part. ne en quelque court que se soit. Et pareillement nous seigneur de waurin pour nous et nos succes-seurs tenrons quites lesdits de jennes de toutes les choses dessus declairees leurs circonstances et dependances, et leurs rendrons les-dittes lettres de marque comme casses et acquittes en renuntiant a tout le droit nous competant au prouffit desdits consuls et marchans. ausquelles choses et chacune dicclles ainsi faire payer tenir et accomplir. Et ainsi moy anthoine bocon me faisan fors desdits consuls et marchans de la ditte nation de jennes residens audit bruges. promets desmaintenant de ce faire recougnoistre greer et accepter par iceulx consuls et marchans de la ditte nation. Et est ceste presente cedulle escripte en doublé dont chacune partie aura lune pour la conseruation de son droit. testimoing les saings manuels de nous les dessusdits seigneur de waurin et anthoine bocon avec le signes manuels de trois conseilliers de mondit seigneur le due dont dessus est faitte mention. cy mis a notre requeste le derrain jour de may lan mille quatre cens soixante deux en la ville de brou-xelles. ainsi signe Seigneur waurin ego anthonius bocconus affirmo suprascripta. Et nous conseilliers de monseigneur le due de bourgougne etc. cy dessus nommes qui auons este presens audit accord et appointement fais entre lesdittes parties, auons pareillement a la requeste dicelles parties cy mis nos saings manuels lan et jour dessusdits. A. de haueron A. de bourbon Pinchon. Item appointement sur les frets et despens fais et eus en ceste cause et en ce que en depent contenu en laditte cedulle sensuit de mot a mot. Et pour declaration des frais de laditte execution deri'eniere desquels par ledit traittie nous seigneur de waurin sommes chargies lentention de nous parties et aussi desdits conseilliers sy est que en ce ne sont point comprins les louages des celliers et lieux ou estoient lesdits biens denrees et marchandises et la ou iis furent prins et leues par la ditte execution. ne aussi les reparations et apparaulx des bales necessaires qui ont este faittes par 1’ ordonnance desdits commissaires en la dite execution pour le bien desdittes denrees et marchandises tant en caue.... cordes et autres matieres comme en sailaires de ouuriers et qui estoient necessares comme dit est et utilles pour la conseruations desdittes denrees et marchandises. lesquelles louages reparations et apparaulx payeront et furniront lesdits consul et marchans de la ditte nation de jennes. Et aussi quant au fait des patrons des nauires ou ont este mises et chargies lesdittes denrees et marchandises par la vente et deliurance qui faitte en a este par laditte execution. leurs sallaire jusques au jour que lesdittes denrees et marchandises seront deliurees et vendues ausdits marchans selon le teneur dudit traittie sera paye par lesdittes parties chacune par moittie. est assauoir par nous seigneur de waurin la moittie et par lesdits consuls et marchans de la ditte nation lautre moittie. Et se sur aucun des poins et articles cy desus declaires se men-noit aucune difficulte question ou debat fut entre les dittes parties lune contre lautre. ou entre elles ou aucune delles. les commissaires qui ont fait la ditte execution lesdis patrons ou autres pour leurs salleres ou autrement a occasion des choses dittes mondit seigneur le due ou messeigneurs de son grant conseil ou lesdits conseilliers qui par mondit seigneur ont este ordonne a aidier moyennier et be-soigner entre lesdittes partes pour elles appointier comme dit est dessus. cougnoisseront jugeront et appointeront comme ils verront appartenir. testimoings les saings desdittes parties et aussi de deux desdits conseilliers cy de rachief mis et escripts le troixieme jour de juing lan mille quatrecens soixante deux. ainsi signe Waurin Anthonius boconus A. de bourbon Pinchon. ( 157 ) DOCUMENTI Les quels deux appointements furent illec leues. et apres la lecture diceulx lesdittes parties ot chacune dicelles es noms et eulx faisans fors comme dessus les louerent et greerent et confimerent. promettans de les tenir et accomplir en tous leurs poins et articles sans accu-nement y venir ou laisser ou souflrir venir alencontre en aucune maniere. Et en ensinuant ce ledit seigneur de waurii donna et bailla oultre ausdits marchans de jennes les lettrés de marque par lui obte-nues de mondit tres redoubte seigneur le duc alencontre les sugets de laditte seigneurie de jennes comme cassees et aunullees. promet-tant de les tenir quites des toutes les choses declarees esdits appoin-temens et leur circumstances dependans tant enuers ledit jaques belge comme tous autres. et renuntiant a tout le droit a lui competent au prouffit desdits marchans : Et daultre part lesdits marchans de jennes renuntierent a lappel-lation par eulx emise alencontre ledit seigneur de waurin a cause de lexecution de laditte marque. et promiserent que jamais par eulx ne par autres de par eulx directement ni iudirectement iis ne luj feront ne fairont faire quelque demande actions ni poursuite quelque part ne en quelconque court que ce soit. et finellement quiterent lesdittes parties lun lautre de toutes les choses dessusdittes leurs hoirs et successeurs a tous jours mais sans reserues. et tenans bien les paye-mens qui sont a faires contenus et expresses esdits appointemens et tout selon les fourmes et teneur desdits appointemens. Desquels payemens qui sont a faire angele tany marchant de flo-rence illec present se constitua principal debteur du consentement du dit seigneur de waurin qui par ce descharga et an quita cesdits marchans. obligant quant a ce lesdittes parties et chacune dicelles en droit soy leurs personnes et biens meubles et non meubles. pre-sens et auenir quelque part quils soyent ou pourroient estre trouues. tant dega les mers et mons comme par de la. En testimonig de ce nous auons fait mettre le scel aux causes de laditte ville de bruges a ces presentes lettres et sommees. lan de gracemil quatrecens soi-xante et deux. le septieme jour de juing. Sic signatarum Donatianus collano facta est (szc). Ego adrianus dehoofpche (?) filius quondam mauritij clericus tornacen. diocesis. publicus imperiali auctoritate notarius, litteras originales su- * anno 44G2 ( 158 ) DOCUMENTO DLXXIX. Il corriere Battista Vcrnazza rimandato a Cr>(Ta è investito della iagataria delle erbe ecc. per due anni, finito il tempo di Francesco Loreto; carica da conferirsi indi in poi dai consoli stessi in Caffa. 1462 , 27 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 95) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli, massarijs. prouisoribus. antianis et officio monete caffè, carissimis nostris, salutem. Remittentes ad vos dilectum nostrum baptistam de vernacia bur-gensem illius ciuitatis. volumus sentiat laborem suum sibi proficere. Itaque de officio ihagatarie herbarum lignorum et carboni pro annis duobus et duobus mensibus, spectantibus camere nostre, volumus ipsi esse prouisum. Verum ut hoc munus quod a nobis recognoscit, sit vobis harra illud officium conferendi in caffa de cetero, finito tamen tempore francisci de loreto cui volumus litteras suas omnino seruari. perius exemplilicatas vidi tenui ot perlegi, ac de verbo ad verbum exemplifleari feci, postmodum quod de hujusmodi exemplo ad easdem litteras originales una cum arnoldo van larsem clerico camóracen. diocesis. presentibus testibus subscriptis, collationem foci diligentem, et quia utrasque scripturas penitus inueni concordare, igitur rogatus hoc publicum instrumentum manu aliena fideliter scriptum signo nomine et subscriptione meis solitis signaui atque subscripsi in (Idem omnium premissorum. Facta fuit hujusmodi collatio brugis tornacen. diecesis anno domini millesimo quadringentesimo sexagesimo octauo more romane curie, indictione decimaquinta. mense vero januarij. die vicesima prima, pontificatus sanctissimi in christo patris et domini nostri domini pauli diuina prouidentia pape secundi anno quarto, in domo abitationis prouidi viri alberti de greote. presentibus ibidem ipso alberto. jacobo from ac alijs testibus ad premissa vocatis et rogatis. it ( 159 ) DOCUMENTI harum litterarum auctoritate damus vohis arbitrium collationis ejus faciende dicto baptiste finito tempore dicti francisci. si et in quantum benemeritus vobis videatur sicuti nobis, qui ex nunc nisi respectu predicto fecissemus sibi litteras de ipso officio, jubentes ac mandantes quatenus eundem baptistam ut benemeritum. veluti nos approbamus, benetractetis. In quorum etc. Data janue moccolxii die xxvn augusti. DOCUMENTO DLXXX. Consulto di Sialo pella difesa di Scio dopo la presa di Metellino fatta da Maometto. 1462, 10 dicembre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 14G1-1462, segnato X, 1008, 88, nell’archivio governativo) * MCCCCLXII die X decembris. Cum ad conspectum illustris ac excelsi domini ludouici de campo-fregoso dei gratia januen. ducis ac populi defensoris, ac magnifici con-silij etc. vocata fuissent magnifica officia monete, octo constitutorum ad tollendum ordinarium sumptum, octo rerum chiensium et quatuor caratate ripariarum et preter ea ciues fere ducenti quinquaginta, ibique recitatum fuisset per dictos octo rerum chiensium ea que hactenus egissent in materia sibi commissa, scilicet vidisse conuentiones que inter excelsum commune janue. una parte, et mahonenses chij parte altera extant. intellexisseque quid utrinque agendum sit. cognouisse preterea que nam auxilia pro defensione chij ad presens a mahonensibus petantur qui videntur arbitrare satis fore si pedites centum et quinquaginta nunc transmittantur ad defensionem et custodiam dicte ciui-tatis. et preterea lecte fuissent copie quarundarum litterarum e chio allatarum calamitatem mitileni referentium, et moniti essent qui aderant sententias eorum dicere, multique superinde varie disseruissent. tandem collectis vocibus compertum est sententiam spectati juris utriusque doctoris domini baptiste de goano. in quam voces centum et septem conuenere. ceteris preualuisse et ita pro decreta habitam fuisse. Is enim sic locutus est non videri sibi tempus faciendorum multorum verborum aut frustandi se in dolore, attento quod a multis par- ANNO I4()2 ( ll.O ) t.ibus magni iminent.. imo restringendum se ad prouisionem rerum. Credere quippe se quod nuncij et littere e chio in itinere restent qui notitiam afferant eorum que su[ eruenerunt et insuper auxiliorum quibus malionensibus opus futurum sit. sed propterea minime diffo rendum fore quin prouisiones liant, quales fieri possint. quodque nollet nauem saluaigam hinc abire absque aliqua prouisione. Inter calamitates subortas bonum sibi videri, non tamen prò mitilenensibus sed prò alijs quod teucer illis tìdem non seruauerit et illos male habuerit, quoniam erit causa excitandi ex illis qui forsitan tepidi fuissent. Sed quoniam sermo habitus est arbitrij dandi. non videri sibi fuisse dictum sufficienter, attento quod jus reddi super drictu non videtur sibi sufficere, bonum fore quod jus in ea causa reddatur et quod ij domini octo in-telligant tempus drictus et quantitatem et qualitatem rei et quod non permittatur commune fraudari aut de suo capi. Ex quibus omnibus descendens ad conclusionem prepositorum. dixit quod dicti octo pre-stantes ciues ex nunc intelligantur habere et habeant latissimam potestatem et arbitrium in cognoscendo inquirendo et faciendo quecumque sibi facienda videbuntur super rebus chij. et quoniam parum prodesse videretur pedites illuc transmittere nisi quispiam peritus rei militaris destineretur. laudauit studendum et enitendum fore ab ipsis octo omni cura et diligentia ut cum jis peditibus persona vel persone transmittantur que docte sint in militari disciplina. Ultra hec non pro sententia sed memorationis gratia dixit, quoniam fama est locum illum fore plenum auro, que fama causa est impellendi tureum ad illam cupiditatem, prouidendum fore quod chienses familias et personas inabiles ad defensionem cum bonis extramittantur. Idem dominus baptista denuo assurgens dixit quod ij octo domini intelligantur habere et habeant etiam totum illud arbitrium quod habet commune janue tam in transmittendo sindicos et legatos quocumque eos transmittendos duxerint pro negotijs pertinentibus huic materie et cogendo dictos mahonenses quantum in alijs ut superius dictum est. ANNO MCCCCLXIII STORIA E DOCUMENTI Società Ligure. St. Patria Voi. VII. P. i. ■ ' _ — ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI \. Continuando tuttavia la povertà delle memorie sulla condizione delle nostre colonie, ci sa grato poterne dire alcun che dietro la scorta d’un papale rescritto e la relazione di un fede degno testimonio. Come essa non fosse prospera ; e minacciata ad ogni giungere di primavera da subitaneo assalto, attendesse CafTa a premunirvisi, lo mostrano i provvedimenti straordinarii che la urgenza del bisogno le suggeri. Scorto l’instante pericolo in cui versava d’incursione nemica per le irruenti forze del turco sui vicini paesi; conosciuta la scarsezza dei soccorsi guerreschi e munizioni eh’ erale dato sperare da Genova, ognor divisa in accanite fazioni e palleggiata di principe in principe; le difficoltà eziandio non ignorando dell’accesso colà al personale amministrativo, pelle cresciute malagevolezze del viaggio terrestre, e la niuna speranza sul marittimo, stimò giunto il momento di curare da se la propria difesa e salute. ANNO I463 ( KH ) Ricorse adunque al capo della cristianità, e dal pontefice Pio IF ottenne un grazioso breve all’Ufficio di s. Giorgio dirotto, col quale s’invitavano e calorosamente esortavansi i fedeli di molte città e provincie dell’Ungheria, a concorrere coll’opera e con danaro al ristauro e rifacimento delle mura e annesse fortificazioni di Gaffa, mediante il tesoro delle sacre indulgenze elargite ai pietosi soccorritori (1). E perchè venivano mancando altresì in città i capaci e destri nell’armi, si volse in secondo luogo a Casimiro re di Polonia, e, lui consenziente, assoldò ben cinquecento Ruteni, suoi sudditi. Costoro però non pervenivano al destinato luogo ; ma giunti al fiume Bog rimasero dai Lituani e Voliniesi interamente distrutti, comecché avessero commesse violenze in un paese della Lituania, chiamato Bres-lavia, cui ebbero dato il fuoco, siccome ampiamente descrive lo storico Cramero (2) ; restando cosi delusa anche di questo ultimo e spendioso conforto. Ma i Protettori nulla omettevano dal canto loro che valesse alla felicità dei coloni; prova ne sia l’anticipata elezione degli ufficiali taurici avvenuta nello scorcio dell’ anno. In virtù della quale riuscirono nominati consoli di Caffa Gregorio Rezza , mercante nero, Giovanni Lorenzo Cabella, artefice bianco * e Calocio Guizulfi, nobile pur bianco, da succedersi, come d’uso, 1 uno all’altro nelle cariche di massaro, provvisore e console per l’intiero triennio. Ai consolati minori di Soldaia, Cembalo e Tana destinavansi i cittadini Antonio Borlasca, Giacomo Casanova e Bartolomeo Magnasco. Ottennero le castellarne delle due prime città, Giacomo Bondenari e Antonio Bapallo, quella di s. Costantino in Calla Lodisio De-Franchi: la ministreria, la scrivania della curia e i capitaneati degli orgusii e della Gozia, Guglielmo Centurione, Antonio Bozzolo, (’) Vedi il documento DLXXXI1. (*) CRAsitR. lib. XXV, citato dal Canale, Commentar. Slor. della Crimea, ( 105 ) STOMA Anfreone c Soldano Cattaneo. Diversamente poi da tutte le precedenti, verificaronsi in questa rinnovazione d’ufficii tre sole rinunzie nelle persone di Pelegro Erena, eletto custode della porta principale di Calla, detta Caiadore, e di Giovanni Imperiale e Lodisio Italiano, nobili bianchi, designati capitani dei borghi e sobborghi di Calla, che surrogaronsi tosto con Giovanni D’Oria e Gerolamo Squarciafico. Ai bassi impieghi della iagataria dell’ erbe e del peso in Copa, nel successivo ottobre si destinavano Nicolò Camogli e Antonio Papavero (*), e poco stante distribuironsi agli stipendiati tutti del Banco le singole patenti, non esclusa quella al dottore Leonardo di Pietrasanta, eletto di fresco vicario consolare di Calla f2). A costui, attesa la difficoltà di trovare nel ceto dei giusdicenti, uomini dotati di specchiata onestà e buon volere, che aderissero condursi ad amministrare la giustizia in quelle lontane contrade, venne fatta dai Protettori solenne promessa di mantenerlo in carica anche per un triennio, qualora fornisse bastante prova d’incorrotta fede e retta coscienza (3). Più, acciò il suo coraggio non avesse ad infiacchire pelle indiscrete minaccio di futuri sindicamenti da parte dei suoi amministrati, dava-glisi facoltà d’appellare con tr1 essi all’Ufficio in Genova, il quale senza livore e preconcette passioni avrebbelo sostenuto nelP arduo compito Mal segno se a tutelare la libertà delle sentenze d’un magistrato, dovevasi trincerarlo con tanto lusso di protezione! Il corso della giustizia era in fatti pur troppi) gravemente inceppato, e soverchiato talvolta dalle mene dei tristi che sgraziatamente abbondavano in Calla, e i nostri lettori ricorderanno in proposito le molte doglianze inoltrate al banco di s. Giorgio, fino dall’anno 1455, dal console Domoculta. (’) Vedi il documento DLXXXIII. (a) Vedi i documenti DLXXXV, DLXXXY1 v DLXXXYll. (*) Vedi il documento DC1X. (4j Vedi il documento DGX. ANNO (463 ( 166 ) E pare che di tale lebbra di corruzione n’andassero neppure mondi gli ultimi rettori della colonia; perchè tornati in patria coi rispettivi registri di loro triennale gestione, i Protettori ebbero a constatarvi un manco di cassa nel danaro spedito in Crimea pella fabbrica della gran cisterna. Ondechè, trattandosi di moneta raccolta in virtù delle sacre indulgenze concesse da papa Calisto, col severo divieto di non erogarla ad altro qualsiasi uso anche pubblico, il Banco affidò l’inchiesta di quello sperpero ai quattro suoi referendarii delle cose tau-riche, Marcellino Marnilo, Oberto Pinelli, Teodoco Fieschi e .Iacopo Casanova (1). I quali, addì 26 novembre, citarono a rendere ragione nauti il loro cospetto dell’ uso fatto di dette somme, Martino Giustiniani, Bartolomeo Gentile e Luca Saivago, ciascuno durante il proprio consolato (2). Assai prima, cioè in febbraio, 1’ Ufficio medesimo, avvertito che due componenti la Giunta delle indulgenze, Adamo D’Oria e Bartolomeo Luxoro, ne curavano tepidamente i vantaggi, li rimpiazzarono coi nuovi membri Federico Spinola e Jacopo Pozzo, sulla fiducia, e con la preghiera, che uniti ai restanti in carica, Marcellino Maru]To predetto e Gio. Battista Gentile, n’ avrebbero promosso con maggiore impegno i sacri interessi (3). Nel corrente anno 1463 il magistrato di s. Giorgio com-ponevasi dei magnifici signori, Luciano Grimaldi, priore, Galeazzo Pinelli, Emanuele Saivago, Marco De-Marini, Gherardo Goano, Gio. Giustiniani, Ottobono Scaglia e Gerolamo Sale. Ad essi tennero dietro nel seguente 1464, per elezione successa il 26 novembre, Alessandro Spinola, Pancrazio Gentile, Baipassare Lomellini, Baldassare Adorno, Bendinello Sauli, Battista Albara e Antonio Platone (4). (*j Vedi il documento DXCIII. (2) Vedi il documento DXCVI. (5) Vedi il documento DLXXXI. (4) Vedi il documento DXCVII. ( 107 ) STORIA II. Clic senza l’assidua cura e larghezza dei papi nel sussidiare i regni cattolici, segnatamente Genova e Venezia, nella guerra contro i turchi, avrebbero questi man mano invasa, con poco o niun ostacolo, l’Europa intiera; e si debba perciò acclamare il Papato siccome il vero ed unico salvatore della civiltà contro la barbarie ottomana, è cosa indubitata per chi sa leggere a dovere e senz’astio religioso la storia. Cosi fosse stato compreso e coadiuvato dai principi e popoli cristiani , che, all’ epoca di cui scriviamo, levato un grosso esercito e ordita una potente lega, avriano ancora in tempo soffocata nel suo nascere la terribile e matta voglia di Maometto li d’insignorirsi del mondo ! Tale era per fermo l’avviso, anzi la santa passione di Pio II : ondechè gittate eh’ ebbe le basi della gran crociata nel congresso di Mantova del 1460, tutto fu in quel pensiero, e nulla d’intentato lasciò per aggruppare intorno a se i languidi e divisi monarchi e repubbliche, loro inviando calorose lettere ed esperti oratori a scuoterli dal funesto letargo, e congiungerne le forze e i voleri. Nel brutto novero trovavasi di quei giorni la nostra Genova, sobillata spesso, scissa sempre da inconsulti moti popolari e vicissitudini di dogi. Da ultimo nel gennaio del corrente anno riuscito a cingere per la seconda volta il serto ducale l’irrequieto arcivescovo Paolo Fregoso ; lui che, ecclesiastico, aveva a sollecitare meglio di ogn’ altro la sacra spedizione, poco meno non la distrasse e sviò per le sue mire politiche, certo non la promosse giusta il debito e l’acquistata potenza. Aveva il pontefice raccolto di bel nuovo in Roma a stretto consiglio gli ambasciatori delle Corti pella nota impresa, e anno ! 463 ( 108 ) i genovesi negligentato. come prima, a mandarvi il proprio rappresentante fino a quel dì : ma ai 5 ottobre tenuto parlamento, vi si pose il partito se conveniva aderire ai pressanti inviti di Pio, e fu deciso che sì, come già altra volta era stato deliberato ad insinuazione del nobile Luca Grimaldi. Questi e-spose nettamente l’incarico ricevuto dal papa, innanzi al suo ritorno, di caldeggiare presso il patrio governo l’invio dell1 atteso ambasciadore, la sentenza presa in senato di spedirvelo, e mancare ora alla data parola, diceva, sembrargli insana e dan-nevole opera (*). Il legato tuttavia non si elesse, e Pio II con altro breve, che ci manca, venne alle brusche col doge arcivescovo; tanto che a lenire il mal umore dell’uno e stimolare l’affettata indolenza dell’altro, il duca di Milano drizzò un amico messaggio al Fregoso e anziani della Repubblica, rinfacciando loro il silenzio tenuto verso lo scritto papale, e il ritardato invio del promesso oratore: cose amendue lesive della proverbiale fama di pietà e filiale ossequio dei genovesi verso la religione e la Santa Sede (2). Contemporaneamente alla lettera dello Sforza scrivevano al ligure governo da Bologna tre consiglieri del duca Filippo di Borgogna, giunti in quel punto da Roma, ove a nome del loro signore eransi indettati col papa sull’ armamento dell’ esercito. E perché facevangli d’uopo mezzi di trasporto dei soldati, navi grosse cioè, marinai e cibarie sufficienti al bisogno, s’indirizzavano a lui invitandolo a significare il prezzo e le condizioni del nolo sui legni genovesi, onde riferirne al principe, e convenuta la mercede, pigliar imbarco in Genova (3). Pressati da tante parli a rompere gli indugii, si riunirono finalmente gli anziani in assemblea addi 14 novembre 1463; e discusse le varie proposte, ottenne la maggioranza il voto C) Vedi il documento DLXXXIV. (*) Vedi il documento DLXXX1X. (3) Vedi il documento DXC. ( 160 ) STORIA di Luciano Grimaldi, il quale, d’accordo col dottore Battista Goano, suggeri s’eleggesse nienf adatto né s’inviasse* a Roma il legalo, perché egli non sperava niuno buon esito dagli ostentali apparecchi guerreschi e trattative del Borgognone col pontefice. Buone parole e grazie molte si porgessero al duca di Milano, coll’ avviso che al presente più non si tralascerebbe di dare convenevole risposta al foglio di Pio II ; cui erasi a scrivere senza fallo, ma con singolare riserbatezza nel promettere aiuti e chiarire le loro forze navali, acciò caduta la lettera in mano di malevoli non interturbasse i loro avvedimenti e interessi. Quanto alla domanda degli agenti di Filippo , nulla ostare allo scambio della nota presuntiva delle spese, purché si facesse intendere non avere il Comune navi sue proprie, i privati bensì,, coi quali entrare dovrebbero in accordi (I). Indovinò il pensiero dei genovesi il pontefice, e persuaso che invano ne attenderebbe ancor a lungo Foratore, vi spedì egli un suo nunzio nella persona di Fabiano di Montepulciano, incaricato di presentare al governo la gran bolla di proclamazione della crociata generale, da lui indirizzata ai sovrani e popoli tutti della cristianità il dì 22 ottobre '1463, e per indurlo a risolversi di prestare mano forte al compimento di quella. V importanza del pontificale editto ne consiglia a tenerne apposito discorso. III. Desso è tale ch’io non esito punto ad annoverarlo fra i precipui atti emanati dalla Santa Sede nel XV secolo, e come nuova convincentissima prova dello zelo più che umano, in ogni tempo, e in quello d’irruzione maomettica in ispeciale (') Vedi il documento DXC11. ANNO 1463 ( 170 ) modo, a tutela della libertà religiosa e civile e a sostegno della ve/a fede, spiegato dai papi. La sua lunghezza medesima in nulla nuoce all’ effetto delle parole, e la forza ognor crescente della esposta verità, persuade, commove, trascina l' animo del pio leggitore. Prese le mosse dalla caduta di Bisanzio, e mostrato il nobile ardire di Nicolò V e Calisto III nel resistere alle vittoriose armi del turco conquistatore, lamenta il buon Pio il niun esito sortito dal congresso di Mantova per lui raccolto; narra le crudeltà, le ignominie e le sacrileghe nefandezze dal sultano nei paesi sottoposti alla sua dizione commesse ; e « nissuno è, ei grida, che sorga alla riscossa, aiuti e vendichi la santa causa della Chiesa di Dio? Sta essa in duolo e gemiti sommersa, e niuno è che la consoli ? I nostri maggiori perderono già Gerusalemme, l’Asia e la Libia, a dì nostri la Grecia e massima parte d’Europa è sopraffatta, la sposa di Cristo confinata in angusto angolo della terra f Che n’ avvenne del Santo Sepolcro ? Caduto in balìa dei saraceni, loro serve di facile mezzo a estorquere danaro dai pellegrini! Guai a voi, principi cristiani che, colle spade nel fodero, in abbandono lasciate, a balia di efferati nemici, i popoli e re vostri fratelli ! Nella capitale del greco impero l’ultimo sovrano, Costantino, decapitato e la testa recata a ludibrio pel campo : ai principi Basciani divelti gli occhi, in Lesbo moltitudine di giovinetti confitta al palo, il re di Bosnia strangolato per mano di Maometto. Eccovene i non rari esempi ! E che di più crudele ed inumano non si può e deve aspettare dal sanguinario tiranno? E ancor non vi movete a pietà di tanti infelici morenti ? « Noi no, noi patiremo giammai ! Noi andremo lóro in soccorso, noi vecchi, noi deboli voleremo a togliere dalle fauci dell’ingordo lupo le pecorelle da Dio affidateci! Non Io temiamo, non ci atterrisce ! Il buon pastore pone 1’ anima sua a salute del suo gregge. Ma che cosa potremo fare da soli con- ( 'I7'l ) STOMA tro tanto nembo di nemici? Voi, voi stringe un sacro dovere, o monarchi, di conferire i pareri, raunare forze, comporre la lega, allestire truppe e seguirci animosi all’ onorata impresa. N’affida già fin d’ora del suo concorso il nobile duca Filippo di Borgogna, parecchi regni e repubbliche d’Italia, e massime il do^e di Venezia, le cui armi di fresco giunte nel Peloponneso ne segnano la via della vittoria : combatteremo in casa di amici che n’agevoleranno il trionfo. A noi sono pure uniti per interesse e religione gli Albanesi e i finitimi popoli, cogli Ungari sperti di guerra verso gli ottomani, da essi più volte sconfitti : e con tali presidii e sotto il vessillo della santa croce infallantemente vinceremo. E fia vero, che ci negherete anche questa volta il vostro soccorso? E mentre il decrepito pontefice, l’inesperto sacerdote brandisce il ferro, s’espone ai rigori d’inclementi stagioni, alla balia dei venti, a discrezione di feroce avversario, voi robusti di corpo, voi valenti in armi, voi assiepati da eserciti, ve ne starete in disparte ad osservare la fine d’ una lotta ineguale, combattuta a prò’ dei vostri troni e dell’unica vera fede? (‘) ». Questi e altrettali i sensi del caloroso appello fatto dal papa all’universa cattolicità; e Dio volesse fosse stato con qualche profitto alla causa della religione e della civiltà! IV. L’arrivo a Genova del nunzio apostolico venne festeggiato coi soliti onori di giulivo accompagnamento, di gratuito albergo e d1 offerta di ricchi doni ; al quale uopo destinaronsi quattro prestanti cittadini, il dottor Battista Goano, i patrizii Ebano Spinola, Jacopo Fieschi e Paolo Lodisio Marnilo, e per le spese erogata (’) Vedi il documento DLXXXVlll. ANNO I463 ( 172 ) la somma di cinquanta fiorini (1). Ma più che plauso e regali voleva Fabiano l’adesione alla crociata dai genovesi: il perchè fattosi innanzi al supremo consiglio, il doge cioè e gli anziani della Repubblica, perorò vivamente la causa della fede, mostrando l’animo ferino del papa nel muovere contro il turco, le concepite speranze d’ un generale armamento, le probabilità di felice successo, il grave debito dei liguri nel muovere alla sacra spedizione, quai docili figli della Chiesa e peculiarmente interessati all’ incolumità delle orientali colonie. E fin qui non durò fatica in persuaderli ; solo la diffidenza, ch’era grande nei nostri, l’alleanza dei principi non si componesse, fece sì che nell’assenso prestato agli inviti di Roma addì 23 novembre di quest’anno, vi aggiugnessero due articoli o condizioni. Era la prima, che si manterrebbe sul proposito un assoluto secreto, e il danaro a tal fine raccolto in niun altr'uso si impiegasse. La seconda, che la quota di concorso da essi deliberata, avesse esito soltanto se e quando fossero certi dell’ effettuato armamento dalle compartecipi potenze (2). Decisa a questi patti la cooperazione all’impresa nel gran consesso, il cancelliere stese la minuta dalla lettera responsiva all’arringa dell’inviato pontificio, nella quale perchè troppo chiari forse apparivano i sospetti come le aspirazioni della Repubblica (3), cui il giureconsulto Battista Goano insinuato aveva di tener con politica accortezza nascosti, si mutò in altra, dove con più ornate parole e rettoriche frasi mostravasi aderire di lieto animo ai paterni suggerimenti di Pio, e la brama non celavasi di conoscere i vantaggi che, a riportata vittoria, ne risulterebbero alle colonie da essi in quei mari possedute. Non vi si omise la consueta scusa delle turbolenze intestine e delle esterne guerre, che immiserito avevano il pubblico (!) Vedi il documento DXCIV. (2) Vedi il documento DXCV. (”) Vedi il documento DC. ( 173 ) STOMIA erario, non le ingenti spese dianzi incontrate nelle spedizioni tauriciie, come anche la metodica protesta che concorrendo le altre corti d’Europa non avrebbero mancato al generale appello. Ciò che di speciale s’incontra nella ridetta epistola é la preghiera al papa d’un nuovo rescritto, nel quale con meno prolissità e maggiore chiarezza, a intelligenza del popolo, si enunciassero le indulgenze da lui elargite a chi porgeva aiuto colla spada o col danaro alla crociata (‘). Questa risposta poi venne annunziata al Santo Padre mediante altro foglio separato, e a volta di corriere trasmesso, in cui si tessè un magnifico elogio della eloquenza del nunzio Fabiano, celebrato degno discepolo di tanto maestro, che fu per avventura lo stesso Silvio Piccolominì, allora pontefice (2). I motivi a sollecitare altra bolla, ai genovesi peculiarmente diretta, erano tra parecchi altri i due seguenti : il trovarsi non pochi ricchi signori in città i quali sarebbono tassati al disotto delle loro facoltà; contribuendo, giusta il definito nella lettera papale, mentr’altri lo erano di soverchio; e talun ceto,- come ad esempio le donne (meno le claustrali) non eravi compreso, le quali tuttavia potevano e bramavano contribuire colle loro largizioni, per godere i frutti delle sante indulgenze. Desideravasi pur anco che la somma, mercè di queste raccolta, servisse pel ligure equipaggio navale; e a renderla più vistosa fossero compresi nell’editto gli estradioce-sani ed i popoli finitiimi, cioè piemontesi, savoini, astesi, mon-ferrini e langaschi (3) ; appunto come in tempi nuli lontani e per simile causa, erasi praticato dal suo antecessore Calisto III. (’) Vedi il documento DXCVIU. (2) Vedi il documento DXCIX. (3) Vedi il documento DG1. ANNO I463 ( 174 ) V. Un altro scopo ancora ebbe il Pontefice nel mandare il suo ambasciadore a Genova; quello di consultarne il governo sul modo di condurre a buon termine il grandioso armamento della flotta destinata all’ Oriente. 11 dottore Fabiano adunque- ^'esentò alla Commissione eletta nel grembo del senato per accudire ai negozii della crociata, una memoria colla quale sollecitavansi consigli e si chiedevano pareri sul da farsi, tanto peli’ equipaggio e noleggio delle navi, quanto pel vitto e salario dei marinai : e di tutto ciò il prezzo, nel caso che in Genova effettuare si dovesse l’apparecchio (*). Essendo tal cosa nei voti dei genovesi, sì pel lucro che ne verrebbe alla loro città, si perchè coi proprii occhi vedreb-bono T effettivo o fittizio concorso dei principi cristiani, diedero' incarico a privati cittadini e a pubblici ufficiali di rispondere adequatamele alle richieste del nunzio. Tenuto l’invito, vi risposero infatti i capitani marittimi Galeazzo Pinelli, Bartolomeo Gentile, Oliviero Calvi, iMartino Voltaggio con una assennata relazione (2), seguita a breve andare da una seconda e terza del leggista Francesco Marchese e Savignone Girolamo (3), poi da parecchie altre di commercianti ed ufficiali di s. Giorgio, che avendo nelle parti di Levante e della Tauride fatto lunga dimora, conoscevanne le condizioni e i migliori punti strategici (4). Sulla base di questi studi e consulti ben esaminati e discussi, compilavasi quindi un memorandum da consegnare all’oratore romano acciò lo presentasse alla Santa Sede, e ne facesse suo prò l’animoso Pontefice (5). (’) Vedi il documento DC1I. (’) Vedi il documento DCIII. (*) Vedi i documenti DGIV e DGV. (4) Vedi i documenti DCVI e DCVII. (s) Vedi il documento DCV1I1. ( 175 ) STO It IA Lc (limande di Pio li non furono nè poche, né leggiere; e delle principali risposte loro falle daremo breve contezza. Quanto al luogo, tempo e numero delle milizie atte a principiare la lotta, suggerivano doversi raccogliere in Ungheria un grosso esercito che avesse a minacciare il sultano dal Iato di terra in quella che Farinata cristiana Io assalirebbe in mare, e cosi colto simultaneamente dalle due parti non potesse vincere in alcuna. Il settembre, per dar agio agli Ungari, essere il mese più proprio, e per quel tempo avere in pronto sotto le armi di ambo i lati un dugento mila uomini, somma presso a poco eguale alla nemica. Legni alla flotta, bisognare almeno cento triremi, navi piccole venti, al celere trasporto dei viveri, e altrettante di grosse, capaci ciascuna di quattrocento combattenti e molta munizione di polvere ed armi di ogni genere, come pur di calce e attrezzi muratorii, con due o tre fabbri, creduli utilissimi a preparare in terra le difese ; navi onerarie, quante occorressero all’uopo del vettovagliare l’esercito e trasferire da un luogo all’altro i soldati. Le cibarie aversi a prendere nei paesi vicini al teatro della guerra, cioè il frumento in Sicilia, Puglia o altro scalo dell’Adriatico: carne e formaggio in Sardegna; ma di biscotto e legumi aversene a procacciar tal copia che mai possa venir meno : cagione funesta di disastri nelle spedizioni precedenti. Quale sito meglio adatto a radunarvi le forze tutte della cristianità suggerivano un porto di Metellino assai spazioso, e capace di molto naviglio, ricco d’acqua potabile e legname (cose necessariissime ad un armata navale) nei suoi pressi, vicino al turco, posto sulla via del combattimento e sotto rnolt’ altri aspetti ancora giovevole all’impresa. La quale poi a loro avviso avrebbesi a cominciare coll’espugnazione di Gallipoli, rocca di suprema importanza al sultano, vero arsenale di bellici apparati, biremi e triremi, che caduto una volta in balìa dei crociati (era appunto sprovvisto di cinta e muro, escluso il castello) ANNO I463 ( 170 ) s’affievolirebbe assai l’ardire .dei turchi, nè più polrian conio per lo innanzi ritrarne genti, vittuarie ed armi. Altri consigli ancora porgeva in quella scrittura al Papa il ligure senato e larghi patti di concorso, ove la llotta in Genova stessa venisse a rifornirsi ed equipaggiarsi: patti e consigli che, come si vedrà, non ottennero ascolto in Roma, ondechè accaduta fatalmente nel successivo anno la morte di Pio li, tutto andò in dileguo, con vantaggio indescrivibile di Maometto che spinse ognor più le audaci sue conquiste nel cuore dell’Europa. 9 DOCUMENTI DOCUMENTO DLXXXI. Surrogazione di Federico Spinula e Jacopo Pozzo ad Adamo D’Oria e Bartolomeo Luxoro, nell’ufficio delle indulgenze in favore di Cafra. 1463, \\ febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1462-1467 ) (fol. 39) * MCCCCLXIII die XI februarij. Magnifici domini protectores comperarum sancti georgij in legitimo numero congregati, informati negotia ad res indulgentie minus diligenter curari et exequi quam exigit debitum liujus pie rei. et scientes adam de auria unum officialium qui fuerunt electi ad res illas restringendas. et ea agenda que incumbebant suo officio, raro ad urbem venire, et bartholomeum de luxoro etiam unum dictorum officialium tepidisse vacare illi officio: volentes prolùdere de duobus officialibus qui diligenter exequantur officium suum, et una cum marcelino marruffo et johanne bapt.ista gentile, reliquis duobus officialibus, exequantur ea que ad illum officium pertinent, confisi de prudentia et diligentia fre-derici spinuie q. blasij et jacobi de podio calzolarii. surrogauerunt eosdem. (sottintendi videlicet) blasium loco dicti ade et jacobum loco Società Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. I. ANNO I403 ( 178 ) dicti bartholomei. dantes eisdem duobus et marcelino et johanni baptiste eam baliam quam soliti sunt liabere officiales super .negotijs dicte indulgentie electi. DOCUMENTO DLXXXII. Pio 11 concede plenaria indulgenza in forma ili giubileo ai fedeli che concorreranno, colla persona o colle largizioni, al ristauro delle mura od al sollievo di Caffa, minacciata dai turchi e dai tartari. 1463, 29 ghigno (Augost. Theiner: Yetera monumenta slauorum meridionalium historiam illustrantia etc. Tom. I. pag. 4G4) Pius episcopus etc. dilectis filijs protectoribus comperarum sancti georgij eiuitatis janue. salutem etc. ■ Cum in desiderijs cordis nostri illa precipue versetur cogitatio ut. quantum humano consilio fieri potest, nepliandissimis conatibus infidelium resistatur, ea libenter ordinamus et querimus. que ad defensionem christifidelium et repressionem dictorum infidelium spectare videntur. Cum igitur fide dignorum relatu intellexerimus inhumanissimos ehristiani nominis hostes turchos et tartaros unanimi consensu deliberasse et statuisse preclaram urbem capham. aliaque loca orientalia dominio januensi subjecta, de proximo inuadere et occupare, ut fideles ex illis partibus eradicentur, vosque ad eiuitatum et locorum eorumdem defensionem terra marique prouisiones possibiles continuo faciatis, ceperitisque ciuitatem ipsam cingere muro fossa et barba-cana. ut magis secura ab hostium impetu reddatur, in quibus maximis expensis opus est. nec ad presens in totum supplere valeatis propter afflictiones ciuitatis vestre: Nos quantum possumus de thesauro christi jhesu domini et redemptoris nostri vobis prouidere volentes, uniuersos et singulos de locis et prouincijs brasonij. sabini, bistrieie. sacole et septemscamini. et in dictis locis commorantes seu negotiantes, incolasque et habitatores dictorum locorum et prouinciarum utriusque sexus, etiam clericos seculares et regulares, tam in dictis locis et ( 17 9 ) DOCUMENTI prouincijs. quam alibi ubicumque terrarum habitantes vel negotiantes, cujuscumque dignitatis, status, gradus, ordinis, conditionis et prehe-minentie existant. obsecramus in domino et per viscera misericordie dei nostri exortarnur atque requirimus, ut pro ciuitatis illius et locorum suprascriptorum defensione auxilio et fauore. et maxime pro constructione dictorum menium velint personaliter, siue de bonis ac facultatibus sibi a dei collatis larga mànu et libenti animo prouidere. recepturi a pijssimo deo nostro bonorum omnium remuneratore iri presenti seculo habundantiam gratiarum, et post finitum humane conditionis cursum gloriam felicitatis eterne. Nos enim de omnipotentis dei misericordia ac beatorum petri et pauli apostolorum ejus auctoritate confisi, omnibus illis qui aut personaliter accedent et manserint mensibus quatuor pro defensione loci illius caplie. etiamsi eundo ipsos in itinere forte mori contingeret, aut vobis aut ministris ecclesiasticis per vos deputandis decem florenos auri de camera, singuli videlicet eorum, pro dicte ciuitatis tutela aut dictis muris construendis persoluerint. vel centesimum bonorum que possident, et clerici si decenter beneficiati essent, vicesimam annuorum reddituum suorum, si vero nobiles artifices vel mercatores mediocriter opulenti ac etiam diuites fuerint, vicesimam annui introitus siue lucri, etiam per industriam acquisiti, si autem clerici exigue beneficiati et artifices ac mercatores paucorum lucrorum personaliter accedere nequeuntes, de facultatibus suis juxta prudentiam dictorum ecclesiasticorum per vos deputandorum pia manu erogauerint. auctoritate apostolica tenore presentium indulgentiam et remissionem plenariam suorum peccaminum concedimus, casibus infrascriptis dumtaxat exceptis, eamque impartimur que in anno jubileo proxime elapso hijs qui venerunt romam. siue existentibus tempore cruciate in subsidium terre sancte, tam per fel. record, nicolaum papam v. quam per alios romanos pontifices concessa fuit, et quam ipsi ex concessionibus hu-^ jusmodi consequi quomodolibet potuerunt. Predictis vero necnon ceteris de terris et locis predictis. qui nec personaliter ire nec subsidio hujusmodi persoluere potuerunt, sed pro facultatum suarum modulo, juxta eorum conscientias prouidi confessoris consilio formatas, huic pijssimo operi pecunias arma vel alia bona contribuerint, ut confessor idoneus secularis vel cujuslibet ordinis regularis, quem quilibet ipsorum duxerit eligendum, confessionibus suis diligenter auditis, pro eatenus commissis excessibus atque de- ANNO 1463 ( 180 ) lictis, etiam in casibus sedi apostolico reseruatis. semel tantum debitam absolutionem impendere et injungere penitentiam salutarem, necnon si id humiliter petierint, ipsos a quibuscumque excommunicationum suspensionum irregularitatum. preterquam ex voluntario homicidio et bigamia contractis, et interdicti alijsque sententijs censuris et penis ecclesiasticis a jure vel ab homine promulgatis, si quibus forsitan irretiti existant. excllisis tantummodo hijs qui contra aposto-licam sedem et terras ecclesie immediate subjectas armati venissent, necnon omnibus et singulis qui de crimine heresis judicialiter conuicti et condemnati fuissent, ac quibuscumque qui presbiteros occidissent seu qui episcopum suum occidissent vel membro aliquo mutilassent. injunctis sibi pro modo culpe penitentia salutari juxta ejusdem confessoris discretionem, ac satisfactione per eundem confessorem districte imponenda, maxime hijs qui vetita infidelibus saracenis et turchis detulerunt, absoluere et super irregularitatibus hujusmodi dispensare, omnibus suprafatis personis vere penitentibus et confessis in mortis articulo plenariam omnium peccatorum suorum, de quibus corde contriti et ore confessi fuerint, indulgentiam et remissionem eis in sinceritate fidei, unitate sancte romane ecclesie ac obedientia et deuo-tione nostra et successorum nostrorum romanorum pontificum canonice intrantium persistentibus concedere prefata auctoritate valeat, facultatem et licentiam plenas et liberas elargimur. Sic tamen quod idem confessor de hijs de quibus fuerit alteri satisfactio impendenda, eam sibi per se ipsos, si superuixerint. vel per alios si tunc forte transierint, faciendam injungat, quam ipsi facere teneantur. ^ olumus quoque quod patres et matres familias qui ejusmodi subsidium impenderint, easdem indulgentias et remissiones etiam pro uxoribus et liberis ac familia domestica, si pro eisdem mediam dati a se muneris persoluerint. consequantur. Quodque etiam ipsi per vos deputandi clerici-seculares vel regulares de quibuslibet male ablatis incertis, etiam usuram sapientibus, cum supranominatis et eorum quolibet debite, componere et hujusmodi composita in idem pium opus conuertere. eosdemque eadem auctoritate apostolica absoluere possint et valeant, prout fuerit opportunum, volentes nichilominus quod si ex compositione hujusmodi a quoquam forsitan ultra centum florenos auri de camera per vos exigi contigerit, dimidia ejusdem pluris ad cameram apostolicam. reliqua vero ad vos in hujusmodi opus con-uertenda pertineant. Omnes quoque qui vota peregrinationis cujus- ( 181 ) DOCUMENTI cumque et quecumque alia vota, preterquam religionis ingressus, liminum apostolorum, beati jacobi in eompostella et ultramarina emisissent. ut confessor suus ipsos tantum in pecunia soluentes quantum arbitrio confessoris pro voti qualitate et conditione videbitur contri-/ » buentes. absoluere similiter valeant, eodem tenore damus potestatem et similiter facultatem. Ceterum ut hanc rem ad optatum necessariumque effectum per idoneos ministros perducere possitis, deuotioni vestre ut ex consilio dilecti filij jacobi tituli sancti chrysogoni presbiteri cardinalis pa-piensis viros religiosos doctos et idoneos, sacerdotes et ecclesiasticos prudentes et fideles, qui has litteras secum deferentes verbum dominicum predicare et populos ad auxiliorum contributionem exhortari possint: et insuper ministros ex viris ecclesiasticis siue religiosis ordinis quorumcumque., quos idem cardinalis ad hoc idoneos declarare et per litteras suas vobis designare decreuerit. qui ad percipiendas supradictis omnibus modis pecunias et res per se ipsos, aut a se ipsis substituendos percipere ac vobis dare, deferre aut mittere debeant, deputare valeatis concedimus per presentes. Quibus quidem religiosis et ecclesiasticis predicatoribus seu ministris in hoc exercitio per quatuor' menses laborantibus, necnon vobis protectoribus scribisque et officialibus circa prouisiones hujusmodi similiter operantibus, ac legato seu oratori qui ad hos impetrandos ad nos accessit et plurimum laborauit. ut confessor quoque quem ipsorum et vestrum quilibet duxerit eligendum semel in vita et in mortis articulo plenariam remissionem eis et vobis, ut prefertur. concedere valeat, simili modo concedendum duximus: et insuper deputandis per vos ac substituendis predictis ecclesiasticis, ac ipsorum cuilibet, ut super confessionibus predictis testimoniales litteras, que manu ipsorum subscripte, vel etiam vestro et ipsorum deputandorum sigillo sunt signate, ubilibet plenariam et integram fidem faciant, libere et licite tradere possint et valeant, harum serie concedimus. Volentes atque mandantes has nostras litteras tribus annis, prima die mensis septembris proxime venturi incepturis, inuiolabiliter obseruari. ac supradictis tenore et auctoritate decernentes, omnes et singulos ex supradictis aut al ij s quibuscumque, qui pecunias aut res vigore harum litterarum nostrarum quomodolibet perceptas, in alios usus quam hujusmodi subsidij contra infideles, et ut supradictum est con-uerterint. ministrorum et nunciorum vestrorum expensis et salarijs ANNO I iti 3 ( «82 ) dumtaxat exceptis, excommunicationis penam incurrere, a qua nisi a sede apostolica ex causa expressa absolutionis beneficium nequeant reportare. Non obstantibus suspensionibus indulgentiarum tam per nos quam felicis recordat, nicolaum v et calistum m romanos pontifices predecessores nostros sub quacumque verborum forma factis, sub quibus presenta litteras et indulgentiam decreuimus et declaramus non fuisse nec esse comprehensas, ceterisque contrarijs quibuscumque. Nulli ergo etc. nostrorum obsecrationis, exhortationis, requisitionis, concessionis, impartitionis. elargitionis. dationis, constitutionis, mandati et voluntatis infringere etc. Si quis autem etc. Datum rome apud sanctum petrum anno etc. M. cccc. lxiii. tertio kalendas julij. pontificatus nostri anno quinto. DOCUMENTO DLXXXI1I. Elezione generale dei consoli e ufficiali delle colonie tauriche. 1463, 28 settembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 35 v.) * MCCCCLXIII die mercurij XXVIII septembris. Cum propter distantiam regionis et rerum occurrentia visum sit dominis protectoribus comperarum sancti georgij anni MccccLxsecundi. quibus vicissitudo contingit, procedendum esse ad electionem consulum caffè et aliorum officialium maris pontici ditionis sue. accedentibus ad hujusmodi opinionem exhortationibus et commemorationibus nonnullorum ciuium propter rerum occurrentiam anticipare et preocu-pare tempus, ut ad eam ciuitatem eligendi accedere valeant tempore opportuno. prQposita opinione eorum magnificis dominis protectoribus dictarum comperarum hujus anni, approbantibus eorum opinionem, de mandato eorundem dominorum protectorum conuocata sunt officia annorum predicti MCCCCLXsecundi et MccccLxprimi. que una cum ipsis dominis protectoribus presenti? anni congregata janue in palatio do ( 183 ) DOCrMENTl mari in camera magna solite residentie officij sancti georgij. et quorum congregatorum nomina sunt hec: Ex OFFICIO ANNI PRESENTII D. Lucianus de grimaldis Guirardus de goano Manuel saluaigus Johannes justinianus q. ambrosi,j Marcus de marinis Octobonus scalia et ^ Lucas pinellus Jeronimus de sale. Ex OFFICIO ANNI DE LXU nomina illorum qui his fuerunt presentes sunt hec: D. Dominicus lomelinus prior Andronicus de francis Edoardus de auria Matheus de bracellis Jacobus cigalla Antonius boconus et Johannes baptista gentilis Antoniotus de cabella. Ex OFFICIO ANNI MCCCCLXPRIMI nomina illorum qui affuerunt sunt hec: D. Jacobus de guizo prior Tobias gentilis q. d. damiani Johannes franciscus parmarius Bartolomeus de panna Nicolaus de marinis Horum autem nomina posita in cedulis xxim. illisque reposilis in saculo juxta formam regule, et ex eis ad sortes extracte sunt apo-disie in quibus erant scripta nomina infrascriptorum. videlicet: Manuel saluaigus Filippus spinula q. amb. Johannes baptista gentilis Johannes baptista de grimaldis Andronicus de francis Johannes justinianus q. amb. Antoniotus de cabella et Jeronimus de sale Filippus spinula q. ambrosii surrogatus loco johannis fran-^ cisci spinule ^Jacobus de placentia et ^Johannes baptista de grimaldis. octo electores consiliariorum et partieipum. ex quibus sexaginta acoloriti conuocati et congregali sunt loco suprascripto- et eorum nomimi ANNO 146:3 ( 184 ) scripta tuerunt in sexaginta cedulis. ex quibus in quatuor saculetis ad sortes extracte sunt apodisie infrascriptorum viginti ira acolori-torum. sortizatione precedente, et predicta faciente domino manuele saluaigo priore, et etiam duodecim extracte sunt pro respectu precedente. Quorum xxim nomina sunt hec. videlicet: Ambrosius pinellus Thomas gentilis q. d. damiani Lazarus de aari a Ciprianus spinula q. d. petci Leonardus de viualdis Fredericus centurionus Johannes baptista de tlisco Angelus lercarius Filippus lomelinus Lodisius de grimaldis q. andr. Ambrosius de marinis Paulus baptista caluus Lueianus de rocha Nicolaus de furnarijs Marcus de ponte Leonardus sauli Dominicus de roncho Leonardus de multedo Urbanus jocia Johannes de inurea Jeronimus stella notarius Christoforus de untio Lucas de clauaro et Christoforus de saluo notarius. Nomina duodecim pro respectu sunt hec: Bartholomeus gentilis Simon de nigrono Cataneus cigalla Bonifacius lomelinus Johan. ambrosius de marinis Lucas saluaigus Paganus de prementorio Nicolaus rex Marcelinus marruffus Dominicus de oliua Antonius de casana et Franciscus de nazarijs. Quibus lecta fuit regula et ab eis sigillatim acceptum est juramentum. tactis corporaliter scripturis, coram prefatis dominis octo electoribus ipsorum. Qui octo seorsum discedentes hortati sunt ipsos dominos ximi et duodecim ad electionem bonorum officialium. Et ipsi domini xxmi primum intellectis nominibus singulorum requirentium ea officia, de quibus infra, peruenerunt sub judicio calculorum et elegerunt infrascriptos ad infrascripta officia, qui pre ceteris obtinuerunt ad dictos calculos, juxta formam regule. Et primum in dei nomine elegerunt : ( 185 ) DOCUMENTI Consules massarios et prouisores caffè Gregorium de reza coloris nigri mercatorem, qui primus esse debet, inuentis calculis vigiliti uno albis, reliquis nigris. Die xvm nouetnbris dictus gregorius coram m. o. s. gM acceptando juravit. Johannem rentium de cabella. album artificem, qui debet ipsius successor esse, inuentis calculis decem nouem albis, reliquis ut supra. Dic xxn nouembris jurauit pt supra. Calocium de guizulfis tertium, nobilem album, inuentis calculis decem nouem albis, reliquis ut supra. Ad consulatum soldaie et cetera officia ipsi spectantia ad solitum : Antonium de bprlasca jacobi. artificem album, inuentis calculis albis viginti. reliquis nigris. Ad consulatum ciipbali et alia officia ad solitum ipsius consulatus: Jacobum de cazanoua q. jacobi. mercatorem album, inuentis calculis vi-gintiduobus albis affirmatiuis. reliquis duobus nigris. Jurauit acceptando. Ad capitaneatum burgorum caffè Johannem imperialem, nobilem album, inuentis calculis albis viginti duobus affirmatiuis et duobus nigris reprobatiuis. Recusavit. Electus est johannes de auria q. moruelis. Ad capitaneatum antiburgorum Lodisium italianum. nobilem album, inuentis calculis albis sexdecim. reliquis nigris. Recusauit. Electus fuit jeronimus squarsaficus q. ant. Ad ministrariam caffè Guilelmum centurionum, nobilem nigrum, inuentis calculis albis viginti. reliquis mi nigris reprobatiuis. Jurauit acceptando. Ad consulatum tane Bartolomeum de magnasco. coloris mercatoris albi («c). inuentis calculis sedecim albis affirmatiuis. reliquis nigris. Jurauit acceptando. Ad castellaniam sancti Constantini Lodisium de francis quondam andree. mercatorem nigri coloris, inuentis omnibus calculis albis. Ad portam c^jadoris Pelegrum erenam filium antonij. coloris mercatoris albi, inuentis calculis albis vigintiduobus. reliquis nigris. Non acceptavit. Die xvn decembris mcccclxiiii electus est.....{non si capisce affatto). Ad capitaneatum orgusiorum Soldanum cataneum. inuentis omnibus calculis albis. Dic xvm nouembris acceptaiido jurauit. anno 1-463 ( I8G ) Ad castelaniam soldaie Jacobum bondenarium. mercatorem coloris nigri, inuentis calculis viginti uno albis, reliquis nigris. Die vui decembris acceptando jurauit. Ad castelaniam cimbali Antonium de rapalo, mercatorem coloris albi, inuentis calculis albis viginti tribus et uno nigro. Die vim decembris acceptando jurauit. Ad capitaneatum gotie Anfreonum cataneum. nobilem album, inuentis calculis viginti uno et tribus nigris. Acceptando jurauit. Ad scribaniam massarie caffè Antonium de bozolo quondam (manca). inuentis calculis albis affir-raatiuis sedecim et nigris reprobatiuis octo. Acceptando jurauit. * Die III octobris. Ad officium jhagatarie herbarum legnaminum et carboni Nicolaum de camulio bernardi. Jurauit acceptando. * Die II januarij MCCCCLXIIII. Ad officium ponderis coparij sine alio stipendio Antonium papauarum. iturum cum vicario electo, inuentis omnibus octo calculis, electum ab officio de lxiii. quod jampridem pro anno uno elegerat. DOCUMENTO DLXXXIY. Consulto di Stato sulla convenienza di mandare un’ ambasciata al Papa per le cose d’Oriente e gli apparecchi della crociata contro il turco. 1 i63, o ottobre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1463-1465, segnato X, 1013, 88, nell’archivio governativo) * MCCCCLXIII die V octobris. Cum ad conspectum reuerendissimi in christo patris et domini, domini pauli dei gratia archiepiscopi januen. et ducis illustris ac populi defensoris, et magnitiei consilij dominorum antianorum communis janue. vocata fuissent magnifica officia monete, quod tamen consultationi non affuit, octo rerum chiensium et sancti georgij et preter ea ciues fere ducentum, ibique propositum fuisset sub his verbis : ( 187 ) noci MENTI Segnoi. voi deuei hauei inteixo che pia jorni fa se fe consegio in lo quale fu deliberao mandare unna amltaxa a roma a requesta do lo papa lo quale mostraua et mostra volei prouei a le cosse turchesche. et se rescrisse a la sanctita sua che noi manderesimo et non sereimo de li ultimi. E le già morti jorni et per li auixi chi se ham già molte ambassae sum a roma per questa caxon. cossi corno lo papa ha requesto per tale caxon. et essendoghe le altre ambaxae et hauendo noi rescripto de mandar, chi non mandase ciascun po intende che mancamento sereiua. o se faeto raxon de grosso che questa ambaxa non costerà manco de fìorin mille incirca, si che parendone che questo effecto se faza. voi hauei a recordar la forma de unde se de trare li denari perche a lo resto se prouedera legeramenti. Et cum multi assurgere et sententiam dicere jussi fuissent, omnesque fere in unam sententiam conuenirent. tandem collectis vocibus compertum est sententiam spectati legumdoctoris domini luce de grimaldis. in quam voces quinque supra quinquaginta eonuenerunt. ceteris pre-ualuisse. et sic pro decreta habitam fuisse. Is quidem sponte assurgens dixit eo quia rome nouissime fuerit, videri sibi quod eum deceat ea referre que enarraturus est. Sibi roma discedenti sanctissimum dominum nostrum enixe et verbis efficacibus imposuisse ut transmitteremus legationem nostram, quemadmodum tunc retulit idem dominus lucas in consilio quando redijt. Hinc preterea beatitudini sue scriptum fuisse quod legationem mitteremus, non destinare illam, videri sibi quod merito sanctitas sua id moleste feret et existimabit fuisse a nobis delusam, quod maximum onus nobis afferre potest, et ob id videri sibi quod legatio deligatur. Sed quum non possit amplius in tempore dimitti, rtendain fore nouam deliberationem quod dicta legatio decreta sit pro roma udine aut eo loco in quo de hujusmodi negotijs tractari contingat. Et quoniam aflirmatum est discessisse hinc heri idoneam personam pro roma. bonum sibi videri ad illam nuncium transmittere cum litteris credentialibus ct instructionibus que excusationem nostram faciat sanctissimo domino nostro, et quemadmodum legationem delegimus que in expeditione accedendi erat, nisi superuc-nisset quod res dilata et pro alio loco quam roma decreta fuerat, ct si aliter liat posse maximum onus expectari. ANNO I463 ( 188 ) DOCUMENTO DLXXXV. Patente di vicario consolare di Caffa per un anno, data al dottore Leonardo Glierardi di Pietrasanta. 1463, 15 ottobre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1473) ( fol. 97 p. ) Forinola consueta, e ritenuta del tredicesimo mese, collaggiunta seguente: Ultra ordinarium salarium cum additione summorum viginti caffè in anno habendorum ex condemnationibus faciendis per vos consulem seu ipsum vicarium, et illis deficientibus ex alia pecunia massarie. Data janue mcccclxiii die xv octobris. DOCUMENTO DLXXXVI. Patente di ufficiale della jagataria delle erbe, legname e carbone In Caffa, data per due anni e due mesi a Nicolò Camogli di Bernardo, dopo Francesco Loreto, in ricompensa del suo ritorno a Caffa per via di terra con lettere dell’ Ufficio.. 1463, 21 ottobre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 98) Dice: de ducatis quinquaginta mutuatis episcopo cimbalensi vobis nostro nomine soluendis. conuersuris in dieta laboreria murorum caffè. « faciatis vos creditores. Nel resto è la forinola solita. Data janue mcccclxiii die xxi octobris. ( I8ìl ) DOCl’MENTI DOCUMENTO DLXXXMI. Patente di capitano dulia Goiia data por nu si tredici ad Aufreone Cattaneo, dopo Francesco De Mari. (463, 21 Ottobre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1157-1475) ( fui. 98 ) Formala e ritenuta consuete. Data janue mcccclxiii die xxi octobris. DOCUMENTO DLXXXYIII. Gran bolla di Pio II, colla quale indice la crociata generale alle potente e al-I’ univèrso popolo crisiiano contro il turco. 1463, 22 ottobre (I)iuersor. Comm. Janue, ann. 1163, segnato X, 1012, 87, nell’ archivio governativo ) Pius episcopus, geruus seruorum dei. uniuersis et singulis christi fidelibus, salutem et apostolicam benedictionem. Ezechielis profete magni sententia est. venientem gladium nisi an-nuntiauerit speculator, animarum que perierint sanguinem de manu ejus requirendum fore. Quod veriti sancte memorie predecessores nostri nicolaus v et calistus m. ab eo tempore quo turehorum efferata rabies constantinopolim expugnauit. venturum ad interiora christianitatis hostilem gladium clamare non cessarunt., commonere christianos principes ac populos quanto in periculo esset nostra religio. nisi occurreretur hostibus prius*quam amplius inualeseerent. suasere-ut arma sumerent, defensionem catholice lidei subirent, furentibus bestijs obuiam irent, nec. sinerent immanem draconem maho-metem fideles deuorare animas. Videbant ferocem illius animum occupata constantinopoli minime quieturum, cujus inexplebilis esset dominandi cupiditas, nec dubium quin orientali subacto imperio ad occidentale aspiraret. ANNO I Iti3 Annuntiata est in tempore futura calamitas, sed non est eredita, non fuerunt audite sanctorum pastorum voces, utiles admonitiones surda pertransiuit aure christianus populus. Hungari tantum sub ca-listo vigilantes arma sumpserunt, qui de tuendo regno solliciti dum suos fines obseruant custodiunt nostros. Ex ipsis ungaris ac theoto-nibus et alijs vicinis non pauci, quamuis magna ex parte pauperes et secundum seculum ignobiles, incliti vero in conspectu dei. crucem domini assumpserunt et magno in hostes spiritu perrexerunt. Quorum potissime ausibus apud albam grecam. quam nostri belgradum vocant, turchorum ingentes copie profligate sunt, et mahometes ille terribilis ac ferox turpem arripuit fugam. Nationes alie tanquam nihil ad eos turchorum facta pertinerent, in suis sedibus quiete manserunt. Nos deinde, sicut domino placuit, quamuis indigni tanto munere, ealisto successimus.qui mox in apostolatus initio mantouanum conuen-tum indiximus, in quo de communi utilitate communibus Christianorum consilijs ageremus. Yenit in mentem quod per ysaiam prophetam cribitur: super montem excelsum ascende tu qui euangelizas jerusalem. exalta noli timere. Dictum id nobis putauimus. satisfecimus. ut arbitramur, precepto. affuimus in tempore prefinito. non sine sumptu et labore graui. ostendimus fidelibus christianis vulnera sua et quantum passi fuerant et que passuri videbantur, nisi seipsos aduersus turchos defenderent. Clamauimus quasi tuba, exaltauimus vocem nostram, audiuit omnis ecclesia sed non exaudiuit verba nostra. Non fuit plus ponderis nostris quam predecessorum nostrorum vocibus, frusta conati sumus, in cassum abiere labores. Interea quantum creuerint turchorum vires difficile dictu est. auditu miserum. A mari pontico usque ad amnem sauum et ab egeo pelago usque ad danubium. nobilissimasque interjacentes prouincias sue possessionis fecere. Transiuerunt et ipsum danubium. valachieque magnam partem oecupauerunt. penetrauerunt et sauum atque agros un-garie longe lateque vastauerunt. Hoc anno bosnam inuaserunt. uniuer-sumque regnum sibi subjecerunt, et insulam lesbon. Quanta vero crudelitate in subactis urbibus ac prouincijs uti sint, horret auris audire. In constantinopoli grecorum imperator obtruncatus est et caput ejus hasta suffixum per castra delatum. Rascianis principibus eruti sunt oculi, in lesbo multitudo puberorum palo trans-tìxa. in bosnia r gem qui salutem pactus sese dederat cum patruo suo mahometes ipse, humano sanguine insatiabilis, sua manu ut fertur jugulauit. Quis nobiles viros, quis sacerdotes eommemorauerit ad cedem raptos, senes ac juuenes in plateis immanissime trucidatos? Ubique eruor cesorum visus, ubique morientium gemitus auditus, nulla reuerentia matronarum, nulla virginum. Fedum relatum est quantum hoc genus hominum in libidinem sit immersum, cui omnes abominationes gentium pseudopropheta, quem venerantur, indulsit. Quid de sacrosanctis ecclesijs dixerimus? Templum illud sancte so-pliye. justiniani opus toto orbe memorabile, mahometeis spurcitijs re-seruatum est. reliqua sacraria aut dirrupta sunt aut polluta, altaria disjecta atque protrita, imagines sanctorum delete aut luto fedate. nulla saluatoris christi aut gloriosissime matris .ejus statua sine singulari probro dimissa, simulachrum crucifixi per derisionem in castra delatum, saxis et luto petitum, et tandem in ceno relictum ! O domine deus venerunt gentes in hereditatem tuam, polluerunt templum sanctum tuum, posuerunt morticina seruorum tuorum escas volatilibus celi, carnes sanctorum tuorum bestijs terre, effuderunt sanguinem eorum et non erat qui sepeliret. Quamuis non potest ledi tua majestas nec tua prioria minui, decet nos miseros christianos que tuam veluti in contumeliam fiunt. totis conatibus auertere atque ulcisci. Non tulit phinees adulterantem zambri. sed zelo incensus domini madianite scortum et illum interfecit. Vidit mathatias sacrificantem ydolis ebreum. et doluit et contremuerunt renes ejus, et accensus est furor ejus secundum judicium legis, et insiliens trucidauit eum super aram. Sed quis est zelus noster, que cura religionis? Basphematur sancta trinitas, conculcatur euangelium, sacra nostra prorsus abijeiuntur. Christianum nomen funditus eradicatur, et subticemus. Nemo est qui pro communi salute assurgat, stat mater ecclesia dolens et gemens, et 110,11 est qui consoletur eam. Et quid dici de nobis potest inieli-cibus christianis nisi propheticum illud : facti sumus obprobrium vicinis nostris, subsannatio et illusio ijs qui in circuitu nostro sunl ? Majores nostri jerosolimam perdidere et omnem asiani ac libiam. nostro tempore grecia est amissa et europe maxima pars, in angulum orbis redacta christianitas est. dei et domini nostri iliesu christi sepulchrum. nisi saraceni velint, videre non possumus, questus causa nobis illud ostendunt. Patriarchales sedes veneratu dignissime. constantinopolitana. anthioclien. alexandrinen. et jerosolimitana jugo scruitutis oppresse, aut a saracenis occupantur aut a turchis. ANNO 1463 ( 192 ) non sine dedecore atque ignominia christiani nominis. Romanam ecclesiam. matrem omnium lìdelium ac magistram, quam beati apostoli petrus et paulus suo martirio dedicarunt, nunc nobis eripere mahometes interminatur, et faciet, nisi tandem excitamur a somno et conatus ejus studemus elidere. Ye vobis christianis principibus, ve vobis ! Ut quid nati sumus videre contritionem populi nostri et contritionem religionis ! Videmus fratres nostros in manus inimicorum rapi et diuersis excarnificari supplicijs. et non mouemur. Yidemus in dies Christianorum prouincias ab infidelibus inuadi. et non angimur, sed in domo quiescimus. Quot jam regna ab euangelio sunt aliena? que gens jam non hereditauit terram domini et non obtinuit spolia ejus? Siue orientem' respicimus, siue meridiem, siue in arcton vertimus oculos, omnis ecclesie compositio ablata est. ancillam videmus que fuit libera et domina gentium. Ecce sancta nostra et pulchritudo nostra et claritas nostra magna ex parte desolata, coinquinauerunt eam turchi et saraceni et alie fedissime gentes. Quid nobis adhuc viuere. nisi cogitemus de tanta infamia surgere ac pristinum recuperare decorem ? Commouemur vehementer dum talia mente voluimus, angimur, cruciamur. nec animo possumus esse quieto, nisi principes christianos pro tutela sacre religionis aduersus impios turchos arma sumere videamus. Pastoralis oilicij nostri est. quis nescit? dominici gregis curam gerere, qui ejus loco successimus cui dictum est a domino: pasce oues meas. Oues christi fideles populi sunt, hijs consulere nos opportet. has protegere et totis conseruare conatibus, ne luporum aut aliarum bestiarum morsibus pateant. Sed quid agat infelix pastor. ubi luporum innumerabiles turme gregem inuadunt. jussique canes insurgere latrare ac defendere, caudas .....iunt ac diffugiunt? Hec in presentiarum conditio nostra èst. Turchi tanquam lupi et im-’ manes bestie ouile dominicum, idest christianam plebem, lacerare conantur et lacerant. Vocamus in auxilium principes tanquam custodes christiane plebis, aures claudunt, nolunt audire vocem pastoris. post sua quisque desyderia pergit. Quid agemus ? Soli ne lupos, hoc est turchos. aggrediemur? Non sunt vires nostre que tantam vim ferre queant. Nimium creuit turchorum potentia, non potest eorum imperium deleri, nisi Christianorum magno conatu, magnisque classibus et exercitibus. Non habet apostolica sedes unde ista conquirat. nisi christiani reges christianique populi opem afferant. ( 193 ) DOCUMENTI At hoc eis hactenus suadere non potuimus, conuentum fecimus, legatos inisimus. omnia ternptauimus que visa sunt ad excitandos animos. pro tempore necessario (?) non profecimus, quomodo nunc proficiemus? Quid ergo? Negligemusne fidei defensionem ? Minime quidem! Pastor bonus, inquit in euangelio veritas, animam suam dat pro ouibus suis, mercenarius autem et qui non est pastor, cujus non sunt oues proprie, videt lupum venientem et dimittit oues et fugit, et lupus rapit et dispergit oues. Admonemur hijs verbis quidnam agere debeamus. extrema omnia tentanda sunt pro salute dominici gregis. In grauioribus morbis grauiora adhybent remedia medici, idem et nos facere conuenit. Non decet pastorem suas oues relinquere, occurrere lupis opportet. etiamsi sit anima pro grege ponenda. Pastor bonus imitandus est. dominus noster jhesus. et optimi preceptoris vestigijs inherendum. qu’ verbo quod docuit, opere adimpleuit. Alios hactenus exornati sumus defensionem fidei suscipere atque in bellum ire. missuri legatos et alia facturi que nostre facultates suf-fere possent. mansuri pro necessitatibus ecclesie apud septa ouium que restant nondum expugnate. Nunc majora promittemus, et quando aliter excitare Christianorum torpentia corda non valemus, nos ipsos periculis objectabimus, nostrumque caput offeremus aduersus turchos in bellum. Et quantum nobis ecclesia romana et patrimonium beati petri ministrare poterit, tantum pro fide catholica protegenda exponemus. et profundemus in hoc itinere. Nec soli proficiscemur in hostes. Clarissimo genere natus et amabilis deo princeps phylippus. burgundie dux. in hanc expeditionem venturum se offert, non sine delecta militum manu et exercitu valido. Potentis et clari venetorum ducis cliristofori mauro ingens et formidanda classis superioribus mensibus in greciam nauigauit. totumque fere peloponnessum vi atque armis hosti eripuit, ischmumque pe-ninsule. qui sex milibus passuum inter doo maria patet, paucis ut ajunt diebus, excitatis muris ac turribus, clausit. Memorabile factum et inter preclara veterum opera numerandum. Hec eadem classis, ut promissum est. nobis non deerit. Spondent quoque ceteri italie potentatus pro sua religione et in commune bonum affectione, precipua et sancto digna operi auxilia. Fauente nobis altissimo maritimum bellum feliciter absoluemus. quoniam non sunt turchi pares in pelago venetis. Ex altera parte in terra pugnabunt ungari. genus hominum in bello ferox, et qui jam turchos vincere didicerunt. Inclitus rex gentis Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. I. *3 ANNO I463 ( • 94 ) matthias. jam coronam et pacem in regno consecutus, ingentes poterit armare atque in prelium ducere copias. Hec nobis certissima sunt belli presidia, cubi his ibimus, cum his dei prelium decertabimus. Erunt et albani nobiscum. et alias hosti subjectas prouincias a turchis delicientes castra nostra sequentur. Christiani enim sunt, oderuntque mahometem. hosti parent coacti metu, qui non est diuturnus magister officij. nec deerunt in asia motus, ut sunt in omni gente, atque in omni prouincia male pacati homines et nouitatum cupidi qui tempus expectant. Non erit facile turchis tot locis occurrere, difficile defenditur quod a multis oppugnatur. Quod si quis innumerabiles hostium copias esse dixerit, nec pu-tauerit in castris fidelibus parem numerum cogi posse, respondemus multum inter sese distare homines, et alios natura imbelles esse, alios feroces, virtus spectanda esse magis quam numerus, non est in multitudine exercitus victoria belli, de celo fortitudo conceditur, tam facile deo nostro est in paucis vincere quam in multis. Nam causa dei est. pro lege dei pugnabimus, ipse dominus conteret hostes ante faciem nostram. Audimus susurrare aliquos, non desunt qui murmurantes aiunt, quid ages in bello senex, egrotus sacerdos ? non est bellare tuum, nec potes nec debes ferire gladio, qui loco ejus suffectus es cui precepit dominus ut gladium in vaginam mitteret. Reges tuo jussu tenentur enses exherere. tuum ‘ est justa bella gerentibus benedicere! Fatemur, non conuenit nobis effundere sanguinem, quando per alios possumus justitie fideique necessitati subuenire. Quod si religio in periculo est. et absque nostro non potest ferro defendi. non est nobis vetitum quod samueli el helve inuenitur fuisse permissum. Sed non est hoc propositum nostrum, ut gladio pugnemus in bello. Nam quo pacto strinxerimus ensem qui vix manus ad benedicendum populum possumus eleuare? Oratione pugnabimus non ferro, precibus adjuuabimus preliantes non brachijs. erimus in alta puppi aut in aliquo monte propinquo dum preliabitur. et nostris benedicemus, hostibus vero maledicemus, quemadmodum de moyse legitur in bello amalechitarum. quo orante vincebat israel. cessante orare succumbebat. Orabimus et nos sine intermissione pro bellatoribus nostris, hoc prestane poterimus, hoc sedulo faciemus. Cor contritum et humiliatum non despiciet dominus. Possemus et hoc ipsum domi manentes facere, nec minus valerent preces, sed non est sola orationis causa ( 195 ) DOCUMENTI que propriam sedem relinquere cogit et in bellum trahit. Ut alios excitemus pergimus, exemplo nostro inuitare quam plurimos studemus. Sequentur et nos venerabiles fratres nostri sante romane ecclesie cardinales, quemadmodum ad hoc ipsum, qui validi sunt, sponte se obtulerunt, sequentur et episcopi quam plures. et al ij minoris ordinis sacerdotes ac clerici, non oraturi tantum, verum etiam pugnaturi cum res postulauerit. Expertas quoque bellorum et robustissimas cohortes et fortia pectora juuerium ex agris ecclesie ducemus ad prelium. qui nobis oratione pugnantibus ferro pugnent. Ibimus extenso dominice crucis vexillo, sacratissimum christi corpus precedet et sanctarum reliquiarum arcula. Saluatorem in bella vadentem sequemur, ipsi coherebimus. ipsi preces assiduas porrigemus, ab ipso salutem implorabimus, miserebitur nostri ut arbitramur pijssimus jhesus. nee populum suum in hostium manus venire permittet, cujus pretiosissimus sanguis in ara crucis effusus. a maligno nos hoste liberauit. Et quis erit Christianorum tam feri tam lapidei tam ferrei pectoris, qui audiens romanum pontificem, beati petri successorem, domini nostri jhesu christi vicarium, eterne vite clauigerum. patrem et magistrum uniuersorum fidelium, cum sacro senatu cardinalium clerique multitudine, in bellum pro tuenda religione proficiscentem, libens domi permaneat? Et que poterit excusatio quempiam juuare? Senex debilis egrotus in expeditionem pergit, et tu juuenis sano ac robusto corpore domi delitesces? Summus sacerdos, cardinales, episcopi prelium petunt. et tu miles tu baro tu comes tu marchio tu dux tu rex tu imperator in edibus proprijs otiaberis? Siccine peruerti hominum officia patiere, ut que sunt regum sacerdotes agant, et que nobilitati conueniunt subire clerum opporteat? Necessitas ire nos urget, quia non possumus alio pacto pro dittine legis defensione Christianorum animos commouere. Utinam et hoc modo commoueamus! Non pergimus in bellum tanquam nostri sit officij. sed quoniam aliter consulere fidei non valemus. Nescimus an hoc sufficiens remedium erit. Mandauit dominus beato petro ut titubantes fratres*sua conuersione firmaret, dicens: ego i*ogaui pro te petre ut non deficiat, fides tua. et tu aliquando conuersus confirma fratres tuos. Quod petro dictum est et nobis dictum intelligimus. confirmare fratres qui titubant debemus, confirmabimus vos fratres et filios ut speramus hac profectione nostra, et ita non preualebunt porte inferi aduersus ecclesiam dei nobis commissam. An denegabitis nobis auxilia vestra, et ANNO 1463 ( 196 ) caput vestrum, patrem et magistrum in hostes proficiscentem, lìdeles christiani relinquetis? En quanta gloria vobis erit, crueem domini cum sacratissimo corpore yhesu. ipsumque romanum presulem sine vestris presidijs in hostem pergere ! Noscite reges ac principes officium vestrum, idcirco gladium geritis 'ut ecclesiam fidemque tueamini. atque ut malos et iniquos homines debita pena coherceatis. Et quinam homines pejores quam turchi reperiuntur. qui fidem sancte trinitatis abijcientes. et saluatorem christum verum deum esse negantes. abbominabilem complexi legem mahometis. in omnia scelera prolabuntur et legem conantur euangelicam dissipare? Aduersus hos gladium dedit vobis diuina majestas, in hos illum exercere debetis ac diuinam ulcisci contumeliam. An non pudet tandiu tam fedam gentem tam turpiter in Christianos esse crassatam? An bellum non satis justum, non satis necessarium esse putatis, aduersus nationes que conuenerunt disperdere vos et sancta vestra? Accingimini jam tandem, et quoniam sine nobis ire non voluistis, ite nobiscum. sumite arma et scutum et venite in auxilium nostrum, ymo vero in auxilium vestrum et uniuerse re i publice christiane. Exemplum de phylippo recipite, quem nec domestice delicie quibus prouincie sue plurimum abundant, nec suorum preces nec itineris longitudo aut difficultas, nec senectus ipsa ex proposito suscipiendi contra turchos belli usque in hanc diem deijcere potuerunt, neque fauente domino in futurum deijcient. Imitamini hunc nobilissimum principem, mementote professionis vestre quam in baptismate subijstis. cogitate quantum deo tenemini et quantum proximo, reddite vicem pro su-ceptis benelicijs. estote grati altissimo qui vos creauit ex nihilo, nec animalia aut lapides sed homines rationales esse voluit, et cum primi parentis culpa damnati essetis ac mancipia facti demonum. misit filium suum in similitudinem carnis peccati qui morte sua mortem vestram deleret, stupenda et inextimabilis caritas ut seruum redimeret filio non pepercit! Dominus jhesus in cruce pro nobis inter latrones pepfendit. innocens agnus cum sceleratis deputatus est. speciosus forma pre filijs hominum, euerberatus laceratus ab impijs. deformis apparuit. a planta pedis usque ad verticem 11011 erat in eo sanitas neque species neque decor, sic placitum patri qui propter peccata nostra tradidit illum. Propitiatorem enim proposuit eum per fidem in sanguine suo. iniquitates nostras ipse portauit et liuore ejus sanati sumus, quia cum inirnici essemu§. reconciliati sumus deo per mortem filij ejus. ( 197 ) DOCUMENTI O crudelis christi&ne o ingrate o mentis inops, potesne ista audire et non animo commoueri. et non cupere pro illo mori qui pro te de diabolica seruitute pretiosissimo sanguine suo redemit? De cbristi nomine disceptatur, de fide catholica, de baptismo, de- ceteris ecclesie sacramentis, de sacrosancto euangelio. Aduersus hec omnia turchi militant. liec euertere et prorsus delere conantur, et tu nihil contra moliris? Quid agis iners? redde te gratum deo. et cogita quonam pacto creatori redemptorjque tuo aliqua ex parte satisfacias ! Et quoniam peccator es. redime tuas iniquitates hac tam sancta tam salutifera profectione. An diuitias bonitatis domini et patientie et longanimitatis ejus contemnis? an ignoras quoniam bonitas dei ad penitentiam te adducit? Caue ne secundum duritiam tuam et impe-nitens cor. iram tibi thezaurizes in die ire et reuelationis justi ju-dicij dei. qui reddet unicuique secundum opera ejus. Conuertere et agito penitentiam ab omnibus iniquitatibus tuis et non erit tibi ruina. Propterea expectat dominus ut misereatur tui. proijce preuaricationes antiquas et fac tibi cor nouum et spiritum nouum et veni, milita pro domino ne morte moriaris eterna. Cogita de proximis tuis et fratribus christianis. qui vel sunt in captiuitate turchorum dura seruitute oppressi. vel captiuari in dies atque in seruitutem rapi verentur. Si homo es. humanitas te trahere debet ut opem feras homini indigna ferenti, si christianus. pietas euangelica qua jubemur proximos tanquam nos ipsos diligere. Considera proximorum tuorum christifl-delium erumnas. in quos turchi deseuiunt. Filij a complexu parentum et infantes ab uberibus matrum eripiuntur, violantur uxores in conspectu virorum, senes tanquam inutiles occiduntur, juuenes tanquam boues aratro junguntur et terram vomere vertunt. Miserere fratrum tuorum, affer opem tam dura ferentibus, quod si nihil horum te trahit, at saltem de tua salute cogita, nec te tutum idcirco existimes quia mansionem fortasse procul a turchis sortitus es. nomo tam remotus est quin reperiri queat, si vicinum dimiseris in periculo qui ante te proximus est igni, dimitteris et ipse similiter a vicino qui retro te habitat, tales nos esse opportet in alios quales erga nos illos cupimus inuenire. Nolite auxilia gallorum sperare theotones. nisi et vos huhgaris. nec vos galli hispanorum. nisi theotonibus opem fertis, qua mensura mentieritis. eadem remetietur et vobis. Nec propterea sibi quispiam blandiatur, quoniam principatu polleat aut regno. Constantinopolitanus V NNO I 'i tio ( 198 ) imperator et trapezuntius. et rex bosnie et rasoio etiam domini, et alij quamplures principes capti et crudeliter oceisi quid sit oxpectandum edocent, nihil tam contrarium mahomoti quam nomen regium. Orientis adeptus imperium ad occidentale festinat, nouum erigere monarchiam conatur, uni turchorum imperio et uni mahometee legi cuneta submittere studet. Si potestis talia ferre, principes, ac populi cliristiani manete domi, nec jam ‘de subuertenda formidabili turchorum potentia cogitate, at si seruila jugum horretis, si contumeliam dei et proximi toleraro nequitis, si pudet semiuiros asiaticos grecorum gentem, quod nunquam antea fecerunt, subegisse, eoque superbie prorupisse ut eu- • ropum sibi totam breui tempore parituram sperent, si cor virile vobis est cor nobile cor altum cor ehristianum. sequimini vestigia patris vestri, sequimini castra nostra, venite in auxilium tldei. venite iu auxilium fratrum vestrorum, opponite vos murum pro domo dei. cogitate de vestra salute de vestra gloria, nolite permittere ut sino vestris auxilijs proficiscamur in turchos. mittite subsidiarias acies, j unate ehristianum exercitum, quanto fortiores ibimus tanto citius auxiliante domino cum victoria reuertemur. Nec putetis insuperabiles tureos esse, vinci possunt et sepe victi fuerunt. Quantum valerent arma turchorum belgradus ostendit, miuwr est turchorum potentia quam fama feratur, imbellem atque inermem multitudinem ad prolium ducunt, quam tanquam pecudum gregem dissipare licebit, nec ipsa turchorum agmina grauioris armature usum didicere, raras loricas, rariores thoraces induunt, nec galeas more nostro lucentes ostendunt, raro teguntur corpora ferro, aceinnee ti-tuntur et arcu parua se protegunt et galeris pillosa quadam materia duraque contextis. Quod si latinas inciderint in acies, rigentes ---- ferratasque hastas et cathaphraetos equos et manu balfstarum sagittas * intelligent cum mulieribus se hactenus pugnasse, nunc cum viris osse certandum. Diximus que nobis hactenus promissa sunt auxilia, ct quanta spe victorie procedamus, quod si vos quoque conjunxeritis anna et auxiliares addideritis turmas multo alacriores ibimus. Noe dubium quin orientales ingressi prouincias. tanto maiorem ad nos concursum inueniemus dedentium se populorum, quanto validior fuerit noster exercitus. Si monebimini vos cliristiani occidentales et animarum vestrarum pastorem secuti fueritis, innitebuntur et multi ex grecia et asia cliristiani. qui verum osso christi vicarium romanum pontificem non dubitant. lamdudum non fuit in oriente romanus presul. ut pri-nium innotuerit aduentasse latinam classem romanum vehentem pre-sulem. innumerabiles turme. non dubitamus, ad visendum beati petn successorem, cum tletu et lachrimia sacros osculaturi pedes accurrent, seque et sua promittent ei. llac spe freti, venerabiles fratres ac fllij dilectissimi, his rationibus persuasi, his consilijs moti, venerabilibus fratribus nostris cardinalibus hoc ipsum suadentibus, corpus nostrum canitiemque nostram et seniles ac debjles artus huic sacre expeditioni consecramus, dominoque commendamus, statuentes circa nonas j unias, que proxime instant, an-conam petere atque in ejus portu conscendere, et cum ea classe quam interim nostro et aliorum sumptu poterimus instruere, adriaticum ingredi pellagus. et ulterius recto itinere aduersus hostes fidei proficisci. non dubitantes quin phylippus burgundie dux maritimis armatus •eopijs nd idem tempus presto adsit, venetique validam classem, de qua dictum est. expeditam in mari habeant, et tara ille quam isti se se nobis conjungant sub vexillis ecclesie ac vivifiue crucis signo aduersus impios turchos. auctore domino, feliciter pugnaturi. Crucesi-gnati autem, qui suis ac mittentium sumptibus in hac pia expeditione militaturi sunt, ut nauigia equo pretio ad traijciendum venetijs habeant. curabimus. Ea propter, vos omnes et singulos cardinales, patriarchas, arcliie-piscopos. episcopos, abbates et cujuscumque conditionis viros ecclesiasticos. religiosos et seculares. qui de sorte domini effecti estis, vos quoque imperatorem, reges, duces, marchio nes. comites, communitates, barones, nobiles, milites, ciues et alios quoscumque fideles, siue in urbibus commoremini siue in auris, per viscera misericordie domini nostri jesu christi. per passionem ejus qua nos redemit, per judicium extremum in quo stabitis ante tribunal ejus, accepturi unusquisque secundum opera sua. per spera vite eterne quam repromisit dominus diligentibus se. obnixe monemus requirimus et obsecramus ut. qui commode potestis, in hanc sanctam expeditionem nobis auxilia pre-bcre non differatis, sed in tempore predicto ad nos mittatis. Veniat per se ipsum qui validus est et commode potest, qui vero non venerit. mittat alium aut alios juxta vires suarum facultatum, si neque alium mittere potest, de bonis a deo sibi collatis. quantum secundum conscientiam suam potest, per fideles manus in hanc expeditionem contribuat, aut in cistis reponat que ad hoc opus in singulis diocesibus ANNO 1463 ( 200 ) constituentur, nec dubitet quispiam magna premia consequuturos a domino eos qui hoc tam sanctum opus ac tam necessarium pro suis viribus adjuuerint. Manifestum enim exploratumque est omnibus qui sacrosanctam religionem lidemque orthodoxam adjuuerint auxerint defenderint, certum esse definitum locum in quo beati euo sempiterno fruuntur. Credendum est semper sacris veteribusque sermonibus post hanc vitam migrandum esse in alteram asserentibus, et qui pie in hoc seculo vixerunt, le-gemque domini seruauerunt. in altero vitam beatam sine, fine consecuturos. alios vero miseram. Infallibile profeticum illud est quod: nec auris audiuit. nec in cor hominis ascendit, que promisit dominus diligentibus se. Et quod, paulo teste, non sunt condigne passiones hujus seculi ad futuram gloriam que reuelabitur in nobis. Iustissimus est retributor dominus, qui nec bona sine premio nec mala sine pena proterit. Confidite in deo et non confundemini, date de bonis vestris ei qui dedit vobis, et centum accipietis pro uno et vitam eternam possidebitis. Que ut certius consequi valeant, qui nostris exhortationibus obe-dientes hoc sanctum opus et necessarium juxta possibilitatem suam adjuuerint. nos de omnipotentis dei misericordia et beatorum petri et pauli apostolorum ejus auctoritate confisi, de plenitudine potestatis celitus nobis concesse, omnibus vere penitentibus et confessis qui in hanc expeditionem nobiscum venerint, aut per ungariam vel aliam viam contra turchos arma protulerint, et per annum aut ad minus per sex menses, si amplius non potuerint, in bello perseuerauerint. plenissimam omnium peccatorum suorum remissionem et veniam elargimur, ita ut pro satisfactione delictorum et penarum que fuerant imponende, succedat labor itineris atque militie. nec sacerdos aliam penam con-fitentibus injungat qui venturi sunt. Volentes eos qui. ut premissum est. ad hoc sanctum opus proficiscentur, omnem gratiam et indulgentiam consequi quem nostri predecessores proficiscentibus in subsidium terre sancte et in anno jubileo romam petentibus dare consueuerunt. Non dubitantes quin anime illorum quos ad hoc bellum proficisci bona mente contigerit, cum beatissimis sanctorum patrum et angelorum dei spiritibus post hanc vitam in celestibus sedibus collocentur, et consortes in perpetuum christi facte eterna felicitate fruantur. Quod si forsitan anno non exacto, ipsorum aliquos post iter arreptum in prosecutione tam pij et tam sancti operis ex hac luce migrari ( 201 ) documenti contigerit, volumus ei concedimus ut tales nihilominus profatam indulgentiam integraliter consequatur. Similiter et eos qui non venientes, alium vel alios, suis expensis secunilum suarum virium facultatem transmiserint vice sua ad annum, aut ad minus ad sex menses, in lioc bello militaturos, ita ut non'solum mittentes indulgentiam ct gratiam hujusmodi consequantur, sed etiam missi. Et ut omnis etas et sexus et cujuscumque professionis homines hujus sancte indulgentie participes esse possint, volumus ut persone quorumcumque monasteriorum seu locorum religiosorum, marum seu mulierum, cujuscumque ordinis vel professionis existant. que pro singulis decem suppositis claustri sui unum bellatorem destinauerint. hac eadem indulgentia et gratia plenarie gaudeant, et missus ipse gaudeat. Idem concedimus et indulgemus uniuersis fidelibus qui non valentes per se singuli alium mittere, duo simul tresue aut quatuoi aut plures usque ad decem, unum miserint qui vice eorum in bello pugnaturus aut aliud opus utile facturus sit. volentes ut et ipse gratie particeps flat si per annum aut ad minus per sex menses continuauerit. aut post iter arreptum in via decesserit. Insuper,qui commode venire aut alium per se. vel cum alio aut alijs mittere non valens, quantum per ebdomadam cum familia sua exponere consueuerit. in arca in sua ciuitate vel diocesi ob hanc causam constituenda imposuerit, indulgentias hujusmodi pariter assequatur. Volumus autem et apostolica auctoritate mandamus ut quicumque huic operi tam sancto se obligauerint. salutare signum viuifice crucis vestibus imprimant et in humeris suis illius memoriam portent cujus passione ab eterna damnatione redempti sunt, ipsum imitantes cui ad nostram redemptionem eunti factus est principatus super humerum ejus, et qui nos admonens ad sectanda vestigia sua. qui vult, inquit, venire post me abneget semetipsum et tollat crucem suam et sequatur me. Ne vero hec nostra profectio et ipsum profectionis tempus fideles populos lateat, mandamus omnibus et singulis per totum orbem me-tropolitanis. in vim ejus quam nobis debent obedientie. ut ipsi primum in ecclesijs eorum cantata missa solemni spiritus sancti, et. conuocato populo, has nostras litteras pubblicent et in circuitu ecclesiarum processiones faciant, deinde copias earum autenticas suffraganeis suis quantocius mittant, illos monentes ut ipsi et hoc ipsum in suis ecclesijs cum deuotione et diligentia faciant. Ceterum in tanto ehristiane religionis discrimine, quantum a turchis in presentiarum cernitur imminere, nulli dubium esse debet quin christiani omnes, tam reges e{ principes, quam alij potentatus et priuati homines, ad defensionem catholice fidei et sancte legis euangelice juxta possibilitatem suam cum bonis et corporibus suis, de necessitate salutis viriliter assurgere et indesinenter assistere teneantur. Eapropter tldeles ipsos, jhesu christi cultores uniuersos et singulos, cujuscumque status et conditionis fuerint, siue pontificali siue imperatoria vel regali prefulgeant dignitate, harum serie monemus et requirimus. et in vim promissionis facte in sacri susceptione baptismi, et in vim juramenti prestiti cum dignitatum suarum infulas* susceperunt. et per obedientiam nobis debitam, eis et eorum singulis mandamus ut hanc sanctam expeditionem, ad quam profecturi sumus, non sine maximo corporis nostri dispendio, modis quibus possunt, quam celerrime adjuuare et promouere festinent, ab illo cujus causa agitur exuberantia suscepturi premia et in presenti vita et in futura. Ne-gligentes autem negligentur. et in extremo judicij die minime inter illos inuenientur quibus dicturus est dominus: venite benedicti patris mei. percipite regnum. Xam quo pacto cum clirist.o regnaturus est qui temporale regnum aut delicias aut voluptates pro christo non vult relinquere, cum dicat ipse christus in euangelio: qui diligit patrem suum et matrem suam aut uxorem aut filios plusquam me. non est me dignus? Considerate ista fideles christiani et mente reuoluite diligenter ne ignoremini, et tandem peniteat non adjuuisse in periculo constitutam jhesu christi religionem et fidem, caueant sibi qui tales extiterint. Tu vero, quicumque fueris ehristiane fidelis, qui pro tuis facultatibus expeditionem contra turchos subeundam adjuueris. benedictus esto in ciuitate et benedictus in agro, benedictus fructus ventris tui et fructus terre tue. fructusque jumentorum tuorum et armentorum et gregum, benedicta orrea tua et benedicte reliquie tue. benedictus esto ingre-diens et egrediens. det dominus inimicos tuos, qui consurgunt aduersum te. corruentes in conspectu tuo. et mittat dominus benedictionem super cellaria tua et super omnia opera manuum tuarum et abundare te in caput et non in caudam. Tibi autem qui nolens audire verba nostra, non mode juuare opus sanctissimum ad quod anhelamus negligis. verum etiam volentes adjuuare impedis aut deterres, non solum nouissima illa tremendi examinis dies coram redemptore tuo. cui omnia dedit pater in manus. ( 203 ) DOCUMENTI ad sempiternum supplicium est expectanda. sed misera interim per omnem vitam timenda calamitas. IuStum est enim veri dei judicium, juste ultiones sue. considerat semitas pedum tuorum nec falli in faciem potest, paratam vero bonorum et malorum operum gerens mer-cedem. nec irremuneratum quod bene nec impunitum quod male ges-seris esse permittet. Fidelis autem populi sui et sancte ecclesie sue et legis sue catholicam causam perturbans, ubicumque eris inuenieris ab eo. et que diuine voces iniquis denunciant. erunt tuo capiti omnibus horis trepidanda. Ne videlicet maledictus sis in ciuitate. maledictus in agro, ne mittat dominus super te esuriem et sitim et increpationem in omnia opera tua. ne egestate febre et frigore te percutiat. ne sis semper calumniam substinens et oppressus cunctis diebus et stupens ad terrorem eorum que videbunt oculi tui. ne det tibi dominus cor pauidum et deficientes oculos et animam merore consumptam, et ne sit vita tua quasi pendens ante te et ne timeas nocte ac die et non credas vite tue. Aduersus vero hanc iram domini dei tui potestas nulla tua. nomen nullum tuum nec terrenum priuile-gium poterit preualere. Sagitte ejus acute penetrant ad intima cordis, et carbones desolatorij animam nocentem exurunt. Vos vero infelices pirate et infelices latrones qui vel terra vel mari dyabolo militantes, in christianos latrocinia exercetis, si euntes ad hanc sanctam expeditionem, si redeuntes ab ea impedire capere vel spoliare, quocumque pretextu eritis ausi, vos inquam cum adjutoribus vestris cum fautoribus ac receptoribus, anathema estote et ab ecclesia christi penitus alieni. Vos quoque qui scienter hijs venditis aliquid emitis al> hijs. aliquod portum aut loca eis conceditis et cum eis publice vel occult'e communicatis, pariter anathema estote. In vos autem uniuer-sitates locorum et*ciuitatum mandamus per ecclesiarum prelatos interdicti sententiam ferri, nolentes ullum priuilegium sancte sedis concilio-rumue. quamcumque vim habeant, vos ab hac pena defendat, etiamsi de verbo ad verbum inseri vel particulatim illud exprimi et recenseri oporteret. At tu domine deus qui nosti corda hominum, et renes eorum scrutaris. et nihil ignoras -eorum que fiunt, si bene agunt christiani principes priuatique homines, si de tuo honore solliciti sunt, si expeditionem quam pro tuendo euangelio properamus, que prestare auxilia possunt non denegant adiuua eos. dirige gressus eorum diesque multiplica, retribue mercedem pro benefactis, conserua eis regna et principatus. ANNO I463 ( 20 i ) patrimonia et possessiones auge, et tandem ad pinguia pascua tua et diuites mensas accersito. Quod si cordo indurato sua potius quam tua querentes. priuatas causas magis quam publicas curant, auaritie student, voluptatibus ac delicijs induigent. et nos ad tua bella vadentes nolunt associare aut auxilio juuare cum possint, quin potius opem ferre volentes impediunt, aut conuertere illos domine et sana quod infirmum est. aut quod noxium est ne noceat cohibeto. Angustias nostras aspicis pie deus de excelso sancto tuo. et nosti quia preter gloriam nominis tui et preter salutem gregis dominici nihil aliud querit vox vostra. Memento domine, jhesu cliriste. quorfiam beato petro et successoribus ejus claues regni celorum tradidisti, volens quecumque ligarentur ab eis in terra ligata esse in celis. et que soluerentur soluta. Ecce adsum beati petri successor, impar meritis, auctoritate non minor, indignus vicarius tuus, respice ad preces nostras et exaudi nos de alto solio tuo. benedicito quibus ipsi benedicimus et quibus maledicimus maledicito, ne memineris iniquitatum nostrarum antiquarum, cito anticipent nos misericordie tue. Adjuua nos deus salutaris noster, et propter gloriam nominis tui domine libera nos et propitius esto peccatis nostris propter nomen tuum. Da felicem cursum ceptis nostris, ultio sanguinis seruorum tuorum qui effusus est a turchis introeat in conspectu tuo. audi gemitus compeditorum et redde inimicis nostris septuplum in sinu eorum, improperium eorum qui exprobauerunt tibi. Respice super populum tuum benignis oculis et fac nos ire cum prosperitate ad bellum tuum et reuerti felices. da nobife victoriam de tuis hostibus ut tandem recuperata grecia per totam europam dignas tibi cantemus laudes, tibique perpetue seruiamus et omnis terra adoret et nomini tuo psallat, in secula se-culorum. Datum rome apud sanctum petrum anno incarnationis dominice millesimo quadringentesimo sexagesimo tertio, undecimo kalendas nouembris. pontificatus nostri anno sexto (I). G-. de picolominis. (’) Questa fra le belle bellissima bolla papale non l’abbiamo trovata nelle Collezioni e Bollarii finora usciti alla luce; quelli almeno chc sono a nostra cognizione e potemmo anche consultare. ( 205 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DLXXXIX. Francesco Sforza, duca di Milano, esorta con sua lettera il doge e consiglio della Repubblica a rispondere al breve dal Papa lcro diretto, e spedirgli un oratore pegli affari della crociata. U63, 5 novembre (Diuersor. Corani. Janue, ann. 14G3-14G5, segnato X, 1013, 88, nell’archivio governativo) Reuerendissirao in christo patri, et illustri domino tamquam fratri carissimo, domino paulo archiepiscopo et duci, ac magnificis dominis de consilio antianorum ciuitatis janue. Reuerendissime ac illustris princeps et domine tamquam frater, ac magnifici domini amici nostri carissimi. Significarunt jam nobis per suas litteras oratores et nuncij nostri qui summum apud pontificem nostra procurant negotia, quod pontifex ipse suum quoddam ad vestras dominationem et magnificentias breue exarauerat. quo pie paterne atque benigne dominationem et magnificentias ipsas vestras requirere videbatur, ut ad sanctam, adeo dignam et laudabilem in tureos expeditionem, eorum vellent afferre presidia, veluti ceteri potentatus et saere fidei christianeque religionis cultores sese paratissimos obtulerant. adduntque preterea nullam ad breuis hujusce responsionem per vos effusam fuisse, neque oratores quosuis suos ad ejus santitatem legasse, quin imo requisitionem hanc ipsam suam paruifecisse. cujus rei gratia sanctitas ipsa sua rem hanc moleste tulit, cum ad omnis catholice fidei argumenta respiceret et salutem. Quamobrem cum hec omnia maturo examine obseruauerimus. cumque ad bene esse catholicorum et ehristiane propaginis indicta omnia videantur, utque illi parendum sit qui dei maximi in terris vices gerit, laudamus proba-musque magnopere ut vestre dominatio et magnifleentie suos ad bea-titudinem ipsam oratores expedire velint, qui omnia sanctitatis sue monita que sanctissima in causa hanc ipsam expeditionem.... foro non ambigimus plena sint auctoritate obseruaturi. Hec quoque ut sibi non mediocriter affecti comprobamus, sibique apprime suademus ne in obtrectantium et detrahentium vulgi ora dominatio et magnifleentie ANXO Iib3 • ( ) ipse vestre .confugiant. qu.xl non equo animo sentiremus, ceu qui nominis et glorie restre partium studiosissimi dudurn et fuimus et sumus. Ex mediolano \ nouembris 'mcccclxiii. • » Franciscus sfortia vicecomes dux mediolani etc. papié anglerieque comes ac cremone dominus. DOCUMENTO DXC. I cornigli ri e oratori ilei duca ili Borgogna dimandano al do^c il prezzo del trasporto, sulle navi onerarie genovesi all’Oriente, dti soldati e materiali da guerra. 1463, 5 novembre (I)iuersor. Comm. Janue, Codice segnato come sopra) • • Reuerendissimo etc. Come nel documento precedente. Obsequiosa recommendatione premissa..non hesitamus ad vestrarum dominat ' -ni''.' notitiam quod his «liebus rome cum sanctis- simo domino nostro papa actum est et conclusum pro succursu prestando ridei nostre catholice aduersus turoos. perìidos christi nominis hostes, et cam huic rei sancle concurrere intendat illustrissimus princeps et dominu3 noster, dux burgundie. et juxta conclusiones captatas indigebit magnis nanibus pro classe sua paranda, quas licet in varijs locis inaenire possernus. quia tamen apud vos communiter et meliores et majores ac in multitudine ampliori habentur, mittimus hunc cursorem ad dominationes vestras ut placebit, illustris princeps et magnitiei domini, illustrissimo principi nostro in hac re fauere prout certum tenemus. Dignemini per hunc prelatura cursorem ad nos rescribere. si naaes ipsas illustrissimus dominus noster dux penes vestras dominationes habere poterit et quot numero, quale sit pretium cujus-libet nauis prouise suis patronis et nautis ac victualibus eorum, et alijs necessarijs ad euehendum homines cum prouisionibus suis et instrumenta bellica aliaque quibus ipsas onerari continget, ita quod nil habyat curare illustrissimus princeps noster preterquam de solutione .( 207 ) I»Ot:i MKNTI patrono et nautis lacienda. tlatque declaratio aperta quid prò anno aut singuli? mensibus Boluenduiu sit habito respectu ad magnitudinem ipsarum nauiurn et commoditatem earum, ut de singuli* preffituni illustrissimum «dominum nostrum ad u i satum faciamus, et si rationabilem taxam feceritis, laborabimus juxta possibilitates nostras quod ipse noster illustrissimus princeps mittat ad vos suos commissarias super hae re tractaturos. Si quid etiam in potestate nostra consistat quod vestris inclitis dominationibus gratum sit. id possetenus adimplebimus deo propitio, qui etiam vestras dominationes magnificas et illustres conseruet feliciter. Ex bononia’ v nouemhris anno de lxim. Obsequiosi vestri G. episcopus tornacen. S. de la lami.. . et i I. de thoisi milites ill.D,i d. ducis burgundi® consiliarii et oratores. DOCUMENTO DXCI. I Protettori rigonfino la proposta d’annullazione della nomina a console di Caffa di Gregorio Rezza. 4463, 40 novembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1463-1466) (fol. 13) * MCCCCLXIII dic jouis X nouembris. Spectati drfhiini protectores comperarum sancti georgij communis janue anni Mcccc&secundi. in pieno numero congregati, auditis sepe-numero benedicto et franco marrutfls et quibusdam alijs ciuibus. requirentibus electionem egregij gregorij de retia qui superioribus diebus electus fuit consul capito per vigintiquatuor collatores officiorum, annullati debere, attento quod ejusmodi electioni interfuerunt et calculos prcbuernnt marcus de ponte, qui est (ilius sororis susanne nxnris ANNO 141)3 ( 208 ) ejusdem gregorij. et, christoforus de uncio qui est, maritus unius»con-sobrine dicte susanne uxoris ejus ut supra, quoniam uterque eorum, ut dixerunt, conjunctus est in tali gradu affinitatis cum ipso gregorio quod virtute regule de electione ejusmodi officialium -mentionem lacientis. dicte electioni interesse non poterant, et ex aduorso audito eodem gregorio. dicente quod cum electioni sue necessari) non essent nisi calculi sedecim albi, in ea tamen conuenerunt calculi albi viginti et unus, et quod dicti marcus et ebristoferus non sunt sibi conjuncti in gradu affinitatis per dictam regulam probibito. et multas alias rationes in fauorem suum allegante: Scientes quod nemo eorum de dicto colore, qui tunc calculorum judicio expositi fuerunt pro dicto officio consulatus, habuit ultra numerum calculorum sedecim alborum excepto ipso gregorio. et quod dictus marcus de ponte denunciauit suis collegis gradum affinitatis in quo erat conjunctus dicto gregorio. et obtulit non interesse sue electioni, et tamen admonitus fuit per seniorem et quosdam alios ex dictis viginti quatuor calculum suum in dicta electione prebere: Preliabito inter se super dicta materia longo examine et sumptis instructionibus que sibi expedire vise sunt, tandem omnes octo concordes omni via jure modo et forma quibus melius et validius potuere, statuerunt et declarauerunt electionem dicti gregorij ratam ac validam esse debere et remanere, non obstantibus oppositionibus contra eum factis ut supra. DOCUMENTO DXCII. Consulto di Stato circa Ia risposta a dare al Papa, al duca di Milano ed agli oratori del duca di Borgogna. t463 , 1 i novembre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1463-1465, segnato X, 1013, 88, nell’archivio governativo) * MCCCCLXIII die XI1II nouemhris. Cum ad conspectum reuerendissimi ac illustris domini archiepiscopi et ducis januen. etc. et magnifici consilij dominorum antianorum com-mutTis janue. vocata fuissent magnifica officia monete, famaguste et DOCUMENTI sancti goorgij et prèter ea ciues fere trecenti, ibique post consultationem rerum famaguste recitato fuissent littere quarum tenor inferius descriptus est. et multi rogati fuissent sententiam suam dicere, ac varie disseruissent, tandem collectis vocibus compertum est sententiam viri nobilis luciani de grimaldis. in quam voces octoginta due con-uenerunt. ceteris preualuisse. Is ita dixit, quod si crederet ea que tractanda fuer.. . per sanctissimum dominum nostrum cum illustrissimo domino duce burgundie locum habitura fore, aliter forsitan diceret quam eloquetur. sed arbitratur nihil eorum fieri debere, propter quod superfluum sibi videtur legationem deligere, quoniam efficeret ut ad ea requireremur que a nobis prestare non possunt, et ob id dixit ut legatio nequaquam eligatur, rescribere et litteris respondere bonum sibi videri quod fiat, quemadmodum laudauit dominus baptista. Illius hec fuit sententia recepta per ambrosium. Messer batesto da goano utriusque juris doctor demandao a di Io so parei. ha dicto che o ge pa che per la cossa chi se conseglia seam requesti quelli chi sum demandae de di lo so parei. cossi sum la forma de scriue como etiam deo sum lo manda lambaxa. Perche sum lo scriue. ad elio par esser cossi necessario rescriue ala excellentia de lo duca de miran como ala sanctite de nostro segnor. A quella de lo segnor duca parei bene ad elio che amorosamenti se ge reseriua rengratiandolo et nar-randoge como la cossa e passa, como sauera fa quello canceller chi liauera cura de scriue le lettere. Questo dixe per hauer inteixo per le lettere de quello segnor. corno per noi se recusao non solum de non volei manda ma etiamdio de non degnarse de respondege alo breue apostolico, attento che se ge rescripto como elio ten a fermo et dicto in quello che non sareimo de li ultimi a manda. A scriue a la sanctite de nostro segnor ha consqgliao che se faza etiamdio. cum questo che lo canceller monto se daga logo de orna la lettera quanto sia possibile, asoche seando vista la lettera da altri, più fa-cilementi se possa defende le raxoin nostre, et quello che indebitamente ne objectao se possa purga da alcuni cardenali et altri de li quali non e che non habiamo chi defendam le cosse nostre. Di in le lettere corno la cossa e passa, che noi non hamo liauuo alcunna noticia che altre segnorie habian mandao. excepto quello illustrissimo signor duca de burgogna. che pensamo fosse staeto prorogao la dieta (in a carleua e a quello tempo besognase lo manda. Di anchora che vorremo volentera fossemo in tal essere, permettendo al presente Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. I. 14 ANNO 1463 ( 2IO ) cossi la fortuna, che poisemo far quello conuerreiua in tanta cossa. et più e men corno parese a doi chi se elegesen cum lo canceller a reuei et far scriue le diete lettere, le quae corno ha dicto fossem beni orne et amorose. A la parte de rescriue a li ambassaoi de burgogna ha dicto in primis se ge scriue che in comun de publico non e naue alcunna. vei e che i citain nostri ham naue onerarie et de mercantia le quae ala jorna nauegan corno e usanza de simili, che non se ge specifiche quante ne habiamo ne grainde ne picene. Questo dixe per hauei odio in quelle lettere che la nation nostra solita e de hauei de le maoi naue che altri, ma che per noi se fara tutto in prouei che habiam tute quelle sera possibile de podei hauei. et altre parole conueniente a tal cossa. Ha dicto apreso che se elezam doi patroim. non de quelli chi a lo presente ham naue. li quae desgrossem circa lo prexo quanto sia possibile, et che se ge ne daga quella notitia sua raxoneuole. Litterarum autem hic est tenor (*). DOCUMENTO DXCIII. Inchiesta sull’uso del danaro dato per la fabbrica della cisterna in Caffa, demandata dai Protettori ai quattro referendarii sugli affari delle colonie. 1463, 18 novembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1462-1467) (fol. 60.) ❖ MCCCCLXIII die XVIII nouembris. Magnifici domini protectores comperarum sancti georgij in legitimo numero congregati, informati non recte processisse rem pecuniarum habitam a felice memoria summi pontificis calysti pro fabrica unius cisterne in caffa deliberate fabricari, datam ad cambium. propterea volentes ex incombenti eis officio prouidere indemnitati tam pie cause. (’) Seguono le due lettere dei o novembre 1463, già citate sotto i documenti DLXXX1X e DXC. (211 ) DOCUMENTI commiserunt et committunt prestantibus viris marcelino marruffo. oberto pinello. theodoro de flisco et jacobo de casanoua referendarijs negotiorum caffè, omnes vices suas cum balia inquirendi, examinandi et judicandi in re ipsa contra quoscumque contra quos agendum sit. eorum judicio, pro recuperatione dicte pecunie, pro ut prudentie dictorum mi videbitur. DOCUMENTO DXCIV. Invio di regali da parte del Governo a! nuovo nunzio pontificio, incaricato dei negozi della crociata. 1463 , 20 novembre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1462-1463, segnato X, 1010, 85, nell’archivio governativo) * MCCCCLXIII die dominico XX nouembris. Reuerendissimus in christo pater, dominus archiepis opus et dux ja-nuensis illustris etc. et magnificum consilium dominorum antianorum communis janue. in legitimo numero congregatum: Cum hesterna die elegissent et constituissent preparatores et associatores spectabilissimi viri domini fabiani de monte polliciano. apostolici nuncij. nobiles ac prèstantes viros dominum baptistam de goano utriusque juris • doctorem. helyanum spinulam de luculo, jacobum de Hisco q. hectoris et paulum lodisium marrufum. decreuerunt impendi posse in dona mittenda eidem domino nuncio apostolico, usque ad summam flore-norum quinquaginta. * Eadem die. Spectatum offici*m monete communis in legitimo numero congregatum. intellecta ratione ipsius impense, longo examine precedente assensum illi prebuit-usque in summam librarum quinquaginta dumtaxat: sub conditione quod impendi possint in dona mittenda eidem nuncio et non in aliud genus impense, inuentis calculis septem albis fauentibus. uno nigro. ANNO 1463 ( 2'2 ) DOCUMENTO DXCV. Deliberazione presa nel supremo Consiglio di concorrere alla crociata generalo contro il (uico, a certe condizioni. 1463, 23 nouembre (Piuersor. Comm. Janue, ann. 1-1G3, segnato X, 1012, 87, nell’ archivio governativo) » * MCCCCLXIII die mercuri) XXIII nouembris. Cum vocata fuissent ad conspectum reuerendissimi in cliristo patris et illustris domini pauli de campofregoso. dei gratia archiepiscopi et ducis januensis ac populi defensoris, magnitìcique consilij dominorum antianorum. spectabilia officia monete et sancti georg'ij. ac preter ea ciues numero fere trecenti, perlectaque fuisset bulla apostolica tenoris infrascripti (x). exindeque audissent insignem ae venerabilem virum dominum fabianum de mont^politiano. sanctissimi domini nostri pape oratorem, sub ejus breue credentiali. multa ad hujusmodi propositum ornate eleganterque narrantem tum de diuini cultus honore, de chri-stiane religionis dignitate, de periculis imminentibus, de clade Christianorum. de commodis incommodisque ad genuenses pertinentibus, de remedijs aduersus hec mala, demum non modo auxilia sed consilium postulantem : Post alios qui pridem suam sententiam dixerant, vir clarus dominus baptista de goano juris utriusque. doctor jussus quod sentiret in tanta re in medium afferre, per hec verba disseruit: Audiuisse omnes qui ante eum locuti fuerunt hujusmodi que petitur prouisionem multis respectibus approbantes, quod quidem et ipse faciebat. Yerum cum videretur ei digna res et quam Maxime importans, optare se illas condictiones habere que in persuadendo tante rei con-uenirent. quippe qui non tantum dici posse 'arbitrabatur quantum approbande ac laudande rei satisfacere posset. Et ex hoc se futurum in dicendo breuiorem. tum quia non se sufficere tante rei posse pu- (’) Segue nel codice la gran bolla di Pio 11, dei 22 ottobre, già riferita sotto il documento DLXXXV1II. t ( 213 ) DOCUMENTI taret. tum quia bullam perlegisset et audi«set supplentem omnibus necessarijs et ex quo plura singula dicta collegerat. Verum ut omnes melius intelligerent memorare se ut hic orator insignis ante omnia querellam detulisset quod legatos romam non miserimus, quemadmodum ceteri italie potentatus fecerant, et ex hoc sanctitatem domini nostri pape admirationem sumpsisse, non dixit pro modestia sua indignationem. et ex alio capite sanctitatem domini nostri pape a nobis nec postulare nec velle plus quam facere valeamus, et acceptasse nostram excusationem si legatos non misimus, quia id ab honesta causa non ab alienatione animi nostri processisse existimaret, licet multe nationes inimice nobis aliter in onus et dedecus nostrum loqui viderentur, ad querellam responsum satis extitisse et quod verum fuerat affirmatum. nos scilicet legatos non misisse quia nunciatum nobis fuerat hunc tractatum in aliud tempus et ad alia loca fuisse dilatum. Ad id vero ne faceremus plus quam possemus. commemorati fuerunt sumptus ac labores nostri quos nunc caffa ciuitas. nunc chyum. nunc famagusta presertim. diu ab infidelibus obsessa, nobis affert. Et cum ei oblatum fuisset vetus illud et memorabile exemplum, quo christus pingitur in torculari pressus maximam sanguinis summam effundens, et ad eum colligendum prophetas apostolos confessores martires et virgines varijs vasis cum magnis tum paruis accurrentes, unumquemque tamen tantum suscipientem quantum vas ejus capere posset. suo vase fore contentum, ita sperare nos dominum deum nostrum a nobis suscepturum vasculum quod ferre possemus. et oratorem respondisse verum fuisse hujusmodi exemplum, nec aliter sanctitatem domini nostri paruulam anphoram a nobis alio animo suscepturum quam sit ab alijs maximam recepturus, modo vas nostrum qualecumque sit impleatur. Ad conclusionem vero perueniens. consyderans satis id de quo agitur cunctis alijs. de quibus sermo haberi possit, dignius esse, ubi de defensione, ehristiane fidei agi videtur, insuperque in mente reuoluens quantum beneficij si rei huic succurratur ciuitas nostra consequi possit, quantumque mali si aliter fieret, videlicet quemadmodum orator satis aperte predixerat. si tante rei contingeret nos nequaquam aifluisse. recuperata pera ciuitate nostra et alijs locis ad nos pertinentibus quo animo restitui nobis peteremus, et quod deterius foret si per pontificis ct aliorum Christianorum indignationem ea que habemus loca nobis eriperentur, demum rei huic omnino prouidendum sumirren- ANNO 1463 ( 514 ) dumque pro posse nostro laudabat, si tamea cetere nationes ad hanc effectum co scurrant. Et ex hoc videri sibi nequaquam sufficere si duode im viri eligantur sine potestate, ut quidam dixerunt, quia nec orator hic hujusmodi incertam rem moraretur, et plures fore qui de tali nos vanitate culparent, existimantes non aliud a nobis quam verba dici, prout quidam sentire visi sunt, a qua sententia omnino erat alienus. Sed demum hanc omnino sententiam suam esse, si summo pontifici satisfaciendum sit. si rei ipsi prouidendam ubi alie nationes hoc faciant. quod viri duodecim eligantur a reuerendissimo et illustri domino archiepiscopo et duce, magniticoque consilio dominorum antia-norum. spectabilibus oillcijs monete et sancti georgij. cum omnimoda et ampla potestate rei huic prouidendi. et tam circa impensam faciendam quam pecunias inueniendas omni via que illis videatur, quam in mittenda ad summum pontificem legatione, quod omnino necessarium fore arbitrabatur, ubi plura cum pontifice ad hujusmodi factum tractari componique opporteret. quam in retinendo naues et alias per orbem sparsas colligendo, demumque id omne faciendi quod illis circa hujusmodi prouisionem videatur, sub tamen his duabus limitationibus. Primum quod qaicquid memorabitur eis circa pecuniarum inuenien-darum formam sub secreto teneatur, et quicquid deliberari super hoc contingat non possit in alium qualemcumque et cujuscumque nature vel necessitatis usum conuerti. Alterum vero quod hujus prouisionis effectus flat quando constabit alios eundem effectum facientes et non aliter. Nam ita opus esse ut in hoc fiat, quemadmodum ex uno corpore fieret, ex quo de unaquaque vena sanguis esset capiendus. Nam si ex singulis venis etiam paucus suscipiatur, ex multis collectus necessitati salutis satisfaciet. Et hoc modo satisfactum huic oratori videri poterit, et spem bonam ei offerri et effectum subsequi posse, si contingat effectum ab alijs nationibus fieri, et non aliter. Que sententia collectis ut mos est vocibus, approbantibus eam vocibus centum et quinquaginta sex. que fuit major pars conuocatorum. habita est pro decreta. 2ló ) DOCUMENTI DOCUMENTO DXCYl. I quattro delegati agli affari di Gaffa citano i consoli scaduti, Martino Giustiniani, Bartolomeo Gentile e Luca Saivago, a rendere conto del danaro a\uto polla fabbrica della cisterna. U63, 26 novembre (Negot. gestor, off. s. Georg, ann. 1403-1100) (fol. «) l * MCCCCLXIII die XXVI nouembris. Parte prestantum virorum dominorum marcelini marrull. oberti pj-nelli. theodori de disco et jacobi de casanoua. delegatorum super rebus caphensibus etc. precipitur nobilibus et egregijs viris martino justi-niano. bartholomeo gentili ct luce saluaigo. olim transmissis consulibus in caffam. quibus coniunctim data fuit cura quarundarum pecuniarum que conuertende' erant in fabricationem unius cisterne, ut latius in eorum instructione continetur, ut die lune proximo xxvm mensis pre-sentis in vesperis compareant coram ipsis dominis delegatis, ad reddendam rationem ipsarum pecuniarum. Alioquin ipsis non comparen-tibus dicti domini delegati condemnabunt eos. aut quemlibet eorum in solidum, ad restitutionem ipsarum pecuniarum. f DOCUMENTO DXCV11. Elezione dei Protettori peli’anno UG4. 1463 , 26 novembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1403-1107) , (fol. CO v) * MCCCCLXIII die XXVI nouembris sabbati. Magnitiei domini protectores ete. anni presentis in legitimo numero congregati in palatio de mari in camera magna sue solite resident ie. volentes procedere ad electionem suorum successorum, protectorum ANNO 14()3 ( 2ltì ) dictarum comperarum anni proxime venientis Mcccci.xquarti. elegerunt infrascriptos participes xxini acoloritos. nobiles et populares, electuros una cum ipsis dominis protectoribus nouos protectores in officium dictarum comperarum anni MccccLxquafti. et quorum dominorum protectorum et xxim nomina qui his affuerunt presentes sunt hec. videlicet: D. Lucianus de grimaldis prior Galeatius pinellus Manuel saluaigus Marcus de. marinis Guirardus de goano Johannes justinianus q. ambr. Octobonus scalia et Hveronimus de salo. Nomina xxim electorum cum dictis dominis protectoribus sunt hec. videlicet: Tobias pinellus Johannes piccamilium Dominicus spinula q. georg. Adam de auria Julianus saluaigus Paulus de serra Jacobus de grimaldis q. leonar. Jacobus de flisco Marcus caluus Angelus lercarius Gentilis de camilla Nicolans cataneus q. leonar. Andronicus de francis Franciscus scalia Franciscus justinianus q. julian. Julianus marruffus Baptista de cassina Baptista de zerbis Antoniotus de cabella Jacobus de placentia Benedictus de s. stephano not. Christoforus venerosus Johannes de inurea et Obertus folieta notarius. Lecta coram eis regula de electione octo protectorum et procuratorum comperarum sancti georgij. et delato singulis eorum juramento et tactis corporaliter scripturis juxta formam dicte regule. Ipsi itaque triginta duo denominatis illis qui videbantur apti esse protectores dictarum comperarum. precedente de unoquoque nominatorum absolutione ad calculos: in nomine domini amen, elegerunt et const’tuerunt infrascriptos octo prestantes ciues participes dictarum comperarum in protectores et procuratores ipsarum comperarum anni venturi MccccLxquarti. qui pre ceteris obtinuerunt per calculos xxtriura. xxim. xxsex et xxseptem. nullis alijs attingentibus dictum numerum, et quo- (217 ) DOCUMENTI * rum dominorum d dignatorum protectorum anni predicti de mcccclxiiii nomina sunt hoc. videlicot: Alexander spinula q. opicirii Saluaigus de viualdis Pancratius gentilis Bardasar lomelinus, Bardasar adurnus Bendinellus sauli Baptista de albaro lanerius et Christoforus de saluo notarius (*)• DOCUMENTO DXCVJ1I. ltisposla del doge arcivescovo, Paolo Campofrcgoso, c del consiglio dogli anziani di Genova, a Fabiano di Montepulciano, intorno olla domanda loro falla a nome del Papa di concorrere alla crociata generale contro Maometto. 1463, 5 dicembre (Politicorum etc., mazzo 2.°, ann. 1151-1481, sotto il n.° 31 nell’archivio governativo) {Extra) 1463. Responsum datum oratori pape super facto cruciate. {Intus) Paulus de campofregoso dei gratia archiepiscopus et dux januen. ac populi defensor, consilium antianorum communis janue. et officium prouisionis pro sacrosancta cruciata in janua. Respondentes vobis venerabili et insigni decretorum doctori et sanctissimi domini nostri pape oratori, domino fabiano de montepolitiano. ad ea que nobis prò parte sanctitatis sue summa cum prudentia et verborum ornatu circa factum cruciate exposuistis, dicimus primum non posse satis a nobis dignas haberi gratias clementie sue sanctitatis, que nos sua pietate, suisque consilijs. monitisque adhortata est ad ea (1) Segue subito di mano posteriore: Excusatus est. quia non esi particeps pro locis ut continetur in regula, ct suo loco electus antonìus de platano faber. Infatti ivi stesso sotto il 14 dicembre 1463 al Salvi fu con un primo allo surrogalo Silvestro Brignole, e poco dopo, ai 22 medesimo mese, con secondo allo, i\i pure inserito, eletto definitivamente Antonio Platone. ANNO I463 ( 218 ) que diuiui honoris cultum, christianeque fulei defensionem et commoda nostra respic re visa sunt. Que etsi talia sint ut nos per se mouere excitareque potuerint, sue sanctitatis, ut par est. diuina verba. et tante rei magnitudo impellere nos merito debuerunt ad ea omnia super his facienda, que a nobis omni studio omnique conatu fieri possint. Nullum quippe liumano generi, christianisque maxime, opus magis conuenit quam pro tot benelìcijs a domino deo nostro, ejusque sanctissimo filio yhesu christo acceptis, si non equa, que reddi certe non possunt, at saltem quanta reddi possint, beneficia referre. Hec ad nos certe tanquam christianos merita profecto pertinent, sed cum memoria que pro ehristiane fidei defensione majores nostri sepenumero fecerunt repectimus, licet illis multo impares potentia, viribusque simus proptei' multorum temporum varias, tum domesticis tum externis bellis, calamitates acceptas, deuotione tamen voluntateque sumus pares et esse debemus. Et si vires nostre animo responderent, quod summe optaremus, cognosceret sanctitas sua. cognosceretque uniuersus orbis, nos tam pium tamque sanctum opus, preter forsitan multorum spem, ingenti studio suscepisse. Sed vas nostrum, quantum capere possit, oleo plenum, ad hec vulnera offerre non negamus, ma-j usque profecto auderemus, si alij dominatus vires suas cum nostris conjungere voluissent, et maxime si sua sanctitas classem apud nos instruere statueret, ubi virorum copia est et nauium triremiumque fabricandarum major forsitan quam in pluribus alijs locis facultas. In quo si sanctitas sua apud alios dominatus operam dederit, si quod per se ipsam ‘facere velit communicare nobis voluerit, arbitramur utilissimum fore ad rem hujusmodi et fauorabilius et ocius peragendam. Soli enim nos nequaquam tante rei sufficere possemus. qui nunc turchorum damna sentire non incipimus, diutius quippe suis et aliorum infidelium, ut omnibus notum est. molestijs cum graui sumptu onere ac periculo nostro vexati. Que omnia coegerunt nos ad prebendum in re hac responsum fore tardiores, plura hic inde cogitantes que tante rei necessaria videbantur. Sed cum demum respondere aliquid precipuum a paternitate vestra cogeremur, satisfacere ei quo melius possumus voluimus, clementia sapientiaque sanctissimi domini nostri pape freti, ut rerum nostrarum statu conditioneque perspecta, animum nostrum viresque nostras metiatur et utrumque suo consilio suaque ope complectatur. Quandoquidem sua sanctitas dubitare non possit, nec deuotionem nec ( 219 ) documenti affectum deesse nobis ad ea omnia facienda que sue beatitudini grata esse possint, et eo magis si nos auxilijs suis. ut confidimus, juuare voluerit. Ob que. dicimus contentari. si hec felix sanctaque cruciata cffectualiter fiat, ex nobis armare velle octo usque in decem naues. triremes vero ad presens non habemus, nec sue sanctitatis aut aliorum societate armare valeremus. Verumtamen rei condictiones statumque consyderantes. et verba vestra illorumque summam ponderantes, dicimus non indignum fore ut quas conditiones ciuitas hec nostra in hujusmodi bello a-, victoria habitura sit non ignoret, tam pro his locis nostris nostrorumque que a turchis occupata sunt, si recuperari ea continget, quam alijs juribus que ad nos ac nostros pertinere videantur. Ad quod gratissimum nobis esset luridius responderi, ut meliori consilio animoque quod expeditioni huic opus est excogitare, parare possemus. Ad que quemadmodum nihil preter quam quod honestum sit expetere velimus aut petere, speramus sanctitatis domini nostri pape'clementiam desiderio nostro satisfacturam. Inter hec tamen unum est quod precipuum in preparanda conficien-daque re hac necessarium fore duximus, ut sua sanctitas quicquid ex virtute bullarum suarum per indulgentiam aut aliter in nostro dominio januensi colligi poterit, nobis ad hujusmodi onus impartiatur. Verumque ut bulla in hujusmodi re breuioribus ita terminis reformetur, ut nemo dubitet et quantum impartiri possit, et quantum ex im.. .. tione ce-lestis premij consequi posse videatur, que etsi in apostolica bulla expressa sint, multitudo imperita verborum sententias lucidiores dederat. Quibus omnibus quam celerius fieri possit cognitis, quod fieri ulterius oporteat deliberabimus. Et hec in summa. Data janue die v decembris 1463. ♦ DOCUMENTO DXCIX. Lettera degli stessi a papa Pio II, d’avviso della surriferita risposta consegnata al suo oratore. 14-63, . . dicembre (Politicorum etc., mazzo e numero come sopra) Pape Beatissime in cliristo pater et domine noster colendissime. Venit ad nos. quem vestra sanctitas misit, dignus vestre sanctitatis orator. ANNO I403 ( 220 ) insignis ac reuerendus decretorum doctor. dominus fabianus de mon-tepolitiano. qui post redditas nobis sanctitatis vestre preclarissimas circa factum tureorum bullas, plura nobis ita sapienter itaque ornate ad hunc eHectum exposuit, ut ex qua schola venisset quemue magistrum habere aperte declarasse videretur. Paucos fere etate nostra legatos audiuimus. quos ille et grauitate sententiarum et ornatu verborum. orisque gestu, equare aut superare non possit. Excitauerunt nos pene ad laehrymas tanta christiani populi clades, rerum .. . ritas pietasque (■) que in bullis illis erat expressa, sed vox. ejus audientium animos omnino commouit. ita ut si vires animo respondidissent. eodem momento ad rem ipsam conficiendam concursum extitis-set. Non extollere eum virum, non laudare non possumus, quem ipsa virtus per se et extollit et laudat. Dedimus.....sibi, prout a nobis pustulauit. superinde responsum in scriptis, quod vestra sanctitas ex eo accipiet. In cujus jussa sumus semper cum deuotione parati. Deuoti Paulus de campofregoso archiepiscopus et dux januen. et consilium antianorum et oiilcium prouisionis pro cruciata in janua. DOCUMENTO DC. Minuta della risposta suddetta del doge e governo di Genova all’ oratore pontificio. 1463, . . . . dicembre (Politicorum etc., mazzo e numero come sopra) * Jesus. Responsio data reuerendo ac venerabili domino de montepolitiano. oratori sanctissimi domini nostri summi pontificis, pro parte reue-rendissimi ac illustris ducis, magnifici consilij dominorum antianorum excelsi communis janue. ac ciuium electorum super agendis pro cruciata. (') Il foglio è logoro nelle pieghe, c alcune parole non \i si leggono più. ( 221 ) DUCI’MENTI Post ingentes gratias, non quas debemus sed quas possumus, relatas pro clementia beatissimi dòmini nostri et alia que oretenus dicta sunt, pro liberiori responsione ad ea que elleganter prudentissime et ornate proposita fuere per vestram paternitatem, jussu et mandato clementissimi ac sanctissimi domini nostri, responsuri ad effectum petitionis, dicimus in primis optasse nos summopere in presentiarum posse dignam facere oMationem tam digne tam sancte tanteque pie expeditioni, quemadmodum deuotio nostra desiderat. Quod eo facilius potuisset obtineri, si vires nostre juncte alijs validiores efficerentur, si sanctitas domini nostri classem suam in hac urbe, ubi est et galearum construendarum summa facilitas et nauium. expedire proposuisset. et alij principes ad illam contribuere volentes, ad quod operam et interpositionem oramus dare velit sanctitas sua. Profecto ea conditione oblationem fecissemus que sanctitati domini nostri procul dubio grata extitisset. nam et virorum et aliorum que ad id necessaria sunt, copia nobis fest. Soli autem non valemus id agere quod et intentionis nostre foret et importat nostra deuotio et affectio ac memoria rerum gestarum, utpote qui exhausti nostris facultatibus, tum ex naufragijs infinitis, tum ex direptionibus et predis. tum etiam ex ciuili discordia et alijs incommodis infinitis, que nostra respublica passa est superioribus annis, tum etiam ex grauissimis sumptibus ac expensis quibus eodem tempore j onerati fuimus, non tantum ex oneribus publicis, sed etiam in defensionem locorum que in oriente possidemus, et que quotidie modo a mauris modo a tureis infidelibus obsidentur, fatigati et exhausti, impares facti sumus ad ea que majores nostri exponere consueuerunt. Et propterea nostram hanc responsionem aliquantulum distulimus, ut. si fieri posset. majorem illam et ampliorem faceremus. Verum quoniam fit instantia ut quid ex nobis exponere valeamus proponatur in medium, respondemus offerre nos. modo hec cruciata instituatur, quod concedat pius dominus, naues octo in decem armatas hominibus saltem ducentis (*). galeas vero de presenti non habemus, nec satis intelligimus posse illas nos. nisi aliter adjuueremur. preparare. Et quoniam, velut exposuit summa vestra prudcnlia. dignum est in-telligamus quomodo et qua sorte tractari debeat nostra respubblica. (’) Q"eslc Ire ultime parole vi sono, ma cancellato da un tratto di penna. anno 1463 ( 222 ) dignum erit super huc materia, specialius, tunturn circa occupata contra nos. quantum circa reliqua et jura nostra nostrorumque omnia, que tamen satis nobis id obtulit pro purte sanctitatis sue. aliquid rescribat sanctitati domini nostri vestra prudentia, ut animo liberiore et magis inclinato huic expeditioni intendere valeamus, et loca nostra alias et nostrorum, ac jura, nobis illesa restituantur, si ea recuperari contingat, ut par est. nobisque aperte obseruandum dixit vestra prudentia. Ut autem ad ea perficienda auxilium aliquod preparetur. erit enim non leuis sumptus nauium octo usque in decem, necessarium est bullas ac indulgentias, que euntibus ac conferentibus in litteris et bulla conceduntur. et modum colligendi, in breuioribus terminis reformari. Rudes enim animi virorum et mulierum non sunt capaces tante ellegantie et sententiarum ac auctoritatum ubertate et grauitate. DOCUMENTO DCI. Suggerimenti dali sui conto della equa ripartizione della tassa imposta dsl Papa sui varii ordini di cittadini per godere il frutto della indulgenza della crociata. 1463 , ... . dicembre (Politicorum etc., mazzo e numero come sopra) * Jhesus. Littere sanctissimi domini nostri prò cruciata replete sunt tanta sermonis ellegantia. tanta sententiarum et auctoritatum grauitate et ubertate ut nichil supra, rudes tamen animi tantarum rerum capaces non sunt. Erit igitur necessarium illas ad compendium et ad breuiores terminos ac clariores reducere. Iu primis igitur utile erit curam dare ac facultatem aliquibus ci-uibus elligendis. cum viris religiosis uno vel pluribus, exigendi has contributiones, ne in sinistrum tenderent aut in alios usus eonuerte-rentur. Opus est etiam concedere illis, aut saltem viro illi religioso uni vel pluribus, auctoritatem cognoscendi et decernendi an unusquisque secundum suam facultatem contribuat. Sunt enim qui pro sua ( 223 ) DOCUMENTI stuliaiione et propositione publici oneris injungendi, multo plura tenebuntur contribuere quam sit accessus ejus proprio sumptu et quam sit expedictio hominis pro anno vel semestri. Ad hec prouidendum videtur, ut compensare possint quod persoluent oneris publici gratia cum indulgentia concessa, ita ut illam obtineant modo soluant inte-graliter id in quo fuerint staliati. etiam si longe excederet summam in bullis prefinitam. nec aliter gaudeant illarum priuilegio. nisi totum persoluerint in quo fuerint staliati. Si vero in tantumdem aut in minori summa staliati reperiantur. compensare possint pro rata, et illam obtineant indulgentiam modo id persoluant quod in bullis taxatum reperitur pro illorum facultate, ita ut supleat solutio staliationis sue pro illa parte quam soluet ex staliatione. ipso suplente usque in summam debitam vigore bullarum. Et super his ac alijs dubitationibus que exinde possent oriri, necessarium erit prebere auctoritatem viro religioso, uni vel pluribus, qui participato consilio cum illis ciuibus elligendis ut supra et ad id deputandis, qui de facultatibus singulorum edocti sunt, et non ipsi viri religiosi, decernant quantum unusquisque contribuere teneatur pro indulgentia obtinenda. Possint etiam dispensare in aliquibus, quorum facultates euidenter lapse sunt, ut etiam si non totum onus impositum persoluerònt. gaudere tamen possint hujusmodi benefìcio. Qui vero non sunt staliati. in hujusmodi publicis oneribus, viri et mulieres, soluant justa bullarum continentiam. Erit tamen necessaria cognitio et auctoritas predictorum. quantum unusquisque ex predictis contribuere teneatur. et an solus et an cum uno vel duobus usque in decem, armatum hominem dimittere debeat. Mulieres explicite in bullis non sunt nominate. Nam etsi dicatur de utroque sexu, restringitur postmodum illa dispositio ad moniales et monasteria. Erit itaque pro mulieribus uberius declarandum ut et ipse conferentes gaudeant beneficio. Et quia adsunt mulieres non ma-tresfamilias. declarandum erit quantum habeant contribuere, aut arbitrio. ut supra, committendum. Potissime quia sunt ex eis que non expendunt in ebdomada vel aliter, in familia quam non habent, unde assumant metam contributionis. De diocesanis et alijs non staliatis nec ciùibus erit etiam prouidendum. vel committendum ut supra. Erit etiam aliquale augumentum si non tantum in hoc nostri includantur diocesani, sed imo etiam omnes de districtu januensi et circumstantes vicini, velut pedemontani. ANNO 1463 ( 224 ) sabaudienses. astenses. homines montisferrati et territorij quod langarum vulgo vocant, nobis cumuicini. Insuper quia sumptus iste nauium erit magis onerosus quam forsitan intelligatur. et nostris humeris impar temporibus bis. requiritur dari facultatem his religiosis, uni vel pluribus, ut possint dispensare et indulgentiam concedere conferentibus ut supra, et absoluere eos etiam in casibus reseruatis sedi apostolico. Do secula ibus sermo est et non de religiosis, quia falcem in alienam messem-non immittimus. Verum quoniam bulle diriguntur singulis et omnibus indifferenter, petimus hec reformatio (s/c) ut specialiter januensibus dirigantur. DOCUMENTO DCII. Consigli e informazioni chieste dal Papa ai genovesi sopra il modo d’armare e condurre la spedizione da lui ideata contro il turco. 1463 , ... . dicembre (Politicorum etc-, mazzo e numero come sopra) {Extra) Consilia nostra contra turchos. {Intus) Hec sunt. magnifici ciues electi, super quibus sanctissimus dominus noster expectat a vobis informari, quorum in consilio plurimum confidit, unde mature est consulendum, ut sanctitas sua et res ipsa expostulat. Expectat habere-consilium de tota ratione expeditionis prosequende. Et primo ex quo loco inuadendum. quibus copijs. quo armorum genere pugnandum, unde parandi comeatus. et ubi commodius descendere posset christianus exercitus. Item que melior ac utilior prouisio: nauium aut galearum. Et si nauium: quarum, magnarum vel paruarum. Item de galeis, que meliores atque utiliores, magne vel parue. Item quod illustrissimus dux. communitas et officium sancti georgij statim scribant ad ciuitates que in orientalibus partibus sub eorum imperio sunt, quod adueniente sanctissimo domino nostro omnia na-uigia. que armata illic sunt, occurrant domino nostro sanctisssimo. ( 225 ) DOCUMENTI Item interim preparent omnia que in victualibus possunt, item receptent ubique ehristianum exercitum, etiam illum qui non esset cum eorum armata, et ipsi christiano exercitui dent auxilium consilium et fauorem in omnibus. Item quod quam primum scribant de patrie illius statu et condictione. procurent omnem rebellionem turco, et scribant quem exercitum habet in mari et in terra, et quam classem, et quam facere posset quando vellet, et si nunc aliquam prouisionem facit, et si timet, et continue de suis prouisionibus et progressibus scribant. Item pro quo pretio haberi possent naues transfretantium, pro semestre aut per annnm. Item an commodius haberi possint triremes vel naues. Item quantum acciperetur pro uno qui vellet facere se transfretari. Item pro quo pretio haberetur una nauis pro semestre cum nautis (sic) solum qui eam regeret sine alijs hominibus, sed cum omnibus al’js rebus necessarijs ad nauem. preter victualia. Item de galeis. Item quantum exponeretur pro semestre pro una galea armata et fulcita omnibus rebus necessarijs ad ipsam. Item quantum pro corpore unius galee nude vel nigre. Item quantum pro una galea armata omnibus necessarijs. preter victualia et homines (1). Item quot galee et quot naues possent hic conduci, ultra illas quas communitas pro sua armata dabit. Item quomodo et pro quo pretio .conducuntur marinarij. naute et balistarij. Item ubi commodius et meliori proforo (haberi) poterit copia bi-scoti. Item si habent aliquas bombardas grossas ad rumpendum murum, ot acomodent. (') Stà scritto in nota : Vull dicere prò una galea min apparatibus. Società Liijurc. St. Patria. Voi. VII. P. 1. ANNO I 4(io ( 226 ) DOCUMENTO DCI1I. Risposta ili Galeazzo Pinelli c compagni alle domande del Papa, concernenti il miglior modo d’ allestire e condurre la spedizione. 1463, . . . dicembre (Politicorum etc.. mazzo e numero come sopra) (Extra) Consilium nobilium dominorum galeàcij pinelli. bartholomei gentilis, oliuerij calui. martini de vultabio et aliorum ad liane rem vocati (sic) etc. * Jhesus. (Intm) Imprimis nostrum consilium est. non suscipiendum laborem expeditionis nisi prius ab ungaris potentia preparetur et non parua. que equalis sit potentie turchorum. quos puto posse in exercitum adducere ingentes copias, virosque ad pugnandum aptos, usque in numerum ducentorum millium, ipsorum turchorum regis presentia in bellum accedente ut semper facere consueuit. inter quos sunt equites usque ad numerum centum millium et ultra. Nec paruipendendus est hostis, ut aliquando tempore preterito factum audiui ab antiquis nostris, dicentibus decem cristianos preualere centum turchis. nos autem contenti restabimus si nostri equiualerent suis, et si fieri • posset vellemus nostros esse plures numero, ordinemque haberi inter cristianos. Ideoque concludimus preparandam esse potentiam terrestrem in ungaria. aliquos armorum duces illuc mittendos, latini nostri experientiam scientiamque rei militaris habentes, aliquos quoqu^ archi-tectores siue ut vulgariter dicimus ingenerii. Nam si aliquando cristiani succubuerunt, illud fuit ex defectione talium, et ex causa non bene ordinate expeditionis. Recensete preterita, in quibus nos ipsi presentes fuimus. Hec dicimus sub breuitate : de potentia maritima turchorum non est facienda multa cura exeunte nostra, de qua infra dicetur, ad illud mare. Ad primam interogationem respondemus insulam chij maxime opor-tunam ex qua inuadendum esset, sed propter dubitationem fortune dicimus melius esse exercitum recolligi debere in sinu qui vulgo di- ( m ) DOCUMENTI citur iharamit (?) in insula metelini.eamque insulam primum debelandam tantisper, donec exercitus nostri terestris notitia ad nos peruenire poterit, videlicet quod saltem peruenerit in sophiam, illae enim iter suum erit, nisi forte iter facere voluerit varena (sic) ut alias rex po-lonie dicitur fecisse. Inierim alique triremes acT inferendum aliquod impedimentum hostibus aliquando exire poterunt ex mitileno. transfretature usque galipolim et recream. Capta autem mitileno si ungari nondum propinquassent. poterit hec maritima expeditio se continere in portu insule thenedos. donec intelexerit terestres copias trajecisse ad loca supradicta. bene tam arbitramur turchum ob ipsius effronitam audaciam ipsis cristianis copijs obuiam iturum et ad manus cum eis peruenturum. et si nostri fauore fortune juuerentur bene quidem erit, sin utrinque equalis erit fauor. etiam nullo alio expectato. considerata turchorum trepidatione censeo inuadendum esse locum constan-tinopolis in nomine jhesu christi. sed prius, ut supra diximus, ex-pectandus est transitus terestris exercitus. Nam dicho inuadendum galipolim quia non stringitur muris, castellum autem non potest opu-gnari ita cito, constantinopoli autem et perra optime teneri possunt meliusque cederent nostris, potissime si exercitus cristianorum var-renam transerit. Exercitum autem maritimum arbitror in nullo alio locho italie melius preparari posse quam janue. et querat qui scit querere nullum lochum aptiorem inueniet. Copie terestres quales et quante esse debeant. satis supra diximus. Circha maritimas, dicho suficere centum triremes, que ita hominibus fulcite sint ut ex unaquaque desoendere possint in terram, belandi causa, homines centum. Naues sint xxv. inter quas sint decem magne, naues magne habeant pro unaquaque homines quadringentos omnibus computatis, parue autem homines centum quinquaginta. habeant spingardas. sarbatanas. balistarios et archum ferentes. in quibus nauibus honerentur equi ducenti, et plures si fleri potest, quia si nostri bona fortuna uterentur, opportuni aptique essent ad multa. Insuper habeant duces decem italos vel alios rei militaris siue belare peritos, et belatores in equis usque in quingentos. Circa secundam interogationem. scilicet que prouisio etc. respondemus unam absque alia non profuturam. De numero nauium et galearum satis supra diximus. De galeis que meliores atque utilliores future sint, magne an parue. respondemus utiliores futuras galeas sub-tilles. tamen sint, ut vulgariter dicitur, aliquanto burde siue mediocres. ANNO t iti3 ( 228 ) Circha interogationem victualium. respondemus oporte renaues onerari grano. Locha ex quibus haberi poterunt in copia que onerentur in supradictis nauibus. puto esse sciciliam et horam maritimam que marema dicitur, pariter bischotum pro munitione galearum et nauium. Loehus ille ubi magis apte talle bischotum fleri posset. esset janua, propter habilitatem furnariorum, sed dubito ne victualia ibi commode haberentur. Ex quo concludimus melius esse quod committatur talis prouisio bi-schotorum in insulla scicilie et pizijs et in ciuitate veteri. In dicta autem scicilia loehus aptus est siracusa. quia portus bonus est et loehus optimus et bene conuenit itineri et nauigationi. Insuper onerentur super nauibus munitiones cujuscumque generis, veluti badilia. ligones, paliferri. vegetes calcis, et homines murandi siue edifleandi periti, quia omnibus his opus habetur in multis casibus. Circha conditionem nauium et quo pretio etc. respondetur nauis cantariorum x in xn mil. requirit homines centum, constabit ducatos dc pro singullo mense janue. naues xv usque in xvm mil. cantariorum vult homines centum vigintiquinque. constabit ducatos dcc pro singullo mense, naues xvm in xxmil. cantariorum constabit cum hominibus centum sexaginta ducatos dcccc. Ad interogationem que erit major facilitas nauium an galearum, presenti tempore in urbe janue facilius fabrichabuntur galee, quia non inteligimus haberi presto posse nisi naues x in xii magnas, sed bene haberi poterunt multe alie naues extraneorum, quia exercitus vult et requirit numerum nauium de quibus supra, ut super eas onerari possint supradicta. Atf interogationem in qua queritur quantum acciperetur pro uno qui velet facere se transfrectari. respondetur non esse necessarium aliud dicere circha hoc. quia ad hanc rem armabuntur, sed de consuetudine constat vectura unius hominis ducatos n pro singullo mense. t attento quod victualia nunc sunt cara. Ad interogationem quantum expenderetur pro una galea, respondemus in primis corpus unius galee cum omnibus aparatibus nauigandi et belandi. sine hominibus, constabit ducatos mcccc. armamentum hominum et victualium ducatos dc pro mense. Ad interogationem in qua queritur quot galee quot naues possint hic conduci etc. respondemus primo, ultra naues octo promissas, poterunt hic’armari respectu hominum, si corpora nauium habebuntur, usque in xxx ét ultra, galee vero tot quot vellent pro pretio de quo ( m ) DOCIMKNTI supra dicimus. Corpora nauium deficientium Laberi poterunt ex locis alienis, que huc nauigant. Ad interogationem quomodo et quo pretio conducentur mariuarij etc. respondemus quod ubi eis dentur alimenta, conducentur tales pretio ducatorum trium pro singulo mense, et erunt homines periti. Ad interogationem si habemus aliquas bonbardas etc. respondemus de hoc consulendum reuerendissimum dominum archiepiscopum et ducem nostrum, tamen non est ambigendum de nouo multa hujusmodi fabrichari hic posse, cum sint magistri ad eam rem apti, et metalla ex quibus lleri possunt. Multum consulimus ut aliquis religiosus bone victe et scientia pre-ditus. ac peritus in arte predicandi. mittatur in ungari&m. ut alias misus fuit frater joliannes capistranus qui amouit maximam summam gentium (*). DOCUMENTO DCIV. Altra risposta del dottore Francesco Marchese e socii. 1463. . . . dicembre (Politicorum etc., mazzo e numero come sopra) (Extra) Responsio dominorum francisci marchexij et sociorum. * (latra) Circa requisitiones reuerendi domini legati apostolici, in-frascriptis sic videtur esse respondendum. Primo, quod contra hostem potentissimum pugnaturis nulle copio superflue esse possunt, ideo quam majoribus fleri potest copijs utendum est. sed maxime ex parte ungarorum validus exercitus esse debet et continuus, ita ut ex ea parte maxime hostium vires vel occupcntur vel conterantur. Nam ungari solent tureis esse terrori, tanquam a (’) Superfluo è il dire che le sgrammaticature c la pessima ortografia di questo c dei successivi documenti, non devonsi attribuire al compilatore. anno 1463 ( 230 ) quibus crebris bellis turei vel restricti vel contriti et fusi sunt. Illis igitur potentem exercitum terrestrem habentibus, classis maritima etiam mediocris plurima conficere et perficere poterit. Qua autem parte inuadendus sit hostis, primum ex ungaria. sed si non eodem tempore inuadi posset. propterea quod forte ungari ante augustum mensem vel septembrem in aciem descendere propter locorum et regionum suarum oportunitatem nequeunt, videretur classem cogendam et congregandam esse apud insulam lemni. que et hostio ellesponti satis vicina est. quoniam sexaginta miliaribus inde distat, et tantumdem fere a partibus grecie que olim tesalia. et turchie que olim frigia dicebantur, spatij interjapet. Ita ille locus congregande classi aptus videtur, tum propter portuum comoditaiem. tum quia infestandis hostium finibus undequaque est peroportunum et comodum. ex eo loco inuadendi liostem consilium -capi prudentius poterit. Nam preter id quod impedietur hostis, ne auxilia maritime classi componat («c) et euocet ex grecia vel turcbia. etiam hoc commodi is locus dabit, quod facile intelligetnr utrum apud turrim vituperij. que in ingressu pene elesponti est. ubi castellum ab hostibus factum dicitur, tale sit impedimentum castellorum quod naui-gationem et transitum ellesponti posset impedire. Nam si quod adesset castellum, unum vel plura, ante omnia illa debellari opus esset, ut et comeatui et reliquis classem secuturis apertus transitus relinquatur. Ea castella, hominibus ibi in terra depositis et classe ex maritimis inuadente. putantur posse facile expugnari, si modo ungari ex superioribus mediterraneis hostem detineant ne ad maritimas oras ducere exercitum suum potentiorem valeat. Nam si tureorum dominus ita expeditus esset, ut ipse personaliter posset classi in litoribus grecie occurrere, facile impediret classem ubique ipse dominus adue-niret. ne in terram quisquam descenderet. Ea propter maxime curandum est. ut quantum potest eodem tempore et terrestris ungarorum exercitus hostium fines inuadat et classis ingrediatur elespontum. seu strictum ut vulgo dicitur. De genere armorum non sunt multa dicenda, quia ut plurimum turei aperto marte. acie in planis constituta, decertant, pauce illis sunt urbes menijs circumdate, castella munita non sunt illis multa. Ideo omni genere armorum, sed balistis. quas scorpiones veteres no-minauerunt. plurimum utendum putamus. Quia sicut ipsi arcu et sagittis utuntur, ita etiam balistis sagitisque utendum maxime videtur. ( 231 ) DOCUMENTI interpositis ad tuendos balistarios tarconis. prout conueniet pro locorum situ et pro quantitate balistariorum. Sic etiam sarbatanarum et spingardaruin commoda erit copia si haberi poterit, nam et ipsi turei illis dicitur habundare. ideo his etiam illis occurrendum videtur, beteris armis omnibus, quibus omnis utitur italia. etiam carendum non est. lancijs. gladijs. toracibus. galeis. Nam hoc cogitandum est quod manu ad manum sepe pugnandum erit, sunt enim audaces turei et pericula parum considerantes et quasi sepe temere in ferrum ruentes, ideo putet quicumque expeditionem cristianam secuturus e proximo manus conserendas sepissime. Unde autem parandi conuentus. forte comeatus dicere voluit ('). Si de comeatibus sensit, qui sunt principalius attendendi, nam legitur sepe penuria victus christianas acies in illis partibus defecisse, ideo permaxime considerandum est non posse ex illis partibus commeatum haberi. Ex turchia et grecia minime, quia hostibus parent, ex cipro nihil, quia obsidetur a mauris. ex insula creta, si ibi liceret insulanis seminare haberi possent. sed quia ea insula non ita libera est incolis seminandi facultas, restat ex insula Sicilie et apulia et maritima romana necessarie comeatum parari. Ea propter curandum ut naues queeumque classem cristianam sequentur, quantum poterunt frumenti secum ferant ex illis regionibus que supra memorate sunt, et ultra certus et amplus numerus nauium onerariarum deputetur conue-hendis victualibus, quarum alia cura non sit quam (?) subministrando commeatui. Eo quod cum ex longinquis partibus prouidendum sit. et propter ventos borreales multi menses estate prohibeant nauibus ingressum stricti, cauendum erit ne si classis ingressa strictum inopia viuendi laboraret, cogeretur turpiter egredi. Itaque pars ista victualium dilligentius est consideranda, nec esset incongruum si magna biscocti pars ex omnibus maritimis locis pareretur, ut ad tolerandam (leggi tollendam) penuriam conseruaretur. Si vero unde parandi conuentus queritur, respondendum est ex omnibus regionibus cristianis. quia nulla regio est que alliquid afferre ad hanc expeditionem non possit, aut homines aut naues aut pecuniam aut arma aut commeatum. Si autem queritur unde congregandi sunt, exercitus, vel in quo loco classis plurimum armari et conuenire possit. (') La copia rimossa a questa Commissione di consiglieri dover, aver conuentus a vece di comeatus, come veramente si legge nel documento procedente. ANNO 1403 ( m > existimamus nullam esse italie urbem que comodior omnibus maritimis instrumentis parandis sit quam janua, si sanctissimus dominus noster pecuniam exponat, et ibi celerius et comodius classis parari et armamentis muniri poterit quam alibi, propter et locorum et artificum oportunitatem et rerum necessariarum abundantiam. Ubi autem descendere comode exercitus cristianus possit, hoc non posse a longe predici putamus. Nam nec certum est quomodo ungari factnri sint, nec quanta sit futura classis, nec quo tempore ad hostium stricti perueniendum sit. Nam naues julio. augusto et fere sep-tembri propter ventos septentrionales, quibus illa patria crebro ventilatur. impedirentur ingredi strictum elesponti. Quapropter facta semel congregatione lemni. ibi melius deliberabitur ubi inuadendum * de-seendendumue sit. Sed nostra esset opinio, si ingressus aperte patebit. in elespontum penitus intrandum usque ad constantinopolim. licet sint qui putent non male apud eracleam relinqui posse aliquod presidium. ex quo itinera ex gaiipoli constantinopolim infestari et turl>ari possint, quamuis in eundo preter castrum galipolis reliqua omnia facile vastari et incendi possent. Nam classe ingressa strictum, tota grecia et turchià vel prohibebitur ne hinc illuc transeat nisi apud castra supra constantinopolim. et si potens erit classis ad numerum centum triremium et nauium triginta, poterit usque ad'ipsam constantinopolim accedi, que forte pro impetu capietur si ungari potentes in fines hostium descenderint. Classe enim apud constantinopolim existente. et ungaro a superioribus urgente, et venetis eximilium (?) infestantibus, turei in medio existentes omnibus partibus succurrere et se tueri, facile non posse putatur. Prouisio nauium et galearum necessaria putatur, nauium propter oppugnationem constantinopolis et castrorum maritimorum, quia ex proris et castellis nauium ac ex gabijs menia ipsa possunt et offendi. et pugnantes e menibus expelli. Numerus autem nauium ad minus triginta, et ex eis magne ad minus xv. relique ut sors feret a quingentis vegetibus supra, ut et instrumenta ferant et ad commeatum et arma ferenda sufficiant, si plures essent melius foret. Galee ad minus centum adsint, triremes et firme, quare non fugiendum, imo subtilioribus non est insistendum, sed quia standum pugnandum et vincendum est. ideo valide triremes esse debent, ut vulgo dicitur, borde vpI ba-tarde. non omnes tamen, quia etiam subtiles sunt oportune ut fugientem hostem in«equi ct tardare possint. Magne naues quanto ( m ) iilKtt M! Nfl majores. utiliores sunt, quia et plus honeris comportabunt et pu^ntado altiores et validiores. Minores eonuenient ad vehendos homines transmittendos et alia oportuna. et ut terre propinquius, si opus esset, accedant. ideo utrisque opus est. Littere etsi non scribantur, que tamen scribi possent ehiuui et ad alias regiones, tamen continuo ex. veuetijs et aliunde haberi informationes de hostium statu preparamentis et alijs poterunt, et in hoc omnis cristiauus solicite curabit. De victualibus partes cristiauorum male prouidere possunt, quia nec illis habundant et ea a tureis habere consuouerunt. sed quicqui l auxilij ex locis januensium aut fauoris haberi poterit, id presto sit et erit ad honorem cristi et sedis apostolice. De pretio transfretantium non potest certa informatio dari, quia nulla uauis pro paucis transituris posset recedere, si vero futuri sint plures. secundum quantitatem minus aut plus constabit expensa transitus. Ideo potius putandum est per mentionem transiturorum cum transuehentibus hoc debere componi, quamquam certa meta apponi possit. Sed ut aliquid respondeatur, nanis una que sit magnitudinis tante que ad eam vehendum indigeat hominibus centum, pro semestri constabit ad rationem librarum mille quingentarum januinorum ad minus pro singulo mense, et sic pro semestri constabit libras sex milia januinorum. et erit instructa omnibus oportunis et etiam victualibus pro hominibus centum predictis, Per annum vero ad eandem rationem, facta multiplicatione pretij et temporis. Janue. si pecunia exponatur, comode et naues ct triremes habebuntur. sed triremes citius et facilius, quia pauciori tempore fabricabuntur. Pro uno transfretaturo, passagium unius nauis tantum constabit quantum inter partes eonuenient. quia ccrta regula dari non potes!.. Pro galea una triremi, armata hominibus et, armis et victualibus, pro singulo mense expendentur libre mille sexcente januinorum. Pro una galea nouiter facta et fabricata et armata omnibus necessarijs. preter homines et victualia, expendentur libre duo milia quin-gente januinorum. Pro galea una nigra facta noua. nuda absque armamentis. libre mille ducente quinquaginta januinorum. Quantitas autem galearum janue. ultra galea* et. nane* communis, haberi poterit, tanta quante pecunie presto exponerentur, quia opinio est communis quod in tribus mtnsibus janue. suppetentibus pectini,i>- ANNO 1463 ( 234 ) quinquaginta galee fabricarentur. De nauibus non sic. quia pluri tem. pore esset opus. Marinar^ in janua dando pagam sex mensium haberentur, item remiges, pro libris quinque vel circa singulo mense, dando ultra eis victum. Sic etiam balistarij pro libris sex eodem pacto. Videtur janue. si adessent frumenta, optime et in magna copia bi-scoctum tiari posse, quia et ibi pistores et fornarij aptiores et soliti melius facere biscoctum et plures numero reperiuntur. Hec comprehendunt et satisfacere possunt omnibus interogationfbus factis per reuerendum dominum legatum apostolicum. et ita videtur nobis infrascriptis (*). Ita approbo Ego franciscus marchexius legum doctor. DOCUMENTO DCY. Terza relazione sullo stesso argomento fatta da Gerolamo Savignone. 1463. . . . dicembre (Politicorum etc., mazzo e numero come sopra) * Jhesus. Relatio jeronimi de sauinionio. In nomine patri? et tìlij et spiritus sancti, beate marie virginis, sancti johannis baptiste et gloriosissimi militis sancti georgij. nostri admirabilis protectoris, et totius celestis curie. Respondendum michi videtur, magnitiei ac prestantissimi domini, articulis requisitis per oratorem sanctissimi domini nostri, modo in-fr scripto, licet indignum me arbitrer tante rei posse consulere. Implorato prius auxilio spiritus sancti, conabor aliqua dicere circa requisita quam breuiori oratione potero. Et primo, suo primo articulo respondendo multa concludenti, per quod videtur velle habere consilium de tota ratione expeditionis pro- (’) Manca qui , como vedesi, Ia firma dei socii consulenti col dottore Marchese. E forse il documento c solo una copia. ( 2S5 ) irr:i mi vri spinellile, dico laudandum esse et consolandum quod primo quam e«-lerius fleri possit fabricentur tot triremes quot poteriot. salua pecuniarum substantia. videlieet secundum quod pecunie collident tir. Que triremes in ciuitate januensi et districtu facilius et minori pretio fabricabuntur quam alibi, lntelligendum est etiam quam potentiam habiturus est sanctissimus dominus noster in suo adjutorio a illustre duce borgundie. a dominatione venetorum, ab alijs dominationibus et communitatibus. Coneludendo buie parti dico armatam tìendam secundum erariuia quod haberi poterit, et quanto major tanto melior, classem congregandam esse in duobus aut tribus locis maritimis, in janua, pisis et partem in udene. in quo loco laudo personam sanctissimi domini nostri adesse. Deinde recollectis auxilijs et classe, ordinare quod omnia vasa maritima et apparatus colligantur in siracusano portu et in mesana. preter auxilia venetorum que commodius congregari poterunt apud insulam sapientia. Ex quo loco inuadendum. Hoc male complete potest consuli nisi primum intclligatur quomodo patent vie. et si facta sunt castra prope turrim vituperij an ne. Si ibi sunt facta castra, tunc laudo bono animo ea ca«tra aggredi et viriliter expugnari, que diuino fallente auxilio non dubito expugnabuntur et vincentur. Si paterent vie. laudarem sine mora cnm toto maritimo exercitu constantinopolitanain urbem, vexilo crucis precedente, magno trihumpho primitus inuadendam. Queritur quibus copijs. Dico cum quot quot majoribus fleri poterit, que copie quamquam maxime forent, maritime nulle erunt, nisi primo per tempora ante saltem duorum mensium, ungarie potentia militet cum copioso armorum genere, et impugnet ac occupet opida et passus teucrorum. ita ut opus sit teucrorum regi cum suis persona et exercitu bella parare et pugnare contra acies ungarorum. Que si «“lute et potenter non lierent copiose et ordinale, ammissus foret omnis labor, frustra factn esset marilima classis, perditum id pauchtim quod restat christiani nominis in egeo, mare pontico et demum in toto oriente. Queritur quo armorum genere. Dico eum pluribus hominibus clipeatis in bona parte tarconis ct omni genere clipeorum, qui videntur apprime necessarij contra sagittas teucrorum. Deinde seorpionorum. qui balistarij vulgari nomine nuncupantur, plurimorum tormentar iorum ciusarbatanoriorum. et demum omni armorum genere qu" hi*e lem porc prelia ct bella geruntur. ANNO 1463 ( 236 ) Unde parandi comeatus. Dico in italicas partes et portandi in nauibus. quia fit verisimile quod rex teucrorum intellecto furore Christianorum restringere debeat victualia, et vetare ne ex victualibus portentur in Christianorum locis. Loca italie memoranda pro cornea-tibus sunt primo genua, si aderit res frumentaria, que faciliter poterit extrahi jussu sanctissimi domini nostri de prouincia. pisis, maritima et Sicilia. In qua urbe januensi faciliter in duobus mensibus tìent quintalia xv in xx milia biscoti. Item in pisis et maritima, item in territorio sanctissimi domini nostri, item in apulia et Calabria, item maxima pars in trinaclia (sic) oppulentissima. itera in sardinea aliqua parua pars. Caxei et carnes in trinaclia et sardinea. Yinia ex genuensi ripparia et corsica et ex insula crete, ex qua crete (sic') etiam aliqui comeatus haberi poterunt. Que melior prouisio nauium an galearum. Utramque laudo necessariam. et magnarum nauium ac paruarum. quia omnia opperabuntur ad aliquid, galearum dico subtilium, et ut de omnibus sit munitus exercitus. Laudo in numero galearum sint tres vel quatuor grosse, in quibus sanctissimus dominus noster cum suis cardinalibus et episcopis commodius quiescere possit. Tertio, quod scribatur communitatibus et ciuitatibus quod armata nauigia occunant etc. Non laudo armari nauigia in orientales partes ne excitent teucrorum animos, nisi prius tota classis et potentia aderit in egeo mare, et tunc occurrant omnes, mares et femine, genu flexo et inclinato capite. * « Quarto, omnino flendum ut petitur, preter de victualibus, que non dubito opportere extrahi ex latio. Quinto, laudo per sanctissimum dominum nostrum et ungarorum regem ex nunc mitti speculatores in exercitu teucrorum et in ejus acies et in locis in quibus solitus est congregare potentias suas, qui nullam aliam curam habeant quam per zifram scribere et aduisare cura proprijs nuncijs que geruntur et parantur per teucrorum regem per mare et terram. Idem imponatur expresse mercatoribus januen-sibus et venetis, qui etiam habeant facultatem pro ea re mittere nuncios proprios, expensis sanctissimi domini nostri et dicte cruciate. Sexto, quo pretio haberi possint naues transfretantium. Dico quod nauis grossa cum sua turma merito conduci posset pro semestre pro ducatis quatuor millibus ducentis. ( 237 ) DOGI .MENTI Septimo, an commodius haberi possent triremes vel naues. Dico triremes et naues faciliter haberi poterunt ex hac nostra urbe ja-nuensi. mediantibus pecunijs. Oetauo. quantum acciperetur pro uno qui vellet se transfrectare. Hoc non laudo temptandum, quia nullus patronus nauis aut galee hoc modo neutiquam conduceretur. Nono, queritur quo pretio haberetur una nauis cum suis nautis solum. Dico ut superius quod una nauis grossa, bene fulcita omnibus necessarijs et victualibus pro dictis nautis, haberetur pro semestre pro aureis quatuor milibus ducentis, et minores pro rata. Si vellent in ea ponere transfretantes, opporteret comeatibus prouidere pro ipsis transfretantibus. Decimo de galeis. Triremes vero cum eorum nautis et socijs haberentur pro semestre pro aureis quatuor milibus quinquaginta, dummodo corpora cum apparatibus galee darentur patrono. Que corpora cum suis armamentis et bene fulcita constarent aureos mille quodlibet corpus earum. Ad undecimum, quantum expenderetur pro semestre. Respondetur quantum dictum est per decimum. Ad duodecimum, quantum pro corpore unius galee nude nigre. Respondetur ducati quingenti vel circa. Ad tertiumdecimum. quantum pro una galea cum suis apparatibus. Respondetur quantum dictum est in fine capituli decimi. Ad quartumdecimum. quot galee et naues possent in janua conduci etc. Dico quod in janua faciliter infra medium et duos menses fabricarentur galee quinquaginta, et armarentur vigintiquinque in triginta. sub formis superius sepenumero dictis. Et ultra promissas naues alie due non multum grosse conducerentur. Quintodecimo. quo pretio conducerentur marinari j. naute et bai i-starij. Respondetur marinarij et naute pretio ducatorum trium cum dimidio quolibet mense, cum paga mensium quatuor. ipsis habentibus victum in naue sumptibus conducentis. Scorpiones vero siue balistarij aliquanto pluri pretio conduci mererentur. Sextodecimo. ubi commodius poterit haberi biscoti copia. Huic r«'i satis consultum est in principio. Ultimo si habent januenses aliquas bombardas grossas accomodandas. Dico equum esse grossas et paruas. quotquot erunt, huic sancto operi commodare, etiam si deberent fieri noue. Ex quibus nouis tormentis ANNO 1463 ( 238 ) in hac januensi urbe fierent multe, magne et parue. in pauco tempore, si tempestiue ordinarentur. Reliqua ordinet et conducat ille qui cuncta que sunt sub celo gubernat. DOCUMENTO DCYI. Quarta relazione sullo stesso argomento fatta da Carlo Cicala, Andrea Sini-straro ed Egidio Carmadino. 1163. . . . dicemore (Politicorum etc., mazzo e numero come sopra) 4* Jhesus. Yobis spectabilibus dominis etc. lo aregordo nostro si e questo corno odireti de parte im parte. E primieramenti a voler casar lo turco de la gretia e de constan-tinopoli bizogna che gi sia la posansa de la ungaria e de tuti soi vexini circumstanti, como sono velachi e atra natione per terra, e sensa la dieta posansa no se porrea far niente. Ancora ge bizogna la posansa per mare de lo sancto padre e de signori christiani. de galee cento al manco, bene in ordine, e cum naue xxxx al manco inter grose e picene, le grose al manco siano xx e le picene altre xx. le quale naue bizognano essere bene in ordine de marinari inzenieri bombarderi e de gente darme. e asai artagiarie. corno saria al manco farchoni da xv in xx per le naue grose. saschauna de loro auese far-chone uno per naue. per le mure di constantinopoli e per altre castele chi sono in la boca de romania che bezogna prendeli. ancora tutte le altre naue artagiaria. corno seria scare sape baili pali de ferro e pi-choni in grande numero, gradise d per naue. legnami per repari in copia, bombardarie asai e grose e picene, puluere in grande soma, corno de bombarde Barbatane e spingarde, veretoni da capsie cccc per naue. le naue xx picene siano carrigate de vitualie biscoti farine formagij olij carne salata salumini e lemi in grande copia. Ancora che tute naue e nauili de cristiani chi portaseno vitualia ala marta soe alo campo, aueseno indulgentia corno queli chi foseno in fati darme. ( 239 ) DOCUMENTI E per aregordo. se tuta la posansa de la cristianità, soe de garie e de naue. foseno per mar. e non ge fose la posansa de ungaria per terra sopra di ta. non se poria far niente, tuta la speiza sereiua perduta. perche gi bizogna la posansa de ungaria per terra sopra tuto. Perche bizogna lo sancto padre ordine in forma che li ungari posano stare e vegnire contra de lo turcho per terra, per forma che poseno resiste a lo dicto turcho. fasando questo, semo più eh a certi che dio ne dara victoria, pero che lo dicto turcho no a tanta posansa de poei garda per mare e per terra. Circa lo logo unde se debia retrouar tuta la armata inseme, e in che logo se debian trouare per aspeitarse. nostro aregordo si e ali-zora de teneidos fin a la bocha de romania fin alo vituperio, in lo quale logo sono porti asai tuti 'insieme suficienti a regogie tropo più naue e galee più de dexe. tanta che non e larmata sopra dieta. Impero che alo vituperio lo dicto turco ge a faeto un forte castello ala banda de la gretia. e si semo certi no sia bastante a poise def-fende a tanta armata, e bisogna corno se sia de prende quello castello per auer lo passo e de tegnirlo. peroche le naue chi som auegnir de poy de larmata posano andar segure a larmata cum vitualie. E de poi pasar più in su flm a galipoli e lì ardege tute le fuste de mare e fare che no posano andare de turchia in gretia. E sopra lo dicto *logo de galipoli lasarge v naue e x garie chi siam a modo de castello. che nisuno turco non posa pasare de turchia in gretia. e questo bizogna corno se sia per monte atre bone caxone. Da poy cum tuta larmata andare adrito viagio per contra con-stantinopoli a carchidones ouer ala izora de lo principo. chi sono boni loghi per naue e per galee, e si sono sur la boca de lo gorfo de li-comidia. chi e lo banchaa de lo pan de constantinopoli e de omni ar-tagiaria che bizogna lo turco per tuta la soa armata, e si e rente a constantinopoli migia tre. e si sono loghi cum perfecte aigue da beiue. e si se pono cum tuta larmata metese bene in ordine cum far-choni e atri insegni, e in tre ore esser ale mure de constantinopoli cosi de ver la banda de pera, e per auizo omni matina e lo vento alo gorfo in adjutorio semper de larmata. E bizogna che larmata sia amezo lo meise de setembre per aliue-rarse cum la posansa de li ungari. chi no pono cauarchare per li mosconi (sic) chi no sia mezo lo meize de setembre sopradicto. porche dicemo non si tardi, che larmata non farebe niente sensa la posansa ANNO 1463 ( 540 ) de lo ungaro. e bizogna aliuelarse insieme e de trouarse tuti insieme ala sufa. Fasando cosi semo certi che cbristo dara victoria a cristiani. e per auizo vostro li habitanti de constantinopoli sono tuti mal contenti e stati misi per forsa. judei cristiani turchi mischiati chi ge stano contro loro voglia, e semo certi che vedendo tanta posansa per marè e per terra e se meterano a fugire sensa arcuno dubio. che piaxa a dio che cossi sia. Carolus cigala et Andreas sinistrarius et Egidius de carmadino DOCUMENTO DCVII. Pareri e consigli sullo stesso tenia di Pietro Sinislraro. 1-i63. . . . dicembre (Politicorum etc., mazzo e numero come sopra) * In primo' ubi se debeat radunare armatam. Judicio mei petri se-nestrarij dico, asoche le persone chi monteram supra larmata siano meno fugitiue a mi me pare che tota la armata se debea recolere aut in saraguxia de cicillia. aut in calari de sardinia. aut in bo-niffacio de corsicha. e da poy tuta unita la dieta clase debeano andare verso leuante e se debeano retrouare a parlamento luna aspeytando latra tra cauo de sancto angello, lizora de li serui e cauo de mari a matapam. da poy andando a so camino se debiano appreso trouare a lizora de nigroponte. a li caui da leuante da lo caristo. cauo di scarpa mantello e loco di loreto luna aspeytare latra, li dagando loro ordine si de segni corno di tartadi e di nomi, cosi di jorno corno di note, e da poy dato loro ordine e debiano andare in la bocha de romania e andare sopra lo malito in lo loco de la figea. se disponando andare per lo golfo di galipolli e retrouarse a lo porto de ostria sopra ga-lipolli doue e lo saraio vego de lo turcho. e poy tentare per mare e per terra locum galipolli chi e tuto dismurato, lo qualle ottenendo se pileria la majore parte di fuste gallee artagiaria armamenti de la ( 241 ) DOCUMENTI potentia turehiana maritima, chi sareya tanto disfauore a li turchi corno quaxi se perdeseno andrinopolli. Ma per intendere de aueyre vitoria com tute le naue e le gallee chi sono in mare beni armate, se faria uolla se non li fosse la potentia de li umgari. de la evalle potentia utille a talle impresa far facere supra lo danobio in sibino (sic) e in quella una parte ckì lo dicto fiume da galee da xxv incirca, sopra le qualle se metesse da homini xx mila ben armati chi veniseno in lo mare majore o ad locum varne aut a lo discos (?). asoclie la potentia tripartita da baso umgaria e de lo turchi mare majore. e poy se tentase la gretia. asoche li turchi di-uideseno la soa potentia in guarnexone de soe terre e contra li cristiani. li qualli saria molto dificille a podere resistere ad castra felicia cristianorum. Como fosse pu potentia per mare mego saria, ma per non aueyre tropo confuxione chi auese naue da numero xv in xx grosse da bote mille in suzo com gallee da lx in lxxx. ultra le ihusme loro, pode-seno meterre in terra da homini da xx in xxv mila chi foseno tuti armati di loricha e di selata. lo quarto di iospetri (sic), lo quarto di balestra, lo quarto di traconi, lo quarto de lanse lunge. e chi aueseno ancora sozo le naui dà chanon da cc in cccc in ordine per poere in terra montare li preminenti. • Quanto per respeto de le vitualie. est communis ratio maritima in mense cantarium medium bischoti pro bocha. e secundum la soma de la gente se po fare questa raxone. per le naue ad rationem mariti-mani trafilando, consuetudo antiqua sic ferebat, nauis cum hominibus c habebant in mense lib. xmi pro homine, nauis cum hominibus cl dabantur lib. xv in mense, nauis cum hominibus cc habebat lib. xim in mense, sed in agendis belicis se considera la soma e ad longum iter et prò quanto tempore. Chi volese far naui. la naue da cantara vm mila incirca expedita pro mensibus tribus extimatur constare lo cantar da ducati xvi in xvii. nauis de cantar, xn in xv ducati xx lo cantara. nauis de xvm in xx ducati xx in xxim in lo cantara. dico de portata eorum. A metre homini in le naui do paga per nollo e de costuma anticha fino a sio ducatum unum, in constantinopoli ducati il. in cada ducati in pro homine, per respecto de lo scoto, secundum tempora et pretium vitualium. de more da lx in lxiii prò bocha. Volendo fare galee, solo lo corpo com remi e sartia e velie coste-Socielà Ligure St. Patria. Voi. VII. P- 1. IG ANNO litìì ( ) •__ riano. secundum ehi volese pocho o asay. da lib. mdccc in lib. u mil. cc incirca. Volendo armar le galee, ogni gallea bisogna de homini ccx in clx di remi, xxxxim compagnoni e con li officiali, poche gallee costeriano lo meyze ducati dc. ad imyorem somarn constarent ducati dccl in due. dccc. . A volevre fare bona e utile potentia de bombarde vi e di bezogno da petie lx in lxxx. chi lanseno da cantara duo in vi per peso de caschuna bombarda, habia lauorati c pedri (pietre). e ancora e di bisogno de aueyre da spingarde ci., chi lanseno libre lx in 100 (sic) di pombio per una. e taseno prouicione di legnamini di ogni sorta, taole e altre cose, cosi per riparo di le bonbarde corno di far betrasche e di altre cose contra opida castra et ciuitates turchorum. DOCUMENTO DCV1II. Risposte del governo genovese alle domande dell’oralor pontificio, Fabiano da Montepulciano. 1463 , ... . dicembre (Politicorum etc., mazzo e numero come sopra) Collecta sunt consilia hec a multis. Omnium fere sententia est. primum quod ungari et alij christiani ab illa parte potentem exercitura haheant terrestrem, equitum pedi-tumque. et ita potentem ut turchus non audeat ad manus venire cum eis. De numero, in hoc aliqui dicunt oportere esse exercitum ducentorum milia vjroram. Et quoniam nationes ille propter conditionem illius ore non possunt in castra exire ante mensem augusti, dicunt aliqui cogitandum esse quod classis maritima eodem tempore parata nit. ut eodem tempore bellum terra raarique geratur, ut turchus ab undique eodem tempore impeditus nemini resistere satis possit. Aliqui in hoc dicunt non multum referre si classis ante parata esset, quia interea quo ungari exirent in castra, flerent duo bona, unum expugnatio mitileni vel illorum duorum, castrorum que apud turrim vitu-perij fabricata sunt, qui est ingressus illius maris. Et si diceretur ( 213 ) documenti quod turchus tunc terra non oppressus venire posset ad resistendum expugnationi illorum locorum, respondetur quod sentiens parari ah ungaris tantum exercitum, non auderet discedere a locis suis terrestribus et alijs tìnibijs qui in immensum distant a locis illis maritimis. Item interea quo ungari pararent exercitum, consultari posset per classem uhi inuadendus esset turchus via maritima. Que consultatio ui non leujs. et preparatio ad id. aliquod tempus exigeret, ita quod st classis aliquo*tempore preueniret exercitum terrestrem, non videretur inutile (*). Ad numerum classis, fere omnes centum triremes necessarias esse dicunt, in quibus si essent alique bastarde, viderentur utiliores quam omnes subtiles (*). Ad numerum nauium. quasi omnes concordant sufficere x\ in xx naues grossas, et totidem minores ad deportandos comeatus hinc inde. Quidam (3) dicunt opportere naues grossas habere usque in cccc x iros qui descendere possent in terra, et habere velle farchonos unum i ro naue cum magna sagitaminis copia, bomhardis gradicijs hadilibus ciapis tabullis et lignis pro reparatione pro hastilis et alia similia, multam pulnerem pro bombardis. multos lapides et hujusmodi, item calcinam pro murando, et quelibet nauis duos aut tres magistros artis ad murandum. ubi pluribus in locis fleri forsitan castra et bastit.ss aut muros opporteret. Naues onerarias sufficere si haberent nautas necessarios. cum eorum opera ad nihil fere aliud necessaria esset quam ad victualia deportanda et ad virorum transfretationem (4) Triremes (■) armatas pro solito, ex quibus exire possent ad minus in terram ho mines cxxv pro singula trireme. Ad partem ubi victualia colligenda |int. quasi omnes siciliam ct (’) Postremi interrogali dixerunt eodem tempore esse discedendum. rt pnarrs scilicet vel naues vel triremes expcctent se mutuo in loco ordinato. Primo septembris . ... in mari, classis pro nonis augusti, propter quod exercitu* prior esse non potest et classis prius illa mari »... non sunt quam per totum augustum. (’) A lxxv usque in lxxx. {*) Hanc partem dicunt esse tollendam. Cioè da qui finn all oporteret. [l) Quest'ultime parole furono aggiunto dalla mano stessa di cui sono i presenti appunti nel margine. (*) Tutto il periodo si volle cancellare, « in margine hewi strillo : tìandn oprra quoti priunte rei .... classem vel abstineant sr ab offensis. ANNO I463 ( 244 ) oram maritimam ac apuliam designant, et quasi in alio loco sperandum non esse. Pisas aliqui dicunt et prouinciam (') masillie. sardi-neam pro carnibus ex caseis. Vinum ex multis locis Laberi posse. In hoc faciendam esse magnam preparationem et certam, cum nihil pbssit esset in hoc facto periculosius quam defectus victualium, exemplo aliorum exercituum qui in tali casu hoc errore periere, et presertim preparandam esse magnam bischoti summam et leguminum (-) et farinarum. Si ex prouineia deportandum frumentum, janua locus esset super ceteros aptissimus ad conjiciendum bischotum. Ad partem ubi coligenda sit omnis classis, ubi inuadendi postea consilium et cetera ordinentur, differunt satis, aliqui et bona pars apud mitilenem in loco ubi dicitur alegiaramie qui est portus magnus. locus ad recipiendum aptus, lignis et aqua habundans. que sunt duo exercitibus maxime necessaria, locus propinquus satis hostibus, locus in itinere, qui nihil deuiat. ubi veneti ex suo mari et alij ex occidente euntes nihil itineris perdunt, ubi interea quo cetera fierent, temptari posset expugnatio mitileni, locus (3) aptus etiam conficiendis gradicijs et ad molendum, frumenta (l). Aliqui pauci dixerunt sira-cusas in scicilia. calarim in sardinea. aliqui plures apud insulas lemmi, locum hostibus vicinum, bonis et magnis portibus plenum, aptum ab omni parte ad molestiam hosti inferendam, locumque ex quo hosti prohiberetur aditus ex grecia classem habendi, aliqui vero janue vel pisis. Ubi inuadendus sit primo hostis per mare, quidam dicunt expu gnatis turribus vituperij inuadendum esse locum gallipolis. terram opulentissimam. ubi hostis habet multos bellicos apparatus, triremes ac biremes, locum non muratum nisi castellum, quo loco obtento, magnus esset terror turc-is. et multa commoditas auferetur eis tam gen- # . tmm quam victualium, quam etiam armorum. Quidam vero dicunt tunc in hoc consilium esse capiendum, quando classis congregata esset, quia tunc explorato hostis conatu et quid ageret, quidue ageret terrestris exercitus christianus. consuli melius huic facto posset. Quidam vero constantinopolim inuadendam. que repleta varijs gentibus, judeis (*) Lo stesso che in neta 4. nella pagina precedente. (*) Da qui al (ine del periodo, come sopra in nota 4. (*) Come sopra nella nota antecedente. (*) Il margine fino a qui dice: in hoc concordant, ma il seguito fino a quidam vero dicunt lo vuole cancellato. ( 245 ) DOCUMEN11 et. alijs. non satis videretur apta ad resistendum, nec posset turchus ad e am auxilium mittere clauso aditu quem classis clauderet.' Que ciuitas si mari expugnaretur, prout fièri posset a nauibus cum far-(“lionis. non videtur posse resistere ubi ah alijs partibus esset astricta. Aliquis dixit classem partiendam esse, videlicet partem in danubium mittendam ut ad partes varne molestiam inferret, alia pars in gre-ciam. cum hostis a duabus partibus mari et ab una parte terrestri itinere oppressus, non omnibus locis prouidere posset (*). Quo genere armorum pugnandum sit. omnes commemorant hai istas omnis generis, tarchonos et sarbatanas. galeam thoracem et ensem, quia cum tureis non eminus sed cominus sepe pugnandum sit. Pretium nauium. hoc est stipendium, est intelligenda magnitudo nauis. sed hoc medium dici potest, usque in x mil. cantaria nauis homines centum pro ducatis quingentis (2) in mense, pro cantarijs usque in xv mil. homines centum vigintiquinque pro ducatis sexcentis, a xv mil. usque in xx incirca homines cl ducatos octingentos in mille pro naui. Armamentum (3) unius triremis, videlicet cum hominibus armis et victualibus sine capitaneo. ducati dcl usq. in dcc secundum numerum. Triremes armatas dari posse concurritur pro ducatis i»c in mense pro singula. Corpus unius triremis subtilis cum omnibus apparatibus. sine hominibus et victualijs. ducati dccc (4). corpus nigrum sine apparatibus ducati d. Qirilibet nauta pro ducatis duobus, quilibet balistarius pro ducatis tribus in mense (5). Quilibet volens transfretare se. pro schoto usque chium vel mitilenem- (sic) (6). Quot naues hic haberi possent. octo in x bone, si plures exigende essent, opportere alias ah alijs nationibus exquirere ("). 0) Pel periodo Quidam vero dicunt Ia mano dcl margine dice : in hoc concordant, e ii resto del capoverso cancella. (*) Sopra quingentis hevvi scritto sexcentis, e dove poco sottQ hevvi sexcentis trovo mutato octingentis. (s) Questo periodo è stato aggiunto dalla solita mano. (*) La slessa aggiunge dei suo : bastarde ducali dccc.c in mille. (5) Parimenti qui al nauta soggiunge qui dicuntur remigi, a ducuhs duobvs muta vel duobus cum dimidio, e dopo balistarius fa seguire vel solius triremis. (6) 11 periodo rimasto sosp so compi ' la mano stessa così: pro sclioto a ducato i in ii. Imbito respectu ad pretium . ... sed pro naulo nihil. (7) Cancellalo Valias ab alijs etc. bevvi cambiato: Opportere 'Hos fabricari facere quia.....non posset in tempus, et si fabricande sint, incipiendum foret. ANNO 1463 ( 246 ) Triremes armare si quis voluerit, quinquaginta aut plus fleri possunt minori spatio quam mensium trium. De bombardi* grossis facillis erit fabricatio, cum sint metalla et optimi magistri. Quot (*) homines unaqueque nauis portare posset pro .Jransfretando. ccc usque in sexcentos secundum nauium magnitudinem. DOCUMENTO DUX. I Protettori promUlono al nuovo eletto vicario consolare di Catta, Leonardo di Pietrasanta, di prorogargli ad un triennio la carica, se vi si condurrà onestamente. U63, 7 dicembre (Negot. gest. oli. s. Georg, ann. 1157-1475) ( fol. 37 v.) * MCCCCLXIII die VII decembris. Magnitiei domini protectores etc. in legitimo numero congregati, auditis prestantibus viris marcelino et collegis, referendarijs agibi-lium caffè et aliorum locorum jurisdictionis magnifici officij sancti georgij. et animaduertentes quantum decet suum magistratum, cui res publica januensis commisit imperium et summam rerum dictarum ciuitatum et locorum maris pontici. solerti attentione metiri, et ita prouidere quod officiales sui fideliter et laudabiliter officia sua exerceant, adeo quod populi et subditi sui exultent eorum bono regimine. Itaque cum elegerint in vicarium consularem caffè egregium legumdoctorem dominum leonardum de petrasancta. ipsi-que promiserint quod si officium illud exercuerit ita laudabiliter quod merito commendetur, et ipsis effectibus judicetur dignus bonis operibus. eo officio non tantum per annum, sed per plures sit et in-telligatur electus, ultra tempus quo exercebit dictum officium quamprimum caffam perueniet usque ad aduentum consulum designatorum, per totum tempus trium consulum nuper electorum, videlicet pre- • - (') Quest’alinea è tutto aggiunto dalla solita mano. ( 247 ) DOCUMENTI stantium virorum gregorij de reza. calocij de guisultis et joannis rencii de cabella. auctoritate presentis deliberationis statuerunt ei decreuerunt quod licet litere facte dicto domino leonardo sint pro mensibus tredecim. tamen ipso se bene habente et exercente laudabiliter dictum officium. amoueri non possit ab eo vicariatus otlicio linito dicto tempore, sed si et in quantum ita fideliter egerit quod virtutes et merita sua eugi commendent, fieri debeant sibi littere dt % toto tempore dictorum consulum, et interim tamen non possit amoueri nisi propter justam causam demeritorum. DOCUMENTO DCX. Decreto in favore del predetto vicario consolare, cioè di poter appellare ai consoli contro le sentenze doi suoi sindicatori. 4463, 16 dicembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 37 e.) * MCCCCLXIII die XVI decembris. Magnifici domini protectores etc. in integro numero congregati. c( quorum qui his affuerunt presentes nomina sunt hec : D. Mucianus de grimaldis prior Marcus de marinis Galeacius pinellus Johannes justinianus q. ambrosij Guirardus de goano Octobonus scalia et Manuel saluaigus Jeronimus de sale Cupientes ciuitatem caffè saluam esse et illam videre in sedibns nostrorum majorum repositam esse, et quod bono regimine ita regatur et gubernetur quod experiatur eam esse templum justitio, et animaduertentes quod propter malas temporum conditiones et improborum hominum versutias, non bene de sua republica sentientium, conspirantium contra officiales quos nituntur in sindicamentis opprimere. quoniam^suis desiderijs non acquiescunt, difficile hactenus fuerit adinuenire viros rectos doctores legum qui eo proficisci volue- rint ad exercendum dictum officium vicariatus : Proptoroa volentes his prolùdere, ut sublatus sit hujusmodi timor ab infrascripto domino designato vicario timide et minus quum recto et rito et ut docet exor-cegdi oftlcium suum, statuerunt decreuerunt et deliberauerunt quod por liceat egregio legum doctori domino leonardo de petrasancta. electo ipsos magnitlcos dominos vicario consulari eaiTc. so appellare ad do-'tninos tres tunc futuros consules, quos cpnstituunt judices appellationum interponendarum per dictum dominum leonardum. delectum vicarium consularem calle, a sententijs contra se ferendis per sindi-.catores sind icat uros ipsum in caffa. si senserit inique condemnatum. Ita tamen quod per appellationem non retardetur exequutio. cauente illo in fauorem ciyus lata fuerit sententia de restituendo quid con-sequutus fuerit, si obtinuerit pro se ab ipsis dominis tribus futuris consulibus dictus dominus leonardus in appellatione, et hoc non obstantibus aliquibus legibus et statutis et obstautijs quibuscumque in contrarium disponentibus. ANNO MCCCCLXIV STORIA E DOCUMENTI ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. Nel primo bimestre dell''anno 1464, si avverò in s. Giorgio tale pressantissima seguela di atti e decreti amministrativi, da far credere che i rettori del Banco prevedessero imminenti e non evitabili le calamità politiche e sanitarie, onde furono involti. A coprire perciò i posti rimasti vacanti dopo l’elezione generale dei consoli e ufficiali delle colonie, avvenuta il 28 settembre 1463, diedero balìa ai quattro referendarii sui negozii di CafTa di conferire taluni impieghi minori, come di soprastante alle acque, di custode della porta Caiadore, e simili, agli artefici murali, balestrai e artiglieri che stavano per mandare in Crimea (*); ed essi medesimi lo stesso giorno, 2 gennaio, surrogarono Giovanni D’Oria a Giovanni Imperiale nel capi-taneato dei borghi, e Girolamo Squarciafico a Lodovico Ita- (’) Vedi il documento DCX1. liano nel comando degli avanborghi di Calla, e parecchie altre cariche distribuirono ('); e ne segnarono ancora le patenti (-), dovendo ognuno tra breve accingersi al viaggio della Tauride. Già da mesi n’ erano partiti a quella volta i tre consoli eletti lo scorso anno; e a compiere il ruolo organico della suprema magistratura di Caffa, consistente nel console, i due massari o provvisori e il vicario, mancava solo questo, trovato poi nella persona del dottore Leonardo Guiraldi di Pietrasanta, al quale per invogliarlo al retto operare e ben maneggiarsi nel difficile arringo i Protettori scaduti fatto avevano di molte promésse e largheggiato in prerogative e franchigie. Sur una di queste, che gli dava il diritto d’appellazione al magnifico Banco in Genova contro i suoi sindicatori, i Padri di san Giorgio, sulla proposta dei referendarii suddetti, giudicarono dover rifarsi, e, senza mutarne la sostanza, stabilire che l’appello avesse luogo presso il console e massari di Cdffa, non già presso l’Ufficio sedente in Genova, come troppo lontano dal luogo della contesa (3). Così pure decidevano le spese di viaggio del Leonardo fossero a carico dei consoli, di cui fungerebbe le veci nella parte forense (4), ed al suo compagno Antonio Papavero, concessero lettera credenziale d’ufficiale del peso nella piccola colonia di -’Copa (3). Volto quindi uno sguardo allo stato politico e legale della bella metropoli, saggiamente avvisarono scrivendo ai vescovi, greco ed armeno, parole d’esortazione e lode, con cui anima-vanli a rinverdire più che mai le loro speranze e dei connazionali su d’ un prospero atteso avvenimento, foriere di lieto vivere e benessere generale ai popoli taurici, senza dire in (’) Vedi il documento DCX1I. (*) Vedi il documento DCXVJI. (s) Vedi il documento DCXVI1I. (*) Vedi il documento DCXIX. (‘j Vedi il documento DCXIII. ( 253 ) STOMA iscritto quale fosse I1 evento.su cui poggiavano tanta fiducia; acciò non succedendo, come non avvenne, l’impresa condotta da Pio li, non ne restassero scherniti essi e i sudditi sconfortati ed olìesi. All’opposto recavasi a loro cognizione l’ordine trasmesso di corto ai rettori della città, di divieto cioè, a che permettessero a chicchessia l’ingerirsi nelle cause giuridiche e criminali, non esclusi i vescovi medesimi, ai quali apparteneva sì il debito di regolare gli affari di religione e del culto, non quello d’intromettersi di cure governative e negozi pubblici della colonia. Con ciò sarebbero pur sempre dal braccio secolare sostenuti nei legittimi diritti acquisiti, e il barfco di san Giorgio avriali protetti nei giusti loro ricorsi ed onesti intendimenti (l). Volevano insomma i Protettori introdurre colà un eguale procedura e uniformità di leggi tra le diverse razze abitatrici del suolo, e ad ottenerle opportuno mezzo stimarono il concentrare nelle mani degli ufficiali superióri l’intiero esercizio della podestà, amministrazione giudiziaria e sicurezza generale del paese. II. « Latore di queste lettere, e molt’ altre che diremo nel seguito , fu inviato il vicario consolare, Leonardo, col precetto di studiare il passo, e giunto a Calla dar esito alle numerose liti giacenti in tribunale in attesa del primo magistrato. Ed anche perchè premeva assai ai Protettori di far pervenire alle mani del console e massari le nuove istruzioni e importanti ordini, allora allora in pien consiglio discussi e deliberati, pel buon governo della penisola. Faremo di noverarli, restringendoci a brevi accenni. (’j Vedi i documenti DCXX1 c DCXXII. * ANNO I 464 ( 254 ) Incominciano coll’ ammonirli essere stati ili fresco eletti quattro cittadini, aventi l’incarico di conoscere per filo e per segno F intiero andamento delle cose catTesi, e riferirne due volte la settimana al Banco, il quale sulla loro proposta deciderebbe il da farsi nei singoli rami d’ amministrazione. Altrettanto in riguardo delle spese, devolute all’esame di altri quattro revisori o crivellatori, appositamente scelti per rivedere e controllare i registri della masseria. Avere già essi posto mano allo scrutinio e trovato nei cartolari di molte mende ed errori, e proceduto anche a condanne. Ciò far loro noto, affinchè, se l’abbiano per detto, quando verrà il loro turno, non si mancherà di investigare se avranno eseguiti i comandi 1 anno scorso tramandati pel corriere Nicoloso Camogli e il vescovo di Cembalo. Premessi questi moniti, entrano a rispondere alFultime loro lettere, dove s’erano vivamente doluti della povertà della masseria calTese, e fanno le solite maraviglie di taì.to sperpero, mentr’essi console e massari non ignorano la casa di s. (.iorgio da ben undici anni nulF affatto percepire sull entrate di Caffa, che tutte spendevansi a vantaggio della colonia. E appunto perché povera e sfinita era la finanza, non sapevano intendere come avessero largheggiato cotanto verso gli stipendiati, fino a dare cinquecento aspri mensili a taluni, continuare il soldo a paghe morte e a gente escita dai confini dell impero di Gazzeria. Almeno, di tali irregolari soluzioni venir essi accusati appo s. Giorgio, e dai revisori suddetti appurata che sia la verità, ne li avvertono fin d’ora che saranno severamente puniti. Ad alleggerire forse F arduo compito dei rettori caffesi e chiamare altri a parte della sollecitudine loro, annunziano la nomina avvenuta, per volontà del Banco, dei nuo\i membri componenti l’Ufficio di Moneta e della Campagna, nelle persone di Abramo Vivaldi, Cristoforo Narice, Giuliano Fieschi e Gregorio Del pino ; e costringono gli eletti ad accettare senza i i- serva la loro nomina, e chiamarsi solidari di tutto che a danno di quella masseria e città fosse per desidia o malizia loro per accadere. In caso di vacanza d’alcuno dei socii, vogliono il rimpiazzante sia eletto a secreto suffragio dal riunito consesso dei maggiorenti della colonia, presieduti dal console. Sulle spese sono anche più espliciti e rigorosi. Statuiscono nissuno possa ammettersi al soldo del comune senza previa ordinanza del corpo consolare e dell1 Ufficio di Moneta, e che su sStte deliberanti ottenuto non abbia sei voti per lo meno, e se altramente accadesse, nulla sia la collazione, e lo scrivano proibito di registrarla sotto pena di fiorini dieci ogni volta e per singolo. Ammesso poi, lo stipendio mai non debba eccedere gli aspri duecento al mese : e lo stesso si osservi pei cavalieri (persone di confidenza del console e quasi gentiluomini di corte), i quali duecento aspri e non più, secondo le regole, percepire dovessero nella loro carica, escluso durante essa qualunque altro impiego lucrativo. Chi navigava fuori Gazzeria perderebbe issofatto ogni diritto al suo soldo; e lo scrivano era tenuto ciascun mese a denunziare con giuramento 1 abuso verificatosi d’alcuna paga morta, traente danaro sul tesoro pubblico, e in quel caso si costringesse il colpevole scotitore a pagar il doppio della somma percepita. A tale effetto ogni trimestre si dovesse fare la mostra, ossia rassegna dei soldati al servizio della colonia, e gli assenti, meno i casi d’infermità o di licenza ottenuta dal console, perduto lo stipendio si cassassero dal ruolo. Dai codici eziandio della cancelleria aveansi a togliere le partite tutte di spese non deliberate con voto preventivo ed unanime dai rettori di CalTa: ondechè gli scrivani innanzi di allibrarle nei cartolarli della masseria ob-bligavansi a segnarle nei manuali, di dove, se approvate, trasportarle diffmitivamente nei registri di contabilità; colla facoltà ben inteso di deporre quelli, e gli altri subalterni trovati men solleciti nei rispettivi loro doveri, attribuita al con- ANNO I464 ( 256 ) sole e provvisori di comune consenso, non però mai d’esclusiva balìa d’un solo di essi, a scanso di personale vendetta o d’altra brutta passione. Proibiscono in terzo luogo ai latini il libero accesso all’ imperatore tartaro all’insaputa dell’Ufficio di Moneta, e l’accettare da lui o suoi baroni stipendio o provvisione di sorta, sotto pena di venticinque sommi ; alla quale andrebbe soggetto l’Ufficio stesso ove ricusasse accollarsi l’azienda della Campagna, e il console ancora se negli affari riguardanti a~ quel monarca pretendesse agire da solo, inconsulti i massari ed il ridetto Iffìcio; inaugurando cosi i Protettori un vero consiglio di stato per le relazioni estere. Altro divieto al console fu questo, di non recarsi mai a convito in casa di privati, di non svillaneggiare od offendere a parole e fatti alcun suddito, fuori che nell’ esercizio della giustizia i disobbedienti alle lecreri e i tristi; contro i quali suggerivano anzi l’applicazione del massimo della pena corporale, carceraria, di bando, statuita pel commesso reato. Nel che, a scanso d’ attrito e confusione, avvertono i rettori di Caffa di non consentire ai vescovi armeno e greco 1’ ingerirsi di affari civili o giuridici co’ loro connazionali, meno che nelle cause matrimoniali e nei casi di coscienza, e il sindaco del comune prò tempore non si brighi dal canto suo di greci, giudei od armeni, ma dei soli latini si occupi : salvo ne ricevesse apposito incarico, a tutela del buon ordine, dal supremo magistrato della città. Al vicario consolare Leonardo Gherardi poi, spedito di fretta innanzi a tutti gli altri ufficiali a Caffa peli’ urgente bisogno di accelerare il corso della giustizia, si rammentava di procedere severamente contro gli offensori dei prelati suddetti, i discoli e insolenti che ingiuriato avessero, come ne correva voce, i pubblici funzionarli del Banco. Restano alcuni minuti articoli sulla ritenuta del tredicesimo mese, da convertire in compra di miglio pel temibile caso di ( 257 ) STORIA carestia; sulla vendita dei minori ufficii vacanti, a farsi in Calta dal console e massari ad oneste persone, e il prezzo investirlo nella fabbrica delle mura; sulle tasse a esigere da varii impiegati morosi sotto perdita della prodotta sicurtà; su due scrivani, i notari Nicolò Torriglia e Lorenzo Calvi, minacciati di grave castigo pella disordinata tenuta dei loro conti, e nel frattempo astretti, per cautela, alla cauzione di fiorini due mila caduno ; sul ricorso nella causa di Bartolomeo Lavello interposto presso il podestà di Genova contro la sentenza del vicario consolare di Caffa: atto lesivo dell’onore e giurisdizione sovrana del Banco sulle colonie tauriche, contro il quale intendono agire con estremo vigore, saputone 1’ autore o l’avvocato appellante; della cui ricerca e scoverta danno il carico ai reggitori della città (*). Tali gli ordini emanati dal magnifico Banco pel retto governo della metropoli taurica, chiamata non senza ragione la pupilla degli occhi loro, e vera perla del mar Nero, come è detta altrove. III. Di parecchi tra questi decreti esistono a parte nuove e più calorose raccomandazioni, dirette agli incaricati della loro osservanza. Così ingiungono allo scrivano Cristoforo Canevari d’inserire il testo dei capitoli surriferiti nel cartolare della masseria a perpetua memoria del loro adempimento (2); ai sindicatori di aggravare la mano sui refrattarii, secreti o palesi commo-vitori del popolo contro gli ufficiali di governo (3); al console Baldassare D’Oria d’invigilare meglio alla repressione dei ladri (’) Vedi il documento DCXXV. (’) Vedi il documento DCXXIV. (5) Vedi il documento DCXXV1. Società Ligure. St. Patria. Voi. VII. 1’. I. •' anno 14-64 ( 258 ) e malviventi, nascosti nel paese, dei quali lamentano e biasimano talune recenti ruberie e rapine, non frenate e punite con memorando castigo, e minacciano a lui la indegnazione del Banco, e più tardi fiera condanna, se non comprimeva tantosto F audacia dei malfattori, chiunque essi fossero (*)• Ai borghesi di CafTa rispondono una durissima lettera, in cui rimproveratili d’insubordinazione ed insolenza peli1 arrogante tenore del loro foglio, da padroni anzi che da leali sudditi , li vogliono avvertiti la centesima volta nulla percepire FUfficio delle pubbliche entrate, che lascia consumare in opere proficue alla conservazione, incremento e difesa di Caffa : bene avere contratto per cagione loro debiti e prestiti. Considerino il diverso stato in cui versano altri popoli pel mutato dominio, e prendano ad imitare quel di Famagosta, che dopo sostenuto un ostinato quadriennale assedio, F uccisione di molti cittadini empiamente trucidati, sfracellate le mura e altri danni subiti, perseveravano costanti nell’obbedienza di s. Giorgio, senza lagni e pretese, come facevano essi, pei quali profuso avevano infinite cure, tesori e vite. Bando adunque, ripigliano, alle ingiuste querele e non meritati rimproveri, che meglio s’addirebbono alle nostre labbra che alle vostre non sia ; e provvedete all’ utile proprio, vigilando sulla quiete e morale pubblica, la quale crescerà il prestigio e la ricchezza del paese. ‘Sforzatevi in torre di mezzo a voi i susurroni, i detrattori e seminatori di zizanie e di scandali, e v’ introducete e fate rifiorire per entro le opere di cristiana virtù e di carità cittadina (2). E quasi a conferma del loro detto, il giorno medesimo, in vista del lustro procurato al luogo colla ricostruzione e migliorie fatte ad una sua casa dall’armeno Cotulsa, gli rilasciavano carta d’esenzione, dal terratico nel suo vivente (3); (’) Vedi il documento DGXXIX. (*) Vedi il documento DCXXVII. (*) Vedi il documento DCXXVIII. ( 259 ) STOMA ed al genovese Lanzarotto Palma in benemerenza dei prestati servigi accordarono lo stipendio . d’ un sommo mensile , e più tardi un altro assegno (1). Nè furono queste le sole istruzioni impartite ai suoi messi dal magnifico Banco. Quasi altrettante, non meno delicate e pressanti, ne diedero al vicario Guiraldi da Pietrasanta, contenute in due documenti del 1.° e 7 di febbraio. Col primo, toccato della grazia concessagli nell' alta carica cui era stato per intercessione d’amici assunto, gli comandano di presentarsi, giunto in Calla, al console e massari, consegnare le lettere loro dirette e ai vescovi e ai borghesi della città, e con le buone novelle che sapeva, confortare tutti a speiai in in un prossimo lieto avvenire. Dopo ciò gli ingiungono di recarsi a mano le cause forensi, prendere esatta nota dei perturbatori, inquieti e scandalosi del paese, e le ice loio macchinazioni, a misura del reato, punire e correggere con esemplare castigo, a terrore degli altri, massime gli offensori dei vescovi e degli ufficiali. E come severo coi tristi, cosi mansueto e assegnato si mostrasse ai buoni, rendendosi loio talmente caro, da far rivivere in tutti la grata memoria del compianto suo predecessore, Lanzarotto Beccaria. Non a segno però di familiarizzarsi di soverchio coi cittadini, acciò la troppa dimestichezza non scemasse il prestigio dell autoiità, tanto più che non mancavano certuni i quali avriano fatto del lor meglio per trarlo nell’ inganno e rovinarne la riputazione; fra cui i vicarii scaduti, gli avvocati e altra gente del foro, d’intrighi pratica e di frode. A questi patti occupeiebbe a tempo abbastanza lungo l’onorifico grado di presidente del tribunalecaffe.se, giusta la fattagli promessa; diversamente ■ s’avvisasse vedere presto un successore (**). (’) Vedi i documenti DCXXXI c DCXXXV1. (!) Vedi il documento DCXXlll. anno 14‘G-i ( 260 ) Col secondo foglio, stante la notizia avuta ili gravi contravvenzioni commesse dai soliti discoli di là, impongono al vicario di chiamare a se Battista Allegri, Giuliano Squarcia-fico, Gregorio Delpino e Giuliano Fieschi, notabili del luogo, e dir loro aver egli ordine dai Protettori di reprimere severissimamente cotai disordini, scoprirne gli autori, e processarli: richiedere da essi perciò le necessarie informazioni per le indagini a instituire, e quindi riferire al Banco di Genova le ottenute risultanze (1). Sembra che queste non sieno state di sufficiente gradimento ai nostri Protettori, poiché addì 7 novembre successivo con due altri messaggi al console Gregorio Reza e al vicario Gui-raldi li rimbrottano d’avere questi mal inteso e troppo benignamente interpretato il loro comando in riguardo alla punizione dell’ appellante al podestà di Genova contro la sentenza proferita in Caffa nella lite di Bartolomeo Lavello (2), e amendue poi, nel permettere la difesa in tribunale di ladri segnati come tali dal pubblico; laddove mente loro era che agissero liberi da siffatti vincoli curialeschi, meglio atti ad inceppare che a promuovere il corso della giustizia. Adunque d’ or in avanti puniscano, se occorre, colla morte, i ladri di somma anche minore dei tre mila aspri stabilita nei capitoli, e i loro avvocati eziandio; imperciochè, dicono, fermo nostro proposito è che Caffa ridivenga un vero tempio di giustizia, e le sostanze dei cittadini e la quiete pubblica cosi sicure, da lasciar senza rischio aperti di e notte i fondachi, le porte di casa e della città. Il che si facesse sentire a mezzo di banditore agli abitanti tutti, tale essere l’indeclinabile e risoluta volontà dei signori della colonia (3). (’) Vedi il documento DCXXX. (’) Vedi il documento DCXLIV. (!) Vedi il documento DCXLV. STORIA IV. Nel maggio, o in quel turno, ebbe luogo l’elezione suppletiva •lei titolari agli impieghi vacanti della Tauride, e l’inferisco dalla data apposta alle loro patenti, cioè di sottoscrivano della curia a Lodisio Cavalorlo (*), di scrivano della masseria ad Antonio Bozzolo (2), e più tardi di pesatore della seta a Francesco Castellazzo (3), di capitano degli avamborghi a Rafaele Lo--meliini (4), non che di cavaliere a Nicolò J1 arigo, già partito alla volta di Caffa in servizio del console Gregorio Rezza (5), ed alla cui famiglia rilasciano decreto d’immunità da molestie giudiziarie e penali (G). Degli altri ufficiali, non abbiamo notizia , mancandoci 1’ atto di convocazione degli elettori e della seguita loro nomina : molti però degli eletti lo scorso anno avendo ottenuto il biennio, è a credere continuassero pel tempo loro accordato. In questa congiuntura tentaronsi in seno del Banco parecchie innovazioni e riforme, le quali stimo debito non preterire. Per avvisi e suggerimenti venuti da Caffa, e anche per informazioni assunte sul luogo, i quattro referendarii Marcellino Maruffo, Oberto Pinelli, Teodoro Fieschi e Jacopo Casanova, vennero nella sentenza fosse assai migliore consiglio il mandare ogni anno un console a reggere la città, che non la terna peli’ intiero triennio, giusta la consuetudine di fresco introdotta. Perchè, dicevano degradarsi in faccia al popolo il console col divenire l’anno dopo massaro, ed il massaro salito console poter abusare del suo grado per intimidire i (') Vedi il documento DCXXXV. (*) Vedi il documento DCXXXVII. (3) Vedi il documento DCLI. (4) Vedi il documento DCLII. (s) Vedi il documento DCXLVI. '*) Vedi il documento DCXLV11. ANNO 1464 ( 262 ) futuri sindicatori della sua gestione; i quali inconvenienti cansavansi nell’ invio d’un console per anno. Chiedevano in secondo essere esonerati dal loro carico, e che ai successori s’attribuisse facoltà di voto e azione sulle cose studiate e discusse, senza dovere su tutto riferirsi ed aspettare il beneplacito dei Protettori. A far breve, diremo che tutte tre le proposte vennero ii-gettate dall’Assemblea a quel uopo congregata ('). Come pure non volle ammettersi poco dopo 1' altra domanda, sporta dagli ufficiali eletti", di concessione del biennio, pella quale con insistenza alquanto nuova si tennero sul diniego. Ben si permise un emolumento maggiore al commissario da spedirsi a Caffa pella verifica dei conti amministrativi, che in Genova male si poteva effettuare colla voluta esattezza e precisione ('-). E di nuovo sul finire dell’ anno per la definitiva liquidazione dei conti medesimi, di Caffa non solo, ma di Faniagosta ancoia, Corsica e altri loro possessi in Italia ed Oriente , nominò il Banco un secondo magistrato, composto dei nobili ed egregii uomini Antonio Giberti, Teramo Spinola, Filippo Bonavera e Paolo Lomellini; investendoli della piena e assoluta balia di rivedere i cartolari delle singole curie e masserie, rettificare le somme d’incasso e d’esito, escutere i debitori morosi, ed ogni altra* cosa operare eh’ utile fosse all assetto della finanza (3). E furono i sunnominati cittadini che a titolo di carità e in osservanza all’antica consuetudine, permisero al notaio Girolamo Cerro, da anni sostenuto nel carcere di Malapaga per cattiva condotta nel suo ufficio, di girsene a casa durante le feste natalizie del corrente 1464, sotto la guarentigia dei suoi mallevadori (4). (') Vedi il documento DCXXX1I. (’) Vedi il documento DCXXXIII. (s) Vedi il documento DCXLVIII. (4) Vedi il documento DCL. i 2G3 ) STOUIA Anche il capitano Martino Voltaggio di buona memoria, e questa volta in società con Francesco Reggi, tentò ripresentare al banco di s. Giorgio la vieta sua lite del rame catturato sul grippo di Sinope, sperando nei mutati Protettori; ma questi senza respingere scortesi la domanda, la rimisero al senno della Giunta pelle cose caffesi (*); e maggiore conto mostrarono fare del ricorso di Sorleone Spinola, borghese di Caffa, col quale il nobil uomo intese appellare al magnifico Ufficio pelle indebite vessazioni mossegli sotto specie di utilità pubblica, ma in realtà per invidia e mal animo de’ suoi nemici , a riguardo d’ un tenimento posseduto nella Campagna , e di un casale in Soldaia. Ingiuria che lo amareggiava tanto più, in quanto che colle larghezze profuse nel ristauro delle mura, s’aspettava lode di benemerito cittadino, e glien era venuto odio alla persona e danno ai suoi poderi. 1 Protettori adunque mandano al console ,e grandi ufficiali di Caffa, che constatino la giustezza del lamento, e, a misura del vero, tendano giustizia al ricorrente (2). Non si può a meno di commendare la sollecitudine veramente paterna spiegata dal Banco nel procurare le migliorie tutte alla diletta colonia, che pei tempi che correvano stava in mano sua il procacciarle. Esso rincalzi'di milizia, munizioni da guerra, armi da taglio, cannoni e balestre, rifacimento di mura, cisterna pubblica, provvista di miglio e altrettali mezzi ad affrontare il nemico, o difendersi, se attaccati, entro citta. 1 iù ordini severissimi di punizione dei ribelli, ladri, e facinorosi interni, giustizia eguale al ricco come al povero, suddito o forastiero, pace fra le nazioni amiche, decoro e bellezza d e-difizii pubblici, e, ciò che più monta, aumento di popolazione. Non ho memoria che negli scorsi anni siasi spedito mai a (’) Vedi il documento DCXL1X. (‘) Vedi il documento DCXX. ANXO IiC i ( 26 i > Calla un numero cosi grande di artefici ed operai come in questo. E non solo bassi manovali, come fabbri, calzolai, cor-daiuoli e simili, ma un buon dato eziandio di maestri artisti e intelligenti manifattori in seta, oro, cinti e vetri a colore, di chirurghi ancora, o barbieri, come chiamavaosi a quei di, accettati tutti allo stipendio del Banco, variante a seconda della nobiltà dell’ arte e loro capacità in quella (*). A ve vasi con ciò nell animo di crescere il traffico, dar nuovo impulso al commercio, vita ed elemento della popolosa città, allargare la sfera delle utili cognizioni, industria, movimento, lusso ed agiatezze promovendo nella catTese contrada; della quale in altra lettera si protestano desiderosi al sommo di vederla rifiorire prospera, tranquilla e sicura dagli interni ed esterni nemici (*). V. E vi sarebbero anche giunti se nel più bello delle dorate loro speranze, nuove disgrazie non li avessero incolti. Fu prima, la mutazione di governo, accaduta in patria, in virtù della quale il dominio di Genova pervenne alle mani di Francesco Sforza, duca di Milano, parte per l’astuta sua politica, parte per volontaria dedizione dei cittadini, stanchi dell1 odiosa signoria del noto arcivescovo Paolo Fregoso. Questo prelato, narra il Giustiniani « poiché si vide costituito in potenza sopra il popolo genovese, insieme con Obietto di Flisco e con gli altri fautori, messa da canto ogni vergogna, convertirono la pubblica libertà in tirannia: molti si vendicavano delle ricevute ingiurie dei tempi passati e molestavano quelli che avevano in odio; i magistrati della città (') Vedi i documenti DCXXXV1II, DCXXXIX e DC'XL (*) Vedi il documento DCL11I. ( 265 ) STO IU A non erano onorati, e alla virtù non si trovava luogo : ogni sedizioso e ogni temerario era onorato ed apprezzato : i maleficii e le scelerità non erano punite, l’innocenza degli uomini da bene non era sicura tra tanti ribaldi ; e tutto si faceva alla sfrenata volontà di Paolo e di Obietto, e ogni cosa divina come umana era in confusione, tal che tutti gli uomini da bene si dolevano di questo- tempo e piangevano le comuni miserie. Questo è quel calamitoso tempo, continua lo scrittore, nel quale i luoghi di s. Giorgio non valevano oltre venti tre lire, e una gran parte dei cittadini, uomini da bene dell’una e dell’ altra fazione, s1 erano partiti dalla città e ridotti in qualche luoghi che stimavano sicuri, e molti nobili erano andati a Savona, e pregavano il duca Francesco che volesse attendere a liberare la città di Genova dal tirannico giogo dei Fregosi e dei cattivi uomini: che in vero la città ancora che in apparenza fosse in pace, nondimeno ogni giorno era più duramente oppressa e il popolo genovese desiderava per qualche via o umana o divina che si mettesse fine a tante miserie e che gli fosse restituita la pace e il riposo (*) ». Né dissimile per avventura dovett’essere il voto dei Protettori, i quali addi 24 maggio 1464 scrivendo a Caffa la notizia dell avvenuta traslazione, se ne togli il naturale sentimento d’autonomia politica, mostrano aver grato dai primi saggi il dominio sforzesco, e se ne ripromettono, non a torto, nuove focze e vigoria alla Repubblica (2). Rimossi per opera del savio duca i pericoli dalla città, eccola nel mese seguente caduta in disgrazia fors’ anche più grave, la pestilenza. La quale è a credere abbia fino dal primo suo apparire mietuto ben molle vittime, se il 2 luglio successivo l’ufficio di s. Giorgio, per l’ingrossare clic faceva il «. • (’) Annali della Repubblica, all’anno U6i. (’) Vedi il documento DCXXX1V. anno 1464 ( 260 ) morbo, venuto nel sospetto di non potersi adunare in legittimo numero a consiglio, risolvè di ritenere valide le deliberazioni prese foss’ anche da due soli membri, durante 1’ infierire del contagio (*). A Cada poi succedeva una terza sventura, la morte cioè del console in carica Baldassare D1 Oria, la quale prestò motivo a vive lotte e molto serii dissensi pella scelta del successore. Voleva Raffaele Monterosso che si eleggesse uno dei massari, come i soli grandi ufficiali legalmente nominati dal Banco in Genova; ma non essendovi alcuno del colore politico del morto, rifiutaronsi i notabili a concorrere all’ elezione : onde per òpra di pochi venne assunto al consolato il Monterosso medesimo : cosa che produsse irritazione e sdegno nei dissenzienti e ma- * lumore in città. Ricorse amendue le parti al supremo giudizio del Banco, il 22 ottobre s’adunò l’assemblea dei partecipi; e dopo animato diverbio e molta contrarietà di sentenze, decise di rimettere lo scioglim.ento dell’arduo nodo alla prudenza dell’ Ufficio esercente, udito prima l’avviso dei giusperiti e pratici nella materia (2). Questa morte del resto dannosa ai soli genovesi, era stata da breve tempo preceduta da un’altra più funesta a tutta la cristianità, vo’ dire del pontefice Pio li. Lorquando adunato in Ancona buon numero di legni e di milizia, soccorso dal-l’armi dei Veneti e d’alcun’ amica potenza, stava, per prendere il mare e avviarsi all’ Oriente, Iddio lo chiamò a se addi 14 agosto 1464, lasciando nei fedeli molta eredità di affetti e imperitura memoria del vasto suo sapere e generoso animo con cui imprese a caldeggiare, meglio ancora di Calisto III, la indetta crociata contro il turco. Le ultime relazioni del ligure governo con lui, a quanto (') Vedi il documento DCXLI. (") Vedi il documento DCXL1I. ( 267 ) STOMA appare dui nostri registri, furono abbastanza soddisfacenti, se non intime e cordiali. Imperocché IM I gennaio il doge e consiglio degli anziani a togliere gli ostacoli che in modo qualunque ritardare potessero la sant’opera da lui promossa, emanarono ordine che n’ agevolava dal canto loro l’esecuzione nel dominio genovese (*), e verso il papale oratore Fabiano largheggiarono in favori e franchigie (2), nonostante che brandir le armi e arrotarsi sotto lo stendardo della croce, questa Aolta noi reputassero utile ed opportuno. Daremo qui sull’ultimo i nomi dei fortunati Protettoli, sortiti dall’ urna elettorale pella reggenza dell’ Ufficio nel venturo anno; e furono: Iacopo D’Oria, Benedetto Saivago, Matteo Fieschi, Bartolomeo Italiano, Battista Giustiniani, Cristoforo Pozzo, Antonio Casana e Raffaello Andora, come ne consta peli’atto verbale dei 30 ottobre 1464 (3). E fortunati li dicemmo a bello studio, perchè essi primi dopo dodici anni d’assidue cure, mai interrotte spedizioni e gravissimo dispendio, videro Caffa rialzare dall’ avvilimento e bassa fortuna il nobile capo, ridiventare il centro della navigazione e del commercio nel gran bacino del Ponto, e sfidare o poco meno, la tracotanza e maligni spiriti del potente suo rivale, il gran turco. (’) Vedi il documento DCX1V. p) Vedi i documenti DCXV e DCXVI. (3) Vedi il documento DCXLIII. * ■ 'W * « * * -it I DOCUMENTI DOCUMENTO DCXI. I Protettori di s. Giorgio danno ai quattro deputati ai negczii della Tauride la facoltà di conferire alcuni impieghi minori in Caffa. 1464, 2 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 38 v.) * MCCCCLXIIII die II januarij. Spectabiles domini protectores comperarum sancti georgij anni MccccLxsecundi. scientes viros prestantes marcelinum marrufum. ober-tum pinellum. teodorum de flisco et jacobum de casanoua. electos re-ferehdarios in negotijs et agibilibus caffè et maris pontici. praticare mittere caffam bombarderios. fabros murales, balistarios et alios peritos in exercitijs pertinentibus ad fabricas rerum bellicarum, cum minori sumptu comperarum fleri possit: audita requisitione eis facta ex parte ipsorum referendariorum, decreuerunt quod dicti mi possint conferre illa officia aquarum, porte cajadoris et alia que ipsi domini protectores non contulerint, illis qui conducentur ad aliquod exercitiorum de quibus supra fit mentio. ANNO 1464 ( 270 ) DOCUMENTO DCXII. Elezione supplementare degli ufficiali delle colonie. 1464, 2 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 39 u. ) * MCCCCLXIIII die lune II januarij. Spectabiles domini protectores etc. anni m. ccco. quinquagesimi (leggi sexagesimi) secundi in integro numero congregati, et quorum qui liis affuerunt presentes nomina sunt hec : D. Dominicus lomelinus prior Matheus de bracellis Edoardus de auria Antonius boconus Jacobus cigalla Antoniotus de cabella et Andronicus de francis ‘ Jobannes baptista gentilis. Cum collatores viginti mi officiorum caffè et maris pontici reliquerint onus ipsis dominis protectoribus electionis officiorum non collatorum. et ipsi domini protectores et per citationes et preconium citari fecerint electos ut acceptent, et notitiam fecerint per preconium ut intendentes ad officia non collata se scribi faciant, et viso quod johannes imperialis renunciauit electioni facte de ipso ad officium ca-pitaneatus burgorum caffè, et similiter lodisius (*) electus capitaneus anteburgorum renunciauit: Volentes procedere ad electionem officialium dictorum officiorum et aliorum infrascriptorum. primum decreuerunt quod electio quam facturi sunt locum habeat in quantum eligendi sint participes comperarum et non aliter, et sub dicta conditione absol-uentes se ad calculos albos et nigros, elegerunt pro anno uno mfra-scriptos ad officia infrascripta. Et primo : Ad capitaneatum burgorum caffè Johannem de auria quondam moruelis. inuentis omnibus octo calculis albis affirmatiuis. (’) Lodisio Italiano, come nel documento 583, a pag. 485. ( 27! ) DOCUMENTI Ad capitaneatum anteburgorum caffè cum conditione infrascripta Jèronimum squarsaficum q. antonij. qui in retributionem damnorum passorum per ipsum in.....datis hominibus quos conduxerat ad stipendium arcis petrelarate insule corsice ad quam accedere nequiuit propter suspensionem factam per ipsos dominos protectores et pro alijs causis, decreuerunt quod ducente ipso uno homine secum caffam debite idoneo, pro illo homine habere debeat stipendium unius summi in mense, qui teneatur omnia agere ad que sunt obligati alij stipendiati habentes summum in caffa. et non sit obligatus dictus johannes tenere in caffa famulum quintum (?). ut dicitur teneri pro habente dictum officium. Segue a fol. 40: * MCCCCLXIIII die II januarij. Item sub judicio calculorum elegerunt franciscum de castellatio ad officium ponderis sete caffè, inuentis omnibus octo calculis affirmatiuis. Item ad scribanias mi curie caffè elegerunt infrascriptos. videlicet andream de artusijs. baptistam de anciza. dominicum de alsario et bartholomeum de fransono. qui pce ceteris obtinuerunt ad calculos. Item ad scribaniam lodisium caualortum. DOCUMENTO DCXIII. Patente di ufficiale del peso in Copa per 13 mesi, da(a ad Antonio Papavero,, socio di viaggio al nuovo eletto vicario consolare di Caffa, Leonardo di Pietrasanta. 146 4 , 2 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ,fol. 98 v.) Formala e ritenuta solita; e dicono affrettarsi a mandare il vicario ita instanter et frequenter requisitum. È diretta ai consoli di Caffa e di Copa. Data janue die n januarij mcccclxiiii. ANNO I46 i DOCUMENTO DCXIV. Disposizioni governative per rimuovere gli ostacoli ritardanti la crociata. Reuerendissimus in christo pater, dominus paulus de campofregoso dei gratia archiepiscopus et dux januensis illustris etc. et magnificum consilium dominorum antianorum communis janue in legitimo numero congregatum, quorum tunc presentium hec sunt nomina: Cum audissent magnificum magistratum prepositum sancte cruciate contra tureos comparande multa memorantem que impedimento esse possent illi sancto operi, si per ignorantiam aut aliter permitterentur, ‘ante omnia decreuerunt et declarauerunt quod aliquis saluusconductus fides vel promissio dari nequaquam possit alicui naui vel nauigio ja-nuensium aut districtualium vel subditorum communis janue. sub quouis verborum intellectu vel sensu, qui directe vel per indirectum ullum afferre possit impedimentum vel tarditatem aut moram apparatui ipsius cruciate, et tamen si quauis ratione daretur, inanis et irritus sit. et pro infecto haberi et estimari debeat. Item considerantes multa monita multaque precepta facienda fore, nomine ipsius magistratus, ad cogendum ut aliquid fiat aut aliquid non fiat, omni jure ac via quibus melius potuere, decreuerunt ac statuerunt quod in omnibus ejusmodi preceptis cujuscumque generis ac nominis respicientibus opus ipsius cruciate, et in omnibus penis in eis appositis, inesse intelligatur decretum et auctoritas ipsorum illu- 4464, H gennaio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1464, segnato'X, 1014, 89, nell’archivio governativo) * MCCCCLXIIII die mercurij XI januarij. Jacobus de casanoua prior Christoferus de vernacia Teramus de fossatelo Christoferus de fornarijs Barnabas caluus Gregorius de uuada Johannes saluaigus q. mathei Saluaigus de viualdis • Meliadux cigalla et Jofredus spinula de luculo. ( 273 ) DOCUMENTI -------1__________________1- stris domini ducis et consilij. eorumque preceptorum talis executio flat, qualis facienda foret si ab eisdem illustri domino duce et consilio. precedente solito examine, decreta factaque fuissent. DOCUMENTO DCXV. Esenzione d’ogni dazio concessa al nunzio pontificio Fabiano da Montepulciano, e suoi l'amigliari, durante la sua dimora in Genova. 1464, 13 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1407) (fol. 4) * MCCCCLXIIII die XIII januarij. Magnifici domini protectores etc. ob reuerentiam sedis apostolice. et ob plurima beneficia ab ea accepta per comperas et alia que in dies accepture sunt. statuerunt et decreuerunt quod reuerendus et prestantissimi^ dominus fabianus orator suus ad hanc ciuitatem. residens apud ecclesiam sancti dominici, sit immunis ab omnibus cabellis janue. pro rebus quibus opus est sibi pro se et familia sua. dum resi-dentiam faciet in presenti ciuitate. et proinde mandari ut infra, et ita publicari in venditione cabellarum facienda, et pro venditione, si justum erit fieri satisfactionem, illam facient de pecunia comperarum. DOCUMENTO DCXYI. Promulgazione pel succitato decreto d’esenzione. 1464, 13 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) * Ea die. Parte magnifici offici) protectorum etc. mandatur et expresse committitur omnibus collectoribus et gubernatoribus cabellarum janue. quatenus in executione deliberationis hodie facte per prefatum magnificum Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. I. 18 ANNO 1404 ( 274 ) odìcium. expediant libere et abgque aliqua solutione et molestia, expen-ditorrn reuerendi et prestantissimi domini fabiani sanetissimi domini nostri oratoris, pro rebus omnibus euiendis per ipsum prò usu prelati reuerendi et prestantissimi domini oratoria et familie sue. Et si quis pretendit ex hoc mandato se grauatum. non retardando expeditionem predietam. compareat coram prefato magnifico officio, prouisuro non minus quam jastum erit. suo justo grauamini. DOCUMENTO DCXVIL Patente di capitano dei borghi di Caffa per mesi tredici, data al nobile Giovanni O’Oria, Gnito il tempo di Gio. Battista Calvi. 4 (64, 23 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fot. 98 v.) Formolo e ritenuta e cauzione solita, e l’aumento di sommi venticinque d’argento, moneta eli Caffa, fatto al detto uffizio. Data janue MccccLXini die xxui januarij. DOCUMENTO DCXV1I1. I Protettori riformano un articolo del decreto emesso in favore del vicario consolare. 1464, 24 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1157-1175) (fol. 38) * MCCCCLXIIII die XXIIII januarij. Prefati magnitiei protectores etc. intellecto ex relatione prestan-tinm un referendariorum nimium futurum incomodum ... appellatis a sententia ferenda contra dictum dominum leonardum. delectum vi- I 275 ) bocmeKTi eariuDi consularem, si continget eum interponere appellationes a sen-tentijs contra se ferendis, mittere januam vel venire ad defendendum causas sententiarum latarum pro se et contra dictum dominum leo-nardum vicarium : omni modo etc. sequent es commemorationes dict orum mi statuerunt et deliberauerunt cassari verba illa apposita in suprascripta deliberatione, ubi dicitur se appellare ad magnificum ofti-cium sancti georgij. et loco dictorum verborum scribi ad consules, videlicet ad dominum tunc futurum consulem et duos massarios inde futuros consules, quos constituunt judices appellationum interponendarum per dictum dominimi leonardum. delectum vicarium consularem caffè. DOCUMENTO DCX1X. 1 Protettori decretano che le spese del viaggio a CafTa dcl vicario consolare siano a carico dei tre consoli, cui è destinalo a servire. U6i, 24 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1 ir>7-l47r>) (fol. 99) Protectores etc. Spectabili et prestantibos viris, consulibus caffè presentibus et futuris, dilectis nostris, salutem. Cum non conduxeritis vohjscum vicarium, doctorem legum, ut tenebamini. ac prouiderimus de egregio legumdoctore domino Iconardo de petrasancta. quem mittimus nunc attenta necessitate et instantia facta de missione dicti vicarij. et teneamini sumptibus vestris prouidere expensis dicti vicarij itineris, taxauimus ipsum h ibere debere ducatos viginti unum largos pro expensis, soluendos per quemlibpt consulem cui seruiet. proportionaliter pro eo tempore quo sibi scruiet ex mensibus tredecim. quibus habet exercere quilibet consul dictum officium, et ille cui incipiet seruire. habet porionera suam soluere, et reliqui successores in dicto consulatus officio portionem eam tangentis ex dicta quantitate, ita quidem quod inter consulem cui incipiet seruire et consules successores, eidem domino Iconardo sit satisfactum de dictis ducatis ANNO I 464 ( 27(> ) viginti uno. et sic mandamus vobis per present.es nostras litteras exe-quamini. injungentes sindicatoribus ordinarijs. si predictis aliqualiter contradiceretur, eos omnino faciant obseruari et exequi sub pena sol-uendi de eormu proprio. Data janue xxim januarij mcccci-xiiii. DOCUMENTO DCXX. 1 Protettori esimono da indebite vessazioni alcuni beni mobili da Sol leone Spinola posseduti nella Campagna e in Soldaia. »1464, 27 gennaio (Litterar. missar. officialib. Caffè, ann. 1464-1175) ( fol. 11?.) - * Protectores comperarum etc. Spectabili, nobilibus, egregijs et prudentibus viris, consuli, massarijs et prouisoribus. vicario consulari, et alijs magistratibus ciuitatis caffè, presentibus et futuris, dilectis nostris. salutem. Intellecta querella nobis facta ex parte nobilis sorleoni spinale burgensis illius ciuitatis caffè, qui cum habeat certum territorium ad campaniam titulo emptionis acquisitum per q. suum auum paternum et patrem, quod pacifice antiquo longeuo diuturnoque tempore tenuerunt et possiderunt. et ipse tenet et possidet, fuisse tamen vel inuidia aut cupidine lucri illiciti, potiusquam publice utilitatis, aliquam factam ipsi innouationem seu vexationem indebite et injuste, propter quod requisitum est a nobis et supplicatum parte sua velimus de remedio opportuno sibi prouidere. Et preterea expositum sua parte eundem sorleonum habere cazale quoddam soldani (?). de quo lata fuit alias sententia per nobiles viros petrum lercarium. julianum de castro et antonium de g .... notarium, tunc sindicos prouisores et gubernatores pro excelso communi janue. quam confirmari supplicatum est. ut benemeriti de re publica sentiant sibi proficere beneficentiam suam et labores, quandoquidem ipse in fabrica murorum et fortificatione ipsius ciuitatis sumptibus proprijs ita egerit, quod non solum mereatur obtinere quod juste requirit, verum etiam aliquam gratiam specialem. ( 277 ) documenti Itaque nolentes sub umbra et seu simulatione querendi vel petendi jura communis, aliquos indebite vexari et affici, informati de pridie a personis praticis et notitiam de rebus illis habentibus, mandamus vobis et expresse committimus, quatenus non patiamini neque permittatis aliquid de pacifica possessione innouari contra ipsum sorleonum de dicto suo territorio neque de dicto casale, nisi aliud habueritis a nobis expresse in mandatis. Verum si quis de predictis seu publice seu priuatim senserit se grauatum. exhibeat et producat jura sua in curia caffè coram vobis consule massarijs vicario et officio monete, et vos vocatis et citatis vocandis et citandis, intelligite et examinate omnia que producta exhibita et monstrata erunt, indeque jura ipsa partium mittite nobis, et rescribite quid inueneritis in premissis. ju-stitie complementum ministraturis et prouisuris. et rescripturis quid expediet. Data janue mcccclxiiii die xxvn januarij. DOCUMENTO DCXXL Confortano il vescovo armeno a sperare bene dell’avvenire di Caffa, e l’avvertono di non intromettersi nelle cose di giustizia amministrativa c secolare. 1464, 31 gennaio (Litterar. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 6 V. ) Reuerendo in christo patri, domino episcopo armenorum capile. Quanto intendemo de le virtute vestre et opere bone in lo bene et amplitudine de quella preclara citate, maxime in la fabrica de le mure, et exhortatione de quelle cosse concernen il bene de quella citate, tanto più credemo voi desiderare la diuturnitate del nostro dominio et auere optima speransa che potereti cum tuti gaudere et jubilare. Perche vi notificamo mai non essere stati si proximi a vedere .il stabilimento et securitate de le cose nostre conio per gratia de dio siamo, et continue se aproxima la speransa nostra. Propter quod lui-beati gratia a dio omnipotento. venimo in speransa de scriuere dare questo effecto infra breue tempo, il quale per buono respecto non eli- ANNO I 4(5 i ( 278 ) zemo publicare, expectando lo principio buono, il quale se tracta de mandare ad exequutione. Noi corno sapereti per lettere et ordini nostri hauemo facti. continue pensemo in lo buono guberno de ipsa citate et fare primo, che non solum tuti quelli populi sian contenti, sed etiam che desideren populi extranei venire a habitare in la dieta nobile citate. Ceterum quia est nimium mancamento de la superioritate nostra che in lo ministrare de la justitia altri cha li nostri officiali se intromettan. non habeati admiratione che inter li nostri ordini, li quali sono tuti al bene di quella citate et de quelli populi, hauemo prohibito che ni voi ni lo reuerendo episcopo de li greci se intromettan del ministrare de la justitia, saluo in li matrimonij et cause et cosse spirituali, in le quale vogliamo sia semper riseruata la vostra jurisdictione, et bene et honorifice siate tractati, la qual cossa hauemo per nostre lettere factoui a sapeire. Confortandoui faciati corno soleti. et non solum per-seuerati sed etiam vi sforsati de fare più. percioche cossi facendo acquistereti fama grande et salute de lanima. la qual sopra ogni cossa credemo desiderati. Se occorre cose degne de nostra notitia, faciati il sapiamo et a tuto se prouedera. et faciati scriuero in latino acioche intendiamo sensa interprete, non hauendo chi sapia translatare le lettere de armeno in latino. Data ut supra et fuit xxxi januarij. Protectores comperarum sancti georgij excelsi communis janue. DOCUMENTO DCXXII. Scrivono il simile al vescovo greco di Calla. 1464, 31 gennaio (Litter. miss, offie. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 7) Reuerendo in christo patri, episcopo grecorum caphe. Mandiamo per vicario de quella preclara citate lo egregio legum-doctore meser leonardo de petrasancta. del quale virtute satis confi-demo. speremo quelli populi se contenterano del suo bene fare, et ces- ( m ) DOCUMENTI sei'an le inconuenientie de quelli ignoranti et seminatori de zinzanie. et sapera ipso cognoscere quello vole la raxone si facia contro de quelli cometeno scandali. Propter quod se pretendeti essere stato injuriato dicto verbo vel facto dalcuno. andati ad ipsum a requirere raxone. et vi sera facta ad complementum. Noi continue pensando in fare cosse si-an amplitudine de quella citate et bene de quelli populi, hauemo facti alcuni ordini li quali mandiamo per ipso vicario, et infra breue tempo mediante la gratia diuina speremo di notifiearui cosse per le quali voi et tuti quelli populi jubereti. Si che se haueti facto cosse laudabile, perseuerati in majori. percioche ogni expensa haue-reti facto vi dara tanta utilitate che voressi aueire facto molto più. Et quia est nimium mancamento che in lo ministrare de la justitia voi ni lo reuerendo episcopo de li armeni vi intrometteti. saluo in le cause de matrimonij et spirituali, hauemo proueduto a questo mancamento. De che faciamo notitia che non aprehendati admiratione, percioche per nostro debito et per euitare scandali, corno sono stati, questo era bisogno di fare, volumus tamea siati bene honorato et tractato. Et quando bisognati de cosa degna de nostra prouisione. aduisatine per vostre lettere in latino. Data ut supra. et fuit xxxi ja-nuarij mcccclxiiii. DOCUMENTO DCXX11I. Istruzioni date al vicario consolare Leonardo Guirardi da l’ictrasanta. 1464, 1.° febbraio (Litt. miss, offic. Gaffe, ann. 1464-1475) ( fol. 7 v. ) * MCCCCLXIIII die prima februari]. Protectores comperarum sancti georgij etc. Committimus et in mandatis damus vobis egregio legumdoctori domino leonardo de pctra-sancta. designato vicario consulari capile, ut infra: Scitis quod post operam per aliquos adhibitam, preelegimus vos ad illud officium, ea deliberatione ut festinanter ad illud officium proficisci curetis et quanto celerius potestis, sicque vos oneramus. ANNO 1464 ( 280 ) Cum deo preuio caphmn perueneritis. adibitis presentiam consulis et massariorum caphe quos nostri parte salutabitis, inde requiretis faciant congregare antianos et officium monete. Quibus congregatis facietis orationem, nos cupide circa ea que concernunt amplitudinem illius ciuitatis magis inuigilare quam in conseruatione pupille oculi, et venire in spem ex hijs que agitantur quod diuino fauente presidio jubilabunt, de quibus poteritis illis dicere et de cruciata et de alijs que scitis. Nos vero, diuino fauente presidio, cum alijs officialibus venturis eos certiores faciemus. Inde presentabitis litteras directas ad ipsos quas vobis dedimus, et requiretis eas legi in vestra presentia quia ita habetis in mandatis, et inter capitula registrentur ut in illis committimus. Litteras episcopis grecorum et armenorum ac burgensibus directas etiam resignabitis. Inde assumpto regimine vestri officij vicariatus. vestrum erit, et sic oneramus, vos ita diligenter exerceatis illud officium, et quoscumque discolos et malecompositos siue januenses siue burgenses puniatis, quantum pro eorum male gestis merito puniri debent, et presertim eos qui vobis denuntiati erunt verbo dicto vel facto offendisse siue episcopum grecorum siue armenorum siue aliquos burgenses siue officiales. ita quidem quod ceteris transeat ad exemplum eorum punitio. In reliquis autem, negotia pertinentia ad massariam adjuuate in his que erunt officij vestri. Illos populos bonis tractamentis. et compositione discordiarum, abre-uiatione litium et amotione scandalorum ita commendatos habeatis, quod sentiant nobis esse caros. Et curate malefactores ita compescere et bonos extollere, quod meminerint se eo misSum esse alium dominum lansarotum de becharia. Abstinete vos a familiaritate et commessationibus cum nostris ja-nuensibus vel cum burgensibus. ne illi habeant vos in contemptum. Si ita egeritis, ut de vobis nobis data est spes, concipiatis vos prose-quuturos illud officium multo tempore, si secus, cogitatis habere statini successorem. Que omnia vobis predixisse velimus, quia erunt qui que-rent vos corrumpere ut faciant vos incidere in laqueum, et presertim illi qui fuerunt vicarij. procuratores et alij hujusmodi, a quibus vos precaueatis. Et ea que egeritis ita clare et recte agite, quod vestris sententijs non sit locus oppositionis ratione obscuritatis vel indiscretionis. et de his que inueneritis in illa ciuitate et de omnibus dignis ( 281 ) DOCUMENTI nostra notitia curate informari et veritatem piene intelligere. et quotiens poteritis per omnem modum nobis scribite. Dedimus vobis zifram ut liberius et per omnem viam nos .aduisare possitis, nam scitis esse electos quatuor ciues prestantes referendarios, ut omnia plene scrutentur. oneramus vos de aduisationibus dandis frequenter, et curetis ita agere quod sentiamus vestro aduentu in illa preclara ciuitate in melius res reformari. Ulterius mandatum quod vobis dedimus dandum scribe massarie. illi presentate coram consule et massarijs. precipientes sibi in omnibus ut in i ilo continetur, et videatis infra sex dies si registrauerit capitula ipsa in libro massarie. quod si non fecerit, nobis rescribite exacturis a suis fidejussoribus penam. Cujus mandati tenor talis est. Segue nel documenti che vien dietro. DOCUMENTO DCXX1Y. . Clic lo scrivano di Caffa inserisca nel cartolario della masseria il testo dei nuovi ordini. 1464, l.° febbraio (bitter, miss, offic. s. Georg., ann. 1464-1475) (fol. 8 a.) * MCCCCLXIIII die prima februarij. Protectores etc. Mandamus et expresse jubemus christofero de ca-neuali notario, scribe massarie caphe. et cuicumque successori suo. quatenus ad penam priuationis dicti officij et omissionis salarij temporis quo seruiuerit. debeat registrare et scribere in primo folio siue primis folijs et cartis cartularij diete massarie. cum exemplo hujus mandati capitula et ordinamenta que misimus consuli, massarijs. an-tianis et officio monete, quorum tenor talis est: Statuimus che non si possia. scriuere a soldo......(l). (’) Sono qui riferiti c ripetuti ad verbum tutti gli articoli del documento seguente da Slamim^s fino a Item clic alcuno Ialino..... ANNO 1464 ( 282 ) DOCUMENTO DCXXV. Ordini ed istruzioni dei Protettori agli ufficiali supremi di Caffa circa 1’ amministrazione c governo della colonia. 1464, 3 febbraio (Litterar. missar. officialib. Caffè ann. 1464-1475) (fol. 2) Protectores comperarum etc. Spectabili, egregijs ct prudentibus viris. consuli, massarijs. antianis et officio monete caffè, dilectissimis nostris etc. Inter le grande et sumrae cure nostre nu’le sunt. dilectissimi nostri. le quale sian a noi più al core, cha quelle cosse de quella preclara cita de capha. Le quale acioche sian sensa alcuna intermissione bene inteize. examinate et sono et hauemo noi deputati quatro prestanti citadini participi de queste compere, pratichi de quelle parte, li quali cum grande diligentia et solicitudine. misso da parte altre cure, continue se informan de tuto quello est degno de aduisatione nostra per bene et amplificatione de quella citade. et duobus diebus ebdomade offician et referen a noi. et noi prouedemo quanto occorre da fare. Sicché intendeti che de quello si fa in capha hauemo notitia, et per questo prouedemo ut inferius intelligetis. Primum sapiati che sono electi per consegio grande quatro prestanti citadini chribelatori et reuisori de tuto quello est malefacto, cum remuneratione et premio de la quinta parte de quello condanan et scoteno. Li quali inceperunt reuidere cartularia massarie illius, in quibus hano trouato et ogni di trouano de malfacti. et za hano facto molte condemnatione. La qual cossa vi notificamo acioche intendati, se quello per le comissione a voi date, et quello ve hauemo scripto per duoi modi, uno per nicherozo de camulio dicto cherugio. et laltro per lo reuerendo padre episcopo cymbalense. mandati a voi lo anno pacato, hauereti eseguito vel exeguireti. bene vi succederà, si aliter, intendeti che li dicti quatro tarano quello hano principiato a altri. Non replichemo quello ve hauemo scripto, saluo che ve'aduisemo de quello est facto per grande consegio. acioche euitati de non cadere in con- ( 283 J DOCUMENTI trafaciraenti. non omittendo che a noi et a quelli hano le aduisa-tione de quelle parte (sic). Est parsuto che per le lettere vostre deplorate inopiam illius massarie. et pare voi medesimi mostrare hauere pauco amore et compassione de quella massaria et de tanti carrighi et expense se pati-seno. corno est de le intrate de queste compere, le quali da undecim anni citra se consumano in quella citate, et de quello se est impegnato le compere per conseruatione de quella citate. Quello di cho setti calunniati est che aueti dato soldo de cinquecento asperi a al cuni : la qual cosa est molto biasmata et molesta. Item che sono paghe morte, item che haueti pagato il soldo a alcuni sono usiti fuor a de 10 imperio de gazaria. De le quali cosse intenden questi quatro ot fidali, intellecta veritate, fare quello incombe al loro officio. Et reformando tali errori Statuimus et ordinamus ut infra. Prima hauemo elècto officio ct officiali de moneta et Campanie usque ad nostrum beneplacitum abraan de viualdo. christofero narixe. juliano de fiisco et gregorio de pinu. 11 quali visis presentibus siano astretti a acceptare et jurare, et exerceant diligenter el dicto officio de moneta et de Campania, sub pena soluendi de suo proprio quicquid per negligenza sua o malitia fusse facto in damno de quella massaria o di quella citate, spectante prouedere al suo officio, et non hauesen proueduto o hauesen omisso o lassiato preterire in damno de la massaria o de la citate. Et se occorresse alcuno de questi quatro mancare, sia surrogato ad calculo* per consulem, massarios. antianos et collegas qui ibi erunt. Statuimus che non si possia scriuere a soldo alcuno sensa delibe-tione a ballotole del consulo, massarij et dicto officio monete, et sex ballotole obtenga. et aliter chi sea scripto non possia hauere soldo, ni lo scriba de la massaria scriua. sub pena summorum decem p^o singulo et singula vice. Item che lo soldo non possia excedere la summa de ducentis asperis lo meise. saluo se hauese lettere da noi speciali, le quali volumus se seruen. Item che li caualerij exercendo il suo officio non habiano altro soldo da la massaria. cha quello se contene in le regule, ni possian hauere soldo per altro sub dieta pena: et quando non sono in officio non possiano haueire più soldo de ducentis asperis il meise. Item che nullus che naueghe extra imperium gaz arie possia hauere soldo sub dieta pena. ANNO 1464 ( 284 ) Item quod scriba massarie teneatur omni mense cum juramento denuntiare dicto officio monete, se est alcuna paglia morta scripta in lo cartulario de la massaria: et se se trouera esser alcuna, sia astreito a pagare duplum quello liauera facto scriuere tale paghe morte. Item che de tribus mensibus in tres menses il prefacto officio de moneta facia fare la monstra de tuti li soldati paglia la massaria. et quelli non serano a la monstra, saluo in casu infirmitatis vel ab~ sentie cum licentia consulis, massariorum et dicti officij. perdan lo stipendio da monstra a monstra et sian cassi da libero. Item quod scriba massarie tute le partite le quale debet scribere in cartulario massarie. primo le scriua in lo manuale, le quale se debian reuedere et per lo consulo, massarij et per lo officio de la moneta: et se fusse alcuna da reprobare, sia de comandamento loro retroscripta. et se aliter facesse, incidat in pena scriba summorum., pro singulo et vice qualibet. Item quod scriba diete massarie non scribat aliquas expensas seu partitas expensarum, nisi precesserint cum deliberatione consulis, massariorum et dicti officij monete ad calculos. Item quod stipendiati delinquentes, in cognitione consulis et massariorum. de mandato prefati consulis et massariorum teneatur scriba cassare, non autem de mandato unius tantum. Item che in le assignatione se serue lordine de le regule. Item che le apodisie de le assignatione se debian bullare de trei bulli siue sigilli: videlicet consulis, massariorum et officij monete, et aliter non valeant. , Item che alcuno latino non accedat ad imperatorem absque licentia dicti officij monete et campagne, quodque officium monete exerceat officium de la campagna sub pena summorum vigintiquinque. Item quod nullus januensis neque caffensis liabeat neque percipiat stipendium vel prouisionem a dicto imperatore seu baronis sub dieta pena. Item che le cosse pertinente a lo imperatore et de la campagna non possia tractare ni disponere il consulo sensa li massarij et lo dicto officio di moneta et campagna, sub dieta pena. Item che lo consulo et massarij non possiano. sub dieta {iena. andare ad prandium neque ad cenam ad domum alicujus. Item che lo consulo et massarij non possiano vilanizare ni obrobriare alcuno, saluo che cauno inobediente et contrafaciente possiano punire pecunia- 1 iter et. corporaliter, et incarcerare et banire cauno contrafaciente. ( 285 ) DOCUMENTI secundum li demeriti et la inobedientia et contrafaetione et delieti loro importano, juxta formam juris vel capitulorum janue vel regularum caphe. Et quia siamo informati alcuni essere discoli, intendemo de fare tale prouisione contra quelli discoli, li quali hano usato temeritate contro li officiali, che sera exemplo a cauno. quia a noi est molto molesto se uzi irreuerentia et discoli atti et parole ilicite contra li officiali, ni se patira in la venuta de li noui consuli si che serian tali discoli acerbe puniti. Item che li episcopi de greci et armeni non se intromittant de ministrare justitia inter alcuni de sua natione vel aliter, saluo de parentati et de quello specta a sua jurisdictione del spirituale. Item che lo sindico del comune, presente, et da venire, non se intrometta de quello specta a greci armeni et judei. solum se intrometta de quello specta a latini, et de quello fara et exiget, reddat rationem officio monete, saluo et reseruato che se occorrese cossa contro greco armeno o judeo. per la quale il consulo massarij et antiani ac officium monete deliberassen che lo sindico contra de loro se intrometta, tunc se serue. sicut delibereran li consulo, massarij. antiani et officio. Item concedimus cotulse armeno immunitatem in vita sua per la caza olim combusta, la quale ha redilìcato. Item committimus che lo egregio meser leonardo de petrasancta legumdoctor. il quale per la instantia a noi per molte lettere facta mandiamo nunc. ante li noui officiali, ministri justitia contra cauno il quale liauese oprobriato vel offeiso lo episcopo de li greci o quello de li armeni o alcuno burgense. Al quale meser leonardo vicario volumus lo consul presente et futuri pagheno ducati larghi viginti uno per le sue speize de venire in caffa. et cauno a chi seruira. per quello tempo seruira. paghe la sua portione de questi viginti uno ducato. Item concedimus che li soldi et obuentione de tuti li officij del tertio decimo mense se conuertan in emptione de milij. de li quali se debia fare prouisione et munitione per quello officio hauemo scripto se elega. Et se habia grande diligentia in la exactione de la dieta moneta et emptione de dicti milij. la quale omnino se facia sub pena summorum quinquaginta a consule massarijs et officio monete exigenda. et li quali oneramus cum lo dicto officio de victualie se ado-peren che cauno burgense segondo la sua facultate facia emptione et prouisione de dicti milij. et sia facto creditore che a bisogno debia haueire quello sera del suo comperato. ANNO 1464 ( 286 ) Item concedimus quod officia vacantia et quelli vacherano. et de li quali li successori non sono o non serano in caffa et in li altri loghi nostri, si vendano a persone honeste le quali sean aliene da excessi, et le quale sean aprobate per lo consulo, massarij. antiani et officio de moneta ad ballotolas. et lo pretio se conuerta et se debia conuer-tere in la laudabile opera de la fabrica de le mure. Hauemo prestato al prefato meser leonardo vicario ducatos viginti-quinque largos, quos deputamus a la dicta opera de le mure, illos exigetis et conuertatis in dictum opus, et faciatis de ipsis nos creditores. Dal quale meser leonardo intendereti le cosse se tractano. de le quale speremo certificarne per altre lettere cum li primi altri officiali manderemo et maistri requisiti. Item che lo consulo et massarij sian soliciti a la perfectione de la opera de le mure, et pene exigantnr per officium monete. Item quod nemo se intromittat cum commerciarijs canlucorum juxta formam regularum, sub pena in regulis contenta. Et acioche non si possia in lo auenire allegare ignorantia, comandiamo al prefato officio de moneta et scribe massarie che lectis et publicatis his litteris coram consule massarijs antianis et officio monete, sian registrate in le regule li dicti capituli. Insuper committimus vobis consuli et massarijs quatenus his visis, compellatis nicolaum de turrilia et laurentium de calui notarios, olim scribas massarie. de florenis duobus milibus pro singulo cauere et idonee (?) in curia caphe parere mandatis quatuor reuisorum. et soluendi omnem condemnationem contra eos et quemlibet eorum faciendam per ipsos quatuor reuisores. ad requisitionem quorum et ex balia eis concessa predicta committimus, cum intendant contra eos procedere pro male gestis in cartularijs scriptis per eos. Insuper inclusas vobis consuli e massarijs mittimus partitas sta-liarum officialium debentium eas soluere, quas committimus vobis ab eis. visis presentibus. exigatis et nobis mittatis per cambium saluas in terra, sub pena soluendi de vestro proprio, exigenda hic a vestris fidejussoribus per dictos quatuor reuisores. Hauemo nuper veduto che bartholomeo lauello. nomine in actis contento. ha deposto coram vicario sale superioris magnifici domini pre-sidentis potestatie janue una appellatione interposita a quadam sententia lata per vicarium consularem caphe in fauorem procuratoris reverendi patris domini episcopi caphensis. que est in detractione de ( 287 ) DOCUMENTI la dignitate et dominio nostro. Propterea hauemo inhibito al dicto vicario in ea non proceda sub pena aureorum mille. Verum acioche la temeritate de chi ha dictato quella appellatione non transeat impunita. sed pena transeat ceteris in exemplum, condemnauimus et condemnamus et multamus illum qui dictam appellationem dictauit in summis viginti quinque, exigendis per vos statim constito vobis quis nam fuerit dictator dicte appellationis, quos exdebitationi massarie applicamus, reseruantes nobis arbitrium majoris condemnationis. habitis a vobis consule, massarijs et domino leonardo vicario, informationibus de quibus infra dicemus. Primum mandamus vobis consuli, massarijs et domino leonardo. designato vicario, quatenus infra dies sex post lectionem presentium sequuturos. habeatis coram vobis procuratorem domini episcopi et ab eo intelligatis acta facta in curia a qua processit dicta sententia, inde videatis appellationem interpositam, et intelligatis quisnam fuit judex, aduocatus vel procurator, aut quisquis sit. qui dictauit dictam appellationem, et constito vobis quis est qui illam dictauit. illum compellatis soluere massarie dictos summos xxv. in quibus illum sub reseruatione nostra pluris condemnamus propter temeritatem suam, qua usus est in detractionem nostre superioritatis. Postremo volumus intelligatis si ille qui eam dictauit est persona simplex et ignara translationis dominij caphe in nos. et sit informata de his que pertinent ad nostrum dominium. vel si sit assueta litigare et prebere patrocinia aliquibus, ita quod merito non possit allegare ignorantiam, et cujus mores et conditiones sint, et quid inueneritis et habueritis de omnibus nos informate. non passuros temeritatem et presumptionem hujusmodi discolorum procedere absque seuera punitione. Data janue mcccclxiiii die m februarij. Segue immediatamente a fol. 5 v. : * MCCCCLXIIII die III februarij. Magnifici domini protectores etc. in integro numero congregati, auditis prestantibus dominis andrea de benigassio et luca de grimaldis.‘sapientibus comperarum. reseruauerunt sibi ipsis arbitrium, quod si intellexerint appellationem, de qua supra, fuisse interpositam ANNO' 1464 ( 288 ) potius per ignorantiam quam per malitiam, eam penam modificare, etsi processerit a persona non ignara domini] et dignitatis ipsorum dominorum protectorum, illam augere. DOCUMENTO DCXXVI. Gli stessi ai sindicatori di CalTa che procedano più severamente contro i discoli e perturbatori. 1164, 3 febbraio ( Litterar. missar. offic. Caffè, ann. 1464-1475 ) (fol. 5 v. ) Protectores etc. Egregijs viris, carissimis nostris, sindicatoribus or-dinarijs caphe. Carissimi, la presuntione irreuerentia et insolentia de alcuni discoli verso li officiali nostri et altri nos concitauerunt nos committere egregio legumdoctori domino leonardo de petrasancta. designato vicario consulare de caffa. proceda contra hujusmodi discoli como importa li demeriti et excessi loro. La qual cossa vi notificamo, cum monitione che de cetero habeati tale animaduersione et maturo examen in le cause, in le quale hauereti a judicare, che se intenda vos haueire ministrato raxone. Nani si aliter a noi constase. sereimo de voi male contenti et prouedereimo contra de voi segondo impor-tase il debito de raxone. nam intentionis nostre est ita prouidere. quod dici possit capham fore templum justitie. Itaque de cetero exerceatis officium vestrum ita quod mereamini commendari, quod predi-cimus vobis, quia de his que vidimus non ita constat. Data janue die m februarij mcccclxiiii. ( 289 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCXXVII. Rimproverano i borghesi di Caffa d’ insubordinazione e d’ insolenza nelle loro lettere, e li ammoniscono a provvedere con calore al bene della loro città. 1464, 3 febbraio (Litterar. miss, olile. Caffè, ann. 1461-1475) (fui. 6) Protectores etc. Nobilibus et egregijs viris, dilectis nostris, burgen-eibus caphe. Dilecti nostri, quanto sia lo errore haueti commisso in lo scriuere vostro et improperare, se non considerasemo procedere ab ignorantia, tale presumptione meriteria corretione degna de memoria, unde est che da undecim anni citra tute le intrate de questa compera habiarno patito de lasciare consumare per salute de quella citate. Ultra ha-biamo facto molti impegnamenti in queste compere per conseruatione de quella. Li denari deputati al desbito assignamo in la dieta salute, et quello sia da fare si fa che non fa signoria del mondo. Et quan-tumuis sian li bisogni, tamen li subditi non patiseno et le intrate non manchano a li signori, conio et li nostri citadini et altri de altre parte lo senteno. Satis siamo admirati de lo vostro scriuere. et voi scriueti corno se fussi li superiori et mandassi a noi le intrate. Propter quod abstineatis vos de cetero non esse ita leues. et non prehendeti tanta licentia, speculati tuti quelli hano mutato dominio comò stano. Considerati insuper che quelli de famagosta li quali jam annis quatuor hano patito obsidione et consumpto fin a la palea, rupti li njuri. decapitati lvii preixi sub fide, et mai non hano voluto separarse da la nostra deuolione. sperando, corno in la gratia de dio sera, in la liberatione. unde veduto tanta constantia et la gente del soldano et li altri se sono leuati da campo. Questo ve dicemo. che voi non haueti exposto per noi tanto che debiati tale improperatione facere, li quali doueti cognoscere esserla più libera gente sia. et cum lo auxilio de dio procedendo le cosse corno speremo, hauereti più dulcedine cha natione sia. Insomma ve- Socicta Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. I. jy ANNO I ìli i ( 2‘>0 ) ilereti quello haueiuo ordinato a bene uniuersale de quella citate pelle lettere scripte a li spettabili et egregij consulo, massarij. antiani et officio monete, de li quali ordinamenti vi posseti molto alegrare. et parte se satisfa a le requeste vostre, prouederemo in futuro continue bene. Sed vi dicemo che doueresi esser diligentissimi a saluare la moneta quanto si può. et si expendese tanto parce quanto patissie la conditione de li tempi. Se sereti vigilanti in la amplificatione et augmento de quella citate, sereti quelli li quali principaliter hauereti la utilitate et noi il piacere, et sereti caxione che da ogni parte ve-nirano habitanti in quella citate, la qual cossa augumentera le vostre facultate. Et sforsatiue de leuare susurroni et detractori et seminanti zinzanie et scandali, li quali quanto più haueti de facultate tanto più a voi noceno. Introduceti tute quelle opere sian piene de caritate et de virtute, acioche tale fama augumente quella preclara citate, per la quale noi non mancheremo de fare quanto per la pupilla de li proprij oculi. Non omittemo che a voi est dato carrico de hauere mostrato poco amore a la patria et republica vostra, percioche reueduto per quatro prestanti officiali reuisori de malefacti che in li cartularij de la massaria si troua la moneta molto esser lambudata. non esser reparato a alcuna cossa. de la causione (?) et de la custodia et salute de le munitione seti stati poco amorosi. Propter quod li dicti reuisori jam fecerunt plures condemnationes et prosequuntur officium suum. Data janue die ni februarij mcccclxiiii. DOCUMENTO DCXXVIII. Immunità dal tcrratico concessa all’armeno Cotulsa. • 1464, 3 febbraio (Litt. miss. off. Gaffe, ann. 1404-1475) ( fol. 9 v. ) Protectores etc. volentes benemeritis condignam rependero gratitu-dinem ut sentiant bona opera sua eis proficere, scientes reediflcatio-nem et reparationem domus olim combuste factam per cotulsa ar- ( 291 ) DOCUMENTI menimi eaffensem cedere plurimum decori dicte ciuitatis cade, harum litterarum auctoritate immunem et francum facimus et esse volumus dictum cotulsa in vita sua prò dieta domo a lerratico caffè, mandantes et expresse committentes spectabili et prestantibus viris consuli. massarijs et officio monete caffè, presentibus et futuris, quatenus inuiolabiliter dictam immunitatem obseruent dicto cotulse in vita sua. Data janue mcccclxiiii die m februarij. DOCUMENTO DCXXIX. Rampognano il console di Caffa, Baldassarre D’Oria, di grave nrgligenta nel punire i ladri o malviventi. UC4, 7 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. IO) Protectores etc. Spectabili et. prestanti viro, carissimo nostro, bar-dasari de auria. consuli caffè. Grandemente, carissime noster, lia minuito quello hauemo sentito la opinione haueuamo de optato regimine de quella nobilissima citate sub regimine vestro et de li vostri consocij. Sperabamus più al vostro tempo relusisse la justitia in quella citate cha fusse stato da magno tempore citra. cum grande amaritudine hauemo sentito lo contrario. de la qual cossa et noi et tuti li citain siamo turbatissimi et amaricatissimi. Hauemo aduisatione per lettere date caffè die xxvn augusti proxime pretèriti, che ante per xx dies incirca e stato rupto lo thimo jeponimi aiegro et arrobate tres apoteche et furato per valuta summorum quingentorum, et che li latri et arrobatori sono stati visti super portam dicti thimi et post mediam noctem intus limites, ct li quali sono stati preisi et incarcerati, et tamen nihil factum est. et he passata questa nephandissima cossa sub scilcntium sino punitione et processu, et cossi sun passati altri furti commissi etiam in quello thinio. Io quale aduisationi tanto.....omnibus ciuihus desiderosi che fuisse fama chaffa----per optimo gouerno de nostri officiali ANNO I4G4 ( 292 ) templum justitie.....molestissime quanto se possa judicare essendo il contrario. Itaque committimus vobis et expresse mandamus, ac egregio legum-doctori domino leonardo vicario consulari quem ad vos mittimus, quatenus sub pena indignationis nostre et vestrarum et suarum fidejussionum. liis visis, si non serano trouati questi furti et maleficij et puniti li latri et malefactori, faciatis vos et ipse vicarius vobiscum inquisitione per ogni processo quantumque aspero, etiam sine solemni-tate juris et capitulorum.... ogni persone cujusuis status, gradus et conditionis culpabile de dicti furti et maleficij et de clii se liauesse indicio di culpa, si che trouati questi latrocinij etiam non obstante . . . processi antefacti. et ita et taliter che li trouati. et faciati tale punitione che sia estremo terrore a malfattori, et fama che la justitia più relucescat in capha cka in alcuna altra parte. Pred icentes vobis che questa casione ha prouocato noi de mandare li noui officiali cum compagnia idonea questo primo tempo, cum comissione se non tro-uerano esser facto questi processi e proueduto per voi. et per lo vicario facto suo debito, procederano ipsi a inquisitione de questi furti, et de altri excessi de li quali siamo aduisati. che sera non solum exemplo sed etiam orrore molto, et voi et ipso vicario sentireti la cassione de la nostra indignatione. Rescribentes nobis. infra duos menses a receptione presentium sequuturos. exequutionem quam feceritis in premissis. Nam si intellexerimus non fuisse factum ut exigit oliìcium vestrum et ipsius vicarij. mittemus alium vicarium obligatum et caffam et alibi..... arbitrio nostro. Data janue mcccclxiiii die vii februarij. Post scripta, hauemo informatione che vi comportati per laudabile forme, de le quale informatione siando in la amaritudine, hauemo et nos et li citadini de le calumnie et infamie.....le quale tanto importano che lo officiale in tempo del quale sien facti hujusmodi delieti. attento che quello resta de alcuna opinione de recuperare la fama a genuesi resta in la opinione et speransa de lo gouerno et stato di san georgio deuerean potius li proprij figioli justitiare cha simile infamia se diuulgasse. siamo più animati de hauerui facto questa commissione, sperando augumentereti la fama vostra, in che vi boriiamo. Data ut supra. ( m ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCXXX. I Commettono al vicario consolare di procedere, subito giunto a Calla, ad inquisire e condannare i ladri ecc. 1464, 7 febbraio (Litterar. miss. otT. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. io V.) • _ * MCCCCLXIIII die VII februarij. Protectores, etc. Egregio legumdoctori. domino leonardo de petra-sancta. designato vicario consulari caffè. Committimus et in mandatis damus, ultra alias comissiones vobis datas, quoniam post habuimus aduisationem quam intelligetis ex tenore litterarum nostrarum ad spectabilem baldasarem de auria consulem caffè, quarum exemplum inferius transcribi jussimus ut non possitis allegare ignorantiam, quatenus exequamini cum caffam perueneritis contenta in illis, sub pena indignationis nostre, vestrarum fidejussionum et priuationis ab officio, rescribentes nobis infra duos menses qualem executionem feceritis de contentis in ipsis litteris. Jubentes preterea vobis quatenus coram vobis cum caffam perueneritis vocari faciatis baptistam de aiegro, julianum squarsaficum. gregorium de pinu et julianum de fliseo. quibus dicatis nostri parte habere in mandatis a nobis ita agere, quod sentient burgenses nos non passuros male gesta impunita pertransire. et preterea ab ipsis habeatis informationes opportunas super inquisitionem contentorum in ipsis litteris, et inde una cum spectabili bardasare consule agite quod mereamini commendari. Tenor litterarum est talis: Protectores etc. Spectabili etc. Grandemente.... tutto come sopra. ANNO 1464 ( 294 ) DOCUMENTO DCXXXI. Ammettono il nobile Lanzarotto Palma, con un servo di lui, allo stipendio di un sommo mensile in Caffa. 1464, 7 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. il) * Dicono i Protettori: Aptitudo ac in agibilibus promptitudo nobilis lanzialoti de parma facit ut ipsum et hujusmodi januenses libenter exerceamus in dictione nostra. Itaque etc. Data janue mcccclxiiii die vii februarij. DOCUMENTO DCXXXII. L’Assemblea di s. Giorgio rigetta la proposta di eleggere un console per un anno a vece di tre per ogni triennio. 1464, 4 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) ( fol. 9) ❖ MCCCCLXIIII die veneris IIII maij. Cum viri prestantes marcelinus marrufus. obertus pinelus. teodoru's de fliseo et jacobus de casanoua notarius, referendarij negotiorum caf-fensium. comparuissent coram magnificis dominis protectoribus comperarum sancti georgij. et proposuissent aliqua que ipsis domini protectores jusserunt scripto mandari et presentibus ipsi proponi coram consiliarijs suis et aliquibus vocatis participibus, coram quibus proposita sunt ut infra, et quesita opinione ipsorum : Tenor vero poste talis est: Segnoi. sum staeti da noi meser marcelin marruffo. oberto pinello. teodoro de flisco et jacobo de casanoua. electi per li nostri precessori auditoi et referendari de le cosse de caffa. et han referto quelle adui- ( 295 ) DOCUMENTI sationi che han per lettere, et alcune requeste facte da quelli de caffa a parte de le quae se prouisto. et le informatioin le quae han hauuo de quello serea utile per quella citae. et inter cetera che molti arre-cordam. et elli sum in questa opinion, esser molto utile et necessario per molte raxoin. che se regulasse che ogni anno se mandasse un consolo in caffa. La qual cossa dixen ex nunc porrea hauei principio in la electione faeta de questi trei consoli, cioè che lo primo intrera in consulao. quando usira non reste massar perche molto se degrada, et quello officio de massaria he de benefìcio tanto, che in duoi anni de massaria prhenda utilitate da la massaria che se possia a compara ala expensa et perdition de tempo. Ultra che non seando massar. quelli populi prehenderam grande opiniou non debbia in consulato fare cosse illicite, perche mancherà lo timor a cauno de lamentasse non douendo esser massar. per la qua massaria dixen che se dam fauore de ha-ueire sindicaoi quando exien de consulao et sum sindicae. lo qual fauor mancherà non intrando in massaria. Et dagando bona opinion, lo consolo lo qual hauera questo morso de sindicamento sensa speransa de fauo. sera incitamento a le natioin forestiere, le quale fano bona quella citae per continua frequentation et trafico de mercantia. Et cosi regulando. dixen lo anno venturo se elegerea un consolo lo quale in-trerea in massaria como deuea intrare lo consolo chi uscirea. et serea semper un consolo et duoi massarij. et ogni anno se manderea de chi un consolo che serea grande conforto a quelli populi, et semper se regulerea et prouereiua in tuto quello che bisognasse, la quale cossa non si po fare quando se sta trei anni a mandare li consuli. Sum presenti li dicti auditoi et referendari se volen zunzere o mand (manco) leuen su. et arecorden et corresen unde pare a elli. Noi non hauemo vosuo deliberar alcuna cossa sensa lo consegio vostro, perche ve pregamo aregorde li vostri sauij parèi. et segondo se delibererà, se exeguira. Preterea li dicti quatuor dixen hauei faeto lo suo officio longo tempo. A requeren faciamo de altri electoin. a li quae aregordan se daghe balia de poei deliberar in quelle cosse segundo la importantia de quelle, a ciò che manche questa fatica de referir et informar et attende la nostra deliberation. Ben dixen che quamuis quelli habian balia, tamen non prehenderean carrico sensa auctoritate de lo officio. Circa la qual requesta pregamo piaxeue de arecorda quello ve occorre de fa. et quello se delibererà, se exeguira. Ceterum perche molte tìae sum staeti da noi li officiali de quelle ANNO 1464 ( 296 ) parte de caiTa. li quae sum staeti eleeti segundo la regula de li ccc. j»er un anno, li quae se lamentan ehe per la longa distantia et grande expense et periculi he quasi erudelitae non sian tractae eom<> li pre-cessoi. la quar cossa noi non possamo fa. perciò ehe quando quelli sum staeti eleeti. he staeto daeto balia a li o:tleij per consegio de ccc participi, non postando fare altro, la ele tion de questi noui officiali he laeta per la torma de li lx et secundo la regula. Propter quod demandarne la opinion vostra, se a voi par de deliherar che lo consegio de li ccc taciamn demanda, et coram ipsis se facia la dieta requesta. ìsuper quibus quesita opinione nonnullorum, et primo videlicet super prima videlicet (»xxxu affirmat i ui. Verum quia franciscus de furnarijs reprobauit annui requisitioni officialium, sua opinio obti-nuit. quare r manet res in suo statu primeuo. qui est electionis unius anni tantum, et sic publicatum est mandato officij »n integro numero congregati. Postremo exposuit egregius anioni us de iugimbertis prior dominorum mi reuisorum. in presentia et de voluntate suorum collegarum, se rediuisso cartularia massarie caffè. in quibus iuuenerunt aliqua commissa indebite que per ipsos punientur, aliqua esse que non possunt hic exclarari ita clare quemadmodum ipsis videtur justum ad ferendam sententiam, et cogitasse inuenire personam aptam que cum instructione danda per ipsos in caffa ea agat que agenda eruni ad declarationem veritatis. Verum illam personam non con te ni ari de premio quinte partis, propterea necessarium fore dare arbitrium magnifico officio sancti georgij dandi sibi ultra quintam partem, ui esi premium ipsorum mi reuisorum. taxatum illud quod videbitur dicio officio. Prc-tcrea pro utilitate comperarum reformandas esse aliquas regulam, per mittentes abenas officialibus faciliores quam conuenit bono comperarum. Propler quod laudauit committi illas reformari aliquibus prudentibus viris, reformaturis prout judicauerint bono comperarum et caffè ei illarum partium conuenire. Super quibus rogatus fuit clarus legumdoctor dominus nicolaus de nigro dicerc suam opinionem. Is ver > dominus nicolaus laudauit. et de elerfionc persone et taxatione premij pluris ei paucioris ejus ANNO 1464 ( 298 ) quod requiritur, dari arbitrium magnifico officio sancti georgij. de persona vero dari etiam arbitrium dicto officio reformaturo, ut prudentie prefati officij videbitur. Que sententia preualuit. inuentis calculis albis affirmatiuis c entum nonaginta, et nigris reprobatiuis xxxxnouem. V DOCUMENTO DCXXXIY. Protettori annunziano agli ufficiali di Gaffa il nuovo dominio in Genova del duca di Milano, ed il prossimo invio dei consoli ciotti. 1464 , -24 maggio (Litt. miss. off. Gaffe, ann. 1-461-1175) (fol. 11 «.) Protectores etc. Spectabili, prestantibus et egregijs viris, consuli, massarijs et prouisoribus caffè. Carissimi, per diuina prouidentia a la quale semper hauemo gratia, il dominio de questa inclita cita de voluntade de li citadini est transferto in lo illustrissimo et potentissimo signore duca di milano. il quale ha tuti li nostri priuilegij non solum confirmato sed etiam augmentato. a quello tenda al bene de queste compere ha dimostrato grande affectione. Similiter in tuto quello concerne il bene de questa citate pacifico et utilitate de li citadini ha dimostrato singulare amore, adeo che pare la citate et li citadini prhendere grande recreatione, et tale che già se adrissan a fabricare de naue et fare quello est de multi trafìchi et auiamenti. si che annuente deo se mandera per lo mundo li genueisi hauere reintegrato le cosse sue. Quia la dispositione de li citadini concorre in quella del prefato illustrissimo signore, il quale attende ala gloria de questa citate, et molte cosse se agitano per le quale mediante gratia diuina se jubilera et in Ade et in facultate solite. Castelleto est obsesso, et lo prefato illustrissimo signore ha facto ponere tale instrumenti ala expugnatione, che est opinione corno se principiera de usare dicti instrumenti, che sera presto debiam prhendere partito. Se accelera la expeditione de li consuli, massarij officiali, et altri mandamo segondo haueti scripto, per li quali inten- ( 299 ) DOCUMENTI dereti abunde ogni cossa et intendereti esser prouisto a bisogni. Non , hauemo voluto che loise caualorto vegna vacuo de nostre lettere, per che breuiter scriuemo. attendendo scriuere ad plenum per altri et per li dicti officiali. Data janue mcccclxiiii die xxmi maij. Auizandoui che per gratia de dio et del prefato illustrissimo nostro signore haueremo paxe cum ogni natione, et le cosse de corsica bene terminerano. Lo ambasciatore de quella citate ne est stato dinanti. il quale spaiheremo cum li consuli et certi compagni et etiam li maistri de antellamo. et questa sia lettera a tuta la uniuersitate de quella citate. Data ut supra. DOCUMENTO DCXXXV. Patente di sottoscrivano della curia di Caffa pur un anno, data a Lodisio Cavai orto, dopo Battista Rapallo. -1464, 23 maggio ( Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 99 v.) Formolo, consueta, ma senza la ritenuto. Data janue mcccclxiiii die xxv maij. DOCUMENTO DCXXXVI. Che il nobile Lanzarotto Palina, venuto da Caffa in Genova con importanti lettere del console, sia ammesso al suo ritorno al primo idoneo uflìcìo vacante, e frattanto allo stipendio, lui e il suo servo, di un sommo mensile. 4464, 8 gnigno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 89«.) Sono due atti sotto la stessa data, ma il primo non è completo ed è poi inchiuso nel secondo. Data janue mcccclxiiii die vm junij. ANNO 1464 ( 300 ) DOCUMENTO DCXXXVII. Patente di scrivano della masseria di Gaffa per tredici mesi, data al notaio Antonio Bozzolo, dopo Cristoforo Canevari. 1464, 2! giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 100 ) Formola, ritenuta, cauzione e revisione dei libri, come sopra. Data janue mcccclxiiii die xxi junij. DOCUMENTO DCXXXVIII. Decreto di provvisione d’un sommo mensile a molti artefici genovesi, inviati a Caffa. 1464, 22 giugno (Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 1-2 ) Protectores etc. Spectabili, egregijs et prudentibus viris, consuli, massarijs et prouisoribus ac officio monete caffè, dilectis nostris, salutem. Cupientes glomerationem januensium artificum in illa ciuitate. elegimus ad prouisionem ipsius ciuitatis videlicet summi unius mensualis. ut alijs dari solet, georgium galetum textorem cingulorum siue cin-torum. Itaque volumus et mandamus vobis quatenus visis presentibus ipsum georgium acceptetis ad dictum stipendium et ipsum scribi faciatis, ad dictam prouisionem unius summi mensualis. ut dictum est. de qua prouisione et stipendio sibi respondeatis et responderi faciatis sicut alijs scriptis ad hujusmodi stipendinm. ita tamen quod teneatur subire angarias et perangarias caffenses. ut alij scripti ad hujusmodi stipendium, et' parere mandatis consulis et prouisorum. Ceterum co- ( 301 ) DOCUMENTI mittimus vobis quatenus unum ex inutilioribus cassetis loco dicti georgij. Data janue xxn junij mcccclxiiii. Segue: Similes facte fuerunt blasio de monleone seaterio. Similes facte fuerunt leonardo galeto magistro cintorum. Similes facte fuerunt desiderio de magdalena. Similes facte fuerunt lazaro de axereto. genexio de axereto et jobanni baptiste de pulcifera. Similes facte fuerunt thome de airolo calsolario. Similes facte fuerunt franco de quiliano. Similes facte fuerunt gaspari de amigdola q. bartkolomei. Similes facte fuerunt jacobo de serauale barberio. Similes facte fuerunt bartholomeo de monteacuto cordoanerio. Similes facte fuerunt jobanni trauersagno. Similes facte fuerunt baptiste de viali .. ponerio. Item facte sunt alie lansaloto vederio magistro vitrorum cum duobus filijs. ut sequitur (sic). Item johanni de turrilia. Item ansaldo de micono cum uno famulo. Item juliano de pontema. Item bertino de semino. Item petro de axereto fabro. Item die xii octobris similes facte sunt marco de recco seaterio. Item die xvn octobris similes facte sunt antonio de canali calsolario q. augustini. Item similes facte sunt jacobo caluo oliuerij. Item similes facte sunt antonio lomelino francisci. Item similes facte sunt baptiste de castellatio pellipario. Item similes facte sunt magistro franco de finario barberio. cum tebaldo ejus nepote. Item similes facte sunt francisco et melchioni da passano. Item similes facte sunt barnabe de telia fabro, cum salario asperorum centum pro primis sex mensibus, et (Initis sex mensibus cum salario summi unius. Item similes facte fuerunt baptiste et francisco de castelatio. Item similes facte fuerunt johanni christofero de santo romulo. et guilelmo bonino. ANNO I404 ( 302 ) Item jeronimo de dulcino et jaliano de finario. Similes facte fuerunt christofero de pasagio. Similes facte fuerunt francisco magistri badi de luca, et similes simoni de saulo. Similes facte fuerunt jacobo de bem. michaeli manurio (?) de uuoda et ambrosio de rusiliono. Similes facte fuerunt francisco de amigdola fabro. Item juliano de fossatelo. Item bartholomeo de neapoli barberio. francisco de burgo et johanni de camblaxio. Item johanni de strupa furnario. Item johanni antonio de saulo. cum salario asperorum c prò anno uno. et {sic) ipsi simoni. DOCUMENTO DCXXXIX. Lo stosso per Ansaldo Migone orefice. U64, 28 giugno ( Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1404-1475) (fol. 12 v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli, massarijs et prouisoribus. et officio monete, preclare ciuitatis caffè, salutem. Cupientes glomerationem etc conduximus ad stipendium mensuale summi unius dilectum nostrum ansaldum de micono fabrum aurificum et idoneum ad cecam quotiens expediet ac probum in alijs negotijs. cum uno famulo idoneo cum stipendio dicti summi mensualis. ita quod pro se et famulo, qui sit idoneus, habeat summos duos. Itaque mandamus vobis quatenus his visis eundem ansaldum cum dicto famulo, qui sit idoneus, scribi faciatis ad dictum stipendium mensuale. a quo non possit remoueri nisi de mandato nostro etc. sed non mitti ad alia loca nostre ditionis nisi in beneplacito suo. Data janue mcccclxiiii die xxviii junij. \ ( m ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCXL. Lo stesso por Lanzarotto Vederio, di Altare, vetraio, c suoi figli. HG4, 28 giugno (Litt. miss, oflìc. Cade, ann. 1464-1475) (fol. 12 v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris etc., come sopra. Quo magis cupimus amplitudinem ipsius ciuitatis. eo libentius ad illam mittere curamus artifices diuersarum artium que cessure sint beneficio commodo et utilitati ipsius ciuitatis. Itaque conduximus stipendio summi mensualis lansalotum vederium de aitali magistrum vitrorum, sufficientem plurimum in arte sua. et idoneum custodie et defensioni illius ciuitatis. et bartolomeum et johannem baptistam filios suos probos et idoneos, cum stipendio summi unius in mense pro singulo, incipiendo cum aplicuerint caffam et scripti erunt. Mandamus, igitur vobis quatenus etc. Quorum loco tres ex illis qui minus utiles sint scripti ad dictum stipendium cassate omnino, ne augeatur numerus designatus in instructione data prestantibus viris gregorio de reza et collegis, nec amoueantur nisi subsistente legitima causa per totum tempus dictorum gregorij et collegarum, et cedente ipsorum magisterio utilitati ipsius ciuitatis non amoueantur ètiam post. Verum quia assertum est. ipsi lansaloto pro ea arte que profutura plurimum est illi ciuitati. opus esset ultra filios habere secum hominem unum edoctum in illo magisterio, quem dixit se ex aitale ducturum, relinquimus discretioni vestre quod si cognoueritis illum esse sibi necessarium. et artem suam tantum proficere ciuitati- quod utile sit dare stipendium mensuale summi dicto homini quem ex his partibus duxerit, illum scribi facere possitis, sed aduertatis quod si ita non esset, ascriberetur vobis minus quam recte fuisset factum. Data janue mcccclxiiii die xxviji junij. ANNO I404 ( 304 ) DOCUMENTO DCXLI. Statuiscono valide le deliberazioni prese ila qualsiasi numero di Protettori presenti, duranti' la peste. 1464, 2 luglio. (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) ( fol. 19 «.) * MCCCCLXIIII die li julij. Magnifici domini protectores etc in septimo numero congregati, absente tantummodo nobili alexandro spinula, animaduertentes quanta trepidatio pauorque inuaserit ciues ex contagione pestis que in ciui-tate est. propter quod difficilima est ipsorum congregatio et fortasse quod deus prohibeat esset impossibilis, decreuerunt et deliberauerunt quod expediantur littere consulum et officialium caffè. Preterea quod occurrente aliqua re digna deliberatione et seu prouisione ipsorum dominorum protectorum, seu deliberatione sua (s£c) ea fieri debeat et siue adsint sex siue quinque siue quatuor siue tres et ad ultimum duo. id fieri et exequi debeat quod j usserint 'illi qui ex ipso numero haberi potuerunt, quibus dant arbitrium expendendi de pecunia comperarum in casibus arduis usque in ducatos ducentos secundum quod casi exegerint, inuentis omnibus septem calculis albis affirmatiuis. DOCUMENTO DCXLII. Discussione sul modo di provvedere alla vacanza del seggio consolare di Caffa, in occasione di morte dei titolari. 1464, 22 ottobre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) (fol. 29) ❖ MCCCCLXIIII die XXII octobris. Cum propter discrimen ortum in caffa mortuo quondam nobili bar-dasare in officio consulatus in electione successoris, proponente ( 305 ) DOCUMENTI ralTaele de montcrubeo altero raassario eligi debere alterum massariorum tanquam approbatorum in janua. e contrario repugnantibus aliquibus januensibus. qui protestati sunt se non habituros aliquem eligendum consulem nisi eligatur de colore... (sic) consulis prius defuncti ut disponitur virtute regule, contradicentibus massarijs locum esse debere regule cum tunc non mittebatur nisi unus consul et postea aliter dispositum fuit, ex hujusmodi altercatione discrimen ortum est et electus fuit dictus raffael: Cumque magnificum officium sancti georgij prouiderit punitioni illorum qui discoli fuerunt, et etiam si accideret casus nouis consulibus, propterea congregati centum septuaginta octo participibus, quesiuit ab eis consilium pro-uisi'onis future, ne si casus accideret scandalum oriatur, et proposita hac materia coram ipsis, rogatus est bartholomeus imperialis: (sic) phatus est se imperitum esse rerum illarum, et tamen iterum rogatus dicere sententiam suam laudauit seruari regulam, et ubi tunc temporis non reperiretur idoneus illius coloris, seruari prout videbitur officio regulare in illo casu. Matheus de flisco accersitus dicere suam opinionem phatus est. se optare quod ciues intelligerent quanti facienda est ciuitas illa, profecto de ea maxima haberetur cura, ut ergo non interueniat de cetero hujusmodi inconueniens laudauit seruari regulam, si idoneus aderit in caffa. adueniente casu, de illo colore, si secus eligi de alio colore idoneum per officia et eos qui vocandi erunt pro dicta electione. Dominus franciscus de mar-chisio rogatus dicere suam sententiam, premisso conceptu vocationis ex eo quod fuerit caffa. et informatus sit de his que facta sunt in simili casu, quem vidit in quatuor menses locum habere mortuis duobus consulibus, respondendo ad quesitum laudauit accidente casu et superstitibus duobus ex consulibus in janua electis, defuncto siue secundo siue tertio succedat illi mortuo ille qui precesserit. cujus scilicet sindicamenta perfecta erunt, qui electus ilico teneatur aduisare officium de sua electione. Defunctis autem, si casus accideret, omnibus consulibus ex janua missis, laudauit electio fleri per officia et vocandos hujusmodi electioni, seruato colore, in quantum idoneus reperiatur decernendus per absolutionem calculorum, ut mos est. trium ex quatuor partibus interuenientium dicte electioni, et ubi non inuentus fuerit idoneus decernendus ut supra, eligatur de alio colore idoneus, in qua electione concurrant tres ex quatuor partes ut supra, et qui electus statim aduisare debeat officium. Jeronimus de senarega laudauit seruari Società Ligure. SI. Patria. Voi. VII. P. I. 2U ANNO 1464 ( 306 ) regulam. Marcus ile auria laudauit opinionem domini francisci de mar-chisio. cum additione quod defuncto ultimo seruetur regula. Jacobus de guizo laudauit remitti arbitrium magnifico officio, qui intellecta opinione preloquutorum et aliorum de quibus videbitur ipsi officio, in hac materia maturam deliberationem capiat et ordinet sicut . . . in prudentia dominorum protectorum. Teodorus de llisco idem. Dominicus de prementorio approbando opinionem jacobi de guizo dixit se non dicturum ea que sibi occurrunt pro informatione pro presenti. Antonius de casana ut dominus franciscus de marchisio. Dominus an-dreas de benigassio laudauit adueniente casu eligi consulem seruato colore, et ita deliberari quod electio flat absque scandalo et colores seruentur. Nicolaus de furnarijs laudauit adueniente casu eligi alium de colore premortui. ut intelligatur debere obedire cuicumque eligendo ubi sit de colore premortui consulis. Cum autem videretur regulam condendam in ista materia bene examinandam et ruminandam esse, preualuit sententia remittendi arbitrium officio, quod auditis illis qui preloquuti sunt et alijs audiendis, statuat et ordinet regulam seruandam de cetero in hujusmodi casu, inuentis calculis albis affirmatiuis centum et quadraginta uno. nigris vero reprobatiuis triginta septem. * MCCCCLXIIII die merourij ultimo octobris. Magnifici domini protectores etc. in integro numero congregati, et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec: DOCUMENTO DCXLIII. Elezione dei Protettori pel venturo anno 1465. 1464, 30 ottobre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) (fol. 31) D. Pancratius gentilis prior Baptista de albara Jacobus de axereto faber Bardasar lomelinus Bendinelus sauli •^Alexander spinula et Saluagius de viualdis loco antonij de platono Bardasar adurnus ( m ) DOCUMENTI Hortati et in concione celebri et extra procedant ad electionem suorum successorum ex causis legitimis et urgentibus, in obseruatio-nem et pro exequtione noue regule, vocari fecerunt lxiiii participes acoloritos. Quibus congregatis in camera magna residentie. eo-rumque nominibus et cognominibus descriptis in sexaginta mi cedulis ipsisque positis in ini saculis. et ex ipsis sortitione precedente extractis infrascriptis triginta duobus acoloritis: Quorum nomina sunt hec: Petrus spinula q. luce Gaspar cataneus Galeotus centurionus Ambrosius pinellus Jacobus cigalla Enricus squarsaflcus Nicolaus italianus Marcus grillus Lucianus de grimaldis Franciscus saluaigus Theodorus de flisco Marcus de marinis Gaspar gentilis olim falamonica Paulus baptista caluus Oarolus lomelinus q. sorleonis Benedictus de nigro Manfredus de francis Dominicus de prementorio Paulus justinianus Petrus scalia Bartholomeus sauli Dominicus de roncho . Antonius de ingimberti« Nicolaus de varisio Jeronimus stella notarius Johannes maniauaca Urbanus jocia Nicolaus garumberius Dominicus de oliua Bartholomeus de leuanto q. L. Gotifredus de albario et Johannes de bartholomeo. Qui triginta duo participes congregati in camera magna solite residentie magnifici officij sancti georgij. intellecta continentia regule ipsius magnifici officij sancti georgij. de mandato suo delato eis juramento. jurauerunt. bene et fideliter procedere ad electionem protectorum comperarum sancti georgij anni de mcccclxv juxta formam regule antiquioris, seruata noua forma respectu participationis. Qui triginta duo. seces'sis dominis protectoribus anni presentis. solum ipsis triginta duobus cum scribis in conelaui remanentibus, procedentes ad denominationem eorum quos arbitrantur aptos esse ad officium sancti georgij. absoluentes se ad calculos albos et nigros, in dei nomine elegerunt infrascriptos octo protectores et officium sancti georgij anni ANNO 1464 ( 308 ) proxime venturi de mcccclxv cum balia dicto officio attributa. Quorum nomina sunt hec: Jacobus de auria q. dominici (s/o) barth. Benedictus saluaigus Matheus de disco Bartholomeus italianus Baptista justinianus q. johan. Christoforus de podio Antonius de casana e t Raffael de andora. DOCUMENTO DCXLIV. Rimbrotti dei Protettori a! vicario consolare di Caffa, Leonardo Guiraldi , circa uu appellazione. 1464, 7 novembre (Litt. miss, offic. Caffè , ann. 1464-1475) (fol. 13) Protectores etc. Spectato et egregi]'s viris. gregorio de reza consuli, et domino leonardo de guirardis. vicario consulari caffè, carissimis nostris. Miramur vos dominum leonardum vicarium obscure intellexisse litteras et commissionem exigeretis a dictatore illius appellationis interposite per bartholomeum lauellum procuratorem etc. a sententia lata in fauorem procuratoris episcopalis caffè, a qua appellatum est ad unum ex judicibus de collegio in detractionem dignitatis et supe-rioritatis nostre, et excusationem affertis vidisse originale, quo non constat fuisse appellatum ad dominum vicarium potèstatie janue. Credebamus intelligeretis perinde esse, quoad dedecus nostre superiori-tatis. ad unum ex judicibus de collegio, quod licebat ante translationem dominij in nos que nemini occulta est. ac si dixisset ad dominum vicarium. Debeatis scire quod appellationes que interponuntur ad unum * ( 309 ) DOCUMENTI ex judicibus de collegio presentantur coram altero vicariorum spectabilis domini potestatis janue. et inde committitur uni judici, sicut disponitur ex forma capituli. Et propterea si scriptum est quod appellatio delata esset ad dominum vicarium, verum fuit, et proinde puniendus est dictator ita pro appellatione ad unum ex judicibus de collegio, sicut ad dominum vicarium dicte curie potestatie janue. Quare mandamus vobis ambobus, quatenus si hactenus vos vicarie non curastis scire dictatorem, curetis, sub pena dupli ah utroque vestrum exigenda, intelligere quisnam fuerit dictator, et ab illo exigite penam commissam alijs nostris litteris anno presenti die m februarij. quas omnino exequamini. rescribentes nobis ut feceritis in premissis. Data janue mcccclxiiii die vn nouembris. DOCUMENTO DCXLV. Disposizioni rigorose contro i ladri. 14 o ì, 7 novembre (Litt. miss, offlc. Caffè, ann. 14G4-1475) (fol. 13 v.) Protectores etc. Spectabili et egregijs viris, consuli, massarijs et prouisoribus caffè, vicario consulari, consilio antianorum et officio monete caffè, carissimis nostris. Venimus in admirationem, carissimi nostri, a pauco tempore citra fuisse commissa furta in illa ciuitate tot quot scripta fuerunt, et quod ita negligenter actum sit. quod seueritate penarum purgata non sit ciuitas illa hujusmodi sceleratis hominibus, miramurque vehementer et ultra quam credi potest, quod quispiam ausus fuerit defendere aliquem furem cum subterfugijs ratiocinandi pecuniam ad cursum cam-biorum. et quod furta non ascenderunt ad illam summam .dispositam a capitulo janue.- Profecto si quis presumpserit fures, defendere, incurret indignationem nostram. Scripsimus sepissime nihil esse qued magis cupiamus, quam quod ciuitas illa adeo recte et rite gubernetur, quod etiam patentibus hostijs nemo audeat neque etiam in via publica neque in occulto aliquid mali committere, sed predicetur caffam * ANNO 1464 ( 310 ) esse templum justitie et tutissimum locum et portum omnibus in ea degentibus et venientibus ad illam ac in ea frequentantibus. Itaque primum approbantes omnem processum et exequutionem etiam ultimi supplici) factam contra quemcumque repertum furem, etiam si non ascenderent furta summam dispositam a capitulo, jubemus et mandamus vobis consulibus et vicario, quatenus procedatis diligentissime contra fures et malefactores usque ad ultimum supplicium inclusiue. etiam si furta non ascenderent summam asperorum trium milium, procedentes contra quoscumque inueneritis culpabiles etiam infradictam summam, prout videbitur vobis conuenire terrori hujusmodi malefactorum et purgationi talium detrahentium regimini et guberno illius ciuitatis. quod super omnia optamus adeo laudabile esset, quod predi-cetur ut supra, nec audeant sindicatores cuipiam prebere audientiam cuicumque volenti accusationem porrigere de hujusmodi condemnationibus corporalibus procedentibus a furtis, sub pena indignationis nostre. pene corporalis et pecuniarum nostro arbitrio. Et ne quis pre-tendat ignorantiam hujus nostre commissionis, id per preconem diuul-getis: qualiter datum est arbitrium vobis contra fures infra summam a capitulo dispositam, quare caueat sibi quisquam non furari. Data ut supra mcccclxiiii die vii nouembris. DOCUMENTO DCXLYI. Nicolò Tarigo eletto cavaliere del console di Caffa. 1464, 23 novembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 41 v.) * MCCCCLXIIII die XXIII nouembris. Christoferus campanarius. gabriel gurretus q. bartholomei. nico-laus de mulasana q. nicolai et augustinus de passano q. johannis. accepto corporali juramento testificati sunt nicolaum tarigum electum esse per dictum gregorium de reza consulem caualerium suum. et cum eo profectum esse caffam. ( 8H ) DOCDMENTI DOCUMENTO DCXLVII. Decreto in favore della famiglia del Tango suddetto. 1464, 23 novembre (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 41 v.) * Die ea. Magnifici domini protectores etc. in legitimo numero congregati, intellecta requisitione coram eis facta ex parte propinquorum nicolai tarigi. continente quod cum dictus nicolaus profectus sit caualerius spectati gregorij de reza consulis caffè ad dictam ciuitatem. equum est ipsi seruetur decretum conditum in fauorem officialium qui molestari non possint, ut in decreto continetur, et propterea requirentium fieri intimationem talem qualem conuenit ne molestetur familia sua: Constito eis dictum nicolaum profectum esse ut supra, fidem faciunt omnibus magistratibus ad quos hujusmodi intimatio producta fuerit, quemadmodum dictus nicolaus profectus est caffam caualerius ejusdem gregorij consulis, et propterea hortantur eos magistratus ad quos producta fuerit dicta intimatio, quatenus decretum excelsi communis janue conditum pro officialibus extra januam destinatis seruent agentibus pro dicto nicolao. quandoquidem translatio dominij caffè et aliorum locorum maris politici in magistratum comperarum sancti georgij facta sit cum priuilegijs prerogatiuis et ea jurisdictione quam habet excelsum commune janue etc. ut in contractu celebrato de dicta translatione continetur. ANNO 1464 ( 312 ) DOCUMENTO DCXLVIII. Deputazione di quattro cittadini a rivedere i conti d’amministrazione di Caffa, Famagosta, Corsica ecc. 1464, 24 novembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) (fol. 33) * MCCCCLXIIII die XXIIII nouembris. et fuit die mercurij XXI nouembris (sic). Magnitiei domini protectores etc. in integro numero congregati, ani-maduertentes pro exequutione celebris deliberationis facte in magna concione participum dictarum comperarum. fuisse electum et constitutum officium quatuor reuisorum cartulariorum massariarum et rationum spectantium ad dictas comperas. cum ampla balia, ut in actis cancellarie ipsorum continetur: Verum cum plura emergant quibus ipsi domini protectores vacare nequeunt, et quibus utilius et diligentius vacare poterit dictum officium, cujus proprium est vacare etiam ad ea que inferius declarantur, et ne possit opponi contra baliam suam vel allegari illam deficere in aliqua parte circa ea que inferius continentur: Ad tollendam igitur omnem dubitationem et oppositionem quam queuis persona allegare vellet, confisi vehementer de peritia nobilium et egregiorum virorum antonij de ingimbertis. therami spinule. philippi de bonauera et pauli lomelini q. baptiste. surrogati loco nobilis antonij de grimaldis pro publicis negotijs legati ad regem tunetis. omni modo via etc. constituerunt et constituunt ipsos quatuor reuisores magistratum ad liquidandum et decernendum omnes qui sunt et restant seu apparent creditores et esse debent debitores dictarum massariarum in cartularijs massariarum famaguste caphe et aliorum locorum Submissorum comperis sancti georgij. nec non insule corsice. et seu sunt creditores non veri, et ad exigendum exigi mandandum habendum et recuperandum ab ipsis debitoribus et in bonis ipsorum, et ab omnibus debitoribus dictarum massariarum et a quibuscumque debitoribus debitorum suorum, et etiam a quibuscumque, contra quos virtute priuilegiorum suorum et ratione potioritatis quam habent com- ( 313 ) DOCUMENTI pere agi possit, omnes et singulas pecuniarum quantitates quas compere habere et recipere debent et possunt pro et occasione dictarum massariarum et dependentium ab eis. liquidandi et decernendi per ipsos egregios reuisores. Ita tamen quod quicquid exigetur perueniat in ipsos dominos protectores. daturos ipsi quintam partem ejus quod exegerint, ut de alijs ordinatum est. pro ipsorum salario premio et mercede. Dantes eisdem dominis mi reuisoribus contra dictos debitores et debitores debitorum et bona ipsorum, nec non contra quoscumque debitores contra quos agi possit virtute privilegiorum dictarum comperarum. et ratione pot.io-ritatis ipsarum comperarum. in predictis et circa predicta et in dependentibus emergentibus et connexis ab eis. eam potestatem et baliam quam habent ipsi domini protectores, tam in cognoscendo declarando judicando condemnando, quam in exigendo et in ceteris necessarijs et oportunis pro omni exequutione reali et personali facienda, ita ut ipsi domini reuisores in predictis et circa predicta agere possunt quomo-dolibet. sub reseruatione semper superioritatis et appellationis et reclamationis cujuscumque volentis appellare et reclamare ab ipsorum dominorum reuisorum sententijs condemnationibus processibus et exe-quutionibus ad ipsos dominos protectores, qui in seipsos reseruant, jus superioritatis et appellationis reclamationis et annulationis modificationis et reformationis cujuscumque sententie condemnationis declamationis et processus per eosdem dominos reuisores faciendorum, pro ut et sicut videbitur ipsis dominis protectoribus. DOCUMENTO DCXLIX. « Nuovo magistrato pel giudizio del rame catturato da Mai tino Voltaggio. 4 464, 26 novembre (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1463-1467) (fol. 04) * Die lune XXVI nouembris MCCCCLXIIII. Magnifici domini protectores etc. anni presentis. in legitimo numero congregati, auditis sepenumero viris egregijs francisco rege et mar- wni) 146 i ( 316 ) additione sino die. Queste cosse sono che desiderarne, si lubriche in quella citate la cisterna in quello loco ubi si fare possa più capace, in la qual cossa ve incaricamo quanto cum il calamo si po scriuore. et la moneta la quale he in massaria omnino exigatis et se conuerta in quella fabrica cossi corno proceden de denari habiti pro ipsa fabrica. Nunc vi mandiamo incluse lottere di cambio in rafaelo de monterubeo et guerardo lomelino de sommi decemotto et quarti m. Ii quali omnino procurati de hauere. et erogatili in ipsa fabrica, nec in alium usum sub pena de excommunicatione se possiano conuertere. quelli se hauerano si manderano. voi haueti maistro johanne. faciati che ha-beati honore, como speremo in diligentia et prudentia vestra, et operati li reuerendi episcopi et cauno apto a animare et disponere cauno a adjutare questa utilissima opera uniuersaliter a cauno poseno faciliter ihtendere quelli hurgheixi li animi nostri esser tutti a amplitudine de quella citate et non a cattarne denari, li quali già tot annis le intrate de queste compere permetemo se fundan in bene de ipsa citate corno hano facto li nostri precessori, pensiamo et dispositione et majore comoditate hauereti. faciati corno speremo, et de quello fareti aduisatione. Et aduisatione de la venditione de lo Gabelle et de tuta la intrata et usita de ipsa ciuitate. et teneti quella purgata da ladri et malfaetori. et a la justitia siati ita prompti che non sia alcuna occaxione de calumnia vostra ni del vicario, neque etiam de altri officiali. Atragcruo genoueixi quanti possiamo acioche siati più acora-pagnati. regulati che quelli reteneti a soldo sian homini possiati exercere fldeliter a bisogni. Data janue mcccclxiiii die xxim decembris. Quanto potereti curati in tempo che sia in quella citate grande aceruo de milij et de victualie. Data ut supra. Rescribite nobis si habuistis pecunias mutuatas per nos vicario, episcopis catTensi et ciinbalensi et alijs. ut vobis scripsimus. Seguono le lettere di cambio ai due banchieri q iti sopra nominati: r hmino la stessa data 21 dicembre. I IST DICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Seguito del Codice diplomatico delle Colonie Tauro-Liguri , durante la signoria dell’ Uflìcio di s. Giorgio (mccccliii-mcccclxxv), ordinato cd illustrato dal socio P. Amedeo Vigna. Anno mcccclx. Esposizione storica degli avvenimenti • . Pag. 9 Documenti ....... Anno mcccclxi. ' y> 29 Esposizione storica degli avvenimenti • 97 105 • Anno mcccclxii. Esposizione storica degli avvenimenti • » 131 Documenti...... * • » 151 Anno mcccclxiii. Esposizione storica degli avvenimenti - » 163 177 Anno mcccclxiiii. Esposizione storica degli avvenimenti • * 231 269 AVVERTENZA A motivo della gran copia dei documenti destinali a comporre il Codice, il presente volume si è diviso in due parti. ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME VII. - PARTE I. - FASCICOLO II. GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. I. DE SORDO-MUTI MDCCCLXXll - - _ _ ANNO MCCCCLXV STORIA E DOCUMENTI Società Ligure. St. Patria. Voi. VII. V. I. 21 A. ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. Morto, come dicemmo, Pio II ai 14 agosto 1464 in Ancona, i cardinali raccolti a conclave in Roma elessero pontefice il veneziano Pietro Barbo, prelato per ingegno e grandezza di animo non comparabile al predecessore. Non è quindi a stupire se P impresa d’Oriente, sospesa dapprima e abbandonata di poi, si sciogliesse in fumo, meno le ingenti spese d’apparecchi guerreschi, per cui n’andò smunto Perario papale e il popolo cristiano. I genovesi adunque diedero nel segno avvisando che nè il duca di Borgogna, nè le altre Potenze sarebbero accorse al diffinitivo appello, malgrado le belle e iterate promesse, ed una siffatta guerra in nulla approderebbe ai loro interessi nel Levante. Il sapersi pertanto eh’ eglino congiunte non avevano le armi alla sacra crociata, li fe’-arditi ad implorare una grazia dal Sultano, cui stimavano a questo titolo meno avverso, se non ANNO 1465 ( 320 ) inchinevole alla Repubblica. Consisteva nella libera tratta da Caffa a Genova di cinque mila moggia di grano ogn’anno; la quale, diceano i Protettori, se riescir può vantaggiosa a noi, non minore utile recherebbe alla Porta col tornare colà le navi cariche di merci d’Occidente, che di buon grado sotto-starebbono ai dazii e diritti marittimi del turco impero. La domanda aveasi a fare dagli ambasciadori caft'esi in occasione del pagamento dell’ annuo censo al gran Signore, in cui soleva concedere di tai favori agli ministri dei sovrani amici, e spera-vasi avrialo fatto anche più volontieri ai suoi tributarii. E acciò il desiderio loro non venisse defraudato, spedirono tosto a quella volta Nicolò Bolletto, nominato di fresco custode della porta Caiadore (1) e Simone Sauli, altro agente del Banco (2) coll’incarico di consegnare agli oratori caffesi, caso li incontrassero per via, 1’ ordine della richiesta (3). Di che danno notizia al console e massari di Caffa in una lettera del maggio 1465 : la prima delle tante che nel corso di quest’anno inviarono al supremo magistrato della colonia pel buon governo della medesima. In essa rampognano con certa durezza quei rettori del colpevole silenzio serbato dall’arrivo loro in poi, tenendoli all’oscuro sullo stato in cui trovarono la precedente gestione ; rinnovano il comando di mondare la città dalle male erbe, ladri, discoli e furfanti, a tutti rendendo pronta ed esatta giustizia; di eseguire su larga scala le imposte economie, col ridurne gli stipendii e costringere i morosi al pagamento delle stalie, cassando gli impiegati inutili, nuovi ed abili introducendo, fra quali i cinquanta cittadini dianzi trasmessi a popolare di genovesi la colonia, e crescervi la parte morigerata e sana, curosa dell’ordine e della patria. Nè erano sole parole o sterili raccomandazioni : (') Vedi il documento DCLV1I. (*) Vedi il documento DCXXXVIII. (*) Vedi il documento DCLIX. ( 321 ) STORIA spedivano anche provviste e attrezzi militari e muratorii a ristaurare le mura e le vecchie torri di Carta. Scritte e non ancor partite queste lettere, ebbero, la Dio mercè, le sospirate notizie della Tauride, con un messaggio dello scaduto console Raffaele Monterosso in data del 14 e 17 settembre 1464, recante tra gli altri cinque articoli stimati degni d’immediato riscontro, che a tal line compendiano in calce della missiva. Riferivasi il primo a Bendiano capo di una tribù tartara della vicina Mingrelia, il quale, a ciò che sembra, usato aveva ad alcuni caffesi qualche sopruso; ed i Protettori, fiutato il tempo, comandano di placare con buone od apparenti ragioni i danneggiati loro sudditi, prender tempo alla sollecitata soddisfazione e vendetta, fingere amicizia e. non venire a niun patto alle prese con esso, in vista del lucroso ed esteso commercio esercitato in quella contrada, e la difficoltà che allora premevali di trasmettere per via di mare poderosi soccorsi di guerra. Tenessero quest’ ordine nascosto al pubblico, e all’ufficio stesso della Campagna preposto a ta negozio imponessero giuramento d’assoluto silenzio. Seguiva il consiglio di conservarsi benevolo ed amico il gran Ivan dei tartari, Agi-Kerai, e per altre vie e modi punire Jacopo Grimaldi e Zaccaria Ghizolfi, signore di Matrega, di non so qual misfatto, senza incorrere perciò nello sdegno dell’ imperatore suddetto. Altrettanto ingiungono sul conto dei Moncastresi, dall’opposto lato della penisola, sostenuti, a quanto pare, dal Voivoda Stefano contro i Senarega, antichi padroni della propinqua rocca d’ilice. La perdita del documento ne toglie di sapere se questi tentassero di quei giorni il ricupero del castello : sonovi certo nella lettera accennati gli sforzi e le pretese degli espulsi, cui si insinua altresi di differire a miglior stagione l’uso della forza. Come mai i nostri padri sostenevano meglio dissimulare le offese pubbliche, che sminuire la floridezza del loro traffico l ANNO 1465 ( sn ) Il terzo articolo riguardava talune violenze commesse dal console veneto di Tana a danno dei liguri; e su ciò avvisano che il governo di Genova • avrebbene scritto al doge di Venezia pella necessaria riparazione e giustizia. Degli ultimi erano oggetto i disordini eccitati dai greci nelle colonie, intorno ai quali nulla é delinito in questo carteggio (!). II. Partiti Belletto e Salili colla missione di raggiungere frli in- DO u t> viali catTesi e informarli del volere del Banco, i Protettori posero mano a segnare le patenti dei restanti ufficiali, sostituire ai dimissionarli nuovi surrogati, e tutti avvertire di tenersi pronti al viaggio dietro loro avviso. Cosi il 1° luglio Francesco Pastino ebbe la doppia carica di scrivano della masseria e della curia di Calla, in luogo di Andrea Artusio e Bartolomeo Franzone che la ricusarono (J), ai 4 Guglielmo Centurione ministrale, Battista Incisa, altro scriba di Calla, e Bartolomeo Magnasco eletto console di Tana, ammonivansi d1 esser lesti alla partenza fra un mese (3); e dentro esso, per certe considerazioni a favore del Centurione suddetto, alla ministreria medesima venne assunto dopo o in vece sua il nobile Gianotto Lomellini, secondo che sarebbe giunto avanti o più tardi di lui a Calla (*), e ne sottoscrissero in questo senso il decreto di nomina (5). Di li a poco, cioè in fin d’ agosto, diedero anche al Centurione la patente (6), e il simile ad Antonio Borlasca in qua- (’) Vedi il documento DCLYIII. (*) Vedi il documento DCLX. (*} Vedi il documento DCLXI. (*) Vedi il documento DCLX II. (’) Vedi il documento DCLX1II. (*) Vedi il documento DCLXVII. ( m ) STORIA lità di consule' di Soldaia, pel consueto spazio di tredici mesi (*). La disparità delle date, e anche più il soggiunto a riguardo dell’incerto arrivo alia Tauride del Lomellini, mi induco a credere che questi ufficiali siano stati divisi in due schiere, delle quali una per mare, l’altra per terra, giusto il consueto, s’avviasse a Calla, o se amendue d’un modo, il tempo almeno o la strada diversa ne li separasse. 1 primi a lasciar Genova recarono certo al console e massari di CalTa le lettere dei 27 e 30 luglio dai Protettori loro dirette, non che la terza ai vescovi greco ed armeno, e i secondi le altre del 20 agosto H65. A non rifarci più sulla materia di elezioni diremo ohe, in ossequio allo Sforza, duca di Milano, attuale signore di Genova, il Manco accordò al suo protetto Antonio Bozzolo la proroga di mesi quattro nella carica onorevolmente sostenuta di scrivano della masseria di CalTa (2), la quale in seguito fu estesa ad otto, compiendo così il ventunesimo mese di esercizio (3). Che cosa avesse a fare l’umile impiegato coll'illustre stipite di Casa Sforzesca, non si comprende ; mentre si capisce assai bene il motivo della deferenza del magistrato di s. Giorgio verso il duca, cui non solo il nostro Banco, ma i cittadini e sudditi tutti della Repubblica andavano debitori d’una perfetta, e mai più goduta prosperità e pace. La pia Giunta delle indulgenze a prò di CalTa volle anche essa ricomporsi nel corrente anno, e mantenuti i due zelanti membri Marcellino Marufio e Gio. Battista Spinola, aggregarsi Antoniotto- Grillo e Jacopo Casanova, in luogo dei defunti Federico Spinola e Jacopo Pozzo, eletti nel 1463 (‘). Ciò avve- (') Vedi il documento DCLXVIH. (') Vedi il documento DCLXXVI. (’) Vedi il documento DCLXXX. (') Vodi il documento DLXXXI. ANNO 1465 ( 324 ) niva per volontà dei Protettori il dì 4 febbraio 1465 ('), mentre ai 2 del gennaio precedente, primo giorno di loro gestione, gli otto colleglli eransi dati a capo il nobile Matteo Fieschi (2). III. Come se il fortunato risorgimento delle nostre colonie andar non potesse disgiunto dalla prosperità della madre patria, egli è in quest’anno che Calla prese a rifiorire, quasi emulando l’antico splendore, e sedè di nuovo rispettata regina del Ponto. I consoli scaduti nel resignare F ufficio nelle mani dei successori , li ebbero informati del buon avviamento impresso nello spirito pubblico della contrada, malgrado le difficoltà frapposte dal genio riottoso dei greci e di non pochi malevoli borghesi: ed i Protettori nel suaccennato foglio dèi 27 luglio se ne confortano e consolano assai, facendo solidali i nuovi entrati al potere, se durante il loro governo non migliorassero ancora più e conducessero al pieno sviluppo il pacifico ordinamento (3). Maometto, il fiero rivale del nome cristiano, dopo la presa di Samastro e la rovina del trapezuntino impero nulla aveva tentato contro i genovesi nella Crimea; ma non sembrando probabile ai nostri che la tregua dovesse protrarsi a lungo, fu bel pensiero quello del Banco di prepararsi alla futura lotta col mezzo di utili riforme nelle cose militari, finanziarie e politiche della colonia, entro il breve tempo della consentita tranquillità. A questo fine già aveva approvata la legazione caffese, latrice al sultano del consueto tributo e chiesta la (’) Vedi il documento DCLVI. (*) Vedi il documento DCLIV. (3) Vedi il documento DCLX1V. ( 325 ) STORIA tratta del grano dalla Tauride, ed ora volse le sue cure al-1’ assetto stabile dei singoli rami amministrativi della città. Adunque il 30 luglio 1465 ordinò il completo restauro delle mura e fortificazioni di cinta, se già non era condotto, come speravasi, a buon termine; la provvista sempre rinnovata di miglio nei granai pubblici e presso i facoltosi privati almeno ; le munizioni guerresche, armi e balestre ben custodite nei magazzini militari e nei forti di Soldaia e Cembalo; e quest’ ultime, che diceansi deperite e mancanti, fatte soggetto di rigorosa inchiesta; da sezzo mantenute, con fina avvedutezza, le amichevoli relazioni e buoni rapporti coi sovrani e popoli circonvicini, e l’imperatore dei tartari in ispecie, onde averli benevoli nei negozii di pace e fidi alleati nell’ ora del combattimento. Sulla direzione interna della colonia, anche maggiori in numero, se non d’importanza, ne furono le prescrizioni. Vollero i Protettori osservata la regola sugli schiavi fuggiaschi dalla Campagna e tribù barbare nei loro dominii, i luoghi di Caffa allatto esenti da imposte e i pagamenti di essi e d’altri pubblici debiti eseguiti a giusta scadenza, il diritto di avvocare in tribunale ristretto a prò dei soli poveri di riconosciuta miserabilità, ai posti di nomina consolare eletti solo uomini probi e onesti, i giorni festivi celebrati non a capriccio d’uomo, ma gli indetti dall’ecclesiastica podestà, la giustizia a mano dei supremi non dei subalterni ufficiali, e divieto perfino al console (a prestigio della vicereale dignità) di recarsi a danze od ai pubblici bagni in ora di concorso. Altri minuti ordini, come sarebbe il rifacimento della chiesa di Tana colle rendite di quel consolato, l’assegno delle ore di lavoro allo scrivano della masseria, la tassa sui vigneti e lo squisito vino di Soldaia, la proroga di quattro mesi agli ufficiali nuovamente giunti in Crimea in compenso alle straordinarie spese § fatiche del viaggio, non che il castigo di taluni malcuranti, e infedeli ANNO 1465 ( 326 ) nel servizio, completano la lunga serie degli articoli contenuti in questo rilevante documento (1). AI quale precede d un giorno la lettera ai vescovi greco e armeno di CalTa, in cui i Protettori li ringraziano dello zelo spiegato nel promuovere la pace e sedare gli animi irrequieti dei loro connazionali ; benemeriti perciò chiamandoli della commune patria e meritevoli d’essere sostenuti, come ne danno promessa, nei loro legittimi usi e diritti (2). E nel fatto, a breve andare, sapute dal greco prelato le vessatorie e ingiuste molestie infertegli dal genovese Nicolò Torriglia, commettevano al console la pronta repressione del suddito (3); ed al vescovo di presentare al tribunale di lui i suoi reclami (4). La lettera dei 20 agosto che crediamo portata a Caffa dalla seconda squadra degli ufficiali, non contiene altro fuori che un acerbo rimprovero del perseverante ritardo nello scrivere, che viene imputato a colpevole noncuranza dei comandi .ricevuti (5). Ma le epistole dei rettori caffesi, quando V Ufficio vergava quelle aspre note, erano per via, e il loro giungere non fé’ che addoppiare le sue ire. Dalla risposta n’ è d’ uopo intendere il contenuto, poiché andarono smarrite. Si può affermare che, tolte ben poche cose, l’intero sistema della loro amministrazione fu sconfessato e resone invalidi gli atti. Avevano essi ritenuto a stipendio cento cinquanta fanti, e 1’ Ufficio di s. Giorgio stette duro sulla prima cifra di cento; aveva80 colpito d’imposta i luoghi delle Compere di Caffa, e questo la dichiara nulla e come non avvenuta; avevano negli-gentato l’invio dei conti dell’antecedente biennio, ed egli ne richiede l’immediata trasmissione; avevano chiesto di non es- (1) Vedi il documento DCLXVI. , (!) Vedi il documento DCLXV. f) Vedi il documento DCLXXIII. (') Vedi il documento DCLXXIV. (5) Vedi il documento DCLXIX. ( 327 ) STORIA sero astretti a fare le spese al vicario consolare, ed egli ne conferma il pagamento; avevano permesso l’intromissione indebita di taluni in certi negozii e trascurato il castigo ad infedeli impiegati, e l’Ufficio esige il ritiro degli uni, e l’applicazione della meritata pena agl’altri; e così in ciò come in molti articoli che ommetto, con minaccia di indennizzo e lo sborso del proprio. Appena è, se approvano il seguito accordo con Bendiano, signore della Mingrelia, il giudizio nella causa di Babilano Adorno, la copiosa provvista di miglio e la lega di venti ben intenzionati socii pella custodia dei loro averi contro i ladri notturni, all’incremento e sviluppo della quale concede eccezionali poteri. Termina il foglio coll’ annunzio che portatore dei presenti ordini veniva Gregorio Pornasio, eletto corriere della Tauride: poiché, sembra volesse dire, voi non sapete trovare in tutta la città un procaccio a trasmetterci le vostre lettere (')• Dei lamentati disordini la secreta ragione ben conobberla i Protettori all’ arrivo allora allora successo del ex console Gherardo Lomellini e d’altri giunti da Caffa con numerosa corrispondenza pubblica e privata, la quale metteva a nudo la dolorosa verità dei fieri rancori e dissidii insorti fra gli alti e bassi ufficiali della colonia ; ondecchè più lettere vennero scritte nel dicembre 1465 sotto l’impressione dell’infausta notizia. In quella del 4 detto mese, dopo rese vive azioni di grazie a Dio pella ristabilita quiete, e prosperità di traffico notabilmente accresciuta nella Crimea, lamentano i Padri di s. Giorgio l’appresa discordia, insinuatasi negli animi dei borghesi e cittadini e fra gli impiegati del governo, minacciano severissime pene ai seminatori di zizzania e perturbatori dell’ ordine (2), ed al vicario conso- (') Vedi il documento DCLXX. (2) Vedi il documento DCLXXV. ANNO 1465 ( 328 ) lare , Leonardo di Pietrasanta impongono l’esatto e pronto corso di giustizia (*). Ma dove sfogano precipuamente il loro sdegno si è scrivendo al console ed ai massari. « Dalla vostra epistola e da molte altre a noi dirette, dicono, imparammo con estrema sorpresa e dolore la discordia che regna tra voi, e si diramò nei gradi inferiori, mercè il pestifero vostro esempio. Errore questo reso anche più grave, dacché oggi appunto la nobile città di Caffa piglia a rifiorire e s1 abbella di cresciuta popolazione e ri-staurato commercio: e voi foste seriamente dai nostri predecessori ammoniti, di tenervi uniti e compatti in concordi voleri. Ma voi, agendo a ritroso e quasi in scherno dei ricevuti comandi, deste colla vostra non simulata divisione ansa ai subalterni di peggiori delitti. Il perchè cessate da simile scandalo, e abbiatevi certo essere mente nostra procedere contro i promotori di siffatte contese, e con viemaggior rigore se anche dopo quest’ avviso si ripeteranno nel vostro grembo. Tien dietro al rabbuffo una lunga serie di articoli riguardanti varii punti di amministrazione politica, finanziaria e giuridica del paese, nei quali ribadiscono per la massima parte le cose dette poco sopra, e nulla offrono di sagliente alla nostra storia (2). IV. Per le relazioni avute dal già console Gherardo Lomellini sul regolare, e ben avviato andamento della cosa pubblica nella Tauride, e le molte lettere recate al Banco col costui mezzo e della sua comitiva, se i Protettori ebbero a conce- ('J Vedi il documento DCLXXIX. (2) Vedi il documento DCLXXVIII. ( 329 ) STORIA pire le più felici speranze del prospero avvenire della colonia, intesero altresi il bisogno di innovare alcun che nel governo della medesima. I maggiorenti di Caffa chiedevano si mutasse l’ordine d’elezione dei consoli, e gli ufficiali instavano d’essere lasciati in carica per un biennio. Di ciò fatti persuasi i Padri di s. Giorgio, addi 4 dicembre in solenne adunanza all’uopo raccolta messo innanzi il partito, senza grave difficoltà si convenne nell’opinione di Domenico Promontorio fosse bene eleggere una Commissione di otto partecipi, i quali d’intesa coll’ Ufficio esercente esaminassero la posta e ne riferissero alla generale assemblea (*). Così accadde, e lo stesso di trovo nominati al dilicato incarico i prestanti cittadini Pietro Gentile, Cassano Spinola, Urbano Di-Negro, Luca Saivago, Antoniotto De-Franchi, Tommaso Domoculta, Cristoforo Veneroso e il proponente Domenico Promontorio, deputati a studiare e riferire le necessarie riforme (2). Esse poi non si fecero guari aspettare, che ai 30 stesso mese le veggiamo presentate, discusse e a grande maggioranza adottate; e sono: 1.° Essendo cessato il motivo o non ra^- © giunto l’intento che suggerì la simultanea nomina dei tre consoli di Caffa, si dovesse procedere tantosto alla scelta del console in successione a Calocio Ghizolfi, terzo dell’ultima terna spedita al governo della metropoli. Nel frattempo esercitasse la masseria e provvisoria in cambio di Gregorio Rezza scaduto di grado, e all’ epoca stabilita surrogasse il primo nel consolato. Un tal ordine aveasi ad osservare quind’ innanzi ogn’ anno, per modo che un console cesserebbe dalla reggenza in Caffa e un altro se ne nominerebbe a vicenda in Genova. 2.° A regolare la successione dei consoli pel caso, già tristamente (’) Vedi il documento DCLXXI. (’j Vedi il documento DCLXX1I. ANNO 1465 ( 330 ) avvenuto, di morte del titolare, dispongono che al defunto sottentri il massaro ancor vergine di comando a preferenza del collega che già tenne -il potere, ed in difetto di costui, ripigli esso le redini dello stato. Supposto il non probabile evento di triplice decesso, si elegga in CalTa dai riuniti uffizii un capo secondo le leggi, non tenuto conto del colore politico, ma solo della condizione sociale, surrogando cioè al nobile un patrizio, ed un plebeo al popolano. 3.° Vogliono che sceso di carica il console e compiti i suoi sindicamenti colà, si ponga tosto in viaggio per Genova, recando seco una copia fedele dei conti della sua amministrazione, attivo e passivo, durante il consolato, da presentare alla verifica del Banco : e ciò sotto la multa di fiorini ducento. 4.° Attese le difficoltà dell1 accesso e ritorno dalla Crimea a Genova, erigono questa volta a principio l’esercizio biennale degli ufiizii delle colonie lauriche, meno il consolato, la ministreria e la scrivania della masseria di CalTa, pei quali nulla s’innovava. 5.° Le finanze poi mercè tanti sforzi restaurate acciò più non prorompessero in. rovinosi dissesti, si fe’ precetto che qualsiasi spesa non contenuta nel preventivo bilancio, per quantunque piccola e necessaria, dovesse essere posta ai voti con tutte le forme dalle leggi volute e passata a due terzi di suffragi. Mancando taluno dei requisiti, irrita dichiaravano la deliberazione, e lo speso a carico dei committenti. 6.° È concessa in altro articolo la facoltà al supremo magistrato di cassare dal loro grado, sospendere o togliere lo stipendio agli impiegati infedeli e delittuosi, sostituendone altri probi o idonei, a giudizio suo, dei massari, e Ufficio di Moneta. 7.° Ai castellani dei forti di Cembalo e Soldaia si vieta l’uscita dalla cinta murale dei luoghi suddetti, e vengono assoggettati alla sorveglianza dei consoli locali, e allo sborso da uno a dieci sommi in caso di infrazione. 8.° Da ultimo esigono dall’ esercente la scrivania delle Compere di Caffa la sicurtà di sommi cinquecento al- ( 331 ) STORIA meno, e la fusione in un solo dei due uffizii dell’Annona e delle Provvigioni, tuttora. esistenti con separata amministrazione, ciò che loro parve superfluo (1). (') Vedi il documenlo DCLXXVII, — — -- ■ ' . . ■ DOCUMENTI DOCUMENTO DCL1V. Elezione di Matteo Fieschi in priore dell’ufficio di s. Giorgio per l’anno 1465. Magnifici domini protectores etc. in integro numero congregati, et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec : Cum paulo ante accepissent a dominis precessoribus suis regimen et administrationem comperarum. ante omnia elegerunt priorem suum dominum matheum de flisco superius nominatum. Segue l’elezione dei due gran cancellieri, scrivano, consiglieri ecc. del Banco. 1465, 2 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) (fol. 37) * MCCCCLXV die n januarij mercurij. •v D. Matheus de flisco Antonius de casana Christoforus de podio Raffael de andora r- Benedictus saluaigus ■ Bartholomeus italianus / Jacobus de auria q. d. barth. et ^Baptista justinianus q. joh. Società Ligure, St. Patria. Voi. VII. P. I. ANNO I4G5 ( 334 ) DOCUMENTO DCLV. Antonio Giberti (de Ingimbertis) e sodi, revisori dei conti di Caffa, permettono al notaio Girolamo Cerro, incarcerato alla Malapaga, di uscire di prigione, dando cauzione di ritornarvi al loro comando. 1465, 1.” febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1463-1467) (fol. 67 »>.) Reca nulla di speciale che già non sia contenuto nel titolo. Data janue mcccclxy die prima februarij. DOCUMENTO DCL VI. Antoniotto Grillo e Jacopo Casanova sono eletti membri della Giunta per le indulgenze in prò di Gaffa. 1465, 4 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) ( fol. 47 ) * MCCCCLXV die quarta februarij. Electi sunt loco q. frederici spinule antoniotus grillus, et loco q. jacobi de podio jacobus de casanoua notarius, officiales ad expediendum pertinentia ad res indulgentiarum uno cum marcelino mar-ruffo et johanne baptista gentile, quam electionem fecit magnificum officium sancti georgij in sexto numero congregatum. ( 335 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCLY1I. Patente di custode della porta Caiadore data per tredici mesi a Nicolò Colletto. * 1465, 5 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 101 ) Formala c ritenuta solite. Data janue mcccclxy die v martij. DOCUMENTO DCLVIII. Ordinazioni dei Protettori al console e ai massari di Caffa pel retto governo ed incremento della colonia. 1465, 15 , 18 e 25 maggio. (Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 14 ».-) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. gregorio de reza consuli, johanni rendo et calocio de guisulfis. massarijs et prouiso-ribus caffè, dilectissimis nostris. Sperabamus, dilectissimi nostri, habere ante vel date del presente lettere vostre, per le quale fosemo aduisati corno eran quelli populi consolati de la vostra intrata, item quale exequutione haueuati facto de le commissione nostre, et demum de la prosperitate de quella nobilissima citate et de tuto quello haueti a nobis in mandatis, et mancando non hauere aduisatione. jam appare voi essere stati negligenti. Sapeti hauere in mandatis a nobis frequentissime per ogni via scriberetis. et questo doueti fare quamuis breuiter. et in ziphrato a noi serebe stato molto caro. Unde monemus vos suppleatis de cetero defectibus preteritis cum frequentibus aduisationibus. et mandata nostra exequutioni mandate, si cupitis gratiam nostram vobis conseruare. ANNO I465 ( 336 ) Et per questo ve admonemo comandiamo et vi astringamo, se etiam intendeti de non incidere in indignationem nostrani, la quale senti-ressi più cum seueritate dia misericordia, studeati vigilati et continue ve operati et postponati ogni vostra cossa propria per intendere. consulere, prouedere et aduisare tute le cosse de quella citate ha a amplificare, et prò gloria sua faciati che la justitia et in la citate et extra sia tenuta. Cuilibet se facia raxone. curati seruare pace in quella citate et extra cum omni ingenio et prouedimento. et prouedere se mande a executione la prouisione de victualie. presertim de milij per bono tempo, corno hauemo commisso. La cisterna se fabriche. da le opere de le mure non se desista, et omni ingenio studio et arte operateui. et regimento bono ita faciatis che deo annuente sia ubiqne fama caffa essere templum justitie. et essere degni quelli hano la signoria de imperare a la citate, predicendoue se hoc tempore mancassi de queste cosse, habiando per diuina proui-dentia obtenuto tanta singularissima gratia che la citate nostra re-cupere lo essere fama et gloria antiqua, a noi serebe molestissimo et ultra quam dici potest. cossi non succedesse in quella citate, la qual cossa non se poterebe ascriuere saluo a defecti et mancamenti vostri. De che vi scriuiamo largamenti per essere da persone pratiche et prudenti aduisati succederano quelle cosse segondo serano gubernate et segondo il sapeire buona dispositione et diligentia de quelli sono preposti a tale regimento. Propter quod iterum dicimus majore cura habiati de seruare quello vi commettiamo cha de la propria vita vostra, cumciosiache il vostro perpetuo honore consiste in questo regimento, et eo magis che diebus nostris non fuit visa neque audita tanta obedientia cum timore et diligente a tuto prouisione. quam dei gratia hoc tempore. Itaque non permetteti violari aliqualiter la justitia, et le male herbe fin a exterminare et dissipare le radice XJrouedeti. omnia facientes cum tale prouedimento et optimo regimento che meritiati da noi et da tuta la citate nostra essere commendati. Yi mandiamo in uno caratello ordinato de ponere sub saburra badili cxiii. et jhauaxone da coiracie ut infra : videlicet badilia cxm. item ihodi de rozeta mcl. item ihodi da scozo miliaria xxim. item flbie da brase grose vi. item fibie da morinelo dasneise grose vili, item paria lx de fibie da spale. Ceterum quanto posseti curate de aduisare le intrate, perche oramai he tempo che quelle sono assignate a queste compere se inco- ( 337 ) DOCUMENTI mense haueire parte de quelle, et quoquo modo sit aduisatine distincte do le intrate et de le expense. Hauemo adrisati genueisi l a quella citate, acioche non siate subjecti a conspiratione de tristi, sed reno-uando questi vi habian recognoscere per superiori, postposita la speranza che hano hauuti alcuni malecompositi. Non vogliamo se cresca de expensa, sed se casse de quelli sono stati prompti a le garre-Veruna acioche a ogni caxo sian prompti, prouedeti che habian le sue arme et aduisatine del numero de li intrati et se voleti vi pro-ucdiamo de più numero, nani approbamo molto haueire genuenses. et li quali la major parte se abor'gheserano. Molto hauemo a Cure et est nobis molestissimo lo excesso de quelli furti commessi in quelli timi. Vi comandamo enixe che ogni processo se non he facto si facia per essere puniti malfattori et sia terrore a cauno auesse animo de commettere furti, et quomodocumque sit aduisatine de quello est facto et processo in quella materia et excesso. la quale volumus bene intelligere. Et se se commettesse furti vel excessi infamiosi a quella citate et non prouedereti et punjreti. corno vi est commisso et scripto, se procederà contra di voi et del vicario per modo che sera exemplo ad altri. Ve hauemo scripto de la fabrica de la cisterna in quella citate tanto ampia quanto si può. et li denari debe dare la massaria per lo credito de quella citate exigantur et se conuertiscan in la dicta fabrica. et ultra a raffaele de monterubeo et guirardo lomelino vestris precessoribus. in quos peruenerunt pecunie staliarum multarum partitarum. exigatis summos decem octo et quartos tres alterius summi quos in ipsos cambiauerunt nostri precessores. quos conuertatis in dictam fabricam. Ulterius volumus et vobis mandamus exequutionem faciatis de debitoribus staliarum ut vobis commissimus. presertim vobis gregorio. quam commissionem volumus esse in vos omnes, et quicquid exigetis mittite nobis ad recipiendum, vel sub cautione idonea, faciendo vos assecurare. mittantur nobis. Et quia mi reuisores mittunt informationes de pluribus erroribus et malegestis in illa massaria. curate exequi facere ea que requirunt, et preterea si postea de commissis aliqui in eo vel illis terminibus incidissent eos sindicari et puniri facite, et de omnibus rescribite nobis ad plenum, prout feceritis et actum est in premissis. Mandiamo apodiati (spazio in bianco) carratelli tres, in uno sunt centinaria quinque et libre xxvmi nete de sanitro. in li altri doi ANNO 1465 ( 338 ) sono badili numero cxiu. ot stachete ot aperegi per coiracie ut infra, videlicet ihodi de rozeta mcl. item ihodi da scozo miliaria xxim. item flbie da brase grose vi. item tibie da morinelo dasneise grose octo. item Ubiarum paria lx. item coffe de saburra por portare la terra numero cclxxxyiu. Commissimns vestris precessoribus stipendia et prouisiones sociorum et aliorum de quibus commissimus. reducantur ad asperos ducentos pro singulo. Si non fuisset facta hujusmodi diminutio et reductio aduisate nos prouisuros soluant do proprio, et vos sub dicta pena ipsos ro-ducite. si qui sunt excedentes ad dictam mensualem prouisionem et stipendia, sub pena soluendi de proprio, et de predictis flant nuncia officio monete. Data janue die xv maij 1165. Poscritto : Item dicimus et committimus seruate diminutionem reductionem et reformationem stipendiorum et prouisionura ad ducentos asperos pro singulo in mense. Data ut supra. Altro poscritto: Jam scriptis litteris et obsignatis reddite sunt nobis littore vestri precessoris raffaelis caffè, dato xu septembris proximo preteriti cum additione xvii ejusdem, nuntiantes quinque digna responsione nostra. Unam bendiani mengrelie et commissionis dato nostris se expediant, aliam requisitionis illorum de senarega et litterarum scriptarum ste-phano vaiuode et commissionis date nostris januensibus se expediendi ab albocastro. tertiam crimina et excessus intollerabiles consulis venetorum in tana et missionis janoti lomelini ad ipsum etc. quartam vitia greca, quintam nobis molestissimam temerarios ausus et nouum crimen zacarie de guizulfls matrece etc. (*). Ipsis examinatis conclusimus omnino abstinendum esse ab omni scandalo quo interdicatur vobis et cafTensibus commercium in ditiono predictorum. ne pax qua gaudet ciuita.« illa interturbetur vobis, sed vobis predicimus caute ista apud vos sint et nulli manifestentur, preter quam officio Campanie cum juramento tenendi secretam commissionom (') D'altra mano v'è aggiunto et jacobi dc grimaldis. ( 339 ) DOCUMENTI nostram si vobis ct ipsi officio videbitur, quod secretum dicimus ne publicatio posset aliquid mali producere. Vos omni arte et ingenio uti habetis ne in aliquod scandalum incidatur, omnia enim tempori aptari decot. Circa que utamini omni • prudentia cum omni temperamento et maturo consilio usque quo. deo bene juuante. cum erit pro-uidendum. prouideri possit ita et taliter quod de felicitate non sit dubitandum. Omnia interim tentanda sunt et non armis experienda, neque licentia nostrorum januensium est effectualiter exequenda. quia possent accidere res quibus male succederet habere (■) inter dicta loca albicastri et mingrelie propter commercia et alia que occurrere possent. ut bene intelligere debetis, sed litteris, suasionibus, persuasionibus et artibus utamini secundum cognoueritis posse prodesse, ensem autem euaginare et effectualiter expediri facere januen. non approbamus imo prohibemus, sub secreto tamen tenendo hanc commissionem. Januensibus et alijs damna passis prebete auxilia verbalia et alia que sine scandalo possint eis preberi, nam frustra esset tentare res que postea cum damno effectum non sortiretur bonum, presertim his temporibus quibus prouisiones difficiliores redduntur. Dominum vero imperatorem tartarorum conseruate vobis beniuolentissimum et quoad potestis, sino tamen excessu irreparabile. Vos qui estis in facto contra illos matrice agite prout consulte videbitur vobis, aduertendo tamen ita agere quod illi non possint capere viam damnosam, in qua re prefatum dominum imperatorem curate beniuolum reddere, pro ut decet, pacificum et de vobis contentum. De consule tano scribet illustrissimus dominus noster, scribent etiam illustris dominus locumtencns et magnitiei domini antiani illustri dominio venetorum do facto consulis sui. ita quod speramus prouide-bitur opportune, aliter erit nobis justa occasio prouidendi. interim prouideto prout vobis videbitur. Sigillata die xvm maij. Terzo poscritto: Iterum jam sigillatis his litteris venit nobis in mente vobis committere commissionem detis oratoribus vestris ad dominum teucrorum quod cum sue consuetudinis sit aiubassatoribus extractam concedere frumento, m:\jus conueniens est illam concedere suis tributarijs. di- {') Manca una parola al sen.*n. ANNO I-U55 ( 340 ) gnetur sua suprema dominatio concedere de gratia speciali tractam annualem ex caffa pro janua modiorum quinque milium de caffa granorum vel de illa summa do qua placuerit sue sublimitati, et ita vos illis committite expresse dent operam impetrare, nos vero com-missimus simoni de saulo calsolario et nicolao boreto venientibus caffam. quod si inuenirent in itinere oratores caffenses ad prefatum dominum, nostri parte sibi referant predicta. quibus etiam scribimus. ^ idimus per litteras vestri precessoris reductum esse numerum sociorum ad centum, ex quo concepimus quod datur opera reducere illam massariam ad optatum terminum et bonam reformationem, in qua re vos hortamnr ita elaboretis quod et circa reliqua quoque aliquid dignum fama laudabili sentiamus vos fecisse, et presertim quod moderate flant et quantum flerit possit expense ut exdebitetur massaria. et intelligatur vos esse auctores quod compere incipiant habere suos redditus, quos cum magno damno participum tam diurno et longeuo tempore permisse sunt capi et conuerti in conseruationem illius ciuitatis propter magnas expensas in quibus versabatur illa ciuitas. Jubentes vobis his litteris ordinetis fleri facere stipendiatis monstram. et prouideatis quod ciues sint armati et habeant suas balistas. et semper in deliberatione pagarum et seu assignatione fleri faciatfs mon-stram et defectus puntate et exigito et cassate post quam inueneritis aliquam pagam inutilem esse, quoniam volumus semper sint effectua-liter in caffa socij centum absque paga mortua qui caffo seruiant. quas monstras nobis quando scribetis mittite. Venimus in spem bonam factam esse munitionem miliorum, intellexistis assignationem quam fecimus conuertendam in ipsam miliorum munitionem. Volumus et expresso vobis mandamus continue perseue-retis in ipsa munitione facienda pro communi, et ultra quilibet ali-ctyus facultatis continue habeat in domo sua aliquam munitionem. Nihil erit quod reddat illos populos liberos et fortiores ab omni metu, quam cum intellexerint se reductos esso in locum tutissimam et victualibus bene munitum, et reddite nos certiores quantitatem quantam habetis in munitione. Sumus aduisati in officio victualium esse plures debitores miliorum et aliarum causarum, volumus et vobis expresse mandamus circa illorum exactionem intendatis et quicquid exigetis conuertatur in emptionem dictorum miliorum, et prouidete quod impicantur turres sancti antonij. castelli et aliorum locorum in quibus ( 341 ) DOCUMENTI possit do eis dori ucoruuin. ot etiam ut corninissimus hortari faciatis populis ot ut supra diximus sibi faciant munitiones, et de bis quo egeritis aduisatione^ date nobis. Ex janua xxv maij. DOCUMENTO DCLIX. Avviso di commissiono agli ambasciadori caffesi presso la corte del Sultano , per chiederò la libora tratta di cinque mila moggia di grano da Caffa a Genova. 1405, 21 maggio (Litt. miss, ofllc. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 17) * Die XXI maij MCCCCLXV. Protectores comperarum sancti georgij. Comettiamo vobis simoni de saulo calsolario et nicolao boreto peliparij (tic), dilectis nostris salutem. che se in camino trouereti li ambassatori de caffa li quali portan il tributo al signore turco dicetili per nostra parte che fa-cian requesta al prefato signore che se degna, cosi corno he de sua consuetudine a li ambassiatori fare qualche gratia, se degne a li suoi tributar ij de caffa concedere de gratia che ogni anno possan extrahere de caffa per mandare a genua quinque milia modii de frumenti. o quanta quantitate piaxera a la sua excellentia. De la qual cossa sequitera alle intrate del prelibato signore beneficio grande, percioche quello naue le quale porterano victualie. reporterano mereant io per le quale so paghera le sue cabelle. et ultra poterano melius quelli de caffa sempre pagare il suo caragio, et ultra dican quelle raxone a loro occorera per obtenere questa gratia, in la quale cossa facian quanto altro sera possibile, et de quello obtenirano habian mandati a li suoi de lasiar passare andando e venendo, a li quali oratori darete le alligate, et so non li trouereti. portereti et lo lettere ot la vostra commissione a lo spectabile nostro consolo de caffa. ANNO I465 ( 342 ) Segue immediatamente: Egregijs designatis oratoribus ad serenissimum dominum regem teucrorum. Protectores etc. Hauemo dilectissimi nostri dato commissione duobus nostris januensibus. Ii quali mandiamo in caffa. che se per camino se trouaseno vobiscum ve faceno la ambasciata la quale intendereti per la copia vi mandiamo inclusa. Vi comettiamo che inteiza quella, faciati ogni opera et studio a obtenere la tracta de grani de caffa per genua la quale comettiamo. et de quello fareti. in reditu vel per quello modo potereti. aduisatine. Data janue mcccclxv die xxi maij. DOCUMENTO DCLX. Francesco Pastino è eletto scrivano della masseria e della curia di Caffa, in luogo di Andrea Artusio e Bartolomeo Franzone, dimissionarii. 4465, 1.° luglio -(Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 4t o.) * MCCCCLXV die lune prima julij. Spectabiles domini protectores etc. anni de mcccclxii. in legitimo numero congregati, quibus attributa est potestas collationis scriba-niarum caphe. attendentes andream de artuxio et bartholomeum de fransono electas ad dictas scribanias noluisse acceptare, et propterea publicasse per apodisias et preconium si quis vellet attendere ad dictas scribanias qui esset de collegio notariorum et nullum comparuisse. tandem notilicasse illas duas velie conferri uno notario et non com-pamisse nisi antonium de turrilia. franciscum de pastino et ambrosium capellum. longo precedente examine sub judicio calculorum, tandem inuentis omnibus octo albis affirmatiuis hac conditione elegerunt dictum franciscum. qui pre ceteris obtinuit, ad dictas duas scribanias. ita tamen quod secum ducere teneatur capham filium suum illegitimum. - ( 343 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCLXI. 1 Protettori del 1 -462 avvertono Guglielmo Centurione eletto ministrale di Caffa, Bartolomeo Magnasco eletto console di Tana e Battista Incisa eletto ad una delle scrivan e di CalTa, che sotto pena della privazione dei loro uffìcii si dispongano al viaggio fra 30 giorni. 1465, i luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1157-1475) (fui. 101 v.) Non contiene alcuna notevole particolarità fuori del titolo. Datum jonue mcccclxv die mi julij. DOCUMENTO DCLX1I. Sostituzione di Gianotto Lomellini a Guglielmo Centurione in ministrale di Caffa, a certo condizioni e date circostanze. 1465, 19 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 42 v.) * MCCCCLXV die XVIIII julij. Spectabiles domini protectores etc. anni millesimi cccc sexagesimi secundi in integro numero congregati, et quorum qui his affuerunt nomina sunt hec. videlicet: D. Thomas pinellus prior. —Antonius boconus Jacobus cigalla <— Antoniotus de cabella Andronicus de francis ^Johannes baptista gentilis et Matheus de bracellis Carolus lomelinus q. sorleonis. Cum hoc anno die mi presentis monuerint guilelmum centurionem electum ministralom caffè ut intra dies triginta proxime venturos iter arripiat, profecturus caffam ad exerccndum officium suum sub ANNO I 46') ( 344 ) pena priuationis. predicente? sibi quod interim conferrent officium ipsum sub forma sub qua sibi videbitur, cumque intellexerint dictum guilelmum querere se beneficiari ex eo officio, quod quesiuit alienare et de eo se componere cum aliquibus cum quibus praticauit. quod abhorrentur, propterea ut sit ipsi stimulus se transferendi ad dictum officium exercendum, sub judicio calculorum qui omnes albi irnienti sunt de infrascripto janoto qui pre ceteris obtinuit sub hac forma, elegerunt janotum lomelinum q. tobie in ministralem et pro ministrale caffè, sub hac forma quod dictus janotus de proximo hinc discedat profecturus caffam cum litteris et instructionibus quas magnificum officium sancti georgij ipsi dare et committere voluerit, et ipsi fiant littere sub ista conditione de ipso officio ministrane loco dicti guilelmi: videlicet quod si ipse janotus applicuerit caffam antequam ipse guilelmus eo perueniat. statim fluito tempore antonij de sigestro recipiatur ad dictum officium ministrarie cum salariis emolumentis etc. non contraueniendo etc. quod officium exercere debeat usque ad aduentum dicti guilelmi et pro mensibus tredecim si dictus guilelmus caffam non preuenerit et si peruenerit statim debeat resignare illud officium ipse janotus dicto guilelmo. qui illud exercere eoque gaudere debeat pro residuo temporis usque ad complementum mensium tredecim. et si in officio decederet readmittatur et recipiatur dictus janotus pro complemento temporis usque ad menses tredecim. Et ut sublata sit via et omnis forma venditionis seu compositionis de ipso officio facienda ipsi guilelmo. decreuerunt quod dictus janotus caueat de libris quingentis, soluendis omnino officio sancti georgij. si per rectum vel indirectum seu aliqua forma aliquid datum vel promissum fuerit dicto guilelmo vel alij pro eo pro dicto officio. Segne a fol. 43. * Die XXIIII julij. Johannes baptista lomelinus q. tobie frater et conjuncta persona dicti janoti volens obtinere literas a magnifico officio sancti georgij pro dicto janoto fratre suo absente. suo proprio et priuato nomine sponte promisit pro dicto janoto in omnibus et per omnia ut supra decreuerunt domini protectores anni de mcccclxii. et in casu contra-factionis soluere promisit dictas libras quingentas janue. Sub etc. Reuuncians etc. ( 345 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCLXIII. Patente di ministrale di Caffa per tredici mesi data al nobile Gianotti Lomel-1 ini q. Tobia, dopo o a luogo del nobile Guglielmo Centurione olim Bestagni. 1465, 24 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 101 V.) Contiene le stesse disposizioni come sopra sull’ ordine di successione nell'ufficio al Centurione. Data janue mcccclxv die xxim julij. DOCUMENTO DCLXIV. Nuovi ordini ed istruzioni dei Protettori pel giusto e fedele governo di Caffa. 1465, 27 luglio (Litterar. missar. offic. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 20) Protectores etc. Spectabili et prestantibus viris. consuli, masssarji et prouisoribus caffè, carissimis nostris. Erauamo in grande amaritudine de non haueire da voi lettere in aduisatione de quelle parte, sed postea primo preteriti riceuute le vostre de xxi de nouembre cum additione de xxx ejusdem, hauemo consolatione per la intrata vostra a saluamento et per la habundantia de quella citate et de quello a noi haueti dato adui atione. Commendamo vostra diligentia, la quale astringemo sforsati de ampliare quello est facto in quella citate, attento che la opinione de li citadini conforme alla nostra est che sia più facile ampliare che non era a li vostri precessori peruenire a quella perfetione sono peruenuti quando hano facto la resignatione de lo ufficio a voi. siche iterum vos oneramus tuti li ingegni et pensamenti studij et opere vostre sian in bono regimento, ministrare justitia integerrime, correctione de malfactori. summa diligentia ANNO I465 ( 346 ) contra ladri cura seucra punitione, pacificare quanto più he possibile cura cauno et presertim cum agicarei. il quale atratiuelo beneuolo vel saltem che non vi sia contrario al pacifico de quella citate, la quale teneti quanto sia possibile abundante. Et semper et continue multiplicati le raunitione di milij sia pro commune sia pro inducere cauno et saltem quelli hano facultate ha auere aceruo et bona munitione de milij. cum sit che essere bene muniti de victualie et dare buono regimento a quelli populi cum fare secura la citate da latrocini] et de scandali, che est judicare che ipsa citate sia templum justitie. est tollere pensamenti de fare male. Circa que omnia vi sconjuramo fa-ciati più cha se sole fare per la consertiamone de la propria vita. Et circa la perfetione de le mure se non fusse fac'a. omnino se compisca. Quello per le nostre lettere hauemo commisso affermano seruati et exequati omnino. Denique intendeti che segondo sentiremo de lo regimento de voi gregorio. speremo che cauno de voi se perforsera de meglio fare, et se aliter sentiremo, judiclieremo seguireti male, et eo casu proue-deremo segondo est predicto per alias. Itaque semper al bene intendeti. acioche noi chi siamo in continua atentione de sapere quali sono li vostri regimenti et comporti acioche (sic) per vostre bone opere siamo consolati, predicendoui che segondo sentiremo daremo prouisione quello desideremo noi et tuti li citadini si facia a laude de benefactori et correctione de mali adoperatori. Et quia pensamo in quelle cosse concernan li effecti de quello scriuemo. hoc est sono adminicoli de quelli, ultra lo exemplo de quello est ante vobis scripto, lo quale cum le presente vi mandiamo se quelle non hauessi riceuute quod cum presentibus vobis mittimus, expresse committentes contenta in eo seruetis et exequutioni mandetis. Scribimus vobis et antianis ac officio monete alias quarum continentiam omnino seruate et seruari facite, si gratiam nostram cupitis vobis conseruare. Et circa aduisationes dandas sepissime diligentiores estote, habetis zyfram. etiamque breuiter scriberetis continue nobis scribite. Deo gratias ciuitas nostra janue et omnia bene se habent et deo bene juuante speramus in melius cuncta dirigentur. Fuit facta nobis querela laurentium de calui et nicolaum de tur-rilia habuisse et recepisse asperos duo milia, ex quo operam dederunt quod unus fur non fuit fustigatus. quod si sic est nobis molestum est. Propter quod expresse vobis consuli et massarijs committimus ( 347 ) DOCUMENTI quatenus diligenter inuestigetis rei veritatem, et si inueneritis ipsos vel alterum ipsorum habuisse hujusmodi pecuniam et operam dedisse ut supra, ex quo non fuit locus justitie et commissionibns nostris contra fures, erga ipsos vel alterum ipsorum qui deliquisset tale jus ministretis de hujusmodi malegesto quod non possint gloriari, immo patiantur meritam penanti ad terrorem aliorum. Data janue mcccclxv die xxvii julij. DOCUMENTO DCLXV. I Protettori lodano e confortano i vescovi greco e armeno di Caffa a continuare i loro buoni ufficii presso i correligionarii ad incremento della colonia. ■1463, 29 luglio (Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 19 v.) Reuerendo patri, domino episcopo grecorum. et grecis caffè carissimis nostris. Le virtute de voi. reuevendo patre episcopo, et la deuotione et fidelitate ac promptitudine in bene facere fortificare et fare munitione per salute de quella citate et vostra, de le quale cosse da li spectabili prestanti dilectissimi nostri consulo et massarij in commendatione vostra siamo piene aduisati. induceno noi et tuti li citadini nostri a amarui de sincero amore et affectione et liauerui carissimi et amantissimi et essere vigilantissimi circa la perpetua conseruatione vostra. hortandoui et confortandoui che non solum perseuerati in quello haueti benefacto, verum etiam augumentati quello concerne il bene de quella citate per quanto più voi lo gaudeti et usufructareti. et obedientia verso li nostri officiali semper sia in voi. le quale cosse facendo, corno speremo in le virtute de la vostra paternitate, la quale etiam instruera le sue pecorelle, dara a noi jubilo et inciterà ad ogni cossa sia vostro bene. Quod speremo deo annuente gaudereti simul cum noi feliciter, predicendoui che in ogni cossa concernente il bene et honore vostro sumus dispositissimi et affectionati de fare ANNO '1465 ( 348 ) quelle cosse vi sian grate, et semper che intendeti cossa degna de nostra aduisatione haueremo caro a noi scriuiati. Data janue mcccclxv die xxviiii julij. Protectores comperarum s. georgij inclite ciuitatis janue. Similes scripte sunt episcopo armeniorum et armenis caffè. DOCUMENTO DCLXVI. Altre minute commissioni dei Protettori al console e massari di Caffa. 1465, 30 luglio (Litter. missar. offic. Caffè, ann. 1464-1475) (foi. n v ) Protectores etc. Spectabili, prestantibus et egregijs viris, consuli, massarijs. prouisoribus. antianis et officio monete caffè, carissimis nostris. Deo gratias, carissimi nostri, cuncta bene procedunt. Noi informati de le bone opere facte per li vostri precessori. Ii quali comendiamo. cum la promptitudine et singolare deuotione et amore de li reuerendi patri episcopi de greci ermeni et loro natione, et de tuti quelli populi li quali hauemo carissimi et desideramo habian perpetua felicitate. cogitamo in quelle cosse producan li effecti dei desiderio nostro. Itaque hauemo statuto et ordinato ut infra, mandantes vobis ea registraci faciatis et seruari. sub pena ab asperis centum usque in mille a singulo vestro contrafaciente vel negligente vice qualibet exigenda. que sunt ut infra. A noi he referto che in li loghi nuper fabricati otusij et antonij de goasco et hujusmodi se commetteno aliqua indebita et contra or-dinamenta caffè de sclaui fugitiui Campanie prouocatiua contra vos et ciuitatem illam agicareum. contra quale omnino debetis prouidere per tollere scandalo inter ipsum et vos. si ita est vel quomodocumque committitur contra regulas et ordinamenta caffè, que omnino seruentur. transgressori penitus condigna pena puniatis, et ( 349 J DOCUMENTI adstringeti nouos fabricatores et illos a quibus non essetis idonee cauti ad prestandum fidejussores idoneos juxta ordinamenta hic facta et illuc transmissa et que esse debent registrata. Circa la quale cossa et de la obseruantia siati diligentissimi. Per informatione hauemo in li fortilitij soldaie et cimbali et in quelli loghi non sono le munitione solite, nescimus unde procedat. Propterea mandamus vobis eligatis diligentes inquisitores circa quelle, et se sono dilapidate furate vel aliter por alcuno defecto mandiate, punite quelli trouereti culpeuoli et moneti li officiali habiano bona diligentia de quelle si trouano. et tale punitione faciatis contra culpabiles. quod cum auantalio reponantur et meliores, et vos consul et massarij reuideatis omnes munitiones massarie. et defici jntes de quibus plene certiorabimini per inspectionem inuentariorum consignationum et resignationum omnino totidem cum duplo reponi facite sumptibus illorum qui causam damni et delicientie dederunt, facientes exequutionem contra illos et suos fidejussores et bona sua. et omnino de omnibus munitionibus caffè quereuideantur per tempora statuta in regulis propterea conditis confici faciatis inuentarium et inuentaria. et de illis soldaie et cimbali. que in cartulario massarie annuatim omnia registrentur. Et hec exequantur et seruentur sub pena ducatorum centum pro singulo. Si contingat creari officium balie, nolumus possit ipsum officium expendere aliquid nisi seruata forma regularum, et omnia que deliberabit ipsum officium et vos consul, massarij. antiani et officium monete pertinentia ad expensam faciendam seu deliberandam, omnino sub judicio calculorum siue ad ballotolas i.lbas et nigras deliberentur et fiant, nec aliter fleri possit, sub pena dupli a contrafacientibus exigenda. Intelleximus quod in assignationibus faciendis inequaliter processum fuit et acceptioni personarum fuit locus, quod nobis molestum est. Itaque mandamus vobis assignationem equaiiter fleri, et cujus pecunia primo matura est primo flat illi assignatio, sub pena a summis decem usque in quinquaginta, scituris omnibus quod si quando reuidebuntur cartularia aliter inuenietur. pena exigetur vel a contrafacientibus vel a suis fidejussoribus. Quo magis cordi nobis est perfectio tota murorum, quam deo annuente ante receptionem presentium estimamus completam esse, tamen si perfecta non esset, ut perficiatur eligatis officium illius nu-Socictà Ligure. St. Patria. Voi. VII P. 1. 23 ANNO -1465 ( 348 ) quelle cosse vi sian grate, et semper che intendeti cossa degna de nostra aduisatione liaueremo caro a noi scriuiati. Data janue mcccclxv die xxyiiii julij. Protectores comperarum s. georgij inclite ciuitatis janue. Similes sci'ipte sunt episcopo armeniorum et armenis caffè. DOCUMENTO DCLXVI. Altre minute commissioni dei Protettori al console e massari di Caffa. U65, 30 luglio (Litter. missar. offic. Caffè, ann. 1464-1475) (foi. n v ) Protectores etc. Spectabili, prestantibus et egregijs viris, consuli, massarijs. prouisoribus. antianis et officio monete caffè, carissimis nostris. Deo gratias, carissimi nostri, cuncta bene procedunt. Noi informati de le bone opere facte per li vostri precessori. Ii quali comendiamo. cum la promptitudine et singolare deuotione et amore de li reuerendi patri episcopi de greci ermeni et loro natione, et de tuti quelli populi li quali hauemo carissimi et desideramo habian perpetua felicitate. cogitamo in quelle cosse producan li effecti dei desiderio nostro. Itaque hauemo statuto et ordinato ut infra, mandantes vobis ea re-gistrari faciatis et seruari. sub pena ab asperis centum usque in mille a singulo vestro contrafaciente vel negligente vice qualibet exigenda. que surit ut infra. A noi he referto che in li loghi nuper fabricati otusij et antonij de goasco et hujusmodi se commetteno aliqua indebita et contra or-dinamenta caffè de sclaui fugitiui Campanie prouocatiua contra vos et ciuitatem illam agicareum. contra quale omnino debetis prouidere per tollere scandalo inter ipsum et vos. si ita est vel quomodocumque committitur contra regulas et ordinamenta caffè, que omnino seruentur. transgressori penitus condigna pena puniatis, et ( 349 )* DOCUMENTI adstringeti nonos fabricatores ct illos a quibus non essetis idonee cauti ad prostandum fidejussores idoneos juxta ordinamenta hic facta et illuc transmissa et que esse debent registrata. Circa la quale cossa et de la obseruantia siati diligentissimi. Per informatione hauemo in li fortilitij soldaie et cimbali et in quelli loghi non sono le munitione solite, nescimus unde procedat. Propterea mandamus vobis eligatis diligentes inquisitores circa quelle, et se sono dilapidate furate vel aliter per alcuno defecto manchate. punite quelli trouereti culpeuoli et moneti li officiali habiano bona diligentia de quelle si trouano. et tale punitione faciatis contra culpabiles. quod cum auantalio reponantur et meliores, et vos consul et massarij reuideatis omnes munitiones massarie. et deficijntes de quibus plene certiorabimini per inspectionem inuentariorum consignationum et resignationum omnino totidem cum duplo reponi facite sumptibus illorum qui causam damni et derteientie dederunt, facientes exequutionem contra illos et suos fidejussores et bona sua. et omnino de omnibus munitionibus caffè que reuideantur per tempora statuta in regulis propterea conditis confici faciatis inuentarium et inuentaria. et de illis soldaie et cimbali. que in cartulario massarie annuatim omnia registrentur. Et hec exequantur et seruentur sub pena ducatorum centum pro singulo. Si contingat creari officium balie, nolumus possit ipsum officium expendere aliquid nisi seruata forma regularum, et omnia que deliberabit ipsum officium et vos consul, massarij. antiani et officium monete pertinentia ad expensam faciendam seu deliberandam, omnino sub judicio calculorum siue ad ballotolas ; Ibas et nigras deliberentur et fiant, nec aliter fieri possit, sub pena dupli a contrafacientibus exigenda. Intelleximus quod in assignationibus faciendis inequaliter processum fuit et acceptioni personarum fuit locus, quod nobis molestum est. Itaque mandamus vobis assignationem equaliter fieri, et cujus pecunia primo matura est primo fiat illi assignatio, sub pena a summis decem usque in quinquaginta, scituris omnibus quod si quando reuidebuntur cartularia aliter inuenietur. pena exigetur vel a contrafacientibus vel a suis fidejussoribus. Quo magis cordi nobis est perfectio tota murorum, quam deo annuente ante receptionem presentium estimamus completam esse, tamen si perfecta non esset, ut perficiatur eligatis officium illius nu-Società Ligure. St. Patria. Voi. VII P. I. 23 ANNO I 4t)5 *( 350 ) meri de quo vobis videbitur, quod duret tribus mensibus, in tìne quorum si completa fabrica non esset, aliud eligatur, et preeedens s iccetlenti reddat bonam rationem cum reliquarum satisfactione, et eligendi sint ex magis idoneis, bene dispositis et promptis ad perfectionem tanti sancti operis. Quoniam audiuimus esse in illa ciuitate suscitatores et prouocatores litium, hujusmodi aborremus. propterea mandamus vobis regulas ser-ueti<. quia non lieet aduocare nisi pro miserabilibus personis. Nolumus alicui licere aduocare nisi obtenta licentia ab officio sindicatorum. quod officiam oneramus diligenter aduertat in concessione licent ie. quod nulli denegetur licentia in licitis et honestis, in contrarijs non concedat. Quia nimia familiaritas parit contemptum, prohibemus consuli interesse coreis nisi in locis publieis et etiam ire ad bfdneos ubi adsint persone alique preter suos de familia, sub pena summorum quinque. Scribam massarie de malegestis durante tempore suo volumus posse sindicari et puniri per sindieatores. qui teneatur mane et vespere publice vacare officio suo cum cartulario duabus horis mane et totidem post prandium, diebus quibus officiantur officiales aliorum officiorum, sub pena unius summi pro quolibet Jie. nisi justa causa impediente. Ne ineqnalitas et injustitia dat in territorijs et vineis soldaie mandamus vobis eligatis quatuor probos et honestos viros, qui renideant omnia et quoad poterunt honeste sine injuria alicujus faciant equam partitionem et seu equationem debitam, et de mitrij vini cabella illius loci diligenter se informent vobisque referant, et quid habueritis nobis rescribite. Cam intellexerimus uti conspirationibus in electione officialium et illicita committi, quod molestissimum nobis est. adeo quod si certiorabimur qui sint hujusmodi, profecto punitio talis erit que cedet ad exemplar cum terrore, propterea mandamus vobis in electione quo-rnmcumque officialium eligatis personas honestas, liberas et non subjectas et alienas a subterfugijs et que in judicando sui juris sint et libero et recto judicio utantur quoad fieri potest. Fuit fa ta nobis querela laurentium de calui et nicolanm de turrilia habuisse et recepisse asperos duo milia, ex quo operam dederunt quod unus fur non fuit fustigatus. quod si sic est nobis molestum est. Propter quod expresse vobis consuli ct massarijs committimus quatenus diligenter inuestigetis rei veritatem, et si inueneritis ipsos vel ( 351 ) DOCUMENTI alterum ipsorum Labuisse hujusmodi pecuniam et operam dedisse ut supra ex quo non fuit locus justitie et commissionibus nostris contra fures, erga ipsum vel alterum ipsorum qui deliquisset tale jus ministretis de hujusmodi malegesto quod non possit gloriari, imo patiantur meritam penam ad terrorem aliorum, committentes expresse vobis consuli et massarijs integram exequutioneui promissorum faciatis sub pena dupli. Cum interdum fiant illicita p-pulis per aliquos officiales cupidine lucri illiciti, volumus quod in celebratione festiuitatum celebrentur dies festi ab ecclesia ordinati et illi qui celebri sint in ciuitate illa secundum regulas, ultra quos miserabiles neque artifices neque populi possint inquietari. Prohibemus capitaneum. burgorum et eaualerium se intromettere de ministrando justitiam, sicut alias per nos ordinatum fuit, et hoc sub pena sindicamenti. Quia scriptum nobis fuit dari stipendium et immunitatem jacobo trauersagno. animaduertant scribentes nihil utilius cedere illi ciuitati quam subleuare massariam ab oneribus in quibus est. ex quo non debent cogitare addere onus oneri. Si burgenses cognoscant id futurum utile liberis suis, subueniant ipsi quibus est facultas de proprio et non de ere massarie prouidere. Quando mittitur paga soldaiam vel cimbalum. si contingat accedere aliquem qui fuerit vel sit designatus consul, prohibemus illi residen-tiam facere neque comedere nisi in palatio, et talis precedat consulem loci. Qui voro non fuerit neque sit designatus consid. sed solum officium massarie habeat, hoc honore precedendi careat. Scripsistis nobis de officio ponderis loci coparij. quod contulimus antonio papauaro. Annuentes requisitioni vostre contentamur quod finito tempore dicit antonij electio ponderatoris et colatio dicti officij fiat per officium mercantie caffè, ut consuetum est. Accepimus litteras continentes summam necessitatem reparationis ecclesie tane ct murorum castelli, et propterea supplicatum est concedi facultatem januonsibus nostris in tana residentibus electionis per vices consulis januensium in dicto loco, ut beneficium dicti officij conuertatur in hoc tanto pio et honesto ac utili opere. Annuentes hujusmodi requisitioni, concedimus vobis consuli et massarijs auctoritatem confici faciendi et baliam dandi hujusmodi electionis. que per vices de mensibus sex in sex vicissitudinetur. Ita tamen anno 1465 ( 352 ) quod ante omnia habeatis libras triginta tros singulo anno pro stalijs dicti officij. que erant multo plures. et que mittantur nobis soluturis emptioni dictarum staliarum. et hoc sub pena soluendi vos duplum, et prouideatis et reguletis ita cum consilio peritorum quod dictum officium laudabiliter exerceatur, et emolumenta et beneficia ejus, diminutis dictis stalijs. erogentur in utrumque opus, incipiendo a magis necessario, quibus etiam annuimus informati ab janoto lome-lino misso a vobis ad dictum locum. Relatum est nobis quod pro fabrica murorum vel deliberatum est vel tractatum imponi loca, quod omnino aborremus. et nolumus ullo pacto fiat impositio locorum, et si facta esset contra formam regularum. volumus et mandamus reuocetur et anulletur. Conquestus est nobis litteris suis magister constantius de sarra contra fidem publicam, quam putat fuisse nobis ignotam, commissum esse amoueatur a salario quod a communi percipere annuatim solitus est. a quo (?) pro fidei obseruantia. quia fuit sibi deliberatum quando uxoratus est sub nomine dotis ut efficeretur burgensis et scollas regeret. propter quod prouideri rei sue. Nos itaque scientes nihil pre-clarius esse quam seruare fidem, volumus si deliberatio apparet lacta ut fieri solent deliberationes secundum formam regularum aùt consuetudinis caffè, illam sibi seruetis et non amoueatur. et si amotus fuisset omnino readmittatur. v Laboribus et expensis consulis cimbali. scribe massarie et illorum officialium qui anno superiore caffam peruenerunt compatientes. nolumus amoueantur ab eorum officijs si sui successores a janua perue-nerint caffam intra quatuor menses a die finis litterarum suarum. Post vero quatuor menses si bene se habent in illis officijs. conten-tamur. sub debita taxatione facienda per vos consulem massarios et officium monete, soluenda per ipsos, diminutis stalijs et expensis, eos permittatis exercere illa officia usque ad aduentum eorum successorum, et quicquid taxationis feceritis soluant. que conuertatur in emptionem miliorum, si non acquiescerent huic nostre deliberationi, vendantur honestis personis finitis dictis quatuor mensibus, et conuertatur quicquid procedet ex hujusmodi officijs in emptionem miliorum munitionis. Data janue mcccclxv die xxx julij. ( 353 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCLXVII. Palonto di ministralo di Cafla data per tredici mesi al nobile Guglielmo Centurione, olim Bestagni, finito il tempo di Antonio Sestri. 1465, 19 agosto (Negot. gest. off. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 102) Vi sono disposizioni diverse secondo che sarebbe giunto a Caffa avanti o dopo il suo concorrente Gianotto Lomellini ; il tutto in correlazione ai precedenti documenti DCLXII e DCLXIII. Data janue mcccclxv die xvim augusti. DOCUMENTO DCLXVIII. Patente di console di Soldaia data per mesi tredici ad Antonio Borlasca, finito il tempo di Francesco Savignone. 1465, 19 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 102 .) Formala e ritenuta consuete; ma oltre i tredici mesi dispongono quod dictus antonius non amoueatur a dicto officio inde usque ad menses quatuor... saluo si suus successor a janua destinatus caffam perueniret. Data janue mcccclxv die xvnu augusti. DOCUMENTO. DCLXIX. Rimproverano i grandi ufficiali di Caffa della tardanza e deficienza di loro lettere. 1465 , 20 agosto (Litterar. missar. officiai. Caffè, ann. 1464-1475) \ (fol. 21) Protectores etc. Spectabili, prestantibus et egregijs viris, consuli, massarijs. prouisoribus. antianis et officio monete caffè, carissimis nostris. ANNO 1465 ( 354 ) Haueti usato grando negligenza in auisarne et seu in mandare n noi auìsatione. quod a ftoi est molto molesto. Esempla suprascripta misimus vobis duobus, venientes in admirationem tam paruam diligentiam hucusque habueritis quod raro pro ceteris litteras a vobis accepimus, qui pre ceteris frequentius recipere deberemus pluribus rationibus, et vos pre omnibus modum habetis et ziphram. Proptor quod digni estis magna reprehensione, et si intelligemus a negli-gentia processisse, sentietis quantum id nobis molestum fuerit. Data janue mcccclxv die xx augusti. DOCUMENTO DCLXX. Altri rimproveri, disposizioni o comandi al consolo e massari di Calla. U6o, I* dicmlre (Litt. miss, offìcialib. Caffè, ann. 1-164-1-175) (fol. 21) Protectores etc. Spectabili et prestantibus viris, consuli, massarijs et prouisoribus caffè, carissimis nostris. Accepimus nuper literas vestras comunes caffo datas die xxvi nouembris anni preteriti cum multis additionibus usquo ad primam julij proxime preteriti, quibus perspectum est vos paruifecisse commissiones nostras, quod nobis molestissimum est. quia ut notissimum est inferiores suis superioribus parere debent et vos nos reputastis inferiores, quia vestigijs inferiorum fauistis in contemptum nostrum, qui commissimus omnino reduceretur numerus stipendiatorum ad centum et sine vera causa et non seruata forma commissionum no-str rum deliberastis tenere centum l. Propter quod intelligimus vos et vestri fidejussores conseruent comperas indemnes occasione vestrc inobedientie. Non debebatis consilium celebrare nisi quando interuenisset casus expressus in vestris instructionibus datis vobis gregorio includentibus vos massarios. et pretel- nostras commissiones deliberastis ea que deliberare non debebatis, qui patientes fuistis deliberentur teneri stipendiati centum l. sub leuissima ct vanissima suspitione. que si vora ( 355 ) DOCUMENTI luisset lauorem potius produxisset quam aliter, et presertim propter faciliorem ad vos aditum quibus diminuebatur terror, tamen quicquid sit nullo pacto debebatis permittere principium dare nostris vobis datis commissionibus contraueniretur. Scripsistis mitteretis, ut commissimus. rationem introitus et exitus que non una sed decem transcribi in una die potuissent et diuersimode mitti, et in septem mensibus unam transcribi tantum difficile vobis fuit 'in summa negligenza. et parua cura quam vos et scriba ostendistis indicant nobis negligentes res nostras curatis. Ex quo ut negligentia vestra, si in ea perseuerabitis. sit vobis damno et terrori, mandamus vobis ad penam florenorum ducentorum in auro quatenus nobis mittatis rationem introitus et exitus temporis vestri gregorij et distincte venditionem omnium cabellarum uniuscujusque, videlicet pretium anni vestri et anni precedentis. similiterque faciatis de vestro tempore vos johannes et successiue vos caloci sub dicta pena exigenda a fidejussoribus cujuscumque vestrum qui contrafecerit. Molestissimum habemus sub verbis friuolis supersederitis exequi commissiones de ijs qui contra regulas se immiscerunt de introitu can-lucorum. Propter quod vobis sub pena summorum l pro singulo vestrum mandamus quatenus in menses tres sequuturos a presentatione presentium ipsas commissiones exequamini. quia nolumus aliquis nobis subditus se immisceat de dicto comerchio. ut in regulis continetur. Sub simili pena mandamus vobis in mensem unum a receptione presentium exequamini commissionem vobis datam exigendi proui-siones et stipendia data juuenibus et alijs de quibus flt mentio in vestra instructione. Profecto plurimum miramur vos usos esse tanta leuitate quod sub verbis alicujus supersederitis exequi commissiones nostras. Et vos et quicumque alij presumpserunt capere aliquam compositionem cum debitoribus staliarum male fecistis, quia nullam habebatis baliam. Propterea condemnauimus vos ad conseruandum immunes com-peras et illos qui emerunt stalias et similiter vestros precessores si similes compositiones fecerunt, et hoc modo discent presumptuosi se abstinere a presumptione et ab his que ad ipsos non pertinent, que condemnatio exigetur a vestris fidejussoribus. Merito rep: eliendendi estis cum scribitis scribas malitias committere in causis condemnationum, ex quo laudatis eisdem soluantur salaria per massariam et condemnationes exigantur per massariam et / ANNO I465 ( 35(5 ) fraus non committetur. Quid est vestrum officium et vicarij ot quomodo reguntur res nostre quando malitie committuntur in damnum massarie et non curatis illas intelligero eisquo prouidere? Tlijs et alijs occasionibus data est nobis occasio mittendi propriam correcturam... ma-legesta et negligentias comissas. si intelligetis illos commisisse malitias et eos non punieritis. vos ipsi et vicarius penam patiemini. Reprobamus ergo requisitionem et aduisationem quam dedistis nobis do solutione salariorum facienda per massariam. De alijs scribis proui-demus nunc, multi sunt competentes. Deliberauimus et denuo deliberamus quod omnes deliberationes faciende comuni pertinentes et expe......in coffa per vos et officia simul vel separatimi deliberentur ad ballotolas. et aliter non valeant. Missimus vobis commemorationes et ea que male gesta inuenerunt quatuor cribellatores. Facite et tleri facite exequutionem de eis sub pena soluendi de vestro proprio. Detestamur impositionem locorum quam fecistis, que vellemus omnino extingueretis. Nam etiam inconsiderate illa vendere ili ico malefactum fuit, quia solummodo vendi debebant quando contingebat pecuniam expendere, et licet dicatis quod ex illa impositione et venditione accessit fauor alijs locis, non sunt facienda mala ut veniant bona. Si illi quorum sunt loca essent zelatores boni publici, contribuissent et contribuerent ex illo fauore alcuiationi onerum pubblicorum. quia qui sentit beneficium debet etiam sentire damnum. Et quia imposuistis loca ipsa contra formam regularum et commissiones, prodicimus vobis quod penam patiemini, quoniam nullo pacto volumus imponantur loca, quisquis contrafecerit intelliget quid sibi vellit contrafacere. De illis summis xxquinque quos janotus lomelinus et alij sui successores consules soldaie acceperunt, non detur eis molestia, quia vidimus precessores suos illos habuisse. Licet georgius de furnarijs et alij libertini essent idonei, tamen quia deliberata reprobare .... nolumus assentire, ne quis habeat spem reuocationis deliberationum ot commissionum sub spe fauoris alicujus. reprobamus ideo requisitionem vestram quod scribi possint ad stipendium. Aliam vero requisitionem vestram quod scribamus non teneamini soluere vicario taxatam unicuique vestrum debitam pro portione expensam non admittimus, quia per nostros precessores deliberate consulta fuit, et secundum quod est nobis relatum a refferendarijs vos johannes de ea sermonem ante recessum vestrum habuistis ct nihil obtinere potuistis. Nam plu- ( 357 ) DOCUMENTI lima incommoda ac etiam inconuonientia sequuta sunt in dedecus consulum qui non habuerunt vicarium, ex quo non illam sed majorern soluere deberetis potius quam exercere illud officium sine vicario, nec expedit memoretis quod massaria perferret istud onus, quod omnino reprobamus. Nam nimium est quod compere pertulerint tot onera passa tredecim annis decursis, singulo quorum ex prouentibus harum comperarum illorum introituum caffè assignatorum dictis comperis annuatim exposite sunt a libris xxquinque milia usque in xxxmilia. et nemo est qui de suo proprio voluerit exponere sed semper quisque cogitat quomodo possit suam bursam implere. Illos sex milia asperos' exactos ex bonis q. imperatoris trapezun-darum per vestros precessores et diuisos inter se. si non exegistis illos exigite et mittite officio sancti georgij de xxxxim. ad quod spectant virtute sententie alias late etc. et hoc sub pena soluendi de proprio. Non reprobamus deliberationem quam fecistis de causa illorum locorum babilani adurni. quia licet ut scribitis processus conuersus fuerit in necessitates massarie. tamen quia sine consensu officiorum illa mutuo acceperunt, ideo approbamus ea que egistis decernenda postea per nos. Placet nobis bene composueritis res cum bendiano domino men-grelie. sed si aliqua expensa facta est. volumus vel via compositionis vel partimenti faciendi inter illos qui habent negotiari et diuersari in suo territorio exigatur omnino, et conseruetur penitus massaria indemnis. sub pena soluendi de vestro proprio. Pergratam habemus prouisionem munitionis miliorum quam posuistis in aceruis siue horreis communis, et quia scribitis defectu locorum et horreorum que amplius non sufficiunt nec habetis, mandamus vobis expresse quatenus turres castelli omnes reparari faciatis et quecumque loca in quibus possit fieri aceruum miliorum, et continue reponi facito quantum potestis, et ex pecunia tertij decimi mensis et alia pecunia extraordinaria, quam omnino exigatis, conuertite quicquid potestis in dictam prouisionem. Commendamus illos notabiles burgenses et armenos grecos et aliarum nationum qui munitionem fecerunt. Perseuerate.’ si gratiam nostram caripenditis. omnibus modis multiplicetis dictam munitionem, ut fama sit caffam fortissimam esse ct munitissimam tam victualium quam armorum, prout cx vestris intelleximus que scripsistis in ANNO 14(55 ( 358 ) speiu esse ante biennium a data vestrarum ita futurum in suprema fortia. Et ut perspicacius non tantum intelligatis veruni etiam concipiatis caffam templum esse justitio securitatis et honestatis, dedimus ac tenore presentium damus contra fures illam baliam vobis consuli presenti et futuro et vicario, do qua scripsimus, et hoc rejecta sinistra interpretatione male compositorum dicentium aliter. Contra quos fures vobis consuli et vicario mandamus seuere procedatis et processus faciatis citra summam in capitulis contentam prout in alijs litteris nostris continetur, que bailia in consulem et vicarios solos intelligi volumus. reliquis alijs officialibus exclusis. Et quia intelleximus nocturno tempore crimina committi excessus ac delicta in dedecus et infamiam urbis et officialium, damus consuli et vicario arbitrium in criminibus nocturnis contra quoscumque malefactores procedendi et processus faciendi illosque puniendi, seruata forma juris et capitulorum et non seruata. prout prudentie consulis et vicarij videbitur, adeo ut formidino pene malfactores se abstineant a delictis nocturnis. De diurnis autem seruetur forma juris et capitulorum atque commissionis nostre, approbantes deliberationem vestram xx sociorum nocturno tempore deputandorum vicissim custodie ciuitatis. ne latrocinia et excessus committantur, quam deliberationem volumus de cetero seruari. et tamen dato vobis arbitrio ita utamini quod juste non mereamini reprehendi. Multum ac supramodum nobis molestissimum fuit intelligere quod inter vos consules fuerunt dissidia emulationes altercationes et diui-siones. que significant maximam leuitatem illius siue illorum qui sunt culpabiles et male scierunt se continere. Ob quam causam data est nobis occasio prouidendi ut meretur inobedientia vestra qui paruife-cistis monitionem et adjurationem quam habuistis a nostris preces-soribus. Nam nulla causa interuenire poterat quantumcumque molestissima cuiuis vestrum que posset vos incidi facere in tallo inco-nueniens. quod perniciosissimum fuit et est opinioni illorum populorum. Propter quod predicimus vobis quod quisquis vestrum inciderit in tallem errorem dabit exemplum suis successoribus. Itaque mandamus vobiS saltem de cetero ita vos contineatis quod pro futuris excessibus non habeamus causam contra vos procedendi. Miramur scripseritis nobis in commendationem illorum officialium monete qui de proprio prouiderunt ne massaria ihiuuiret. et ex alia r —— i ( 359 ) DOCUMENTI parte scriptum est quod llunt ihiuimenta ad xxv usque in xxxx prò cento, si sic est nobis molestissimum est. Itaque mandamus sub pena soluendi de proprio quatenus non patiamini fleri ihiuimenta. nisi cum deliberationibus et solemnitatibus opportunis et pro necessitatibus ur-gentissimis que postea per nos mereantur approbari. Et jam quod scribitis massariam esse exdebitatam. omnino precaueatis vobis illam permittere indebitari. et nihilominus mittite nobis- rationem, ut diximus. dispositi intelljgere in quem vel quos sit hujusmodi leuitas. Non elegimus sermonem facere de requisitione bulle apostolice. quia non obtineretur, quia satis fuit defendere calumniam mendacis-sirnam genuensibus illatam coram sede apostolica, ex quo imprudenter et inutiliter requireretur quod non concederetur et esset occasio nos iterum calumniandi. Verum ad consequendum effectum utiliorem introytibus nostreque rei publice, laudabilioremque quam requisitio dicte bulle, volumus et expresse vobis committimus quatenus futuro oratori ad serenissimum dominum regem tureorum delaturo tributum detis in mandatis cum omni instructione possibili omnibus artibus -possibilibus, et si necesse erit mediantibus ad ultimum aliquibus tributis siue exenijs. curet impetrare ab ipso serenissimo domino rege licentiam frumenti januam conducendi pro modijs teucris usque ad decem milia, videlicet ex caffa ad nos conducendis pro usu januen. et ad facilius obtinendum respectu nauigiorum. sua celsitudo deliberet naues ad quam portatam vellit mittantur ex caffa januam et ad loca januensium et ex janua caffam. Ex qua negotiatione profecto sui introitus magnam utilitatem percipient, suique populi, propter commercium magnum rerum ct mercium que hinc inde mittentur et debitum facient suis cabellis et utilitatem populis. Circa quam nihil omittat pro obtinenda dicta licentia, adijeiendo omnes alias rationes persuasiuas ad consequendum effectum hujus nostri desiderij. Quod si pro tanta summa obtinere non poterit, curet et enitatur obtinere pro aliqua parte, et obtenta faciat eam registrare apud presidem constantinopolis et castrorum strictorum, nosque aduiset quid egerit. Conduximus gregorium johannis stephani de pornasio iturum et redditurum, frequentaturumque ad illa itinera, propter que ex frequentibus aduisationibds ciuitas illa et tota respublica percipiat emolumentum. quem volumus scribi faciatis ad stipendium mensuale asperarum cccc. qui sibi debitis temporibus persoluantur. Remittatur ad ANNO 1465 ( 360 ) vos in menses duos et postea nos illum ad vos remittemus. Hujus stipendij tempus incipiet hodierna die. Data janue mcccclxv die prima decembris. DOCUMENTO DCLXXI. Si delibera la nomina di una Commissione per studiare la riforma dell’elezione degli ufficiali di Caffa. 1465, 4 dicembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1463-1467) (fol. 104 v.) * MCCCCLXV die mercurij IIII decembris. Cum in aula majore palatij comperarum sancti georgij congregati essent magnifici domini protectores ipsarum comperarum anni pre-sentis in pieno numero, et spectati domini designati protectores ea~ rumdem comperarum anni mcccclxvi proxime venientis in legitimo numero, et preter eos ciues centum et octoginta earundem comperarum participes ex omni ordine et colore, propositum ijs est sub ijs verbis : Segnoi e le monto confortao lo officio nostro per le lettere le quae sum staete adute nouamenti de caffa da lo nobile guirardo lomellini et compagni et etiam da lo mesmo et monti altri pratichi di quella nobile citae. la quale a lo presente per la gratia de deo e in grande paxe habundantia e prosperitade de ogni cosa, che sea non solamenti utile ma necessario che non se mande più trei consori inseme, e che se possa conferì li officij excepto lo consorao de caffa fln in doi agni, e che se reforme in alchune poche parte le regole et ordini di quella terra. Per la qua cosa parendo a noi che quella nobile citae merite che de ella sea faeto grande e bon concepto e spetiamenti aora che ella ogni jorno per la gratia de deo multiplica de ben in meglio, se confortemo che ve piaxa de da a chi ve piaxera ampia balia in le cose supradicte. in forma che quelli a chi voi darei la balia possan regula et ordena tuto quello ghe parra utile e conue-niente a conserua et amplia quella beneita citae et le sue membro. ( 361 ) DOCUMENTI His itaque propositis cum nonnulli assurgere requisiti omnes in eandem fere sententiam sub varijs verbis conuenire viderentur, tandem datis et collectis calculis compertum est sententiam infrascriptam viri egregij dominici de prementorio ceteris preualuisse et obtentam fuisse, inuentis calculis centum quadragintaquinque albis assentientibus et quinquaginta nigris contradictorii s. Ipse autem dominicus post varias rationes ab eo prudenter memoratas, tandem laudauit attribui magnificis dominis protectoribus comperarum anni presentis et octo ciuibus rerum caphensium instructis per eos eligendis amplam potestatem- et arbitrium faciendi regulandi et ordinandi circa omnia et singula in proposita contenta secundum et prout eorum prudentijs utilius videbitur. Cum igitur supradicta prenominati dominici sententia ex numero calculorum alborum centum et quadraginta quinque comprobata fuisset, pro solemni decreto habita est. DOCUMENTO DCLXXII. Nomina della Commissione suddotta. 1465, k dicembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1463-14G7) (fol. 105) * Eadem die. Prenominati domini protectores comperarum anni presentis in legitimo numero congregati, in obseruationem deliberationis suprascripte et sub calculorum judicio, ex quibus in electione uniuscujusque infra-scriptorum legitimus numerus albus assensum signilìcans inuentus est. elegerunt octo prestantes ciues inferius nominatos, videlicet: Petrum gentilem olim pallauicinum Casanum spinulam Urbanum de nigro Lucam saluaigum Dominicum de prementorio Antoniotum de francis turturinum Thomam de domoculta et Christoferum venerosum. ANNO 1465 ( 362 ) DOCUMENTO DCLXXIII. Ingiungono al console di far giustizia al vescovo greco contro le ingiurie di Nicolò Torriglia. 1465, 4 dicembre (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 31 ». ) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs caphe. dilectissimis nostris, et egregijs sindicatoribus generalibus ejusdem ciuitatis. Graues querelas nobis detulit, dilectissimi nostri, dominus episcopus grecorum illius urbis de nicolao de turrilia quem scribit varias sibi injurias intulisse et quotidie inferre. Propter quod moleste ferentes quod nicolaus ipse aut quispiam alius presumat dictum episcopum seu alios incolas illius urbis molestare, volumus ac vobis committimus ut ipsi episcopo contra dictum nicolaum justitiam ministretis, ita quidem quod palam intelligi possit nostre dispositionis esse quod dictus nicolaus aut quispiam alius non valeat indebite vexare aliquos ibi habitantes. Data janue mcccclxv die mi decembris. DOCUMENTO DCLXXIV. Lettera al sullodato vescovo greco contro il Torriglia. 1465, 4 dicembre (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 31 v.) Reuerendo patri, domino episcopo grecorum caphe. dilecto nostro. Intellectis, reuerende pater, querelis quas detulistis de nicolao de turrilia. scribere decreuimus literas quas annexas inuenietis spectatis consuli et massarijs ac sindicatoribus illius urbis, in quibus illis com- ( m ) DOCL'M ENTI mittimus ut justitiam vobis ministrent contra ipsum nicolaum. ita quidem ut pàlam intelligatur quod molestum nobis est quod nicolaus ipse aut quispiam alius presumat indebite vexare vos et alios incolas illius ciuitatis nobis carissimos. Poteritis igitur dictas literas nostras presentare et justitiam deposcere ac bonum animum sumere, quoniam nunquam passuri sumus vobis aut alijs inferri injuriam seu molestias indebitas. Data janue mcccclxv die mi decembris. Protectores. DOCUMENTO DCLXXV. Raccomandano la concordia a taluni ufficiali, e minacciano punire la discordia di altri. U6o, 4 dicembre (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 31 v. ) • Protectores etc. Nobilibus et egregijs viris. antianis et officialibus monete ac Campanie ciuitatis caphe. dilectis nostris. Ex multis litteris vestris et aliorum, dilectissimi nostri, quas attulerunt guirardus lomellinus et alij nuper inde reuersi. cognouimus quod benignitate omnipotentis dei nobilis illa ciuitas in summa pace et tranquillitate posita, victualibus et omni felicitate salubritatis et negotiationis abundat, nihilque illi impresentiarum deesse videtur nisi bona concordia rectorum, ciuium et burgensium. qui felicem statum illius nebilis ciuitatis celitus emissum contentionibus ac discordijs et emulationibus turbare nituntur. Quod profecto nobis ac omnibus ciuibus qui sub hoc felici statu ducalis excellentie concordes viuimus. et amplitudini ciuitatis. sepositis omnibus diuisionibus. intendimus, ita molestum est ut nihil molestius audire potuerimus, et profecto nequaquam dispositi sumus errores eorum qui in illa ciui-tate principales auctores sunt ejusmodi contentionum diutius tolerare, immo insanie et audacie eorum conuenientia remedia adhibebimus. Interim autem quoniam consuli et massarijs scribimus ea que expedire judicauimus. hortamur vos ut ita vos exerceatis circa tollendas ejusmodi contentiones et emulationes. ut merito vos commendare possimus. Data janue mcccclxv die mi decembris. ANNO I465 ( 364 ) DOCUMENTO DCLXXVI. 1 Protettori sulla instanza doi magnifici signori Antonio Guidobono e Giovanni .Melzi a nomo del duca di Milano, signore di Genova, concedono la proroga di 4 mesi nel suo ufficio di scrivano della masseria di CalTa al notaio Antonio Bozzolo, oltre il tempo accordatogli nella sua patente. 1463, 4 dicembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1463-1467) (fol. 104 «. ) -lNoji contiene alcuna particolarità, nè vi è detto il motivo della dimanda di proroga. Data janue mcccclxv die mi decembris. \ DOCUMENTO DCLXXVII. Importanti riforme introdotte nell’elezione e surrogazione dei consoli di Caffa. 1463, 30 dicembre (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 24) * MCCCCLXVI die lune XXX decembris (*). Magnifici domini protectores etc. in pieno numero congregati, quorum hec sunt nomina : D. Matheus de fiisco prior Antonius de casana Christoferus de podio Raphael de andoria (*) 11 Canale voi. IL, p. 132 dei suoi Commentarii sulla Crimea fece errore assegnando quest’atto al 1466. L’anno civile genovese in quel tempo cominciava al Natale, e il nostro documento essendo doi 30 dicembre apparteneva già secondo quel computo al 1466, ma secondo l’attuale al 1465. Esso documento poi trovasi anche tra i Frammenti Varni. Benedictus saluaigus , Bartholomeus italianus Baptista justinianus et Jacobus de auria. ( 3G5 ) DOCUMENTI Et spectabiles octo ciues cum eis additi super negotijs caphe in legitimo numero congregati, quorum tunc presentium nomina sunt hec : Urbanus de nigro Lucas saluaigus Thomas de domoculta Casanus spinula Antoniotus de francis turturinus . absente tantummodo petro gen- Christoferus venerosus tili olim palauicino. qui ta- Dominicus de prementorio men satis cito superuenit et majori parti eorum que inferius dicentur interfuit. Presentibus etiam prestantibus viris marcelino marrufo. jacobo pi-nello. teodoro de flisco et jacobo de casanoua quatuor jam pridem deputatis super negotijs caphensibus et infrascripta omnia ita decerni laudantibus. Habentes super omnibus et singulis infrascriptis amplam potestatem et arbitrium virtute deliberationis numerosi participum comperarum concilij scripte manu mei cancellarij inferius nominati die mi mensis presentis. legitimis rationibus moti statuerunt et decreuerunt. sta-tuuntque ac decernunt ea omnia et singula que dicentur inferius. Primum enim statuerunt ac decreuerunt quamprimum fleri poterit fiat electio unius consulis caphe. qui in ipso consulatus officio succedere debeat nobili viro calocio de guisulfls ultimo trium consulum ad ipsam ciuitatem caphe nouissime transmissorum. Qui quidem eligendus consul, ut supra, quanto celerius fleri poterit transmitti debeat suis sumptibus cum duobus famulis ad ipsam ciuitatem caphe. ad quam urbem quamprimum applicuerit, statim succedere debeat in officio massarie et prouisorie egregio viro gregorio de retia, qui ex officio consulatus egressus erit, idque officium massarie et prouisorie exercere donec aduenerit finis temporis dicti calocij de guisulfls. cui ut supra in officio consulatus succedere debebit. Cujusquidem gregorij quamprimum dictus consul ut supra eligendus in dicto officio massarie et prouisorie ei successerit, fleri debeant statim sindicamenta. ipsisque perfectis gregorius ipse ex capha discedere debeat et januam venire secundum formam in regulis contentam. Item statuerunt et decreuerunt quod anno proximo venturo pari modo fieri debeat electio et transmissio unius consulis caphe successuri in officio massarie egregio viro johanni de cabella secundo con-Società Ligure. St. Pall ia. Voi. VII. P. I, anno 4465 ( 366 ) suli et in officio consulatus dicto consuli hoc anno ut supra eligendo, sub modis et formis superius declaratis, et sic successiue hic ordo seruari debeat annis sequentibus, ita quidem ut anno singulo fiat electio et transmissio unius consulis in capha. et semper in capha eo modo sint unus consul et duo massarij. Item statuerunt ac decreuerunt quod si aliquis consul ante finem temporis sui decederet in officio consulatus, quod deus auertat. eo casu eidem statim succedere debeat ille qui post finem temporis ipsius consulis defuncti succedere debuisset si non decessisset, et casu quo talis etiam mortuus esset, eo casu reliquus qui vel consul jam fuisset vel futurus esset, in ipso officio statim succedat, ita quidem quod re-manente superstite aliquo ex tribus qui vel consul fuisset vel futurus esset, ea successio ad ipsum pertineat. Sub hac tamen conditione et declaratione, quod nullo habito respectu ad tempus quod superesset consuli mortuo ejusmodi successores in officio consulatus in dictis casibus vel aliquo eorum exercere debeant ipsum consulatus officium per tempus dumtaxat in eorum litteris contentum, si successores ipsi nondum exercuissent ipsum consulatus officium, et in fine temporis ipsorum fuerint in capha illi qui eis succedere debebunt. Si vero successores ipsi antea exercuissent ipsum consulatus officium, eo casu illud exerceant donecali quis consul fuerit ex janua in capham tranmissus. Item statuerunt ac decreuerunt quod si casus .accideret, quod deus auertat. ut aliquis consul in ipso officio moriretur et nullus ex duobus massarijs seu collegis suis superesset. eo casu fieri debeat electio successoris secundum formam regularum nullo tamen habito respectu ad colores, nisi in hoc tantummodo, quod videlicet si consul mortuus fuisset nobilis, eligi debeat successor ejus nobilis, si vero fuisset popularis eligi debeat ejus successor popularis, in reliquis vero necessarium non sit in ejusmodi electionibus colores seruare. Item statuerunt ac decreuerunt quod quolibet anno consul caphe perfectis suis sindicamentis. ut supra, obligatus sit januam venire et se presentare coram magnificis dominis protectoribus comperarum qui pro tempore fuerint, cum processibus suorum sindicamentorum et una copia libri massarie caphe. in qua sint omnes rationes tam reddituum quam expensarum massarie totius temporis quo steterit in dicto consulatus officio, et hoc sub pena fiorenorum ducentorum a quocumque console qui predicta non seruauerit seu a suis fidejussoribus irremissibiliter exigenda. ( 367 ) DOCUMTGNI Item considerantes quod attentis difficultatibus eundi capham ac redeundi, facilius inueniri poterunt ciues idonei qui acceptent ire ad officia caphe et ceterarum terrarum nostrarum maris pontici. si officia ipsa conferantur per annos duos siue menses viginti sex computato mense xiii. et ob id cupientes ciues idoneos ad ipsa officia transmitti, statuerunt ac decreuerunt quod omnia officia dictarum partium deinceps conferri debeant per annos duos siue menses viginti sex computato mense xiii. exceptis tantummodo consulatu caphe ministraria et scribania massarie. que tria officia per menses xiii tantummodo juxta formam regularum conferri debeant. Item statuerunt ac decreuerunt quod consul et massarij caphe teneantur et obligati sint facere et curare cum effectu quod nullus sumptus extraordinarius quantumcumque exiguus vel magnus deinceps fleri possit in capha. nisi prius decretus fuerit ad calculos albos et nigros cum omnibus solemnitatibus in regulis contentis, et in ejusmodi deliberationibus conuenerint saltem due tertie partes calculorum alborum. et hoc sub pena soluendi de suo proprio tantum quantum expensum fuisset non seruatis regulis et ordine calculorum superius declarato. Item statuerunt ac decreuerunt quod liceat consuli caphe presentis et futuris cassare et a stipendio amouere omnes et singulos stipendiatos quos in aliquo deliquisse seu contrafecisse compererit. et loco eorum qui per consulem eo modo a stipendio amouerentur vel decederent. reponi debeant seu scribi ad stipendium alij quos ipse consul ac massarij et officiales monete snb calculorum judicio idoneos judi-' cauerint. et teneantur consul et massarij hunc ordinem seruari facere, sub pena soluendi de suo proprio stipendia eorum qui aliter ad sti-•pendium scriberentur. Item statuerunt ac decreuerunt quod non liceat castellanis cimbali et soldaie ullo modo exire extra muros cimbali et soldaie sub pena a summo uno usque in decem, arbitrio consulis capbe. totiens ab eis exigenda quotiens contrafecerint. etteneantur consules ipsorum locorum soldaie et cimbali sub eadem pena notitiam facere dicto consuli caphe quotiens dicti castellani contrafecerint. Liceat tamen, non obstantibus supradictis. eisdem castellanis in capham accedere temporibus deputatis, impetrata tamen prius licentia ab ipso consule caphe. qui ejusmodi licentiam eis concedere non debeat nisi pro causa utili et necessaria. Item statuerunt et decreuerunt quod scriba comperarum locorum S ( 368 ) DOCUMENTI caphe prestare debeat idoneos fidejussores, saltem de summis quingentis. et quam primum hec deliberatio fuerit in capha. teneatur consul dicte ciuitatis eligi facere scribam dictarurii comperarum sub modis et formis contentis in constitutionibus seu priuilegijs ipsarum comperarum caphe. ipsumque scribam quamprimum electus fuerit compellere ad prestandam ejusmodi fidejussionem. Item legitimis rationibus moti statuerunt ac decreuerent quod officia victualium et prouisionis. que esse solebant duo separata, seducantur in unum, et unum officium qui creetur ex quatuor tantum vacet negotijs victualium et prouisionis simul. DOCUMENTO DCLXXVIII. Altri ordini e ingiunzioni dei Protettori al console e massari di Caffa. 1465, 30 dicembre (Litt. miss. off. Caffè ann. 1464-1475) (fol. 26 v.) Protectores etc. Spectato ac prestantibus viris, consuli, massarijs ac prouisoribus caffè, dilectissimis nostris. Cum superioribus diebus, dilectissimi nostri, ordinari fecissemus per paulum eas responsiones ad literas vestras quos annexas inue-nietis. superuenerunt postea guirardus lomellinus et alij inde ve- * nientes cum multis literis tam vestris quam aliorum, in quibus multas inter se contrarias aduisationes inuenimus. et perspicue' deprehendimus inter vos primum et subsequenter inter alios ortas esse discordias. contentiones et emulationes. quorum malorum culpa principalis in vos reijcienda est. quamquam et reliqui mereri nobis videantur non solum reprehensiones sed etiam punitiones conuenientes. sed vos super ceteros omnes qui a precessoribus nostris jussi, admoniti. adjuratique firma concordia et caritate nobilissimam illam ciuitatem gubernare, eorum precepta et hortationes contempsistis et alij materiam discordie prebuistis. Quales enim ut ait piato sunt principes. tales reliquos oportere esse omnes. Et profecto tanto nobis molestior est culpa vestra, quanto magis videmini aduersari diuine * ( 369 ) DOCUMENTI prouidentie. que ut litere vestre et reliquorum ibidem residentium ac relationes dicti guirardi et aliorum testantur, omnem felicitatem pacis, abundantie. salubritatis et negotiationis illi benedicte ciuitati largiri dignata est. Sed ne videamur solummodo detestari velle culpam vestram his finem imponemus, denunciantes vobis quod nullo modo intendimus errorem illorum qui horum malorum causa fuere impunitum preterire, multoque seuerius contra eos procedemus si intellexerimus ipsos acceptis his litteris nullum remedium malis adhibuisse, sed in priore obstinatione perseuerasse. Hec igitur super predictis dixisse contenti, ad responsionem eorum que vos et alij scripsistis descendemus. Primum igitur quantum pertinet ad summos illos quingentos erogatos in armamento galee et ad asperos illos x milia consumptos in subsidio matrice, laudamus quod propter rationes per vos scriptas dictos sumptus feceritis, et de eis facti fuerint debitores illi quorum culpa necessarium fuit eas expensas facere. Verum quoniam parum utile foret ipsos debitores fecisse nisi sequeretur exactio, oneramus vos ut quanto celerius poteritis, seruata tamen debita moderatione pro deuitandis periculis ac scandalis necessaria, studeatis ipsas pecunias exigi facere, ut equum est. Laudamus, ut in alijs litteris diximus, prouisionem miliorum per vos factam, quam in dies oneramus vos augere studeatis per omnes vias ac formas quas conuenientes judicabitis. Sed quia apparet ex literis quod ex massaria primum extracte fuerint omnes pecunie emptioni dictorum miliorum necessarie hoc nobis non placuit, equius * enim nobis visum fuisset, quod officium victualium exegisset cum diligentia pecunias xiii mensis a quocumque officiali sibi obligato et ejusmodi pecunias conuertisset in emptionem miliorum, quam quod ut scribitis fieri fecissetis ejusmodi officiales debitores in libro massarie. Sunt enim, ut intelligitis. multi officiales qui vel in totum vel pro majore parte percipiunt emolumenta sua extra librum massarie. ut sunt ministraria et alia officia. Propter quod volumus ut ordinetis et prouideatis quod de cetero ipsum officium victualium exigat diligenter a quibuscumque officialibus impositionem dicti mensis xiii con-uertendam in emptionem miliorum ut supra, et hoc ne ex ea re massaria onus perferat. Et quia aliqui dubitare visi sunt an officiales exercentes ultra terminum mensium tredecim teneantur contribuere ad ratam, declaramus quod omnes officiales teneantur contribuere ad ANNO 1465 • ( 370 ) ratam dicto impositioni mensis xm siue pluri siue pauciore tempore officia exerceant. Miramur et molestum nobis est quod urbs illa, ut scribitur, vacua sit munitionibus, attento presertim quod dum libros comperarum superiorum annorum reuidimus. inuenimus maximas ejusmodi munitionum quantitates ad urbem illam transmissas fuisse, et que quidem ingentes pecuniarum summas constiterunt. Propter quod committimus vobis expresse ut diligentes inquisitiones faciatis contra eos omnes et singulos quorum culpa ejusmodi munitiones deperdite sunt, et omnes et singulos quos in ea re culpabiles inueneritis. condemnetis et penas ab eis exigatis, ita ut compere conseruentnr indemnes. Et hoc ideo dicimus, quoniam audiuimus multos fuisse qui ejusmodi arma et munitiones vel in nauibus proprijs reposuerunt vel ad castra propria transtulerunt. Et tamen, his non obstantibus, quoniam ciuitas ilia nobis carissima est. ultra summam hadilium et spnitry in naui boni de costa superioribus mensibus transmissam, curabimus ejusmodi munitiones emere et ad vos mittere per formas illas que nobis possibiles fuerint. Intelleximus ex literis inde scriptis quod hoc anno tributum domini regis tureorum constauit ultra solitum ducatos sexcentos, et hoc propter ihefarcos illos vobis commissos qui in itinere perierunt. Ex quo honestum nobis videretur quod ex vys illis ex quibus ordinatum est elici dictum tributum exigerentur proportionaliter dicti ducati sexcenti, ne totum eorum onus in humeres massarie pluribus oneribns grauate reycerentnr. Propter quod committimus vobis ut si id comodo et conuenienter fleri posse intellexeritis, dictos dncatos sexcentos ex supradictis vys ordinatis proportionaliter exigi faciatis. Reprobamus abusum, ut dicitur, isthic introductum quol stipendiati ex capha discedero possint et pro libito suo intra certos terminos nauigare. Propter quod committimus vobis expresso quod statim his litteris acceptis prouideatis no aliquis stipendiatus, cnm licentia rcl sine, ex illa ciuitate abire possit sub pena amittendi stipendium, a qno volumus omnino remoneatis eos omnes et singulos qni cnm licentia vel sino ex urbe illa recederent, sub pena soluendi ejusmodi stipendia de vestro proprio. Declarantes tamen quod his non obstantibus liceat vobis mittere pro negot ijs publicis ad cimtalum vel sol-daiam. seu etiam ad alia loca, aliquos ex ipsis stipendiatis semper ct quanrlocumque pro negotys publicis id ntile aut necessarium vobis videretur. ( 371 ) documenti Dicitur multa scandala quotidio oriri et pericula interuenire posso in soldaia ct cimbalo propter tabernas quas consules illorum locorum nocturno tempore post horam secundam noctis apertas teneri faciunt. Propter quod committimus vobis ut statim jubeatis consulibus utrius-que loci quod tabernas suas ot omnes alias quamprimum secunda hora noctis aduenerit singulis diebus claudi faciant, nec vinum in aliquo loco nocturno tempore post dictam horam vendi permittant, et hoc sub ea pena que conueniens vobis videbitur, quam exequi faciatis si parere neglexerint. Iniquum nobis videretur quod massaria perferret ullum onus sta-liarum scribarum curie, quos dicitur factos fuisse creditores in libro massarie propter reformationes illas ibi factas circa litigia, quas officium nostrum reprobauit et que nequaquam obseruari debebant nisi prius ab officio nostro comprobarentur, immo intendimus quod onns ipsum transferatur in illos qui ejusmodi erroris causa fuere. Propter quod super ea re expedientes aduisationes nobis mittite quamprimum poteritis. Approbamus quod omne6 stipendiati habeant arma propria, ut scripsistis. Propter quod decreuimus quod de cetero stipendiati illi qui hinc mittentur, si accedent via maritima arma secum deferant, si vero via terrestri teneantur quamprimum isthic erunt arma propria habere. Sed ut etiam illi qui isthic sunt habeant arma propria, vobis committimus ut monstras eorum diligenter, saltem sex vicibus in anno, videlicet de duobus in duos menses semel, faciatis, et proui-dcatis quod quilibet ipsorum habeat arma sua. at equum est. et in litteris eorum continetur. Stalias melchionis de garbarino et omnes alias diligenter exigite sccnndiim formas vobis datas et de cetero dandas per collectorem staliarum. in qua quidem re si negligentes fueritis, ut in alijs litteris diximus, condemnabimus vos ad conseruandum indemnem ipsum collectorem, ct rimum ve referira in quanto pacifico e concordia e speransa de bene elio hauera lasciato questa inclita cita et lo distretto et tute le sue membre. et pari modo tuto lo dominio de li illustrissimi signori nostri. Quanto noi et tuti li citadini desideriamo la amplitudine, cre-scimento et bono regimento de quella ampia cita de capha. la quale appresso questa amiamo et reputiamo sopra tute le altre terre e cose nostre. Ve referira appresso quanto a noi e a tuti li citadini sono moleste le dissensione e discordie sono state seminate da la malitia et presumptione de alchuni inter officiali, citadini e borgeisi. Le quale etiam per questo sono più intolerabile, percio che seando quella be- ANNO '1466 ( 432 ) nedetta cita per la clementia diuina in grande prosperità et abundantia de ogni cosa, e più detestabile la malignita de quelli li quali presumiseno turbare lo bene celitus mandato. E percio che per la benignità de lo omnipotente creatore e questa e quella cita sono in majore prosperitate e xùposso e speransa de bene che siano state da molti agni in qua. in verita siamo obligati tuti a rengratiare conti-nuamenti la bontà diuina e sforsarse de crescere e moltiplicare queste doe ampie citade. acioche corno disse lo apostolo, gratia dei in nobis vacua non sit. Ye confortiamo aduncha incarrighiamo e commettiamo espressa-menti a tuti che in genere e in specie metiati a grande loco queste nostre exhortatione et tute le altre vi fara per parte nostra lo dicto spectabile' gentile, lo quale vi riferirà più largamenti lo stato delle nostre cose de chi et la intentione nostra, et corno nullo modo intendiamo tolerare la presumptione e malignita de quelli cerchano de turbare lo bene lo quale lo omnipotente dio per sua clementia e bontà celitus ne ha mandato. Data janue die in julij mcccclxvi. DOCUMENTO DCCXXVII. Patente di ufficiale della jagataria ecc. di Caffa, data per mesi 13 a Soldano Cattaneo, finiti i 26 di Nicolò Camilla, e di un sommo mensile nel tempo dell’ attesa. ■ 1166, i luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 120) Formala e ritenuta solite, coll’ aggiunta che, non facendolo in Genova, il Soldano suddetto presti in Caffa la sua cauzione di lire 500. Data janue mcccclxvi die ini julij. ( 433 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCXXVIII. Obbligano Gio. Battista Calvi a ritornare in CafTa per rispondere dei furti attribuitigli sotto il consolato di Gerardo Lomellini. . 1466, 4 e 5 luglio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 39) Protectores etc. Spectato ac prestanti viro, consuli ciuitatis caphe. nobis carissimo. Quoniam, spectate vir nobis carissime, molestissima nobis fuerunt et sunt furta illa que commissa nobis fuerunt tempore consulatus gui-rardi lomelini. et pari modo egre ferimus quod egregius gregorius de retia cui expresse commissiones facte fuerant de predictis non de-terminauerit ibi quantum justitie conueniat. attento presertim quod ibi facilius veritas lucidari poterat, voluimus quod johannes baptista caluus. de quo suspicio habita fuisse videtur ex sindicamentis dicti guirardi lomelini. nobis fidejussionem prebeat de accedendo in capham. et quamprimum ad illam urbem peruenerit se presentando coram vobis et stando juri, non obstante absolutione sui sindicamenti et liberatione de eo facta tempore consulatus dicti guirardi quando occasione dicte suspicionis captus fuit et postea liberatus. Propter quod volumus ac vobis expresse committimus quod quamprimum in capham peruenerit. faciatis contra eum visis videndis et auditis audiendis omnes illos processus et executiones occasione dicte suspicionis, quas intelligetis de jure et ex forma capitulorum fieri posse ac debere, ita ut vel purgetur suspicio vel si intelligetis eum deliquisse puniatur, prout justitie conueniet. Circa que volumus procedatis ut supra non obstante absolutione sui sindicamenti et liberatione per eum obtenta tempoie consulatus dicti guirardi. ad quas absolutionem et liberationem quantum pertinet ad predicta nullum per vos respectum haberi volumus, non aliter quam si nunquam facte fuissent. Data janue mcccclxvi die mi julij. ANNO 1466 ( 434 ) Segue : * Dio Y julij. Prenominatus johannes baptista caluus constitutus in presentia mei notarij officio publico stipulantis etc. promisit in capham accedere ut supra. et quamprimum capham peruenerit se presentare coram spectato consule illius ciuitatis. et coram eo stare juri, non obstante absolutione sui sindicamenti et liberatione de eo facta tempore consulatus guirardi lomellini. et in omnibus et per omnia prout superius continetur, sub pena librarum mille januinorum. et sub ipotheca et obligatione omnium bonorum suorum presentium et futurorum. Et pro eo intercessit ac fidejussit cosmas caluus pater suus. Sub etc. Respondens etc. DOCUMENTO DCCXXIN. Decreto d’ammissione allo stipendio di un sommo mensile in CafTa in favore di Tebaldo Bassignani e Giovannetto Bianchi, due socii del console Gentile Camilla. 1466, 7 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 121) Sono i compagni di viaggio per cui ottenne V ufficio della jagataria, come è detto nel documento DCCXXI. Data janue mcccclxvi die vii julij. DOCUMENTO DCCXXX. Risposta dei Protettori a varie lettere del console e dei massari. 4466, 8 luglio e 12 novembre (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 39 v. ) Protectores etc. Spectato et prestantibus ac egregijs viris, consuli et massarijs ac prouisoribus. et officialibus monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. ( 435 ) DOCUMENTI Cum intenderemus, dilectissimi nostri, expedictioni spectati viri gentilis de camilla consulis illius urbis ad vos itinere terrestri nunc venientis, superuenerunt heri nobisque presentate fuerunt littere due vestri calocie. quarum altere scripte sunt die xxi decembris, relique vero die xvi februarij. et insuper alie littere vestrorum officialium monete scripte die mi martij. et insuper alie littere vestri gregorij satis prolixe in quibus apposita non est dies, et in quarum responsione nos non extendemus, quoniam ut videbitis complacuimus vobis gregorio in dando vobis licentiam veniendi et mittendo dictum nobilem gentilem successurum statim vobis in officio massarie. Perfectis vestris sindicamentis ad nos venietis et inter cetera accurate intelligere intendimus an culpaueritis in discordijs inter vos et alios ibidem ortis et seminatis, in quibus si vos deliquisse aut causam earum dedisse intelligemus. nequaquam euadetis sine debita punitione. Et idem dicimus de vobis johanne consule et calocio reliquo massario ibidem remansuris, quoniam ut totiens scripsimus omnino disponimus circa punitionem tam detestabilis erroris vestri ita seuere procedere, quod ij qui fuerunt auctores tanti mali memorabile omnibus prebebunt exemplum. Quantum autem pertinet ad predictas litteras vestri ca-locij et vestrorum officialium monete, mirantes primum quod a vobis consule vel separatila vel simul cum massarijs nullas litteras acceperimus. inferius respondebimus breuiter et solummodo partibus ne-cessarijs. Et primo, ut latius scribemus separatim vobis johanni consuli et calocio massario. plurimum ac plurimum miramur et moleste ferimus quod tempore regiminis consulis, massarij eidem consuli non steterint obedientes ut decet, quoniam etiam si consul vel male ageret vel in aliquo debitum excederet, non pertinet ad massarios ejus correctio sed solummodo debent massarij cum omni reuerentia secrete ac pri-uatim consuli tanquam superiori memorare ea que utilia ipsis videantur. et nihil aliud operari aut referre seu facere preter dictam priuatam memorationem. In quo quoniam intelligimus erratum fuisse, non intendentes ejusmodi errorem impunitum preterire, volumus et. expresse committimus non solum vobis sed etiam quibuscumque alijs massarijs quouis tempore futuris, ut. sub qualibet graui pena arbitrio nostro taxanda et exigenda, de cetero obedientes et reuerentes sint consuli ut equum est. et nequaquam impediant aut quouis modo per rectum vel indirectum se immisceant in pertinentibus ad officium et I anno 1466 ( 436 ) administrationem ipsius consulis, qui si in aliquo deliquerit puniendus erit per sindicatores et etiam per officium nostrum ultra sindica-mentum. si expediet. Et quoniam relatum nobis est quod vos johannes consul et calocie massarie in pertinentibus ad massariam noluistis quod gregorius reliquus massarius intersit solidationi rationum libri massarie. reser-uantes nobis, si sic erit, arbitrium puniendi vos condigne pro ejusmodi errore, volumus quod omnino gregorius ipse reuideat et se subscribat omnibus rationibus quorum solidationi culpa vestra non interfuit. ut conueniens est officio suo. Littere vestre plene sunt querelis quas et vos et habitatores illius urbis facere videntur quod noluimus concedere ut omnia officia exceptis consulatibus ibi vendantur ad utilitatem massarie. et in aliquorum litteris contineri vidimus quod ostendimus exiguum amorem ergo illam ciuitatem. et preterea quod misimus juuenculos ad stipendium et commisimus cassare idoneos etc. Que profecto verba sine summa indignatione et admiratione intelligere non potuimus, cum presertim necessarium sit quod qui talia verba jactant vel maligni sint vel parum prudentes et immemores inestimabilium quantitatum pecuniarum quas pro conseruatione illius nobilis ciuitatis nobis carissime erogauimus. et erogare denuo parati èssemus si necessitas exigeret. Profecto ejusmodi verborum jactatores, vel maligni vel insipientes ut diximus, obliti sunt quod jam annis tredecim passi sumus redditus harum comperarum in illa urbe existentium qui ad summam librarum triginta milium vel circa annuatim ascendunt, pro subuentione illius urbis retineri. Pari modo ex eorum memoria excidit quot pecunias ad defensionem illius urbis annis superioribus transmisimus. Concessimus preterea quod non pauca officia ibi vendantur ad beneficium massarie. et insuper quod emolumentum mensis xm ex deliberatione magni concilij deputatum ad exdebitationem harum comperarum. qui multum indebitate sunt pro dictis subuentionibus factis illi ciuitati ut supra, hactenus conuertatur in emptionem et munitionem milij. Ex quibus omnibus concludere possumus quod he compere et nos quantum necessarium fuit usque ad sanguinem exposuimus pro sustentatione illius urbis, et pari modo in futurum exponere parati essemus si necessarium foret. Et tamen vos ac reliqui tantorum beneficiorum immemores non erubescitis et scribere et verba jactare in onus et dedecus nostrum. Propter quod monemus vos ut de cetero, si ( 437 ) DOCUMENTI gratiam nostram caram habetis, in ejusmodi errore nequaquam per-seueretis nec insuper per alios perseuerare patiamini, quoniam inter omnia vitia ingratitudo est precipue detestabilis et intolerabilis. Ciuitas illa diuina clementia in bonorum omnium prosperitate posita quiescit et augmentatur et in futurum magis augmentabitur. nec videmus aliquid illi deesse nisi conuenientem prudentiam et sinceram concordiam eorum latinorum qui ibidem sunt et conuenientem affectum eorum ad exdebitationem massarie. que jam pridem exdebitata esset si officiales et conciues nostri ibidem existentes debitum suum fecissent. Et quoniam totiens commissimus ut mittantur nobis non solum copie cartulariorum massarie annorum preteritorum sed etiam rationes introitus et exitus cujusque anni, quarum copie facili transcribi potuissent et cum omnibus litteris transmitti, experientur illi qui ejusmodi commissiones nostras seruare neglexernnt quid sit mandata nostra contemnere et reliquis de cetero prebebunt exemplum. Quod autem ad juuenes vobis missos cum litteris stipendij attinet, quatuor deputati super negotijs caphensibus affirmauerunt nobis quod quicumqne transmissi fuerunt idonei sunt, preter unum vel duos adhuc teneros juuenes quibus partem dimidiam stipendij dari mandauerunt. Nos pro utilitate illius urbis mittere decreuimus eos januenses quibus littere facte sunt ut ibi uxores caperent. Et tamen intellecto quod ejusmodi prouisio nostra vobis non placet, hoc anno nemini fecimus litteras stipendij. preter quinque vel sex quos secum deducturus est supranominatus gentilis. Deliberationem ibi factam quod quicumque januensis oriundus a coruo usqne ad monacum uxorem ceperit in capha prouisionem habeat summi mensualis approbauimus. sub tribus tamen conditionibus infrascriptis. Prima est quod percipere non debeant ejusmodi prouisionem nisi pro annis quatuor tantum. Secunda vero quod quicumque habuerit dotem excedentem quantitatem summorum centum gaudere non possit beneficio dicte prouisionis. Tertia vero quod cassari debeant tot ex inutilioribus stipendiatis quot accipient uxores et scribentur ad dictum stipendium ut supra, ita ut numerus stipendiatorum et expensa massarie ob eam causam non augeatur. Sub hac etiam declaratione quod quicumque scribentur ad ejusmodi stipendium obligati sint in capha habitare et omnia facere ad que reliqui stipendiati tenebuntur. Et pari modo volumus obligati sint seruire cum suis armis omnes qui habuerunt a nobis officia in capha. secundum et pro ut ANNO 1466 ( 438 ) consuli ac massarijs caphe ntilo ac necessarium videbitur. Quibus quidem officialibus declaramus non licero venderò officia sibi collata sub pena in regulis contenta. A olumus preterea ac declaramus quod ex prouontibus fideicommissariarum deputatarum ad-dotes puellarum dari non possit subuentio alicui puelle pro cujus doto detur seu promittatur ultra quantitatem summorum centum, quodque alicui dari non possit subuentio ex ejusmodi prouentibus ultra summos vigintiquinque. quoniam elemosino dari debent pauperibus et non diuitibus. Et profecto non solum mirum sed etiam intolerabile nobis videtur quod dicti prouentus dicantur obligati pro annis quindecim futuris, que res arguit quod et ipsa elemosina et relique administrationes male gubernentur, ejusmodique administratores parum timeant deum et majorem curam habeant propriorum commodorum quam bonorum operum. Ex quo oneramus vos ut predicta omnia seruari et sub columna locorum dictarum fideicommissariarum scribi faciatis, et prouideatis quod de cetero in ejusmodi errore obligandi dictos prouentus pro tam longo tempore perseuerari non possit. Precessores nostri nondum habuerunt munitiones que erant in fa-magusta propter differentias que sunt inter ipsos et patronos nauium. quamprimum ex illis habebunt et quamprimum offeret se nobis oocasio possendi prouidere de sanitrio et puluere et de badilibus. de quibus jam pridem vobis misimus cum nauibus boni do costa et alijs chium profectis, non desistemus vobis de predictis omnibus secundum possibilitatem nostram prouidere. Interim tamen oneramus vos non desinatis ibi de predictis munitionibus fabricari facere et urbem illam fulcire. Si scribis curie facta fuit promissio illa staliarum. de qua scribitis, ex deliberatione consulis massariorum et aliorum officiorum cum so-lemnitatibus in regula contentis equum nobis videtur massaria onus illud perferat et seruetur promissio. Si vero promissio ipsa facta non fuisset cum solemnitatibus debitis, volumus eo casu onus illud recidat in humeros illorum qui talem promissionem sine debitis solemnitatibus fecerunt. Miramur quod raphael de monterubeo recuset soluerè partem tricesimam secundi consulatus, cum presertim jam pridem declarauerimus omnes officiales teneri ad solutionem ipsius partis xm siue exiguo siue longo tempore exerceant. Molestissime nobis sunt malitie siue errores commissi per christo- ( 439 ) DOCUMENTI fei'um do caneuali olim scribam massarie. a quo volumus seuere exigatis omne id et totum de quo et quantum eum obligatum esse intelligetis. et preterea vos simul cum antianis nobis significetis in quam penarii vobis condemnandus videatur ad exemplum aliorum. Nolumus quod ullo modo liceat consulibus et castellanis soldaie et cimbali seu alicui eorum discedere ab officio suo aut capham venire, nisi de licencia consulis et massariorum ac officij monete deliberata ad calculos in qua conueniant saltem seu calculi albi, sub pena summorum vigintiquinque pro singulo ac singula vice qua co ntrafecerint. Oneramus vos ut hunc articulum quem transcribi volumus in volumine regularum denunciari ipsis faciatis, ne de eo possint ignorantiam pretendere. et quod non detur alicui eorum ejusmodi licentia sine legitima et necessaria causa. Circa tabernas eorum dedimus ordinem opportunum in istructione prenominati gentilis, et pari modo circa ca-ualerium consulis caphe cujus stipendium volumus vos consul massarij ac officiales monete simul cum sindicatoribus reguletis prout utilius judicabitis. volentes tamen quod ordinatio vest ra non valeat nisi fuerit postea per nos approbata. Studebimus fratres obseruantie et medicum inquiri facere et ad vos mittere, ut laudatis, quanto celerius fleri poterit. Intelleximus que scripsistis de loco matrice, et zacaria de guisultis si veniet ad nos. accipiemus in ea re deliberationem opportunam. Interim tamen quoniam relatum nobis est redditus dicti loci facile supplere posse sumptibus, oneramus vos ut nullum onus pro eo detur massarie nisi forsitan superueniret urgens et legitima causa, quam intelligeretis per nos approbari debere. Ceterum miramur et supramodum stupemus quod cum precessores nostri tantum detestati fuerint impositionem locorum quadraginta factam anno superiore, vos nihilominus in eo errore perseueranteS scribatis imposuisse loca sexaginta quinqne. Quam impositionem noluimus approbare neque etiam reprobare donec habeamus aduisationes opportunas a vobis consule et massarijs. a quibus, ut diximus, nullas adhuc litteras accepimus. Interim tamen quoniam admonitiones pre-cessorum nostrorum paruifecisse videmini, denunciamus vobis quod si de cetero perseueretis in instituendo ulla alia noua loca sine licentia nostra, vel consulem et massarios ac fidejussores vestros compelleremus ad soluendum tantum quantum intelligeremus extractum fuisse ex ipsorum locorum impositione. Data janue mcccclxvi die vn julij. ANNO I46(ì ( 440 ) Segue il poscritto : t- Utile nobis visura non est nunc permutaro vos officiales monete, confidentes quod pratica et amore vestro ergo illam ciuitatera perse-uerare debeatis in quotidie melius operando. Sed tamen quia dicitur vos abraam illinc discedere debere, volumus quod in discessu abrae subrogetur loco ejus lazarus cataneus. • Segue un secondo poscritto a fol. 42: * Die XII nouembris. Copiam suprascriptarum vobis misimus per spectatum gentilem de camilla consulem designatum simul cum multis alijs litteris et adui-sationibus opportunis, quem gentilem confidimus in diuina clementia jam pridem saluum ad vos peruenisse. quoniam ante diem xv dicti mensis julij a nobis discessit. Postea vero allate nobis fuerunt multe littere omnium vestrum et etiam nonnullorum aliorum ibi moram facientium, atque insuper processus sindicamentorum illorum qui deliquisse dicebantur circa electionem ibi factam de raphaele de monterubeo loco q. balthasaris de auria. superuenitque ipse raphael quem jam audire incepimus, decreuimusque intra triduum aut quatriduum quietis animis intendere simul cum nostris precèssoribus et alijs rerum caphensium peritiam habentibus lectioni omnium dictarum litterarum, et super omnibus rebus illis mature consultare ac deliberari secundum et prout honori nostro et utilitati illius inclite urbis nobis carissime eonuenire judicabimus, ejusmodique deliberationes nostras non per hunc hominem qui incerto itinere ad vos se venire velle dixit, sed per alias potius certiores formas ad vos transmittere. Interim autem bonum animum sumite et omnes populos illos bona spe implete, quietoque ac justo regimini ac utilitati eorum ac amplitudini ciuitatls intendite, quoniam dei gratia omnes res nostre felicissime procedunt. Nam post obitum illustrissimi quondam domini nostri status lombardie ac nostre ciuitatis in summa quiete remansit, ciuitasque quotidie de bono in melius procedit, et felix classis nostra pro expugnandis nauibus barchinonensium instructa, que nauem ita-lianam in qua erat exigua quantitas mercium et pauci valoris hisce diebus interceperunt, in dei nomine discessit et periti rerum mariti- ( 441 ) DOCUMENTI marum sperant quod doo fauente vel expugnabit vel comburet naues inimicorum que in plagia barchinonie sunt. Aliud impresentiarum non dicemus nisi quod memineritis omnes commissiones vobis per nos vobis datas contra illum sceleratum marcum gentilem qui cum tanto dedecore status nostri pudicam illam mulierem violare presumpsit. Data die xii nouembris ut supra. DOCUMENTO DCCXXXI. I Protettori rampognano il console e i massari pelle mutue loro discordie. 1466, 8 luglio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 43; Protectores etc. Spectato et prestantibus viris johanni renso consuli. et calocio de guisultìs massario et prouisori ciuitatis caphe. nobis carissimis. In litteris vestris calocie inter cetera annotauimus quod in contentionem deuenistis cum gregorio de retia tunc consule eo quia, ut scribitis, retineri fecerat contra formam regularum raphaalem de monterubeo et dederat destrasia indebita guirardo lomelino. Que due excusationes per vos allegate nequaquam vos exonerare sed potius accusare videntur, quoniam vestra non intererat, quia gregorius consul erat, etiam si errasset. errores ejus corrigere nec cum eo qui superior vester erat in contentionem deuenire. Immo debebatis eum tamquam superiorem in omnibus venerari et preceptis ejus parere, et si etiam deliquisset, priuatim et secrete ac caritatiue per modum fraterne memorationis ei dicere opinionem vestram, quam si reprobasset. nihilominus debebatis ei obediens esse et errorem suum non publicare. Sed vosmet scribitis in contentionem cum eo deuenisse propter friuolas causas supradietas que. ut diximus, non vos excusat sed accusat. Ex quo denunciamus vobis quod nisi alias legitimas rationes ANNO 1466 ( 442 ) in contrarium intelligamus. intendimus et vos et alios quos in predictis deliquisse intelligemus seuere punire ad exemplum aliorum. Pari modo intendimus vos ambos conuenienter punire, si intelligemus verum esse quod nolueritis gregorium collegam vestrum interesse solidationi rationum libri massarie. Que quidem his litteris ita vobis denunciare statuimus ut intelligatis intentionem nostram et non cumuletis causas propter quas nos oporteat contra vos et fidejussores vestros seuerius procedere. Data janue mcccclxvi die vm julij. DOCUMENTO DCCXXXII. Rispondendo ai Protettori delle Compere di Caffa disapprovano una disposizione di quell’ ufficio. 1466, 8 luglio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 14G4-1475) (fol. 43 v. ) Protectores etc. Egregijs. dilectis nostris protectoribus comperarum et locorum caphe. Recepimus, dilecti nostri, litteras vestras in quibus dies ulla apposita non est. nobis commendantes comperas illas et presertim circa onus illorum summorum ducentorum, circa quod breùiter respondemus. quod intentio nostra est comperas illas dietim quantum in nobis erit subleuare et eis honestos fauores prebere, ut latius intelligetis ex litteris quas scribimus consuli et massarijs. quarum copia etiam vobis transmittitur, ad quas impresentiarum nos referimus, sed videntur nobis precessores vestri magnam reprehensionem mereri quod permiserint. ut dicitur, obligari pro annis quindecim futuris prouentus locorum fideicommissariarum assignatos dotibus puellarum. Propter 'quod oneramus vos omnino prouideatis quod in similibus erroribus non perserueretur. Data janue die vm julij 1466. ( 443 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCXXXIII. Altro risposte e ordinazioni dei Protettori al console e massari di Calìa. 1466, 12 luglio e 47 settembre (Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. M) • Protectores ete. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs caphe. dilectissimis nostris. Posteaquam. dilectissimi nostri, dedimus omnes instructiones ac litteras quas necessarias esse judicauimus spectato viro gentili de camilla consuli designato illius urbis, qui in dei nomine hinc discedet die lune proxima ad vos venturus, superuenit ex chio nauis calua in qua multe littere omnium vestrum tam priuate quam comunes allate sunt diuersis temporibus scripte. Propter quod laudantes diligentiam vestram in scribendo, respondebimus tantummodo breùiter recéntio-ribus earum scriptis die xim martij proxime preteriti, quoniam in reliquis nihil inuenimus cujus responsioni per alias nostras datas ut supra prenominato gentili saltem in partibus necessarijs satisfactum non fuerit. Processus factos contra eos qui deliquisse dicuntur tempore electionis egregij raphaelis de monterubeo dictum nobis est allatos fuisse in supradicta naui. sed tamen nondum illos recepimus. Postquam presentati nobis fuerint et a nobis reuisi. faciemus circa eos quantum justitie et honori nostro eonuenire judicabimus. Plurimum nobis placuit quod per relationem interpretis ultimate transmissi ad serenissimum dominum agicarei imperatorem intellexeritis res suas feliciter procedere et dominationem suam in solita be-muolentia erga illam urbem perseuerare. circa quam conseruandam et in dies augendam oneramus vos omne studium ac diligentiam vestri parte adhibeatis, ut latius in alijs commissionibus nostris continetur. Ceterum non solum vehementer mirati sumus, sed insuper plurimum ac plurimum moleste tulimus, quod per litteras vestras multi ANNO 1466 ( 444 ) facere videamini concordiam quam scribitis tractatam fuisse inter sceleratissimum illum marcum gentilem et propinquos illius pudice mulieris quam tam fedum in modum violare presumpsit. quodque a nobis requiratis an si dicta concordia firmaretur restitui velimus in patriam dictum marcum. Profecto videmini nobis parum considerasse quantum dictus marcus offenderit honorem status nostri in perpetratione tam atrocis facinoris per' eum commissi. Propter quod expresse jubemus vobis ut contra eum et bona sua seuere procedatis, juxta aliam commissionem nostram in copia literarum quas vobis deferet dictus gentilis declaratam, et preterea omni arte et ingenio studeatis manus inijcere in personam dicti marci, quia aliter honori nostro integre satisfactum fuisse nunquam reputabimus, et si forsitan dicta pudica mulier nollet acceptare prouisionem eliciendam ex bonis dicti marci, juxta formam dicte alterius commissionis nostre, volumus nihilominus fiat uniuersalis bonorum ejus confiscatio, et pecunie quas deputari ordinaueramus prouisioni dicte honeste mulieris assignentur operibus vel murorum vel cisterne. Super quibus cupide expectabimus per vos nobis rescribi sub qua diligentia et has et alias commissiones nostras in hac materia exequuti fueritis. Data die xii julij 1466. Segue un poscritto : * Die mercurij xvii septembris. Copiam suprascriptarum vobis misimus simul cum alijs litteris et aduisationibus opportunis per spectatam gentilem de camilla designatum consulem, qui in dei nomine hinc discessit ut supra. Postea vero hodierna die allate fuerunt nobis littere vestre scripte die xxvii junij cum additione diei xv julij. nobis particulatim respondentes super his que vobis scripsimus per gregorium de pornasio quem cognouimus saluum cum litteris nostris ad vos peruenisse. Et quia responsiones vestre nondum per nos sufficienter examinate fuerunt, nihil aliud circa eas vobis impresentiarum dicimus nisi quod quantum pertinet ad sceleratum illum marcum gentilem, approbamus ea que superius dicta sunt. Et quoniam tandem recepimus per jeronimum griffum processus illos factos contra eos qui deliquisse dicebantur in electione egregij raphaelis de monterubeo qui nondum ad nos peruenit. expectantes ( 445 ) DOCUMENTI eum horatim examinabimus omnia quam primum peruenerit. et expedientes vobis responsiones super omnibus prebebimus. Interim bo-‘num animum sumite, et populos illos nobis carissimos bona spe implete. quoniam dei clementia post obitum illustrissimi q. domini nostri omnia feliciter processerunt et procedunt, et in dei nomine nunc paratur valida classis contra barchinonenses. qui aliquas naues armatas ad damna nostra emisisse dicuntur. DOCUMENTO DCCXXXIV. Delegazione di Francesco Pastino alia revisione dei conti di Calla, in luogo di Battista Incisa caduto malato. •1466, 15 luglio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 45) Protectores etc. Egregio viro francisco de pastino notario, concini nostro dilecto, in capha. Cum spectabiles quatuor reuisores. conciuis noster dilecte, dele-gauissent baptiste de incisa curam rerum suarum reuidendarum in capha. baptista ipse, qui cum spectato gentili de camilla consule designato illius urbis itinere terrestri accedere debebat, infirmatus est. Propter quod decreuerunt eam curam vobis delegare sub modis et formis declaratis in eorum litteris et commissionibus vobis dirigendis. Nos igitur quoniam res ipse ad comperas pertinent, oneramus vos ut diligenter exequamini commissiones dictorum reuisorum super ea materia vobis dandas, ita quidem ut diligentiam vestram merito commendare possimus. Data janue mcccclxvi die xv julij. Società Ligure. St. Patria■ Voi. VII. P. I. 29 ANNO 1466 ( 446 ) DOCUMENTO DCCXXXV. I Protettori ordinano al console di CafTa di dare pronto e sommario corso alla vertenza del nobile Pietro Gentile, olim Pallavicini, contro Sisto Centurione, debitore al predetto di non leggiera somma di danaro occasione partitarum lanci: e ciò senza strepito di forme giudiziarie. U66, I l settembre (Litt. miss. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 48 v.) L’atto in buona parte è simile al precitato sotto il dì 21 maggio 1466, ossia il documento DCCII. Data janue mcccclxvi die xi sep-tembris. DOCUMENTO DCCXXXVI. Ordine del Banco ai giudici di finir il giudizio della causa di Girolamo Cerro. U66, 7 novembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1464-1467) (fol. 108) * MCCCCLXVI die VII nouembris. Parte magnifici officij sancti georgij mandatur infrascriptis commis- • sarijs cause et quarumuis appellationum interpositarum per jeronimum de cerro a sententijs contra ipsum latis per dominos reuisores rationum magnifici officij sancti georgij. quatenus infra et per totum mensem presentem debeant expediuisse et terminasse dictam causam, sub pena ducatorum decem pro singulo irremissibiliter applicandorum noue reparationi portus et moduli, quorum nomina sunt hec: Martinus justinianus Casanus saluaigus Guirardus de viualdis. ( 447 ) DOCUMENTI ❖ Die X nouembris. Rolinus de nouaria nuncius retulit hodie se die sabbati mandato etc. personaliter etc. dictis martino et socijs. et eisdem etc. DOCUMENTO DCCXXXVII. Decreto in favore del fu Antonio Delpino, morto per viaggio alla Tauride. 1466, 28 novembre , (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-14G7) (.Col. 206 v.) * MCCCCLXVI die veneris XXVIII nouembris. Spectabiles domini protectores etc. anni mcccclx in integro numero congregati, audito georgio de leuanto nomine heredum q. an-tonij de pinu. requirente quod cum dictus q. antonius de pinu electus fuisset consul caffè (J) et in itinere decessisset, dictus antonius seu heredes ipsius habere debent dimidium salarij sui. juxta formam cujus-dam decreti mentionem facientis qualiter tractari debent officiales morientes in itinere etc. Viso dicto .decreto et contentis in eo. deli-berauerunt quod dicti heredes fleri debeant creditores de salario spec-tante dicto q. antonio juxta formam dicti decreti, et elegerunt nobilem et egregios viros dominum gregoriani lomellinum et gotifredum de albario, duos ex ipsis dominis protectoribus, quod calculent juxta formam dicti decreti quantum dictus q. antonius habere debet et de tot ipsos heredes fieri faciant creditores. A fol. 267 v’ è V ordine di pagar il delito restante qualunque esso sia. (’) h questo un errore del copista: Antenio Delpino fu eletto nel 1460 condottiero di navi, come dice il documento DXI a pag. 66, ma non console di Caffa. ANNO 1466 ( 448 ) DOCUMENTO DCCXXXVIII. I Protettori assolvono l’ex console Raffaele Monterosso dalle accuse fattegli pel* l’occasione della sua rielezione al consolato, dopo la morte di Baldassare D’Oria. • 1466, 29 dicembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1463-1467) (fol. 173 v.) * MCCCCLXVII die lune XXVIIII decembris. Spectabiles domini protectores comperarum sancti georgij anni MccccLxquinti in legitimo numero congregati, quorum qui interfuerunt nomina sunt hec: D. Matheus de disco prior - Bartholomeus italianus —' Antonius de casana —Baptista justinianus q. job. et ■— Cristoferus de podio — Ceua de auria. absente tantummodo —Raphael de andoria Benedicto saluaigo reliquo octauo. Audito hodie et sepenumero alias viro egregio rapimele de mon-terubeo. narrante quod cum nobilis q. balthasar de auria in consulatu caphe decessisset et idem raphael in locum ejusdem balthasaris consul dicte ciuitatis caphe creatus fuisset virtute solemnum deliberationum in ipsa urbe caphe tunc factarum, postea nonnulli sibi inuidentes scripsisse videntur dominis tunc protectoribus comperarum quod ra; phael ipse multa machinatus fuerat in capha pro obtinenda dignitate dicti consulatus, que profecto, si vera fuissent, graui punitione raphael ipse merito corripiendus fuisset. Propter quam quidem calumniam sibi indebite illatam supradicti domini tunc protectores comperarum commisisse videntur egregio viro gregorio de retia consuli ad ipsam urbem caphe tunc transmisso ut statim deponeret ex officio massarie eundem raphaelem. eumque compelleret ad prestandum fidejussiones summorum tricentorum caphe de soluendo omnem condemnationem contra ipsum faciendam, atque insuper ad transmittendum per cam-bium ipsis dominis protectoribus omnia salaria que percepisset ex ( 449 ) DOCUMENTI officio dicti consulatus pro eo tempore quo ipsum officium exercuerat post mortem dicti q. balthasaris. et his perfectis gregorius ipse diligentes inquisitiones faceret contra eundem raphaelem super calumnia ut supra sibi illata. Et propterea requirente ut cum dictus gregorius exequutus fuerit contra ipsum raphaelem dicta^ commissiones ut supra sibi datas, et recipi fecerit attestationes circiter quadraginta quinque testium super his super quibus dictus raphael ut supra indebite calumniatus fuerat, dictasque attestationes in publicam formam manibus notariorum publicorum exaratas transmiserit ipsis dominis protectoribus, ex eisque constet raphaelem ipsum aliquid non commisisse circa predicta propter quod ullam infamiam ullamue punitionem mereatur, velint ipsi domini protectores pro debito justitie declarare falsam fuisse calumniam seu infamiam illatam ipsi raphaeli. et ob id deliberare quod fidejussiones per ipsum raphaelem ut supra in capha prestite casse et irrite remaneant, quodque pecunie salariorum consulatus quem exei-cuit raphael ipse post obitum dicti q. balthasaris misse ad recipiendum ex capha eisdem dominis protectoribus eidem restituantur seu liberentur, ut equum est. Visa primum commissione data prenominato gregorio de retia circa predicta. et visis deinde ac deligenter inspectis et examinatis attestationibus dictorum testium in capha ut supra receptorum, omni via jure modo et forma quibus melius et validius potuere, omnes septem concordes pronunciauerunt ac declarauerunt sibi constare ex dictis et attestationibus supradictorum testium prenominatum raphaelem legitime et seruatis solemnitatibus debitis electum fuisse consulem dicte ciuitatis caphe post obitum dicti q. balthasaris de auria. et in obtinenda ejusmodi electione aliquid non commisisse propter quod raphael ipse ullam calumniam vel infamiam mereatur, et ob id decreue-runt cassandas esse et cassari debere eas fidejussiones quas ut supra raphael ipse in capha prestare coactus fuit, atque insuper restituendas seu liberandas esse et restitui seu liberari debere omnes pecunias salariorum dicti raphaelis que eisdem dominis protectoribus ad recipiendum ex capha transmisse fuerunt. Declarantes tamen quod si retenta non fuit in capha pars tertiadecima dictorum salariorum juxta formam decreti, eo casu ipsa pars xm hic in janua ex dictis pecunijs retineri debeat. Et quoniam nobilis guirardus lomellinus et agentes pro hereditate ANNO 1466 ( *50 ) prenominati q. balthasaris de anria pretendere dicuntur portionem dictorum salariorum ad se pertinere, declarauerunt quod suprascripta declaratio et deliberatio faeta sit et esse intelligatur sine ullo preju-dicio jurium prenominatorum raphaelis et guirardi ac agentium pro hereditate dicti q. balthasaris. Immo quantum ad predicta. jura ipsorum omnium et eujuslibet eorum remaneant ac remanere intelli-guntur in eo statu gradu et condictione in quibus erant antequam presens declaratio et -biliberatio ab eisdem dominis protectoribus tacta fuisset. DOCUMENTO DCCXXXIX. Antonio De-Benedetti notaio è eletto scrivano della curia di Caffa per mesi 26, in surrogazione di Battista Incisa che, a causa di malattia, tralasciò di partire per Gaffa. 1166, 30 dicembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1175) (fol. lì*) Formala solita, più F obbligo di condurre e tener seco in ufficio il rito figlio, al quale perciò a-iseguano lo stipendio di un sommo mensile. Data janue mcccclxvii die xxx decembris. ANNO MCCCCLXYII STORIA E DOCUMENTI ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. Sventuratamente- il mal seme sparso in terra anche troppo feconda, aveva, giusta le tristi previsioni dei Protettori, recato il suo frutto. A breve intervallo dal criminoso fatto di Marco Gentile in Soldaia verso la greca matrona, un giovine di famiglia Luxardo e il borghese Giorgio Fazio sembra si fossero data la posta di coprire di nuova infamia la moralità pubblica di CalTa, violando quegli una nobile fanciulla, scalando questi le mura di casa per costringere ad involontario connubio altra donzella, entrambe di greca religione. Dire la rabbia e il dispetto sentitone dai signori del Banco, non é facile opra; e nella risposta al console e massari che n’ aveanli informati, sfogano la giusta indignazione loro pella niuna energia spiegata dal civile potere nell’arrestare i colpevoli e colpirli del ANNO 1467 ( 454 ) meritato castigo: attribuiscono, non senza ragione, le ripetizioni del vituperevole atto all’impunità usata al Gentile. Costui teneasi tuttavia nascosto e asserragliato in un castello, detto il Boso, posto entro i limiti giurisdizionali di CafTa, e il saperlo là chiuso e non averlo fin allora anche per forza d’armi snidato, e quel che peggio era, il sentirselo raccomandare dai rettori medesimi, tenuti a punirlo con estremo rigore in virtù dei trasmessi comandi, ecco ciò che fece montare in furore gli otto colleglli, i quali, senza più, questa volta li designano come autori primarii degli scandalosi disordini, pella insipiente condotta e mutua dissensione loro, origine ai malviventi di commettere siffatte enormezze. Ma ossia che l’opera del Fazio non risultasse tanto rea in Caffa come parve a prima giunta al nostro Magistrato', ossia che il vescovo locale credesse di sua spettanza quella sentenza, come pastore dei latini, monsignore Girolamo Panizzari intervenne nella controversia, ed accettò il ricorso e l’ascolto delle discolpe di Giorgio. Di ciò si dolsero i Protettori e ne scrivono al prelato con sensi di meraviglia e mal represso sdegno, ricordandogli i moniti sulla materia avuti in Genova e le fatte promesse di non brigarsi di cause matrimoniali fra le genti acattoliche, greca ed armena segnatamente, dimoranti nella diocesi, ma lasciare libera del tutto la procedura.alla civile podestà (*). Fatale incaglio che produsse di nuovo l’urto disgustoso fra l’ecclesiastica e la politica autorità della colonia! Senza pretendere d’entrare giudice nella contesa, 1’ esimia virtù e dottrina che in peculiare modo splendevano nel Panizzari, n’affidano a priori nel credere ch’egli non oprasse in v quella congiuntura senza ragione veduta, ed è con forte sorpresa. ancora che più tardi lo troviamo accusato dai consiglieri del Banco d’avere nel suo processo, spedito poi alla costoro ■ # (’) Vedi il documento DCCXLI. ( 455 ) STORIA revisione, trasgredite le forme dalla legge volute, e neppnr citata in tribunale la fanciulla ad apprenderne la schietta intenzione di lei nello .sposare l’ardito amasio (*). Checchennessia i Protettori terminano il lungo rabbuffo al consolo e massari di Caffa col severo precetto di far maggiore conto degli ordini loro, dare pronta e leale soddisfazione agli offesi parenti delle donne oppresse, consegnare l’accluso foglio al vescovo diocesano, e curare l’osservanza dell’editto da essi coi pubblici uflìcii legalmente costituiti di fresco promulgato sui matrimonii misti, riservandosene la definitiva sanzione quando ne conosceranno il testo, in pieno Consiglio (2). Non mancano nella lettera le solite raccomandazioni di tenere ben provvisti i magazzini di viveri, di compire la fabbrica delle mura e della gran cisterna di Caffa col danaro delle indulgenze elargite dai pontefici. Dove avvistisi restare tuttavia a percepirne non picciola porzione dai paesi della occidentale riviera, il 30 gennaio del presente anno costituiti in procuratori del Banco a scuotere quelle somme arretrate il priore dei domenicani d’Albenga Daniele Boberti e il cittadino albinga-nese Pietro Bernissone, Ji investono d’ ogni più ampia autorità all’uopo, e ne partecipano loro il medesimo giorno la nomina (3). II. A tenore della deliberazione presa di nominare un solo console per vo’ta, e sulla speranza dell’avvenuto arrivo nella Tauride di Gentile Camilla dopo quattro circa mesi di viaggio, i signori di s. Giorgio addi 16 febbraio avuti a se i colleglli (’) Vedi il documento DCCLXXXII. (!) Vedi il documento DCCXL. (5) Vedi i documenti DCCXLIII e DCCXLIV. I anno 1467 ( 456 ) degli anni precedenti \ 465 e 1466, li ebbero facilmente convinti dell’ opportunità di procedere alle elezioni generali. Laonde messisi all’opera, mediante i legali scrutimi uscirono dall’urna i nomi di Carlo Cicogna destinato a console di Caffa, di Andrea Malocelli, Battista Veggio e Manfredo Promontorio a capitani dei borghi, degli orgusii e della Gozia, di Jacopo Spi-no’a e Pietro Yernazza a ministrale e scrivano della masseria caffese, di Gianantonio Calvi, Bernardo Amico e Barnaba Gabella a consoli di Cembalo, Soldaia e Tana, e a castellani delle prime due città Vinciguerra Vivaldi e Adriano Usodi-mare. Questi i principali, ed i restanti gradi erano lasciati alla libera scelta dell’Ufficio in carica ([) : il quale non tardò a completarne il numero coll’eleggere poco dopo il custode della porta Caiadore, il capitano degli avanborghi e il castellano di s. Costantino nelle persone di Jacopo Boccalacqua, Simone De-Lorenzi e Battista Giustiniani (2), che tutti a suo tempo giurarono di bene e fedelmente adempiere le loro funzioni, offrendo nella cancelleria del Banco le consuete guarentigie (3). Sola fra tante presentò speciale difficoltà la nomina del vicario consolare. Avevano già tempo innanzi incaricato Agostino Medici, vicario di Pietrasanta, di investigare l’animo d’ Enrico Panici, cui ben volontieri, a preferenza d’ogn’ altro, assunto avrebbero all’alto incarico, ma esso, siccome appare da un foglio posteriore, se ne scusò (4). Scrissero allora al Cicogna predetto, ito per affari del Banco nell’ agro lombardo, d’assumere precise informazioni sul dottore vogherese Giovanni Antonio Sarti, e, se migliori a confronto di Giusto Guerra da lui proposto, gli consegnasse l’acclusa lettera d’invito, o a viva (’j Vedi il documento DCCXLV. (*) Vedi il documento DCCXLIX. 0 Vedi i documenti DCCXLVI e DCCXLVIll. (4) Vedi il documento DCCXLY1I. ( 457 ) STORIA voce movesselo ad accettare (*). Intanto essendosi liberamente offerto in qualità di corriere pella Crimea un tal Giovanni Costanzo d’Albenga, i Protettori accolta l’esibita e ammessolo allo stipendio d’un sommo mensile (2), afììdarongli, crediamo, alcuni messaggi di lieve interesse a favore di Gerardo Lomellini e Antonio Montaldo, aventi le date del marzo e aprile 1467 (3); circa il qual tempo trovo pur segnata la patente di Bernardo Amico, che sarebbegli per avventura stato aggiunto compagno di viaggio (4). A brevissimo intervallo dall’anzidetta, cioè sotto il dì 4 maggio, riscontrasi nei codici la elezione del terzo console Alaone D’Oria, da succedere al testé nominato Carlo Cicogna (3) ; com’ egli veniva dietro al primo eletto, Gentile Camilla, nel governo della colonia. Non sapremmo dire il perchè dell’accelerata risoluzione; ma è luogo a credere fossero giunte da Caffa instanze e pressanti richieste d’affrettare l’invio dei funzionarli del Banco. Infatti nel corso del maggio stesso in-sino al termine del giugno seguente fu un incessante firmare di lettere credenziali agli impiegati (6), d’ammissione allo stipendio del solito sommo mensile di molti cittadini genovesi (7) ; interrotto soltanto dagli scambii di Bartolomeo Bon-cagliolo e Giovanni Assereto a vece di Antonio De-Benedetti e Battista Giustiniani nella scrivania e castellala di s. Costantino (8), e dalla consegna della patente al Cicogna-(9), (’) Vedi il documento DCCLV. (*) Vedi il documento DCCLI. (5) Vedi i documenti DCCL e DCCLIV (4) Vedi il documento DCCL11. (5) Vedi il documento DCCLVI. (') Vedi i documenti DCCLVIU, DCCLXII, DCCLXIII, DCCLXVI, DCCLXYIII, DCCLXX, DCCLXXI e DCCLXXX. (7) Vedi i documenti DCCLIX, BCCLX, DCCLXV e DCCLXVII. (8) Vedi i documenti DCCLVII, DCCLXJV, DCCLXIX e DCCLXX1X. (9) Vedi il documento DCCLXXII. ANNO 1 467 ( 458 ) il quale tuttavia non partì che entro la prima metà di luglio, di conserva ai predetti e due altri ufficiali, Girolamo Rocco e Jacopo Boccalacqua, che morì in quella traversata (*). III. A lui commettevano i Protettori la consegna di parecchio responsive a lettere pervenute in Genova cogli ultimi procacci. Su quella di Giuliano Fieschi, Lodisio Pietrarossa, Gaspare Giudice e Bartolomeo Santambrogio , quattro notabili borghesi, nella quale eransi aperti al Banco e date a conoscere le apprensioni loro pei moti successi nella Campagna e nel vicino impero tartaro a causa della morte d’Agi-Kerai, dicono non valere la pena di estendersi in parole, dacché notizie più fresche recato avevano l’annunzio della successa composizione e felice riconoscimento del nuovo imperatore. Promettono nondimeno il lesto invìo per mare di munizioni guerresche, e colla prossima andata del terzo console Alaone D’Oria, anche quello di maestri artiglieri, non che d’altre provviste militari. Sovratutto poi consigliavanli di scansare le mutue gelosie coi cittadini e dal tenere assemblee e riunioni di soli borghési, esclusone l’altro ordine, cioè dei cittadini : ordinarono anzi che quiild’ in poi le adunanze dovessero avere luogo nel palazzo governativo, accessibile tanto agli uni quanto agli altri; al quale patto riconcedevano il privilegio di nominare una Giunta di quattro membri, due per classe, il cui compito fosse suggerire al console e massari le riforme, innovazioni*e .provvidenze stimate da essa conducevo]i all’ incremento e prosperità della patria (2). (') Vedi i documenti DCCLXXXI c DCCLXXXIII. (!) Vedi il documento DCCLXX1V. STORIA Di tenore assai diverso fu la seconda lettera, scritta quel dì stesso, 15 giugno, a Lazzaro Cattaneo, Merualdo Spinola, An-dreolo Goasco e socii, che ebbero il tristo coraggio di raccomandare alla loro clemenza 1' infrunito Marco Gentile. Ripetono qui i signori di s. Giorgio i sensi di amara sorpresa provati all’udita del nefando misfatto, e, se non li puniscono, meravigliano certo abbiano osato apporre la loro firma alla detestabile supplica (!). Il dì vegnente altra rispettosa, ma poco meno severa lettera dirigevano al vescovo, dove rammemoratagli la fatta promessa al tempo di sua elezione, lo ammoniscono di rifiutarsi quindi in poi nei ricorsi alla curia ecclesiastica in cause matrimoniali con fanciulle greche ed armene, contrariamente all’ operato in favore di Giorgio Fazio, lasciando libero il campo all’azione e giudizio del supremo magistrato e loro rappresentante in Caffa. Misura questa, dicono, anche più necessaria, dacché avevano scorto la sentenza profferita dal Panissari essere in diretta opposizione al parere loro e dei consoli (2). / Laonde a troncare una volta la controversia, discusso ed esaminato in consiglio 1’ articolo edito dal predetto console a tal riguardo, lo approvano e mandano ad inserirsi nel codice delle leggi pella Tauride, a norma dei presenti e futuri governatori. Il documento che contiene il perentorio ordine accenna ad importanti notizie , il cui senso non può cogliersi che a mezzd, stante la iattura della missiva, la quale ne avrebbe appreso le vicende accadute nella piccola Tartaria pella successione al 'trono vacante. E certo una scissura avvenne fra i pretendenti, terminata, a quanto sembra, colla vittoria d’un figlio del morto Agi-Kerai, la ribellione dapprima e il riconoscimento dappoi per parte di Mamachi signore della Campagna, limitrofa a (’) Vedi il documento'DCCLXXV. (*) Vedi il documento DCCLXXVII. ANNO 1467 ( 460 ) Caffa. Di questa guerra e le sue fasi diremo tra breve il poco che narrano le storie. Anche dal lato di Tedoro alcuna novità tentato avea quel tirannello a danno dei genovesi, ma svanito abbastanza presto il pericolo di guerra con lui, i Protettori se ne rinfrancano e rinnovano il consiglio ai consoli di eansare in ogni possibile guisa, salvo l’onore della patria, di venire a rottura colle vicine potenze. Detestano invece la colpevole ignavia dei preposti alla cura delle munizioni militari, lasciate perdere o deperire nei forti di Cembalo, Soldaia e Caffa, e chiamano garanti del danno seguito i custodi, e salendo più alto i consoli attuali e scaduti peli’ incuria loro nel sorvegliarli. Nuove provviste non inviano, sia perchè le esistenti bastano e neppur le hanno nel debito conto, sia perchè svanito era il timore della guerra dopo la ripristinata amistà con Tedoro e la sommissione di Mamachi al kan tartaro. Per ciò che si riferisce al chiesto permesso di vendere il miglio riposto nei magazzini, nel concederlo v’ appongono le condizioni, che si verifichi daddovvero il caso di carestia, e il denaro ritratto s’aduni e convertasi nella compra del nuovo al prossimo ricolto ; ed alla nomina eziandio d’ un simulacro di Giunta municipale che pareva nei desiderii dei caffesi fissano consimili patti, cioè: consti di borghesi insieme e di cittadini, e non di soli borghesi, in numero di quattro, non più, e due per ceto, scelti fra i meglio pensanti e ben affetti alla patria, i quali avessero libito di suggerire al superiore magistrato della colonia quanto in senso loro condurre poteva al benessere e incremento di Caffa, ma voto deliberativo o podestà di far leggi non mai ; oltrecché ogn’ anno doveano mutarsi. Ricorderà forse il henigno lettore il nome di Girolamo Se-narega, cui ebbimo motivo di produrre narrando, sotto l’anno 1455, l’assalto dato dai Mocastresi al castello di Ilice, proprietà dei fratelli di tal casato. Ora costui fatto ritorno in Genova, ( 401 ) STORIA e acceso di sdegno perché l’ufficio di s. Giorgio allora e anche dopo non giudicò opportuno scendere alle anni cogli invasori pel ricupero della loro bicocca, si permise di scrivere a taluni amici in Caffa avere i Protettori smesso ogni pensiero di soccorrere quind’ innanzi la colonia, e subornavali eziandio a repudiare gli ufficiali inviati a governarla. .Ma gliene incolse erave danno; imperocché venuti a cognizione della bugiarda e fraudolenta calunnia, punironlo di carcere duro, e dagli anziani del Comune ottenevano decreto di colpire anco di morte, se uopo fosse, i propalatori di false notizie a sfregio del j magnifico fianco. L’ultimo articolo degno di nota in questa lunga corrispondenza si ragguarda al diritto d’appello concesso al console prò tempore di Calla. Essendo la moralità pubblica del paese scaduta di tanto, e l’audacia dei malcomposti giunta al segno di imporre legge alla stessa suprema autorità, sicché là ove i consoli avrebbono voluto dare corso alla punitrice giustizia, n’ erano distolti dalle minaccie di atroce vendetta nei loro sin-dicamenti, i Protettori a tutelare le persone dei giudici dalle costoro macchinazioni e il rispetto alle leggi contro gli arbitrii del potere, vennero nella sentenza di riformare nel seguente modo la procedura sindacale. Ammettono adunque, siccome per l’addietro, l’obbligo nel console di pagare le condanne pecuniarie, cui fosse per essere condannato, non eccedenti i sommi q ùndici, salva tuttavia la retrocessione in caso di indebito sborso. Ma per le multe superiori a quella somma, inflitte a causa d’esecuzione capitale, tratti di corda, mulilazione o prigionia ai colpevoli in suo credere, sospendono l’effetto di cotal giudizio e la coercizione della sicurtà al pagamento, ogni qual volta il console sentendosi gravato ricorresse al tribunale del Banco per legittima sua difesa (*). Speravano (') Vedi il documento DCCLXXVI. Società Ligure, St. Patria. Voi. VII. P. I. 30 ANNO 1467 ( 462 ) così d’afforzare i nervi della giustizia, elevando il prestigio della dignità consolare, e facendone registrare il contenuto nei capitoli statutarii della colonia. Quindi a corona di tutto, e quasi volessero chiamarli a parte della loro felicità, in un1 ultima cordialissima lettera annunziavano agli ufficiali addetti alle primarie amministrazioni di Caffa, la beata pace goduta in Genova sotto il dolce governo del nuovo duca e duchessa madre di Milano, e coglievanne il destro per accertarli d’altrettanto amore e studio nel magnifico Banco di rendere ognor più florida e prospera la sorte deir amata colonia, solo eh’ essa corrispondere volesse alle paterne sue cure (1). 0) Vedi il documento DCCLXXVI11. DOCUMENTI DOCUMENTO DCCXL. 1 Protettori ordinano al console e massari di CafFa di procedere a severi castighi contro i borghesi Marco Gentile, Luxardo e Giorgio Fazio, rei di turbolenze e stupri. 1467, lo gennaio e 42 marzo. (Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 45) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus caphe. dilectissimis nostris. Allate fuerunt hisce diebus ex urbe illa, dilectissimi nostri, multe mercatorum littere Septembri superiore scripte, in quibus inter cetera continetur quod in litteris per vos nobis scriptis latius declarabatur status illius ciuitatis. et tamen in hunc usque diem nullas ejus temporis litteras vestras accepimus, plurimumque miramur quod priua-torum littere fideliter reddite fuerint, nostre vero vel perdite vel retente. optamusque saltem intelligere cujus culpa hoc incommodum retentionis litterarum nobis euenerit. ex quo gratum nobis erit in primis litteris vestris declaretis cui vel quibus* dicte littere perdite vel retente, tradite seu commendate fuerint. Sed ut ad responsionem veniamus aliquorum ex his que in dictis mercatorum litteris scripta sunt, primum admodum nobis displicuit ANNO 1467 ( 464 ) obitus q. domini agicharei imperatoris, propter turbationes quo post mortem suam secute fuisse scribuntur, et tamen in diuina clementia et prouidentia confidimus quod ante presenterà diem sub imperio tllij ejus populi illi aliquam quietem acceperint, de qua cupide ex-pectabimus per litteras vestras certiores tieri. Et quoniam nos tam longo maris ac terrarum interuallo a vobis distantes, nullum certum consilium circa predicta vobis prebere possumus, oneramus prudentias vestras ut pro rerum et temporum condictionibus saluti et quieti illius urbis nobis carissime ita consulere studeant quod merito consilia et prouisiones vestras commendare possimus. Insuper in dictis mercatorum litteris scriptum est quemdam juuenem luxardum. jam dudum infamem, ausum fuisse domum cujusdam greci nobilis et diuitis intrare pro violanda et in uxorem accipienda lilia sua. et tamen hujus tam detestabilis audacie nullam per vos punitionem factam fuisse. Preterea quemdam juuenem de fatio burgensem ausum fuisse domum alterius nobilis greci ingredi et in presentia duorum testium sororem ejus inscio et inuito fratre desponsare, et vos pari modo nullam ejus audacie punitionem fecisse, immo. quod intolerabilius videtur, ipsum de facio presumpsisse fratrem puelle pro ejusmodi matrimonio clam et ignorante ac inuito fratre contracto eonuenire coram episcopo caphensi. Hec profecto quam grauiter et moleste tulerimus, nec verbis nec litteris facile declarare possemus. sed dolorem nostrum plurimum auget quod videmus ejusmodi scandala solummodo euenire culpa vestra, qui totiens a nostris precesso-ribus moniti neglexistis illum sceleratissimum marcum gentilem juxta commissiones vobis datas punire, qui pudicam illam matronam in soldaia fedissime violare ausus est. et quod nobis omnem patientiam adimit, non erubuistis totiens scribere quod propinqui illius pudice matrone remiserunt injuriam dicto marco, et quod si permitteremus ei pari modo vos ignosceretis, quasi conciliatio que fiat inter eos prouideat honori nostro, cui quisquis mediocriter sapiat manifeste in-telligere debet satisfieri non posse nisi sceleratissimus ille marcus seuere puniatur. Littere vestre inanibus excusationibus plene sunt, consulem soldaie qui. juxta ea que de- ipso scripsistis, tanta socordia tantaque negligenza usus est. ut nullo modo excusari possit, nihilominus excusare studetis. Ausi estis contra expressas commissiones vobis traditas inuicem contendere, et propter discordias vestras periculosam dissen- ( 465 ) DOCUMENTI tionem inter burgenses illos seminare, et tamen tot littere tot adhortationes per nostros precessores vobis scripte nihil profuerunt, nisi quod, ut diximus, omnes littere vestre vanis excusationibus plene sunt, expectamusque quod in primis litteris vestris ad nos deferendis aliquas friuolas rationes allegetis, ut consueuistis. propter quas contra infamem et sceleratissimum illum luxardum et intolerabilem audaciam illius de facio non processeritis, circa que nullam legitimam excusationem adducere potestis, quia contra luxardum statim et summarie per vos procedi debuit, et audacia alterius de facio seuere puniri. etiamsi in presentia testium matrimonium contraxisset. Exposuistis toties jam. propter discordiam et negligentiam vestram circa predicta adhibitam, nobilissimam illam urbem manifesto periculo. ut omnem quantumcumque seueram punitionem nobis mereri videamini, et profecto ut multotiens vobis scriptum fuit nos et alij ciues ejusmodi tam periculosos errores sine debita punitione preferire non intendimus, ex quo decet jam vos non verbis aut litteris sed operibus potius studere errores vestros excusare immo corrigere, ut sepenumero moniti fuistis. Ceterum nos plurimum cogitantes in his que ad salutem et quietem illius inclite ciuitatis nobis carissime pertineant, decreuimus in dei nomine unum vel forsitan duos consules illius urbis eligi facere, et vere proximo ad vos transmittere cum omnibus illis instructionibus ordinationibus ac etiam prouisionibus. quas ad conseruationem et salutem illius nobilissime ciuitatis necessarias fore judicabimus, sperantes intra eum terminum a vobis litteras accipere et ex eis latius intelligere ea omnia que ibidem innouata fuerint et omnium illarum rerum statum. Vos igitur interea bonum animum sumite, et omnes populos illos conuenientibus exhortationibus et bona spe implere studete, quoniam non minus prefecto urbem illam inclitam diligimus quam istam, et ob id nihil unquam omissuri sumus quod pro ejus amplitudine ac salute a nobis curari possit. Reuidete diligenter socios ac munitiones, prouideteque quod omnes stipendiati idonei sint et conuenienter armati, justitiam unicuique equaliter ministrate, et depositis jam solitis erroribus concordes inter vos concordiam inter reliquos seminare studete. Fabricationi cisterne, pro. qua precessores nostri pecimias elargitas per sanctissimum ca-1 istum summum pontificem jam dudum vobis miserunt, diligenter intendite. et pari modo studete quod in plerisque locis ciuitatis fabri- anno 1467 ( 466 ) centur alie cisterne ac putei ut ciuitas illa munitissimo muro ac fossa circumdata, provisionibus armorum ac victualium conuenientor munita, cisternis ac puteis abundans, nullas hostium minas, deo semper juuante. metuere non possit. Diximus superius quod audacia illius de facio grauom videtur punitionem mereri, non obstante quod matrimonium in presentia testium contraxisse dicatur, et hoc iternm affirmamus. Verum quoniam scriptum fuit vos et officiales reliquos ac consilia illius ciuitatis condidisse quedam statuta noua pro comprimenda eorum audacia qui de cetero presumerent matrimonia cum puellis grecis armenis aut alijs contrahere, inuitis patribus seu propinquis ipsarum, reseruantes nobis arbitrium ejusmodi statuta comprobandi post quam ea reuiderimus. interim approbamus omnia remedia omnesque executiones que flant seu ordinentur contra ejusmodi audaciam, judicio nostro adeo periculosam. Et quoniam dicitur dominum episcopum caphensem se velle immiscere de ejusmodi matrimonijs. que contrahantur cum grecis armenis aut alijs nationibus non latinis et varijs erroribus implicitis, ut manifestum est. volumus eum nostro nomine moneatis et exhortemini quod nullo modo in predictis se intromittat, quoniam ad eum non pertinent, et ejusmodi scandala, nisi per vos et alios officiales Jaicos comprimerentur, nimis periculosa essent. Cui quidem episcopo etiam nos scribemus de ipsa materia litteras annexas, quas eidem reddere poteritis, et deinde quid vobis responderit ac fecerit in predictis nobis significate. Et quoniam utile ac necessarium nobis videtur ut circa excessus supradictos satisfiat, non solum verbis sed etiam operibus, opinionibus illorum populorum, et quod intelligant talem esse intentionem nostrum qualem superius declarauimus. oneramus vos ut tales effectus talesque executiones facere curetis quales justitie et honori nostro conueniant. et nihilominus etiam verbis certiores reddatis illos qui lesi sunt et alios de commissionibus vobis datis et quantum ponde-rauimus excessus commissos, quamque moleste tulerimus quod vos ita tepide circa eorum punitionem processeritis. Et ut in predictis concludamus, denunciamus vobis quod deliberauimus omnino contra vos et fidejussores vestros procedere, presertim si intellexerimus vos errores vestros non correxisse et in predictis conuenientia remedia non adhibuisse. Non sine summa indignatione audiuimus quod sceleratus marcus ( 467 ) DOCUMENTI ille gentilis receptatur in quodam castro nominato lo boso seu ali.js ejusmodi fortilitijs subditis caphe. in quibus eum si voluissetis intercipere vobis licuisset. Ilee omnia accumulant vobis onus et nobis dedecu*. ex quo. rebus bene intellectis, omnino disponimus negli-gentiam vestram ita corrigere, ut reliquis memorabile in futurum prebeatis exemplum. Sunt qui laudant cisternam fabricari in eo loco ubi sunt alique fosse, videlicet sub ripa apud pondus ubi residet furnarius, dicentes quod propter ipsas fossas commodius et cum minore sumptu ibi fabricari potest quam in alio aliquo loco. Vos tamen qui presentes estis eam fabricari facite vel in illo vel in alio loco secundum et prout commodius et utilius fore judicaueritis. Insuper ne ullam excusationem allegare possitis circa executiones quas ut supra fleri volumus contra prenominatos gentilem, luxardum et de facio, propter periculosos excessus per eos commissos, harum litterarum virtute statuimus ac declaramus quod pro exeeutionibus contra ipsos aut aliquem eorum occasione predicta per vos faciendis, sindicari non possitis in capha. reseruantes tamen nobis arbitrium et baliam sindicandi vos pro predictis si cognouerimus vos aliquid circa predicta commisisse, propter quod sindicari mereamini. Ceterum significamus vobis quod classis nostra emissa contra bar-chinonenses intercepit unam ex majoribus nauibus ipsorum, et nauis italiana per ipsos capta ante discessum classis nostre confracta est. et quamquam supersint ipsis barchinonensibus nauis una satis magna et alie parue. tamefl nulla ipsarum armata est. immo videntur quasi derelicte, ita ut de eis dei gratia exiguum metum habere possimus. Audiuimus quod oliuerius filius melchionis de castellatio illuc transmissus cum litteris stipendij est juuenis idoneus, et tamen quod aliqui tentauerunt sine legitima causa eum amouere ab ipso stipendio. Propter quod nolumus ipsum nullo modo amoueri a stipendio nisi forsitan aliqua legitima ratio id vobis suaderet, in qua tamen ita aduertatis quod intelligamus ejusmodi rationem legitimam luisse et non inanem. Data janue ìicccclxvii die xv januarij. Seque il poscritto: * Die XII martij. Posteaquam copiam suprascriptarum vobis transmisimus electus fuit in dei nomine consul illius ciuitatis. successurus a obis nobili gen- ANNO 1467 ( 468 ) tili vir prestans carolus ciconia, de cujus prudentia ct integritate nos et alij ciues adeo bonam spem concepimus, ut recte illius urbis regimini prouisum fuisse existimemus. Electi fuerunt et alij officiales ciues omnium judicio apti et idonei. Ipsum carolum in dei nomine, et sic reliquos officiales, hinc discedere faciemus partim itinere terrestri partim maritimo intra kalendas maij proximi, et per eos non solum vobis scribemus, sed etiam expedienter prouidebimus de omnibus rebus illis quas saluti illius ciuitatis nobis carissime utiles ac necessarias fore judicabimus, presertim habitis aduisationibus vestris quas dietim nobis afferri debere speramus ante ipsorum discessum. Res nostre et illustrissimorum dominorum nostrorum dei gratia prospere procedunt. Naues due nostre, que post finem stipendij classis armate fuerunt, nuper interceperunt nauem unam catalanorum seu barchinonensium cum alia naui biscainorum quam ab se captam secum deducebat. Ex quo barchinonenses ipsi qui injusta nobis intulerant, sine ulla fere naui remanentes ulterius nunc nobis obesse non possunt. Alia impresentiarum non habemus digna vestra notitia. Yos autem, ut superius diximus, ita prudenter juste ac moderate vos habete circa regimen illius inclite ciuitatis. ut ipsis effectibus appareat vos has adhortationes et admonitiones nostras multifecisse, ut equum est. DOCUMENTO DCCXLI. Avvertono il vescovo di CafTa, Gerolamo Panissari, di non intromettersi negli affari di matrimonii con greci ed altri riti orientali tollerati in CafTa. 1467, 45 gennaio (Litt. miss, offic. Gaffe, ann. 1464-1475) (fol. 47 v.) Reuerendo in christo patri, domino jeronimo. episcopo caphensi benemerito. ÌSon sine admiratione cognouimus. reuerende in christo pater, quod paternitas vestra se immiscere tentauit in quodam matrimonio quod dicitur contractum fuisse inter quemdam de facio burgensem et puel- ( 469 ) lam unam grecam inuitis et ignorantibus fratre ac reliquis propinquis ejusdem puelle. Quod ideo molestius tulimus, quia non solum ex ordinationibus caphe vobis prohibitum est aliquid facere aut disponere circa ejusmodi matrimonia pertinentia ad grecos. armenos aut alios hereticos vel sismaticos in illa urbe habitantes, sed insuper tempore quo hinc discessistis admonitus rogatusque fuistis a preces-soribus nostris ut in ejusmodi matrimonijs vos non immisceretis. In-teruenerunt. ut prudentie vestre notum est. non solum casus dicti de facio sed etiam alia scandala adeo periculosa ut nisi committeremus illis prouideri per officiales nostros laicos. judicio nostro timendum esset de illius urbis et aliarum terrarum nostrarum, quod deus auertat. perditione. Hortamur igitur et rogamus, ac quantum nobis licet oneramus paternitatem vestram, ut nullo pacto se immisceat circa predicta. quemadmodum disponitur in regulis caphe. et honori nostro ac saluti illius ciuitatis conuenit. gratum habituri quod paternitas vestra nobis circa predicta respondeat quanto celerius fleri poterit. Data janue die xv januarij 1467. Protectores etc. DOCUMENTO DCCXLII. Cipriano Spinola rinunzia legalmente in favore del suo fratello Cassano la mezza parte d’un luogo delle Compere di Caffa, dovutogli in virtù della eredità del loro comune padre Leonardo. 1467, 27 gennaio (Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 48) Non contiene nulla di particolare, ma sotto il dì 29 segue immediatamente il decreto dei Protettori al coìtsole e massari di Caffa di dare libera e pronta esecuzione alla rinunzia sedotta. Data janue mcccclxvii die xxvii januarij. ANNO 1467 ( 470 ) DOCUMENTO DCCXLIII. Costituiscono in procuratori del Ranco, peli’esazione nella riviera occidentale del danaro della pia opera delle indulgenze por Catta, il domenicano padre Daniele Roberti o Pietro Bernisone, albenganesi. 1167, 30 gennaio (Litter. raissar. offic. Caffè, ann. 1464-1175) (fol. 73 v.) Protectores etc. Uniuersis ac singulis rectoribus ac jusdicentibus. communitatibus et singularibus personis, tam ecclesiasticis quam se-cularibus. in quacumque parte riparie occidentalis constitutis, amicis nostris carissimis, salutem. Cum innotuerit nobis esse in dicta riparia multos qui obligati sunt soluere diuersas pecuniarum quantitates occasione bullarum indul-gentie officio nostro sancti georgij alias concessarum, vel quia collegerant pecunias et bona ad ipsam indulgentiam pertinentia, vel quia se obbligauerant pecunias vel bona tradere pro accipienda eadem indulgentia: decreuimus procuratores constituere cum sufficienti balia ad exigendum et colligendum ejusmodi pecunias et bona, ut conuerti possint in opera pia ad que summi pontifices ejusmodi pecunias et bona deputauerunt. Propter quod confisi prudentia ac legalitate in-fraseriptorum harum litterarum auctoritate elegimus et constituimus procuratores nostros et quicquid melius dici ac nominari possunt, venerabilem et egregios viros dominum fratrem danielem de robertis priorem ordinis predicatorum albingane et petrum bernisonum ciuem albinganensem. specialiter et expresse ad exigendum et colligendum omnes et singulas pecunias, res et bona, debitas ac pertinentes et pertinentia ad dictam indulgentiam: dantes et concedentes amplissimam ac generalissimam potestatem et arbitrium eisdem domino fratri danieli et petro, requirendi et impetrandi non solum et coram quocumque magistratu ecclesiastico et seculari juris remedijs compelli omnes et singulos «casione dicte indulgentie quomodolibet obligatos ad sibi satifaciendum et tradendum omnes et singulas pecunias, res et bona, ad dictam indulgentiam quouis modo spectantes ac spectantia, ut equum est. sed etiam quamcumque compositioncm cum eis trac- ( 471 ) DOCUMENTI tandi ac firmandi, ipsosque ac quemlibet eorum quitandi ac liberandi occasione predicta. et quoscumque procuratores seu procuratorem nomine ipsorum in quocumque loco substituendi cum sufficienti balia ad omnia et singula supra et infrascripta. ipsosque substitutos vel substitutum reuocandi et alium vel alios de nono substituendi ac reuo-candi semel et pluries presente mandato in sua validitate permanente : Ac promittentes tibi francisco de borlasca notario pubblico et cancellario nostro infrascripto. officio publico stipulanti et recipienti nomine et vice omnium et singulorum quorum interest, intererit vel interesse poterit quomodolibet in futuro, nos omni tempore ratum gratum ac validum habituros quicquid in predictis omnibus et circa ea inque dependentibus emergentibus et connexis ab eis per dictos procuratores nostros et quemlibet ab eis substituendum, petitum, exactum compositum, quitatum. factumue fuerit aut quomodolibet proòuratum: quodque contra ea vel eorum aliquod non faciemus vel veniemus ullo unquam tempore aliqua ratione occasione vel causa que dici vel excogitari posset de jure vel de facto, etiam si jure pos-semus. sub ipotheca et obligatione omnium bonorum comperarum pre-sentium et futurorum. In quorum omnium testimonium has litteras nostras fieri jussimus et registrari ac sigilli nostri impressione muniri. Data janue mcccclxvii die xxx januarij. DOCUMENTO DCCXLIV. Partecipano ai suddetti procuratori la loro nomina. 1467, 30 gennaio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 14GG-1475) (fol. 7i) Venerabili et egregijs viris, domino fratri danieli de robertis. priori ordinis predicatorum albingane. et petro bernisono ciui albinganensi. amicis nostris carissimis. Confisi legalitate ac diligentia vestra, amici nostri carissimi, constituimus vos virtute litterarum quas annexas inuenietis procuratores nostros, cum amplissima balia, ad exigendum et colligendum omnes pecunias res et bona ad bullas indulgentie alias officio nostro con- ANNO 1467 ( 472 ) cessas spectantes et pertinentia, dedimusque vobis amplam ut videbitis baliam non solum faciendi queeumque fuerint necessaria et opportuna. sed etiam substituendi unum et plures procuratores secundum et prout utile aut necessarium prudentijs'vestris videbitur. Propter quod oramus vos ut multas pecunias et bona ad dictam indulgentiam pertinentia, que audiuimus in illa ciuitate ac diocesi ejus et locis circumuicinis recuperari posse, omni studio ac diligentia exigere et colligere studeatis. Quod quamquam, ut prudentie vestre intelligunt. omnipotenti deo acceptissimum futurum est. nos tamen id insuper accipiemus loco muneris et gratie singularis, gratissimum habituri si vestre prudentie hoc opus pium non solum alacriter ut confidimus acceptauerint ac diligenter perfecerint, sed insuper nobis in dies rescripserint queeumque feceritis et facere posse sperabitis circa predicta : offerentes nos semper in omnia commoda vestra cupide paratos. Data janue mcccclxvii die xxx januarij. DOCUMENTO DCCXLY. Elezione generale dei consoli e altri ufficiali delle colonie del Mar Nero. 1467, 16 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 124 u.) * MCCCCLXVII die lune XVI februarij. Cum hodie in camera majore palatj comperarum sancti georgij congregati essent magnifici domini protectores ipsarum comperarum anni presentis in legitimo numero, coram se vocari jusserunt spectatos dominos protectores earundem comperarum annorum mcccclxvi et MccccLxquinti. atque insuper prestantes viros marcelinum marrufum et collegas super negotijs caphe deputatos, et preter eos sex etiam alios prestantes ciues caphensium rerum peritos. Cumque ^eis proposuissent utile videri quod eligatur nunc unus consul caphe. et alia officia caphe et aliarum terrarum nostrarum maris pontici nunc etiam conferantur, non obstante quod anno proxime preterito collata fuerint pro duobus annis, et hoc ut officiales eligendi simul cum consule quanto celerius fieri poterit ad dictam ciuitatem caphe transmittantur. ( 473 ) DOCUMENTI tandem longa discussione prehabita omnes suprascripti laudauerunt statim deueniri ad electionem dicti consulis et aliorum officialium, cum eo ut supra mittendorum. Pro ordinanda igitur dicta electione repositis in uno sacculo nominibus vigintiquatuor protectorum dictorum trium annorum scriptis in cedulis juxta formam regule, ad sortes postea extracta fuerunt nomina eorum octo ex ipsis que etc. Qui octo congregati etc. Et deinde ex eisdem sacculis etc. Quibus dominis vigintiquatuor etc. Postque cum dicti dòmini octo etc. In dei nomine elegerunt ad officia infrascripta eos qui inferius nominati sunt, videlicet: Ad officium consulatus caphe pro mensibus tredecim. et officium massarie ac prouisorie pro tempore quo in capha steterit antequam consulatum ingrediatur, virum prestantem carolum ciconiam. Ad scribaniam massarie caphe pro mensibus tredecim petrum de vernatia notarium q. iohannis. Ad consulatum cimbali pro mensibus viginti sex johannem anto-nium callium q. andree. Ad consulatum soldaie pro mensibus viginti sex bernardum de amico. Ad castellaniam soldaie pro mensibus viginti sex andrianum (sic) ususmaris. Ad castellaniam cimbali pro mensibus viginti sex vinciguerram de viualdis. Ad capitaneatum burgorum pro mensibus viginti sex andream ma-rocellum. Ad capitaneatum gotie pro mensibus viginti sex manfredum de prementorio. Ad consulatum tane pro mensibus viginti sex barnabam de cabella. Ad capitaneatum orgusiorum pro mensibus viginti sex baptistam de vegio q. johannis. Ad ministrariam caphe pro mensibus tredecim jacobum spinulam q. ricardini. Quibus electionibus completis, remiserunt curam et onus conferendi illa pauca et exigua officia que remanent magnificis dominis protectoribus comperarum sancti georgij anni presentis. ANNO 1467 ( 474 ) DOCUMENTO DCCXLVI. Carlo Cicogna eletto a console e massaro di Caffa, Gianantonio Calvi a console di Cembalo, Vinciguerra Vivaldi a castellano di Cembalo, Giacomo Spinola a ministrale di CafTa, Andrea Malocello a capitano dei borghi, Barnaba Cabella a console di Tana, Manfredo Promontorio a capitano della Gozia e Pietro Vernazza a scrivano della masseria di CafTa, davanti ai Protettori accettano gli ufficii loro conferiti e promettono con giuramento di bene e fedelmente amministrarli. 1467, 20 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475 (fot. 125 v.) e Filza di Caffa n.° 104 ) La formolo, del giuramento è la solita. Trovasi poi a parte V autentica del giuramento del console Cicogna nella filza preaccennata sotto la diversa data del 27 febbraio. DOCUMENTO DCCXLVII. I Protettori scrivono ad Agostino Medici, vicario di Pietrasanta, di investigare l’animo del dottore Enrico Panici, se sia disposto ad accettare il vicariato di Caffa, che sarebbono disposti a conferirgli a preferenza d’ogn’altro forestiero. 1467, 22 febbraio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1406-1471) (fol. 83 v. ) Anni dopo, ivi a fol. 358, sotto il 5 giugno 1471, lo raccomandano al duca Galeazzo Maria Sforza 'per un qualche ufficio. Data janue mcccclxvii die xxii februarij. ( 475 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCXLVIII. Bernardo Amico eletto console di Soldaia accetta davanti ai Protettori l’ufficio datogli, e giura di adempierne le incumbenze. 1407, 3 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 126 ) Formola e ritenuta solite. DOCUMENTO DCCXLIX. Elezione supplettiva di alcuni uffiziali minori. 4467, 3 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 126) * MCCCCLXVII die martis III martij. Magnifici domini protectores etc. anni presentis in pieno numero congregati, sub calculorum judicio ex quibus legitimus numerus albus inuentus est in electione uniuscujusque infrascriptorum et major quam , in nominatione reliquorum qui judicio calculorum expositi fuerunt, elegerunt infrascriptos et quemlibet eorum ad officia infrascripta pro mensibus viginti sex. quorum duo spectant camere comperarum. videlicet : Jacobum buccalecham ad officium capitaneatus (sic) porte cailiadoris. Simonem de laurentijs de camulio ad officium capitaneatus anti-burgorum. Baptistam justinianum q. angeli ad castellaniam sancti Constantini. ANNO 1467 ( 476 ) DOCUMENTO DCCL. Decreto in ordine alle cauzioni prestate in Calla dal console scaduto Gerardo Lomellini. U67, IO marzo (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1460-1471) (fol. 90 v.) Protectores etc. anni Lxquinti. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus caphe. dilectissimis nostris. Àffirmauit nobis. dilectissimi nostri, vir nobilis guirardus lomellinus olim consul illius ciuitatis se coactum fuisse ibi prestare fidejussiones de restituendo massarie stipendia soluta tempore sui consulatus nonnullis stipendiatis ultra quantitatem summi unius pro singulo, singulo mense, et hoc si et in quantum per nos declarari non fecisset licuisse eidem guirardo stipendia ipsa solui facere, et prout in fidejussionibus ipsis per eum prestitis latius continetur. Et ob id orauit nos ut quandoquidem hactenus non declarauimus an licuerit eidem stipendia solui facere nec ne. velimus saltem prouidere quod circa dictas fidejussiones per eum prestitas nihil innouetur. Nos igitur intelligentes equum esse nullam in re ipsa innouationem fieri donec declarauerimus quantum juri et honestati conueniet. committimus vobis ut interea usquequo aliud vobis committemus.'nullam molestiam inferri permittatis fidejussoribus ejus ob causam suprascriptam per eum prestitis. et si forsitan aliquid ab ipsis jam exactum fuisset, id totum restitui faciatis in pristinum statum, dummodo prouideatis quod fidejussores ipsi obligati remaneant ob eam causam ad obseruandum quicquid in re ipsa per nos declaratum fuerit. Data janue die x martij mcccclxvii. DOCUMENTO DCCLI. Giovanni Costanzo di Albenga, offertosi ai Protettori a portare le loro lettere a Caffa, è ammesso allo stipendio di un sommo mensile in detta città. M67, U marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 126 v.) Forinola solita. Data janue xim martij mcccclxvii. ( 477 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCLII. Patente di console di Soldaia per mesi 26 data a Bernardo Amico, finito il tempo di Antonio Borlasca. 1467, 2 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 102 .) Forinola usata. Data janue mcccclxvii die ii aprilis. •» DOCUMENTO DCCLIII. Lettera del console e del vicario di Caffa ai Protettori sulla causa di Gio. Battista Calvi. 1467, 2 aprile (Filza di Caffa, n.° 105) (Extra) Magnificis et potentibus dominis protectoribus comperarum etc. (Intus) Magnificis et potentes domini .... janue die mi junij anni proxime preteriti continentium .... baptistam caluum significamus vestris dominationibus quod consi .... executiones que nobis vise sunt in re ipsa faciende, indeque .... inuenimus. absoluimus eum ut constat virtute nostre sententie. quod dom.....significamus ut intelligant que gesta fuere. Ceterum ego vicarius .... notum facio, sicut idem johannes baptista tempore consulatus domini raphaelis de ... . sui successoris per me occasione ipsa hic retentus fuit sub promissionibus et ... . prestitis per eum circa per annum unum continuum quo tempore pro certis mensibus . . . accepit stipendium a massaria ista ut videbunt dominationes vestre per rationem . . . massarie. Et etiam husque nunc a die aduentus huc sui cum specta-Società Ligure St. Pairia. Voi. VII. P» I. 31 ANNO 1407 ( 478 ) bili domino ... de camilla. Nec plura quam nos vestris dominationibus facimus semper commendatos. Data caffè die 11 aprilis mcccclxvii. E. d. v. deuotisssimi . . . Calocius de guisulfls consul caffè Leonardus de petrasancta vicarius caffè. DOCUMENTO DCCLIV. Comandano ai Protettori e allo scrivano delle Compero dei luoghi di Caffa di eseguire una sentenza del vicario del Podestà di Genova intorno due luoghi delle Compere stesse in favore di Antonio Montaldo q. Antonio. 1467, 9 aprile (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) • (fol. 48 v.) Nulla ha degno di nota. Data janue mcccclxvii die vini aprilis. DOCUMENTO DCCLV. Ricerca d’un giusperito estero da mandare vicario consolare in Caffa. 1467, 15 aprile (Litt. miss, offic. s. Georg, ann. 1466-1475) (fol. 96) \ ' Egregio viro, conciui nostro carissimo, carolo ciconie. designato consuli caphe. Acceptis litteris vestris, conciuis noster carissime, mentionem facientibus de domino justo guerra de quo scripsistis bonam informationem habuisse, contulimus de ipsa materia cum quatuor deputatis ( 479 ) DOCUMENTI super negotijs caphe qui dixerunt se meliorem informationem habuisse de domino johanne petro de sartis de vigueria. Propter quod hortamur vos ut cum locus ipse viguerie vobis propinquus sit. curetis sumere diligentes instructiones de utroque, et in dei nomime illum ex duobus januam conducatis de quo meliores instructiones habueritis. Cui quidem domino johanni petro mittere poteritis celeriter litteras annexas (') cum ordine quod vobis rescribat vel potius vobiscum sermonem habeat. si presertim de eo bonas instructiones habueritis. Data janue die xv aprilis 1467. Protectores etc. DOCUMENTO DCCLVI. Elezione del nobile Alaone D’Oria in console e di Gio. Antonio Italiano in capitano dei borghi di CafFa. 1467, l maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 127 v.) * MCCCCLXVII die lune IIII maij. Repositis hodie in uno sacculo nominibus magnificorum dominorum protectorum anni presentis et spectabilium dominorum protectorum duorum annorum precedentium scriptis in cedulis vigintiquatuor. pro ordinanda electione unius consulis caphe successuri prestanti viro carolo ciconie consuli ejusdem ciuitatis nouissime electo, quem ipsi magnifici domini protectores decreuerunt eligi debere de consilio multorum rerum caphensium peritorum, tandem ad sortes extracta fuerunt juxta formam regule nomina octo ex eisdem dominis protectoribus inferius declarata etc. Qui domini octo etc. Quibus dominis vigintiquatuor etc. Cum itaque ipsi domini vigintiquatuor etc. (II resto tutto come sopra). In dei nomine elegerunt ipsum alaonum consulem ciuitatis caphe pro mensibus tredecim. successurum in ipso officio prestanti viro ca- (') Queste lettere annesse mancano qui. ANNO 14G7 ( 480 ) rolo ciconie. et insuper massarium et prouisorem ipsius ciuitatis donec officium consulatus inierit, incepturum exercere ipsum officium massarie et prouisorie quamprimum nobilis calocius de guisulfls ex officio consulatus exiuerit. Item sub judicio etiam calculorum, ex quibus legitimus numerus albus inuentus est, in electione infrascripti johannis antonij italiani et major quam in nominatione reliquorum qui circa officium infra-scriptum simul cum eo calculorum judicio expositi fuerunt, elegerunt ipsum johonnem antonium capitaneum burgorum caphe pro mensibus vigintisex. loco andree malocelli qui propter legitimas rationes excusatus fuit. DOCUMENTO DCCLVII. Giovanni Assereto q. Leonardo è eletto castellano di s. Costantino in CafTa por mesi 26, in luògo di Battista Giustiniani, q. Angelo, dimissionario. 1467, S maggio (Negot. gest. off. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 128 v.) Forinola semplice. Data janue mcccclxvii die v maij. Poi segue : Item decreuerunt fleri litteras barnabe de cabella electo consuli tane sub forma infrascripta. DOCUMENTO DCCLVIII. Patente di console di Tana per mesi 26, da cominciare al 1.° maggio 1468, a Barnaba Cabella. 1467, 5 viaggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 128 v.) Formala e ritenuta consueta, coll’ aggiunta seguente in fine: Insuper quoniam inuenitur per nostros precessores anni de Lxquinti deliberatum fuisse quod dictum officium consulatus tane conferretur ( 484 ) DOCUMENTI seu demitteretur moram facientibus in illo loco per quinquennium, ut emolumentum ejus in reparationem ejusdem loci conuerti posset. ip-sumque officium collatum fuit dicto barnabe nulla habita notitia de ejusmodi deliberatione, decernimus et declaramus quod dictus barnabas exercere incipiat dictum officium ut supra in dictis kalendis maij proxime venientis, non obstante ipsa deliberatione precessorum nostrorum. et linito tempore ejusdem barnabe habitantes in tana gaudere debeant beneficio dicti officij consulatus juxta concessionem eis ut supra factam usque ad complementum dicti quinquennij. computato tempore quo gauisi fuerint eodem officio ante kalendas maij anni proxime venientis, quo termino officium ipsum ut supra resignari debebit dicto barnabe consuli. In quorum etc. Datum janue mcccclxvii die v maij. DOCUMENTO DCCLIX. Lettere di stipendio di un sommo mensile' in Caffa date a Paolo Di Negro, olim Rettigliaro. 1467, 8 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 130} Forinola comune. Data janue mcccclxvii die vm maij. DOCUMENTO DCCLX. Lettere di stipendio d’un sommo, come sopra, date a Gioanni Antonio Calvi, Costantino Lomellini, Francesco Montaldo q. Antonio, RaffaeleCalcinara di Tortona, Bernardo Piaggio (De plagijs) futuro cavallaro e Gioanni Mattarana, barbiere, sei compagni del console Carlo Ciconia, che per terra sta per avviarsi a Caffa. 1467, 8 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 130 v.)- I Protettori appongono alla percezione del sommo mensile le tre condizioni seguenti: Prima est quod ipsorum quilibet obligatus sit ANNO 1467 ( 482 ) bene et fideliter seruiro ac permanere in capha toto tempore stipendij. more aliorum stipendiatorum. Secunda vero quod consuli et massarijs ac prouisoribus qui per tempora fuerint liceat quemlibet ipsorum cassare et amouere ab ipso stipendio sempercumque ipsis placuerit, etiam ante dictum terminum, si judicauerint eos aut aliquem eorum aliquid commisisse propter quod cassari mereantur seu mereatur. Tertia et ultima conditio est quod aliquis ipsorum sex percipere non possit dictum stipendium tempore quo erit vel caualerius vel famulus dicti caroli consulis aut massarij vel prouisoris. ne massaria duplici onere alicujus ipsorum grauari possit. Data janue mcccclxvii die vm maij. DOCUMENTO DCCLXI. Altra supplica indirizzata alla Signoria di Genova da Francesco Levanto, Domenico Spinola, Jacopo Giustiniani, Brancaleone D’Oria e socii, danneggiati dalle rappresaglie commesse dal signore di Wawrin. 1467, 14 maggio (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1467-1468, segnato X, 1022, 97, nell’archivio governativo) Trovasi già pubblicata a pag. 438 del voi. V degli Atti, sotto il documento CXXIII. DOCUMENTO DCCLXII. Patente di scrivano della masseria di Caffa, data per 43 mesi al notaio Pietro Vernazza q. Gioanni, finito il tempo di Manuele Granello, col sa'ario di lire 500 annue, moneta corrente. 1467, 20 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 131 v.) Formola solita, col comando di tener esatto registro degli emolumenti di qualsiasi natura, e di spedirne il cartulario sotto pena di sommi 50, esigibili dal console, massari ecc. che non V avessero richiesto dallo scrivano. Data janue mcccclxvii die xx maij. ( 483 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCLXIII. Patente di capitano dei sobborghi della porta degli avamborghi di CafTa, data por mesi 26 a Simonc De-Lorenzi, di Camogli, finito il tempo di Giovanni Semenza. • 1467, 20 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 131 v.) Formala e ritenuta solite. Data janue mcccclxvii die xx maij. DOCUMENTO DCCLXIY. Bartolommeo Boncagliolo q. Gio. è eletto a una scrivania di CafTa per mesi 26, in luogo di Antonio De-Benedetti notaio, che ricusò di partire per esercitare 1’ ufficio. 1467, 22 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 132) Formola e ritenuta consuete. Data janue mcccclxvii die xxii maij (9- DOCUMENTO DCCLXV. Lettere di stipendio di un sommo mensile date a Nicolò De-Lorenzi, di Camogli. 1467, 22 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 132) Forinola e ritenuta solite. Data janue mcccclxvii die xxii maij. (’) È chiara la cifra xn, sebbene l’atto sia posto fra il 20 e il 23 ; ma noi la reputiamo una svista a vece di xxii. ANNO 1467 ( 484 ) DOCUMENTO DCCLXVI. Patento di ministro ossia ministrale della città di Calta, data per 13 mosi al nobile Giacomo Spinola q. Riccardino, finito il tempo di Uenedotto Marnilo. * 1467, 22 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ' (fol. 132 v.) Forinola e ritenuta solite, e non cessi d’ ufficio che all’ arrivo del successore. Data janue mcccclxvii die xxii maij. DOCUMENTO DCCLXVII. Lettere di stipendio di un sommo mensile a Francesco Susto, o a Cassano Pon-sarone, amendue di Sestri, periti in omnibus perlinentibus ad artem ferrarie. 1467, 22 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 133 v.) For mola e ritenuta come sopra, con il pagamento delle tasse solite pagarsi da tutti gli altri stipendiati. Data janue mcccclxvii die xxii maij. DOCUMENTO DCCLXV1II. Patente di capitano della Gozia, data per mesi 26 a Manfredo Promontorio, finito il tempo di Cristoforo De-Franchi-Sacco. 1467, 26 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 133) Formala e ritenuta solite. Data janue mcccclxvii die xxvi maij. l ( 485 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCLXIX. Patento di castellano dolia torre di s. Costantino in CafTa, data a Giovanni Assordo, di Leonardo, per mesi 26, finito il tempo di Giacomo Monteverde. 14-67, 26 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 134) Formala e ritenuta solite; ma dispongono che durante V aspettativa d’entrare in ufficio sia ammesso allo stipendio d’ un sommo mensile. Data janue mcccclxvii die xxvi maij. DOCUMENTO DCCLXX. Patente di capitano degli orgusii, data per mesi 26, a Battista Veggio (de Vegia) q. Gio., finito il tempo di Ambrogio Montanaro. 1467, 26 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 134 v.) Formola e ritenuta come sopra. Data janue mcccclxvii die xxvi maij. DOCUMENTO DCC'LXXI. Patente di custode della porta Caiadore data per mesi 26 a Giacomo Bocca-laequa, dopo Giacomo Serra. 1467, 3 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 135 v.) Formola e ritenuta solite. Data janue mcccclxvii die in junij. ANNO 1467 ( 486 ) DOCUMENTO DCCLXXII. Patente di console di CafTa per mesi 13 data a Carlo Cicogna, successore al console Gentile Camilla, e nel massariato a Giovanni Lorenzo Cabolla, giunto che fosse in CafTa. 1467, 8 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 136) Formola e ritenuta come sopra. Data janue mcccclxvii die vm junij. DOCUMENTO DCCLXXIII. Alaone D’ Oria eletto console di CafTa accetta la carica e giura di bene esercitarla. 1467, 10 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 128) È il sunto della formola usata in detta circostanza. DOCUMENTO DCCLXXIV. 1 Protettori ordinano ai borghesi di CafTa di non fare adunanze e partiti separati dai cittadini, ma di mantenere la concordia coi varii ordini d’abitanti. 1467, 15 giugno (Litterar. missar. offic. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 52 v.) Protectores etc. Nobilibus et egregijs viris. juliano de flisco. lo-disio de petrarubea. gaspari judici et bartholomeo de sancto ambrosio. burgensibus caphe. dilectis nostris. ( 487 ) DOCUMENTI Cum accepissemus, dilecti nostri, litteras vestras scriptas anno proxime lapso die xx octobris. quo tempore Campania nondum pacata erat, et in principio status noui imperatoris legitimas causas metuendi vos habuisse apparebat, mature examinauimus ea que scripsistis et pro subuentione illius nobilis urbis nobis carissime in dictis litteris vestris postulauistis. Cumque nos et reliqui ciues cogitaremus in prouisionibus illis que necessarie nobis eo tempore videbantur, su-peruenerunt alie littere prestantis calocij de guisulfls scripte die xviiii nouembris. in quibus significatur proceres schitaram ad obedientiam noui imperatoris deuenisse. campaniam pacatam esse et bonam spem haberi posse quod omnes turbationes post obitum agicarei orte cessare deberent. Propter quod visum nobis est impresentiarum sufficere quod mittamus via maritima aliquas ex munitionibus de quibus scripsistis, et itinere terrestri cum generoso viro alaono de auria consule designato ad vos in dei nomine venturo et discessuro de mense augusti proximi venientis aliquos peritos bombardarum et aliarum munitionum bellicarum, de quibus omnibus vobis per alias nostras ordinate scribemus. Quantum autem pertinet ad reliquas partes litterarum restrarum non oportet aliud vobis rescribamus, quoniam spectatus vir carolus ciconia consul vester designatus ad vos nunc veniens oretenus vobis satisfaciet. Bonum igitur animum sumite et populos illos conuenien-tibus adhortationibus pari modo bonum animum habere persuadete, quoniam, ut multis experimentis intelligi potuistis, nos et omnes ciues nunquam defuimus et nunquam deerimus tempore necessitatis saluti vestre et illius nobilis ciuitatis nobis carissime. Ceterum quoniam super omnia desideramus quod inter vos et ciues omnes ibidem moram facientes sit semper ut decet fraterna concordia. quamquam certi sumus electionem vestram ad optimum linem factam fuisse, reprobamus tamen, ut latius scribimus consuli et massarijs. quod vos burgenses congregationes faciatis separatas a dictis ciuibus. et ob id ordinauimus. ut seriosius intelligetis ab ipso consule et massarijs. quod congregationes de cetero flant in palatio, communes tam ciuibus quam burgensibus. quodque si vobis omnibus utile videtur eligere quatuor qui curam habeant cogitandi assidue in pertinentibus ad salutem et ampitudinem illius ciuitatis et ea memorandi consuli et massarijs. ejusmodi electio fiat in palatio, et eligantur duo burgenses et totidem ciues ex melioribus prudentioribus ac magis af- ANNO 1467 ( 488 ) fectis erga eonseruationem et augmentum illius urbis. Hortamur igitur vos et alios ut liane formam ad concordiam ciuitatis a nobis excogitatam obseruetis. et fraterna inter vos et ciues concordia omnia ad salutem et amplitudinem ciuitatis consulere et dirigere studeatis, ita quidem ut manifeste intelligi possit vos salutis proprie et honoris nostri debitam curam habuisse. Data janue mcccclxvii die xv junij. DOCUMENTO DCCLXXY. Negano la grazia dell’ impudico Marco Gentile a Lazzaro Cattaneo e socii, che l’aveano raccomandato alla clemenza dei Protettori. 1467, 15 giugno (Litt. miss, officialib. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 53) Protectores etc. Nobilibus et egregijs viris. lazaro cataneo. me-rualdo spinule. andreolo de guasco et reliquis qui commendauerunt marcum gentilem, dilectis nostris. Accepimus, dilecti nostri, et non sine admiratione legimus eas litteras in quibus magna instantia requisiuistis ut veniam demus errori marci gentilis. Quocirca vobis respondemus quod si in ejusmodi petitione vestra debitam considerationem habuissetis, nequaquam subscriptiones vestras in dictis litteris tam facile apposuissetis. Temeraria enim presumptio dicti marci non solum ex legibus capitalem penam meretur, sed etiam ratione detestabilis exempli plurimum damnanda est. Propter quod hortamur vos ut deinceps ab ejusmodi commendationibus vos abstineatis, quoniam si ejusmodi scelera impunita preterire pateremur, adeo cresceret malorum audacia ut periculosiorum scandalorum quotidianus metus haberi posset. Data janue mcccclxvii die xv junij. ( 489 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCLXXVI. Ordini ed istruzioni dei Protettori al console e massari di CafTa. 4467, 46 giugno (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 49) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Posteaquam. dilectissimi nostri, ad responsionem vestrarum eas litteras vobis scripsimus quarum exemplum annexum inuenietis. allate fuerunt littere vestre scripte die xxim septembris cum additione diei secunde octobris anni proxime lapsi, quibus quam breuius poterimus respondebimus, attento presertim quod spectatus vir carolus ciconia consul designatus illius ciuitatis. accessurus ad vos itinere terrestri. intra paucos dies in dei nomine discedet cum instructionibus opportunis, et pari modo expediemus et ad vos transmittemus intra breuem terminum spectatum virum alaonum de auria etiam consulem designatum, et eidem carolo post Unem temporis sui successurum. Pi’imum igitur notiticamus vobis quod gregorius nuncius. cum quo expedienter rescripsisse nobis affirmatis, nunquam ad nos peruenit. nec de ipso neque etiam de litteris nullum nouum hactenus habuimus, ex quo eum cum litteris perijsse existimamus, nec etiam unquam nobis allate fuerunt littere vestre. quas vos calocie in breuibus vestris scriptis die xviiii nouembris affirmatis commendasse paulo justo qui inde discesserat pro pera et chio. Ex quo necessarium est. ut per alias vobis scripsimus, ut litteras omnes duplicetis triplicetis et multiplicetis ac per omnes vias mittatis aliqua earum exempla, quoniam non solum damnosum sed etiam parum conueniens videtur quod sepe-numero mercatorum littere huc salue afferantur sine ullis aduisatio-nibus vestris, nec sufficere nobis videtur quod excusetis vos scripsisse nisi per omnes vias, ut diximus, exempla omnium litterarum ad nos transmittatis. Accepta copia capituli litterarum alias mcccclxiii scriptarum per anno 1467 ( 490 ) hieronimum de senarega statim illum detrudi fecimus in carcore gri-maldine. a quo. cum post aliquot dies egrotaret. ipsum transferri fecimus in carcerem malpage intra listregos sub fidejussione ducatorum duorum milium quod inde non fugiet aut discedet sine licentia nostra, nec patiemur eum impunitum preterire, quoniam non modo presumpsit suadere in dedecus status nostri non recipi officiales, sed etiam mendaciter scribere decretum fuisse nihil de cetero expendi in subuen-tione illius nobilis ciuitatis. quod falsissimum est. quinimmo per ciues omnes semper laudatum fuit non aliter consuli ac subueniri debere saluti et conseruationi illius nobilissime ciuitatis nobis carissime, quam salutis hujus urbis. Hieronimus ipse, ut diximus, impunitus non euadet. sed solemniter in palatio publico, videlicet per illustrem dominum gubernatorem ac magnificum consilium decretum fuit quod si quis de cetero ejusmodi aut similes errores committere presumpserit. seuere per nos puniri possit et debeat etiam corporaliter ad terrorem aliorum. Ex quo et vos et successores vestros oneramus quod diligenter animaduertatis et inquirere studeatis, ac nobis significetis an aliqui de cetero presument similes errores committere, ut seuere puniri possint. Intelleximus ea que scripsistis in primis litteris de turbationibus ortis in Campania post obitum agicarei. et ea etiam que in litteris vestri calocij diei xvmi nouembris de compositione mamachi et aliorum procerum cum nouo imperatore continentur, et quod Campania quieta erat et sperabatis cessare deberent scandala orta post mortem dicti agicarei. Circa que et etiam circa receptionem fratris imperatoris. de qua scribitis, et intelligentiam habitam cum domino tedori. nihil aliud dicendum videtur nisi quod nos generaliter semper laudamus omnes illas vias ac formas ex quibus ciuitas illa caphensis in pace et concordia conseruari possit, tam cum dictis domino imperatore et domino tedori quam etiam cum quibuscumque alijs dominationibus maris pontici. Circa quod iterum atque iterum oneramus vos ita vos contineatis, ut omnino sequatur semper ejusmodi concordie et quietis effectus. Nequaquam mirum visum est peritis caphensium quod vana fuerit promissio quam scribitis factam vobis fuisse per belzebuc de conducendis populis, quoniam dicitur eum sepenumero ejusmodi vanas promissiones fecisse. Perfectionem operis murorum semper laudamus, et vos enixe oneramus circa eam omne studium ac diligentiam adhibeatis. ( 491 ) DOCUMENTI Approbamus decretura quod scripsistis ibidem factum fuisse circa matrimonia puellarum grecarum et armenarum ac aliarum non Christianarum. quod volumus registrari in libro capitulorum cum presenti approbatione nostra ac per vos et su 'cessores vestros inuiolabiliter ob-seruari. Non sine graui molestia et indignatione intelleximus quod munitiones publice tam in capha quam in cimbalo et soldaia negligenter conseruantur. et singulis annis deficiunt propter vel negligentiam vel malitiam eorum quibus incumbit onus illas custodiendi et conseruandi. et tamen nulla punitio hactenus facta est neque aliqui coacti fuerunt defectus ipsarum munitionum soluere. Ex quo approbantes commissionem cuilibet vestrum datam circa punitionem eorum quorum culpa ejusmodi munitiones deperdite sunt, committimus expresse non solum vobis sed etiam successoribus vestris ut. ultra punitionem, compellatis eos omnes et singulos, quorum culpa alique munitiones tam in capha quam in soldaia et cimbalo deperdite sunt et de cetero deperdentur aut deficient, ad soluendum pretium ejusmodi munitionum deficientium et defecturarum. Et hoc sub pena soluendi de vestro proprio et etiam de proprio successorum vestrorum ejusmodi pretia munitionum deficientium ac qualibet alia grauiore arbitrio nostro. Mandantes vobis ut hunc articulum registrari faciatis in voluminé regularum, ne quispiam possit de cetero de eo ignorantiam pretendere. Scriptum fuit nobis per quatuor burgenses quod non sunt in illa urbe loca idonea in quibus munitiones publice, que quotidie augentur, commode possint collocari et conseruari. ex quo laudauerunt per nos decerni quod in loco massarie collocari possint. Propter quod judicantes nihil fere utilius fieri posse quam prouidere quod ejusmodi munitiones conseruentur et augeantur, committimus vobis ut ipsum locum massarie vel totum vel in parte accomodetis collocationi ejusmodi munitionum, vel si possetis habere magazenos cum cogeize de camalia aut alia loca idonea multi laudarent ea potius habere curaretis et massariam expeditam teneretis ad alias necessitates publicas, ex quo non desit prouideatis collocationi et conseruationi ipsarum munitionum prout commodius poteritis. Misistis calculum introitus et exitus massarie in quo nequaquam declarate sunt particulatim summe expensarum, circa quas nec potuimus intelligere quantum -volebamus, et ob id aliud dicere non possumus nisi quod expense ipse plurimum excessiue nobis videntur. ANNO 1407 ( 492 ) Propter quod volamus ut particulatim de eetero nobis mittatis ipsas rationes expensarum, et interim expensas ipsas attenuare studeatis quantum possibile erit. Ciuitas liec cum toto districtu in summa pace dei gratia quiescit sub hoc felici regimine illustrissimorum dominorum ducisse et ducis mediolani etc. et a multis annis citra major non fuit inter ciuos concordia nec major amplitudinis rerum nostrarum spes. Verum quoniam bartholomeus de bergamo cumulauit non exiguam peditum equituum-que multitudinem, et illustrissimus dominus noster cum valido exercitu ab ipso et serenissimo domino rege ferdinando ac florentinis et alijs dominationibus italie cum eis confederatis preparato, personaliter accessit ad insequendum ipsum bartholomeum. et nunc uterque exercitus exiguo spatio distans est non longe ab agro bononiensi et ob id res italie sub diuersis suspitionibus suspense videntur. Differemus requirere a sanctissimo domino nostro bullas indulgen-gentiarum de quibus scripsistis, expectabimusque aliquot paucos menses donec res magis composite videantur, et deinde omni arte opera ac diligentia studebimus illas impetrare. Scripsistis quod forsitan deliberaretis vendi ex munitione milij usque in capitia decem milia, quodque ea venditio subuentionem faceret necessitati massarie. Quocirca respondemus vobis quod nullo modo volumus deliberetis aut patiamini vendi aliquam partem dicte munitionis nisi ciuitas inopia victualium laboraret, quo casu committimus vobis expresse quod omnes pecunias recuperatas ac recuperandas ex milio quod pro urgenti necessitate venditum fuerit intactas asseruari faciatis usque ad tempus quo nouum milium ex pecunijs ipsis emi poterit, quod ematur tunc omnino et in horreis publicis . reponatur, et hoc sub pena soluendi tantum de vestro proprio quantum ex ejusmodi pecunijs conuersum fuerit in alios usus quam in nouam milij emptionem. Quam quidem penam exigi faciemus ab illo ex vobis et fidejussoribus ejus sub cujus regimine seruata non fuerit supradicta nostra commissio. Et quoniam hanc legem etiam seruari volumus et decernimus per successores vestros, committimus vobis hunc articulum in regulis registrari faciatis, ne ipsi aut aliquis eorum possit de predictis ignorantiam pretendere. Intelleximus que scripsistis de salarijs philippi lomellini. adae centurioni ac augustini adurni. Ex quo nolentes quicquam prejudicare litteris in ea materia scriptis per precessores nostros et juribus pre- ' ( 493 ) DOCUMENTI dictorum, nisi eos aut alios eorum nomine audiamus, nihil aliud dicimus circa ipsorum causam et tempus preteritum. sed quantum pertinet ad tempus futurum volumus et decernimus quod de cetero non liceat solui aliqua salaria caualleriorum aut subcastellanorum aliquibus ejusmodi officialibus, nisi teneant suos cauallerios aut subca-stellanos homines idoneos et qui aliunde non percipiant salarium a massaria. quoniam inhonestum esset aliquem eo modo posse percipere duplex salarium pro una persona tantum. Quem ordinem volumus seruari faciatis et registrari in regulis, ut de cetero ejusmodi' officiales intelligere possint quomodo in ejusmodi casibus se habere obligati sint. Inter cetera nobis scripta per illos quatuor burgenses qui nouissime electi fuisse videntur, per eos requiritur quod annullemus decretum conditum anno proxime preterito per nostros precessores super pro-uentibus fideicommissariarum deputatis maritationi puellarum, et presertim in ea parte in qua disponitur quod ex ipsis prouentibus dari non possit subuentio alicui puelle cujus dos excedat summos centum. Nos autem nolentes dictum decretum in aliquo permutare nisi legitimas rationes in contrarium intelligamus. committimus vobis ut acceptis presentibus conuocari faciatis reuerendum dominum episcopum caphensem. et illos qui cum eo deputati sunt super dispensatione dictorum prouentuum fideicommissariarum, et auditis dictis quatuor bur-gensibus ac intellectis rationibus per eos allegandis, sumptisque instructionibus opportunis, intelligatis et nobis rescribatis an vos et ipse dominus episcopus ac deputati utile judicetis dictum decretum in aliquo permutari aut reformare, declaretisque rationes que ad id vos et ipsos mouebunt. Et quoniam in mentionem dictorum quatuor burgensium deuenimus. recogitantes intra nos causas a quibus originem sumere possent dis-sentiones et emulationes. suspitionesque ac discordia in illa ciuitate. quas plurimum detestamur, quamquam credimus electionem dictorum quatuor ad bonum finem factam fuisse, nihilominus reprobamus con-' suetudinem congregationis burgensium et electionis ipsorum quatuor. judicantes honestius esse et ad conseruandum inter ciues ac burgenses concordiam utilius, quod, si qui eligendi sunt qui curam habeant memorandi consuli ea que dietim superueniunt ad utilitatem et amplitudinem illius ciuitatis pertinentia, ejusmodi electio potius communiter fiat per ciues ac burgenses quam per burgenses solos. Propter Soeietà Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. I. 32 ANNO 1467 ( 494 ) quod volumus ac decernimus ut acceptis presentibus litteris conuocari faciatis in palatium coram vobis eum numerum ciuium ac burgensium qui vobis conueniens videbitur, illisque proponatis quod licet credamus electionem dictorum nn burgensium ad bonum finem, ut supra, factam fuisse, ejusmodi tamen consuetudinem propter rationes supra-scriptas reprobamus, volumusque ac decernimus quod, si eis utile videbitur eligere quatuor. eligant in dicto communi consilio ciuium ac burgensium. annuatim semel ob eam causam faciendo, duos ciues et duos burgenses ex melioribus prudentioribus honestioribus et magis affectis erga salutem et augmentum illius urbis. Circa quod plurimum oneramus vos ut semper eligant tales quales supradiximus. quia alioquin nos eos hic eligeremus. Declarantes quod ipsi quatuor ut supra eligendi habeant tantummodo curam et onus cogitandi in pertinentibus ad amplitudinem et salutem illius ciuitatis. et quecumque illis utilia videbuntur memorandi consulibus et massarijs ac antianis caphe qui per tempora fuerint, nullamque aliam curam nec baliam aut potestatem vel jurisdictionem aliquam habere intelligantur. et annuatim permutentur ac eorum electio fiat ut superius diximus. Hic enim ordo conuenientior est. et ad conseruandos ciues ac burgenses in fraterna caritate magis accomodatus. Ceterum quoniam audiuimus ab aliquo tempore citra tantum cre-uisse in urbe illa quorumdam male compositorum audaciam, et sem-percumque aliquod delictum committitur corporali pena aut castigatione dignum, deterrere presumant consules quod si ad ejusdem delictorum punitiones procedent eos tempore sindicamentorum ipsorum consulum accusabunt, et ob id volentes conueniens aliquod in predictis remedium adhibere, propter quod consules caphe preserts et futuri metu ejusmodi accusationum a debitis punitionibus se non abstineant, et tamen si alicui injuriam inferrent impuniti euadere non possint, statuimus et ordinamus quod de cetero quicumque consul caphe condemnatus fuerit in suis sindicamentis corporaliter aut percunialiter causa vel occasione alicujus punitionis pene corporalis per eum illate contra aliquam personam tempore consulatus sui. siue ejusmodi punitio per ipsum consulem facta fuerit de ultimo vite supplicio siue de ictibus corde aut de pena abscissionis alicujus membri aut incar-cerationis vel ex àlijs punitionibus que a legibus contra delinquentes criminaliter constitute sunt, possit consul ipse condemnatus se appellare ad officium nostrum, et firmis remanentibus fidejussionibus ( 495 ) DOCUMENTI per eundem consulem prestandis in suis sindicamentis. pendente dicta appellatione fleri non possit executio ejusmodi condemnationis sindi-catorum. saluo si idem consul condemnatus fuisset pecuniarie in aliqua quantitate pecunie non excedente summos quindecim, quo casu non obstante appellatione executio condemnationum sindicatorum in ejusmodi quantitatibus non excedentibus summos quindecim pro singula retardari non possit, non obstante appellatione, illis tamen quibus solutio (ieri debebit fidejussionem idoneam prestantibus de restituendo dictas condemnationes si in appellatione succumberent. Declarantes quod hoc statutum et ordinatio in regulis registrari debeatis et deinceps obseruari in condemnationibus faciendis contra consules caphe occasione punitionum corporalium per eos faciendarum ut supra et non in alijs. Insuper allate nobis fuerunt littere subscripte manibus eorum quorum nomina inclusa vobis mittimus, commendantes nobis temerarium illum marcum gentilem. Propter qtfod moleste ferentes quod et vos et ipsi totiens nobis commendaueritis eundem marcum, scribimus eis litteras annexas quas volumus ipsis legatis, ut et vos et ipsi intelligatis quantum reprobemus quod ejusmodi delicta impunita pretereantur. quodque ciues et burgenses pro obtinenda venia detestabilis presump-tionis ejusdem marci intercedant. Quantum autem pertinet ad subsidia et subuentiones pecuniarias per vos in primis litteris requisitas, respondemus quod dum cogitaremus in mittendo vobis subuentiones illas quas saluti illius nobilis ciuitatis nobis carissime necessarias esse arbitrabamus, superuenerunt dicte littere vestri caloci diei xvim nouembris cum multis alijs mercatorum litteris, significantes res Campanie compositas esse, quodque in deo sperabatis omnia scandala orta post obitum agicarei cessare debere. Propter quod, considerato etiam quod inuentum est vanas et falsas fuisse fabulas illas que de pace facta inter venetos et dominum regem tureorum dicte fuerant, intelligentes quod quemadmodum ad propulsanda manifesta pericula molestum non est nec unquam fuit ciuibus quibuscumque sumptus facere pro salute illius urbis, ita decet nos quando non adsunt urgentes necessitates pecunias reseruare. statuimus solummodo impresentiarum ad vos mittere per viam cliij aliquas ex munitionibus per vos scriptis, de quibus vos per alias ordinate aduisabimus. et insuper via terrestri transmittere simul cum generoso viro alaono de auria consule designato augusto proximo ANNO 1467 ( 496 ) terrestri itinere ad vos venturo, aliquos magistros bombardarum et peritos in machinationibus bellicis, ut suasistis. Data janue mcccclxvii die xvi junij. DOCUMENTO DCCLXXVII. Ammoniscono il vescovo di CafTa di non intromettersi noi matrimonii misti, e mefavigliano della sua sentenza nella causa di Giorgio Fazio colla fanciulla greca. 1467, 16 giugno (Litterar. missar. officiai. Caffè, ann. 14G-1-1475) (fol. 53 v.) Reuerendo in christo patri, domino jeronimo. episcopo caphensi benemerito. Reddite fuerunt nobis. reuerende pater, littere vestre scripte anno proxime preterito die mi octobris. ex quibus ea intelleximus que de statu illarum rerum scripsistis, circa que aliud non respondebimus impresentiarum quia consuli ac massarijs et spectato viro carolo ci-conie consuli designato nunc ad urbem illam venienti commisimus quantum saluti et utilitati illius urbis carissime eonuenire judicauimus. Verum quoniam paternitas vestra in litteris ipsis mentionem facit de sententia ab se lata contra illam puellam grecam in fauorem georgij de facio et processum in ea causa agitatum ad nos transmisit, profecto, ut vobiscum familiariter loquamur, non possumus non maxime mirari quod paternitas vestra in ejusmodi matrimonijs aut causis puellarum grecarum vel armenarum contra voluntatem consulis massariorum et communitatis caphe aliqualiter se intromittat. Multas et quidem efficaces rationes allegare possemus. propter quas merito possumus ac debemus ex hoc mirari ac dolere, sed his tantummodo duabus memoratis reliquas silentio preteribimas. Prima est quod nonnulli ex deputatis super rebus caphensibus se probe meminisse affirmant. quod paternitas vestra sibi promisit se nullo modo intromittere in causis pertinentibus ad grecos et armenos. Secunda est quod si paternitas vestra debitam considerationem haberet in scandalis ac periculis que euenire possent ex intromissione sua circa predicta. etiamsi ( 497 ) DOCUMENTI non interuenissent promissiones vestre et repugnantia consuli et communitati caphe et non essent ordinationes in capha disponentes quod in causis predictorum vos immiscere non possitis, que omnia multifacere nihilominus decuisset, prudentiam vestram obtemperare et consulere utilitati ciuitatis caphensis et in causis predictorum. qui varijs erroribus circa fidem impliciti sunt et quoruni errores pro minori malo tolerantur pro euitandis scandalis ac periculis, vos non immiscere. Oramus igitur oneramusque ac requirimus vos ut de cetero in ejusmodi causis grecorum et armenorum jurisdictionem vestram non extendatis et aliqualiter vos non immisceatis, nobisque rescribatis intentionem vestram ut ea intellecta saluti ciuitatis caphe. cui super omnia prouidendum est. consulere possimus. Data janue die xvi junij mcccclxvii. DOCUMENTO DCCLXXV1II. Incoraggiano gli ufficiali e i magistrati tutti di Caffa al ben oprare a salute e prosperità della colonia. 4467, 16 giugno (Litterar. missar. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 54) Protectores etc. Spectato, prestantibus. egregijs et prudentibus viris, consuli, massarijs. antianis. officijs monete et prouisionis. et consilio ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, mandando al presente in quella nobile cita a noi carissima lo spectabile carolo ciconia citadino nostro, designato console de poi il tempo de lo spectabile gentile de camilla, non bisogna scriuerue altro saluo che alo dicto carolo, lo qua hauemo instructo a compimento de ogni cosa, dagiati fede circa tuto quello ve referira per parte nostra. Circa le particularitate hauemo scripte a voi consule e massarij in le lettere ve presenterà el dicto carolo tuto quello ne parsuto necessario, et tutti voi intendereti da ipso inter cetera como questa cita cum tuto lo destretto e per la gratia de dio in grande pacifico soto questo felice regimento de li illustrissimi se- ANNO 1467 ( 498 ) gnori nostri duchessa e duca, et in grande concordia e buona spe-ransa de ampliare tute le cose nostre. Item che noi et tutti li citadini non hauemo minor cura et affectione a la saluatione de quella nobilissima cita corno de questa, cosi corno hauemo sempre dimostrato in li casi necessarij sensa sparmiare speiza e fatica, e demostreremo sempre che interuegnisse lo bisogno. Yi confortiamo adun-cha che vi confortiati e dagiati pari modo conforto a tuti quelli populi a noi carissimi, e dal canto vostro siati sempre soliciti e diligenti a fare tute le cose pertinente ala salute et amplitudine de quella benedetta cita in modo che meritiati et da dio et da noi commendatione. Data die xvi junij 1467. DOCUMENTO DCCLXXIX. Patente di scrivano della curia di Caffa data por 26 mesi a Bartolomeo Roncaglielo. 1467, 46 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, anno 1457-1475) (fol. 137) Formola e ritenuta solite. Data janue mcccclxvii die xvi junij. DOCUMENTO DCCLXXX. Patente di console di Cembalo data per mesi 26 al nobile Gio. Antonio Calvi, q. Andrea, dopo il notaio Battista Oliva. 1467, 17 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 435) Formola e litenuta solite. Data janue mcccclxvii die xvn junij. v ( 499 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCLXXXI. Lettere di stipendio d’ un sommo mensile dato a Giacomo Boccalacqua q. Antonio. 4467, 20 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 137 v.) Formola e pagamento delle tasse come sopra. Data janue mcccclxvii die xx junij. DOCUMENTO DCCLXXXII. % Altre disposizioni contro Giorgio Fazio e Nicolò Torriglia. 4467, 20 giugno (Litterar. missar. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 54 v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Considerantes, dilectissimi nostri, quam damnosum esset illi ciui-tati impunitam preterire audaciam illius georgij de facio, presertim si quemadmodum scribitis verum est quod contra voluntatem illius puelle grece in domum ejus accedere presumpserit. et quod propter metum puella ipsa vel assensit velassensisse demonstrauerit ipsum georgium in virum et maritum suum accipere, comprobantes ea omnia et singula que circa ipsam materiam in alijs litteris nostris vobis et venerabili domino caphensi episcopo scripsimus, et in instructione vestri caroli ciconie apposuimus, committimus vobis expresse ut acceptis presentibus veras instructiones sumere curetis super dicta materia, et si vobis constiterit dictum georgium de facio contra voluntatem dicte puelle grece in ejus domum accessisse et propter metum puellam ipsam assensisse ut supra, co caso contra ipsum georgium juris re-medijs procedatis et ipsum puniatis ad exemplum aliorum. Et quoniam' reuideri fecimus per sapientes comperarum nostrarum processum agitatum in dicta causa coram dicto domino episcopo ANNO 1467 ( 500 ) caphense. ipsique sapientes retulerunt dictam puellam grecam per ipsum nunquam examinatam fuisse, quod inter cetera conuenientissi-mum videbatur, et insuper quod processus ipse nequaquam sub omnibus solemnitatibus opportunis formatus fuit, intelligentes hec addere nouum onus dicto domino episcopo, volumus ipsum nostro nomine ita moneatis quod de cetero juxta ordinationem per communitatem illam factam et a nobis comprobatam se nequaquam immisceat in causis ejusmodi ad grecos vel armenos pertinentibus. Ceterum assidue cogitantes in his omnibus que afferre possint quietem et concordiam populis illius nobilis ciuitatis nobis carissime, attentis querelis quas multi ad nos detulerunt quod nicolaus de tur-rilia et quidam alij officium aduocationis in urbe illa exercentes se-penumero vetustissimas et damnosissimas controuersias mouere et discordias inter populos illos seminare presumunt. volumus ac vobis committimus ut si. sumptis diligentibus instructionibus, inueneritis dictum nicolaum aut alios ejusmodi scandala damnosa et periculosa seminare in urbe illa, eo casu nicolaum ipsum et alios pariter delinquentes expellatis ex urbe illa, ut cesset ejusmodi malorum, et scandalorum materia, onerantes vos ut hanc nostram commissionem ita diligenter exequamini quod merito vos commendare possimus, et de his que inueneritis et egeritis circa predicta nobis ordinate rescribatis. Data janue die xx junij 1467. DOCUMENTO DCCLXXXIII. Patente di sottoscrivano della curia di Caffa data per mesi 26 a Gerolamo Recco, di Giovanni. ■1467, 8 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 137 v.) Formola consueta e solito pagamento delle tasse. Data janue mcccclxvii die vm julij. ANNO MCCCCLXVIII STORIA E DOCUMENTI ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. Ai rappresentanti della Casa di s. Giorgio, preposti al governo di Caffa, seppe di soverchiamente aspro il tenore delle lettere loro dirette nello scorso anno, e al - console Calocio Ghizolfì in ispecie punto non meritati sembrarono i ricevuti rimbrotti. Ondechè fra i messaggi al Banco spediti a mezzo anno 1467, uno ve n’ha in cui nel dar conto delle riforme introdotte in parecchi rami del pubblico servizio, non peri-taronsi di muoverne rispettoso lamento; e i Protettori del 1468 ad abbonirli, dicendo tale essere parsa la loro condotta allo scaduto Ufficio, da provocare ben più che le acerbe parole le quali si al vivo aveanli feriti : adoprassero quind’ innanzi in modo da rendersi degni d’encomii anziché di biasimo; e già ne davano loro a pregustare un saggio col lodarli dello spesso scrivere che da alcuna pezza andavano facendo. Imperocché il corriere Gregorio Pornasio, quegli che ornai te-neasi morto per viaggio, causa la lunga sua tardanza, giunto ANNO '1468 ( 504 ) al postutto in Genova, distribuita aveva ai destinatarii la numerosa corrispondenza consolare e privata; e a un tempo con lui, ma per strada diversa, altre persone ancora erano venute dalle contrade della Crimea con più fresche e consolanti notizie. Dell1 ultima comitiva faceano parte il borghese Giuliano Fieschi e Bartolomeo Santambrogio, agente del Banco, mandati oratori dai caffesi al sovrano ufficio di s. Giorgio e alla corte di Roma, ad informare quello del preciso stato delle colonie, e ottenere da questa talune indulgenze. L’arrivo delle epistole, e più dei legati taurici, non è a dire quanto rallegrasse i Protettori, Nicolò Italiano, priore, Giovanni Invrea, Lazzaro D’Oria, Nicolò De-Marini, Gianfrancesco Palmaro, Giuliano Maruffo , Carlo Lomellini e Raffaele Richemi, entrati in carica al principio dell’anno; e senza mora lettele e conferitone il testo in plenario consiglio, addì 29 gennaio diedervi analoga risposta, come in appresso. Avuto finalmente dopo tante iteratissime instanze alle mani gli inventari delle munizioni da guerra, artiglierie ed armi tuttora conservate nell’arsenale di Caffa e nelle fortezze delle minori città, e raffrontatili colle relative polizze di carico, grande, dicono, fu la nostra sorpresa nel constatarne 1’ enorme divario. Il perchè, se rendono grazie al console Ghizolfi peli’ invio dei registri, comandano al suo collega Gentile Camilla d’instituire rigorosa inchiesta sulle cause e gli autori del manco risultante, e riporre quindi il resto sotto tripla chiave, una a mano del console temporaneo, l’altra dei massari, la terza della Giunta incaricata all’ azienda militare : con che ai debiti tempi se ne verificassero le quantità deposlevi, redigendone ciascuna volta il verbale in apposito libro. Come vedesi, la fedeltà degli impiegati militari, andava anche troppo di pari passo colla onestà dei funzionarii civili ! Fossero si o no uniti di parentela, siccome lo erano di casato, Zaccaria Ghizolfi, signore di Matrega nella confinante ( 505 ) STORIA penisola di Taman, e Calocio Ghizolfi, certo è che sotto il costui consolalo le mutue relazioni loro da amichevoli e domestiche divennero apertamente ostili e nemiche: e ciò per motivi di interesse anziché di politica. Dalle sparse e sconnesse memorie della presente controversia sembrerebbe che il Zaccaria pretendesse niente meno che godersi in pace le delizie del suo principato, lasciando poi il pensiero della custodia e difesa di esso al governo di Calfa: cosa gravosa infruttuosamente alle finanze, e non onorifica al Banco. L’ uno e 1’ altro dei contendenti avendo sporto le proprie ragioni al Magistrato in Genova, questo nell’ inclinare a favore del suo rappresentante, lo invita a somministrare più esatte e circostanziate notizie sullo stato e condizioni del dominio di quel signorotto, che avea Paria di farsi scudo della protezione del tartaro imperatore. D’altri molti e minuti affari s’occupa il carteggio in discorso, i quali passeremo sotto silenzio, contenti di riferire sommariamente il diniego di confermare nella carica il vicario Leonardo Gherardi, la proroga nell’ufficio concessa agli anziani di Caffa, la consentita vendita del consolato di Tana, la promessa infine della non lontana partenza dell’ultimo console eletto, Alaone d’Oria, pella vegnente primavera (*): la quale si protrasse poi fino all’agosto. Chi recò 1’ anzidetta risposta ebbe eziandio a portar varii decreti sanciti dal Banco entro lo stesso mese di gennaio, alcuni dei quali citati nel surriferito documento: e crediamo dovesse essere per allora quel Paolo Boccalacqua sostituito al fratello morto in viaggio, la cui nomina fatta dai Protettori del 1467, fu confermata dai loro successori del -1468 pella piena validità (2). Contenevano essi in primo luogo la con- (’) Vedi il documento DCCLXXXVIII. (*) Vedi i documenti DCCLXXXIV e DCCLXXXV.— Più tardi, ai 14 luglio 1468, sotto il documento DCCCVIH è di nuovo parola di lui, come ricalcitrante a partire per CafTa. Temeva incontrare la stessa sorte del fratello Giacomo? anno 1468 ( 506 ) ferma a scrivano della Compere di Calta, per altri tredici mesi, del maestro Costanzo Sarra, dietro supplica d’un bel numero di partecipi (*), in secondo la negativa della franchigia concessa dai consoli al borghese Lodisio Gaspe, sebbene largheggino in lodi e azioni di grazie pei buoni servigi resi da lui con esemplare abnegazione e disinteresse nella costruzione delle mura e fortilizii della città (2), e finalmente la revoca d’ un ordine anni addietro spedito al console di trasferire al vescovo di CalTa i diritti e le rendite di una cappellania fondata nella chiesa di Copa a beneficio dei francescani di detta colonia dal pio concittadino Antonio Italiano (3). II. Restavano altri affari a discutere, i quali, meritevoli di più seria considerazione, occuparono i Protettori nel marzo e successiva primavera. Uno fu il provvedimento da adottare sulla controversia vertente fra Aurambey e Cogia Cotulsa, figli di Amirbey, col re della Giorgia, perchè un suddito di lui, a nome Jorgi Chezase, li danneggiò nella complessiva somma di ottantatrè e più mila aspri d’argento di Caffa. Ottenuto dai consoli P esercizio di rappresaglia sui beni e merci giorgiane, chiesto aveano, e speravanne, la ratifica dal Ranco; se non che questo in vista del pericolo di romperla con quel sovrano, nel tempo in cui forte necessità stringevali a mantenere coi vicini regni buoni rapporti di pace, sospesero invece la concessa facoltà fino a giorni più tranquilli, e intanto ordinarono ai massari di passare in conto dei defraudati armeni i ven-- (’) Vedi il documento DCCLXXXVI. (*) Vedi il documento DCCLXXXIX. (“) Vedi il documento DCCLXXXVII. ( 507 ) STORIA tisei mila aspri, di cui risultava dai registri di contabilità creditore sulle finanze di Caffa il Chezase, a titolo d’anticipato compenso ; amando meglio sottostare all’ eventuale perdita di quel danaro, che venire alle armi col limitrofo signore (*). Uguale senso di pietà ancora lo mosse ad accogliere questa volta la supplica direttagli e sottoscritta da tutti i cittadini e borghesi di Caffa, imploranti perdono al traviato Marco Gentile, caduto in estrema miseria in seguito alla proscrizione inflittagli pel suo fallo colla donna greca. Il perchè volendo, dicono i Protettori, imitare la divina clemenza che ai rei pentiti perdona, lo assolvono dalle comminate pene di confisca e di bando, ai patti che seguono: cioè, che la parte lesa rimetta spontaneamente l’ingiuria, e la sentenza d’assoluzione ottenga i due terzi almeno .dei voti del tribunale, formato degli anziani, ufficiali di moneta, massari e console supremo di Caffa (J). Cosi finiva una causa che addolorò assai il magnifico Banco, e non contribui davvero ad elevare il prestigio della moralità genovese nella Tauride I Anche prima di questa grazia, concessa ai \ 2 maggio 1468, ebbero i suddetti ad esaminare la lite da Babilano Adorno promossa nanti l’ufficio di s. Giorgio contro gli ultimi consoli usciti di grado, Raffaele Monterosso, Baldassarre D’Oria (e in luogo di lui, defunto, il suo fratello ed erede Melchione) e Gerardo LÓmellini, sopra tre luoghi delle Compere di Caffa da esso a loro mutuati ed ora richiesti, e i Protettori con alterna vicenda dispensando giustizia e favori, a lui riconoscono validi gli argomenti addotti (3), e a Gianantonio Calvi ito console a Cembalo accordano la facoltà di taverna nel luogo di sua re- (') Vedi il documento DCCXC. (’) Vedi il documento DGCXCIV. (') Vedi il documento DCCXCI. anno 4 468 ( 508 ) sidenza, alla guisa medesima dei predecessori suoi nella stessa carica (*). I cafTesi, come dissi pocanzi, spedilo aveano il nobile Giuliano Fieschi e Bartolomeo Santambrogio oratori al Papa ad impetrare non so quali indulgenze ai fedeli che per impulso di fiorita carità li sovvenissero di aiuti a compiere l’armamento e la cinta di fortificazione della città. I legati avanti che a Roma, condotti s’ erano a Genova latori di lettere e verbali comunicazioni al nazionale Governo, e affine di riceverne commendatizie al sommo pontefice ad agevolare la presentazione della supplica e il favorevole esito della domanda. I Protettori di leggieri ne li compiacquero , nel giugno vegnente, collo scrivere a Paolo II un loro messaggio, dove toccando delle condizioni del Levante sotto feroce giogo ottomano, e l’utilità del presentaneo soccorso al popolo taurico pel caso sempre vagheggiato della riscossa dei cristiani d’Occidente, lo pregano a nome proprio e dei supplicanti, loro sudditi calTesi, a mostrarsi generoso verso di essi, d’indulgenze almeno, ove che di materiali e pecuniarii aiuti non potesse essere munifico donatore (2). Più altre lettere dirizzarono lo stesso dì, e al medesimo scopo di facilitare l’intento, ai cardinali amici Francesco Della Rovere, generale minoritico, poi Sisto IV, e a quel di Bologna, Filippo Calandrini, nonché una collettiva a tutto il sacro Collegio, nulla omettendo che valevole credessero al conseguimento delle bramate elargizioni (3). Nè vane tornarono, come vedremo, le lor preci; imperocché gli inviati cafTesi senza molta difficoltà ottennero dal Papa le chieste indulgenze, e i Protettori sotto il di 8 ottobre non mancavano di ringraziarlo quanto se il (’) Vedi il documento DCCXCIH. C) Vedi il documento DCCXCV. (8) Vedi i documenti DGCXCYI, DCCXCVII e DCCXCVI1I. ( 509 ) STORIA lavore fosse stato fatto a loro stessi, pur scusandosi del non potere aderire alla sua domanda di ribasso del dazio sull’ allume romano, per non offendere i diritti antichi e costantemente mantenuti dei luogi pii, dei cittadini e dei partecipi al Banco (*). III. * Era giunta frattanto la state ; e i Protettori a sollecitare la partenza d’Maone D’Oria per la Crimea, nunzio, tra le altre cose, della nomina del suo futuro collega, addi 4 luglio 1468 raccolti a plenario consesso i socii alle Compere procedevano alla elezione del terzo console di Caffa e degli ufficiali subalterni. La quale cadde in primo luogo sul notaio Filippo Giau-roia, destinato a succedere al nobile Alaone predetto, su Moruele Adorno scelto per ministrale, e Benedetto Mainerò per cancelliere della masseria. Questi per tredici mesi, giusta la riforma introdotta l’anno 4 465, e i seguenti per ventisei, cioè Angelo Giovanni Squarciafìco, eletto capitano ossia custode della porta Caiadore, Antonio Sestri capitano dei borghi, Tommaso Airolo e Antonio Tagliaferro, scrivano l’uno, sottoscrivano 1 altro della curia. Dopo la capitale, provvidero alle castellarne di Cembalo e Soldaia nelle persone di Contino Fieschi e Damiano Cagnasso, niuna menzione fatta dei consoli delle due città, e lasciando all’ ufficio reggente la libera collazione dei capitaneati di Tana, degli orgusii, degli avamborghi e di tre segreterie della curia, per la mancata attendenza di aspiranti. Tutti poi. diceansi nominati a patto che la seguila elezione non contravvenisse in nulla alle vigenti leggi, e i titolari tenessersi pronti al viaggio a un cenno del sovrano Ufficio (2). (') Vedi il documento DCCCXX. (’) Vedi il documento DCCCII. Soeictà Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. I. 33 ANNO 1468 ( 510 ) Due delle vacanti cariche occupavanle tosto Benedetto Montanaro e Gianantonio Centurione, capitano degli orgusii quello, degli avamborghi questo, costituiti il giorno 4 2 luglio (l); patentato il primo addì 14 (2), l’ignoro del secondo, che forse non accettò, a dissomiglianza dei compagni, di cui le credenziali trovo firmate tutte nel corso dello stesso mese di luglio (3). Degno di speciale menzione io reputo anche il bel numero di bombardieri ed altri artefici militari, che ammessi a vario e lauto stipendio, giusta la capacita, nel corrente anno, inviarono i Protettori alla Tauride per fornirla di abili artiglieri, a difesa delle nuoye mura e castella ond’ aveano ricinto la città. I nostri documenti ne recano il nome almeno di quattro e tutti forestieri, cioè Cristoforo di Fiandra, Boccardo di Strasborgo (4), Corsaro Aminone (J) e Giorgio di Savastopoli, meglio che soldato, fonditore di bombarde (6), poi di condottieri di squadre, come lo strenuo Alberto Cattaneo, detto di Piacenza (7), sarti e operatori in chirurgia, quai furono Oberto Vignale e Leonardo Negrino (8); e ciò a rendere paghi i voti dei cafTesi che ne li ebbero richiesti. Vengono sotto questa rubrica eziandio parecchie elezioni successe luno^o l’anno 4468, a seconda dei casi che man mano svolgevansi nel disbrigo degli affari del Banco; e così avanti tutte, in ordine di tempo, quella del dottore Pasquale Celsi di Manarola in vicario consolare di Caffa, fatta il 4.° aprile e ratificata, mediante la firma, ai 28 luglio (9)* il giorno me- (’) Vedi il documento DCCCV. (*) Vedi il documento DCCCVII. (*) Vedi i documenti DCCCVI, DCCCV1II e DCCCXV. (*) Vedi il documento DCCCI. (5) Vedi il documento DCCCIV. (®) Vedi il documento DCCCXII. 0 Vedi il documento DCCCIII. (*j Vedi il documento DCCCIV. (9) Vedi i documenti DCCXC11 e DCCX1V. ( 5H ) STORIA desimo in cui venne rimessa al console Alaone D’ Oria sum-mentovato la patente di console supremo della Tauride, e la collazione della iagataria, a patto conducesse seco lo stesso numero di persone che l’antecessore suo Gentile Camilla (*). Lo che avendo adempiuto, il 2 agosto il magnifico Ufficio assegnò ad Urbano Dernice, Urbano Monterosso, e tre altri uomini da eleggersi dal suddetto, lo stipendio d’un sommo mensile in Caffa, alle condizioni della durata del consolato di lui, da cassarsi se immeritevoli, e senza percepire un secondo salario da quella masseria (2). Regolavasi da ultimo la successione dei castellani di Cembalo e Soldaia, coll’abilitare \inciguerra Vivaldi a fruire del conferitogli grado nel comando dei forti dei ss. Nicolò e Giorgio della prima città, e col sostituire ad Adriano Usodimare , eletto 10 scorso anno e rinunziatario per malattia. Guglielmo Centurione (3), rilasciate ad amendue le relative patenti (4). Il ritardo nella consegna di queste, provenne, a credere mio, da che i castellani predetti doveano, nell’intenzione del Banco, accompagnare il console Alaone D’ Oria nel viaggio terrestre alla Crimea, il quale ebbe luogo solo nell’agosto-1468, come dirò più sotto. IV. Le colonie intanto, e Caffa in ispecie, sopiti i dissidii, espulsi i turbolenti e facinorosi, ammegliorata l’amministrazione interna, in virtù dei savii decreti e severi ordini là trasmessi dagli Ufficii degli anni anteriori, respiravano sotto 11 più mite e regolare governo ; e avviato finalmente a seconda (') Vedi i documenti DCCXCIX, DCCCXIII e DCCCXVI. (') Vedi il documento DCCCXVII. (*) Vedi il documento DCCC. {•) Vedi i documenti DCCCIX e DCCCX. ANNO 1468 ( 512 ) il commercio, l’industria e la sicurezza pubblica, godevansi i frutti deliziosi d’una già lunga pace. Anche la vicina Campagna, abitata da tartari e varia mescliianza di nomade genti, da parecchio tempo non molestava la metropoli, i cui rettori perciò a bell’ agio dettero opera al compimento dei torti e delle mura di cinta, non che alla costruzione della gran cisterna, in vista d’ assedio nemico. Bensì un infortunio, il meno temuto in tanta prosperità di cose, giunse a turbare quei colonisti, cioè la morte del console Calocio Ghizolfi, a cosi poca distanza dalla ancora fresca fossa del predecessore Baldassare D’Oria. Di questo decesso, e dello stato anzichenò prosperoso della contrada, i successori di lui Gentile Camilla e Carlo Cicogna porsero notizia al Banco in molte loro lettere, scritte nell uscii e delPanno 1467 fino al marzo del corrente; delle quali neppur una oggi rinviensi nella filza di Caffa. Ma ci chiamiamo abbastanza contenti d’ avere trovata nel registro epistolare la fattane risposta; da cui ne coglieremo qui il più bel fiore, ordinandolo in succoso racconto. Condolutisi in prima i Protettori dell’immatura fine di Calocio, godono d’altro lato sulla felice condizione della limitrofa Campagna, già centro di turbolenze e frequenti dissapori cogli abitanti e i rettori di Caffa, come di li a poco ridivenne, e con zelo di padri invitano questi a ragunare le sostanze dello spento Ghizolfi per pietà dell’orfana e numerosa sua fi-gliuolanza. Pagato questo debito di carità, sul parere dei pratici di cose caffesi riprovano il disegno di fare generale deposito d’armi nel palazzo governativo, giusta l’avviso dei consoli, e valer meglio, dicono, che i gregarii tengano presso di sé le armi, pronti ad accorrere nel luogo del pericolo al superiore comando. Approvano invece l’operato dai medesimi nello svincolo delle servitù gravitanti sul terreno della costrutta cisterna, e l’idea di sovrapporre ad essa i magazzini generali dell’annona, suggerendo i tetti a pietra all uso delle ( 513 ) STOHIA chiese armene, per raccogliervi la copia maggiore possibile di acqua piovana. Vogliano che le lettere del Banco e dei suoi agenti indirizzate al corpo consolare di Cada siano d’ or innanzi poste a libro, sotto pena di sommi dieci al cancelliere volta per volta che obbliasse inscriverle; e così ripetono lo spesso inculcato invio dei cartolarli della masseria pegli anni scorsi, i conti della ritenuta del tredicesimo mese sulle paghe degli ufficiali, a vedere se quel reddito fu veramente impiegato, com£ esigeva un decreto, nella compera del miglio ; insomma i registri deir introito e dei dazìi tutti in vigore nella colonia. E perchè i quattro revisori, incaricati delP esame della contabilità caffese, dolevansi di non poche condanne colà evase o tenute in non cale, i Protettori fanno stretto obbligo al potere giudiziario di mandarle a pronto effetto, e dare quind’innanzi degli eseguiti ordini fedele rapporto ai controllori suddetti. Impongono si costringa Giuliano Squarciafico a prestare conveniente sicurtà per le provviste guerresche trovate mancare, i cui inventari, eh1 esso diceva spediti a Genova col ritorno in patria dell’ex-console Gregorio Rezza, giunti non erano al Banco : e la cauzione medesima richiedessesi dai delinquenti, implicati nel processo, di stare al giudizio e sentenza dell’autorità punitrice del manco che venisse a risultare dalle inchieste in corso. La distribuzione delle cariche e 1 alterno scambio degli investiti essendo grand’arte d’un giusto e ben ordinato governo, i Protettori avvertono il console di mandare or 1’ uno, or l’altro dei sudditi di Caffa a recare l’annuo tributo al turco, niuna distinzione fatta sul colore politico e la qualità di borghese o cittadino , purché idonea persona sia, fedele a tutta prova, e si acconci alla spesa, ridotta di aspri duemila sugli otto fino allora consentiti e che parvero troppi allo scopo. Dessi stessi poi vollero procedere, seduta stante, al mutamento di mezzo ANNO 1468 ( 514 ) ufficio di Moneta residente in Cada, e tirati a sorte i nomi di due fra i quattro membri che lo componevano, al luogo degli estratti Lazzaro Cattaneo e Gregorio Delpino, v’ammisero Adamo D'Oria e Babilano Adorno, i quali coi restati Cristo-foro Narice e Simone Carmadino uffiziassero 1’ anno seguente, dopo cui rinnoverebbonsi della seconda metà. Ciò nell’ ordine giuridico ed amministrativo di Caffa. Quanto alle minori colonie hannovi in questo lungo messaggio due cose, che non voglio preterire, spettanti a Soldaia e Cembalo. Nella prima città era morto di corto il genovese Torlorino, e il console del luogo rimasto solo, senza pur un latino, non che un compatriota, di compagnia: ondechè i Protettori ingiunsero al magistrato di Caffa d’ammettere al soldo un originario ligure e spedirlo a quella volta. Il console di Cembalo invece a togliersi la noia della solitudine scorticava i soldati del presidio, col vendere loro a carissimo prezzo le mercanzie e il vino (giacché, come spesso accennano i documenti, egli teneva osteria nel forte), sicché al giungere delle paghe da Caffa quasi tutte se le assorbiva esso per le anticipate somministrazioni, doLde lagni senza fine, ricorsi e languore di disciplina. Per cui dai padri di s. Giorgio ordine fu dato al potere centrale d’ovviare al male, somministrando dalla masseria le merci a prezzo onesto, o punendo l’ingordo console esemplarmente, o in altra qualsiasi guisa, a suo libito accomodando la contesa, purché la guarnigione più non venisse taglieggiata con avara crudeltà. Al fianco opposto delle terre suddette signoreggiava in Matrega il genovese Zaccaria Ghizolfi altre volte nominato. Costui a sostegno del vacillante suo dominio, che ornai sfuggivagli di mano, faceva da pezza della scaltra politica: limosinava cioè da ogni parte soccorsi, e avutili, attaccava briga con amici ed avversarli, pur di conservarsi in trono, se con buone o male arti non curando. In imprenditore, borghese di Caffa, con ( 515 ) STORIA regolare permesso del console ebbegli costrutto un castello in una favorevole posizione del suo piccolo stato, e Zaccaria vi impiantò senz1 altro lì presso un uffizio di gabella, sforzando i passanti a pagare non so qual pedaggio o tributo, ad insaputa d’amendue i magistrati di Genova e di CafTa. Avutone lingua il Banco, mandava issofatto a dichiarare nullo il dazio imposto, costretto il Ghizolfi a restituire il mal tolto, e doveriosi escutere a soddisfare al debito che'da tempo tenevalo obbligato alla masseria calfese. Sembra che i turchi poco dopo, molestati forse anche dalle sue pretese, ne assumessero essi la vendetta, imperocché ne invasero a quei dì e disertarono il territorio. Continuandosi sempre nel carteggio medesimo, i Protettori danno avviso al console dell1 assoldamento di buon numero di artiglieri e maestri di bombarde, tra cui Albertino da Piacenza, ingegnere di chiara fama, e caricare non piccola quantità di munizioni, attrezzi e materiali da guerra sulla nave Bronda, in vela per Scio, di dove il nobile Cipriano Vivaldi, uomini e cose, tutto avrebbe per la via più sicura trasmesso a Caffa. Essi poi affrettare la partenza a quella volta di Alaone D1 Oria, col suo vicario consolare Pasquale Celsi e un gruppo d' ufficiali con viaggio terrestre, acciò pervenissero innanzi dei rinforzi marittimi suddetti, e non tocchi della peste che correva voce cominciasse infestare i borghi vicini. E infatti un poscritto dei 2 agosto ci impara che il dì stesso o il successivo la comitiva lasciò la città, dirigendosi alla Crimea, e il morbo prese a svilupparsi in Genova con sufficiente intensità. Due lettere vennero consegnate al D'Oria, da presentare l1 una agli anziani e ai membri componenti l1 ufficio di Moneta, la seconda al vescovo latino di CafTa. In questa rinnovano al prelato le instanze di non frammettersi nelle cause matrimoniali dei cristiani di rito armeno e greco, per non creare imbarazzi alla civile podestà, restringendosi ad esercitare il ANNO 1468 ( 516 ) sacro suo ministero sui popoli di fede romana, come già altre fiate ingiunto gli avevano (‘); e in quella annunziano con visibile compiacenza ai loro sudditi la continuazione del florido stato della Repubblica sotto il felice governo del nuovo duca di Milano, del quale anche la lontana colonia avrebbe provato, com’era a sperare, i benefìci influssi (2). V. Liberiamo qui sul fine la data parola col narrare il poco che n’ è concesso sapere dalle sparse memorie sulla contrastata successione al defunto imperatore Agi-Kerai, e il tempo della sua morte. Su ciò variano assai le opinioni degli scrittori, e fra gli storici orientali medesimi, il Deguignes (3) asserisce esservene parecchi, i quali la segnano come avvenuta 1’ anno 1475 ; cosa eh’ egli, sulla fede del Cromero, ricusa prudentemente di ammettere, sebbene per mancanza di prove astengasi poi dallo stabilirne la giusta data. La verità adunque é quale si desume a tutta evidenza dai nostri documenti. Sotto il di 15 gennaio 1467 i Protettori di s. Giorgio affermano avere ricevuto più lettere da mercadanti genovesi di Caffa, scritte nel settembre dell’anno avanti, nelle quali davasi loro l’annunzio della recente morte di Agi-Kerai, e aggiungevano essere occorsi in seguito a quel decesso torbidi piuttosto gravi e compromettenti la quiete pubblica di Caffa, pella vicinanza del teatro della guerra (l). Il laconismo della notizia viene spiegato dal soggiunto che il console del luogo n’ avrà già in precedenza reso consapevole di tutto il magnifico (’) Vedi il documento DCCCX1X. (*) Vedi il documento DCCCXVIII. (*) Hist. Gen. des Huns, des Turcs, dei ilogols etc. Tom. 3 p. 377. Paris 1747. (*) Vedi il documento DCCCXXI. ( 517 ) STORIA Banco, non essendo compito di privati cittadini 1’ informare in cose d’ordine pubblico il sovrano Magistrato. Disgrazia volle però che i messaggi di costoro giungessero abbastanza celeri a Genova, e molto a rilento quelli del console, se pur vi pervennero mai, che anch’oggi invano cercherebbonsi nella filza conservata in archivio. Comunque, risulta chiaro da questa responsiva che la morte del Kan tartaro successe nella metà circa d’agosto o nel settembre al più dell’anno 4 466; e tanto ne basta per fissarne in modo abbastanza preciso la data. NelPuscire di vita Agi-Kerai lasciò otto figli (*) i quali, giusta il consueto, disputaronsi coll’armi alla mano i gradini del trono. Xourdoulet-Kan (2), secondogenito, ebbe da principio la vittoria sui contendenti fratelli, e su Mamac, signore della Campagna (3), nemico in sulle prime e poi devoto alla stella nascente, e, come narrano le storie e confermano i documenti, si cinse la fronte del diadema imperiale. Ma fu breve assai il suo regno, il quale a mala pena toccò 1’ anno : che Mengli-Kerai, giovane d’alti spiriti, ardito, battagliero e meglio fortunato di lui, poco dopo ne lo scacciò di seggio, e s’impose coll’astuzia e la spada a sovrano della Crimea, cui governò lunghi anni, monarca assoluto fino alla caduta di CafTa nel 1475, vassallo e tributario a Maometto li dall’ infausta epoca in poi. V’ha chi scrisse avere i genovesi perdurato mai sempre in (') Eccone i nomi secondo il citato autore. I.* Doulet jar. 2.° Noordoulet-Khan. 3.° Haider-Kan. i.‘ Coutlouc Saman. 5.* Kildisch. 6.° Mengheli-Kerai-Kan. 7.° Iamgurzi. 8." Avas Timour. (!) Cromero lo chiama Nourdouald, altri Nordulet, e spesso i nostri documenti Nordolar o Nordonular. (3) Che Mamac dominasse la Campagna, territorio sufficientemente vasto intorno a Cada, lo provano numerosi documenti. Chi fosse, Io dice il Deguignes colle seguenti parole. * Dans le meme temps les mogols qui sont au dela du Volga entrerent sous la conduite de Maniac (sic) dans les pais chretiens, ou se partageant en plusieures bandes. les unes se repandire dans la contrée de Rezan qu’ils ravagerent, les autres dans la Lithuanie, la Podolie et la Moldavie ». ANNO 1468 ( 518 ) istato di guerra coi tartari, dopo la rotta da essi toccata in Solcati nel 1433 sotto il comando di Carlo Lomellini, poco esperto capitano, e ad ogni occorrenza tribolassero quei popoli con frequenti scorrerie: e fu per avventura in una di queste, dice il vivente autore (*), che Mengli-Kerai suddetto, ancor regnante il padre, rimase prigione dei coloni di Caffa. « Avuto cosi prezioso pegno nelle mani fecerlo nobilissimamente educare, e a tutte quelle più civili discipline ne informavano l’animo che aveano pregio tra popoli d’allora: lo erudirono collo studio delle lingue, col presidio delle scienze, e l’ornamento delle lettere e delle arti, lo resero un modello di principe. In questo, correndo il 4 467 (2) moriva Agi-Kerai, la cui successione aprivasi di sette figli che tosto per feroce ed intestina discordia agitavasi, ciascuno di essi pretendeva assoluto il retaggio paterno; i genovesi levavano fiamma di quel fuoco, scaldavano le ire fraterne, e mescolavansi nelle loro guerre che ora occulti, ora palesi infiammavano. Al figlio Nourdelet primogenito era sulle prime riuscito di succedere al padre cogli aiuti polacchi, ma i genovesi proteggevano ed al trono volevano condurre il loro pupillo. Dopo molta e crude! guerra pervenivano a balzare dal reai seggio Nourdelet, lui cogli altri fratelli menare cattivo in Caffa, Mengli-Kerai sestogenito far dichiarare e riconoscere solo Kan di Crimea. 1 fatti prigioni menavano allora in Soldaia, e nella torre di questa gelosamente li custodivano, statichi ad un tempo della sicurezza del regnante Kerai, guarentigia loro contro di questo, dove mai il béneficio avesse obbliato, e si fosse reso rubello all’imposta tutela ». Codesto racconto, che non sapremmo da quali fonti derivi e (4) Canale. Della Crimea e del suo commercio ecc. Voi. 11. pag. 138. (5) Abbiamo provato che la morte di Agi-Kerai avvenne anzi nel 1466; o più sotto, che Nourdoulet ne fosse il primogenito, nissun fuor del Canale lo disse, che noi sappiamo. ( 519 ) STORIA su quali prove venga basato, giacché Fautore non cura di citarle, ci sa di romanzo più che di veridica storia; e se tu ne eccettui la cattività dei principi tartari, nulla di quanto bevvi detto emerge dalla numerosa serie degli editi e dei già raccolti documenti alla compilazbne dei presenti annali. Nella esposizione storica del 1454 riferimmo bensì, e lo ricorderà il lettore, il concorso prestato al gran turco dal re Agi-Kerai nelP improvviso assalto dato a Calta dalle confederate truppe dei due sultani (*); ma dopo quel tentativo non esiste memoria nei successivi anni d’altro attacco o levata di scudi tra i tartari e i colonisti genovesi, in cui possa aver avuto luogo la presa del giovinetto Mengli-Kerai. Come mai il potente imperatore avrebbe lasciato si a lungo il suo figlio in balia del nemico senza procacciargli colParmi la libertà, e come le nostre carte tacere totalmente del possesso di tanto grande ostaggio? Eppure di lotta col sovrano anzidetto, e di provvedimenti dati o richiesti pella personale sicurezza e pretesa educazione dell’ illustre rampollo tacciono in pieno le missive del Banco e le risposte dei caffesi rettori. Cade quindi per noi la base su cui poggiare questa che stimiamo pura invenzione, scambiata per avventura con quello che avvenne nel fatto anni dopo tra Mengli-Kerai, Nourdoulet e i suoi fratelli, e dirà il seguito della nostra storia. Una cosa ci si può a tal proposito assai giustamente opporre, come mai Agi-Kerai, cui facemmo avversario dei genovesi nel 1454, e morto nel 1456 (2), ora P asseriamo passato di vita nel 1466. Con sincerità ammettiamo aver corso le poste in quell1 affermazione; Agi-Kerai nell’anno surricordato anziché la morte dovè incontrare un competitore, il quale durante parecchio tempo gli contrastò la signoria di Crimea. Nel docu- 0 Vedi a pag. 63 e seg. del voi. 1. (*) Vedi a pag. 486, ivi. ANNO i 468 ( 520 ) mento dei 27 novembre 1456 è cenno a due riprese d’un nuovo imperatore, di cui tacesi disgraziatamente il nome, che mostrava volersi amicare il governo di Calla, e il console di essa aveagli diretto l’invito perfino di recarsi in città in mezzo a loro, affine di abboccarsi da vicino con lui e stringere il nodo di mutua benevolenza ed amistà (*). Ma dopo ciò è buio fìtto, e niuna menzione più trovasi del nuovo re nella successiva corrispondenza, dove ricompare invece il primitivo Agi-Kerai. Sarebbe mai questo uno dei tanto frequenti casi, nelle storie dinastiche d’Oriente, di ribellione di dignitarii e pascià al sovrano o di figlio al padre? Quasi lo crediamo, spintivi eziandio dal riflesso suggeritone dalla serie cronologica dei Kan taurici dataci dal Deguignes predetto e dal metropolitano russo Sestren-cewtiz (2). Questi due autorevolissimi scrittori collocano imperatore intermedio fra i superiormente segnati, il terzogenito di Agi, Haider-Kan. Costui adunque, ribellatosi al padre, ne avrebbe usurpato il potere, come lo dice il titolo di Kan, e, a ciò che sembra, pagato poco stante il fio del suo ardire colla vita; se è vero che alla morte del vecchio Agi-Kerai se ne disputassero l’eredità solo più sette degli otto suoi figli. VI. Niun dubbio del resto può più cadere che a mezzo l’anno corrente 1468, Mengli-Kerai occupasse il trono della Crimea, arbitro della sorte del detronizzato fratello Nourdoulet e suoi (') Videtur quod si ille nomis imperator schitarvm a vobis accitus obtinuit, a pag. 658. E più sotto, a pag. 660; inspeximus ea omnia que scripsistis de ilio nono imperatore a vobis accito, quamque certam spem haberetis quod obtinere debeat. (’) Sono almeno nove gli esempi di deposizione e di ristabilimenti sul trono che si incontrano nei Kan della Crimea in questa serie cronologica, da Gazi Iterai nipote di Mengli a Sahim, che cesse gli Stati alla Russia nel 1783. ( 521 ) STORIA seguaci. Ce l’apprende a ciliare note il tenore della lettera scritta dai Protettori di s. Giorgio al console e massari caffesi, in cui rispondono a parecchi messaggi recati dalla lauride dal corriere Nicolò Camogli, con tanto commendevole celerità da crescergli, a titolo di premio, d’un quinto il primitivo salario, elevato ai cinquecento aspri annui. Quel carteggio consolare informava il magnifico Banco degli importanti avvenimenti successi nelle finitime contrade da parte dei turchi come anche e più dei tartari; l’assunzione cioè al trono di Mengli-Kerai predetto con universale consenso e applauso dei gran dignitarii dell’impero, la sua venuta in Calìa e confidente soggiorno con tutta la corte, il condono d’una buona porzione dell’usato tributo, la pace infine segnata con essi e il commune accordo d’internare nell’inospite lande della Scizia il vinto Nourdoulet co’ più fedeli suoi partigiani. Seguiva in ciò il nuovo sovrano la politica degli avi, i quali nei primordii del comando solevano accostarsi ai principi cristiani loro confinanti, affine di consolidare il potere, pronti a sciogliere la lega appena ne vedessero il tornaconto. Mengli Kerai però sembra facesselo davvero; a segno che avendo il turbolento Jacopo Grimaldi prestato aiuto ai suoi avversarli nella Campagna, al tempo della civile guerra scoppiata fra lui e i contendenti fratelli, a vece di spingere il console al castigo, intercesse a favore di Jacopo presso il governo, e n’ arrestò la mano pronta alla giustizia. E sì che l’azione del genovese lo feriva ben al vivo; in quanto che proposto avea a Nourdoulet di portarsi incognito a Matrega, luogo munito e forte, ove avrebbe potuto raccogliere le truppe a se devote, e piombare quindi serrato sul competitore. Ma le furtive lettere erano cadute in balìa di Mengli, che ora se ne vendicava col perdono non solo, ma colla richiesta di grazia. Quale differenza tra l’opera d’un tartaro onesto, e d’un cristiano ambizioso e traditore! Spiacque non ostante ai Protettori la condotta del console ANNO \468 ( 522 ) in accedere ai voti del monarca, la quale tacciarono di debolezza: avrebbonlo più volentieri saputo condannato nel capo. Ingiungono perciò che bandito sia il Grimaldi dalle terre tutte della Crimea soggette al loro dominio, e da Matrega segnata-mente, ove teneva sua solita residenza: lo si astringa a prestare grossa sicurtà di non varcare mai più i limiti del suo confinio; e se il tartaro imperatore movessene lagno, o anche solo ne mostrasse doglia, suggerivano fossegli fatto intendere che puramente a contemplazione di lui astenevansi dal colpirlo di morte, come meritava il grave suo fallo. In riguardo a Matrega ancora, riprovato di nuovo l’illegale e tirannico dazio imposto ai naviganti da Zaccaria Ghizolfi, feudatario del luogo, vogliono che il signorotto sia escusso a rifondere nella masseria di CafTa tutto il ricavo ottenuto dall’indebito balzello. Poscia, se lamentano i danni inferiti a quel piccolo principato nella recente irruzione dei turchi, godono pur anco che i legni di loro nazione siensi lasciati partire liberi ed intatti, contro lo stile di quei barbari. Ciò che dà motivo di credere che il saccheggio avvenisse per collera di privati, anziché per volontà della sublime Porta, spintivi forse dalle angherie e soprusi esercitati dal Ghizolfi indistintamente su i turchi come su i cristiani. Da Roma erano giunti nel frattempo i legati cafTesi Giuliano Fieschi e Bartolomeo Santambrogio, contenti dell’ esito di loro missione, latori delle tanto desiderate bolle d’indulgenza. Non ne conosciamo il tenore, ma dalla gioia che ne sentivano è lecito argomentare fossero larghe assai e promettitrici di copiosi incassi d’elemosine pella incolumità e difesa della diletta loro patria. Tali almeno parvero allora al magistrato di s. Giorgio ed agli inviati taurici: sebbene l’anno vegnente l’esperienza ne li facesse mutare d’avviso; il che provocò nuove dimande e schiarimenti, e fu cagione d’un penoso ritardo nel rinvio dell’ ambasciata. ( 523 ) STORIA Non c’interterremo d’avvantaggio nel racconto d’altre minute cose spettanti al corrente anno, paghi d’avvertire che la peste anche nel '1468 si fé sentire con qualche intensità e insistenza in Genova, e dalla state a tutto ottobre tenne in crudele ansia il governo ed i cittadini; quasi li volesse compensare della già troppo lunga tranquillità, e della recente tregua firmata fra le corti d’Italia per opera del pontefice Paolo li ('). 11 quale fino allora ideava tuttavia, è vero, di dar esecuzione all’armamento rimasto sospeso alla repentina morte di Pio II, ma a breve andare « sebbene avesse giurato prima e dopo la sua elezione di proseguire l’impresa, nondimeno considerando la morte dell’antecessore, lo scioglimento della crociata, i disordini accaduti e la difficoltà di ricominciare, avuto il parere di due vescovi dichiarossi sciolto dal giuramento, e tennesi contento di somministrare pecunia larghissima agli Ungheresi, a Scanderbeg ed ai veneziani, senza parlar di armi in tutto il tempo che visse, sino al 1471 (2) ». (’) Nell’archivio governativo sotto i numeri 44, 45 e 51 del mazzo II Politicorum esistono i capitoli della lega fra i principi d’Italia dei 22 e 28 gennaio 1467, e la pubblicazione in Genova della ratifica della pace indetta dal papa Paolo, fatta addì 26 maggio 1468. C) Guglielmotti : Storia della Marina Pontificia , voi. II, pag. 358. Firenze 1871. DOCUMENTI DOCUMENTO DCCLXXXIV. Paolo Boccalacqua è eletto custode della porta Caiadore in Caffa per mesi 26 , in sostituzione del q. Giacomo suo fratello, morto per viaggio alla Crimea. 1468, 14 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 138 ) * MCCCCLXVIII die XI januarij. I Protettori dell'anno 1467 appongono due condizioni alla collazione dell ufficio richiesto dai fratelli Paolo e Gregorio. Prima est quod antequam consignentur littere dicti officij eidem paulo, fieri debeant per eum et dictum gregorium expedientes promissiones de quitatione totius ejus ad quod massaria caphe quomodolibet obligata esset, seu dici posset. heredibus dicti q. jacobi. Secunda est quod hec electio locum habeat sub formis et conditionibus superius declaratis, casu quo approbata fuerit per magnificos dominos protectores comperarum sancti georgij anni presentis. et non aliter. Socittà Ligure, St. Patria. Voi. VII. P. 1. 34 anno 1468 ( 526 ) DOCUMENTO DCCLXXXV. I Protettori dell’anno 1468 approvano sotto le condizioni surriferite la sopraddetta elezione. 1468, 15 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 138) Forinola breve e semplice. Data janue mcccclxviii die xv januarij. DOCUMENTO DCCLXXXVI. I medesimi confermano il maestro Costanzo Sarra in scrivano delle Compere, ossia della protettoria dei luoghi di Caffa, per 13 mesi. 1468, 26 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 139) Forinola e ritenuta del tredicesimo mese, come di solito. DOCUMENTO DCCLXXXYII. Decreto con cui la cappellata e uflìziatura del'a chiesa di Copa è attribuita e ridonata ai frati Minori di s. Francesco in Caffa. 1468, 29 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 139 v.) * MCCCCLXVIII die veneris XXVIIII januarij. Magnifici domini protectores comperarum sancti georgij communis janue anni presentis in legitimo numero congregati, quorum hi qui interfuerunt nomina sunt hec: ( 527 ) DOCUMENTI D. Nicolaus italianus prior Julianus marrufus Nicolaus de marinis Lazarus de auria et Johannes de inurea Raphael richeme Johannes franciscus palmarius absente tantummodo Carolo lomellino reliquo octauo. Audito hodie et sepenumero alias venerabili fratre johanne de mountia asserto vicario ordinis sancti francisci caphe et in partibus infidelium, grauem querelam deferente de quadam deliberatione facta anno proxime preterito die xxvm aprilis per spectabilem et egregios dominum consulem, prouisores et massarios et consilium antia-norum ciuitatis caphe. virtute cujus statuerunt quod elapso dicto anno capellania ecclesie coparij spectet et spectare debeat reuerendo domino episcopo caphensi. et hoc attentis litteris alias in ea causa scriptis per precessores ipsorum dominorum protectorum virtute quarum disponitur quod dicta capellania conferatur eidem domino episcopo. dummodo id fleri possit sine alicujus injuria. Et ob id requirente ut cum paulus de auria. gregorius de pinu et julianus de flisco sindici et gubernatores conuentuum sancte marie et sancti georgij caphe se appellauerint a dicta deliberatione ad ipsos dominos protectores. et postea dicto anno proxime preterito die xxvin maij consul coparij et massarij ejusdem loci ac nonnulli mercatores ibidem residentes cognouerint et declarauerint ecclesiam coparij edificatam fuisse per quondam antonium italianum sub nomine sancte marie et conuentus sancti francisci de capha. et ecclesiam ipsam ac jurisdictiones ejus eidem conuentui seu fratribus minoribus sancti francisci spectare et pertinere, velint ipsi domini protectores decernere ac declarare dictam ecclesiam coparij et capellaniam ejus spectare et pertinere dicto conuentui sancti francisci caphe. non obstantibus quibusuis litteris per precessores eorundem dominorum protectorum in ea materia scriptis, que tamen, ut dictum est. disponere videntur dictam capellaniam conferri debere prenominato domino episcopo caphensi. dummodo id fieri possit sine aliena injuria, et non aliter. Yisis dicta deliberatione spectabilis domini consulis et massariorum ac prouisorum et consilij caphe et appellatione ab ea interposita per supranominatos paulum de auria et socios sindicos et gubernatores ut supra, cognitioneque et declaratione postea facta per nobilem consulem ac massarios et alios residentes in loco coparij de qnibus ANNO 14f»8 ( 528 ) superius fit mentio : Et auditis prostantibus viris rapimele de monte-rubeo. paulo de grimaldis. gabriele de prementorio et guiraldo de viualdis deputatis super negotijs caphe referentibus se ex instructionibus sumptis a plerisque mercatoribus rerum caphensium peritis inuenisse quod a multis annis citra semper fere fratres minores caphe unum ex se ipsis transmiserunt ad officiandam siue exercendam dictam capellaniam coparij : Maturo inter se se examine ac discussione pre-habitis. statuerunt ac decreuerunt. statuunt ac decernunfr quod consules coparij. quandocumque ad ipsum locum transmittendi, teneantur ac obligati sint secum ducere ad officiandam seu exercendam capellaniam ipsius loci unum ex fratribus minoribus dicti conuentus sancti francisci caphe. non obstante deliberatione facta ut supra per dominum consulem, prouisores. massarios et consilium caphe. et quibus-uis litteris precessorum eorundem protectorum in contrarium hactenus factis. DOCUMENTO DCCLXXXVIII. Risposta dei Protettori a più lettere dei consoli : approvano varie ordinazioni fatte da questi in Caffa, e ne comandano altre. 1468, 29 gennaio (Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 55) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massa-rijs ac prouisoribus ciuitatis caffè, dilectissimis nostris. Accepimus ultimate, dilectissimi nostri, litteras vestras calocie scriptas die xvm julij cum diuersis additionibus, quarum ultima facta est die m septembris proxime lapsi, et vestras etiam gentilis scriptas die prima et via septembris. quibus succinte respondebimus. Primum igitur commendamus diligentiam vestri gentilis, qui juxta commissiones vobis datas misistis inuentaria munitionum tam caphe quam aliorum locorum nostrorum in mari illo positorum. Et quamquam dum computamus quantitates ac numerum munitionum et ai> ( 529 ) DOCUMENTI morum per nos rliuersis temporibus transmissorum, non possumus non maxime dolere, quod ex ipsis inuentarijs intelligimus. admodum exiguam partem ipsarum munitionum et armorum conseruatam fuisse, grata tamen fuit nobis ipsorum inuentariorum transmissio, et gratior nobis erit inquisitio, quam speramus vos gentilis facietis, juxta commissiones nostras, contra illos quorum culpa vel negligentia dicta arma et munitiones deperdita fuere. Et ne de cetero in ejusmodi erroribus perseueretur. committimus vobis ut ordinetis quod munitiones ipse sub saltem clauibus tribus asseruentur. quarum unam teneat consul, unam massarij. et reliquam officiales super ea re deputandi, cum ordine quod congruis temporibus reuideantur et de eis diligens ratio in uno cartulario propterea conficiendo teneatur, ne deinceps deperdi aut deuastari possint. Visus estis vos calocie ex litteris vestris plurimum mirari et moleste ferre quod tam acerbe vos et collegas in litteris nostris reprehenderimus. Quocirca vobis respondemus quod littere vobis scripte, decrete et attente reuise fuerunt per nostros precessores et deputatos super negotijs caphensibus. quorum aliqui affirmant tales eis visos fuisse errores propter quos vos ita reprehendere decreuerunt. ut aliter corrigi mererentur quam per litterarum reprehensionem’. Ex quo vos hortamur ut de cetero errores ipsos ita corrigatis quod honori nostro et debito vestro satisfaciatis. Tedet jam nos de illo temerario marco gentili sermonem facere, ex quo exequamini contra eum commissiones nouissime vobis scriptas, quas denuo si expedit approbamus. Si audax ille georgius de facio tandem in concordiam deuenit cum matre et fratre puelle eo modo a se desponsate, id nobis placet, et tamen audacia sua a principio toleranda non fuit propter pericula que ex ejusmodi excessibus facile oriri possent. Gregorius nuncius tandem ad nos peruenit et litteras vestras attulit. Verum quoniam littere vestre ipsum accusant, intelligere studebimus antequam eum ad vos remittamus quomodo se habuerit. Interim autem volumus stipendium ejus per vos suspensum retineri donec nos. rebus intellectis, vobis significabimus quid de eo fieri velimus. Super omnia laudamus et vos iterum iterumque oneramus ut congruis temporibus omnino prouideatis milium ematur ex pecunijs que processerunt ex venditione ejus milij quantitatis quam vendidisse ANNO 1468 ( 530 ) scribitis, et pari modo ex pecunijs xm mensis per nos in tam laudabilem prouisionem deputatis. Nam ea munitio dici potest funda-damentum et columna salutis illius ciuitatis ad casus incertos. Prorogationem temporis antianorum approbamus sub ea forma sub qua a vobis decreta est. et hanc approbationem nostram in regulis volumus registrari. Quemadmodum nobis molesta fuit ruina illa murorum quam . scribitis contigisse ex inundatione aquarum, ita nobis plurimum placuerunt ea que scripsistis de constructione fontium et maxima diligentia per vos habita circa constructionem antimurorum. circa quam deo juuante celeriter perficiendam vos et quemlibet vestrum omni studio adhortamur. Nam. ut prudenter memoratis, ex tam laudabili opere, saluti ac conseruationi illius nobilissime 'ciuitatis omnino necessario. ingens meritum apud deum et maximam laudem apud homines consequemini. Approbamus ea que fecistis circa venditionem consulatus tane, plu-rimumque letati sumus quod vir prestans carolus ciconia ad vos sal-uus peruenerit. ut in fine litterarum vestrarum continetur, et cupide expectabamus responderi litteris nostris quas carolus ad vos detulisse debuit, et commissionibus eidem per nostros precessores datis. Legati caphenses ad nos dei gratia salui peruenerunt. illisque de-putauimus auditores quatuor prestantes ciues rerum caphensium peritos. qui nobis, propter maximas occupationes venditionis cabellarum et alias, nondum retulerunt. Intelligemus eorum petitiones, et in his omnibus que saluti et amplitudini illius urbis necessaria videbuntur ita nos habebimus quod manifeste intelligi poterit quod quemadmo* dum hactenus non defuimus, ita de cetero non deerimus saluti et conseruationi illius nobilis ciuitatis nobis carissime. Intelleximus ea que scripsistis de illis asperis sex milibus solutis per massariam culpa q. gregorij de senarega. et de sententia lata contra massariam per sindicatores. Quocirca respondemus vobis quod quam primum ad 'nos deferentur processus ipsius cause, quos misisse scribitis et nondum habuimus, deliberabimus quid in ea re fieri velimus. De consilio multorum rerum caphensium peritorum reprobauimus et reprobamus immunitatem concessam lodisio de gaspe et ejus successoribus occasione sumptus per eum facti in constructione antimurorum. quoniam omnibus visum est ejusmodi concessiones posse* nimis ( 531 ) DOCUMENTI damnosum exemplum introducerc. et tamen honestum nobis videtur quod eidem lodisio circa restitutionem pecuniarum pacta seruentur. et insuper commendationem mereatur, quoniam dicitur ipsum lodi-sium optime se habuisse circa constructionem tam barbacane quam antimurorum. et ob id ei scribere statuimus conuenienter circa ipsius commendationem et exhortationem. Causam illorum locorum trium alias mutuatorum per babilanum adurnum intelligere studebimus, et deinde quid in ea fieri velimus vobis per alias rescribemus. Cognito quod per magnum numerum participum comperarum caphe approbatus fuit magister constantius de sarra. eidem contulimus scri-baniam protectorie seu locorum caffè pro mensibus tredecim. sub condictionibus in litteris nostris declaratis. Scripsistis sepenumero vos calocie de negotijs matrice, et zacha-rias de guisulfis etiam scripsit et scripturas transmisit super ipsa materia, que nunquam reuise et examinate fuerunt incuria seu ne-gligentia eorum quibus zacharias ipse causam suam commendauit. Nobis autem inconueniens videtur quod massaria tot sumptibus onerata toleret onus pro custodia ipsius loci et zacharias redditus percipiat. Et tamen a longinquo nolumus in ea re aliquid determinate vobis committere, sed vos enixe oneramus ut nisi urgentissime necessitates et manifesta pericula aliter vobis suadeant, prouideatis quod massaria propterea onus non supportet, et quamprimum poteritis statum et conditiones illius loci, et quomodo deinceps circa eum proui-dendum vobis videatur, nobis significetis. Inconueniens nobis videtur quod castellani soldaie aut alij qui non tenuerunt subcastellanos percipiant salarium pro subcastellano. Propter quod nisi aliter vobis commiserimus, prouidete quod aliqui castellani non percipiant salarium pro subcastellano quem non tenuerint. Compellemus franciscum de amigdola. qui huc venit, ad standum juri, pro stipendio quod scripsistis eum indebite percepisse. Approbamus sententiam per vos calocium latam contra laurentium de calui, volumusque quod omnino juxta formam ipsius sententie ad nos veniat sub pena summorum centum, quoniam neminem adhuc au-diuimus ex isthinc venientibus qui de ipso laurentio bonam fecerit relationem. Et pari modo approbamus multam per vos factam contra illum johannem de guiso. quoniam omnino volumus quod temeritas ANNO 1468 ( 532 ) ejusmodi hominum contra honorem nostrum et nostrorum officialium vel loquentium vel scribentium puniatur, juxta commissiones jam pridem per nostros precessores in ca materia vobis datas. Nequaquam annuere voluimus petitioni per vos facte de confirmando vicario, immo decreuimus quod nobilis alaonus de auria nouuin vicarium secum omnino conducat, quodque de cetero vicarij transmittendi isthic morari non possint nisi annis duobus, et pari modo studebimus mittere aliquem medicum idoneum, quoniam legati cap-henses id magna instantia postulauerunt. Ciuitas nostra cum toto districtu dei gratia quiescit sub hoc felici regimine illustrissimi domini nostri, cujus prudentia ita composuit res omnes fliscorum. fregosorum et aliorum qui publicam quietem turbare poterant, ut deo fauente conatus eorum deinceps timeri non possint. Supersunt adhuc alique exigue reliquie suspicionis pestis, quos in diuina clementia speramus omnino tolli et extingui debere, cum pre-sertim pauci ex peste hactenus decesserint, et nemo infectus sit nisi pauperes persone que ex contagione mortuorum infectionem contraxerunt. Nondum intelligi potest an hoc anno pax vel bellum inter dominationes italie esse debeat. Hec tamen est eorum sententia qui pru-dentiores existimantur, quod vel pacem habituri sumus vel si veneit eam aspernabuntur, potentie serenissime lige pares esse non debeant. Expediemus in dei nomine generosum alaonum de auria consulem designatum vere proximo, et cura eo et legatis illius urbis proui-debimus vobis et significabimus ea omnia que saluti vestre et illius ample ciuitatis necessaria fore judicabimus. Interim autem bonum animum sumite et reliquos in bonam spem erigite, perfectionique an-timurorum assidue incumbite, ut laudes quas diximus apud deum et homines consequi possitis. Per alias diffusius litteris vestris respondebimus. Data janue mcccclxviii die xxvjiii januarij. ( 533 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCLXXXIX. Lodano il borghese Lodisio Gaspe degli ulili suoi servizii nella fortificazione di Calla, ma gli negano la conferma della franchigia ottenuta dal console. 1468, 29 gennaio (Litt. miss, ofilc. Caffè, ann. 1461-1475) (fol. 57) Protectores etc. Egregio viro lodisio de gaspe. burgensi caphe. dilecto nostro. Dilecte noster, hauemo inteizo per le lettere de lo spectabile consolo et massarij et vostre quanto affectionatamenti ve seti fin a chi comportato circa la costructione de la barbacana et antimuro, in le quale non haueti sparimato ni la persona ni li parenti ni etiam li denari. De la quale buona et sancta opera ultra che haueti acquistato grande merito a dio et conseguito grande securita a voi et a li altri habitanti in quella nobile cita a noi carissima, non dubitati che etiam appresso de noi et de tuti li citadini haueti aquistato grande commendatione. Ma percioche pare habiati ultimamenti obtegnuto fran-chisia per voi et per vostri successori cum obligo de spendere certa quantità de denari in li dicti lauori. cum questa condictione che la franchisia. habia loco in caxo che sia da noi confirmata, ve notifichiamo che hauendo noi conferta questa cosa cum molti pratichi di quelle parte, tuti ne hano confortato che non confermiamo la dieta franchisia. percio che poteria introducere troppo damnoso esempio in quella cita, lo quale et noi et voi et tuti li altri habitanti hauemo debito de schiuare. Ex quo scriuemo a lo consolo et massarij che non vogliamo la franchisia habia loco et che ve faciano restituere li vostri denari secondo la forma de li pacti haueti cum loro. Vi confortiamo aduncha habiati grato quello hauemo facto in questa caxone per bene vostro et de li altri habitanti, et ve persuadeati che le vostre buone opere sono accepte a noi et a tuti li citadini. et che sem-per bizognereti de cosa se possia fare per voi aut per li vostri honestamenti et sensa damno di quella inclita cita, ne trouereti sempre propicij in ogni bene et honore vostro et de vostri corno meritati. Data janue mcccclxviii die xxvim januarij. ANNO 1468 ( 534 ) DOCUMENTO DCCXC. Sospendono il diritto di rappresaglia concesso in Caffa a Cogia Cotulsa e Au-rambey contro il re della Giorgia, i suoi sudditi e loro beni, per danni inferti ad Amirbey padre d’amendue. 1468, 15 marzo (Litt. miss, offlc. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 58 ».) Protectores etc. Spectato, prestantibus et nobilibus ac egregijs viris, consuli, prouisoribus et massarijs. antianis et officio monete ciuitatis capbe. dilectissimis nostris. Fecimus diligenter reuideri. dilectissimi nostri, processum repre-hensaliarum ibi concessarum cogia cotulsa et aurambei filijs et heredibus q. amirbei de= sancta Caterina contra serenissimum dominum regem jurgianie. subditosque et districtuales regni ejus et eorum bona pro asperis in summa octoginta tribus milibus centum nonaginta uno argenti de capha. computatis sorte et expensis ac lucro de quibus in processu ipso latius fit mentio. Et quamquam ipsos cogia cotulsa et aurambei propter eorum affectum erga nos singulariter diligimus et eos honestis fauoribus juuare semper optemus, considerantes tamen quod si hoc presertim tempore ipsarum reprehensa-liarum executio fieri permitteretur, facile ex ejusmodi executione oriri possent scandala ciuitati illi plurimum damnosa, hortati sumus eos qui nomine ipsorum cogia cotulsa et aurambei comparuerunt. ut admoneant eos equo animo pati quod ipsarum reprehensaliarum executio suspensa teneatur usquequo mitiora tempora illi urbi deo fauente superuenient. Propter quod harum litterarum virtute expresse committimus vobis et successoribus vestris in officio ut nullo modo aliquam executionem supradictarum reprehensaliarum fleri permittatis sine expressa licentia nostra, immo executionem ipsam suspensam teneatis et teneri faciatis usque ad beneplacitum nostrum et successorum nostrorum in officio. Interim tamen quoniam ex processu ipsarum reprehensaliarum intelleximus quemdam jorgi chezase de cu-tatis. qui damnum intulit prenominatis cogia cotulsa et fratri, siue q. amirbei eorum patri, creditorem esse in cartulario massarie caphe de asperis vigintisex milibus tricentis nonaginta et tribus, volumus et ( 535 ) DOCUMENTI harum litterarum auctoritate vobis jubemus ut creditum ipsum ejusdem jorgi. illatoris damnorum ut supra, tranferri faciatis in supra-nominatos cogia cotulsa et aurambei. illud recepturos in solutionem summo eisdem debite occasione dictarum reprehensaliarum et facta translatione dicti crediti in eos. ut supra, eorum satisfactioni protii-deri faciatis ut equum est. Data janue mcccclxviii die xv martij. DOCUMENTO DCCXCI. Processo e sentenza dei Protettori sulla causa vertente fra Raffaele Monterosso, Melchione D’Oria, a nome degli eredi del q. Baldassare suo fratello, e Gerardo Lomellini, già consoli di Caffa, da una parte, e Babilano Adorno dall’altra, sopra tre luoghi delle Compere di Caffa da Babilano mutuati ai predetti.. 1468, 18 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 142) Vi è accennato il vicario consolare di Caffa sotto il dì 20 dicembre 1466, Leonardo de Girardis (sic). E dopo la sentenza segue, sotto la stessa data, I’ ordine al console di Caffa di farla eseguire. DOCUMENTO DCCXC1I. Elezione del dottore Pasquale Celsi di Manarola in vicario consolare di Caffa per mesi 26, col salario di 60 sommi annui, finito il tempo di Leonardo di Pietrasanta. 1468, 1° aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 143) Vogliono i Protettori che gli siano fatte le spese del viaggio, e gli corra lo stipendio a die qua capliam peruenerit; e dicono: qui domi- ANNO 1468 ( 536 ) V nus leonardus nouissime transmissus fuit vicarius ad ipsam ciuitatcm caphe; nel resto la formolo non varia dal solito tenore. DOCUMENTO DCCXC1U. Rivogando un precedente divieto riconcedono il diritto di taverna a Gianantonio Calvi, console di Cembalo. 1468, 1° aprile (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 57) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massa-rijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Exposuerunt nobis, dilectissimi nostri, nonnulli ex propinquis nobilis johannis antonij calui designati consulis cimbali ipsum johannem antonium credidisse tempore quo transmissus fuit in capham terrestri itinere posse tenere tabernam sub eo modo et forma sub qua concessum fuerat barnabe grillo et augustino marruffo olim consulibus cimbali de ipsa taberna disponere. Et ob id orauerunt nos ut velimus eidem johanni antonio concedere circa illam tabernam eam facultatem que concessa fuisse inuenitur prenominatis barnabe et augustino. attentis presertim laboribus et expensis quas in dicto terrestri itinere tolerauit. Nos igitur participato de hac materia sermone cum aliquibus ex deputatis super negotijs caphensibus. volumus ac vobis committimus ut. non obstantibus aliquibus ali.j s litteris nostris aliter disponentibus, concedatis licentiam ac facultatem non solum prenominato johanni antonio toto tempore quo officium dicti consulatus exercebit, sed etiam baptiste de oliua ejus precessori, disponendi ac faciendi circa tabernam ea que concessa fuerunt prenominatis barnabe grillo et augustino marrufo. tempore quo dictum consulatus officium exercuerunt. Data janue mcccclxviii die prima aprilis. ( 537 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCXCIV. Concedono finalmente la grazia del perdono a Marco Gentile dietro le preghiere dei cittadini e borghesi di Caffa. 1468, 12 maggio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1404-1475) ( fol. 58 ) Protectores etc. Spectato, prestantibus et egregijs viris, consuli, massarij s et prouisoribus. antianis et officio monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Etsi, dilectissimi nostri, nos et reliqui ciues plurimum detestati fuerimus audaciam marci gentilis, qui superioribus annis mulierem in soldaia violare presumpsit. quoniam tamen omnes fere ciues et bur-genses illius urbis nos orauerunt ut inopie et incommodis ejusdem marci misereamur attentis multis rationibus per eos memoratis in litteris manibus eorum proprijs subscriptis, statuimus in causa ejusdem marci omnipotentis dei dementiam imitari, que solet erga peccatores penitentes justitie seueritatem dulcedine pietatis et misericordie temperare. Propter quod si sumptis opportunis instructionibus cognoueritis mulierem illam lesam et propinquos ejus contentos fore quod erga marcum ipsum misericorditer nos habeamus, eo casu damus vobis liberum arbitrium ac potestatem moderandi et reformandi condemnationes et executiones contra eundem marcum fleri decretas per nostros precessores. ipsumque marcum absoluendi si vobis videbitur, et demum in causa ejus statuendi ac faciendi secundum et prout pru-dentie vestre. consideratis debite considerandis, conuenientius judi-cauerint. quarum discretioni liberum arbitrium in predictis remittimus. Committentes tamen vobis ut quicquid circa causam ejusdem marci per vos cognoscendum aut deliberandum erit, cognoscatis seu decernatis sub calculorum judicio, quodque non valeat aut teneat ulla ejusmodi cognitio seu deliberatio nisi prius inter vos obtenta fuerit ex duabus tertis partibus calculorum, que in eam conueniant et albe inueniantur assensum significantes. Data janue die xii maij mcccclxviii. ANNO 1468 ( 538 ) DOCUMENTO DCCXCV. Raccomandano a papa Paolo II i legati caffesi, Giuliano Fieschi o Bartolomeo da s. Ambrogio, venuti dalla Tauride ad implorare aiuti e indulgenze. 1468, 18 maggio (Litterar. offic. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 175 v.) Sanctissimo ac beatissimo patri et domino colendissimo, domino paulo, diuina prouidentia sacrosancte romane ac uniuersalis ecclesie dignissimo summo pontifici. Posteaquam. sanctissime ac beatissime pater et domine colendissime. immanissimus turchorum rex miserabilem illam ciuitatem con-stantinopolitanam expugnauit et crudeliter diripuit, tantus terror inuasit caphenses et reliquos christianos maris pontici ut nisi assidue auxilijs ac fauoribus nostris hactenus sustentati fuissent, omnes illarum urbium habitatores proprias sedes deserere et salutem fuga querere non dubitauissent. Nam in miserabili illa constantinopolitane urbis expugnatione rex ipse tot crudelitatis sue experimenta prebuit. ut nihil aliud querere visus sit quam christianum sanguinem haurire et sanctam christi fidem ex orbe terrarum prorsus euellere. quam ejus temeritatem confidimus omnipotentis dei prouidentia diutius tolerare non debere. Interim tamen, beatissime pater, honestum profecto videtur et honori fidei christiane conueniens. caphenses populos et alios terrarum maris pontici incolas sancte fidei cultores non deserere. Preter hoc enim quod sancte ecclesie membra sunt, et ob id negligi non debent, tempore insuper quo dignabitur diuina clementia Christianorum principum vires contra hostes nominis sui conuertere. poterit popolosa urbs caphensis. poterunt et alij illarum partium christiani ad obtinendam celeriter victoriam plurimum deo fauente juuare. Cum igitur propter diuturnitatem temporis he compere in mitte ìdis nauibus. viris, armis, pecunijs ad dictorum Christianorum subsidia exhauste, non ulterius sufficiant omnibus subuentionibus neces-sarijs prouidere. ipsa necessitas cogit nos et eos ad opem clementissime sanctitatis vestre decurrere. Quam suppliciter oramus ut no- ( 539 ) DOCUMENTI bili- et egregijs viris juliano de flisco et bartolomeo de sancto ambrosio legatis caphensibus harum litterarum exhibitoribus. qui ad nos per tam longa itinera transmissi ad beatitudinis vestre conspectum accedunt, dignetur conuenientia subsidia liberaliter elargiri, saltera ex thesauro indulgentiarum quas requirent, qui profecto in nullos alios usus utilius conuenientiusque erogari potest, quam in eorum subuen-tionem et defensionem sancte fidei ac nominis christiani. Significantes etiam beatitudini vestre. quod nos insuper non recusabimus et viris et armis et pecunijs eosdem caphenses pro virili nostra prompte juuare. et pro eorum salute non solum pro viribus sed etiam supra vires eniti, qui nos semper et ipsam urbem capham. Christianorum maris pontici caput, benignitati vestre omni affectu commendamus. Data janue die xvm maij mcccclxviii. Beatitudinis vestre filii et seruitores deditissimi Protectores etc. DOCUMENTO DCCXCVI. Fanno lo stesso verso il cardinale Francesco Della-Rovere, generale dell’ Ordine Minoritico. 1468, 18 maggio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 176 ) Reuerendissimo in christo patri et domino, domino fratri francisco. generali ordinis minorum, et sancte romane ecclesie presbitero cardinali dignissimo. Cum. reuerendissime ac prestantissime pater, nobilis et egregij viri julianus de fiisco et bartholomeus de sancto ambrosio legati caphenses in curiam propter manifesta pericula Christianorum maris pontici nunc accedant, statuimus ea sanctissimo domino nostro de rebus illis scribere que reuerendissima vestra paternitas ex litterarum nostrarum exemplo his incluso intelliget. Verum quoniam perspectum habemus quam libenter soleat vestra benignitas omnium rerum nostrarum curam et protectionem suscipere, oramus, et quidem omni affectu, clementiam vestram ut dignetur eosdem legatos benigne ANNO I468 ( 540 ) audire, et causa profectionis eorum cognita ita eos opera et consilio juuare. ut que petent, ope potissimum reuerendissime paternitatis vestre. celeriter consequantur. Quod quamquam omnipotenti deo acceptissimum futurum non dubitamus.nos tamen id insuper accipiemus loco muneris et gratie singularis, qui nos semper et nostra benignitati vestre offerimus, nosque et ipsos caphenses omni affectu commendamus. Data janue mcccclxviii die xvm maij. Reuerendissime paternitatis vestre deuoti filij Protectores etc. DOCUMENTO DCCXCVII. Lo stesso col cardinale di Bologna, Filippo Galandrini. I i68, 18 maggio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 176 ) Reuerendissimo in christo patri et domino honorandissimo. domino phylippo cardinali bononiensi. summo penitentiario etc. dignissimo. Cum. reuerendissime ac prestantissime pater et domine honoran-dissime. nobilis et egregij viri julianus de flisco etc. (il resto tutto come sopra). Data janue mcccclxviii die xvm maij. DOCUMENTO DCCXCVIII. Lo stesso coll’ intero sacro collegio dei Cardinali. 1468, 18 maggio (Litter. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 176 v.) Sacrosancto collegio reuerendissimorum dominorum cardinalium. Cum. reuendissimi ac prestantissimi patres et domini honorandis-simi. nobilis et egregij viri julianus de flisco etc. Il resto come sopra, mutato il singolare nel plurale. Data janue mcccclxviii die xvm maij. ( 541 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCXCIX. Collazione della iagataria delle erbe, legna e carbone per mesi 26, fatta ad Maone D’ Oria, eletto console di Caffa, coinè già s’era praticato per l’altro console Gentile Camilla. U68, 8 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fot. 144 ) Gliela danno in recompensatione sumptuum eorum comitum quos alaonus ipse secum deducturus est. dummodo ipse alaonus secum ducat tot comites quot dictus gentilis deduxit et dummodo terrestri via capham accedat, et non aliter. DOCUMENTO DCCC. Guglielmo Centurione viene eletto castellano di Soldaia per 26 mesi, in luogo di Adriano Usodimare malato e rinunciante. '1468, 8 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 144) Segue sotto il dì 9 giugno la formale rinunzia del detto A driano. DOCUMENTO DCCCI. I Protettori conducono allo stipendio di Caffa per anni 5, da cominciar al punto dell’arrivo, Cristoforo di Fiandria, bombardiere, col salario di 250 aspri di Caffa al mese, e similmente Boccardo di Strasburgo (de Stresburgo de ala-mania) per aspri mensili 225, 1468, 21 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 145) Al primo pongono l'obbligo quod teneatur conducere in capham uxorem suam et accedere in naui bronda que intra paucos dies pro Società Ligure. St. Patria. Voi. VII. P. 1. 35 ANNO 1468 ( 542 ) chyo discessura est. Gli imprestano ducatos aureos largos decem et octo, da scusarsi stillo stipendio per un ducato e mezzo al mese e finire entr’un anno. Al Boccardo ne imprestano 12 da restituire come sopra entro mesi otto. DOCUMENTO DCCCII. Elezione generale del console e degli altri ufficiali di Caffa e minori colonie del mare Nero. 1168, 4 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 145 u.) * MCCCCLXVIII die lune IIII julij. Repositis hodie in uno sacculo nominibus magnificorum dominorum protectorum comperarum sancti georgij anni presentis et spectabilium dominorum protectorum earundem comperarum annorum MCCCCLXsep-timi et MccccLxsexti. scriptis in cedulis vigintiquatuor : Qui protectores tunc congregati erant pro ordinanda electione consulis et aliorum officialium caphe et aliarum terrarum maris pontici. tandem ad sortes extracta fuerunt juxta formam regule nomina eorum octo etc. Qui domini octo etc. Quibus dominis viginti quatuor. etc. Cum itaque etc. Tandem expositis et sub calculorum judicio etc. in dei nomine elegerunt ad infrascripta officia eos omnes et singulos qui inferius nominati sunt, videlicet: Ad consulatum caphe pro mensibus tredecim et ad massariam ac pro-uisoriam egregium virum filippum jhauroiam notarium, sub hac conditione quod in officio consulatus^ succedat viro nobili alaono de auria. et ad oflìcium massarie et prouisorie admittatur quam primum fuerit in capha. illudque exerceat donec officium consulatus inierit. ( 543 ) DOCUMENTI Ad scribaniam massarie pro mensibus tredecim benedictum maine-rium notarium, successurum petro de vernatia. Ad castellaniam cimbali pro mensibus viginti sex eontinum de flisco perciualis. successurum vinciguerre de viualdis. Ad ministrariam caphe pro mensibus tredecim moruelem adurnum. successurum jacobo spinule. Ad capitaneatum porte cajhadoris pro mensibus viginti sex angelum johannem squarsaficum. successurum jacobo de serra. Ad castellaniam soldaie pro mensibus viginti sex damianum cana-cium. successurum guilelmo centuriono. Ad capitaneatum burgorum pro mensibus viginti sex antonium de sigestro. successurum johanni antonio italiano. Ad unam ex scribanijs curie, pro mensibus viginti sex. thomam de airolo. Ad subscribaniam curie, pro mensibus viginti sex. antonium talia-ferrum. Quas quidem collationes officiorum dicti domini viginti quatuor ita fecerunt sub legibus et condictionibus infrascriptis. Prima est quod quilibet ex dictis electis obligatus sit. sub pena priuationis ab officio, capham accedere quamprimum magnifici domini protectores anni pre-sentis voluerint. Item quod electio cujuslibet infrascriptorum facta sit et esse intelligatur ac valida esse casu quo non contraueniat regule que de conferendis officijs participibus comperarum mentionem facit, nec alij regule ex qua disponitur quod habentes officia extra januam eligi non possint ad alia officia intra annos quatuor a die qua ex officio exierint proxime computandos, et non aliter. Item quia per ipsos dominos viginti quatuor collata non fuerunt officia infrascripta. remiserunt curam collationis eorum magnifico' officio sancti georgij anni presentis. Que officia non collata sunt ut infra : Capitaneatus tane Capitaneatus orgusiorum Capitaneatus porte antiburgorum Tres scribanie curie caphe. » ANNO 1468 ( 544 ) DOCUMENTO DOCCITI. Lettere di stipendio date allo strenuo Alberto Cattaneo, detto di Piacenza, sotto le condizioni reciproche sottoscritte il 1° aprile 1 468. 1468, 8 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 147) La formola è la solita, meno le particolari condizioni che seguono : Verum quoniam ultra dictos ducatos triginta tres etiam eidem mu-tuauimus ducatos sedecim compensandos in sumptibus quos cum suis facturus est a die vicesima mensis presentis quousque capham deo fauente peruenerit. ad computum ducatorum quatuor singulo mense, committimus vobis ut postquam ad presentiam vestram deuenerit solidari faciatis tempus quod in itinere consumpserit. Et si ultra menses quatuor in itinere morabitur, volumus quod supra pluri ipsorum mensium quatuor eum satisfieri faciatis ad rationem suprascriptam. Si vero in itinere minore tempore moram fecerit, pari modo volumus solidata ratione sua albertum ipsum debitorem fleri faciatis pro eo tempore quod minus in itinere consumpserit ad computum superius declaratum et tantumdem de suis stipendijs retineri. Segue la promessa del suddetto Alberto di osservare e mantenere le precitate condizioni sull’ imprestito dei 16 ducati . DOCUMENTO DCCCIV. Lettere di stipendio, ossia provvisione di un sommo mensile in Caffa, date ad Oberto Vignale, magister vestium, a Battista Borlasca, Leonardo Negrino, barbiere, e ad altri. 1468, 12 e 21 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 147 v.) Formala e solito pagamento delle angherie. Data janue mcccclxviii die xii julii. ( 545 ) DOCUMENTI + Ea die similes facte sunt pro baptista de borlasca fratre francisci. Itera similes pro leonardo negrino barberio. * Die XXI julij. Itera similes facte sunt pro muhio (?) de sancto petro de apulia. qui est homo communalis, facie satis lata, ct cum cicatrice magna inter os et mentum. Item similes pro corsario de aminone bombarderio. qui est plus quam communalis. cum una cicatrice magna supra frontem a parte sinistra et alia etiam magna supra digitos in manu dextera et alia parua in medio nasi. DOCUMENTO DCCCV. Elezione di Benedetto Montanaro a capitano degli orgnsii e di Gioanni Antonio Centurione, q. Raffaele, a capitano della porta degli avanborghi, ambi per mesi 26. UG8, 12 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) • (fol. 148».) Formala e ritenuta consuete. Data janue mcccclxviii die xn julij. Segue il decreto di consegnare le sopraddette lettere di stipendio a Battista Borlasca fratello di Francesco, e a Leonardo Negrino barbiere, di un sommo mensile. DOCUMENTO DCCCVI. Patente di scrivano della curia di Caffa per mesi 26, data a Tommaso Airolo q. Giacomo, dijpo Antonio Torriglia notaio. 1468, 13 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 148) Formola e ritenuta solita. Data janue mcccclxviii die xm julij. Ma c’ è V aggiunta: Ceterum quoniam collata fuit una ex dictis qua- ANN0 4 468 ( 546 ) tuor scribanijs curie bartholomeo de roncagiollo. quem nescimus an isthuc peruenerit seu peruenturus sit antequam presentes littere pre-sententur. volumus quod si tempore presentationis harum litterarum bartholomeus ipse nondum caffam peruenisset. eo casu prénominatus antonius de turrilia. si contentus erit remanere, non amoueatur ab officio dicte scribanie donec predictus bartholomeus seu alius loco ejus eligendus capham peruenerit. DOCUMENTO DCCCVII. Patente di capitano degli orgusii di Caffa, data per mesi 26 a Benedetto Montanaro, finito il tempo di Battista Veggio. 4 468, 14 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 149) Forinola e ritenuta solite. Data janue mcccclxviii die xim julij. DOCUMENTO DCCCVIII. Patente di capitano della porta Caiadore per mesi 26, data ad Angelo Gioanni Squarciafico, dopo Giacomo Serra. 1468, 14 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 149 v,) _ * Formola e ritenuta come sopra. Parla di Paolo Boccalaqva eletto allo stesso ufficio che negligentava di partire, e ritirare le sue patenti. Data janue mcccclxviii die xmi julij. ( 547 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCIX. Patente ili castellano (lei forti dei ss. Giorgio e Nicolò in Cembalo, data per mesi 26 a Vinciguerra Vivaldi, finito il tempo di Oberto De-Franchi-Sacco. U68, 15 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 150) Formala, ritenuta e dirittq di taverna pro socijs suis tantum. Data janue mcccclxviii die xv julij. DOCUMENTO DCCCX. Patente di castellano dei forti di Soldaia e di S. Elia, data per mesi 26 a Guglielmo Centurione, dopo Giorgio Garbarini. 1468, 18 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 150».) Tutta come sopra. Data janue mcccclxviii die xvm julij. DOCUMENTO DCCCXI. Risposta a molte lettere del console e dei massari cafTesi. 1468, 19 luglio e 2 agosto (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 59 e 62 ». ) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massa-rijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Reddite fuerunt jam pridem nobis, dilectissimi nostri, diuerse littere nobilis quondam calocij tunc consulis ac vestri gentilis et caroli ANNO I468 ( 548 ) scripte octobri proxime preterito, et postea alie scripte per vos gentilem die xx februarij. et alie per vos carolimi die xxu ejusdem mensis, quibus omnibus inferius respondebimus, videlicet articulis eorum qui exigere responsionem nobis visi sunt. Primum igitur quemadmodum letati sumus quod dei gratia cani-pania esset quieta, et bonam spem haberetis tam de victualibus hujus anni quam etiam de tranquillo et prospero illarum rerum statu, ita profecto doluimus cognito obitu nobilis q. calocij. circa quem nihil aliud dicendum nobis videtur nisi quod quandoquidem e^us vita irrecuperabilis est. studeatis attenta onerosa ejus familia substantiam ejus restringi facere quam utilius lieri poterit, seruatis semper so-lemnitat ibus a jure requisitis. Et quoniam mittimus vobis annexum exemplum litterarum quas vobis scripsimus die xxvim januarij proxime preteriti breuiores erimus. quoniam ex eis in multis partibus satisfactum fuit responsioni supradictarum litterarum vestrarum. Scripsistis laudatum fuisse quod prouideretur de aliquibus habitatoribus latinis in soldaia pro honore et societate consulis, attento quod quidam turturinus qui illic habitabat sub quadam tenui proui-sione decessit. Circa quam memorationem respondemus quod contenti sumus vos et officiales monete arbitrium habeatis prouidendi prout utilius vobis videbitur. Tana nobis videtur excusatio facta per illum julianum squarsaficum qui dicit originale inuentarij munitionum tradidisse gregorio de retia, quod ab ipso gregorio intelligi non potest, quia largo jam tempore absens est a ciuitate. Yerum quoniam major pars munitionum ex inuentario per vos ultimate transmisso deperdita videtur, et verisimile non est aliquem originale munitionum custodie sue commendatarum alicui tradere, volumus procedatis ad inquisitionem ipsarum munitionum deficientium, tam contra eundem julianum quam contra alios quosuis culpabiles. Qui julianus si perseueraret in allegando se dictum originale tradidisse, quoniam onus probandi sibi incumbit. volumus sibi assignetis terminum conuenientem ad probandum cum idonea fidejussione soluendi vel saltem se coram vobis presen-tandi si non probaret. Et tamen nos ab eodem gregorio si venerit veritatem ipsius rei intelligere et vobis significare curabimus. Quantum autem ad conseruationem munitionum que supersunt et aliarum quas nunc mittimus ut inferius 'dicemus, pertinet, oneramus vos ut ta- ( 549 ) documenti lem ordinem seruari faciatis quod deinceps deperdi non possint. Reprobatum est a plerisque rerum caphensium peritis quod arma teneantur in palatio, prout memorastis. Ex quo sufficere videtur quod socij parati semper maneant cum suis armis juxta mandata consulis, ut moris est. A francisco de amigdola exigi faciemus quantum indebite ex pe-cunijs massarie in eum peruenit. occasione illius famuli sui qui sub falso nomine ad prouisionem scriptus fuerat, et insuper ipsum puniri ad exemplum aliorum. Nequaquam necessarium nobis videtur extraordinariam baliam conferre vobis gentili consuli contra delinquentes occasione prohibitionum pestis, quoniam sufficere nobis videtur prouisio jam facta quod appellare possitis a condemnationibus que contra vos fierent in sindi-camentis occasione executionum per vos factarum in causis criminalibus. Approbamus compositionem per vos acceptam cum illo de mulasana. cujus erat locus in quo fabricari facitis cisternam, quod habere debeat in vita sua stipendium asperorum centum singulo mense, quodque ecclesijs illis quibus locus ipse obligatus erat assignaueritis tot terratica ex illis massarie. ut locus totaliter ab omni obligatione liber remaneat. Laudamusque quod super volta edificentur loca spatiosa et idonea collocationi munitionum, quorum memoratum fuit utile esse cooperiri lapidibus juxta formam ecclesiarum armenorum. ut commodius aqua pro cisterna in ipso tecto colligi possit. Audimus quod socij cimbali crudelius quotidie suffocantur per consules ipsius loci, qui socios ipsos ita assidue obligatos tenent ex mercibus quas illis tradunt longe majore pretio quam valeant, ut quando paga stipendiatorum cimbalum transmittitur fere tota in consulem perueniat. contra quos consules etsi virtute regularum prouisum sit. quoniam tamen sub alieno nomine merces ipsis socijs dari faciunt et per vos consules negligenter fieri consueuit inquisitio contra detestabilem auaritiam ipsorum consulum cimbali. supradicti socij crudelius quotidie ab ipsis tractantur. Pro cujus rei prouisione nonnulli memorant quod utile esset subueniri facere inopie ipsorum sociorum ex mercibus illis tradendis nomine massarie. in traditione quarum multo mitius tractari possent a massaria quam a consulibus tractari con-sueuerint. et massaria in emendo ejusmodi merces gaudere semper posset commoditate alicujus temporis. Propter quod damus vobis et ANNO 1468 ( 550 ) officio monete arbitrium prouidendi circa predicta prout utilius ju-dicaueritis. dummodo vel per viam punitionis consulum vel per formam traditionis mercium, aut aliter, omnino prouideatis quod ipsi pauperes socij eo modo deinceps suffocari non possint. Approbamus quod singulis annis electio illic flat unius vel ciuis vel burgensis more solito qui tributum perferat ad dominum regem tureorum. onerantes tamen vos et alios ut semper eligatis eum qui magis fidelis magisque idoneus videatur, siue sit ciuis siue sit burgensis. Nam et ciuem et burgensem indifferenter ad id munus eligi posse volumus. dummodo et fidelis et idoneus appareat. Decernimus tamen ac declaramus quod quicumque de cetero eligetur habere non debeat a massaria ex asperis octo milibus solitis nisi asperos sex milia tantummodo, et insuper teneatur fidejussionem prestare saltem ducatorum mille de bene et legaliter exercendo etc. Pari modo laudamus quod registrari faciatis omnes litteras nostras. atque insuper litteras quorumcumque officialium et stipendiatorum vobis et successoribus vestris presentandas. sub pena summorum decem a cancellario exigendorum singula vice qua in predictis negli-gens fuisse inueniretur. Quem articulum committimus registrari in regulis, ne cancellarius ipse possit de eo ignorantiam pretendere. Vidimus et per unum ex sapientibus comperarum diligenter reui-deri fecimus concessionem alias factam illi burgensi circa constructionem fortilitij matrice, et demum intellecto ex litteris vestris quod zacharias de guisulfis in eo loco instituere presumpsit. sine licentia nostra et etiam sine vestra, nouum commercium siue vectigal, de consilio ipsius sapientis cognoscimus et declaramus eundem zachariam jure non potuisse id nouum vectigal imponere, et propterea expresse committimus vobis ut statim visis presentibus id nouum vectigal seu commercium tolli et annullari faciatis, et insuper restitui omnibus a quibus indebite id vectigal exactum fuit, et qui coram vobis justitiam petent, quicquid solui coacti fuerunt occasione ipsius commer-chij seu vectigalis noui injuste impositi, ut equum est. Et quoniam zacharias ipse debitor est massarie de non exigua pecuniarum summa, oneramus vos ab ipso elicere studeatis dietim quicquid possibile erit, sub ea tamen moderatione quam prudentie vestre judicauerint rerum ac temporum condictionibus conuenire. Honestum nobis non videtur quod consules in suis sindicamentis allegare possint suspectos nisi illos tantummodo contra quos legiti- ( 551 ) DOCUMENTI mam causam suspicionis demonstrare possint in cognitione eorum ad quos electio sindicatorum pertinet, et ita seruari volumus ac deliberamus. Ultra alios ordines quos nos et precessores nostri commisimus seruari debere circa condemnationes, volumus etiam ac mandamus quod consul et vicarius presentes et futuri sempercumque decreue-rint inquisitionem facere contra aliquem delinquentem, delinquentem ipsum ante omnia compellant fidejussionem prestare de se presentando de ea summa que. considerata qualitate persone et debiti, ipsi consuli seu vicario conueniens videbitur, et facta ac publicata condemnatione massarij teneantur illam exigere saltem intra menses quatuor sub pena soluendi de suo proprio, et sub eadem pena consul et vicarius obligati sint auxilium et brachium ac fauorem suum illis prestare circa exactiones ejusmodi condemnationum. Quem articulum volumus ac mandamus in regulis registrari debere. Nobiles et egregij julianus de flisco et socius, legati illorum bur-gensium. ad romanum pontificem accesserunt et ibi adhuc sunt, scri-buntque se sperare quod indulgentias impetrabunt, ex quibus magnum emolumentum recuperabitur in subuentionem illius massarie conuertendum. Recepimus processus cause agitate contra curatorem bonorum q. gregorij de senarega. quos reuideri faciemus et deinde vobis significabimus quid in causa ipsa fieri velimus. Miramur et molestissimum nobis est quod, non obstantibus multis commissionibns tam generaliter quam etiam priuatim vobis et vestris precessoribus datis, copie tamen librorum massarie a multis annis citra nobis transmisse non fuerint. Propter quod comprobantes ipsas commissiones et intendentes contra eos ex precessoribus vestris* procedere qui exempla librorum temporis sui non curauerunt ad nos afferre seu transmitti facere, jubemus vobis expresse ut quam celerius fieri poterit ad nos transmittatis exempla omnium illorum librorum massarie que hactenus transmissa non fuerunt, et pari modo rationes omnes mensis xm officialium distinctas et ordinatas. Ita quidem ut clare intelligamus omnes partitas hactenus exactas a quolibet offi-ficiali et an conuerse fuerint in emptionem miliorum quemadmodum commisimus, declarantes nomina et cognomina illorum a quibus pecunie exacte fuerunt et tempora pro quibus exactio facta est. Et similiter mittite rationes omnium staliarum temporum preteritoruru. ANNO 1468 ( 552 ) juxta formam vobis scriptam et denuo scribendam per petrum de frenante unum ex notarijs nostris. Et quoniam egregij quatuor reuisores sepenumero scripserunt quod ibi fierent nonnulle declarationes et executiones contra eos quos debitores seu obligatos esse affirmant occasione errorum per eos inuen-torum. et tamen conqueruntur commissiones suas hactenus negligenter obseruatas fuisse, oneramus vos ut ea que commiserunt et denuo committent exacte intelligere curetis et circa eorum executionem omnia iliis auxilia prebeatis et executiones faciatis que et quas salua justitia et honestate preberi et fieri posse intelligetis. eisdemque ordinate significetis quid circa eorum commissiones feceritis et facere posse sperabitis. Ciuitas cum toto districtu sub hoc felici regimine illustrissimi domini ducis mediolani quiescit, et inter bonos spes est sub hoc tranquillo statu res omnes nostras quotidie in melius succedere debere. Pestis suspicio, que jam longo tempore penitus extingui non potuit, iterum viget et tamen exiguum processum hactenus fecit, quoniam vix octo vel decem in ebdomada hactenus decesserunt, et quasi omnes decedentes infectionem contraxerunt ab alijs infectis cum quibus parum caute se miscuisse intelliguntur. Ex quo speramus in diuina clementia quod adueniente aut umnoreliquie ipsius pestis in totum aboleri debeant. Firmata fuit superioribus mensibus pax inter omnes italie dominationes. Nobilis alaonus cum nouo vicario intra paucos dies terrestri itinere discedet ad vos deo duce venturus, cum quo etiam latius si oportebit vobis significabimus quecumque fuerint cognitione vestra digna. Onerari fecimus in hac naui bronda. chium deo fauente accessura, res et munitiones infrascriptas. quas commendauimus nobili ci-priano de viualdis ut eas ex chio caute ad vos transmittat. Postquam illas fauente domino receperitis, circa eorum custodiam et conserua-tionem volumus omnem diligentiam juxta ordinem vobis commissum adhibeatis et nobis significetis ipsarum receptionem. Conduximus ad stipendium illius massarie strenuum albertinum de placentia ingenierium et alios bombarderios et magistros bombarda-rem sub" pactis in litteris eorum declaratis, eisdemque mutuauimus pecunias de quibus in eorum litteris fit mentio. Propter quod volumus illos acceptetis et exerceatis secundum et prout utile seu necessarium judicabitis. ( 553 ) DOCUMENTI Munitiones quas in naui predicta carrigari fecimus sunt he. Illas— que commendauimus nobili cipriano de viualdis ad urbem illam deo duce venturo, cui cipriano commisimus ut quantum expendet tam in naulis quam etiam in reliquis sumptibus occasione conductionis ipsarum munitionum faciendis vobis ad soluendum mittat. Propter quod committimus vobis tantum soluatis quantum occasione predictorum ei-prianus ipse vobis ad soluendum mittet, rationemque ordinatam ejusmodi sumptuum vobis tradi faciatis et ejus exemplum postea nobis mittatis quam primum poteritis. Que munitiones carrigate sunt ut infra, et primo carratelli duodecim salinitrij (qui d’altra maivo è posta in margine una nota dichiarativa del peso lordo), duodene duodecim lancearum longarum, badilia quingenta, aste pro partexanis a numero ccxxviii. fassij decem et septem ferri, clape ferri centum septuaginta sex siue a numero clxxvi. Propter temporum condictiones hactenus prouidere non potuimus integre omnibus illis munitionibus quas vobis mittere decreuimus. quas etiamsi omnes paratas haberemus non elegissemus omnes in hac naui mittere. Superscriptas mittimus et reliquas, deo fauente. cum alio passagio mittere curabimus. Ceterum intelligentes equum esse officialibus monete vicissitudinem dari, decreuimus quod singulo anno duo ex eis permutari debeant, et cum in sacculo poni fecissemus nomina ipsorum officialium, ad sortes educta fuerunt nomina lazari catanei et gregorij de pinu. Propter quod in dei nomine subrogauimus ad ipsum officium monete loco ejusdem lazari nobilem adam de auria et loco supradicti gregorij egregium babilanum adurnum. quos volumus acceptare faciatis et simul cum reliquis duobus, videlicet christoforo narixio et simone de car-madino. exercere dictum officium monete. Quorum christofori et si-monis loco alij duo. anno proxime venturo, per nostros successores eligentur, et hic ordo deinceps ita seruabitur quod omnibus coloribus debita dabitur vicissitudo. Hactenus a vobis non intelleximus an aliquem massarium eligeritis loco q. calocij. quod si a vobis factum est. ad abundantem cautelam memoramus vobis quod, virtute regularum et probate consuetudinis, ejusmodi massarius qui isthic eligatur exercere debet sine ullo salario vel mercede. Ex quatuor scribanijs curie caphe non contulimus hoc anno nisi unam thome de ayrolo. quem commisimus ad ipsam scribaniam ad- ANNO 1468 ( 554 ) mitti finito tempore antonij de turrilia. Alia ex eis collata fuit anno proxime preterito bartholomeo de roncagiollo. alie vero due ultimato coliate francisco de pastino et filio reseruate sunt, nec illas alicui conferre curauimus. attento quod ex omnium fere isthinc venientium relatione cognouimus eundem franciscum non solum conuenienter doctum esse et longo experimento probatum in arte tabellionatus. sed etiam scribanias ipsas hactenus honeste exercuisse. Propter quod nolumus ipsum franciscum et filium a dictis duabus scribanijs amoueri etiam finito tempore literarum suarum, donec successores illis transmiserimus. Volumus tamen ab eodem francisco vobis idoneas fidejussiones preberi curetis de soluendo et integre satisfaciendo hic janue. intra terminum quod vobis conueniens videbitur, collectori staliarum pro toto tempore quo ipsas duas scribanias exercebit. Data janue mcccclxviii die xvim julij. Segue il poscritto: * Die II augusti Copias suprascriptarum vobis misimus in naui bronda chium deo fauente accessura, has autem dedimus nobili ac spectato viro alaono de auria consuli designato terrestri itinere ad vos venienti, quem quoniam super his instruximus que expedire nobis visa sunt, et propter suspicionem pestis commode non possumus simul congregari, nihil aliud impresentiarum dicemus nisi quod simul cum dicto alaono studeatis ita omnia dirigere ac consulere ut merito prudentiam ac diligentiam vestram commendari possimus. Ceterum quoniam greci illic habitantes graues nobis querelas detulerunt de episcopo suo. affirmantes ipsum episcopum multa quotidie contra eos committere que tolerari non possunt, quodque episcopus ipse alias ab eis acceptatus fuit jussu precessorum nostrorum non obstante quod ex eorum constitutionibus legitime acceptari non posset. oneramus vos ut simul cum supranominato alaono postquam deo fauente ad vos saluus peruenerit. exacte intelligere studeatis querelam ipsorum grecorum et eam prouisionem in predictis adhibere quam vestre prudentie judicauerint. salua justitia et honestate, adhiberi posse, notificantes nobis quid in predictis feceritis et quid etiam per nos faciendum fore laudabitis, ut eisdem grecis justa querele causa non relinquatur. I ( 555 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXII. Lettore di stipendio di ducati sei al mese per 5 anni, date a Giorgio di Sava-stopoli, detto il Mariante. 1468, 26 luglb (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 151) La forinola è la solita, ma le condizioni segnanti variano dall’ usato. Ipse autem georgius obligatus est fabricare omnes bombardas quas voluerint agentes pro massaria. sine ulla alia mercede quam ducati medij pro singulo cantario ipsarum bombardardarum ab eo fabricandarum. dummodo sibi consignetur ferrum cum debito mancamento et carbonum quod consumetur in fabricatione ipsarum bombardarum etc. Data janue die xxvi julij 1468. DOCUMENTO DCCCXIII. Patente di console di Caffa per mesi 13 data al nobile Alaone D’Oria, da succedere a Carlo Cicogna. 1468, 28 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) . (fol. 151 v.) Formala e ritenuta solite. Vogliono che giunto in Caffa V Alaone sia sulito accettato in massaro e provvisore loco ejus qui post obitum nobilis q. calocij de guisulfls electus fuit massarius et prouisor. Data janue mcccclxviii die xxvm julij. ANNO 1468 ( 556 ) DOCUMENTO DCCCXIV. Patente di vicario consolare di Caffa data per mesi 26 al dottore Pasquale Celsi, di Manarola, da succedere a Leonardo Guiraldi di Pietrasanta. 1468, 28 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 152 v.) Formola e disposizioni solite per le spese del viaggio a carico del console. Data janue mcccclxviii die xxvm julij. DOCUMENTO DCCCXV. Patente di castellano dei forti dei ss. Giorgio e Nicolò di Cembalo, data per 26 mesi a Contino Fiesco di Percivale, finito il tempo di Vinciguerra Vivaldi. 1468, 28 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) .(fol. 153 *>.) Formola, ritenuta e dritto di taverna soliti. Data janue mcccclxviii die xxviii julij. ___ DOCUMENTO DCCCXVI. Patente di ufficiale della iagataria delle erbe, legna e carbone, data per mesi 26 ad Antonio Di-Negro, olim Retigliaro, a richiesi del nuovo console Alaone D’Oria. , 1468, 28 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 154 ) La formola è sempre la medesima, colla dichiarazione che segue. Declarantes etiam quod si dictus alaonus. cui supradictum uflìcium collatum fuit pro satisfactione expensarum duorum comitum secum deducendorum, aliquo casu voluerit ad officium predictum quempiam ( 557 ) DOCUMENTI alium idoneum loco dicti antonij subrogare seu deputare et emolumentum ipsius officij percipere, id sibi libere liceat non obstantibus quibuscumque etc. Data janue mcccclxviii die xxvm julij. Segue la promessa di Alaone di bene esercitare questo ufficio col mezzo del suo supplente. DOCUMENTO DCCCXVU. Lottere di stipendio di un sommo mensile, date durante tutto il consolato di Alaone D’Oria, a Urbano Dernice, Urbano di Monterosso, cavallaro, e a tre altri da eleggersi dal suddetto. 1468, 2 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 154 v.) V’ appongono tre condizioni, le stesse già poste in altr atto recato pocanzi, cioè 1. durante il consolato-di Alaone, 2. di poterli cassare se lo meritano, 3. di non percepire altro stipendio dalla massarie. Data janue mcccclxviii die u augusti. DOCUMENTO DCCCXVIII. Scrivono agli ufficiali di Caffa del buon avviamento delle cose in Genova, e altrettanto sperano nella Tauride. 1468, 2 agosto (Litt. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 63) Protectores etc. Nobilibus et egregij s viris. antianis et officio monete ciuitatis caphe. dilectis nostris. Quoniam, dilecti nostri, propter suspicionem pestis officium nostrum raro congregatur, et ob id difficile est ea omnia ordinate perficere Società Ligure. St. Patria. Voi. VII P. I- 30 ANNO I468 ( 558 ) que alio tempore conueniens esset adimplere, breuiores erimus, confidentes quod spectatus ac nobilis alaonus de auria illius urbis consul designatus, ad vos veniens, oretenus supplebit his que per nos vobis scribi conuenisset. Hec duo tamen omittere noluimus, primum est quod vobis significamus ciuitatem cum toto districtu dei gratia sub hoc felici et tranquillo statu quiescentem maximam curam habere conserua-tionis et amplitudinis vestre et aliarum terrarum nostrarum maris pontici. Ita quidem ut si opus esset nemo recusaret pro defensione vestra omnes labores subire et maximam partem substantie sue erogare. ex quo decet vos bonum animum habere et reliquos omnes in optimam spem erigere. Secundum est quod quandoquidem diuina clementia res nostre et vestre prospere succedunt, decet et nos et vos saluti proprie non deesse et ita eniti quod, ut ait apostolus, gratia dei in nobis vacua non sit. Quapropter et si quid a nobis pro salute aut amplitudine illarum rerum fieri posse cognoueritis. id nobis audacter significate, quoniam memorationes vestras omni tempore libenter audiemus. Data janue die ii augusti 1468. DOCUMENTO DCCCXIX. Scrivono pure al vescovo di Caffa rinnovandogli 1’ ammonizione di non intromettersi nelle cause matrimoniali di greci ed armeni. 1468, 2 agosto (Litt. miss, offic. Gaffe, ann. 1464-1475) ' ( fol. 63 v. ) Reuerendo in christo patri, domino jeronimo. episcopo caphensi benemerito. Ex litteris vestris, reuerende in christo pater, aliquando intelleximus vobis molestissimum esse quod officiales nostri se immisceant in pertinentibus ad jurisdictionem vestram. Ipsi vero nonnunquam scripserunt nobis paternitatem vestram ita quotidie se intromittere in^causis spectantibus grecis et armenis ac alijs hereticis. ut ex hoc populi illi in desperationem adducantur. Propter quod commisimus spectato alaono ( 559 ) DOCUMENTI de auria consuli designato, ad urbem illam nunc venienti, ut paternitati vestre nostro nomine suadeat ne in ejusmodi causis hereti-corum aliquo modo se immisceat. In reliquis vero eidem paternitati vestre debitos honores habeat et ab omnibus haberi faciat, ita quidem ut vestre reuerende paternitati tantum in rebus omnibus honoris ac fauoris prebeat quantum episcopo, et quidem benemerito, preberi conuenit. Propter que oneramus prudentiam vestram ut omissis he-reticorum causis officium ac jurisdictionem suam inter veros Christianos exerceat, offerentes nos semper in omnia commoda vestra cupide paratos. Data janue mcccclxviii die ii augusti. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXX, Ringraziano papa Paolo II delle indulgenze accordate ai legati caffesi, e si scusano di non poter sminuire il dazio dell’ allume. 1468, 8 ottobre (Litter. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 202) Sanctissimo ac beatissimo patri et domino .colendissimo, domino paulo. diuina prouidentia. sacrosancte romane ac uniuersalis ecclesie dignissimo pontifìci. Accepimus, beatissime pater, et qua decuit reuerentia perlegimus litteras sanctitatis vestre quas nobilis meliadux cigala ciuis noster attulit, eumque humane attenteque suscepimus et audiuimus quecum-que sub fide earumdem litterarum retulit. Nobis quidem nouum non fuit'sedem apostolicam nos nostramque urbeni paterna affectione diligere. quandoquidem apostolica sedes omnium paternam curam habet qui sub christiana religione pie viuunt. potissimeque nostrorum ciuium qui semper ejusdem sedis mandata venerantes, nullos unquam labores. pericula, damnaue pro obedientia sancte romane ecclesie de-tractauerunt. quorum fidem commendant priuilegia a sacris pontificibus obtenta. Quamobrem bene susceptos caffenses legatos et libera- ANNO I468 ( 560 ) liter expeditos summe gratulamur, atque gratias quas possumus benignitati vestre sanctitatis agimus. Licet et illa religionis christiane uniuerse causa sit. attamen pro fide ac deuotione quas integerrime in eandem apostolicam sedem gerimus, etiam nobis collatum putamus quod caffensibus concessum fuit. verum quoniam et littere antedicte et ipsius meliaducis relatio causam relaxationis vestigalium pro alumine attigerunt, cum nostri operis non sit quicquam de jure vestigalium diminuere, quorum etsi exigendorum curam agimus, tollere tamen et detrahere aliquid de jure participum et eorum quibus ipsa vectigalia nostra vendita sunt non possumus sine uniuerse urbis consensu, quod et ipse meliadux intellexit apertissime, et apud nos ei ignorare non licet, fructus namque horum vectigalium monasteriorum, pupillorum, viduarum atque ecclesiarum et hospitalium, aliarumque diuersarum personarum miserabilium et piorum locorum sunt, nec alumine vendito emptor in locum ecclesie romane priuilegiumque succedet, quapropter quod non possumus.' si id non facimus, ipsa nos impotentia excusat. Oramus igitur benignitatem vestram quatenus nostras excusationes cum justas tum necessarias grato animo suscipiat, et sibi certissime persuadeat nos atque omnes ciues deuotissime ad omne mandatum vestre sanctitatis paratos, quos etiam eidem commendatos esse cupide optamus. Data janue die vm octobris mcccclxviii. Sanctitatis vestre filij ac seruitores deuotissimi Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXXI. Risposta dei Protettori a più lettere del console e massari sulle cose interne della colonia, e sugli avvenimenti politici successi nella Crimea pella assunzione al trono del nuovo imperatore tartaro Mengli-Kerai. 1468, 7 novembre (Litt. miss, offic. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 61) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. ( 5(51 ) DOCUMENTI Attulit nobis, dilectissimi nostri, nicolaus de camulio litteras vestri gentilis scriptas die xm aprilis cum additione de xxi et xxvim junij. ac xm julij. quibus ideo breuius respondebimus, quoniam maxime parti eorum que scripsistis satisfecimus in litteris vobis transmissis in naui bronda et per nobilem alaonum collegam vestrum augusto superiore itinere terrestri ad vos transmissum, et quarum etiam exemplum ad abundantiorem cautelam iterum his annexum mittimus. Sed antequam ad vestrarum responsionem descendamus, non mediocriter mirati sumus et molestissime tulimus quod de presumptione quam scriptum fuit jacobum de grimaldis in ultimis turbationibus Campanie commisisse nec condignam punitionem feceritis nec aliquid nobis scripseritis, quorum utrumque aliunde euenisse non potest nisi quia delictum maximi ponderis parum estimaueritis. quo nihi! fere reprehensibilius in rectore inueniri potest. Scribitur ab alijs ipsum jacobum presumpsisse litteras scribere nordolar olim imperatori exhortantes ipsum ut matreeam accedat, ipsasque litteras ad manus ili. domini menglicarei noui imperatoris deuenisse et ab eo vobis transmissf.s fuisse, et quamquam aliqui scribant quod ipse dominus nouus imperator forsitan postea requireret quod per vos nulla flat punitio contra ipsum jacobum. ejus tamen requisitio, si facta fuisset, nequaquam vos remouere debebat a debitis inquisitionibus et execu-tionibus quas decebat per vos fleri contra jacobum ipsum, et multo minus a notificando nobis delictum tanti ponderis judicio nostro. Propter quod nolentes delictum ipsum nullo modo sine punitione preterire. committimus vobis expresse ut statim jacobum ipsum compellatis ad prestandum vobis idoneam cautionem, de ea summa quam conuenientem judicabitis, de obseruando confinia per vos ei danda, et prestita fidejussione, eum perpetuo banniri faciatis non modo ex capha sed ex omnibus terris et jurisdictione nostra, assignetisque ei terminos ex quibus recedere non possit sub pena fidejussionum ab eo ut supra prestandarum. excusetisque vos apud dominum imperatorem, si pro eodem jacobo deprecatur aut de cetero deprecaretur, quod nisi fuisset, intercessio sua eum pena capitali damnauissetis. tanti et nos et vos estimamus amicitiam suam et status sui stabilimentum ! Executiones per vos facte contra illos duos fures plurimum nobis placuerunt. Nam quemadmodum et in instructione vestra et in multis litteris vobis replicauimus. in quocumque regimine punitio malorum, justitia semper mediante, super omnia semper est necessaria. Società Ligure, St. Patria. Voi. VII. P. I. 36' ANNO I468 ( 562 ) Approbamus quod diligentem requisitionem feceritis et diligen-tiorem vos facturos scribatis pro recuperatione munitionum deperditarum. circa quod si expedit iterum vos adhortamur. Processum cause q. gregorij de senarega recepimus et reuideri faciemus quamprimum cessauerit suspicio pestis. Nouum vectigal matrice imponi non potuit, illudque annullari voluimus sub forma et conditionibus in alijs litteris nobis scriptis, et per vos omnem operam possibilem adhiberi circa recuperationem pecuniarum debitarum massarie per dominum illius loci, sub moderationibus tamen in alijs litteris nostris declaratis, et quemadmodum displicuerunt nobis damna illata per tureos in loco illo, ita placuit nobis quod omnia nauigia nostra intacta abire permiserint. Circa quod nihil aliud dicendum nobis videtur, nisi quod studeatis semper cum eisdem turchis vos et nos in pace conseruare. Cum ingenti letitia intelleximus ea que scripsistis de illustri domino menglicarei creato nouo imperatore cum summo consensu omnium procerum et de familiari aduentu suo in capham cum tota ejus curia et de benigna pactorum cum eo firmatione et diminutione illa tributorum liberaliter facta, ac pacificatione Campanie et de compositione quod nordolar vetas imperator cum suis in zichiam transportari deberet. Circa que respondemus videri nobis quod ingentes omnipotenti deo gratie agende sint, cujus clementia dignata est tot tamque periculosas turbationes in quietem ac felicitatem illius benedicte ciuitatis conuertere. Et quandoquidem manifeste perspicimus diuinam gratiam conseruationi illius nobilis urbis fauere. decet profecto et nos et vos anniti quod dei gratia in nobis vauca non sit. Et licet hec admonitio necessaria non videatur, oneramus tamen vos ut omni arte ac diligentia studeatis amicitiam dicti noui imperatoris non solum vobis conseruare sed etiam in dies augere. Processum domini johannis jacobi de ratis recepimus, et ruine murorum quas nouissime interuenisse scribitis propter aquarum inundationes nobis plurimum displicuerunt. Circa eas nihil aliud dicendum videtur nisi quod animaduertatis. si fieri possit, ita omnia loca que ruinam minarentur reuideri ac reparari facere, ut ejusmodi ruine deinceps accidere non possint. Intelleximus que scripsistis de officijs venditis per supranominatum nicolaum de camulio et franciscum de loreto. quocirca respondemus nos velle quod eundem franciscum compellatis ad prestandum vobis ( 563 ) DOCUMENTI fidejussionem de soluendo seu restituendo pro venditione offici,; sui juxta ordinationes nostras, non obstante quod. prout scribitis, probet per scribam massarie se licentiam a consule habuisse vendendi officium. et prestita fidejussione eum admoneatis ut coram vobis probet quicquid voluerit. Interim ipsi francisco et prenominato nicolao de camulio nullam volumus a vobis molestiam inferri occasione venditionis ipsorum officiorum, donec nos re melius intellecta vobis commiserimus quid contra eos fieri velimus, et tamen prouidete quod firma interea remaneat fidejussio prestita per eundem nicolaum. Legati caphenses ex roma redierunt impetratis quibusdam bullis indulgentiarum, ex quibus sperant non exiguam pecuniarum summam elicere debeant in subuentionem illius massarie conuertendam. Eos . expedire curabimus, ut. deo fauente. ad vos cito reuerti possint. Pestis cum tota estate et usque ad xxvm octobris proxime preteriti in ciuitate pullulauerit. ab ea die citra plurimum diminuta est. ex quo speramus in diuina clementia quod aduenientibus hyemalibus frigoribus reliquie ejus penitus extingui debeant. Pax anno superiore in italia firmata, dei gratia hactenus cum omnium tranquillitate perdurat. et urbs nostra cum toto districtu sub hoc felici ducali regimine cum bonorum omnium ciuium concordia quiescit, ex quo spes nobis est quod, diuina gratia fauente. res omnes nostre quotidie de bono in melius processure sint. Intelleximus memorationem per vos factam de emendo annuatim capitia x milia granorum nomine mass :rie. circa quam cogitabimus, interim tamen nolumus aliquid in ea re fieri sine noua commissione nostra. Scripsistis multotiens necessarium esse per nos declarari quantam summam pecunie habere debeant annuatim scribe massarie pro libris quingentis janue in eorum litteris declaratis. Circa quod habitis inter nos varijs argumentis, tandem honestum nobis visum est quod pro libris quingentis soluantur eis summi caphe octoginta. Propter quod volumus hanc declarationem seu normam seruari faciatis tam per scribas temporis preteriti quam etiam futuri. Illi .autem magistro johanni de sabio. cui promisse fuerunt libre ducente monete curren janue singulo anno, sufficere nobis videtur solutionem (ieritis faciatis dicte summe de ducatis largis ad computum soldorum quinquaginta quinque pro singulo ducato, ut valent et communiter expenduntur a multis annis citra hic janue. ANNO I468 ( 564 ) Cognito obitu episcopi grecorum per vos scripto, decreuimus de eo notitiam facere santissimo domino nostro et beatitudinem suam orare ut nulli conferat episcopatum ipsum, donec eidem proposuerimus hominem idoneum. Propter quod volumus ut studeatis simul cum reue-rendo domino episcopo latino caphe nominari facere per clerum et populum grecorum in urbe illa habitantem aliquam personam catholicam et grecam eis gratam, quam postea sanctitati domini nostri proponemus eamque orabimus eidem conferre dignetur episcopatum ipsum. Dici fecimus egregio gabrieli de prementorio quantum conueniens fuit de partita illorum asperorum n milia Dcccxxxxv.de qua vos carole scripsistis eum debitorem apparere. Circa quod respondit se partitam ipsam soluisse de mandato precessorum nostrorum, quod intelligere curabimus, quamprimum, cessante, dei gratia, peste, ad cameram nostram accedere poterimus, et deinde vobis significabimus quomodo partita ipsa cassanda sit. Intellecto quod magister masachanus qui ibi est non intendit, ut scribitis, diutius ibi morari, studebimus alium ad vos transmittere. Plurimum laudamus ea que vos gentilis scripsistis de emenda magna summa milij. circa cujus munitionem quam major fieri poterit faciendam vos iterum iterumque oneramus. Pari modo hortamur vos omnem diligentiam adhibeatis circa perfectionem murorum et cisterne, ut nobilis ciuitas illa deo fauente omnibus necessari]s munita, hostium minas contemnere possit. Intellecto quod hic nicolaus nuncius dixit se sustentare non posse in faciendis istis viagijs. nisi fiat sibi aliqua additio stipendij. et utile judicantes quod in hoc exercitio retineatur, presertim si iter perficere deberet cum ea celeritate cum qua hoc primum viagium adim-pleuit. decreuimus quod a die qua hinc discedet usque ad beneplacitum vestrum super asperos cccc mensuatim sibi addantur asperi centum, ita ut singulo mense, ipso perseuerante in dictis viagijs. habeat asperos quingentos. Ceterum ad majorem declarationem mandamus vobis ut omnino declaretis ac. prouideatis quod jacobus prenominatus de grimaldis accedere non possit matricam neque ad alium locum in quo aliquid mali machinari posset. Gregorius de retia dixit se nunquam habuisse ab illo squarsafico originale inuentarij munitionum.' Ex quo exequimini contra eum quantum in alijs litteris vobis commisimus. ( 565 ) DOCUMENTI Dicitur quod ansaldus de micono auri faber qui longo jam tempore est in capha obtinuit litteras quod cum puero suo haberet asperos cccc in mense, et hoc sub pretextu quod sciret vel saziare vel aliud exercitium facere de quo esset magna necessitas in capha. Affirmatur autem quod nequaquam aliquod exercitium facere scit quo egeat ciuitas caphensis. Propter quod, si sic est. sufficere nobis videtur quod habeat asperos cc in mense, prout habent alij similes artifices. Laurentius de calui usque in presentem diem non comparuit. propter quod reuidere poteritis fidejussiones per eum prestitas. et erga eas facere quantum justitie conuenire judicabitis. Data janue mcccclxviii die vii nouembris. Segue il poscritto: Huic nicolao nuncio mutuari fecimus ducatos viginti largos, ut habeat unde facere possit sumptus redeundi, ex quo volumus ipsum de ea summa in suo stipendio compensanda fieri faciatis debitorem et nos creditores. Prenominatus gregorius de retia diligentius examinatus dixit se quascumque scripturas sibi consignauit dictus julianus squarsaficus reliquit vobis gentili. Ravvi un secondo poscritto dei 27 maggio 1469 che comincia Copiam suprascriptarum, il quale porremo sotto la sua data V anno seguente. \ I 3ST ID I C E PELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Seguito del Codice diplomatico delle Colonie Tauro-Liguri, durante la signoria dell’ Ufficio di s. Giorgio (mccccliii-mcccclxxv), ordinato ed illustrato dal socio P. Amedeo Vigna. Anno mcccclxv. Esposizione storica degli avvenimenti.....Pag. 317 Documenti..........» 333 Anno mcccclxvi. Esposizione storica degli avvenimenti .... » 377 Documenti........- ■ » 395 Anno mcccclxvii. Esposizione storica degli avvenimenti.....» 451 Documenti..........» 463 Anno mcccclxviii. Esposizione storica degli avvenimenti.....» 301 Documenti..........* '^‘2o _ --- ATTI DELIA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME VII. — PARTE I. — FASCICOLO III. GENOVA * TIPOGRAFIA DEL R. I. DE' SORDO-MUTI MDCCCLXXIV ANXO MCCCCLXIX STORIA E DOCUMENTI Soc. Ug. St ratr. Va. VII. par. I. F.w . Ili. ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI Air entrante del gennaio '1469, negoziazioni in materia puramente ecclesiastica ebbero luogo fra la Santa Sede ed il banco di san Giorgio. Trattavasi della nomina d’ un vescovo greco per Caffa, ma di rito unito, ossia in comunione colla Romana Chiesa. I Protettori aveano bensì, mesi addietro, incaricato quel console col vescovo latino di ragunare in comizii il clero e popolo di quella città pella scelta d un nuovo pastore (*), ma ricevuto nell’ intermezzo 1’ invito dal cardinale Bessarione di presentare a quella cattedra un tale Pacomio, arcivescovo di Amasia, soggiogata e poi sempre posseduta dai Turchi, nel desiderio di coltivare F amicizia di tanto personaggio , delle cose d’ Oriente fautore accesissimo, accettarono la proposta, e mandavano sotto il giorno '10 supplici lettere 0 Vedi il documento DCCCXXI. ANNO 1469 ( 570 ) al Pontefice d’investire costui del benefìcio, e altre al cardinale predetto, nunzie del loro aggradimento dell’offerto candidato, con che si recasse daddovero al luogo di residenza, altramente i caffesi di greca confessione terrebbonsi siccome orbati del legittimo pastore (*). Queste epistole avea a consegnare alla santità di Paolo II ed all’ eminentissimo Bessarione il nobile Meliaduce Cicala, residente in Roma e rappresentante del magnifico Banco presso quella Corte (2). Piacque la scelta al Papa, il quale peli’intervento del medesimo cardinale Niceno spediva senza mora la bolla d’ investitura al Pacomio; cui, addi 16 marzo successivo, i Protettori mandavano assicurare d’ immettere nella propria sede e difendere contro qualsiasi pretendente che dai caffesi o da altra ecclesiastica dignità fosse stato prima o dopo di lui nominato (3). Avevasi dunque il sospetto per lo meno che i greci di Caffa fossero proceduti all’ elezione. Laonde il novello vescovo sulla pressa fattagli di recarsi in Genova e associarsi alla comitiva che per via di terra condurre si dovea nella Tauride (4), giunse ben tosto in città e vi prese parte con quel tristo esito che vedremo in seguito. II. Possedevano i Francescani in Caffa una casa centrale avente giurisdizione sui piccoli conventi delle minori colonie della Crimea, con una bella e capace chiesa, alla quale numeroso affluiva il popolo per spirituali conforti; e noi vedemmo lo scorso anno riconosciuto dal nostro Banco e rivendicato ai 0 Vedi i documenti DCCCXXII e DCCCXXW. (’) Vedi il documento DCCCXXIV. (5) Vedi il documento DCCCXXIX. (*) Vedi il documento DCCCXXXJII. ( 571 ) STORIA. medesimi un possesso in Copa contro la mensa stessa del vescovo latino della metropoli (*). Ora, fra le istruzioni date ai legati taurici dai compaesani loro essendovi pur quella d’ ottenere la riforma di codesto monastero, mediante 1’ obbligo ai religiosi di farvi in esso più stabile dimora, e il rincalzo di nuovo personale, reso necessario dallo scaduto servizio in opposizione al crescente bisogno dei fedeli, gli oratori suddetti, Giuliano Fieschi e Bartolomeo Santambrogio, ne conferirono in Roma col Papa, il quale ingiunse al vicario generale dBll’ Ordine d’ adoprarsi a tutt’ uomo all’ assetto di quella comunità. Senonchè morto nel frattempo il provinciale romano, frà Batista da Levanto, di ciò incaricato, e fatto da essi ritorno a Genova a pratica rotta, i legati rinnovarono più vive le istanze al Banco, che volesse prendere a petto la bisogna. Lo fece, scrivendo il medesimo giorno, i6 marzo, tre lettere; 1’ una al Santo Padre, al cardinale Francesco Della Bovere, generale minoritico, l’altra, e la terza al provinciale di corto eletto, frà Giacomo da Corneto ; dove con sensi che rivelano un animo sommamente curoso e tenero del bene spirituale della plebe al suo dominio soggetta, li esorta a provvedere alla doppia domanda, della residenza cioè degli esistenti e dell’ invio di nuovi missionarii (2); commettendo la consegna ai destinatarii dei rispettivi fogli alla nota solerzia del concittadino Gregorio Rezza, dimorante in Boma (3). In quanta stima tenessero i caffesi quei monaci lo si evince da una quarta epistola, diretta allo stesso cardinale, il 21 ottobre del corrente anno, nella quale, rinnovata la supplica, asseverano i Protettori siffatto arrivo di buoni Francescani in Caffa avrebbe appagato meglio la ardente bramosia dei coloni che non la spedizione d’ una numerosa coorte di soldati alla (’) Vedi sopra a pag. 506 e il documento DCCLXXXVII. (s) Vedi i documenti DCCCXXV, DCCCXXVI e DCCCXXV1I. (3) Vedi il documento DCCCXXV1II. ANNO 1460 ( 572 ) materiale difesa della patria (*). E questo ne conferma ognor più nell’ opinione in che fummo sino qui, cioè, che di clero secolare latino colà o non ve n’ avesse affatto, o certo in minime proporzioni. I nostri documenti infatti non accennano mai a verun ecclesiastico nei possessi taurici, il quale francescano non sia o domenicano : due Ordini che sovra lutti si distinsero nell1 evangelizzare i popoli d’ Oriente. III. Col ritorno a Genova dei legati taurici avutesi alle mani le bolle d’indulgenza loro concesse, esaminatone il tenore e fattone anche l’esperimento colla promulgazione della prima ai fedeli della città e del ligure territorio diretta, furono con grande disgusto trovate troppo al disotto della concepitane speranza, di difficile applicazione e di scarsissimo incasso d’ elemosine. Ondechè strettisi a consiglio i padri di s. Giorgio e discusso largamente il partito, parve tale e sì urgente il caso, da spedire uno. di loro a Roma a maneggiare il negozio nel senso da essi agognato. Affidavasi pertanto quel carico al nobile Filippo Camilla dai colleglli suoi neir amministrazione del Banco peli’ anno già in corso , ed erano a nome Luciano Rocca, Antonio Boccone, Girolamo Montesoro, Cristoforo Salvi, Gian-francesco Spinola, Giambattista Grimaldi e Bartolomeo Imperiale, in qualità di priore. La sua partenza verosimilmente accadde sullo scorcio d’ aprile, dopo il quale mese i registri tacciono di lui; ma la copia delle lettere scritte su questo argomento a personaggi amici o influenti nella romana curia, per cattivarsene la benevolenza e l’appoggio, è al tutto straordinaria. Di prelati genovesi non fu mai penuria nella pontificia corte, del pari che in molti rami delle sacre Congregazioni. Irovo (') Vedi il documento DCCCLXXIX. ( 573 ) STORIA dunque raccomandato anzitutto V affare in discorso ad Urbano Fieschi, protonotario apostolico, poi vescovo di Frejus; a monsignore Giambattista Cibo, vescovo di Savona, indi cardinale e papa col nome d1 Innocenzo Vili, ed al canonico Leonardo Marchese, dottore d1 egregia fama, indi vescovo d1 Albenga. (*). In secondo trattaronne in appositi messaggi coi porporati liauri il Della Rovere sumenzionato e Filippo Calandrini ; o benevoli ed ossequenti, come il Bessarione e Rodrigo Borgia ( ), ed infine col collegio intero dei cardinali ; riprotestandosi che in caso d1 una sempre vagheggiata riscossa pel ricupero di Oriente, 1’ aiuto dei nostri od un combinato attacco dalle parti dell’Eusino potria servire di potente diversione alle forze nemiche pel la completa disfatta del turco (3). Al Papa poi affermano che dopo la concessione dei brevi apostolici essendo giunti da Caffa freschi avvisi di nuovi armamenti del Sultano, aveano promulgato la bolla d1 indulgenza pei dominii della Repubblica, ma con sì scarso profitto da non coprire le spese dell1 ambascieria ; causa il tenore oscuro della supplica sporta dai legati caffesi alla Santa Sede, su cui era stata modellata la risposta. Occorrere adunque che le elargite bolle, e quella specialmente indirizzata ai cittadini e distrettuali di Genova, ' siano riformate e rifatte, pella chiara intelligenza dei partecipanti all1 indulto. Aver essi perciò redatto come uno schema da sottoporre alla sua approvazione, giusta il quale amerebbono .si spedissero le bolle, e recarlo il comune loro collega Filippo Camilla, siccome verace interprete degli intendimenti dell1 Uffizio (4); schema che con altro messaggio affidano agli incaricati d1 affari presso la curia romana a nome del Banco, Meliaduce Cicala già detto e Clemente Vi- (’) Vedi il documento DCCCXXXI1. (2) Vedi i documenti DCCCXXXV1 e DCCCXXXMll. (3) Vedi il documento DCCCXXXV. (*) Vedi il documento DCCCXXXIV. ANNO 4 469 ( 574 ) valdi, pel caso d’assenza, morte od altro accidente avverso al negoziatore in capo, Filippo Camilla ('). Al quale da ultimo dettavano minute istruzioni sulle trattative a imprendere, che anche a noi agevolano la via a conoscere le volontà del Banco. « Voi sapete, gli dicono, la scarsa pecunia fruttata alla cassa nostra dalla recente proclamazione delle indulgenze concesse la state scorsa agli oratori calTesi pei cittadini e distrettuali di Genova; ciò che fa temere lo stesso, e peggio ancora, per le tre altre bolle dirette ai Sciotti, Caffesi e Limburgesi, nè hevvene ascoso il motivo. Quindi viva cura e massimo studio vostro sia 1’ ottenere la riforma delle medesime nel tenore a noi tutti noto e voluto, od alla men trista, nella forma entro la presente scrittura contenuta ». E la carta domandava che i ricchi di dieci mila ducati ed oltre, per conseguire il beneficio dell’ assoluzione papale sborsassero al soccorso di Caffa non meno di venti ducati: quei che ducati cinque mila in su possedevano, ne dessero dieci ; e quattro quei di terzo grado, con beni del valore di ducati mille; e finalmente solo mezzo ducato i meno agiati, abbienti al disotto dei mille (2). IV. In quella che Filippo Camilla iva caldeggiando in Roma gli interessi del Banco, i colleghi suoi davano opera a scuotere gli arretrati e incassare il danaro giacente o sparso nelle diverse regioni della Liguria. Al quale effetto spedirono Giovanni Traversagno con commendatizia al vicario generale ed al podestà di Savona e della limitrofa Albenga, ad amendue cioè le autorità, civile ed ecclesiastica, per agevolare al loro messo (’) Vedi il documento DCCCXL. (’) Vedi il documento DCCCXXXVI1. ’ ( 575 ) STORIA il difficile compito (‘). E sembra con sufficiente buon esito , come rilevasi da lettera di ringraziamento diretta, alquanti mesi dopo, al magistrato della prima fra le due suddite città (2). Nella primavera che seguì troviamo i Padri di s. Giorgio intenti alle collazioni di cariche e stipendi ai nuovi uffìziali destinati alle colonie; e così Pierbatista Tagliaferro surrogarsi al fratello Antonio, impedito ad accedervi, nella sottoscrivania di Caffa (3) : e darsi salarii di vario assegno e diversa durata al bombardiere Corrado d’Alamagna, a Gianantonio Bianchi, barbitonsore o chirurgo, a Francesco Yernazza speziarlo e a Pietro Vivolo, maestro d’arte ossia medico, con insistenti preghiere chiesto pel pubblico servizio della metropoli dai legati caffesi sopradetti (4). Ai quali ultimi fissano 1’ indennità delle spese fatte e a farsi nel ritorno da Genova alla Crimea, nei cento ducati già percepiti in Caffa e nel promesso conferimento del consolato di Cembalo e Soldaia (5). Al console e massari poi indirizzano tre lettere : F una perchè istituiscano severa inchiesta sui brogli attribuiti a Nicolò Torriglia, ed altri esercenti avvocatura in Caffa, di prolungare a bello studio le liti; e verificata l’accusa si puniscano con esemplare castigo, o se calunniati si faccia dei falsi delatori memoranda giustizia (6). Colla seconda annunziano 1’ occorsa nomina di Pacomio in vescovo greco, imponendone la accettazione ai fedeli del suo rito e la difesa contro i renitenti o contraddittori (7); e finalmente colla terza li avvertono del 0 Vedi i documenti DCCCXXX e DCCCXLVUI. (*) Vedi il documento DCCCLXXXI. (s) Vedi il documento DCCCXXXI. (') Vedi i documenti DCCCXLI, DCCCXLII, DCGCXLV e DCCCXLVI. (5) Vedi il documento DCCCXLI1I. (6) Vedi il documento DCCCL. (7) Vedi il documento DCCCXL1X. ANNO I 469 ( 576 ) prossimo invìo di munizioni guerresche, malgrado la sofferta epidemia della peste, la Dio mercè allora cessata; della partenza a quella volta dei loro oratori Fieschi e Santambrogio, coll’ eletto console Filippo Chiavroia e il vescovo Pa-comio (*). Ma le furono anco per questa volta vane speranze. Tornò bensì da Roma sui primi di luglio 1469 il Camilla col prelato greco, ma senza danaro questi, e quegli senza le sospirate bolle. Donde nuovo ritardo nella partenza, e i Protettori a scrivere altri pressantissimi inviti ai cardinali amici d’ accelerare la bisogna, tanto più che il dilazionare non procedendo da mal volere del Papa, disposto al chiesto favore, versavasi sulla consueta lentezza della curia pontificia. Erano dessi i soliti porporati, Bessarione, Della Rovere e Calandrini, oltre il sopra ricordato canonista Leonardo Marchese (2): e a consegnare nelle mani degli illustri destinatarii i loro messaggi si valsero nuovamente dei medesimi Clemente Vivaldi e Meliaduce Cicala, procuratori del Banco appo la Corte (3). Ai quali, mesi dopo, volgono clamorosi lagni e vive rampogne pella presunta freddezza loro nell’ eseguire i ricevuti comandi circa la spedizione del breve apostolico (4), giunto finalmente sullo scorcio dell’anno colla data 7 novembre, cioè quando gli ufficiali eletti, gli oratori caffesi e il console Chiavroia cogli stipendiati tutti già erano partiti per alla volta della Crimea (3). Niun dubbio che il pontificale rescritto, redatto quasi per intiero a seconda dei proprii voti, riuscisse caro ai Padri di s. Giorgio; cui però tornato sarebbe più grato assai se spedito con minore lentezza parecchi mesi innanzi. (’) Vedi il documento DCCCXLVII. (!) Vedi i documenti DCCCLI, DCCCLI1 e DCCCL1V. (s) Vedi il documento DCCCLIII. (4) Vedi il documento DCCCLX. (5) Vedi il documento DCCCLXXX. ( 577 ) STORIA V. Occuparono non pertanto il tempo che intercesse dall’ agosto al novembre nel distribuire agli ufficiali le lettere credenziali delle cariche a ciascun d’ essi assegnate, nel soccorrere alle finanze, e impartire nuove istruzioni ed ordini ai rettori di Caffa. Per tale guisa si ebbero le rispettive patenti di ministrale, Ottaviano Adorno; di capitano dei borghi, Antonio Sestri; della iagataria, Biaggio Chiavroia, figlio del console Filippo; di scrivano delle Compere caffesi, il maestro di grammatica Costanzo Sarra (*) ; oltre i consolati di Tana, di Soldaia e Cembalo, attribuiti al cittadino Oberto Pavese, che s’ offrì di condurvisi ad esercitarlo con due sue figlie, e ai borghesi Bartolomeo Santambrogio e Giuliano Fieschi (2). Filippo Chiavroia poi ottenne la firma della sua nomina al supremo magistrato di Caffa poco più tardi, cioè dopo tre giorni dall’elezione del suo collega e successore, nobile Goffredo Lercari, avvenuta il 22 agosto predetto (3). A stipendiati del Banco, nella custodia dell’ ordine pubblico e difesa contro gli esterni nemici, vennero assunti Giuliano di Ambrogio, Gregorio di Pontremoli, Giacomo di Caramagna, Bartolomeo e Antonio Mirone e Antonio Marfio, questi ultimi tre da Varazze, scelti a compagni di viaggio dal console Chiavroia; non che il greco Gianizio, liberto del generoso Bartolomeo D’ Oria; e da ultimo in qualità di fonditore di bombarde e spingarde il maestro Allegrino Gatto, coi due suoi garzoni, Oberto e Benedetto Ronco: un totale ben scarso di dieci persone (4). (') Vedi i documenti DCCCLVI, DCCCLXI, DCCCLXV e DCCCLXXIII. (*) Vedi i documenti DCCCLVIII, DCCCLXlll e DGCCLXIV. (3) Vedi i documenti DCCCLXV e DCCCLXVIII. (') Vedi i documenti DCCCLVII, DCCCLXVII, DCCCLXXI e DCCCLXXIV. ANNO I169 ( 578 ) Nè mancano alcuni pochi decreti di grazie o privilegi concessi a benemeriti colonisti. E sono: il diritto agli eredi degli spesso menzionati Santambrogio e Fieschi di percepire le rendite dei consolati a loro promessi, caso che decedessero in via o innanzi la scadenza del biennio assegnato (!), un ampio salvocondotto per otto anni a Giorgio Volata, mercante di Albicastro, di negoziare e dimorare nelle colònie tauriche al ligure dominio soggette (2), e da sezzo 1’ esenzione da ogni gravezza pubblica a favore d’Arantonio, armeno, sua vita durante, in gratificazione del territorio ceduto pella fabbrica della nuova cinta muraria di Calìa (3). D‘ altro lato però spiccarono, sotto il di 5 ottobre, l’ordine d’ arresto contro quell’ Albertino da Piacenza, che condotto al loro soldo per Calla sino dal l.° aprile Ì468 (4), mancò ite-ratamente alla data parola. Perchè, sebbene fossersi ricusati ai marchesi di Finale nel passato maggio di proscioglierlo dalla sua promessa, tuttavia mantenevasi ascoso e contumace alla chiamata di prendere servizio nelle milizie di Calla (3). Ed è appunto nell1 incessante pensiero di munire la colonia d’ogni guisa soccorsi, che i Protettori di s. Giorgio, sulPesempio dei loro predecessori, dopo averla fornita di fortilizii, di cinta murata, di armi ed armati, nel presente anno la vollero provvedere del mezzo più valido a tener testa al nemico, il danaro. Il perchè deliberarono d’ assegnare all’ uopo ottocento sommi, moneta di Caffa, e ne spedivano anche la fede di credito a tre doviziosi banchieri, Gregorio Delpino, Cipriano e Gerardo Vivaldi (6), limitandole 1’ uso con tre giudiziose (’) Vedi il documento DCCCLXI1. (*) Vedi il documento DCCCLIX. (!) Vedi il documento DCCCLXXVI. (4) Vedi sopra a pagina 510 e il documento DCCClll. (s) Vedi i documenti DCCCXL1V e DCCCLXXVII1. (6) Vedi i documenti DCCCLV e DCCCLXX. ( 579 ) STORIA condizioni. La prima restringeva il tempo, ad un quinquennio e per una volta tanto; la seconda lo scopo, contro i soli turchi e nissun altro principe o gente nemica; la terza comandava 1’ assenso dei grandi poteri della città per due terzi almeno, a guarentigia della imprescindibile necessità per cui solo era concessa (*). Scorsi pochi giorni dalla firma di questo decreto, ebbe luogo la partenza da Genova dei nuovi eletti ufficiali, e forse divisi in due squadre. Imperocché nella commendatizia ai signori , comunità e magistrati a favore del legato Bartolomeo Santambrogio non è parola che altri avesse socii nel viaggio, e per contrario nella lettera al console e massari di Caffa diretta il 30 agosto 1469, dàl nostro Banco è espresso il dubbio che essa potesse anco giungere al destino innanzi 1’ arrivo in Crimea del console designato, Filippo Chiavroia (2). Donde chiaro s’ evince il Santambrogio avere preso pel primo il cammino per Caffa, latore di quella stessa lettera, e messaggiero del prossimo arrivo del nuovo capo. In essa i Protettori rispondevano a precedenti epistole venute dalla Tauride e impartivano istruzioni ed ordini di minimo rilievo per la nostra storia. Il Chiavroia poi, seguito dal codazzo degli impiegati e degli uomini d’arte e d’armi, dovè mettersi in via alquanto dopo, latore alla sua volta del benevolo foglio del l.° settembre 1469 agli anziani e maggiorenti di Caffa, in cui i Padri di san Giorgio confortanli a sperare sempre bene ed operare per Io migliore di quella nobile città, a imitazione della comune patria, la quale sotto il retto governo del Duca di Milano andava ogni giorno più crescendo in commercio, felicità e pace (3). (’) Vedi il documento DCCCLXIX. (s) Vedi i documenti DCCCLXXII e DCCCLXXV. (!) Vedi il documento DCCCLXXVII. DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXXII. I Protettori, sulla proposta del cardinale Niceno, chiedono al Papa la nomina di Pacomio, già arcivescovo di Amasia, in vescovo greco di Caffa. 1469, 10 gennaio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 2(3 ) Sanctissimo ac beatissimo patri et domino colendissimo, domino paulo. diuina prouidentia sacrosancte romane ac uniuersalis ecclesie dignissimo summo pontifìci. Cognouimus nuper, sanctissime ac beatissime pater et domine colendissime. ex litteris reuerendissimi domini cardinalis niceni et nobilis conciuis nostri meliaducis cigalle. clementiam vestram pro sua solita erga nos benignitate expectare decreuisse quod nominemus sibi ac proponamus religiosum aliquem idoneum, cui possit sanctitas vestra episcopatum grecorum caphensium digne conferre. Quam formam etsi beatitudini vestre memorauerimus pro honore lìdei christiane et sedis apostolice. utilitateque illorum populorum, agimus tamen ha-bemusque ingentes gratias sanctitati vestre que dignata est in ea re preces nostras benigne exaudire. ANNO I469 ( 582 ) Verum quoniam prenominatus reuerendissimus dominus cardinalis litteris suis apud nos haud mediocriter commendauit multiplices virtutes venerabilis domini pachomij archiepiscopi amasiensis. quas sibi et quidem multis experimentis perspectas esse affirmauit. testimonium tanti presulis multifacientes, ut par est. statuimus non expectare quod ex capha nobis transmittatur religiosus aliquis ipsi dignitati idoneus et grecis caphensibus gratus, quemadmodum sanctitati vestre scripseramus, sed potius beatitudini vestre nunc proponere prenomi-natum venerabilem dominum pachomium. cui suppliciter oramus bea-titudinem vestram conferre dignetur supradictum grecorum caphen-sium episcopatum. Sub hac tamen lege et condictione quod ipse dominus phacomius quamprimum electus fuerit episcopus teneatur sine dilatione capham accedere, ibique in dioecesi episcopatus sui permanere. Nam alioquin nequaquam satisfieret voluntati illorum grecorum. qui sine presentia episcopi sui priuati sibi viderentur dignitate episcopali. Quod reliquum est. nos semper et nostra beatitudini vestre suppliciter commendamus. Data janue die x januarij mcccclxvihi. Sanctitatis vestre filij ac seruitores deuotissimi Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXXIII. Rispondono al cardinale Niceno, Bessarione, e lo sollecitano a dar opera presso Paolo II all’elezione di Pacomio, da lui proposto, in vescovo del rito greco in Caffa. 4469, 10 gennaio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 213 v.) Reuerendissimo ac prestantissimo in christo patri et domino, domino bessarioni. episcopo sabinensi. cardinali, patriarche constantino-politane ecclesie dignissimo. Etsi, reuerendissime ac prestantissime in christo pater et domine, multis jamdudum experimentis perspexerimus singularem illam caritatem et affectum vestrum erga nos et rempublicam nostram, gratis- ( 583 ) DOCUMENTI simum tamen nobis fuit ex litteris reuerendissime paternitatis vestre et nobilis conciuis nostri meliaducis cigalle nuper cognouisse quod clementia sanctissimi domini nostri, opera potissimum paternitatis vestre. decreuit episcopatum grecorum caphensium non conferre nisi ei religioso qui a nobis beatitudini sue proponeretur. Verum quoniam reuerendissima paternitas vestra in litteris suis plurimum commendauit virtutes venerabilis domini pachomij archiepiscopi amasiensis. laudauitque ut eum sanctissimo domino nostro nominemus, testimonium reuerendissime paternitatis vestre plurimum estimantes. ut equum est. decreuimus juxta sententiam vestram ipsum dominum pachomium proponere sanctitati domini nostri, sub ea forma quam ex litterarum nostrarum exemplo his incluso prudentia vestra latius intelliget. Hoc tamen non modo utile sed etiam necessarium esse intelligimus. quod videlicet idem dominus pachomius quamprimum electus fuerit episcopus capham se transferat, ibique in dioecesi sua permaneat, quoniam alioquin greci illi sine presentia episcopi sui existimarent se episcopalem dignitatem amisisse, quod multis modis rebus nostris obesse posset. Superest igitur ut reuerendissima paternitas vestra dignetur operam dare quod ipse dominus pachomius quantocius fleri poterit eligatur episcopus et capham transmittatur, ibi. ut diximus, in dioecesi sua permansurus, nosque suscipiat paterna ut solet caritate peculiarius commendatos. Data janue die x januarij mcccclxviiii. Reuerendissime paternitatis vestre filij Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXX1V. Lettera accompagnatoria delle due precedenti, all’oratore del Banco in Boma, il nobile Meliaduce Cicala. UGO, 10 gennaio (Litterar. off. s. Georg, ann. 14C0-1471) (fol. 214) Nobili conciui nostro carissimo, meliaduci cigalle. romani. Cognito ex litteris vestris, nobilis conciuis noster carissime, quod sanctitas domini nostri contenta fuit episcopatum grecorum caphen-Soc. Lig. SI. Patr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 38 ANNO I409 ( 584 ) sium conferre illi religioso idoneo quem nominauerimus. quodque eum assensum prebuit opera potissimum reuerendissimi domini cardinalis niceni. statuimus in ipsa materia sanctitati domini nostri et eidem reuerendissimo domino cardinali rescribere ea que ex exemplis litterarum nostrarum his inclusis latius intelligeti?. Poteritis igitur litteras nostras, quas annexas mittimus, utrique in tempore reddere, et juxta sententiam ipsarum litterarum nos eis commendare, offerentes nos semper in omnia commoda vestra cupide paratos. Data janue die x januarij mcccclxviiii. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXXV. Chiedono al Papa di volere disporre che un discreto numero di frati francescani faccia stabile residenza nella loro chiesa e convento di s. Maria e s. Francesco in Caffa. 1469, 16 marzo (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 221 ) Sanctissimo domino nostro pape. Retulerunt nobis, sanctissime ac beatissime pater et domine colendissime. legati caphenses clementiam vestram precibus eorum inclinatam litteris suis hortatam fuisse venerabilem vicarium generalem ordinis regularis minorum ut prouideat quod fratres sui incolant atque inhabitent ecclesiam beate marie et sancti francisci de capha. ut retroactis temporibus solebant. Quam quidem prouisionem sancte pru-denterque excogitatam plurimum profecto approbamus, attento pre-sertim quod ipsa populosa ciuitas caphensis. barbaris et infidelibus undique circumsepta. plurimum indiget doctrina et sanctis exemplis ipsorum fratrum, erga quos populi illi singulari deuotione affecti sunt. Propter quod oramus beatitudinem vestram ut statuere et jubere dignetur quod omnino conueniens numerus ipsorum fratrum ad ipsam urbem caphe sine ulteriore dilatione transmittatur. Quod quamquam acceptissimum omnipotenti deo propter animarum salutem futurum ( 585 ) documenti non dubitamus, nos tamen id insuper accipiemus loco numeris ac gratie singularis. Qui nos semper beatitudini vestre suppliciter commendamus. Data janue xvi martij mcccclxvuii. Sanctitatis vestre fllij ac seruitores deuotissimi Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXXVI. La slessa preghiera volgono al generale Minoritico, cardinale Francesco Della- Hovere. U69, 16 marzo (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 221 ) Reuerendissimo in christo patri et domino, domino fratri francisco. generali ordinis minorum, et sancte romane ecclesie presbitero cardinali dignissimo. Intelligit prudentia vestra, reuerendissime in christo pater et domine. ex incluso exemplo litterarum quas scribimus sanctissimo domino nostro, quam utile et honori omnipotentis dei ac animarum saluti conueniens judicemus, quod ad populosam illam urbem caphensem inter infideles ac barbaros positam transmittantur fratres aliqui ordinis regularis minorum, quos populi illi singulari deuotione venerari solent. Propter quod plurimis jam experimentis perspectam habentes singularem illam caritatem benignitatis vestre erga nos et rempu-blicam nostram, oramus reuerendissimam paternitatem vestram ne sibi laboriosum sit omni opera et ingenio hoc sanctum desiderium nostrum ita juuare ut sine ulteriore dilatione fratres ipsi ad eam urbem transmittantur. Ceterum agimus habemusque benignitati vestre ingentes gratias pro singulari affectu suo erga nos. de quo legati caphenses multa nobis retulerunt, orantes benignitatem vestram ut sibi persuadeat nos ac reliquos ciues ita sibi deditos, ita affectos esse, ut pro dignitate ac commodis suis ea dumtaxat recusaturi sumus que a nobis prestari ANNO 1460 ( 58G ) non possent. Qui nos semper et nostra omnia eideni reuerendissime paternitati vestre deferimus et commendamus. Data janue die xvi martij mcccclxviiii. Reuerendissime paternitatis vestre lilij Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXXVII. Lo stesso ancora al Provinciale romano, fra Giacomo da Corneto. 1469, 16 marzo (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 221 u. ) Reuerendo in christo patri, domino fratri jacobo de corneto, pro-uinciali ordinis regularis minorum, in roma. Scimus, reuerende in christo pater, fratres ordinis vestri qui. ut in euangelio dicitur, relictis omnibus sequuti sunt dominum, nihil aliud querere quam omnipotentis dei honorem et gloriam, et omnium si fleri posset salutem animarum, et propterea solere nullos labores recusare circa ea presértim in quibus eorum vita ac doctrina multis prodesse possit. Cum igitur populosa ciuitas caphensis inter barbaras et infideles nationes posita longo jam tempore summo studio et supremis precibus a nobis postulauerit ut efficacem operam demus quod fratres aliqui ordinis vestri ad regimen ecclesie sancte marie et sancti francisci de capha transmittantur eamque inhabitent, prout superioribus annis solebant, scripsimus de hac materia reuerendo quondam domino fratri baptiste de leuanto generali vicario ordinis vestri, quem legati caphenses nobis retulerunt sancto desiderio illius ciuitatis satisfacturum fuisse nisi diuina prouidentia eum ex hoc seculo ad eternam felicitatem, ut pie credimus, transtulisset. Cum igitur non dubitemus doctrinam ac sanctos mores et exempla fratrum vestrorum uberes fructus parere posse in ipsa urbe caphensi. que summo semper studio venerata est religionem vestram, oramus prudentiam vestram ut. ( 587 ) DOCUMENTI quanto celerius fleri poterit, transmittere dignetur aliquem numerum conuomentem fratrum suorum ad inhabitandum ipsam ecclesiam ca-phensem ordini vestro longo jam tempore dedicatam. Quod quamquam omnipotenti deo acceptissimum etc. Data janue die xvi martij mcccclxviiii. Reuerende paternitatis vestre filij Protectores ctc. é DOCUMENTO DCCCXXVIII. Commettono la consegna delle tre ultime lettere all’ex-console di Caffa, Gregorio Rezza, dimorante a Roma. 1469, 16 marzo (Litterar. off. s. Georg, ann. 146G-1471) (fol. 223 v° ) Egregio conciui nostro carissimo, gregorio de retia. in roma. Ut latius intelligetis a legatis caphensibus scribimus literas sanctissimo domino nostro, reuerendissimo domino cardinali ordinis minorum, et reuerendo domino prouinciali ipsius ordinis minorum de obseruan-tia. quarum virtute requirimus ut fratres aliquos ejusdem ordinis de obseruantia in capham transmittere dignentur. Propter quod oramus vos ut laboriosum vobis non sit literas nostras in tempore reddere, et quantum in vobis erit eniti ut ipsi fratres quantocius fieri poterit transmittantur, offerentes nos semper in omnia commoda vestra cupide paratos. Data janue mcccclxviiii die xvi martij. Protectores etc. ANNO 1469 ( 588 ) DOCUMENTO DCCCXXIX. Scrivono al cardinale Bessarione predetto di sollecitare la partenza dell’eletto vescovo Pacomio, promettendo la loro assistenza contro qualunque altro nominato in Caffo. 1469 , 16 marzo (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 222),, Reuerendissimo in christo patri et domino, domino bessarioni. sabin. cardinali et patriarche constantinopolitane ecclesie dignissimo. Cognouimus ex litteris reuerendissime paternitatis vestre. reuerendissime in christo pater et domine, clementiam sanctissimi domini nostri juxta petitionem nostram contulisse dignitatem episcopatus grecorum caphensium venerabili domino pachomio. quem sanctitati sue proposuimus, moti presertim propter testimonium virtutum suarum per reuerendissimam paternitatem vestram nobis redditum. Verum quoniam dubitare videtur ne si ad sedem episcopatus sui accederet, ibi forsitan inueniret aliquem alium a patriarcha constantinopolitano electum qui aduersaretur quieti sue. respondemus intentionis nostre semper fuisse et esse quod quicumque a sede apostolica electus fuit episcopus in ea dignitate admittatur, proposita omni alia electione que a patriarcha predicto vel ab alio quouis facta fuisset. Propter quod gratissimum nobis erit quod idem dominus pachomius. acceptis bullis electionis sue. quanto celerius fieri poterit ad sedem sui episcopatus se transferat, et siue ad nos venerit siue alio itinere capham proficisci voluerit, offerimus litteras ad rectores nostros illius urbis vel sibi, si venerit, tradere, vel si alia via proficiscetur transmittere, quarum virtute ipsi officiales nostri eum recipi facient ad sedem episcopatus sui. non obstante contradictione alicujus qui quomodolibet sine auctoritate sedis apostolice electus inueniretur. quemadmodum reuerendissima paternitas vestra litteris suis a nobis postulauit. cui nos semper et nostra omnia offerimus et commendamus. Data janue die xvi martij MCCCCLXVIIII. Reuerendissime paternitatis vestre filij Protectores etc. ( 589 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXXX. Invitano il vicario generale di Savona a coadiuvare Giovanni Traversagno nella riscossione di danari dovuti al Banco, in occasione delle indulgenze a favore di CalTa. 1469, 5 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. m t>°) Venerabili in christo patri, domino vicario reuerendi domini episcopi saone. Audiuimus. venerabilis in christo pater, quod in ciuitate illa ac dioecesi superesse adhuc dicuntur nonnulli debitores indulgentie alias per sedera apostolicam concesse prò subuentione urbis caphe. et etiam pecunie ac bona virtute ipsius indulgentie janr pridem collecta. Propter quod statuimus delegare johanni trauersagno isthuc venienti curam inquirendi et exigendi ejusmodi debitores . ipsasque pecunias ac bona recuperandi ac colligendi, ut conuerti possint in prouisiones quas necessarium est impresentiarum fieri pro sustentatione dicte ciuitatis caphensis. Cum igitur utile ac necessarium esse intelligamus ad executionem ejusmodi operis, quod paternitas vestra consilium et operam suam eidem johanni prebeat. oramus humanitatem vestram ut ope opera et consilio faueat eidem johanni. nobisque deinde rescribat quid in predictis secutum fuerit. Quod quamquam omnipotenti deo etc. come sopra . . . Data janue mcccclxviiii die v aprilis. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXXXI. Pietro Battista Tagliaferro è surrogato ad Antonio, suo fratello, nella sottoscri-vania della curia di Caffa, per mesi 26. 1469, 13 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 146 «.) Et hoc, dicono i Protettori, attento quod idem antonius propter legitimas causas ad ipsum officium accedere non potest. ANNO 1469 ( 590 ) DOCUMENTO DCCCXXXII. Lettera ad Urbano Fieschi, protonotario in Roma, acciò impegnisi d’ottenere dalla Curi i riforme ed ampliazioni desiderate, alle bolle dianzi concesse ai legati caffesi. 1469, 17 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 227 r. ) Renerendo in christo patri, domino urbano de flisco. apostolico protonotario etc. benemerito. Scribimus. uerende in christo pater, nobili et prestanti conciui et college nostro philippo de camilla, ut nostro nomine apud sanctitatem domini nostri requirat fleri super bullis estate superiore concessis legati^ caphensibus reformationes in supplicatione per eum nostro nomine deponenda ordinate declarandas, attento presertim quod immanissimus ille tureorum dux ingentes belli apparatus mari ter-raque facere dicitur, et ob id necessarium est non exiguas prouisiones hoc anno ad caphensium sustentationem transmitti, et vel nullus vel admodum exiguus bullarum concessarum fructus sperari potest nisi sub condictionibus in supplicatione nostra declarandis reformentur. Oramus igitur humanitatem vestram ut sibi laboriosum non sit ab eodem philippo tenorem supplicationis nostre intelligere. et deinde causam nostram ope opera et consilio in curia juuare. Quod quamquam reuerenda paternitas vestra pro suis virtutibus et solita caritate erga patriam, etiam sine ullis precibus nostris facturam fuisse non dubitamus, nos tamen insuper accipiemus loco muneris et gratie singularis, offerentes nos semper in omnia respicientia decus et commoda reuerende paternitatis vestre cupide paratos. Data janue mcccclxviiii die xvn aprilis. Protectores etc. Segue: Similes facte sunt reuerendo in christo patri, domino johanni baptiste ciboni (sic), episcopo saonensi dignissimo. Item similes venerabili in christo patri, domino leonardo marchisio. decretorum doctori et canonico albinganensi etc. ( 591 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXXXIII. Lo stesso a Meliaduce Cicala e Clemente Vivaldi ; che anche s’incaricano di invitare Pacomio, vescovo greco eletto, a portarsi a Genova. 1469, 17 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 14G6-1471) ( fol. 227 «. ) Nobilibus viris, meliaduci cigalle et clementi de viualdis. conciuibus nostris carissimis, in roma. Pro reformandis bullis estate superiore concessis legatis caphen-sibus. conciues nostri carissimi, scribimus nobili college nostro phi-lippo de camilla quantum in ea materia necessarium judicauimus. attento presertim quod nisi etc. come sopra. Ceterum gratum nobis erit dicatis nostro nomine venerabili domino pachomio episcopo grecorum caphe hortamur se presentet coram nobis saltem ante diem xx maij proxime venientis, quo tempore consul et legati caphenses discedere promiserunt, et cum eis capham in dei nomine accedere poterit, et si voluerit, ei promittite nostro nomine quod sibi vel fidem vel mutuum faciemus usque in summa ducatorum centum pro expensis itineris, quos ducatos centum restituet postea-quam in capham ad sedem episcopatus sui. deo fauente. applicuerit. Data janue mcccclxviiii die xvii aprilis. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXXXIV. I Protettori chiedono al Papa alcune innovazioni ed ampliamenti alle bolle precedentemente concesse ai legati caffesi. 1469, 17 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 228 ) Sanctissimo ac beatissimo patri et domino colendissimo, domino paulo. diuina prouidentia sacrosancte romane ac uniuersalis ecclesie dignissimo summo pontifìci. Superiore estate, sanctissime ac beatissime pater et domine colendissime. beatitudo vestra intellectis necessitatibus et manifestis pe- ANNO 1469 ( 592 ) riculis ciuitatis caphensis et aliorum cliristìanorum maris pontici. tam ex litteris nostris quam etiam ex relatione legatorum caphensium. qui ob eam causam ad conspectum sanctitatis vestre accesserunt, dignata est quatuor bullas indulgentie plenarie eisdem CDncedere. ut fructus omnis ex bullis ipsis elicendus ad subuentionem eorumdem Christianorum maris pontici conuerti posset. Verum, sanctissime pater, cum post concessionem bullarum superuenissent nuncij ac littere significantes immanissimum draconem illum ducem tureorum formidabiles exercitus ac potentiam mari terraque singulari studio parare, et propterea decreuissemus non exiguas prouisiones ad defensionem eorumdem Christianorum hoc anno transmittere, pubblicari fecimus primas ipsarum bullarum ad ciues et districtuales nostros directas, ut ex eis fructum aliquem eliceremus in aliqualem subuentionem pro-uisionum faciendarum conuertendum. attento presertim quod he compere. in faciendis tam longo tempore ejusmodi prouisionibus jam defesse et exhauste, per se non sufficiunt omnibus subuentionibus neces-sarijs prouidere. Et tamen pubblicatis bullis ipsis adeo exiguus fructus ex eis recuperatus est ut non ascendat ad tantam pecunie summam quantam oratores ipsi caphenses in sumptibus victui suo necessari]s hactenus erogauerunt. Cujus rei causam cum a predicatoribus et confessoribus exquirere voluissemus, responsum nobis est adeo obscuram fuisse supplicationem oratorum caphensium sub cujus forma bulle concesse sunt, ut contribuere volentes et eorum confessores nequaquam clare intelligant quantum per unumquemque ipsorum pro consequenda indulgentia contribuendum sit. Et ob id necessarium esse, si ex bullis elici debet fructus quem speramus, beatitudo vestra super bullis ipsis fieri reformationes latius declarandas in supplicatione nostro nomine porrigenda sanctitati vestre. Oramus igitur et quidem suppliciter et omni affectu clementiam vestram ut bullas ad districtuales et ciues nostros directas que irrite remanent et reuocate percepto ex eis exiguo fructu, denuo concedere dignetur, et super eis ac alijs fieri facere reformationes illas que in supradicta supplicatione nostra declarabuntur. Quod quamquam omnipotenti deo acceptissimum futurum non dubitamus, nos tamen id insuper accipiemus loco muneris et beneficij singularis. Et profecto, pater beatissime, christiani ipsi maris pontici inter infideles positi poterunt, si conseruentur. eo tempore quo dignabitur diuina prouidentia principes christianos contra hostes nominis sui ( 593 ) DOCUMENTI conucrtore. plurimum ad consequendam deo fauente victoriam juuare. Propter quod et illos et nos ipsos ac nostra omnia benignitati vestre et omni tempore suppliciter commendamus. Data janue mcccclxviiii dio xvii aprilis. Sanctitatis vestre filij etc. Protectores etc- Seguc: Ceterum, pater sanctissime, quoniam dedimus curam porrigendi beatitudini vestre supplicationem nostram nqbili ciui et college nostro philippo de camilla, illam oramus ut circa ipsam materiam fidem adhibeat eidem philippo ceu nobis ipsis. DOCUMENTO DCCCXXXV. Lo stesso al venerando collegio dei cardinali. 1 i69, 17 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) < fol. 228 v. ) Sacrosancto collegio reuerendissimorum dominorum cardinalium. Scribimus, reuerendissimi ac prestantissimi patres et domini colendissimi. sanctitati domini nostri litteras quarum exemplum his inclusum ideo transmittimus ut vestre reuerendissime paternitates intelligant quantum a beatitudine sua pro aliquali caphensium sub-» uentione requiramus. Concessit anno superiore sanctitas sua. cognitis necessitatibus ac periculis ipsorum caphensium. bullas quatuor plenarie indulgentie ut earum fructus in sustentationem illius urbis con-uerti posset. Pro quo quidem benellcio. etsi honorem dei omnipotentis et fidei christiane concernit, habemus tamen et beatitudini sue et reuerendissimis paternitatibus vestris que pro nobis intercesserunt ingentes gratias. Verum, patres reuerendissimi. nisi bulle ille concesse sub forma supplicationis nostro nomine porrigende reformarentur. vel nullus vel admodum exiguus ex eis fructus sperari posset. ANNO 1469 ( 594 ) Propter quod oramus clementias vestras ut dignentur apud sanctitatem ejusdem domini nostri officialiter operari quod honesta petitio nostra exaudiatur, attento presertim quod etc. come sopra. Data janue mcccclxviiii die xvn aprilis. Reuerendissimarum paternitatum vestrarum deuoti filij Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXXXVI. Si raccomandano specialmente all’intervento dei cardinali amici o concittadini. 1469, 17 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 2-29 ) Reuerendissimo in christo patri et domino, domino fratri francisco. generali ordinis minorum, et sancte romane ecclesie cardinali dignissimo. Tot jam experimentis cognouimus. reuerendissime in christo pater et domine, quam libenter soleat benignitas vestra omnium rerum nostrarum onus suscipere, ut confidenter audeamus precipuam curam negotiorum nostrorum in curia reuerendissime paternitati vestre commendare. Cum igitur impresentiarum scribamus sanctitati domini nostri litteras, quarum exemplum his inclusum transmittimus, oramus et quidem omni affectu clementiam vestram ut omni ope et opera anniti dignetur quod beatitudo sua sine dilatione nobis concedat reformationes super bullis concessis in supplicatione nostra declarandis, ut ex eis fructus aliquis elici possit in tam piam tamque necessariam caphensium subuentionem conuertendus. Et profecto, pater reuerendissime. christiani illi maris pontici nequaquam negligendi sunt, tum quia inter membra ecclesie sancte computari debent, tum etiam quoniam tempore quo dignabitur diuina clementia principes Christianorum excitare et eorum vires contra hostes nominis sui conuertere. poterit populosa illa ciuitas caphensis. poterunt et alij circumuicini christiani. si conseruentur. ad consequendam celeriter victoriam plurimum deo fauente juuare. Longioribus verbis ( 595 ) DOCUMENTI reuerendissime paternitati vestre hanc causam nostram commendaremus. nisi perspectum haberemus benignitatem vestram in omnibus negotijs nostris, et presertim ijs que omnipotentis dei ac sancte chri-stiane fidei honorem concernunt, non solere longas preces a nobis expectare. Qui nos semper et omnia nostra reuerendissime paternitati vestre omni affectu deferimus et commendamus. Data janue mcccclxviiii die xvii aprilis. Reuerendissime paternitatis vestre deuoti filij Protectores etc. Segue : Similes facte sunt reuerendissimo in christo patri et domino hono-randissimo. domino phylippo. cardinali bononiensi. summo penitentia-rio etc. dignissimo. Item similes facte sunt reuerendissimo in christo patri et domino, domino bessarioni. sabin. cardinali et patriarche constantinopolitano etc. dignissimo. DOCUMENTO DCCCXXXVII. Istruzioni date dai Protettori al loro collega Filippo Camilla in ordine alla riforma delle bolle papali. 1469, 17 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol 231) Nobili et prestanti conciui et college nostro carissimo, filippo de camilla, rome. Posteaquam. nobilis et prestans collega noster carissime, facto ut scitis experimento bullarum pro subuentione caphe nouissime concessarum que ad januenses et districtuales dirigebantur, intellectura est exiguum fructum ex eis processisse et pari modo verisimile videri quod ex tribus alijs bullis concessis in eadem forma et directis chien-sibus. caphensibus et habitatoribus lamburgi. vel parum vel nihil elici debeat, utile nobis visum est habito consilio multorum religiosorum ANNO 1469 ( 596 ) et sapientum comperarum supplicari facere sanctitati domini nostri sub ea forma quam intelligetis ex tenore supplicationis nostre his annexe. In qua. ut videbitis, requirimus primas bullas ad januenses et districtuales directas, que casse remanent, denuo concedi, et super ipsis ac alijs tribus fleri reformationes in ipsa supplicatione nostra declaratas, ut ex eis elici possit fructus aliquis in tam piam tamque necessariam capbensium subuentionem conuertendus. Oramus igitur vos ut. redditis litteris nostris reuerendissimis tribus cardinalibus et domino episcopo saonensi. domino urbano de flisco. domino leonardo marchisio ac nobili meliaduci cigalle et socio, cum eorum consilio litteras nostras reddatis summo pontifìci et sanctitati sue supplicationem nostram reformandam juxta stilum curie, non mutata substantia, porrigatis, et deinde omni opera ac diligentia studeatis a beatitudine sua impetrare reformationes in eadem supplicatione declaratas, sine quibus, ut etiam vos intelligitis. exiguus admodum fructus ex bullis concessis sperari posset. Et si forsitan sanctitas domini nostri se difficilem redderet in concedendo reformationem illam continentem quod contribuere volentes contribuant a ducato uno usque in vigintiquinque in discretione confessorum suorum aut aliorum deputandorum per beatitudinem suam, videlicet unus ex eis. eo casu tentare poteritis impetrare quod clementia sua saltem concedat reformationem super ipsis bullis sub forma infrascripta. videlicet : Quod possidentes bona valoris ducatorum decem milium, et ultra, soluant ducatos viginti. Possidentes vero valorem ducatorum quinque milium et ultra, citra tamen summam ducatorum decem milium, soluant ducatos decem. Possidentes vero bona valoris ducatorum mille et ultra, citra tamen summam ducatorum quinque milium, soluant ducatos quatuor. Alie vero persone possidentes bona citra summam ducatorum milium, soluant ducatum medium. Intelligitis desiderium nostrum, propter quod oramus ne vobis laboriosum sit in causa tam pia tamque necessaria omni arte studio ac diligentia eniti ut quod oneste petimus sine dilatione impetremus. Et quantum in reformanda supplicatione juxta stilum curie et alijs sumptibus necessarium vobis erit erogare, promittimus vobis harum litterarum virtute satisfacere, ut equum est. Notificante.? tamen vobis quod si merces aliqua non exigue summe a vobis peteretur pro taxatione bullarum, studeatis a beatitudine do- ( 597 ) DOCUMENTI mini nostri impetrare ut sanctitas sua de gratia speciali jubere dignetur quod bulle vobis tradantur sine solutione taxationis, facta tantummodo satisfactione abbreuiatorum. quemadmodum tradite fuerunt estate superiore legatis caphensibus. et etiam superioribus annis alie pro subuentione caphensium per celeberrime memorie calistum concesse. Et tamen si id impetrare non possetis. nihilominus bullas fleri facite et postea nobis significate quantum intellexeritis necessarium esse pro eis soluere. Circa solicitationem memoramus vobis requiratis nostro nomine omnes illos quibus scribimus vel aliquos ipsorum, illos videlicet quos magis idoneos et magis affectos rei nostre fore intelligetis. Data janue mcccclxviiii die xvii aprilis. Segue : * die XV1I1 aprilis. Post scripta et nobis et plerisque alijs consyderantibus formam contributionis quam requirimus in supplicatione nostra reformari, quod videlicet contributio fiat a ducato uno usque in vigintiquinque in discretione etc. utilius videretur non solum pro majore declaratione conscientiarum ci ntribuentium sed etiam pro consequenda majore utilitate ex contributionibus, quod impetraretur reformatio bullarum sub forma certa superius declarata, quod videlicet possidentes bona juxta quantitates suprascriptas contribuerent, scilicet quilibet eorum, secundum normam superius contentam. Propter quod oneramus vos ut si. sumptis ibidem opportunis instructionibus. intelligeretis vel facilius vel eque facile sub ipsa forma impetrari posse a sanctitate domini nostri id quod requirimus, eo casu supplicationem nostram cum omnibus articulis in ea contentis reformari faciatis et porrigatis sub forma ipsa superius declarata, quod videlicet possidentes bona juxta summas suprascriptas contribuere teneantur quantitates superius ^eclaratas sine aliqua alicujus discretione. Si vero sub forma ipsa vel impetrare non possetis vel propter difficultatem aut aliam rationem supplicare non eligeretis, eo casu studete impetrare sub forma contenta in ipsa supplicationo. et in omnem euentum animaduertite quod quantum pertinet ad alios articulos in supplicatione contentos inserantur in qualibet concessione impetranda omnes ipsi articuli et condictiones in eadem supplicatione declarate. Protectores comperarum sancti georgij communis janue etc. ANNO 1469 ( 598 ) DOCUMENTO DCCCXXXYII1. Si raccomandano anche al cardinale Rodrigo Borgia. 1469, 17 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 232 t>.) Reuerendissimo in christo patri et domino, domino rodrigo cardinali valentino. vicecancellario etc. dignissimo. Relatione multorum, reuerendissime in christo pater et domine, jam pridem intelleximus reuerendissimam paternitatem vestram pro sua solita humanitate in omnibus negotijs ad nos pertinentibus ita se semper facilem ac propitiam prebuisse ut plurimum dominationi vestre nos debere intell:gamus. Propter quod acceptantes caritatem dominationis vestre erga nos. statuimus deinceps in rebus omnibus nostris ad opem et patrocinium reuerendissime paternitatis vestre confidenter decurrere. Cum igitur impresentiarum decreuerimus supplicari facere sanctissimo domino nostro, ut dignetur super bullis estate superiore induitis legatis caphensibus reformationes concedere, quas latius reuerendissime paternitati vestre declarabit nobilis ciuis et collega noster philippus de camilla, attento presertim quod nisi etc. come sopra, oramus et quidem omni affectu reuerendissimam paternitatem vestram, ut in re ipsa opem et operam et consilium suum eidem philippo prestare dignetur, ita quidem ut quod honeste petimus opera presertim benignitatis vestre impetremus. Quod quamquam etc. Data janue mcccclxviiii die xvii aprilis. Reuerendissime paternitatis vestre deuoti filij Protectores etc. ( 599 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXXXIX. Patente di sottoscrivano della curia di Cada, per mesi 26, data a Pietro Battista Tagliaferro q. Giovanni, finito il tempo di Girolamo Becco. 1469, 19 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1467-1475) ( fol. 155 ) Forinola e ritenuta del 13 mese, come di solito. Data janue mcccclxviiii die xvim aprilis. DOCUMENTO DCCCXL. PelP impetrazione delle bolle anzidetto sostituiscono Meliaduce Cicala e Clemente Vivaldi al collega Filippo Camilla, nel caso di costui assenza da Boma. 1469, 20 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 234) Nobilibus viris, meliaduci cigalle et clementi de viualdis. conciuibus nostris carissimis. Ut latius intelligetis. conciues nostri carissimi, ex alijs litteris nostris quas vobis tradet nobilis franciscus lomelinus. commisimus nobili college nostro philippo de camilla ut porrigat supplicationem nostro nomine summo pontifici circa reformationem bullarum indulgentie per sanctitatem suam concessarum legatis caphensibus. et alia faciat que in litteris nostris eidem directis continentur. Yerum quoniam accidere posset quod philippus ipse vel propter absentiam vel aliam legitimam causam exequi non posset commissionem per nos datam in litteris eidem philippo directis, eo casu rogamus vos litteras ipsas nostras aperiatis et exequamini quicquid in eis inuenietis per Soc. Lig. St. Patr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 39 ANNO 1469 ( 600 ) nos commissum fuisse eidem philippo. promittentes vobis harum litterarum virtute satisfacere quicquid circa executionem ipsarum commissionum nostrarum expendetis. Data janue die xx aprilis mcccclxviiii. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXLI. Lettere di stipendio date a Stefano Corrado Alemanno (de Alamania) bombardiere, per anni cinque dal giorno del suo arrivo in Caffa, in ragione di aspri 225 al mese. 1469, 20 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 155. v) Gli imprestano ducatos aureos largos decem da scusarsi sullo stipendio a un ducato per mese. Data janue mcccclxviiii die xx aprilis. DOCUMENTO DCCCXLII. Lettere di stipendio di un sommo mensile date a Giovanni Antonio Bianchi (de Blancliis), barbiere. 1469, 12 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 156) Formola e pagamento delle imposte al solito. Data janue mcccclxviiii die xii maij. ( 601 ) documenti DOCUMENTO DCCCXLIII. Stabiliscono le indennità delle speso ai legati caffesi, e la regola pel pagamento dell imposta sul tredicesimo mese di servizio. 1469, 15 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 157 ) * MCCCCLXVIIII die lune XV maij. Magnifici domini protectores etc. anni presentis in pieno numero congregati, quorum hec sunt nomina : D. Bartholomeus imperialis prior. Lucianus de rocha Antonius boconus Gregorius lercarius subrogatus loco philippi de camilla Et spectati domini protectores earumdem comperarum anni mcccclx-octaui proxime precedentis in legitimo numero congregati, quorum tunc presentium nomina sunt hec: Nicolaus de marinis Jacobus stella subrogatus loco Johannes de inurea johannis francisci palmarij Julianus marrufus Carolus lomelinus et Raphael richeme absentibus d. anfreono centuriono priore et lazaro de auria. Et prestantes viri nicolaus de grimaldis ceba. lazarus de varixio. dominicus de prementorio et petrus gentilis olim pallauicinus. alias deputati auditores legatorum caphen. inferius nominatorum. Et nobiles et egregij viri casanus saluaigus. abraam de viualdis. gabriel de prementorio et egidius sacherius. relatores deputati, super negotijs caphensibus. Scientes nobilem et egregios viros julianum de flisco et bartholo-meum de sancto ambrosio legatos burgensium caphe longo jam tem- Hieronimus de montesoro Christoforus de saluo Johannes franciscus spinula et Johannes baptista de grimaldis. ANNO 1469 ( 602 ) pore janue expectasse expeditionem suam, que propter suspicionem pestis hactenus illis preberi non potuit, et ob id requisiuisse sepe-numero ut expensis suis prouideatur. quarum summam prenominati domini relatores caphenses dixerunt se estimare ascensuram esse ad ducatos octingentos vel circiter, computatis sumptibus quos facturi sunt in reditu eorum et donec deo duce capham reuersi fuerint, nec ignorantes eisdem juliano et bartholomeo legatis mutuatos fuisse in capha ex pecunijs masserie illius urbis summos centum tempore quo januam transmissi fuerunt: sub calculorum judicio, ex quibus viginti albi inuenti sunt assentientes et duo tantummodo nigri contradictorij. decreuerunt quod pro omni eo et toto quod et quantum ijdem julianus et bartholomeus legati petere seu requirere quouis modo pos-sent occasione sumptuum per eos et comites ac famulos ipsorum hactenus factorum et deinceps quomodolibet faciendorum donec deo duce capham reuersi fuerint, occasione videlicet dicte legationis, eisdem fleri debeant retributiones seu satisfactiones infrascripte. Primum videlicet scribi et committi debeat in capha quod summi illi centum eisdem juliano et bartholomeo ex pecunijs massarie mutuati nullo unquam tempore ab eis seu eorum fidejussoribus repeti possint, sed eisdem libere remitti debeant pro parte satisfactionis sumptuum legationis sue. et pro satisfactione integra reliquorum sumptuum eisdem juliano et bartholomeo tradi debeant littere expedite consulatuum cimbali et soldaie pro mensibus tredecim tantum, ipsis tamen prius idoneas cautiones prebentibus in janua de satisfaciendo stalias ipsorum consulatuum pro dicto tempore, atque insuper prestantibus fidejussiones in capha de bene et legaliter exercendo in forma debita et consueta. Item consyderantes omnes officiales a quibus in capha hactenus exacta fuit pars xii emolumenti officiorum suorum pro mense xm recusare stalias ipsorum officiorum soluere pro eodem mense xm. asserentes totum emolumentum ejusdem mensis xrn ab eis integre exactum fuisse et ob id iniquum videri quod si pro eo mense nullum emolumentum perceperunt soluere debeant onus staliarum. statuerunt ac decreuerunt quod tradi debeant commissiones in capha ut deinceps ex emolumento dicti mensis xm a quolibet officiali exigi debeat tantum dumtaxat quantum quilibet officialis percipiet ex emolumento ipsius mensis xm. detracta portione staliarum ejusdem mensis quam officiales omnes soluere teneantur et ex emolumento ejusdem mensis xm I ( 603 ) DOCUMENTI retinere possint, ita quidem ut quilibet officialis pro ipso mense xm stalias soluat et noque onus ullum tollerare neque beneficium perci- * pere debeat. DOCUMENTO DCCCXUV. I 1 Oberto da Piacenza viene obbligato a prestar servizio e partire per Caira. 1469, 18 viaggio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1406-1471) ( fol. 237 v. ) In questa lettera i Protettori rispondono a Visconlina e Galeotto Del Carretto, marchesi di Finale, i quali aveanli pregati a dispensare dal servizio e passaggio alla Crimea V Oberto suddetto, condotto dal Banco al soldo di Caffa, che non possono farlo peli’urgente necessità di milizia; li esortano anzi d’ indurre lo stesso Oberto a tenere la parola data e gli obblighi assunti. Data janue mcccclxviiii die xvm maj. k DOCUMENTO DCCCXLV. Lettere di stipendio per anni cinque, col salario di So sommi annui di Caffa, date al medico Pietro Vivolo. 1469, 20 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 158) Protectores etc. Spectato, prestantibus et egregij s viris, consuli, massarijs et prouisoribus. antianis et officio monete ciuitatis caphe. presentibus et futuris, dilectissimis nostris, salutem. Moti exhortationibus nobilis et egregiorum virorum juliani de flisco et bartholomei de sancto ambrosio legatorum burgensium illius ciui- l i ANNO 1469 ( 604 ) tatis, conduximus ad stipendium illius massarie egregium artium et medicine doctorem dominum magistrum petrum de viuolo ciuem nostram pro annis quinque, incipiendis die quo deo fauente ad urbem illam peruenerit. ad computum videlicet summorum quinquaginta quinque caphe singulo anno eidem soluendorum ex pecunijs massarie. sub illis formis ac terminis sub quibus alijs medicis, qui retroactis temporibus prouisiones a massaria in urbe illa percipere soliti sunt, ejusmodi solutiones fieri consueuerunt. Propter quod harum litterarum auctoritate jubemus vobis omnibus et singulis superius nominatis, ut quam primum idem d. m. petrus ad urbem illam applicuerit, ipsum benigne et onorifice sicut decet recipiatis et recipi faciatis in medicum et pro medico illius ciuitatis. sibique durante tempore ipsorum annorum quinque debitis temporibus solui faciatis ex pecunijs massarie prouisionem seu stipendium sub quo ut supra conductus fuit, ad computum videlicet summorum quinquaginta quinque caphe singulo ipsorum annorum quinque, ut dictum est. Et quoniam honestum nobis videtur quod massaria illa totum onus dicte prouisionis non perferat, reseruamus nobis arbitrium assignandi illis quibus conuenire judicabimus eam partem dicti oneris que nobis honesta videbitur, sub hac tamen declaratione quod nihilominus in omnem casum massaria illa ad solutionem dicte prouisionis obligata esse intelligatur. Insuper quia ultra ducatos triginta, quos ipsi d. m. petro solui fecimus pro satisfactione omnium expensarum quas ipsum et comites suos facere continget usquequo deo duce capham peruenerit. eidem etiam mutuauimus ducatos viginti largos compensandos in suprascripta sua prouisione. committimus vobis omnibus et singulis superius nominatis ut. sdb pena soluendi de vestro proprio, eundem fieri faciatis debitorem in libro massarie. statim visis presentibus. de ipsis ducatis viginti largis illosque retineri ex prouisione sua. ut equum est. In quorum etc. Data janue die xx maij mcccclxviiii. ( 605 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXLVI. Lettere di stipendio di un sommo mensile date per cinque anni a Franco Ver-nazza q. Egidio, speziano. U69, 24 magi/io (Negot. gest. off s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 158 v.) Quoniam, dicono i Protettori, utile nobis visum est spetiarium unum ad vos transmittere cum egregio d. m. petro de viuolo medico . . . elegimus etc. Forinola e pagamento delle angherie solite. Data janue mcccclxviiii die xxim maij. DOCUMENTO DCCCXLVII. Avvisano il console di Caffa dell’ invio di munizioni guerresche, dell’arrivo dei legati caffesi, del console Chiavroia, e del vescovo greco, Pacomio. 4 469, 27 maggio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1404-1475) (fol. 66) * MCCCCLXVIIII die XXVII maij. Copia suprascriptarum litterarum nouembri superiore vobis transmissa fuit (•) per supranominatum nicolaum. postea vero quecumque apud nos interuenerunt consolationes vobis afferre possunt. Nam primum ciuitas cum toto districtu, dei clementia, multis jam mensibus liberata est non modo contagione sed etiam omni suspicione pestis, et in summa tranquillitate quiescit sub hoc felici regimine status ducalis et pax uniuersalis ultimate in tota italia firmata perdurat. Onerauimus autem in nauibus infrascriptis chyum accedentibus munitiones inferius declaratas cum ordine quod inde ad vos sub cautis formis transmittantur, et transmissione ipsarum munitionum non contenti alias in dies mittere curabimus, ut latius intelligetis a nobili (’) Vedansi a jiag. S60 e seguenti, sotto il documento DCCCXX1. ANNO 1469 ( 606 ) et egregijs viris juliano de flisco et socio, legatis burgensium illius urbis qui intra paucos dies hinc discendent ad vos reuersuri. et a quibus latius intelligere poteritis quam cara sit nobis et reliquis ci-uibas illius nobilis ciuitatis salus et conseruatio. Veniet pari modo ad vos vir prestans philippus jhauroia consul dasignatus. quamprimum leui egrotatione. in quam superioribus diebus incidit, liberatus erit. Veniet insuper reuerendus dominus pachumius grecus catholicus per summum pontificem ad requisitionem nostram electus episcopus grecorum illius ciuitatis. de cujus doctrina viteque et morum integritate cum a multis et quidem fide dignis expedientes instructiones habuissemus, curauimus eidem conferri episcopatum su-pradictum. Et ut haberet unde sumptibus itineris satisfaceret, ei ad cambium dedimus ex pecunijs recuperatis ex bullis indulgentiarum summos sexaginta octo et tres quartas partes alterius summi, cujus cambij primas literas vobis his inclusas mittimus, quas pecunias volumus quamprimum commode poteritis ad eodem domino episcopo exigere curetis, easque conuertatis in munitiones necessarias defensioni illius ciuitatis. quoniam sub pena papalis excommunicationis in alios usus conuerti non possunt. Inuenietis inclusum inuentarium omnium munitionum quas, ut supra, ad vos deferendas onerari fecimus in nauibus de quibus in eodem inuentario mentionem factam inuenietis ('). DOCUMENTO DCCCXLVIIJ. Invitano i podestà e anziani di Savona e Albenga a prestar aiuto a Giovanni Traversagno, nell’ escutere i debitori delle anzidetto città a versare i pagamenti restanti delle indulgenze a favore di Cada. 1469, 7 giugno (Litterar. off. s. Georg, ann. 1406-1471) ( fol. 239 v. ) Protectores etc. Spectatis, nobilibus et egregijs viris. potestatibus et antianis ciuitatum saone et albingane et quibuscumque alijs magi- ’) Manca questo inventario tanto nel registro quanto nolla filza di Caffa. ( 607 ) DOCUMENTI stratibus jus reddentibus in utraque ipsarum urbium, amicis nostris carissimis, salutem. Cum in jurisdictionibus vestris adhuc supersint nonnulli debitores occasione bullarum indulgentie alias per sedem apostolieam concessarum pro subuentione ciuitatis caphe. mittimus impresentiaruui ad partes illas pro exigendis ejusmodi debitoribus (sic) et quibuscumque alijs occasione ipsarum indulgentiarum obligatis et colligendis ac recuperandis quibuscumque bonis ad ipsas indulgentias pertinentibus, dilectum nostrum johannem trauersagnum. Propter quod harum litterarum virtute rogamus et in subsidium juris requirimus vos et unumquemque vestrum ut eidem johanni non solum justitiam summariam et expeditam in supradictis omnibus et circa ea ministretis, sed etiam eidem omnes fauores honestos prebeatis. ita quidem ut in predictis omnibus et circa ea celeriter exequi possit quecumque fuerint necessaria et opportuna, et recuperatis ejusmodi pecunijs et bonis ad nos redire. Quod etsi non modo justitie conuenit. sed etiam ad honorem dei et fidei christiane pertinet, nes tamen id insuper accipiemus loco beneficij. In quorum etc. Data janue mcccclxviiii die vii junij. DOCUMENTO DCCCXLIX. Annunziano ai magistrati di Caffa, al clero e all’università dei greci la seguita nomina di Pacomio in vescovo, e ne comandano la obbedienza. 1469, 8 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1175) ( fol. 159) Protectores etc. Spectato, nobilibus et egregijs viris. consuli, mas-sarijs et prouisoribus ac antianis ciuitatis caphe. presentibus et futuris. et venerabili clero ac populo greco in eadem ciuitate habitanti, dilectissimis nostris, salutem. Cum innotuisset nobis obitus venerabilis episcopi grecorum nouis-sime in urbe illa defuncti, et ex testimonio quorundam rcuerendissi- anno 1469 ( 608 ) morom dominorum cardinalium, et aliarum fìdedignarum personarum nobis etiam innotuissent singulares virtutes reuerendi in cbristo patris domini pachumij greci, orauimus sanctitatem domini nostri ut episcopatum ipsum conferre dignaretur eidem reuerendo domino pa-chumio. confisi qnod ipse dominus pachumius. vir doctus et singulari prudentia vite integritate ac modestia preditus. ut ex multorum dignorum virorum testimonijs cognouimus. ita dignitatem ipsius episcopatus administraturus sit. ut vos religiosi ac populi greci de talis pastoris regimine gratias omnipotenti deo ac sedi apostolice et nobis acturi sitis. Cum itaque clementia sanctissimi domini nostri precibus nostris ac fama virtutum ejusdem domini pachumij commota, eidem contulerit dignitatem ipsius episcopatus, ut latius intelligetis ex tenore bullarum apostolicarum quas vobis exhibebit, harum litterarum auctoritate jubemus vobis omnibus et singulis superius nominatis et comprehensio. nt statim visis presentibu3 litteris eidem domino pachumio episcopo designato, ut supra, tradi ac libere resignari faciatis sedem episcopatus sui cum omnibus redditibus dignitatibus ac prerogatiuis quibus predecessores ejus gaudere soliti sunt seu jure gaudere debuerunt. non obstantibus quibuscumque contradictionibus que per aliquos alligari possent. pretextu vel occasione alicujus ordinationis vel electionis quomodocumque hactenus facte vel que deinceps quouis modo fleret circa ipsum episcopatum per patriarcam constantinopoli-tanum aut alium vel alios quosuis. Et postquam eundem dominum pachumium receperitis ut supra ad sedem ipsius episcopatus, precipimus vobis expresse ut nequaquam eum quouis modo vexari seu turbari permittatis, quinimmo vos consul et massarij sempercumque petierit eidem domino pachumio prebeatis brachium et fauores vestros circa omnia pertinentia ad regimen et administra-tionem episcopatus sui. ita quidem ut quiete et sine alicujus molestia aut contradictione possidere valeat omnes redditus omniaque emolumenta ejusdem episcopatus quos et que predecessores sui. ut dictum est. percipere consueuerunt seu jure percipere debuerunt, et omnia alia libere administrare ac facere que ad episcopatum suum quomo-dolibet pertinebunt. In quorum etc. Data janue mcccclxviiii die vui junij. ( 609 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCL. Inchiesta su Nicolò Torriglia ed altri avvocati esercenti in Caffa, imputati di intrighi e brogli nel prolungare le liti. 1469, 45 giugno (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1104-1475) (fol. 67 ) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs. ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Scriptum vobis fuit, dilectissimi nostri, per nostros precessores anni MccccLxseptimi quod varie eis querele delate fuerant de nicolao de turrilia et alijs aduocatis qui dicebantur vetustissimas et odiosas controuersias in populis illis quotidie seminare, et officium aduocationis mala fide administrare, et propterea vobis commissum ut si intellexissetis veras esse ejusmodi querelas, eo casu eundem nicolaum et quoscumque alios eo modo delinquentes ex urbe illa expelleretis, prout latius in litteris ipsis continetur. Et tamen super ea re nihil hactenus per vos responsum fuit et agentes pro eodem nicolao constanter affirmant falsam fuisse calumniam eidem ut supra illatam, et ob id requirunt ejusmodi falsos calumniatores puniri prout justitie conuenit. Nos igitur cupientes et in hoc et in alijs omnibus casibus honestati semper locum dari, committimus vobis ut expedientes denuo instructiones sumere studeatis de suprascripta calumnia prenominato nicolao et. alijs illata, quam si veram fuisse cognoueritis. eo casu volumus contra eos procedatis juxta tenorem litterarum ut supra vobis scriptarum. Si vero calumniam ipsam falsam fuisse intellexeritis, eo casu volumus intelligere studeatis quis seu qui fuerunt ejusmodi falsi calumniatores et contra eos justitia mediante procedatis, ita quidem ut impuniti non euadant et debita eorum correctio per vos facienda ceteris transeat in exemplum. Data janue die xv junij mcccclxviiii. ANNO 1469 ( 610 ) DOCUMENTO DCCCLI. Partecipano al cardinale Bessarione 1’ arrivo in Gonova del vescovo Pacomio e !a sua prossima andata a CatTa, e lo pregano dì sollecitare la spedizione delle chieste bolle papali, correttive delle precedenti. \ 469, 13 luglio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 246 r.) Reuerendissimo ac prestantissimo in christo patri et domino, domino bessarioni. cardinali et patriarche constantinopolitane ecclesie d-gnissimo. Cum superioribus diebus, reuerendissime ac prestantissime pater et domine, venerabilis dominus pachumius designatus episcopus grecorum caphe attulisset nobis reuerendissime paternitatis vestre litteras, ipsum et celerem expeditionem suam nobis commendantes, sub fide nostra ei ad cambium pro capha dari curauimus ducatos aureos centum et quinquaginta, quot requisiuit ut haberet unde sumptibus itineris prouidere posset. et pro quorum valore litteras cambij fecit de summis sexaginta et octo et tribus quartis partibus alterius summi caphe. Atque insuper tradidimus ei litteras in expedienti forma ad officiales nostros caphe. in quarum obseruationem prebebuntur ei circa pertinentia ad episcopatum suum omnia auxilia omnesque fauores expedientes et necessarij. ita quidem quod prudentia sua experimento intelliget quantum apud nos valuerit commendatio reuerendissime paternitatis vestre. quam oramus ut sibi laboriosum non sit breue illud apostolicum ad nos transmittere de quo in litteris vestris fit mentio pro cautione pecuniarum seu supradictorum summorum capho Lxvm et quartorum trium eidem venerabili domino pachumio creditorum. si. quod deus auertat. in itinere decederet. Ceterum, pater reuerendissime. etsi antea perspectum habebamus quam libenter soleat clementia vestra curam et patrocinium rerum nostrarum suscipere, id tamen abunde nobis comprobauit nobilis et prestans conciuis et collega noster philippus de camilla nuper ex urbe reuersus. Procter quod confidenter oramus reuerendissimam paternitatem vostram ut dignetur efficacem operam dare quod refor- ( OH ) raatio bullarum indulgentie legatis caphensibus anno proxime elapso pro subuentione illius urbis concessarum quanto celerius fleri poterit expediatur. Ipsi enim legati intra paucos dies discessuri sunt, et si. ut confidimus, ante eorum discessum reformatio illa a benignitate sanctissimi domini nostri jam. ut audiuimus. decreta ad nos transmittetur. haud mediocrem fauorem pariet inter populos illos caphenses. qui nisi assiduis auxilijs nostris hactenus sustentati fuissent, jam pridem in desperationem collapsi urbem illam metu formidabilis po-tentie immanissimi tureorum regis deseruissent. Quod autem reliquum est. nos semper et nostra omnia reuerendissime paternitati vestre deferimus et commendamus. Data janue mcccclxviiii die xm julij. Reuerendissime paternitatis vestre fllij Protectores etc. Segue : Similes facte sunt reuerendissimo ac prestantissimo in christo patri et domino, domino francisco tituli sancti petri ad vincula cardinali etc. dignissimo, omissis tamen duobus articulis, primo videlicet qui incipit: et pro quorum valore etc. secundo vero qui incipit: quam oramus ut sibi laboriosum non sit etc. DOCUMENTO DCCCL1I. Al cardinale di Bologna, Filippo Calandrini, per la stessa impetrazione delle bollo pontificie. UGO, 13 luglio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 247 ) • • Reuerendissimo ac prestantissimo etc. philippo. cardinali bononiensi summo penitentiario etc. dignissimo. Etsi, reuerendissime etc. tot jam experimentis perspexerimus quanto affectu soleat benignitas vestra curam et patrocinium rerum nostrarum suscipere etc. il seguito tutto come sopra. Data janue mcccclxviiii die xm julij. anxo I469 ( 612 ) DOCUMENTO DCCCLIIL Ai genovesi Meliaduce Cicala e Clemente Vivaldi onde consegnino le tre predette lettere ai cardinali destinatarii. 1 -i69, 43 luglio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 247 v. ) Nobilibus conciuibus nostris carissimis meliaduci cigalle et clementi de viualdis. in roma. Mittimus his annexas, conciues nostri carissimi, litteras tres directas reuerendissimis dominis cardinalibus bononiensi. niceno et sancti petri et earum exempla inclusa, ut quantum ipsis scribimus planius intelligere possitis. Propter quod oramus vos ut litteras ipsas in tempore reddatis, et cum auxilio ac fauore ipsorum dominorum studeatis quanto celerius fleri poterit reformationem bullarum in forma conuenienti expediri facere, et expeditam ad nos transmittere, promittentes vobis harum litterarum virtute satisfacere quicquid in predictis per vos expensum fuerit. Onerantes tamen vos ut studeatis quanto minus possibile erit expendere, attento presertim quod omnes ejusmodi bulle per summos pontifices hactenus induite pro subuen-tione caphe sine ulla taxatione expedite fuerunt et gratis nobis tradite. et nihilominus confidentes, quod prudentie vestre non minus elaborabunt in euitanda seu attenuanda expensa ipsarum bullarum quam si de propria archa vestra ea solutio fleri deberet, relinquimus vobis arbitrium faciendi in ea re pro consequenda expeditione bullarum nobis mittendarum ut melius poteritis, parati semper in omnia commoda vestra. Data janue mcccclxviiii die xm julij. Protectores. Segue : Breue autem pro cautione pecuniarum creditarum domino pachumio nobis promissum per reuerendissimum dominum nicenum a dominatione sua habere curate et nobis cum bullis quanto celerius poteritis mittitote, et cum venerabili domino leonardo marchisio. quem nobilis philippus de camilla ibi solicitatorem reformationis bullarum dirnisit. omnia que in ipsa materia agenda erunt communicate ac consulite. ( 613 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCLIV. Al dottore Leonardo Marchese, che di conserva a Clemente Vivaldi promuova m Roma la concessione tanto sospirata delle bolle nel senso da essi voluto. 1469, 13 luglio (Litterar. off. s. Georg, ann. 146G-1471) ( fol. 248 ) Venerabili domino leonardo marchisio. decretorum doctori etc. Scribimus, venerabilis in christo pater, nobili clementi de viualdis ut cum prudentia vestra communicet ac consulat quecumque agenda erunt pro impetranda reformatione bullarum anno superiore legatis caphensibus indultarum. Propter quod oramus paternitatem vestram, ut intellectis ab eo commissionibus quas super ipsa materia sibi dedimus et litteris quas scribimus reuerendissimis dominis cardinalibus, rem ipsam opera et consilio simul cum eodem clemente dirigatis et ad optatam expeditionem perducere studeatis, offerentes nos semper in omnia respicientia decus et commoda vestra cupide paratos. Data janue mcccclxviiti die xm julij. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCLV. Deliberano di dare in pegno le paghe dell’ anno 1468 ai banchieri invitati ad anticipare i sommi 800 in difesa di Caffa. 1469, 19 luglio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 159 v. ) * MCCCCLXVIIII die mercurij XVIIII julij. Spectabiles domini protectores comperarum sancti georgij anni MceccLxoctaui in legitimo numero congregati, absente tantummodo nobili carolo lomellino egrotante. habentes super infrascriptis et alijs ANNO 1469 ( 614 ) amplum arbitrium et potestatem virtute solemnis deliberationis numerosi participum comperarum concilij. scripte anno proxime preterito die vili aprilis manu mei francisci: Scientes sese deliberasse fidem facere summorum octingentorum nomine comperarum spectato consuli et massarijs ac antianis et officio monete ciuitatis capbe sub legibus et condictionibus declaratis in eorum deliberatione, scripta manu mei francisci dicto anno mcccclxviii die vi maij. et que deliberatio scripta est simul cum alijs in fauorem legatorum capbensium decretis ac repositis in foliatio instrumentorum : Examinatis in pre-sentia magnificorum dominorum protectorum anni presentis et spectabilis officij ipsarum comperarum anni mccccxxxxiiii formis pignorum que dari possint nomine comperarum ijs qui supradictam fidem in capha ipsarum comperarum nomine facturi sunt: tandem secuti consilium eorundem dominorum protectorum anni presentis et anni xxxxim. qui infrascripta fieri posse ac debere dixerunt et hortati sunt, sub calculorum judicio qui omnes septem albi assensum significantes sunt inuenti: Decreuerunt quod illi vel illis qui dictam fidem in capha facturi sunt dari debeat pignus pagarum sancti georgij ipsius anni Lxoctaui. sub hac tamen lege et condictione quod si contigerit fidem ipsam in totum vel in parte expendi in capha. eo casu domini protectores anni presentis teneantur pignus ipsarum pagarum anni Lxoctaui liberare et onus ejus in se suscipere, sub hac tamen condictione quod successores sui. domini videlicet protectores anni lxx. obligati sint ipsos dominos protectores anni Lxnoni indemnes conseruare ab ipso onere, idque onus in se suscipere, et pari modo ijdem domini protectores anni lxx ab onere ipso indemnes conseruari debeant ab eorum successoribus, et hic ordo seruari donec ex redditibus comperarum ipsi oneri satisfactum fuerit. Quam quidem deliberationem ita fecerunt attento presertim quod virtute regularum nouissime anno Lxtertio conditarum disponitur quod si superueniant aliqua onera seu defectus alicui officio, ea seu illi transferri debeant in officium succedens. ( 615 ) documenti DOCUMENTO DCCCLVI. Patente di ministrale di Caffa data per mesi 13 ad Ottaviano Adorno, di Mo-ruele, finito il tempo di Giacomo Spinola q. Riccardino. 1469, 3 agosto (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 161 ) Forinola e ritenuta del mese 13, dovuta alla camera. Data janue mcccclxviiii die m augusti. DOCUMENTO DCCCLVII. Lettere di stipendio di un sommo mensile date a Giuliano D’ Ambrogio, di s. Margherita. 1469, 9 agosto (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 161 v. ) Formola e pagamento solito. Data janue mcccclxviiii die vini augusti. DOCUMENTO DCCCLVIII. Conferiscono, a certe condizioni, la jagataria delle erbe ecc. al console designato Filippo Chiavroia, e il consolato di Tana ad Oberto Paveri, che s’ offre di condursi a Caffa con due sue figlie. 1469, 9 agosto (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 161 v.) * MCCCCLXVIIII die VIIII augusti. Magnifici domini protectores etc. anni presentis in legitimo numero congregati, audito viro egregio philippo jhauroia designato consule Soc. Lig. St. Palr. Voi. VII. Par. I, Fase. III. 40 ANNO 1469 ( 616 ) caphe diceste se para tum esse intra paucos t terrestri in ca- pham accec. . fanera piares s quam anno supe. deduxerit vir nobilis alaonus de auria. dummodo sibi seu persone idonee per eum nominande conferatur officium jhagatarie herbarum, lignorc:u et carboni prò mensibus viginti sex sub ea torma sub qaa collatum fuit prenominato alaono et etiam nobili gentili de camilla • : . ' ■ faciendi ad stipendium in capha tct ex suis jnot concessum fait pre- r.:m.....:is ..... c: a-, a: 1.1 et I • ù*»e -1 dictam stipendium: Volentes circa precinta non aliter tractare dictum phììippum qaam traenti fuerint supranominati duo ejas precessores. su' calculc-r«m;ad;;:c>. ni ornans sèptem al':: ìauenti san: assentirntes. contulerunt prenominate philippo consuli d-. signato supradietum officiam. atque insuper facultatem scribi faciendi ii stipendium in capta numerum suorum ter eum ut supra requisitnm. in omnibus et per omnia prout officiam ipsum et facultas scribi faciendi ad stipendio* collitum et concessa fuerunt snpradictis duobus preeess-ribas suis, ....... !... • - ria;: ' :: s:c. . cea_T f — • .....‘ pleres vel saltem tot comites qnot utcr:ne irsorum precesso rum snorum secum deduxerunt. i . . ....." ■ s f :* ..... • in eum Lvum secum deducere filias duis. ::uu do sil. nat coilauo seu concessio infrascripta. sub eaicaloram jndic.o qui omaes septem alb ; ianenti sua: assensum simifeartes. c:italemnt eide* ot»erio officiam consulatus tane pro mensibus viginti sex. maptendis statim àaltis arais ala ue tro altos fae-ia fsit eo_.au:> aicti offici; mer-ottoriks sea dicti ledL ^tinHic inyi fvd ohertos ìtsc ;uam trimani fuerit In .a: lia sent. debea* a; stij*eadit— summa measaaiis sub forma alloram stit-er i.at : rum. illauqse percipere donec adaenerit temtus :ao ;f:;a2 ipsius consiliatas possit exercere. Quas cttldem ecliatimem et ccacesàanem ita tecerunt i>rumqne habere voltseraut. dummod: idem oberras secam ceducat usque ia cs.tb.am dictas iaas ùlaas suas et non m.ter. salue si .pse aut altera earum ia itinere decederet vel ab ipso oberto auferretur, queo dens aaertat. ( 617 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCLIX. Ampio e generale salvacondotto concesso a Giorgio Volata, di negoziare e dimorare nelle diverse colonie teoriche, per otto anni. 1469, 9 agosto (Litterar. oiL s. Georg, ann. 1466-1471) (hLSSr.) Protectores etc. Etsi nobilis et presians Tir georgius rollata habitato®* albieastri ita nobis cara? acceptusque sit. ot sme allo salao-eonductu tute j«ossit in quibusuis urbibas ac tems ditionis nostre respectn guerraram Labitare et r egotiari. ut tamen ip=e georgius qnietiore secoriorejue animo se snosqne et sua omnia tra^f^rre possit ad urbes ex loca dominio nostro sublecta et in eis negotiari se a negotiari faaere. Larum litterarum auctoritate damns pie num Tnrnrri zjc generalem salnnm conductum anni 5 ocio proximis. cum contram mando tansen annorum ccorum a die qua de reuteatione nostra ipsi georgio aat sois personaliter aat per pnbii nm proclama natiti a fascia fuerit eompatan : orum, duraturum, presomi nato georgio Tv Hate ejnsQne liberis, factoribus et negot.arum gert::-.’-iS. uii.ri-basqne ac àlijs eorum et enjuslibet ipsorum. famu'isque ac -eruis. et demum toti familie sue. ipslnsqne et eorum ac cujusiibet ip=-o-rum pfiomijs. merebas. locis ecm perarum et pr:oenti'-us eorum. n: minibus debitor»» factis a: faciend.s- ae possessiaaiKus et jreix.1? ac domibus acinisitis et acquirendis, et rebus omnibus ae benis —> .l i' e* . 1. l i- - . ■ - . i . •• o . -i lates nostras eaphe. cimbali et sol dai e et ai omnes alias urbe* et terras ditioni nostre subjectas, et in eis et quali set earum s.andi mcxrandi Laoit.ai.di nezotianc: i Iv.edendi ac reieuno. s-rinei et pi-r.es cum dictis ejms et cajsslibet predoeseno* peeun;s. menious. ex oribus, ìiberis. fan-, ri bus. farri .a. rebus ac b.ms ve. s^ne eis. tam -.a terrestri uam maritima, dummodo m nao.uus bastia® nequaqus— ìhb&-niauTur. et tam o:>n"unrtim .uam i.oisim arbitri® 0-^--—--- - geoigij et cujusiibet predi rtorum tute libere et seeure. et .mai impedimento reali ac personali prorsus eessaate. Ita ul_am ut g&orgins ipse au* ili. Tel factores >er ali] -ri ANNO I469 ( 018 ) milia sua superius comprehensi vel aliquis eorum aut pecunie, merces loca comperarum. eorum prouentus. nomina debitorum aut alique alie res et bona eorum et cuiuslibet ipsorum superius declarata ubicumque inueniantur. tam in mari quam in terra et tam conjunctim quam separatim. dummodo in nauibus aut nauigijs inimicorum nostrorum inuenta non luerint. ullo unquam tempore durante presenti saluoconductu impediri, detineri, sequestrari, aut realiter vel personaliter molestari non possint, pretextu vel occasione aliquarum guer-rarum. bellorum et inimicitiarum hactenus ortarum et que deinceps oriri ac moueri possent inter quosuis reges, principes, dominos, populos aut communitates una parte et nos aut excelsum commune janue parte altera, nec pretextu vel occasione aliquarum injuriarum. offensionum aut damnorum hactenus illatorum et deinceps inferendorum aliquibus ciuibus nostris, nec pretextu vel occasione aliquarum reprehensaliarum aut jurium hactenus concessorum aut acquisitorum et deinceps concedendorum et acquirendorum per aliquos ciues aut subditos nostros contra quosuis reges, principes, dominos, dominia, communitates et populos quicumque sint aut eorum subditos vel bona ipsorum, nec demum pretextu vel occasione aliquorum dependentium. emergentium aut connexorum a causis superius declaratis vel earum aliqua, etiamsi ejusmodi essent ut de eis fieri oporteret mentionem specialem, que hic facta et expressa fuisse intelligatur. Propter quod jubemus et enixe precipimus spectatis consuli caphe. prefectis ac patronis nauium quarumcumque et triremium ac aliorum nauigiorum jurisdictioni nostre subditorum et demum omnibus et singulis rectoribus et officialibus quarumcumque urbium ac terrarum nostrarum presentibus et futuris ut hunc nostrum saluumconductum inconcusse seruent. et faciant ab alijs inuiolabiliter obsernari sub pena indignationis nostre. In quorum etc. Data janue mcccclxviiii die vitii augusti. ( 019 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCLX. Biasimano la freddezza del Cicala e Vivaldi predetti nel curare l’ottenimento sollecito dello bollo. 1469, 14 agosto (Litterar. ofif. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 253 ) Nobilibus viris. meliaduci cigalle et clementi de viualdis. rome negotiantibus. conciuibus nostris carissimis. Signiflcauit nobis, conciues nostri carissimi, vir nobilis philippus de camilla collega noster se ex litteris vestris nuper acceptis cognouisse quod post discessum domini leonardi de marchisio inuenire non potuistis minutam reformationis bullarum pro subuentione caphe concessarum. quod profecto moleste ferentes quia sine expeditione ipsius reformationis legati caphenses recedere non possunt, vocari ad nos fecimus ipsum dominum leonardum qui dixit se plurimum mirari quod scripseritis vos non inuenire ipsam minutam, cum presertim sepe numero vobis dixerit, ut asserit, minutam ipsam et reliquas scripturas esse apud reuerendum dominum episcopum urbini. quodque si ei subuenissetis de ducato medio vel uno. ut vobis commiserat prenominatus philippus. omnia expediri fecisset ante discessum suum. Ex quo res nostra imperfecta remanet propter negligentiam eorum, pace vestra et ipsius domini leonardi hoc dixerimus, qui expeditionem ejus curare et debuissent et facile potuissent. Propter quod iterum rogamus vos ut quanto celerius poteritis impetrare studeatis et nobis expeditam transmittere reformationem ipsarum bullarum, quod profecto vobis laboriosum esse non debet attenta obligatione qua et vos et nos et reliqui ciues erga patriam suam tenentur. De qua materia etiam latius vobis scribet prenominatus philippus collega noster, cujus litteris in hac materia vobis scribendis fidem adhibete ceu nostris. Parati semper in omnia commoda vestra. Data janue mcccclxviiii die xim augusti. Protectores ecc. ANNO 1469 ( 620 ) Insuper mittimus vobis copiam bullarum concessarum pro chio. in cujus tergo videbitis quod similes concesse fuerunt pro janua, que jam espirate sunt quia jam executioni mandate, et item similes concesse fuerunt pro capha et lamburgo. que et etiam ille cliij nondum execute fuerunt. Omnes concesse fuerunt, ut videbitis, gratis, ex quo annitamini quanto celerius. Protectores ecc. DOCUMENTO DCCCLXI. Patente di capitano dei borghi di Caffa data per mesi 26 ad Antonio Sestri, finito il tempo di Francesco De-.Marchi. 1469, 16 agosto (Neg. gest. off. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 162 o. ) Formola e ritenuta solite. Nel margine sotto la stessa data 16 agosto v'è la nota: Johannes antonius italianus cui antequam dicto antonio de sigestro collatum fuit officium dicti capitaneatus contentus est quod suprascripte littere tradantur prenominato antonio. non ob-stante collatione prius ut supra sibi facta. — Un’ altra aggiunta prescrive che Antonio Sestri suddetto presti in Caffa le dovute cau~ zioni. Data janue mcccclxviiii die xvi augusti. DOCUMENTO DCCCLXII. Decreto in favore di Giuliano Fieschi e Bartolomeo Santambrogio, eletti consoli di Cembalo e Soldaia, e dei loro eredi pel caso di morte. 1469, 18 agosto (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 16* ) MCCCCLXVIIII die veneris XVIII augusti. Magnifici domini protectores etc. anni presentis in pieno numero congregati, auditis nobili et egregijs viris juliano de flisco et bartho- ( 621 ) DOCUMENTI lomeo de sancto ambrosio legatis caphen. requirentibus ut cum eis collati fuerint consulatus cimbali et soldaie. eaque collatio eisdem lacta fuerit pro expensis per eos factis et faciendis in ea legatione, ut lanius continetur in deliberatione propterea facta, velint ipsi domini protectores decernere et declarare quod si ipsi vel alterlibet eorum decederet in itinere vel antequam toto tempore ipsorum mensium xm consulatum sibi collatum exercuisset, quod deus auertat. possint heredes sui siue illius qui eo modo decederet exerceri facere per personam idoneam a spectato consule, massarijs. antianis et officis monete caphe approbandam, officium seu officia dictorum consulatuum pro tempore quod ex mensibus xm superesset eis vel illi eorum qui decederet ut supra. Communicata supradicta requisitione cum plerisque ex dominis protectoribus dictarum comperarum annorum siccccLxoctaui et mccccxxxxiiii. et cum dominis quatuor deputatis super negotijs caphensibus. qui fere omnes laudauerunt assensum preberi dicte requisitioni, omni via modo ac forma quibus melius et validius potuere, concesserunt ac decreuerunt in omnibus et per omnia prout superius requisitum fuit. Declarantes tamen quod si accideret casus mortis supradictorum juliani et bartholomei vel alterius eorum, quod absit, eo casu heredes eorum vel illius ex eis qui moriretur nullum possint petere beneficium regule seu decreti jam pridem conditi in fauorem eorum officialium qui moriuntur in itinere vel antequam compleant tempus officiorum suorum. DOCUMENTO DCCCLXIII. Patente di console, massaro e ministro di Soldaia data per mesi 13 a Bartolomeo Santambrogio, finito il tempo di Bernardo D’Amico. 1469, 19 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 163) Formola e ritenuta solite, coir obbliga al Bartolomeo di prestare in Caffa giuramento di ben e fedelmente esercitar I’ ufficio, sotto la cauzione di almeno 2 mila fiorini. Data janue mcccclxviiii die xvim augusti. ANNO 1469 ( 622 ) DOCUMENTO DCCCLXIY. Patente di consolo, massaro e ministro di Cembalo data per mesi 13 al nobile Giuliano del Fiesco, finito il tempo di Gio. Antonio Calvi. 1469, 49 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 163 v.) Formola, ritenuta e cauzione come sopra, saltem de summa fiore-norum quatuor milium monete janue. Data janue mcccclxviiii die xvim augusti. DOCUMENTO DCCCLXV. Elezione del nobile Goffredo Lercari in console di Caffa, fatta dai magnifici Protettori dell’anno presente, del 1468 e 1467. 1 i69, 22 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 164 v.) La forma d’ elezione essendo la mata in tutte le precedenti, la si ommette. DOCUMENTO DCCCLXYI. Patente di officiale della jagataria delle erbe, legna e carbone data per mesi 26 a Biagio Chiavroia, figlio di Filippo, console designato di Caffa, finito il tempo di Antonio Di Negro, olim Rettigliaro. 1469, 25 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 165 V.) Formola e ritenuta solite, colla facoltà al Filippo di deputare un’ altra persona all’ ufficio suddetto. Data janue mcccclxyiiii die xxv augusti. ( 623 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCLXVII. Lottore di stipendio di un sommo mensile date a Gregorio di Pontremoli, Giacomo di Caramagna, Bartolomeo e Antonio Mirane e Antonio Marfio, tutti tre di Varazze, compagni che seco conduce in Caffa il console Filippo Chiavroia. 1469, 25 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 166) La formola è la solita, ma vi appongono le tre condizioni seguenti. Prima est quod ipsorum quilibet obligatus sit bene et fideliter ser-uire ae permanere in capha toto tempore stipendii more aliorum stipendiatorum. Secunda vero quod consuli et massarijs ac prouiso-ribus qui prò tempore fuerint liceat quemlibet ipsorum cassare et amouere ab ipso stipendio sempercumque ipsis placuerit, etiam ante dictum terminum, si judicauerint eos aut aliquem eorum aliquid comi-sisse propter quod cassare mererentur vel mereatur. Tertia et ultima conditio est quod aliquis ipsorum percipere non possit dictum stipendium tempore quo erit vel caualerius vel famulus dicti philippi consulis aut massarij etc. ne massaria duplici onere grauari pòssit etc. DOCUMENTO DCCCLXVIII. Patente di console di Caffa per mesi 13 data a FilipDo Chiavroia, da succedere poi nel consolato al nobile Alaone D’ Oria, e subito nel massariato al nobile Gentile Camilla. 1469, 25 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 166 v.) Formola e ritenuta comuni. Data janue mcccclxviiii die xxv augusti. ANNO 1469 ( 624 ) DOCUMENTO DCCCLX1X. Mandano al console ed altri magistrati di Caffa la fedo di credito por 800 sommi a spendere sotto certe restrizioni nella difesa della città minacciata dal turco. 4469, 28 agosto (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 70) Protectores etc. Spectato et prestantibus ac nobilibus et egregijs viris. consuli, massarijs et prouisoribus. antianis. et officio monete ciuitatis caphe. presentibus et futuris, dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, cogitantes assidue in his omnibus que ad salutem. defensionem et conseruationem illius nobilis ciuitatis nobis carissime pertineant, statuimus inter prouisiones quas nuper facere decreuimus vobis transmittere litteras fidei summorum octingentorum caphe. ut si urgentia pericula vobis superuenirent occasione belli quod-vobis turchi inferre tentarent. eo casu possitis pecunias dicte fidei in totum vel in parte expendere in stipendia sociorum seu militum denuo per vos ob eam causam conducendorum. Quam quidem fidem nolumus per vos in totum vel in parte ullo modo expendi, nisi sub casibus et condictionibus infrascriptis. et non aliter. Prima est. quod fides ipsa per vos expendi non possit nisi intra annos quinque ab hodie proxime computandos et semel tantum. Secunda vero quod fides ipsa etiam nullo modo in totum vel in parte erogari possit nisi in necessitatibus belli turchorum et non alicujus alterius principis aut nationis. Tertia et ultima conditio est quod ulla deliberatio expendendi pecunias ipsius fidei in totum vel in parte per vos fieri non possit nisi prius vos omnes sub calculorum judicio, ex quibus saltem tres quarte partes albe inueniantur. decreueritis ejusmodi pecunias expendere sub formis et condictionibus suprascriptis propter urgentem necessitatem ac manifestum periculum belli turchorum quod vobis imminere intelligeretis. Circa quam deliberationem plurimum oneramus vos ita procedatis quod, si sumptus fiet, appareat \os non propter vanas suspiciones sed potius propter manifestissimas necessitates et pericula belli turchorum dumtaxat pecunias expendisse. ( 625 ) DOCUMENTI Et quamquam innumerabiles alie rationes hoc vobis suadere debeant, hec tamen ratio non inter postremas saltem vos moneat, quod vide-lidet fidem ipsam loco thesauri ad casus incertos conseruare debetis. Quoniam nos ac reliqui ciues qui. ut manifestum est. pro defensione illius urbis inestimabiles jam. pecuniarum quantitates erogauimus et sempercumque vera necessitas exigeret omnes facultates nostras pro salute vestra exponere non recusaremus, difficiliores redderetis in posterum circa faciendas ejusmodi litteras fidei pecuniarum, si videremus lidem ipsam culpa vestra propter vanas suspiciones consumptam fuisse. Et quoniam onus requirendi fidem ipsam vobis consuli, massarijs ac prouisoribus solis virtute litterarum fidei, ut videbitis, attributum est. committimus vobis expresse ut. sub qualibet graui pena a vobis et fidejussoribus vestris arbitrio nostro exigenda, fidem ipsam in totum vel in parte nullo modo requiratis, nisi prius inter vos et an-tianos et officium monete obtentum et deliberatum fuerit sub condictionibus superius declaratis ejusmodi requisitionem fieri. Et eo casu studeatis omni arte et ingenio quod in pecunijs nobis per cambium ad soluendum mittendis occasione ipsius fidei, quanto minor jactura fieri poterit interueniat et propter auaritiam eorum qui pecunias ad cambium tradent, damnum non patiamur ultra quam conueniens et honestum sit. Data janue mcccclxviiii die xxvm augusti. DOCUMENTO DCCCLXX. Richiesta dei precedenti 800 sommi ai banchieri caffesi Gregorio Delpino, Cipriano e Gerardo Vivaldi. 1469, 28 agosto (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) Cfol. 70 v. ) Egregio ac nobilibus viris gregorio de pinu et cypriano ac gui-rardo de viualdis. conciuibus nostris carissimis. Requirimus vos. conciues nostri carissimi, ut si intra annos quinque ab hodie proxime computandos conjunctim vel separatim requisiti ANNO 1469 ( 626 ) fueritis a consule et massarijs ac prouisorìbus ciuitatis capho presen-tibus seu futuris eis fidem faciatis de summis octingentis caphe semel tamen, videlicet quilibet vestrum de tertia parte ipsorum summorum octingentorum, promittentes harum litterarum virtute vos et unumquemque vestrum indemnem conseruare occasione dicte fidei et non solum pro sorte sed etiam pro damnis interesse et expensis que ob eam causam vobis aut alicui vestrum cjuomodolibet euenire possent. et integre satisfacere omnes pecuniarum quantitates que pro ipsa fide nobis ad soluendum misse fuerint. Data janue mcccclxviiii die xxvm augusti. Protectores etc. anni MCCCCLXoetaui. DOCUMENTO DCCCLXXI. Lettere di stipendio di un sommo mensilo date a Janicio greco. 1 169, 29 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 128 V.) Formola e pagamenti soliti. Questo Janicio greco dicesi educato in domo generosi q. bartholomei de auria. Data janue mcccclxviiii die xx vim augusti. DOCUMENTO DCCCLXXII. Ordini ed istruzioni al console e massari di Caffa. 1469, 30 agosto e 1.° settembre (Litterar. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 67 v.) Protectores etc. Consuli et massarijs ac prouisorìbus caffè. Dilectissimi nostri, ultimate recepimus litteras vestri gentilis cum additione in eis facta die xvi februarij proxime preteriti, et alias ( 027 ) DOCUMENTI vestri caroli cum additione facta die xxi februarij. quibus breuiter respondebimus circa illas tantummodo partes que responsionem exigere nobis vise sunt. Gratissima nobis fuerunt omnia per vos gentilem scripta de ordine tlato circa inquisitionem et custodiam munitionum et de constructione murorum ac cisterne et voltarum super eam edificandarum. de exemplatione librorum massarie et eorum transmissione et de reliquis per vos scriptis ad responsionem litterarum nostrarum. Circa que non oportet aliud iterare nisi quod, quemadmodum scribitis, circa ea et reliqua vobis commissa, circaque omnia ad salutem et amplitudinem illius urbis et utilitatem massarie pertinentia, studeatis eam diligentiam adhibere pro qua laudem et commendationem mereamini, ut speramus. Circa munitiones gubernatas per illum julianum squarsaficum cupide expectabimus nobis significetis quid egeritis, et pari modo transmissionem rationum mensis xm ac omnium staliarum. Et quoniam scripsistis deliberatum fuisse, causa euitandi majora incommoda, soluere valorem bonorum illius vellachi mortui gubernatoris alias per bartholomeum de ripalta et socium, laudamus mittatis quamprimum poteritis copiam inuentarij et cure ac aliarum scripturarum in ea re tunc factarum in forma autentica, ut justitia mediante contra ipsum bartholomeum. qui hic est. procedere possimus. Condemnatus fuit ille franciscus de amigdola. qui sub falso nomine stipendium percepit ab illa massaria pro famulo suo. ad restituendum asperos duomilia octingentos quinquaginta duos, quos vobis recipere mittit in jacobo bruneto et jacobo de trauersagnis. Curate illos exigere virtute litterarum cambij quas inclusas inuenietis. et si supra-dictus jacobus et jacobus satisfacere recusarent, fleri facite protestationes in forma expedienti et eas postea nobis mittitote. Delata fuit nobis querela per nonnullos asserentes se esse creditores parabioc domini coparij. quod ei sepenumero saluos conductus conceditis sub colore quod id fiat pro utilitate publica, et tamen id potius fieri pro commoditate aliquorum priuatorum. Propter quod committimus vobis ut nullo modo in prejudicium creditorum ejusmodi saluos conductus concedatis, nisi intelligeritis concessiones eorum concernere manifeste publicam utilitatem. Veniet intra paucos dies in dei nomine ad vos terrestri itinere vir egregius et prestans philippus jhauroia quem plene instruximus super ANNO 1469 ( 628 ) his que necessaria nobis visa sunt, vobisque referet quemadmodum ciuitas nostra cum toto districtu cum magna ciuium omnium bonorum concordia sub hoc felici ducali statu quiescit, et restituta in pristinam sanitatem et multis jam mensibus omni pestis suspicione penitus liberata, deo fauente. de bono in melius in dies procedit. Poteritis* eas partes instructionis ejus, que vobis communes sunt, reuidere. et ita concorditer ac communi consilio omnia bene consulere et dirigere ut commendationem mereamini. Miramur quod nicolaus ille de camulio superiori nouembri ad vos per nostros precessores emissus nunquam redierit, ex quo magis laudamus quod semper fieri faciatis plnres copias litterarum easque mittatis per omnes vias ac formas vobis possibiles, ut non desit quod, quam crebrius fieri possit, aduisationes a vobis habeamus. Inuenietis inclusas secundas litteras cambij domini pachumij quas presentare poteritis, et in tempore curare ab eo debitam satisfactionem consequi, ipsiusque cambij pecunias erogare in munitiones necessarias, ut in suprascripta copia aliarum litterarum latius commisimus. Ceterum quoniam bartholomeus de santo ambrosio nonnulla verba jactauit quod ipsum et socium hactenus retinuimus que minus vera sunt, quemadmodum postea nobis confessus est. inferius tamen transcribi fecimus articulum commissionis super ipsa materia date prenominato philippo jhauroie. ut si he littere prius quam ipse philippus ad vos peruenirent. vos exequamini quantum super re ipsa eidem philippo commisimus, et refellere possitis ea que minus vere in onus nostrum per ipsum bartholomeum dicerentur. Et quoniam ipsi bartholomeo et socio contulimus pro mensibus xm consulatus cimbali et soldaie. ut eorum beneficium ac summi illi centum per massariam eisdem mutuati cedant in totalem satisfactionem omnium expensarum quas ijdem bartholomeus et socius fecerunt ac facturi sunt occasione eorum legationis, curate quod massaria aut burgenses. a quibus missi sunt, ullo alio onere grauare non possint occasione sumptuum quos in profectione mora ac redditu ijdem legati quomodolibet fecissent. Data janue mcccclxviiii die xxx augusti. Segue : Ceterum nonnulli rerum caphensium periti nequaquam approbant quod, preter consuetudinem, miseritis in chercherasad custodiam domini imperatoris tartarorum socios illos sumptibus massarie. et as- ( 629 ) DOCUMENTI senseritis incarcerare in capha proceres illos tartarorum ad requisitionem ipsius domini imperatoris. Nam etsi omnes laudent omnia fleri que honeste et conuenienter fleri possunt pro conseruanda et augenda beneuolentia ejusdem domini imperatoris, suprascriptas tamen duas innouationes. mittendi videlicet stipendiatos et incarcerandi proceres, non laudant, tum propter inopiam massarie quam ejusmodi nouo onere grauari utile non putant, tum pro euitandis 'periculis que vobis et caphensibus euenire possent occasione incarcerationis dictorum procerum. si idem dominus imperator principatum amitteret. Et tamen intelligentes hec et ejusmodi longe melius ibi consultari et intelligi posse quam hic. remittimus eorum deliberationem pru-dentijs vestris, quas tamen oneramus quod ita mature et cum debitis consyderationibus ac circumspectionibus circa predicta vos habeatis, quod appareat quicquid in eis per vos gestum fuerit propter legitimas et probabiles rationes actum fuisse. Circa coperturam cisterne seu edificiorum super ea construendorum, intellecto ex litteris vestris quod inter vos carolum et gentilem est diuersa opinio, remittimus eam rem ibi deliberandam per vos consulem et massarios cum et de consilio eorum qui vobis idonei videbuntur. Visis litteris per vos scriptis in commendationem magistri con-stantij. denuo contulimus ei scribaniam locorum caphe pro mensibus viginti sex. Data janue die i septembris mcccclxviiii. DOCUMENTO DCCCLXXIII. Conferma di maestro Costanzo Sarra, professorem grammatice, per mesi 26, nell’ ufficio della scrivania dello Compere, ossia luoghi di Caffa, da lui diligentemente esercitato. 1469, 31 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 168) Formola e ritenuta solite. Data janue mcccclxviiii die xxxi augusti. ANNO 1469 ( 630 ) DOCUMENTO DCCCLXXIV. Lettere di stipendio di ducati quindici veneti mensili per anni quattro, date ad Allegrino Gatto, maestro fabricationis spiiujardarum ac bombardarum, con che conduca in Caffa e tenga seco Oberto e Benedetto llonco suoi servi, e con essi serva prò supradicto stipendio. 1469, 1.® settembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 168 v.) Appongonvi le seguenti condizioni. Prima est quod idem alegrinus tenetur durante tempore dictorum annorum mi fabricare omnes bom-bardas spingardas et alia ejusmodi instrumenta que spectatus consul et massarij ac prouisores et alij officiales in ea re deputandi voluerint. cum mercede ducati unius et tertie partis alterius ducati pro singulo cantario ejusmodi bombardarum. spingardarum et similium ab eo fabricandorum. Sub hac etiam declaratione quod pro ejusmodi fabricationibus bombardarum habere debeat decem pro centenario totius quantitatis metalli ex quo bombardas fabricabit, et duodecim pro centenario ejus quantitatis metalli de quo fabricabit spingardas et alia minora instrumenta, et hoc pro omni defectu et mancamento quod in ejusmodi fabricationibus interueniret. et ultra predicta nihil aliud petere possit seu habere debeat occasione alicujus mancamenti vel expensarum que in predictis fierent. Item obligatus sit sine ulla mercede ratinare quascumque quantitates pulueris bombardarum et sarbatanarum ac sanitria queeumque. et reliqua omnia facere et operari ad exercitium suum pertinentia circa munitiones quaslibet massarie illius ciuitatis. ( 631 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCLXXV. Lettera commendatizia ai principi e rettori di città in favore di Bartolomeo Santambrogio, di ritorno a Caffa. 4469, 1.° settembre (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 69) Illustrissimos et excelsos principes et dominos, magnificas ciuitates. spectatosque et prestantes potestates, castellanos et alios quoscumque rectores et jus reddentes quarumlibet urbium terrarum ac locorum quibus he littere fuerint exhibite, rogamus nos protectores comperarum sancti georgij ciuitatis janue ut virum egregium bartholomeum de sancto 'ambrosio, ciuem caphe. qui ex ea urbe transmissus fuit legatus ad sanctissimum dominum romanum pontificem et ad nos. et nunc ad ipsam ciuitatem caphensem in dei nomine reuertitur. suscipiant nostri contemplatione peculiarius commendatum, et si petierit ei prebeant duces itineris et fidum comitatum omniaque humanitatis officia que veris amicis negari non solent. Ita quidem ut ipse ac comites et famuli sui cum eorum suppellectilibus et bonis possint libere ac secure et sine ulla molestia vel impedimento in patriam suam deo fauente redire. Quod quamquam omnipotenti deo acceptissimum futurum non dubitamus, quandoquidem bartholomeus ipse pro requirendis christianorum auxilijs et tuenda fide sancta Christianorum ab immanibus turchis et infidelibus transmissus fuit, nos tamen id insuper accipiemus loco muneris et gratie singularis, parati vices reddere, sempercumque occasio se offerat, ijs omnibus qui eidem bartholomeo aliquod humanitatis officium prestiterint. etiam accumnlatiore mensura. In quorum omnium testimonium has litteras fieri jussimus et sigilli nostri impressione muniri. Data janue mcccclxviiii die prima septembris. Soc. Liy. Se. Patr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 41 ANNO 4469 ( 632 ) DOCUMENTO DCCCLXXVI. Ad istanza di Bartolomeo Santambrogio, uno dei legati di Caffa, i Protettori esentano ab ornili angaria et onere personali tantum Arantonio armeno, abitante di Caffa, sua vita durante, avendo allora giù più di 60 anni di età. 1469, 1.? settembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1474) ( fol. 167 t). ) Ne recano per ragione che V Arantonio vir bone qualitatis libe-raliter assenserit dirui seu occupari nonnullas domos seu territoria sua propria pro fabricatione nouorum murorum dicte ciuitatis. DOCUMENTO DCCCLXXVII. Confortano gli alti ufficiali di Caffa a sperar bene ed operare per lo migliore di essa, in quella che annunziano la venuta del nuovo console Filippo Chiavroia. 1469, 1.® settembre (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 69 v. ) Protectores etc. Spectato, prestantibus. egregijs et prudentibus viris. consuli, massarijs. antianis. officijs monete et prouisionis et consilio ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, mandando al presente in quella cita a noi carissima lo spectabile philippo jhauroia citadino nostro designato consule depoi il tempo de lo spectabile allaono de auria. non bizogna scriuerue altro saluo che a lo dicto philippo. lo qua hauemo instructo a compimento de ogni cosa, paghiati fede circa tuto quello ve riferirà, per parte nostra. Circa le particularitate hauemo scripto a voi consule e massarij. in le lettere ve presenterà el dicto philippo. tuto quello ne parsuto necessario, et tuti voi intendereti da ipso inter ( 633 ) DOCUMENTI cetera como questa cita cum tuto lo destretto e per la gratia de dio in grande pacifico soto questo felice regimento de lo illustrissimo se-gnore nostro duca et in grande concordia e buona speransa de ampliare tute le cose nostre. Item cbe noi et tuti li citadini non hauemo menor cura et affectione a la saluatione de quella nobilissima cita corno hauemo semper demostrato in li casi necessarij sensa sparmiare speiza e fatica e demostreremo semper che interuegnisse lo bizogno. Vi confortiamo aduncha cbe vi confortiati e daghiati pari modo conforto a tuti quelli populi a noi carissimi, e dal canto vostro siati semper soliciti e diligenti a fare tute le cose pertinente a la salute et amplitudine de quella benedicta cita in modo che meritiati et da dio et da noi commendatione. Data janue mcccclxviiii die prima septembris. DOCUMENTO DCCCLXXVIII. Ordine d’arresto e di prestazione di sicurtà contro Albertino di Piacenza. 1469, 5 ottobre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 261) Protectores etc. Nobili viro, benedicto de flisco. vicario petresancte. dilecto nostro. Ceterum (*) quidam albertinus de placentia alias conductus pro capha prima vice prosequutus non est viagium. et postea iterum conductus fuit pro ipso loco et dubitatur ne promissionem per eum factam de viagio prosequendo obseruet. Propter quod ad requisitionem johannis de bereng'his qui utraque vice pro eo fidejussit. volumus ut caute ac secrete studeatis eum personaliter detineri facere, si in oppidum aut territorium illud peruenerit. ut creditur, nec liberetur donec presti-terit idoneam fidejussionem de conseruando indemnem eundem johannem fidejussorem suum de libris ducentis triginta et una janue. de qua summa albertinus ipse debitor apparet in cartularijs officij nostri. (1) È l’ultimo periodo d’una lettera che tratta affari di Pietrasanta. ANNO 1469 ( 634 ) DOCUMENTO DCCCLXXIX. Instano di nuovo presso il cardinale fra’ Francesco Della Rovere, generalo mi-noritico, peli’invio di religiosi francescani in Caffa. 1469, 21 ottóbre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 262 v.) Reuerendissimo in christo patri et domino, domino francisco. tituli sancti petri ad vincula cardinali etc. dignissimo. Diffìcile nobis esset. reuerendissime in christo pater et domine, ullis verbis declarare quanta sit deuotio veneratioque caphensis populi erga fratres regulares ordinis minorum. Nam ut ipsius populi legati ad nos transmissi sepenumero constanter affirmauerunt. si aliqui ex fratribus illis ad ipsam caphensem ciuitatem transmitterentur, ibidem moram facturi, quemadmodum sanctissimus dominus noster decreuisse dicitur, populus ille, inter minas et pericula infidelium positus. estimaturus esse creditur saluti ac defensioni sue non minus prodesse posse ipsorum fratrum presentiam quam numerosam stipendiatorum cohortem. Propter quod reuerendissimam paternitatem vestram oramus ut efficaciter operari dignetur quod eorumdem fratrum transmissio ulterius non differatur. Id enim si opera reuerendissime paternitatis vestre. ut confidimus, fiet, quamquam omnipotentis dei honorem concernit, nos tamen id insuper accepturi sumus loco singularis beneficij. Qui nos semper et nostra omnia etc. Data janue mcccclxviiii die xxi octobris. Reuerendissime paternitatis vestre deuoti filij Protectores etc. ( 635 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXXX. Bolla di Paolo II, correttiva della precedente, a tenore della supplica sporta dai Protettori, in favore di Caffa. 1469, 7 novembre (Index priuilegior. anterioritatum, jurium, concessionum et aliorum per Rempublicam Comperis s. Georgij varijs temporibus ex pacto concessorum. Ms. della Biblot. Civico-Beriana). ( fol. 60) Paulus episcopus etc. Uniuersis et singulis christifìdelibus presentes litteras inspecturis, salutem etc. Pia mater 'ecclesia de fidelium salute sollicita sicut in palmitibus fidei catholice dilatandis accense charitatis ardoribus inuigilat. et fructuosi operis prosequutione laborat, ac vias et modos diligenter exquirit quibus et hostium ipsius fidei conatibus obuiet. aususque eorum contundat, ut fideles ipsi a noxijs et impugnantium incursibus juuante domino tuti in deuotionis feruore et pacis pulchritudine con-seruentur. et qui ad id promptas manus porrexerint adjutrices premia exinde consequantur felicitatis eterne: sicque ... ea que per eam prouide sunt concessa, ut facilius suos sortiantur effectus, nonnunquam declarat interpretatur et immutat prout id in domino conspicit salubriter expedire. Dudum siquidem pro parte dilectorum filiorum communitatis et ciuium ac uniuersorum incolarum ciuitatis caphen. nobis exposito quod olim postquam perfida et horrenda turearum rabies ciuitatem constantinopolitanam nouam romam expugnauerat. illius viris pro parte acerbissime seruitutis jugo subjectis, matronis stupratis, virginibus raptis, sanctimonialibus fedatis. adolescentibus trucidatis, infantibus a gremio et complexui matrum ad cruorem abstractis, senibus tum hominum tem equorum calcibus dilaceratis, matronis pregnantibus cesis et semiuiuis corpusculis cum matribus uno ictu crudelissime interemptis. non solum ipsos ciues et incolas caphenses. verum etiam ANNO '1469 ( 636 ) reliquos christicolas sinus maris pontici tantus terror inuaserat quod nisi miseratione altissimi ac dilectorum Aliorum protectorum compe-sarum sancti georgij januen. pecunijs et auxilijs protecti et sustentati fuissent proprias edes deserere et turpi fuga salutem querere prope-rassent. eo maxime quia eidem vilissime et spurcissime turcharum genti, et illarum immanissimo duci et tiranno capta vexata et dilaniata ciuitate predicta tanta deinde dominandi libido et tantus extin-guende fidei catholice ardor subcreuit. ut eis nil aliud cogitantibus nisi ut uniuersa illarum partium loca que christifideles incolunt sue spurcissime secte subijciant. nemo in partibus illis resistere possit, quodque ipsorum comunitatis et ciuium facultates propterea adeo exhauste erant ut ipsi aliorum suffragia implorare cogerentur. Nos tunc hujusmodi eorumdem communitatis ac aliorum oras maris predicti habitantium calamitatibus pro paterno compatientes affectu ac volentes christifideles ad impendendum eis opportuna suffragia pro hujusmodi subleuandis incomodis. et eisdem conatibus reprimendis, pro temporis qualitate congruentibus medijs inducere, de omnipotentis dei misericordia ac beatorum petri et pauli apostolorum ejus auctoritate confisi, omnibus vere penitentibus et confessis qui tribus diebus continuis vel infra menses interpollatis. per venerabilem fratrem nostrum archiepiscopum januensem statuendis, cathedralem siue aliam insignem ecclesiam januensem deuote visitarent, et si diutius centesimam partem bonorum que possident seu aliquantulum minorem, ipsius archiepiscopi arbitrio moderandam, clerici vero decenter beneficiati vicesimam annuorum reddituum suarum ecclesiarum, artifices vero et mercatores mediocriter opulenti vicesimam annui introitus siue lucri etiam per industriam acquisiti, ceteri vero quantum per unam ebdomadam integram cum sua familia pro eorum alimonia exponerent pro subuentione et subsidio eorumdem ciuitatis ciuium et incolarum caphen. eis pie erogarent, nec non personaliter accedentibus et quatuor mensibus continuis defensione hujusmodi juxta presiden-tium illi ordinationem vacando permanentibus, etiamsi dum ea intentione ad partes illas accederent in itinere morerentur, plenariam omnium peccatorum suorum, de quibus corde contriti et ore confessi forent. remissionem concessimus, prout in nostris inde confectis litteris • * plenius continetur. Cum autem sicut exhibita nobis nuper pro parte eorumdem comunitatis ciuium et incolarum petitio continebat, litteris hujusmodi ( 637 ) DOCUMENTI in ciuitate januen. publicatis, et fidelibus prefatis per predicatores verbi dei ad impendendum hujusmodi pia suffragia ac alias diuersi-mode excitatis, communitas ciues et incole ipsi vix tot pecunias habere potuerint quot illorum oratores pro litteris ipsis impetrandis ad nos destinati exposuerunt, idque euenerit. ut quamplurimi presertim religiosi viri qui ad fidelium eorumdem confessiones audiendas deputati erant asseruerunt, quia fideles prefati non intelligunt clare et aperte qui inter diuites et decentes beneficiatos ac qui inter artifices et mercatores mediocriter opulentos, quiue in aliorum predictorum numero debeant computari: Nos ne communitas ciues et incole prefati propterea speratis auxilijs frustrati remaneant prouidere volentes, ac priores litteras predictas in ciuitate januen. predicta publicatas, quas pro eo quia ab eis juxta illarum continentiam plumbum amitum fuerat juxta illarum tenorem in registro earum compertum denuo expediri et plumbari jussimus in suarum efficaciam vigoremque pristinos in quibus videlicet erant ante earum publicationem et exequutionem premissam. et fideles ipsos quoad earum consequendum effectum plenarie restituentes reponentes et reintegrantes et perinde ac si nunquam publicate et executioni demandate fuissent valere et efficaces fore decernentes, declaramus ac volumus quod fideles prefati tam ecclesiastici, etiam religiosi, quam seculares utriusque sexus etiam cujuscumque gradus ordinis vel conditionis fuerint qui litteris eisdem denuo publicatis, cathedralem vel aliam ecclesiam juxta dictarum litterarum continentiam visitauerint et de bonis eis a deo collatis et per eos possessis, si bona hujusmodi fuerint mille et abinde infra medium, si vero valoris quinque millium et abinde infra quatuor. si autem valoris decem millium flore-norum auri de camera et abinde infra decem, si vero cujuscumque majoris valoris fuerint, etiamsi bona ipsa ecclesiarum et ecclesiasticorum beneficiorum ad eos pertinentium forent viginti florenos auri, similes pro hujusmodi pio subsidio defensionis christiane religionis et fidei communitatis et ciuibus predictis erogauerint. indulgentiam hujusmodi omnium suorum peccatorum de eribus corde contriti et ore confessi fuerint, ut prefertur. alias juxta dictarum aliarum litterarum nostrarum continentiam atque formam, consequantur. Presentibus post triduum predictum minime valituris, mandantes ab eis sicut ab alijs sub pena in illis contenta, triduo hujusmodi elapso, plumbum amoueri. Datum rome apud sanctum petrum anno incarnationis dominice mil- ANNO i 469 ( 638 ) lesimo quadringentesimo sexagesimo nono, septimo idus nouembris. pontificatus nostri anno sexto. Subscript. Copia Trapezunzius. P. de Cbiarij. Marcellus. DOCUMENTO DCCCLXXXI. Ringraziano il podestà di Savona del concorso prestato a Giovanni Traversagno nella riscossione dei denari delle indulgenze. 1469, 22 novembre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 266) Spectabili viro, domino potestati saone. amico nostro carissimo. Significauit nobis, spectabilis amice carissime, circumspectus vir joliannes trauersagnus illuc diebus superioribus a nobis transmissus, quod vestra spectabilitas honestos fauores sibi humaniter prestitit circa exactionem debitorum indulgentie alias per summum pontificem concesse pro subuentione caphe. que ciuitas ut prudentie vestre notum esse credimus inter minas et pericula tureorum et aliorum infidelium posita assiduis subuentionibus et auxilijs indiget. Pro qua quidem humanitate et fauore per vos eidem johanni circa predicta prestito. etsi honorem dei omnipotentis et fidei christiane conseruationem respiciat. agimus tamen habemusque spectabilitati vestre ingentes gratias, illam orantes ut circa ea omnia que deinceps vel per spectabilitatem vestram vel vestrum vicarium honeste fieri poterunt pro recuperatione pecuniarum dicte indulgentie. laboriosum vobis non sit facere et fieri jubere ad simplicem requisitionem dicti johannis. offerentes nos semper in omnia commoda vestra cupide paratos. Data janue mcccclxviiii die xxn nouembris. Protectores etc. ANNO MCCCCLXX STORIA E DOCUMENTI ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. Convien dire che inoltrato di poco il 1470, nuovo invio di corriere si facesse pella Crimea dal nostro Banco. Imperocché sotto il dì 16 febbraio trovo parecchie sue missive, le quali accennano a varii casi successi colà nel volgere del precedente anno. Colla seconda i Protettori ingiungono al vicario consolare, Pasquale Celsi, di comprimere con esemplare castigo, d’accordo col console, l’audacia di Tommaso Airolo, violatore del domicilio di certa donna, il cui marito gli era in debito di qualche danaro ; non che la temerità di quattro giovani, portatori d’ armi insidiose notte tempo e reluttanti agli ordini della pubblica forza (l). Laddove nella prima, dopo il consiglio dato al console (') Vedi il documento DCCCLXXXV. ANNO 1470 ( 642 ) di saziare bene il terreno e vedere modo di restringere la 30 cinta murale e fortilizia di Cembalo, per renderla più acconcia alla difesa, si congratulano della piena pace goduta nella Campagna limitrofa a Caffa, in seguito alla caduta del kan tartaro Nourdoulet, e l’avvenimento al trono di Mengli-Kerai suo rivale e fratello (*). Nella terza poi bevvi il comando al console e massari di prestare la debita assistenza, e all uopo man forte, agli agenti dell'appaltatore delle gabelle e d altri balzelli nell’ esercizio dei loro diritti in tutto il territorio della penisola (2): ciò che ripeteasi alquanto più tardi pelle esazioni delle imposte sugli uffici! degli anni 1466-1468 (3). Se la data d’un documento fosse bastevole criterio, si direbbe incaricato a portare questi diversi messaggi alla Tauride il borghese Gerolamo Biancardi, da Bivarolo, ammesso allo stipendio di un sommo mensile il 12 febbraio del corrente anno, od il notaio Gregorio Pineto, fatto scrivano della masseria di Caffa il 9 marzo che segui (4). Ma la cosa è dubbia per lo meno, stantechè altra spedizione ebbe quindi luogo nell aprile, non più d’ un corriere isolato, ma sì d’ una squadra d impiegati, con alla testa il nuovo eletto console di Caffa, Golii edo Lercari, in successione all’ultimo partito, Filippo Chiavroia (J); ed eccone i nomi: Simone Scaniglia, Ottobono Grimaldi e Andrea Musso, tre liguri arruolati nella milizia al consueto soldo mensile (6), in un col milanese Andrea Meda, assunto in pari tempo al capitanato degli orgusii pel venturo biennio (7). Di consoli minori e altre cariche ufficiali contavansi solo quel (’) Vedi il documento DCCCLXXXIV. Vedi il documento DCCCLXXXVI. (5) Vedi i documenti DCCCCX1V e DCCCCXVII. O Vedi i documenti DCCCLXXXIII e DCCCLXXXVII. (5) Vedi i documenti DCCCG e DCCCCII. (*) Vedi i documenti DCCCLXXXXI1I, DCCCLXXXXV e DCCCLXXXXVI. 0 Vedi il documento DCCCCVII. ( 643:) 'STORI\ di Tana, Oberto Paveri e Tommaso Fieschi, scelto a capitano dei borghi (1). ii. Vero è che più altre nomine intervennero, nel corso del 1470, di funzionarli delle colonie, ma ciò accadde nella seconda metà; se ne togli la patente di scrivano della cancelleria notarile di Soldaia, data a Papa Nicolò, e l’accettazione a stipendio e al servizio nel corpo degli orgusii di Caffa del nobile Demetrio, amendue di greca origine, con decreti del '19 maggio (2). Infatti la elezione generale pelle contrade tauriche solita farsi una volta all’ anno, in questo avvenne il 3 luglio, dove risultarono eletti a console supremo di Caffa Battista Giustiniani, a ministrale Filippo Usodimare, a capitano dei borghi Girolamo Gentile-Pallavicini, degli avanborghi Giovanni di Polcevera, della porta Caiadore e della Gozia Nicolò Castiglione e Desserino Canneto ; quale per mesi tredici e quale per ventisei, giusta il prescritto della regola. I nuovi castellani di Soldaia e Cembalo furono Alaone Squarciafico e Giovanni Giambone, e i cancellieri della masseria e curia di Caffa i notai Giovanni Canepa, Francesco Pastino col figlio, Giovanni Tra-versagno e Domenico Alzari coll’aggiunto Gravano Parodi (3). Quest’ ultimo, col Castiglione e Canneto, ottenne a brev’ andare la firma della patente (4), mentre quelle dei restanti soffrì ritardo sino all’ anno seguente. Non è a tacersi pella completa serie degli ufficiali del Banco la sostituzione, avvenuta il 24 luglio, di Benedetto Cavalorto a (’) Vedi i documenti DCCCLXXXXIV e DCCCLXXXXIX. (’) Vedi i documenti DCCCCV1II e DCGCCIX. (3) Vedi il documento DCCCCX. (*) Vedi i documenti DCCCCXIII, DCCCCXV e DGCGGXVI. ANNO 1470 ( 644 ) Damiano Cagnasso nella castellania di Soldaia ('); come anche del decreto, edito il 20 stesso mese, a tutela del console sedente in Tana, Barnaba Gabella, siili’ ineffettuato arresto e traduzione a Calla del debitore Lorenzo Bamezzano, secondo le legittime costumanze del luogo (-). Il nome di Giovanni Traversagno poc’ anzi citato ci muove a toccare di due carte che lo riguardano. Era costui, come sa il lettore, il messo di cui soleva valersi il Banco a rac-corre il poco danaro versato dai fedeli della riviera occidentale al pio uso delle indulgenze; e però, anche il 22 gennaio del corrente anno, i Protettori saputo che Pietro Bernissone d’Albenga possedeva un registro spettante a quell’opera, chie-devangli in grazia di volerlo consegnare al loro incaricato, e in altri modi favorirlo nella religiosa missione; di che li rese paghi l’onesto cittadino (3). Al quale fors’anco devesi se 1’Ufficio venuto in cognizione a mezzo del registro suddetto, di parecchie somme giacenti o non scosse nelle varie diocesi occidentali, nel mezzo tempo dalla sua nomina alla dipartita per Carta, spedi altra volta il Traversagno nei medesimi luoghi, munendolo d’una commendatizia, pel sollecito incasso della pecunia, ai magistrati, anziani e podestà di quelle città e paesi (4). Che questo degno servitore si meritasse la benevolenza e piena fiducia dai Protettori in lui riposta, lo si argomenta eziandio dallo zelo mostrato nel sostenere l’onore del Banco contro le smargiassate di certo Tommaso Bicci di Albenga, il quale iva asserendo futili e vane siffatte indulgenze, e da s. Giorgio a ben altro scopo dirette le somme versate pella difesa di Caffa. Se non che le maligne insinuazioni furongli rotte in gola me- (’) Vedi il documento DCCCCXII. (’) Vedi il documento DCCCCXI. (5) Vedi il documento DCCCXXII. (4) Vedi il documento DCCCCXX. ( 645 ) STORIA diante un severo comando trasmesso al podestà locale, con mi-naccie di peggior trattamento, da parte del sovrano Ufficio (*). III. La pubblicazione delle bolle papali a favore di Caffa avea avuto luogo in Genova mesi addietro; e solo più tardi, cioè il 22 marzo 1470, si notificò alle autorità ecclesiastiche e laiche della Lombardia, Asti, Monferrato, deir una e l’altra riviera ligustica e di Pietrasanta, l’apertura del tempo utile a conseguire l’implorato perdono delle colpe, mediante la visita alla cattedrale di s. Lorenzo, cioè il prossimo giorno delle Palme e i due seguenti. Al quale effetto, e a cessare ogni remora nei contermini popoli, concederono i Protettori dal canto loro, e per la parte che non gli spettava, ottennero dal ducale governo ampio salvocondotto a tutti i colpiti dalla legge, meno i ribelli e rei di lesa maestà, di condurvisi personalmente in città (2). Per i Sciotti poi non occorrendo tali restrizioni, e solo a motivo della lontananza del luogo, rimandavano la pubblicazione del breve apostolico alla quaresima dell’ anno venturo ! 471, e n’ incaricavano dell’ eseguimento e incasso delle limosine, il vescovo dell’isola, fra’ Girolamo Camogli, minorità, e due egregii cittadini, Simone Lercari e Luca Giustiniani (3). Senonchè posto mano all’ opera in Genova, sorse nuova imprevista difficoltà. Il rescritto pontificio parlava di visita alla metropolitana nel triduo, da assegnarsi, peli’acquisto dell’indulto, dall’ arcivescovo : ed ora su ciò taluni mossero il dubbio se la visita ingiunta dovesse ripetersi in ciascuno dei tre giorni, (’) Vedi i documenti DCCCLXXXXVII e DCCCLXXXXVI1I. (*) Vedi il documento DCCCLXXXX1F. (3) Vedi il documento DCCCCXIX. ANNO '1470 ( 646 ) e in secondo se la determinazione di esso triduo pel di delle Palme e i due successivi, già fatta dal vicario, in assenza deir arcivescovo citato nella Bolla, fosse valida. L’ opinione rigorosa dovè trovare fautori abbastanza autorevoli, se il banco di s. Giorgio giudicò spedire senza indugio un apposito corriere a Boma a far decidere la controversia. Scrissero adunque i Protettori pressanti lettere al vescovo Deo-dato Boccone, sostituendogli pel caso d’assenza, Meliaduce Cicala e il suo socio, loro agenti presso la curia pontifìcia, acciò il più tosto possibile ottenessero da Paolo II l’esplicita soluzione del dubbio, esposto in un ricorso che, a tal uopo, entrocluso indirizzavano al papa (*). E come di solito, unirono altre epistole ai cardinali amici, Bessarione, Della-Bovere e Calandrini pella sollecita impetrazione del Breve dichiarativo (2). Il buon volere del supremo gerarca, e la esiguità stessa del favore richiesto ci fanno credere a un prospero esito, che per altro non risulta da verun documento del nostro archivio. IV. Narrammo più sopra che il nuovo console eletto, Goffredo Lercari, partì alla volta di Caffa a mezza primavera dell’anno in corso colla comitiva di uffiziali subalterni, ma non abbiamo ancora fatto parola del precedente arrivo in Genova del console scaduto, Gentile Camilla. Al suo giungere, costui riferiva d’un formidabile apparecchio di navi apprestate dal sultano Maometto II per sempre ignota destinazione, giusta il suo costume, e con sospettoso timore non accennasse alla Tauride; cosa che fece tremare i polsi ai Protettori e accelerare il rincalzo di danaro e di milizia colà inviato col Lercari medesimo. 0 Vedi i documenti DCCCLXXXVIII, DCGCLXXXIX e DCCCLXXXXI. (!) Vedi il documento DCCCLXXXX. ( 647 ) STORIA Seppero inoltre della brutta morte incontrata dal vescovo greco Pacomio nel viaggio alla Crimea, qualmente cioè sorpreso da ladroni, vi fosse miseramente perito. Ma a lenire il dolore di cosi tristi novelle sopraggiunse T annunzio del felice avviamento delle relazioni diplomatiche col nuovo imperatore tartaro, Mengli-Kerai, e la cattività dei principi suoi fratelli in una torre di Caffa. Sventuratamente per la nostra storia, la corrispondenza epistolare recata dal Camilla al Banco essendo andata smarrita, ne tocca ignorare i particolari del fatto d’armi o strategia, mediante la quale il kan Nourdoulet, e i suoi aderenti, caddero nelle mani dei genovesi. Questo si sa, e fu detto già innanzi, che nel 1468 Mengli-Kerai visitò, si trattenne in Caffa e strinse amicizia col locale governo, forse per annodare le fila della congiura cbe sarebbe riuscita a così buon termine per amendue. Certo poi è, che, nella circostanza del rimpatrio del Camilla, egli il primo, l’imperatore, drizzò un’ufficiosa lettera al banco di s. Giorgio, in cui toccato della festiva accoglienza avuta in Caffa dai rettori e dal popolo, offriva al supremo magistrato della colonia la sua alleanza, e di prendere sotto la speciale sua protezione i possedimenti tauro-liguri. I Protettori, incerti tuttavia se fosse tratto di fina politica o palpito di vero amore quello del tartaro re, bene avvisarono col rispondergli in convenevoli ed anche umili sensi, mostrando gradire le ovazioni resegli in Caffa, e quasi ponendo città e popolo sotto l’alto patrocinio di lui, che salutano serenissimo e potentissimo principe (*). In realtà poi scrivono al console e massari di volere con vigilanza maggiore custodire i prigionieri , che era fama lasciassersi soverchiamente liberi, in antiveggenza del pericolo d’ evasione e fuga a Bisanzio per muovere il Gran turco alla conquista del regno. Ma sovratutto am- (’) Vedi il documento DCCHCI. Soc. Lig. St. Patr. Voi. VII. Par. I, Fase. Ili 42 ANNO 1470 ( 648 ) monivanli di cessare dagli atti tirannici contro i medesimi, promossi, è luogo a sospettare, dal vendicativo monarca. Nello stesso foglio, oltre varie cose di minor conto, ed un passeggiero accenno al signore di ledoro, è discoi so dei ve scovi latini di Calla e Cembalo, ed ingiunto ai rappresentanti del potere di contenere l’uno nei giusti limiti della giuiisdi-zione sua verso i greci, sull’eterna quistione dei matrimonii misti, e di crescere, se fia uopo, all’altro i redditi della mensa, acciò fissi stabile dimora nella piccola sua sede ( ). Con quella data del 28 aprile sono nel registro ancora tre lettere; cioè all’università dei greci, dove promettono l’ invio colà d’un prelato in successione al defunto Pacomio, di cui in effetto nello scorcio dell’anno sollecitano la nomina dal cardinale Bessarione (2); al vicario consolare, al quale concedono il diritto d’appello al supremo potere o contro le sentenze dei sindicatori onde si tenesse gravato (3) e finalmente un ampio e decennale salvocondotto al mercante di Trebisonda, Michele Aligeri e figli suoi, di negoziare e abitare a sua posta nelle contrade tauriche al ligure dominio soggette (+). Nel chiudere la presente rassegna non tacerò un ultimo accenno che fa seguito a pratiche avvenute lo scorso anno, l’invio cioè a Caffa d’una colonia francescana a popolare i conventi ed uffiziare le due chiese dell Istituto in detta città. Tornati vani, come vedesi, i tentativi fatti in precedenza presso la santa Sede e il magistero dell’ Ordine, i Protettori si volsero, iM2 settembre del corrente, al superiore della provincia genovese, beato Angelo da Chivasso, con preghiera di significare loro la causa del lamentato ritardo (°) ; che do- (’) Vedi il documento DCCCCIV. (*) Vedi i documenti DCCCCIII e DCCCCXXI. (3) Vedi il documento DCCCCVf. (*) Vedi il documento DCCCCV. (5) Vedi il documento DCCCCXVIIF. ( 649 ) STORIA vett’ essere prodotto da privati riguardi dei frati scelti per quella missione, i quali ottenuta dal Papa la sospensione della partenza, ritardavanla a bello studio, all’intento, sembra, di surrogare agli italiani, religiosi ungheresi meglio vicini alla Crimea. Non piaceva il cambio al nostro Ufficio; ondechè se nella supplica al Pontefice di torre di mezzo le frapposte difficoltà si restringono a dimandare la spedizione dei Minoriti peli’utile spirituale del popolo (l), nella lettera al cardinale Della-Rovere, ministro generale dell1 Ordine e loro compatriota, lo pregano col massimo calore di desistere da quel pensiero; riuscendo ad essi ed ai caffesi più gradito assai il soggiorno colà di monaci genovesi o italiani, che non di estera nazione (2). (’) Vedi il documento DCCCCXXII. (’) Vedi il documento DCCCCXXIII. DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCLXXXIl. I Protettori invitano Pietro Bernissone d’Albenga a consegnare a Giovanni Traversagno un registro spettante alla pia Opera delle indulgenze per Caffa. 1470, 22 gennaio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 276 v. ) Egregio viro petro bernisono. ciui albiganensi. amico nostro carissimo. « Quoniam, vir egregie, dicitur esse penes vos quemdam librum (sze) indulgentiarum pro subuentione caphe per sedem apostolicam concessarum. hortamur vos ac requirimus ut librum ipsum et quecumque alia pertinentia ad dictam indulgentiam que penes vos existant tradatis et libere consignetis viro prouido johanni trauersagno isthuc venienti, et si expediet opem operam et consilium vestrum eidem johanni prebeatis circa recuperationem pecuniarum ac rerum et bonorum omnium ad dictam indulgentiam pertinentium, id accepturi loco singularis beneficij et parati semper in omnia commoda vestra. Data janue die xxii januarij 1470. Protectores etc. ANNO 1470 ( 652 ) DOCUMENTO DCCCLXXXIII. Lettere di stipendio di un sommo mensile date a Gerolamo Biancardi (Blan-cardo) di Rivarolo, tovagliaro. 1470, 12 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fot. 170) Formola e pagamento delle tasse, comedi solito. Data janue mcccclxx die su februarij. DOCUMENTO DCCCLXXXIV. Sul buon governo di Caffa consigli e ordini doi Protettori al console o massari. 1470, 16 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 71) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Accepimus, dilectissimi nostri, litteras vestri caroli scriptas die vii maij et alteras die xxvim julij. et insuper alias vestri allaoni scriptas die v maij. quibus inferius respondebimus, circa videlicet partes illas que nobis responsionem exigere vise sunt. Sed antequam ad earum responsionem descendamus, nonnulla replicabimus per nos ultimate vobis scripta in litteris nostris die xxx augusti et prima septembris per virum prestantem filippum jhauroia consulem designatum vobis transmissis. Primum videlicet iterum vobis memoramus ut quam celerius poteritis nobis transmittatis in forma autentica copiam inuentarij et callege ac aliarum scripturarum bonorum et hereditatis illius vel- ( 653 ) DOCUMENTI lachi defuncti tempore consulatus q. johannis Justiniani, super quibus deputatus fuit gubernator bartholomeus de ripalta. ut justitia mediante possimus recuperare valorem ipsorum bonorum, ut suasistis, si fleri poterit. Inuenietis inclusam copiam unam litterarum cambij francisci de amigdola. quam presentare poteritis, et si acceptabitur, exigetis pecuniam indebite perceptam per ipsum franciscum. si vero non acceptabitur. in expedienti forma protestate et ejusmodi protestationis copiam nobis transmittatis. Dicitur illum dominum berzibec dominum coparij sepenumero sal-uum conductum requirere snb pretextu vanarum promissionum quas sepe fecit et nunquam obseruauit. Propter quod nolumus concedatis ejusmodi saluos conductus sine consensu creditorum, nisi forsitan manifesta et urgens rerum publicarum vel necessitas vel utilitas id vobis suaderet. A multis annis citra non habuimus copias cartulariorum massarie. quas oneramus vos quanto celerius poteritis transmittatis, et si forsitan alique jam transmisse fuissent et in itinere deperdite, curate denuo transcribi facere et celeriter transmittere. Ut per alias nostras vobis significauimus. scientes datos fuisse in capha juliano de flisco et bartholomeo de sancto ambrosio legatis huc transmissis summos centum caphe. et auditis ipsis juliano et bartholomeo dicentibus se in ipsa legatione expendidisse et expensuros esse, antequam in patriam reuersi fuerint, magnas pecuniarum summas, decreuimus pro integra satisfactione totius ejus quod ultra dictos summos centum uterque eorum petere posset occasione expensarum ipsius legationis, illis conferre officia consulatuum cimbali et soldaie pro mensibus tredecim. Ex quo curate quod ad restitutionem ipsorum summorum centum compelli non possint, nec ultra eos aliquid petere occasione ipsarum expensarum. Inuenietis aliam copiam litterarum cambij domini pachumij episcopi grecorum. a quo. ut per alias vobis scripsimus, pecunias ipsius cambij exigere curabitis et in munitiones illius ciuitatis conuertere. Laudamus quod omnes litteras nostras registrari faciatis, juxta formam vobis commissam. Intelleximus ea que scripsistis circa excusationes per vos memoratas pertinentes ad jacobum de grimaldis. quibus ut breuiter respondeamus. nequaquam idonee nobis vise sunt, cum presertim aliter nobis ANNO 1470 ( 654 ) puniendus videretur. Propter quod iterum vobis affirmamus commissionem super ea materia vobis datam per nostros precessores anni MCCCCLXOCtaui. Molestissima nobis fuit impositio illorum locorum quinquaginta per vos facta anno proximo preterito occasione metus classis domini regis tureorum. Propter quod, quandoquidem preterita facilius accusari quam corrigi possunt, oneramus vos ut quam celerius poteritis mittatis nobis rationem distinctam et ordinatam eorum sumptuum in quos conuersus est processus ipsorum locorum, et insuper studeatis omni arte ac diligentia loca ipsa exdebitari facere quanto ocius fleri poteritis, nec de cetero quomodolibet procedatis ad nouam impositionem ejusmodi locorum, immo super ea ro omnino deinceps obseruate commissionem vobis datam. Chernhius ille nuncius ab anno mcccclxviii citra ad nos rouersus non est. propter quod sufficere nobis videtur quod pro tempore quod consumet in itinere extra capham habeat asperos quingentos in mense, pro tempore vero quo steterit in capha asperos ducentos et non ultra. Laudamus quod tempore quo judicabitis imminere legitimas suspicionum causas prouideatis semper saluti ac defensioni arcis ot oppidi cimbali. quia locus magne importantie ab omnibus judicatur. Et si ad eum locum non transmisistis munitiones vobis commissas, eas mittere curate. Et quoniam scribitur quod cum non magno sumptu oppidum illud redigeretur ad minorem circuitum et tutius ac cum multo minore expensa eo modo custodiri posset. oneramus vos ut habita super re ipsa consultatione cum peritis ipsius loci, nobis rescribatis quid in re ipsa fleri laudabitis. Approbamus deliberationem per vos factam cum auctoritate consilij illius urbis circa dirutionem domorum propinquarum fossis ot antimuro. et quod dominis ipsarum domorum assignaueritis intra ciuitatem territorium idoneum constructioni aliarum domorum eisque concesseritis immunitatem a terraticis pro annis xn in xv. prout scripsistis. Verum quoniam aliqui dicunt non sufficere spatium goarum quinquaginta inter fossas et habitationes, et quod saltem utile esset augere id spatium usque ad goas centum, reseruamus nobis super ipsa materia consultare ac deliberare posteaquam nobilis gentilis de camilla ad nos reuersus fuerit. Interim tamen poteritis etiam vos super ipsa materia consultare quomodo auctio ipsius spatij fleri posset et deinde rescribere ordinate super ea re opinionem vestram. ( 655 ) DOCUMENTI Intelleximus etiam que scripsistis de temeritate illorum qui domum illius femine violenter intrare ausi sunt, insolentiaque thome de ay-rolo ac raphaelis de la vegia et toli montanarij. Quocirca vobis respondemus nobis placere quod quecumque ibi accidant, cognitione nostra digna, nobis significetis. Verum quantum ad ejusmodi inobedientias et excessus pertinet, oneramus semper vos ita seuere contra omnes delinquentes procedatis, justitia mediante, quod executiones vestre memorabile omnibus prebeant exemplum. Gratissima nobis fuerunt ea que per vos et deinde latius per no-nullos mercatores ibi moram facientes scripta fuerunt de compositione nordolar olim imperatoris, et quod ultimate dominus minglicarei imperator possideret totam campaniam in summa tranquillitate. Circa quod nihil aliud dicendum videtur nisi quod semper omni arte ac diligentia studeatis cum ipso domino imperatore mutuam amicitiam conseruare et augere, quia omnium judicio pax Campanie illi ciuitati super omnia utilis ac necessaria est. Inuenietis inclusas primas litteras cambij summorum ccr xxim facti cum baptista capello et socio collectoribus staliarum. et vobis et officio bombardarum recipere missas. Propter quod notificamus vobis quod elegimus officiales ipsarum bombardarum quatuor infrascriptos. videlicet nicolaum de turrilia. ciprianum de viualdis. gregorium de pinu et gasparem de lorto. quos et vos ipsos oneramus ut. sub qualibet graui pena a vobis et quolibet vestrum irremissibiliter exigenda, curetis ipsos summos cccxxim in terminis debitis recuperare, si cambio ibi responsum fuerit, et si non respondebitur, factis protestationibus in forma expedienti ipsam summam recambiare, et utroque casu pecuniam ipsius cambij conuertere in constructionem bombardarum et spingardarum ibidem fabricandarum pro munitione urbis, quia in alios usus pecunie ipse sub pena excommunicationis conuerti non possunt. Habetis illic magistrum alegriuum pro ejusmodi fabricationibus bombardarum ad vos transmissum, quem in eis exercere poteritis, ut per alias vobis commisimus. Alia impresentiarum non occurrunt ad responsionem litterarum vestrarum necessaria. Ciuitas hec nostra cum toto districtu sub hoc felici regimine ducali in summa tranquillitate gubernatur cum singulari omnium bonorum ciuium concordia. Ex quo sperandum est. diuina semper fauente clementia, quod res omnes nostre de bono in melius quotidie processure sint, quod pro consolatione vestra et omnium ha- ANNO 1470 ( 656 ) bitatorum illius urbis vobis significare decreuimus. Data janue mcccclxx die xvi februarij. DOCUMENTO DCCCLXXXV. Gli stessi al vicario consolare Pasquale Gelsi, pella pronta procedura e retta amministrazione della giustizia 1470, 16 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 73 ».) Protectores etc. Claro legumdoctori. domino pascali celso de mana-rolia. vicario consulari caphe. dilecto nostro. Ex litteris vestris, dilecte noster, et insuper alijs spectati consulis illius urbis cognouimus quod dei gratia saluus in urbem illam perue-niratis. et acciderant ea que scripsistis de temeritate thome de ay-rolo et illorum quatuor juuenum qui nocte ausi fuerant arma gestare et mandatis vestris non parere. Quocirca quantum pertinet ad ea que scripsistis vos facere decreuisse circa summariam justitie administra-tionem. presertim inter pauperes personas et in causis seu contro-uersijs adeo claris quarum decisio longos processus exigere non videatur. laudamus semper quod, salua justitia, littes abbreuiare et indebitas quascumque dilationes et cauillationes reijcere studeatis, ac veritati et justitie locum dare. Quantum vero attinet ad cohibendam omnium male compositorum audaciam, scribimus consuli ut ita seuere. salua semper justitia, contra eos procedat quod executiones sue memorabile omnibus prebeant exemplum. In reliquis autem studete ita honeste et incorrupte officium vestrum administrare quod effectus respondeant ei optime opinioni quam nos et reliqui ciues de virtutibus vestris concepimus. Valete. Data janue mcccclxx die xvi februarij. Segue il poscritto : 51 die XVIII aprilis. Postscripta, acceptis litteris vestris decreuimus juxta requisitionem vestram decernere quod appellare possitis a sententijs sindicatorum ( 657 ) DOCUMENTI juxta formam concessam domino leonardo precessori vestro, ut meliori animo possitis exequi ea omnia que ad honorem nostrum et vestrum pertineant. DOCUMENTO DCCCLXXXVI. Comandano al console e massari d’assistere 1’ appaltatore delle imposte di Caffa nell’ esercizio dei suoi diritti. 1470, 16 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 71 ) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisorìbus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Venditus fuit, dilectissimi nostri, introitus omnium staliarum etc. anno mcccclxviiii pro annis tribus, baptiste capello cum pacto quod si attulerit protestationem ex qua constet quod procurator suus requisi-uerit satisfactionem in capha pro stalijs eorum officiorum que nomine massarie vendi contigit et de cetero continget tempore dicti triennij abs se ut supra empti, eo casu omnes stalie ejusmodi officio-rum venditorum, quorum processus in massariam peruenisset et quem ex protestatione appareret eum recuperare non potuisse, eidem per comperas acceptari seu solui debeant. Item non solum in predictis sed etiam circa recuperationem omnium pecuniarum ei debitarum et debendarum occasione dictarum staliarum ex officio nostro tenemur ipsi baptiste emptori et hic et ibi et ubique omnes honestos fauores prebere. Propter quod intelligentes precessores vestros aliquando negligentes fuisse in prestando ejusmodi collectoribus staliarum auxilia et fauores expedientes, volumus et expresse vobis committimus ut. sub pena sol-uendi de vestro proprio, prebeatis cipriano de viualdis ab eodem baptista et francisco de canitia, deputato collectori ipsarum staliarum. brachium vestrum et favores expedientes, ita quidem ut statini et omni dilatione et contradictione rejecta recuperare possit ab illa massaria integre stalias eorum officiorum que vel jam vendita sunt ANNO 1470 ( 658 ) vel de cetero vendentur temporé dicti sui triennij. et pari modo a reliquis omnibus officialibus illarum partium stalias sibi debitas, ut equum est. Sufficere enim debet massarie quod pretia officiorum que vendantur percipiat detractis stalijs. et similiter alij officiales gaudeant fructibus officiorum suorum eisdem collatorum cum onere staliarum. Et ne ullam excusationem habere possitis, iterum predicimus vobis quod si forsitan alique protestationes nobis afferrentur per dictum collectorem staliarum ex quibus onus aliquod in comperis reijci posset. id quicquid esset a vobis et a vestris fidejussoribus exigeremus. Data janue die xvi februarij jicccclxx. Segue : Insuper quoniam, ut videbitis, prenominati baptista capellus et fran-ciscus de canitia gubernatores staliarum mittunt vobis ad soluendum cambium summorum cccxxim. existimantes quod ex pecunijs sibi debitis per massariam satisfacere possitis dicto cambio, oneramus vos. id etiam expresse vobis committentes, ut omni diligentia studeatis recuperare et in vos ipsos perueniri facere tot ex pecunijs dictarum staliarum ex quibus in tempore satisfacere possitis dicto cambio, ita quidem ut eisdem baptiste et socio gubernatoribus staliarum nullum damnum occasione ipsius cambij quouis modo sequi possit. DOCUMENTO DCCCLXXXVII. Patente di scrivano della masseria di Caffa, data per mesi tredici al notaio Gregorio Pineto q. Gio., finito il tempo di Pietro Vernazza. 1470, 9 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 170 v.) Eidemque gregorio, soggiungono, quem nolumus amoueri a dicto officio etiam fìnitis dictis mensibus tredecim. donec et quousque successor ejus in capham peruenerit. respondeatis et debitis terminis responderi faciatis de dicto salario librarum quingentarum monete janue currentis singulo anno ibi soluendarurn juxta declarationem seu taxa- DOCUMENTI tionem summornm octoginta loco dictarum librarum quingentarum sol-uendorum factain per precessores nostros anni MceccLxoctaui. retentis reliquis salarijs obuentionibus et emolumentis undecumque prouenien-tibus ex dieta scribania ad beneficium massarie. exceptis stalijs quas ex ipsis emolumentis solui volumus ut supra etc. Data janue mcccclxx die viiii martij. DOCUMENTO DCCCLXXXVIII. Ai cittadini Meliaduee Cicala e socio in Roma,.pella presentazione dell’inchiusa lettera al vescovo d’Aiaccio. 1470, 17 marzo ( Litter. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 287) Nobilibus viris meliaduci cigalle et socio, conciuibus nostris carissimis. in roma. Mittimus vobis, nobiles conciues nostri carissimi, his annexas litteras directas reuerendo domino episcopo adiacensi. quas. si in urbe fuerit, rogamus statim et sine ulla dilatione ei reddi faciatis, si vero absens esset, aut propter inualitudinem. quod deus auertat. impeditus, utrolibet casu oneramus vos litteras nostras ipsi directas aperiatis, et pro solito affectu vestro erga patriam et comperas laboriosum vobis non sit diligenter ac celeriter exequi omnia et singula in ipsis litteris nostris contenta. Quantum autem vel ipse a vobis requiret pro expensa breuis impetrandi, vel ?i vos exequiremini. in eadem re expendetis virtute presentium litterarum, soluite. et deinde nobis ad soluendum mittite, quoniam sine dilatione satisfaciemus ut equum est. Parati semper etc. Data janue mccoclxx die xvii martij. Protectores etc. Poscritta : Si hic johannetus nuncius a vobis requisiuerit. soluite ei ducatum unum, et tantumdem nobis ad soluendum mittite, qui statim satisfacere promittimus. ANNO 1470 ( 660 ) DOCUMENTO DCCCLXXXIX. I Protettori dimandano a papa Paolo 11 la dichiarazione di due dubbi insorti nol- l’interpretazione del breve precedente. 1470, 19 marzo (Litter. off. s. Georg, ann. 1460-1471) (fol. 289 u. ) Sanctissimo ac beatissimo patri et domino colendissimo, domino paulo, diuina prouidentia sacrosancte romane ac uniuersalis ecclesie dignissimo summo pontifici. Cum nuper publicari fecissemus, sanctissime etc. bullas illas ple narie indulgentie. quas sanctitas vestra anno superiore dignata est concedere pro aliquali subuentione ciuitatis caphe inter minas et terrores immanissimorum tureorum et aliorum infidelium posite, inuenti sunt nonnulli qui super ipsis bullis duas admodum tamen leues judicio nostro dubitationes in medium adduxerunt. Prima est quoniam in bullis dicitur beatitudinem vestram plenariam remissionem concedere illis qui tribus diebus continuis vel infra menses interpolatis statuendis per reuerendissimum dominum archiepiscopnm januensem. ecclesiam cathedralem vel aliam visitarent et alia adimplerent in bullis contenta, utrum videlicet sufficiat eos uno tantum ipsorum dierum visitare, vel teneantur omnibus ipsis tribus diebus continuis seu interpolandis visitationes facere. Secunda vero, quia in bullis ipsis nominatus est reuerendissimus dominus archiepiscopus tantum, an videlicet quia absens est et ad urbem accedere non potest, reuerendus dominus ejus vicarius seu locumtenens legitime possit ipsos tres dies continuos seu interpolatos statuere et alia facere pro exeeutione ipsarum bullarum, que reuerendissimus dominus archiepiscopus in bullis nominatus facere posset si presens esset. Propter que indubie existimantes infrascriptam fuisse et esse intentionem beatitudinis vestre. illam suppliciter oramus ut in breue apostolico propterea conficiendo declarare dignetur quod sufficiat quibuscumque consequi volentibus dictam plenariam indulgentiam, quantum ad visitationem pertinet, uno tantum ex ipsis tribus diebus con- ( 661 ) DOCUMENTI tinuis vel interpolatis visitare, attento presertim quod si dies interpolarentur non solum difficile sed etiam quodammodo impossibile videretur eos qui consequi deberent indulgentiam quolibet ipsorum dierum trium visitare et usque ad eorum finem expectare. et si quolibet ipsorum trium dierum visitatio esset necessaria, exiguum fructum propter supradictas difficultates ex ipsis bullis ciuitas caphensis consequi posset. Itemque supradictus reuerendus dominus archiepiscopalis vicarius seu locumtenens legitime potuisse intelligatur et denuo posse deinceps statuere ipsos tres dies, etiam interpolatos infra mensem, et reliqua omnia ordinare ac facere que reuerendissimus archiepiscopus in bullis, ut dictum est. nominatus, facere potuisset. Quas quidem declarationes suppliciter oramus benignitatem vestram in brevi propterea nobis mittendo fleri facere dignetur, et quidem celeriter, quoniam nunciatum nuper nobis est immanissimum illum tureorum regem potentissimam classem preparare. Ex quo magis necessarium videtur de salute ipsorum caphensium cogitare, pro quorum subuentione beatitudo vestra ut diximus dignità est bullas concedere, quarum fructus haud mediocriter minueretur nisi celeriter pro tollenda omni ambiguitate sanctitas vestra ea que diximus declararet, ut latius beatitudo vestra intelliget a reuerendo domino episcopo adiacensi conciui nostro benemerito, super hac materia a nobis instructo. Qui nos semper et nostra omnia clementie vestre omni affectu commendamus. Data janue mcccclxx die xvmi martij. Reatitudinis vestre filij ac seruitores deuotissimi Protectores etc. ANiNO 1470 ( 062 ) DOCUMENTO DCCCXC. Gli stessi al cardinale di Bologna, Filippo Calandrini, e ad altri, per essere coadiuvati nella impetrazione del breve suddetto. 1470, 19 marzo (Litterar. off. s. Georg, ann. 146G1471) (fol. 290) Reuerendissimo etc. domino philippo cardinali bononiensi etc. Mittimus his inclusam, reuerendissime etc. exemplum litterarum quas scribimus sanctissimo domino nostro pro impetranda declaratione bullarum per suam benignitatem anno superiore concessarum pro subuentione nobilis ac populose ciuitatis caphe. cui majus periculum imminere videtur propter ingentem apparatum potentissime classis maritime, quam nunciatum nuper nobis est immanissimum tureorum regem magno studio preparare. Cum igitur, prout summa prudentia vestra ex ipsius exempli lectione et ex relatione reuerendi domini episcopi adiacensis conciuis nostri benemeriti a nobis super predictis instructi latius intelliget. necessarium sit quod si ex ipsis bullis fructus eliciendus est sedes apostolica illas leues dubitationes declaret, oramus ex animo reuerendissi-mam paternitatem vestram, pro solita sua erga res omnes nostras caritate, dignetur efficacem operam dare ut quod juste petimus sine dilatione consequamur. Qui nos semper etc. Data janue mcccclxx die xvnn martij. Reuerendissime paternitatis vestre deuoti filij Protectores etc. Similes facte sunt reuerendissimo etc. domino bessarioni cardinali et patriarche constantinopolitano etc. Item similes reuerendissimo etc. domino francisco tituli sancti petri ad vincula cardinali etc. ( 663 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXCI. Incaricano il vescovo di Ajaccio, Deodato Boccone, della presentazione delle lettere precedenti, ossia dimanda del breve papale. 'U70, 19 marzo (Litterar. off. s. Georg, ann. 146G-1471 ) (fol. 290 v.) Reuerendo in christo patri, domino magistro deodato. episcopo adia-censi. conciui nostro benemerito, in roma: Inuenietis. reuerende in christo pater, inclusa exempla litterarum quas scribimus sanctissimo domino nostro et reuerendissimis dominis cardinalibus bononiensi. niceno et sancti petri ad vincula et ipsas litteras his annexjìs. atque insuper copiam bullarum pro subuentione caphensium anno superiore impetratarum, que omnia vobis mittere et hunc nuncium ideo vobis dirigere decreuimus. quoniam jam pridem multis experimentis cognouimus nihil vobis laboriosum esse quod pro commodis comperarum et patrie a vobis curari possit. Propter quod oramus vos ut perlectis ipsis exemplis, et ex eis cognito desiderio nostro. studeatis et litteras ipsas nostras in tempore reddere et declarationes quas requirimus per formam breuis impetrare, quoniam alio-quin nisi flerent declarationes et omnis scrupulus dubitationum jam exortarum omnino tolleretur, vel omnis vel magna pars fructus ipsarum bullarum deperderetur, preter intentionem summi pontificis, quam non dubitamus fuisse eam de qua declarationes fieri requirimus. Et quoniam super omnia necessarium est quod saltem intra diem xii mensis aprilis proximi ipsas declarationes hic habeamus, oneramus prudentiam vestram ut omni arte studio ac diligentia annitatur utramque declarationem in forma expedienti, in breue propterea conficiendo. impetrare et adeo celeriter transmittere quod intra eum terminum nobis afferantur, quia alioquin. ut prudentia vestra probe intelligit. intra quadragesimam presentem vel saltem ante dominicam oliuarum. quam pro prima die ipsius indulgentie jam ordinari decreuimus. non possemus uti ullo beneficio ipsarum declarationum. Et tomen si. quod non credimus, ulla difficultas vobis adduceretur Snc. I.ig. SI. l’ntr. Voi. VII. Par. I Fase. III. »■> ANNO 1470 ( 664 ) circa declarationem prime dubitationis in qua requirimus declarari quod sufficiat visitare ecclesiam uno ex tribus diebus tantum, eo casu volumus si intelligeretis non posse intra terminum conuenientem id impetrare, saltem celeriter impetrare studeatis declarationem alterius dubitationis, quod videlicet supradictus dominus vicarius seu locumte-nens intelligatur legitime potuisse ac deinceps denuo posse dictos tres dies etiam interpolatos, si ei videbitur, statuere et ordinare, ac alia omnia exequi et facere loco reuerendissimi domini archiepiscopi que ad executionem dictarum bullarum quomodolibet pertineant. Insuper quoniam, ut videbitis, in copia bulle dicitur quod statui debeant dies continui vel intra menses Interpolati, et priores bulle continebant intra mensem, si etiam super hoc fieret difficultas et facilius impetrari posse intelligeretis quod interpolatio fleri posset intra menses, eo casu acceptate declarationem quod fieri debeat intra mensem, dummodo etiam declaretur quod sufficiat visitare ecclesiam uno tantum ex ipsis diebus tribus interpolandis ut supra, et quod supradictus dominus vicarius seu locumtenens deinceps posset ipsos tres dies statuere et intra mensem ut supra interpolare. Ceterum quoniam ultra duas dubitationes de quibus summo pontifici scribimus, aliqui etiam dubitare visi sunt eo quod narratio que fit in bulla de verbis bulle precedentis videtur nequaquam omnino similis in aliquibus articulis, leuibus tamen judicio nostro, narrationi dicte bulle precedentis. mittere decreuimus vobis annexam copiam ejusdem bulle precedentis ut intellecta discordantia, presertim in hoc quod in priore bulla nominatur dominus obertus pinellus et in hac posteriore venerabilis dominus archiepiscopus. item in illa priore dicitur diebus tribus continuis vel infra mensem interpolatis, et in hac posteriore continetur non infra mensem sed infra menses interpolatis, possitis in breui declaratorio apponi facere articulum declarantem quod indulgentia valeat non obstante discordantia dictorum verborum, si prudentie vestre expedire videbitur, et hoc ut ex animis dubitantium omnis ambiguitas penitus tollatur. Quicquid autem in predictis necessarium fuerit vos expendere requirite vobis solui isthic a me-liaduce cigalla ei socio, vel ad soluendum nobis mittite, quoniam sine dilatione satisfaciemus, ut equum est. Insuper nonnulli memorant quod si in dicto breui impetrando etiam declararetur quod contribuente patre familias juxta formam bullarum reliqui omnes de familia sua confessi et contriti consequi possent ( 665 ) DOCUMENTI .pandem indulgentiam, ut profecto conueniens videretur et aliquando in alijs bullis declaratum fuit, item quod habentes substantias excedentes mille florenos anni contribuere deberent unum pro quolibet milliari. quilibet videlicet eorum proportionaliter juxta quantitatem valoris bonorum suorum, quod reuera non multum differret a dispositione bulle et vero ejus intellectu, ipse due declarationes magnam utilitatem afferre possent subuentioni caphensium. rogamus vos si judicabitis sperare posse-intra terminum suprascriptum eas ambas vel alteram earum impetrare, eo casu studeatis eas vel illam ex eis quam obtinere possetis in dicto breui apponi facere. Preterea aliqui memorant quod pro euitandis difficultatibus que in ‘ expedictione bullarum et breuium interuenire solent, facilius obtinere possetis quod unus dominorum cardinalium viua voce impetraret a summo pontifice declarationes quas diximus et de ejusmodi impetratione ipse dominus cardinalis scriberet.expedienter et in forma opportuna domino vicario archiepiscopali. Propter quod poterit prudentia vestra, que magnam ejusmodi rerum experientiam habet, facere circa predicta omnia secundum et prout utilius judicauerit. ita quidem ut non desit per hunc nuncium. quem propterea vobis mittimus, remedia que possibilia fuerint adeo celeriter nobis transmittatis quod saltem ante diem xn aprilis ut diximus ad nos ab ipso nuncio perferantur. Offerentes nos etc. Data janue mcccclxx die xvim martij. Pro reuerenda paternitate vestra semper parati Protectores etc. DOCUMENTO. DCCCXCII. Invitano le autorità ecclesiastiche e civili della riviera Ligustica, Lombardia , Piemonte e altre terre limitrofe a pubblicare la Bolla d’indulgenze, e ai concorrenti a Genova concedono ampio salvocondotto temporaneo. U70, 22 marzo (Litterar. off. s. Georg, ann. 14G6-1471 ) ( fol. 293) Protectores etc. Reuerendis ac venerabilibus dominis episcopis, prepositis ac rectoribus ecclesiarum, magnitìcisque et spectatis ae pre- anno 1470 ( 666 ) stantibus et egregijs viris. capitaneis. viearijs. potestatibus, castellanis et alijs quibuscumque sub quouis dignitatis titulo rectoribus tam spiritualibus quam secularibus quarumcumque urbium ac terrarum lom-bardie ac diocesis astensis et montisferrati. in utraque riparia ja-nuensi ac ultra jugum et in vicariati! petresancte positarum constitutis. salutem. . Ut latius intelligetis ex litteris patentibus reuerendi domini locum- tenentis seu vicarij archiepiscopalis. sanctissimus dominus noster volens prouidere subuentioni ciuitatis caphensis in faucibus quodammodo immanissimorum tureorum et aliorum infidelium posite concessit plenariam indulgentiam uniuersis christi fidelibus tam ecclesiasticis etiam religiosi.?, quam secularibus utriusque sexus, qui ecclesiam cathedralem hujus ciuitatis visitauerint et de facultatibus a deo sibi collatis ero-gauerint juxta formam et declarationem bullarum apostolicarum de quarum conclusione in dictis litteris reuerendi domini vicarij fit mentio. Propter quod quandoquidem impresentiarum majora solito pericula imminere videntur dicte ciuitati caphensi propter potentissimam classem quam immanissimus ille tureorum rex hoc anno singulari studio preparare dicitur, rogamus et pro defensione christiane lì dei exhortamur ac requirimus vos et unumquemque, vestrum cui presentes nostre littere fuerint exhibite, ut non solum vestrum quilibet diligenter proui-deat quod dicte bulle apostolice. seu earum conclusio in dictis litteris reuerendi domini vicarij formaliter declarata, in tota jurisdictione sua publicentur, sed etiam omnes exhortationes faciat quod queeumque persona ecclesiastica vel secularis utriusque sexus habens facultatem veniendi omnino veniat ad visitandnm ecclesiam cathedralem hujus ciuitatis die solemnitatis palme et oliuarnm proxime ventura et duobus diebus immediate secuturis pro consequenda ipsa plenaria indulgentia. Et ne alicui venientium ulla possit molestia inferri, concedi fecimus per illustrem dominum gubernatorem et magnificum dominorum an-tianorum consilium ac officium monete et officium nostrum generalissimum saluumconducturn. duraturum a die vm usque ad diem xxn aprilis proxime venientis inclusiue. omnibus et singulis cujuscumque gradus, status, sexus et condictionis existant ad ipsam indulgentiam venientibus, pro debitis publicis ac priuatis officij nostri ac officij salis et cabel-larum. pro quibuscumque alijs causis, excepta tantummodo causa rebellionis seu criminis lese majestatis, quod etiam laboriosum vobis non sit omnibus significare, ut intelligant se libere et secure cum ( 667 ) documenti omnibus pecunijs rebus et bonis suis venire posse ac dicto tempore morari et redire, nisi forsitan essent rebelles vel de loco prohibito occasione infectionis pestis. In quorum omnium testimonium etc. Data janue moccclxx die xxii martij. DOCUMENTO DCCCXCIII. Lettere di stipendio di un sommo mensile date a Simone Scaniglia, giub'ionaio. ✓ 1470, 24 marzo (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 170) Formola comune col pagamento delle angarie. Sub hac tamen conditione quod teneatur habere sumptibus suis arma condecentia. videlicet saltem coiraciam. celatam ac balistam seu sarbatanam loco baliste. Et quoniam unus est ex sex quos, juxta consuetudinem suorum precessorum. concessimus nobili jofredo lercario consuli designato scribendos ad stipendium, declaramus quod percipere non posjit ullum stipendium eo tempore quo computabitur in familia ipsius jofredi consulis seu massarij aut ab eodem jofredo aliquod salarium vel emolumentum percipiet etc. Data janue mcccclxx die xxmi martij. DOCUMENTO DCCCXCIV. Patente di capitano dei borghi, ossia della porta degli avanborghi di Caffa, data per 26 mesi a Tommaso Fieschi, di Percivale, finito il tempo di Simone De-Lorenzi, di Camogli. 1470, 28 marzo (Neg. gest. off. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 171) Formola e imposta solite. Data janue mcccclxx die xxvm martij. In un poscritto c’ è: Insuper ad tollendas dubitationes declaramus quod si ANNO 1470 ( 668 ) finito tempore ultime concessionis facte per nostros precessores de dicto capitaneatu. officium ipsius capitaneatus nomine massarie caphe vel aliter in capha collatum fuisset, eo casu non obstante ejusmodi venditione vel collatione dictus thomas. statim visis presentibus. ad ipsum officium admitti et recipi debeat. DOCUMENTO DCCCXCV. Lettere di stipendio di un sommo mensile date a Ottobono Grimaldi, q. Aimone. <170, 29 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 171 v.) Formola e angarie solite. Data janue mcccclxx die xxvim martij. In poscritta il declaramus quod obligatus sit habere proprijs sumptibus arma conuenientia persone sue. DOCUMENTO DCCCXCVI. Lettere di stipendio, come sopra, ad Andrea Musso, di Arquata. •1470, 30 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 171 v. ) Formola al tutto simile alle precedenti, colla stessa dichiarazione delle armi posta nel documento DCCCXCIII. Data janue mcccclxx die xxx martij. ( 669 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCXCVII. Al podestà e anziani d’Albenga che coadiuvino Gio. Battista Traversagno nella percezione dei denari dell’ indulgenze, e puniscano Tommaso Ricci detrattore del Banco di s. Giorgio. 1470, 6 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. £94 v. ) Generoso et egregijs conciui et amicis nostris carissimis, potestati et consilio ciuitatis albingane. Signi3cauit nobis, generose etc. vir prouidus johannes trauersagnus superioribus diebus isthuc transmissus ad exigendum debitores indulgentiarum alias concessarum pro subueutione ciuitatis caphensis. quod thomas ricius inconsiderate multa verba jactauit contra honorem officij nostri, asserens quod indulgentie ille vane sunt et earum fructus non deputatur subuentioni illius ciuitatis. et hortatus fuisse dicitur ejusmodi debitores quod non soluant. promittens illis eos liberare a tali debito et obligatione, que ejus presumptio quam detestabilis sit prudentie vestre probe intelligunt. Naln ut vobis notum est administratio officij nostri ita ab omnibus approbatur ut hec opinio apud omnes sit quod he compere participum sint hujus reipublice fundamentum. Quantum vero ciuitas caphensis in faucibus tureorum et aliorum infidelium posita quotidianis subuentionibus indigeat, nemo .sani capitis est qui id non intelligat. Propter quod rogamus et pro defensione veritatis ac honore nostro subuentioneque illius nobilissime ciuitatis non ignobilis membri reipublice nostre, vos requirimus ut prenominato johanni ope opera et consilio ita faueatis ut celeriter exigere possit dictos debitores et cum pecunijs ad nos redire, quoniam propter potentissimam classem quam immanissimus ille tureorum rex parare dicitur, majora solito pericula ciuitati caphensi imminere videntur, et ob id de salute ejus et nouis prouisionibus faciendis est cogitandum. Ipsum autem thomam ita corripite ut a temeraria presumptione obloquendi contra honorem nostrum se abstineat, ne cogamur odiosa remedia contra eum tentare. Offerentes nos etc. Data janue die vi aprilis mgccci.xx. Protectores etc. ANNO 1470 ( 670 ) DOCUMENTO DCCCXCVIII. Commettono al Traversagno suddetto la consegna della precedente lettera. 1170, 6 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 295 ) Prouido viro, johanni trauersagno. in albingana. dilecto nostro. Acceptis litteris vestris in quibus scripsistis de temeraria pre-sumptione illius thome ricij. decreuimus scribere nobili potestati et consilio illius urbis ut temerariam loquacitatem ipsius thonie corripiant. et auxilia ac fauores expedientes vobis prebeant ut celeriter possitis cum pecunijs recuperandis a debitoribus indulgentie ad nos redire, ut latius continetur in litteris eisdem directis quas annexas vobis mittimus, quas reddere illis poteritis et expedientia auxilia ab eis postulare, et anniti cum eorum fauore pecunias ipsarum indulgentiarum recuperare. Data janue mcccclxx die vi aprilis. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCXCIX. Patente di console di Tana, per mesi 26, data ad Oberto Paveri. 1470, 7 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 172) Formola e ritenuta e pagamento delle stalie, al solito. Il suo esercizio d/)vea aver luogo statim finitis annis quinque pro quibus facta fuit collatio dicti officij mercatoribus seu ecclesie dicti loci etc. Data janue mcccclxx die vii aprilis. ( 071 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCC. Patento di console di Caffa, per mesi 13, data al nobile GofTredo Lercari, da succedere a Filippo Chiavroia in capham nouissime transmisso. 1470, 19 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 173) Formola al tutto comune, coll’ ingiunzione : Et quoniam volumus quod prenominatus jofredus ac reliqui omnes officiales obligati sint soluere stalias etiam pro mense xm. declaramus quod emolumentum dicti mensis xm exigi debeat ab eodem jofredo. detractis tamen stalijs ipsius mensis, quas retinere possit ex eodem emolumento, ut equum est etc. Data janue mcccclxx die xviiii aprilis. DOCUMENTO DCCCCI. Lettera ali’imperatore tartaro Mengli-Kerai, in cui i Protettori lo ringraziano del suo affetto alla città di Caffa. 1470, 19 aprile (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 73 ) Serenissimo et potentissimo principi et domino, domino melicarei. imperatori tartarorum etc. Serenissimo et potentissimo principe e segnore. per lettere de la segnoria vostra e relatione de lo nobile gentile de camilla nouamenti vegnuto de capha. in la qual cita e stato consolo, hauemo inteizo la grandissima caritate et affectione ha la vostra signoria circa la sal-uatione e crescimento de quella benedicta citade. et circa ogni bene et utilità di quella et de ogni nostro citadino. et quanto la vostra clementia commenda li boni tractamenti ha hauuti in quella cita e se ANNO 1470 ( 672 ) offere a defenderla e saluarla da ogni persona. De le quale humanissime offerte r-ingratiemo grandementi la vostra segnoria. a la quale commettiamo a li nostri de capha haitiano ricorso in ogni suo bisogno conlìdentissimamente chomo a padre e superiore, et in ogni caso siano sempre obsequentissimi in fare tuto quello piaccia a vostra segnoria et da quella non se partano mai. irumo habiano semper major cura e diligentia in tute quelle cose partegneno a la conseruatione stabilimento e crescimento di vostra segnoria quanto in la salute propria, et per questo, benche intendiamo non bizogne. iterum li arricoman-diamo a la clementia de la vostra segnoria. per lajquale se offeriamo semper prompti ed appareggiati in ogni cosa. Data janue mcccclxx die xvnii aprilis. Per honore e gloria de la segnoria vostra semper appareggiati li protettori de le compere de sanctogeorgio de la cita de ienoa. DOCUMENTO DCCCCII. Altra al console e massari di Caffa sul buon andamento delle cose politiche di Genova. 1470, 20 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 75 v.) Protectores etc. Spectato, prestantibus ac nobilibus et egregijs viris. consuli, massariis et prouisorìbus. antianis. et consilio ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, hauendo lo nobile et prestante jofredo lercario consule designato portatore della presente prisa repentina deliberatione de partire in questa ebdomada sancta, non se estenderemo in scriuerue a lo presente altro saluo che dei gratia questa cita cum tuto lo destreto e in grandissima tranquilla' e riposo, e libera del tuto de ogni suspecto de infectione. Ex quo speriamo che cum lo adjutorio de lo omnipotente dio et grandissima concordia de tuti li citadini et optimo regimento de questo felice ducale stato, tute le ( 673 ) DOCUMENTI cose nostre prospererano quotidie de bene in meglio. De la qual cosa ve hauemo volsuto aduisare pro consolatione vestra et etiam acio che voi dal canto vostro vi sforsati de far tute quelle cose pertegneno a buon regimento et amplitudine de quella benedicta cita de lo bene de la quale non hauemo minor cura corno di questa. In reliquis supplirà lo dicto jofredo. a lo quale inter cetera hauemo expresse commisso che super omnia commende et exalte li boni in lo suo regimento et punisca seueramenti li catiui et presumptuosi. corno conuiene a la justitia. Data janue die xx aprilis mcccclxx. DOCUMENTO DCCCCIII. Promettono all’università dei greci di Caffa di provvederli d’un altro vescovo, stante la morte di Pacomio avvenuta nel suo viaggio a quella volta. 1470, 27 aprile (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 73) Protectores etc. Dilectissimis nostris, uniuersitati grecorum in ciuitate caphe habitantium. Dilectissimi nostri, per le vostre lettere et relatione de lo nobile gentile de camilla questi di passati ritornato hauemo inteizo quello arricordati circa la prouisione de far elezere nouo episcopo et che vi siano seruate le vostre antique e laudabile uzanse. Circa che vi rispondiamo che dicendose meser pachumio religioso venerabile, lo quale haueuamo procurato fosse electo nouo episcopo vostro, essere perito in camino, se sforseremo che vi sia mandato episcopo idoneo et apto quanto sera possibile, e cum quello ve aduizeremo de quello ne parira se habia a fare circa le diete riqueste vostre. Interim tamen scriuemo a li spectabili console e massarij che prouedano circa le vostre riqueste fare tuto quello se possia fare honestame,nte. Ex quo haueti caxone de confortarui et haueire buono animo, perciò che non hauemo men cari tuti voi et li altri habitanti in quella nobile cita quanto li citadini proprij di questa cita nostra. Data janue die xxvn aprilis 1470, ANNO 1470 ( 674 ) DOCUMENTO DCCCCIV. Nuovo commissioni ed istruzioni al Magistrato di Gaffa. 1470, 28 aprile (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1461-1-175) (fol. 74 ».) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisorìbus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, quoniam nobilis ac prestans vir jofredus lerca-rius consul designatus illius ciuitatis repentinam cepit deliberationem in hac sancta ebdomada veniendi ad vos in dei nomine in naui spigna que statim post solemnitatem pasce discessura est. breuius respondebimus nonnullis litteris vestris, intendentes transactis festis pasce de rebus illis expedientes sumere instructiones a viro nobili gentili de camilla qui superioribus diebus in patriam reuersus est. et deinde latius vobis rescribere, committereque ac prouidere quecumque opportuna et utilia judicauerimus. Ultimate accepimus litteras vestri caroli scriptas die xxvm julij et alias die xvm septembris. item alias vestri alaoni scriptas dies xvn ejusdem septembris. Ex eis cognouimus inter cetera ea que interue-nerant circa tractatus et conclusiones compositu num serenissimi domini imperatoris scitarum et domini thodori ac fratres ejusdem domini imperatoris in capham transmissos, que omnia nobis admodum placuerunt et visa sunt prudenter gubernata fuisse. Verum quoniam dicitur fratres ipsius domini imperatoris postquam capham peruene-runt nequaquam humane ut deceret tractari et insuper negligenter custodiri, oneramus vos ut si ita esset omnino prouideatis quod deinceps omnia humanitatis officia illis sine augmento oneris massarie pre-beantur. quoniam ut intelligitis euenire possent casus propter quos plurimum obesse posset illi ciuitati eos male tractasse. Item quod de cetero, vel simul vel separatim. tanta diligentia custodiantur ut de fuga alicujus eorum dubitari non possit, et presertim quia si via maritima eorum aliquis ad tureos accederet, facile machinari posset cum ( 675 ) DOCUMENTI eis prouisiones quo statum domini imperatoris et quietem ciuitatis caphensis offenderent. Ex quo volumus omni vigilantia ac diligentia prouideatis quod ejusmodi scandala euenire non possint. Delata nobis est grauis querela per litteras a nonnullis ibi existen-tibus subscriptas, quod carlinus de alegro ausu temerario presumpsit domum cujusdam mulieris nupte intrare, ipsamque et matrem ejus verberare, eo quod maritus ipsius mulieris sibi subjectus esset propter debitum, de qua ejus presumptione cum mulieres ipse querellam fecissent vobis carolo tunc consuli, nullam per vos contra eundem car-linum punitionem factam fuisse, que si vera essent magnam profecto reprehensionem mereremini. Propter quod quandoquidem ejusmodi excessus seuere puniendi sunt ad terrorem aliorum, ut et per litteras et instructiones vobis sepenumero commisimus, oneramus vos ut statim visis presentibus. si predicta vera sunt, ita ssuere puniatis temeritatem dicti carlini quod ceteris prebeat terrorem et exemplum. Pari modo volumus procedatis, justitia mediante, ad punitionem excessuum per illos temerarios juuenes ut scripsistis commissorum, et si thomas de ayrolo deliquit, prouideatis quod impunitus non euadat. Grauem nobis querelam detulerunt greci in urbe illa habitantes quod reuerendus dominus episcopus latinorum seruos et seruas suas qui ad sacramenta catholice fidei accedere volunt vendi facit in pubblica cal-lega et non permittit quod ipsi greci emere possint aliquos ex seruis catolicorum et eo modo priuantur commoditate ejusmodi seruorum. itemque prohibetur episcopo suo et duobus ex suis justitiam ministrare in casibus matrimoniorum, testamentorum et alijs contentis in eorum priuilegijs antiquitus sibi concessis, et hec omnia fieri contra bonas et antiquas consuetudines. Ipsis respondemus quod quandoquidem dominus pachumius eorum episcopus designatus in itinere perijt. curabimus de alio idoneo episcopo eisdem prolùdere, interim autem scribemus vobis quod circa ea omnia que honeste fieri possint pro eorum commoditate vos ibi prouideatis. et ita volumus faciatis. Si jacobus de grimaldis ad nos venerit, causam suam curabimus diligenter intelligere et in ea prouisiones justitie et honori nostro conuenientes adhibere. Nequaquam approbamus licentiam per vos datam soltano cataneo circa venditionem offlc’j sui. et tamen nolumus in ea re aliquid per vos innouari donec nos eo audito aliud vobis commiserimus, denun-ciantes tamen vobis quod si deinceps ejusmodi licentias concederetis. ANNO 1470 ( 676 ) procederemus contra vos secundum et prout inobedientie vestre con-uenire judicaremus. Utile esse arbitramur quod dominus episcopus .cimbali in sede episcopatus sui residentiam faciat, sed quoniam scripsit se non posse in cimbalo sustentari nisi aliqua noua additio prouisionis eidem flat, volumus ut in ea re arbitrium habeatis sibi prouidendi si et prout honestum aut necessarium esse judicaueritis. Volumus quod in volumine regularum apponi faciatis nos decre-uisse quod consul et massarij ac antiani arbitrium habeant concedendi saluosconductus legatis sine proclamationibus. si eorum prudentijs utile videbitur. Dicitur emptores cabellarum sepenumero operam facere quod solutiones pagarum ultra debitam et honestam consuetudinem differantur, propter quod oneramus vos efficacem operam detis quod protectores locorum in terminis debitis et consuetis solutiones pagarum fleri faciant. ut equum est. Data janue mcccclxx die xxvm aprilis. Segue : * die XVIII augusti. Copiam suprascriptarum diuersis formis vobis transmisimus, postea nihil aliud innouatum est cognitione vestra dignum nisi quod electus fuit superioribus diebus consul vir prestans baptista justinianus de oliuerio. a quo comuni ciuium judicio ciuitas illa bonum regimen sperare potest. Eum expedire curabimus quanto celerius fleri poterit et ad vos transmittere cum prouisionibus illis que utiles ac necessarie videbuntur, et pari modo reliquos officiales qui insuper cum eo electi fuerunt. Interim expectamus chernhium nuncium qui nondum ad nos peruenit et aduisationes opportunas cum eo. Ciuitas cum toto districtu in bono statu est dei gratia, ex quo et nos et vos de rebus nostris bene sperare possumus. Hec raptim. Valete. ( 0 77 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCV. Salvocondotto decennale concesso dai Protettori a Michele Aligeri, mercante di Trebisonda, ed ai suoi figli. 1470, 28 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 300 v. ) Protectores etc. Harum litterarum auctoritate damus plenum, tutum et generalem saluumconductum annis decem proximis, cum contramando tamen annorum duorum a die qua de reuocatione nostra in-frascripto domino michaeli aut suis personaliter aut per publicum proclama notitia facta fuerit in capha computandorum, duraturum et valiturum, spectabili militi domino michaeli de aligeri trapezundeo ejusque liberis, factoribus etc. accedendi ad ciuitates nostras caphe. cimbali et soldaie et ad omnes alias urbes et terras etc. standi morandi habitandi negotiandi etc. come sopra nel documento DCCCL1X. Data janue mcccclxx die xxvm aprilis. DOCUMENTO DCCCCVI. Diritto di appello al console di Caffa contro i sindicatori concesso al vicario consolare, Pasquale Gelsi. 1470, 28 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 174) * MCCCCLXX die sabbati XXVIII aprilis. Magnifici domini protectores etc. in legitimo numero congregati, annuentes requisitioni proposite coram eis nomine clari legumdoctoris domini pascali celsi vicarij consularis caphe. statuerunt ac decreuerunt ANNO 1470 ( 678 ) quod liceat eidem domino pascali se appellare ad spectatum dominum consulem et massarios ac prouisores ciuitatis caphe. qui ea officia excusabunt tempore quo ejusmodi appellationes interponentur per eundem dominum pascalem, ab omnibus sententijs et condemnationibus contra ipsum ferendis in capha per sindicatores suos, sub illis modis formis et condictionibus sub quibus concessum fuit claro legumdoctori domino leonardo de petrasancta precessori ejusdem domini pascalis virtute decreti scripti anno MCCCCLxtertio die xyj decembris manu q. pauli mainerij notarij etc. Cujus tenor inferius insertus est. videlicet : E qui segne il decreto già recato sotto il 16 dicembre 1463, e il documento DCX a pag. 247 di questo volume. DOCUMENTO DCCCCVII. Ammissione alio stipendio di seicento aspri al mese, di Andrea Meda, milanese, e sua nomina a capitano degli orgusii per mesi 26. 1470, 4 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 174 v.) Comincia: Cum vir strenuus andreas de meda de mediolano ex instructionibus nobis prestitis peritiam et longam experientiam rerum bellicarum habere dicatur, tandem cum ipso conuenimus ut in dei nomine simul cum gaspare de campofregoso q. melchionis. juuene annorum viginti septem vel circa, et thomasino filio ipsius andree. etiam annorum quatuordecim vel circa, ad vos veniat et in ciuitate illa vobis inseruiat cum ipso gaspare et filio suo annis quatuor a die qua ad vos peruenerit computandos etc. Data janue mcccclxx die mi maij. ( 079 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCVIII. Patento di scrivano della scrivania dei greci in Soldaia data a Papa Nicola, greco. 1470, 19 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 175 ) Questo papa nicola grecus lo dicono harum litterarum exhibitor. vir honestis parentibus genitus, e non fissano la durata del suo esercizio. Data janue mcccclxx die xvim maij. DOCUMENTO DCCCCIX. Ammettono allo stipendio e servizio degli orgusii il nobile Demetrio greco. 1470, 19 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 175) Questo Demetrio greco ex peloponneso lo suppongono vir aptum et equestri milltie idoneum per avutane informazione. Data janue mcccclxx die xvim maij. DOCUMENTO DCCCCX. Elezione dei consoli e degli altri ufficiali pelle colonie Tauriche. 1470, 3 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 175 v.) MCCCCLXX die III julij. Cum in camera majore palatij comperarum etc. congregati essent magnifici domini protectores ipsarum comperarum anni presentis et annorum Lxnoni et Lxoctaui proxime precedentium in plenis nu-Soc. Lig st. Patr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 44 ANNO 1470 ( 680 ) meris etc. scripta sunt eorum nomina in cedulis viginti quatuor etc. et deinde ex ipso sacculo extracta nomina infrascripta eorum octo ex eis etc. ut eligerent sexaginta ciues accoloritos etc. Qui quidem octo etc. in dei nomine eligerunt etc. Item extracta fuerunt etc. Quibus vicinti quatuor etc. Cumque deinde prenominati domini octo etc. lectis nominibus eorum omnium qui infrascripta officia requirebant et quolibet ipsorum judicio calculorum exposito, tandem in dei nomine elegerunt infrascriptos etc. videlicet: Ad officium consulatus capbe pro mensibus tredecim. sub forma consueta, virum egregium baptistam justinianum de oliuerio. Ad officium ministrarie capbe pro mensibus tredecim. etiam sub forma consueta, virum nobilem filippum ususmaris q. laurentij : in cujus electione subrogatus fuit edoardus grillus loco pauli de serra propter propinquitatem amoti. Ad capitaneatum burgorum bieronimum gentilem pallauicinum q. andree. pro mensibus viginti sex. Ad portam antiburgorum johannem de pulcifera. pro mensibus viginti sex. Ad portam caihadoris nicolaum de castelliono q. martini, pro mensibus viginti sex. Ad capitaneatum gotie dexerinum de caneto pro mensibus viginti sex. Ad castellaniam soldaie alaonum squarsaficum pro mensibus viginti sex. Ad castellaniam cimbali johannem jambonum pro mensibus viginti sex. Ad scribaniam massarie caphe pro mensibus tredecim johannem carregam notarium, filium jeronimi. Ad duas ex quatuor scribanijs curie caphe. pro mensibus tredi-cim. franciscum de pastino notarium et ejus filium, sub forma sub qua hactenus exercuit. Ad unam ex ipsis quatuor scribanijs johannem tranersagnnm pro mensibus viginti sex. Ad reliquam ipsarum scribaniarum pro mensibus viginti sex dominicum de alsario laurentij. Ad snbscribaniam curie caphe pro mensibus viginti sex graua-num de palodio q. jacobi. ( 681 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCXI. Altro decreto in favore di Barnaba Cabella, console di Tana. 1470, 20 luglio (Litterar. off. s. Georg, ann. 14G6-1471) ( fol. 319 ) Protectores etc. Spectato, prestantibus et egregijs viris. consuli, massarijs et prouisorìbus ac antianis ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Detulit nobis querelam, dilectissimi nostri, barnabas de cabella consul tane affirmans in litteris suis quod virtute litterarum, quarum copiam nobis transmisit, sibi commisistis ut detentum vobis transmitteret seu consignaret johanni gibelleto laurentium de remezano assertum debitorem babilani adurni et tunc in ipso loco tane residentem, prout latius in ipsis litteris continetur, et ob id nos orauit ut quandoquidem propter querelas habitantium in ipso loco tane asserentium neque honestum neque consuetum esse quod ad instantiam creditorum debitores in loco tane inuenti capham transmittantur, executus non fuerit commissionem vestram, velimus decernere ac jubere qnod ob eam causam contra ipsum per vos seu sindicatores suos in capha procedi non possit, attento presertim quod, ut scripsit, fidejussionem acceperit a dicto lauretio in forma expedienti. Pr.vpter quod voluimus de ejusmodi consuetudine instructiones sumere a plerisque eorum qui officiales fuerunt in illa urbe, qui cum retulerint nobis se nunquam vidisse quod ad instantiam creditorum detenti missi fuerint in capham debitores aliqui in ipso loco tane inuenti. volumus ac vobis committimus ut contra ipsum consulem tane vos aut sindicatores ejus ullo modo procedere non possitis propter inobseruantiam dicte commissionis vestre. attento quod, nt diximus, ex instructionibus nobis datis in similibus casibus debitores in tana existentes ad instantiam creditorum capham transmitti non consueue-runt. Et tamen si haberetis ullam legitimam rationem in contrarium, eam nobis significatote, quoniam intentio nostra est quod et in ipsa et in quibuscumque alijs causis justitie semper locus detur. Interim ANNO 1470 ( 682 ) tamen, ut diximus, donec re melius cognita aliud vobis commiserimus, nolumus ipsuin consulem tane ob eam causam posse aliqualiter molestari. Data janue die xx julij 1470. DOCUMENTO DCCCCXII. Benedetto Cavalorto sostituito a Damiano Cagnasso nella castellania di Soldaia per mesi 26. 1470, 24 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 177 ) MCCCCLXX die jouis XXII1I julij. Magnifici domini protectores etc. auditis bartholomeo canatio et damiano ejus filio dicentibus ipsum damianum electum fuisse anno mcccclxviii die mi julij per dominos vigintiquatuor collatores officio-rum castellanum soldaie pro mensibus viginti sex (') et tamen postea superuenisse 'necessitates propter quas dixerunt eundem damianum non potuisse sine magno incomodo suo accedere ad exercendum dictum officium, et propterea requirentibus officium ipsum alicui alii conferri, sub calculorum judicio qui omnes octo albi inuenti sunt as-sentientes. subrogauerunt seu de nouo elegerunt ad ipsum officium castellarne pro dicto tempore mensium viginti sex. loco prenominati damiani qui recusauit ut supra, benedictum caualortum. Vedi poi sotto il dì 5 febbraio 1471. (') Vedasi il documento DCCCII,- a pag. 542 e seg. del presente volume. I ( G83 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCXIII. Patento di sottoscrivano dolla curia di CafTa, data per mesi 26, a Gravano Parodi (do Palodio), dopo il tempo di Pier Battista Tagliaferro. ■1470, 8 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 177 «.) Formola, e ritenuta solite. Data janue mdcccclxx die vm augusti. E gli accordano lo stipendio di un mezzo sommo mensile nell’ aspettativa d’ entrare in officio. DOCUMENTO DCCCCXIV. I Protettori ordinano al console e massari di fare pagare a Jacopo De-Franchi Viale, od al suo procuratore in Gaffa, le tasse e sovratasse degli uffizii venduti dalla masseria, per l’anno 1466. 1470, 13 agosto (Litterar. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) ( fol. 75 v. ) Segue all’ ordine precitato una convenzione passata tra il detto Viale e Antonio Musso spettante a questa stessa riscossione. L’ atto del resto ha la: Data janue mcccclxx die xm augusti. ANNO 1470 ( 684 ) DOCUMENTO DCCCCXV. Patente di capitano della porta Caiadoro, data per anni 2 e mesi 2, a Nuolò Castiglione q. Martino, finito il tempo di Angelo Gio. Squarciafico. 1170, 13 agosto (Negot. gest. off. s. Giorg. ann. 1457-1475) (fol. 177) Forinola e ritenuta solite. Data janue mcccclxx die xm augusti. Anche a lui s’accorda lo stipendio d’un intero sommo mensile durante V attesa dell’ufficio. DOCUMENTO DCCCCXYI. Patente di capitano della Gozia, per mesi 26, data a Desserino Canneto, finito il tempo del predecessore, Manfredo Prementone. 1470, 14 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 178 o.) Formola, e ritenuti solile. Data janue mcccclxx die xim augusti. DOCUMENTO DCCCCXVII. Decreto sull’esazione delle imposte in Caffa. 1470, 17 agosto (Litterar. miss. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 76 ) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massariis ac prouisorìbus ciuitatis caffè, dilectissimis nostris. Quoniam, dilectissimi nostri, collectores staliarum et superstalia-rum etc. anni MCCccLxoctaui dixerunt se deereuisse constituere in urbe ( 685 ) documenti illa procuratorem suum cum balia exigendi stalias et superstalias etc. omnium officiorum \enditorum pro dicto anno nomine massario illius urbis, siue quorum emolumentum pro dicto anno rxoctauo in ipsam urbem peruenit. volumus et expresse jubemus ut cuicumque procuratori constituto vel constituendo per dictos collectores cum sufficienti balia solui faciatis stalias et superstalias debitas pro dicto anno Lxoctauo. pro illis videlicet officijs que nomine massarie vendita fuerunt, siue quorum emolumentum in ipsam massariam pro dicto anno peruenit. et hoc rejectis dilationibus quibuscumque. Denunciantes vobis et cuilibet vestrum quod si forsitan negligentes fueritis in executione hujus nostre commissionis, compellemus vos et fidejussores vestros ad soluendum et integre satisfaciendum dictis collectoribus seu comperis sancti georgij omnes illas pecuniarum summas quas intellexerimus dictam massariam caphe eisdem debere pro dicto anno Lxoctauo occasione officiorum quorum pretium siue emolumentum in massariam ipsam ut supra peruenit. et quas pecunias intellexerimus culpa seu negligentia vestra exactas non fuisse. Iniquum enim et inhonestum esset quod emolumentum officiorum in massariam perueniret et eorum stalias soluere recusaret. Prouidete igitur quod sine dilatione procurator dictorum collectorum debitam satisfactionem suam consequi possit, ut juri et honestati conuenit. Et si forsitan procurator ipse ibi inueniret alios debitores. quam massariam. obbligatos occasione dictarum staliarum anni Lxoctaui compellite statim eos ad soluendum. ut equum est. Data janue mcccclxx die xvii augusti. Segue : Ceterum ut procurator ipsorum collectorum facilius intelligere possit quantum sibi dicto nomine debeatur pro officijs venditis dicto anno Lxoctauo nomine massarie. siue quorum emolumentum in massariam ipsam peruenit. committimus vobis expresse ut omnes libros massarie ad eam rem pertinentes sibi statim ostendi faciatis. ANNO 1470 ( 686 ) DOCUMENTO DCCCCXVIII. Interpellano il beato Angelo da Chivasso, vicario dolio provincia serafica genovese, sul ritardato invio de’ suoi frati a Gaffa. 1470, 12 settembre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fot. 324 ». ) Reuerendo in christo patri, domino fratri angelo de cliuasio. ordinis regularis minorum prouincie janue vicario. Credimus, reuerende in christo pater, aliquando paternitati vestre dictum fuisse nomine officij nostri et caphensium. quantum caphenses ipsi mari terraque ab infidelibus circumdati desyderent quod fratres aliqui ordinis vestri ad gubernationem duorum monasteriorum in urbe illa ordini vestro dedicatorum transmittantur, in eisque residentiam faciant, prout retroactis temporibus etiam post expugnationem urbis constantinopolitane solebant. Credimus etiam paternitati vestre notum esse quod sedes apostolica superioribus annis mandauit reuerendo quondam fratri baptiste de leuanto. tunc ordinis vestri vicario, ut omnino ad regimen ipsorum monasteriorum transmitteret eum numerum fratrum ordinis vestri qui sufficere videretur. Cum igitur nonnulli affirment quod in obseruationem mandati apostolici in concilio ordinis vestri decretum fuit regimini ipsorum monasteriorum proui-deri et dicatur electum insuper fuisse unum ex vestris qui curam haberet fratres ipsos secum deducendi, et tamen videamus executionem ipsam hactenus factam non fuisse, decreuimus paternitatem vestram orare ut sibi laboriosum non sit. nobis, quanto celerius fieri poterit. rescribere quam notitiam habet de predictis et causas propter quas intelligit obseruata hactenus non fuisse ea que circa transmissionem ipsorum fratrum salubriter et per sedem apostolicam et per ipsius ordinis vestri concilium decreta, ut supra, fuisse dicuntur. Et quoniam causa ipsa honorem dei et catholice fidei ac animarum salutem respicere videtur, gratissimum nobis erit quod vestra paternitas nobis prebeat in ea re consilium suum, nobisque memoret formas illas quas utiles judicabit ad consequendam celeriter exeeutio- ( 087 ) documenti nem transmissionis ipsorum fratrum quam caphenses ipsi tantopere desyderant. et nos utilissimam futuram existimamus conseruationi illius urbis et animarum saluti. Offerentes nos etc. Data janue mcccclxx die xii septembris. Pateiyntatis vestre filij Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXIX. Mandano a pubblicarsi in Scio le bolle papali d’indulgenze a pro di Caffa, e n’incaricano il vescovo c due patrizii dell’isola. 1470, 18 settembre (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 77) Reverendo in christo patri, et nobili ac egregijs viris. domino fratri hieronimo de camulio. episcopo ciuitatis chij dignissimo, et simoni lercario ac luce justiniano q. lancialoti. conciuibus nostris carissimis. Decreuimus. reuerende pater et vos conciues nostri carissimi, mittere vobis his annexas duas bullas, quarum virtute, ut videbitis, sanctissimus dominus noster pio ac paterno affectu considerans pericula ciuitatis caphensis concessit plenariam indulgentiam omnibus christi fidelibus utriusque 'sexus qui visitauerint tribus diebus continuis vel infra mensem interpollatis per vos reuerendum dominum episcopum statuendis cathedralem seu aliam ecclesiam insignem dicte ciuitatis chij et pro subuentione ipsorum caphensium de bonis sibi a deo col-latis contributiones fecerint, de quibus in ipsis bullis fit mentio et prout latius in eis continetur. Propter quod oramus paternitatem et prudentias vestras ut sibi laboriosum non sit in quadragesima proxima quo tempore solent christiani diligentius vacare operibus illis que ad deuotionem et salutem animarum suarum pertineant pubblicari facere diotas bullas, quarum posteriores ut videbitis latius ordinant ac declarant formas contributionum propterea faciendarum ut omnes christi fideles utriusque sexus facilius ac certius consequi possint ipsum diui-nura donum plenarie indulgentie. ANNO 1470 ( 688 ) Pecunias autem omnes quas ex ipsis bullis colligetis et cujus collectionis curam vobis tribus harum litterarum virtute delegamus, pro solita fidelitate vestra apud vos conseruabitis et nos antequam adue-niat quadragesima proxima studebimus vobis significare quid de pecunijs ipsis disponere debeatis. Res ipsa pia est et honorem dei et catholice ridei defensionem ac animarum salutem concernit, ex quo superflnum nobis videtur longas preces apud vos in re ipsa iterare. Offerentes nos semper in omnia commoda vestra cupide paratos. Data janue mcccclxx die xvm septembris. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXX. Richiesta di aiuto materiale e morale fatta dai Protettori ai magistrati della Riviera occidentale in favore di Giovanni Traversagno, loro messo alla riscossione dell’obolo sacro in prò di Caffa. 1470, 23 ottobre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 332) Protectores etc. Spectatis, nobilibus et egregijs viris. potestatibus, antianis et quibuscumque alijs rectoribus et magistratibus quarumcumque ciuitatum. terrarum et locorum in riparia occidentali positorum. amicis nostris carissimis, salutem. Cum in jurisdictionibus nostris adhuc supersint nonnulli debitores occasione bullarum indulgentie alias per sedem apostolicam concessarum pro subentione ciuitatis caphe. mittimus impresentiarum ad partes illas pro exigendis ejusmodi debitoribus et quibuscumque alijs occasione ipsarum indulgentiarum obligatis et colligendis ac recuperandis quibuscumque bonis ad ipsas indulgentias pertinentibus, dilectum nostrum johannem trauersagnum. Propter quod harum litterarum virtute rogamus et in subsidium juris requirimus vos et unumquemque vestrum ut eidem johanni non solum justitiam summariam et expeditam in supradictis omnibus circa ea ministretis, sed etiam eidem ( 689 ) documenti omnes fauores honestos prebeatis. ita quidem ut in predictis omnibus ot circa ea ccleriter exequi possit quecumque fuerint necessaria et opportuna, ot recuperatis ejusmodi pecunijs et bonis ad nos redire. Quod etsi non modo justitie conuenit. sed etiam ad honorem dei et fldei christiane pertinet, nos tamen id insuper accipiemus loco bene-licij. In quorum etc. Data janue Mcccclxx die xxm octobris. DOCUMENTO DCCCCXXI. Pregano il cardinale Bessariono a scegliere e proporre al Papa un altro vescovo greco di Caffa, stante la uccisione di Pacomio avvenuta nel viaggio alla Crimea. 1470, 26 ottobre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471 ) (fol. 333) Reuerendissimo etc. domino bessarioni card, et patr.constantinop. etc. Credimus dominationem vestram probe meminisse, reuerendissime etc. quod nos superioribus annis hortationibus reuerendissime paternitatis vestre moti orauimus sanctitatem domini nostri ut venerabili quondam domino pachumio episcopatum grecorum caphensium conferret, quod cum a benignitate sua facile impetrauissemus consideratis virtutibus ipsius domini pachumij. judicauimus ipsi episcopatui opera reuerendissime paternitatis vestre optime prouisum fuisse. Sed ut nuper nobis ex capha significatum fuit, cum ipse dominus pachu-mius in itinere in latrones quosdam incidisset ab eis captus fuit et crudeliter interemptus. Quem miserabilem casum etiam molestius tulimus. quoniam greci caphenses fama virtutum suarum cognita eum cupidissime expectabant. et in paternitate sua optimam spem jam reposuerant. Cum igitur ipsi greci caphenses requirant ut episcopatui suo longo jam tempore vacanti de nouo episcopo prouideatur. et operam demus quod quidam papa nicola inde oriundus et quidam episcopus simi-sonis qui ambo ad petendam eam dignitatem in curiam accessisse dicuntur et ut asserunt digni 11011 sunt nec idonei, reijciantur. sed eli- ANNO 1470 ( 690 ) gatur potius religiosus aliquis catliolieus qui jam ad etatem maturam deuenerit et honestate vite ac alijs virtutibus preditus sit. decreuimus ad reuerendissimam paternitatem suam decurrere, illamque orare ut ex religiosis grecis qui sibi noti sunt aliquem idoneum et talem qualem ipsi greci ut supra desiderare videntur et nostro nomine proponat sanctitati domini nostri et apostolicam benignitatem oret ut ei quem proposuerit dictum episcopatum conferre dignetur. Quod etsi honorem omnipotentis dei etc. Data janue die xxvi octobris mcccclxx. DOCUMENTO DCCCCXX1I. Instano nuovamente presso il Papa acciò comandi la spedizione di frati minoriti ai due loro conventi di Caffa. 1470, 26 ottobre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 333 V.) Sanctissimo etc. domino paulo. diuina prouidentia etc. summo pontifici. Meminimus, sanctissime etc. plerisque alijs litteris orasse beatitu-dinem vestram ut jubere dignaretur reuerendo domino generali vicario ordinis regularis minorum quod quantocius sibi liceret ad urbem caphensem transmitteret aliquos fratres idoneos ordinis sui qui in duobus monasterijs in ea urbe positis et ipsi ordini jam pridem dedicatis residentiam facerent, quemadmodum solebant annis superioribus ante et etiam post cladem constantinopolitanam. Meminimus etiam quod clementia beatitudinis vestre precibus nostri inclinata per breue apostolicum ita fieri mandauit. et jam in executionem ipsius breuis electus fuerat goardianus ipsarum ecclesiarum caphen-sium- Yerum postea sanctitas vestra ad petitionem quorumdam ex ipsis fratribus executionem ipsius breuis suspendisse videtur. Propter quod populi caphenses qui ab infidelibus terra marique circumdati ipsorum fratrum presentiam doctrinam ac mores et exempla non minus defensionis ue prodesse posse existimant, quam magnam arma- ( 091 ) DOCUMENTI torum manum, supremis precibus quotidie deposcunt ut efficacem operam demus quod ipsi fratres omnino ad eos transmittantus. Oramus igitur benignitatem vestram ut sancto ipsorum populorum desiderio satisfacere dignetur, dictoque venerabili vicario efficaciter denuo jubere quod rejectis quibuscumque cxcusationibus et dilationibus ad regimen et gubernationem ipsorum duorum monasteriorum caphensium conuenientem fratrum suorum numerum transmittat. Quod quamquam ad honorem, etc. Data janue mcccclxx die xxvi octobris. Sanctitatis vestre filij ac seruitores deuotissimi Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXXIII. Fanno lo stesso col cardinale Francesco Della Rovere, generale dell’Ordine, colla preghiera di mandarvi religiosi italiani anziché ungheresi. 1470, 26 ottobre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 334) Reuerendissimo etc. domino francisco. tit. s. petri ad vincula card. etc. Mittimus, reuerendissime etc. his inclusum exemplum litterarum quas sanctitati domini nostri scribimus, ut latius vestra reverendissima paternitas intelligere possit quantopere nos et populi caphenses desyderemus ac petamus quod aliquis conueniens numerus fratrum regularium ordinis minorum ad duo monasteria eidem ordini dedicata in ipsa urbe capensi transmittatur. De qua materia cum alijs litteris nostris latius aliquandiu scripserimus eidem reuerendissime paternitati vestre breuiores erimus, clementiam vestram orantes ut efficacem operam dare dignetur quod deuotioni et sancto ipsorum populorum caphensium desiderio omnino satisfaciat. Et quoniam dicitur reuerendissimam paternitatem vestram pro sua solita erga nos caritate in conspectu sanctissimi domini nostri pollicitam esse dictis duabus ecclesijs caphensibus prouideri facere de fratribus regularibus monasteriorum in ungaria positorum qui reuerendo ANNO 1470 ( 692 ) domino generali conuentualium ipsius ordinis suppositi sunt. oramus benignitatem vestram ut quandoquidem prouisio illa fratrum ungane satisfacere non videtur deuotioni ipsorum populorum caphensium. dignetur vestra reuerendissima paternitas efficaciter, ut diximus, operari quod prouis’o flat ex fratribus regularibus in italia residentibus, accepturi loco ingentis muneris etc. Data janue mcccclxx die xxm octobris. . Reuerendissime paternitatis vestre deuoti linj Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXXIV. Giorgio Lazzarini eletto capitano della Gozia per mesi 26, e Domenico di Pol- cevera alla capitaneria degli avanborghi, a vece del defunto suo padre Gio- / vanni. 1470, 26 ottobre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 180) MCCCCLXX die veneris XXVI octobris Magnifici domini protectores etc. scientes georgium de lazarino qui superioribus diebus attulit litteras spectati consulis et massario-rum caphe contentum fuisse, ut in ipsis litteris continetur, sine ulla mercede litteras ipsas ad eosdem dominos protectores deferre et pro-prijs sumptibus tam longum iter perficere, ac propterea eosdem consulem et massarios ipsum georgium peculiariter commendasse, et ob id intelligentes equum et conueniens esse aliqualiter sibi tanti laboris retributionem facere, sub calculorum judicio qui omnes octo albi inuenti sunt etc. contulerunt eidem georgio officium capitaneatus gotie pro mensibus viginti sex. incipiendis statim finito tempore pro quo id officium ultimate collatum fuit dexerino de caneto. Et hoc pro integra recompensatione ac satisfactione totius ejus quod quouis modo petere seu requirere posset occasioae tam veniendi quam redeundi in dictum locum caphe. ( G93 ) DOCUMENTI Item scientes in superioribus mensibus collatum fuisse officium porte antiburgorum caphe pro mensibus viginti sex q. johanni de pulci-fera qui postea decessit, sub calculorum judicio ex quibus septem albi inuenti sunt assentientes et unicus tantum niger contradictorius, contulerunt officium ipsum dominico filio dicti q. johannis pro dicto tempore, in omnibus et per omnia pro ut collatum fuerat eidem q. johanni patri suo. ANNO MCCCCLXXI STORIA E DOCUMENTI Soc. Llg. St. Patr. Voi. VII. Par. I Fase. III. ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. Quattro furono le bolle d’indulgenza a favore delle colonie tauricbe concesse nel 1468 da Paolo II; tre delle quali, ai genovesi cioè, ai loro distrettuali, ed ai Sciotti, già promulgate, od in via d’esserlo, come è narrato sopra: e quanto all’ultima ai Limburgesi diretta, all’aprirsi del nuovo anno 1471 cominciaronsene le pratiche. È Limburgo ossia Leopoli, e più comunemente Lemberg, la città capitale della Gallizia, spesso visitata dai corrieri e dalle squadre, or pacifiche ed or armate, che da Genova muovevano alla Crimea, sebbene non fosse il cammino più diretto. 11 vederla preferita nel beneficio dell’indulgenza non causerà maraviglia in chi ricorda la condizione sua a quell’epoca; posta coni’ era a baluardo e sentinella avanzata della cristia- ANNO 1471 ( 61)8 ) nità, contro le orde nemiche che infestavano i già fiorenti regni di Polonia e d’Ungheria. Certo, come tale la vincolavano a Genova, signora della Tauride, comunanza d’interessi e doveri d’amistà, e i Protettori mostraronsi a ragione grandemente solleciti acchè la promulgazione delle bolle avesse colà il pieno suo effetto. Ondechè, nello spedire a Caffa il borghese Bartolomeo Santambrogio nel 1470, ritennero a bello studio in Genova il collega di lui , nobile. Giuliano Fieschi , prescelto a capo della ideata ambascieria al vescovo e magistrati di quella città. Associatigli infatti, in qualità di membri della stessa, Giorgio Lazzarini, creato pocanzi capitano della Gozia (‘), Domenico Alzari, scrivano della masseria, e Giovanni Giambone, castellano di Cembalo, dopo averne stabilite le giuste indennità (2) e firmate le rispettive patenti (3), porgevangli a mano, con la solita commendatizia ai principi e rettori delle terre che transitare doveva la genovese comitiva (*), la notificazione al vescovo, clero, e fedeli di Limburgo, del conferitogli incarico di presentare le lettere papali, curarne l’esecuzione e raccogliere il danaro in virtù di quelle versato a prò di Caffa dalla pietà dei diocesani (5). Ai tre compagni di viaggio, e dodici servi loro concessi, vi aggiunsero indi a poco il corriere Nicolò Cainogli, venuto di fresco e rimandato nuovamente in Crimea. Doleva a costui l’affrettato ritorno, ma un ordine del Banco, in data 19 gennaio, venne a troncare le sue esitanze, e costringerlo a scortarne i messi almeno fino a Limburgo, mediante lo sborso di mille aspri pel maggiore suo incomodo nel fuorviare dal (’) Vedi il documento DCCCCXXIV. (5) Vedi il documento DCCCCXXV. (*) Vedi i documenti DCCCCXXVI, DCCCCXXVII e DCCCCXXV1II. (*) Vedi il documento DCCCCXXIX. (s) Vedi il documento DCCCCXXX. ( 699 ) STORIA consueto e più retto cammino: premio offertogli dal Fieschi e con-fermato dai magnifici Protettori con apposito decreto ret-tificativo degli antichi e di questo suo nuovo stipendio (*). Esso poi lasciata l’ambasceria a Limburgo, è a credere ricevesse l’ordine di avvanzare a Caffa per portarvi le lettere a quei di vergate dall’ufficio di s. Giorgio. Contenevano un editto di restituzione a Genesio Assereto di certa somma, cui parve a più d’ uno essere stato indebitamente condannato dal morto console Calocio GhizolG (2); l’aumento di salario allo scrivano della masseria di Caffa, portato da ottanta a cento sommi annui, rendendo però obbligatoria la prestazione di sicurtà in Genova innanzi la dipartita del titolare (3) ; ed infine una calda esortazione ai componenti la Giunta municipale di Caffa di tutto oprare a vantaggio della patria, e dare l’esempio agli amministrati di riverente e fedele sommissione ai poteri supremi della colonia (l) ; ai quali con un quarto messaggio diressero ordini ed istruzioni, in riscontro a parecchie loro lettere. IL È una vera disgrazia ch’esse siano perite, ma dalla risposta fattane ricavo molti belli ed utili lavori essersi nell’intermezzo compiuti nella metropoli taurica, mercè i lodevoli sforzi dei consoli in carica e scaduti: e sono la fabbrica dell’acquario pubblico già ben avviata, il riattamento delle mura e fortilizii di Caffa condotto a termine, mediante la diruzione delle case private a cinquanta goe di circonferenza, i litigii sopiti, e la (') Vedi i documenti DCCCCXXXIV e DCCCCXXXYl. (*) Vedi il documento DCCCXXXV1I. (3) Vedi il documento DCCCCXXXI1I. (*) Vedi il documento DCCCCXXXII. ANNO 1471 ( 700 ) quiete pubblica col cresciuto traffico e il copioso raccolto dell’anno rinata in paese e l’amicizia col kan tartaro, più che assodala, resa ferma e duratura. Mengli-Kerai avea dunque tenuto l’invito, recandosi, forse per la seconda volta, in persona a CalTa nel 1470, dove grandi feste con lieta accoglienza e ricchi donativi, giusta il costume, gli furono prodigate; nè i Protettori le disapprovano se condotte con parsimonia, secondo i bisogni della caffese finanza. Lo stesso dicono sull’effettuato armamento d’una fusta a proteggere il commercio di Copa, turbato da non so qual nemico. Desso non dovè essere un signore del luogo, a nome Parsaboc, a quando a quando citato nei documenti di quest’ epoca, poiché meglio che oppositore e rivale, sembra subisse la legge dai cittadini di Caffa, dai quali, essendo vincolato di debiti, ricevè il rifiuto d’un salvocondotto alle loro terre, senza il previo rimborso. Chi teneva testa al governo ed ai sudditi genovesi stava all’opposto lato della contrada, ed era il voivoda Stefano, si-gnore di Mocastro. Esso pure danneggiato avendo quattro mercanti genovesi, che a niun conto risarcire nei patiti interessi voleva, i Protettori aveano scritto pocanzi al console trovarsi nella dura necessità di concedere ai reclamanti il diritto di rappresaglia, ov’esso non riuscisse con pacifici modi volgere all’emenda il duro animo del tirannello : facesselo adunque, per cessar piati e violenze colle potenze limitrofe, e all’ ultimo invocasse l’autorevole intervento del tartaro imperatore (l). In questo foglio poi ripetono l’esortazione, e vieppiù l’incalzano, per aver saputo dall’exconsole Carlo Cicogna, abboccatosi con lui nel ritorno in patria, che Stefano non sarebbe alieno dall’accordo, anzi avrebbelo proposto, se improvviso assalto nemico non gli avesse fatto prendere le armi. (’) Vedi il documento DCCCCXXXI. ( 701 ) STORIA Di altri due regoli è parola nella corrispondenza in discorso, cioè di Mamach, signore della Campagna, territorio, come è noto, circostante a Caffa, e del principe di Gozia. Del primo s’intende a mala pena aver sostenuto coi nostri qualche contesa per uno scandalo occorso a Soldaia, sopita subito e ammorzata dai rettori, il cui operato i Protettori approvano e ne rendono obbligatoria l’esecuzione; e sul conto del secondo, istruiscono i medesimi di suggerirgli di pagare esattamente il prezzo del suo tributo al gran Turco sulla temenza di rottura con quel colosso, pericolosa ad amendue gli Stati. Anche le minori colonie sono oggetto delle sollecitudini del Banco in questo lungo scritto; epperò trovanvisi trasmessi ordini sul conto di Ceresonda e Yosporo, Cembalo e Tana. Pelle due ultime dichiarasi contento delle provviste militari e delle opere di difesa nuovamente costruitevi e raunate dal console di Caffa ; e solo per ciò che riguarda Cembalo vogliono sospesa per ora la riduzione a minor circuito della sua cinta muraria, bramosi di meglio studiarne il progetto, e in riguardo a Tana si lusingano d’ ottenere dal veneto dominio 1’ emenda dell’ ingiusto operato dal suo rappresentante in quel paese. Ceresonda poi e Yosporo, quivi stesso citate, erano, per chi noi sa, due stazioni genovesi e commerciali, nei due lati opposti della contrada: quella sulla costa meridionale del Ponto nell’Asia Minore, questa a cavaliere dello stretto che introduce al mare d’Àzof, e sede un tempo d’un consolato. Ora, per un motivo che, attesa la perdita delle lettere, ci tocca ignorare, il console e massari di Caffa avevano suggerito al magnifico Ufficio lo smantellamento, e forse l’abbandono, dell’una piuttosto che dell’altra terra, di Yosporo cioè, a preferenza di Ceresonda; ed esso, posto a tanta lontananza da quelle località, ne rimette qui il giudizio alla saviezza dei medesimi, persuaso che nella loro risoluzione concorrerannovi maturità di senno e pratica esperienza. ANNO 1471 ( 702 ) È lecito dubitare che al danno di Yosporo possa avere concorso il fatto di Andrea Patinanti, il quale, a ritroso delle patrie leggi, avendo ottenuto il canluco di Yosporo dal tartaro imperatore, ed esportato da questo luogo non piccola quantità di vettovaglie, nel tempo che d'estrarne era vietato dalla stessa Calla, incorse perciò nello sdegno dei Protettori che ne richiesero al console contro del reo suddito e suoi complici severo castigo. Ceduto il luogo a nuovo possessore, to-glievasi anche il pretesto a litigi e brighe col sovrano vicino. Tornati poscia sul discorso di Calìa, annunziano, colla nomina dei nuovi eletti uffiziali di Moneta, nella persona di Filippo Lomellini, Antonio Borlasca, Luchino Squarciafico e Domenico MarulYo, anche l’invio d’altri stipendiati o militi a presidio della fortezza, pel temuto caso di guerra; e finalmente li avvertono essere Giambone e Fieschi latori delle bolle d’indulgenza elargite da Paolo II non solo ai Limburgesi, ma eziandio di quelle dirette ai fedeli della Crimea, le quali aveansi a promulgare tantosto, e il ricavo spendersi esclusivamente nella fabbrica di bombarde ed altri mezzi di difesa contro il comune nemico della patria fede (*). Maometto infatti nel volgere dell’anno 1470 erasi avvan-zato nel cammino delle vittorie, e battuti i veneziani si rese padrone della ridente isola di Negroponte o Eubea nella Grecia. Havvi un breve accenno di tale espugnazione anche nella presente scrittura. Ma nell’atto che i Protettori rimpiangonla siccome ferita novella alla civiltà e religione dei padri, é notevole la censura che vi si fa della condotta dei veneti in detta occasione. « I turchi, dicono, dopo la conquista dell’isola non avvanzarono di vantaggio, che anzi la loro flotta a mo’ di fuggitiva più che di vincitrice si ritrasse tosto nei porti. Sicché è comune sentenza di tutti, che se i veneti fossersi strenua- (’) Vedi il documento DCCCCXXXV. ( 703 ) STORIA mente adoprati nell’assalto, o anche dopo la sconfitta, avrebbero potuto dar al nemico lezione tale da cavargli il ruzzo di misurarsi altra volta con italiani ». Bei sentimenti, se vuoisi, e generosi, cui però la storia non comprovò; giacché in troppe altre successive fazioni di terra e di mare 1’ italico valore ebbe a cedere dinanzi alle fanatiche truppe musulmane. III. Questo fanatismo che oggidì, a civiltà progredita, riesce a più nissuno temibile, bastava allora accennasse volgersi a qualsiasi parte per incutere spaventoso terrore. Da pochi giorni era partita da Genova la squadra da Giuliano Fieschi capitanata, e non ancor poteva aver raggiunta la frontiera d’Italia, che presentossi a s. Giorgio Francesco Pavia, spedito a tutta carriera dalla Crimea messaggio di rumorose notizie. Becava una lettera del console, appoggiata a due scritte del re dei turchi, dove al governo di Caffa inti-mavasi forte aumento dell’ annuo tributo, e la punizione, se già non la consegna in sue mani, di Gregorio Bosso e consorti , suoi pretesi offensori. Il magnifico Ufficio, lette le epistole lo stesso di dell’arrivo, 9 febbraio, tenne il 12 un generale consiglio sul da farsi in presenza delle insorte difficoltà, e si convenne dall’ assemblea di lasciarne il compito ai Protettori in carica, ai deputati sugli affari taurici, e a quattro azionisti da nominarsi all’uopo e tosto eletti nella persona dei nobili Pietro Gentile, Francesco Fieschi, e di Gregorio Bezza e Gianlorenzo Cabella, consoli emeriti di Caffa ('). I quali, aggiuntatisi senza mora coi colleghi e discusso il partito, vennero nelle deliberazioni conte- (’) Vedi il documento DCCCCXXXIX. ANNO I47I ( 704 ) nute nella responsiva che tosto inviarono pel corriere medesimo ai rettori della colonia (')• Dicevano parer loro essersi i caffesi, e i grandi ufficiaii con essi, spaventati ed avviliti olire il dovere al suono delle minaccie turchesche. Imperciocché, o i loro messi spediti al sultano riescivano a temprarne l’ingordigia, e anziché guerra, prolungamento di tregua, se non la pace, doveansi aspettare col feroce nemico ; od essi non ne venivano a capo, e la città di Caffa trovavasi, la Dio mercè, così salda entro le rifatte sue mura, e col presidio di tanti stipendiati, da non temere furto delle sue armi. S’aggiunga, che avendo dalla loro l’imperatore tartaro, era luogo a sperare avrebbe, in caso di disdetta, congiunti i suoi ai loro sforzi, le sue alle caffesi milizie. E poi, soggiugne-vano, obliaste forse ciò che da questo sovrano Uffìzio e i cittadini tutti di Genova venne fatto gli andati anni all’ incogliervi di qualche sventura o insulto da parte del turco? Non sovvenite i viveri, le munizioni guerresche, gli uomini da lancia e da spada in ogni fortunoso evento al vostro soccorso trasmessi, in virtù dei quali la terra si mantenne rispettata e temuta all’interno ed all’estero? Ora il volere medesimo e il medesimo zelo ci scalda il cuore, e il timor vostro se alcuna cosa prova è la mancata fiducia nella madre patria, più che la paura dell’invadente esercito. Ciò nulla meno indotti dalle istanze nostre deliberammo spedirvi con due mezzi diversi copiosi aiuti ; cioè per via di terra e col console designato, Battista Giustiniani, almeno cento fanti, fra quali taluni maestri nell’arte militare; e per mare, colla nave Saivaga, pronta alla vela per Scio, avrete altri cinquanta gregarii, capaci dell’armi, da ammettere al soldo mensile. Mente nostra pertanto si è, che sulla difesa del luogo valervi dob- (’) Vedi il documento DCCCCXLI. ( 705 ) STORIA biate di queste forze e delle reclutate da voi in paese, come ne faceste intendere, ma non avverandosene il bisogno pel cessato pericolo, sia il quadro degli stipendiati orgusii ridotto a ducento, compresi i presenti che vi destiniamo. Sul conto poi della consegna di Gregorio Rosso e socii chiesta dalla Sublime Porta, e ancora per questa volta negata, vogliono seriamente avvertiti dai consoli i borghesi tutti e abitanti della colonia, di non contrattare od in qualsiasi modo intromettersi negli affari dei sudditi turchi, per cui possano esser citati alla curia del sultano; assicurando che, ove ciò avvenisse nel seguito, sarebbongli senza fallo consegnati a tutto loro rischio, pella salvezza della cosa pubblica (*). IV. Il tragitto alla Crimea, stante la straordinaria copia d’ufficiali civili e di soldati, presentivasi questa volta dal Banco gravido di particolari difficoltà; il perché, ben pensò eliminarne alcune col ricorrere al Papa per l’impetrazione d’una commendatizia dei condottieri appo i governi e magistrati delle provincie che aveansi a percorrere. Diciamo a bello studio condottieri, perchè venuti in sospetto che il soverchio numero, meglio che giovare, incagliasse il buon andamento della comitiva, i Protettori di s. Giorgio poco dopo dividevanla in due squadre, e per amendue supplicarono Paolo II, col mezzo del cardinale Della Rovere, a favorirli di graziose bolle. Motivi a concederle esponevano il triplicato aumento di tributo recentemente imposto ai caffesi dal feroce Maometto (dai tre agli otto mila ducati annui), e la chiesta traduzione a Bisanzio di parecchi loro sudditi e mercanti del luogo, sotto minaccia di dichiarazione di guerra, ciò che obbligavanli al- (’) Vedi il documento DCCCCXLII. ANNO I47I ( 706 ) l’invio di poderose forze e validi soccorsi; cui infatti spedivano con viaggio terrestre sotto la guida del console eletto Battista Giustiniani, e di un secondo capo a nominarsi ; in tutto cento venti circa uomini, non compresi i funzionarli civili ed i militari (*). Al duca di Milano, signore di Genova, dirizzato supplice messaggio, lo pregavano altresì di permettere a certo Battista da Pegli, loro commissario, di reclutare nelle terre lombarde le milizie che faceangli mestieri a quella bisogna (-). E dopo ciò posero mano alla nomina e firma delle patenti degli ufficiali d’ogni categoria e grado, destinati a far parte delle squadre. E furono, per gli ufficii civili, Tommaso Car-rega, sostituito al fratello Giovanni in scrivano della masseria di Calla, Davide Staglieno e Bernardo Torriglia pella cancelleria della curia (3), colle relative loro credenziali (l). Al comando delle castella trovo eletti Dionigi Rissotto, in surrogazione a Benedetto Cavalorto pella torre di Soldaia (d), e Giovanni Viviani pel forte di s. Costantino in CalTa (6). Alla capitaneria degli avanborghi furono nominati, e n ebbero anco le fedi di credito, Jacopo Camere, e in successione sua, Francesco Tacconi pavese, corriere venuto da Crimea latore dell’ultime lettere ('), a quella dei borghi, Giovanni Spinola di Cassano, in luogo di Girolamo Gentile Pallavicino, decaduto d’ ufficio pella mancata cauzione (8), e a custode della porta Caiadore Agostino Dellepiane, finito il tempo di Nicolo (’) Vedi i documenti DCCCCXLIII e DCCCCXLIV. (*) Vedi il documento DCCCCXLV. (3) Vedi i documenti DCCCCXL e DCCCCLII. 0) Vedi i documenti DCCCCLX, DCCCCLXXVIII e DCCCCLXXIX. (5) Vedi i documenti DCCCCXXXVIH e DCCCCLVIll. (6) Vedi il documento DCCCCLV1. C) Vedi i documenti DCCCCXLVH, DCCCCLVII, DCCCCLXI e DCCCCLXIX. (•) Vedi i documenti DCCCCXLVI1I, DCCCCL e DCCGCLI. ( 707 ) STORIA Castiglione (*) ; di ministrale di Cada Filippo Usodimare, dopo l’esercizio d’Ottaviano Adorno (2). Di consoli bevvi cenno del solo Battista Fossatello, destinato a Tana in scambio di Oberto Paveri, oltre lo spesso menzionato Battista Giustiniani eletto per Caffa (3). Gli ammessi allo stipendio d’un sommo mensile, in qualità di militi, sono molti; la più parte cittadini e distrettuali, e non pochi eziandio gli arruolati a vario tempo e a differenti paghe, secondo che si reclutavano o presentavansi volon-tarii (4). Fra gli stranieri sono da notarsi Pietro di Francia, abile fabbricatore di bombarde e spingarde, e raffinatore di polvere e salnitro, preso al soldo di Caffa per tre anni con ducati sei il mese (3), Lodisio Spina, alamanno, nella stessa professione e stipendio (6), e l’ingeniere militare Antonio Bonino, da Polonghera in Piemonte, sopranominato il Bottiglione, al prezzo di sei ducati mensili nel primo semestre, e di aspri trecento il mese nel seguito (7). Altri forestieri, spagnuoli in ispecie, leggonsi nella lettera di stipendio concessa al generoso capitano Giovanni Spinola da Cassano, condottiero di nove fanti dipendenti dai suoi ordini (8); e per avventura eziandio iMartino Novella q. Desserino', fabbricatore di corazze, sebbene il nome paterno e il casato lo possano anche far credere genovese (9). (') Vedi i documenti DCCCGLVI e DCGCCLXX. (*) Vedi il documento DCCCCLXII. (3) Vedi i documenti DCCCCLV1I, DCCCCLXXI e DCCCCLXXV. (‘) Vedi i documenti DCCCCXLIX.DCCCCLllI.DCCCCLIV.DCCCCLVDCCCCLVI e DCCCCLIX. (*) Vedi il documento DCCCCLXX1I. (6) Vedi il documento DCCCCLXX1II. (7) Vedi il documento DCCCCLXXVII. (8> Vedi il documento DCCCCLXXVI. (9) Vedi il documento DCCCCXLVI. ANNO 1471 ( 708 ) V. Giudicandone dalle ultime date apposte alle patenti suddette, la partenza della maggior parte di questa turba di gregarii o impiegati, risulta accaduta in principio di maggio 1471. E col giorno 30 aprile è infatti sottoscritta dai Protettori la solita commendatizia ai re e principi cristiani del console Battista Giustiniani, che va, dicesi, al governo di Calìa alla testa di cento circa stipendiati dal banco di s. Giorgio (*) ; niuna menzione fatta della lettera di raccomandazione chiesta e forse non ancor giunta da Boma. Era invece giunta fortunatamente il di innanzi a Genova per via di Scio una lettera di Ambrogio Giudice e Francesco Pastino, mandati oratori da Calla al gran Turco ad implorare diminuzione sul cresciuto tributo, nella quale significavano l’ottenuta riduzione a quattro dagli otto mila ducati richiesti, cioè solo mille d’aumento sul primitivo sborso; non che la facoltà concessa alle navi genovesi trattenute nel porto di Costantinopoli d’avvanzare alla Tauride. Il perchè, preso animo essi medesimi e trasfondendolo nei loro atti e messaggi, i Protettori ordinarono peli’indomani l’immediata dipartita del Giustiniani e suoi compagni di viaggio (2), dopo avere giorni prima confortato a bene sperare sul destino della patria i maggiorenti della colonia, membri, come pare, dell’ufficio municipale di Caffa (3), e trasmesso al console e massari di questa talune istruzioni ed ordini sul reggimento politico ed amministrativo della stessa, in risposta a varii fogli dal corriere Francesco Pavia loro recati (4). (’) Vedi il documento DCCCCLXXIV. (’) Vedi il documento DCCCCLX1II. (5) Vedi il documento DCCCCLXVI. (') Vedi il documento DCCCCLXIV. ( 709 ) STORIA Scrissero inoltre due brevi indirizzi a Mengli-Kerai, imperatore tartaro, e a Saik signore di Tedoro; dove, nel primo, rese a quel monarca le dovute grazie pel favore con che continuava a patrocinare le persone e le cose genovesi in quella contrada, l’assicuravano di tutta la deferenza e leale servitù per parte dei caffesi e dei governatori della colonia (') ; e al secondo commendarono, siccome opportuna agli interessi d’entrambi , la visita da lui fatta a Caffa per stringere davvicino l’amicizia dei cuori, e l’alleanza delle armi contro il comune nemico della patria e della fede cristiana (2). Munito di queste carte e degli accordi presi coll’ ufficio di s. Giorgio, il console Giustiniani lasciava Genova, e i Protettori volsero loro cure ad allestire la spedizione marittima, per la quale, fatte caricare sulla nave Saivaga le provviste guerresche e le armi destinate a Caffa, ne raccomandarono la consegna in Scio e l’ulteriore trasmissione alla Crimea al podestà di quell’isola, Antonio Montaldo, e al maonese Barnaba Pateri (3). Non è detto chi capitanasse la squadra che preferì condursi nel Ponto per la via di mare, e fors’ anche l’invìo limitò a soli attrezzi e munizioni da guerra. V’hanno però dei decreti emanati nella state di quest’anno che dovettero essere trasmessi a mezzo di essa nave veleggiale a Scio. Biguardano interessi affatto particolari; l’uno, dei fratelli Prospero e Carlo Adorno, q. Barnaba, in qualità d’eredi della loro madre Brigida (4), l’altro è un mandato di cattura contro un tale Batica Gaspe, il quale essendosi tolto il barbaro gusto di tagliare d’un colpo la barba a un disgraziato armeno, gli portò via parte del mento. Ondechè condannato dal vicario consolare alla multa di quattro mila aspri, (’) Vedi il documento DCCCCLXV. (‘) Vedi il documento DCCCCLXV1I. (5) Vedi i documenti DCCCCLXXX1II e DCCCCLXXX1V. (*) Vedi il documento DCCCGLXXXV. ANNO .1471 ( 710 ) i Protettori lo vogliono per soprassello chiuso per due mesi in segreta e fattagli subire ogni più grave pena, fuor della morte (*). Consimile ordine d’arresto aveano pocanzi lanciato contro il gregario Marco Venturini, da Borgofranco, che, buscatasi la porzione anticipata del suo reclutamento, più non si fe’ vedere nella rivista che precesse la partenza dei suoi compagni di armi (2). VI. Mentre la nave Saivaga veleggiava a Scio, da Scio giungevano al governo di Genova strazianti grida di disperato dolore, contenute in un messaggio, nel quale esposto coi più foschi colori l’istante pericolo d’essere ingoiati dal turco, l’impossibilità della difesa cogli scarsi loro mezzi, l’universale trepidazione dei cuori, il tristissimo stato, insomma, di quegli abitanti, senza ambagi concludevasi : o che il patrio comune venisse in loro soccorso con forze corrispondenti al presen-taneo bisogno, o che essi provvederebbono a se medesimi nel miglior modo consentito dalla necessità, fosse anche colla ven-dita dell’isola; cui anzi profferivano di cedere in pieno e diretto dominio alla Bepubblica, purché i crediti dei maonesi riconoscesse e ne garantisse il pagamento. La disgustosa impressione prodotta da questa scrittura nei governanti nostri si deduce dall’ affrettato convocamento dei corpi tutti dello Stato, compreso il nostro ufficio di s. Giorgio: dove, se numerosi furono i cittadini accorsi, molte ancora e disparate, come avviene in simili incontri, sono state le opinioni dei disserenti ; andando in mille opposte sentenze quando più necessario che mai era il bisogno d’unità di (’) Vedi il documento DCCCCLXXXVII. (*) Vedi il documento DCCCCLXXX. (7 II ) STORIA pareri. Vinse alfine il partito l’illustre giureconsulto Francesco Marchese, il quale propose di delegare a tale uopo l’ufficio già esercente pegli affari di Scio, il quale avuto lingua coi più prestanti cittadini, di sana mente e di maturo consiglio, provvedesse alla urgenza del caso ed alla quiete dei miseri Sciotti (*). Dalla Tauride invece erano giunte ai Protettori, a varie riprese, o soddisfacenti o certo men crude notizie. Nella lettera di maggio, Filippo Chiavroia notificando la sua presa di possesso del consolato il di 1° di quel mese, narrava aver fino allora tenuto testa al turco sul noto affare di Gregorio Rosso, diceva del tributo già per buona parte pagato al re medesimo, degli accordi presi, con gran vantaggio del paese, coi contermini signori della Scizia e di Copa, non che della vittoriosa incursione eseguita dai tartari nei dominii del voivoda Stefano, ostile ai genovesi; e solo lamentava la crescente animosità del del console veneto in Tana verso i liguri, augurandosi che il Banco ne sollecitasse da quel governo la dimissione od il richiamo (2). In altro foglio del luglio successivo, recato in patria da Alaone D’Oria, uscito di carica, il console predetto e di lui successore, riferiva due brutti casi avvenuti in Caffa, cioè una sommossa con spargimento di sangue ed un solennissimo affronto fatto alle supreme autorità, giudiziaria e civile , della colonia. Ne daremo colla maggiore possibile brevità i più rimarchevoli particolari. Il vicario consolare, Pasquale Celsi, avea multato Antonio Adorno per alcune irriverenti parole profferite in giudizio, e posta incautamente una mano sulla spalla di lui, reluttante allo sborso , gli diceva: o pagherai i quattrocento aspri d’ammenda, o andrai in carcere, quando entrò neìla sala il cognato del- (’) Vedi il documento DGCCCXCI. (’) Vedi il documento DCCCCLXXXI. ANNO I47I ( 712 ) l’Adorno, Gregorio Delpino. Visto l’atto, disse al parente: e tu melenso perchè non dai una celiata sul muso al vicario? e volto a questi: se con me l’aveste osato, non ve la risparmiava nò; e in così dire, nudato il braccio, fé segno di colpirlo. Il vicario esasperato lo condannò in mille aspri ; di guisa che seguitone rumoroso alterco e accorsi sul luogo più ufficiali della curia, noi console e massari, raccolti in quel momento a consiglio in palazzo, ci facemmo presentare i tre contendenti. E il Delpino con arrogante piglio confermato l’audace affronto, soggiunse aver visto altra volta dare in consimile caso una DO coltellata al console stesso in persona. Noi massari allora rispondemmo al procace secondo il dovere nostro recava , ma perchè ne parve che il console (Alaone D’ Oria) noi punisse a rigore di colpa, vi scriviamo esser presti ad infliggergli quel più severo castigo che da codesto Banco ne verrà suggerito. Ma non fecero a tempo, poiché Gregorio Delpino alquanti giorni dopo promosse e mandò a termine una seconda, e molto più scellerata, impresa, e dileguossi da Calla. Viveva, come sanno i lettori, prigioniero in questa città, Nourdoular coi suoi fratelli, sbalzato di trono dal sestogenito del loro padre, Mengli-Kerai. Costui, per quanto fidasse dei genovesi suoi alleati ed amici, dovea parergli un pruno negli occhi il saper vivo e vegeto il rivale fratello, e fors’anche dato avea Pincarico a Giovanni Balbo, suo confidente, d’ucciderlo. A riuscire nell’ intento, il genovese (giacché sembra non potersi dubitare che lo fosse), legò amicizia con un tale Coba, nunzio ossia guardia di Nourdoular, che si prestò dapprima ai suoi voleri, e ordita che fu la trama, la fé nota al padrone. Il quale, avuti a se per consulta, oltre i fratelli, Gregorio Delpino sumentovato e Bertolino Allegro, figlio di Battista, che se l’intendevano benissimo col destituito monarca, Gregorio propose, da pari suo, che arrestato furtivamente il Balbo, uccidessesi senz’altro; mentre Nourdoular più di lui ( 713 ) STORIA giusto ed umano, volle che, colto in flagrante delitto, si consegnasse a mano del console per gli effetti di giustizia. Cosi adunque deciso il partito e stabilita l’ora dell’inganno, andò Coba con un altro tartaro a svegliare il Balbo e indurlo a iecarsi alle stanze, fatte credere aperte, del principe, mentre Delpino e Allegro appiattati al di fuori alla testa di due gruppi d uomini,à e Nourdoular e i fratelli, con quaranta fra schiavi e guardie, si barricarono armati per dentro. Quanto lusso di gente e apprestamento d’ armi contro il pugnale d’ un assassino ! Balbo si lasciò cogliere nelle panie e giunto sul limitare della porta che trovò chiusa, balenò e volle ritrarsi, ma il Coba in quel punto lo ferì, e sopraggiunti i due borghesi coi tartari 1 uccisero, e morto deposerlo nella camera di Nourdoular. Allora Gregorio e Bertolino, sempre a capo d’altri congiurati , portatisi lino al letto del console Filippo Chiavroia, con aria di trionfo presero a dire che il topo era stato colto nella trappola; e nulla sulle prime intendendo quel magistrato, spiegavano come Giovanni Balbo ito con due sgherri ad assassinare Nourdoular, questi, soccorso dai suoi, avealo ferito e imprigionato, e ora chiedergli se doveano farlo trasportare in palazzo di governo. Il console, venuto in forse d’un malefizio, rispose : il domani avrebbe proceduto giusta il dover suo verso i colpevoli, e loro due in ispecie, se trovati rei del sospettato tradimento. In quella un sordo rumore e crescente tumulto di voci gli colpiva l’orecchio. L’uccisione del Balbo resa nota ai congiunti di lui, aveanli fatto levare le armi e precipitarsi alla dimora del principe, ove s’ingaggiò una vera e paurosa battaglia; tanto che dalla parte nostra, scrivono i massari, ne restò morto il Scernio (cioè Nicolò Camogli, corriere, spesso ricordato nell’addietro) ed un milite gravemente ferito, e dei tartari più ancora furono gli uccisi e numerosi i piagati. Imperocché grande difficoltà avemmo a superare per estrarre di ANNO 1471 ( 714 ) quella casa i principi e ricoverarli vivi in palazzo nostro : e la difficoltà venne da che non potemmo valerci che di pochi soldati, la più parte battendosi contro 1’ espresso nostro volere coi tartari, e mandando a soqquadro la costoro dimora per spogliarla degli oggetti e ucciderne gli abitatori ; sicché ne uscì intieramente spoglia, poiché ai sollevati cittadini eransi aggiunte le ciurme delle navi stanziate nel porto, jier cui il numero degli ammutinati, con e senz’ armi, dovè passare i tre mila. La notte che seguì al lagrimevole caso, dietro consulto cogli anziani, ufficiali di moneta e borghesi di buon conto, messi su due lembi armati Nourdoular, i quattro suoi fratelli, un nipote, e due schiavi per servizio, io Goffredo Lercari, massaro, li condussi a Soldaia, e chiusili nei forti di s. Elia e di s. Nicolò, tre per ciascuno, e ordinatovi la costruzione, in amen-due, d’una camera a travi dì rovere rinforzati, li commisi alla vigilanza di dodici uomini per caduno castello. Femmo poscia istruire il processo contro i compromessi, e decapitare Cobas coll’altro tartaro, autori principali della morte del Balbo, non avendo potuto mettere le mani su Gregorio, Bertolino e i marinai, perché evasi da Caffa ; meno Rolando Castiglione padrone d’una nave. Ed è da lui, stato preso e messo alla tortura, che sapemmo tutto il fdo della congiura. E sebbene neghi aver egli cooperato all’ uccisione del Balbo , e dica aver tenuto bordone al Delpino senza conoscerne il malvagio scopo, pagherà tuttavia il fio della malfatta, come i restanti suoi complici, man mano che verranno in balia della giustizia. Trovasi in arresto fin d’ora Battista Allegro, padre di Bertolino, cadutoci in sospetto sapesse alcun che della trama, di cui fu si gran parte il figlio, e in realtà, sottoposto ai tormenti, non però alla corda, atteso la grave sua età, il poco che confessò basta a chiarirlo degno di punizione a termini di legge. Al postutto, speriamo bene che le signorie vo- ( 715 ) STORIA stre vorranno di tanto disordine, causato precipuamente da Gregorio e Bertolino suddetti, prendere esemplare vendetta; giacché per essi non istette che l’intiera città non andasse in dissoluzione e rovina (*). VII. iNunzio'della grave novella venne dalla Crimea Raffaele Santo-stefano, dopo un primo avviso spedito poco innanzi con Paolo Battista Tagliaferro, che tenne dietro ad Alaone D’Oria, partito di là con altre precedenti lettere del console in data 6 giugno 1471, le quali mancano nella nostra Filza. A queste adunque rispondendo i Protettori nell’ ottobre fanno sapere, innanzi tutto, l’avventurosa elevazione al pontificato del genovese, cardinale Francesco Della Rovere, sotto il nome di Sisto IV, da cui s’augurano ogni miglior vantaggio all’incremento delle sorti cristiane e alla depressione dell’islamismo in Levante. E poiché dalla via di Pera aveano avuto lingua della sommossa successa in Caffa colla morte di parecchi e generale turbamento di tutti gli abitanti, alla quale dicevasi esser concorsi molti greci ed armeni, ricordano ai governatori della colonia di procedere con man forte contro gli autori della rivolta e gli omicidi ; altrimenti vano tornare il castigo dei ladri, e altri nequitosi e adulteri, ove non si punissero colle più dure pene i promotori di disordine pubblico ed i parricidi: cosa che eseguir doveasi vie meglio dopo l’arrivo colà, e già noto in Genova, del console Battista Giustiniani con numeroso stuolo di fanti. Annunziano quindi la prossima venuta del nuovo vicario consolare, eletto il 17 maggio (2) nella persona del manto- (’) Vedi il documento DCCCCLXXXIX. (’) Vedi il documento DCCCCLXXX1I. ANNO 1471 ( 716 ) vano Giovanni Francesco Ippoliti, conte di Gazzoldo, dalla cui nobiltà, prudenza e dottrina promettevano l’egual riuscita di Lancellotto Beccaria, di sempre venerata memoria; epperciò dei privilegi tutti ed esenzioni ornavanlo dai predecessori suoi dianzi goduti ('). Becherebbesi al posto, seguendo la via del mare, sulla nave d’Ilario Squarciafico, al quale scrivono di riceverlo a bordo e convenientemente trattarlo (-), non die all’ufficio delle bombarde ed ai massari di Calìa per esigere dal ridetto conte ducati trentuno mutuatigli, e indennizzarlo delle spese del viaggio a carico dei consoli (3). Quel danaro faceva mestieri all’Ippoliti, conciossiacosaché, oltre il suo servo, egli menasse seco a CatFa due suoi patrioti o amici, cioè li strenui militi Giangiacomo da Mantova e Gianantonio da Brescia, ammessi dal Banco allo stipendio del solito sommo mensile contemporaneamente alla firma della patente (4) di vicario della colonia. 0 lui od il padrone della nave ebbe allora l’incumbenza di consegnare al vescovo di Scio, ed a Simone Lercari e Luca Giustiniani mercanti dell’ isola, una lettera, dove 1’ ufficio di s. Giorgio invitava quel prelato e socii maonesi a rimettergli per cambio i centoventiquattro ducati raccolti, giusta un precedente loro scritto, nella diocesi, a titolo delle indulgenze ultimamente concesse dal defunto Paolo II, da convertirsi in munizioni e opere di difesa in prò di Calla (5). Anche gli interessi dei privati cittadini chiamarono a se, a più riprese, nel corso dell’anno, le cure del nostro Banco; e Teodoro Telica, ragguardevole greco, a seguito forse delle raccomandazioni in suo favore indirizzate dall’ ufficio di (’) Vedi il documento DCCCCXCIV. (*) Vedi il documento DCCCCXCVI1I. (3) Vedi i documenti DCCCCXCV e M. (‘) Vedi i documenti DCCCCXCVI, DCCCCXCVII, e DCCCCXCIX. (5) Vedi il documento DCCCCXCIII. STORIA s. Giorgio il 26 aprile 1471 ai rettori di Caffa (*), ottenne dal consiglio generale di questa città il diritto d’assegnare in dote ad una fanciulla di sua comunione i frutti di varii luoghi di pertinenza sua nelle Compere di Calla (2), confermato poscia con apposito decreto del successivo anno 1472 addi 7 febbraio. Lo stesso praticò verso il nobile Paolo D’ Oria, il quale divenuto padre di sedicesima prole, giusta la legge vigente, chiese e fu dai pubblici poteri dichiarato immune da varii balzelli (3); con che la signoria di s. Giorgio, sedente in Genova, ne convalidasse il privilegio, che infatti accordò sotto il 28 gennaio stesso anno 1472. Costanzo Sarra, maestro di latinità, per alcune sue bisogne e anche per ragioni di Stato venuto a Genova, dietro sua istanza, licenziavasi parimente a percepire il doppio stipendio di professore di grammatica e di segretario delle Compere caffesi , durante l’assenza, avuto riguardo alla numerosa di lui famiglia ed ai servizii prestati nelle dette sue cariche (4). E finalmente compassionando alla disgrazia toccata al nobile Gregorio De-Marini nella rapina e sequestro delle sue merci per opera del signore di Copa, scrivono al console e massari di Calla d’assecondarlo in ogni miglior modo nel ricupero dei suoi beni, fuor il diritto od uso di rappresaglia, per non attaccare briga con quel principotto (5). È degno di rimarco, in verità, lo studio messo dai Protettori dell’anno corrente e loro predecessori nell’evitare ogni sorta di litigio o controversia politica e commerciale anche colle minori sovranità vicine, e l’impegno corrispondente di tenersi amici i principi limitrofi, per assicurare la pace della (’) Vedi il documento DCCCCLXVIII. O Vedi il documento DCCCCLXXXVIII. (3) Vedi il documento DCCCCLXXXVI. (*) Vedi il documento MIII. (s) Vedi il documento MI. ANNO 1471 ( 718 ) contrada e colla pace la prosperità del traffico e l’assodamento della loro potenza nell’Eusino; e ciò perfino a danno, talvolta, dei privati interessi dei loro sudditi. Peccato che politica cosi giusta e commendevole del nostro Ranco abbia lallito per opera appunto, come vedremo, dei suoi dipendenti ed ufficiali, più curosi dei vantaggi proprii che del benessere e onore della nazione 1 DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCXXV. Disposizioni dei Protettori in favore degli officiali incaricati a trattare in Lem-berga l’affare delle indulgenze. 1471, 11 gennaio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 181 ) ££< MCCCCLXXI die veneris XI januarij. Magnifici domini protectores comperarum sancti georgij anni presentis. in pieno numero congregati, auditis nobilibus ac egregijs viris casano saluaigo et collegis deputatis super negotijs caphe. laudantibus per eosdem dominos protectores deliberari ea que inferius dicentur, sub calculorum judicio ex quibus septem albi inuenti sunt assentientes et unicus tantum niger contradictorius, decreuerunt ea omnia et singula que dicentur inferius. Primum videlicet quod georgius de lazarino qui contentus fuit sub condictionibus infrascriptis accedere via terrestri sumptibus suis in ANNO 1471 ( 720 ) lamburgam et deinde in capham cum nobili et egregijs viris juliano de flisco et johanne jambono. habere debeat prò supplemento omnium expensarum quas faciet asperos caphe mille et quingentos et non ultra, attento quod in ipsum locum caphe accedere obligatus erat proprijs sumptibus via maritima, sub his tamen condictionibus. Prima est quod si retineretur per dictos julianum et socium in ipso loco lamburghe ultra terminum mensium duorum habere debeat deinde, ultra predictos asperos mille quingentos, asperos ducentos singulo mense donec capham peruenerit. Item quod postquam fuerit in capha donec inceperit tempus officij capitaneatus gotie et etiam postquam (initum fuerit tempus ipsius capitaneatus eidem georgio collati pro mercede sua laboris et expensarum quas tolerauit in afferendo litteras ex capha et tolerare debebat in reportando earum responsum via maritima, scribi debeat georgius ipse ad stipendium summi mensualis more reliquorum stipendiatorum. idque stipendium percipere, nisi pro tempore quo durabit officium dicti capitaneatus. ut supra, sibi collatum. Item decreuerunt quod pro integra mercede laborum et satisfactione expensarum quas tolerabit dominicus de alsario in eundo via terrestri cum dictis juliano et johanne in lamburgam et deinde in capham. et tenendo diligentem rationem eorum que continentur in instructione danda eisdem juliano et johanni. fieri debeant littere unius scribanie curie caphe. que ipsi dominico collata fuerat pro mensibus vigintisex. pro annis tribus, ita ut intelligatur additionem mensium tredecim eidem dominico factam fuisse pro integra satisfactione dictorum laborum et expensarum suarum. Item decreuerunt quod prenominatus julianus de flisco habere debeat sumptus quos faciet pro victu suo et uxoris sue ac unius famuli toto tempore quo moram faciet in ciuitate lamburghe et nihil aliud, prout in instructione sibi et socio danda continetur. Item decreuerunt quod fieri debeant johanni jambono littere officij castellarne cimbali. quod eidem pro mensibus vigintisex collatum fuerat. pro mensibus trigintaduobus. Ita quidem ut additio ipsorum mensium sex fiat et facta esse intelligatur eidem johanni pro integra mercede et satisfactione laborum et expensarum per eumdem tolerandorum et faciendarum in eundo terrestri itinere in lamburgam et deinde in capham ac moram faciendo in ipso loco lamburghe quantum expediens fuerit pro exequendo commissiones [ipsi johanni et prenominato juliano dandas occasione bullarum plenarie indulgentie. Sub ( 721 ) DOCUMENTI hac etiam condictione, que eidem johanni occasione predictorum promissa est. quod johannes ipse scribi debeat quam primum fuerit in capha ad stipendium summi rnensualis. idque stipendium percipere, ipso tamen in capha permanente, donec aduenerit tempus quo exercere debebit offlcium castellarne, ut supra, sibi collatum. DOCUMENTO DCCCCXXVI. Patente di capitano della Gozia, per mesi 26, data a Giorgio Lazzarini, fi-,ito il tempo di Desserino Canneto. 1471, 15 gennaio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 182) Formola e ritenuta solite. Data janue mcccclxxi die xv januarij. DOCUMENTO DCCCCXXVIf. Lettere credenziali di castellano arcium sanctorum georgij et nicolai di Cembalo date, per mesi 32, a Giovanni Giambone, finito l’esercizio di Contino Fieschi. 1471, 15 gennaio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 182 v.) Formola, ritenuta e pagamento delle stalie, come al solito. Data janue mcccclxxi die xv januarij. ANNO I47I ( 722 ) DOCUMENTO DCCCCXXYIII. Patento di scrivano della curia di Caffa data, per anni 3 e mesi 3, al notaio Domenico Alsario. 1171, 15 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1157-1475) (fol. 183) Forinola e ritenuta solite. Data janue mcccclxxi die xv januarij. DOCUMENTO DCCCCXXIX. Commendatizia ai principi, podestà ecc. in favore di Giuliano Fieschi e Giovanni Giambone, agenti del Banco, per l’affare delle indulgenze. 1171, 15 gennaio (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1404-1475) (fol. 81) Serenissimos dominos reges, illustrissimos dominos duces, illustres et excelsos principes, magnificos marchiones et dominos, excelsas comunitates. magnificos et prestantes rectores urbium ac terrarum potestates, castellanos, et demum quoscumque alios sub quauis dignitate magistratum gerentes quibus he littere fuerint exhibite, omni affectu rogamus nos protectores comperarum sancti georgij communis janue ut nobilem et egregios viros julianum de flisco legatum ciuitatis caphe et johannem jambonum. presentium exhibitores. quos ad ciuitatem lamburghe pro presentandis ibidem bullis apostolicis plenarie indulgentie et deinde ad ipsam urbem caphe nunc transmittimus, eorumque comites et famulos, usque in duodecim, suscipiant nostri contemplatione peculiarius commendatos, et siue eant siue' moram faciant in predicta ciuitate lamburghe vel alio quouis loco dignentur clementie omnium principum rectorum ac dominorum superius nominatorum eisdem ju- ( 72:3 ) DOCUMENTI liano ac johanni. comitibusque ac famulis suis, equisque et valisijs. pecunijs ac bonis eorum et cujuslibet ipsorum non permittere aliquam inferri molestiam vel impedimentum, immo qu:libet in jurisdictione sua eisdem preberi facere dignetur duces itineris et fldum comitatum ac omnia humanitatis officia que veris amicis preberi solent. Quod quamquam omnipotenti deo pro cujus honore et catholice fidei defensione transmittantur gratissimum futurum non dubitamus, nos tamen id insuper accepturi sumus loco singularis beneficij. parati vices reddere etiam accumulatiore mensura. In quorum testimonium has litteras nostras patentes, duraturas menses sex proximos, fleri jussimus et sigilli nostri consueti impressione muniri. Data janue mcccclxxi die xv januarij. DOCUMENTO DCCCCXXX. Notificazione al vescovo, clero e fedeli di Lemberg della delegazione affidata a Giuliano Fieschi e Giovanni Giambone, di presentare le bolle apostoliche di Paolo 11 e ricevere le limosine in prò di Caffa. 1474, lo gennaio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 81 o.) Reuerendissimo in christo patri., domino episcopo leopolitano siue lamburghensi. et venerabili clero ac uniuersis christi fidelibus utriusque sexus illius nobilissime ciuitatis. et quibuscumque alijs qui ad dictam ciuitatem se transtulerint pro consequenda plenaria indulgentia concessa per sanctissimum ac beatissimum in christo patrem et dominum, dominum paulum, sacrosancte romane et uniuersalis christifidelium ecclesie dignissimum summum pontificem, virtute duarum bullarum, quarum altere date sunt rome anno mcccclxviii tertio nonas septembris. relique vero anno mcccclxviiii septimo idus nouembris (*). (') La prima bolla qui citala del 3 settembre 1468 ci maoca, come dicemmo più volte, e ad essa si riferisce il documento DCCCXX a pag. 559, eia seconda del 7 novembre 1 »69 è contenuta a pag. 635 nel documento DCCCLXXX del presente volume. ANNO 1471 ( 724 ) Notum facimus et attestamur nos protectores comperarum sancti georgij communis janue quod delegata fuit cura presentandi ipsas bullas apostolicas plenarie indulgentie ac recipiendi omnes pecunias quas in dicta ciuitate lamburgensi pro suffragijs ciuitatis caphensis et aliorum Christianorum maris pontici omnes et singuli christifideles impendere voluerint pro consequenda virtute ipsarum bullarum plenaria indulgentia, nobili et egregijs viris juliano de flisco. legato et ciui ipsius ciuitatis caphensis. ac johanni jambono ciui janue. cum amplissima potestate ac balia ea omnia et singula faciendi et exequendi circa predictam presentationem et pecuniarum receptionem que fuerint necessaria et opportuna. Quam quidem potestatem et baliam circa omnia et singula supradicta nos protectores prememorati, domini dicte ciuitatis et communitatis caphensis et aliarum terrarum adjacentium in bullis comprehensarum et regiminis eorum arbitrium habentes. ad uberiorem cautionem, virtute presentium litterarum, eisdem juliano et johanni et utrique eorum in solidum denuo attribuimus et concedimus. Et in predictorum testimonium has litteras nostras pa- -tentes fleri jussimus et sigilli nostri consueti impressione muniri. Data janue mcccclxxi die xv januarij. DOCUMENTO DCCCCXXXI. Ordine al console e massarii di Caffa di veder modo, anche coll’intromessa dell’imperatore tartaro, di obbligare il voivoda di Mocastro a rifare i danni cagionati a tre genovesi, onde evitare la concessione delle rappresaglie. 1471, 15 gennaio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1404-1475) ( fol. 82 ) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisorìbus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Assiduis querelis, dilectissimi nostri, nos molestant nobiles et egregij viri gregorius de retia, jacobus et baptista de axereto et gentilis de camilla, ad quos pertinere dicuntur damna illata eidem gregorio et re- ( 725 ) DOCUMENTI liquis tunc secum existentibus per illum dominum stepbanum vaiuodam albicastri etc. dominum, ut quandoquidem nulla damnorum suorum sa-t sfactioncm hactenus consequi potuerunt, nolamus ulterius eis denegare reprehensaliarum remedia que a jure et statutis nostris permissa sunt. Propter quod voluimus a viro egregio carolo ciconia nouissime reuerso a conspectu ipsius domini stephani diligenter intelligere quam spem habere possimus quod ipse dominus debeat aliqua via honesta prouidere satisfactioni damnorum abs se tam injuste nostris illatorum. Et demum, ex his que nobis retulerunt idem carolus et nonnulli alij illarum rerum notitiam habentes, collegimus sperandum esse quod si vos diligenter in ea re operam vestram impendetis, quemadmodum decet et per vos fleri omnino volumus et expresse vobis committimus, consequentur dicti damniflcati aliquam formam honestam satisfactionis sue. presertim si interponere studebitis in re ipsa operam et intercessionem ili. domini imperatoris tartarorum. quam pro sua clementia et affestu erga res omnes nostras et vestras confidimus libentissime vobis exhibebit. Considerate igitur quam conueniens sit quod vos etiam sine hortationibus nostris studeatis tam manifeste injurie conciuium vestrorum prouidere. quantum deinde vos deceat qualicumque via studere quod pro utilitate illius ciuitatis non deueniatur ad odiosa reprehensaliarum remedia, et postremo quam equum et honestum sit quod mandata nostra diligenter obseruetis. et demum conuertite omnem industriam et ingenium vestrum ad excogitandas omnes illas vias ac formas ex quibus consequi possitis ab eodem domino stephano conuenientem aliquam prouisionem satisfactionis damnorum tanta cum injuria nostris illatorum. Super quibus volumus rescribatis nobis quid feceritis et in dies facere posse sperabitis. Data die xv januarij 1471. ANNO I47I ( 726 ) « DOCUMENTO DCCCCXXXII. Confortano a ben oprare, a vantaggio della citta, ed all obbedienza del console ecc. i nuovi eletti. 1471, 13 gennaio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 82 v. ) Protectores etc. Nobilibus et egregijs viris. gregorio de supranis de pinu. lodisio de gaspe et collegis burgensibus caphe. dilectis nostris. Ex litteris vestris, dilecti nostri, nobis ultimate allatis nihil aliud significauistis nisi duntaxat electionem vestram juxta formam commissionum nostrarum ut scribitis factam. Ex quo impresentiarum sufficere nobis videtur vos hortari ut omni tempore conuertatis cogitationes et operam vestram non modo ad prouisiones que salutem et amplitudinem illius nobilissime ciuitatis concernant, sed insuper ad ea que ad obedientiam consulum et reliquorum officialium nostrorum pertineant. Ut enim prudentie vestre probe intelligunt. ad conserua-tionem cujuslibet ciuitatis super omnia utilis et necessaria est rectoribus obedientia ac veneratio, sine qua relique omnes prouisiones vane et inutiles redderentur. Nos. ut latius scribimus consuli et massarijs. assidue cogitamus in his omnibus que ad conseruationem illius ample ciuitatis pertineant non minus profecto quam in salute propria. Ex quo bonum animum sumere potestis et reliquos bona spe implere, quo-' niam diuina fauente clementia sperandum est res omnes nostras et vestras in dies de bono in melius procedere et ad optatam tandem securitatem et quietem peruenire debere. Data janue mcccclxxi die xv januarij. ( 727 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCXXXIII. Crescono il salario dolio scrivano della massoria di CafTa da sommi 80 a cento annui, e rendono obbligatoria la cauzione del pagamento delle tasse avanti la partenza da Genova. 1471, 18 gennaio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 184) >$< MCCCCLXXI die veneris XVIII januarij. Magnifici domini protectores etc. anni presentis in pieno numero congregati, presentibus etiam spectatis dominis protectoribus anni mcccclxx. ac dominis quatuor deputatis super negotijs caphe. infra-scripta ita deliberari laudantibus, scientes aliquando expeditos fuisse nonnullos officiales caphe cum ordine quod prebere deberent in caffa fidejussiones de solutione staliarum et etiam de bene et legaliter exercendo. quas hic janue ex constitutionibus comperarum ac probata consuetudine prebere obligati sunt, omni via jure modo et forma quibus melius et validius potuere, statuerunt ac decreuerunt quod deinceps alicui officiali preberi non possint littere officij sui nisi prius fidejussiones prestiterit in camera dictorum dominorum protectorum tam de solutione staliarum. quam etiam de bene et legaliter exercendo in forma consueta. Item statuerunt ac decreuerunt quod in litteris quorumcumque scribarum massarie caphe deinceps mittendornm declarari debeat quod cuilibet ipsorum scribarum soluantur in capha pro cujuslibet eorum salario anni unius summi centum caphe. Sub hac tamen declaratione et obligatione quod scriba ipse teneatur soluere in janua stalias dicte scribanie. et hoc attento quod eisdem dominis protectoribus conueniens visum est addere summos viginti annuo salario dicti scribe, quod esse solebat de summis octoginta sine obligatione solutionis staliarum. ut cum ipsa additione summorum viginti idem scriba soluere possit stalias ipsius scribanie quas massaria soluere tenebatur. Snc. Lig. SI. Pntr. Voi. VII. Par. I. Fase. HI. 47 ANNO I47I ( 728 ) DOCUMENTO DCCCCXXXIV. Ordine al corriere Nicolò Caraogli d’accompagnarsi a Giuliano Fieschi e socii nel loro viaggio a Lemberga. 1171, 19 gennaio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 183 v. ) >5 MCCCCLXXI die sabbati XVIIII januarij. Parte spectabilium dominorum quatuor deputatorum a magnifico officio sancti georgij super negotijs caphe. precipitur nicolao de camulio dicto chernihio. stipendiato communitatis caphe et inde huc misso cum litteris, ut omnino et omni excusatione amota paratus sit discedere et d scedat pro redeundo capham die lune proxime ventura cum viro nobili juliano de flisco et socijs. et cum eis ac in eorum societate accedat usque in locum lamburghe. attento quod ipsi domini deputati obtulerunt eidem nicolao solui facere in capha asperos mille pro satisfactione expensarum et incommoditatum quas nicolaus ipse tolerabit eundo per viam lamburghe magis quam si iret per viam consuetam, et quod ipsa satisfactio eisdem dominis deputatis videtur non solum equa et conueniens sed superabundans ad restaurationem cujuscum jue incommoditatis et expense que eidem nicolao quomodolibet euenire possint in eundo in societate dicti juliani et sociorum per viam lamburghe magis quam per iter consuetum. Alioquin denunciatur eidem nicolao quod si obediens non fuerit, retineri sibi facient in capha quicquid ei debetur occasione stipendij sui. et ultra procedent contra eum. tanquam contumacem et inobedientem. secundum et prout judi-cauerint justitie et honestati conuenire. ( 729 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCXXXV. Ordini ed istruzioni dei Proiettori al console e massari di Gaffa su negozii interni e internazionali. U71, 21 gennaio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 77 v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Posteaquam. dilectissimi nostri, vobis transmisimus via maritima ultimas litteras nostras cum additione diei xvm augusti, superuenit egregius carolus ciconia et deinde georgius de lazarino ac postea chernihius nuncius. a quibus plerasque 1'tteras vestras uno fere et eodem tempore accepimus, in quibus multe inuante sunt ejusdem tenoris per vos duplicate et triplicate et diuersis formis transmisse. Ex quo. ceteris omissis, restringemus nos ad responsionem earum de quibus inferius mentionem faciemus, circa illas tantummodo ipsarum partes que responsum exigere nobis vise sunt. Sed antequam ad alia descendamus, superflua nobis videtur expensa assidua stipendij chernihij aut cujusuis alterius qui in deferendis lit+eris exerceatur, attento presertim quod distulistis eundem cher-nihium remittere per annos duos, omnesque copias litterarum quas attulit alijs vijs acceperamus. Propter quod utilius nobis videtur ut quamprimum chernihius ip^e isthuc peruenerit. facta sibi satisfactione totius ejus quod ei promisistis, ipsum a stipendio amoueretis. nisi contentus esset remanere sub stipendio summi mensualis ut alij stipendiati. studeretisque omnibus vijs opportunis semper aduisationes nobis prebere nec sumptum faceretis ulterius in mittendo ipsum, aut alium quempiam, nisi urgens necessitas id vobis suaderet. In litteris acceptis inuente sunt littere vestri alaoni scripte die xx junij. item alie vestri alaoni et sociorum scripte die xxi julij cum additione diei xxvm augusti, item alie vestri philippi scripte die vi junij cum additione diei xxvi dicti, item alie vestrorum alaoni et ANNO 147 ! ( 730 ) philippi scripte die xxvi junij cura additione dioi xx augusti, item alie vestri alaoni et sociorum cum additione diei xxv julij. Ante omnia igitur commendantes diligentiam vestram in scribendo, respondemus expensam per vos factam in aduentu domini imperatoris et eam quam facitis pro retinendo isthic dominum nordolar et fratres a nobis approbari, dummodo tamen in predictis et alijs quibuscumque casibus consideretis semper tenuitatem et onera reddituum massarie et non expendatis nisi quantum vel urgens necessitas vel manifesta utilitas vobis suadeat. Pecunias vobis recipere missas per franciscum de amigdola et johannem trauersagnum laudamus conuerti faciatis in sumptus bombardarmi ut per alias vobis scripsimus, nec saluosconductus para-bioch domino coparij aut alij concedi volumus contra voluntatem creditorum, nisi urgens necessitas ad id vos compellat. Peruenit ad nos petrus de vernatia. olim scriba massarie. asserens se dimisisse in chio cartularia massarie sibi per vos commendata, cum ordine quod in primo passaggio ad nos transmittantur, et ob id oneramus vos ut alia, que jam transcripta esse debent, mittere curetis quanto celerius poteritis, ut illius massarie statum intelligere possimus. Approbamus reparationes per vos factas in cimbalo. et alias pari modo per vos fleri laudamus quas omnino necessarias judicabitis, atque insuper in locum illum transmitti munitiones de quibus scripsistis, cum tali ordine quod conseruentur et de castellano in castellanum per in-uentarium consignentur. Memorationem vero factam de reducendo locum illum ad minorem circuitum suspensam teneri volumus donec aliud super ea re vobis committamus, et tamen si interea aliter sentiretis. significare nobis poteritis rationes que vos moneant, ut super re ipsa maturius deliberare possimus. Egregius carolus ciconia retulit nobis tempore consulatus sui dirutas fuisse et solo equatas omnes domos et habitationes que propinque erant muris seu fossis murorum intra spatium goarum quinquaginta vel circiter. Ex quo. intellecto quod, ut scripsistis, utile vobis non videtur aliam dirutionem fieri propter damna et incommoda priua-torum. nisi forsitan, quod deus auertat. noua pericula superuenirent. remittimus eam rem judicio vestro. Plurimum nobis placuit ex litteris vestris intellexisse quod magister alegrinus se diligenter exerceat in laborerijs bombardarum. ( 731 ) DOCUMENTI circa quo oneramus vos eum perseuerare faciatis, ita quidem ut frustra ibi stipendium non percipiat. Pari modo gratum fuit nobis intellexisse quod laboreria murorum speraretis perficere ante kalendas octobris proxime lapsi, et quod fundus cisterne jam perfectus esset, pro cujus copertura misimus abainos in naui spigna, ut per alias vobis signiftcauimus. Circa que nihil aliud dicendum videtur nisi quod et cisternam, et si quid aliud circa muros perficiendum superesset. oinnino perfici facere curetis. Circa munitiones per nos missas, quas adhuc in chio esse scripsistis, oneramus vos solicitetis et quantum in vobis est prouideatis ut omnino vobis mittantur, si adhuc misse non fuissent. Inter cetera retulit nobis prenominatus carolus se impetrasse et vobis misisse saluumconductum in expedienti forma ab illo domino stephano vaiuoda. a quo etiam dixit se sperasse remedium aliquod impetrare damnorum alias illatorum gregorio de rètia et socijs. nisi superuenissent ipsi domino nova bellorum pericula que eum arma festinanter capere coegerunt. Propter quod compatientes damno tam indebite illato eisdem gregorio et socijs. qui assidue saltem remedia reprehensaliarum deposcunt, oneramus vos enixe, quemadmodum ex alijs nostris particularibus litteris eisdem concessis intelligetis. ut omni arte studio et diligentia curetis, etiam cum brachio et fauore ili. domini imperatoris tartarorum. aliqua honesta et conuenientia remedia damnorum ipsis gregorio et socijs tam injuste illatorum impetrare. quod multorum opinio est vos obtenturos si. ut omnino volumus. ingenium et industriam ac diligentiam vestram conuerteretis. Approbamus armamentum fuste per vos factam pro saluandis na-uigijs coparij. sed tamen conueniens et honestum videretur nobis eum sumptuum in totum vel in parte recuperare studeretis ex onere mercium. de quibus facta est tempore armamenti negotiatio tam de introitu quam de exitu, in locis que senserunt beneficium armamenti, et eo modo fleret deinceps sempercumque fleret similis proui sio. ne massaria tot sumptibus onerata ejusmodi nouo onere grauaretur. Placuit nobis quod legationem cum tributo tempore debito miseritis domino regi tureorum, et sic de cetero per vos singulis annis fieri volumus. Laudantes insuper quod persuadeatis domino gotie idem faciat, et si adhuc compositionem non accepisset omnino eam accipere studeat. quoniam super omnia utile judicamus quod vos et ipse cum eodem domino rege pacifice viuere studeatis. ANNO 1471 ( 732 ) Intellecto quoniam enixe nobis commendastis illum georgium de lazarino. qui sino mercede litteras vostras attulit, ei contulimus capitaneatum gotie pro mensibus viginti sex pro integra satisfactione sumptuum ac laborum quos tolerauit in veniendo et substinebit in redeundo ad vos cum una copia presentium litterarum. Miramur quod cum totiens vobis scripserimus quod equum et honestum est emolumentum xm mensis exigi sine portione illa que pro parte xm temporis cujuslibet officialis debetur stalijs. nihilominus collectores staliarum conquerantur id ab illis qui exigunt dictum emolumentum non obseruari. et propterea officiales nolle eisdem soluere stalias pro tempore dicte partis decimetertie. pro quo asserunt se compelli ad soluendum totum emolumentum sine ulla diminutione staliarum. Ut intell gere debetis saltem vos qui ciues et rerum ciuitatis periti estis, stalie officiorum computantur in numero reddituum ca-bellarum solutioni prouentuum assignatarum, et ob id absurdissimum esset quod propter impositionem emolumenti xm mensis, que hactenus conuertitur in beneficium illius ciuitatis cum damno et onere nostrorum officialium, quisquam intelligere deberet ex hoc derogari aut diminui redditum staliarum. Propter quod committimus vobis ut in exactione emolumenti partis xm. tam pro preterito tempore quam pro futuro, reseruari faciatis jus et portionem spectantem stalijs. ut equum est. et ut videbitis contineri in multis litteris officialium jam lactis et in omnibus quas deinceps fieri continget. Absurdissima nobis visa est interpretatio illa facta quod massaria non soluat stalias impositas super officio scribe massarie. attento presertim quod decretum est omnia emolumenta ipsius scribanie con-uerti in utilitatem massarie. et scribam solummodo annuatim percipere debere nitidas et sine ullo onere libras quingentas janue siue loco earum summos octoginta, juxta declarationem ultimate factam. Ex quo volumus ut tam pro preterito tempore quam pro futuro mas-saria satisfaciat pro stalijs dicte scribanie. ut equum est. Plurimum doluimus de obitu domini pachumij episcopi grecorum. et ob id scripsimus reuerendissimo domino cardinali niceno greco ut de aliquo idoneo nobis prouidere studeat, quemadmodum prouiderat de domino pachumio. Et quoniam greci isthic habitantes nobis querelam detulerunt de pecunijs quas dominus pachumius ad cambium acceperat, asserentes episcopatum illum nullos certos redditus habere, significamus vobis quod habuimus breue a summo pontifice disponens ( 733 ) DOCUMENTI quod nobis seu officialibus nostris exigere liceat pecunias ipsi domino pachumio mutuatas ex primis redditibus episcopatus. In reliquis rescribemus eisdem grecis quantum expedire judicabimus, monentes vos ut circa predicta et alia, de quibus querelam fecerunt, humane et moderate ipsis respondeatis et erga eos vos habeatis, ita quidem ut nullam habeant juste querele causam. Doluimus de expugnatione negropontis quantum calamitati tot Christianorum conueniens est. sed tamen turchi post ejus expugnationem ulterius non processerunt, immo satis cito classis eorum fugienti similis reuersa est ad proprias sedes, et communis multorum opinio est quod si venetorum classis strenue se habuisset, vel ante expugnationem loci vel etiam postea, tantam jacturam turchis inferre potuisset quod deinceps similia bellorum pericula, presertim marittima, attentare ausi non fuissent. Sperandum non est quod a jacobo de grimaldis exigi possit debitum zacharie de guizulphis. quoniam jacobus ipse nondum in urbem venit nec venturus esse creditur sine saluoconductu. Ex quo vos isthic curate ab eodem zacharia. qui debitor est de majore summa quam scripserit, recuperare quicquid poteritis per vias illas que conuenien-tiores vobis videbuntur. Laudamus ordinaueritis reparari ruinam murorum tane pro forma de qua scripsistis, scribemusque aliquid dominio venetorum de temeritate consulis eorum tane, contra quam vos remedia illa adhibere curate que sine periculo adhiberi posse intelligetis. et si. ut credimus, litteras ejusdem dominij ad eum impetrabimus, ipsas postea vobis trasmittemus. Gratissima nobis fuit copia et abundantia victualium quam in urbe illa. dei dono, esse scripsistis, et ob id laudamus fleri faciatis magnam milij munitionem ex pecunijs emolumenti xm mensis, quarum ordinatam rationem oneramus vos quanto celerius poteritis nobis mittere curetis, ut jam totiens vobis commisimus. Reprobamus et molestissimum nobis est quod andreas fatinanti pre-sumpserit contra formam regularum impetrare a domino imperatore canlucum vospori et ex eo loco victualia extrahi facere etiam tempore quo prohibitum erat ex capha extrahi victualia, quoniam ejusmodi presumptiones. nisi illis occurreretur, tenderent in perniciem illius ciuitatis. Et ob id committimus vobis expresse ut contra ipsum andream. et quoscumque alios aliquod ejusmodi attentantes contra regulas et ANNO 147I ( 734 ) utilitatem illius ciuitatis. seuere procedatis, prout judicabitis justitio et regularum obseruantie conuenire. Dedimus nobili juliano de llisco et johanni jambono curam deferendi et presentandi in lamburga bullas plenarie indulgentie per vos impetratas pro subuentioue illius ciuitatis. et colligendi ac vobis et antianis ac officio monete deferendi omnes pecunias eliciendas et recuperandas ex ipsis bullis, quas volumus et vobis expresse committimus statim conuertatis iri emptionem locorum comperarum illius urbis, eaque loca scribi faciatis super massariam caphe. cum obligatione quod nullo modo vendi obligari aut aliter alienari possint nisi deliberetur inter vos. antianos et officium monete ad ballotolas. ex quibus saltem tres quarte partes albe inueniantur. quod ejusmodi venditio obligatio vel alienatio fleri debeat. Quam quidem deliberationem committimus expresse vobis et ipsis antianis ac officialibus monete ut nullo modo faciatis nisi in-terueniant omnia illa pericula belli turchorum et omnes illi casus qui declarati sunt in litteris nostris, quarum virtute vobis et ipsis antianis ac officialibus monete arbitrium dedimus expendendi (Idem pecuniarum per nos seu precessores nostros vobis datam, et sub obligatione dictorum locorum etiam declaretis quod interim omnes eorum prouentus annuatim in alium usum, quantumuis utilem aut necessarium, conuerti non possunt nisi tantummodo in emptionem locorum scribendorum in eadem columna et cum supradicta obligatione, onerantes vos et successores vestros in officio ut singulis annis tempore ex ... conuertatis omnes prouentus dictorum locorum in emptionem aliorum locorum scribendorum ut superius dictum est. Et quoniam dicti julianus et johannes collecturi sunt pecunias dictarum bullarum juxta formam instructionis per nos eis dande, oneramus vos ut curetis, quamprimum capham peruenerint. diligenter rationem reddant, ut equum est. Requirit venerabilis dominus episcopus caphensis quod capellania coparij que. ut dicit, antiquis temporibus ecclesie sue spectare solebat, sibi restituatur, attenta paupertate ejusdem ecclesie, in qua asserit se tenere non posse eos cappellanos quos vellet et qui dignitati ecclesie et urbis conuenirent. Propter quod committimus vobis ut. sumptis super ea re diligentibus instructionibus, prouideatis requisitioni sue prout cognoueritis justitie et honestati conuenire. Accepimus rationes introitus massarie et venditionum cabellarum per vos philippum missas, quas libenter vidimus, sed libentius vidissemus cartularia massarie. monstras stipendiatorum et reliqua que ( 735 ) DOCUMENTI scripsistis mittere non potuisse propter repentinum discessum ejus cui dictas rationes tradidistis. Ex quo laudamus omnes semper possibiles instructiones super predictis ad nes transmittatis. Sepenumero commissum vobis fuit ut adhibeatis diligentiam circa exactionem condemnationum sub formis 'vobis memoratis, et tamen dicitur id non fleri. Ex quo vobis expresse committimus ut omnino seruetis ea que super exactione predicta vobis commissa sunt. Approbamus quod composueritis cum domino mamacho scandalum commissum in soldaia. volumusque quod conditiones dicte compositionis seruari faciatis et de cetero studeatis, quantum in vobis est. quod «jusmodi scandala euenire non possint. Intelleximus que scripsistis de dirutione potius vospori quam ihe-rezonde. Circa que nihil aliud impresentiarum vobis dicendum videtur nisi quod eam rem isthic consulendam pradentijs vestris remittimus, laudantes tamen quod in ejusmodi dirutionibus sumptum aliquem, nisi forsitan exiguum, non faciatis. Ut detur vicissitudo officialibus monete, quemadmodum vos et nonnulli alij qui isthinc ultimate venerunt laudauistis. in dei nomine elegimus officiales monete usque ad beneplacitum nostrum quatuor infra-scriptos 'videlicet, filippum lomellinum. antonium de borlasca. luquinum squarsafleum et dominicum marrufum. quos nostro nomine acceptare faciatis et officio suo diligenter vacare. Admonete de cetero eos quos mittetis legatos ad dominum regem turchorum cum tributo, vel ob aliam quamuis causam, ut .... in pera vel in curia domini regis nobis significent diligenter causas profectionis sue et quicquid dietim fecerint et facere posse sperent, ut fecerunt magister constantius ot socij. Ultra bullas lamburghe dedimus prenominato juliano de flisco et socio etiam bullas indulgentie illius ciuitatis. quas volumus in tempore publicari faciatis et pecunias ex eis colligendas conuerti in emptionem locorum et sub conditionibus sub quibus diximus superius conuerti pecunias recuperandas in lamburga. Et tamen non obstantibus supradictis contenti sumus quod si vobis, antianis et officialibus monete et conuenienti numero propterea conuocandorum. utile videretur conuertere pecunias ipsas tam in lamburga quam ibi ex dictis bullis recuperandas in fabricationem bombardarum. pecunias ipsas vel in totum vel in parte in ejusmodi opus bombardarum conuertere possitis. Diximus superius absurdam nobis visam fuisse interpretationem anno 1471 ( 736 ) quod massaria non soluat stalias scribanie massarie cujus fructus ei assignauimus. Et pari modo dicimus nunc equum nobis non videri quod massaria recuset soluere solitas stalias massarij ibi electi sine salario, quoniam salarium ipsius m issarij remansit in massaria et ob id collectores staliarum am'ttere non debent stalias suas. Ex quo volumus quod eidem collectori debitam satisfactionem staliarum suarum de predictis duobus officijs fieri faciatis sine ulla contradictione. Ceterum, ut videbitis ex inclusa deliberatione nostra, declarauimus quantum promissum fuit seu habere debeant nobilis julianus de flisco. johannes jambonus. dominicus de alsario et georgius de lazarino pro mercede et expensis eorum accedendi in lamburgam -et alia faciendi occasione bullarum indulgentie que fuerint necessaria, et prout in deliberatione ipsa ac instructione data dictis juliano et johanni latius continetur. Ex quo in eorum reditu volumus obseruetis cuilibet eorum quantum in ipsa deliberatione continetur, ut latius intelligere poteritis a nobili juliano de flisco. Recuperate fuerunt ex bullis indulgentie concessis pro hac ciuitate libre quinque milia vel circiter, detractis expensis, quas consulte precessores nostri conuerti fecerunt in loca harum comperarum. cum ordine quod augeri debeant annuatim de prouentu in capitale donec videbitur eas pecunias conuertere in usus utiles aut necessarios defensioni aut conseruationi illius ciuitatis in quos virtute bullarum conuerti debent. Ex quo ita multiplicabuntur quousque nobis, ut supra, utile videbitur. Accepimus additionem factam in ultimis litteris vestris die prima septembris. in qua inter cetera laudauistis per nos transmitti isthuc aliquos socios idoneos ad stipendium summi mensualis. ut casu necessitatis interueniente possitis totidem socios ex inutilioribus a stipendio amouere. quod faciemus dietim ut per alias nostras latius intelligetis. Ut referre poterit prenominatus julianus de flisco ciuitas dei gratia in summa paco concordia ac felicitate sub hoc ducali regimine posita quotidie de bono in melius procedit, omnesque ciues non aliter affecti sunt conseruationi et amplitudini* illius nobilissime ciuitatis quam saluti proprie. Ex quo bonum animum sumere potestis et populos illos nobis carissimos bona spe implere. Data janue mcccclxxi die xxi januarij. ( 737 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCXXXVI. Disposizioni sugli stipendii antichi e nuovo al corriere Nicolòf Camogli, detto Scernio. -1471, 21 gennaio ( Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 82 v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli ac massarijs et prouisoribus ac officialibus monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, nicolas de camulio. dicto chernihio. nuncio da voi mandato molto se lamenta che hauendo hauuto lettere da li nostri precessori lo anno de lxviii. che ghe douesi zunzere asperi cento lo meize sopra lo soldo de asperi quatrocento mensuali sub lo quale 10 haueuati acordato, usque ad beneplacitum nostrum, non ghe haueti facto la additione, itnmo. secundo che dice, lo haueti retegnuto per forsa ad asperi quatrocento lo meize tanto, et adoprato in alchuni viagìj in li quali ha perduto canali et hauuto altri damni secundo che dice. Ex quo vogliamo e vi commettiamo che. quando sera ritornato. intendati le sue raxone et ghe prouedati per forma che non se possa justamente lamentare. Ceterum lo dicto nicolao volendo ritornare di la per le vie consuete, e stato contento per contemplatione nostra ritornare per la via de lamburga in compagnia de lo nobile juliano de flisco e de li altri, cum questo che ghe hauemo promisso ghe dareti asperi mille per satisfactione de le speize hauera caxone de fare in questo cammino de lamburga più che non haueria facto se fosse ritornato per lo cammino consueto, et dicando ipso chernihio 11 dicti asperi mille sono pochi, glie hauemo promisso che quando sera in capha ghe fareti integra satisfactione de le diete speize. o più o meno che siano, a judicio et in conscientia de lo nobile juliano de flisco e johanne jambono. E cosi vi comettiamo obseruatì e faciati obseruare e satisfare a lo dicto chernihio. perciocché nostra intenzione e che tute quelle speize fara honestamente in questa sua ritornata per lo cammino de lamburga. più che non haueria facto per lo ANNO '1471 ( 738 ) cammino consueto, in cognitione et coscientia de lo dicto juliano e compagno, ghe siano integramenti pagate corno e debito, et omnino vogliamo faciati. Data janue mcccclxxi die xxi januarij. DOCUMENTO DCCCCXXXVII. Restituzione a Genesio Assereto della somma cui era stato ingiustamente condannato dal fu console Calocio Ghizolfì. 1471, 21 gennaio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 83) Protectores etc. Spectato, prestantibus ac nobilibus et egregijs viris. consuli, massarijs et prouisoribus ac officio monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Cum delata esset nobis, dilectissimi nostri, querela per virum egregium jacobum de axereto ccnciuem nostrum, quod alias genuexius filius suus condemnatus fuit sine ulla legitima causa per q. nobilem calocium de guisulphis tunc consulem ad soluendum massarie ducatos decem vel quot fuerunt, et ob id requisitum ut. quandoquidem idem calocius propter obitum suum sindicatus non fuit, velimus injurie su-pradicte prouidere. voluimus de re ipsa instructiones sumere a nobili et egregijs viris johanne renso et gentili de camilla qui se personaliter dicte condemnationi interfuisse dixerunt. A quibus cum intellexerimus condemnationem ipsam ob turbationem tunc conceptam per supradictum q. calocium sine alia legitima ratione factam fuisse, honestum nobis et conueniens visum est ejusmodi injurie, cui ibidem, non factis ejusdem q. calocij sindicamentis. prouideri non potuit, condignum remedium adhibere. Propter quod committimus vobis expresse ut restitui faciatis prenominato genuexio. seu legitime persone pro eo. omnem quantitatem pecunie que ab ipso exacta fuit et in massariam peruenit occasione dicte condemnationis, attento quod, ut diximus. nobis constitit ex attestatione pernominatorum johannis et gen- ( 739 ) DOCUMENTI tilis genuexium ipsum indebite condemnatum fuisse. Data janue die xxi januarij 1471. Segue : Ita deliberatum per spectabile officium de lxx. coram quo tempore suo causa ipsa incepta fuerat. DOCUMENTO DCCCCXXXVIII. Dionigi Ilissolto sostituito a Benedetto Cavalorto nella castellania di Soldaia. 1471, 5 febbraio (Negot. gest. off s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 177 ) * MCCCCLXXI die martis V febrarij. Magniflcii domini protectores etc. scientes prenominatum (*) benedictum caualortum ab aliquot diebus citra factum fuisse non soluendo et lactitare propter metum creditorum suorum, et propterea conue-niens non esse judicantes quod ad officium dicte castellarne transmittatur. expositis calculorum judicio multis qui officium ipsius castellarne requirebant, tandem in dei nomine subrogauerunt et de nouo elegerunt ad officium dicte castellarne, loco ipsius benedicti pro dicto tempore mensium viginti sex. dionisium risotum. attento quod in ejus electione conuenit legitimus calculorum alborum numerus et majorum quam in nominatione reliquorum qui pariter ipsum officium requirebant. (') Allude ali’ atto del 24 luglio 1470, a cui questo fa seguito. Vedi sopra a pag. 682 il documento DCCCCX1I. ANNO 1471 ( 740 ) DOCUMENTO DCCCCXXNIX. Consiglio sulla risposta a darsi a lettere giunte da Caffa. 1471, 12 febbraio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (.fol. 83 «.) © MCCCCLXXI die martij XII februarij. Cum in camera majore palatij comperarum sancti georgij congregati essent magnifici domini protectores ipsarum comperarum in legitimo numero : et preter eos quatuor ex spectatis dominis protectoribus earumdem comperarum anni mcccclxx proxime lapsi et quinque ex spectabili officio ipsarum comperarum anni mccocxxxxiiii et quatuor domini deputati super negotijs caphensibus. atque insuper quindecim ciues ex omni colore rerum caphensium periti ob infrascrip-tam materiam vocati, lecte fuerunt per me franciscum coram eis lir tere ex capha nuper allate et ibi scripte die ii nouembris proxime preteriti, ^idmonitique fuerunt omnes qui aderant ut super contentis in eisdem literis suum quisque consilium in medium afferret. Cumque multi varias memorationes fecissent, tandem pro accipienda conclusione omnes tunc presentes laudauerunt quod prenominati domini protectores anni presentis et quatuor super rebus caphensibus deputati ac quatuor alij rerum caphensium periti denuo eligendi respondeant ac prouideant super contentis in dictis literis secundum et prout eorum prudentijs conuenientius videbitur, examinatis inter se prius non solum memorationibus tunc factis sed alijs insuper que in dicta materia flent. Segue : £& die ea. Prenominati magnifici domini protectores anni presentis in legitimo numero congregati, in executionem deliberationis suprascripte elegerunt quatuor nobiles et egregios viros inferius nominatos, attento quod in electione cujuslibet eorum conuenit legjtimus calcu- ( n\ ) DOCUMENTI lorum alborum numerus et major quam in nominatione reliquorum tunc nominatorum, videlicet: Petrum gentilem Gregorium de retia et Franciscum de flisco . Johannem rensum de cabella. DOCUMENTO DCCCCXL. Sostituzione di Tommaso Carrega al fratello Giovanni nello scrivanato della masseria di Caffa , per mesi tredici. 1471, 12 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 184 v.) I$( MCCCCLXXI die martis XII februarij. Magnifici domini protectores etc. auditis jeronimo carrega et jo-hanne ejus Alio notarijs. dicentibus anno proxime preterito die in julij collatam fuisse eidem johanni scribaniam massarie caphe prò mensibus tredecim. et propterea requirentibus ut cum johannes ipse propter inualitudinem corporis sine manifesto periculo accedere non possit ad exercendam scribaniam ip«am. dignentur ipsi domini protectores loco ejusdem johannis subrogare seu de nouo eligere tho-mam carregam notarium, etiam filium dicti jeronimi et fratrem ejusdem johannis. attento onere familie ipsius jeronimi. et quod idem tho-mas valetudine corporis et peritia exercendi similes scribanias nequaquam postponendus est eidem johanni sed potius preferendus. et auditis insuper dominis quatuor deputatis super negotijs caphe affirmantibus se se ex instructionibus per eos sumptis compertum habere ea que ut supra narrata sunt vera esse. etc. subrogauerunt et de nouo elegerunt ad ipsam scribaniam massarie caphe pro mensibus tredecim. loco dicti johannis. prenominatum thomam carregam notarium. ANNO I47I ( 742 ) DOCUMENTO DCCCCXLI. Deliberazione di ordinare al console di Caffa le cose contenuto nella lettera seguente. 1471, 14 febbraio (Litter. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 84) MCCCCLXXI die jouis XIIII februarij. Magnifici domini protectores etc. anni presentis in legitimo numero congregati, absente tantummodo jacobo de placentia, presentibus spectabilibus dominis protectoribus earundem comperarum anni lxx proxime precedentis etiam in legitimo numero, ac octo ciuibus deputatis super negotijs caphe et nobili ac egregijs viris carolo ciconia et gui-rardo lomelino et laudantibus deliberari ea que inferius dicentur, omni via jure modo etc. decreuerunt quod scribi debeant littere tenoris infrascripti et executioni mandari omnia et singula in ipsis literis contenta, et pro eorum executione expendi pecunias collectas ex bullis indulgentie anno proxime preterito, quarum creditum est penes dominos protectores anni Lxnoni et in libro eorum. DOCUMENTO DCCCCXLII. Provvidenze « consigli dei Protettori riguardo ad una temuta incursione dei turchi su Caffa. 1471, 44 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 84) Protectores etc. Spectato et prestantibus et nobilibus ac egregijs viris. consuli et massarijs ac prouisorìbus. antianis et officijs monete et guerre ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Inter alias literas nobis allatas per franciscum de papia nuncium per vos transmissum, dilectissimi nostri, et qui ad nos peruenit die vini ( 743 ) DOCUMENTI mensis presentis. accepimus vestras scriptas die secunda nouembris. et cummeis copiam illarum duarum admonitionum vobis transmissarum per dominum regem tureorum, in quarum altera mentio fit de augmento tributi, in reliqua vero de causa ad gregorium rubeum et socios pertinente, examinatisque requisitionibus vestris simul cum precessoribus nostris et multis ciuibus rerum illarum peritis, in dei nomine deliberauimus ad vos intra paucos dies terrestri itinere transmittere cum viro prestante baptista justiniano consule vestro designato saltem viros centum idoneos, et inter quos sint aliqui preci-puam rerum bellicarum peritiam et experimentum habentes, atque insuper via maritima in naui saluaiga. pro chio intra paucos dies discessura. mittere juuenes saltem quinquaginta idoneos cum litteris sti-pendij summi mensualis. ut deo fauente habeatis isthic supradictum virorum numerum, preter alios de quibus vos ibi prouisionem facturas esse scripsistis, atque ita in omnem casum non desint prouisiones ad defensionem vestram et illius nobilissime ciuitatis necessarie. Verum, ut familiariter vobiscum loquamur, ex litteris per supradictum nuncium allatis, nobis et supradictis omnibus caphensium rerum peritis visi sunt nonnulli ex habitatoribus illius ciuitatis inajo-rem metum concepisse quam conueniebat. Nam non modo bona sed fere certa spes haberi potest quod legati vestri ad dominum turco-rum regem transmissi composituri sint causam tributi. Qua composita. omnes illarum rerum periti sentiunt non magis sed potius multo minus solito timendum esse quod idem dominus contra vos ullam vim aut oppugnationem parare debeat. Si vero, quod vix credibile videtur, oratores vestri rem tributi non componerent, etiam hoc casu viriles animos induere deberetis, quoniam dei gratia urbs illa multo magis solito et muris et munitionibus et viris munita erit, et dei gratia dominum imperatorem tartarorum fidelissimum et obsequentissimum habet, et quod pluris estimare debetis nos et reliqui omnes ciues non minus affecti sumus ergo urbem illam et conseruationem ejus quam erga salutem propriam, et quemadmodum superioribus annis in casibus necessarijs pro defensione ejus ingentes pecuniarum quan:i-tates erogauimus. pari modo si necessitas superueniret. quod deus auertat. non recusaremus ullos labores ullos sumptus aut prouisiones facere que saluti illius nobilissime ciuitatis nobis carissime necessarie viderentur. Propter quod vos profecto decet bonos animos sumere et reliquos omnes bona spe replere. Soc. Lig. St. Patr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. _ 4 ANNO I47I ( 744 ) Et quoniam, ut diximus, si res tributi composita t’uerit ciuitas illa tutior solito ab omnibus reputatur, ox omnium una ot concordi sententia vobis committimus ut eo casu retineatis ad stipendium massarie stipendiatos ducentos tantummodo et non ultra. Quemadmodum enim tempore periculi sumptus p.....faciendi sunt, ita pecunie reseruari debent ad casus necessarios, et presertim considerata difficultate sub qua hoc tempore recuperari possunt. Si vero res ipsa tributi incomposita remaneret et intelligeretis ipsum dominum rogem contra vos apparatus facere, eo casu viriliter per vos retinendi erunt tot stipendiati quot defensioni et saluti vestre sufficere videbuntur, et nos eo casu non deerimus vobis in transmittendis auxilijs tam pecuniarum quam virorum, ut, deo juuante. ab omni impetu vos et ciui-tatem illam tueri possitis. Et verisimile nobis videtur quod intra paucos dies ox chio in-telligere debeamus quomodo legati vestri apud ipsum dominum regem tureorum commissiones per vos sibi traditas oxequi potuerint, et an rem tributi composuerint vel ne. Quo intellecto, si intellexerimus rem ipsam tributi componi non potuisse et ipsum dominum malum animum erga nos gerere, ultra supradicta auxilia tam via terrestri quam maritima, in omnem casum vobis transmittenda, curabimus alia subsidia celeriter ad vos dirigere, ut quantum in nobis erit ullo unquam tempore defecisse non videamur saluti vestro. Sed. ut diximus, si res tributi componetur, sufficit eo casu retineatis stipendiatos ducentos, videlicet eos quos nunc vobis transmittemus et supplementum ex melioribus et magis idoneis eligendis inter eos qui apud vos erunt, reliquos vero omnino volumus a stipendio nmoueatis. Et eo casu committimus vobis nequaquam imponatis ullam ex ca-bellis per vos scriptis et alijs de quibus inferius dicemus, quoniam redditus massarie. ut vosmet scripsistis, nunc completis muris sufficient retentioni dictorum stipendiatorum ducentorum, et eo casu inconueniens et damnosum esset do ulla dictarum nouarum cabellarum impositione cogitare. Si vero res tributi incompleta remansisset et ob id videretur vobis manifesta pericula illi ciuitati imminere propter que noui sumptus necessarij essent, eo casu inferius vobis dicemus opinionem nostram circa nouas cabellarum impositiones per vos memoratas. Primum igitur, quantum pertinet ad nouain impositionem vini sol-daie. remittimus vobis arbitrium de ea disponendi prout vestris pru- ( 745 ) DOCUMENTI ilentijs videbitur adueniente casu necessitatis, monentes tamen vos ut studeatis eam facere de consensu habitatorum soldaie si fleri poterit, vel saltem cum tanta moderatione et temporis et quantitatis quod ipsi multum male contenti non remaneant. Idem dicimus de additione facienda super cabella censarie. idem etiam de emolumento mensis xm. et de noua impositione asperi unius pro quolibet metrio vini melis et asperorum duorum super quolibet metrio vini arachi et aque vite justa formam per vos scriptam. Appaltum saponorum omnino reprobamus. quoniam hujusmodi appaltus. que monopolia in jure nominantur. ex dispositione juris et probata consuetudine reprobandi sunt. Permittimus tamen vobis in casu necessitatis cabellam aliquam moderatam super ipsis saponis imponere possitis. Additionem autem super vino caphe. de qua scripsistis, nequaquam approbamus, consyde-rato grauamine fere intolerabili quod exigitur super vino caphe et quod omnis additio oneris merito molesta esse posset populis illis, ex quo additio ipsa videtur nobis reseruanda inter ultimas et de ea non cogitandum nisi urgens necessitas ad eam vos impelleret. Et casu quo interucniret ejusmodi urgens necessitas, laudamus etiam non procedatis ad eam impositionem nisi moderationem conuenientem faciatis super quantitate additionis per vos scripta. Intelligitis sententiam nostram super dictis nouis cabellarum impositionibus seu additionibus de quibus scripsistis, et tamen in omnem casum oneramus semper vos non procedatis in re ipsa nisi in-terueniente necessitate urgentissima ut diximus, et si interuenerit. omnem moderationem possibilem circa predicta adhibeatis, attento presertim quod ea onera et molesta et damnosa populis illis merito esse possent. Sed ultra predicta adueniente necessitate volumus addatis onus medij asperi super quolibet capicio victualium que ex ea urbe extrahantur, attento quod id onus nullum populis aut ciuitati detrimentum afferre potest. Quam tamen additionem si vos consul, massarij. antiani et officiales monete ac guerre sub calculorum judicio reprobaretis, in qua reprobatione tres quarte partes calculorum eonuenirent. eo casu contenti sumus in re ipsa supersedeatis, donec nobis signillcaueritis rationes que vos moueant. et nos eis intellectis denuo vobis committemus quid circa eam rem fleri velimus. Memoratum etiam fuit nobis quod si massaria illa emeret a domino tartarorum imperatore pro aliquo longo tempore vel in perpetuum, si id utilius videretur, canlucum caphe illudque diuideret et incorpo- ANNO I47I ( 746 ) raret cum alijs comraercijs illius urbis, ut facile intelligi deinceps non posset processus ejus, et ordinaret quod pro ipso canluco non colligerentur ab extraneis pro eo obligatis nisi tria vel quatuor pro centenario. non obstante quod pro eo liceat exigi quinque, massaria perciperet ex eo annuatim non tenue nec contemnendum beneficium. Dicitur tamen quod eo casu utile esset factorem domini imperatoris interuenire collectioni ejus more solito et circa administrationem justitie inter infideles ea facere que hactenus consueuit. Quod si ibi approbabitur. intelligimus facile obtinebitis a domino imperatore, tum quia dispositissimus est in omnibus semper vobis complacere, tum etiam quoniam asseritur dominationem suam siue eos ad quos pertinet. exiguam hactenus utilitatem ex eo percipere consueuisse. et ob id utiliorem ei futuram venditionem ipsius canluchi quam in solita ejus collectione perseuerare. Propter que remittimus vobis rem ipsam ibi per vos examinandam et consulendam atque etiam deliberandam, si eam utilem judicaueritis. Plurimum nobis displicuit admonitio facta per dominum regem tureorum de transmissione gregorij rubei et sociorum, ex quo ne deinceps ejusmodi scandala et pericula ciuitati illi euenire possint, volumus quod, sub ea forma que vobis conueniens videbitur, admoneatis omnes vestros ut deinceps non contrahant, vel aliter se immisceant cum subditis dicti domini regis sub aliqua forma ex qua ejusmodi scandala aut pericula euenire possint illi ciuitati. et si aliquis aliter de cetero cum ipsis subditis se habuerit et interuenerit quod citetur ad curiam domini regis, statim ad eam transmittetur pro euitandis scandalis et periculis uniuersitatis. ut equum est. Data janue mcccclxxi die xiiii februarij. Segue il poscritto del 26 aprile successivo che comincia: Hactenus retinuimus etc., il quale trovasi in appresso a pag. 762 sotto il documento DCCCCLXI1I. ( 747 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCXLIII. I Protettori scrivono al card. Della-Rovere peli’ impetrazione di commendatizie papali presso i principi ecc. a favore dei due capi delle squadre destinate a Caffa. 1471, 18 febbraio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 339 ) Reuerendissimo etc. domino francisco. tituli s. petri ad vincula cardinali etc. Cum multis jam dudum experimentis cognouerimus. reuerendissime etc. nihil benignitati vestre laboriosum videri quod a vestra reuerendissima paternitate in negotijs nostris curari possit, confidenter jam ad opem clementie vestre decurrimus sempercumque aliquid accidat iu quo possit vestra reuerendissima paternitas rebus nostris prodesse. Ob id igitur clementiam vestram oramus ut quanto celerius fieri poterit impetrare studeat a sanctitate domini nostri litteras patentes in expedienti forma commendantes virum prestantem baptistam justinianum designatum consulem caphe. quem terrestri itinere cum socijs usque in numerum sexaginta ad eam urbem transmittere decreuimus. atque alias insuper in eadem forma litteras que commendent alium conductorem totidem virorum ad eam urbem etiam ultra ipsum baptistam per nos transmittendorum, quem nominare non possumus quia nondum a nobis electus est. Quam quidem prouisionem virorum centum et viginti vel circiter in duabus turmis ad subsidium dicte nobilissime urbis caphensis intra paucos dies in dei nomine transmittere decreuimus via terrestri, attento quod immanissimus ille tureorum rex nuper denunciauit officialibus nostris dicte ciuitatis quod nisi deinceps soluerint annuatim tributum ducatorum octo milium, pro quo soliti non erant soluere nisi ducatos tria milia, et insuper ad curiam suam transmiserint nonnullos ciues caphenses. eo casu intelligant apertum bellum sibi indictum esse. Ex quo intelligentes maxime dubitari posse ne rex ipse malam mentem gerat contra ipsos caphenses. decreuimus ultra alias et pe- anno 1471 ( 748 ) cuniarum et munitionum prouisiones non sine graui sumptu ad subuentionem ipsorum caphensium transmittere terrestri itinere dictum virorum centum et viginti vel circiter numerum in duobus expeditionibus. pro quarum fauore oramus benignitatem vestram binas litteras apostolicas impetrare studeat in forma expedienti. Ita quidem ut ipsarum litterarum virtute omnes reges ac principes et rectores christiani requirantur ac moneantur non modo non inferre aut inferri permittere aliquam molestiam vel impedimentum dictis viris aut equis, pecunijs vel bonis eorum, immo eisdem et cuilibet eorum prebere omnia humanitatis officia, ut honori dei omnipotentis et fldei christiane conuenit. Super quibus commisimus nobilibus meliaduci ci-galle et socio ut consilium et opem deposcant reuerendissime paternitati vestre. cui nos semper etc. Data janue mcccclxxi die xvm fe-bruarij. Reuerendissime paternitatis vestre deuoti filij Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXLIV. Commettono la consegna della precedente lettera a Meliaduce Cicala e socio, a Roma. 1471, 18 febbraio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 339 v. ) Nobilibus viris. meliaduci cigalle et socio, mercatoribus januensibus in urbe residentibus, nobis carissimis. Mittimus vobis, conciues nostri carissimi, his annexas litteras directas reuerendissimo domino cardinali sancti petri et earum copiam inclusam, ut prudentie vestre quid a paternitate sua ac vobis nunc curari optemus planius intelligere possitis. Propter quod oramus vos ut re ex lectione dicte copie intellecta, litteras ipsas eidem reuerendissimo domino in tempore reddatis, et quanto celerius fieri poterit impetrare studeatis, ope potissimum sua. binas litteras apostolicas ( 749 ) DOCUMENTI pro fauore ac securitate transmittendorum in capham. sub talibus quidom verbis que discretionibus vestris sufficere videantur. In quo studete sub conuenienti forma litteras ipsas quanto celerius poteritis impetrare et ad nos transmittere, qui virtute harum litterarum vobis promittimus integre satisfacere quantum in eis expendetis, ut equum est. Et quoniam ejusmodi commendatitie facile et cum exiguo sumptu impetrari solent, et causa pro qua petimus pijssima est. studete ut soletis cum quanto minore sumptu poteritis illas, celeriter tamen, expediri facere. Super qua re si operam magnifici domini an-tonij de bracellis ducalis oratoris utilem judicaueritis. volumus eam confidenter nostro nomine deposcatis. Parati semper etc. Data janue mcccclxxi die xvm februarij. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXLV. Al duca di Milano per agevolare 1’ arruolamento di milizie in Lombardia al soccorso di CafTa. U71, 27 febbraio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 343 ) Illustrissimo domino nostro, domino duci mediolani etc. Quoniam, illustrissime et preclarissime princeps et domine noster colendissime, decreuimus via terrestri capham transmittere aliquot milites qui simul cum alijs ibidem residentibus presidio assistant illius urbis propter recentes minas et formidabilem potentiam domini regis tureorum nuper territe, commisimus viro prolùdo baptiste de pelio. nunc mediolanum accedenti, ut diligenter inquirat et si poterit honesto stipendio conducat aliquos viros idoneos et in arte militari peritos. Propter quod oramus celsitudinem vestram ut si vel ex numero stipendiatorum excellentie vestre vel extra inuenerit eos quos optamus, dignetur benignitas vestra non solum ipsis prebere liberam licentiam accedendi ad defensionem illius nobilis ciuitatis sub stipendio nostro, sed etiam preberi facere eidem baptiste in ea re honestos fauores anno 1471 ( 750 ) quibus adjutus facilius possit eos quos diximus inuenire. Qui nos semper etc. Data janue mcccclxxi die xxvn februarij. Celsitudinis vestre seruitores obsequentissimi Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXLVI. ♦ Stipendio di lire 10 mensili, moneta corrente di Genova, dato per anni tre, a Martino Novella q. Desserino, corassaio. •1471 , 1° marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 184 v.) Ha l’aggiunta: Sub hac conditione quod idem martinus teneatur durante tempore dictorum annorum trium fabbricare et reparare omnes coiracias quas spectatus consul et massarii ac prouisores et officiales monete voluerint, sine ulla mercede, sed solummodo solui debeant per massariam stachete canabacium et alia ejusmodi que necessaria erunt reparationibus ipsarum coiraciarum etc. Data janue die prima martij 1471. DOCUMENTO DCCCCXLV1I. Jacopo Camere nominato capitano degli avanborghi di Caffa per mesi 26. 1471, 5 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 186) >5 MCCCCLXXI die martis V martij. Magnifici domini protectores etc. intellecta commendatione jacobi de camera facta per dominos deputatos super negotijs caphe. sub ( 751 ) DOCUMENTI calculorum judicio, ex quibus septem albi inuenti sunt assensum significantes. contulerunt eidem jacobo capitaneatum antiburgorum caphe pro mensibus viginti sex. incipiendis statim finito tempore pro quo officium ipsum ultimate collatum fuit. etc. DOCUMENTO DCCCCXLVIII. Girolamo Gentile-Pallavicino, capitano dei borghi di Caffa, è invitato a prestare cauzione, sotto pena di nullità d’elezione. 1471 , 6 marzo (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 185) ►ft MCCCCLXX (') die VI martij. Admonitus fuit per magnificum officium dominorum protectorum etc. anni presentis. jheronimus gentilis olim pallauicinus electus capitanus burgorum caphe. presens et intelligens. ut si intendit accedere ad exercendum dictum officium debeat omnino intra diem veneris, octa-uam presentis. ante meridiem prestitisse fidejussionem florenorum tri-centorum de accedendo in naui saluaiga. intra aliquot dies in orientem profectura, vel saltem via terrestri cum alijs officialibus terrester intra paucos dies profecturis. Alioquin. si non prestiterit dictas fidejussiones, eligetur alius loco ejus, attento quod ipse hieronimus et alij usque tunc electi fuerunt officiales ut sine mera capham accederent. (’) È sbaglio del copista l’anno 1470, e devesi leggere 1471, perchè il Gerolamo Gentile Pallavicino fu eletto al capitaneato dei borghi solo il 3 luglio 1470 , come dal documento DCCCCX, a pag. 679. ANNO 1471 ( 752 ) DOCUMENTO DCCCCXLIX. * Stipendio di un sommo mensile in Caffa, dato per anni 3, a Nicolò Ciglione di Polcevera. 1471, 9 marzo (Neg. gest. off. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 185) A condizione che teneatur habere sumptibus suis arma condecentia. videlicet saltem coiraciam celatam ac balistam. seu sarbatanam loco baliste. Data janue mcccclxxi die vim martij. DOCUMENTO DCCCCL. Non avendo Girolamo Gentile-Pallavicino prestato la voluta cauzione, vien decisa la sua decadenza dall’ ufficio. 1471, 11 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 185 v.) ►£ MCCCCLXXI die lune XI martij. Cum in camera majore palatij comperarum sancti georgij congregati essent magnifici domini protectores ipsarum comperarum in legitimo numero, et preter eos septuaginta et duo ex consiliarijs ipsarum comperarum. proposuit illis spectatus dominus prior eorundem dominorum protectorum collatum fuisse anno superiore capitaneatum burgorum caphe jeronimo gentili olim pallauicino. ut ipse et alij officiales tunc electi accederent in capham non obstante quod tempus exercendi dicta officia nondum aduenisset. Et tamen jeronimum ipsum multotiens admonitum et nouissime sub forma que a tergo scripta est. recusasse fidejussiones prebere de eundo in primo passagio ad exercendum dictum officium. Propter quod moniti fuerunt qui aderant ut. si eis utile videretur, baliam preberent aliquibus ab se deputandis ( 753 ) DOCUMENTI conferendi dictum officium johanni spinule de cassano, quem cum aliquot socijs deputati super negotijs caphe in capham cum promissione dicti officij transmittere tentant. His ita propositis, cum multi assurgere requisiti omnes laudarent infrascriptam sententiam generosi viri lazari de auria. tandem datis et collcctis super ea calculis compertum est sententiam ipsam ab omnibus fere comprobatam fuisse, inuentis calculis septuaginta albis assensum significantibus et duobus tantummodo nigris contradictorijs. Ipse autem lazarus in hunc modum locutus est. se laudare quod magnificis dominis protectoribus anni presentis attribuetur balia non solum conferendi dictum officium prout supra propositum fuit, sed etiam faciendi, si eis videbitur, aliquam retributionem prenominato jeronimo gentili ex collatione alterius officij conuenientis. vel ex commendatione per ipsos dominos protectores facienda futuris collatoribus officiorum vel commendatum suscipiant eundem jeronimum. Cum igitur hec sententia ex suprascripto numero calculorum septuaginta alborum obtenta fuisset, pro solemni decreto habita est. DOCUMENTO DCCCCLI. Giovanni Spinola di Gassano è surrogato al decaduto Girolamo Gentile-Pallavi-cino nel capitaneato dei borghi. 1471, 11 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 185 v.) Eadem die XI martij. Prenominati magnifici domini protectores etc. anni presentis. in legitimo numero congregati, in executionem balie ut supra eisdem attribute. contulerunt prenominato johanni spinule de cassano officium suprascriptum capitaneatus burgorum, pro eo tempore et sub illis formis et condictionibus sub quibus collatum fuerat prenominato jeronimo gentili olim pallauicino. cujus collationem reuocauerunt. inuentis omnibus septem calculis albis assentientibus. ANNO 1471 ( 754 ) DOCUMENTO DCCCCLII. Collazione delle scrivanie della curia ai notai Bernardo Torriglia e Davide Stagliano, finito il tempo di Francesco Pastino e suo figlio. 1474, 11 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 186) * MCCCCLXXI die lune XI martij. Magnifici domini protectores etc. expositis calculorum judicio illis qui infrascriptas duas scribanias curie caphe requirebant, tandem etc. contulerunt unam ex quatuor scribanijs caphe dauid de staliano notario extra urbem pro mensibus viginti sex. incipiendis statim finito tempore quo due ex dictis scribanijs ultimate fuerunt coliate francisco de pastino notario et filio. Item reliquam ex dictis duabus scribanijs. etiam pro mensibus viginti sex incipiendis ut supra, bernardo de turrilia filio antonij. etiam notarij extra urbem etc. DOCUMENTO DCCCCLIII. Ammissione allo stipendio d’un sommo mensile di molti militi, pella difesa di Caffa. 1471, 13 marzo (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 186) Protectores etc. Spectato et prestantibus ac egregijs viris. consuli, massarijs ac prouisorìbus. et officio monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris, salutem. Cum elegerimus ad stipendium seu prouisionem summi mensualis illius urbis pro annis tribus, incipiendis die qua capham applicuerit. ( 755 ) DOCUMENTI dilectum nostrum stephanum de saulo. harum litterarum auctoritate jubemus vobis consuli et alijs supranominatis ut statim visis presen-tibus litteris ipsum stephanum scribi faciatis ad dictum stipendium et ei solutionem fleri de stipendio mensium trium, et deinde durante illo tempore annorum trium, et ipso subeunte angarias et perangarias caphenses et alia faciente ac seruante ad que reliqui stipendiati caphe obligati sunt, ei solutiones ipsius stipendij fleri faciatis prout fiunt alijs stipendiatis, ut equum est. Sub hac tamen declaratione quod teneatur habere sumptibus suis arma condecentia. videlicet saltem coiraciam etc. In quorum etc. Data janue mcccclxxi die xm martij. Segue : Similes facte sunt pro antonio de saulo callegario. )J( Die XVIII martij. Item similes facte sunt pro jeronimo carleuario de sexto. Item similes pro bartholomeo de vartio de sexto. Item similes pro antonio cultelerio. Item similes pro siluestro de cagnasco (sic) cultelerio. >$< Die XXIIII martij. * Item similes pro nicolao negrino q. petri. l$( Die XXX martij. Item similes pro francisco marzocho de santo petro arene pro annis duobus. >$< Die VII1I aprilis. Item similes facte sunt pro bartholomeo de fossia de recho q. joh. diminuta illa parte que dicit: et ei solutionem fleri de stipendio mensium trium. ANNO 1471 ( 756 ) DOCUMENTO DCCCCLIV. Lettere di stipendio per 3 anni a Cristoforo Mortara. 1474, 19 marzo (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 187 ) Dice ad rationem asperorum cl singulo mense prò primo anno tantum. et pro reliquis duobus annis ad rationem asperorum cc singulo mense etc. Colla solita dichiarazione delle armi condecenti. Data janue mcccclxxi die xvmi martij. DOCUMENTO DCCCCLV. Lettere di stipendio d’ un sommo mensile a Giovanni Mainerò q. Paolo, e a Giuliano di Bavari. 1471, 20 marzo 9 (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 187 v. ) Formola e dichiarazione solita. Data janue mcccclxxi die xx martij. Segue : >$< Die XXIII martij Similes facte sunt pro juliano de bauari johannis. ( 757 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCLVI. Altra ammissione allo stipendio di Giovanni Viviani e Agostino Delle Piane, fino all’ epoca d’ entrata negli offici loro concessi. 1471, 18 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 188) 0 MCCCCLXXI die jouis XVIII aprilis. Magnifici domini protectores etc. auditis nobili et egregijs viris abraam de viualdis et gabriele de prementorio. duobus ex dominis deputatis super negotijs caphe. laudantibus ea deliberari pro infra-scripto johanne de viuiano bambaxario que inferius dicentur, sub calculorum judicio etc. decreuerunt quod fieri debeant littere dicto johanni. quarum virtute scribi debeat in capha ad stipendium summi mensualis. et famulus suus, approbandus per dictos dominos deputatos, ad stipendium asperorum centum singulo mense, ita quidem ut johannes ipse cum suo famulo a die qua in capha applicuerit habere et percipere debeat stipendium asperorum tricentotrum singulo mense, donec et quousque aduenerit dies qua incipere debebit exercere castellaniam sancti Constantini, quam ipsi johanni contulerunt et conferunt pro mensibus vigintisex. incipiendis statim finito tempore eius cui ultimate officium ipsum collatum fuit. Item pari modo, sub judicio calculorum etc. decreuerunt sub eamet forma fieri litteras quod augustinus de planis bambaxarius percipere debeat pro ipso et uno famulo, approbando per dictos deputatos, asperos tricentos singulo mense a die qua capham applicuerit usque in diem qua exercere incipiet officium porte caihadoris caphe. quod illi contulerunt etc. come sopra. ANNO I47I ( 758 ) DOCUMENTO DCCCCLVJI. Battista Fossatello nominato console di Tana per mesi 26, finito il tempo di Oberto Paveri, e Francesco Pavia eletto capitano degli avanborghi, per mesi 13 , dopo Jacopo Camere. 1471, 23 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 188 ) © MCCCCLXXI die XXIII aprilis. Magnifici domini protectores etc. cognito quod baptista de fossatello filius terami obtulit nunc accedere via terrestri in capham cum stipendiatis, qui nunc ad eum locum in dei nomine transmittuntur cum spectato viro baptista justiniano illius urbis consule designato, sumptibus proprijs ipsius baptiste de fossatello dummodo ei conferatur officium consulatus tane, sub calculorum judicio etc. contulerunt ei ipsum consulatum pro mensibus vigintisex. incipiendis statim finito tempore pro quo ultimate collatus fuit oberto de pauerio. dummodo tamen idem baptista fidejussionem prestet saltem de florenis centum de eundo terrestri itinere cum prenominato consule designato sumptibus suis proprijs. et de parendo in itinere mandatis ipsius consulis. Item sub judicio calculorum etc. contulerunt francisco de papia. nuncio ex capha transmisso, capitaneatum porte antiburgorum pro mensibus xm incipiendis statim finito tempore jacobi de camera, cum declaratione quo tempore quo exercebit ipsum officium percipere non possit ullum stipendium a massaria. ( 759 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCLVIII. Patento di castellano di Soldaia data per mesi 26 a Dionigi Rissotto, dopo il tempo di Guglielmo Centurione. 1471, 26 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 180 ».) Formola e ritenuta solite. Comincia così: Cum elegerimus castellanum dictarum arcium (soldaie cioè et sancti elie) et fortilitiorum soldaie dilectum conciuem nostrum dionisium risotum etc. et cum auctoritate eligendi sibi subcastellanos idoneos et fideles, et accipiendi bonam et idoneam comitiuam pro custodia ipsorum fortilitiorum cum numero pagarum in regulis declarato et cum stipendio utilitatibus etc. excepto tantummodo quod, ut dictus dionisius possit ipsa fortilitia conuenienter munita tenere, ei liceat tabernam fieri facere pro socijs suis tantum etc. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. DOCUMENTO DCCCCLIX. Lettera di stipendio d’un sommo mensile, per tre anni, a Giovanni Boggiolo q. Benedetto, e a molti altri. 1471, 26 aprile (Negot, gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 188 v. ) Formola e dichiarazione dell’ armi condecenti, come al solito. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. Segue : Similes facte sunt pro andrea de montano, sine specificatione temporis. Item similes pro matheo ragio de garibaldo. Soc. Lig. St. Patr. Voi. VII. P^r. I. Fase. III. 49 ANNO 1471 ( 760 ) Item similes pro rapimele do senarega thomé. sine speciflcatione temporis. Item similes pro nicolao de rogerio. sine etc. Item similes pro francisco de pescino dominici de arquata. sine spe- eiflcatione suprascripta. Item die xxi maij similes facte sunt pro adurnino de pastino cal- solario. DOCUMENTO DCCCCLX. Patente di scrivano della masseria di Caffa, data per mesi 13, a Tommaso Car-rega. di Girolamo, finito il tempo di Gregorio Pineto. 1471, 26 aprile (Negot. gest. off. s. Giorg. ann. 1457-1475) ( rol. 189) Protectores etc. Spectato, prestantibus et egregijs viris, consuli, massarijs et prouisorìbus. antianis et officio monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Cum elegerimus et constituerimus scribam massarie illius ciuitatis caphe dilectum conciuem nostrum thomam carregam notarium filium jeronimi pro mensibus tredecim. quorum unus spectat camere nostre pro parte xm. et pro pluri etc. cum salario summorum centum caphe in anno, siue summorum centum et octo ac tertie partis alterius summi pro mensibus tredecim. et cum declaratione quod dictus thomas nullum aliud emolumentum habere seu percipere debeat ex dicta scri-bania. immo quecumcue emolumenta salaria et obuentiones dicte scribanie undecumque proueniant conuerti debeant ad utilitatem massarie et de eis ordinata ratio teneri in cartulario ipsius massarie. harum litterarum auctoritate jubemus vobis omnibus et singulis suprascriptis ut. statim finito tempore mensium tredecim pro quibus scribania ipsa ultimate collata fuit gregorio de pineto, recipiatis et recipi faciatis dictum thomam in scribam dicte massarie loco ipsius gregorij. eidem-que thome. quem nolumus amoueri a dicto officio etiam finitis dictis men- ( 761 ) DOCUMENTI sibus tredecim donec et quousque successor ejus in capham peruenerit. respondeatis etc. de dicto salario etc. Que quidem taxatio annui sa-larij summorum centum ita facta est sub hac conditione quod thomas ipse teneatur soluere in janua stalias et superstalias dicte scribanie consuetas. Ceterum committimus vobis consuli et alijs supradictis ut teneri faciatis in cartulario massarie predicte rationem dictorum emolumentorum adeo ordinatam quod fraudari non possimus, sub pena quadrupli etc. et copiam siue exemplum ejus nobis in primo passagio transmittatis sub pena summorum quinquaginta a vobis etc. exigenda. Insuper mandamus vobis consuli suprascripto ut. sub pena soluendi duplum de vestro proprio, exigi faciatis a dicto thoma libras quadraginta unam soldos sex et denarios octo pro emolumento mensis xm et plus ad eandem ratam, si pluri tempore continget ipsum thomam exercere dictam scribaniaip. et de eis disponatis juxta commissiones nostras super ejusmodi emolumentis partis xm vobis datas et de cetero dandas. In quorum etc. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXI. Patente di capitano, ossia custode della porta degli avanborghi di Caffa, data per mesi 26, a Giacomo Camere, finito il tempo di Domenico di Polcevera, q. Giovanni. 1471, 26 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 189 ».) Formola e consueto pagamento delle tasse, e Caggiunta seguente: Insuper volumus quod dictus jacobus quam primum fuerit in capha scribatur ad stipendium summi mensualis etc. usque ad diem quo incipiet exercere dictum officium. Ceterum quoniam prenominatus dominicus de pulcifera, cui dictum officium capitaneatus collatum fuit pro mensibus viginti sex. nondum habuit litteras dicte collationis, declaramus quod si dictus jacobus presentauerit has litteras in capha prius quam idem dominicus litteras suas ibi exhibuerit, eo casu admitti ANNO I47I ( 7G2 ) debeat ad dictum ofllcium antequam dominicus ipse exerceat. Sub hac tamen conditione quod si idem dominicus postea superuenorit et litteras suas exhibuerit priusquam flnitum fuerit tempus ejusdem jacobi. eo casu statim dominicus ipse recipi et admitti debeat ad dictum officium exercendum usque ad finem temporis declarandi in litteris suis, quo finito prenominatus jacobus denuo recipi debeat ad dictum officium pro tempore quod sibi superesset ex mensibus vigintisex superius contentis etc. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXII. Patente di ministrale di Caffa, data per mesi 13, al nobile Filippo Usodimare q. Lorenzo, finito il tempo di Ottaviano Adorno. 1471, 26 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 190) Formola, pagamento delle stallie e ritenuta come al solito. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXIII. Lettera sugli affari di Caffa, ossia l’accomodamento dell’aumento di tributo al Turco, negoziato dagli oratori caffesi. 1-471, 26 aprile (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 85 v.) © MCCCCLXXI die XXVI aprilis. Hactenus retinuimus prenominatum (*) franciscum de papia nuncium. expectantes a legatis per vos missis ad dominum regem tureorum aduisation?s opportunas circa ea que per ipsos gesta sunt, ut posse- (’) Meglio che lettera, egli è questo un lungo poscritto al documento DCCCCXLH, ìi pag. 742 e segg. ( 76:3 ) DOCUMENTI mus in prouisionibus per vos requisitis maturius deliberare, et tamen a legatis ipsis in hunc usque diem nullas accepimus litteras. Ex chio vero scriptum fuit ibi sperari quod ipse dominus tureorum rex nullos hoc anno apparatus facturus sit presertim contra ipsos aut vos. immo ex multis conjecturis concipi posse erga chienses et totam nationem nostram bonum animum habeat. Ex quo decreuimus non differre ulterius missionem spectati viri baptiste justiniani designati consulis illius ciuitatis. quem in dei nomine ad vos itinere terrestri transmittimus cum ipso nuncio et stipendiatis centum viris strenuis et inter quos multi sunt singulari peritia rerum bellicarum prediti. Qui profecto cum monstram esterna die per ciuitatem fecissent, communi opi-. nione judicati suat ita apti et idonei ut multi dixerint se nunquam pulchriorem militum turmam vidisse. Fecimus insuper, ut videbitis, juuenibus aptis litteras summi mensualis. qui omnes prestiterunt fidejussionem, qui in naui saluaiga nunc chium in dei nomine accessura discedent et quanto celerius poterunt ad'vos via maritima venient. Conducti fuerunt supradicti stipendiati centum, terrestri itinere venturi. videlicet quilibet eorum pro tempore et sub formis ac conditionibus in manuali tradendo prenominato baptiste consuli declaratis. Ipsi baptiste curam dedimus faciendi eis sumptum alimentorum in itinere, et in manuali inuenietis quemlibet eorum debitorem de pecunijs hic sibi mutuatis. Propter quod oneramus vos ut erga quemlibet eorum seruetis promissiones per nos sibi factas, ipsos etiam humane tractantes ut meliore animo vobis seruiant. atque insuper solidetis diligenter rationes alimentorum et aliorum sumptuum quos in itinere faciet prenominatus baptista pro conducendo ipsos ad vos. et ejusmodi rationes ita solidatas ad nos mittat. Hec impresentiarum sufficere nobis visa sunt. Quod autem reliquum est. hortamur oneramusque vos ut quandoquidem etiam experimento intelligitis nos et reliquos ciues non minus affectos esse erga salutem illius ciuitatis quam propriam, bonos animos sumatis et reliquos omnes in spem optimam rectamque de nobis opinionem erigatis, quoniam in aliquo profecto saluti et defensioni vestre et illius nobilis ciuitatis nobis carissime defuturi non sumus. Data die xxvi aprilis ut supra. Segne: Prenominato francisco nuncio solui fecimus valorem asperorum duorum milium juxta computum per vos scriptum, vidclicet ducatos ANNO 147 i ( 764 ) viginti sex et duas tertias partes alterius ducati, atque insuper omnes expensas quas fecit toto tempore quo eum retinuimus ultra dies quindecim quibus juxta litteras vestras expectare obligatus erat, atque insuper visa commendatione per vos pro eo facta contulimus ei capitaneatum porte antiburgorum pro mensibus tredecim. juxta formam in litteris sibi concessis declaratam, in retributionem meritorum suorum. Segue : ►£( Die ultima aprilis. Tandem hesterna die reddite fuerunt nobis, dilectissimi nostri, littere in pera scripte die ii martij proxime preteriti per ambrosium judicem et franciscum de pastino oratores per vos missos ad dominum . regem tureorum, ex quibus cognouimus eos post varios labores demum composuisse causam tributi cum additione ducatorum mille ultra solitum et impetrasse litteras expeditionis sue in forma expediente ac liberationem omnium nauigiorum capham profecturorum que prius ibi arrestata fuerant. Quod etsi futurum sperabamus, gratissimum tamen fuit nobis cognouisse ante discessum prenominati consulis et stipendiatorum qui hodie in dei nomine discedent. Comprobantes igitur omnia superius per nos scripta, oneramus vos ut. quemadmodum su-pradiximus. studeatis hoc tranquillo tempore omnium superfluorum sumptuum moderationem facere ut massaria illa subleuari possit. Tempore enim necessitatis sumptus p.....faciendi sunt, tranquillitatis vero pecunie reseruande. DOCUMENTO DCCCCLX1V. Risposta a molte lettere del console e massari sulla amministrazione delle cosi? di Caffa. 4471, 26 aprile (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 87) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs et prouisorìbus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Plerasque litteras vestras, dilectissimi nostri, nobis attulit franciscus de papia nuncius. in quibus erant multe copie earum quas prius attu- ( 765 ) DOCUMENTI lerant chernihius et georgius de lazarino. quarum recentioribus. quoniam expedienter per nos responsum fuisse intelligetis per alias no-tras quas nunc dirigimus vobis ac antianis et officijs monete ac guerre, reliquis vero sufficienter respondemus per alias nostras traditas dictis chernihio et georgio ac juliano de flisco. breuiores erimus et tantummodo aliqua pauca inferius attingemus. Placuit nòbis miseritis calculum introitus et exitus cartularij massarie et copiam monstre. Circa que non expedit aliud respondere nisi quod hortamur vos sepenumero ejusmodi aduisationes nobis mittatis, ut rerum vestrarum status melius intelligere possimus. Placuit etiam nobis quod dominus imperator tartarorum contraxerit affinitatem cum domino mamacho. quoniam, ut scribitis, ipse mamachus inter proceres suos prepotens est et non minus estimamus fauores domini imperatoris quam proprios. Cognito quod, ut scripsistis, idoneum coirasarium non habeatis, conduximus martinum de nouela juuenem aptum et ejusmodi exercitio peritum, qui jam pridem via maritima discessit et fidejussionem pre-stitit de veniendo ad vos quanto celerius poterit. Significatum nobis est nullius fere cabelle venditionem ibi fieri sine cabillis. quod profecto insigne dedecus vobis affert, quoniam quemadmodum non licet vobis immiscere vos in emptionibus cabellarum. ita decet vos prouidere quod in eis cabille fieri non possint. Ex quo oneramus vos. id etiam vobis expresse jubentes, ut prouideatis expedienter contra ejusmodi cabillantes. ut ejusmodi cabillarum damnum comperis et massarie inferre non possit cum infamia et onere nostro. Intellectis his que scripsistis de scribania locorum caphe. contenti sumus quod finito tempore pro quo scribania ipsa ultimate collata fuit per nostros precessores magistro constantio, vos ac protectores et participes ipsarum comperarum possitis scribaniam ipsam usque ad beneplacitum nostrum conferre juxta constitutiones ipsarum comperarum. sub hac tamen lege q'iod scriba eligendus teneatur fidejussiones prestare de bene et legaliter exercendo de summa per nostros precessores ultimate decreta. Recepimus tandem illa cartularia octo massarie per vos commendata petro de vernacia. quorum ultimum continet partitas ipsius massarie usque ad diem xi februarij de lxviiii. Ea reuideri faciemus et si qui aliud circa contenta in ipsis per vos faciendum erit, vobis significabimus. ANNO 1471 ( 766 ) Intelleximus que scripsistis de emolumento offloiorum sortium ibi assignato fabricationi ecclesie, quocirca respondemus vobis quod si con-scientijs reuerendi domini episcopi et vestris videbitur ejusmodi officia honeste et sine onere fieri posse, remittimus rem ipsam arbitrio vestro. Multi illarum rerum periti judicant necessariam non esso constructionem turrium de quibus scripsistis, alij vero dicunt quod si ejusmodi turres construende essent, sufficeret constructio duarum vel trium aut quatuor et non oporteret construere octo vel nouem ut scripsistis. Nos vero a longinquo noluimus aliquid certi in ea re deliberare, sed remittimus eam prudentijs vestris, onerantes tamen vos ut consideretis inopiam massarie. et si constructio dictarum turrium omnino necessaria vobis videbitur, studeatis quod ibi deliberetur construi duas vel tres aut quatuor sed non ultra, cum quanto minoro onere massarie fieri poterit. Non videtur nobis aliquid innouandum super decreto condito in fauorem eorum stipendiatorum qui ibi uxores accipiunt, et tamen videtur nobis quod, sine derogatione decreti, postquam lapsum est tempus in decreto contentum si aliquis eorum propter singularem aliquam peritiam vel rationem legitimam utilis videretur, possit retineri ad stipendium etiam post tempus in decreto contentum. Molestissima nobis fuerunt verba illa prolata per illum burgensem relatione francisci de sauignonis. et tamen quoniam credimus et ab ipso et forsitan alijs prolata fuisse propter nimium timorem per eos conceptum tempore illo, utile nobis videtur de eis ulterius mentionem non facere. Et tamen oneramus vos ut deinceps conuenientem diligentiam habeatis quod aliquid non committatur verbo aut opero contra honorem nostrum et status, et procedatis seuere justitia medianto contra eos qui presumerent in predictis delinquere, ut equum est. Immunitatem andree nerbam et generi sui comprobauimus sub forma ibi decreta, attenta bona eorum fama. Et tamen oneramus vos deinceps prouideatis quod ejusmodi immunitates non concedantur nisi in-teruenientibus legitimis rationibus et urgento necessitate. Debitores massarie per vos missos reuideri faciemus, et deinde si quid aliud per vos agendum erit vobis significabimus. Mittimus annexas litteras duas, alteras directas domino imperatori tartarorum. reliquas vero domino tedori. quas reddi facere poteritis, si eas utiles judicabitis, et non aliter. ( 767 ) DOCUMENTI Electionem episcopi grecorum commendauimus reuerendissimo domino cardinali niceno. cum quo operam dabimus quod eligatur et mittatur persona digna et idonea. Data janue die xxvi aprilis 1471. In margine c’ è : * Die XV maij. Masinus de fossano unus ex socijs presentatis per botighionum remansit propter legitimam causam de licentia nostra. Propter quod volumus solui faciatis ipsi botighiono libras quatuor et soldos decem monete currentis, quas expendit in scotis ipsius masinus antequam botigionus («c) ipse discederet, ut calculauimus cum juliano de ma____ Pro reliquis autem pecunijs solutis per ipsum botigionum ipsi masino et alijs qui remanserunt, botigionus ipse obligatus est satisfacere, ut videbitis contineri in libello monstre. * Die XXII maij. Mittimus in naui saluaiga in chium barnabe peterio. cum ordine quod vobis mittantur, vegetes tres in quibus sunt coiracie lxxxvi et celate da xvi in xvm. que sunt stipendiatorum, exceptis coiracijs sex et celatis sex que sunt nostre et per nos retente ex summa armorum nobilis johannis spinule. ut in litteris dicti johannis continetur. Item cappas tres, sellam unam et lanciam unam, que omnia sunt stipendiatorum. DOCUMENTO DCCCCLXV. Raccomandano all’imperatore tartaro il console e la città di Caffa. 1471, 26 aprile (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 88) Domino imperatori tartarorum. Illustrissimo e potentissimo segnore. noi e tuta questa cita se reputiamo obligatissimi a la vostra illustrissima segnoria per la gran- ANNO I47I ( 708 ) dissima caritate et affectione la benignità vostra dimostra continua-monti verso li citadini de capha deuotissimi de la vostra segnoria. Per la qual cosa refferriamo grande gratia e se offeriamo semper a la vostra illustrissima signoria et a quella arricomandiamo lo consolo e tuti li altri citadini et habitatori de capha. li quali confortiamo per nostre lettere che se sforzeno semper compiaceire in tuto quello sia possibile a la vostra illustrissima signoria e perseuerare in la soa solita deuotione verso la segnoria vostra e cosi siamo certi farano percioche amano tanto lo stato de la vostra illustrissima segnoria quanto la vita propria. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. Per honore e gloria de la segnoria vostra semper appareggiati li protectori de le compere de sanctogeorgio de la cita de jenoa. DOCUMENTO DCCCCLXVI. Confortano i cittadini caffesi a ben sperare della patria e non cader d’animo pella minaccia del Turco. 1471, 26 aprile (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1461-1475) ( fol. 88 ) Protectores etc. Nobili et egregijs viris. gregorio de pinu. lodisio de gaspe. johanni de flisco et bartholomeo de sancto ambrosio ciuibus caphe. dilectis nostris. Accepimus, dilecti nostri, litteras vestras nos hortantes ut propter rationes per vos prudenter memoratas commendatam suscipiamus salutem illius nobilissime ciuitatis. Quocirca respondemus nos etsi gratas habuerimus memorationes vestras, ita profecto affectos esse ergo defensionem et conseruationem vestram ut circa eam nullis exhortationibus egeamus, quemadmodum latius intelligetis ex litteris quas scribimus spectato consuli massarijs antianis et officijs monete ac guerre. Verum quoniam audiuimus quosdam ibi esse qui majorem timorem quam conueniat non solum concipere videntur sed etiam alijs inferre conantur, hortamur oneramusque vos ut. honos animos sumentes, po- ( 769 ) DOCUMENTI pulos illos, quantum in vobis est. in spem optimam salutis vestre erigere et confirmare studeatis, quoniam nihil magis vobis obesse potest quam nimium timorem in multitudine seminare. Nam dei gratia et vos et reliqui omnes bene sperare non solum potestis sed etiam debetis, propter efficacissimas rationes quas non aliter prudentie ve-stre intelligere possunt quam nos ipsi. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXVII. Lo stesso a Saik, signoro di Tedoro, incoraggiandolo a stringere vieppiù l’amicizia con Caffa contro il Turco, comune lor nemico. 1471, 26 aprile (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 88 v.) Magnifico amico nostro carissimo, domino saicho. domino tedori etc. Magnifice amice noster carissime, a noi e molto piaciuto che secondo siamo aduisati da li nostri de capha. vostra magnificentia se sia transferta personaliter in quella cita et fermato cum quella none intelligentie et confederatione per defensione de li stati de tute doe le parte, circa la obseruantia de le quale, benche non bizogne. hauemo confortato et molto incarrigato li dicti nostri de capha et pari modo confortiamo la vostra magnificentia, la quale crediamo intenda che non solamenti molte altre legitime rasone sed etiam lo respecto de lo timore doueti continuamenti haueire et voi et loro de lo comune ini-micho vi debemo tuti persuadeire a viuere insieme cum sincero e fraternale amore et intelligentia. e cosi confortiamo la vostra magnificentia. per honore e defensione de la quale se offeriamo semper prompti et apparegiati. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. Protectores etc. ANNO 1471 DOCUMENTO DCCCGLXVIII. Raccomandano al magistrato di Gaffa Teodoro Cha. 1471, 26 aprile (Litterar. miss. off. Caffo, ann. 1464-1175) (fol. 88 v.) Protectores etc. Spedato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisoribus caphe. presontibus et futuris, dilectissimis nostris. Quoniam, dilectissimi nostri, multorum relatione intelleximus spectatum militem dominum teodorum cha recte affectum esse erga, nos et statum nostrum ac honorem et commoda illius ciuitatis. equum nobis videtur quod nos et officiales nostri in amore sibi respondeant. Ob id igitur ipsum dominum teodorum et sua omnia peculiariter vobis commendamus. volentes ac committentes vobis ut ipsum humane ac beni-uole tractetis, et non solum in causis omnibus ad ipsum pertinentibus justitiam celerem et expeditam ministretis, sed insuper fauores honestos sine tamen alicujus injuria sibi prebeatis. equum enim est quod benemeritis et recte erga nos affectis benefiat. Data janue mcccclxxi die xxvi aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXIX. Patonte di capitano della porta degli avanborghi, data per mosi 13, a Francesco Tacconi (de taconibus) pavese, finito il tempo di Giacomo Camere. 1471, 27 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 195 v. ) Foninola comune e condizione come di solito; più lo stipendio d’un sommo mensile usque ad diem quo incipiet exercere dictum officium. Hata janue mcccclxxi dio»xxvn aprilis. ( 77! ) DOGI' MENTI DOCUMENTO DCCCCLXX. Patente di capitano della porta Caiadore, per mesi 26, data ad Agostino Dclle-Piane, bambagiaio, finito l’esercizio di Nicolò Castiglione. U7< , 29 aprile (Negot. gest, off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 191) Tutto come sopra, più I’ ammissione allo stipendio solito dell’ Agostino, e di soli aspri cento mensili per Giacomo Belviso, d’anni 18, suo servo, durante la sola aspettativa delf ufficio. Data janue mcccclxxi die xxviiii aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXXI. Patente di console di Cada data per mesi >3 al nobile Battista Giustiniani* Oliverio, in successione allo spettato console Goffredo Lercari, e nel massa-riato ad Alaone D’Oria. U71, 29 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 191 ti.) Formola, pagamento delle stallie e ritenuta come al solito. Data janue mcccclxxi die xxviiii aprilis. ANNO I47I ( m ) DOCUMENTO DCCCCLXXII. Stipendio di ducati sei mensili accordato a Pietro di Francia, fabbricatore di bombarde ecc. \ 471, 29 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 192 v.) Protectores etc. Spectato, prestantibus et egregijs viris. consuli, massarijs et prouisorìbus etc. Conduximus ad stipendium illius massarie pro annis tribus, incepturis die qua capham applicuerit, magistrum petrum de francia q. johan. bombarderium. ad rationem ducatorum sex pro singulo mense sub pactis et obligationibus infrascriptis. Primum est quod teneatur toto tempore quo percipiet dictum stipendium fabricare bombardas et spingardas et refìnare sanitrium et pulueres*. secundum et prout voluerint et sibi commiserint spectatus consul et massarij caphe. et pro mercede sua ejusmodi fabricationum ac laborum habere ac percipere debeat tantum quantum in litteris pactorum factorum cum magistro alegrino gatto continetur et nihil ultra. Sub hac tamen condictione et declaratione quod quantum pertinet ad mancamenta metalorum ex quibus fabricabit bombardas. idem magister petrus petere non possit pro ejusmodi mancamentis nisi octo pro centanario tantum, et decem pro centanario dumtaxat pro mancamentis metalorum ex quibus fabricabit spingardas et sarbatanas. In reliquis vero tractari debeat quemadmodum tractatur dictus magister alegrinus. Propter quod harum litterarum virtute committimus etc. Data janue moccciyxxi die xxviiii aprilis. i T ( 773 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCLXXIII. Lettera di stipendio di ducati quattro mensili, per anni tre, data a Lodisio Spina di Alemagna, bombardiere. 1471, 29 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 192 v. ) Colla condizione quod sine ulla mercede reficere seu refinare teneatur ad orane maadatum quascumque quantitates pulueris bombardarum ac sarbatanarum et sanatrij etc. Data janue mcccclxxi die xxviiii aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXXIV. Commendatizia a tutti i re, magistrati e popoli in favore di Battista Giustiniani, < che va console a Caffa cum stipendiatis circiter centum. 4471 , 30 aprile (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 89) La formola è la solita: Serenissimos dominos reges etc. come già nel precedente documento DCCCCXXIX, a pag. 722 del presente volume. Data janue mcccclxxi die xxx aprilis. ANNO 1471 ( 774 ) DOCUMENTO DCCCCLXXV. Patente di console di Tana, data per mesi 26, a Battista Fossatello di Toramo, finito il tempo di Oberto Paverio. 1171, 30 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 193 ) Forinola e condizioni solite: più V ammissione allo stipendio stimmi mensualis si dictus baptista voluerit in capha permanere donec ad-uenerit tempus quo exercere debebit dictum officium consulatus etc. Data janue mcccclxxi die xxx aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXXVI. Lettere di stipendio date al generoso capitano Giovanni Spinola di Cassano, con nove soóii da sè condotti a Caffa, e nomina del predetto a capitano dei borghi in Caffa per mesi 26. U7<, 30 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 193 v:) I nove socii o gregarii sono: franciscus spagnolus. ferrandus de cordua. johannetus de rico de cassano, matheus de surli, stephanus de villauegia. antonius de secuna. antonius ganducius. johannes petrus de parma? stephanus de curte de gerola. Data janue mcccclxxi die xxx aprilis. ( 775 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCLXXVII. I.o stesso ad Antonio Bonino, detto Bottiglione, ingegniere. 1471, 30 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 191 ) • Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac officio monete etc. salutem. Conduximus ad stipendium illius massarie antonium de bonino. nominatum botighionus (sic) petri de polongheria ingenierium pro annis quatuor incepturis die qua capham peruenerit. cum declaratione quod habere et percipere debeat in primis sex mensibus ducatos sex singulo mense, et reliquo tempore usque ad finem dictorum annorum mi ad computum asperorum tricentorum caphe singulo mense, atque insuper conduximus socios suos triginta et octo descriptos in monstra tradita spectato viro baptiste justiniano consuli designato pro mensibus sex. etc. ad computum ducatorum trium et dimidii singulo mense in singujum eorum etc. Data janue mcccclxxi die xxx aprilis. DOCUMENTO DCCCCLXXV1II. Patente di scrivano della curia di Caffa, data per mesi 26, a Davide Stagliano, finito il tempo delle due scrivanie date a Francesco Pastino e suo figlio, che dovea essere il 1.° gennaio 1472. 1471, 6 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 191) Formola, ritenuta ecc. al solito, coll’ aggiunta: Et quoniam volumus quod prenominatus dauid ac reliqui omnes officiales obligati sint soluere stalias etiam pro mense xm. declaramus quod emolumentum Soc. Ufi. St. Patr. Vo!. VII. Pur. I. Fase. III. * 50 ANNO 1471 ( 776 ) dicti mensis xm exigi debeat ab eodem, detractis tamen stalijs ipsius mensis, quas retinere possit ex eodem emolumento, ut equum est etc. Data janue mcccclxxi die vi maij. DOCUMENTO DCCCCLXXIX. Patente di scrivano della curia caffese, data per mesi 26, a Bernardo Torri-glia, di Antonio, finito il tempo delle scrivanie come sopra. 1471, 6 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) { fol. 194 r. ) Formola, ritenuta e pagamento delle stallie, come sopra. Data janue mcccclxxi die vi maij. DOCUMENTO DCCCCLXXX. Mandato d’arresto contro Afarco Venturini, di Borgofranco, gregario, mancato alla rivista dei fanti. 1171, 10 maggio (Litterar. off. s. Georg., ann. 1466-1471) ( fol. 349 v. ) Protectores etc. Spectato, prestantibus et egregijs viris. domino potestati saone et quibuscumque alijs officialibus ac rectoribus in occidentali riparia constitutis, amicis nostris carissimis, salutem. Quoniam, dilectus ciuis noster, antonius de turrilia notarius precibus hieronimi de montobio. ut dicitur, fidejussit pro marcho de venturino de burgo francho qui conductus fuit per nos ad stipendium caphe et recepit mutuo pro dicto stipendio ducatos quinque ac discessit et se non presentauit ad monstram. harum auctoritate requirimus vos et ( 111 ) DOCUMENTI unumquemque vestrum in cujus jurisdictione supradictus marcus de venturino inuenietur ut. pro debito justitie ad simplicem requisitionem prenominati antonij seu dicti jeronimi detineri faciatis eundem marcum ipsumque incarcerari, donec integre restituerit dicto antonio seu dicto jeronimo supradictos ducatos quinque et soluerit integre omnes expensas que per eos occasione predicta facte fuerint. In quorum etc. Data janue mcccclxxi die x maij. DOCUMENTO DCCCCLXXXI. Relazione del console e massari di Caffa all’ufficio di s. Giorgio sugli affari della colonia. 4471, 16 e 18 maggio (Filza di Caffa, n. 106) (Extra) Magnificis et potentibus dominis protectoribus comperarum sancti georgij. excelsi communis janue. dominis nobis colendissimis. (Intus) © Jhesus. Magnifici et potentes domini colendissimi, scripsimus m. v. multas litteras missas in pera oratoribus nostris ac in chio simoni lercario ut vestris dominationibus mittantur, nos vero a vestris dominationibus solum habuimus vim presentis vestram copiam alterius jam diu habite cum me jofredo. in qua solum est pauca additio diei xvm augusti continens de electione domini baptiste justiniani (‘). de qua electione fuimus nos et ciues ac burgenses leti, attenta sua prudentia, cujus aduentum cum saruamento dexideramus. de allijs recentioribus a vestris dominationibus non parum cupimus habere pro auisari de multis circumstantijs et maxime de commissione et voluntate m. v. circa reperiendi hic monetam juxta recordationes vestris dominationibus per nos denotatas. Etiam allias vestras habuimus solum cum instantia committentes ut pro emptoribus staliarum annorum de lxvi et de (') È il documento DCCCCIV, a pag. 674. ANNO 1471 ( 778 ) Lxvm curemus debitum facere eorum procuratori, et quod de cartulario massarie fiat copia ut pertinentia ipsis videri possint, et sic factum fuit (’). Nostri oratores ad serenissimum regem teucrorum missi, de peira nos aduisant per suas diei 11 presentis quod acordium fecerunt cum ipso serenissimo rege augumentandi tributum in ducatis itu mil. animatila incipiendo soluere ipsum augumentum anno presenti, de quo augumento sumus cum amaro corde quia sperabamus cum minori sonma aptare deberent, a parte ipsorum fuit factum quantum fuit possibile sicut ab ipsis fuerunt vestre dominationes aduisate. et maxime de requisitionibus et verbis habitis cum ipso serenissimo domino ac dominis bassalibus in quibus non se extendere eligimus, cuibus oratoribus denuo committimus in omnibus distincte aduisationem porigant v. d. Celebratum fuit consillium quomodo reperire deberemus dictos ducatos .... augumenti ante dicti, quousque per v. d. commissum sit qua via debeant extrahi, quia via partimenti ab istis burgensibus et populis reprobatur, immo dicunt quod cabela asperi unius vini que venditur de mccl. et de cc qui acipiuntur ex prouentibus locorum page decembris dedicatur ad dictum tributum cum parua aditione possunt suprere. nos eis responsuri fuimus nequaquam possunt suprere quia expense estraordinarie multe et impensate quibus est opus prouidere sicut est espensa domini nordular et fratrum que non pauca est. etiam espense ambassatorum qui fuerunt missi et annuatim mittuntur cum exenijs multum constant, nam isti qui nunc missi fuerunt constabunt circa asper, lx mil. que omnia libenter naramus ut v. d. possint committere quid per nos flendum sit. Tandem fuit deliberatum •requirere mutuo per menses sex ciuibus et burgensibus et caxu quo non reperirentur ea via ihuimenti. a quibus ciuibus et burgensibus habuimus promissionem de dicta sonma. Nos vero jam cambiaui-mus et missimus pro dicto tributo predictis oratoribus ducatos ii mil. restum curamus mitte»e in cambijs vel in auro ut repente possint ipsi oratores reddere, stant enim ibidem cum espensa et cum alijs stimulis ipsis ac nobis tediozis. Forte quia a dictis oratoribus v. d. erunt certiorate quid sit factura nauis andree de spigno in pera apulsa. dubium est ipse andreas huc venire non elligat. de quo dolemus propter interesse abainorum et (') Sono i documenti DCCCCXIV e DCCCCXVII, a pag. 683 e seg. ( 779 ) DOCUMENTI alliarum mercium cum ipsa missarum et propterea refugium istius ciuitatis. a qua naue versus chium liaberamus baletam uriam panno-rum et barilia duo pan'ceriarum conductas per nauillium cujusdam greci, restum attendimus mittat si non veniet. Hic nobis missa fuit litera per illustrem dominum gubernatorem et magnificos dominos antianos scripta per ambrosium de senarega. continens. pro ut declaratum fuit per ipsos illustrem gubernatorem et magnificos antianos. dari potuit curator in janua babillano adurno burgensi istius ciuitatis. et mandauerun.t obseruari. Nos intelligendo esse contra formam regularum et per v. d. nulla nobis data fuit notitia. stamus suspensi quid facturi tam pro re ipsa quam pro futuris, denotare placeat quid per nos flendum sit. Propter multas auarias et discrimina que annuatim getici in copario impendunt nostris mercatoribus et hominibus, sunt dies quod consultum fuit proibere nemo hoc anno accedat ad coparium. pro posse cum ipsis geticis ad alliquod acordium cum cautione deuenire. quia per-seuerando in predictis in fine dampna sequerentur. Hoc anno cogitamus posse intentum nostrum faciliter aquirere quia sunt ipsi getici vacui sale sine qua pisces sui non possunt perseruari. Que res denotatur d. v. considerantes dignum esse de omnibus sint aduisate. et sic faciemus de quid sequetur. Exercitus tartarorum qui iuit ut diximus cum alijs ad cursiandum in velachia stephani vaiuodè rediuit et damnificauit in partibus ce-reti depredato ipso cazale et alijs vilagijs. ita quod asseritur con-dussisse magnam somnam bestiaminum diuersarum qualitatum, animas masculas et feminas captiuas conduserunt circa mille. Qui dominus stephanus et cum allijs multis dominis est in magnis guerris cum domino radulo vaiuoda alterius velachie domino. Propterea affirmamus ut nostri ad istas venturi euitent paexium dicti domini stephani. quia certum est cum extremo periculo pertransirent. Diximus cum alijs. et sic affirmamus, quod in cartulario cisterne annorum de lxvii et lxviii errorem inuenimus unius partite de asperis bccccvii. de quibus manuel granelus scriba et capserius dictorum denariorum pro obliuione nunquam fecit se debitorem neque sua capsa de ipsa partita, nam usque anno de lxviii die xvi martij ipse manuel exegit ipsam partitam a galeoto bonauentura emptore jhagatarie granorum dicti anni, ut constat manu ejusdem manuelis in cartulario dicti galeoti. vissa et lecta ipsa partita per nos. Igitur ut supra, a dicto ANNO I47I ( 780 ) manuele exigere connittatis ipsos asperos dccccvii. et aduisate nos ut valeamus cessari facere. Cum allijs satis diximus de malis portamentis factis per consulem castri venetorum in tana nostro consuli et ceteris de castro nostro tane, quia nouiter in allijs personibus p.......et persensit turare castrum manueli de goarnerio nostri conciuis et etiam multa tractat tam cum jheticis quam cum cazalibus rebellibus ad nostrum incommodum, et multa alia oprobria quotidie impendit, et dubitat consul noster in prauis cogitationibus sit. ob quibus dubitamus inter ipsum et nostros scandalum interueniat. Quare bonum nobis videtur ut magnificentie vestre de predictis scribant in venetijs. ut de alio consule prouideant in loco ipso, quia ipse consul male nature est et libenter audiemus commissionem vestram qualiter in hoc se habere debeamus. Suntus sociorum tam in sordaia quam hic diminuimus ad saruatio-nem quantum cognouimus fuisse possibile, diminuendo etiam stipendia aliquibus ut laptius quando scribi contingent v. d.....dicetur. In sordaia interuenijt caxus criminalis ob quem consul requisiuit consillium vicarij nostri, et quia in futurum tam in ipso locho quam in cimbalo et tana pariter posset interuenire et dicti officiales egerent consilio dicti vicarij qui intendit esse isti ciuitati obrigatus et non allijs. carum habebimus v. d. decrarent si pro his consilijs porigendis habere debet a dictis salarium suum an ne. Quia per ciues et burgenses non parum fuimus instati de non desistendo in laboribus propter multas de cauzas non per hanc narandas. et celebratum fuit consilium super hanc rem et tandem fuit per quoscumque deliberatum non desistere imo laborare facere turres ad marinam versus turribus caihadoris usque ad turrem bazalis. etiam hesturandi fossos pro quibus expensis deliberati sunt usque in sommis mille reperiendis prout videbitur nobis et officio monete. Quapropter prosequti erimus ipsam deliberationem et curabimus euantaliare suntus quantum fuerit possibile, et in reperiendo monetam cogitabimus una cum dicto officio monete via minus dapnosa. et d. v. denotabitur quantum sequetur: Ut superius dicitur cum cepriano de viualdis procuratore jacobi de vialli et sociorum colectorum staliarum de lxvi et lxviii calchula-uimus quantum masaria tenetur, quod est plus de asperis mi mil. ipse ceprianus cla ...... restat requisiuit solutionem quam obtu- ( 781 ) DOCUMENTI limus una cum ufficio facere de ea moneta quam soluere potest ma-saria que est terminis xv decembris et facere asignationem in co-mercijs. ipse ceprianus recuzat acipere. nos non possumus facere ultra quia reuidimus diligenter cartularia masarie et non est possibille aliter facere, quia ipsa masaria non parum est infangata pro certis expensis, ut cum alijs notiftcauimus m. v. et quia per dictas vestras commissum nobis est quod soluere debeamus procuratori dictorum jacobi et sociorum sub pretestu exigendi a nostris fidejussoribus etc. scire debent vestre dominationes quod moneta masarie in nobis non est. neque in posse nostro tantum imo una cum officio monete sine quo nulla solutio fieri potest justa ordinationes vestrarum dominationum. Igitur quantum in nobis fuit et erit semper comissiones v. d. obseruabuntur et comissiones v. d. debent pariter dirrigere ipsi officio. attentis ordinationibus ut supra credendum est quod v. d. essent male contente in......pro predictis solutionibus, ex qua moneta intentio officij est retinere asperos x mil. c. de quibus jacobus de viali proprius est debitor pro una condempnatione sibi facta usque anno de mccccliii. ut magniftcentie vestre constare videbunt in cartulario masarie dicti anni scripto per jeronimum de senarega. et de qua partita apparet debitor in cartulario restantium anno de mcccclxi. quod significatur d. v. ut si aliter committent fiet quantum ordinabunt. Qui ciprianus procurator ut supra etiam requixiuit creditum staliarum anni de lxvii. quod minime soluere deliberauimus. nam per vestras litteras solum commissum est pro annis de lxvi et de lxviii. de lxvii nullam mentionem fecerunt, quare comprendimus non sit vestra voluntas quidquam soluere. Significamus d. v. quod usque in presentem diem occasione tributi missimus ducatos 111 mil. ccl. incirca, et restum estimamus posse mittere in cambij s vel in auro cum passagijs hic modo existentibus pro pera et dabimus ipsis oratoribus commissionem illiquo prouideant se espedire et ad nos redire. De anno presenti usque nunc facta fuerunt parentata nouem. ut continetur in papiro introcluzo. ex quibus ciuitas ista letitiam magnam accepit. Valeant d. v. diu feliciter. Ex cafTa die (manca il giorno, mese ed anno). Segue. © Die xvi maij similem superius missimus dominationibus vestris ANNO I47I ( 782 ) via peire. qua via etiam hanc mittere intendimus ut non falat continuo dominationibus vestris habeant. Ad laudem christi et onorem m. v. ego fllipus die primo presentis acepi cetrum istius regiminis, altissimus det michi gratiam possim dare illud bonum regiminem quod requirit ciuitas ista et ad laudem m. v. in quo totis viribus meis conabor nec quidquam pretermittam et comissiones v. d. diligenter obseruabuntur et comodo ad iornatam sussedet denotabitur v. d. Oratores nostri redierunt de peirafactasolutione carahij.de apulsu quorum ciuitas ista multum consolata restat propter acordium nouiter factum per ipsos oratores cum serenissimo domino, tamen de precepto nobis facto anno elapso circa auariam factam per quendam cogias elias pro gregorio rubeo et allijs. ut cum allijs fuit denotatum, per-seueratur in velle ad intentum suum iusta dictum preceptum deuenire. Nos cogitamus hic certum remedium quod curamus habere, et pos-sendo habere speramus liberabimur, tamen erit cum espensa et per allias denotabimus quid sequtum fuerit et altissimus dignetur nos liberare. Hic scriptum fuit per aliquos nostros ciues de ibi de electione facta per d. v. de nouis officialibus monete hic. et nomina intellessimus et admiramur quod illi nostri ciues pratici istarum partium aprobauerint anulare omnes quatuor officiales istos veteres et dictos quatuor eligere. quia dicti v officiales sunt multum instructi de negotijs Campanie que sunt magne importantie et multum apti ad tacendum ea que sunt tacenda, quod utinam sic dicti duo burgenses electi sint, non jam tantum judicantur intelligentes et prudentes ut sunt illi duo viri, certum nobis est ipsi duo noui electi non erunt tantum pratici de cartularijs et allijs agendis masarie. quod negotium erit magis leue si consul et masarij facient pro eorum parte quod tenentur, quod comprendimus non sic factum fuit in elapso per aliquos, gi nos modo illud facimus d. v. a venientibus ex hic poterunt inteligere. nam laus in ore proprio sordescit. Attentis igitur predictis laudaremus d. v. rcuocare dictam electionem et non seruare colores si est possibille. quia volendo eligere omnes aptos male possunt hic seruari colores. Isti burgenses non multum curant de coloribus, solum quod burgensis habeat suum lochum. silicet sint ciues et burgenses pro dimidia, et quia debendo in omnibus officijs seruare colores maxime in ciuibus. opus est quaxi semper quod unus sit de tribus vel quatuor officijs ( 783 ) DOCUMENTI quamquam aptus et idoneus non sit. et debendo eligere ciuem nobilem nigrum loco fllipi lomelini absentis quod minime aprobandus esset. opus est incidere in augustino ususmaris vel constantino lome-lino qui ambo sunt inuolutati in socijs masarie. et essent perniciozis-simi ad bonum diete masarie. etiam est sistus centurionus qui melior ipsorum esset. sed cogitat in breui repatriare. De omnibus vos adui-samus ut m. v. possint mature consulere ac deliberare quid agendum, quia liic non est negotium tante importantie ut istud. Fuit vendita cabella victualium maris plus asperos ni mil. incirca quam anno elapso et sic successiue speramus bene vendere alias ca-bellas. quia ciuitas est. laus deo. sana et de victualibus piena et in magno foro sunt (sic). Campania tamen non est bene secura quia illi tartari qui dischure-runt velachiam etiam in rusiam dampnum fecerunt, ob quibus dampnis velachi et ruteni damnifleati turbationem dant in confinibus tartarie. Ciprianus de viualdis procurator jacobi de viali et sociorum colec' torum staliarum de lxvi et lxviii fuit a nobis satisfactus in predicta asignatione. retenta partita dicti jacobi proprij ut supra diximus. Nauis spigna non intendimus amplius ime ventura sit. dat carenam in pera, nouiter missit ex abainis da n mil. d. incirca, de quibus ab ipso nullam auizationem habuimus, sunt in maiori parte fracti, et patronus nauigij in quo fuerunt conducta requirit ducatos decem venetos pro naulo quos recuzauimus soluere quia ipse andreas est obrigatus hic conducere. Ipse patronus requixiuit vicario quod possit vendere ex ipsis abainis tantam somnam jfro soluptione dicti sui nauli et per nos opoxitum fuit, eselarabit ipse vicarius quod juris et denotabitur d. v. Restum dictorum abainorum usque ad sommam onustam restat in dicto andrea et sumus auizati quod taliter sunt condetionati quod mitere non elessit nec est consumptum flendum ex ipsis. Ego alaonus perfectis meis sindicamentis estimo hinc discedere via terrestri infra xv junij ad tardius, pius deus me conducat incolumem coram d. v. ut dexidero. a quo alaono tam oretenus quam per literas mecum portandas inteligent vestre dominationes presuntiones cum verbis que interuenerunt et bono respectu cum presentibus non elessimus scribere et ipsis insolensijs est plus quam necesse quod m. v. dent remedium oportunum. ut non dubitamus facient attenta importantia. Cartularia masarie acopiata estimamus mittere in chio infra mensem cum quodam nauigio anchonitano hic existente pro dicto loco. ANNO 1471 ( 784 ) In ista hora venit caualinus caualus quem misseramus in zichiam pro aptare res coparij. ut supra diximus, qui omnia ad voluntatem nostram obtinuit et conduxit cum domino biberdi et petrezoe domino zichie ac cum belzeboc et socio domino coparij. de qua re ciuitas ista gaudium et refugium susepit et jam multa nauilia recesserunt pro co-pario. Consulatum dicti coparij vendidimus sed non pretio anni preteriti quia propter saxionem discursam non est sequenda consueta utilitas barri (sic) tabernarum et aliarum utilitatum, sed exinde utilissima res fuit pro ista ciuitate stringere ut supra fecimus, cum sic obtinuimus cautiones et evantalia requixita que in futurum ciuitati et masarie utilitatem porrigent. Ex caffa die xvm maij mcccclxxi. Valeant d. v. diu feliciter. E. D. V. seruitores Filipus jhauroia consul Joffredus lercarius massarius etc. et Alaonus de auria. DOCUMENTO DCCCCLXXXIf. Giovanni Francesco Ippoliti, da Mantova, conte di Gazzoldo, eletto vicario consolare di Caffa, per mesi 26. 1471, 47 maggio (Negot. gest. off. s. Georg, ann, 1457-1475) l fol. 193 v. ) © MCCCCLXXI die veneris XVII maij. Magnifici domini protectores etc. in legitimo numero congregati, absente tantummodo hieronimo gentili, sub calculorum judicio, qui omnes septem albi inuenti sunt fauentes. in dei nomine elegerunt vicarium consularem caphe pro mensibus viginti sex egregium juris utriusque doctorem dominum johannem franciscum hippolitum de mantua gazolti comitem, statuentes ac declarantes quod tam circa salaria et obuentiones quam etiam circa sumptus itineris tractari debeat prout tractati fuerunt dominus pascal celsus et dominus leonardus f ( 785 ) DOCUMENTI de petrasaneta precessores sui. quodque teneatur capham accedere in eo nauigio et sub illis formis sub quibus dicti domini protectores voluerint et eidem significari fecerint, ut ad ipsum locum caphe se transferat. DOCUMENTO DCCCCLXXXIII. Avvertono il podestà di Scio, Antonio Montaldo, della spedizione fatta sulla nave Saivaga. 1471, 21 maggio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) ( fol. 352 ) Spectato viro antonio de montaldo. potestati ciuitatis et insule chij. conciui nostro carissimo. Quoniam, spectate vir. onerari fecimus in hac naui saluaiga in dei nomine isthuc ventura quasdam munitiones et arma in capham transmittenda. pro quibus ex constitutionibus ciuitatis et prout nobis et nonnullis ex officio chij visum est. patronus ejusdem nauis. cui datum est partitum, honeste* non potest aliquod naulum requirere, rogamus vos et pro justitia deposcimus ut si. quod non credimus, patronus eas consignare nollet sine naulo, ipsum compellatis illas consignare barnabe paterio cui diriguntur, et pari modo prouideatis quod aliquis drictuum collector pro ipsis aliquid exigere non possit, quoniam ex statutis ciuitatis prouisiones communis immunes sunt ab omnibus dric-tibus. et ita publicatur singulis annis ante venditionem cabellarum. Data janue mcccclxxi die xxi maij. Protectores etc. * Die XXI maij Johannes saluaigus frater patroni constitutus in presentia spectabilis officij chij promisit committere patrono ut consignari faciat in chvo dictas munitiones et arma sine ulla solutione naulorum. ANNO I47I ( 786 ) DOCUMENTO DCCCCLXXXIY. « Avvisano Barnaba Pateri in Scio di ricevere le munizioni ed armi caricate sulla nave Saivaga, per spedirle poi a Caffa. 1471, 21 maggio (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471 ) (, fol. 352 V. ) Egregio viro barnabe paterio. uno ex mahonensibus chij. co'nciui nostro dilecto. Ut latius intelligetis. vir egregie, ex litteris egregij gabrielis de prementorio. ordinauimus quod vobis in chio consignentur munitiones et arma nostro nomine onerate in naui saluaiga quarum carrigationis apodisiam vobis annexam mittimus, atque insuper inuentarium rerum existentium in vegetibus tribus. Pro ipsis nullum naulum nullusque drictus solui debet virtute statutorum ciuitatis. ut scribimus spectato potestati illius urbis in literis nostris quas etiam annexas inuenietis. Oramus igitur vos ne laboriosum vobis sit munitiones ipsas vobis consignari facere sine ullo naulo aut onere drictuum et deinde eas in capham quanto celerius poteritis mittere consignandas consuli et mas-sariis ipsius ciuitatis per illas vias ac formas que prudentie vestre cautiores ac securiores videbuntur, gratissimum habituri quod, prout confidimus. in re ipsa diligentiam adhibeatis, parati semper in omnia commoda vestra. Si vel patronus vel aliquis drictuum collector vos molestaret reddite litteras nostras domino potestati, qui certi sumus ab omni ejusmodi molestia vos liberabit. Data janue die xxi maij mcccclxxi. ( 787 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCLXXXV. D’ alcuni interessi in Caffa della famiglia Adorno. 1471, 24 maggio (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fu!. 89 v.) Protectores etc. Spectato, prestantibus et egregijs viris. consuli et massarijs ac prouisorìbus et protectoribus comperarum caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, Requisiuerunt agentes pro magnifico et spectabilibus dominis- prospero et carolo adurnis. ut quandoquidem magnificus dominus ludouicus de campofregoso constituit procuratorem suum virum prouidum cosmam de garibaldo cum sufficienti mandato et balia ad describendum seu restituendum eisdem dominis et carolo. siue procuratoribus eorum aut legitimis personis pro eis. partem dimidiam locorum illarum comperarum alios scriptorum super q. dominam bri-gidam eorum matrem et uxorem magnifici q. barnabe eorum patris, et de ratione ipsius q. dominò brigide. scriptorum super nomine %et columna q. magnifici domini jani de campofregoso et dicti magnifici domini ludouici velut heredum q. magnifici domini bartholomei eorum patris, velimus committere officialibus isthic nostris ut. ad instantiam procuratoris substituendi a dicto cosma. fieri faciant descriptionem seu restitutionem dicte partis dimidie ipsorum locorum et omnium pro-uentuum futurorum ac etiam preteritorum qui non peruenerunt in eundem dominum ludouicum. secundum et prout ordinauerint dicti procuratores. Nos igitur ut latius intelligeremus mentem ipsius magnifici domini ludouici transmisimus ad eum cum litteris nostris unum ex nuncijs nostris, qui delato sibi juramento retulit se eidem domino- ludouico litteras nostras patentes presentasse et ex propriis manibus ejus recepisse litteras suas cum nouo instrumento procure facte in personam dicti cosme de garibaldo nobis reportatas per ipsum nuncium. ex quibus manifeste apparet et legitime nobis constitit intentionem ejusdem domini ludouici fuisse et esse quod prenominatus cosmas procurator ANNO 1471 ( 788 ) suus, ab eo constitutus cum sufficienti balia ad supra et infrascripta et ad substituendum unum et plures procuratores, possit et debeat per se et quemlibet alium ab eo substituendum in libris illarum comperarum describi facere dictam partem dimidiam supradictorum locorum spectantem dicto domino ludouico cum prouentibus ut supra, eamque scribi seu restitui super ipsos dominos prosperum et carolum heredes supradicte q. domine brigide eorum matris, siue super que vel quos voluerint et mandauerint eorum procuratores cum sufficienti balia ab eis constituendi. Propter que juridicum et honestum nobis videtur ut. quandoquidem de mente dicti domini ludouici et instrumento procure per eum facte circa predicta in persona prenominati cosme de garibaldo dubitari non potest, fleri faciatis ad instantiam procuratoris eorumdem prosperi et caroli cum expedienti balia per eos constitutorum vel constituendorum et procuratoris substituti vel substituendi per eundem cosmam de garibaldo. descriptiones seu restitutiones partis dimidie dictorum locorum spectantis supradicto domino ludouico cum prouentibus ut supra, et in omnibus et per omnia prout ordina-uerint supradicti procuratores. Que ideo vobis significare voluimus ut propter distantiam locorum occurrere vobis non possit aliqua dubitatio super his de quibus ut supra instructiones sumpsimus in testimonium veritatis, et ut per vos fiant in predictis ea que justitie cojiueniant. Data janue die xxim maij 1471. DOCUMENTO DCCCCLXXXVI. Concessione deH’iminunità ecc. fatta dal console e ufficiali di Gaffa al nobile Paolo D’Oria, come padre di sedicesima prole. 1471, 31 maggio (Filza di Caffa, n. 107) ►5 Jhesus. MCCCCLXXI die veneris XXXI maij in vesperis. Magnificus dominus filippus jauroia consul caffè etc. spectabiles domini alaonus de auria et jofredus lercarius massarij et prouisores. et venerandum consilium dominorum antianorum in sexto numero con- ( 789 ) DOCUMENTI gregatum, necnon officia prouisionis et monete dicte ciuitatis congregata in camera magna palatij ubi consilia celebrantur, quorum quidem dominorum antianorum et officialium, qui interfuerunt, nomina sunt hec: Sistus centurionus Leonel de viualdis Lodixius de gaspe Filippus de franchis Antonius de borlascha et Melchion de garbarino notarius absente genexio saluaigo. quia infrascriptus simi n de carmadino. reliquus ex dictis dominis antianis. interfuit ad hunc actum tamquam officialis monete. Officij vero prouisionis hec sunt nomina: Anthonius ususmaris Raffael de sancto steffano subrogatus loco thome nauoni Andriolus de g ... cho (goascho ?) et Christofforus de allegro q. andree. Et officij monete hec sunt nomina : Lazarus cataneus Christofforus narixe et Simon de carmadino absente babilano adurno profecto ad dominum imperatorem. Audita et intellecta supplicatione coram eis facta per nobilem paulum de auria burgensem cafle dicentem et exponentem quod ipse nouissime dei dono adeptus est filium unum masculum legiptimum et naturallem ex domeneguina ejus secunda uxore et flllia q. ilarij marini. qui natus est et ad lucem peruenit. et qui est filius sextusde-cimus dicti pauli, itaque deo auctnre hàbet impresentiarum numerum filiorum sexdecim qui omnes sunt viui et superstites, filij legiptimi et naturalles dicti pauli, tam ex dicta domeneguina uxore sua secunda, quam ex despina uxore sua prima, filia q. melchionis de auria. quorum quidem filiorum hec sunt nomina: Nicolozeta uxor luchini squarsafici. mariola uxor pauli de nigro, antonius et jeronimus filij pauli ex dicta despina prima uxore, theo-dorina uxor johannis de vecina. brigida. francheta. clareta. catarineta. ANNO 1471 ( 790 ) manfreneta. magdaleneta. scipionus. raffelinus. bastianus. jacobetus et joannes baptista nouissime natus. Et propterea humiliter supplicantem quatenus ipsi magnificus dominus consul et alij officiales suprascripti dignentur et velint prefacto supplicanti, grauato onere dicte familie et plurimum indigenti, largiri et seu concedere franchixiam et immunitatem sexdecim liberorum in ejus vita cum emolumentis sallarijs commodis utilitatibus et prero-gatiuis quas habent franchi et immunes sexdecim liberorum in ciuitate janue et prout antehac consuetum est fleri in hac amplissima ciuitate illis qui hujusmodi numerum sexdecim liberorum habuerunt. Attento potissime quod anno de mcccclxviii die xxviiii julij eidem paulo a precessoribus ipsorum domini consulis et aliorum officialium suprascriptorum in officio tallis franchixia et immunitas sexdecim liberorum eidem supplicanti concessa fuit, que postmodum confirmata non fuit a magnifico officio sancti georgij suprema dominatione hujus ciuitatis. quia in eodem numero fuerat computatus filius unus naturalis antonij filij ejusdem supplicantis, qui a dicto magnifico officio in dicto numero non fuit aceptatus. nunc vero cessat omnis contradictio per natiuitatem dicti johannis baptiste filij sui predicti legiptimi et naturalis peruenti ad lucem et qui est superstes et viuus. Et audita relatione ipso magnifico domino consuli et alijs dominis officialibus suprascriptis facta hodie per dominum-simonem de carmadino et melchionem de garbarino. duos ex dictis dominis antianis ellectis a dicto magnifico domino consule, spectabilibus dominis massarijs et consillio antianorum usque diem xxviii presentis. quibus impositum fuit ut accederent ad domum dicti pauli una cum notario infrascripto sindico communis ad videndum occulata fide dictos filios suprascriptos dicti-supplicantis, precipue dictum filium sextumdecimum nouissime natum atque debita juramenta prestarent dictis paulo et domeneguine ejus uxori. Qui domini simon et melchion hodie retulerunt fuisse ut supra ad domum dicti pauli, occulataque fide vidisse dictos filios suprascriptos et maxime dictum masculum nouissime na* tum exceptis tamen antonio et jeronimo filijs dicti pauli ex dicta prima ejus uxore qui accesserunt in coppario hijs diebus negotiandi gratia, quibus quidem paulo et domeneguine dederunt corporale juramentum. et prout fuit delatum per me notarium et cancellarium in-frascriptum et utrique eorum qui jurauerunt ad sancta dei euangellia corporaliter tactis scripturis quod dicti filij quatuordecim quos occu- ( 791 ) DOCUMENTI lata fide viderunt ut supra ac dicti antonius et jeronimus absentes fuer unt et sunt filij legiptimi et naturales dicti pauli, videlicet qua-tuor primi ex suprascripta despina ejus prima uxore, quos dieta domeneguina secunda uxor dicti pauli inuenit in domo dum nupsit dicto paulo et dicti quatuordecim suprascripti ex ipsa domeneguina et qui sunt illi proprij et non alij. quodque dicti antonius et jeronimus hijs diebus accesserunt coppario negotiandi gratia, et id ipsum jurauerunt baptista Justinianus et lodisius gentillis propinqui dicti pauli, quibus talle juramentum dellatum fuit ut supra, quia ipsi baptista et lodixius cognoscunt dictos filios quos occulata fide viderunt et etiam dictos antonium et jeronimum absentes, in coppario existentes. quos omnes semper habuerunt tractauerunt et reputauerunt. ac tractant et reputant pro filijs legiptimis et naturalibus dicti pauli ex dictis duabus uxoribus suis, ut supra continetur, et qui sunt illi proprij et non alij. Maturo examine precedente absoluentes se primo ad voces deinde ad balotolas. inuentis omnibus balotolis albis affirmantibus excepta tantum una nigra, constito prius eis dictos antonium et jeronimum esse in coppario. omni modo via jure et forma quibus melius potuerunt et possunt dederunt et concesserunt ac concedunt dicto paulo in ejus vita et quamdiu vixerit tantum eammet immunitatem et franchixiam sexdecim liberorum in presenti ciuitate janue quam immunes et franchi sexdecim liberorum in ciuitate janue habent, cum sallarijs emolumentis et preyogatiuis quibus hujusmodi immunes et franchi fruuntur et gaudent. Que quidem immunitas et franchixia incipiat habere locum hodierna die. et valeat, et teneat, si et in quantum sit approbata a magnifico officio sancti georgij excelsi communis janue. suprema dominatione hujus ciuitatis. et non aliter nec alio modo, et ita decreuerunt et de-liberauerunt. mandantes etc. Extractum est ut supra etc. Franciscus de pastinus cancellarius. Segue in calce all’ atto la conferma della immunità da parte dei Protettori : In nomine domini amen, anno dominice natiuitatis MCCCCLXxsecundo. indictione quarta juxta morem janue. die martis xxvm januarij. Magnifici domini protectores comperarum sancti georgij communis janue anni presentis in legitimo numero congregati, intellecta suprascripta Snc. f.ig. St. Patr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 51 ANNO 1471 ( 792 ) concessione immunitatis prenominati nobilis pauli de auria et omnibus ac singulis in ea contentis, secuti ejus formam, omni modo via ac jure quibus melius ac validius potuere sub calculorum judicio com-probauerunt et ratificauerunt immunitatem ipsam et omnia ac singula in ea superius declarata, inuentis omnibus sex calculis albis assentien-tibus. jubentes immunitatem ipsam seruari in omnibus et per omnia prout in illa superius continetur. DOCUMENTO dgccclxxxvii. Mandato d’arresto e di pagamento della multa contro nn tal Battista Gaspe. 1471, 14 giugno (Litter. miss. off. Gaffe, ann. 1464-1475) ( fol. 90) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisorìbus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Signiflcauit nobis, dilectissimi nostri, vicarius vester quendam ba-ticham de gaspe temere presumpsisse incidere barbam cujusdam ar-meni cum parte menti et ob id ipsum vicarium eum condemnasse in asperis quatuor milibus, et tamen ex eis non exegisse nisi asperos octingentos juxta formam capituli, et reliquatum ejusmodi condemnationis suspensum tenuisse donec per nos causa cognita deliberatum fuerit quid in re ipsa faciendum sit. Nos igitur ejusmodi facinus et intolerabilem presumptionem detestantes. ut equum est. decreuimus volumusque ac expresse vobis jubemus ut si intellexeritis ea que ut supra nnbis vicarius scripsit vera esse, statim visis presentibus eundem baticham capi et in carcerem inferiorem detrudi faciatis ibique retineri donec integre soluerit reliquatum supradicte multe seu con-d3.mnationis contra eum facte, et ulterius per menses duos a'die qua satisfecerit pro reliquatu dicte condemnationis proxime computandos, decernentes insuper quod neque vos neque ipse vicarius possitis ob eam causam accusari aut sindicari nisi coram nobis et magistratu nostro. Tantum enim ponderauimus et, molestam habuimus suprascriptam ( 793 ) DOCUMENTI temerariam audaciam ipsius batiche. ut omnem quantumlibet seueram punitionem preter capitalem nobis promereri visus sit. Data janue mcccclxxi die xim junij. DOCUMENTO DCCCCLXXXVIII. Deliberazione del Consiglio Generale di Calla sui proventi d’alcuni luoghi fondati ad usi pii da Teodoro cha di Telica. 1471, 21 giugno (Filza di Caffa, n. 108) MCCCCLXXprimo die veneris XXI junij in vesperis in camera cubiculari magnifici domini consulis. Magnificus dominus filippus jhauroja consul caffè etc. spectabiles domini jofredus lercarius et ambroxius judex massarij et prouisores et consilium antianorum in septimo numero congregatum, in quo. loco antonij de borlascha. ex quo est ex officio monete, ad hunc actum subrogauerunt thomam de senarega. et attento quod sistus centurionus unus ex dictis dominis antianis ellectus et subrogatus in officio monete loco philippi lomellini interfuit ad hunc actum tamquam officialis monete, nec non officium monete caffè in integro numero congregatum. Cum audissent requisitionem gregorij de pinu et lodisij de petra-rubea comparentium pro egregio domino theodoreha (<) de telicha et requirentium quod cum sit quod dictus dominus theodoreha habeat in compera caffè loca quindecim in tribus partitis, quorum prouentus dictus dominus theodoreha legauit in perpetuum ad pias causas annuatim dispensandas, prout latius sub columna dictorum locorum continetur. scripturam cujus columne exhibuerunt, dignentur et velint ipsi domini consul et alij officiales predicti relaxare dictis quindecim locis pagam martij proxime preteritam et alias de cetero secuturas. (') Questo nome trovasi scritto in diversi modi nei registri del nostro Banco, secondo il vario opinare degli amanuensi o cancellieri. ANNO I471 ( 794 ) que paga hactenus retenta fuit per massariam caffè, et hoc attento quod dicti prouentus sunt legati ex liberalitate dicti domini theodoreha ad pias causas, et dictos prouentus diete page retente ipse dominus theodoreha intendat erogare in maritatione cujusdam egene puelle existentis in predicta ciuitate caffè, quod facere debent attentis predictis maxime quia magnificum officium sancti georgij sua clementia relaxauit et relaxari jussit hujusmodi pagam martij conuentibus et ecclexijs caffè. Maturo examine precedente, visa dicta columna et seu columnis dictorum locorum et obligationibus sub eis scriptis absoluentes se primo ad voces deinde ad balotolas. inuentis in hanc sententiam omnibus balotolis albis, decreuerunt et deliberauerunt quod de cetero illis primis locis scriptis in columna dicti domini theodoreha mcccclv (?) die xxi octobris non accipiatur paga martij immo relaxetur et relaxata sit et esse intelligatur de cetero, attentis supplicatis ut supra, et attento quod prouentus dictorum locorum fuerunt legati per dictum dominum theodoreha ad pias causas, et quod magnificum officium relaxari jussit hujusmodi pagam conuentibus et ecclexijs caffè que sunt pie cause, tamen paga martij dictorum locorum preterita non restituatur sed rettineatur attento quod fuit consumpta in massaria. Ita quantum attinet ad loca decem ex predictis quindecim scriptis in duabus partitis in ratione et columna dicti domini theodoreha absoluentes se ad balotolas ut supra, in qua infrascripta sententia in-uente sunt concurrisse ultra duas tertias partes balotolarum albarum affirmantium, decreuerunt et deliberauerunt quod paga martij dictorum locorum de cetero relaxetur et non accipiatur, et hoc si et in quantum hoc sit de beneplacito magnifici officij sancti georgij supreme dominationis hujus ciuitatis et non aliter nec alio modo. Ita quod si hec deliberatio prouentuum dicte page dictorum locorum decem non esset approbata a dicto magnifico officio non sortiatur effectum. Declarato quod quicquid perceptum vel habitum fuisset ex dictis pagis martij venturi dictorum locorum decem beneficio presentis deliberationis restituatur massarie caffo per dictum dominum theodoreha et hoc in quantum dicta presens deliberatio a dicto magnifico officio non esset approbata. Et hoc ideo deliberauerunt ut supra attento potissime quia dictus dominus theodoreha dispensationem prouentuum dictorum locorum decem in se ipsum retinuit in ejus vita et facultatem habet dispensandi hujusmodi prouentus prout sibi placet, tamen ( 795 ) DOCUMENTI dicta paga martij preterita eorundem Jocorum nequaquam restituatur sed remaneat in mtissaria caffè, attento quod consumpta fuit in ea. Et sic ut supra etc. Franciscus de pastino cancellarius. A questo atto segue il decreto relativo, cioè : MCCCCLXXII die veneris VII februarij. Magnifici domini protectores comperarum etc. anni presentis in legitimo numero congregati, quorum qui interfuerunt hec sunt nomina: D. Bartholomeus italianus prior Antonius restanus Paulus de auria Baptista justinianus q. joh. et Antonius pichenotus Peregrus de mandello intellecta et mature examinata deliberatione suprascripta facta in ciuitate caphe per spectatum ac nobiles et egregios viros dominum consulem massarios et prouisores consilium antianorum et officium monete ejusdem urbis, et omnibus ac singulis in ea contentis diligenter discussis in presentia nobilium et egregiorum virorum cassani saluaigi et collegarum deputatorum super negotijs caphensibus. qui laudaue-runt fleri comprobationem infrascriptam. Consyderantes quantum laudari et commendari mereatur vir prestans teodorus cha de telicha superius nominatus, tum propter alias virtutes suas, tum etiam propter liberalitatem qua usus est in deputandis ad pias causas prouentibus in perpetuum dictorum locorum quindecim caphe de quibus in suprascripta deliberatione fit mentio, omni via jure modo et forma quibus melius et validius potuere, sub calculorum judicio qui omnes sex albi inuenti sunt assensum significantes, comprobauerunt et ratificauerunt. comprobant et ratificant ipsam deliberationem suprascriptam et omnia et singula in ea contenta, jubentes ipsam et omnes ac singulas partes ejus inconcusse seruari in omnibus et per omnia prout si ab eisdem protectoribus de verbo ad verbum deliberate fuissent (*). (’) Consecutivo al presento decreto è l’altro atto posto poco più sotto al documento MV. ANNO 147I ( 796 ) DOCUMENTO DCCCCLXXXIX. Relazione del console e massari di Caffa al banco di s. Giorgio, circa alcuni gravi scandali promossi da Gregorio Delpino ed altri borghesi nella colonia. 1171, i e 26 luglio (Filza di Caffa, n. 109) (^4 tergo) Magnificis et potentibus domims protectoribus comperarum sancti georgij excelsi communis janue. dominis colendissimis. (Intus) Magnifici et potentes domini colendissimi, per aligatas nostras scribitur d. v. quantum expediens est. et solum per hanc dicentur ea que facta fuerunt per gregorium de pinu tempore domini alaonis. et per ipsum dominum alaonem non dubitamus erunt d. v. seriatim na-rata ut debitum vult. Nam essendo coram vicario antonius adurnus cognatus ipsius gregorij et contendendo cum ipso vicario dictus antonius verbis pongeùtibus et astiozis fuit per ipsum dominum vicarium murtatum in asperis cccc. et volendo dictus vicarius quod dictus antonius solueret dictos asperos cccc vel intraret in carcere, dissit dicto antonio prius poxita manu super personam ipsius antonij. tu ibis in carcere aut solues. Interea venit dictus gregorius et dixit dicto antonio tu debebas dare unum ictum pugni domino vicario super fatiem. quia statim quando super te poxuit manum non est amplius vicarius. Postea dixit dicto vicario si sic michi fecissetis vobis dedissem unum ictum pugni supra fatiem. tiratis prius per dictum gregorium suis manicis super brachia sua et alsando pugnum per modum uti si voluisset effectum facere, qui vicarius multauit dictum gregorium in asperis mille, et contendendo dicti tres in simul de predictis. presentibus multis qui conuenerant propter rumores verborum supra lobietam porte palatij. et essendo dictus dominus alaonus et nos ambo tunc massarij in camera ipsius domini alaonis. audietis rumoribus fecimus dictos vicarium gregorium et antonium coram nobis venire et redarguendo dictos gregorium et antonium de gestis et dictis contra dictum vicarium, ipse gregorius cum magna temeritate ae verbis astiozis dixit dicto domino alaoni tunc consuli quod verum erat dixerat dicto antonio quod debebat dare unum ictum ut supra dicto vicario et sic fecisset ( 797 ) DOCUMENTI ipse gregorius si ipse vicarius manus super ipsum ingesiset. et quod vidit in similli caxu dare domino consuli unam cotelatam. et per nos tunc massarios fuit responsum dicto gregorio quid conueniens erat, nec alia fuerunt postea sequta, et aparendo nobis casus iste magne importantie et quod dictus gregorius qui est multum prezentuossus non habuerit illam condignam punitionem quam sibi dedissemus ut merebatur si nostro tempore interuenisset et si ... . similes prezen-tuoxi non luent penam de male gestis per ipsos possent set^ui magna inconuenientia ut d. v. melius nos inteligere possunt, facimus notitiam d. v. que si quidquam nobis committet obseruabimus semper eorum mandata. Ex caffa die mi julij. Segue * die XXVI jullij. Postea continsit magnum casum detestabille. videlicet quidam non-cius domini nordolar vocatus chobas. cum quo asseritur joliannes barbus multum amicus serenissimi domini imperatoris habebat certam pra-ticam interficiendi dictum dominum nordolar. notitiam dedit ipsi domino nordolar de dicta platicha et ipse dominus nordolar cum omnibus fratribus suis et gregorius predictus ae bertorinus filius baptiste de aiegro se reperuerunt insimul ad consulendum quid agendum, et dictus gregorius consuluit capere de nocte dictum johannem et ocidere. dictus dominus nordolar et alij consuluerunt solum capere et dare in manibus nostris ut justitia ministretur, et tandem fuit deliberatum quod dictus noncius asentiret tractamentis predictis et ordinaret cum . dicto johanne quod ipse noncius cum dicto johanne una nocte diceret velle ocidere dictum dominum nordolar in domo sua dormientem et ipsa nocte capere dictum johannem. Qui gregorius bertorinus ac benedictus sachus vocatus per dictos gregorium et bertorinum insimul cum certis latinis marinarijs de nocte se poxuerunt in duabus postis cum armis et dictus dominus nordolar cum predictis suis fratribus preter minorem se reduserunt dicta nocte in domo ipsius domini nordolar cum omnibus suis noncijs et sclauis et circa erant xxxx a numero omnes cum armis, et missit dictus dominus nordolar aliquos ex dictis suis noncijs cum armis ad postas factas per dictum gregorium et bertorinum ut insimul cum predictis ad executionem mandaretur dicta deliberatio, et dictus bertorinus alie. Deinde circa horas mi in v noctis dictus nordolar missit ANNO 1471 ( 798 ) uum dictum noncium cum uno alio ad vocandum dictum johannem qui cum camixia et una capa venit ad aperiendum suam portam pro inteligere quare ipsum vocabat et habuit coloquium cum dicto noncio alio socio ipsius noncij et deinde ipse johannes fuit conductus ad portam ipsius domini nordolar. et dum esset ad portam voluit retro redire ipse johannes sed noncij dicti domini nordolar ipsum johannem tenuerunt et vulnerauerunt. dicti gregorius et bertorinus cum suis deputatis et cum alijs tartaris irruerunt cum ensibus nudis contra dictum johannem et sic tartari ipsum interfecerunt cum multis ictibus et mortuo poxuerunt in domo dicti domini nordolar. Et hoc facto dicti gregorius et bertorinus cum aliquibus ex suis venerunt ad me filippum ad lectum, et dictus gregorius michi dixit e le preizo lo rato a la sucha. et volendo inteligere quod volebat dicere michi dixit quod johannes barbus cum duobus tartaris fuerat in domo domini nordolar ut ipsum dominum nordolar ocideret et noncij dicti domini nordolar vulnerauerunt dictum johannem. et si volebam quod dictus dominus nòrdolar in palatio mitteret dictum johannem vulneratum, cuibus gregorio et bertorino cum alijs dixi cum animo acenso et turbato quod minime vollebam mittere et quod somno mane inteligere comodo res se habuerant et facere jux et potissime contra ipsos gregorium et bertorinum et alios socios qui arma habebant et sonmo mane volebam inuesticare dictum caxum et facere alias prouixiones. Statim atinentes ipsius johannis cum multis alijs ceperunt arma et irruerunt contra dictum dominum nordolar et dictos fratres et alios armatos in domo ipsius domini nordolar in modo quod prelia-uerunt per horam mediam, et chernihius in dicto prelio fuit interfectus et unus noster stipendiatus grauiter vulneratus, ex tartaris predictis multi vulnerati et mortui in modo quod cum magna diffi-curtate potuimus extraere dictos dominum nordolar et fratres de dicta domo et conducere in palatio ut fecimus, in quo etiam ex dictis tartaris fuerunt conducti aliqui. Nam promitto quod in dicto acessu non se potuimus valere quam de aliquibus paucis socijs quia major pars contra mandata nostra preliabant contra dictos tartaros et dirruebant dictam domum pro ocidere ex dictis tartaris et depredare et statim fuit tota depredata tam a socijs et allijs marinarijs nauigiorum qui hic erant quam alijs de hic. notifficantes quod in dicto tumultu se conuene-rant plus de hominibus m mil. cum armis et sine, contra dictos tartaros. ( 799 ) DOCUMENTI Postea nocte sequenti cum deliberatione antianorum officij monete et aliorum ciuium et burgensium missimus dictum dominum nordolar cum omnibus fratribus suis a numero quatuor et uno nepote et duos suos sclauos cum lembis armatis in quibus ascendidi ego jofredus cum uno ex officio monete ad castra soldaie et inclusi fuerunt in castro et deputauimus homines xii ex nostris stipendiatis de hic et alijs captis cum alijs qui sunt in dicto castro ad custodiam dictorum domini nordolar et fratrum et duorum nepotum et ordinatum fuit facere in quolibet castro cameram unam de trauetis de roue grossis duos tertios parmi et continuo laborantur et includentur in qualibet dictarum camerarum tres ex predictis et cum bonis clauaturis custodientur quousque videbitur aliud facere et deliberatum fuit dare bizantios septem omni die pro suo alafa. et deinde fleri fecimus processus contra dictos gregorium et alios de dicto casu et decapitare fecimus dictum cobas et alium tartarum qui principales fuerunt dicte necis. Nam dicti gregorius bertorinus et benedictus cum alijs latinis mari-narijs qui erant in culpa dicte ocaxionis fugerunt et ignoramus quo iuerunt preter rolandus de castiliono patronus unius nauis qui interfuit cum predictis quem capere fecimus et tormentato omnia intellessi-mus. tamen negat ipse rolandus quod non fuit ex illis qui dederunt et ociderunt dictum johannem et vocatus fuerat a dicto gregorio cum armis pro tenere sibi societatem et ignorabat quod velet facere. Nam ego fllipus ero cum vicario nostro super processum quod hucusque facere non potui propter infirmitatem dicti vicarij et deliberabimus quid agendum de dicto rolando qui luet penam de malo quod fecit et sic omnes alij ex predictis si capere poterimus in quo totum laciemus. Habemus pariter hic detentum dictum baptistam de alegro qui asseritur habuerat notitiam de tractamentis que flebantur pro capere dictum johannem. et dato sibi certo tormento, quia non elesimus ipsum tirare ad cordam essendo senis et non bene conditionatus. paucha que fuit confesus prosequimus contra ipsum ut iux importat, nam d. v. possunt intelligere de quanto malo fuerunt auctores dicti gregorius et bertorinus qui ullo pacto permittendum est habitent in istis partibus. imo sunt prosequendi ut iniquissimi prodictores. possuerunt istam ciuitatem in magno periculo et deo laudato in paciffico restat et sic Campania, comodo autem sequetur denotabitur d. v. quibus notificamus quod prelibatus serenissimus dominus imperator restat auisatus de omnibus, qui scripsit vele hic acedere ut cum alijs diximus. ANNO I47I ( 800 ) Segue »$l die Vili augusti. Similem superius missimus duobus modis, postea aliud innouatum non est de antedictis delinquentibus qui aufugerunt ut supra et contra dictum rolandum postea aliquid processimus, stat in solitis verbis se non scire de predictis tractamentis. stetit usque nunc inferriatus in carcere et cum tibia una marcida cum umero de loco leuato et adhuc vicarius pronuntiauit siue declarauit fore ocidendus vel liberandus, predictus baptista de alegro aliter inteligimus sciuerit de dictis tractamentis qui etiam constrictus est. proceditur ut supra sicut opor-tunum est. Segne: * die XVIIII dicti. Copiam istius missimus d. v. cum paulo baptista taiaferro et hanc mittimus cum raffaelle de sancto Stefano, postea nil inouatum est et quid inouabitur denotabitur d. v. ad mandata quarum sumus semper paratissimi et valeant in x.° Ex caffa ut supra. E. D. V. deuotissimi Filippus jauroia consul et Joffredus lercarius alter massarius etc. Frammento (*); © Nobis baptiste et joffredo non videtur quod opinio burgensium circa custodire dominum nordolar et fratres sit in toto aprobanda. quia difficile nobis videtur ipsos fratres omnes custodire per longa tempora atentis mutationibus castelanorum que sepissime flunt et sic sociorum, quia non reperiuntur sic vdonei ut negotium importat et forsan melius esset solum tres custodire et de residuo flnem facere bono modo, atento quod cum justitia-facere possemus pro delicto per ipsos comisso. et si aliquis ipsorum exiret Campania esset in magno desguerno. et si tres solum custodirentur melius Heri poterit et cum minori periculo et cum paucha expensa, nam massaria ista habebit (*) Uniamo a questo documento il brano presente d’altra corrispondenza consolare. che, perduta oggi, dovè portare la data di alcuno di questi mesi incirca, e tratta della stessa materia. ( 801 ) DOCUMENTI magnum bonus si tenere debet plus socios xii quam non est consuetum in dictis castris, etiam sequentur multe alie expense quotidiane, et nobis videretur ponere finem domino nordolar soltano rossie et cbeldis et solum custodire eorum fratrem minorem qui non erat cum ipsis quando fuit comissum omicidium et filios duos dicti soltani rossie. unum quorum prius erat in dictis castris pro dubio non aufugeret et alium bene erat in domo cum alijs. tamen est multum iuuenis videlicet etatis annorum xvm incirca, nam respecto dictorum trium si custodientur serenissimus imperator non facere cogitabit quod non debeat contra hanc ciuitatem. Dominationes vestre possunt bene cogitare in predictis et comittere quid volunt. Segue: Post scripta locuti fuimus cum simone de carmadino et cum certis alijs burgensibus bone qualitatis qui sunt opinionis predicte. adito quod multum dubitant ne dictus dominus nordolar et fratres majores sint nobis requixiti cum multis minis a magno teucro. DOCUMENTO DCCCCXC. Elezione generale del console e ufficiali delle colonie tauriche. 1471, 27 agosto (Negot, gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 195) >5 MCCCCLXXI die martis XXVII augusti. Cum in camera majore palatij comperarum etc. congregati essent magnifici domini protectores etc. in dei nomine elegerunt eos qui inferius nominati sunt et quemlibet eorum ad officium inferius declarandum. videlicet: Ad officium consulatus caphe pro mensibus tredecim et ad massariam et prouisoriam. justa consuetudinem, antoniotum de cabella seaterium. Ad officium consulatus soldaie pro mensibus viginti sex christo-ferum de nigro q. urbani. * ANNO I 47I ( 802 ) Ad officium consulatus cimbali pro mensibus vigintisex hieroni-mum gentilem q. (manca). Ad ministrariam caphe pro mensibus tredecim bartholomeum marinum, sub duabus tamen condictionibus infrascriptis. Prima est quod teneatur personaliter accedere ad exercendum ipsum officium nec possit aliquo modo illud in alium transferre. Secunda vero quod satisfactum sit et esse intelligatur eidem bartholomeo pro omni eo et toto ad quod pertendere posset comperas seu comunitatem bonifacij sibi quomodolibet teneri occasione promissionis eidem bartholomeo facte per duos comperarum protectores anno mcccclxviiii die xv junij. Ad scribaniam massarie caphe pro mensibus tredecim petrum de ripalta notarium. Ad subscribaniam curie caphe pro mensibus vigintisex cosmam ragium filium pauli. DOCUMENTO DCCCCXCI. Consiglio generale doi varii poteri della Repubblica sul da farsi pel soccorso di Scio, minacciata dal turco. 1471, 6 settembre (Diuersor. Com. Jan. anno 1471, segnato X. 1027. 102 nell’Archivio Governativo) © MCCCCLXXI die sexta septembris. Conuocatis ad conspectum magnifici domini ducalis in janua vice gubernatoris et magnifici consilij dominorum antianorum spectatis officijs monete, sancti georgij et chij ac alijs ciuibus circiter numero ducentis, recitatisque litteris scriptis ipsis magnifico domino ducali vice gubernatori et consilio per mahonenses chij et datis chij die (in bianco) et que sunt penes ambrosium de senaregha cancellarium, multa narrantibus de statu illius urbis, de ingenti terrore, de periculis. de assiduis ansietatibus quas prebet eis turchorum rex. ita ut in manifesto periculo se constitutos putent, petentibusque auxilia eis concedi et sue saluti prouidere. et alioquin protestanti bus se sibi ( 803 ) DOCUMENTI ipsis quo melius possent consulturos, offerentibusque locum restituere ac tradere excelso comuni janue si eis quod habere debent persol-uatur. Cum plerique jam interrogati varijsque super hoc sententijs loquuti essent, clarus juris utriusque doctor dominus franciscus mar-chexius jussus suam sententiam dicere in hunc modum loquutus est. has litteras habere multas partes importantes, et maxime nunc metum ingentem, nunc diffidentiam declarantes et verba talis sententie ut nisi bene intelligantur expectare facile possit aliquod inconueniens. judicio enim suo rem hanc redactam esse ad alteram ex his conditionibus. vel recipiendi locum sicuti offertur.- vel occurrendi tantis periculis, vel demum expectandi quod futurum sit. et pro eo quod aliquando presens de statu chij cognoscere potuit, ubi sunt qui nouum cerebrum habent, non esse sine dubitatione ut aliquid mali exoriri possit . nisi ea res aliter intelligatur quam hucusque factum videtur, videri sibi hunc casum permaxime importare, dignumque ut optime pernoscatur, licet in tanto ciuium cetu non exprimi aut dici satis queat quod forsitan in minori numero aperiri tutius posset. et propter hoc placere ei hujus rei curam reliquendam fore officio ad hanc rem diu deputato, et ad retinendos in spe bona mahonenses. tollendumque disperationis omnem causam, adimendamque eis occasionem cujuscumque consilij in transuersum habendum hoc fore pro deliberato rei huic omnino prouidendum reliquendaque esse ipsi officio cura quod diligenter inquirat, studiumque omne adhibeat bene cognoscendi quodcumque immineat, perscrutandumque in genere et in specie ab his omnibus a quibus voluerit quid in his omnibus sentiant, ita ut demum potestatem habeant rei huic consulendi pro ut propediem melius ipsi officio videatur, et quemadmodum ad singulos dies necessarium fore intellexerit, et in reliquis insuper agat prout a domino baptista de ghoano videtur esse commemoratum. Quam sententiam cum approbassent voces centum et sexdecim. que erat major pars conuocatorum. inter discordantes, habita est pro decreta. amno 1471 ( 804 ) DOCUMENTO DCCCCXCII. Patente di console di Cembalo data por mesi 26 a Gerolamo Gentile-Pallavicini q. Andrea, finito il tempo del suo predecessore Giuliano Fieschi. 1471, 24 settembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 196 ) Formola e ritenuta affatto simili alle precedenti. Data janue mcccclxxi die xxiiii septembris. DOCUMENTO DCCCCXCIII. Chiedono al vescovo di Scio e ai loro deputati a raccogliere le limosino delle indulgenze per Caffa, di spedirne a Genova l’incasso. 1471, 22 ottobre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471 ) (fol. 374 ) Reuerendo in christo patri et nobilibus ac egregijs conciuibus nostris carissimis, domino fratri hieronimo de camulio episcopo ciuitatis et insule chij. ac simoni lercario et luce justiniano. mercatoribus ibidem negotiantibus. Ex litteris vestris die xxn maij proxime preteriti scriptis cogno-uimus quemadmodum publicatis per vos bullis indulgentiarum pro subuentione ciuitatis caphensis concessis, ei adhibita in ea re diligentia opportuna collecti et penes vos repositi fuerunt ducati centum viginti quatuor in circa. Procter quod rogamus vos ut pecunias ipsas nobis per cambium mittatis, aduertentes illas credere persone que prudentijs vestris idonea ac fidelis videatur. Nos enim decreuimus ipsas pecunias conuertere in prouisiones quas utiles judicauerimus ( 805 ) DOCUMENTI saluti ac conseruationi ciuitatis caphensis. Offerentes nos etc. Data janue mcccclxxi die xxir octobris. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXCIV. Accusata la ricevuta di parecchie lettere del Magistrato di Caffa recate a Genova dal console scaduto, Alaone D’Oria, annunziano la elezione al pontificato di Sisto IV, genovese, e l’affrettata partenza per Caffa del nuovo vicario Giovanni Francesco Ippoliti. 1471, 22 e 25 ottobre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1464-1475) ( fol. 90. t>. ) + *• Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs et prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Posteaquam. dilectissimi nostri, die xxvi aprilis ad vos misimus literas quarum exemplum suprascriptum inuenietis. superuenit nobilis alaonus de auria attulitque literas vestras cum nonnullis additionibus, quarum ultima facta est die vi junij proxime preteriti, cum quo alaono decreuimus intra paucos dies diligenter examinare omnia per vos scripta et super eis ac alijs per eundem alaonum pro salute et utilitate illius nobilis ciuitatis memorandis mature deliberare. Interim autem cum tanta letitia et exultatione quantam vix unquam concepisse meminimus, vobis significamus quemadmodum diuina pro-uidentia assumptus fuit ad supremam romani pontificatus dignitatem sanctissimus dominus noster, dominus nunc sistus quartus, olim autem dominus magister franciscus rouere. quondam generalis ordinis minorum. Tempore vero electionis sue dignissimus cardinalis sancti petri ad vincula qui et origine et priuilegio est nobilissimus et honoran-dissimus hujus urbis ciuis. et cujus doctrina sanctitas modestia prudentia ac relique admirabiles virtutes tot talesque sunt ut non modo nos et hec sua ciuitas. erga quam multa jam signa paterne caritatis et peculiaris dilectionis beatitudo stia demonstrauit. sed etiam reliqui ANNO 1471 ( 806 ) omnes principes ac populi christiani in magnam spem erecti sint quod sub pontificatu suo ecclesia dei infedelium minas contemptura sit et pristinam dignitatem ac fauorem recuperatura. Circa que speramus quod propediem poterimus multa particularius vobis significare, que maximum gaudium et letitiam vobis et illi ciuitati ac reliquis Christianis illarum partium merito afferre poterunt. Ceterum ex pera multorum littere allate nuper sunt significantes magnum ac periculosum scandalum in urbe illa interuenisse. multaque homicidia commissa fuisse tam latinorum quam tartarorum. tantumque terroris et trepidationis in ciuitate fuisse ut. quod nunquam antea auditum est. multi armeni et greci ad arma concitati fuerint. Et quamquam nondum ordinate intellexerimus cujus seu quorum culpa tantum scandalum ortum sit et quis vel puniri vel commendari mereatur. hoc tamen constanter vobis dicimus vobisque jubemus, ut si contra omnes et singulos qui in predictis quomolibet deliquerunt se-uere non processistis, saltem visis presentibus ita procedatis, seruata tamen justitia, ut executiones vestre memorabile omnibus prebeant exemplum. Nam si ejusmodi delicta impunita preterirentur. frustra fierent tot prouisiones quot jam fecimus et facere intendimus pro salute et conseruatione illius nobilissime ciuitatis nobis carissime. Quid enim prodesset fures latrones adulteros et alios ejusmodi peccatores punire, si homicide et concitantes ciuitatem ad arma impuniti euade-rent? Ostendite igitur talem in predictis executionibus animum qualem intelligitis nos desyderare. qualisque dignis rectoribus conueniat. no-bisque seriose rescribite executiones quas feceritis, in quo dei gratia facultas et vires vobis non deerunt, quandoquidem vir prestans baptista justinianus cum illa delectorum militum turma dicitur ad vos saluus dei gratia peruenisse. Segue: die XXV octobris. Superuenit hodie clarus juris utriusque doctor dominus johannes franciscus hippolitus de mantua gazolti comes electus jam pridem vicarius consularis illius urbis, quem ex mantua vocari fecimus, et celerius mittere decreuimus attento scandalo in ea ciuitate orto ut supeiius diximus. Conscendet in dei nomine nauem squarsaflcam chium destinatam et intra biduum si mare ac venti patientur discessuram. A idebitis literas su pei dicto vicariatus officio eidem per nos traditas. ( 807 ) DOCUMENTI quas non modo integre seruari volumus, sed insuper eum per vos ^ari fronte excipi et benigne ac honorifice tractari, presertim si. ut speramus. prudenter justeque et modeste se habebit. Optimas enim instructiones de eo habuimus, et ob id confidimus quod memoriam domini lancilloti de becharia in urbe illa renouaturus sit et vestigia ejus imitaturus, quia quemadmodum nobili genere ortus est generosum animum habere nobis videtur. Ceterum mirati sumus quod scripseritis vicarium consularem petere salarium a consule soldaie pro consilio ab eo requisito circa pertinentia ad officium consulatus. Propter quod ad tollendam dubitationem declaramus quod vicarius consularis obligatus sit consilium prebere consulibus soldaie et cimbali in ejusmodi casibus ad eorum officium pertinentibus sine ullo salario vel mercede, quoniam vicarius est generalis consulis caphe non solum in ciuitate caphe sed etiam in alijs terris ac locis nostris consulatui caphe subjectis. Ceterum decreuimus volumusque ac jubemus ut quilibet consul soluat portionem sibi obuenientem ex expensis quas faciet in itinere dictus vicarius cum suo famulo, pro rata temporis quo exercebit officium vicariatus in consulatu suo. Et quoniam eidem mutuauimus ex pecunijs indulgentie ducatos largos triginta et unum, volumus ut quamprimum fuerit in capha fiat debitor in libro massarie de dictis ducatis triginta et uno. et de ea summa fiat creditor officium bombardarum. et creditor fiat ipse dominus johannes franciscus de ex-spensis quas cum famulo suo fecerit in itinere, prout facti fuerunt duo eorum precessores. idque partiatur proportionaliter inter illos consules quorum tempore exercebit vicariatum et per eos soluatur. ita ut massaria conseruetur indemnis, ut equum est. Insuper decernimus volumusque ac jubemus quod prenominatus dominus johannes franciscus designatus vicarius, tempore quo assignabuntur sibi sindicatores juxta regulas et statuta illius ciuitatis. facultatem habeat appellandi ab omnibus et singulis sententijs contra eum ferendis per suos sindicatores ad dominos tres tunc futuros consules caphe. videlicet dominum consulem qui tunc erit in officio et duos massarios inde futuros, in omnibus et per omnia prout concessum fuit dominis pascali et leonardo precessoribus suis et sub illis modis formis ac conditionibus que in concessionibus eisdem tactis latius declarate sunt. Snc. Ug. SI. l'atr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 5* ANNO '1471 ( 808 ) DOCUMENTO DCCCCXCV. Avvisano l’ufficio delle bombarde di Caffa di scuotere dal nuovo vicario Ippo- liti ducati 31, mutuatigli dal Banco per speso di viaggio. i 1471, 25 ottobre (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 90 v.) Protectores etc. Egregio officio bombardarum ciuitatis caphe. Commisimus consuli et massarijs ac prouisoribus illius ciuitatis ut quamprimum ad urbem illam peruenerit clarus juris utriusque doctor dominus johannes franciscus nouus vicarius vobis solui faciant ducatos largos triginta et unum quos ipsi vicario mutuauimus ex pecunijs indulgentie. Ex quo oneramus vos ut sine dilatione pecunias ipsas exigere curetis et conuertatis in opus bombardarum. nobisque rescribatis quid feceritis in predictis. Data janue mcccclxxi die xxv octobris.’ DOCUMENTO DCCCCXCVI. Lettere di stipendio di un sommo mensile date a Gio. Antonio da Brescia. 1471, 25 ottobre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 196 v.) Formola consueta. Comincia: Cognito quod clarus juris utriusque doctor dominus johannes franciscus hippolitus. designatus consularis vicarius illius urbis, secum deducit, ultra famulum suum, strenuum virum johannem antonium de brixia. jubemus vobis etc. Data janue mcccclxxi die xxv octobris. ( 809 ) DOCUMENTI DOCUMENTO DCCCCXCVI1. Patente rii vicario consolare di Caffa data per mesi 26 al dottore Gio. Francesco Ippolili di Mantova, conto di Gazzoldo, in successione a Pasquale Celsi. 1471, 25 ottobre. (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 197) roi mola e ritenuta del 13 mese ecc. al solito. Data janue mcccclxxi die xxv octobris. DOCUMENTO DCCCCXCVIII. Istanza dei Protettori ad Ilario Squarciafico di ammettere in luogo conveniente nella sua nave, alla vela per l’Oriente, il vicario di Caffa Gian Francesco Ippoliti. 1471, 26 ottobre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1466-1471) (fol. 375) Nobili conciui nostro carissimo, illario squarsafico. patrono nauis. Nobilis etc. e ritornato da noi jacobo de viualdo et ha riferto li parlamenti li quali ha hauuto cum voi circa lo receptare in naue lo nobile doctore de leze meser johanne francisco hippolito de mantua vicario de la cita di capha. lo quale cum grande fatica e speza hauemo facto vegnire da mantua per mandare in la vestra naue per caxi urgenti sono interuegnuti in capha. Ex quo iterum vi preghiamo cum ogni instantia che ghe assignati in naue loco cumueniente etiam se douesi disconsare ogni altro, et quando non potesi fare altramenti. ne pare che per honore de lo nostro officio ve habiati a disconsare voi medesimo, percioche quando et consideriamo lo grande bizogno ANNO I47I ( 810 ) hauemo de mandarlo per le raxone dite et lo extremo manchamento seguiria a la reputatione nostra se non hauessemo lo modo de farlo receptare in loco honesto in la naue vestra, ne parria che ogni bono cittadino e tale quale ve hauemo sempre estimato et extimamo. lia-uesse casone de tollerare ogni disconso per prouedeire che non ca-dessemo in tanta vergogna e manchamento. presertim non douendo durare tale disconso saluo fin a tunexe. percio che possa serano de-sceisi li mauri, hauereti forma de non disconsare ni voi ni alti i per lo recepto de lo dicto vicario, seando la naue dei gratia ampla e spaciosa. Per la qual casone iterum vi mandiamo lo dicto jacobo de viualdo. a lo quale vi preghiamo cum ogni instantia dagati riposta e cumueniente prouisione de questo nostro bizogno. corno siamo certi fareti attenta la discretione e virtute vestra, la quale cosa acepte-remo in loco de singular seruicio. offeriandose semper etc. Data in palatio sancti georgij die sabbati xxvi octobris in mane. Protectores etc. DOCUMENTO DCCCCXCIX. Lettera di stipendio d’ un sommo mensile data a Giangiacomo da Mantova, durante il vicariato del dottore Ippoliti. 1471, S novembre. (Negot. gest off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 196 V.) Comincia così: Scientes strenuum juuenem johannem jacobum de mantua decreuisse capham venire cum insigni legum doctore domino johanne francisco hippolito designato consulari vicario illius urbis etc. Data janue die v nouembris mcccclxxi. ( 8M ) DOCUMENTI DOCUMENTO M. Ripetono l’avviso che le spese di viaggio del vicario consolare sono a carico dei consoli, al tempo dei quali egli amministra la giustizia in Caffa. 1471, 5 novembre. (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 92) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis capile, dilectissimis nostris. Quemadmodum, dilectissimi nostri, alijs litteris vobis commisimus, volumus ut quamprimum clarus legumdoctor dominus johannes franciscus hippolitus designatus vicarius, deo duce, ad vos peruenerit. eundem creditorem fleri faciatis de sumptibus quos erogauerit in itinere cum famulo suo. eidemque satisfieri sub forma sub qua satisfactum fuit dominis leonardo et pascali precessoribus suis pro ejusmodi expensis itineris, onusque ipsarum expensarum proportionaliter diuidi inter eos consules quorum tempore officium vicariatus exercebit, ita ut massaria nullum damnum tolleret occasione ejusmodi expensarum. Verum quoniam prenominatus dominus johannes franciscus expendere incepit die xxi octobris qua discessit ex mantua. monuimus eum ut diligentem rationem teneat omnium expensarum a die discessus sui per eum factarum et deinceps faciendarum donec deo fauente ad vos peruenerit. et propterea committimus vobis ut omnes ejusmodi expensas debite et honeste a die discessus sui ex mantua hactenus factas et deinceps faciendas usque capham integre sibi satisfieri faciatis et inter consules diuidi proportionaliter. ut superius diximus. Qui si forsitan grauarentur quod onus expensarum factarum per dictum johannem franciscum ex mantua usque januam in eos reijceretur. reser-uamus nobis arbitrium si ad nos querelam detulerint eis prouidendi prout honestum judicabimus, declarantes quod propterea nolumus retardari satisfactionem dicti domini johannis francisci juxta formam per nos superius declaratam. Data janue die v nouembris mcccclxxi. ANNO I47I ( 812 ) DOCUMENTO MI. Raccomandano ai rettori di Caffa d’adoperarsi alacremente al rifacimento dei danni patiti da Gregorio De-Mafini. 1471, 19 novembre. (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 92 v.) Protectores etc. Spectato ac prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Ex literis vestris et etiam aliunde cognouimus. dilectissimi nostri, damna nostris illata per parsaboc dominum coparij. que profecto molestissima nobis fuerunt, et quamquam non dubitamus quod pro restitutione ejusmodi damnorum omnes prouisiones feceritis et facturi sitis que per vos honeste fleri possint ut equum est. quoniam tamen nonnulli prestantes ciues coram nobis comparuerunt multa dicentes de optima qualitate nobilis gregorij de marinis q. guirardi unius ex ipsis damnificatis, deque graui et intollerabili damno eidem allato, non potuimus non maxime dolere et misereri infelicitati ipsius gregorij. Propter quod volumus et vos enixe oneramus ut omni arte studio ac diligentia enitamini omnes illas prouisiones facere, ex quibus indebite ab eo ablata recuperare possit, et citra tamen concessionem reprehensaliarum aliquid facere non recusetis quod pro restaurandis damnis ejusdem gregorij a vobis honeste fieri possit. Ita quidem ut propinqui sui causam non habeant ad nos recurrendi, qui ut scitis tenemur pro indemnitate ciuium nostrorum omnes prouisiones honestas facere et conuementia remedia alicui non denegare. Data janue die xviiii nouembris mcccclxxi. ( 813 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MII. Nicolò Grimaldi, olim Ceba, dichiara non suoi, ma di Caterina Giustiniani q. Paolo, moglie del q. Brizio Adorno, alcune somme di danaro e luoghi delle Corapcre di Caffa. 1471, 19 novembre. (Litterar. off. s. Georg, ann. 1464-1475) ( fol. 92 u. ) Sulla richiesta del nobile Matteo Fieschi, i Protettori commettono ut statim dieta loca sex. summos tres et sagios triginta quatuor describi faciatis de ratione prenominati nicolai. et restitui ac retro-scribi in omnibus et per omnia prout superius diximus fleri debere. cioè super nomine et columna dicte domine catarine etc. Data janue mcccclxxi die xvim nouembris. DOCUMENTO MIII. Concedono a Costanzo Sarra, venuto a Genova per affari pubblici, di percepire in Caffa il suo stipendio di cancelliere delle Compere di Caffa e di maestro di grammatica, durante la sua assenza, ma con alcune condizioni. 1471, 3 e 5 dicembre. (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 93) Protectores etc. Spectato ac prestantibus et nobilibus ac egregijs viris. consuli et massarijs ac prouisorìbus. officio monete et protectoribus comperarum caphe. dilectissimis nostris. Comparuit. dilectissimi nostri, coram nobis discretus vir magister constantius de sarra nobisque exposuit causas honestas et illi presertim ciuitati utiles propter quas deliberauit inde discedere et cum graui sumptu labore ac periculo suo ad has regiones venire. Narra- ANNO 1471 ( 814 ) uitqne deinde se in discessu suo demisisse gubernationem libri illarum comperarum sibi ultimate collatam per nostros precessores pro mensibus vigintisex. finem habituris anno proxime veniente, nicolao de turrilia et paulo de roistropis viris probatis et bone fame, qui ut asseruit contenti fuerunt librum ipsum gubernare et eam scribaniam exercere pro tempore remanente ex ultima collatione facta ipsi magistro constantio et fidejussiones prestiterunt de bene et legaliter exercendo, et post discessum ipsius magistri constantij ad exercitium ipsius scribanie admissi fuerunt, sub hac lege et condictione quod emolumentum siue salarium ipsius scribanie remanere debeat penes vos protectores donec per nos aliter in ea re deliberatum fuerit, quandoquidem dicti nicolaus et paulus sine ulla mercede contenti fuerunt eam scribaniam exercere nomine ejusdem magistri constantij. Exposuit insuper massariam illam ex conuentionibus secum jam diu factis obligatam esse annuatim ipsi magistro constantio soluere stipendium seu prouisionem in conuentionibus ipsis contentam pro toto tempore quo idem magister constantius ibi permanebit et scolas tenebit. et propterea se in discessu suo dimisisse in scolis per eum teneri solitis preceptorem unum idoneum qui nullum percipit stipendium seu salarium ab illa massaria et conuenienter in ipsis scolis supplet vices ipsius magistri constantij. Et propterea suppliciter orauit nos ut quandoquidem propter honestas ac legitimas rationes et utilitatem publicam, ut diximus, hanc laboriosam sumptuosam ac periculosam profectionem suscepit, velimus decernere ac prouidere quod emolumentum seu salarium non solum dicte scribanie sed etiam sco-larum suarum, idoneo magistro gramatice ut supra commendatarum, familia sua onerosa percepire possit a die qua illinc discessit usque nd diem qua. deo juuante. illuc reuertetur. Nos igitur considerantes honestas causas discossus sui. volumus ac vobis committimus ut si ea que tam de libro comperarum quam de negotio scolarum narrata fuerunt vera sunt, prouideatis quod uxor seu familia sua percipiat salarium ejusdem scribanie pro tempore quo prenominati nicolaus et paulus scribaniam ipsam exercuerunt et exercebunt nomine ipsius magistri constantij usque ad finem videlicet termini collationis facte ipsi magistro constantio de quo in litteris eidem concessis fit mentio, atque insuper prouideatis quod ipsa uxor seu familia sua percipiat salarium seu stipendium eidem magistro constantio per massariam dari consuetum occasione scolarum. pro tempore con- ( 815 ) DOCUMENTI sumpto et consumendo per ipsum magistrum constantium in hac profectione. dummodo ut diximus vera sint sepius narrata, et magister scolarum ab eo dimissus nullum aliud stipendium seu salarium a massaria percipiat, idemque magister constantius illuc reuertatur saltem intra annum unum proximum. Equum enim videtur nobis quod si supradicta vera sunt, familia ejusdem magistri constantij ex dictis emolumentis usque ad reditum ipsius, sub forma quam superius diximus. sustentetur. Data janue die m decembris mcccclxxi. Segue : iji die V decembris. Post scripta comparuit prenominatas magister constantius asserens dictum magistrum scolarum percipere a massaria stipendium non occasione scolarum sed tamquam unum ex stipendiatis. Propter quod declaramus intentionis nostre fuisse et esse quod predicta per vos fieri debeant, nisi forsitan dictus magister scolarum salarium seu stipendium perciperet a massaria occasione scolarum. et quod non obstet gratie ut supra concesse dicto magistro constantio salarium seu stipendium quod perciperet dictus magister scolarum per eum dimissus alia occasione quam occasione scolarum. pro qua quemadmodum equum non foret massaria duplici onere grauari. ita nolumus ut salarium seu stipendium quod dicto magistro scolarum solueretur obesse possit gratie ut supra concesse eidem magistro constantio. ANNO MCCCCLXXII STORIA E DOCUMENTI ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. N i'ella generale elezione degli ufficiali taurici avvenuta il 27 agosto 1471 , molte essendo state le cariche lasciate prive di titolari per difetto di aspiranti, i nuovi Protettori sul bel principio del loro esercizio, e mano mano dappoi, attesero a coprire i posti vacanti. Tra questi è notevole la nomina di Nicola Maflfei a capitano della Gozia, in surrogazione a Giorgio Lazzarini, seguita a breve intervallo dalla relativa consegna della patente a lui ('), non che al nobile Giovanni Spinola di Cassano, assunto fino dall’anno innanzi a capitano dei borghi di CalTa (*). Anche le ammissioni allo stipendio mensile non (') Vedi i documenti MX e MXI. (’) Vedi il documento MXII. anxo 1472 ( 820 ) mancarono, e cel provano Lorenzo e Andrea Rovere, ambidue di Polcevera e forse fratelli, salariati, come balestriere il primo, e come milite il secondo, sulla finanza di Calla ('). Più tardi, in aprile cioè, se a titolo di benemerenza confermavano a Costanzo Sarra per mesi ventisei la segretaria delle Compere di Caffa, a Battista Fossatello per ragione di giustizia assicuravano l’esercizio del suo consolato di Tana contro una contraria disposizione emanata dal console di Calla a detrimento di questo ufficiale (J). Ma fa in giugno precipuamente che ebbero luogo numerose collazioni d’ufficii. Infatti, addi 1° del mese Giovanni Barbieri di Levanto, ma cittadino di Genova, venne creato capitano degli orgusii di Caffa pel venturo biennio (3) ; e lo stesso giorno riuniti a consiglio i Protettori dell’anno corrente e dei due antecedenti procedevasi alle elezioni che seguono : di Lazzaro Calvi a capitano della Gozia, di Benedetto Canneto agli avanborghi di CafTa, di Bernardo Trucco alla porta Caiadore; di Pier Ambrogio Defranchi - Della Torre alla castellania di Soldaia, di Giovanni Spinola q. Gerolamo a quella di Cembalo, tutti per mesi ventisei; e finalmente per soli due anni, giusta il disposto dalle regole, di Paolo Battista Lercari a ministrale di Caffa, e del nobile Oberto Squarciafico a console supremo di Caffa (4). Le lettere credenziali non tardavano distribuirsi ai titolari, che accettarono tutti l’impiego (3), meno Paolo Battista Lercari, sostituito subito da Bartolomeo Marini (6). Alla breve distanza d’un mese ottennero eziandio la loro patente il nuovo console di Soldaia Cristoforo Di Negro, e il (’) Vedi i documenti M Vili e MXIV. (*) Vedi i documenti MXVI e MXVII. (s) Vedi il documento MXV1II. (') Vedi il documento MXIX. (s) Vedi i documenti MXX, MXXVI e MXXXVII. (e) Vedi il documento MXX1I. ( 821 ) STORIA già nominato Antoniotto Cabella, designato successore a Battista Giustiniani nel consolato di Calla e a Filippo Chiavroia nella pio\visoria e masseria suddetta (*). Restava a provvedere lo scrivano della masseria, e un proclama di concorso avendo fatto venire a galla il giovine notaio Teramo Castellazzo, fa-voiito dall amicizia d’Antoniotto Cabella summentovato, riesci eletto a quella carica sotto certe condizioni: fra cui principale 1 andare per via terrestre e a sue spese in Crimea nella comitiva del console stesso e suo mecenate Cabella (2). E a patti della medesima natura trovansi ammessi al soldo consueto mensile ben molti stipendiati in qualità di militi a rin-foizo della guarnigione di Caffa: ma questa volta esclusiva-mente genovesi (3). A compimento di siffatta materia diremo ancora che i Protettori , a richiesta dei caffesi e per loro giusto criterio, venuti nella deliberazione di cambiare i membri componenti l’ufficio della Moneta in Caffa, scelsero addì 5 giugno 1472 al delicato incarico i nobili ed egregii cittadini Cipriano Vivaldi, Nicolò lorriglia, Giuliano Fieschi e Bartolomeo Santambrogio (4); e con altro atto del 18 giugno stesso compatendo alla povertà del sarto Oberto \ ignale, decretarono la sua riammissione allo stipendio dianzi percepito, ond’aver modo di vivere in quella citta o ragunar danaro per restituirsi in patria (5); Questo pegli ufficiali ed altri impiegati nel servizio del Banco; ma in riguardo ai sudditi là dimoranti, hevvi un ordine al console, massari e vicario di Caffa di procedere a termini di legge contro maestro Lancellotto di Altare, debitore di non esigue somme di danaro a Marco Calvari, rappresen- (’) Vedi i documenti MXXIV e MXXXVI. (’) Vedi i documenti MXXI1I, MXXIX, MXXX e MXXXIX. (') Vedi i documenti MXXVII e MXXVIII. (*) Vedi il documento MXXI. (') Vedi il documento MXXXIV. anno 4472 ( 822 ) talo in quella contrada da Paolo Giusti, suo procuratolo, al quale aveasi a fare lo sborso ilei saldo ('). Ed in secondo , una lunga e circostanziata convenzione, o meglio risposta al ricorso fatto da Zaccaria Ghizolfi, a mezzo del nobile Jacopo Grimaldi, rispetto alle relazioni politiche e commerciali del suo principato di Matrega col governo di Calla. Undici fuiono le domande fatte al Banco da quel signorotto, e di tutte toccheremo brevemente, perche non prive d’interesse storico. II. Colle due prime il Ghizolfi richiese in suo favore 1’ immunità dall’imposta del vino a condursi a Matrega, come 1 ebbero, asseriva, gli antenati suoi, lino alla concorrenza di 75 botti; e peli’altra tassa dell’undici per cento sul vino stesso domandava d’essere assimilato ai negozianti di Copa, Tana e Cembalo, poiché il luogo di Matrega trovavasi sul mare maggiore e non quello d’Azof. I Protettori tenute buone le prove addotte a suo prò, concessero al Zaccaria la immunità per dieci anni e di botti settantacinque, più, di altre cinquanta sulla tassa seconda. Alla terza domanda d’esenzione dal balzello sulla merce medesima, entrata bensi nel porto di Cafia ma non deposta a terra, rispondevano col voto sospensivo di nulla volere per allora innovato: e con un rifiuto assoluto accolsero la quinta e la sesta contenenti una sovvenzione annua già concessa ai predecessori >suoi, e il rimborso di sommi cinquanta indebitamente estorti, diceva lui, all’avo suo Simone Ghizolfi. La quarta invece d’esonero dall’obbligo impostogli di consegnare a mano del console calTese i fuggiaschi nel suo territorio, sulla richiesta dei creditori, gliela passano buona, purché si contenti non dar loro ricetto in Matrega e suoi forti, anzi prometta d’espel- (') Vedi il dociimenlo MIV. ( 823 ) STORIA lerneli, giusta un’antico accordo stipulato nel 1419 in Genova col nobile Giovanni Ghizolfi, q. Galeazzo. Seguono altri quattro articoli co’ quali il nostro Zaccaria chiedeva d’ essere dal magnifico Banco sciolto dalla paga arretrata dei soldati spediti al suo castello in rinforzo dopo la presa fattane tempo addietro da Cadibeldi, e dal debito di aspri quattromila settecento quarantotto dovuti alla masseria di Caffa fino dal 1454, essendo egli pupillo, spesi nel reclutamento dei cosacchi mandati a Matrega contro le sessanta fuste turchesche che assalito avevanlo ; non che d’ essere esentato dalla restituzione delle armi perdute nel luogo stesso l’anno 1457 durante l’assedio; e infine dall’indennizzo verso Calta dell’armamento della fasta armata contr’esso Ghizolfi dal console ma non d’incarico dell’offeso imperatore Mengli-Kerai. A questi quattro punti rendono una sola e identica risposta, di sgravo cioè per un dieci anni, dopo di che riviverebbero i primitivi diritti, e quanto all’ultimo, se l’obbligo dell’inde-nizzo non fosse già registrato, più noi si scrivesse. Finiva col domandare che, desideroso di vivere fedele ed os-seguenle a s. Giorgio, i Protettori dichiarassero non potere i consoli di Calta malignarlo e costringerlo a patti non compresi nella presente scrittura, e molto meno piegare alle volontà di privati suoi emuli per denigrarlo nel pubblico; su che i Protettori asseverano volere del Banco essere stato sempre che le convenzioni passate tra esso e il querelante fossero esattamente osservale, facendo pur egli dal canto proprio il dovere suo di buon vicino ('). III. Le condizioni della colonia mantenevansi discretamente prospere mercè l’oculata amministrazione del console e suoi com- (’) Vedi il documento MXV, o Atti della Società, Voi. IV, p. CXXVII e CCIA11. line. f.iq. St. rnlr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 33 ANNO 1472 ( 824 ) pagni di governo, i quali ebbero lode dal sovrano I llicio pella vigilanza e attività nell’esercizio del potere, con lettera ri-sponsiva del 7 febbraio 1472. In questa i Protettori avvertono il console di sospendere l’invio delle bolle papali d indulgenza da Caffa a Lemberga, sul dubbio che pella avvenuta morte del pontefice largiente e la nomina del successore , non fossero più valevoli: e sperano dal nuovo papa Sisto IV ottenere la elezione d’un vescovo greco a sedare i tumulti e dissapori sorti fra i di lui correligionarii in Caffa. Anche i getici, ossia abitanti della vicina Zichia o Circassia, dato avendo motivo di querela colle loro offese e col manomettere persone e beni di taluni sudditi genovesi, i Protettori non nascondono il lor dispetto contro i delinquenti e la brama di conoscere le fasi e il termine della contesa (J). In pari tempo respingono al massaro Battista Giustiniani il conto delle spese fatte nel suo viaggio a Calla alla testa degli stipendiati, imponendogli di redigerlo più esatto e circostanziato a rigore di verità, poiché trattandosi di danaro sacro era debito loro di esigerne esattissimo conto a sgravio di coscienza (2). Nel maggio del presente anno dovè ascendere al consolato Goffredo Lercari: e a lui perciò fu indirizzata una lunga lettera contenente nuovi ordini ed istruzioni sul buon governo della penisola, in data 18 giugno. Principali le seguenti: approvazione, anzi aumento delle penalità inflitte dal predecessore Chiavroia ai cavillatori negli appalti delle imposte, e lode allo stesso pella composta pace coi Giorgiani e col figlio del regolo Bendiano, senza la minaccia dell’armi : promessa di altre cinquanta balestre d’acciaio e dell’invio d’un capo mastro da fabbrica: e contemporaneo il comando di cessare da ulteriore rafforzamento della mura e torri di Calla, stante la I1) Vedi il documento MVI. (') Vedi il documento MVII. ( 825 ) STORIA discreta loro perfezione, l’ingente spesa e il niun probabile pericolo d’irruzione nemica: e pel motivo istesso la riduzione della milizia a cento cinquanta gregarii, purché buoni e capaci dell’armi (J). Nuovi ordini e commissioni dei Protettori al corpo consolare di Caffa trovo registrati sotto il di 15 dicembre (2), i quali non essendo guari altro che ripetizioni dei precedenti, me ne passo volontieri per dire alcun che sulle istruzioni impartite dal Banco al nuovo console eletto Antoniotto Cabella, in procinto d’avviarsi all’infelice sua missione. Siaci però innanzi consentito di toccare di due lettere passate al console stesso da consegnarsi l’una agli ufficiali pubblici di Calla e l’altra all’imperator tartaro Mengli-Kerai. Con quella il banco di s. Giorgio nel partecipare ai suoi dipendenti il prospero stato della Repubblica sotto la continuata dominazione del duca di Milano, la pace goduta nell’intiera Italia, il aumento del traffico e della popolazione in Genova, non che la fresca assunzione al sommo pontificato d’un suo concittadino, intese trasfondere nuovo calore di vita e di speranza sul loro fausto avvenire: a che li confortava, animandoli ad essere operosi, vigilanti e diligenti, ciascun pella parte sua, alla conservazione, utilità e crescimento della prediletta colonia {3). Al sovrano dei tartari diceva poi : « sono tante le buone relazioni che riceviamo dai consoli e impiegati nostri in Caffa, o che da codeste parti a noi fanno ritorno, sulla benigna def-ferenza vostra a favore di quella città e suoi abitanti, che ci reputiamo obbligatissimi alla signoria vostra, e la scongiuriamo a perseverare nello stesso tenore e buoni trattamenti usati (’) Vedi il documento MXXXH. (’) Vedi il documento MXXXY1II. (*) Vedi il documento MXXV. ANNO 1472 ( 826 ) fino qui, dai quali ne seguirà immanchevole profitto e gloria alla vostra persona ed impero. E noi perciò commettiamo agli ufficiali nostri che in ogni lor bisogno ricorrano fìducialmente alla vostra corona, e quella onorino e si sforzino con tutto l’ingegno loro a renderla presso gli altri riverita e potente (') ». IV. Le istruzioni impartite dal nostro Banco ad Anloniotto Cabella potrebbero meritamente chiamarsi un manuale dei doveri di un buon amministratore della cosa pubblica, e massime d'una contrada, dove l’azione del governo essendo meno sensibile, perchè lontana, ogni cosa dipende dalla oculatezza, onestà e giustizia del suo rappresentante, com’era appunto nel caso nostro il console di Calta. I Protettori adunque memori dell’ adagio che il benessere d’un corpo anche politico deriva dalla sanità del suo capo, si fanno sul bel principio a raccomandargli la mutua concordia coi colleglli nel potere, massari o consoli prò tempore, la cui mancanza causato avea tempi addietro non picciolo rilasso di disciplina e menomato il prestigio all’ autorità. La giustizia pure curasse di rendere eguale a tutti indistintamente di qualsiasi condizione sociale o nazionalità, col proteggere i deboli contro le prepotenze dei grandi, gli indigeni verso le angherie dei borghesi e cittadini. Rinnovano la proibizione di aver ingerenza alcuna diretta o indiretta negli appalti delle gabello durante il tempo dell’esercizio, ond’escludere il sospetto di raggiri e mene disoneste sul pubblico danaro; e così viengli pure vietata la mercatura sotto severissime pene e la risponsabi-lilà reciproca l’uno dell’altro collega. Ai bagni, conviti, festini e ad ogn’ altro ritrovo chiassoso e libertino non inter- C) Vedi il documento MXXXIII. ( 827 ) STORIA venga, come cose e luoghi sconvenienti a severo reggitore di popolo; alle feste pubbliche e di rito sì, come porta il grado e la consuetudine, ma col decoro e gravità che ben s’addice a chi sa onorare se stèsso e la sua carica; tanto che l’incedere innanzi al popolo ingeneri venerazione e rispetto alla persona e dignità del console e non disprezzo o manco di riverenza alla prima magistratura dello Stato. Gli communi-cano copia della cifra segreta con cui carteggiare all’uopo col Banco in materia grave e modo ignoto; se ne valesse all’opportunità e raddoppiasse gli invii di lettere e relazioni sui casi occorrenti alla giornata. Sui dipendenti poi e funzionarli nei varii rami di governo esigono eserciti incessante sorveglianza, sino a renderlo garante del loro retto come del cattivo loro amministrare ; al quale uopo gli concedono la più ampia balìa di multarli, punirli, sospenderli e condannarli, a tenore di giustizia. E venendo ai particolari, ricordano di visitare in persona, o col mezzo di probi agenti, i due luoghi di Cembalo e Soldaia, verificando le paghe fatte ai consoli, castellani e militi ivi residenti, contro le frodi degli avari speculatori, non che le munizioni guerresche depostevi, e accrescerle se bisognasse. E perchè taluni, come i cavalieri e il capitano del bazar, arroga-vansi il diritto di amministrare la giustizia nelle taverne o mischiarsi di cose non sue, i Protettori vogliono dal Cabella la repressione dell’abuso e la contenenza di ogni impiegato nelle proprie funzioni. Eranvi in Caffa parecchi uffici che per la loro poca entità solevansi distribuire a titolo gratuito , ma che i titolari a speculazione di lucro vendevano poi ad altri. Noi permisero i padri di s. Giorgio; e tra gli altri precetti evvi pur questo al Cabella di abolire tali contratti ed esigere pel passato e pel futuro tempo, se ancor si avverasse, il ricavo della vendita, la punizione dell’ufficiale, e la nullità del suo atto. Per contrario insinuano di innalzare alle cariche e ANNO 1472 ( 828 ) conferire gli onori della città ai borghesi, che non mancavano in CalTa, di giusto sentire, bene affetti al reggimento genovese e curosi della patria, acciò s’avveggano che l’onestà e amore loro al pubblico bene non rimaneva senza premio. Sul conto della giustizia, base d’ogni civile governo, premesso uno sfogo sui tumulti suscitati a Calìa per opera di facinorosi, e talune inconsulte parole e minaccie da parte di cittadini e indigeni, esigono dal nuovo console la repressione immediata dei ladri, omicidi e altra fatta di delinquenti, acciò non ripetansi sotto il consolato di lui i furti notturni occorsi al tempo di Goffredo Lomellini. Al quale scopo veda conoscere tosto i turbolenti, stanare i fautori di disordine e ribellione, ne formi e spedisca l’elenco a s. Giorgio e proponga i più meritevoli d’esilio. Nei sindicamenti dei consoli correva voce ' si fosse nel passato esercitata pressione, escludendo i contrarii e favorendo la nomina di sindicatori benevisi ai consoli scadenti; donde minoranza di scrupolosità nell’esaminare gli atti, la condotta e le sentenze degli amministratori. Il magnifico Banco ordina perciò niuno sindicatore venga escluso dal suo esercizio che non sia contemplato negli statuti, la cui osservanza richiama alla pristina loro forza. Dopo la giustizia, la finanza occupava, come sempre, l’apice dei loro pensieri, Eccone le principali norme emanale all’uopo: sdebitare la masseria di Caffa dai molti e gravi oneri preesistenti, attenuandone le spese, riducendo il numero degli stipendiati a duecento, ritenuti gli abili e dimessi i meno valenti nelle armi, esigendo taluni introiti e ferratici lasciati venire in disuso per incuria dei consoli anteriori; non concedere troppo facili immunità agli indigeni o borghesi, il cui diritto anzi avocano a se, eccetto che urgenti cause d’ordine pubblico non consentissero dilazione, e in’ogni caso ammessa la clausola del loro assenso: esigere il pagamento delle condanne sancite dalle autorità legale e politica della città, e niuna ( 829 ) STOMA nuova opera di costruzione intraprendersi nel palazzo di governo che consentita non fosse da due terze parti dei votanti : compiuta poi, se mobile, non doversi asportare da esso e assegnarla ad uso o comodo privato. Ciò che non toglieva dovessero pagare esattamente 1’ annuo tributo al turco, provvedere alle munizioni annonarie e guerresche dei forti e della città, e soddisfare con fedeltà i funzionarli civili e militari nei loro salarii. Al quale proposito, a vece di otto mila comandano solo sei mila aspri dare si debbano all’ambasciadore destinato a recare alla Sublime Porta l’aumentato tributo, il cui valsente non dalla tesoreria di governo, ma dalle contribuzioni cittadine ricavar avevasi, poiché cedeva ad esclusivo vantaggio degli abitanti. Sui lavori materiali in corso si limitano ad esortare il Cabella e colleghi a compiere, se bisogno ne fosse, il perfezionamento della cinta muraria, della fabbrica della cisterna pubblica, e un’ abbondante raccolta di miglio, per modo che Caffa di cibarie, acqua e altre simili comodità resti copiosamente accivita, e i terrieri contenti peli’affluenza di numeroso traffico. Ripetono allo stesso l’incarico di consigliare sul luogo e decidere coi colleghi circa il partito in Genova variamente dibattuto della distruzione di Ceresonda o Yosporo, per impedirne 1’ occupazione ai turchi e crearne un nido al possente nemico. Le relazioni internazionali non vennero certo dimenticate: e all’imperatore dei tartari dovea il console mostrarsi ossequente e benevolo, cessando qualsiasi motivo di rottura con lui o coi sudditi e dignitarii suoi ; e giunto a Caffa presentare lui stesso o fargli tenere la lettera che i Protettori gli indi' rizzavano, aggiuntevi viva voce le migliori cose atte a mantenerlo nei concepiti sentimenti di amicizia e pace col governo locale, Anche col signore di Tedoro e fratelli di lui vogliono che adopri modi di buona vicinanza e mutuo accordo, resi più facili dalla fresca venuta a Caffa del signore stesso ; cosa che ANNO 1472 ( 830 ) valse assaissimo a stringere più saldo il legame di alleanza e amistà, utile in eguale grado al rispettivo loro dominio. La medesimezza degli interessi e il bisogno di quiete non dovrebbe per altro farlo neghittoso nell’esercizio del dovere verso i suoi amministrati. 11 perchè, avuto • sentore che taluni abitanti della metropoli taurica erano agli stipendii dei sopradetti sovrani Mengli-Kerai e Saik, in qualità di esattori dell’imposta, detta il canluco ed altre di simil natura, e che come adetti a tale servizio avessero obliato il principale dovere di cittadini e sudditi genovesi, rivelando a quelle potenze cose e affari di Stato a detrimento della patria, i Protettori a ragione stimmattiz^ano simili traditori, e ordinano al Cabella di * erigerne accurato processo, severissimamente punirli, e se lo statuto della colonia non provvedesse abbastanza al non contemplato caso, l’autorizzano all’applicazione delle maggiori pene: e costringesseli inoltre a sborsare le somme ricavate dal turpe mestiere e ne notificasse al Banco gli infami loro nomi. Finalmente due se comandano al Cabella avesse a fare appena messo piede nella Tauride; cioè, l’esatto inventario delle armi e provviste da guerra attualmente esistenti nei depositi, e spedirlo subito a Genova: ricercare di quelle in gran numero che fama correva fossero andate perdute o sottratte o convertite ad uso privato, per ignavia dei custodi negligenti o infedeli. E volendo conoscere il preciso numero degli stipendiati orgusii al soldo della masseria, ingiungono che entro otto giorni dal suo arrivo rauriatili tutti nel palazzo governativo, ne imprendesse la rivista, e segnati i nomi e cognomi d’ognuno in forma legale, ne spedisse l’elenco al Banco (1). Tali cose, ommesse le minori e le ripetizioni d’ordini precedenti , commisero i Protettori al nuovo console Antoniotto Cabella, le quali, lodevolissiine in se e opportune alla condi- (’) Vedi il documento AIXXXI. I ( 831 ) ' STORIA zione di quella nobile colonia, danno saggio dell’ammirabile spirito, amore di giustizia e latto politico del nostro magnifico Ufficio. Componevamo i prestanti cittadini Paolo D’Oria, Antonio Picchenotti, Battista Giustiniani q. Giovanni, Gerolamo Grimaldi, olim Ceba, Antonio Restano, Gaspare Negrone di Simone, Pellegro Mandello e Bartolomeo Italiano, in qualità di priore, come' si raccoglie da altri documenti e atli del registro. DOCUMENTI DOCUMENTO MIV. 1 Protettori mandano farsi giustizia in Caffa a Paolo Giusti, come procuratore di Marco Calvari, contro maestro Lancillotto di Altare. U72, 28 gennaio (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 94) Protectores etc. Spectato et prestantibus et egregijs viris. consuli et massarijs ac prouisoribus et vicario caphe. dilectissimis nostris etc. Dilectissimi nostri, magister marcus de caluari asserit se constituisse procuratorem suum paulum justum ut in urbe illa conueniat magistrum lancilotum de altari quem pretendit sibi debere diuersas pecuniarum quantitates, et propterea orauit nos ut prouideamus quod eidem paulo procuratori suo ministretur celeriter justitia rejectis indebitis dilationibus et cauillationibus. Nos igitur assentientes ejusmodi requisitioni tanquam honeste, committimus vobis et cuilibet ve- ANNO 1472 ( 834 ) strum cui executio infrascriptorum pertinebit, ut prenominato paulo dicto nomine ministretis seu ministrari faciatis justitiam celerem ot expeditam, rejectis ut requisiuit indebitis dilationibus et cauillationibus quibuscumque. Data janue mcccclxxii die xxvm januarij. DOCUMENTO MV. I medesimi spediscono a Teodoro Cha di Telica la approvazione da essi fatta della paga dei frutti dei suoi luoghi nelle Compere di Caffa, destinati ad usi pii. 4472, 7 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 94 v. ) Protectores etc. Prestanti viro teodoro cha de telica habitatori soldaie. dilectissimo nostro. Dilectissime, vi mandiamo alligata la comprobatione (<) per noi facta de la deliberatione de lo spectabile et egregij console et massari) antiani et officiali de moneta de la cita de capha. circa lo pri-uilegio de la pagha di quelli loci quindecim, li prouenti de li quali pare habiati deputato ad opere pietose per vostra virtute et liberalità. La quale approbatione hauemo facto voluntera per honore et complacentia vostra, desiderosi semper de compiacerne in, ogni cosa honesta como meritati per le virtute vostre. Circa la qual cosa non bisogna dir altro saluo che vi confortiamo ve persuadeati che ve hauemo molto caro, e posciache ve haueti electo viuere in le terre nostre e sotto la nostra protectione intenderei ogni di più claramenti che voi e li vostri et tute le vostre cose ne sono singolarmente arricomandate. Data janue mcccclxxii die vii februarij. ( J L atto d approvazione é scritto più veramente sotto la deliberazione del Consiglio generale di Caffa, cioè il documento DCCCCLXXXVI1I, in data 21 giugno 1471, a pag. 795. Ma forse quello che restò in archivio è il duplicato. ( 835 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MVI. Rispondono a parecchie lettere del console e massari di Caffa su affari interni della colonia. 4472, 7 e 17 febbraio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 91 «o Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs et prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, etsi diuersis vijs multas litteras vestras acceperimus unius fere et ejusdem tenoris, propter quas commendamus diligentiam vestram in scribendo, sufficere tamen nobis visum est quod impresentiarum vobis rescribamus ad quasdam earum particulas additas die xvn septembris proxime preteriti, attento quod per dominum johannem franciscum hippolitum designatum vicarium illius ciuitatis. et qui superioribus mensibus hinc discessit in naui squarsafica chium m dei nomine profectura, vobis expedienter scripsimus de his que tunc necessaria nobis visa sunt. Primum igitur quantum ad bullas indulgentie lamburghe pertinet, laudamus quod, ut scripsistis, decreueritis sumptum in causa ipsa non facere et expectare quod nouo consuli ad vos in dei nomine venturo committamus quantum in re ipsa expediens fuerit. Ex quo delibera-uimus curam ejus rei delegare egregio antonioto de cabella designato consuli illius ciuitatis. et ad vos in dei nomine intra paucos menses itinere terrestri venturo. Et ob id volumus ut si vel sine sumptu vel cum expensa exigua prouidere poteritis quod antoniotus ipse inueniat in lamburgha in kalendis julij proxime venturi bullas illius indulgentie. eo casu eam prouisionem faciatis. Si vero prouisio ipsa fieri non posset per vos sine sumptu non exiguo, eo casu etiam euitetis ejusmodi sumptum, quoniam forsitan necessarium erit propter creationem noui pontificis et obitum predecessoris sui. a quo bulle ille concesse fuerunt, nouas bullas a nouo pontifice super ea materia impetrare. Moleste sunt nobis dissentiones orte inter grecos habitatores illius ciuitatis. et laudamus quod, ut scripsistis, studeatis intentiones eorum ANNO 1472 ( 836 ) melius intelligere ac nobis significare. Interim, ut hactenus fecimus, studebimus quod summus pontifex eligat et ad eos transmittat aliquem episcopum prudentia et vite integritate preditum. Nec minus nobis displicuit intelligere dissentiones illorum gieticorum et quod illos ex nostris capere ac diripere ausi sint, expectamusque cupide a vobis aduisari quam prouisionem feceritis pro indemnitate nostrorum, et quid postea sequutum sit. Miramur quod scripseritis nos non memorasse vobis vias ex quibus, adueniente casu necessitatis, pecunias recuperare possitis. Quoniam si reuidebitis litteras nostras vobis allatas per vos baptistam justinianum intelligetis multas formas per nos vobis significatas fuisse ex quibus in casibus necessarijs pecunias ibi inuenire ac recuperare potestis. Nos enim non contenti formis illis quas nobis scripseratis, alias formas addidimus, quas tamen tentari per vos nolumus nisi interuenien-tibus casibus necessarijs in litteris nostris declaratis. Approbamus quod miseritis nobis papirum in quo pretia cabellarum ultimate venditarum declarata sunt ac monstram sociorum, onerantes vos sepenumero de predictis pariter nos aduisetis et pari modo de receptione multarum munitionum et armorum que in diuersis passa-gijs vobis transmisimus, et memineritis in monstris sociorum ostendi vobis facere arma cujuslibet eorum, que. ut scitis, ex constitutionibus nostris habere obligati sunt. Inuenietis annexas alias litteras nostras in quibus vobis respondemus circa nonnullos alios articulos per vos scriptos. Approbauimus deliberationem isthic factam de prouentibus illorum locorum quindecim deputatorum, ut scribitis, per virum prestantem teodorum cha ad pias causas, quam approbationem utile nobis visum est annexam mittere sub litteris nostris ei directis quas alligatas inuenietis. ipsumque in eisdem litteris hortari ut sibi persuadeat se ac sua omnia propter virtutes suas nobis cara esse. Data janue mcccclxxii die vii februarij. Segue : © die XVII februarij. Ceterum quoniam exhibite nobis fuerunt per agentes pro paulo de auria due concessiones immunitatis sexdecim liberorum in quarum neutra seruate fuerunt solemnitates contente in decreto hujus ciuitatis jam pridem condito circa formam concedendarum immunitatum, mit- ( 837 ) DOCUMENTI timus vobis annexam copiam ipsius decreti, committentes vobis ut illam in regulis illius urbis transcribi faciatis et deinceps seruari decretum ipsum et omnes ejus solemnitates circa omnes et singulas immunitates taija duodecim quam sexdecim liberorum que requirentur, quarum tamen aliquam nolumus concedi nisi cum clausula quod valeat inquantum a nobis comprobetur, prout in vestra instructione vobis commisimus. Illam prenominati pauli de auria comprobauimus. ut videbitis. propter instructiones habitas de egestate sua et quia de ipso decreto ibi. ut videtur, notitia non habebatur. DOCUMENTO MVII. * Respingono al massaro Battista Giustiniani il conto delle spese fatte nel suo viaggio a Caffa cogli stipendiati, imponendogli di redigerlo più esatto e ordinato. 1472, 7 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 95 «.) Protectores etc. Prestanti viro baptiste justiniano. massario ac proti.sori ciuitatis caphe. dilectissimo nostro. Dilectissime, rationes expensarum per vos in itinere pro conducendis illis stipendiatis factarum quas transmisistis reuideri fecimus per quatuor deputatos super negotijs caphe. qui nobis retulerunt se in rationibus illis errorem inuenisse dierum trium vel quatuor in damnum pecuniarum indulgentie .que vobis date sunt, et preterea in rationibus illis nequaquam distincte et ordinate annotatas fuisse partitas multas que eorum judicio melius intelligerentur si magis distincte et ordinate scripte fuissent, dixeruntque se non approbare quod scripseritis rationes ipsas scriptas fuisse per jacobum de casana. quandoquidem con-uenientius eis visum fuisset quod omnes sumptus per vos ipsum et manus vestras et non per quempiam alium facti fuissent, attento quod et nos et vos ac quicumque alij ad quorum manus pecunie prediete indulgentie peruenerunt. facile incidere possemus in vinculum excommunicationis papalis si in administratione ejusmodi pecuniarum debito nostro non satisfecissemus. Propter quod oneramus vos ut diligentius ANNO 1472 ( 838 ) reuideatis rationes ipsarum expensarum, easque magis distinctas et ordinatas ad nos mittatis ut conuenienter solidari possint. Data janue mcccclxxii die vii februarij. DOCUMENTO MVIII. Lettera di stipendio di un sommo mensile, data a Lorenzo Rovere di Poleevera, balestriere. 1472, 7 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 107 «.) Ritenuta solita. Comincia: Cognito quod laurentius rouere de pulcifera balistarius affirmauit sa contentum esse redire ad vos et urbem illain et in ea morari, dummodo sibi flant littere summi mensualis etc. Data janue mcccclxxii die vii februarij. Segue : Similes facte sunt pro johanne bucca de vultabio coirasario. DOCUMENTO MIX. Comandano al console e massari di Caffa il pagamento dello tasse peli’anno 14G7 ai colletttori delle stallie. 1472, 14 febbraio (Litter. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 95 v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Creditores sunt seu esse debent, dilectissimi nostri, in cartulario massarie illius ciuitatis collectores staliarum anni MOCCCLxseptimi de di- ( 839 ) DOCUMENTI uersis pecuniarum quantitatibus pro stalijs ejusdem anni, quarum tempus incepit die prima martij ejusdem anni et flnem habuit die piima martij %nni MccccLxoctaui exclusiue. Propter quod quandoquidem jacobus de francis de viali et jacobus de enrico satisfecerunt officio ejusdem anni Lxseptimi pro quatuor quintis partibus asperorum undecim milium tricentorum vigintiquinque debitorum, ut dicitur, per dictam massariam collectoribus staliarum dicti anni, volumus ac vobis expresse committimus ut saltem intra mensem unum a presentatione harum litterarum proxime computandum effectualiter prouideatis quod agentes pro massaria illa soluant cypriano de viualdis. ab eisdem jacobo et jacobo in ea re deputato, quatuor quintas partes dictorum asperorum xi mil. ccc xxv. sub pena satisfaciendi de vestro proprio tam de sorte quam de ihuuimentis et interesse, si supradictus Cyprianus intra dictum terminum satisfactionem dicte partite consequi non posset. Data janue mcccclxxii die xim februarij (f). DOCUMENTO MX. Elezione di Nicolò Maffei (de maffco) q. Domenico, a capitano della Gozia per mesi 26, finito il tempo di Giorgio Lazzarini. 1472, 14 febbraio (Negot. gest. off s. Georg, ann. 1457-1475) Cfol. 198 ) Vi appongono la condizione: dummodo promittat se presentare in capha spectato domino consuli ejusdem ciuitatis saltem intra menses octo ab hodie proxime computandos, et erga eum conuenienter se obliget ac caueat si fuerit expediens de non discedendo ex capha vel alijs locis maris majoris. pera comprehensa, donec aduenerit tempus quo exercere debebit dictum officium etc. Data janue mcccclxxii die xim februarij. (’) A fol. 96 sotto il di 8 marzo successivo ripetono ai medesimi lo stesso ordine: volentes etiam et jubentes ut reliquam partem quintam supradictorum asperorum solui faciatis supradicto cypriano de viualdis etc. Soc. lig. St. Patr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 54 AM NO '1472 ( 840 ) DOCUMENTO MXI. o Patente di capitano della Gozia, data per mesi 26, a Nicolo Maffei, finito il tempo di Giorgio Lazzarini. 14*2, 48 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 198 V.) Forinola e ritenuta solite, colla condizione anzidetto,, già posta nel decreto di sua elezione. Data janue mcccclxii die xvm februarij. DOCUMENTO MXII. Patente di capitano dei borghi di Caffa, per mesi 26, data al nobile Giovanni Spinola di Cassano, finito il servizio di Antonio da Sestri. 1472, 19 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 199) Formola, ritenuta e imposte solite. Data janue mcccclxxii die xvim februarij. DOCUMENTO MXIII. Provvedono sulla giacente eredità di Nicolò Marcinone, morto in quelle parti. 1472, 19 febbraio (Litterar. miss, off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 96) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisorìbus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, ut latius intelligetis ex litteris quas vobis scribunt domini reuisores librorum seu debitorum camere ususmaris ex- ( 841 ) DOCUMENTI celsi communis janue. deputati fuerunt ad colligendum bona q. nicolai marchioni ciuisjanue in partibus illis defuncti. cuju,s heres esse pre-tenditur dictum commune eo quia dicitur decessisse nullis relictis heredibus aut propinquis ad quos hereditas ejus virtute constitutionum communis janue pertinere possit. Cum igitur in causa ipsius hereditatis ea remedia a vobis requisituri sint que eisdem honesta visa fuerunt, volumus ac vobis committimus ut in causa ipsius hereditatis honestis ipsorum dominorum reuisorum requisitionibus ita satisfacere curetis, ut manifeste intelligi possit vos non defuisse in aliquo eorum que in re ipsa salua justitia et honestate a vobis curari poterunt. * Data janue mcccclxxii die xvmi februarij. DOCUMENTO MXIV. Lettere di stipendio di un sommo mensile date ad Andrea Rovere della Pol-cevera. 1472, 22 febbraio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 199 v.) Formola solita, colla condizione di provvedersi le solite arma con-decentia etc. Data janue mcccclxxii die xxn februarij. DOCUMENTO MXV. Richieste presentate all’ufficio di san Giorgio da Zaccaria Ghizolfi, signore di Matrega, e risposte dello stesso, sulle mutue relazioni dei loro possessi. 1472, 13 aprile (Filza di Caffa, n. 110) * MCCCCLXXII die lune XIII aprilis. Spectabiles domini protectores comperarum sancti georgij communis janue anni MCCCCLXxprimi in legitimo numero congregati, absente tan- ANNO 1472 ( 842 ) tummodo jacobo de placentia, memores sese anno proxime preterito oretenus commisisse prestantibus viris casano saluaigo. abrae de viualdis. gabrieli de prementorio et egidio sacherio deputatis super ne-gotijs caphe. ut examinarent requisitiones infrascriptas factas per virum jacobum de grimaldis ejus nomine, nec ignorantes ex constitutionibus comperarum ordinatum esse ut cause ille que initium habent coram magnifico officio comperarum tempore quo preest regimini comperarum terminari debeant per ipsummet officium etiam post finem anni sui quo inchoate fuerunt, ut latius in ipsis constitutionibus declaratum est. et propterea volentes supradictis et infrascriptis requisitionibus ea concludere ac deliberare que sibi honesta visa fuerunt : Auditis hodie prenominatis casano et collegis dicentibus ac refferen-tibus sese longo tempore et mature examinasse requisitiones ipsas, ac laudantibus unicuique earum responderi prout inferius declaratum est. omni via jure modo et forma quibus melius et validius potuere, secuti judicium ipsorum casani et collegarum ita fleri refferentium ac laudantium: Statuerunt ac decreuerunt sub unaquaque ipsarum requisitionum fieri responsiones inferius insertas, illasque integre et inuio-labiliter obseruari debere, si et in quantum zacharias ipse obserua-uerit omnia et singula ad que tenetur virtute conuentionum suarum, et fidelis ae obediens fuerit magnificis dominis protectoribus dictarum comperarum et spectatis consulibus caphe qui pro tempore fuerint, juxta formam contentam in dictis conuentionibus. Requisitiones facte per zachariam de guisulphis. siue jacobum de grimaldis nomine ejusdem zacharie. magnificis dominis protectoribus comperarum sanctigeorgij sunt infrascripte. Et primo requiritur quod efficiatur immunis et francus a cabellis vini caphe de vino quod conducetur in matregam. prout erant sui antecessores. qui franchi erant de vegetibus septuaginta quinque, ut patet franchisia propterea concessa quondam domino simoni de guisulfis auo dicti zacharie per spectabilem tunc dominum consulem ac prouisores et massarios et consilia ac officia dominorum antianorum et prouisionis ciuitatis caphe anno mccccxxiiii die xx junij. transcripta ex actis publicis sacristie caphe et subscripta manu dominici de vecina notarij et scribe dicte sacristie quam exhibuit ac produxit. Et que franchisia nuper sibi deliberata fuit cum ceteris emolumentis que sui ( 843 ) DOCUMENTI antecessores temporibus elapsis habere solebant, ut constat per deliberationem obtentam per gregorium de pinu in consilio conuocatorum caphe. ut in manuali deliberationum subscripto manu melchionis de garbarino notarij continetur, quod exhibuit ut supra. Respondent ac decernunt ipsi domini protectores, quod pro annis decem incipiendis in principio prime venditionis cabellarum que flet in capha statim postquam presens concessio exhibita fuerit in capha. prenominatus zacharias fleri debeat et publicari immunis et exemptus pro vegetibus septuagintaquinque vini, sub illis modis formis et conditionibus sub quibus antecessores sui siue prenomiuatus quondam si-mon ejusmodi immunitate seu exemptione vegetum septuagintaquinque vini gaudere consueuerunt. juxta dispositionem immunitatis de qua in suprascripta requisitione fit mentio. II. Secundo requiritur quod locus matrice tractetur in cabella vini undecim pro centanario eo modo et forma quibus tractati fuerunt locus maparij (sic) tane et cimbali. attento maxime quod est situatus in mari majori et non in mari tane, prout declaratum fuit in capha per dominos electos ac deputatos, ac prout apparet in clausula ipsius ca-belle quam exhibuit et produxit. I Respondent ac concedunt quod pari modo pro annis decem incipiendis ut in responsione precedentis articuli continetur, supradictus locus matrice fleri debeat ac publicari immunis a cabella undecim pro centanario pro vegetibus quinquaginta vini singulo anno, ultra immunitatem vegetum septuagintaquinque de qua in supradicta responsione precedentis articuli fit mentio. III. Tertio requiritur quod contingendo emptionem facere aliquando de vino quod in capham de transitu deportatur, destinatum tamen ad alia loca quam ad ciuitatem caphe. non teneatur solutioni cabellarum caphe. non discarrigando ipsum vinum ex nauigijs. prout semper sui antecessores et ipse facere solebat excepto ab annis quinque vel circa. ANNO '1472 ( 844 ) Respondent se circa contenta in suprascripta requisitione nolle im-presentiarum aliquid innouare. IV. Quarto requiritur quod corrigatur quedam regula facta per dominos reformatores caphe. videlicet in ea parte uhi narratur quod dominus matrice teneatur mittere in capham spectato domino consuli quoscumque debitores ad instantiam creditorum, quod fleri nullo modo potest propter vicinitatem dominorum et populorum geticorum. Circa vero expellendos ejusmodi debitores, id fleri potest prout erat ordinatum in conuentionibus dicti castri matrice alias in janua factis. Respondent ac concedunt quod zacharias ipse obligatus sit tantummodo non receptare nec receptari permittere in loco matrice aut for-tilitijs ejus debitores de quibns in suprascripta requisitione fit mentio, ipsosque expellere semper et quandocumque fuerit requisitus, in omnibus et per omnia prout in conuentionibus alias factis cum nobile johanne de guisulphis q. galeatij in ciuitate janue anno mccccxviiii die xxviii junij manu johannis de vallebella notarij et cancellarij latius continetur, ad quas relatio habeatur. Alioquin si zacharias ipse predictam dispositionem ipsarum conuentionum non obseruaret. obligatus sit pro ejusmodi debitoribus de suo proprio satisfacere. V. Quinto requiritur quod cum dictus zacharias propter egestatem suam videatur se non habere formam congruam posse prouidere sumptibus et expensis dicti castri matrice, quod dignaremur eidem prouidere annuatim de aliqua honesta subuentione. attento maxime quod sui antecessores habere solebant summos quinquaginta annuatim a massaria caphe. ut patet per conuentiones factas in janua quas exhibuit et produxit. Et ultra gaudere posse franchisia vini que quondam domine matri sue leuata fuit per dominos reformatores caphe. attento bono auiamento dicti castri, in quo auiamento modo non est castrum ipsum, immo vero est sine aliqua substantia prout omnibus notum est. Respondent quod sibi visum non est impresentiarum annuere dicte requisitioni. ( 845 ) DOCUMENTI VI. Sexto requiritur quod eidem zacharie restituantur summi d indebite capti de prouentibus locorum suorum per massariam caphe de mandato diaminorum reformatorum, cum haberet duos saluosconductus. quod factum fuit propter quoddam preceptum tunc factum quondam domino simoni de guizulfis quod exequi impossibile fuit, qua de causa condemnatus fuit pro contumacia inique ut in manuali ejusdem cause continetur. Nam non erat possibile dicto q. domino simoni mittere in capham quondam dominum costomoch cum populis suis prout in dicto precepto requirebatur, cujus trahutarius (.sic) et subditus erat, et dominium illud a quondam domino jambech patre supradicti domini costomoch acquisiuerat. et ut melius intelligatur ut fuisset possibile eidem zacharie ultimate mittere ejus filium dominum cadibeldi et eundemmet populum quando in matrega moram faciebat. Respondent quod cum in contractu translationis dominij caphe declaratum fuerit comperas non teneri ad satisfaciendunl aliquibus siue erroribus siue obligationibus que interuenerint in capha aut dominio ejus temporibus superiorum dominationum, ipsi domini protectores honeste non possent aliquid decernere aut concedere circa contenta in suprascripta requisitione. VII. Septimo requiritur quod absoluatur. a molestia sibi data per officium monete caphe pro aliquibus socijs. ex illis ad stipendium caphe commorantibus, alias missis in dictum castrum matrice pro ejus custodia et subuentione. posteaquam ultimate predictus dominus cadibeldi occupauerat et restituerat sibi ipsum castrum. Attento maxime quod, cum in capha vacassent otio, hoc fecerunt considerata calamitate ac miseria in quam reductus est dictus zacharias qui sufficienter prouidere de stipendiatis non poterat, ex quihus consuetum est quod aliquando ciuitas caphe subueniat loco matrice et ceteris castris alicujus importantie pro utilitate dicte ciuitatis. cum sit caput partium illarum. Propter quod sepenumero erit necessarium et conueniens dicte duitati ut ejusmodi onera, cum opus erit, sustineat, et maxime non ex-bursando monetam, prout exbursata non fuit in predictis socijs mittendis in matricam. ANNO I472 ( 846 ) Respondent et concedunt ex gratia quod prenominatus zacharias realiter aut personaliter molestari non possit occasione aliquorum contentorum in suprascripta requisitione, usque ad annos decem proximos. VIII. Octauo requiritur quod et absoluatur de asperis mi mil. dccxxxxviii. de quibus debitor apparet in cartulario massarie caphe usque anno mccccliiii. quo tempore erat pupillus, expensis in tantis casachis missis pro custodia matrice eo tempore quo isthuc venerunt fuste lx tureorum ad capiendum dictum castrum, que prouisio facta fuit intellecto quod dictus zacharias erat reductus in calamitatem, ut superius dictum est. et pro utilitate ejusdem ciuitatis caphensis ejusmodi prouisio facta fuit per presidentes ejusdem ciuitatis. ut omnibus notum est. Respondent et concedunt quod pari modo pro contentis in suprascripta requisitione molestari non possit realiter aut personaliter, usque ad annos decem proximos. IX. Xono requiritur quod absoluatur de certis paucis armis ultimate amissis in dicto cast o quando dictus dominus cadibeldi ipsum castrum occupauit eidem zacharie. accomodatis anno mcccclvii. quo tempore populi dicti loci se releuarunt contra capham et obsederunt dictum castrum insimul cum dominis zichie et jam damnificare inceperant et cursiones pirraticas faciebant in illo canali, et notum est quod inter predas quas fecerunt fuit captio unius barche caphensium que ibat in coparium et bactiarium valoris asperorum quinquaginta milia incirca. Respondent et concedunt ut supra, quod pari modo molestari non possit pro contentis in suprascripta requisitione usque ad annos decem proximos. X. Decimo requiritur quod cassetur de cartulario massarie caphe partita de qua indebite debitor factus est idem zacharias pro armamento * ( 847 ) DOCUMENTI galee que fuit armata contra dictum zacbariam et pro ejus destructione cum maxima injustitia ac nequitia, quod armamentum galee factum fuit ulla absque requisitione domini imperatoris, sed potius opera emulorum ipsius, nulla de hoc habita notitia, ut in manuali scripturarum dicti armamenti patet, quod propterea exhibitum et productum fuit. Nam cum voluissent aliquam demonstrationem facere contra dictum zacbariam pro placando tunc dominum imperatorem, alios modos magis conuenientes tenere potuissent sine aliqua expensa facienda, cum presertim dispositio dicti zacharie semper foret se personaliter presentare coram tunc domino consule caphe pro justificatione sua et conclusiue omnia facere que sibi imposita fuissent per dictum tunc dominum consulem. Res enim ipsa leuissima erat, ut quisque intelligere potest, cum presertim per interpositionem unius simplicis judei cum solutione asperorum quinquaginta milia placatus subito fuit ipse dominus imperator, ut omnibus notum est. Respondent et concedunt quod zacharias ipse pari modo realiter aut personaliter molestari non possit usque ad annos decem proximos, nec etiam postea sine licentia magnifici officij comperarum. quod pro tempore fuerit, occasione contentorum in suprascripta requisitione. Et si de contentis in ea debitor factus non furt in cartulario massarie. nequaquam ulterius debitor fieri debeat, nec in predictis aliquid in-nouari possit sine licentia, ut dictum est. magnifici officij comperarum quod pro tempore fuerit. XI. Undecimo requiritur, ut possit de cetero viuere cum magniflcentijs vestris fideliter et obedienter ut decet, declaretur ut domini consules caphe non possint astringere dominum matrice nisi de et pro contentis in conuentione suprascripta. cum aliquando soleant percipere et mandare ad requisitionem aliquorum emulorum ipsius ultra contenta in dicta conuentione. ut ex hoc non possent exoriri de cetero aliqua que aliquo modo dicerentur ipsum zachariam fecisse ex inobedientia. cum sit dispositus obedire et fideliter obseruare omnia ad que obligatus est virtute dicte conuentionis. Respondent intentionis ipsorum dominorum protectorum semper anno 1472 ( 848 ) fuisse et esse quod conuentiones obseruentur eidem zacharie. ipso tamen faciente et adimplente ea ad que obligatus est. Quas quidem concessiones et gratias prenominati spectabiles domini protectores decreuerunt et mandauerunt integre et inuiolabiliter seruari debere eideni zacharie. ipso tamen perseuerante in fidelitate et obedientia dictorum dominorum protectorum comperarum et domino-rum consulum caphe qui prò tempore fuerint, et reliqua faciente et adimplente ad que virtute dictarum conuenùonum et obligationum quomodolibet tenetur. DOCUMENTO MXVI. Collazione della scrivania delle Compere di Caffa al maestro Costanzo Sarra, per altri mesi 26, in benemerenza dei suoi servizi. •1472, '17 aprile (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. -200 v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisoribus. atque insuper protectoribus comperarum caphe. dilectissimis nostris, salutem. Scientes anno iiccccLxnono die xxxi augusti collatam fuisse scribaniam protectorie seu comperarum locorum caphe magistro constantio de sarra professori grammatice incole seu burgensi illius ciuitatis. auditis hodie tribus ex spectatis precessoribus nostris dicentibus eundem magistrum constantium ad has regiones se transtulisse non sine grani sumptu labore ac periculo suo propter causas honestas et illi presertim ciuitati non contemnendam utilitatem deo fauente parituras, et propterea laudantibus nunc saltem per nos eidem conferri in aliqualem sustentationem suam et onerose ejus familie scribaniam infrascriptam pro mensibus vigintisex. et auditis insuper tribus ex ciuibus illis qui nouissime ab administratione illius consulatus illius ciuitatis redierunt, affirmantibus eundem magistrum constantium temporibus regiminum suorum semper de se prebuisse experimentum honestatis modestie et ( 849 ) DOCUMENTI obedientie etc. contulimus eidem magistro constantio scribaniam pre-dictam protectorie seu locorum et comperarum caphe pro mensibus viginti sex. incipiendis die qua virtute presentium litterarum officium ipsius scribanie eidem resignatum fuerit. Et hoc non obstante etc. In quorum etc. Data janue mcccclxxii die xvii aprilis. DOCUMENTO MXVII. Assicurano l’esercizio del consolato di Tana a Battista Fossatello, contro una disposizione contraria emessa in Caffa. 1472, 13 maggio (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 96 V.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris. consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Delata nobis fuit, dilectissimi nostri, querela nomine dilecti conciuis nostri baptiste de fossatello terami. quod cum anno proxime preterito collatum fuerit per nostros precessores eidem baptiste officiam consulatus tane pro mensibus vigintisex. incepturis statim finitis alijs mensibus vigintisex pro quibus officium ipsum collatum fuerat oberto de pauerio precessori suo. et propter eam collationem idem baptista se obligauerit illuc accedere et accesserit proprijs sumptibus itinere terrestri, inuenit quod tempus dicti oberti precessoris sui ibi prorogatum fuisse videtur siue per venditionem ejusdem officij factam dicto oberto seu propter aliam causam. Et propterea requisitum fuit ut quandoquidem officium dicti consulatus ipsi baptiste ut supra collatum fuit etiam in aliqualem recompensationem laboris ac sumptuum quos tolerauit. velimus pro debito justitie et honoris nostri prouidere quod idem baptista recipiatur ad dictum consulatus officium statim finitis predictis mensibus viginti sex pro quibus collatum fuit per nostros precessores oberto precessori suo. Nos igitur intelligentes requisitionem ipsam honestam esse, habita etiam participatione cum precessoribus nostris qui ita per nos vobis ANNO '1472 ( 350 ) committi laudauerunt. volumus ac vobis committimus ut statim finito tempore supradicto contento in litteris concessis per nostros precessores dicto oberto precessori ejusdem baptiste. eundem baptistam recipiatis et recipi faciatis ad dictum officium. non obstante quacumque venditione aut prorogatione facta ibi sine auctoritate nostra de dicto officio eidem oberto vel alij. quam declaramus fieri non potuisse in prejudicium ejusdem baptiste. quem volumus recipi, ut dictum est. statim et sine ulla dilatione finito supradicto tempore contento in litteris prenominati oberti precessoris sui. Data janue die xm maij MCCCCLXXII. Segue il poscritto : ❖ die V junij. Ceterum ad tollendam omnem dubitationem et cauillandi materiam declaramus quod dicti menses vigintisex pro quibus ut supra collatum fuit officium dicti consulatus prenominato oberto de pauerio incepisse intelligantur statim finitis annis quinque pro quibus facta fuit collatio ipsius consulatus per nostros precessores mercatoribus seu ecclesie dicti loci tane, et statim post finem ipsorum mensium vigintisex incipere debeat tempus dicti baptiste de fossatello. non obstantibus quibuscumque venditionibus seu prorogationibus ibi factis sine auctoritate precessorum nostrorum. DOCUMENTO MXVIII. Giovanni Barbieri di Levanto, cittadino di Genova, figlio di Cristoforo, è eletto capitano degli orgusii in Caffa per mesi 26, finito il tempo del suo predecessore. 1472, 1.° giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 201 ) Formola solita. Data janue mcccclxxii die lune prima junij. ( 851 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MXIX. Elezione generale del console ed altri ufficiali di Caffa e colonie dipendenti. 1472, 1.° giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 201 v.) $ MCCCCLXXII die lune prima junij. Congregatis in camera majore palatij comperarum sancti georgij magnificis et spectatis dominis protectoribus earundem comperarum annorum presentis et MCCccLXxprimi ac mcccclxx in plenis numeris, et repositis eorum nominibus scriptis in cedulis viginti quatuor in uno saculo etc. Qui domini octo etc. Et deinde etiam etc. Quibus vi-gintiquatuor etc. Tandem in dei nomine elegerunt ad officia infrascripta illos qui inferius nominati sunt, attento quod in electione cujuslibet eorum conuenit legitimus calculorum alborum numerus et major quam in nominatione reliquorum competitorum, qui pariter calculorum judicio expositi fuerunt, videlicet: Ad consulatum caphe ac massariam et prouisoriam pro tempore et sub formis consuetis virum nobilem obertum squarsaficum. Ad ministrariam caphe pro mensibus tredecim paulum baptistam lercarium. Ad castellaniam cimbali pro mensibus vigintisex johannem spinulam q. jer. Ad castellaniam soldaie pro mensibus vigintisex. et cum obligatione quod teneatur prestare fidejussiones de tanta summa quantam declarauerit magnificum officium etiam juxta consuetudinem, pe-trum ambrosium de francis de turri. Ad portam cajhadoris pro mensibus vigintisex bernardum truchum. Ad portam antiburgorum pro mensibus vigintisex benedictum de caneto q. eliani. Ad capitaneatum gotie pro mensibus vigintisex lazarum caluum q. joh. Quibus electionibus ita factis ipsi domini electores reliquerunt curam et arbitrium magnificis dominis protectoribus comperarum sancti georgij ANNO 4472 ( 852 ) anni presentis eligendi scribas curie caphe et custodem turris sancti constantini. attento quo ita utile visum est eisdem dominis electoribus propter legitimas rationes de quibus inter se sermonem habuerunt. DOCUMENTO MXX. Patente di capitano ossia custode della porta degli avanborglii di Caffa, data per mesi 26, a Benedetto Canneto q. Eliano, dopo Francesco Tacconi di Pavia. U72, 5 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 202 v.) Formola, ritenuta e pagamento solito delle stallie. Data janue mcccclxxii die v junij. Segue : © Die veneris XII junij. Ceterum quoniam dicitur prenominatum franciscum de tacconibus de papia multis jam mensibus discessisse ex capha et de eo nullum haberi nuncium. et ob id contingere posse quod tempore quo admitti debebit ad dictum officium capitaneatus idem franciscus non esset in capha. volumus ac declaramus quod eo casu prenominatus benedictus admitti debeat ad dictum officium, et si postquam in absentia ipsius francisci idem benedictus admissus fuerit et inceperit exercere, dictus franciscus superuenerit. succedere debeat ipsi benedicto in fine temporis mensium vigintisex pro quo dictum officium eidem benedicto ut supra collatum fuit. ( 853 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MXXI. Elezione di un nuovo ufficio della moneta in Caffa, e nomina di stipendiati. 1 i72, S giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 203) ® MCCCCLXXII die veneris Y junij. Magnifici domini protectores etc. Cognito ex litteris multorum allatis ex capha utile videri quod eligatur nouum officium monete illius ciuitatis. sub calculorum judicio qui omnes octo albi inuenti sunt assensum significantes in electione cujuslibet infrascriptorum. presentibus etiam ita fieri laudantibus tribus ex quatuor deputatis super negotijs caphe. in dei nomine elegerunt officiales monete dicte ciuitatis caphe cum arbitrio et potestate consuetis usque ad beneplacitum ipsorum dominorum protectorum et successorum suorum in officio, nobiles et et egregios quatuor inferius nominatos, videlicet: Ciprianum de viualdis Julianum de flisco et Nicolaum de turrilia notarium Bartholomeum de s. dmbrosio. Item decreuerunt quod fieri debeant littere stipendij in forma consueta cuilibet eorum qui inferius nominati sunt, videlicet: Hieronimus de viganego Bernardus de cazerio Johannes de mimo de castellacio Bartholomeus gambarupta de castellacio Antonius de trotis de castellacio et Nicolaus de monelia sartor q. joh. Cum hac etiam additione quod si dictus antonius secum duxerit petrum fratrem suum et dictus nicolaus benedictum etiam ejus fratrem. ipsi petrus et benedictus percipere debeat, uterque videlicet eorum, partem dimidiam stipendij consueti, elapso vero anno totum stipendium more aliorum. Declarantes insuper quod supradicte littere stipendij locum habere debeant casu quo presententur in capha intra annum unum a die qua conficientur proxime computandum, et non aliter. ANNO '1472 ( 854 ) DOCUMENTO MXXII. Patente di ministrale di Caffa, data per mesi 13, a Bartolomeo Marini, finito il tempo di Filippo Usodimare, fu Lorenzo. 1472, 9 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 203 v.) Formola, ritenuta e •pagamento solito delle stallie. Data janue mcccclxxii die vini junij. DOCUMENTO MXXIII. Proclama di concorso alla scrivania della masseria di Caffa, sotto certe condizioni. 1472, 10 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 204 ) * MCCCCLXXII die X junij. Notificatur omnibus et singulis scribis de collegio ciuitatis janua quod magnificum officium sancti georgij deliberauit conferre scribaniam massarie caphe sub condictionibus infrascriptis. Prima est quod ille qui eligetur obligatus sit saltem intra kalendas septembris proximi hinc discedere et deinde capham proficisci sine mora alicubi facienda, nisi forsitan propter causam necessariam in cognitione magnifici officij. Item quod quamprimum fuerit in capha admitti debeat ad ipsam scribaniam eàmque exercere toto tempore mensium tredecim pro quo sibi conferetur, nisi forsitan inueniret thomam carregam jam exercentem ipsam scribaniam. Quo casu ille qui supra eligetur expectare debeat usque ad finem mensium tredecim pro quibus eidem thome dicta scribania collata fuit et postea succedere ipsi thome eamque scribaniam exercere pro mensibus decem et ( 855 ) DOCUMENTI nouem cum dimidio, quia prò tanto tempore scribania ipsa eo casu conferetur. Quisquis igitur eorum sub condictionibus suprascriptis intendit scribaniam ipsam requirere, compareat in camera sancti georgij et nomeu suum annotari faciat saltem intra diem xv mensis presentis inclusiue. DOCUMENTO MXXIV. Patente di console di Caffa, per mesi 13, data ad Antonio Cabella, in successione a Battista Giustiniani de'oliuerio, consuli ad ipsam duitatem nouissime transmisso, e nel massariato in successione a Filippo Chiavroia. 1472, IO giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 204 v.) La formola è la usata, colle condizioni e restrizioni solite. Data janue mcccclxxii die x junij. DOCUMENTO MXXV. Letter? di conforto dei Proiettori ?i Corpi e UfBcii pubblici di Caffa, sul buon andamento delle cose della Repubblica e d’Italia. ■1472, 12 giugno (Litterar. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 99 v.) Protectores ete. Spectato et prestantibus ac nobilibus et egregijs viris. consuli'et massarijs ac prouisorìbus. antianisque et officijs monete ae Campanie et bombardarum ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, mandando a lo presente in nome de dio in quella nobile cita lo spectabile antonioto de la cabella consule designato di quella portatore di questa, ne pare sia [superfluo aduisarui prolixamenti de alchuna cosa, percioche quando cum lo adjutorio di-Soc. hig. St. Pati'. Voi. VII. Par. I Fase. III. 55 ANNO '1472 ( 856 ) uino sera a la vostra presentia vi poterà a compimento referire e notificare tuto lo stato de le cose nostre e tato quello sera degno di vostra notitia, sed inter cetera como la cita cum tute le soe membre in grande concordia e pace dei gratia ripossa soto questo felice regimento ducale, li loci e le compere sono in grande fauore. la cita multiplica continuamenti de facultate et de multitudine de habitanti, et demum tute le cose nostre procedono de bene in meglio. Ex quo etiam e da sperare che quella benedicta cita e tute le nostre membre pari modo debiano quotidie crescere e multiplicare. Tuta la italia etiandio sta in pace. Fu electo como doueti liauere saputo summo pontifice lo nostro dignissimo citadino sanctissimo papa sisto. da lo quale cum lo tempo speriamo liaueire de le gratie e fauori. Demum ogni cosa va bene, quantunque da pochi jorni in sa sia nasciuta al-chuna pocha suspicione de peste, la quale cum lo adjutorio diuino e buone goardie se fano speriamo non debia procedere più ultra e presto debia essere estincta. Non ne pare bisogno dirae altro, debiando supplire corno hauemo dicto lo prenominato antonioto. saluoche ve confortiamo et incarri-ghiamo siate ardenti vigilanti et diligenti ciaschuno di voi per la parte sua a la conseruatione utilità e crescimento di quella benedicta cita a noi carissima, e cosi confortati tuti li populi e natione habi-tante in quella per modo che. corno dice lo apostolo, possiamo tuti insieme dicere quod gratia dei in nobis vacua non fuit. Et demum comportatine per forma tuti che di voi siano reportate in queste parte nouelle le quale daghano consolatione e conforto a noi e a tuti li citadini. Data janue die xn junij mcccclxxii. DOCUMENTO MXXVI. Patente di capitano degli orgusii, data per mesi 26, a Giovanni Barbieri di Levanto, dopo [esercizio di Andrea Meda (de mida) suo predecessore. 1472, 16 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 205 v.) Formala comune e ritenuta ecc. Data janue mcccclxxii die xvi junij. ( 857 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MXXVII. Nomina di molti stipendiati a un sommo mensile. 1472, 16 giugno (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 206) Protectores etc. Spectato et prestantibus ac egregijs viris. consuli, massarijs ac prouisoribus et officio monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris, salutem. Cum elegerimus ad stipendium seu prouisionem summi mensualis illius urbis dilectum nostrum hieronymum de viganego. harum litterarum auctoritate jubemus vobis consuli et aliis superius nominatis ut statim visis presentibus litteris amoueatis a stipendio dicti summi mensualis caphe unum ex inutilioribus stipendiatis et loco ejus scribi faciatis dictum hieronymum. et ipso subeunte angarias et perangarias caphenses et alia faciente ac obseruante ad que reliq'ù stipendiati caphe obligati sunt, ei solutiones dicti stipendij debitis temporibus fieri faciatis pro ut fit alijs stipendiatis, ut equum est. Sub hac tamen declaratione quod teneatur habere sumptibus suis arma condecentia. videlicet saltem coiraciam. celatam ac balistam seu sarbatanam loco baliste. Declarantes insuper quod presentes littere locum habere debeant casu quo presententur in capha intra annnm unum ab hodie proxime computandum et non aliter. In quorum etc. Data janue mcccclxxii die xvi junij. Similes facte sunt pro genesio marino sine conditione presentandi litteras intra annum. Item similes pro johanne de mimo de castellacio. Item similes pro bartholomeo gambarupta. Item similes bernardo de caserio. Item similes oliuerio de castellacio q. melch. sine conditione etc. Item similes nicolao de auria bartholomei sub die m julij. sine conditione presentandi litteras ut supra. ANNO 1472 ( 858 ) Item die prima augusti de voluntate dominorum bartliolomei italiani prioris, baptiste justiniani. jeronimi de grimaldis et ga-sparis de nigrono similes facte fuerunt augustino de montenigro. sine conditione presentandi litteras. DOCUMENTO MXXVIII. Lettere di stipendio di un sommo mensile, date a Nicolò, sarto, e Benedetto, fratelli Moneglia, fu Giovanni. 1472, 16 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 206 V. ) Formola, ritenuta, ecc. al solito. Sub conditione tamen quod idem benedictus seruire obligatus sit anno uno integro cum stipendio medij summi singulo mense et deinde scribi debeat ad ipsum stipendium summi mensualis more reliquorum stipendiatorum. Data janue mcccclxxii die xvi junij. Similes facte sunt antonio de trottis de castellacio et petro ejus fratri. DOCUMENTO MXXIX. Collazione della scrivania della masseria di Caffa, per mesi 26, al notaio Teramo Castellazzo, socio di viaggio al console Antoniotto Cabella. 1472, 16 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 207) $ MCCCCLXXII die martis XVI junij. Magnifici domini protectores ete. andito egregio viro antonioto de cabella designato eonsnle capile et intra pai,e„s dies ad eam urliem ( 859 ) DOCUMENTI in dei nomine profecturo, requirente ut quandoquidem pruderis juue-nis theramus de castellacio notarius, qui longo tempore se exercuit in camera ipsorum dominorum protectorum, contentus est si conferatur sibi scribania massarie caphe pro mensibus viginti sex. in dei nomine proprijs sumptibus accedere in capham cum ipso antonioto itinere terrestri, dignentur ipsi domini protectores sub ea condictione eundem theramum ad dictam scribaniam eligere, attento presertim quod antoniotus ipse plurimum estimat societatem ipsius therami: scientes dictam scribaniam collatam fuisse thome carreghe qui retentus fuisse dicitur in chio et nondum capham accessisse, et post tempus ipsius thome collatam fuisse petro de ripalta qui dixit impossibile sibi esse ex janua discedere ante initium anni proxime venientis : expositis calculorum judicio multis qui ipsam scribaniam requirebant, tandem sub ipso calculorum judicio, ex quibus septem albi inuenti sunt assensum significantes et unus tantum niger contradictorius, ac plures quam in nominatione reliquorum qui pariter calculorum judicio expositi fuerunt: contulerunt dictam scribaniam massarie caphe pro mensibus viginti sex prenominato theramo de castellacio cum salarijs et obuentionibus consuetis sub legibus tamen et condictionibus inferius declarandis. Prima est quod theramus ipse omnino accedere obligatus sit in capha terrestri itinere et proprijs sumptibus cum dicto antonioto et in ejus comitiua. quod si non faceret presens electio seu collatio sibi facta de dicta scribania irrita sit ac pro reuocata penitus haberi debeat. Reliqua vero quod in litteris eidem theramo tradendis circa dictam scribaniam declarari debeat ut ad eam recipiatur et admittatur statim visis litteris si et in quantum prenominatus thomas car-rega in capha tunc nondum accessisset. Si vero eo tempore thomas ipse incepisset exercere dictam scribaniam. eo casu theramus ipse expectare debeat usque ad finem temporis pro quo scribania ipsa collata fuit supradicto thome. et in fine temporis ejus recipi et admitti debeat ad ipsam scribaniam. illamque exercere toto tempore mensium viginti sex pro quibus ut supra collata sibi fuit. Declarato etiam quod si prenominatus theramus non inuenerit in capha dictum thomam et propterea admissus fuerit ad dictam scribaniam ante eum. et post admissionem ipsius therami thomas ipse capham accesserit, eo casu statim finitis mensibus tredecim. a die qua idem theramus inceperit exercere proxime computandis, prenominatus ANNO 1472 ( 860 ) thomas carrega recipi debeat ad ipsam scribaniam et eam tempore contento in litteris sibi concessis exercere, quo finito prenominatus theramus iterum ad eandem scribaniam recipi debeat illamque exercere pro alijs mensibus tredecim. qui eo casu eidem remanebunt usque ad complementum dictorum mensium viginti sex pro quibus ijdem magnifici domini protectores eam scribaniam prenominato theramo ut supra contulerunt. DOCUMENTO MXXX. Patente di scrivano della masseria di Gaffa, per mesi 26, data al notaio Teramo Castellazzo q. Melchione. 1472, 16 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 208 ) Formola, ritenuta ecc. al solito, cum salario summorum centum caphe in anno siue summorum centum et octo ac tertie partis alterius summi pro mensibus tredecim etc. Data janue mcccclxxii die xvi junij. DOCUMENTO MXXXI. Istruzioni date ad Antoniotto Cabella designato consolo di Caffa. 1472, 16 giugno (Filza di Caffa, n.° 111) $ MCCCCLXXII die XVI junij. In nomine sancte et indiuidue trinitatis, patris et filij et spiritus sancti, beatissime marie semper virginis ac beatorum petri et pauli, laurentij et georgij et totius curie celestis. amen. ?\os protectores comperarum sanctigeorgij comunis janue etc. com- ( 861 ) DOCUMENTI mittimus et in mandatis damus ea que dicentur inferius vobis spectato et prestanti viro antonioto de cabella conciui nostro dilectissimo, designato consuli ciuitatis caphe et in officio successuro prestanti viro baptiste justiniano de oliuerio ad eam urbem nouissime transmisso, atque insuper officium massarie et prouisorie inituro quam primum capham perueneritis. ut latius videbitis contineri in literis nostris patentibus vobis tradendis. Quamprimum igitur diuina fauente clementia capham perueneritis. ad quam urbem oneramus vos quanto celerius fleri poterit accedere studeatis, volumus ut consuli massarijs et prouisorìbus antianis et officio monete illius nobilis ciuitatis nobis carissime post conuenientes salutationes et exhortationes juxta prudentiam vestram illis nostro nomine faciendas, ante omnia exponatis vos in discessu vestro dimisisse nos et hanc ciuitatem et districtum sub hoc felici regimine in secura tranquillitate, ita quidem ut a multis annis citra inter ciues non fuerit major concordia nec major amplitudinis rerum nostrarum spes. Ex quo ingentes habende sunt gratie diuine clementie. nosque et ipsos decet circa amplitudinem rerum nostrarum et augmentum illius nobilis ciuitatis ita eniti ut. sicut ait apostolus, gratia dei in nobis vacua non sit. Circa que addere poteritis non solum in conspectu dictorum consulis et aliorum, sed etiam apud alios, publice priuatimque. eas exhortationes quas ad augendam spem bonorum et comprimendam malorum audaciam prudentia vestra pertinere judicabit. Et quoniam, ut oretenus vobis diximus, molestissime nobis et omnibus ciuibus fuerunt dissensiones et emulationes ac contentiones superioribus annis orte inter nonnullos consules missos in capham que et’am alijs materiam contentionum prebuere. monemus et oneramus vos. id etiam vobis expresse jubentes, ut toto tempore quo in of-flcijs consulatus et massarie permanebitis comuni consilio et fraterna caritate cum vestris collegis omnia consulatis ac dirigatis, ita quidem ut ei optime opinioni quam nos et omnes ciues de virtutibus vestris concepimus satisfaciatis, memorantes vobis ut omnia consilia vestra adeo secreta inter vos et collegas retineatis ut de eis aliquis notitiam habere non possit aut conjecturam concipere. Primum precipuumque mandatorum nostrorum, quod omni tempore et in omni rerum casu et euentu volumus fixum animo teneatis, est ut durante tempore regiminis vestri sancte et incorrupte justitiam equaliter ministretis et ministrari faciatis diuitibus pauperibus, et demum omnis conditionis sexus et ordinis hominibus, ita quidem ut vere dici possit nos et officiales nostros templum esse justitie et digne populis ac urbibus illis imperare. Sunt, ut videbitis, in urbe illa ac soldaia et cimbalo populi ex armenis. grecis. scithis et ejusmodi nationibus compositi, qui. quoniam imbelles mansueti et accipiendis inju-rijs idonei sunt, aliquando retroactis temporibus male habiti tracta-tique fuerunt a rectoribus illis qui eorum regimini prefuerunt. Pre-cipimus itaque vobis enixe ut si gratiam nostram et omnium ciuium caram habetis, si indignationem nostram et grauem punitionem eui-tare desvderatis. hunc articulum justitie diligenter obsernetis. et ita protectionem miserabilium personarum suscipiatis ut deinceps diripi cedi aut alijs indignis injurijs affici vel indebitis litigijs vexari non possint. Quod preceptum nostrum si. ut confidimus, diligenter seruaue-ritis. non exiguum apud deum meritum et ingentem apud homines laudem consequemini. Quamdiu preeritis regimini illius ciuitatis quicquid non solum per vos sed etiam per reliquos officialcs committetur, recidet vel in decus vel in onus vestrum. Ex quo non sufficeret quod manus vestras innoxias seruaretis. si reliqui officiales aut aliquis eorum delinqueret et honorem status nostri macularet. Propter quod expresse vobis j ubemus ut circa administrationem omnium officialium nostrorum illarum terrarum oculos aperiatis et eorum errores nequaquam permittatis impunitos preterire. Et ne ullam excusationem super hoc afferre possitis, damus et concedimus vobis quamdiu in consulatu permanseritis virtute hujus instructionis amplam potestatem et arbitrium puniendi multandi et condemnandi, seruato tamen ordine justitie et regularum ciuitatis caphe. omnes et singulos officiales, quorum delicta ejusmodi punitiones promereri vobis viderentur. Preterea quoniam in urbe illa aliquando inuenti sunt nonnulli ex ciuibus et districtualibus nostris vel etiam habitatoribus illarum terrarum qui precetta officialium nostrorum contemnere presumpserunt et incomposita verba jactare, et plerumque non verbis tantum sed etiam armis tumultus ibi concitare, volumus ut contra audaciam ejusmodi presumptuosorum contraque fures latrones homicidas et alios delinquentes adeo seuere procedatis, justitia semper mediante, ut executiones vestre memorabile omnibus prebeant exemplum. Insuper quia tempore regiminis guirardi lomellini commissa fue- ( 863 ) DOCUMENTI runt in caplia furta in graue dedecus et ignominiam status nostri, animaducrtite quod ejusmodi scandala tempore quo preeritis illi ciuitati accidere non possint. Et ne in predictis ullam excusationem afferre possitis, virtute presentis articuli damus vobis et vicario vestro contra fures et maleficia, que nocturno tempore committentur, totam eam potestatem et baliam quam precessoribus vestris collatam fuisse inuenietis. Priusquam ad reliqua descendamus, conueniens nobis videtur onerare vos ut assidue cogitetis in omnibus prouisionibus illis ex quibus nobilis illa ciuitas non solum conseruari sed etiam in dies diuina fallente clementia augeri possit. Sed inter cetera laudamus ut omne studium ac diligentiam adhibeatis circa accelerandam perfectionem murorum et prouisionem milij in quam integre conuerti facite omnes pecunias mensis xm. et quicquid recuperari poterit a debitoribus milij alias annis superioribus venditi. Circa que et alia omnia ad salutem et augmentum illius ciuitatis pertinentia, volumus semper audiatis. et quidem libenter, omnes commemorationes quas facere voluerint tam ciues quam burgenses et alij ibidem habitantes. Prohibitum vobis est quamdiu in officio consulatus, permanebitis virtute regularum caphe mercaturam facere sub penis in ipsis regulis contentis. Propter quod quandoquidem sepenumero allegari solet vulgata illa philosophi sententia : quales sunt principes tales reliquos oportere esse omnes, continete vos ab ejusmodi et omni alio errore, et a reliquis officialibus pari modo, tempore quo regimini preeritis. seruari facite ea que ad ipsos pertinebunt. Et quoniam, ut intelligitis. obseruantia eorum que continentur in presenti instructione principaliter pertinet ad consulem et massarios. volumus, ne unus in alium crimen aliquod ejusmodi reijcere possit, quod si quis vel qui ipsorum consulis vel massariorum in aliquo errauerint. reliqui seu reliquus ejus errorem si poterunt corrigant vel saltem nobis significent; denunciando vobis quod non minus seuere procedemus contra eum vel eos qui delicta college seu collegarum tacuerunt quam illius vel illorum qui delinquerint. Hoc autem vobis expresse mandamus quod nullo modo toto tempore quo eritis vel consul vel massarius recte vel per indirectum participetis in cabellis capbe nec etiam college vestri, sub pena florenorum quingentorum apposita in regulis et qualibet alia grauiore a quolibet delinquente seu suis fidejussoribus arbitrio nostro exigenda, volumusque quod in omnibus sindicamentis ANNO 1472 ( 864 ) de cetero faciendis flat de hoc inquisitio et delinquentes puniantur ut supra. Sunt ut scitis in partibus illis soldaia et cimbalum oppida nobilissima et quorum conseruatio in se quodammodo continere videtur salutem caphe. Propter quod oneramus vos ut tempore regiminis vestri juxta consuetudinem mittatis aliquando unum ex massarijs ad reuidendum ipsa oppida et reformandum ac reparandum in eis quicquid utile aut necessarium videretur, prouideatisque quod debitis temporibus flant solutiones consulibus castellanis ac socijs custodie illorum oppidorum presidentibus. in quorum sociorum satisfactione ita oculos aperiatis quod propter auaritiam consulum seu aliorum fraudari aut opprimi non possint. Et quia dicitur multos superfluos sumptus qui fleri consueuerunt quando renidentur dicta oppida moderari posse, oneramus vos omnem ejusmodi sumptuum moderationem faciatis, et si necessarium esse intelligetis volumus intra castra utriusque oppidi deportari faciatis eam quantitatem balistarum et aliarum munitionum per nos illuc transmissarum que sufficere vobis videbitur. Et quoniam videbitis per literas nostras vestris precessoribus scriptas et in eorum instructionibus multa per nos seu precessores nostros ordinata pro utilitate dictarum terrarum nostrarum maris pontici. oneramus vos ut diligenter inspiciatis ipsas literas ac instructiones, et quantum ad vos pertinebit studeatis quod commissiones nostre ob-seruentur et nihil per vos aut alios omittatur quod a nobis seu precessoribus nostris in dictis literis et instructionibus commissum et ordinatum fuerit. Super omnia autem volumus et expresse vobis jubemus ut omnes cogitationes vestras conuertatis ad exdebitandam quanto celerius fleri poterit massariam caphe et attenuandos sumptus ejus et crebro mittatis nobis rationem introitus et exitus illius massarie cujuslibet anni, in qua declarata sint pretia cabellarum cuju'libet anni. Sed in omnem euentum ultra predicta non desit quod quilibet consul singulis annis perfectis suis sindicamentis ad nos afferat seu mittat copiam libri massarie solidati pro toto eo tempore quo steterit in consulatu, et hoc sub pena fiorenorum quingentorum a quolibet consule qui non attulerit vel miserit nobis dictam copiam irremissibiliter exigendorum. De qua quidem ordinatione nostra volumus reliquis collegis vestris, quos ibidem inuenietis. notitiam faciatis ne possint de ea ignorantiam pretendere. ( 865 ) DOCUMENTI Hoc autem in quacumque parte presentis instructionis declaratum esse intelligatis quod nullo casu vel euentu faciatis seu fleri patiamini. quantum in vobis erit, ullum sumptum qui quouis modo producere possit nouum onus his eomperis. seu ex quo necessarium foret nobis aut comperis aliquam summam pecuniarum exhursare sub qualibet grauissima pena arbitrio nostro taxanda et a vestris fidejussoribus exigenda. Et quoniam, ut scitis, hactenus passi sumus redditus omnes his comperis in urbe illa assignatos conuerti in necessitates illius massarie et insuper pro defensione illius ciuitatis ingentes et prope innumerabiles pecuniarum summas erogauimus. et ut scitis non exiguam quantitatem expendimus in prouisionibus illis quas in dei nomine ad urbem illam transmisimus, equissimum nobis videtur vosque exixe oneramus ut deinceps omni arte et ingenio studeatis attenuare sumptus et exdebitare massariam eamque reducere, ut si non omnes at saltem partem aliquam dictorum reddituum nostrorum intactam reseruare possit, ut quemadmodum tempore necessitatis pro subuentione illius urbis usque ad sanguinem erogauimus. ita nunc tempore felicitatis saltem pars aliqua reddituum comperarum tot oneribus ut scitis grauatarum reseruetur. Circa que ita vos habete quod merito diligentiam et affectum vestrum erga comperas commendare possimus. Volumus etiam et vobis expresse jubemus quod nullo modo permittatis comperas illius ciuitatis aliter grauari quam superioribus annis grauate fuerint, detestamusque et omnino prohibemus ullam nouorum locorum institutionem, mandantes vobis ut nequaquam patiamini tempore regiminis vestri ullam fleri deliberationem instituendi noua loca nec etiam accipiendi alios locorum prouentus quam eos qui superioribus annis intercipi consueuerunt. animaduertatisque quod propter vanos timores non fiant ita facile sumptus superflui ut aliquando eos factos fuisse inuenietis. Quantum vero ad numerum stipendiatorum pertinet (') contenti sumus quod juxta formam litterarum quas nunc scribimus consuli et massarijs disponatur et obseruetur retineri possint usque in numerum ducentorum, onerantes vos et collegas vestros ut. quamprimum deo duce capham perueneritis. diligenter simul cum vestris collegis reui-deatis stipendiatos ipsos eosque reducatis ad dictum numerum, cas- (') Questo articolo dopo le due prime righe è stato cancellato nel Registro. ANNO 1472 ( 866 ) sando inutiliores et prouidendo quod eorum aliquis percipere non possit ultra stipendium summi mensualis. exceptis illis quibus propter vel majorum peritiam vel aptitudinem litere per nos de majore stipendio facte fuissent. Et in omnem casum singulo mense eorum monstram per vos fieri volumus et copias ejusmodi monstrarum nobis sepenumero transmitti. Dicitur precessores vestros negligentes fuisse in faciendo exigi terratica quedam obbligata massarie et insuper debitores tam massarie quam ofliciij prouisionis et milij superioribus annis venditi propter inopiam victualium qua tunc ciuitas illa laborabat. Ob id igitur oneramus nos ut circa inquisitionem et executionem predictorum eam diligentiam adhibeatis ex qua merito vos commendare possimus. Solutionem tributi regis tureorum volumus fieri et extrahi per eas formas per quas facta et recuperata fuit annis superioribus, onerantes vos ut diligenter animaduertatis quod massaria occasione ipsius tributi ullo nouo onere grauari non possit. Electionem vero illius qui annuatim perferat tributum ipsum fieri volumus in capha more solito et tempestiue. et ad id munus eligi posse declaramus vel ciuem vel burgensem indifferenter, dummodo eligatur persona idonea et fidelis ex melioribus qui ibi inueniantur et que fidejussionem prestet saltem de ducatis mille de bene et legaliter exercendo etc. et cui nolumus solui ex peounijs massarie nisi asperos sex milia tantummodo ex asperis octo milibus solui consuetis, prout in literis nostris precessoribus vestris scriptis declarauimus. Volumus etiam hec duo non modo obseruetis sed etiam in volumine regularum addi faciatis. Primum est quod sempercumque legentur condemnationes presens sit scriba cartularij massarie et eas annotare teneatur in ipso cartulario intra horas viginti quatuor sub pena summorum decem usque in viginti quinque pro singulo et singula vice, que pene exigi debeant per massarios et officium monete. Secundum est quod nulle expense fieri possint in palatio aut extra nisi prius sub calculorum judicio et secundum formam regularum deliberate fuerint, et postea nullus ejusmodi snmptus factus in palatio ex eo extrahi possit aut conuerti in aliquem usum prillatimi. Xullas^immunitates volumus concedi posse in ciuitate caphe sine mandato nostro. Et si aliqua urgens necessitas superueniret propter quam utile aut necessarium videretur aliquam ejusmodi concessionem immunitatis sine dilatione facere, eo casu volumus, possitis assentiri ( 867 ) DOCUMENTI ut talis immunitas concedatur, dummodo in ea apponatur condictio quod non valeat nec teneat nisi fuerit a nobis comprobata intra terminum idoneum per vos declarandum. Ut credimus vos non ignorare, sunt in mari illo pontico inter ceteras lie tres dominationes quarum subditi magnum commercium habent cum populis caphensibus et reliquis dictioni nostre subjectis, videlicet dominus imperator tartarorura. dominus tedori et fratres ejus •ac dominus siue comunitas mocastri. Propter quod volumus ac vos majorem in modum oneramus ut omnibus artibus ac formis studeatis cum ipsis omnibus pacifice et quiete viuere omnesque discordiarum et scandalorum occasiones euitare. Quemadmodum enim intelligitis. ni-m:s periculosum nobis videtur cum aliqua ipsarum dominationum hoc tempore armis certare propter formidabilem potentiam domini regis tureorum. Et ob id ne ulla causa vobis relinquatur propter quam i nter vos et ipsos discordia oriri possit, notificamus vobis quod jam pridem generalis suspensio facta est omnium reprehensaliarum alicui januensi aut subdito nostro contra quosuis in mari illo concessarum usque ad beneplacitum nostrum, quam suspensionem volumus per vos et alios omnino seruari donec aliam a nobis super ea re commissionem habueritis. Et tamen volumus quod citra concessionem seu relaxationem exeeutionis reprehensaliarum reliquos omnes fauores pre-beatis omnibus et singulis nostris damnificatis tam verbis quam literis et hortationibus, quoniam intentio nostra est nequaquam negligere sed potius per aliquod tempus suspensa tenere jura ciuium et subditorum nostrorum. Et quod superius vobis commisimus de tribus dominationibus predictis. idem vobis committimus de alijs dominationibus illius maris pontici. cum quibus omnibus volumus studeatis pacifice viuere et omnes scandalorum occasiones euitare. Quantum pertinet ad dictum dominum imperatorem tartarorum. ipse et nostri in capha residentes experimento cognouerunt quam utile sit utrique parti amice viuere. Ex quo studete mutuam amicitiam quotidie augere, et nullo modo cum ipso aut alijs urbem illam obij-cite bellorum periculis, nisi manifestissima et urgentissima necessitas ad id vos impelleret. Imo quamprimum deo duce capham perueneritis. nostro nomine eas exhortationes et oblationes apud ipsum dominum imperatorem et alias predictas dominationes fieri facite, quas ad conseruandam et augendam mutuam cum eis beniuolentiam utiloS fore judicabitis,- et literas quas eidem domino imperatori scribimus ANNO 1472 ( 868 ) presentari tacite et conuenientibus verbis dominationi sue persuadere quam et nos et vos super omnia optamus mutuam beniuolentiam conseruare et in dies augere. Pari modo volumus vos habeatis erga dominum tedori et fratres ejus, quem dominum inuenietis preter consuetudinem superiorum temporum capham personaliter se transtulisse et cum nostris veram amicitiam contraxisse, quam volumus in dies non solum conseruare sed etiam quantum in vobis erit augere studeatis, quod et ipsum pro parte sua etiam curaturum speramus, quoniam mutua et sincera inter caphenses et ipsum beniuolentia non minorem magniflcentie sue quam nostris utilitatem paritura est. Verum quoniam significatum nobis est esse quosdam in capha qui contra formam regularum colligunt vectigal imperatoris tartarorum. quod caulucum nominatur, esse preterea nonnullos alios qui prouisiones pecuniarias aliquando perceperunt ab ipso imperatore tartarorum seu domino tedori vel fratribus ejus, et propter ejusmodi turpem questum multa ipsis dominis significarunt in graue damnum et perniciem illius ciuitatis. et obliti dei et proprij honoris et honestatis patriam prodiderunt, volumus ac vobis expresse committimus ut quamprimum in capha deo duce perueneritis simul cum consule et reliquo massario diligentissimam inquisitionem faciatis do omnibus qui circa predicta quomodolibet deliquerunt ipsosque seuere puniatis in omnibus et per omnia juxta dispositionem regularum, jubentes ac declarantes quod si virtute regularum major pena apposita non est illis qui dictas pecuniarias prouisiones percipiunt, eos saltem compellatis ad soluendum massarie tantum quantum omni tempore percepcrunt ex dictis prouisionibus. et si vobis ac dicto consuli et reliquo massario utile videbitur, magis formidabiles penas de cetero statuatis illis qui in predictis post constitutiones vestras delinquere presument. et non omittendo punitiones, notificate nobis nomina .eorum quos in predictis deliquisse inuenietis. Dictum fuit aliquando quod caualerij presumunt ministrare justitiam in tab?rnis et capitaneus bazalis se immiscere in multis ei prb-hibitis virtute regularum. Propter quod oneramus vos ut diligenter animaduertatis quod predicti similia committere non possint, vosque et consul ac reliquus massarius prouideatis quod pro similibus excessibus puniantur tam pro preterito tempore quam pro futuro secundum formam regularum per sindicatores ad quos pertinet, cogatisque re- ( 869 ) DOCUMENTI medijs opportunis eosdem sindicatores ad faciendas diligentes inquisitiones et punitiones contra ejusmodi delinquentes. Dabimus vobis literas hortationum dirigendas consuli massarijs antianis officialibus monete ac Campanie et consilio caphe. quas volumus reddatis et legi faciatis illis quibus dirigentur quam primum fueritis in capha. et pro prudentia vestra apud omnes utamini his verbis que. ut in principio diximus, ad augendam spem bonorum et comprimendam audaciam malorum pertineant. Dabimus etiam vobis formam alphabeti zifrati sub qua nobis scribere poteritis ea omnia quorum manifestatio rebus nostris obesse posset. onerantes \os ut tam itinere terrestri quam marittimo per omnem possibilem forrnan semper nobis scribatis ac replicetis statum illarum rerum vel quecumqua fuerint cognitione nostra digna, ita quidem ordinate ut merito diligentiam vestram in scribendo commendare possimus, de quo magis enixe vos oneramus, quoniam aliquando longo tempore a consule et massarijs caphe aduisatio-nes opportunas non habemus, et litere quas ab eis accipimus continent quod per alias suas abunde scripserunt que aliquando ad nos non perferuntur. Ex quo necessarium est mittatis literas duplicatas triplicatas et multiplicatas, ne desit quod alique earum a ! nos per-ueniant. Dicitur per quosdam consules qui retroactis temporibus sindicati fuerunt allegatas fuisse in electione suorum sindicatorum tot suspiciones quod ad eorum sindicamentum electi fuerunt ij quos ipsimet consules desiderabant, et dimissi illi qui ejusmodi sindicamenta recte et incorrupte fecissent, que eorum malitia quam detestabilis sit et contra bonos mores ac mentem illorum qui regulas condiderunt, manifeste intelligi potest. Propter quod volumus et mandamus quod de cetero propter allegationem suspicionum nequaquam aliquis omittatur, nisi forsitan virtute regularum expresse omitti deberet. Quem articulum volumus de cetero et a vobis et a successoribus vestris inuio-labiliter obseruari et in volumine regularum registrari. Inuenietis opus cisterne, ut audiuimus. quasi perfectum et pari modo opus murorum, et tamen oneramus vos ut circa ipsa digna et laudabilia opera perflci curetis quicquid imperfectum remaneret, ita quidem ut nobilis illa ciuitas quemadmodum munitissima erit nouorum me-nium constructione ita aquarum multitudine abundet. Pari modo volumus quamprimum capham perueneritis ordinatum ANNO 1472 ( 870 ) inuentarium armorum et munitionum publicarum ibidem existentium (ieri faciatis et ejus copiam per diuorsas vias nobis transmitti. Et quoniam audiuimus multas ex ipsis munitionibus per nos hinc transmissas et que ingentes pecuniarum summas constiterunt, partim deperditas partim furto subtractas fuisse et in priuatos usus conuersas propter vel negligentiam vel malitiam illorum qui earum gubernationi profuerunt, volumus et expresse'committimus consuli et vobis ac reliquo massario ut de predictis diligentissimas inquisitiones faciatis et seuere puniatis quoscumque in predictis deliquisse inuenietis tam propter malitiam quam propter negligentiam. ad exemplum aliorum. Laudamus quod prouideatis ne lumen tempore nocturno teneri possit in aliquo cauarcera contra formam regularum, nisi forsitan alicui per nostros precessores licentiam concessam fuisse inueniretis. quo casu ejusmodi licentiam seruari volumus, ut equum est. Non exiguum onus datum fuit aliquibus ex consulibus annorum pre-teritorum qui contra formam regularum sepenumero accesserunt ad conuiuia ad balnea ad commessationes et in choreis cantibus et similibus. que potius conueniunt leuibus hominibus quam rectoribus, se so immiscuerunt, que profecto leuitates non exiguum dedecus et nobis et ipsis pepererunt. Propter quod oneramus vos ut. si gratiam nostram caram habetis, ab ejusmodi leuitatibus abstineatis et ita vos contineatis quod mores vestri pariant vobis augmentum venerationis et honoris et non contemptum seu diminutionem fame nostro et vestre. declarantes tamen quod possitis accedere ad festa solemnia. non obstantibus predictis. juxta probatam consuetudinem, habendo vos semper moderate prout honori nostro ac vestro conuenire judicabitis. j\ullas dedimus instructiones consulibus et castellanis soldaie et cimbali. judicantes longe melius ipsos instrui posse in capha de omnibus his que fuerint necessaria, quam a nobis. Propter quod oneramus vos ut quamprimum fueritis in capha. curetis quod consul et vos ct reliquus massarius ipsos instruatis expeoienter et eisdem commissiones illas tradatis quas utiles et necessarias fore intelligetis. IIoc autem tam in principio et medio quam in flne dictum repeti-tumque esse intelligatis. quamplurimum semper consideretis ac studeatis omnes illa> prouisiones facere ex quibus ciuitas caphensis omni tempoie mictualibus abundet, quod ad recuperandam et conseruandam solitam frequentiam populi super omnia utile ac necessarium esse judicamus. ( 871 ) DOCUMENTI Relatum nobis est quosdam ex officialibus, quibus, ut scitis, officia gratis conferuntur, ausos esse officia sibi collata vendere, quod quia virtute regularum et constitutionum harum comperarum prohibitum est. nolumus ejusmodi errorem impunitum preteriri. Propter quod committimus consuli vobis ac reliquo massario et successoribus vestris in officio, ut eos omnes et singulos qui ejusmodi errorem commiserunt. et deinceps committere presumerent. seuere puniatis ad exemplum aliorum. In qua punitione non desit quod tantum per quemlibet eorum soluatur massarie quantum habuisset ex venditione ejusdem officij. denunciando vobis et alijs ut supra quod, si in predictis negli-gentes fueritis, ejusmodi penas a vobis et vestris fidejussoribus exigemus. Mandantes vobis ut hunc articulum registrari faciatis in regulis, ne quispiam possit de eo ignorantiam pretendere. Et tamen etiam decernimus ac declaramus quod non liceat alicui qui officium aliquod emerit, illud exercere. Posteaquam in dei nomine saluus capham perueneritis committimus vobis saltem intra dies octo monstram faciatis cum diligentia omnibus stipendiatis caphe intra palatium et non extra, ne forsitan exiguitas numeri eorum fauorem rerum nostrarum minueret, et copiam dicte monstre, in qua declarata sint nomina et cognomina omnium ipsorum stipendiatorum, subscriptam manu notarij publici, volumus nobis mittatis per diuersas formas duplicatam vel triplicatara, ne desit unam eorum habeamus. Pari modo volumus intra dictum terminum dierum octo reuideatis an in principio libri massarie caphe scripte sint deliberationes quas in principio ipsius libri precessores nostri scribi mandauerunt. et si scripte non essent, eas in principio dicti libri scribi faciatis. Insuper quoniam significatum nobis est esse quosdam in illa ciuitate maliuolos rixosos et seminatores litium scandalorum et aliorum malorum, quos multi illarum rerum periti laudarent expelli ex urbe illa, oneramus vos ut caute sumere curetis instructiones veras de hujusmodi hominibus male condictionis, et rebus bene intellectis significetis nobis eorum nomina et in quibus excessibus quilibet eorum delinquere presumit. et an laudaretis eos expelli aut aliter puniri ad exemplum aliorum. Calumniatus fuit aliquando referendus dominus episcopus caphensis quod in matrimonijs et alijs causis ad grecos et armenos pertinentibus contra probatam consuetudinem et constitutiones caphe se im-Soc. Lig. St. Patr. Voi. VII. Par. I. Fase. III. 56 ANNO 1472 ( 872 ) miscet. Propter quod oneramus vos. modeste tamen, ei persuadeatis quod in causis ejusmodi hereticorum se non intromittat. In reliquis vero ei debitos honores habeatis et ab alijs haberi faciatis ut equura est. Ut oretenus vobis diximus molesta nobis est audacia aliquorum bur-gensium male compositorum. Propter quod oneramus vos atque insuper collegas vestros, quibus commissionem hanc comunem esse decernimus. ut assidue cogitetis in adhibendo dietim rebus omnibus illa remedia que ad comprimendam malorum audaciam et augendam bonorum spem, conseruandamque et augendam eorum deuotionem et rectum affectum prudentijs vestris pertinere videbuntur, et hoc seruata semper prudenti circumspectione et conuenienti moderatione ad eui-tanda pericula scandalorum. Et quoniam audiuimus multos ex burgensibus ibidem oriundis esse bene compositos et erga utilitatem ac quietem ciuitatis venerationemque status nostri recte affectos, oneramus vos ut prouideatis quod debita portio honorum ac fauorum ciuitatis ejusmodi viris bene compositis conferatur, ita quidem ut palam intelligi possit eos et nobis et vobis caros esse, ut equum est. Delata nobis est querela quod cum scribe curie illius urbig teneantur exercere scribaniam officij sancti antonij. raro tamen vel nunquam aliquis eorum accedit ad exercitium ipsius scribanie. Propter quod volumus ipsos moneatis ut assidue et diligenter unus saltem eorum pro vicissitudine assistat exercitio dicte scribanie officij sancti antonij. sub pena asperorum quinquaginta ab ipsis scribis curie irre-missibiliter exigenda singula vice qua unus saltem eorum non accesserit diebus ordinatis et steterit ad exercitium dicte scribanie. de quibus penis fleri debeant statim debitores in libro massarie ut retineri possint ex suis salarijs. Animaduertatisque quod non accipiant ipsi scribe in exercitio scribanie ejusdem officij sancti antonij nisi ea tantummodo emolumenta et solutiones quas retroactis temporibus ex probata consuetudine percipere consueuerunt. Memoratum fuit per nonnullos quod utile esset diruere turres et muros cujusdam loci non habitati qui nominatur iherezonda. alij autem potius laudarent dirui locum qui nominatur lo vosporo. et hoc ne turchi aliquem ipsorum locorum occuparent. Propter quod volumus ut simul cum collegis vestris et alij,s rerum illarum peritis ejusmodi memorationes mature consuletis et super eis deliberetis secundum et prout prudentijs vestris utilius videbitur. Pari modo volumus quod si dicto consuli ac reliquo massario an- l ir > o i c i $ U lo f r n l S" •*r» 02 W, o-o è d L r -tr '*n. O 3 m ~tir /\> >v- IhV 'V-^7 ’V^Lcx!^ ^"tvUvVg OC~ cXXT 'pC/1 * cb- rw>x • nvx- rm*jT|'j>7/A‘' CVT»2-dU àAxcCu*- CZ\ ~2- U1 n. , ^olcUcvcu- Voteli JyjSh axjlyy ChUf-iy ■ A?\cnlw> ■ ^rvév^i? ■ ^ w n 1 I --o 'Tn&idfo-TL- T^l-wia^octt/1 • b- LXcCb?JH . 2> ■ ^oaxj-cwi . (^ivmAtlq caftyi1- 'NOottrn-7 ^ cuimvn j\>biLy 2t/i'n4i—-, / • n WH'n ^jvliwtvv . 0">rj vti— . c^V,) > tn 4/7 1- v c7*^^Jvt? ^ ? ’ 'IV* *1 . > t-wc/v- 9 r i ( 873 ) DOCUMENTI tianisque et officio monete utile videbitur, ordinetis quod deinceps seruientes caualerij conducantur et eorum stipendij solutio flat per officium monete. Molestissime ferimus quod cum multoties commiserimus nobis transmitti taxationes mensis xm cujuslibet officialis et rationes ordinatas omnium pecuniarum que ex ejusmodi taxationibus exacte fuerunt, hactenus tamen precessores vestri parere neglexerint. Propter quod intendentes ejusmodi eorum inobedientiam nequaquam impunitam preterire. committimus vobis expresse ut sub qualibet graui pena quamprimum fueritis in capha dictas rationes per diuersas vias nobis transmittatis, ut non desit alique earum ad nos salue perferantur. Ceterum affirmatum nobis est episcopum grecorum nouissime defunctum aliquando tentasse simul cum alijs grecis assessoribus secum deputatis justitiam ministrare inter grecos. quem abusum tamquam damnosum et honori status nostri non conuenientem. omnino reprobamus (l). DOCUMENTO MXXXII. Ordini ed istruzioni al console e massari pel buon governo della colonia. 1472, 4 8 giugno (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 97) Protectores ete. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus capile, dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri, accepimus diuersis vijs multas literas ejusdem tenoris, et etiam alias particulariter scriptas per vos jofredum. in quibus, videlicet in vestris communibus ultima additio facta videtur die xx decembris, in alijs vero vestri jofredi etiam facta apparet (’) Annessa a questo istruzioni è la cifra che qui alleghiamo per fac-simile; e sul tergo della quale si legge: Zi fra cum antonioto de cabclla designato consule capile. ANNO I472 ( 874 ) ultimate additio die v ejusdem decembris proxime preteriti. Commendantes igitur diligentiam vestram in scribendo, surumatim respondebimus partibus illis que responsionem exigere nobis vise sunt. Primum videlicet quantum pertinet ad ordinationes per vos factas contra machinantes cabillas in venditionibus cabellarum. approbamus quod, ut scripsistis, cabillantes teneantur soluere massarie omnia partita que inter se dedissent et ultra decem pro centanario superaddenda pretio cujuslibet cabelle in cujus venditione facta fuisset ca-billa et quod dimidia ejusmodi penarum assignari debeat accusatori et alia dimidia massarie. consulque et massarij presentes et futuri teneantur executionem facere de predictis sub pena soluendi tantum-dem de proprijs stipendijs. prout latius decretum et ordinatum ibi fuisse scripsistis. Pari modo approbamus quod composueritis damna illa illata nostris per jurgianos potius via impositionis drictus super mercibus jurgia-norum quam via reprehensaliarum que solent plerumque periculosa scandala generare. Idem dicimus de legato per vos misso ad lilium illius domini bendiani. cum quo et alijs utile nobis videtur studeatis potius res componere quam ad scandala deuenire. nisi urgens necessitas ad id vos impellat. Memorationem per vos factam quod unus ex quatuor scribis curie deputetur ad cancellariam et ad scribendos processus criminales et ad residendum in palatio examinauimus cum peritis illarum rerum, qui non approbant presertim residentiam scribe in palatio nec etiam reliqua per nos memorata, nisi forsitan flerent de voluntate omnium scribarum curie. Studebimus in electione nouorum scribarum eligere ex magis idoneis qui inmniantur et velint eas scribanias acceptare, molestumque nobis est non potuerimus approbare collationem per vos factam de scribania locorum francisco de pastino, quem testimonio vestro et aliorum nobis constat admodum idoneum esse et bene ac legaliter hactenus se habuisse, quoniam precessoribus nostris et nobis visum est antequam de collatione per vos facta notitiam haberemus scribaniam ipsorum locorum conferre iterum magistro. Constantio propter legitimas rationes quas alio tempore latius vobis declarari poterunt. Interim tamen si processus criminales ordinate non scribuntur, ejusmodi culpa precipue in vos reijcienda est qui et potestis et debetis scribas et alios compellere ad faciendum legaliter ac diligenter ea que officio uniuscujusque eorum incumbunt. ( 875 ) DOCUMENTI Studebimus ut laudastis magistros anterami inquirere et ad vos mittere. Circa scribaniam massarie cognito quod thomas carrega jeronimi iterum in chio esse dicitur, et successor ejus dixit se non posse discedere ante principium anni proximi, decr- uimus scribaniam ipsam conferre alicui scribe idoneo, sub hac lege quod teneatur omnino hinc discedere saltem intra kalendas septembris proximi et sine mora alicubi facienda ad vos venire, declarabiturque in literis ejus quod si inueniet in capha ipsum thomam carregam succedere debeat eidem thome statim linito ejus tempore. Si vero eundem thomam non inue-niret in capha. eo casu statim admitti debeat ad ipsam scribaniam et tempore suo exgrcere prius quam admittatur dictus thomas carrega. quem in omnem casum nolumus admitti ad ipsam scribaniam nisi veniat ad vos ante festum natiuitatis domini proximum. Declarantes quod si forsitan post eum terminum veniret ad vos. nolumus ipsum admitti permittatis ad ipsam scribaniam non obstantibus literis sibi concessis, quas eo casu reuocamus et pro reuocatis haberi volumus. Cartularia massarie nondum accepimus. Bullas nouarum indulgentiarum requiri fecimus ad subsidium illius ciuitatis. nobisque responsum fuit solemniter decretum fuisse in curia romana quod alique indulgentiorum bulle concedi non possint nisi postquam lapsus fuerit annus jubilei proximi, qui erit M.cccc.Lxxquintus. De balistis quinquaginta alsarij studebimus vobis prouideri facere ut laudastis. Miramur quod, ut audiuimus. non procedatis contra illos qui commercium habent cum domino imperatore tartarorum et ejus proceribus. seu qui ab eis percipiunt aliquas prouisiones aut utilitates. Quoniam ex regulis ^et decretis postea factis, ut in instructionibus cujuslibet vestrum continetur, ejusmodi commercia omnibus prohibita sunt sub grauibus penis, onerkmusque unumquemque vestrum ut circa inquisitionem et punitionem ejusmodi hominum qui propter priuatas utilitates patriam prodere non erubescunt seuere procedatis. Propter quod iterum atque iterum monemus oneramusque vos. id etiam vobis expresse jubentes, ut contra ejusmodi perditos homines, qui parricide nominari merentur, seuere procedatis sub qualibet graui pena a vobis ac vestris fidejussoribus irremissibiliter arbitrio nostro et successorum nostrorum in officio exigenda, si forsitan in predictis negligentes fueritis. ANNO 1472 ( 876 ) Mirum nobis visum est et molestum fuit quod vos consul assensum prebueritis saluoconductui requisito per babilanum adurnum et socios propinquos gregorij de pinu, sub promissionibus contentis in instrumento cujus copiam nobis transmisistis. Nam. ut scripserunt vobis precessores nostri, detestabile facinus per eum et socios commissum tale visum est ut deceret vos contra ejusmodi delinquentes omnia juris remedia quantumcumque seuera potius experiri quam ad ullum tractatum ejusmodi compositionum seu saluiconductus aures prebere. Verum quoniam preterita facilius reprehendi quam corrigi possunt, noluimus, si fides publica ei prestita est. illam quouis modo violari aut infringi. Et quoniam inter cetera contenta iu dicto instrumento conuentum fuisse videtur quod dictus gregorius ante lcalendas maij proxime preteriti ex capha discedere obligatus esset et deinde ad nos venire, volumus quod si forsitan tempore receptionis harum lite-rarum propter aliquam prorogationem per vos factam aut aliam causam nondum ex capha discessisset, statim visis presentibus eidem precipiatis ut sub pena fidejussionum per eum prestitarum sine mora inde discedat et ad nos veniat, et tamen in omnem casum volumus interea prosequamini processum contra eum per vos inceptum usque ad diffinitiuam sententiam et plenariam ejus executionem inclusiue. nisi forsitan ex saluoconductu eidem concesso juste contra ipsum gre-gorium venientem ad nos interea ad ulteriora procedi non posset. Committentes vobis ut. siue ad ulteriora per vos procedi poterit siue virtute saluiconductus supersedendum fuerit, mittatis nobis copiam inquisitionis et totius processus eatenus contra ipsum agitati, nobis-que significetis quicquid feceritis et facere intendatis contra ipsum, ut rebus omnibus plene cognitis maturius in causa deliberare possimus. Intelleximus quod commiseratis in chio ut summula illa pecuniarum recuperatarum ex indulgentia, conuerteretur in stagno, quod pro fabricandis bombardis inde ad vos mitteretur. Nos ante receptionem vestrarum scripseramus quod pecunie ipse nobis per cambium mitterentur. Si igitur commissionem vestram executi fuerint non oportebit aliud in re ipsa per nos fieri, si vero pecunias per cambium nobis mittent, eas etiam via cambij vobis remittemus ut illas in dictum opus bombardarum conuertere possitis. Visum nobis est quod vos et alij precessores vestri hactenus perfuderitis nimis abundanter in fabricatione murorum et turrium pecunias massarie. que. ut intelligitis. graui onere debiti ac ihuuimen- ( 877 ) DOCUMENTI torum depressa est. Propter quod quandoquidem laboreria ad defensionem necessaria jam perfecta esse dicuntur, et judicio omnium multo minus solito impresentiarum conatus tureorum formidare debetis. decet vos ad memoriam reuocare necessitatem ipsius massarie. et in ejus subleuationem. a qua pendet illius ciuitatis salus, cogitationes vestras conuertere manusque retrahere ab omnibus expensis ad quas urgens necessitas vos non compellat. Sed quantum pertinet ad nouas fabricationes murorum aut turrium nolumus patiamini quod ex pecunijs massarie ullo modo erogetur annuatim in ejusmodi opera ultra quantitatem summorum caphe centum et quinquaginta, studea-tisque etiam multo minorem summam ex ipsis massarie pecunijs singulis annis expendere in ejusmodi laboreria si. ut confidimus, persone priuate illis contribuent et solite populorum angarie opus ipsum juuabunt. Miramur quod scriptum fuerit vos consulem noluisse procedere contra ehristoferum de alegro et antonium adurnum. qui dicuntur temeraria presumptione insultum fecisse cum armis apud palatium contra stephanum de parma, idque euenire quoniam dicatur ejusmodi delictum commissum fuisse tempore alaoni de auria et non conuenire quod consul processus faciat de delictis commissis alio tempore quam suo. que excusatio nobis absurdissima visa est. Propter quod volumus ac vobis et successoribus vestris in officio expresse jubemus ut. sub qualibet graui pena arbitrio nostro taxanda et exigenda, inquisitiones processusque et punitiones faciatis de quibuscumque delictis quouis tempore commissis de quibus antea facta non fuisset debita punitio. Ut detur vicissitudo, in dei nomine elegimus nouos officiales monete quatuor nobiles et egregios viros inferius nominatos, quos volumus statim visis presentibus acceptare faciatis ipsosque exhorte-mini ut. quemadmodum confidimus, studeant satisfacere bone spei et opinioni quam de quolibet eorum habuimus, videlicet cyprianum de viualdis. nicolaum de turrilia notarium, julianum de flisco et bartho- lomeum de sancto ambrosio. Ceterum eonsyderantes quod, ut diximus, multo minus solito formidare potestis conatus tureorum, oneramus vos ut si intellexeritis moderationem infrascriptam fieri posse siùe manifesto periculo, in dei nomine reducatis ad numerum centum et quinquaginta, prout erat ante quam ultimate propter minas regis tureorum numerum ipsorum stipendiatorum auxistis usque ad ducentos, vel saltem si judicaretis ANNO -1472 ( 878 ) / tantam diminutionem periculosam esse minorem moderationem faciatis, eam videlicet que sine periculo videbitur discretionibus vestris fleri posse. Ita quidem ut numerus ipsorum stipendiatorum tempore periculoso non excedat ducentos, et si ut diximus vobis videbitur diminui posse sine manifesto periculo reducatur ad centum et quinquaginta vel paulo plures non excedendo ducentos, secundum et prout conue-nienter fleri posse judicaueritis. onerantes vos ut in omnem casum prouideatis quod stipendiati ipsi utiles sint et idonei ac stipendium promereantur. Circa quorum executionem decet vos plurimum cogitare quantum utile sit sumptus massarie. tantum indebitate et tanto onere ihuuimentorum depresse, attenuare. Data janue mcccclxxii die xviii junij. DOCUMENTO MXXXIII. Lettera di complimento all’imperatore Mengli-Kerai. 1472, 18 giugno (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 100 ) > Serenissimo et potentissimo principi et domino, domino melicharey imperatori tartarorum etc. dignissimo. Serenissimo e potentissimo principe e segnore. tante sono le buone relatione hauemo continuamenti da tuti li consoli et officiali nostri de la cita de capha scriueno e ritornano da quelle parte, che la benignità de la segnoria vostra ogni jorno più e acceisa circa la amplitudine de quella benedicta cita de capha. che se reputiamo obligatissimi a la mostra segnoria e quella preghiamo se degne perseuerare in lo amore sincero e boni tractamenti ha facto fin a chi a li nostri de li quali ghe seguirà semper honore e gloria corno ghe seguito fin a chi. Et noi commettiamo a li nostri de capha che in tuti li lor bisogni ricorrano fiducialmenti a la vostra segnoria e quella honoreno semper et se sforzeno cum tuto lo suo ingenio adoperarse in tute ( 879 ) documenti quelle cose pertegneno a lo stato de vostra segnoria. a la clementia de la quale offeriamo semper et arricomandiamo noi e la dieta cita de capha et ogni cosa nostra. Data janue mcccclxxii die xvm junij. Pro gloria dominationis vestre semper parati Protectores comperarum sancti georgij communis janue etc. DOCUMENTO MXXXIV. Decreto di riamissione allo stipendio a favore di Oberto Vignale, a condizione ne sia degno. 4472, 18 giugno (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) ( fol. 100 ) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Delata fuit nobis, dilectissimi nostri, querela nomine oberti de vignali sartoris quod cum anno MCCCCLXoctauo in capham accessisset cum literis stipendi] summi mensualis. amotus fuit anno proxime preterito ab ipso stipendio sine ulla sua culpa aut defectu. Et propterea suplicatum ut velimus eum ad ipsum stipendium denuo scribi facere, attento presertim quod vir pauperrimus est et sine eo stipendio non potest ibi se sustentare, nec pecunias habet ex quibus possit sumptibus redeundi supplere. Propter quod volumus ac vobis committimus quod si. ut dicitur, obertus ipse amotus fuit a dicto stipendio sine aliqua sua culpa vel defectu, eo casu compatiamini egestati sue et denuo eum ad stipendium dicti summi mensualis statim visis presentibus scribi faciatis loco unius ex inutilioribus propterea cassandi, ipsumque ad dictum stipendium saltem pro aliquo tempore retineri, ex quo possit aliquas pecunias cumulare conuertendas in sumptus reditus sui si reuerti voluerit. Data janue mcccclxxii die xvm junij. t anno 4472 ( 880 ) DOCUMENTO MXXXV. Breve di Sisto IV a favore di Nicolò di Caffa, eletto vescovo di Fulle, con giurisdizione sui greci di Gaffa e Soldaia. 1172, G luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 217 ) (^1 tergo) Dilectis filijs. nobilibus viris protectoribus comperarum sancti georgij januen. dominis caphe. (Intus) Sixtus episcopus etc. Dilectis Slijs etc. come sopra, salutem etc. Cum nos hodie ecclesie fullen. tunc certo modo vacanti, de persona dilecti filij nicolai de capha electi fullen. nobis et fratribus nostris ob suorum exigentiam meritorum accepta, de dictorum fratrum consilio. auctoritate apostolica prouiderimus. ipsumque illi ac super gre-cos eaphe et soldaie prefecerimus in episcopum et pastorem, prout in nostris inde confectis litteris plenius continetur: Nos eundem ni-colaum electum paterna beneuolentia prosequentes ac cupientes quod ecclesia ipsa fullen. sub ejus felici regimine spiritualiter et temporaliter augeatur, nobilitatem vestram rogamus et hortamur attente, quatenus eundem nicolaum electum et commissam sibi ecclesiam fullen. habentes pro nostra et apostolice sedis reuerentia propensius commendatos. in ampliandis et conseruandis juribus suis sic eos vestri fa-uoris gratia prosequamini quod per vestre beniuolentie'auxilium dictus electus in commisso sibi prefate ecclesie regimine utilius valeat prosperari. vosque proinde consequamini premia felicitatis eterne. Datum rome apud sanctum petrum anno incarnationis dom'inice millesimo quadringentesimo septuagesimo secundo, pridie nonas julij. pontificatus nostri anno primo. A de Montia. L. de Fulgerijs? ( 381 ) DOCU.MENTI DOCUMENTO MXXXVI. Patente di console, massaro e ministrale di Soldaia, data per mesi 26, al nobile Cristoforo Di-Negro, q. Urbano, finito il tompo di Bartolomeo Santambrogio, suo predecessore. 1472, 13 luglio (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 209) Formola, ritenuta e pagamento delle stallie, co-me di solito. Data janue mcccclxxii die xm julij. DOCUMENTO MXXXVII. Patente di castellano dei forti di s. Giorgio e s. Nicolò in Cembalo, data per mesi 26, a Giovanni Spinola q. Gerolamo, finito il tempo del predecessore Giovanni Giambone. U72, 13 agosto (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) ( fol. 210) Formola, ritenuta e pagamento delle stallie, come di solito. Data janue mcccclxxii die xm augusti. ANNO 1472 ( 882 ) DOCUMENTO MXXXVIII. Nuovi ordini e commissioni dei Protettori al console o massari di Caffa. 1472, 15 dicembre (Litterar. off. s. Georg, ann. 1464-1475) ( fol. 100. v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Posteaquam. dilectissimi nostri, scripsimus vobis die xvni junij proxime preteriti ea que tunc ad responsionem vestrarum eatenus acceptarum sufficere nobis visa sunt, reddite fuerunt nobis alie vestre scripte die xvim ejusdem junij cum additionibus sub eis factis die xxui ejusdem mensis, die vi julij. die vii et die vni augusti, quibus inferius respondebimus quantum expediens nobis visum fuit. Sed antequam ad earum responsionem descendamus, significamus vobis quod a multis diebus citra ciuitas dei gratia libera est ab omni contagione et suspicione pestis, que quamquam superioribus mensibus exiguum processum in urbe et in villis fecit, tantum terrorem omnibus injecerat ut multis mensibus omnes fere ciues extra urbem morati sint. Nunc vero liberata ciuitate ut diximus ab omni contagione, omnes intra eam more solito reuersi sunt et diuina fauente clementia ad pristina commercia et negotiationes quisque restitutus esse videtur. Ex quo quiescente ciuitate cum omnibus membris suis sub hoc felici ducali regimine, sperandum est quod in dies res nostre in melius procedent. Veniemus igitur ad responsionem vestrarum. Et imprimis quantum pertinet ad collationem per vos factam francisco de pastino de scri-bania protectorie locorum, respondemus per nos iterum collatam fuisse ipsam scribaniam magistro constantio pro mensibus viginti sex propter legitimas causas, quas si utile esset vobis significare, non dubitamus eam collationem approbaretis et indubie approbabitis quando eas vobis significare deliberabimus. Interim autem laudamus libros reuideri et errores corrigi faciatis ac condemnari eos qui presertim malitiose errasse vel deliquisse inuenientur. et condemnationes exigi ut equum est. ( 883 ) DOCUMENTI Electionem quam propter legitimas rationes vos fecisse scribitis vincentij de dominico interpretis cum annuo salario summorum vigin-tiquinque cum uno famulo et duobus equis et sub conditionibus per vos scriptis approbamus usque ad beneplacitum nostrum et successorum nostrorum in officio. Pari modo, ut per alias vobis scripsimus, laudamus et approbamus decreta et ordinationes factas contra eos qui cabillas faciunt in venditionibus cabellarum. I)e pecunijs recuperatis in cbio ex indulgentia vobis in alij^ nostris. quarum copiam annexam inuenietis. expedienter rescripsimus. Contenti fuimus promittere fratri baptiste fatinanti illos ducatos viginti quinque quos scripsistis per vos ei promissos fuisse. Faciemus de eis eidem fleri solutionem et postea illorum valorem cum alijs expensis quas per nos hic fleri requisiuistis in prouisionibus illius ciai-tatis vobis et officio monete ad soluendum remittemus. Etsi libenter complaceremus semper honestis requisitionibus lodisij de gaspe nobis propter merita ac virtutes suas carissimi, examinata tamen presumptione batiche de gaspe quem, ut scribitis, requirit ab-solui. nolumus ullo modo condemnationem contra eum factam reuo-cetis. ut ceteris continentie prebeat exemplum. Pacem per vos factam cum domino parsabioc domino coparij sub condictionibus per vos scriptis utilem fuisse judicamus. Quemadmodum enim in vestris instructionibus vobis commissum fuit, plurimum laudamus studeatis semper cum omnibus dominationibus et populis illius maris amice viuere et occasiones scandalorum euitare. Et pari modo placeret nobis quod, ut scripsitis. vos sperare pax firmata fuisset cum domino bendiano domino sauastopolis. Non videretur nobis honestum prohibere facultatem protestandi contra consules, dummodo protestationes fiant semper sub debita verborum modestia. Si quis tamen temere presumeret in protestationibus proferre verba dedecus nostrum aut nostrorum officialium concernentia, volumus eum conuenienter puniri, prout videtur consuli honori nostro ac suo conuenire. Plurimum nobis placuerunt ea que scripsistis de exdebitatione locorum xxxxuno. et quod redditus eorum exdebitationi assignati in-seruient deinceps exdebitationi aliorum locorum sexaginta quinque, atque insuper quod exdebitaueritis alia loca sexaginta ultimate imposita. et quod ciuitas illa ita in dies augeatur facultatibus ac numero ANNO 1472 ( 884 ) habitatorum ut sperandum sit quod intra paucos annos exdebitari poterunt loca vetera, quodque antequam illinc discedatis ordinabitis ejusmodi exdebitationes et subleuationem massarie. Circa que nihil aliud impresentiarum dicendum videtur nisi quod vos hortamur one-ramusque ejusmodi utiles cogitationes et ordinationes vestras ita ef-fectualiter exequi curetis ut merito diligentias vestras commendase possimus. Emi faciemus clapas ferri et badilia ac balistas alsarij ut requisi-uistis. eaque omnia vobis transmittere curabimus et eorum consteum ad soluendum mittemus ut scripsistis. Mittemus etiam ut laudastis copiam regularum gazarie et decreti nouissime facti contra assecura-tores. quod decretum volumus et virtute harum literarum decernimus obseruari debere in ciuitate illa, postea quam ejus copiam per nos mittendam receperitis et de ea publicum proclama fleri feceritis, videlicet in contractibus assecurationum qui flent post proclama ut supra ex ordinatione vestra faciendum. De regulis autem gazarie videtur nobis eas obseruari debere non solum in casibus futuris sed etiam preteritis. quemadmodum ibi obseruantur reliqua statuta hujus ciuitatis. Etsi nobis honestum Tideatur et velimus quod in sindicamentis consulum querela cujuslibet persone audiatur et contra eos ^omnibus indifferenter per sindicatores justitia ministretur, conueniens tamen est quod coram sindicatoribus consules sedeant et in palatio ac in loco remoto audiantur et maxima ratio habeatur dignitatis consulatus in qua fuerunt ac debiti honores illis prebeantur. dummodo tamen, ut diximus, sindicatores justitiam ministrent contra eos ad instantiam cujuslibet de eis querelam facientis. Et hunc articulum in regulis regi-strari volumus et deinceps obseruari. Approbamus quod tempore idoneo, et cum quanto minore incommodo ac sumptu massarie poteritis, construi faciatis turrim prope vo-niticham et domum construendam super cisternam, aduertatisque quod constructiones ipse fiant durabiles et tempore quo massaria commodius possit eos sumptus tollerare. Si reuerendus dominus episcopus illius ciuitatis illuc conduci fecerit duos capellanos idoneos, siue fuerint presbiteri siue fratres, illosque continue tenuerit in ecclesia sua et singulis diebus in ea missas ce-lebrauerint. contenti sumus quod pro ipsorum duorum capellanorum sumptu massaria soluat summum unum singulo mense usque ad be- ( 885 ) DOCUMENTI neplacitum nostrum loco unius stipendiati ex inutilioribus, quem eo casu a stipendio amoueri volumus, dummodo ejusmodi capellam isthuc conducantur ex italia vel saltem ex alio loco posito extra jurisdictionem nostram. Examinauimus ea que scripsistis de arrestatione per vos facta bonorum subditorum domini vaiuode et subditorum domini de lo mosco, et profecto mirati sumus quod cum in vestris instructionibus commissum vobis fuerit ut nullam executionem fleri faciatis reprehensa-liarum. quas omnes suspendimus usque ad beneplacitum nostrum, et cum omnibus dominationibus illius maris amice viuere studeatis, perue-neritis ad ejusmodi arrestationes sine licentia nostra, et presertim cum dicatur damna nostris illata, propter que arrestationem fecistis, interuenisse non nuper sed jam annis quatuor proxime preteritis. Propter quod volumus ut nobis quamprimum poteritis ordinate significetis quomodo et quo tempore damna nostris illata fuerunt, et quid in predictis secutum sit. Interim autem honestum nobis videtur quod citra concessionem reprehensaliarum aut ejusmodi arrestationis bonorum, nostris injuriam passis omnes fauores possibiles prebeatis. Periculosum enim videtur nobis ad instantiam priuatarum personarum hoc tempore ad scandala cum aliqua dominatione deuenire. Data janue mcccclxxii die xv decembris. Segue il 'poscritto dei 17 febbraio 1473: Ciuitas etc. che per essere una lunga sequela di "poscritti contenenti ordini e istruzioni spettanti all’ anno prossimo, lo collocheremo sotto la sua data. DOCUMENTO MXXXIX. Confermano la collazione della scrivania della masseria di Caffa a Teramo Ca- stellazzo. 1472, 22 dicembre (Negot. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475 ) ( fol. 207 v. ) Riferito in compendio il disposto nella deliberazione del 16 giugno 1472, apag. 858, riguardo alle condizioni di tale nomina, proseguano : Quam denuo virtute harum literarum approbamus et a vobis ser- ANNO 1472 ( 886 ) nari volumus, reuocantes aliam commissionem vobis datam virtute literarum nostrarum scriptarum die xvm junij in qua continetur quod si dictus thomas non accederet in capham ante festum natiui-tatis domini proximum, eo casu admitti non deberet ulterius ad dictam scribaniam. Quam commissionem ideo reuocauimus quoniam significatum nobis fuit eundem thomam in cluo retentum fuisse et propterea in capham venire non potuisse. Data janue mcccclxxii die xxii decembris. I 3>T ID I c E DELLK MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASC1COI0 Seguito del Codice diplomatico dello Colonie Tauro-Liguri, durante la signoria doli’ Ufficio di s. Giorgio (mccccuii-ucccclxxv) , ordinalo ed illustrato dal socio P. Amedeo Vigna. Anno mcccclxix. Esposizione storica degli avvenimenti.......pa ;jr,7 Documenti..............»581 Anno mcccclxx. Esposizione storica degli avvenimenti............» G.TJ Documenti .... , » u;> I Anno mcccclxxi. Esposizione storica degli avvenimenti.........., (jcjfj Documenti......_ »710 Anno mcccclxxii. Esposizione storica degli avvenimenti............, si7 Documenti....................B go3 INDICE DEL VOLUME SETTIMO, PARTE PRIMA DEGLI ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA ANNO MCCCCLX. Esposizione storica degli avvenimenti..........Pag. 9 SOMMARIO I. — Elezione della Giunta di quattro membri , fra i dodici, dell’ufficio di s. Giorgio, in ispeciale modo applicati al governo delle colonie tauriche, con ristretti poteri, pag. 9. — Loro nomi : Urbano Di-Negro, Nicolò Italiano, Cristo- foro Veneroso e Paolo Giustiniani, pel primo turno quadrimestrale, p. 10. _ Questi scelgono i legni di Carlo Italiano e Pietro Spinola in porto, e con assentimento del regio governatore li obbligano a stipulare contratto di condurre armati e munizioni guerresche e arnesi militari a Caffa, p. 11. — Rassegna delle paghe, trasferimento di un sedizioso sur altra nave e sbarco d’ un secondo, p. 12. — Si aggiugne per terza la nave di Luca De-Marini, stante le notizie avute di catture e piraterie, commesse dai Catalani a danno dei genovesi, p. 13. II. — Nomina 0 partenza degli ufficiali eletti agli impieghi delle colonie di Soldaia, Cembalo, Tana, Copa e Caffa, p. 14. — Indulgenza verso Pielro Montenegro caduto schiavo, e poi liberatosi, p. 16. III. — Pio II in Mantova proclama nuova e generale crociata contro il turco, e Soc. Lig. di Stor. Patr. Voi. Vili. Pari. I. Fase. III. 57 ( 888 ) impone una colletta ai laici, giudei e agli ecclesiastici,p. 16. — 1 genovesi forse non intervengono dapprincipio al consesso mantovano, trattenuti dal regio governatore, p. 17. — Il beato Vincenzo Maglio, domenicano di S. M. di Castello, è deputato dal papa a predicare la crociata in Liguria, p. 18. — Missione di frate Vannino minorità a Roma , per caldeggiare F opera delle indulgenze, p. 18. — Differenze e composizione con papa Pio II, p. 20 e 21. IV. — Maometto impone la cessione di Lesbo al duca Nicola Gattilusio, il quale ricorre per soccorsi all’ ufficio di s. Giorgio ed al Governo, p. 22. — Com-missarii eletti a quella bisogna, p. 23. — Condizione relativamente buona di Caffa nel corrente anno, e ritorno in patria dei primi consoli scaduti, Tommaso Domoculta e Antonio Lercari, p. 23. _ Il notaio e maestro di scuola, Costanzo Sarra, rimeritato dei prestati servizii, p. 23. V. — Si rinnova la Giunta sugli affari di Caffa, per i quadrimestri seguenti, p. 24. — Sostituzione di altri membri ai Protettori del 1458, per ultimare i conti della loro amministrazione; e ritorno all’antica usanza di soli otto Protettori, e al modo di loro elezione, reiette le innovazioni introdotte, per esperimento, nell’adunanza del 10 dicembre 1459, peli’anno 1460, p. 25. — Nomina dei Protettori peli’ anno seguente 1461 , p. 27. Documenti , N.° CCCCLXXI-DXL............. Pag. 29 ANNO MCCCCLXI. Esposizione storica degli avvenimenti...........Pag. 97 sommario I. — Lacune ed oscurità sulla storia delle colonie tauriche, prodotta dalla perdita dei registri e corrispondenze del Banco, pag. 97. — Gherardo Lomel-lini e Baldassare D’Oria sono eletti consoli di Caffa, p. 98. — Più altre nomine ad uffici minori per Caffa e città dipendenti,/). 98. — Sostituzioni, revoche e conferme di parecchi, p. 99. — Raffaele Monterosso, terzo console di Caffa, capitana la squadra dei predetti ufficiali, inviati alla Tauride per via di terra, p. 100. IL — Incagli posti da Maometto II alle bocche del Bosforo contro il transito del console Lomellini; ricorso dei Protettori a Roma, p. 101. — Pio 11 con breve pontificio esorta i magistrati e soprani dei paesi intermedii a porgersi favorevoli e generosi verso la comitiva genovese in cammino per Caffa,p. 102.— Caduta della signoria francese in Genova, e guerra civile tra i Fregoso e gli Adorno, p. 103. Documenti , N.° DXLI-DLXXVI1 Pag. 105 ( 889 ) ANNO MCCCCLXII. Esposizione storica degli avvenimenti..........Pag. 131 SOMMARIO I. — Deposizioni successive F una all’ altra dei dogi Lodovico e Paolo Fre-goso, pag. 131. — Precedenti imprese di Maometto II in Europa, p. 132. — Accenna all’Asia, e piomba sui genovesi di Samastro, per terra e per mare, p. 133. — La colonia cade in balìa dei turco , e due terzi di popolazione condotti a Costantinopoli, p. 134. — Silenzio di tutti gli scrittori su questa presa, p. 135. II. — Maometto intima al re di Sinope la resa della sua città, e F ottiene senza combattere, p. 135. — Fa lo stesso con Davide Comneno, imperatore di Trebi-sonda, e con pari successo, p. 136. — Viltà e infamia di costui e del Paleo-logo Demetrio, avanzi delF impero bisantino, p. 137. III. — Improvviso assalto a Metellino, pag. 138. — I Lesbii con pochi soldati Catalani fanno fronte per breve tempo, p. 138. — Luchino Gatilusio smarrisce d’animo, e i cittadini gozzovigliano fra la strage dei difensori, p. 139.— Nicolò Gatilusio, signore dell’isola, presentasi e la cede a Maometto, che traduce a Costantinopoli dieci e più mila cristiani, p. 140. — È tra questi 1’ arcivescovo , fra Leonardo da Scio, domenicano, narratore della catastrofe avvenuta e presenziata da lui, p. 141. IV. Timori dei Sciotti pella caduta di Metellino, pag. 142. — Radunasi l’As-semblea generale di Stato per provvedere ai bisogni, p. 142. — Prudenti parole e consigli del dottore Battista Goano, p. 142. V. — I genovesi di Pera e di Caffa offendono la nave e il carico del capitano Giacomo de Ville, p. 143. — Esso e Valeriano Waurin, condottiere dell’armata, se ne richiamano al loro signore, Filippo duca di Borgogna, p. 144. — Riuscite vane la istanze del duca al governo della Repubblica, concede loro il diritto di rappresaglia sugli averi e le persone dei liguri, p. 145. — si conchiudo dopo molto un amichevole accordo colla peggio dei nostri, p. 146. VI. — Girolamo Leone, capitano genovese, cattiva Bartolomeo Sellers, famigliare di Calisto III, p. 147. —Grandi litigi perciò col card. Rodrigo Borgia, e il messo del papa, Bernabò De’ Santi, il quale finisce per trionfare, p. 148._ Tirannia del Governo col vicario arcivescovile di Genova, p. 149. Documenti, N.° DLXXV1II-DLXXX Pag. 151 ( 890 ) ANNO MCCCCLXM. Esposizione storica degli avvenimenti Pag. 463 SOMMARIO 1. — Continua la povertà di notizie, pag. 163. •— Bolla di Pio li ai fedeli d’Ungheria pel soccorso di Caffa e il rifacimento delle suo mura, p. 164. — Cinquecento ruteni assoldati non giungono il destino, p. 164. — Altra terna di consoli di Caffa pel prossimo triennio, cioè Gregorio Rezza, Gio. Lorenzo Ca-bella e Caloccio Ghizolfi, p. ivi. — Nomine ai consolati e agli ufficii minori, e del vicario consolare, dottore Leonardo di Pietrasanta, p. ivi. — Timori di costui e promesse fattegli dal Banco, p. 16S. — Inchiesta sul manco di cassa contro i consoli scaduti; la nuova Giunta delle indulgenze, ed i nomi dei Protettori in carica per gli anni 1463 e 1464. IL — Il papato salvò la civiltà cristiana dalla barbarie ottomana, p. 167. — I governi indolenti, compresa Genova, sono eccitati contro il turco: il doge arcivescovo Paolo Fregoso n'è sollecitato da Pio II, dal duca di Milano: Proposta del duca di Borgogna di pigliare imbarco in Genova, p. 168. — Rifiuto a tutti, e invio a Genova del messo papale, Fabiano da Montepulciano, p. 169. HI. — Bolla esortatoria alla crociata, mandata da Pio II ai monarchi e repubbliche d’Occidente, ove sono descritte le crudeltà commesse dal Sultano, p. 170. IV. — Onori resi al nunzio Fabiano, p. 171. — Sua arringa in consiglio, e risposta condizionata del Governo, p. 172. — Domanda d’una altra bolla speciale ai genovesi, più chiara e più ampia, p. 173. V. — Il Papa consulta la Repubblica su! piano generale d’armamento: si fanno e presentano molti progetti di capitani e ufficiali pubblici all’uopo incaricati, p. 174. — Contenenza di questi sui punti cardinali, p. 175. — Vanno in dileguo, p. 176. Documenti, N.° DLXXXI-DCX.............Pag. 177 I. — Conferimento d’impieghi minori, e sostituzione di altri , pag. 251. — Ritorno sulle promesse fatte al vicario Leonardo Guiraldi di Pietrasanta; e av- ANNO MCCCCLXIIII. Esposizione storica degli avvenimenti Pag. 251 SOMMARIO - ( 891 ) visi ai vescovi di rito greco ed armeno di Caffa di non ingerirsi nelle cause civili « criminali, p. 252. II. — Leonardo suddetto parte latore di ordini importanti, p. 253. — Questi versano sulla revisione dei registri della masseria, e sui grassi stipendi pagati ad ufficiali, p. 254. — Sulle spese, e la rassegna trimestrale dei soldati, p. 255. — Proibiscono ai latini l'accesso all’imperatore tartaro, e l’accettazione di stipendio qualsiasi da lui e suoi baroni; ai consoli il convito in case private, p. 256. — Altri minuti articoli sulla ritenuta del tredicesimo mese per compra di miglio, la vendita dei minori uffizii, le tasse d’impiegati morosi, e l’appello al podestà di Genova, lesivo dei loro sovrani diritti, p. 2o7. III. — Rimprovero ai borghesi di Caffa per una insolente loro lettera al Banco, e consigli di curare la quiete e morale del paese, col togliere i seminatori di zizania, p. 258. — Esenzione e ricompensa all’armeno Cotulsa e al genovese Palma, p. 258. — Incarichi e avvisi dati al vicario Leonardo per la retta sua amministrazione, p. 259. — Severi provvedimenti contro i ladri e i loro fautori, anche con pena capitale, p. 260. IV. — Elezione suppletiva di impiegati, p. 261. — Proposte d’invio d’ un console ogn’anno a Caffa, e del diritto di voto nei quattro addetti alle cose caffesi, p. 261. — Sono rigettate, ed è nominato un magistrato per la verifica dei conti di tutti i dominii del Banco, p. 262. — I ricorsi di Martino Voltaggio pel suo rame catturato, e di Sorleone Spinola per indebite vessazioni, sono accettati e posti a studio, p. 263. — Migliorie promosse, e spedizioni fatte a Caffa d’abili artisti di varie manifatture, p. 263. V. — Genova venuta a mano dello Sforza, duca di Milano, dopo la caduta del doge arcivescovo, Paolo Fregoso, p. 264. — La peste in città, p. 265. — Per la morte occorsa in Caffa del console in carica, Baldassarre D’Oria, è ivi assunto al consolato Raffaele Monterosso: irritazione e malumori per ciò in Caffa e in Genova, p. 266. — Morte di Pio II alla vigilia di sua partenza pel-l’Oriente, p. 267. Documenti, N.» bCXI-DCLIII..............pag_ 269 ANNO MCCCCLXV. Esposizione storica degli avvenimenti..........pag_ 349 SOMMARIO I.— Pietro Bardo creato papa Paolo II, e l’impresa d’Oriente svanita, p. 319. — Ambasceria genovese al Sultano per ottenere la libera tratta di grano da Caffa, p. 320. — Nuove istruzioni ai consoli sui ladri, le economie e gli stipendii, p. 320. — Consigli politici verso Bendiano, principe della Min- ( 892 ) arelia il kan dei tartari, Agi-Kerai, i Moncastresi, sostenuti dal voivoda Stefano e contro i genovesi Jacopo Grimaldi e Zaccaria Ghizolfì, s.gnore di Matrona, p. 321. - Violenze del console veneto di Tana a danno dei liguri, p. 322. II. — Ammissione e sostituzione ad impieghi, p. 322. — La Giunta delle indulgenze ricomposta, p. 323. HI. _ Prospero stato di Gaffa in questo anno, p. 324. — I Protettori sen valgono a raccomandare il completo restauro delle fortificazioni, le provviste d’armi e frumento nei magazzini, e l’esercizio della giustizia, p. 325. — Epistola di congratulazione ai vescovi greco e armeno per la pace promossa nei loro connazionali, p. 326. - Altra di rimprovero al console e massari sulla loro amministrazione, dai Protettori sconfessata su quasi tutti i punti, p. 326. — Rimpatrio dell’ex console Gherardo Lomellini e d’altri, p. 327. — Rabbuffo al console e massari suddetti per la loro palese discordia, causa dei lamentati disordini nella colonia, p. 328. JY _sulla proposta di Domenico Promontorio si nomina una Commissiono per studiare le riformo dirette al benessere di Caffa: sono discusse ed approvate; principali, quelle riguardanti la elezione d’un solo console per volta, la successione al console morente in carica, il pronto ritorno dello scaduto, l’esercizio biennale degli uffizii più modesti, ecc. ecc., p. 329. Documenti, N.» DCLIV-DCLXXX.............Pag: 333 ANNO MCCCCLXVI. Esposizione storica degli avvenimenti...........Pag. 379 SOMMARIO j _ Elezione generale degli alti e bassi ufficiali delle coionio, tra le quali, di Marco Lercari a console di Caffa, il quale non accettando, è sQrrogato da Gentile Camilla, p. 379 — Risposta a più domande di cose amministrative,]). 380. — Ordine d’arresto, bando e confisca dei beni del delittuoso Marco Gentile, p 381. — Prossima partenza alla volta di Caffa del console eletto, Gentile Camilla, e del corriere Gregorio Pornasio, p. 381. — Nomi degli otto Protettori dell’ anno 1466, p. 381. II. — Lettere di approvazione della fatta provvista annonaria, e di immunità d’una casa del greco Teodosio Mur, p. 382. — Disposizioni d’ordine interno, e proroga di servizio a taluni ufficiali a mesi 26, p. 383. — Domanda a Paolo II di un rescritto a favore dei genovesi in viaggio per Crimea, p. 384. — Questi dividonsi in due squadre, per mare e per terra, p. 384. — Loro partenza; e morte di Francesco Sforza, duca di Milano e signore di Genova, p. 385. ( 893 ) III. — Belle doti naturali e morali di lui. p. 385. — Gli succede il figlio Galeazzo Maria senza alcun torbido in città, p. 386. — Ricorso di Andrea Cam-pofregoso, esaudito, e decreto di ammissione a stipendio mensile del principe Demetrio Paleologo, p. 386. — Altro ricorso e trattative inutili sulla vertenza delle rappresaglie esercitale da Valeriano, signore di Waurin, su merci genovesi, p. 387. — Bartolomeo Gentile e Gerardo Lomellini già consoli di Calla, sindacati e multati, p. 387. — Paolo D’Oria, banchiere caffese, fallito, p. 388. — Carte smarrite di Marcellino Maruffo e Battista Oliva, e vane istanze di pronto processo del carcerato notaio, Girolamo Cerro, p. 388. IV. — Partenza del console Camilla coi socii per Caffa, e rinvìo forzato di Gio. Battista Calvi, a purgarsi di furto nanti quel tribunale, p. 389. — Dovea succedere nel consolato a Calocio Ghizolfì, p. 390. — Jacobo Grimaldi fallito; tributo delle compere di Caffa al gran Turco, e le doti alle fanciulle povere, p. 390. — Inatteso arrivo di corriere, e grave rampogna ai massari Calocio Ghizolfì e Gio. Lorenzo Cabella per l’opposizione fatta al console Gregorio Rezza, p. 391. — Confutano le lagnanze di più ufficiali e spediscono ordini in proposito, p. 392. — Negano ogni composizione a favore dello scandaloso Marco Gentile, e sostituiscono due altri impiegati a Battista Incisa, caduto infermo la vigilia della diffinitiva partenza per Caffa, p. 392. V. — Decreto implorato da Pietro Gentile, già Palla vicini, per scuotere grossa somma di danaro in Caffa da Sisto Centurione, p. 293. — Un secondo in prò degli eredi di Antonio Delpino, p. 394. — Assolutoria completa dell’ ex console Raffaele Monterosso, calunniato da malevoli oppositori, p. 394. Documenti, N.o DCLXXXI-DCCXXXIX..........Pag. 395 ANNO MCCCCLXVII. Esposizione storica degli avvenimenti.......... Pag. 453 SOMMARIO I. — Nuovi reati in Caffa d’un Luxardo e di Giorgio Fazio, violatori di donne , e indignazione dei Protettori, p. 453. — 11 vescovo latino, Girolamo Panissari, accetta il riscorso e la discolpa del Fazio: urto perciò dell’autorità civile ed ecclesiastica, p. 454. — Danaro delle indulgenze per la costruzione dell? gran cisterna in Caffa, p. 455. II. — Elezione generale degli ufficiali della Tauride, e in ispecie del console di Caffa, Carlo Cicogna, p. 455. — Ricerche di un vicario consolare, p. 456. Accelerata nomina del terzo console, Alaone D’Oria, p. 457. III. — Morte di Agi-Kerai, imperatore tartaro, e vani timori concepiti dalla ( 894 ) Giunta dei borghesi, p. 458. - Rifiutano con indegnazione la grazia a Marco Gentile, e ammoniscono il vescovo latino di non.più ingerirsi nelle cause matrimoniali p 459 _ Torbidi avvenuti nella successione al trono tartaro, e da parte di Marnaci. , signore della Campagna, p. 459. - Paura di guerra col si-,nore di Tedoro svanita, p. 460. - Disposizioni a riguardo delle provviste militari e annonarie, e la costituzione d'una specie di Giunta Mumc.pale m Caffa, p. 460. — Castigo a Girolamo Senarega, già padrone del castello d’ilice, presso Mocastro, per le calunnie scritte contro il Banco di s. Giorgio, p. 460. _ Concedono al console di Caffa prò tempore il diritto d’appello ai Protettori, per tutelarlo contro i malcomposti suoi sindacatori, p. 461. Documenti , N.° DCCXL-DCCXXXIII...........Pag. 463 ANNO MCCCCLXVII1. Esposizione storica degli avvenimenti.......... Pag. 503 SOMMARIO I. _ i Protettori calmano il console Ghizolfì e socii nel governo di Caffa pella troppo severa riprensione dei loro atti fatta dall Ufficio precedente, p. 503. — Giungono dalla Tauride il corriere Gregorio Pornasio, già creduto morto, e altri con molte notizie: più due caffesi, mandati oratori al Banco e al Papa, p, 504. _ Nomi dei Protettori dell’anno corrente, p. 504. — Manco verificato di munizioni da guerra negli arsenali e fortezze delle colonie, p. 504. _ Contesa fra Calocio Ghizolfì console e Zaccaria Ghizolfì, signore di Matrega, sul costui principato, p. 504.— Costanzo Sarra, maestro di scuola, fatto scrivano; Lodisio Gaspe ringraziato; e revoca al vescovo di Caffa sulla cappellata dei francescani nella chiesa di Copa , p. 505. II. — Composizione imposta dal Banco ai figli di Amirbev col re della Georgia per mire di pace; p. 506. — Perdono condizionato a Marco Gentile, caduto in miseria, dopo il suo fallo, p. 507. — Lite da Babilano Adorno intentata ai consoli scaduti, p. §07. — Gli oratori caffesi, coadiuvati da numerose commendatizie dei Protettori, vanno e ottengono a Roma da Paolo li le chieste indulgenze, per favorire il totale armamento e fortificazione di Caffa, p. 508. III. — Elezione di Filippo Chiauroia in console di Caffa, da succederò ad Alaone D’Oria, e di molt’ altri ufficiali delle colonie, p. 509. — Bombardieri, condottieri di squadre, sarti e chirurghi, nostrani e forestieri, spediti a Caffa, giusta i desiderii espressi dalla medesima, p. 510. — Il dottore Pasqualo Colsi di Manarola eletto vicario consolare, ed altri ad altri ufficii, p. 510. IV. — Felice condizione delle colonie, turbata dalla nuova morte del con- 1 11 1 1 ( 895 ) sole Ghizolfì, p. Si 1.— Disposizioni date dall’ufficio di s. Giorgio su varii punti d amministrazione interna, p. 512. — Altre riguardanti Soldaia e Cembalo, p. 5M. _ brighe e tirannie di Zaccaria Ghizolfì a Matrega, volute punire dai Protettori, e punite di fatto da turchi invasori, p. 514. — Partenza per Caffa del console Alaone D’Oria, e del vicario Pasquale Celsi, alla testa della carovana ufficiale; peste incipiente in Genova, p. 515. — Altra raccomandazione al vescovo latino di non mischiarsi di cause matrimoniali di rito diverso, e nuovo annunzio di pace goduta sotto il reggimento del duca di Milano, p. 515. V. — Notizie sulla guerra fraterna in successione all’ imperatore Agi-Kerai : il secondogenito Nordoulet-Kan occupa il trono, e n’è poi balzato dal fratello Mengli—Kerai, p. 516. Favolosa narrazione del principe Mengli-Kerai, preso prigioniero in gioventù ed educato dai genovesi di Caffa, p. 517. — Vera data della morte di Agi-Kerai, probabile suo detronizzamento e ritorno al potere, p. 519. VI. — Il nuovo imperatore Mengli-Kerai viene ed ospita in Caffa, e stringe pace col governo della colonia , p. 520. — Implora perdono a favore di Jacopo Grimaldi, suo nemico e traditore, p. 521. — I Protettori impongono al suddetto Grimaldi il bando dalla Crimea, e al tirannello Ghizolfì di Matrega il versamento della somma ricavata dall’indebito balzello da lui imposto, p. 521. — Ritorno da Roma degli oratori caffesi, p. 522. — Paolo II rinuncia alla crociata d’Oriente, p. 523. Documenti, N.° DCCLXXXIV-DCCCXXI..........Pag. 463 ANNO MCCCCLXV1I1I. Esposizione storica degli avvenimenti..........Pag. 569 SOMMARIO I. — Pratiche ordinate in Caffa per la scelta di un vescovo greco: il cardinale Bessarione presenta Pacomio per quella sede, p. 569. — È gradito dai Protettori, eletto dal Papa, e giunge da Roma a Genova per avviarsi a Caffa, p. 570. II. — Casa centrale dei francescani in Caffa, p. 570. — I legati caffes isono incaricati a chiedere l’invìo di nuovi missionarii e la stabile residenza degli esistenti, p. 571. — Petizioni del Banco a tale uopo al Papa, al generale Mi-noritico e ad altri ; bramosia dei caffesi d’ averli, p. 571. — Domenicani e francescani , solo clero latino in Crimea, p. 572. III. — Bolle d’indulgenza di Paolo II trovale scarse ed inapplicabili: Filippo ( 896 ) Camilla, uno dei Protettori spodilo a Roma peli’ ampliazione loro e riforma, p. 572. — Nomi dei Protettori dell’ anno in corso, p. 572. _ Impegnano a favorirli i prelati e cardinali genovesi, o benevoli, residenti presso la corte; il papa stesso, coll’avviso di nuove minaccio del Sultano in Oriente, p. 573.— Modulo di riforma di dette bolle vagheggiato dal Banco, p. 574. jy _ Giovanni Traversagno mandalo collettore dei danari delle indulgenze a Savona ed Albenga, p. 574. — Invìo a Caffa di un bombardiere, un chirurgo, uno speziale, ed un medico, chiesti dalla colonia; indennità delle spose fissata ai due oratori taurici, Giuliano Fieschi e Bartolomeo Santambrogio, p. 575. — Ritardo delle chieste bolle, e nuove inslanze del Banco, p. 576. — Giungono a fatta partenza del console Chiauroia o dei legati caffesi, p. 576. V. — Collazione d’impieghi a più funzionarii, tra cui il consolato di Caffa a Goffredo Lercari, destinato successore a Filippo Chiauroia p. 577. — Grazie accordate, arresti ordinali e assegno, condizionato, di ottocento sommi a Caffa per far testa al nemico, p. 578. — Partenza del Santambrogio, poi del console Chiauroia , latori di più lettere agli ufficiali governativi della Crimea, p. 579. Documenti, N.° DCCCXXll-DCCCLXXXI..........Pag. 581 ANNO MCCCCLXX. Esposizione storica degli avvenimenti...........Pag. 641 SOMMARIO I. — i Protettori comandano al vicario consolare di comprimere l’audacia di Tommaso Airolo, e al console di restringere la cinta murale di Cembalo, p gii. — Squadra d’impiegati condotta a Caffa dal console Goffredo Lercari, destinato succedere a Filippo Chiauroia, p. 642. II. — Elezione generale degli ufficiali taurici, e massime del console di Caffa, Battista Giustiniani, p. 643. — Altra spedizione di Giovanni Traversagno in Liguria occidentale per danaro delle indulgenze, e punizione del petulante sparlatore, Tommaso Ricci di Albenga, p. 644. IH. — Pubblicazione delle bolle papali in aiuto a Caffa, notificata ai paesi e regni vicini: e salvocondotto in Genova concesso all’uopo, p. 645. — Per Scio si rimette all’anno prossimo, p. 645. — Dubbii d’interpretazione della bolla insorti e mandati schiarire a Roma, p. 645. IV. — Ritorno a Genova del console scaduto Gentile Camilla, colla notizia della morte, seguita in viaggio, del vescovo Pacomio, e del formidabile apparecchio d’armi di Maometto II, p 646. — Prigionia di Nourdoulet e fratelli, principi tartari, e lettera di Mengli-Kerai imperatore all’ufficio di s. Giorgio, ( 897 ) p. 647. — Incertezza di questo sulle vere intenzioni del monarca, e prudenti consigli dati al console e massari di Caffa nelle relazioni con esso, p. 647. — Accenno al signore di Tesoro, ed ai vescovi di Caffa e Cembalo , p. 648. — Promettono la elezione ai greci d’ un altro vescovo di loro rito, e a Michele Aligeri, mercante di Trebisonda la facoltà di liberamente commerciare nei loro dominii taurici, p. 648, — Nuove pratiche per avere frati francescani al servizio religioso dello loro chiese in Caffa: prediligono i genovesi, od italiani ai proposti religiosi ungheresi, p. 648. Documenti, N.° DCCCLXXXII-DCCCCXXIV.........Pag- 00 ANNO MCCCCLXXL Esposizione storica degli avvenimenti...........Pag- 697 SOMMARIO I. — Bolla d’indulgenza ai Limburghesi in soccorso alle colonie tauriche, portate al vescovo e magistrato di quella città da un’ ambascieria condotta da Giuliano Fieschi, p. 697. — Nicolò Camogli, corriere, rispedito in fretta a guida di viaggio alla comitiva fino a Limburgo, p. 698. — Raccomandazione alla Giunta municipale di Caffa di curare il bene della patria, p. 699. II. — Belle e utili opere pubbliche condotte a termine in Caffa , p. 699. — Mengli-Kerai festeggiato a Caffa, p. 700. — Vertenze con Parsabioc di Copa, e col voivoda di Mocastro, p. 700. — Anche con Mamach, signore della Campagna e col principe di Gozia, p. 701. — Disposizioni a riguardo di Ceresonda, Vosporo, Cembalo e Tana, p. 701. — Andrea Fatinanti punito,p. 702. — Giudizio del Banco sulla condotta dei veneziani nella sconfitta di Negroponte, loro inflitta da Maometto II, p. 702. III. — Costui intima ai rettori di CalTa un forte aumento di tributo, e la consegna di Gregorio Rosso e altri suoi offensori, p. 703. — I Protettori li confortano a non perdersi d’animo, ma provvedere all’armamento, e mandano avvertire i colonisti di non più immischiarsi con sudditi turchi: se no, verranno consegnati a piena balìa del Sultano, p. 704. IV. — La spedizione terrestre per Crimea è divisa in due squadre, per le quali chiedono a Paolo II lo commendatizie ai sovrani dei paesi a traversare, p. 705. — Recluta di milizie in Lombardia, p. 706. — Nomina, sostituzione, e firma di patente a più impiegati, p. 706. — Stipendiati forestieri, cioè spa-gnuoli, francosi, alemanni e piemontesi, p. 707. V. — Maometto riduce da otto richiesti a soli quattro mila ducati il tributo annuo imposto a Caffa, p. 708. — 1 Protettori sollecitano la partenza da Genova de! Giustiniani e sua squadra, latore di lettere confortatorie,p. 708. — Altre lettere all’imperatore Mengli-Kerai, ed a Saik, signore di Tedoro,p. 709. — Nave Sai vaga spedita a Scio con provviste militari per la Crimea, p. 709. — Ordini e coudanne, p. 709. Vi. _ Timori dei Sciotti d’essere invasi dal turco: offrono cedere 1’ isola a Genova: radunasi quivi un generale Consiglio, p. 710. — Buone notizie dalla Tauride sulle relazioni coi principati vicini, p. 711. — Bruita scena di Gregorio Delpino col vicario Pasquale Celsi, p. 711. — Sommossa, con uccisione di parecchi, ordita dal predetto Delpino, e lentato assassinio di Nordoular, isligato dal suo fratello imperatore Mengli-Kerai, p. 712. — 11 principe con quattro fratelli e il nipote, da Caffa sono tradotti e chiusi nei forti di Soldaia, p. 714. — Processo contro i congiurati e i compromessi, p. 714. VII. — Sisto IV genovese creato papa, p. 715. — Gio. Francesco Ippoliti, conte di Gazzoldo, eletto vicario consolare, recasi a Caffa sulla nave Squar-ciafico, p. 715. — Denaro delle indulgenze raccolto in Scio, p. 716. — Varie disposizioni a beneficio di privati Teodoro Telica, Paolo D’Oria, Costanzo Sarra e Gregorio De-Marini, p. 716. Documenti, N.° DCCCCXXV-M1II.............Pag. 719 ANNO MCCCCLXXII. Esposizione storica degli avvenimenti...........Pag. 819 SOMMARIO I. — Ammissione allo stipendio, sostituzione e collazione di ufficii, in ispecie di Oberto Squarciafico a console di Caffa, p. 819. — Patente di console di Caffa data al già prima eletto Antoniotto Gabella, come successore a Battista Giustiniani, p. 820. — Ricostituzione dell’ufficio di moneta, p. 821. H. — Risposta del Banco al ricorso sporto da Zaccaria Ghizolfì , in cui si determinano le relazioni politiche e commerciali del suo principato di Matrega col governo di Caffa, p. 822. III. — I rettori di Caffa lodati di vigilanza e attività, p. 823. — Piccola briga coi vicini Getici o Zichi, p. 824. — Ordini al console e massari, commendati pella pace composta coi Giorgiani e col figlio di Bendiano, p. 824. — Lettere ai medesimi sul buono stato della Repubblica sotto il duca di Milano, e a Mengli-Kerai in ringraziamento della sua deferenza verso Caffa, p. 825. IV. — Molte e belle istruzioni date al console Cabella in procinto di viaggio, 899 — sulla condotta sua |iersonale a tenere, sulla vigilanza verso i subalterni, la giustizia, la finanza, la sicurtà della colonia, e le relazioni coi principi contermini, p, 826. — Nomi dei Protettori peli’anno corrente, p. 831. , ft Documenti, N.° MIV-MXXXIX.............. Pag. 833 FINE DEL VOLUME SETTIMO , PARTE PRIMA , DEGLI ATTI , E SECONDO DEL CODICE DIPLOMATICO. AVVERTENZA Non essendo nel presente volume, per quanto io mi sappia, occorso alcun errore di rilievo, i pochi di minore conto si lasciano alla facile intelligenza e benigno compatimento del lettore. ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME VII. — PARTE II. — FASCICOLO I. GENOVA __ ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME VII. — PARTE II. GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. I. DE’ SORDO-MUTI MDCCCLXXIX CODICE DIPLOMATICO DELLE COLONIE TAURO-LIGURI DURANTE LA SIGNORIA DELL’ UFFICIO DI S. GIORGIO (mccccliii-mcccclxx v) ORDINATO ED ILLUSTRATO DAL SOCIO P AMEDEO VIGNA Tono il. — l’tnn; n. ANNO MCCCCLXXIII STORIA E DOCUMENTI ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. P Viontinuandomi nella storia delle colonie tauriche, interrotta per cagione di un’improvvisa e ribelle malattia, accade a me il contrario di ciò che avvenire suole alla comune degli scrittori. A misura che si approssima il fine del sudato lavoro, in proporzione inversa mi soccorrono le notizie che abbisognano a chiarire i fatti e le vicende che prepararono la caduta dei nostri possedimenti in quelle contrade. Così appunto anche in natura succedere suole. Vi hanno fiumi, che rigonfi e spaziosi dapprima per abbondevole copia di acque, man mano che avvanzano cammino, o per opera d’uomo che a ?e ne deriva porzione del liquido elemento, o per canali da natura formati, perdono assai di volume e profondità; e ve n’ ha, anche più in numero, che piccioli fonti in sul nascere, coll'affluenza ANNO 1473 ( IO ) ili molti rivi e torrenti loro tributarii, crescono rumorosi e pieni quanto più dappresso raggiungono la meta del loro corso. Sarà dunque compito mio il raccogliere, a mo’ d’industrioso agricoltore di un arido e sabbioso terreno, gli scarsi fili d’acqua, cioè di documenti che mi venne fatto di racimolare nella collezione dei registri di s. Giorgio, per tessere comecchessia, colla poca suppellettile che resta, la esposizione degli avvenimenti occorsi nei tre ultimi anni di vita delle nostre colonie. Per la morte di papa Paolo II, le bolle d’indulgenza da lui concesse a favore di Calìa, e non per anco pubblicate in Lim-burgo, essendo rimaste prive di effetto, occorreva impetrarne la conferma dal suo successore Sisto IV. A quell’ opera si accinsero, sui primi giorni dell anno e della stessa loro gestione, i nuovi Protettori, collo scrivere addi 8 gennaio all’ insigne dottore Francesco Marchese, destinato nunzio della Repubblica al re Ferdinando di Napoli, il quale nel condursi per quell’ambascieria nel Regno dovea toccare Roma, commettendogli di dare opera solerte acché la supplice loro domanda sortisse facile e pieno eseguimento. A voi s’aggiungerà, soggiungono, il venerando Ira Rattista Fatinanti, latore della petizione nostra, il quale nella recente sua dimora colà si ebbe graziosa promessa dal pontefice di esserne esaudito (*). Per chi noi sapesse, è a notare che questo religioso domenicano, nipote all’ultimo prevosto secolare della chiesa collegiata di Santa Maria di Castello (2), aveva accompagnato in qualità di secretario e confidente il vescovo Girolamo Panissari. del medesimo Ordine, fino dalla sua partenza da Genova a Gaffa ; e, rimasto sempre al suo fianco per oltre un decennio, era tornato in Italia, e visitato Roma innanzi di condursi in patria, da cui oggi di bel nuovo ripartiva incaricato della ono- (’) Vedi il documento MXL. (*) Vigna: Antica collegiata di S. M. di Castello, a pag. 119. ( H ) STORIA rifica missione dal Banco. Nè fu, credo, difficile per lui riuscire nell’intento, quando si consideri l’origine del pontefice e il santo ed umanitario scopo della richiesta. II. Partiti i due oratori, il magistrato di s. Giorgio volse le sue cure al disbrigo delle cose cafYesi ; e letto il tenore dell''ultimo corriere venuto di là, scrisse, o meglio aggiunse alle precedenti lettere degli antecessori in ufficio, di molte postille: delle quali noi daremo qui la succosa contenenza. Premessa la notizia della totale sparizione della peste iri città e del prospero avviamento degli affari politici della Repubblica, approvano la cautela ideata dal console e massari circa le domande del Gran Turco, che avendo dapprima chiesto dei zibellini e avutili, poscia li rifiutò con grave discapito. Sanno, dicono, anche d’altronde, i gravi avvenimenti occorsi in Persia, ad opera di quel monarca, e ne sperano dalla divina bontà l’opportuno intervento in prò della fede cristiana nell’Oriente. 11 perché raccomandano la continuata provvista di grano in Calla, acciò ben munita sempre ne resti, anche nella stagione invernale, in cui l’approdo delle navi a quel porto riusciva men comodo, e in genere per tutti i tempi sospetti d’invasione nemica. Vogliono sia escusso a pagare il suo debito alla masseria, il cassiere della stessa, Antonio Borlasca, che aveva preso il volo per estranii lidi (tutti i tempi si assomigliano!), oppignorandone i beni, e fosse data la preferenza di rimborso alla pubblica finanza, che sovra tutti i creditori godeva, giusta le vigenti leggi, il primato. In seguilo poi niuno impiegato più si ammettesse all’ufficio di cassa, il quale, innanzi di esercitarlo non avesse prestato idonea cauzione , di sommi cioè ducento, e per tale modo conservare indenne lo Stato da ogni ruberia e malversazione. E stendendo più lungi la mira, comandano, che nemmeno ANNO 1473 ( 12 ) a scrivano di cancelleria si nomini d* or in avanti alcuno, il quale non sia notaio pubblico ed approvato, e gli attuali in carica, non aventi questo requisito, senza pietà rimuovano. Cosi fatto articolo poi venga registrato nello statuto organico di Caffa. 11 console veneto residente in Tana aveva tempo addietro, causato, non so il motivo, un qualche disturbo ai genovesi del luogo; ma i Protettori lodano il console della prudente dissimulazione usata, col non venire ad aperta ostilità con lui ; veda anzi, gli insinuano, di agire a comune salute di tuttaddue i popoli. Di più cose avevano i rettori di Caffa pregato il Banco; potere essi conferire il consolato di Savastopoli, ritenendo parte dello stipendio annesso, per le maggiori spese incontrate che non i loro predecessori nel governo, e di declinare il pagamento dell’in-dennità viaria al vicario consolare, nonché la spesa di mantenere il costui famiglio. 11 Banco, I’una cosa concedendo e 1’ altra negando, ingiungeva, che il vicario fosse pure soddisfatto del viaggio da Mantova a Genova col soldo della masseria, ma il suo servo stesse a carico del console prò tempore ; cosi avendo riscontrato nei registri essersi praticato fino a quel di. Il consolato di Savastopoli poi non potersi allatto conferire dai subalterni: privilegio esclusivo essendo dei supremi moderatori della casa s. Giorgio; non volere essi contravvenire alla regola: disposti in ogni altra cosa a fare paghe le loro brame. Sino qui il poscritto del 17 febbraio 1473 ('j. Nel successivo del giorno 25, se, in primo luogo. dietro istanza del console, concedono a Lazzaro Beraklo e socii l’immunità per dieci anni di alcune botteghe arse dall’ incendio e da questi nuovamente ricostrutte, e la estendono anzi ad un secondo decennio per la metà della tassa dovuta, il seguito della postilla é tutto rampogne e severe minaccie contro del console medesimo, Goffredo Lercari. Sconfessano la spesa da lui pro- (*) Vedi il documento MXLII. ( 13 ) STORIA mossa di ventimila aspri in costruzione di un terrazzo, od altro abbellimento del palazzo governativo ili Calla, il quale, a parer di molti, era tale da bastare a comoda e più che decente dimora del principale rettore della nobile metropoli, senza doversi largheggiare in nuovi e spendiosi restauri o decorazioni ; memore, come doveva essere, della raccomandazione fattagli nel-P assumere l’ufficio, di non sperperare il danaro, ma serbarlo alla depauperata finanza. Lo sgridano dell’avere usurpato le poziorità e i diritti spettanti al suo vicario, e latti suoi certi emolumenti a costui dovuti, se il vero dicevano i lagni sporti dal suddetto. Cessasse adunque da tali soprusi ed ingerenze, le quali infamia e danno gli partorivano piuttosto che onore e vantaggio, e restituisse la male acquistata pecunia. Anche in altra circostanza sembra essersi mal condotto il Lercari. Morto in Calìa il vescovo di rito armeno cattolico, i suoi correligionarii andarono in varii partiti nella scelta del successore, e Goffredo, contro il divieto avuto di nulla ingerirsi di simili altari, prese a sostenere la persona a lui benevisa; a dispetto eziandio del patriarca armeno, il quale spedito aveva un suo rappresentante, acciò, d’ accordo col prelato latino, eleggesse un terzo, capace della dignità, e ben aiì'etto alla maggioranza del clero e del popolo. Dispongono adunque i Protettori che, se all’arrivo delle presenti loro lettere, un vescovo qualsiasi già fosse insediato in carica, nulla più s’innovasse: ma se durava la contesa, il vescovo latino col messo del ridetto patriarca, per facoltà avutane, procedessero alla scelta del terzo, esclusi i due pretendenti; e caso che l’incaricato patriarcale già sen fosse partito, un altro se glie ne domandasse a concludere la bisogna. Ad ogni modo vogliono essere resi avvertiti dell’esito dal-console istesso, il quale non isfuggirebbe la disapprovazione del Banco, una volta venuto a cognizione sincera del suo operato. Decisamente il povero console non ne imbroccava una col magistrato di s. (liorgio. Segue un altro poscritto del 9 maizo^ ANNO 1473 ( 14 ) anche più fiero dei precedenti, come quello che lo condannava senza riguardo, eziandio nelle spese, oltre la revoca degli ordini da lui. a quell’ uopo, impartiti ai minori ufficiali della colonia. Per non so quali insulti fatti da Stefano, voivoda di Mocastro, e dal signore di Moscovia, egli, già tempo innanzi, era proceduto, a confische di beni d'alcuni loro sudditi, e testé per cose consimili aveva lanciato eguale editto. o almen permesso le rappresaglie a danno dei Giorgiani ; sebbene le istruzioni dal Banco ricevute dicessero chiaro di non procedere mai a vie di fatto, ma tenersi in buona amistà coi principi contermini. Non giudico poi fosse intenzione del Banco, che i suoi agenti dovessero atteggiarsi sempre e con tutti a pecore mansuete e lasciarsi taglieggiare dai vicini dominatori. E così pare l’abbia intesa il Lercari, che. ardente forse ed animoso, cercò vendicare gli affronti col ripiego dei sequestri. Mai 1’ avesse fatto,,chè male gliene incolse! I Protettori indignati gli impongono di tosto ritirare e cassare, al-l’arrivo di questo loro corriere, ogni permesso di taglia o nuovo diritto di imposta sui beni dei sudditi stranieri, cui dichiarano nullo e come non avvenuto: e di più di raccogliere da ogni parte e raunare nella masseria il provento ricavato da cotale estorsione e balzello, significando loro la somma percepita, onde deliberare sull’ uso a farne : e dopo tutto riservarsi la facoltà di esaminare la sua condotta in quella contingenza, e di punirlo prout judicaverimus inobedientie vestre et bono exemplo convenire. Non bastando ancora, anche il suo trombetta gli tornò fatale. Pel mantenimento di questo il Lercari sollecitò ed ebbe dalla finanza di Caffa lo sborso di aspri tre mila, che non erangli dovuti, perché il vitto di colui, giusta le regole, gravitava sullo stipendio del console; il quale perciò nella stessa responsiva è condannato a riversare nella cassa pubblica il danaro indebitamente ricevuto, e sono incaricati i massari d’informare il Banco della piena osservanza del trasmesso comando. ( '15 ) STO It IA Il seguito del lungo documento che spogliamo, contiene in tre altri poscritti l’assoluzione dalla malleveria prestata dal-1’ex console Filippo Chiauroia, d’ordine dei suoi sindicatori in Calla, a riguardo di Filippo Gentile, non trovando i Protettori avere il Chiauroia ecceduto in rigore nel punire il costui infame attentato; poi l’avviso dell’invio che facevano, a mezzo di Cristoforo Pastine, d’una copia delle regole, ossia statuto dell’ufficio di Gazaria; non che per quello della nave Pateri a Scio e da Scio a Calla, di attrezzi militari ed altri utensili, come a dire badili, lame di ferro, balestre d’acciaio; e finalmente coll'ultimo poscritto in data 7 luglio, la notizia della prossima partenza pella Crimea del nuovo console Oberto Squarciafico, e dell’eletto vescovo greco, per nome Nicolò, mutuatario di sommi settanta, da pagarsi da lui, sulle rendite del suo benefizio, giunto che fosse al suo destino. Partiva infatti lo Squarciafico tra il 7 e il 13 luglio, come si deduce da più lettere dal Banco firmate nell’intermezzo, e in particolare del di 12, in cui Bernardo Casero, Raffaele Coronato e Nicolò Negrino furono ammessi allo stipendio di un sommo mensile, perchè scelti a suoi famigli da Oberto Squarciafico suddetto, novissime ad eam urbem transmissi (’). III. Durante il primo semestre dell’anno eransi, come di solito, fatte le nomine e consegnate le patenti agli ufficiali destinati agli impieghi delle colonie: cioè a Bernardo Trucco quella di capitano alla porta Caiadore per mesi ventisei, da succedere ad Agostino Dellepiane (*) ; di saggiatore della zecca di Caffa al suo parente Teramo Trucco, eletto il 9 marzo (3), e quattro giorni dopo, (’) Vedi il documento MI.XX. (*) Vedi il documento MXL11I. (s) Vedi i documenti MXLVII1 e MXLIX. anno 1473 ( 16 ) anche ammesso al soldo mensile con Girolamo Malavena e Nicolò Giudice (*). Avendo il prenominato Squarciafico inoltrato vive istanze a s. Giorgio affine di ottenere nna carica al notaio Antonio Bozzolo, il quale, per essere pratico dell’itinerario da Genova alla Tauride, ideava toglierselo a guida nel malsicuro viaggio, i Protettori, con decreto del 22 giugno, gli accordano la scrivania della masseria di Calìa per un anno, ovvero la prima a vacare fra le quattro della curia, sotto certe condizioni, e sempre a patto espresso che si aggiunga compagno ad Oberto, e non altrimenti (a). La costui patente fu segnata più tardi, e solo la vigilia della sua dipartita (3) ; preceduta e seguitata da poche altre lettere di ammissione al consueto sommo mensile, come d’un Giovanni Maria Castiglione e Giovanni Giordano, eletto a cavaliere del console (4). Le sostituzioni non mancarono: e al morto Gravano Parodi vennero ad una sottoscrivania della curia di Caffa surrogati Cristoforo Pastine, già dianzi ricordato, e Pietro Becco (5); a scrivano in capo, al luogo di Giovanni Traversagno dimissionario , perché impedito ad accedervi, fu destinato Bartolomeo Neirone (6) ; e così Antonio Calvi a vece del fratello Lazzaro nella capitaneria della Gozia (7) : e finalmente il nobile Luciano D’Oria q. Lionello, in castellano di Soldaia. per Alaone Squarciafico che rinunciava alla carica (8). La quale rinunzia mi cade in dubbio possa essere derivata dal decreto poco innanzi discusso e approvato, che il castellano dei foiti di s. Elia e s. Nicolò di Soldaia, fosse astretto a cauzione di fiorini mille, oltre la con- (’) Vedi il documento ML. (’) Vedi i documenti MLXI e MLX1I. (*; Vedi il documento MLXV. (*) Vedi i documenti MLXIV e MLXIX. (‘) Vedi i documenti MXLVI e MXLVII. (*) Vedi i documenti MLI e MLVII. (’) Vedi i documenti MLV e MLVJ. (*) Vedi il documento MLIV. ( 17 ) STORIA sueta e antica già in uso: e ciò fintantoché vi dimorassero prigioni il detronizzato Nordoular e i principi tartari, suoi fratelli e nipote, come fu già scritto ('). Tutti questi ufficiali ebbero adunque (ad eccezione di Luciano suddetto che parti più tardi, come vedremo) a condursi alla Tauride per la via di terra sotto la suprema guida del console, scortato esso pure dal notaio Bozzolo; giacché nel registro dell'archivio non é mai parola che nella nave Pateri, veleggiali te a Scio, altro vi spedissero i Protettori fuori che munizioni guerresche e attrezzi manuali. IV. Recavano costoro più lettere del Banco spettanti a privati interessi e altri affari degni di nota, dei quali ci corre il debito di riferirne il sunto almeno alla sfuggita. Colla prima del giorno 25 febbraio , indirizzata al vescovo latino di Calla, i Protettori lo pregavano d’interporre la valida sua opera alla composizione della vertenza sulla contrastata nomina del vescovo armeno, nel senso dell’avviso in precedente epistola suggerito al console, e di cui gliene inchiudevano il paragrafo (2). Cosa che ripetono verso il vicario, Francesco Ippoliti, sul conto degli emolumenti e poziorità carpitegli con ingiustizia dal console Lercari, come pur dianzi narrammo (3). Ordinano in una terza ai magistrati tutti di Caffa di accogliere graziosamente, e collocare nella sua cattedra il vescovo greco, Nicolò, nativo di quella città, dal papa eletto a pastore del gregge cattolico e unito alla romana sede, coir investirlo dei suoi diritti e immetterlo al possesso del suo episcopio (*). E poiché il prelodato antistite di rito latino, aveva, col mezzo del suo segre- Cj Vedi il documento MXI.I. (!) Vedi il documento MXLIV. (‘) Vedi il documento MXLV. (4) Vedi il documento MLXI1I. Società Liyure St. Patria. Voi. VII. P. li. 2 Amo 1473 ( 18 ) tario fra Battista Fatinanti, venuto in persona a Genova, chiesto e ottenuto dal Banco la provvisione necessaria al vitto di due cappellani addetti alla chiesa sua cattedrale ('), essi, con altri* foglio al medesimo prelato, lo avvisano dell’ invio e della concessa pensione di un mezzo sommo mensile a ciascuno dei due religiosi, trovati nei frati piemontesi, Marino da Caudino e Giacomo Mobiglia da Ivrea, domenicani, i quali di conserva a Battista Fatinanti medesimo si recavano colà ad esercitarvi l'assunto ministero (*). Le missive riguardanti interessi particolari contengono un decreto per Battista Capello e Francesco Canessa, appaltatori delle imposte di Calìa, ond’essere dai pubblici poteri delle colonie sostenuti nella loro esazione (3); un secondo in favore del nobile Cattaneo Fieschi, querelante pella negata iscrizione nelle compere di Calla ili tre luoghi, di che vogliono conoscere le ragioni e vaiolarne il merito (*) ; seguito tosto da un consimile pel nobile Luca Cattaneo, q. Percivale, in qualità di erede di Sovranetta, vedova ili Pier Battista Lomellini, agente in giudizio contro Lazzaro Torriglia (5); e finalmente un attestato di commendazione e di lode a Lodisio Gaspe, ben affetto cittadino e generoso benefattore della sua patria: cui vogliono, in segno di benemerenza, sgravare d’ogni ciazio per due mezzaruole annue di vino, sua vita durante (®). A corona di tutto poi nn messaggio d’annunzio della felice condizione di salute pubblica, e piena pace goduta dallo Stato sotto la signoria del duca di Milano: di che prendessero stimolo ed i*sempio pur essi i reggitori della nobilissima metropoli (7). (’/ Vedi il docomento VLII. (*) Vedi il documento MLXVI. (*) Vedi il docomento MI.1II. (*) Vedi il documento MLVIII. (*) Vedi il docomento MLX. . (*} Vedi il docomento MLIX. • (’) Vedi il documenlu MLXVI. ( iy ) STORIA V. Manco male, che questa volta non furono tacciati ili negligenza nell’ informare il sovrano ufficio di quanto avveniva nel paese. Lo fecero anzi il console ed i massari, dirigendo, tra l<* altre, un’ epistola del 6 marzo, il cui tenore ci è nolo solo dalla risposta avutane in data 30 luglio. Fortunatamente non sono più parole «li biasimo e acerbe rampogne, ma ordini ed istruzioni, con qualche accenno di lode e approvazione al loro indirizzo. Daremo anche qui, con la possibile brevità, l'estratto del documento. E anzitutto ciò che riguarda gli affari interni delle colonie. I magistrati di Caffa eransi querelati al Banco della disistima in che era caduto il grado di console e massari presso l’opinione pubblica, a motivo della licenza a tutti, anche la vile plebe, concessa. ili accusare il console scaduto all’ atto del suo sindicamento. Ed i Proiettori, se dapprima mostrano volerne rifondere la cagione sui titolari presenti, e più sui passati, da sezzo provvedono coll’ordinare che da quel punto la copia autentica di ogni processo sindacale del console fosse suggellata e spedita a Genova alla loro disamina; intendendo belisi, dicevano, che chi stimavasi leso nei suoi diritti potesse farli valere nei sindica-menli, mai però dare ansa ai calunniatori ili molestare e vilipendere gli ufficiali scaduti di carica. Per agevolarne la pratica e impedire i soprusi, stante lo scarso numero di cittadini residenti allora in Caffa, nel cui grembo aveansi ad eleggere i sin-dicatori del console, determinano, che nella loro nomina non s’abbia più alcun rispetto al colore politico di bianco o nero, guelfo cioè o ghibellino, ma purché onesto, possa ognuno esservi ammesso : ritenendo però sempre che la metà fosse di nobili e altra metà di popolari. Ciò soltanto pei cittadini , e anno -1473 ( 20 ) nulla ili innovato a riguardo dei borghesi stabiliti nella contrada. Approvano quindi varie composizioni ed atti amministrativi di maggior rilièvo, cui era addivenuto il governo di essa : come a dire, quella combinata col signore di una terra vicina, Parabioc e sua moglie, in materia di dogana, meno due articoli cui vorrebbero modificati ; cioè del dazio imposto di un aspro per ogni pesce, e il silenzio mantenuto sui danni tempo innanzi dal medesimo cagionati ai sudditi genovesi. Lodano la nomina e accettano lo stipendio assegnato al nuovo custode delle munizioni, con che presti idonea sicurtà di aspri millecinquecento, e r aggiungono 1’ obbligo di fare diligenti ricerche a riavere le disperse e mutuate; e ciò sotto pena di risarcire del proprio. Nella fabbrica e restauri della cinta murale e suoi forti, vogliono che non si spendano oltre i centocinquanta sommi ogni anno, e le multe provenienti dalle condanne dei contravventori: avuto riguardo sempre a non colpir di soverchio con queste i poveri. Ed al costoro stato compassionando , parole di colore oscuro e minaccie d’ esemplare castigo mandano a farsi contro i procuratori ed avvocati di Cada, che con artificiosi raggiri ed estorsioni di pingui mercedi dissanguavano i clienti, e provocavano ad arte interminabili liti fra quei popoli; non che contro gli ufficiali stessi, specie di Soldaia e Cembalo , i quali nulla habita ratione honestatis et proprie conscientie, cum turpibus et inhonestis contractibus, stipendia multorum pauperum devorare presumevano. Venendo poscia agli individui, esigono dal console l’osservanza della legge sui colonisti, addetti al servizio dell’imperatore tartaro e di altri principi circonvicini, dai quali non permettono che accettino cariche o salarii, e nè anco vi prendano stanza in corte senza la debita licenza; pel sospetto forse di soverchia intrinsichezza e poi tradimento. Avvisano non essere giunto ancora Gregorio Delpino, il promotore della congiura e ( 21 ) STORIA dell’offesa fatta al console Maone Doria, e al dottore Pasquale Gelsi (*), e si mantenga perciò in Gaffa il sequestro dei suoi beni sino a causa finita; a Bernardo Dall’Orto pella fedele custodia di Nordoular e fratelli , prigioni nelle torri di Soldaia, promettono non lontana retribuzione, impotenti coni1 e-rano di conferirgli la castellania stessa, per averla già prima assegnata a Luciano D’ Oria, prossimo a partire a quella volta. Si amministri pronta giustizia ai delinquenti Giovanni Boggiolo e Giacomo di Calabria; al quale uopo dichiarano essere loro mente d’investire il console, e suo vicario, d’ogni più ampia facoltà verso i facinorosi donnaioli e notturni. La vertenza di Costanzo Sarra, maestro pubblico e legista, accomodano, coll’ assegnargli il salario pel tempo che insegnò e durante la sua assenza da Calla, venuta cioè e ritorno da Genova, motivata da ragione di servizio pubblico; ma se persisteva a sostenere contemporaneamente cause civili nel foro, con detrimento delle scuole, cesserebbe lo stipendio. Scritta, ma non chiusa la presente lettera, giunsero notizie fresche da Caffa le quali annunziavano l’arrivo colà, il 7 aprile scorso, del console Antoniotto Cabella e socii, dopo superate le difficoltà frapposte nel cammino alla sua persona e comitiva. Davano in essa quei magistrati comunicazione distinta dell’avvenuto dal tempo dell’ultima loro corrispondenza, e noi per saperne alcunché dobbiamo rilevarlo dalla risposta che ne faceva il Banco, perchè questo carteggio al pari del precedente manca per intiero nella filza e nell’archivio di s. Giorgio. Dalla risposta adunque, a modo di poscritto, inserita nel ridetto documento, si ricava, che il voivoda Stefano, a scusarsi fórse dell’impaccio dato al Cabella, inviò un’ ambascieria a Caffa, che dovette essere accolta col viso dell’ armi, e respinte le sue scuse o trattative di pace; cui i Protettori diconsi incapaci a valutarne la opportunità e giustizia, posti com’erano lontani (') Vedasi il tomo precedente sotto 1’ anno 4471, a pag. 711 e segg. ANNO 1473 ( 22 ) dal teatro degli avvenimenti : limitansi pertanto a raccomandare loro una costante ed oculata prudenza nel maneggiare negozii di tanto rilievo. Sulla nuova della morte di Mamac, e la successione del fratello suo Elilinee, a signore della Campagna, territorio prossimo alla colonia, e della mostrata amicizia verso questa, esultano di pieno cuore; e qui calorose istanze ripetono di mantenere e fomentare vieppiù la benevolenza di lui e dell’ imperatore. Un accordo era altresi successo fra il governo di Calta e i tartari, col quale gli ultimi si erano obbligati all’ indennità di cinquanta mila aspri verso i sudditi genovesi, per danni loro recati nella preda d1 una carovana; di che godono come segno di buon avviamento a più stretta unione e comunanza di traffico. Lo stesso fanno al riguardo della recenna prestata al console dal signore della Zichia e della gita dei nostri, a scopo di commercio, infino a Copa (*). VI. Foche cose ne rimangono a dire per la storia dell’ anno corrente, e sono: dal lato di Calfa due commendatizie al Banco; spedita la prima dal vicario Gianfrancesco Ippoliti in favore di Giovanni Mainerò, pei buoni servizi resi alla giustizia nella scoperta e cattura di ladri e delinquenti (2), la seconda del console stesso a prò di Francesco Palazzi, già cavaliere del suo predecessore, resosi benemerito per molti e delicati negozii e pericoli sostenuti, forse in qualità di corriere o secreto agente nelle relazioni col kan dei tartari (3). Da parte poi dell’ ufficio di s. Giorgio accenneremo di volo T ammissione allo stipendio del soldo mensile di Gianantonio (*) Vedi il documento MLXXI1. (*) Vedi il documento MLXXI. (') Vedi il documento MLXXIV. ( 23 ) STORIA Andora ('), di Corrado d’ Ulma e Gherardo di Brabante, ambos alemannos et bombarderios, habitatores janue (2); Ia consegna di patente di castellano di Soldaia fatta al prenominato Luciano D’Oria (3); e da sezzo il comando ingiunto ai poteri della colonia di usar agevolezza nel disbrigo di certi loro interessi al lucchese Bartolomeo Anzani (v), e al genovese, nobile Matteo Fieschi, in materia di eredità (5). Anche innanzi questi decreti erano i Protettori proceduti alla nomina del vicario consolare, nella persona del dottore Gianpaolo Barsizio di Milano, che aveva dato buon conto di sé in più umile impiego nella curia di Genova, e venne destinato successore all’ Ippoliti, conte di Gazzoldo, ai patti intesi coi tre ultimi vicarii (G). Nè devo in niun conto preterire la generale elezione dei primarii ufficiali delle colonie, che ebbe luogo fino dal 7 luglio 1473, in cui al supremo consolato di Calla fu scelto a scrutinio secreto il nobile Giuliano Gentile-Falamonica, a quelli di Soldaia e Cembalo, Melchione Gentile, e Bartolomeo Castiglione, e Gia-notto Loinellini al capitaneato dei borghi (7). Chiudevano poscia la loro gestione col trasmettere colà e richiedere l’esatta osservanza di un antico proclama, col quale si proibiva a chicchessia di convenire altri in giudizio presso il tribunale che non fosse il civile, meno in cinque casi specificati, in cui poteasi ricorrere all’ecclesiastico (8): e di tale rinnovazione o richiamo all’antico decreto, ne danno, con apposito messaggio, avviso al vescovo, ove lo invitano ad uniformarvisi; quandoquidem, (i) Vedi il documento MLXXV1. (’) Vedi il documento MLXXIX. (*) Vedi il documento MLXXIII. (*) Vedi il documento MLXXX. (*) Vedi il documento MLXXXI. (s) Vedi il documento MLXXV. (7) Vedi il documento MLXVIII. (*) Vedi il documento MLXXVII. ANNO 1473 ( 24 ) soggiungono, pro utilitate publica conditum est, ed era tuttavia in vigore nella stessa città di Genova (')• I nomi dei Protettori dell ufficio di S. Giorgio per I anno 14/3, fino a qui ommessi, perchè non contenuti in alcuno dei documenti spettanti alle nostre colonie, da altri registri del Banco risultano essere stati i seguenti: Marco Cattaneo, Alessandro Spinola q. Opizzino, Giacomo Amandola, Francesco Scaglia, Giovanni Gentile q. Andrea, Gianpietro Vivaldi, Agostino Calìa-rotto , ed ultimo, in qualità di presidente, o come allora dice— vasi, priore, Leonardo Sauli. (’) Vedi il documento MLXXY1I1. DOCUMENTI DOCUMENTO MXL. I Protettori incaricano il dottore Francesco Marchese, legato della Repubblica a Roma, e fra Battista Patinanti, d’impetrare da Sisto IV nuovo bolle per Limburgo, a favore delle colonie Tauriche. 1473, 8 gennaio (Filza di Caffa, n. 112) * MCCCCLXXI1I die Vili januarij. Nos protectores comperarum sancti georgij communis janue. rogamus vos spectatum et clarum juris utriusque doctorem dominum franciscum marchesium. legatum reipublice nostre ad serenissimum dominum regem ferdinandum nunc profecturum, ut nostro nomine impetrare studeatis ea que dicemus inferius. Scimus commissum vobis fuisse ut cum romam perueneritis. transferatis vos ad conspectum sanctissimi domini nostri. Propter quod oramus vos ut loco et tempore idoneo requiretis nomine reipublice nostre et nostro a sanctitate sua dignetur, pro sua solita clementia ergo nos et nostra, benigne concedere petrasanctensibus nostris ea que in supplicatione, quam his annexam inuenietis. continentur etc. Ceterum venturus est vobiscum venerabilis dominus frater baptista fatinanti. cui curam dedimus requirendi a sanctissimo domino nostro ANNO 1473 ( 26 ) confirmationem bullarum plenarie indulgente alias concessarum pro ciuitate lamburge ad subuentionem urbis caphe. Propter quod rogamus vos ut eidem fratri baptiste. in causa ejusmodi confirmationis, ope opera et consilio non desitis, etiamsi necessarium esset, nomine comunitatis nostre, per vos requiri a sanctitate domini nostri dictam confirmationem. quam speramus facile impetrabitis, attenta presertim promissione per summum pontificem nouissime facta eidem fratri baptiste de re ipsa, ut ab eo latius intelligetis. Insuper quoniam audiuimus clerum hujus ciuitatis etc. (')• DOCUMENTO MXL1. Decretano che i futuri castellani dei forti di Soldaia prestino maggiore cauzione di mille fiorini sopra l’usato, fintanto che avranno in custodia Nordoular e gli altri principi tartari. 1473, 16 febbraio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fot. 2(1) MCCCCLXXIII die martis XVI februarij. Magnifici domini protectores etc. anni presentis in legitimo numero congregati, presentibus etiam et infrascripta deliberari laudantibus duobus ex dominis deputatis super negotijs caphensibus. legitimis rationibus moti, decreuerunt quod deinceps castellani transmittendi ad custodiam castrorum soldaie prestare teneantur fidejussiones saltem de summa florenorum mille ultra quantitatem consuetam, et hoc donec et quousque in dictis castris custodientur dominus nordular et alij oriundi ex sanguine imperatorio tartarorum. (‘) Di questo atto rechiamo solo quanto spetta alla colonia di Caffa. Esso poi non dice che cosa contenesse la supplica al Papa dei Pietrasantesi, e manca nella filza la supplica stessa. ( 27 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MXLII. Istruzioni o ordini dei Protettori al console e provvisori di Gaffa. 1473, 17 febbraio (Litterarum off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 102) * die XVII februarij MCCCCLXXII1 (1). Post scripta. Ciuitas dei gratia penitus liberata'est omni contagione pestis, et relique res nostre ac ciuitatis prospere procedunt. Recepimus autem nuper alias litteras vestras scriptas die vim octobris proxime preteriti, quibus breuis responsio sufficere nobis videtur. Et primum, laudamus quod, ut scripsistis, circa requisitiones domini regis tureorum cautius deinceps procedatis, attento damno secuto ex zebelinis qui fuerant requisiti et postea non acceptati. Noua vero per vos scripta de successibus domini regis persarum etiam aliunde ad nos allata fuerunt. Sperandum est quod diuina prouidentia aliquando prouisura sit necessitatibus Christianorum orientalium. Laudamus frequentes negotiationes victualium quas scribitis factas fuisse anno proxime preterito in urbe illa cum magna totius ciuitatis utilitate, in quibus hortamur vos quod, quantum in vobis erit, proui-deatis deinceps perseueretur. cum tanta tamen prudentia et circumspectione quod ciuitas illa, presertim temporibus hiemalibus quibus victualia conduci non possunt aut alijs temporibus suspectis, vacua victualibus non relinquatur. Nam. ut in vestris instructionibus vos onerauimus. super omnia prouidendum a vobis est quod ciuitas illa in penuriam victualium incidere non possit. Molestum' nobis fuit quod antonius de borlasca. quem scribitis se absentasse, debitor sit massarie pro pecunijs in eum peruentis tempore quo erat capserius. Curate omnibus vijs ac formis solutionem (’) È il seguito del documento MXXXVI1I, come fu annunziato a pag. 885 del precedente tomo VII, parte prima. *7^ f anno -14-73 ( 28 ) ab eo vel in bonis suis consequi, in quibus, ut notum vobis esse credimus. ex constitutionibus hujus ciuitatis massaria reliquis omnibus creditoribus preferri debet. quia commune in hac ciuitate habet po-tiora jura reliquis omnibus creditoribus, exceptis dotibus, et eundem gradum habere debet massaria in illa ciuitate. Deinceps autem volumus ac decernimus omnino per vos et vestros successores in officio prouideri quod omnes et singuli in quos peruenire debebunt alique * • • pecunie massarie. omnino antequam in eos ejusmodi pecunie perueniant fidejussiones idoneas prebeant. et in forma expediente. de summa que sufficiens sit ad conseruandam massariam indemnem, que tamen excedere non possit summos ducentos caphe. quem articulum volumus in regulis registrari. Pari modo volumus quod nullus deinceps admitti possit ad scribendum aliquod cartularium banci nisi sit notarius publicus ac idoneus et approbatus per vos et successores vestros in officio, ac officium mercantie. et nisi illi qui nunc exercent ipsas scribanias bancorum tales sint quales diximus et ut supra approbentur, volumus eos statim ab ejusmodi exercitio amoueatis. et hunc articulum etiam volamus in regulis registrari. Laudamus quod non cogitetis in fieri faciendo aliquam nouitatem circa castrum tane venetorum, immo sine aliqua innouatione. quantum in vobis erit, prouidere studeatis communi saluti castri eorum et nostri. Intelleximus requisitiones per vos factas de officio consulatus saua-stopoli pro restauratione expensarum seu onerum que scribitis habuisse, ultra ea que vestri precessores habere soliti sunt, item de scoto famuli vicarii. Circa que vobis respondemus quod contenti sumus, et harum litterarum virtute decernimus, quod massaria soluat vicario, sine onere vestro, expensas per ipsum vicarium factas ex mantua usque januam, item quilibet vestrum prebeat alimentum tempore consulatus sui etiam famulo vicarij. quia inuenimus ita obseruatum fuisse omni tempore quo vicarii tenuerunt famulum. ^ Circa vero collationem offic:j per vos requisiti, consultata re cum nonnullis quibus negotia caphensia conferre solemus, decretum est per nos introduci non debere consuetudinem conferendi ejusmodi officia, quod equo animo tolerare debetis, quia dispositio nostra esset semper vobis complacere in his que honeste et sine introductione mali exempli per nos fieri possent pro commodis vestris. \ ( 29 ) DOCUMENTI Seg ne : H73, 25 febbraio (fol: 102 v.) die XXV februarij. Ceterum examinatis his que scripsistis de immunitate terraticorum per vos concessa lazaro beraldo et sociis, pro apotecis illis, que combuste erant, per eos reedificatis. respondemus vobis quod contenti sumus habeant immunitatem illam pro decennio, quam ex regulis caphe disponitur ibi concedi posse in similibus casibus. Et insuper attentis rationibus per vos scriptis concedimus harum litterarum virtute eisdem ultra dictam immunitatem primi decennij. quam ut diximus regule permittunt ibi concedi posse, etiam immunitatem pro parte dimidia tantum dictorum terraticorum pro alijs annis decem a fine primi decennij proxime computandis, quibus finitis remaneant ipse apotece et remanere intelligantur obligate solutioni dictorum terraticorum. in omnibus et per omnia prout erant antequam ulla immunitas eis concessa fuisset. Significatum nobis est quod vos jofrede postquam consulatum inijstis deliberari fecistis ibi quod construi debeat in palatio quedam terracia. seu aliud nouum laborerium. et in ejusmodi noua constructione expendi debeat usque in summam asperorum viginti milium vel circiter. Quod profecto ita nobis molestum fuit, ut nihil fere molestius significari nobis potuerit, et antequam aliud in hac re dicamus, predicimus vobis quod omnino intendimus, re melius intellecta, non permittere ejusmodi errorem vestrum impunitum preterire. Memores enim sumus quod in vestra instructione enixe oneratus fuistis ut super omnia studeatis prouidere quod tempore vestro nullus fiat sumptus, nisi urgentissima necessitas ad eum faciendum vos impellat. Et quandoquidem tot jam annis passi sumus redditus harum comperarum ibi retineri et in sustentationem urbis co'nuerti. et preterea tot tamque ingentes pecuniarum summas he compere in defensionem illorum locorum erogaue-runt. commissum vobis fuit ut saltem aliqUam partem reddituum comperarum intactam reseruari faceretis. Ex quo non debet vobis mirum videri si egre ferimus et pati non intendimus, quod tempore vestro pecunias nostras expendi curaueritis in ornamento seu augmento ANNO 1473 ( 30 ) palatij. quod affirmatum nobis fuit ita conueniens esse ut etiamsi maxime pecunijs abundaretis, nulla ejusmodi noua fabricatione indigere videatur. Et ne successores vestri in aliquem errorem incidant, harum litterarum virtute decernimus quod aliquis successor vester proponere aut permittere deinceps non possit fleri in palatio aliquam deliberationem de faciendo sumptum aliquem magnum vel exiguum in amplitudine seu augmento aut ornamento ipsius palatij. sine expressa et scripta licentia nostra seu successorum nostrorum in officio, sub pena soluendi duplum totius summe que tempore ipsius consulis ut supra expenderetur, ex nunc assignata comperis. et a fidejussoribus cujuslibet consulis, qui in predictis contrafecerit. irremissibiliter exigenda. Declarantes tamen quod, non obstantibus predictis. semper-cumque accideret urgens necessitas reparationis dicti palatij que diferri non posset sine damno et periculo, eo casu contenti sumus ibidem, etiam sine licentia nostra, deliberari et fieri possit secundum formam regularum et probate consuetudinis illius loci, et hunc etiam articulum volumus in regulis registrari- Mirati sumus quod vicarius vester querelam nobis detulerit vos jofredum in consulatu vestro circa potioritates et alia ejusmodi judicia que. juxta probatam consuetudinem illius urbis, aliqua emolumenta dicto vicario prebere solent, ejusmodi judicia etiam cum emolumentis vobis retinueritis. Quod profecto, si verum est. non modo injustum nobis videtur, sed etiam non exiguum onus et infamiam vobis affert. Propter quod committimus vobis expresse ut omnia ejusmodi emolumenta. que in vos peruenerint. restituatis eidem vicario, ut littere vica-riatus eidem concesse disponunt, nec deinceps vos aut aliquis successor vester in oiflcio aliqualiter immisceatis in ejusmodi judicijs aut emolumentis ad eum vicarium pertinentibus. Nec minorem infamiam et onus vobis attulit quod in discordijs ortis inter armenos. occasione electionis episcopi eorum, vos intromiseritis et magis uni quam alij fauorem prebueritis. quandoquidem ex copia litterarum domini patriarche ipsorum armenorum nobis transmissa videtur ipsum dominum patriarcham cognita discordia eorumdem armenorum commisisse quod nec ille episcopus, quem dicitur vos confirmasse. neque etiam alius aduersarius suus, ad episcopatum admitteretur, sed reuerendus dominus episcopus latinornm caphe et legatus ipsius patriarche. tunc propterea illuc transmissus, cognita voluntate totius cleri ac populi ipsorum armenorum. illum nominarent qui saltem ma- ( 31 ) DOCUMENTI jori parti ipsorum gratior esset et ad tollendas discordias magis idoneus videretur. Propter quod committimus vobis expresse, ut si tempore quo he littore ad vos peruenient iterum vigerent inter dictos armenos discordie occasione predicta. statim prouideatis quod neuter predictorum contendentium ad episcopatum admitti possit aut retineri. ^ olumusque eo casu ut si legatus ille domini patriarche iterum ibi esset, vel si ibi non esset, alius propterea ab eodem domino patriarcha ìequirendus. simul cum dicto reuerendo domino episcopo latinorum curet a clero et populo illo armenorum juxta predictam commissionem patriarche intelligere quem potissimum vellent episcopum, et qui sit vir probatus, et ad tollendas discordias idoneus, illumque proponant domino patriarche per eum ad episcopatum eligendum, ut dictum est. Si vero tempore quo he littere vobis reddentur omnis ejusmodi discordia sublata esset, et pacifice aliquis dictum episcopatum possideret, eo casu nolumus de predict:s ulterius per vos aut alios mentionem aliquam lieri. non forsitan discordie jam sopite iterum renouarentur. quod nobis molestissimum esset. Et in omnem casum committimus vobis ordinate nobis significetis quicquid eatenus circa predicta gestum fuerit, et quo in statu res ipsa posita sit. Nos enim quandoquidem reprobamus quod in causa ecclesiastica preter commissionem dicti patriarche vos intromiseritis, intendimus re plene cognita circa predicta prolùdere secundum et prout honestati et bono exemplo conuenire judicauerimus. Segue altro poscritto: 1473, 9 marzo (fol. 104) die martis VI III martij. Post scripta. Significatum nobis est vos jofredum tempore vestri consulatus proposuisse quod ultra arrestationes bonorum subditorum domini vaiuode et domini de lo mosco, de quibus superius vobis rescripsimus intentionem nostram, deliberaretur etiam arrestatio bonorum subditorum domini regis georgianorum. siue reprehensalie contra eos. Et dicitur quod cum nimis damnosa videretur exeeutio arresta-tionis bonorum seu reprehensaliarum contra ipsos georgianos. deliberatum fuit ibi tempore vestri jofredi quod super eorum bonis impo- ANNO '1473 ( 32 ) natur nouus drictus. quodque ejus processus conuertatur in satisfactionem damnilicatorum. Que si vera sunt, ita moleste ferimus ut nihil fere molestius nunciari nobis potuerit, tum propter alias rationes, (um potissimo quia predicta proposuistis seu deliberari permisistis contra formam instructionis vobis date, in qua expresse commissum fuit vobis ut omni studio ac diligentia annitamini amici viuere cum omnibus dominationibus maris pontici. et cum eis et qualibet earum omnes scandalorum occasiones deuitare. seruetisque generalem suspensionem omnium reprehensaliarum per nos factam. Ex quo manifestum est quod si proposuistis vel permisistis aliquam deliberationem fleri de arrestandis bonis aliquorum seu imponendo nouo drictu. non ser-uastis instructionem seu commissionem vobis datam. Volumus igitur ac decernimus ut statini, visis presentibus. annullari seu reuocari faciatis quascumque deliberationes ibi factas de arrestandis aliquibus bonis aliquarum dominationum, et quascumque ejusmodi bonorum arre-stationes. seu de aliquibus reprehensalijs contra quosuis concessis, atque insuper quascumque impositiones nouorum drictuum que occasionibus predictis facte fuerint. Quas omnes deliberationes ejusmodi arrestationum seu reprehensaliarum vel nouorum drictuum. harum litterarum virtute irritamus et annullamus. et de eis aut aliqua earum nolumus aliquam ulterius executionem fieri postquam he littere nostre ad vos peruenerint. Volumus etiam ac mandamus quod statim. visis presentibus. deponi faciatis apud massariam illius ciuitatis totum processum qui extractus seu recuperatus fuisse inuenietur ex omnibus drictibus ibidem, ut diximus. occasione predicta impositis sine licentia nostra, nobisque significetis. et quidem ordinate, summam processus dictorum drictuum. et quicquid circa predicta per vos gestum fuerit, ut in eis deliberare possimus quantum nobis honestum videbitur. Denunciantes etiam vobis quod, re melius intellecta, condemnare intendimus vos jofredum secundum et prout judicauerimus inobedientie vestre et bono exemplo conuenire. Insuper quoniam significatam est etiam nobis vos jofredum deliberari fecisse quod annuatim vobis solui debeant asperi tria milia vel circiter pro scoto seu alimentis tubete caualerij seu aliorum ejusmodi hominum, intelligentes vos vel permisisse vel procurasse quod tempore regiminis vestri fiat ejusmodi deliberatio, que prorsus contraria est instructioni vobis tradite, committimus vobis expresse ut saltom ( 33 ) documenti intra dies quindecim a presentatione harum litterarum proxirnó computandos. integre restituatis inassarie quicquid occasione predicta vobis solutum fuisset virtute dicte deliberationis, quam vigore harum litterarum annullamus et penitus irritamus. Et preterea soluatis pro pena ejusmodi contrafactionis dicte massarie intra eundem terminum dierum quindecim tot asperos quot ut supra indebite deliberari fecistis. et hoc sub pena dupli exigendi per nos a fidejussoribus vestris si predicta integre 11011 seruaueritis. onerantes vos massarios ut quanto celerius poteritis nobis significetis quid super predictis gestum fuerit. Segue : 1473, G aprile (fol. 104 v,) l$( die VI aprilis. Ceterum vidimus in processu sindicamentorum egregij philippi jhauroie. olim consulis, quemadmodum sindicatores ejus absoluerunt ipsum philippum a requisitione seu accusatione contra eum facta per procuratorem stephani gentilis, occasione duorum locorum comperarum caphe. ex quibus unus et dimidius scriptus fuisse videtur super illam mulierem violatam ab ipso stephano et reliquus d midius super mas-sariam caphe. cum reseruatione tamen quod philippus ipse idoneas fidejussiones in capha prestare teneretur de restituendo dicta loca cum prouentibus. nisi intra duos annos in capham transmitteret decla-rationes nostras, quarum virtute constaret eundem philippum potuisse describi facere ipsa loca duo etc. et prout latius in sententia dictorum sindicatorum continetur, ad quem relatio habeatur. Propter quod de-testantes temeritatem et audaciam dicti stephani. et non intelligentes ex processu agitato in dicta causa eundem philippum in re ipsa malitiam aliquam commisisse, harum litterarum virtute decernimus et declaramus, quod omnes fidejussiones vigore dicte reseruationis pre-stite in capha per dictum philippum cassari debeant et penitus an-nullari. ipsumque philippum aut fidejussores ejus ob eam causam prestito.? ullo modo realiter aut personaliter occasione predictorum molestari non posse. Reseruantes tamen nobis arbitrium cognoscendi ac declarandi an priuilegia locorum allegata in dicta reseruatione locum Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 3 ANNO 1473 ( 34 ) habere debuerint in casu dicte descriptionis locorum vel ne. Et hoc semper et quandocumque partes, quarum prejudicium causa ipsa concernere potest, aut aliqua earum, coram nobis requisiuerit seu requiri fecerit, quod de causa ipsorum priuilegiorum cognoscamus et declaremus: Segue ancora : '1473, 27 aprile (fol. 104 v. in margine) die XXVII aprilis. Post scripta nihil aliud impresentiarum dicendum nobis videtur nisi quod mittimus vobis per christoferum de pastino copiam regularum officij gazarie et decreti facti contra assecuratores. super quibus volumus obseruetis ea que superius vobis commisimus. Mittimus preterea vobis in naui pateria chium. deo duce, accessura, et in eo loco consignandas johanni de castello, res infrascriptas. quas inde ad vos in primo passagio transmittet et naula earum debita et consueta vobis ad soluendum mittet, videlicet naula de janua in chium et de chio in capham. Propter quod volumus ut juxta commissionem ipsius johannis ipsa naula debita et honesta soluatis seu solui faciatis de pecunijs massarie. et quanto celerius poteritis nobis significetis quantum vobis ad soluendum miserit et quo tempore predicta receperitis. Ea autem que in dicta naui pateria onerari fecimus, cum ordine quod, ut supra, ad vos transmittantur, sunt hec. videlicet: carratelli tres et pipa una in quibus reponi fecimus infrascripta. videlicet: badilia ducenta trigintaquinque et ballas quatuor lamarum ferri pro ferrandis portis, celatas tres, coiratias quatuor. balistas alsarij cum suis manicis triginta, fer . . m unum longum lancie. Qui carratelli et pipa signati sunt tali signo S ® G. Segue : 1473, 7 luglio (fol. 105) Sigillata die vii julij. Post scripta nihil aliud dicendum nobis videtur nisi quod obertus squarsaficus consul designatus qui in dei nomine ( 35 ) DOCUMF.NTI nunc discedit ad vos venturus, ordinate vobis significabit statum rerum nostrarum et hujus ciuitatis. Verum quoniam venerabilis dominus nicolaus. electus episcopus grecorum. accepit ad cambium pro capha summos septuaginta a laurentio lomellino q. jacobi et de eis fecit litteras cambij. volumus ac vobis committimus ut prouideatis ut ibi satisfiat dicto cambio de pecunijs episcopatus, attento quod data fuit nobis facultas per breue apostolicum mutuandi et fidem faciendi dicto domino nicolao episcopo etiam rie majore summa, et quod debeat satisfieri de pecunijs episcopatus etiamsi in itinere decederet, quod absit. DOCUMENTO MXLIII. Patente di capitano della porta Caiadore, data per mesi 26 a Bernardo Trucco, finito il tempo di Agostino Dellepiane, bambagiaio. 1473, 4 9 febbraio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 311 v.) Formala, ritenuta e pagamento delle stallìe, come al solito. Più I' ammissione al soldo di un sommo mensile, fino alla presa di possesso del suo ufficio. Data janue mcccclxxiii die xvim februarij. DOCUMENTO MXLIV. Scrivono al vescovo latino, Girolamo Panissari, di dare opera alla conciliazione fra gli armeni di Caffa, divisi fra loro sulla recente elezione del nuovo loro vescovo. 1473, 25 febbraio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 105) Reuerendo in christo patri, domino I. episcopo caphensi benemerito. Cognitis, reuerendo in christo pater, discordijs inter armenos in urbe illa habitantes ortis occasione electionis noni eorum episcopi, et ANNO 1473 ( 36 ) quod spectatus consul magis uni quam alij in ejusmodi causa ecclesiastica tauisse et se immiscuisse dicitur, scribimus ei et massarijs in ipsa materia ea que in articulo litterarum nostrarum, cujus copiam inclusam inuenietis. continentur. Propter quod hortamur paternitatem ve-tram. de cujus fide ac integritate in hac parte confidimus: ut prudenter pro tollendis ejusmodi discordijs exequatur ea que in dicto litterarum nostrarum articulo contineri videbit, et ita in ejusmodi exe-cutione se habeat, ut effectus ipsi respondeant spei quam de vestra paternitate concepimus, parati semper in omnia concernentia decus et commoda reuerende paternitatis vestre. Data janue mcccclxxiii die xxv februarij. Protectores etc. DOCUMENTO MXLV. Rispondono al vicario consolare, Francesco Ippoliti, intorno all’indennizzo richiesto di spese di viaggio, ecc. 1473 , 25 febbraio (Litter. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 105) Protectores etc. Claro legumdoctori domino francisco hyppolito. corniti gazolti. vicario caphensi. dilecto nostro. Cognita querela vestro nomine nobis facta, dilecte noster, scribere decreuimus spectato consuli de causa vestra ea que in articulo litterarum nostrarum his incluso contineri videbitis, quod prouisioni indemnitatis vestre sufficere nobis visum est. Et si intellexeritis aliquid aliud pro commodis vestris a nobis honeste fieri posse, id nobis significate. Quod autem reliquum est. hortamur vos ita vos habere studeatis circa officium vestrum, quod effectus ipsi optime spei quam de virtutibus vestris concepimus respondeant. Data janue mcccclxxiii die xxv februarij. ( 37 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MXLVI. Cristoforo Pastine, di Francesco, e Pietro Recco q. Giovanni, surrogati nella sotto scrivania di Gaffa, per mesi 26, al morto Gravano Parodi. 1473, 3 e S marzo (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 212) >*& MCCCCLXXIII die mercurij III martij. Magnifici domini protectores etc. scientes se decreuisse et proda-mari fecisse quod intendunt conferre subscribaniam curie caphe duobus subscribis eligendis loco q. grauani de palodio. cui ipsa subscribania in solidum collata fuerat pro mensibus xxvi. sub hac tamen conditione quod dictis duobus subscribis solui debeat de pecunia massarie caphe summus unus singulo mense, videlicet pars dimidia unius summi utrilibet eorum, et quod ne ex hoc ipsa massaria nouo onere grauetur cassari debeat unus ex inutilioribus stipendiatis ciuitatis caphe. expositis calculorum judicio omnibus illis qui sub dictis conditionibus ipsam subscribaniam requirebant, tandem etc. elegerunt ad ipsam subscribaniam christofferum de pastino francisci et petrum de recho q. johannis. Segue : >$< die veneris V martij. Prenominati domini etc. decreuerunt quod fiant littere dictis duobus subscribis pro mensibus vgjinti sex. et cum declaratione quod etiam finitis dictis mensibus xxvi amoueri non possint donec successores eorum capham peruenerint. ANNO ‘1473 ( 38 ) DOCUMENTO MXLV1I. Patente di sottoscrivano della curia di Caffa, data per mesi 26 a Cristoforo Pastine e a Pietro Recco, assieme uniti, in successione al q. Gravano Parodi. 1473, 8 marzv (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 212 v.) Formola solita, colle modificazioni e condizioni contenute nel documento immediate precedente. Data janue mcccclxxiii die vm martij. DOCUMENTO MXLVI1I. Teramo Trucco è eletto saggiatore della zecca di Caffa. 1473, 9 mano (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 213) Formola usata: (ìrmis, dice, remanentibus litteris stipendij eidem factis. Data janue mcccclxxiii die vini martij. DOCUMENTO MXL1X. r Patente di saggiatore data per mesi 26 a Teramo Trucco, q. Benedetto. 1473, 9 marzo (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 213) Formola solita e ritenuta pure. Data janue mcccclxxiii die vini martij. i ( 39 ) DOCUMENTI DOCUMENTO ML. Lettore di stipendio d’un sommo mensile, dato a Girolamo Malavena q. Simone, a Teramo Trucco q. Benedetto, e a Nicolò Giudice q. Giovanni. 1473, 13 marzo (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 2)3 v.) Formola breve, e solita condizione delle armi necessarie ad aversi. Data janue mcccclxxiii die xm martij. DOCUMENTO MLI. Bartolomeo Neirone eletto scrivano della curia di Caffa per mesi 26, a vece di Giovanni Traversagno, dimissionario. 1473, 6 aprile (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 213 v.) Vié detto che il Traversagno non potendo impresentiarum se expedire et ad exercendam ipsam scribaniam accedere, è contento nunc scribania ipsa conferatur alicui eisdem dominis protectoribus grato, dummodo post ipsum nunc eligendum collatio sibi facta de dicta scribania locum habeat etc. Data janue mcccclxxiii die martis vi aprilis. ANNO 1473 ( 40 ) DOCUMENTO MLII. Accedano alla provvigione di mezzo sommo mensile, per ciascuno, due padri domenicani, oflereniisi al servizio della chiesa cattedrale e del vescovo di Caffa. 1473, 7 aprile (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 214) Protectores etc. Spectato et prestantibus ac egregijs viris, consuli et massarijs ac prouisoribus et officio monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris salutem. Ut per litteras nostras directas vobis consuli et massarijs etiam intelligetis. contenti fuimus quod si reuerendus dominus episcopus caphensis prouideret quod ex partibus istis in capham accederent et ibi cum eo residentiam facerent et diuinis officijs vacarent duo fratres idonei ordinis prcdicatorum. solueretis eisdem de pecunijs massarie summum unum singulo mense pro eorum sustentatione, siue summum dimidium utri libet eorum, cassando unum ex inutilioribus stipendiatis, ne massaria ullo augmento oneris propterea grauaretur. Cum igitur per agentes nomine dicti domini episcopi nuper presentati fuerint nobis frater marinus de gaudino et frater jacobus mabilia de hypporegia dicti ordinis predicatorum. dicentes quod contenti sunt isthuc accedere et cum eodem domino episcopo residentiam facere et diuinis officijs vacare, volumus et vobis committimus ut quamprimum ad vos peruenerint ipsos scribi faciatis ad prouisionem summi men-sualis ad computum summi dimidij pro singulo mense pro utrolibet eorum ut dictum est. cassantes propterea unum ex inutilioribus stipendiatis ut diximus. In quorum etc. Data janue mcccclxxiii die vii aprilis. ( 4i ) DOCUMENTI DOCUMENTO MLI1I. Mandano eseguirsi un loro decreto in favore di Battisla Capello e Francesco Canossa, appaltatori delle imposte di Cada. 1473 , 27 aprile (Litter. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 105 v.) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris, salutem. Dilectissimi nostri, mittimus vobis his inclusum exemplum littera-rarum scriptarum ad requisitionem baptiste capelli et francisci de canitia emptorum seu collectorum staliarum etc. anno videlicet mcccclxx die xvi februarij. committentes vobis expresse ut quandoquidem ipsi baptista et franciscus postea, anno videlicet mcccclxxii denuo emerunt dictas stalias etc. pro annis quinque, obseruetis et exequamini ad eorum, siue legitime persone pro eis. requisitionem, omnia et singula contenta in dicto litterarum exemplo his. ut diximus, incluso, etiam sub penis in eo declaratis, si forsitan in exeeutione predictorum ne-gligentes fueritis. Volumusque quod hec commissio extendatur etiam ad successores vestros in officio pro toto tempore dictorum annorum quinque inceptorum anno MCOCCLxxsecundo. quo ut supra introitus dictarum staliarum etc. eisdem venditus fuit. Data janue mcccclxxiii die xxvii aprilis. DOCUMENTO ML1V. Il nobile Luciano D’Oria, q. Lionello, è eletto castellano di Soldaia per mesi 26, in surrogazione del dimissionario Maone Squarciafico. 1473, 30 aprile (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fo). 214) Formola semplice di sostituzione. Data janue mcccclxxiii die ultima aprilis. ANNO 4473 ( 42 ) DOCUMENTO MLV. Surrogazione di Antonio Calvi al suo fratello Lazzaro, q. Giovanni, nella capitaneria della Gozia, per 26 mesi. 1473, 11 maggio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 214 v.) La sostituzione avviene dietro dimanda di detto Lazzaro, dicente se propter legitimas causas accedere non posse ad exercendum dictum officium, et requirente loco ejus subrogari antonium caluum fratrem suum etc. Data janue mcccclxxiii die martis xi maij. DOCUMENTO MLYI. Patente di capitano della Gozia, data per mesi 26, ad Antonio Calvi q. Giovanni, finito il tempo di Nicolò Maffei. 1473, 18 maggio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 214 v.) Formola, ritenuta e pagamento delle stallie, come di solito. Data janue mcccclxxiii die xvm maij. DOCUMENTO MLVII. Patente di scrivano della curia di Caffa, data per mesi 26, al notaio Bartolomeo Neirone, da succedere a Tommaso Airolo, a vece di Giovanni Traversagno, dimissionario. 1473, 18 maggio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 215) Formola, ritenuta e pagamento delle stallie, come di solito. Data janue mcccclxxiii die xvm maij. ( 43 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MLVIII. Decreto a favore dei nobile Cattaneo Fieschi, sull’iscrizione di tre luoghi nelle compero di Calla, contrastatagli colà. 1473, 19 maggio (Litter. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 106 v.) I Protettori vogliono sapere i motivi della negata iscrizione, e giudicarne il merito. Data janue mcccclxxiii die xvim maij. DOCUMENTO ML1X. Commendazione del borghese Lodisio Gaspe, ed esenzione a suo favore d’ogni imposta per due mezzaruole di vino all’anno, vita durante. 1473, 4 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 216 v.) Protectores comperarum etc. Spectato ac prestantibns ac nobilibus et egregijs viris, consuli, massarijs ac prouisoribus. antianis. officio monete et protectoribus comperarum caphe. presentibus et futuris, dilectissimis nostris, salutem. Certiores facti non modo ex litteris quorumdam officialium nostrorum illius ciuitatis. sed insuper ex relatione multorum ciuium nostrorum. qui ibidem officiales fuerunt et a paucis annis citra in patriam reuersi sunt, quod vir egregius lodisius de gaspe dilectus noster illius ciuitatis incola ibidem oriundus, non modo in fabricatione murorum liberaliter sc habuit, sed insuper plerumque ex proprijs pecunijs et de non leuibus summis subuenit massarie illius nostre ciuitatis sine ullo ejus interesse, et demum in omnibus utilitatem publicam concernentibus ita se habuit et habet, ut inter bonos utiles ac recte affectos erga patriam suam ciues annumerari mereatur, et propterea volentes aliquo saltem testimonio declararo quod ea que ANNO 1473 ( 44 ) per ipsum hactenus bene gesta sunt non modo nota sunt sed etiam gratissima nobis fuerunt, harum litterarum auctoritate jubemus vobis omnibus et singulis superius memoratis, ut eundem lodisium tanquam bonum ciuem et de patria sua benemeritum commendatum suscipiatis. Decernentes insuper et volentes quod in aliquale testimonium meritorum suorum, immunis ot exemptus sit in vita sua et quandiu vixerit ab omnibus cabellis caphe pro vegetibus duabus vini annuatim in domo sua consumendis, et pro ipsis vegetibus duabus tantum quolibet anno compelli non possit ad ullam alicujus cabelle super vino imposite solutionem etc. Data janue mcccclxxiii die mi junij. DOCUMENTO MLX. Decreto in favore dei nobile Luca Cattaneo q. Percivale, come erede di Sovra-netta, vedova di Pietro Battista Lomellini, contro Lazzaro Torriglia, in Catra. 1473, 14 giugno (Litter. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 105 v.) Alla Data janue mcccclxxiii die xim junij fa seguito un poscritto dei 2 luglio, che maggiormente conferma l’ordine predetto ai consoli di amministrare giustizia al Cattaneo. DOCUMENTO MLXI. Collazione di uffizii, sotto certe condizioni, al notaio Antonio Bozzolo, richiesto dal consolee letto, Oberto Squarciafico, in suo socio e guida nel viaggio a Calfn. 1473, 22 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 215 v.) >£( MCCCCLXXIII die martis XXII junij. Magnifici domini protectores etc. audito nobili oberto squarciafico designato consule ciuitatis caphe. et intra paucos dies in dei nomine ( 45 ) DOCUMENTI ad cara urbem profecturo, dicente virum prouidum antoninm de bo-zollo notarium, de cujus legalitate aptitudine et itineris peritia confidit. ab se rogatum tandem contentum fuisse cum ipso oberto ad eam uibem accedere, dummodo sibi conferantur scribanie de quibus infra dicetui et sub condictionibus inferius declarandis, et propterea requi-ìento per eosdem dominos protectores eas scribanias ipsi antonio conferri, ut possit eum tanquam ducem itineris secum deducere: Sub calculorum judicio, qui omnes octo albi inuenti sunt assensum significantes. decreuerunt quod fleri debeant eidem antonio de bozollo lit-tere. mandantes quod si finito tempore mensium viginti sex pro quibus scribania massarie caphe ultimate collata fuit teramo de castellacio notario, thomas carrega notarius, habens etiam litteras de dicta scribania. in capha non fuerit, eo casu antonius ipse ad dictam scribaniam massai ie recipi debeat et retineri per menses trecjecim cum salarijs et obuentionibus consuetis, non obstantibus litteris concessis eidem tliome caireghe circa dictam scribaniam. Si vero thomas ipse in capha eo tempore inueniatur. et in obseruationem litterarum sibi concessarum scribaniam ipsam massarie exercere voluerit antequam idem antonius ad illam admittatur, eo casu collatio et littere de dicta scribania ut supra eidem antonio conferende, casse et irrite remaneant et pro reuocatis habeantur. Item decreuerunt fleri litteras dicto antonio mandantes quod admittatur ac recipiatur ad illam ex quatuor scribanijs curie caphe que primum vacauerit. illamque exerceat cum salarijs etc. usque ad diem que supradictam scribaniam massarie inceperit exercere et non ultra. Declarantes quod littere de dictis scribanijs. prenominato antonio ut supra concedende, locum habeant casu quo idem antonius ex janua discesserit pro viagio caphe cum prenominato nobili oberto constile designato, et non aliter. ANNO I473 ( 46 ) DOCUMENTO MLXII. Patente di scrivano della curia e masseria di Caffa, data al notaio Antonio Bozzolo, giusta il tenore della precedente collazione. 1473, 22 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 216) Formola e ritenute solite col pagamento delle tasse del 13.° mese. Data janue mcccclxxiii die xxn junij. DOCUMENTO MLXIII. I Protettori nel trasmettere le bolle apostoliche di nomina di Nicolò a vescovo greco di Caffa, ordinano ai poteri pubblici d’ insediarlo nella sua cattedra e farlo da tutti riconoscere. 1473, 30 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 217) Protectores etc. Spectato et prestantibus ac nobilibus et egregijs viris, consuli et massarijs ac prouisoribus. antianis et uniuersitatibus caphe et soldaie. dilectissimis nostris, salutem. Ut latius intelligetis ex tenore bullarum apostolicarum. electus fuit episcopus grecorum in dictis locis habitantium venerabilis dominus nicolaus de capha in eisdem bullis nominatus episcopus fullen. et sanctissimus dominus noster propterea scripsit nobis litteras, quarum tenor sequitur ut infra (*). Ob id igitur harum litterarum auctoritate jubemus vobis omnibus et singulis superius nominatis et comprehensis, ut eundem dominum nicolaum electum episcopum ut supra, statim visis presentibus recipiatis seu recipi faciatis ad sedem episcopatus sui. eumque admitti (’) Segue la bolla riportata sotto il documento MXXXV, dei C luglio 1472. Vedasi a pag. 880 del precedente tomo. ( 47 ) DOCUMENTI ac reponi in possessionem omnium ecclesiarum ac reddituum ac bonorum ad episcopatum suum pertinentium, et in juribus episcopatus sui conseruetis ac conseruari faciatis, prebentes sibi honestos fauores ut equum est. et in omnibus ac per omnia prout in bullis apostolicis ac litteris nobis directis, et quarum copia superius inserta est. latius continetur. In quorum omnium etc. Data janue mcccclxxiii die ultima junij. DOCUMENTO MLXIV. Lettere di stipendio d’un sommo mensile, concesse a Gioanni Maria Castiglione, q. Agostino, calzolaio. 1473, 2 luglio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 217 v.) Formola consueta coll' obbligo del pagamento della tassa e la provvista delle armi dovute. Data janue mcccclxxiii die n julij. DOCUMENTO MLXV. Patente di console di Cada per nn anno ad Oberto Squarciafico, da succedere nel consolato ad Antoniotto Cabella, a suo tempo, e subito a GolTredo Lercari nella massaria. 1473, 5 luglio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 217 v.) Formola e tasse consuete. Data janue mcccclxxiii die v julij. ANNO 1473 ( 48 ) DOCUMENTO MLXVI. Avvisano monsignore Girolamo Panissari di'lla provvigione decretala pei suoi due cappellani, e gli raccomandano il benessere generale della colonia. 1473, 6 luglio (Litt. miss. off. Gaffe, ann. 1464-1475) (fol. 107) Reuerendo in christo patri, j. episcopo caphensi dignissimo. Audiuimus. reuerende pater, requisitionem per venerabilem fratrem baptistam fatinanti de subuentione facienda duobus vestris capellanis. fecimusque in ea re prouisionem per eum requisitam, ut latius vestra paternitas ab eo intelligere poterit, sumus enim semper cupidi paternitati vestre complacere. Et propterea illam hortamur ac rogamus ut diligenter inuigilet omni tempore non solum circa salutem animarum populi sui. sed etiam circa ea omnia et singula que ad quietem et defensionem illius nobilis ciuitatis quouis modo pertineant, absti-' neatque quantum poterit, sine onere conscientie. ab immiscendo se in causis hereticorum et infidelium, quoniam plerumque ex ejusmodi intromissione orte sunt inter eos murmurationes nequaquam negligende. Quod superest. si vestra prudentia deinceps intelliget aliquid pro honore et commodis suis per nos fieri posse, idque nobis significauerit. inueniet nos semper cupide paratos. Delta janue mcccclxxiii die vi julij. Protectores etc. DOCUMENTO MLXV1I. Lo stesso al console e pubblici ufficiali di Caffa sul prospero stalo della città e dominio gonovese. 1473 , 6 luglio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 107) Protectores etc. Spectato ac prestantibus et nobilibus ac egregijs viris, consuli, massarijs et prouisoribus. antianis. officio monete et consilio ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. ( 49 ) DOCUMENTI Dilectissimi nostri, mandiamo in nome de dio a lo presente in quella nobile cita a noi carissima lo spectabile citadino nostro oberto squar-saflco electo console e successore de voi spectabile antonioto. secundo la forma de le nostre regule. A lo quale inter cetera hauemo commisso che vi refera corno per la gratia diuina questa nostra cita e in bono stato libera da ogni suspecto de contagione pestifera, et curn grande concordia de tuti li citadini ripossa curn tute le soe membre in tranquillita e pace sotto questo felice stato e regimento ducale. Ex quo vi poteti confortare e dare conforto a tuti li altri et cum bono animo attendere a tute quelle cose siano pertinente a la conser-uatione defensione e crescimento de quella inclita cita, de lo bene de la quale noi cum tuti li citadini non siamo men desiderosi et soliciti corno de lo bene de questa nostra cita propria. Haueti aduncha a ringratiare la bontà diuina. et non diremo circa questo a lo presente altro, percio che auendo instructo a compimento lo dicto nobile oberto de tuto quello a noi e parsuto utile e necessario, intendereti de ipso tuto quello sera di bisogno. Data janue mcccclxxiii die vi julij. DOCUMENTO MLXVIII. Elezione generale degli ufficiali della colonia, e di Giuliano Gentile Fallamonica, in console di Caffa. 1473 , 7 luglio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 219) MCCCCLXXIII die mercurij VII julij. Congregatis in camera majore palatij comperarum sancti georgij magnificis ac spectatis dominis protectoribus annorum presentis et MCCCCLXXSeeundi et MccccLXxprimi precedentium in plenis numeris etc. Et repositis omnium predictorum nominibus in uno sacculo etc. Qui domini octo etc. Et deinde etiam etc. Quibus vigintiquatuor etc. Tandem in dei nomine elegerunt ad officia infrascripta illos qui inferius nominati sunt etc. videlicet: Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 4 ANNO 1473 ( 50 ) Ad consulatum caphe ac massariam ac prouisoriam prò tempore et sub formis consuetis, virum nobilem julianum gentilem fallamonicam. Ad consulatum soldaie pro mensibus vigintisex melchionem gentilem. Ad consulatum cimbali pro mensibus vigintisex bartholomeum de castilliono q. martini. Ad capitaneatum burgorum pro mensibus vigintisex janotum lo-mellinum q. tobie. DOCUMENTO MLX1X. Lettere di stipendio d’un sommo mensile a favore di Giovanni Giordano, q. Antonio. 1473, 10 luglio (Neg. gest. off. s. -Georg, ann. 1457-1475) (fol. 219 v.) Formola e tasse solite. È detto cauallerius nobilis oberti squarc:a-flchi, e che abbia lo stipendio, solo usque ad diem qua incipiet exercere officium cauallarie. DOCUMENTO MLXX. Bernardo Cisero, Raffaele Coronata e Nicolò Negrino sono ammessi allo stipendio d’ un sommo mensile. 1473, 12 luglio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 220) Formala solita. Sono detti servi oberti squarsaflchi nouissime ad eam urbem transmissi. ( 51 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MLXXI. Il vicario Gianfrancesco Ippoliti raccomanda ai Protettori Giovanni Mainerò, pei buoni servigi resi alla giustizia in Caffa. •1473, 20 luglio (Filza di Caffa, n. 113) (A tergo) Magnificis et potentibus dominis, colendissimis dominis protectoribus comperarum sancti georgij. inclite ciuitatis janue etc. (Intus) Magnifici et potentes domini colendissimi, johannes maine-rius est hic in numero stipendiatorum dominationum vestrarum ex ijs maxime quibus magis utimur in executionibus palatij. et ejus opera et magnanimitate quinque capti sunt fures et alij contra justitiam facientes. Que res profecto magnum honorem consulibus et alijs pro dominationibus vestris hic presidentibus exhibuerunt, non sine aliquo odio ipsius johannis. cui cum janue erit opus erit, sibi cauere ab ijs qui affinitate conjuncti sunt illis qui a nobis hic puniti fuerunt. Ex quo ipse johannes cura isthic erit cogeretur deferre arma, et sic dominationes vestre pro eo operabuntur ut ea deferre possit. Ex caffa mcccclxxiii die xx julij. E. D. V. Seruitor jo. franciscus hippolitus ju. u. doctor et gazolti comes. DOCUMENTO MLXXII. Commissioni, ordini ed istruzioni dei Protettori, in risposta a precedenti lettere dell’ufficio consolare di Caffa. 1473, 30 luglio (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. 107 v.) Protectores etc. Spectato ac prestantibus viris. constili et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Posteaquam. dilectissimi nostri, vobis scripsimus litteras sigillatas anxo 1473 ( 52 ) die vii mensis presentis quas vobis deferet vir nobilis obertus squar-satieus designatus consul illius ciuitatis. reuidimus vestras ultimate nobis allatas et diuersis temporibus scriptas, que per vos clause videntur die vi martij proxime preteriti, audiuimus egregium philippum jhauroiam inde reuersum. ex quo decreuimus ea vobis respondere et significare que dicemus inferius. Primum igitur nobis molestum est quod, ut dicitur, minor habeatur reuerentia non solum alijs officialibus sed etiam consuli ac massarijs quam unquam habita fuerit. Circa quod etsi intelligamus eos qui irreuerentes sunt et reprehendi et calumniari debere, non minorem tamen culpam ejusmodi erroris reijciendam esse judicamus in vos et alios supremum ibi magistratum gerentes, qui si sub debita discretione et circumspectione magistratum gererent, et honoris proprij precipuam curam haberent, nequaquam profecto contemnerentur, nec reliquos officiales contemni paterentur. Curate igitur ita vos habere ut idonei judicari possitis dignitati officij vestri. Pari modo moleste ferimus quód. ut dicitur, officiales non modo in capha sed etiam in soldaia et cimbalo. nulla habita ratione honestatis et proprie conscientie cum turpibus et inhonestis contractibus stipendia multorum pauperum deuorare presumant. Et quamquam ex regulis et plerisque litteris precessorum nostrorum multe prouisiones contra ejusmodi auaritiam et voracitatem adhibite fuerint, per vos tamen nulla executio ejusmodi prouisiouum lieri dicatur. Propter quod oneramus vos. ut reuisis dictis litteris et regulis, ita prouideatis ejusmodi errori, ut merito commendari possitis. Intelligimus exiguum numerum ciuium hoc tempore ibi inueniri. ex quo volumus ac decernimus quod deinceps in electione sindicatorum consulum et creationem omnium reliquorum officialium, ex quibus omnibus virtute regularum et probate consuetudinis pars dimidia ad cines pertinet, nullus habeatur respectus quantum ad ciues ad colorem aibum aut nigrum, sed tantummodo eligatur pars dimidia ex nobilibus et reliqua ex popularibus, ut fleri solet, habito precipue respectu quod meliores et magis idonoi semper eligantur, sine ulla distinctione alborum aut nigrorum, èt hunc articulum obseruari volumus usque ad beneplacitum nostrum ac in regularum volumine registrari. Declarantes quod, quantum pertinet ad burgenses. seruetur consuetudo hactenus seruari solita, nec ad cos sed solummodo ad ciues suprascriptus articulus extendi intelligatur. ( 53 ) DOCUMENTI Dicitur procuratores et aduocatos illius urbis quotidie seminare controuersias inter multos ex illis populis, et ab eis excessiuas mercedes extorquere. Propter quod oneramus vos studeatis juxta commissiones datas in vestris instructionibus suffocationi ejusmodi pauperum personarum prouidere. Dicitur preterea librum secrete locorum ac librum comperarum negligentissime hactenus scriptos et gubernatos fuisse, cujus negligentie onus principaliter in protectores et etiam in vos ac precessores vestros reijci potest. Ob id igitur committimus vobis expresse ut pro-uideatis quod ipsi libri diligentius gubernentur, et saltem semel singulo anno antequam flant executiones. seu soluantur paghe locorum, reuideatur liber locorum cura libro secrete, ut fleri debet. In vestris instructionibus singulariter vos onerauimus ut juxta formam regularum et commissionum vobis traditarum procedatis ad punitionem eorum qui vel canlucum colligunt vel prouisiones aut premia ab imperatore aut alijs dominis percipere presumunt. vel ad eos accedere sine licentia vestra, et' tamen dicitur quod in predictis debitam diligentiam non adhibetis. Reuidete igitur commissiones in ea re vobis traditas et obseruate eas. ut equum est. Mittemus aliquem magistrum anterami ut suasistis. Gregorius de pinu nondum comparuit. seruate contra eum commissiones per nostros precessores vobis datas, si presertim obseruare negligeret que .promisit. Sufficere nobis videtur quod annuatim expendantur de pecunijs massarie in fabricatione ac fortificatione murorum summi centum et quinquaginta. et ultra pecunie ille que exigi solent a populis per angariam, in quorum tamen exactione laudamus quod pauperes non grauentur ultra eorum possibilitatem. Placuerunt nobis ea que scripsistis de diligentia et fide bernardi de lorto deputati ad custodiam nordolar et aliorum procerum in arcibus soldaie. cui non potest conferri castollania ut laudastis, quia jam collata fuit luciano do auria nunc in dei nomine ad vos venienti, sed commendate eum et sibi persuadete quod si in solita diligentia porseucrauerit sperare potest debitam retributionem, quoniam officium nostrum ergo benemeritos non consuouit esse ingratum. Placuerunt etiam nobis ea que scripsistis de exdebitatione locorum jam facta, et de ordine deliberato quod emi debeant ox prouentibus illorum locorum duorum et tertie partis alterius loci scriptorum super ANNO 1473 ( 54 ) desbitatione. alia loca, que si decreta fuèrunt et fleri possunt sine alicujus injuria, nos etiam approbamus. Et pari modo gratissimum nobis fuit quod cabelle multo utilius solito vendite fueruut. et quod diligenter studeatis massariam exde-bitare. debitores exigere, ac cogitare in formis illis ex quibus non modo massaria sed etiam compere illius ciuitatis possint exdebitari. Circa quas memorationes vestras etiam nos cogitationes nostras ex-tendem is. et postea committemus quantum circa predietam comperarum exdebitationem :1eri voluerimus. Intelleximus ea que scripsistis de magistro constantio, circa que primum respondemus, quod omnes littere per nostros precessores eidem facte ab anno mcccclx citra, de scribania locorum facte fuerunt, cum reseruatione mensis xm ad cameram nostram pertinentis. Circa litteras vero eidem concessas per nostros precessores quod massaria soluat eidem stipendium debitum pro scolis. dicimus equum nobis videri quod pro tempore quod idem magister constantius consumpsit in ultimo viagio per eum facto et usque ad diem qua reuersus est in ca-pham. massaria soluat ei stipendium promissum occasione scollarum. juxta formam in conuentionibus secum initis contentam. Et hoc attento quod ita visnm fuit honestum precessoribus nostris propter laborem toleratum per ipsum magistrum constantium pro utilitate publica. A die vero reditus sui in capham usque ad diem qua presentes littere vobis reddentur, honestum videtur nobis quod si obseruauerit circa manutentionem scollarum ea que continentur in dictis conuentionibus secum initis, fiat ei solutio stipendij juxta formam ipsarum conuen-tionum. In futurum autem denuncietur sibi quod si non intendet diligenter manutentioni scollarum. juxta formam ipsarum conuentio-num. et non omiserit exercitium aduocandi ac alia exercitia non conue-nientia manutentioni scollarum. eo casu nequaquam soluetur sibi pro scollis aliquod salarium. Si vero seruauerit contenta in dictis conuentionibus. equum est et volumus quod promissiones eidem facte de dicto salario sibi obseruentur. Approbamus ea que scripsistis de electione per vos facta gubernatoris munitionum cum salario annuo asperorum md. et cum obligatione quod prestet fidejussiones de summis quingentis sub forma per vos scripta, volentes tamen quod declarari faciatis in pi-omissione sua et fidejussorum quod teneatur omnem diligentiam possibilem adbibere, in cognitione consulis ac massariorum et offici) monete, pro recuperatione ( 55 ) DOCUMENTI omnium munitionum que accomodate fuerint, sub pena soluendi de proprio. Reuideri fecimus processum illius perditi hominis johannis bojoli et plurimum detestamur malitiam et delictum suum. Propter quod committimus vobis contra eum et alios delinquentes talem justitiam ministretis. qualem ministrati decet per bonos rectores pro conseruatione locorum regimini suo commendatorum. Detestati sumus pari modo audaciam illius jacobi de Calabria, et molestissime tulimus quod ea res processerit modo quo scripsistis. Et ad tollendam omnem dubitationem que deinceps oriri posset super balia consuli et vicario collata circa punitionem delictorum que nocturno tempore committerentur, et etiam circa aliam baliam quam in instructione nobilis oberti squarsafici dedimus consuli et vicario contra violentias et quelibet delicta que lierent occasione feminarum etc. et prout latius in utraque balia continetur, declaramus et decernimus quod ipsa potestas et balia collata sit et esse intelligatur consuli caphe soli et in solidum, ut equum est. Et tamen vicarius pari modo eadem balia uti possit tanquam vicarius et vicesgerens ipsius consulis, et in omnibus et per omnia prout ipse consul, ut conueniens est. Et hunc articulum volumus in regulis registrari sub dictis duabus balijs. ad tollendam deinceps omnem dubitationem. Quemadmodum nobis placuit compositio quam vos fecisse scripsistis cum parabioc et uxore ejus, pari modo displicuerunt nobis duo in ea compositione, ut scribitis, apposita. Primum est additio oneris unius asperi super quolibet pisce, reliquum vero quod de damnis veteribus nullam feceritis mentionem. Propter quod oneramus vos studeatis in duobus ipsis articulis compositionem ad utilitatem nostram quantum lieri poterit reformari. Et tamen si aliter fieri non posset. vos et reliqui semper consulere studeatis utilitati publice, ut equum est. sumendo ab ipso parcibioc (sic) omnes cautiones possibiles pro lide se-ruanda. quam et sepe et facile dicitur eum violare consueuisse. Non possumus non maxime moleste ferro quod dignitas consularis illius ciuitatis ita paruipendatur ut in magistratu exigua reuerentia consulibus ut dictum est prebeatur. Post magistratum vero dicatur quemlibet quantumuis vilem hominem ipsos contemnere et calumniose eos accusare. Propter quod virtute presentis articuli, quem in regulis volumus registrari et loco solemnis decreti deinceps habueri. statuimus ac decernimus quod omnes processus sindicamentorum consulum clausi anno 4 473 ( 56 ) et sigillati ac manu notarij publici subscripti deinceps nobis transmitti debeant, quodque nos et successores nostri in officio illos diligenter reuidere debeamus, et si forsitan in aliquo ejusmodi processu inuenta fuerit aliqua calumniosa accusatio facta contra consulem, presertim de aliquibus per ipsum consulem gestis in quibus non interuenerit largitio seu mangana aut violentia seu soffocatio justitie. eo casu teneamur nos et successores nostri omnes ejusmodi calumniosos accusatores condemnare ac. punire secundum et prout judicauerimus malitie cujuslibet calumniosi accusatoris conuenire. Nam quemadmodum equum est et omnino volumus quod in sindicamentis officiales nostri conue-nienter sindicentur ac puniantur de quibuscumque largitionibus, man-giarijs. violentijs ac suffocationibus justitie. ita iniquum est et pati nolumus quod calumniose accusationes contra eos flant, sine debita punitione eorum qui illos per - manifestam calumniam accusare et honorem consularis dignitatis eo modo contemnere presumunt. Et ne quis pretendere possit ignorantiam dicte nostre constitutionis, facite de ea fieri publicum proclama in locis consuetis. Data janue mcccclxxiii die xxx julij. Segue il poscritto: ® MCCCCLXXIII die XVII nouembris. Postscripta reddite fuerunt nobis alie littere vestre date die xm junij cum additione diei xviiii ejusdem mensis, quibus breuiter inferius respondebimus. Gratissimum fuit nobis intelligere quod vir egregius antoniotus de cabella designatus consul tandem ad vos saluus peruenerit die vii aprilis proxime preteriti post impedimenta sibi illata per illum dominum stephanum vaiuodam. de cujus domini stephani oratoris aduentu et requisitione ejus firmande vobiscum pacis ac responsione per vos ipsi facta, intelleximus omnia per vos scripta rationesque que vos mouerunt ei respondere prout respondistis. Circa que nos a longinquo non possumus gesta per vos in ipsa materia approbaro neque etiam reprobare, onerantes tamen vos ut in hoc et in alijs omnibus negotijs magni ponderis caute ct prudenter omni tempore procedere studeatis, et anniti pro utilitate publica quantum fleri poterit. Placuit nobis plurimum electio domini eminec loco q. domini mainac ( 57 ) DOCUMENTI fratris sui et, quecumque interuenisse scripsistis post electionem suam, de intelligentia secuin inita et multis demonstrationibus sincere beni-uolentie sue erga vos et illam c'uitatem gratissima nobis fuerunt. Circa que nihil aliud irnpresentiarum nobis dicendum videtur nisi quod utile judicamus studeatis semper mutuam amicitiam cum domino imperatore et ipso dumino eminec non solum conseruare sed etiam in dies augere. Compositio illa, per vos scripta, de recuperandis asperis quinquaginta mlibus ex damnis illatis per tartaros nostris in ultima cara-uana placuit nobis, et quod habuissetis recennam a domino zichie et quod nostri cum spe lucri accessissent coparium. Alia non vidimus in dictis litteris vestris que responsionem exigere nobis visa sint, nec aliud impresentiarum nobis ad vos scribendum videtur nisi quod ciuitas cum toto districtu longo jam tempore dei gratia liberata est ab omni pestis infectione, et res omnes nostre sub hoc felici regimine ducalis dominij prospere procedunt, paxque uni-uersalis est in tota italia. quam ad conseruationem et augmentum nostrum et totius christianitatis omnipotens et pius dominus diu conseruare dignetur. DOCUMENTO MLXXlll. Patento di castellano di Soldaia, data per mesi 26 al nobi'o Luciano D’ Oria, q. Lionello, finito il tempo di Dionigi Rissotto. 1473, 4 agosto (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 220 v.) Formola, ritenuta e pagamento solito delle tasse: coll' aggiunta seguente. I5t quoniam dionisius risotus ejus precessor contrasignum lapideum secum non detulit, eidem luciano ipsum contrasignum tradi fecimus, quod ipsi dionisio seu alij qui fuerit in castro presentabit. tradi etiam fecimus eidem aliud contrasignum lapideum, sub quo successori suo forlilitia consignare debebit, volumus igitur ipsum lucianum recepi non obstante omni objectione que contra eum occasione contrasigni ANNO 1473 ( 58 ) lapidei fleri posset. attento quod dionisius precessor suus nullum a precessoribus nostris ejusmodi contrasignum habuisse inuenitur. In quorum etc. Data janue mcccclxxiii die mi augusti. DOCUMENTO MLXXIV. Commpndalizia del console di Caffa all'ufficio di s. Giorgio, a favore di Francesco Palazzi. 1473, 23 agosto (Filza di Caffa, n. 114) (A tergo) Magnificis et potentibus dominis protectoribus comperarum sancti georgij. comunis janue. dominis colendissimis. (Intus) ^ Magnifici et potentes domini colendissimi, decet nos benemeritorum votis annuere ut premium benemeriti ceteris cedat documento. Cum autem franchus iste de palatio isthuc ad dominationes vestras accessurum se dixerit, nobis visum nequaquam fuit eum venire vacuum harum litterarum nostrarum commendatitiarum cum ex benemerentibus ipse sit. namque diu apud nos fuit stipendio conductus, tum etiam tempore quo fuit caualerius spectabilis precessoris nostri, ita diligentissime et legaliter in rebus gerendis se habuit, quod mereretur non modo laudem, verum etiam beneficium aliquod reportare, eo presertim cum tempore hjemali et labores et pericula plura subierit pro serui-tijs illustris domini horum tartarorum imperatoris, in quibus eum prefecerunt annis (sic). Ideo eundem franchum gerulum presentium vestris dominationibus etiam commendamus, non quidem 'commendatione vulgari, sed ea qua ipse intelligere possit intercessionem nostram nonnichil momenti apud vestras dominationes habuisse, quibus nos pariter commendamus ad mandata paratos. Data caffè die xxv augusti MCCCCLXXIII. E. D. V. deuotissimi Baptista justinianus consul etc. Antoniotus de cabella massarius et prouisor etc. Franciscus. DOCUMENTI DOCUMENTO MLXXV. Il dottoro Gian Paolo Barzizio eletto Vicario consolare di Gaffa. 1473, 22 settembre (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 221 v.) ►£ MCOCCLXXIII die mercurij XXII septembris. Magni ci domini protectores etc. in pieno numero congregati sumptis inst 'uctionibus de doctrina ac vite integritate et reliquis virtutibus clari legumdoctoris domini johannis pauli barzizij de mediolano. qui cum superioribus annis vicarius fuisset aule inferioris ciuitatis janue dicitur in eo magistratu recte ac laudabiliter se habuisse, in dei nomine sub calculorum judicio etc. elegerunt ipsum dominum johannem paulum vicarium consularem ciuitatis caphe pro mensibus vigiliti sex. statuentes ac declarantes quod quantum ad salaria obuen-tiones et emolumenta ac expensas itineris tractari debeat prout tractati fuerunt tres ejus nouissimi precessores sine ulla dispariate. DOCUMENTO MLXXVI. I.utturo di stipendio d’un sommo mensilo a favore di Gianantonio Andora, di Raffaele. 1473, 14 ottobre (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 222 v.) Formolo, e pagamento delle angherie come di solito, coll'obbligo delle armi coniecenti. Data janue mcccclxxiii die xmi octobris. anno 4473 ( 60 ) DOCUMENTO MLXXVII. Trasmissione del decreto proibitivo ai laici di convenire in giudizio presso altro tribunale, che non sia il civile e laico di Caffa. U73, 19 ottobre (Litt. miss. off. Caffè, ann. 14G4-1475) (fui. no v ) Protectores etc. Spedato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris, salutem. Mittimus vobis, dilectissimi nostri, his inclusum exemplum solemnis decreti alias conditi, cujus virtute, ut ex ejus tenore latius intelligetis. prohibitum est cuicumque persone laice trahere aliquam personam laicam extra curias seculares ciuitatis janue et districtus, nisi in quinque casibus in ipso decreto contentis. Quod quidem decretum et omnia ac singula in eo contenta honestum nobis videtur et volumus ac vobis committimus deinceps, non solum in causis et controuersijs mouendis sed etiam motis ac pendentibus, seruari faciatis ad litteram, et pro ut ejus verba sonant in ciuitate illa ac reliquis urbibus ac terris illius maris jurisdictioni nostre subjectis, non obstantibus qui-bascumque oppositionibus et contradictionibus per quosuis faciendis. Mandantes insuper vobis ut quotienscumque querela vobis fleret quod aliquis traxisset seu traheret aliquem ad curiam ecclesiasticam in alijs casibus quam in casibus quinque in dicto decreto contentis, vos et antiani illius ciuitatis cognoscatis an ejusmodi querela vera sit vel ne. et prouideatis quod aliquis trahi non possit ad aliam curiam quam secularem. nisi in causis illis tantum, qnas cognoueritis comprehendi in dictis quinque casibus reseruatis in ipso decreto et non in alijs. Data janue moccclxxiii die xviin octobris. ( 61 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MLXXVIII. Avvisano di ciò il vescovo latino di CafTa, e lo invitano ad nniformarvisi. 1Ì73, 19 ottobre (Litt. miss. off. Caffè, ann. 1464-1475) (fol. HO v.) Reuerendo in christo patri, domino j. episcopo caphensi dignissimo. Mittimus impresentiarum. reuerende pater, spectato consuli et mas-sarijs caphe copiam solemnis decreti alias conditi, cujus virtute prohibitum est cuicumque persone laice aliam personam laicam in judicium trahere extra curias seculares. nisi in quinque casibus in ipso decreto contentis, eisdemque consuli et massarijs committimus ut decretum ipsum in ciuitate illa et alijs terris ditioni nostre subjectis seruari faciant, quandoquidem pro utilitate publica conditum est. et in hac urbe seruatur. Propter quod paternitatem vestram hortamur ut etiam ipsa non contraueniat dispositioni ipsius decreti, qui profecto judicio nostro violari non potest sine incommodo publico, gratum habituri si intellexerimus vestram paternitatem hujus honeste exhortationis nostre rationem habuisse, quemadmodum honestum nobis videtur, parati semper in omnia commoda vestra. Data janue die xvnu octo-bris mcccclxxiii. Protectores etc. DOCUMENTO MLXX1X. Corrado di Ulma q Corrado, e Guirardo di Brabante q. Guglielmo, ammessi allo stipendio d’un somma mensile, e a quello di 225 aspri al mese , come bombardieri. 1473, 18 novembre (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 223) Intelligente?, dice l'atto, utile esse mittere ad illam ciuitatem viros in rebus bellicis aptos, informati de peritia ac aptitudine infrascripto-rum. quam habent circa ministerium bombardarum. elegimus etc. ANNO 4 473 ( 62 ) ambos alemannos et bombarderios. habitatoros janue. cum salario asperorum ducentorum vigintiquinque pro singulo mense pro utroque ipsorum etc. Data janue mcccclxxiii die xvm nouembris. DOCUMENTO MLXXX. Ingiungono al console di usar favore al procuratore di Bartolomeo Anzani, nel raccogliere l’eredità del suo figlio Giovanni, morto a Caffa. 4473, 30 dicembre (Litt. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. 411 v.) Bartolomeo è detto qui ciuis lucensis, e che graui Aliarum familia oneratus remanet etc. Data janue die penultima decembris mcccclxxiii. DOCUMENTO MLXXXI. Sostengono, e mandano ad eseguirsi in Caffa, una petizione del nobile Matteo Fieschi, in materia d’ interessi. 1473, 31 dicembre (Litt. miss. off. s. Georg, ann. 1464-1475) (fol. ili) Sono nominati e interessati Caterina vedova di Brizio Adorno, Paolo suo figlio, q l'altro Brizio, nipote del primo. Data janue die ultima decembris mcccclxxiii. ANNO MCCCCLXX1V STORIA E DOCUMENTI - - . 5 ' ■ . t ■ _ ESPOSIZIONE STORICA DEGLI AVVENIMENTI I. i ’ Ju isola di Scio, tuttavia in potere dei genovesi e retta dalla società commerciale, nota sotto il titolo di Maona, della quale la più parte spettava alla famiglia o all’albergo Giustiniani, attraverso a molte paure e dubbietà e col sottomettersi a gravosi tributi, aveva conservato fino al presente la sua autonomia, malgrado l’ambiziosa voglia del sultano Maometto di piegare al suo giogo le terre tutte dell’ arcipelago greco. Fors' anche il barbaro conquistatore non tentò quell’ impresa, perchè distolto da guerre più grosse, o che pensasse di potere quandochefosse ingoiarsela a suo bell’agio, come facile preda, e a tempo più opportuno. A otta a otta però, e quasi a mostrare sempre minacciosa la destra e stancarne coll’ ansia perenne gli spiriti, guardava bieco a quella parte; ed una di tali'occhiate la diè per avventura sul cadere dell1 anno 1473, poiché in data G gennaio del corrente 1474, un consiglio generale di tutti i grandi Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 5 ( • ANNO 4 474 ( 156 ) poteri e le magistrature dello Stato genovese io trovo raccolto a palazzo in Genova a discutere sul serio gli apprestamenti militari occorrenti alla difesa dell’ importantissima isola. Dalla concione premessa all1 atto deliberativo ricavasi che, se tra l’Ufficio di Scio, residente nella madre patria, e i Maonesi non correva una piena fiducia e conformità di viste e di interessi, anche la Maona era caduta in tale stremo di pecunia da non potere più, se non a mala pena, bastare al carico di quella signoria. Volevasi, in corto dire, eh’essa provvigionasse di munizioni e crescesse il presidio della città coi proventi della dogana, cui d’altro Iato già ella aveva, per difetto di danaro, appaltato da più anni. Ciò nulla meno dicevasi pronta ad accollarsi una parte della nuova gravezza, purché lo Stato dal canto suo facesse il simile, e del suo peculio compiesse il rimanente. Allora sorse ad interloquire il nobile Brancaleone D’Oria, il quale in piena adunanza e con petto forte biasimò la condotta di molti rettori per lo addietro preposti al governo dell’isola, i quali mostrati eransi di troppo inferiori all’ambita dignità; causa questa del cresciuto affievolimento politico, militare e amministrativo della terra; e facendo voti a che si inviassero d’or innanzi uomini capaci di quel carico. Per quanto spettava poi al presente rincalzo di armi e di armati, opinare esso i Maonesi fossero obbligati a somministrare del loro i mezzi necessarii alla difesa, poiché cosi le leggi stabilivano; pronta poi la Repubblica, ed ogni buon cittadino a sopperire del proprio al di più che bisognasse alla sua incolumità. • / La severa aringa tirò a se il voto della massima parte dei raunati, e fu adottata in consiglio, con poco gradimento degli impoveriti Maonesi (*). Ben é vero che non per tai mezzi ri- O Vedi il documento MLXXXIII. — L’ anno dopo i del mese di settembre furono deliberate per la difesa dell’isola di Scio, quattro navi, due Giustiniane, una Di-Negro ed una Spinola; e fu ordinato questo soccorso cosi gagliardo per cagione della perdita della città di Caffa ». Giust., Annali. 11.° p. 472. ( 67 ) STORIA lardò ancora lungo tempo la sua caduta la fertile Scio , destinata nei diyini decreti a vedere la prossima fine della nostra Calìa, e a restare essa l’ultimo baluardo di terra genovese posseduto in Oriente. II. Al convegno suddetto presero parte anche i Protettori di s. Giorgio, i quali in ogni grave affare o raunanza spettante agli interessi generali dello Stalo avevano diritto, e fors’anche il dovere d’intervenire; principalissimo ramo essendo di pubblico servizio nel patrio governo il nostro Magistrato. 11 quale poco dopo si ristrinse in seduta privata ad accudire ai bisogni suoi proprii, ed emanare un solenne decreto sul conto dei banchieri e delle banche stabilite in Calta. Affrettiamoci a recitare i nomi dei membri componenti 1’Ufficio di quest’anno, e i quali tro-vansi citati in capo al presente documento: Giacomo Giustiniani, priore, Alaone d’Oria, Federico Cicala, Gio. Battista Grimaldi. Gregorio Lercari, Ino Galleano, Giovanni Canale e Antonio Cas-sina: nobili i primi quattro e popolani gli ultimi. Questi egregi uomini dovettero inarcar le ciglia di stupore e duolo al leggere certe missive giunte da Caffa, nelle quali met-teansi a nudo le angherie, soprusi e vessazioni che s’andavano commettendo dai borsieri della metropoli , a danno non pure dei privati cittadini, ma e della pubblica buona fede e del traffico nella contrada. Consistevano in volere passare ai loro creditori e depositarii, a vece di danaro sonante, delle banconote, a realizzare le quali in moneta effettiva doveasi perdere un lauto per cento a profitto dei cambisti: e così un agiotaggio ad esclusivo profitto di questi, che erano poi i banchieri medesimi, ed un malcontento presso i minuti commercianti non punto giustificato da bisogno di sorla. A sterpare adunque il mal seme, i Protettori, avuto a se in consulta un manipolo d’intelligenti ANNO 1474 ( 68 ) della materia, con essi ed i quattro deputati alle cose caffesi, stesero il seguente editto relativo alle persone dei banchieri e al metodo di tenere i pubblici banchi. Premessa le conferma delle leggi e buone consuetudini allora vigenti, comandano in primo luogo che niuno più sia autorizzato all’esercizio dell’arte, il quale non presti anzi tutto la cauzione di sommi due mila almeno, mediante tante sicurtà da cento sommi ciascuna e non più ; alla cui approvazione debbano concorrere tre quarti dei voti degli ufficiali di Moneta e dei sindicatori di Cada. Lista questa da appurarsi ad ogni principio d’anno, e chi più non godesse lo stesso stato di lloridezza e fiducia cittadina ne venisse cassato e surrogato da altri, a proposta del banchiere predetto. La cauzione da ciascun sicurtario prestata avesse valore insino all’effettivo ricambio dell’altro, e non diversamente. Che se il banchiere amasse meglio offrire cauzione da per se stesso, in tutto od in parte, senza il soccorso dei terzi, ben il potesse fare in cedole delle Compere di Caffa, od in assegnati sulla masseria della stessa. Secondariamente che il conduttore del banco nelle ore e giorni in cui, giusta il costume del paese , teneasi aperto lo scagno, dovesse provvedere a che il suo cassiere si trovasse presente in negozio, con la cassa aperta e bastante numerario da soddisfare alle richieste dei creditori, senza incresciose dilazioni o rimandi. Mancando in taluna di queste prescrizioni, il console a volontà di chicchessia, ed anzi per solo debito d'ufficio, possa e sia obbligato di punire il contravventore, ed a viva forza costringerlo all’osservanza delle medesime. Con questo di più, che banchiere nissuno non fosse quind’ innanzi ammesso a quell’ esercizio, se prima non obbligava al magistrato supremo di Caffa tante azioni sulle Compere della città, corrispondenti a sommi cinquanta almeno, e altrettanti non avesse depositati in moneta sonante presso il console ed i massari prò tempore. I quali poi, avverandosi il caso di negato o ritardato pagamento a un creditore, ( 69 ) STORIA dovevano procedere essi stessi, o quel di loro che richiesto ne losse d’ufficio, alla soluzione del debito entro le ventiquattro ore dalla domanda: e ciò sotto pena di sindicamento e della multa del dieci per cento sulla somma ricercata, e a beneficio del creditore, da pagarsi dall'ufficiale ritardatario, il quale per tale guisa diveniva solidale della propria ed altrui pigrizia nel-1’ osservanza del rigoroso precetto. Nè dopo ciò migliorava punto la condizione del banchiere, che i Protettori vogliono escusso dai loro rappresentanti a rifondere, entro lo spazio d’un altro giorno, la stessa quantità di azioni di credito sulle Coinpere di Calta o ili numerario effettivo, quanta, per la via sommaria predetta, era stala dal console o massaro pagata al privato requirente. In terzo luogo esigono i Protettori che niuno creditore possa essere costretto a ricevere pagamenti col mezzo di scritte di banco, ma sì in danaro numerato, meno che per contratto o fatta promessa fossesi convenuto fra le parti di ammetterli. Fuori tale patto espresso, s’intendesse ogni creditore autorizzalo a richiedere dal banchiere danaro vivo e vero. Finalmente comandano al console e massari che al giungere di questo decreto in Calta ne curino la pronta esecuzione, facendolo tosto proclamare al pubblico, registrare nel volume delle regole, e notificare ad ogni e singolo banchiere ; sicché entro quindici giorni dall1 arrivo, ciascuno di essi abbia già prestato le idonee sicurtà di sommi due mila, fatta l’iscrizione delle cedole nelle Compere di Calta e il deposito pecuniario al palazzo del governo nelle quantità prescritte. Ove poi fessevi taluno impotente o renitente a colai ordini eseguire, i suddetti gli assegnassero mesi tre di tempo a levar il banco, e per altri diciotto gli veniva inibito di rimetterlo (*). Vedremo più lardi l’impressione che il severo decreto fece (') Vedi il documento MLXXXIV. ANNO 1474 ( 70 ) sull'animo dei colonisti e degli interessati in ispecie. Ora il seguito del racconto ne conduce ad altra materia. HI. Molte lettere erano pervenute all’ Ufficio di s. Giorgio in Genova nel primo quadrimestre dell’ anno 1474, e non prive di rilevanti particolarità sulle condizioni men prospere della pubblica finanza e della quiete pubblica della contrada ; come si raccoglie dalle risposte che, nello scorcio di maggio, ne scrissero i Protettori ; le sole che ci diano contezza del loro tenore. Yien prima sulla scena il brutto altare d’ una armena fanciulla rapita dal suo amante: picciola scintilla di un incendio grandissimo che turbò e sconvolse, quanto non si possa dire a parole, la nazione degli armeni colà stabiliti, mercè le ire, gli odii, le scatenate passioni che suscitò quel malaugurato rapimento. Perocché la comunità degli armeni si divise anche qui in due opposte fazioni, come già fatto aveva dianzi e segui ancora dappoi nella contrastata elezione del loro vescovo. Cou-vien quasi dire che nel sangue armeno esista da secoli una istintiva e potente inclinazione alla rissa e alla contesa a modo femminino, poiché anche ai di nostri é il popolo che ci fornisce tanti saggi di discrepanza e d’ umor litigioso e tacchigno. I Protettori, a cessare la fastidiosa lite, ordinano che se il giudizio proferito dal loro prelato in quella causa era stato accollo e seguitato dai fedeli della sua comunione, nulla più si innovasse, e in tale caso ben avere agito il console in prestare mano forte al vescovo nella esecuzione dell’ emanata sentenza. Se invece perdurava la controversia, dispongono che la fanciulla venga strappata a forza dalla mano di Cotulbei e socii (i quali forse faveano rapita, o certo aveanla in loro potere), e sia data in custodia a terza persona, possibilmente accetta e grata ad amen • due le parti. E infrattanto, con un partito ben escogitato, in- ( 7\ ) STORIA sinuano ai governatori di Calla di avere a se alla chetichella una dozzina, o in quel torno, d’uomini probi, laici e religiosi, tutti armeni, i quali nanti il vescovo latino, il console e massari della colonia, previo giuramento, significhino l’intima opinione loro sul merito della sentenza dal vescovo armeno profferita in detta circostanza. Che se da tale inquisizione risultasse la giustizia della pronunciata sentenza, questa issofatto si dovesse eseguire , non ostante l’accanita opposizione dei contrarii ; se diverso, i protocolli dello esame fatto spedissersi tosto al Banco in Genova, ove sariano appieno studiati; e nel frattempo la fanciulla rimanga a mo’ di deposito in mano di neutri, in attesa del loro definitivo giudizio. A questo punto il carteggio passa dalla pecora al pastore, e il tema si fa ben più serio sotto un altro aspetto. I Protettori non sanno darsi ragione del contrapposto avvenuto fra il console scaduto Goffredo Lercari e l’attuale in carica Battista Giustiniani, al riguardo della contesa fra i vescovi armeni. Imperocché il Lercari, a ritroso dell’ opinione del patriarca, aveva sostenuto la candidatura e anche locato in cattedra il prete Der-carabet, mentre il Giustiniani deposto costui, insediò il suo avversario, prete Deronanes, del quale molte voci correvano accusatrici d’intrigo e d’inobedienza al superiore maggiore, e 1’ Ufficio stesso possedeva un suo scritto autografo che tale dimostravalo verso il patriarca.. Temono pertanto i Protettori non forse questo vescovo forastiero al paese, e di natura scaltra e ardita, possa in progresso di tempo turbare la quiete pubblica e riescire nocivo alla città, se già in così brevi mesi sovvertito aveva gli spiriti dei connazionali. Ingiungono adunque al console di tenerlo d’ occhio, e riferire al Banco i suoi diportamenti, con i rimedii che stimerebbe opportuni d'adottare all’uopo. La questione delle rappresaglie sui Giorgiani, la confisca dei beni dei sudditi del voivoda di Mocastro e del signore di Mo-scovia, e l’imposta d’ un nuovo balzello a loro carico, di che » ANNO 1474 ( 72 ) fu parola nell’ esposizione storica dell’ anno precedente, e verso la quale con tanta severità si pronunziarono i reggenti 1’ Ufficio d’ allora, dovè di questi giorni, e per opera del console, e massari di CalTa, tornare in discussione in seno al nostro Magistrato, come risulta dal documento che esponiamo. Ma questa volta, senza decidersi ancora a favore dei danneggiati, rispondono non potere essi cosi da lungi decidere la querela, che perciò lasciano alla prudenza e illuminato loro zelo ; pur ripetendo la costante massima di evitare collisioni e brighe, mantenere anzi buone e pacifiche relazioni d’amicizia coi principi e le terre limitrofe. Beati quei popoli se la savia raccomandazione così sovente inculcata fosse stata la regola pratica della loro condotta, mentre per averla appunto i loro capi e maggiorenti negletta, ne provenne la fatale ed ahi ! troppo repentina caduta. Di altri minuti ordini contenuti nella presente epistola: ad esempio della riparazione al castello di Tana volgente in rovina, del divieto di ulteriori gravezze ai caffesi, pel ristauro delle loro mura non più necessario, e simili, noi ci passiamo di leggieri, siccome cose di minor conto e poco utili alla storia (*). IV. 11 mezzo trascelto a far pervenire a destinazione questo, con più altri fogli, diretto ai rettori della colonia, fu la nave Rosalia, che il giorno dopo la firma del documento, cioè il 25 maggio, sciolse 1’ ancora, alla volta di Scio, per conto di Pietro Palla-vicino , il cui figlio veniva incaricato di trasmetterli poi fino alla Tauride. Ed è su questa nave che con improvvisa risoluzione si decise di partire il nuovo vicario consolare, Paolo Barsizio (2); sicché a malo stento i Protettori poterono sottoscri- (’) Vedi il documento MLXXXVII. (J) Vedi il documento MLXXXIX. ( 73 ) STORIA vero la sua patente ('), e altre poche già pronte. Figurano tra queste la credenziale di ministrale di Calìa, grado concesso a Paolo Lercari fino dal 3 gennaio (2), quella della iagataria delle erbe a Giovanni Spinola di Cassano (3), e fors’anco T ammissione allo stipendio d’un sommo mensile a Simone Nespolo ed a molti altri operai e artigiani (4). Certo poi recò seco la lettera d’invilo al vescovo latino, con cui il nostro Ufficio pregava a calda istanza monsignore Gerolamo Panissari di prendere a petto la definizione della controversia insorta in Calla sul rapimento della fanciulla armena, e dare opera solerte in un col console e massari di terminarla in onesto e pacifico modo, a seconda delle trasmesse ordinazioni (5). Giusta l’ordine di data trovano qui il loro luogo naturale parecchi conferimenti di cariche e la consegna di patenti a varii impiegati che presero imbarco sur altra nave, ovvero si condus-dussero più tardi con viaggio pedestre alla lontana Crimea ; e sono le lettere di credito a scrivani della curia concesse ai notai Antonio Torriglia e Tommaso Airolo (G), stali eletti pochi giorni innanzi (7); quella di console di Cembalo a Bartolomeo Castiglione (8), dopoché i medesimi, di conserva al supremo console di Calla, Giuliano Gentile, molto prima nominato, ebbero colle solite formalità promesso di bene esercitare l’impiego (9). L’ elezione generale poi degli ufficiali maggiori e minori della Tauride, solita avvenire ogn’anno e ad epoca indeterminata, ebbe luogo in questo addì 47 agosto, nella quale sortirono vin- (<) Vedi il documento MXC. (2) Vedi il documento MLXXXI1. (5) Vedi i documenti MLXXXV e MLXXXV1. (') Vedi il documento MXCI. (s) Vedi il documento MLXXXV1II. (,;) Vedi il documento MXCV. C) Vedi il documento MXCII. (8) Vedi il. documento MXCV1. (3) Vedi i documenti MXCIII e MXCIV. ANNO 1474 ( 74 ) eitori dall’ urna, per maggioranza ottenuta di voti, i seguenti : al consolato di Calla Galeazzo Levanto, a ministrale Baldassare Frenante, a console di Tana Gianantonio Italiano, e a capitano della Gozia Gianagostino Cattaneo. Ai minori, irta pur sempre proficui e ambiti ufficii di castellano di Cembalo , di custode alla porta Caiadore, degli avamborghi e della torre di s. Costantino , nominavansi i cittadini Maurizio Palma, Gianantonio MalTei, Giacomo De-Lorenzi, e Girolamo Castagnola ('). A taluno degli ultimi eletti furono poco dopo consegnate lo credenziali (2), ad altri rimesse al dicembre (3); mentre a molti degli ufficiali nominati fino dal luglio dello scorso anno , nella state soltanto del presente vennero date: come vedesi in Gianotto Lomellino (4) e nel console Giuliano Gentile Falamonica (5) : segno manifesto di ritardata partenza, di cui il motivo ci sarà palese più tardi. Sebbene poi, mesi innanzi, avessero i Protettori inibito maggiori spese al ristauro della cinta murale di Calla , non dubitarono spedirvi in seguito un nuovo rinforzo di stipendiati e artigiani, fabbri specialmente, ed anco sarti e tessitori (6), e, ciò che valeva meglio, bravi artiglieri nelle persone di Boccardo di Strasborgo e Giovanni da Colonia, suo servo, citati nel documento come in ispeciale guisa peritos in arte et ministerio bombardarum (7). —Ma che cosa valgono le armi materiali a salvare una città, che, rotta in partiti, dilacera il proprio seno assai più dolorosamente del ferro nemico? (') Vedi il documento AiXiJlX. (*) Vedi il documento MC1II. (*) Vedi il documento MCIX. (*) Vedi il documento MC. (') Vedi il docomento MCI. (e) Vedi il documento MG Vili. C) Vedi il documento MCV. ( 75 ) STORIA V. Gli i fece a tempo di togliersi, pili- non sapendo, dall’ imminente pericolo fu il dottore Gianfrancesco Ippoliti, che, toccata la fine del suo vicariato in Caffa, spintovi eziandio da urgenti motivi di famiglia, si decise al rimpatrio. Il console Battista Giustiniani nell’atto d’accomiatarlo gli consegnò una lettera al Banco di s. Giorgio, in cui tesseva di lui le- più ampie lodi, e della retta, giusta e imparziale sua amministrazione: ciò che pur risultava dal suo sindicamento, nel quale di nissun fallo o angheria ei venne accusato. Cosa rara presso quel popolo e in tempi così turbinosi e partigiani ! Soggiugneva che il presente giudizio avrebbe egli stesso confortato di viva voce, giacché tra breve sarebbesi posto lui pure in cammino alla volta di Genova, stando ornai per spirare il suo triennio (*). — E buon anche per lui che non si trovò presente alla memoranda catastrofe! Associaronsi all’ Ippoliti nel viaggio tre frati domenicani armeni di Caffa, tra cui era il superiore generale della loro Congregazione, conosciuta sotto il nome di Frati-Uniti. Venivano in Roma a perorare una certa loro causa davanti la Santa Sede; e perchè, ben diversi dalla commune dei loro patrioti, anche religiosi, splendevano, come dice 'il foglio, pre ceteris in hac civitatc degentibus, vite sancthnonia ac morum observantia, perciò il corpo consolare intero e il consiglio degli anziani, assieme raccolti in plenaria adunanza, li munirono d’una commendatizia la più lusinghiera presso il Ranco di s. Giorgio in Genova, pregandolo a fare buon viso alle loro domande, e appoggiarli al possibile nelle loro ragioni presso la Romana Curia (2). Mi gode l’animo in trovare fra tante nequizie e dissennatezze (’] Vedi il documento MXCV1I. (J) Vedi il documento MXCV1II. ANNO I474 ( 76 ) un paio di modelli d’uomini probi e meritevoli della comune estimazione, anche in mezzo d’un popolo corrotto e in brutte fazioni diviso: sono essi tre frati e un dottore di legge! Ma se i calTesi degeneri mostravansi dai loro antenati in ordine al ben pubblico ed alla morale religiosa, in fatto di inte-teressi pecuniarii la ragionavano per filo. N’è prova saldissima I’ istanza compilata e diretta al supremo Ufficio in Genova sul conto delle negate rappresaglie sui Giorgiani, di cui è fatta menzione più sopra. Essa, dico, è assai bene redatta, ed i motivi dell’ inconvenienza, anzi ingiustizia di tale proibizione, la gravità dei danni già recati dai cosacchi o moscoviti, e i maggiori eh’ era luogo a temere in seguito, sono svolti con tale vigore e maestria, die mal si potrebbe trovare la via d’ eluderne la forza di raziocinio, quando non fosse la ragione suprema dello Stato, il quale sacrifica talvolta l’offesa privata al maggiore utile pubblico, giusta il noto adagio : Salus reipublicac suprema lex esto. E qui trattavasi appunto di dissimulare la reità del commesso latrocinio, per non impigliarsi in una guerra disastrosa col re di Moscovia. » Sottoscrivevano la carta undici mercanti fra genovesi e greci, forse i più danneggiati dai predatori, e sono: Sisto Centurione, Giovanni Antonio Calvi, Cristoforo Bellocchio, Gregorio Delpino, Beda Garibaldi, Antonio Usodimare e Gregorio Giudice fra i nostri; e tra i greci, i già noti per altri documenti, Lodisio e Lorenzo Gaspe, ed un ultimo il quale si firma con sigla nella patria favella ('). É a credere, che quando scrissero la loro petizione ancor non fossero giunte a Calla le lettere del Banco del 24 maggio, in cui era fatta licenza al console e colleglli nel governo della colonia di temperare, o anche del tutto derogare al divieto di rappresaglia, se nella loro prudenza lo giudicassero equo ed op- ('; Vedi il documento MCII. ( 77 ) STORIA portuno. Arbitrio che non volle concedere in ordine al contenzioso; e noi con qualche maraviglia c’incontriamo in un terzo proclama, col quale vengono acerbamente rimproverati i predetti rettori della città, di non avere impedito un ricorso al foro ecclesiastico in una causa civile, e dove rinnova le anteriori ingiunzioni, con minaccia d’ogni più severo castigo ai negligenti e contravventori (,). VI. Ora cominciano le dolenti note, i prodromi cioè delle insensate rivalità fra popolo e popolo, fra gregge e pastore, e, quel che più monta, fra autorità civile ed ecclesiastica, e il peggio di tutto poi, fra il console e i suoi due naturali consiglieri, i massari e provvisori, Oberto Squarciafico e Francesco Fieschi. Costui era stato innalzato a quel grado, e aggiunto nel governo della colonia al Cabella e Squarciafico, in Caffa stessa e non dal Banco di s. Giorgio, ma col suo consenso ; acciò sostituisse il futuro console, Giuliano Gentile Falamonica, il quale ritardò di tanto la sua partenza da Genova, ove lo si riteneva per inviarlo ambasciadore alle corti d1 Occidente a favorire gli in~ teressi della Tauride. Nel cominciare la trattazione del doloroso racconto della caduta di Calta, noi sentiamo un doppio, contrario ed acuto dolore : quello ili dover porre a nudo le iniquità di uomini che pur ci sono cari, perchè figli, sebbene tristi e degeneri, della patria nostra, redarguirli con parole di fuoco e meritata infamia del male operato, e insieme tempo lamentare ancor una volta la perdita di preziosissimi scritti, lettere e corrispondenze, le quali, già esistenti nella cosidetta Filza di Caffa e nei registri dell’ archivio di s. Giorgio, oggidì più non vi si rinvengono; non so (’) Vedi il documento MCVI. - anno 1474 ( 78 ) dire se pel minore scorno degli interessati o pel maggior danno del patrimonio della storia, o forse anche per 1’ uno e I’ altro rispetto. Ond’ è che a stento un qualche raggio di nuova e ancor ignota luce n’è concesso sprigionare dal corpo dei documenti che si producono per la prima volta al pubblico, a dilucidazione del memorabile caso. Faremo di metterli sotto gli occhi dei nostri lettori nel loro più acconcio punto di vista. Sono essi due interessantissime relazioni compilate e dirette ai Protettori del Banco, dal console Antoniotto Cabella. e dal suo oppositore e insieme collega nel governo di Caffa, il massaro Oberto Squarciafico ; contesa questa che, a quanto lice fin d’ ora sospettare, fu il mal germe e perniciosissimo da cui ebbero origine le sventure posteriori. E prezzo dell’opera lo sviscerare amendue queste carte, e chiarirne gli intimi sensi, dai quali traspare vivo e scintillante l’antagonismo dei due rivali. La relazione del console Cabella può dividersi in quattro parti, secondo la natura della materia che tratta, e noi lo seguiremo passo passo nell’ ordine stesso da lui adottato; non senza premettere 1’ avviso suo preliminare di essere venuto in carica il di 31 luglio del corrente anno 1474, per volontà espressa del suo predecessore Battista Giustiniani, partito poscia per alla volta di Genova il 4 settembre, mentr’egli scriveva la presente il giorno 14, e vi apponeva un poscritto il 15 del suddetto (*). Vi dà principio colla fastidiosa e interminabile quistione del vescovo armeno : e narra con prolissità di circostanze che un legato del patriarca giunto a Caffa alquanti giorni dopo 1’ entrata a console di Battista Giustiniani, perciò nella state del 1473, dimise il vescovo armeno eletto al tempo del console Goffredo Lercari, e insediò in carica il nominato sotto l’altro precedente governo di Filippo Chiauroia. La sentenza del legato die luogo (') Vedi il documento MCIV. ( 79 ) STORIA a malumori presso taluni mal soddisfatti del mutamento, ma il Giustiniani lasciò operare con libertà al potere ecclesiastico, sicché n’avvenne che per opera del nuovo insediato e del messo patriarcale anche i pochi, (otto o dieci) contrarii, si abbonacciarono e la discordia pareva cessata. « Quando un prete, amico del vescovo deposto, andato dal patriarca che trovò morto, espose a suo modo al successore la cacciata avvenuta, e come a viva forza privato rimanesse colui della dignità; sicché con le sue parole s’ acquistò fede e 1’ invio di altri due legati, che sono in Caffa già da due mesi, e lavorano a minare il presente per rimettere in carica il primo, contro il volere della gran maggioranza del clero e del popolo che sostiene l’attuale, quantunque il suo avversario uomo sia d’ alta riputazione e fama, e per soprassello nativo di Gaffa ». Donde dimostrazioni ostili, congiure, minaccie di chiudere le chiese, e rumorosi tumulti , che hanno un’ eco funesta eziandio nei mutui rapporti dei connazionali e nei pubblici affari di Stato. » In presenza di questi fatti, piglia qui a dire il Cabella, avendo io letto, sendo ancora massaro, l’acerba riprensione fatta dal vo: tro Banco al console Lercari, perchè immischiatosi nel precedente litigio, e non volendo incorrere nello stesso errore, feci a me venire i due nuovi legati e il primitivo, che ancora qui soggiorna, non che il vescovo in sedia, e davanti il nostro prelato latino, il massaro Oberto Squarciafico e gli anziani, udite le varie ed opposte loro ragioni, protestai non intromettermi punto nella loro contesa di puro ordine spirituale, ma, come magistrato supremo della colonia e curatore dell’ordine pubblico, dovere io e intendere di imporre ad ambo le parti il comando di non provocare in città perturbazione alcuna o sommossa, sotto pena ai contravventori di sommi due mila, da versarsi nella masseria. Ai due legati poi ordinai d’astenersi in peculiar modo dall’innovare cosa alcuna in punto alla questione di legittimità, se no gli avrei fatto sgombrare la terra. ANNO 147i t HO ) . Con lai mezzo di severità e rigore ottenni lino a quest'ora la pace ed una relativa calma, fra tanto cozzar di bollenti passioni. Ma non perciò son lasciato tranquillo; che ricevo spesse sollecitazioni di lasciar usare loro balia ai legati patriarcali, ed io non le curo, parendomi meglio fatto il contentare la massima parte della popolazione armena, che non sette, otto o dieci mal composti. Cosi dunque stabilii e non mi muovere, fino a che le Signorie vostre non mi daranno istruzioni all’uopo, cui affretto coi voti più ardenti, sia per me che pei successori miei (il pover’ uomo non dovea più averne) ; che diversamente col tempo potila succederne ilei male assai. — E successe davvero! • Non ometterò, segue a dire, una circostanza: (e questa é bi otta, ma caratteristica assai, soggiungiamo noi, a conoscere l’indole del tempo e della moralità pubblica allora in voga a Calla). Caiares, figlio di Cotulbei, mi mandò un dono di duecento ducati d’oro, acciò io permetta la deposizione del vescovo attuale e il ripri-stinamento dell’escluso, che é suo stretto congiunto. Rifiutatili con isdegnó, mandai per Oberto Squarciafico e Francesco Fie-srhi. miei consiglieri e provvisori. e al loro cospetto e del corpo degli anziani il messo dovè confessare l’avuta commissione da Caiares predetto. Il quale perché ricco e creditore di gran somme presso molti uomini della loggia, si argomenta di poter tutto e ognuno esser obbligato di far a suo talento. Voi o Protettori. . continua, fareste ottima cosa in citarlo a Genova, per comprimere la sua audacia, a buon esempio degli altri ('). • Di quanto vi scrivo potrete attingere più minuziose notizie dai cittadini nostri che ora rimpatriano: ma non ne domandate (’) Ecco una rimigli.] intera o parentado di intriganti e perturbatori pubblici. Caiares figlio lenta corrompere a danaro il console, Cotulbei padre, ó il rapitore, o fautore almeno del rapimento della fanciulla armena, e Dercarabot, il parante vescovo, che si briga a più non posso per ritornare in carica. Avria '■erto fallo meglio a dare bnon esempio di pazienza e modestia alla sua famiglia ed alla patria J ( *1 ) STOMIA no a Gherardo \ivaldi, il quale è suo buon amico: sebbene ora • he è lungi potrebbe anche farsi coscienza e dire la verità ». E qui ha termine per adesso la noiosa controversia dell' episcopato armeno. VII. Tratta in secondo luogo il console Cabella il punto degli affari internazionali, e per nostra sventura sorvolando i passali, narra soltanto i recenti. « \i avviso, scrive, della elezioni1 avvenuta in Calla del nuovo signore della Campagna; ma di ciò che successe I anno scorso sarete meglio e alla distesa informati dal Giustiniani e dai nostri, o già venuti o che s’ apprestano di far ritorno a Genova: quindi mi taccio. (Eppure avrebbe bene fatto di pai lare) ; darò per tanto le notizie degli ultimi giorni. » Questo nuovo comandante della Campagna. Eminech, prima d’essere signore fece di grandi e belle promesse, di voler cioè sempre mostrarsi buon figliuolo di Caffa, non mai si partirebbe dai suoi consigli, farebbe tutte cose a piacer del console e anziani. Imperché avendo sino a qui stentato la vita pel mondo,* ora si teneva più ilio contento di godere una signoria ed avere principato e casa propria. Ma dacché fu eletto, più non cessò di domandare cose nuove e a noi ed all’ imperatore, cui affogò letteralmente e oppresse di non mai interrotte ambasciate. Noi ci ponemmo di mezzo a conciliarli, ma fu vana opera la nostra di farlo smettere e rimanere in pace. » Brevi giorni or sono poi richiese l’imperatore, qui in CalTa. di dargli la sua madre per moglie; della quale strana pretesa costui s adontò all’eccesso, protestando che pria perderebbe l’impero e la vita che prestarsi a tanta infamità, non essendosi mai dato il caso presso la loro nazione che la vedova d’ un kau tartaro riandasse a marito con un suo suddito. Parve a quella cruda risposta acquietarsi Eminech lorehò trovossi in Caffa. ma ■Società Ligure Ut. Patria. Voi. VII. i\ 11 G anno 4 474 ( 82 ) da casa sua riprese tantosto le istanze, dicendo: se il console e gli anziani vogliono , l'imperatore tutto concederebbe a loro volontà; e talmente s’intestardì in questo da minacciare che, non ottenendolo, egli si teneva per isciolto dai patti e giuramenti fatti verso di noi. » Noi. ripiglia il Cabella. battemmo sempre la buona via, ado-prandoci a farlo rinsavire e riconciliare col re, e non si volle piegare; tantoché, voltosi al male, prese ad impedire la tratta del grano e del miglio dalla Campagna a CalTa, e vi perdura ancor oggidì. Dovemmo in conseguenza spedire barchi a Mocastro, Yosporo e nella Zichia a caricarne, e ne attendiamo presto l'arrivo. Certo al presente in città ve n’ ha gran penuria, perchè tutti i borghesi, grandi e piccoli possidenti, anche le povere donne che n’ aveano tre o quattro capizii soltanto, comprati a otto aspri 1’ uno, essendo venuti qua a farne incetta i Trebi-zondesi, glieli venderono a dieci e anche dodici, sulla fede sicura del prossimo raccolto:, chiusa poi, come é detto, la tratta, da Eminech, ne restammo molto sprovvisti. Si spera un cotale poco sulla legazione speditagli di corto di Andrea Fatinanti, che è suo int’imo amico, e di ciò che accadrà n’avranno contezza le vostre Signorie ». Da questo brano di lettera rimane chiarito che Mengli-Kerai ed Eminech durante l’anno. 1474, trovaronsi in Caffa assieme tempo, e sebbene vi si bisticciassero alcun poco a motivo della donna, erano ancor lungi dall’aperta rottura. Veniamo adesso alle imprese di questi barbari nelle orientali contrade. « Nel luglio or ora passato, continua a narrare il console, V imperatore mandò in corso il suo fratello Haidar, per eccitamento avutene dallo stesso Eminech, il quale operò eziandio che 1’ altro fratello a nome Mulcania, ne partisse a quello scopo, e contro il reale beneplacito, alla testa di dugento trenta cavalli. La cosa spiacque assai ai cafiesi e a noi, che, avutane lingua, vi spedimmo legati all’imperatore e ad Eminech a dissuadere la ( 83 ) STORIA impresa; ma invano, perché quest’ultimo la vinse sull’animo del primo. Si corseggiò nelle parti di Polonia, predando gran copia di bestiame, e, ciò che più grave é, condussero dalla Hus-sia e Polonia da diciotto in ventimila anime, secondo suona la fama, tra cui bambini in quantità che ritiene per ischiavi. Saputolo, inviammo la seconda ambascieria, invitandolo a tenerli in paese, e non venderli ai Turchi per non farli rinnegar la fede: verrebbero a breve intervallo i padri a ricomprarli e ne stareb-bono meglio loro stessi. Compiacente fu la risposta; benché io tema n’ abbiano già venduta buona parte ; perchè certi Turchi qua venuti per spacciare loro merci, le hanno cedute a basso prezzo per raccozzar danari e far incetta di schiavi ; gli hanno caricati e portati via senza toccare Calla. Penso sia accaduto nel porto di Calamita (l’attuale Inkerman), e alle saline di Càrchenielle (presso Guesleve, che ora è detta Eupatoria). È cosa dolorosa sì, ma noi non la potemmo impedire. Compratori e venditori sono infedeli, e vollero fare a loro posta. » L ambasciata predetta noi la facemmo tanto più volontieri. sapendo essere presenti alla corte di Mengli-Kerai gli inviati dei re di Moscovia e Polonia, là recatisi in quella che 1’ esercito suo vittorioso e rapace tornava dal corso; acciò si persuadessero la mente nostra essere stata ben lontana dall’ approvare la scorreria e rapina del Kan, nostro amico. Ebbero pertanto un colloquio con essi e in parlamento fu reso manifesto il desiderio vivo dei genovesi che niun danno fosse recato al paese ed agli abitanti loro, essersi mantenuti estranei alla brutale impresa, da essi sconsigliata e solo da Eminech promossa, desiderare la prosecuzione della mutua amistà delle loro nazioni. Ne parvero soddisfatti, e con queste intelligenze se ne tornarono in patria. » Avrete inteso pur anco che il figlio del morto Mamach, già signore della Campagna, presa la fuga, partì nascostamente dall’ imperatore, ricovrandosi nelle parti di Tana a congiungersi al sultano .lanibech e ai baroni dell’ altro ramo imperiale dei ANNO I 474 ( 84 ) Tartari, come ci appresero i Tanesi. Dai quali ancora ebbimo avviso dei loro apprestamenti contro l'imperatore nostro, che al paro di Eminec ne concepì timor grande ; sicché amendue si consigliano di mettersi alla testa del proprio esercito. Non parnii doverne seguire quell’effetto, mentre corre fra loro due poco buon sangue, a motivo della donna suddetta, tuttoché alcuna fiata essi bevano e mangino insieme a foggia di amici. » Ad ogni modo se avrà luogo la cavalcata, e guerra ci sarà, sono di credere che l’imperatore vi manderà i suoi fratelli. Certo poi nè io, nè gli anziani o massarii mai lo consiglieremo di capitanare l’armata in persona, per più riguardi e il suo vantaggio stesso. Degli avvenimenti prossimi darò estesa notizia ». Dal lato occidentale della colonia volgevano più propizie le cose; e il console dà a sperare ai Protettori di stringere onorifica e vantaggiosa pace col voivoda di Mocastro, Stefano, venuto a più miti consigli, pronto a dar libero accesso e transito ai nostri sul suo territorio, e compensare i precedenti danni loro recati. A conchiuderla era stato destinato 1’ egregio uomo Cavallino Cavallo, da cui lamenta per altro non avere più ricevuto da tempo positive novelle. Vili. Passa dopo ciò il documento alla narrazione di fatti e negozi d’ordine interno e amministrativo. « Caricammo, dice, dopo la partenza- del Giustiniani, le copie dei libri della masseria, cioè degli anni 1469, 1470, 1471 e 1472, poste in una sola cassa sulla nave di. Luca D’Oria, e raccomandate alla custodia di Gregorio Delpino, dal quale farete d’averle. Leggendosi, giorni innanzi, la sentenza dei sindicamenti del mio predecessore Battista Giustiniani, un forte tumulto si sollevò nella pubblica loggia. N’ é incolpato in ispecie Conte Fieschi, contro cui fu tosto instituita un’ inchiesta: il processo continua, si farà ( 85 ) STORIA giustizia, e non dubiti il Banco elio, se avrà fallito, il reo si punirà. Non tralascierò ricordare a codesto supremo Ufficio di spedire in Calìa una dozzina o in quel circa, di capi muratori, i quali vi-si troverebbero a bell’agio, poiché ben molti borghesi omettono di costrurre suntuosi edifizii a comodo loro e a decoro pubblico , per la lamentata mancanza di esperti maestri. » Battista Fossatello non ci parve idoneo ad esercitare il consolato di Tana; gli fu permesso di venderlo a persona meglio capace e da approvarsi, secondo le regole, ma se volete tfisporne altrimenti, recatelo a nostra cognizione. » In questo istante, finisce col dire il console nel poscritto del di 15, approda ijv Caffa il vescovo greco, giunto dalla parte di Pera, e scende fuori città presso la chiesa di s. Anna. Non avendolo per anco veduto, nulla ancora sappiamo nè da esso né dagli uomini di sua comitiva. Ma dal console di Soldaia, che gii parlò or ora, ricevei sue lettere, da cui sono assicurato non aversi a temere per adesso verun assalto turchesco, per 1’ anno venturo però correr voce prepararsi formidabile armamento, destinato alle parti inferiori della Grecia. — (Doveva essere per quei paesi, ma fu invece per la Crimea e per Caffa !) » Intesi pure da lui la disgrazia di Bernardo Amico, il quale, preso imbarco sulla nave di Agostino Bargagli s’ era fatto de-porre in terra a Carpi, e venne catturato dai turchi presso Bergamo, condotto a Costantinopoli e posto in carcere. Ciò fa temere del già console Battista Giustiniani, che lo stesso cammino intraprese nella barca di Filippo Carbonara, la quale sciolse di qui il 4 del corrente ». — (Ma fortunatamente fu il suo un vano timore, e il Giustiniani pervenne, come si vedrà, sano e incolume a Genova). Ecco 1’ uomo, noi qui esclamiamo, sul cui capo pende una fatale sentenza, e il quale la storia, fino ai dì nostri non abbastanza studiata e chiarita per difetto di studio e di carte, ha voluto coinvolgere nell’ infame congrega dei veri traditori della ANNO 1474 ( 86 ) patria, che mandarono a soqquadro il bel possedimento di Catta! In questa sua lettera, in cui traluce, in mezzo alla rozzezza della forma, un animo schietto, semplice, volonteroso unicamente del bene universale del popolo alle sue cure affidato, e che si pio-testa voler fino allo scrupolo uniformarsi agli ordini del Banco, per non errare ed offenderlo, operando di proprio moto, < he trovasi egli a rimproverare? Nulla, per fede mia, un nulla! Si sarà egli tenuto sempre in questa legalità? È ciò che rimane a vedere nel seguito: e intanto diamo luogo a sentire i primi fischi del serpe, che dell immonda sua bava tenta avvelenai<* le rette intenzioni e il sapiente operato del console Cabella. • IX. Il brutto serpe è il massaro Oberto Squarciafico, il quale a vece del casto seno della patria, avria fatto meglio a squarciare le proprie viscere, e Giuda novello appiccarsi all albero di fico, conformando appuntino l’azione al doppio suo nome; ma il tristo s’argomentò per contrario dilaniare le membra altrui per favorire le ree cupidigie del suo cuore avarissimo. Udiamo pertanto i suoi sibili incantatori, con cui fece prova d’ingannare anche il sovrano Ufficio di s. Giorgio. Incomincia la relazione sua del 21 novembre (e cosi di due mesi e sette 'giorni posteriore alla precedente del Cabella), coll accenno $< MCCCCLXXV die sabbati Vili aprilis Protectores etc. Spectato ac prestantibus et nobilibus ac egregijs viris, consuli, massarijs et prouisoribus. ac officio monete ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi nostri. Committimus vobis ut per hanc primam soluatis termino consueto antonio spinule q. altaris, et casu quo absens esset, francisco de flisco q. teodori, ejus nomine recepturo, summos argenti caphe septuaginta duos, et sunt pro eorum valore hic recepto ab eodem antonio ad computum librarum quinque, soldorum sedecim et denariorum sex monete currentis pro singulo summo. Et ipsis solutis, eos recuperare debebitis juxta formam quam alijs litteris nostris latius vobis significabimus. Data janue mcccclxxv die viu aprilis. ( 219 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MCXXXI. Mandato di pagamento dei predetti ducati 152 al console designalo, Giuliano Gentile. 1175, 8 aprile (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 243) >$< MCCCCLXXV die Vili aprllis. De mandato magnificorum dominorum protectorum etc. anni pre-sentis. vos antoni spinola q. altaris soluite nobili viro juliano gentili, designato consuli caphe. ducatos aureos largos centum quinquaginta duos et soldos viginti octo, pro valore cambij summorum septuaginta duorum caphe vobiscum facto, ad computum librarum quinque, soldorum sedecim et denariorum sex. monete janue currentis, pro singulo summo, de quo vobis litteras cambij tradi fecimus, siue ducatos clii. sold. XXVIII. DOCUMENTO MCXXXII. I Protettori notificano e comandano al console e massarii la disposizione presa e il pagamento a farsi in CafTa della mentovata somma: al cui ricavo permettono la vendita della jagataria delle erbe fino a completa soluzione. 147 5, 8 aprile (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 243) Protectores etc. Spectato et prestanti bus etc. come sopra. Dilectissimi nostri, ut videbitis per litteras nostras cambij misimus vobis ad soluendum in antonio spinula q. altaris, et casu quo absens esset, in francisco de flisco q. teodori, summos argenti caphe septuaginta duos, quos volumus et expresse vobis committimus omnino soluatis in termino consueto de pecunijs illius massarie. pro quorum summorum ANNO 1475 ( 220 ) septuaginta duorum recuperatione, decernimus et vobis harum litterarum auctoritate liberam facultatem concedimus vendatis officium ihagatarie erbarum. statim (Inito tempore pro quo ultimate collatum fuit, pro tanto tempore ex quo extrahatis seu recuperetis in terminis conuenientibus dictos summos septuaginta duos, et hoc ne massaria illa aliud incommodum toleret occasione, dicti cambij. nisi illius termini et dilationis intra quam commode poteritis ex venditione pre-dicta dictos summos septuaginta duos recuperare. Yalor autem dicti cambij expensus fuit in sumptibus quos facturus est vir prestans ju-lianus gentilis, consul designatus illius ciuitatis. qui nunc propter necessarias et utiles causas illi ciuitati legatus mittitur ad serenissimos dominos imperatorem et regem polonie. et in exenijs ipsis principibus deportandis. Volumusque nobis significetis pro quanto tempore dictum officium ihagatarie erb&rum ob eam causam vendere vobis necessarium fuerit. Data janue die vm aprilis 1475. DOCUMENTO MCXXXIII. Galeazzo Levanto, eletto console di CafTa, presta cauzione di fiorini sei mila ottocento, e promette di bene esercitare il suo ufficio. 1475, 10 aprile (Filza di Caffa, n. 129) Fonnola solita, colla Data janue mcccclxxv die x aprilis. DOCUMENTO MCXXXIV. Ammissione allo stipendio d’ un sommo mensile di Domenico Morro, q. Gerolamo, e di più altri. 1475, 13 aprili’ (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 243 v.) Formola e obbligo solito d’aver le armi condecenti. Data janue. die xm aprilis 1475. ( 221 ) DOCUMENTI Segua: Itera similes lettere facte sunt bartholomeo verme fabro q. Stefani, itera rolando de ponte q. nic. item teramo furrario (sic) de carauonega. item jacobo agem de recho. item antonio pianzivim de recho. itera peregro barrabino francisci. item borganino caffarrene leonardi sub die xx aprilis. item die xxi aprilis lazaro sucharello q. bapt. item dominico de lazzaris de castronouo. DOCUMENTO MCXXXV. Patente a Giacomo De-Lorenzi di Camogli, per mesi 26, come capitano, ossia custode della porta degli avanborghi di CafTa, dopo Benedetto Canneto. 1475, 22 aprile (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 244) Forinola e ritenuta solite. Data janue die xxn aprilis 1475. DOCUMENTO MCXXXYI. Ultima lettera, e disposizioni date dai Protettori al consolo e massari di CafTa, pel buon governo della colonia. 1475, (*)..... (Litt. miss. off. Caffè ann. 1464-1475) Protectores etc. Spectato et prestantibus viris, consuli et massarijs ac prouisoribus ciuitatis caphe. dilectissimis nostris. Dilectissimi, difficile nobis esset ullis verbis ullisue litteris declarare quam moleste tulerimus quod vos antoniote consul et precessores (*) Senza data perchè mancante di fine: ma scritta certamente dopo il 15 aprile, giorno in cui la relazione del Cabella arrivò in Genova, come ho detto riferendo il documenlo MCIV, a p. 117, in nota. Poiché questi ordini dei Protettori sono la naturale risposta a detta lettera. ANNO 1475 ( 22*2 ) vestri, contra formam litterarum et commissionum precessorum nostrorum. non sopire sed alere studueritis controuersias illas odiosas inter armenos ortas, postquam eorum episcopus nouissime decessit, tura propter alias rationes, tum potissime quia palam dictum et scriptum fuit vos antoniotum et alios in graue dedecus nostrum ac offlcij vestri et periculosum scandalum illorum populorum acceptasse ab utraque parte largitiones, siue. ut vulgo dicitur, mangiarias. quem erro rem nequaquam impunitum preterire intendimus. Nec vos antoniotum excusat, quin iraiuo vohementer accusat, quod scripseritis vos recusasse acceptare mangiariam ducatorum ducentorum vobis oblatam per illusa chaihares armenum. Decebat enim vos. si recte consyderare voluissetis dignitatem offlcij nostri ac vestri, retinere nomine massarie pecuniam inhoneste vobis oblatam, et insuper auctorem oblationis saitem condemnare ad soluendum massarie tantundem pro pena, qua tentare presumpsisset dignitatem consularem cum ejusmodi largitione corrumpere. Rebus autem melius intellectis procedere intendimus contra vos et alios quos, in predictis. quomodolibet deliquisse nobis constiterit. Interim tamen volumus ac vobis omnibus et singulis ex presse jubemus ut sub. qualibet graui pena per nos taxanda et a quolibet vestrum qui parere neglexerit irremissibiliter exigenda, acceptis presentibus litteris, saltem intra dies tres, ad vos vocari faciatis re-uerendum dominum episcopum latinum illius urbis et cum eo consultetis ac exequamini ea que dicemus inferius. Primum enim volumus, quod si tempore receptionis harum litterarum neuter illorum duorum episcoporum, quos scriptum fuit tanto jam tempore de episcopatu contendere, esset in episcopali dignitate, et alius episcopus electus fuisset et episcopatum pacifice possideret ac controuersie ille, vobis quatuor. vel saltem majori parti vestrum, sopite viderentur, eo casu nullam mentionem aut nouitatem circa veteres controuersias faciatis, nec per aliquem alium fleri permittatis, ne forsitan discordie jam sopite iterum renouarentur. Si vero alter-libet dictorum duorum episcoporum, qui inter se contenderunt, in possessione episcopatus esset, volumus ut tunc statim ad conspectum vestrum vocari faciatis eos principales religiosos armenos. qui curam habent omnium ecclesiarum et ecclesiasticorum beneficiorum eorundem armenorum in capha habitantium, ita ut ex omni ecclesia siue ordine eorum unus intersit, ipsisque congregatis in conspectu vestro, volumus eisdem precipiatis parte nostra ut tunc statim sub calculorum judicio ( 223 ) DOCUMENTI eligant*et vobis nominent illum religiosum armenum qui ipsis, seu majori parti eorum, magis idoneus dignitati episcopali videbitur. exclusis semper illis duobus episcopis contendentibus, quorum neutrum volumus eligi posse. Declarato etiam quod electio fleri non possit nisi de religioso armeno oriundo in capha. et quod ille in quem rnajor pars calculorum siue ballotolarum albarum conuenerit. electus et no- ' i minatus ad ipsum episcopatum intelligatur. Cujus noui episcopi nominatione ita facta, volumus possessionem episcopatus apud eum statim deponi faciatis, et quod dictus dominus episcopus latinus ac vos scribatis domino patriarche ipsorum arme-norum vos deposuisse de mandato nostro utrumque dictorum episcoporum contendentium et nominari fecisse a majore parte religiosorum armenorum in capha habitantium eum qui sub forma suprascripta vobis nominatus fuerit, et propterea requiretis paternitatem suam ut dignetur, pro honore religionis sue et quiete armenorum caphe habitantium illum ad episcopatum cum solemnitatibas debitis et irre-uocabiliter eligere, quoniam alioquin multa scandala sequi possent. quibus pro quiete illius ciuitatis nostre omnino occurrere intendimus, subque his et ejusmodi verbis, ac alijs que utilia prudentijs vestris videbuntur, volumus studeatis ab ipso domino patriarcha electionem ejus qui sub forma predicta vobis nominatus fuerit impetrare, quod periti illarum rerum confidunt vos facile impetraturos fore. Si quis autem vel armenorum vel aliorum presumeret contra ea que diximus vel verbis vel operibus aliquid tentare, precipimus vobis eum seuere puniatis ad exemplum aliorum. Intelligitis animum nostrum, propter quod studete ita desyderio nostro satisfacere, ut merito prudentiam ac diligentiam vestram commendare possimus. Ceterum volumus ac vos obertum et julianum enixe oneramus, ut omnibus vijs ac formis et artibus caute studeatis intelligere largitiones. siue ut dicitur mangiarias. quomodolibet datas jofredo. baptiste et antonioto precessoribus vestris et cuilibet eorum, occasione con-trouersiarum ortarum inter armenos. tam pro episcopatu quam pro matrimonio illius puelle, de quo longo tempore contenderunt, et quascumque probationes ac declarationes super ejusmodi mangiarias sumatis. et nobis quanto celerius poteritis transmittatis, ita quidem ut effectus ipsi respondeant oblationi facte per vos obertum. et fiduciam quam de vobis juliano concepimus, super quibus studete desyderio nostro satisfacere, si fieri poterit, antequam vir prestans galeacius de ANNO 1475 ( 224 ) leuanto. consul designatus, ad vos perueniat. cum quo. si quid vobis deerit, latius mentem nostram in ea re aperiemus. Significatum fuit nobis fratrem baptistam fatinanti gubernare episcopatum illius ciuitatis. eo quod dominus episcopus jam senio confectus mente imminuta esse dicitur, et in administratione ejusmodi dignitatis male se habere. Propter quod oneramus vos. ut si venerabilis frater dominicus de pisis ordinis predicatorum electus fuisset vicarius ordinis in illa urbe, prout a precessoribus nostris ordinatum fuit, studeatis efficacem operam dare quod dominus episcopus eligat eum vicarium suum, quandoquidem multa de dicto fratre baptista audiuimus. que tamen pcrtius tacere volumus quam de ciue nostro religioso immodeste loqui. Non possumus non maxime egre ferre quod vos et precessores vestri. contemptis regulis caphe et litteris ac commissionibus eisdem datis, hactenus neglexerint punire eos qui se immiscent in canluchis. Propter quod jam condemnare incepimus jofredum. eo quod non perfecit inquisitionem per ipsum incohatam contra eos qui se immiscuerunt in ejusmodi canluchis. Condemnauimus etiam eum pro alijs negligentijs per ipsum commissis circa obedientiam mandatorum pre-cessorum nostrorum, et pari modo contra reliquos procedere intendimus. Expectamus responsionem a vobis circa commissionem vobis traditam circa processum pecuniarum recuperatarum ex institutione noui drictus jurgianorum. virtute litterarum precessorum nostrorum scriptarum anno mcccclxxiii die vim martij (')• qua accepta in re ipsa deliberabimus prout judicauerimus honestati et honori nostro con-uenire. Intelleximus que scripsistis de mala dispositione domini eminech. et de filio quondam domini mamach ac de penuria victualium et turbatione Campanie, que omnia molestissima nobis fuerunt. Et tamen circa ea nihil aliud specialius dicendum nobis videtur, nisi quod studeatis rebus illis ita prudenter prouidere ut merito vos commendare possimus. Si baptista de fossatello idoneus vobis non videtur officio consu latus tane eidem collato, laudamus quod potius permittatis ut vendat officium sibi collatum, pro mercede et sumptu suo associandi terrestri (') Anche questa lettera manca nella nostra Collezione. ( 225 ) DOCUMENTI itinere consulem, alicui persone idonee, quam quod ipse, si idoneus non est. consulatum ipsum exercere permittatis. Multorum litteris ac testimonio cognouimus vos pecunias massarie profudisse in extructione turrium potius ediflcatarum ad ornamentum quam ad ullum propugnaculum seu necessitatem ciuitatis. Quod molestissime ferentes, intendimus primum vos et vestros precessores. quos inueniemus permisisse ut anno suo expensum fuerit in reparatione seu extructione murorum et ejusmodi edificiorum ultra quantitatem summorum centum et quinquaginta, conuenienter punire ad exemplum aliorum. Et tamen quoniam nunc jam perfectis' seu quasi ejusmodi laborerijs. sumptus ipse summorum centum et quinquaginta singulo anno superfluus nobis videtur, committimus vobis et unicuique vestrum ut nullo modo deinceps permittatis ibi proponi aliquem ulterius sumptum fleri in ejusmodi laborerijs. nisi forsitan ad reparationem alicujus dirutionis que interuenisset. Et hoc sub pena soluendi duplum de vestro proprio, quam ab eo et ejus fidejussoribus exigemus qui permiserit aliquid deliberari vel expendi contra formam presentis commissionis. Quem articulum volumus in regulis registrari. ne quispiam de eo possit ignorantiam pretendere. Pari modo volumus in ipsis regulis addi ac declarari quod nulla persona, cujuslibet qualitatis existat. deinceps audeat vel presumat mittere seu deferre calcem, lapides, ligna, ferramenta aut aliquod adjumentum ad aliquem locum......(1). DOCUMENTO MCXXXVII. Conducono allo stipendio di aspri 700 mensili il maestro ingegnere, Antonio, Giacrariti, lucchese, e il suo socio, a poste condizioni. U7o, 12 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 245) Protectores etc. Spedato, prestantibus etc. consuli, massarijs et prouisoribus etc. salutem. (’) A questo punto I’ atto è interrotto per lo staccami nlo del quinterno seguente dal registro del Ranco, fatto da mano indiscreta o ladra. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. li ANNO -1475 ( 226 ) Conduximus ad stipendium illius massario pro annis quatuor. incipiendis die qua capham aplicuerit. antonium di checo de ihacaritis de luca, magistrum inzegnerium ac fabricationis bombardarum et spin-gardarum peritum, aptumque ad eicjendum bombardas. ac alia rei be-lice oppugnationis et expugnationis documenta faciendum, que doctis dictarum artium magistris conueniant. ad computum et rationem asperorum septingentorum caphe singulo mense eidem magistro antonio ibi soluendorum pro integro stipendio ac salario suo et unius ejus socij viri idonei, et qui in capha per dictos consulem et officiales pro idoneo approbari debeat, et quem in urbem illam conducere et secum tenere obligatus est. ibique cum dicto ejus socio seruire pro supradicto stipendio asperorum septingentorum, sub legibus obligationibus et condictionibus infrascriptis. Prima est. quod eidem magistro antonio mutuari debeat, postquam capham attigerit cum dicto ejus socio, stipendium mensium sex. item quod locus officine, in quo artem habebit exercere, sibi detur sine aliqua pensione, item quod sibi dari non debeant angarie alijs stipendiatis dari solite, saluo si necessitas contingeret pro re comuni ad aliquem locum illi ciuitati seu comodum reipublice aspiciente accedere, quo casu sibi et dicto ejus socio fleri debeat impensa itineris, videlicet de itu et reditu dumtaxat. Item quod durante dicto tempore debeat fabricare omnes bombardas spingardas et alia ejusmodi instrumenta que spectatus consul et mas-sarij etc. voluerint, cum mercede ducati unius et tertie partis alterius ducati pro singulo cantano ejusmodi bombardarum etc. sub hac conditione quod pro ejusmodi fabricationibus habere debeat decem pro centenario totius quantitatis metali ex quo bombardas fabricabit, et duodecim pro centenario ejus quantitatis metali de quo fabricabit spingardas et alia minora instrumenta, et hoc pro defectu et man-chamento quod in ejusmodi fabricationibus interueniat. et ultra prodicta nil aliud petere possit nec habere debeat occasione alicujus mancamenti vel expensarum, que in predictis flerent vel aliquo modo accidere possent. Item obligatus sit sine ulla mercede facere et reflnare quascumque quantitates pulueris bombardarum et sarbatanarum ac sanitrij. et reliqua omnia facere et operari ad exercitium suum pertinentia, circa munitiones quasuis massarie illius ciuitatis. Item ex speciali conuentione et pacto conuentum est quod, videlicet si ipse magister antonius non ( m ) DOCUMENTI esset talis qualem se esse facit in dictis artibus inzegnerij et born-barderij. semper et quandocumqiie ipso experimento aliter constaret, dictis spectato consuli et reliquis officialibus liceat ipsis dictum magistrum antonium a dicto stipendio amouere. Propter quod harum litterarum auctoritate jubemus vobis omnibus et singulis superius notatis, ut quam primum ipse magister antonius deo fauente capham peruenerit. ipsum cum dictò socio scribi faciatis ad stipendium massarie sub legibus etc. superius declaratis, etc. In quorum etc. Datum janue die xn junij MCCCCLxxquinti. DOCUMENTO MCXXXVIII. Mulle e condanne risultale nei sindicamenli dello scaduto console, Baltista Giù stiniani-Oliverio. 1475, 19 giugno (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 246 v.) % MCCCCLXXV die lune XVII1I junij. Magnifici domini protectores etc. anni presentis in pieno numero congregati, quorum hec sunt nomina: D. Filippus de camilla prior Ambrosius de marinis Iulianus donatus subrogatus loco Raphael de viualdis q. antonij bocconi Raphael de francis figonus subro- Casanus spinula gatus loco johannis fratris sui Christoferus de dauania absentis et Angelus jhocia. Presentibus etiam nobilibus et egregijs viris, dominis quatuor deputatis super negotijs caphe. quorum nomina sunt hec. D. Gentillis (sic) de camilla prior Andreas de francis de b. et lohannes de mari q. augustini Bartholomeus de ligorijs seaterius. ANNO 1475 ( 228 ) 0 MCCCCLXXV die Vili. Audita relatione prenominatorum dominorum quatuor officialium super negotijs caphensibus deputatorum ipsis magnificis dominis protectoribus in scriptis facta, circa infrascriptas partes et articulos pertinentes ad egregium baptistam justinianum olim consulem caphe. contentos in processu sindicamentorum ipsius baptiste factorum in capha. cujus relationis tenor talis est. In nomine domini amen. Nos gentilis de camilla prior, johannes de mari q. augustini. andreas de francis de burgaro et bartholomeus de ligorijs seaterius. officiales deputati super negotijs caphe. audita commissione nobis oretenus facta per magnificum officium sancti geor-gij anni presentis in legitimo numero congregatum, ut inter reliqua dicte urbis negotia reuideamus processus sindicamentorum egregij baptiste justiniani de oliuerio olim consulis càphe. Super quo. audito etiam ipso baptista, refferamus ipsi magnifico officio id quod sentimus de approbando vel reprobando dicto processu in his partibus et articulis quos judicabimus approbatione aut improbatione vel correctione aut emendatione egere, et pari forma de commissionibus et mandatis contentis in instructione ipsius baptiste, Viso igitur et diligenter examinato toto dicto processu dictorum sindicamentorum formato in ciuitate caphe contra dictum baptistam coram spectabilibus et egregijs viris sisto centuriono. guirardo de viualdis. thoma nauono et jacobo de zoalio sindicatoribus electis ad sindicandum dictum baptistam. Visaque et lecta instructione ipsius baptiste ac auditis super infrascriptis eodem baptista et jacobo de cassana caualerio suo. Christi nomine inuocato etc. Omni modo etc. Referimus vobis magnificis dominis protectoribus, primo tara ad partes et articulos dicte instructionis quam dicti processus, omissis partibus illis que nullo moderamine egere nobis vise non sunt et quas recte processisse judicauimus. Primum super duobus articulis accusationum factarum dicto baptiste per christoforum de nigro, consulem soldaie. supersedendum esse et supersedi debere quousque dictus christoforus januam redierit, ut coram audiri possit et rem suam ‘defendere, quemadmodum suis litteris re-quisiuit. ( m ) DOCUMENTI Item super articulo secundo ex tribus accusationibus factis dicto baptiste per bartholomeum de sancto ambrosio, quod videlicet ipse baptista super facto canluchi non obseruauit commissiones magnifici offlcij. in quo continetur quod cochos judeus. tersach armenus et an-dreolus ac fratres de goascho se immiscuerunt in tali re prohibita. et propterea sunt vincti amicitia cum dominis tartarorum : Viso articulo instructionis date dicto baptiste de inquisitione eorum qui circa predicta deliquerunt, nec non in compellendis his qui pro-uisiones pro ejusmodi canluchis perceperunt, ad restituendum et sol-uendum massarie similes prouisiones perceptas ac ad eos puniendum, quemadmodum in articulo instructionis dicti baptiste continetur, quod minime ab eodem baptista factum videtur, immo dictus bartholomeus de sancto ambrosio condemnatus fuit ab ipsis dominis sindicatoribus propter hanc accusationem, quam dixerunt fuisse calumniosam, in asperis ducentis: Audito etiam dicto baptista qui oretenus dixit etiam notitia percepisse dominam caterinam de guarco et nonnullos alios in capha habuisse aliqua suffragia a domino imperatore tartarorum propter obsequia per eos ipsi imperatori et suis facta, que sibi et officio Campanie honesta visa fuerunt: Idcirco referimus in primis dictam accusationem non fuisse calumniosam, et dictum bartolomeum de sancto ambrosio ab ipsa condemnatione absoluendum fore, ipsum vero baptistam qui in tali re salutem illius ciuitatis tantum aspi-ciente propter ipsius negligentiam non inquirendi delinquentes, nec ab eis perceptas prouisiones depromendi, quemadmodum in dicta instructione ejus continetur, puniendum prout vobis magnificis dominis protectoribus, propter ejusmodi commissiones non seruatas. honestum et conueniens visum fuerit. Item super tertia et ultima accusatione facta per ipsum bartholomeum dicto baptiste. quod videlicet ipse baptista posuerit ad stipendium soldaie nicolaum tubetam ad asperos cc in mense, qui prius erat ad asperos cx. juxta formam regularum etc. pro quo dicti domini sindicatores etiam condemnauerunt dictum bartholomeum in asperis centum propter calumniosam accusationem : Referimus dictum bartholomeum. qui rem utilem et honestam pro massaria dixerat, ah ipsa accusatione absoluendum esse, ipsos vero sindicatores qui ne dum in presenti articulo condemnationis bartholomei predicti. sed in precedenti articulo de canlucho. in quo absoluerunt dictum baptistam, pariter se habuerunt, inconuenientiusque in sindicatu caualerij ut infra ANNO I475 ( 230 ) dicetur, omni rejecta utilitate reipublice. visi sunt in partem dicti baptiste declinare, arbitrio vestri magnifici offlcij puniendos esse prout magnificentiis vestris videbitur, ut de cetero illi qui pro utilitate reipublice et illius massarie pecunia officiales qui sibi videantur delinquere in eorum sindicamentis accusabunt, non desistant nec reprimantur comoda reipublice memorare. Verum quoniam nobis constat auctionem factam dicto tubete non fuisse factam tempore ipsius baptiste. ipsum baptistam ab ipsa accusatione recte absolutum fuisse (sic). Item super alio articulo contento in instructione dicti baptiste. quod videlicet per consulem, massarios et officium monete ordinetur quod deinceps seruientes caualerij conducantur et eorum stipendij solutio fiat per officium monete, audito ipso baptista qui dixit hanc execu-tionem ab eo factam non fuisse, visoque quod in reclamatione facta ad magnificum officium per jofredum lercarium olim consulem caphe precessorem ipsius baptiste a suis sindicamentis. relatione precessorum nostrorum, per magnificum officium vestrum condemnatus fuit ipse jofredus propter ejusmodi negligentiam in asperis quingentis: Referimus pari ratione ipsum baptistam in totidem condemnandum esse. Item visis litteris et commissionibus dicti officij datis anno mcccclxxii die xvni junij. in quibus continetur quod in nouis fabricationibus murorum et turrium caphe. ullo modo non erogentur annuatim nisi summi centum et quinquaginta, audito ipso baptista qui affirmauit in eo opere plus expendidisse quam sint summi quadringenti: Referimus propter ejusmodi inobedientiam comdemnandum fore arbitrio vestri magnifici officij. ipso baptista iterum prius citato et audito si magnificentijs vestris videbitur. Item super quatuor articulis accusationum factarum jacobo de casana et socio caualerijs ipsius baptiste. quorum primus est de asperis xxxx habitis in eorum taberna pro remittenda accusatione jam facta in curia vartares tochechi spectante massarie. secundus de asperis duobus millibus habitis ab uno macellario sarraceno reperto in sodomia, tertius quod non tenuerunt numerum seruientum et habuerunt stipendium a massaria. quartus et ultimus quod ipse jacobus caualerius habuit mangiariam asperorum mille ducentorum a patrono greco unius gri-paree de sinopi: super quibus accusationibus non recepti fuerunt testes, super tribus, videlicet primis, per ipsos dominos sindicatores. qui ipsis nominati fuerant de predictis habere notitiam, nec de predictis sumpte debite informationes, adeo ut lapse sunt sub si- ( n\ ) DOCUMENTI* lentio et nube, tulerintque ipsi domini sindicatores ut, jacobus pre-nominatus accusatus responsum non fecerit dictis accusationibus, ultima dumtaxat excepta de mangiaria dictorum asperorum mille ducentorum, quasi de reliquis, que non exigue sunt importantie. ab ipso accusato nec ab ipso magistratu cura habita non sit. pro qua ex dictis asperis mille ducentis solum condemnatus fuit in asperis quadringentis, quod ne dum minus oneri cedit ipsis sindicatoribus et eorum dedecus aspicit quam ipsius delinquentis : Audito ipso jacobo super premissis. auditoque guirardo de viualdis. uno ex dictis sindicatoribus. dicente quod si tempore dicti sindica-menti audiuisset ea que audiuit super dicto ultimo articulo tempore quo attigit apud sinopum. alio modo correpta fuisset dicta mangiaria: Igitur cum sindicamenta dicti caualerij non eque facta sint, et prop-terea magnum onus dari posset in capha regimini magnifici officij. quod nil aliud cupit quam indiferenter omnibus in capha justitiam ministrari et ab officialibus suis non ledi quempiam: Idcirco referimus scribi debere capham et committi spectato consuli massarijs et prouisoribus ut nouos eligant sindicatores. et de nouo preconia mittant sub forma solita ac nouum processum sindicamenti super dictis quatuor articulis et alijs. si rectius judicaueritis. formari faciant dicto jacobo caualerio. quem clausum et sigillatum vobis magnifico ufficio transmittant. Quodque dictus jacobus. siue dictus baptista consul qui pro eo obligatus est. prestent ex nunc idoneas fidejussiones soluendi omne id ad quod in ejusmodi nouo sindicamento ipse jacobus condemnatus est. ad hoc ut justitia locum suum habeat, et populi illi intelligant magnificum officium vestrum nil aliud cupere. Visa igitur et diligenter examinata dicta relatione et contentis in ea. maturo examine ac pensata deliberatione precedente, omni via jure modo et forrna quibus melius et validius potuere, decreuerunt et approbauerunt omnia et singula contenta in dicta relatione, sub declaratione moderatione ac condemnationibus de quibus inferius dicetur. firmis et validis remanentibus reliquis suis partibus, quas inconcusse obseruari et exequi mandauerunt. Primum enim super secundo articulo dicte relationis accusationis facte dicto baptiste per bartholomeum de sancto ambrosio de canlucho mentionem faciente. statuerunt ac decreuerunt quod si prenominatus *ANNO 1475 ( 232 ) egregius baptista fidejussiones prestari fecerit in capha. ut ipse ore-tenus affirmauit. per cochos judeum. tersach armenum et dominam caterinam de goarcho in dicto articulo nominatos, de restituendis prouisionibus perceptis a domino imperatore tartarorum siue officialibus suis, ad mandatum ipsorum dominorum protectorum massarie caphe. tunc et eo casu dictum baptistam absolutum remanere a dicta accusatione. Si vero dicte fidejussiones per dictos cochos judeum et socios superius nominatos in capha. ut supra, modo predicto prestite non fuissent, tunc et eo casu omni via jure etc. ex nunc prout ex tunc condemnauerunt dictum baptistam in asperis duobus milibus caphe. Ac ut predicta cito intelligi possint, mandauerunt dari litteras ad spectatum ac prestantes consulem et massarios caphe qui dictos fidejussores mittant, et casu quo non inuenirent ita in facto esse, eorum litteris respondeant ipsis magnificis dominis protectoribus. Item super tertio articulo dicte relationis, in quo fit mentio quod dicti sindicatores visi sint in partem dicti baptiste declinare, etiam inconuenienter eorum officium fecisse, sequuti judicium dictorum dominorum deputatorum, omni via jure etc. statuerunt et decreuerunt dictos dominos sindicatores puniendos esse, declarantes tamen in ipsa punitione supersedendum quousque sindicatores ipsi poterunt citari et audiri ac intelligi si in predictis deliquerint nec ne. Item super quarto articulo dicte relationis contento in instructione dicti baptiste. quod videlicet per consulem, massarios et officium monete ordinetur quod deinceps seruientes caualerij etc. sequuti judicium ipsorum dominorum deputatorum, omni via jure etc. condemnauerunt ipsum baptistam in asperis quingentis caphe. prout in ipsa relatione continetur. Item super quinto articulo dicte relationis, in quo continetur ut nullo modo erogentur annuatim in nouis fabricationibus murorum et turrium caphe nisi summi centum et quinquaginta, juxta commissiones litterarum precessorum suorum, audito denuo ipso baptista qui ore-tenus dixit multo majorem summam in dictis fabricationibus expendisse quam sint dicti summi centum quinquaginta, omni via jure etc. sequuti potius mitem correctionem quam juris rigorem, condemnauerunt dictum baptistam in ducatis quadraginta, tam propter inobedien-tiam et commissiones non servatas, quam propter damnum ac interesse. propter ejusmodi pecuniarum summam ultra commissionem ut supra erogatam, quod massarie caphe sequutum esset. ( 233 ) DOCUMENTI In reliquis suis partibus dicte relationis, illas approbauerunt ac exequi mandauerunt ut superius dictum est. in omnibus et per omnia prout in ipsa legitur, decreueruntque dictos baptistam et jacobum de casana olim caualerium suum statim compelli ad prestandas fidejussiones pro nouis sindicamentis flendis in capha dicto jacobo. quemadmodum in ultimo articulo dicte relationis continetur, quantum pro forma, pro summa vero florenorum occc. DOCUMENTO MCXXXIX. Elezione di Damiano Ghiavari a castellano di Soldaia, per mesi 26, in luogo del q. Pierambrogio Torre. 1475, 3 luglio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fot. 246) Formala semplice, e reca la: Data janue mcccclxxv die lune in julij. DOCUMENTO MCXL. Paiente di console di Soldaia, data per mesi 26, al nobile Antonio Spinola q. Altare, in surrogazione a Melchiorre Gentile dimissionario , finito il tempo del predecessore, nobile Cristoforo Di Negro. 1475, 7 luglio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 249 v.) Farmela e ritenuta solite. Data janue mcccclxxv die vii julij. ANNO 1475 ( 234 ) DOCUMENTO MCXLI. Battista Giustiniani e il suo cavaliere Giacomo della Casana, sono citati a fare sicurtà, in solido, di fiorini quattrocento, sui sindicamenti di quest’ultimo. 1475, 12 luglio (Neg. gest. ofT. s. Georg, ann. 1457-1475) (fot. 249) MCCCCLXXV die XII juJij. Parte magnifici officij dominorum protectorum etc. anni presenti* precipitur baptiste justiniano olim consuli caphe. obligato pro jacobo de casana inscripto tunc caualerio suo. nec non ipsi jacobo. ut infra dies octo proxime venturos, ambo in solidum vel eorum alter, debeant prestitisse idoneas fidejussiones florenorum quadringentorum, soluendi omne id ad quod jacobus prenominatus condemnabitur in nouis sindicamentis sibi denuo formandis in capha. juxta formam per ipsos dominos protectores decretam : Quodque jacobus ipse infra menses quatuor proxime venturos debeat personaliter accedere capham et stare dicto nouo sindicamento. vel saltem mittere aut in dicta ciuitate procuratorem suum constituere qui pro eo assistat in dicta causa. Alioquin citabitur publice super hostio palatij dicte ciuitatis caphe et citationes habebuntur pro legitimis, non secus ac si ipsi jacobo personaliter facte fuissent, et procedetur ad executionem dicti noui sindicamenti absentia sua in aliquo non obstante. juxta deliberationem et ordinem decretam (sic) per ipsos dominos protectores. Quod quidem mandatum ijdem magnifici domini protectores ita fieri jusserunt. in obseruationem relationis spectabilis officiij super negotijs caphe deputati et per eorum deliberationem confirmate, ne jacobus ipse de predictis ignorantiam pretendere possit. )$< Eadem die Bartholomeus berardus nuncius retulit hodie se personaliter ostendisse copiam suprascripti precepti. adjecto in ea nomine notarij. dictis baptiste et jacobo et eisdem precepisse in omnibus ut supra. ( 235 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MCXL1I. Concedono a Luchino De-Franchi-Pagana il consolato di Tana, per mesi 26, in compenso di certi diritti pretesi dallo stosso, come erede di Giovanni suo padre, su Bendiano signore di Sebastopoli, ecc. 1475, 13 luglio (Neg. gest. off. s. Georg, ann. 1457-1475) (fol. 230 v.) MCCCCLXXV die XIII julij. Protectores etc. Audito viro egregio luchino de francis de pagana q.johannis. requirente ut cum propter injurias alias illatas johanni patri ipsius luchini per dominum bend'anum siue in territorio suo. concessa fuerit facultas a spectato d. consuli ac massarijs etc. ciuitatis caphe eidem johanni. anno videlicet mccccxxxviii die ii julij. exigendi nouum commercium in sauastopoli et aljis terris dicti domini bendiani asperi unius argenti pro centanario super rebus et mercibus januen. alborum de sauastopoli. et asperorum duorum super centenario super rebus et mercibus aliorum subditorum dicti domini bendiani. tam de introitu quam de exitu, donec ex ipsis exactionibus exacti fuissent asperi quadraginta quinque milia argenti de capha. juxta formam institutionis commercij predicti tunc impositi, ad quam relatio habeatur. Et tamen res ipsa sortita non fuerit effectum, nec dictus q. johannis nec insuper ipse luchinus filius suus habuerit satisfactionem sibi debitam occasionibus predictis : Velint ipsi domini protectores pro debito justitie prouidere quod vel per viam reprehensaliarum vel aliter consequi possit satisfactionem suam, vel saltem eidem conferre aliquod officium pro satisfactione sua. quod paratus est acceptare pro integra satisfactione totius ejus quod sibi deberi pretendit occasione predicta: Sub judicio calculorum etc. contulerunt eidem luchino officium consulatus tane pro mensibus viginti sex etc. et hoc si et in quantum dictus luchinus collationem ipsam acceptet pro integra satisfactione totius ejus quod sibi quomodolibet deberi pretendit occasionibus predictis. et quacumque alia occasione ratione vel causa dependente a damnis dicto quondam patri suo quouis modo illatis etc. DOCUMENTO MCXLlll. Lettera lamentaturis ili Laudivio Do Nobili, al cardinale Ammanali, sulla presa di Caffa. 1475, l.° agosto (Dal Giornale Ligustico, Anno li, Voi. II, a pag. 144, e dal R.vtnald., Annuir* Eccles. ad ann. 1475, n. ‘J3-20) (') liHudivius Vezanensis Kques lliorosolimitanus Cardinali l’apiensi. Quae nuper apud Selma* Enropao ab imanhsimo Rege Tureorum in Ponto gesta sunt, etsi omnia calamitatibus plaena videantur, ea tibi paucis referre institui, ut sentiat tandem Romanus Pontifex, atque universus orbis Senatus hanc maximam omnium cladem cum summo Christianae Reipublicae detrimento accoeptam. Quum tantao praesertim victoriae barbaris accessio facta sit, ut non modo rei huius nova perturbatio universi quidem orientis animos invasorit, sed omnia tureorum posse viribus expugnari praedicent homines; et qui Euxinum mare atque Aegeum tenent, fugam potius quam arma meditentur; atque ea vis animorum, quae olim maioribus nostris fuit in exercitu christiano fracta ; nec ullam spem salutis positam in n*>-stris intelligo, nisi occidens universus ad arma coniarci, atque uno tempore terra marique Tureus oppugnetur. Nam tot bellorum imponsis rem pertrahere non video quid profuturum sit, post enim captam Bizantiuin, qune in Propontide sita est, quantas calamitates Christiani accoeperint, nisi teneres omnia, roferrera. Itaque Oraoeis primum ludibrio habitis, m »x ad barbaros ferro penetravii, Missiosquo ol Treballos superioribus annis variis afflixit cladibus. Nuper vero in Tauricam chersonessum ingent' classo comparata navigavit, et quum lepiones militum in terram exposuisset, insperato Scythas aggressus, atque urbem Theodoxiam, quae nunc a barbaris (’) Nel riferire il presente documento crediamo opportuno di ritenere l'ortografia moderna, poiché da opera moderna, ami contemporanea , noi la togliamo. Il ritornarlo alla punteggiatura del tempo in rui fu scritta, d parte un volere fare retrocedere eoo violenza e contro natura i secnli. ( m ) DOCUMENTI Cafa appellatur, Genuensium coloniam, magna vi coepit oppugnare; rex ipse vero Scytbarum tanta belli mole oppressus, cum mille et quingentis equitibus in urbem sese recepit; caeteri vero qui in aciem educti fuerant militum proditione ad Tureum descivere. Itaque nulla pugnandi intermissione oppidanis facta, diebus quatuor, et totidem continuis noctibus exercitu propius admoto, pergit obsessos expugnare. Pars vero civium qui sese intra urbis vallum, ac moenia tutabantur, quum vim hostium ingruentem ferre diutius non possent, ab obsidione liberari apud magistrato* suos liagitabant: reclamantibus illis seditio orta est, itaque oppidani proditione facta se se mox hosti dediderunt. Tureus vero post urbis captae victoriam, quum ingentem praedam militibus suis divisisset, mox ad omnia suppliciorum genera in captivos animum convertit. Itaque impetu facto ex licentia ferri desaevire barbari coeperunt; quotquot enim obviam excepti militum gladiis trucidabantur. Nullus fuit in captivos misericordiae locus, nulla in Deum pietas, et religio, nullum etiam crudelitatis genus omissum. Alii quidem inexcogitato suppliciorum genere torquebantur, alii inter varios cruciatui: miserabili fato examinati 6unt, nonullos vero ad necem usque verberibus caedi Rex ipse imperavit. Consulem quoque ipsum atquo urbis Praetorem capite truncavit. Patricios vero omne6, et universum quidem Senatum ferro aggressus est. Cives enim ex senioribus trecentos ad unum interemit: mox in reliquam plebis multitudinem furore debaccatus. Audires teneros infantium vagitus, et tristes parentum lachrymas, atque urbe tota saevos passim matrum ululatus. O quam triste omnibus spectaculum fuit, in tanta urbis atque hominum strage ubique raorientium gemitus, et opem implorantium vota exaudire. Sed Tureus multo ferocior ad omnia stetit immobilis, nec unquam oculos ad misericordiam deflexit, sed contempta Dei religione tam immane facinus aggressus, ut humana simul et divina permisceverit. Non aris ille Sanctorum pepercit, non templis maiorum, non pueris denique et virginibus, quos satellitum manibus attractos in conspecto parentum iussit occidi. Matronas quoque nobiles et iam senio confectas, nullo sexus discrimine habito, trucidari imperavit. Itaque nullus fuit crudelitati modus. Postea vero praesidiis militum in urbe capta dispositis , ipse omnem Pontici maris oram classe depopulatus. Hinc ad Getas, qui trans Danubium incolunt, arma convertit, ut arcem eorum munitissimam expugnaret, ANNO I 475 ( “238 ) et iam castra admovit. Huc tamen ab oppidanis in dies acrins resistitur, ut incertum sit ad quos potius victoria declinet. Habes igitur infoelicis belli exitum, quod nuper in Taurica Cherso-nesso gestum. Quid enim graviora expectamus? Quotidie maiora quidem Tureus in Christianos molitur, et incredibili exercitu comparato bellum renovavit, ut in Italiam classe traiiciat. Atque de insulis Aegi omnibus actum, si vera sunt quae nobis quotidie formidolosa nunciantur. Quid facimus igitur Christiani? Quid in tanta belli mole dormitamus, tanquam nihil ad nos spectet? Nemo est qui tantae cladis meminerit quanta xx fere superioribus annis accoepimus. Ubi vis illa animorum est, quae olim maioribus nostris fuit? ubi nominis latini maiestas? ubi denique bellica Romanorum virtus et imperii gloria? atque utinam falsus sim, de christianis actum nisi maturius hosti occuratur. Iam minori dominatur Asiae, et omnis Pontici maris ora nuper illi adiecta. Signa quoque ad Tanaim et Meotidem usque provexit, et Graecia omnis in potestatem bello redacta. Paucae tamen adhuc maritimae urbes in fide retinentur, libertate Venetorum defensae. De incredibili vero Rodhiorum virtute ac militum nostrorum constantia bene sperandum est, nam magnitudine quidem animi et armorum exercitatione longe caeteris praestare videntur, atque omnia ad necessarios belli usus in dies comparamus, et nobis rerum commeatus abunde suppetunt, urbem vero ipsam moenibus et ingenti vallo clausimus, atque omnes machinas et tormentorum genera ad vim hostium arcendam murorum propugnaculis ereximus, ut si quando belli usus evenerit non tam constanter hostem excipere videamur, quam fortiter propulsare. Vale felix, ac Laudivii tui memor, quem scias tui profecto studiosissimum esse, ac tuum nomen in hos usque Orientis populos extollere, ac praedicare. Vale iterum. Rhodi calendis Augusti mcccclxxv. ( 239 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MCXLIV. Relazione della caduta di CafTa, scritta da un anonimo toscano, residente in essa, e fatto prigione dai turchi. 1475 , 15 agosto (Carte Strozziane, prima serie, filza 304, a c. 1-2 nell’Archivio governativo di Firenze) (*) © A dì 15 d’aghosto 1475 in Chanal di Constantinopoli. Avanti questi giorni più e più mexi, karissimo fratello mio quasi indovino del futuro male mi dovea seghuire mi tenea intanto dispiacere che quasi andava (2) morto sopra la terra, e per altra mia lettera assai chiaramente l’ai potuto chomprendere non è stato in mio potere levarmi di sospetto per essere intradetto e di tutte queste ruine n’ è suto chagione quello chaino di Iohanni chome per altre mia intezo (3) a ora me truovo captivo di questo signore thurco privato di quella pocha fachultà m’ era rimasa. Idio proveda al bixognio. Volendoti ragionare i mia afanni e non sanza amare lacrime, conviene in qualche parte ricitar la misera ruina di Chaffa che ni’è (') Abbiamo ottenuto questo bel documento dalla cortesia dell’ egregio Sovrintendente degli Archivi Toscani, signor Cesare Guasti, il quale pure ci fornì le seguenti indicazioni. « Sono 4 pagine, tutte scritte. Resta il frammento di un altro foglio, cioè una metà, sul quale è scritto . Copia della perdita di Caffa. Anticamente era il Cod. Strozziano EZ n.° 1017. A carte 35-36 dello stesso è un’altra copia della stessa lettera, anch’essa del tempo, ma generalmente meno corretta. Questa pure è in due carte; ma la scrittura è più fìtta, così che sta in tre pagine poco più; e sulla quarta è questo titolo: Presa e Rubeiia [di Chaffa ». Aggiungerò che il copista era mercante e contemporaneo'». Chi vorrà darsi la briga di collazionare il presente nostro testo originale colla versione datane dal Canale a pag. 346 e segg. del Voi. 3 dei Commentarii storici della Crimea, potrà toccare con mano la forte differenza che passa fra le due lezioni. (*) Parola riscritta sopra un’ altra che cominciava m... (L’altra copia ha andavo). (!) Manca un hai o avrai. — Quest’altra lettera non si trova nel Codice, che, del resto è miscellaneo e accozzato dal senatore Strozzi. ANNO -1475 ( 240 ) agiugniere dolore sopra dolore, cieli e la mia fortuna m’anno condotto a questo a scrivere e ragionar sempre de ghuai. Idio mi doni (*) pazienza e oramai gli metta fine. L' ultima mia lettera ti schrissi a di 23 di febraro e fin quello giorno non era alchun sospetto che armata del turco dovessi venire in mar maggiore e chon quello medesimo paxagio che io t' adirizai detta lettera partì di Chaffa eli anbasciatore del turco il quale era venuto sotto schusa di domandar gharzoni fugitivi di Tribusonda per avere parlamento chon namie (2) kapitano dello imperador della Champa-gnia dal quale ebbe promessa e fede d’ essere propizio e favorevole ad ogni impresa gli fussi chonmessa per il signior turcho. E avanti il partir di detto anbasciador havendo avuto notizia quelli che rezevano in Chaffa di questa praticha ciercharon di spe-gniere il fuocho che già era intrato nelle interiora, ma portarono aqua chol cribro, poiché inchontanente naque divisione tra essi che ghover-navano, che chome e stato sempre essere chostuma de traditori gie-novesi d’ essere divisi al bene e uniti a tradimenti e al male alchuni ricierchavano la morte di questo Eminech (3) e altri lo difendeva, ebbono modo affar venire lo mpcradore in Chaffa e chondursi (4) detto Eminech, e venneli fatto, il deliberarano d’avelenarlo e dettonli il veleno e chome o detto di sopra quella parte che lo favorcgiava (:>) 1’ avisarono e non volse mangiare di chosa gli fusse posta davanti, era in suo poter di farlo amazare de dentro di Chaffa e fulli richor-dato da più persone non seppono mai acchordare affarlo. Levarono Sartich figliuolo di Mamich signore chredendosi con questo mezzo dexmettere il detto Eminech, il quale Sartich imbocchò i consoli e altri cittadini per essere favorito insigniorirsi che fu tuttoltre contro alla oppinione dello Imperadore. Uscito lo ’nperadore di Chaffa dubitando il detto Eminech d’ essere prexo schampò chon pochissimi chavalli e menò secho um fratello dello ’nperadore e fra pochi di ebbe tanta industria che chontaminò tutti i baroni dello Imperadore e un altro fradello dello ’nperador (’) Nell’ originale è scrilto do. (*) Diceva mamie, ma è stata cancellata la prima asla della m. (’) Era scritto mane, poi cancellato, e forse d’altra mano srcitto nell’interlinea Eminech. (') Diceva chondussesi; poi cancellate le due (5) Pur qui diceva favoregiavano ; poi cancellato no. ( 241 ) DOCUMENTI che à nome Aydar, il quale promesse di fare inperador sello volea ajutar che ’l tornasse signior della campagnia e ogni dì chorria fin sulle porti di Chaffa e far danno. Lo ’nperador si ridusse dentro di Chaffa e cierchava di pacifichar le choxe dela Canpagnia e dismettere 1’ uno e 1’ altro di questi due signori e chosi aria fatto se quelli che ghovernavano gli avessino atteso ma per avere mangiato grossamente chi dall’ uno chi dall’altro e sperando ogni dì magior mangieria hanno..... (*) aitai (2) mantenere che mai non è stato rimedio ch’abbino voluto prendere partito e sono stati in questo gharbuglio sino alla venuta dell’armata che sprovedutamente venne sopra Chaffa al-1’ ultimo dì di maggio da xxn ore. A dì xxi di marzo avessimo di fermo che 1’ armata dovea venire in Chaffa e chominciando da quel giorno fino al dì che la giunse chon-tinuamente non si manchò di far provixioni e ripari a muri, a fossi e aparecchiare artiglierie ma faceasi muro sanza fondamento e sanza chalcina perchè la fortezza della terra che era la canpagnia si tenea in dischordia e ogni dì chonbatteano insieme e tenevanne asediati che non si poteva pur uscir delle porti e ogni dì davano il ghuasto alle vignie e alle posessioni, dall’altra parte preghavano d’avere pacie chon Chaffa, perche loro anchora stavano chon ghran danno e detrimento nè mai quei traditori che ghovernavano la terra volserno prendere achordo per essere divisi, che una parte manteneva Eminech e l’altra parte manteneva Saitich chome t’o detto, a tal modo il diavolo gli aveva acechati che sentendosi venir l’armata del turco adosso non fu mai rimedio si putessino achordare insieme al ben chomune, e non dubitare che sella Champagnia era dachordo chon Chaffa quante armate avessi potuto fare el turcho non bastava a hottener quello luogho e ’l suo malghoverno n’ a chondotto a questo. L'ultimo dì di maggio l’armata giunse sprovedutamente sopra Chaffa che fu un ghran terrore alla brighata e di questo avenne per i pochi provedimenti de’ rettori della terra che se fussino stati quelli che doveano arebben saputo a bora per ora e di Ghostantinopoli e della Turchia quanto seghuiva in detta armata, quella sera surse alla Posidimia lontano da Chaffa 7 miglia dove ebbono linghua elio Tarteri e intesono chome aveano ghuerra chon Chaffa che gli fu * (’) Spazio bianco, anche nel testo. (2) li certo aitai; la prima lettera somiglia l’A maiuscola. Società Ligure di Storia Patria. Voi. VII. P. II. <6 ANNO -1475 ( 242 ) ghrand’ animo di favore che chome t’o detto se aveano pacie chon Tartari non lasciavano mai metter schala in terra ne discharichare artiglierie e in questo giorno Chaffa saria anchora ne primo stato. Il primo dì di giugnio circa ora di terza (*) misse scala in terra a Santa Maria di mezzo auosto (-) dove disciese l'oste circha mille chavalli e in questo dì proprio cinchundaron la terra, e chorsono fin sopra le porti la ditta armata furono da 350 vele cioè 208 ghalie chonpiute, 4 ghaliaze ghrosse el resto palandre e fuste, navili, ca-barre (3), la ditta armata sia partita di Chaffa son trovate da 500 vele o più. El secondo dì di giugnio discharicorono 14 bocche di bonbarde che ognuna aveva due o tre chanoni, e mesene 4 a chaziador per chontra alla terra, el revellino, 3 per contro alla porta e il rivellino di san Teodoro, 3 per contro alla porta e revellino di san Giorgio, 4 che traevano dentro dalla terra alle chase e dì e notte non inanellava di trarre, in modo che schuravano il sole e facieno tremar la terra furono morti alchuni de’ nostri dalle bonbarde alle poste che ne inpaurì assai il popolo per non essere sperti di simili ghuerre, pur non xi manchava di ripari di dentro a quello le bonbarde rovinavano. A. dì 6 s’ ebbe parlamento cho’ nimici e trieghue per 3 dì furono mandati 4 anbasciadori per intendere che patti poteano avere dal bascià che furono ser Julian dal Fiescho, ser Batista d’Alegro, ser Susto Centurioni e sere Ghreghorio Rosso, che pati o parlamento s’avessino insieme non s’ è potuto intendere el vero salvo che anno afranchato loro e loro chase.....(4) ennoi altri tutti eciepto (5) altre chase che sono state franche insieme chon loro e a noi altri fradolentemente dettono a ’ntendere avere ottenuto dal bascia, che le persone e l’avere di ciaschuno fussen salvo e che tutti quelli che erano maritati e na- (’) Il ms. ha la sigla -j. (*) Il Canale ha voluto leggere a Vospro ! Si sa che questo luogo era a molta distanza da Caffa verso il mar d’Azof. C) È parola incerta perchè riscritta. Si legge cabarè. L’altra copia dice navili e avanti la ditta pone ec. E questa lezione dà senso. (*) I puntini trovansi anche nel ms. (5) Il Canale lesse in questo luogo eccetto sette. Il senso, sebbene ancor in tralciato, correrebbe meglio. ( 243 ) DOCUMENTI tivi del luogho restassino nella terra characciari del Signore ; e che tutti altri merchatanti e viandanti fussino in lor libertà d’andare e di stare chon tutto suo avere ad ogni suo buon piacere e chon questo inghanno dettono la terra sanza chonferire chol popolo ne avere i patti che avendo tempo 3 giorni dentro da 2 ore resano la terra e anchora la più parte era alle sue poste e chonbatteano che le bandiere de’ turchi erano messe in sulle porte di san Giorgio e di san Teodoro che apresso al danno è stato ghrande.... (*) e viltà obrobbio e vituperio. A dì 7 e 8 del mese tutti Velacchi, Pollani, Rossi, Zorziani, Zicchi e ogni altra nazione xtiana fuorache latini furono presi e levate le lor robe e parte venduti per schiavi parte messi ’n chatena. A dì 9 e 10 il bascià mandò el suo schrivano chon quegli 4 che gli aveano dato la terra e di zunta un altro sere aluixi di Ghaspe ch’era del numero de’franchiti a examinar e schrivere le chondizione di tutto huomo, si di Franchi chome d'ermini, Ghreci, Giudei, e ogni altra nazione, e choxi schrisse tutte 1’ anime domandando sottilmente oltre la chondizione di che luogho che fusse, e che mestiero facessi e quanto tempo era nella terra, e di che luogho era venuto, s’egli era maritato e di che tempo in qua, la qual chosa misse ghran sospetto alla brighata e maxime a quelli eh’erano suti a soldo, e a quelli che non si trovavano niente, dubitando che non li facessino morire chome a fatto in e gli altri luoghi e per questo rispetto ogni huomo s’ingegnava di dare in nota qualche chondizione per mostrarsi merchante per schanpare la vita e se alchuno dava qualche chosa mancho di quello che aveva quelli 4 traditori lo giudichavano, eh’ anno stretti molti a dare la metà (2) più che non aveano e davano a intendere a ciaschuno che questa chosa non si faceva ad altra fine che per pagliare il characcio e che non saria levato a nessuno un pizolo danaio, excetto quelli che aranno a paghare il characcio ordinario e in questo dare in nota volsono si dessi in nota debitori e hori e harzenti lavorati, gioie e ogni merchanzia si trovassi choxi nella terra chome fuora della terra in tutto il mar magiore. A di 12 e 13 fecie chomandare in pena della testa si dovessi apre- (J) Parola inintelligibile. (*) 11 ms. reca la sigla così poco dopo (3) Pur qui il ms. ha e più sotto ANNO 1475 ( 244 ) sentare figliuoli e figliuole da 7 anni sino a xx, trasse i gharzoni da 10 in 20 anni che furono da 3 mila elle gharzone quelle che li piaque che furono da 450, e molte che s’erano maritate prese il marito e le moglie e alchuni altri i mariti sanza le mogliere, e altri le mo-gliere e non il marito sechondo che la fortuna gli aveva dato a essere più vistoso e di più e mancho età. Quali ghridori quali strepiti s’ udi mai da chomparare chon questi qual battere di palme quale stracciarsi i chapelli e le charne qual soffrire d’ avere tagliata la testa per non manifestare e figliuoli qual soffrire morire ependuto per le braccia e qual per smisurato dolore n’è inpazato e andar di e notte latrando per le vie publiche, quanti e quante chadere tramortiti abracciati al chollo de’ suoi figli, che non so quale infernal cerbero non si fussi mosso a piatà, che vivo d’oppenione per le ghrandissime strida e dolorosi ghuai gli uccielli dell’aria chadessino a terra, che non me lo richordo che non bagni il petto d’amarissime lacrime; e a presso a questo levò tutti schiavi e schiave che furono da 3 mila e più. dove vidi un altra chrudeltà che molte aveano garzonetti a petto di 8 giorni, d’1 mese, d'1 anno levare gl'innocenti di braccio loro e porli in terra e di chi erano se li pigliassino e le dette schiave mandare in ghalia, vero è che il secondo di per forza di danaro rendette molte delle dette schiave a chi volse spendere, e in questi giorni fecie paghar characcio a tutto huomo. A di 17 fe far ghrida e chomandamento che si dovessi averzere le botteghe, e che ognuno attendessi affare i fatti suoi e vendere e chom-perar chome prima e che ogn’ uomo s’asichurassi e non dubitassi più d’ alchuna choxa che fu qualche rimedio alla miserabile e exes-siva exiliazione benché pocho durasse che non di poi molti giorni avemo un altro chomandamento che fu come un tolghore tenpestoso, e i beni de’ latini, che in pena della testa tutti e latini a tempo di 3 giorni dovessino avere paghato la metà di quello aveano dato in nota, e se pure avessino tolta la metà di quello era dato loro in nota e ughualmente e di robe e debito, a mal per mal saria suto una humanità, ma non volsono se non moneta chorrente, eh era chosa inpossibile e per mangiare il resto, in questo modo si venne a paghare più de tre quarti e a tal non gli bastò tutta la sua fachultà, e restare in chamicia, dicho di quelli che aveano qualche chosa, pigliavano l’oro lavorato per i due terzi di quello che era il suo giusto pregio e mancho, cosi l’argento, or puoi chonsiderare nelle altre ( 245 ) DOCUMENTI chose, e maxime di gioie, chi avessi avuto libertà e moneta non bixogniava andare in India per guadagniare , che si può dire sen non che Chaffa, se aresa a patti e messa a saccho dal magior sacchomanno fosse mai al mondo perchè negli altri luoghi gli uomini aschondono e sotterano el suo avere, e qua se estato possibile, se anno tratto il sangue e venduto per salvare la sua testa la quale è ancora in dubbio. Non ti dicho i diversi tormenti e i martiri dati a quelli che non sono stati si presto a hordine a paghare, del numero de’ quali non mi excludo che per trovarmi il mio inciettato non potè si presto dar richapto al compimento della moneta ch’io dovevo paghare, che io fui leghato e messo al martirio e se bartolomeo liopardi non se trovava a sopra venire il quale stette per mi sostenuto fin ch’io andassi a dar richatto e non mi manchava d’essere inpicchato per le brazza chom’erano stati degli altri, e maxime avendo Ghregorio Rosso mio nimicho el quale era delli perseghuitatori, non so chome la vita mi sia durata fino a ora. Idio oramai ponghi fine alle mia miserie, e stimavamo dipoi ne fu levato 1’ avere almancho noi altri forestieri dovessimo avere libertà d’andare dove volessimo e chosi n* era detto, e aveva diliberato d’andarmene alla Tana per saldare e rischuotere da Marchofo che m’arìa fatto buon servizio non a potuto aver luogho, la Tana similmente è stata presa da turchi e dubito la tratte alle chondizioni di Chaffa e tutto andrà in disperazione. A 8 di luglio a 2 ore di giorno fu fatto chomandamento che tutti e latini o che si mettono per latini, e chosi tutti quelli fussino stati schiavi o schiave di latini, in pena della testa per tutto quel giorno e l’altro dì dimeno di mezo giorno si dovessino chon tutte le loro masnade avere inbarchati sopra quelli navili che li saranno disegniati, e da quell’ora inanzi chi si trovava dentro dalla terra, saria tagliato a pezzi, che fu un altro stranissimo afanno pegior sopra peggio, e tanto (*) più chomandò in pena della testa che nessuno ricievessi ama-nato cioè robe in salvo di nessuna chondizione, or considera (2) chome un povero artigiano, che innuna iornata in termine di 24 hore possa sghonberare la sua chasa e racchogliersi in nave con la sua famiglia, chon quanto anchora magior difichultà merchatanti che aveano i ma- (’) La carta è consunta, essendovi la piegatura: tanto non dice; forse tamso o tanso. L’altra copia dice estremissimo affanno pegior e tanto più. (*) L’ altra copia ha: ho considera. ANNO 1475 ( 246 ) ghazini pieni di mercantie e cittadini che aveano le chaxe piene di maserizie ed altri beni, anno portato le chose più utile e necessarie quello che anno potuto portare el resto lasciato in abbandono , lasciamo andare la robba che restava nelle chaxe, ma per tutte le vie, loggie, e portichi n’era pieno che era una piatà a vedere, dall’altra parte si sentiva uno tomulto delle meschine famiglie, che s’apresentavano alla riva per montare in nave chon dolorosi pianti, e quanti sono stati di quegli di poi inbarch.ati che anno portato disagio del pane e portano alla giornata, veramente li saria stato magior ghrazia del esser venduti per schiavi che strascinati e ridotti al termine e sono, e più charo gli può essere la morte che la vita, Idio proveggia al bixognio. A di 11 ci trovamo tutti in nave sechondo che n’ era stato cho-mandato e ci partimmo di Chaffa e a 3 d’ aghosto inbocchamo il canale di Chonstantinopoli e per essere il morbo in Chonstantinopoli n’ a fatto disciendere per mezzo la Trapea dalla banda della Turchia fino che il Signore chomandera altro, dove ci troviamo sino a questo giorno, non si può intendere quello che debb’ essere di noi fino che il signore non abbia diliberato, ma per quello che si dice a pubblica voce ne fara tutti charaecari e abitare in Ghonstantinopoli pure di fermo non abbiamo anchora niente. El Signore si truova nelle chontrade di Andrinopoli e a questi di mandò per 4 di quegli che ghovernano (sic) in Chaffa, e poi a mandato per ser Uberto Sovarzatìco (3) che doveva succiedere chonsolo e questo attendono di giorno in giorno quello-che gli abbi diliberato chon questi e quello debbe fare di noi, quello che seghuirà o per questa o per altra mia te ne darò avixo. El Signore fa oste per chontra l’Unghero e Valaccho i quali sono venuti a suoi chonfini per trovarsi alle mani con lui e l’armata non e anchora tornata del mar magiore, era a champo a un chastello fortissimo della Ghottia che si chiama Todaro, dove si truova il signore della Ghottia chon 300 Valacchi e gli ha dato 5 battaglie hordinate e non a poxuto ottenere perche è fortissimo corne t’ o detto e non vi si può entrare se non da uno luogho. El signor turco à mandato a domandare 1’ armata che se ne torni e lasci stare ogni chosa perchè a charicho chome t’ o detto. (5) L’altra copia dice: Ser Ruberto Sovarzafico. ( 247 ) DOCUMENTI DOCUMENTO MCXLV. Brano estratto dalla Cronica di Benedetto Dei, sulla perdita di CafTa. (Della Decima e delle altre gravezze ecc. dei Fiorentini. Firenze 1765, Voi. II, a pag. 266-67) Chorrevono gli anni di Cristo 1475 quando Ottomano Ughuli Gran Turcho mandò el suo esercito per contro allo sig. Valacho nel mar maggiore, lo quale era chiamato Stefano Voivoda (') signore di Mon-chesto (sic), e sotto questo cholore, e sotto uso di fare guerra a lui adormentò i vicini li quali erono Gienovesi signori della gran città di Chaffa, la quale fu assediata e circhondata e cinta da Ottomanno Gran Turcho e per mare e per terra, di modo chal fine di mesi dua e 18 dì la vinse e prese e sogiogholla e missela a sachomanno di robe e di persone (2). Vera chosa è che si disse che ne fu chagione lo gran Tartaro di Surchatt della Tana (3) lo quale era drento in Chaffa al soldo dei Gienovesi, ed aveva in guardia una parte di detta città, e dissesi lui per danari aver messo drento lo Gran Turcho. Tantum est che la gran città di Chaffa fu debellata e presa, e fatto stiavi prima tutti i Gienovesi e tutti i Greci e tutti gli Ermini e tutti i Valachi, e tutti i Trabisondesi, e tutti i Circhasi, e tutti i Minghregli, e tutti i Sutari, insomma danime settanta migliaia, le quale parte furon fatti morire, e parte furon fatte stiavi, e di fatto furon messi e mandati e posti in nave, en su palandre di Turchi e menati in Cho-stantinopoli en su Barzani (,f) e Merchati, e venduti per stiavi con gran danno e vergognia dei Gienovesi. Fu questa vettoria la sesta città dei Gienovesi anno perduto nel (’) Se ne parla infatti nel nostro documento MCXVII, e a pag. 140. (’) Come è detto sopra a pag. 165 questo ritardo di mesi non avvenne affatto, e il Dei qui cadde in errore, e vi trascinò gli altri che lo seguirono. (5) Non fu il gran Tartaro qui detto che tradì, ma Seitach, capitano della Campagna, come già narrammo. (*) Intendi bazar. ANNO I 475 ( 248 ) Levante, cioè prima la città di Pera, e la seconda la città di Foglie, e la terza la città di Metellino, e la quarta la città di Fama-gosta, e la quinta la città di Chaffa (*), e la sesta la città di Scio, la quale città è censuaria ma non sottoposta in tutto: ma ella è all’olio Santo, e pocho tempo passerà chella sia chome laltre sottomesse. Ritornando indrieto con questa vettoria giunse a salvamento a Cho-stantinopoli , e fe fare fuochi e feste per tutta sua Signoria, e per tutti i luoghi marittimi notificando a ciasquno, che lo Gran Turcho le questa guerra di Chaffa, perchè senti che il Duca di Milano si leghò co Vinitiani, detto anno dinanzi: e sapea e vedea, che ogni dì di festa si rigava (sic) le bandiere in Chaffa del Duca di Milano, e sapeva che Chaffa dava il palio di domascho verde a Milanesi lo giorno di santo Ambrogio, e Benedetto Dei 1’ ha visto chon M. Tommaso Soderini e con M. Agniolo della Stufa, e chon Donato Aceiajoli, e chon Jachopo Guicciardini, e con Hiacinto Portinari, e con Lorenzo e Antonio de Pescioni, e altri Fiorentini ecc. DOCUMENTO MCXLYI. Altro brano ricavato dal Viaggio alla Tana del veneziano Giosafatte Barbaro (Presso il Ramusio: Delle Navigationi et viaggi ecc. Venetia, MDCVI, Voi. II, fol. 96 verso) Ritornando da capo alla Tana passo il (lume, dov’era 1’Alania, com’ho detto di sopra, e vo’ discorrendo pel mare delle Zabacche a man destra, andando in fuori per insino all’isola di Caphà, dove si trova uno stretto di terreno, chiamato Zuchala, che congiunge l’isola con terra ferma, come fa quello della Morea, detto d’Esimilla. Quivi si trovano saline grandissime, le quali si congelano da lor posta. Scorrendo la detta isola, prima sul mar delle Zabacche è la Cumania, gente nominata da Cumani: poi il capo dell’isola, dov’è Caphà, era (') Se fu la quinta non potè essere la sesta, come avea scritto poco prima. ( 249 ) DOCUMENTI Gazaria. Et per insino a questo giorno il pico, col quale si misura, cioè il braccio, alla Tana et per tutte quelle parti, è chiamato il pico di Gazaria. La campagna di quest’ isola di Caphà è signoreggiata per Tartari, i quali hanno un signore chiamato Ulubi, che fu figliuolo di Azicharei. È buon numero di popolo e fariano a un bisogno da tre in quattro mila cavalli. Hanno due luoghi murati, ma non forti, uno detto Sol-gathi, il qual essi chiamano Chirmia, che vuol dire fortezza: e l’altro Cherchiarde, che nel loro idioma significa quaranta luoghi. In quest’ isola è prima alla bocca del mar delle Zabacche un luogo detto Cherz, il quale da noi si chiama Bosphoro cimerio. Dopo è Caphà, Soldadia, Grusui, Cimbalo, Sarsona et Calamita, tutte al presente signoreggiate dal Turcho, delle quali non dirò altro per esser luoghi 'assai noti. Solo voglio narrare la perdita di Capha secondo eh’io ho inteso da un Antonio da Guasco Genovese, il quale si ritrovò presente et fuggì per mare in Zorzania et di lì se ne venne in Persia nel tempo eh’ io mi vi ritrovava, accio che s’intenda in che modo è capitato nelle mani dei Turchi. Ritrovavasi in quel tempo esser signore di quel luogo, cioè nella Campagna, un Tartaro nominato Eminachbi: il quale aveva ogni anno da quelli Caphà certo tributo, cosa in quei tempi consueta. Accadet-tero fra lui et quelli di Caphà certe differenze per le quali il consolo di Caphà che in quel tempo era Genovese, deliberò di mandare all’ imperatore tartaro e di chiamare uno del sangue di quello Eminachbi, col favore del quale voleva cacciare Eminachbi di signoria. Ha-vendo adunque mandato un suo navilio alla Tana insieme con un ambasciadore, questo ambasciadore andò nel lordo dov’ era l’imperatore dei Tartari et ritrovato ch’ebbe uno del sangue di questo Eminachbi, chiamato Mengligerì (*) con promissione lo condusse a Caphà per la via della Tana. Eminachbi intendendo questo, ricerchò di pacificarsi con quelli di Caphà a patto che mandassero indietro il detto Mengligerì. Et non volendo quelli di Capha questo patto: Eminachbi dubitando del fatto suo, mandò un ambasciadore all’Ottomano promettendogli, se mandava la sua armata li, la qual oppugnasse da mare, ch’egli oppugnarla da terra et gli daria Caphà, la qual volea che fosse sua. L’Ottomano il qual era desideroso d’haver tale stato mandò l’armata (’) Qui Mengli-Kerai imperatore è scambiato col capitano Seitach. ANNO I475 ( 250 ) et in breve hebbe la terra: nella quale fu preso Mengligerì, et mandato all’Ottomano stette in prigione molti anni. DOCUMENTO MCXLVIl. Terzo brano, ricavato dal Malipiero, sulla caduta stessa. (Annali Veneti, anno 1475; nel voi. 7, prima serie dell’Arch. Stor. Ital. Firenze, Vieusseux 1843, a pag. Ili e seg.) A’ 20 de Magio, 1’ armada del Turco è ussida de Constantinopoli, et è andada verso Mar Maggior, mal in ordine e amorbada. Ha fatto l’impresa de Caffa, e l’ha habuda con patto che no se dagha impazzo a nessun in la persona nò in la roba : la terra è sta consignà al Bassà, e subito fu fatto un proclama, che ognun desse in nota i eo beni, sotto pena della vita; con dir de voler far l’estimo del ca-razo. aciochè ogn’ un pagasse quel che era conveniente: tal che ogn’un palesò el suo haver, e ghe fo tolto i schiavi, si maschi come femene, e dedicadi (come fo ditto) al servitio del Signor Turco. Dapuò ’l Bassà chiamò da parte i patroni, e ghe disse, che i no podeva far senza schiavi; e che el voleva che i li comprasse, con patto che i fosse liberi in capo de sie anni: e così forno astretti a retruorli a gran prezzi. Poi el dichiarò, che i schiavi liberati 10 anni avanti, tutti tornasse schiavi del Signor Turco; e fece una cerneda de 5,000 garzoni de tutta la terra, e i menò via; e mandò fuora un proclama, che ognun dovesse portarghe la metà del so cavedal, dicendo che ’l ne aveva comission da Constantinopoli; e a tal conto no volse altro che oro e arzento: e per ultimo fese bandir, che tutti i latini e schiavi se dovesse redur a le galie in termine de 3 zorni ; altramente, che ’l darìa la terra a sacco. Turchi tolse quell’impresa, perchè 8 cittadini de Caffa andò a trovar el Bassà a Constantinopoli, e se offerì de farghe haver la terra, se ’l ghe voleva dar el quarto del bottin: el Bassa ghe fece la promessa, e’l ordine che i messe insieme fu che 1’armada andasse potente; e che giunta, i opererave che fosse domandà triegua, ( 251 ) DOCUMENTI e persuaderave ’l populo a renderse. Quando ’l Bassà hebbe la terra, i 8 ghe comparse davanti, e ghe disse che ’l ghe dovesse attender alla promessa; e l’attesa fo che ’l ghe fece tagiar la testa, e ghe tolse tutto quel che i aveva. Dapuò el fece l’impresa della Tana. DOCUMENTO MCXLVIII. Narrazione della caduta di Gaffa, secondo il racconto fattone dal genovese Cristoforo Mortara, testimonio di veduta ('). (Presso il Giustiniani: Annali della Repubblica di Geiwva, all’anno 1475). Del mese di settembre furono deliberate, per la difesa dell’ isola di Scio, quattro navi, due Giustiniane, una Dinegro ed una Spinola, e fu ordinato questo soccorso così gagliardo per cagione della perdita della città di Caffa, la quale io non posso riferire senza gran cordoglio, considerando che tanto danno , e tanta giattura è stata causata alla città per malizia e per difetto de’ proprii cittadini, i quali accecati dall’avarizia, e dal bene particolare, non si hanno fatto conto del bene pubblico. La città di Caffa, della quale ho parlato di sopra, era cresciuta in ricchezze, ed in onore, e non solamente produceva alla Repubblica facoltà e sostanze, ma onore e riputazione grandissima, come che i Tartari circonvicini universalmente cercassero che tutte le contro- (’) Fummo lungo tempo in dubbio sulla convenienza dì dar quartiere nella collezione nostra al presente documento, ed infine ci siamo determinati pel sì. Sulla ragiono precipua che se per noi genovesi l’ opera del Giustiniani è facile a trovarsi e consultare, lo stesso non può dirsi fuori patria, e fuori Italia in ispecie; e così più d’un lettore del mio Codice sarebbe rimasto defraudato del legittimo desiderio di conoscere quanto sul proposito ha scritto il nostro Annalista. E ciò tanto più essendomi io fatto ardito di sollevare un dubbio sulla veridicità del suo racconto, per la ragione sovra esposta. Così il lettore avendo sott’occhio il testo del Giustiniani, sarà meglio in grado di apprezzare la sua narrazione e la osservazione da me fatta sul conto del relatore Cristoforo Mortara, da cui l’ebbe. ANNO 1475 ( 252 ) versie e cause loro fossero rimesse nei cittadini Genovesi, e da loro giudicate; e l’imperatore dei Tartari, il quale per antico aveva guerreggiato con la città, ed al quale la città già era stata tributaria, per questi tempi costituiva il capitano e presidente Tartaro, che governava la campagna di Tartaria in Caffa convicina, con consenso e volontà del Console e degli ufficiali che la Repubblica di Genova teneva in Caffa, i quali costituivano un certo magistrato di quattro cittadini, nominato 1’ ufficio della campagna, cosa certo di grande onore, e di farsi gran conto. Accadde che il presidente e governatore della campagna nominato Mamac morì, e fu sostituito in suo luogo uno nominato Eminec, al quale in osservazione del testamento di Mamac doveva succedere Ca-raimerza; e nondimeno la moglie vedova di Mamac desiderava grandemente che un suo figliuolo nominato Seitac fosse sostituito signore, presidente e governatore della campagna sopradetta; e come che fosse donna molto ricca, superba e volonterosa, tentò con denari che Seitac suo figliuolo fosse sollevato a questa dignità, e diede cura di trattare questo negozio a Costantino di Pietrarossa, il quale per lungo tempo diede opera che la vedova conseguisse l’intento suo, e tentò Gioffredo Lercaro e Battista Giustiniano, che erano stati successivamente consoli in Caffa, e non potè inclinare gli animi loro a compiacere alla vedova, perchè erano uomini integri e buoni, e vedevano e consideravano che la promozione di Seitac al principato della campagna, non era altro che la distruzione di Caffa, perchè tutti i Tartari erano contrarii a Seitac, e non volevano in modo alcun che fosse alzato a questo grado, e temevano i predetti Gioffredo e Battista di quello che seguì poi, cioè che essendo costituito Seitac in tal dignità, tutta la Tartaria si volgesse, o fosse contraria a Caffa, e la Repubblica di Genova fosse in pericolo di essere privata di quella signoria. E Costantino vedendo la integrità di questi due cittadini, per il tempo che stettero in ufficio, si soprastette, ed ommise la pratica insino al tempo del consolato di Antoniotto della Gabella, il quale aveva per consiglieri Oberto Squarsafico e Francisco di Flisco, perchè al console si davano sempre due consiglieri, ossia due compagni. Ed in questo tempo nell’ufficio della campagna sopradetto erano Nicolao di Torriglia, Giuliano di Flisco, Bartolomeo di S. Ambrogio e Cipriano de’ Vivaldi, che era parente di Oberto Squarsafico, il quale Oberto già era stato console: e Costantino cominciò la pratica con ( 253 ) DOCUMENTI Nicolao di Torriglia, al quale promise mille ducati, e ad Oberto ne promise due mila, e andò successivamente promettendo somma di denari, sia al console, sia agli altri ufficiali , insino alla somma di sei mila ducati, i quali tutti essendo poveri e cattivi, si lasciarono corrompere dall’ avarizia e dalla somma di denari, preponendo il ben proprio e particolare al bene universale e comune; e deliberarono insieme di compiacere alla vedova, e di operare che Seitac suo figliuolo fosse promosso alla principalità, della campagna, e fecero venire Seitac in Caffa, il quale entrò in la città accompagnato da venti o venticinque uomini l’anno passato il primo giorno di dicembre, e poi tutti i prenominati trovarono avanie e calunnie contra di Eminec, il quale era principe e governatore della campagna, e gli opposero che aveva intelligenza col signor Turco, che era cosa perniciosa per la conservazione della città di Caffa, e scrissero tutti i prenominati all’imperator grande dei Tartari, nominato Melinche-rey, lettere contro Eminec, esortando sua Maestà che lo dovesse deporre dall’ ufficio e che lo dovesse estinguere, conciossiachè avesse intelligenza col Turco, come è detto di sopra, che era cosa che dispiaceva a Caffesi. L’imperatore era molto inclinato a compiacere, sia agli uffiziali, sia agli abitatori di Gaffa, e rispose al console, compagni ed uffiziali, che egli con buon modo daria opera che Eminec saria estinto, poiché a loro pareva così ben fatto per salvazione di quella città, la esaltazione della quale aveva sempre desiderato. E soggiunse nelle lettere, che ancorché Eminec fosse estinto, sarebbe cosa dura a mettere in signoria Seitac, perchè viveva Caraimerza, al quale di ragione perteniva più la signoria che a Seitac, ed era accompagnato dalla potenza e dalla forza di un suo cognato, nominato Aidar Soltan, il quale era un potentissimo e dei principali capitani della campagna, di modo che stimava cosa molto difficile e pericolosa la promozione di Seitac; ma i detti, console, compagni ed ufficiai', poveri e poco buoni, ed accecati dall’ avarizia, non si facevano conto delle ammonizioni dell’ imperatore, e passarono e furono scritte più e più lettere, ed andarono molti ambasciatori tra loro; e perchè pareva che l’imperatore non inclinasse alla promozione di Seitac, finalmente i predetti rettori scrissero all’imperatore, che se egli estingueva Eminec, erano contenti che S. Maestà promovesse al principato della campagna qualunque li fosse più grato. E l’imperatore, avuta questa lettera, diede opera che Eminec fosse ANNO 1475 ( 254 ) estinto per ruezzo di Aidar Soltano, e di Caraimerza, al quale Ca-rairaerza promise la Signoria, fattoli di ciò giuramento al modo che sogliono giurare gl’ imperatori dei Tartari, ed i predetti Tartari, avuta la promessa dell’ imperatore col giuramento , così come prima erano in favore di Eminec, li furono contrarii, e diedero a perseguirlo: il quale Eminec poi eh’ ebbe inteso questa trama, e quel che si macchinava contro di lui, lasciò il principato, e la signoria della campagna, ed abbandonato da ciascheduno se ne fuggì. Dopo la fuga del quale, Caraimerza ed Aidar andarono dall’ imperatore, richiedendo sua maestà gli attendesse la promessa, e che facesse Caraimerza signor della campagna; il quale Imperatore di nuovo li confermò la promessa, e gli disse: noi anderemo in Caffa, dove si ha'da celebrare la solennità dell’elezione di questo principato, ed ivi io vi attenderò quanto vi ho promesso; e 1’ Imperatore cavalcò ed andò in Caffa, ed in sua compagnia Caraimerza ed Aidar, i quali nondimeno non vollero entrare nella città se prima non avevano notizia della volontà dei rettori e degli ufficiali della città. L’imperatore voleva attendere la promessa, come era conveniente, ma i rettori sopra detti se gli opposero, dicendo che aveano promesso la signoria della campagna a Seitac, e che l’aveano fatto venire in Caffa, e che non era onesto che mancassero della promessa loro, e questo facevano per cagione dei doni a loro promessi, perchè della promozione di Caraimerza niun di loro sperava dover guadagnare, pur un sol quatrino. L’imperatore era uomo giusto e non poteva discompiacere ai rettori, nè voleva eziandio mancare alla promessa che aveva fatto a Caraimerza, e produceva la lettera che i rettori gli avevano scritto, nella quale si conteneva che se egli estingueva Eminec, che gli ufficiali di Caffa lasciavano in sua facoltà di dar la signoria della campagna a qualunque gli fosse grato. I rettori e gli ufficiali non potevano, nè sapevano negar la lettera, ma rispondendo per logica dicevano all’imperatore, che Eminec non era estinto, perchè l’estinzione s’intendeva per morte o per prigionia, e che Eminec era vivo e non era prigione, per conseguente non era estinto. L’Imperatore udendo queste parole restava perplesso e dubbioso e non sapeva ben che si fare ; la qual cosa vedendo Oberto Squarsafico, il quale era più audace che alcuno degli altri, ed il quale doveva guadagnar più dell’elezione di Seitac che alcun’altro, tentò di ( 255 ) DOCUMENTI .metter paura all’imperatore, e'gli disse: in vero se tu non eleggerai Seitac secondo il voler nostro in signor della campagna, noi libereremo tutti i prigioni che à tua istanza abbiamo incarcerato in Soldaia, che sono tuoi inimici capitali . e bastano a farti perdere e a farti deporre dall’imperio. E cosi l’imperatore dopo queste parole condiscese alla volontà loro, e fu eletto in signore della campagna Seitac; e 1’ elezione si fece nel palazzo pubblico di Caffa nella camera del console , con volontà e consentimento di tutti gli ufficiali della Repubblica: e così mi ha narrato Cristoforo da Mortara, uom che passa ottanta anni, che si trovò presente a questa elezione. Dopo la quale elezione Caraimerza ed Aidar Soltano, con quasi tutti i principali baroni di Tartaria, si partirono dall’imperatore, e mandarono a revocare Eminec, il quale venne assai presto; e tutti questi Baroni con Eminec ebbero tutta la campagna in suo favore contra i Caffesi. E sdegnati contra la città di Caffa, scrissero al signor Turco, con un suo schiavo che si partì da Caffa con un naviglio ai tredici di febbraro, e 1’ esortarono che volesse attendere al-l’acquisto di Caffa e delle altre terre che i Genovesi possedevano nell’impero di Tartaria, e gli promettevano la vittoria, facendogli la cosa molto facile: il Turco porse l’orecchio a quanto gli aveva scritto Eminec e gli altri baroni, e come che avesse un’armata di quattrocento ottanta due vele in pronto ed ad ordine, destinata per Candia e per lo parti della Grecia inferiore, fece mutar viaggio ad essa armata, e navigò verso Caffa. Ed i Tartari tuttavia molestavano Caffa, e l’imperatore insieme Seitac abbandonarono la terra di Chercheris, che era loro abitazione, e vennero in Caffa; ed a mezzo del mese di aprile insino all’ ultimo di maggio tuttavia il campo di Eminec ingrossava e molestava la città; ed il primo di giugno arrivò l’armata sopradetta nel porto ossia nel golfo di Caffa, ed espose senza contraddizione alcuna l’esercito, e l’artiglieria in terra, e la piantarono in quattro luoghi, nella posta (*) del cacciatore, nella posta del giardino di Bartolommeo di Todis, nella posta di Gorgi e nella posta di S. Teodoro; ed il quarto giorno di giugno tutte le muraglie antiche delle dette poste già erano gettate a terra; e cominciarono a far mine, ed a battere le muraglie 0) Leggasi porta, non posta. L’ errore dev’ essere della stampa e non del -l’autore; come pure nella linea sotto, Gorgi, a vece di san Giorgio. ANNO 1475 ( 256 ) nuove. E gli abitatori della città vedendo 1’ esercito del Turco e la gran quantità dell’ artiglieria, e vedendo i Tartari con loro, rimasero storditi, e mezzi morti. Ed il sesto di giugno, che fu il martedì per tempo, il console con gli attri sposorono la città, e mandarono due ambasciatori, Sisto Centurione e Battista di Algero (sic), con le chiavi ad Acmet Bassà, capitano dell’ armata, il quale al principio pareva che non volesse accettar le chiavi, dicendo, difendetevi, difendetevi; ma poi che le ebbe accettate, quel di medesimo mandò un suo messo, al quale il valente console ed i valorosi compagni, consegnarono il palazzo e la sedia consolare : il giorno poi seguente fece portare in palazzo tutte le arme della città, e fece scrivere tutti gli abitatori di tutte le nazioni, facendo sempre segnare i fanciulli; fece poi manifestare i beni ed i depositi di tutti i forestieri, dei quali pigliò meglio di venticinque mila ducati: venne poi il Bassà in persona, e fece imbarcare sull’ armata più di mille cinquecento fanciulli, che erano stati segnati: pigliò poi tutti gli schiavi e tutte le schiave, e poi riscosse il tributo secondo la qualità delle persone da quindici asperi insino ai cento; pigliò poi la metà di tutte le sostanze di Caffa; e fatto questo, fece imbarcare nell’armata tutti i latini ed i cattolici cristiani, e li portò in Pera, e poi gli assegnò un certo vacuo nella città di Costantinopoli , con ordine che dovessero in quello edificar case per 1’ abitazione loro. Oberto Squarsafico, che era stato cagione principale della perdita della città , fu impiccato con uno uncino di ferro sotto il mento in Costantinopoli. Seitac che fu cagione di tanta ruina, fu restituito al-l’imperio ed alla signoria sua dopo due anni, e rimandato in Tartaria con due galere. E così quest’ anno la città di Genova ebbe grandissima perdita perchè non solo perdette la città di Caffa , ma tutte le altre terre che possedeva in quelli paesi, le quali le producevano grandissima utilità, sia per il traffico della mercanzia che era grandissimo in quelle parti, sia ancora per il gran numero degli ufficiali, che si mandavano ogni anno in quelle parti, come abbiamo spiegato negli anni precedenti CONCLUSIONE Qui ha fine il nostro lavoro, sul quale, attraverso le molte e irte difficoltà e pazienti ricerche, durate sui polverosi ed enormi volumi dell’Archivio di s. Giorgio, abbiamo consumato forse la più bella, certo la più virile porzione della nostra vita, che volge oggimai a decadenza e tramonto. Se le cure di dodici anni spesi nella sua lenta compilazione ci riuscirono, lo co nfes-siamo, a quando a quando gravose e moleste, a motivo delPa-ridità della materia trattata, e più ancora per le malattie del corpo, e quelle più afflittive dell’ animo, che nell’ intervallo ci incolsero, ora ci conforta non poco il pensiero di avere recato anche noi una pietra al grande edifizio, che vuoisi innalzare dai cultori delle patrie memorie, a quel glorioso cioè e splendido monumento, ossia corpo di storia italiana, che tuttora manca al nostro bel paese; né. come ognuno sa, fia che possa elevarsi su solide basi, se prima non raccolgonsi, a foggia di manipoli in vasto campo disseminati, le membra sparse e le ricche suppellettili che, ignorate o neglette, giaciono tuttavia nei privati ed in numero maggiore assai, nei pubblici archivii. Alla belT opera attende da meglio che vent’ anni la nostra Società Ligure, ed il suo esempio destò già in più altre città e provincie del Regno una lodevole emulazione, che va ogni dì più estendendosi a gloria dell’Italia e al profitto delle lettere: Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. i; CONCLUSIONE ( 258 ) e voglia il cielo che, prendendo vie maggiore sviluppo, ai 1 ivi finalmente a donarci, fra breve, tale quantità di ben istrutto materiale, da confortare e dar lena a quel generoso il quale imprenderà il colossale lavoro di una completa e generale Stoi ia della nostra Penisola. Per ciò che spetta a Genova, mia patria adottiva, io mi presi volentieri il carico di colmare una lacuna che esisteva nei suoi annali, quella delle vicende che accompagnarono e susseguirono la cessione e poi la signoria del Banco di s. Gioigio nel dominio delle Colonie Tauriche. NulP altro se ne conobbe fino a quest’ ultimi anni, fuori che il trapasso dalla Repubblica al Banco nel 4 453, dopo la presa di Galata e Costantinopoli, e quindi la sua caduta nel 1475, per opera dello stesso truculento conquistatore Maometto II; tanto che tutto l’accaduto nel corso di ventitré anni di esistenza sotto il reggimento del nostro Ufficio era affatto ignorato fin anco dai recenti e contemporanei nostri storici ; perché o inaccessibile P archivio o la fatica di spogliare una massa incredibile di codici, segnarne gli atti che riguardano la Tauride in particolare, poscia copiarli pei singolo, classificandoli in ordine cronologico e tarne succosa e lucida esposizione, era lavoro da spaventare non un italiano soltanto, ma il più paziente tedesco. Noi con ardimento, e forse un po’ avventato slancio, vi ci siamo accinti, e il coraggio non ci fallì un istante. Fuvvi, è vero', un momento che dubitammo dell’ esito finale, per la molesta triennale infermità d’occhi che ne incolse, dopo superata altra più violenta di petto, ma la si può chiamar piuttosto che vittoria, una tregua concessa al male : non ancora appieno cessato il quale, brandimmo la spada già dimessa, ripigliando con nuovo ardore l’incruenta battaglia dello scrivere, quasi a conforto del malore istesso, ed ora ce ne troviamo soddisfatti e contenti, giacché è finito il nostro compito. Dicendo finito, non intendiamo asserire che sia esso compiuto. ( 259 ) CONCLUSIONE A renderlo tale, occorrono di molte cose ancora, le quali è mente nostra di fare seguire quasi accessorii e dipendenze dal corpo principale o rami dal tronco, e vedranno la luce a misura che, o 1’ archivio stesso di s. Giorgio, o benevoli corrispondenti, od anche nuove e più fortunate indagini a istituire ne porgeranno il destro e la materia. E già fino d’ora, per avvisi ricevuti da lontani amici e cultori amorevoli di consimili studii, e per recenti scoperte da noi fatte in Genova di atti riguardanti gli anni decorsi, e non potuti più inserire secondo l’ordine cronologico, contiamo una discreta messe dei bei documenti, i quali noi collocheremo in apposito Supplemento, che terrà dietro alle Quùtioni Private, cui ora facciamo passaggio. r - -mmmm ? ■ - ' sS. - m ' . _ _ _ QUISTIONI PRIVATE — — — —« f QUISTIONI PRIVATE 1. Quistione di Gregorio Delpino col console di Caffa. (anni 1471-1470) 1. Babilano Adorno fa sicurtà al console di CalTa, Filippo Chiauroia, perchè conceda a Gregorio Delpino il salvocondotto per CafTa (’). 1471, 19 dicembre (Filza di Caffa) In nomine domini amen. Babilanus adurnus burgensis caffè q. thadei. sciens magnificum dominum filippum jhaurojam consulem caffè hactenus noluisse permittere poni ad postam in consilio antianorum requisitionem quam fecerunt ipsi babilanus et certi alij attinentes gregorij de pinu absent:s. pro concedendo saluoconductu dicto gregorio. de (*) Questa quistione è accolta in XI atti riuniti quasi tutti, cioè meno due, in un quaderno di pag. 26, scritte, in colonna, dal cancelliere della curia caffese, e spedito al sovrano Ufficio di s. Giorgio, per informazione della causa, chc dovea avere il suo esito in Genova. I due atti non compresi nel quadernetto sono i posti sotto i n." Vili e XI. Per quest’ultimo è chiaro il perchè: come manchi l’Vili noi so dire. Entro il quaderno poi trovansi ancor oggidì quattro fogli volanti, i quali contengono gli atti Vili e XI già delti, e il I e II, che perciò sono duplicali. L’incarto non ha intestazione speciale; a menochè non vogliasi ritenere per tale il motto di qualche scrivanolo che si divertì a schiccherarvi sulla facciata di rispetto il motto: Ego sunt qui sum. bonus homo. Ego sum talis qualis: e lo era infatti. QU1ST10M ( 264 ) qua requisitione ipsorum patet per supplicationem superioribus diebus factam. Et volens iterum dictus babilanus satisfacere voluntati pre-fati domini consulis, in quantum sit possibile, ad hoc ut ipse dominus consul habeat causam permittendi eorum requisitionem poni 'ad postam in dicto consilio et super ea regi ac deliberari, ut moris est. Sponte igitur et ex certa scientia et nullo juris vel facti errore ductus, seu modo aliquo circumuentus. et omni meliori modo via jure et forma quibus fleri et esse potest, promissit et promittit domino consuli et michi notario infrascripto. stipulantibus et recipientibus nomine et vice magnifici officij sancti georgij excelsi comunis janue. et ejus camere seu massarie caffè, facere et curare ita et taliter et cum effectu in quantum dictus saluusconductus sortiatur effectum. Quod dictus gregorius de pinu faciet et obseruabit omnia et singula infrascripta. et quod intra tres dies proxime secuturos a die sui ad-uentus ad presentem ciuitatem caffè ratifficabit et approbabit infrascripta capitula in omnibus ut supra, sub pena summorum centum argenti de caffa. in quam dictus babilanus ex nunc pro ut ex tunc intelligatur incidisse ex causa contrafactionis dicti gregorij. et ultra ipse gregorius intelligatur cecidisse a beneficio saluiconductus. qui tunc in aliquo non valeat nec teneat, et quod fidejussiones per ipsum gregorium prestandas. de quibus infra, non prestabit pro majori summa summorum centum quinquaginta argenti de caffa pro singulo fidejussore, et qui fidejussores approbari debeant per dictum dominum consulem et non per aliquem alium magistratum cafl'e. et que capitula per dictum gregorium obseruanda sint ut infra. Videlicet quod dictus gregorius postquam peruenerit caffam habito dicto saluoconductu. saltem infra dies tres secuturos ex die sui aduentus prestabit bonas et idoneas fidejussiones de summis duobus millibus argenti de caffa de se personaliter presentando coram prefato magnifico officio in janua infra menses decem octo proxime secuturos, discedereque ex presenti ciuitate caffè et iter arripere versus januam infra et per totum mensem maij proxime venturum, saluo semper justo impedimento dei. maris et gentium, quod justum impedimentum declarari et judicari debeat per prefatum magnificum officium seu dominum consulem caffè. Quod si non discederet et se presentaret infra dictos terminos ut supra, eo casu ex nunc prout ex tunc et tunc pro ut ex nunc intelligatur incidisse dictus gregorius in penam dictorum summorum duorum millium, saluo semper justo impedimento ut supra, et saluo nisi ( 265 ) PRIVATE aliud oidem gregorio esset interea impositum per prefatum magnificum officium, siue dominum consulem caffè. Itemque dictus gregorius promittet et se obligabit de stando parendo» patiendo ac soluendo mandatis prefati magnifici officij et domini consulis caffè, et omnem condemnationem contra eum fiendam in omnem casum et euentum. quomodocumque et qualitercumque et per quemcumque judicem fuerit judicatum, maxime ex processu-inquisitionis contra eum formate per ipsum dominum consulem, de qua ex actis curie caffè constat et apparet. Intellecto sane et declarato quod, quantum attinet ad executionem corporalem siue ultimi suplicij in omnem euentum fiendam. si que fieri contingerit in caffa contra dictum gregorium. valeat et teneat dictus saluus conductus dicto gregorio concedendus, non obstantibus predictis et infrascriptis. quo casu interueniente possit et liceat denuntiari dicto gregorio terminus contramandi appositus vel apponendus in saluo conductu eidem gregorio concesso vel concedendo. Itemque dicti fidejussores prestandi per dictum gregorium. super predictis promissionibus suis, intercedent cum omnibus obligationibus et renunciatiouibus in similibus consuetis usque ad dictam summam summorum duorum millium, secundum quod unusquisque intercesserit et approbatus fuerit ut supra. Que omnia etc. Et proinde ad sic effectualiter obseruandum. ut supra, dictus babilanus prefato domino consuli et michi notario infrascripto stipulantibus. ut supra, obligauit ipotecauit omnia bona sua presentia et futura. Qui magnificus dominus consul acceptans supradicta contentatur et vult quod requisitio dicti saluiconductus ponatur ad postam in consilio et quod super ea regatur et deliberetur, et quod dictus saluus-conductus. quatenus concedi debeat et ita obtineatur, concedatur et deliberetur saluis contentis in presenti instrumento, et non aliter, nec alio modo valeat dictus saluus conductus. Actum caffè in palatio, videlicet in camera dicti domini consulis, que sita est in medio sale magne, anno dominice natiuitatis MCCCC septuagesimo primo, indictione quarta juxta morem janue. die jouis decima nona decembris, hora complectorij vel circa, presentibus testibus christo-fero narixe et bernardo de amico, ciuibus janue. vocatis et rogatis. Franciscus de pastino notarius. QUISTIONI ( 266 ) II. Gregorio Delpino ratifica in Gaffa la detta promessa, e i suoi mallevadori ne prestano sicurtà. 1474, 23 dicembre In nomine domini amen. Gregorius de pinu ciuis calle volens obseruarè ea que continentur in instrumento promissionis facte magnifico domino filippo jhauroje consuli caffè per babilanum adurnum anno presenti die xviiii decembris (manca scripto) manu notarij infrascripti. Qui babilanus promisit prefato magnifico domino consuli se facturum et curaturum quod dictus gregorius obseruabit et adimplebit omnia et singula contenta in dicto instrumento, ad quod debita relatio habeatur, quod instrumentum et contenta in eo per me notarium infrascriptum lecta fuerunt dicto gregorio et infrascriptis ejus fidejussoribus ad ipsorum plenam intelligentiam. Sponte et ex certa scientia et nullo juris vel facti errore ductus seu modo aliquo circumuentus. ratificando et approbando dictum instrumentum et omnia et singula in eo contenta, promissit michi notario infrascripto tanquam persone publice officio publico stipulanti, et recipienti nomine et vice magnifici domini consulis et siue magnifici officij sancti georgij etc. in omnibus et per omnia prout et sicut latius in dicto instrumento continetur, quod et contenta in eo hic prò insertis habeantur. Sub ypoteca et obligatione omnium et singulorum bonorum ipsius gregorij presentium et futurorum. Et prò dicto gregorio et ejus precibus et mandato de predictis attendendis complendis et obseruandis per dictum gregorium versns me dictum notarium, quo supra nomine stipulantem et recipientem, solem-niter intercesserunt et fidejusserunt infrascripti prò infrascriptis pecuniarum quantitatibus. Quorum hec sunt nomina: Paulus de ristruppis pro summis centum et quinquaginta argenti de caffa. siue.........summi cl Carolus de aiegro pro summis quinquaginta »' l Guirardus de viualdis ciuis janue pro summis centum et quinquaginta, siue . ......» cl Filippus de franchis pro summis centum et quinquaginta. siue.........» cl ( 267 ) PH IVATE Christoferus de aiegro q. andree pro summis centum et quinquaginta, siue........ summi cl Octauianus adurnus pro summis centum et quinquaginta. siue......... » CL Joannes baptista de campofregoso pro summis quinquaginta. siue......... » L Andreas fatinanti pro summis centum, siue » C Gregorius rubeus pro summis centum et quinquaginta, siue........... » CL Antonius adurnus pro summis centum et quinquaginta, siue . . - ......... !» CL Jacobus de zoalio pro summis centum, siue. » C Bartholomeus bonauentura pro summis centum quinquaginta. siue, ......... » CL Babilanus adurnus pro summis centum quinquaginta, siue........... » CL Beda de garibaldo pro summis centum, siue » C Jacobus de casanoua pro summis quinquaginta, siue . » I, Lodisius de flisco pro summis centum quinquaginta, siue » CL Symon de carmadino pro summis centum, siue . » C Sub ypoteca seu obligatione omnium et singulorum bonorum dicto- rura fidejussorum et cujuslibet eorum, habitorum et habendorum. Respondentes juri de principali primo conueniendo. et omni alij juri. Actum cafTe ad bancum juris interius curie consularis caffè, anno dominice natiuitatis millesimo CCCC septuagesimo primo, indictione quarta juxta morem janue. die lune vigesima tertia decembris in ter-tijs. presentibus testibus jeronimo de recho q. johannis et bartholo-meo de roncagiollo notarijs. vocatis et rogatis. Franciscus de pastino notarius. III. I mallevadori suddetti prestano nuova sicurtà, acciò il console Chiauroia prolunghi dal maggio al settembre il termine utile a Gregorio di recarsi a Genova per scolparsi. I i72, 28 aprile In nomine domini amen. Infrascripti fidejussores gregorij de pinu nominati et non specificati in quodam publico instrumento scripto manu QUESTIONI ( 268 ) mei notarij infrascripti anno proxime preterito die xxm decembris. Scientes et cognoscentes inter cetera fuisse fidejussores dicti gregorij versus me notarium infrascriptum. stipulantem et recipientem nomine et vice magnifici domini filippi jhauroie consulis caffè, siue magnifici offlcij sancti georgij etc. quod videlicet dictus gregorius se presen-tabit in janua coram magnifico officio infra menses decem octo, di-scedetque de presenti ciuitate caffè et iter arripiet versus januam infra et per totum mensem maij proxime futurum etc. et prout et sicut latius continetur in quodam alio publico instrumento scripto manu mei dicti notarij dicto anno proxime preterito die xviiii decembris, de quo per omnia fit mentio in dicto instrumento intercessionis ipsorum infrascriptorum. de quo supra, ad quod debita relatio habeatur. Et scientes dicti infrascripti fidejussores quod dictus magnificus dominus consul bonis respectibus et juxta et legitima (manca causa) modo complacere vult dicto gregorio et prorogare eidem gregorio terminum dicti sui recessus de presenti ciuitate. qui erat per totum mensem maij proxime venturi, usque et per totum mensem septem bris proxime venturum, dummodo ipse magnificus consul prius habeat nouam promissionem et seu fidejussionem et nouum consensum a dictis infrascriptis fidejussoribus et a quolibet eorum pro dicto gregorio. qui eidem magnifico domino et seu magnifico officio sancti georgij sint obligati eo modo et forma quibus sunt obligati virtute et vigore dicti instrumenti scripti manu mei notarij predicti dicto anno proxime preterito die xxm decembris, de quo supra. Et volentes dicti infrascripti fidejussores prefato domino consuli fore cauptum de predictis. Sponte igitur et ex certa scientia et nullo juris vel facti errore ducti seu modo aliquo circumuenti. rattificantes et de nouo affirmantes dictum instrumentum et dictas eorum intercessiones et fidejussiones, ad cautellam iterum et de nouo pro omnibus et per omnia et mandato dicti gregorii de pinu presentis instantis et sic requirentis, intercesserunt pro dicto gregorio presente ut supra versus prefatum magnificum dominum consulem et siue me notarium infrascriptum. stipulantem et recipientem nomine et vice ipsius domini consulis et siue dicti magnifici offlcij sancti georgij. in omnibus et per omnia prout et sicut continetur in dicto instrumento intercessionis ipsorum de quo supra, quod et contenta in eo hic pro insertis penitus habeantur. ( 269 ) PRIVATE Quia dicta prorogatio Pienda dicto gregorio de recessu ipsius ut supra. fit de scientia et voluntate dictorum infrascriptorum fidejussorum et cujuslibet eorum. Quorum (manca nomina) et quantitates pecuniarum pro quibus intercesserunt et de nouo intercedunt sunt ut infra. E sono i medesimi del documento precedente colle stesse quantità, meno due, cioè Andrea Fatinanti e Giacomo Casanova: perciò segue così : Fidejussores prestiti nouissime propter absentiam duorum fidejussorum predictorum cassatorum. Adam de saluaritia pro summis quinquaginta, siue . summi l et melchion de garbarino pro summis centum, siue Sub ypotecha etc. Respondentes juri de principalli etc. Actum caffè ad bancum juris interius, anno dominice natiuitatis millesimo quadringentesimo septuagesimo secundo, indictione quarta juxta morem janue. die martij vigesima octaua aprilis in tertijs. pre sentibus testibus dominico de alsario et bernardo de turrilia notarijs. vocatis et rogatis, et simone de sancto nicolao. Extractum est ut supra etc. Franciscus de pastino notarius. IV. Il console prolunga il tempo fino a tutto settembre 1472, acconsentendo alle loro instanze. 1472, 28 aprile In nomine domini amen. Magnificus dominus philippus jhauroja ho-norabillis consul caffè volens complacere gregorio de pinu presenti et ita requirenti, bonis respectibus et legitima causa, et sibi proio-gare terminum contentum in instrumento per dictum gregorium facto dicto magnifico domino consulli. siue michi notario infrascripto. tunc stipulanti et recipienti nomine et vice ipsius domini consullis. vigore cujus inter cetera promissit recedere de presenti ciuitate caffè per totum mensem maij proxime venturum, causa se conferendi januam coram dicto magnifico officio, et prout et sicut latius in dicto instrumento continetur, scripto manu mei notarij infrascripti anno proxime preterito die xxm decembris in vesperis, prius intercessionibus seu fldejus- QUISTIONI ( 270 ) sionibus de nouo prestiti"? per dicium gregorium de obseruatione contentorum in dicto instrumento, de quibus constat instrumento scripto manu mei notarij infrascripti die hodierno. Igitur ex certa scientia prorogauit et auxit dicto gregorio presenti et ita requirenti dictum terminum sui recessus, qui erat per totum mensem maij. ut supra, usque per totum mensem septembris proxime venturum inclusiue. Rattis manentibus omnibus et singullis contentis in dictis instrumentis per dictum gregorium factis, de quibus supra, ac rattis et firmis manentibus contentis in instrumento facto per babi-lanum adurnum prefato magnifico domino consulli. de quo instrumento per omnia fit mentio in dicto instrumento facto per dictum gregorium dicto magnifico consulli. siue notario stipulanti, ut supra, anno proxime preterito die xxm decembris, de quo supra. Et de predictis etc. Actum caffè in palatio, videlicet in camera cubiculari prefati domini consullis. anno dominice natiuitatis millesimo CCCC septuagesimo secundo. indictione quarta secundum morem janue. die martis vigesima octaua aprillis post vesperas, presentibus testibus beda de garibaldo ciue caffè et johanne jacobo fatinanti. vocatis et rogatis. Extractum est ut supra etc. Franciscus de pastino notarius. V. » I mallevadori suddetti fanno una terza sicurtà presso il console Goffredo Ler-cari, per ottenere una seconda proroga a tutto ottobre 1472. 1472, 31 settembre In nomine domini amen. Infrascripti fidejussores gregorij de pinu 'Cientes aliquos ex ipsis fuisse fidejussores dicti gregorij versus fran-ciscum de pastino notarium, tanquam personam publicam tunc stipulantem et recipientem nomine et vice domini philippi jhauroje tunc consulis caffè, siue magnifici offlcij sancti georgij. quod videlicet dictus gregorius se presentabit in janua coram dicto ufficio infra menses decem octo, discedetque de caffa per totum mensem septembris presenterà. et prout et sicut latius de predictis constat publico instrumento scripto manu dicti francisci anno presenti die xxvm aprilis. ad quod habeatur relatio. ( 271 ) PRIVATE Et scientes dicti infrascripti fidejussores tam illi qui sunt nominati in dicto instrumento, quam etiam illi qui intercesserunt loco aliorum fidejussorum absentium, magnificum dominum joffredum lercarium consullem caffè bonis respectibus et justa et legitima causa modo complacere velle dicto gregorio. et eidem prorogare terminum dicti sui recessus per totum mensem octobris proxime venturum inclusiue. dummodo ipse dominus consul prius hateat nouam promissionem et seu intercessionem et nouum consensum a dict:s infrascriptis fidejussoribus et a quolibet eorum pro dicto gregorio. quo eidem magnifico domino consuli et seu dicto magnifico officio sint obligati eo modo et forma quibus sunt obligati tam ipsi quam de nouo prestandi ut supra, eo modo et forma quibus sunt obligati vigore dicti instrumenti scripti manu dicti francisci de pastino notarij dicto anno presenti die xxvm aprilis. Et vollentes prefati dicti infrascripti fidejussores prefato magnifico domino consulli fore cauptum de predictis. Sponte igitur et ex certa scientia et nullo juris etc. rattificantes et de nouo affirmantes dictum instrumentum et dictas eorum intercessiones et fidejussiones, illi videlicet qui fuerunt fidejussores in dicto instrumento, et ceteri alij promittentes et intercedentes in omnibus et per omnia pro ut infra. Ad cautellam iterum et de nouo pro omnibus etiam et de mandato dicti gregorij presentis instantis et requirentis, intercesserunt et fidejusserunt pro dicto gregorio ut supra versus prefatum magnificum dominum consullem. et seu me notarium infrascriptum loco dicti fran-eisci da pastino notarij etc. Quia dicta prorogatio fienda dicto gregorio. ut supra, fit de scientia et voluntate dictorum infrascriptorum fidejussorum et cujuslibet eorum. Quorum fidejussorum (s'intende nomina) et quantitates pecuniarum de quibus intercesserunt sunt ut infra: Jacobus de casanoua quantum pro summis centum quinquaginta. siue...........summi cl Filippus de franchis quantum pro summis centum quinquaginta. siue.........» cl Lodisius de fiisco quantum pro summis centum quinquaginta. siue.........» cl Guirardus de viualdis quantum pro summis totidem, siue » cl Anthonius adurnus quantum pro summis centum quinquaginta. siue.........» ci. QU1STI0NI ( 272 ) Octauianus adurnus quantum pro summis centum quin- quaginta. siue......... Paulus de ristropis quantum pro summis centum quin- summi cr. quaginta. siue......... Bartholomeus de sancto ambrosio, loco simonis de car- » CL madino. quantum pro summis centum, siue Gregorius saluaigbus. loco christofori de alegro. quan- » c tum pro summis centum quinquaginta, siue . Anthonius de odino, loco adam de saluaritia. quantum » CL pro summis quinquaginta, siue..... Carolus de prerio. loco johannis baptiste de campo- » L fregozo. quantum pro summis quinquaginta, siue . Obertus ittalianus. loco carulli de alegro. quantum pro » L summis quinquaginta, siue....... » L Jacobus de zoalio quantum pro summis centum, siue . Babilanus adurnus quantum pro summis centum quin- » C quaginta. s;ue......... Melcbion de garbarino quantum pro summis cen- » CL tum. siue.......... » C Beda de garibaldo quantum pro summis centum, siue. Gregorius rubeus quantum pro summis centum quin- » C quaginta. siue......... » CL Sub etc. Respondentes etc. Actum caffè ad bancum juris in omnia, anno dominice natiuitatis millesimo quadringentesimo septuagesimo secundo, indictione quinta secundum janue cursum, die ultimo septembris in tertijs. presentibus testibus francisco de pastino notario et baptista de caneualli subscriba nicolai. ciuibus janue. vocatis et rogatis. Extractum est ut supra etc. Dominicus de alsario notarius. VI- Acciò il console Lercari conceda la seconda proroga domandala, i detti mallevadori ripetono la sicurtà. 1472, 3 ottobre In nomine domini amen. Infrascripti lldejussores gregorij de pinu scientes magnificum dorninum jofredum lercarium consullem caffè bonis ( 273 ) PRIVATE respectibus etc. complacere velle dicto gregorio et eidem prorogare de nouo terminum sui recessus etc. attento maxime quod flnitur tempus seu terminus ultime prorogationis facte dicto gregorio per totum mensem octobris presentem etc. Ideo vollentes dicti infrascripti fidejussores prefato magnifico domino consulli fore cauptum de predictis. Sponte et ex certa scientia etc. rattificantes et de nouo affirmantes dictum instrumentum etc. intercesserunt et fidejusserunt pro dicto gregorio ut supra etc. Quia dicta prorogatio fienda dicto gregorio. ut supra, fit de scientia et voluntate dictorum infrascriptorum fidejussorum et cujuslibet eorum. Quorum fidejussorum et pecuniarum quantitates etc. Seguono i nomi e le quantità che sono quasi i medesimi e le identiche del documento precedente. Sub etc. Respondentes etc. Actum caffè in curia consulari, anno dominice natiuitatis millesimo quadringentesimo septuagesimo secundo, indictione quinta secundum janue cursum, die ni octobris in vesperis, presentibus testibus ber-nardo de turrilia notario et baptista de caneualli. vocatis £t rogatis. Extractum est ut supra etc. Dominicus de alsario notarius. VII. Il console Lercari concede questa proroga seconda a tutto ottobre 1472. 1472, 9 ottobre In nomine domini amen. Magnificus ac generosus dominus jolTredus lercarius honorabillis consul caffè vollens redigere in scriptis prorogationem per eum factam gregorio de pinu usque de mense septembris proxime preteriti de recedendo de caffa causa accedendi coram magnifico officio, prout idem gregorius tenetur virtute instrumenti promissionis per eum facte etc. prorogauit et prorogat dicto gregorio presenti et requirenti bonis respectibus, et vissis litteris dominici de promontorio scribentis quod dictum magnificum officium commissit hic caffè causam dicti gregorij ipsi magnificò domino consulli et suo vicario consulari, maxime attento quod intra terminum infrascriptum haberi poterunt aduisationes et littere a dicto magnifico officio, terminum recessus dicti gregorii de caffa qui erat per totum mensem Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II IS QUISTIONI ( 274 ) elapsum usque ad per totum presentem mensum octobris inclusiue. saluis promissis por dictum gregorium etc. quia hec prorogatio flt saluis predictis et prout in prestatione eorum fidejussorum fuit declaratum. etc. Et de predictis etc. Actum caffè in camera cubiculari prefati magnifici domini consullis. anno dominice natiuitatis millesimo quadringentesimo septuagesimo secundo, indictione quinta juxta morem, janue. die veneris, nona octobris in tertijs. presentibus testibus nobille sisto centuriono et vin-centio de dernisio (?). vocatis et rogatis. Extractum est ut supra etc. Franciscus de pastino notarius. VIII. Ordine del console a Gregorio Delpino di partire senza ritardo da Caffa per alla volta dì Genova. 1472, 12 novembre >5 MCCCCLXX1I die XII nouembris. Precipitur de mandato magnifici domini consullis caffè gregorio de pinu quatenus visso presenti mandato statim siue mora discedat de presenti ciuitate caffè, et ad magnificum officium sancti georgij accedat. sub pena fidejussionum suarum irremissibiliter exigendarum. Ex hoc in executione litterarum prelibati magnifici officij sancti georgij et non aliter. Et hoc ex officio prefati magnifici domini consullis Ea die et hora Admonitus fuit suprascriptus gregorius presens audiens et intelli-gens per me notarium infrascriptum. mandato magnifici domini consullis. in omnibus et per omnia prout supra in suprascripto precepto continetur. Extractum est ut supra de actis publicis curie caffè. Bernardus de turrilia notarius. ( 275 ) PRIVATE IX. Gregorio Delpino promette al console di partire diffmitivamente da Caffa , e condursi a Genova nel venturo marzo , o per mare o per terra. 1472, 16 novembre In nomine domini amen. Gregorius de pinu ciuis caffè sciens magnificum dominum jofredum lercarium honorabillem consulem caffè justa causa et bonis respectibus mottum velie dicto gregorio prorogare terminum recessus sui ex caffa. causa accedendi ac se presentandi coram magnifico officio sancti georgij excelsi comunis janue. dummodo ipse magnificus dominus consul habeat promissionem et cautiones ac alia contenta in presenti instrumento etc. Sponte igitur et ex certa scientia etc. promissit et solemniter con-uenit recedere de presenti ciuitate caffè cum prima carauana que recedet de caffa pro partibus manoremani (sic) vel alijs partibus et iter arripere et via terrestri se conferre et se personaliter presentare coram prefato magnifico officio in janua, infra terminum contentum in instrumento promissionis facte per babilanum adurnum domino phi-lippo jhauroie tunc consulli caffè, scripto manu mei dicti notarij infrascripti anno proxime preterito die xvnii decembris etc. De quibus omnibus, in dictis instrumentis contentis, per me dictum et infrascriptum notarium facta fuit plena notitia dicto gregorio. et lectis infrascriptis ejus fidejussoribus ad eorum ct cujuslibet ipsorum plenam intelligentiam. Declarato et intellecto quod si infra calendas martij proxime venturi non fuisset in caffa aliqua carauana recessura pro dictis partibus manoremani vel alijs partibus, quod eo casu post dictas calendas martij idem gregorius teneatur ac debeat, et sic promisit etc. recedere omnino de caffa et iter arripere pro janua, causa se personaliter presentandi coram dicto magnifico officio, ut supra, per terram vel per viam maritimam, secundum et pro ut sibi gregorio imposuerit et mandauerit prefatus magnificus dominus consul, omni dilatione exceptione etc. postpositis. Declarato etiam quod tempore recessus dicti gregorij ut supra, si eidem magnifico domino consulli videbitur dictum gregorium non posse se personaliter presentare coram dicto magnifico officio infra QUISTIONI ( 276 ) terminum mensium decem octo contentorum in dicto instrumento promissionis facte per dictum babilanum. de quo supra, quod eo casu possit dictus magnificus dominus consul augere dicto gregorio dictum terminum, secundum et pro ut ipsi magnifico domino consulli melius videbitur et placuerit. Item acto et declarato per pactum expressum quod si interea eidem magnifico domino consulli per rectum vel per indirectum parte dicti gregorij vel ejus opera fleret aliqua requisitio quod eidem gregorio prorogaretur seu prorogari deberet terminus sui recessus, de quo supra, vel aliqua alia requisitio per quamuis personam que modo aliquo vel ingenio tenderet ad impeditionem recessus et accessus dicti gregorij. de quibus supra, tunc et eo casu ipso facto et jure intelligatur dictura gregorium incidisse in penam summorum duorum millium argenti de caffa. et similiter infrascripti ejus fidejussores per dictum gregorium prestandi ut infra pro eo. pro obseruatione contentorum in presenti instrumento, unica tamen solutione sufficiente etc. Insuper pro dicto gregorio etc. de predictis omnibus etc. attendendis et complend'S et obseruandis etc. solemniter intercesserunt et fidejusserunt infrascripti pro infrascriptis pecuniarum quantitatibus. Quorum hec sunt nomina. Galeotus bonauentura pro summis centum argenti de caffa. siue........... summi c. Gregorius judex ciuis janue pro totidem, siue » c. Jacobus de gritnaldis ciuis caffè pro summis quinquaginta, siue ...........» L. Philipus de franchis pro summi centum argenti de caffa. » c. siue , ........» c. Melchion de garbarino notarius pro totidem, siue . » c. Christoforus belogius pro totidem, siue » c. Johannes bonauentura pro summis quinquaginta, siue . » L. Paulus de ristropis pro summis centum, siue » c. Antonius adurnus pro summi totidem, siue » c. Oliuerius cauallus pro totidem, siue . ...» c. Demetrius de telicha grecus pro totidem, siue » c. Reda de garibaldo pro totidem, siue . ...» c. Adam de saluaritia pro summis quinquaginta, siue . » L. Lodisius de fiisco pro summis centum, siue ... » c. Hector pansanus pro totidem, siue.....» c. ( 277 ) PRIVATE Sub ypotheca etc. Respondentes etc. Actum caffè ad bancum juris interius curie consularis caffè, anno dominice natiuitatis millesimo quadrigentesimo septuagesimo secundo, indictione quinta juxta, morem janue. die lune sexta decima nouembris in tertijs. presentibus testibus jacobo rattono et bartholomeo roncha-giollo notarijs. vocatis et rogatis. Extractum est ut supra etc. Franciscus de pastino notarius. X. Lo promette anche al cancelliere della curia che gli legge, davanti i suoi mallevadori, l’ordine di partenza dato dal console. 4 472, 16 novembre In nomine domini amen. Dictus gregorius de pinu sponte etc. iterum promissit michi dicto et infrascripto notario stipulanti etc. in omnibus et per omnia prò ut supra in dicto instrumento continetur lecto eidem et infrascriptis ejus fidejussoribus simul cum alijs instrumentis, de quibus in eodem instrumento fit mentio, per me dictum notarium. Sub etc. Et pro eo et ejus precibus et mandato de predictis intercesserunt et fidejusserunt infrascripti pro infrascriptis pecuniarum quantitatibus versus me dictum notarium etc. Quorum hec sunt nomina. Babilanus adurnus pro summis centum argenti de caffa. siue......., . . . summi c. Guirardus de viualdis pro totidem, siue. » c. Gregorius rubeus pro totidem, siue . . . . » c. Dominicus marruffus pro summis quinquaginta, siue . » l. Gaspar judex pro summis centum, siue » c. Ciprianus de viualdis pro totidem, siue » c. Luzorus de cauo (?) pro totidem, siue » o. Jacobus de casanoua pro totidem, siue » c. Genesius saluaighus pro totidem, siue » c. Sub etc. Respondentes juri etc. Actum in omnibus ut supra, eadem die xvi nouembris in vesperis. QUISTIONI ( 278 ) presentibus testibus christoforo de caneualli et dominico de alsario notarijs. vocatis et rogatis. Extractum est ut supra etc. Franciscus de pastino notarius. XI. Gregorio Delpino, giunto in Genova, promette di presentarsi al magnifico Ufficio di s. Giorgio quando vi sarà chiamato. 1475, 10 febbraio MCCCCLXX. V die veneris X februarij. Gregorius de pinu. ciuis seu burgensis ciuitatis caphe. sciens se prostitisse in capha fidejussiones de summis duobus millibus caphe de obseruando omnia et singula in promissionibus suis et ipsis fidejussionibus per eum prestitis contenta, et deinde se januam venisse ac presentasse coram magnificis dominis protectoribus comperarum sancti georgij anni presenta. pro causis in dictis promissionibus suis et fidejussionibus ut supra ab eo prestitis latius declaratis. Constitutus in presentia mei francisci notarij et cancellarij infrascripti. officio publico stipulantis et recipientis nomine et vice dictorum magnificorum dominorum protectorum, et omnium ac singulorum quorum interest etc. Sponte etc. Sine ullo prejudicio dictarum promissionum factarum ab eo ut supra in capha et fidejussionum per ipsum prestitarum. que promissiones et fidejussiones remaneant et remanere intelligantur. non obstantibus superius et inferius contentis, in eo gradu statu et condictione in quibus erant antequam presens promissio et infrascripte fidejussiones per ipsum gregorium facte et prestite fuissent, nec validitati ipsarum promissionum et fidejussionum per predicta aut in-frascripta aliquo modo derogatum esse intelligatur. Promisit et solemniter conuenit milii jam dicto et infrascripto notario officio publico stipulanti, ut supra, se personaliter presentare coram dictis magnificis dominis protectoribus totiens quotiens ab eis siue eorum nomine seu mandato fuerit requisitus, atque insuper pa- ( 279 ) PRIVATE rere mandatis ipsorum magnificorum dominorum protectorum. Sub ipothoca etc. Respondens etc. Et pro ipso gregorio. pro predictis omnibus et singulis obseruandis. intercesserunt et fldejusserunt omnes et singuli infrascripti. et quilibet eorum pro summis inferius declaratis. Sub etc. Respondentes etc. Et primo jeronimus de francis chocharellus pro ducatis centum. siue Pétrus de persio pro ducatis totidem, siue Dominicus de prementorio pro ducatis ducentis, siue Georgius judex pauli pro ducatis centum, siue Ambrosius italianus pro ducatis totidem, siue Antonius de alegro pro ducatis totidem, siue Baptista justinianus de oliuerio pro ducatis totidem, siue Grauanus adurnus pro ducatis totidem, siue . Gabriel de prementorio pro ducatis totidem, siue . duc. » » c c cc c c c c c c QlTISl’IONI ( 280 ) II. Questione di Carlino Lercari cogli appaltatori delle gabelle in Caffa, circa il pagamento del dazio d’ una partita di salnitro (anni 1472-1473) I. Ampio e generale compromesso fatto tra Lorenzo Spinola e Paolo Ristropi, cittadini di Caffa, appaltatori dei diritti di dogana in Caffa, dell’anno 1471, e Carlino Lercari (figlio del console Goffredo), in Gregorio Rosso e Simone di Carmadino, sopra la questione del dazio di certi salnitri introdotti in città (’). 1472, 7 novembre ( Filza di CalTa ) * In nomine domini amen. Laurentius spinula q. damiani et paulus de ristropis. ciues caffè, gubernatores comerchiorum caffè anni proxime decursi, parte una. et carlinus lercarius filius magnifici domini joffredi consulis caffè, ciuis janue. parte alia, sponte etc. se se compromiserunt et largum liberum et generale compromissum fecerunt et faciunt (’) È un incarto di pag. 9, vergato da un capace amanuense, con la firma autografa del notaio Michele Negro ai due primi atti e del cancelliere Domenico Alsari all’ ultimo. Sulla prima facciata ha la scritta : Pro Carolo Lercario Goffredi. È talmente ben conservato da ritenere ancor oggidì le cordicelle o il sigillo dell’ epoca. ( 281 ) PRIVATE in gregorium rubeam et simonem de carmadino. ellectos et asumptos per et inter duas partes de comuni acordio et voluntate ipsorum de et super certa differentia vertente etc. inter ipsas partes dictis nominibus pro dictis comerchijs caffè, causa certorum cinitriorum huc caffè conductorum et capitatorum, quibuscumque rationibus occaxio-nibus vel causa, que modo aliquo vel ingenio dici et seu excogitari posset causa predicta et dependentibus ab ea etc. ita quod presens compromissum sit generale et generalissimum in causa predicta etc. et qui arbitri habeant in predictis eam baliam et potestatem quam habet officium mercantie. Dantes et concedentes dicte partes dictis nominibus dictis ipsorum arbitris et arbitratoribus in predictis plenam largam liberam et generalem potestatem et baliam dicendi laudandi sententiandi etc. presenti compromisso durante etc. prout et sicut eisdem arbitris ipsorum melius videbitur et placuerit. Respondentes etc. Emoiogantes rattifi-cantes et approbantes etc. Hac tamen lege et condictione quod que-libet pars ipsorum a sententia per ipsos arbitros ferenda possit et valeat se reclamare ad magnificum officium sancti georgij si voluerit, verumtamen solutio non retardetur, et duret presens compromissum per dies octo in decem proxime venturos a die presenti incipiendos. Que omnia etc. Sub pena ducatorum viginti quinque venetorum ex nunc taxata de comuni acordio et voluntate ipsorum, in quam penam incidat pars non obseruans parti obseruanti. Et cum restitutione etc. Sub ypotheca et obligatione etc. Actum caffè in logia exteriori comunis etc. anno dominice natiui-tatis millesimo quadringentesimo septuagesimo secundo, indictione quinta secundum janue cursum, die sabatti (sze) septima nouembris in tertijs. testibus nicolaus de castilliono q. martini, gregorius de leuanto et johannes baptista de cabella ad hec vocatis et rogatis. Extractum est ut supra etc. licet per alium. Michael niger notarius. QU1STI0NI ( 282 )' II. Ripetizione del compromesso precedente alle stesse condizioni, colla sola sostituzione di Lodisio Fieschi (pure egli appaltatore come sopra), in luogo di lJaolo Ristropi. 1472, 16 novembre L'atto è perfettamente identico al primo, mutati solo i nomi dei due individui. Actum caffè in logia exteriori etc. come sopra die lune sextadecima nouembris in vesperis, testibus thomas de roncho et gabriel pilaui-cinus ciues janue ad hec vocatis et rogatis. Extractum est ut supra etc. licet per alium. Michael niger notarius. III. I due Compromissarii suddetti, Gregorio Rosso e Simone Carmadino decidono la vertenza in favore degli appaltatori, e contro Carlino Lercari, condannandolo a pagare il dazio del salnitro. 1472, 24 novembre In nomine domini amen. Nos gregorius rubeus et simon de carmadino arbitri et arbitratores. amicabilles (sic) compositores et comunes amici, ellecti et asumpti per et inter laurentium spinulam et paulum de ristropis. gubernatores eomerchiorum caffè anni proxime elapsi ex una parte, et carolum lercarium ex parte altera, vigore compromissi in nos facti per dictas partes, scripti manu michaelis nigri no tarii anno presenti die in eo contento, ad quod relatio habeatur. Yisis igitur dictis compromisso et contentis in eo. potestate et balia vigore ipsius nobis attributa, et audicta et intellecta petitione et requixitione oretenus coram nobis facta per dictos comerciarios per quam in effectu petierunt condempnari debere dictum carolum ad soluendum ipsis comerciarijs id quod debetur ipsis comerciarijs. occaxione sanitriorum caratelliorum duodecim missorum recipere dicto carolo ex chio cum griparea ardisoni montanarij. Audita ex aduerso responsione oretenus dicti caroli dicentis se non teneri ad aliquam solutionem dictis comerchiarijs occaxione dicto- ( 283 ) PRIVATE rum sanitriorum. quoniam antequam dicta sanitria conducta fuissent in presenti ciuitate caffè, vel aliqualiter obligata comercijs. fuerunt vendita per ipsum carolurn comuni et massarie caffè, quibus comuni et massarie venditionem fecerat existentibus adhuc dictis sanitrijs in chio. et licet teneretur ea conduci facere in caffa rixico suo. propterea vendita erant, et conducta ad saluamentum effecta sunt comunis et massarie. et essendo effecta comunis et massarie non tenetur ad dictam solutionem dictis comerciarijs occaxione predicta. ut disponitur ex forma clausularum venditionis et introitus dictorum comerciorum. quarum vigore res et merces comunis et massarie in aliquo obligate non sunt dictis comercijs. Audita replicatione dictorum laurentij et sociorum comerchiario-rum. dicentium quod imo dictus carolus tenetur ad dictam solutionem quoniam dicta sanitria non erant comunis sed dicti caroli, ad cujus instantiam et rixicum missa fuerunt et conducta et obligata comercijs. nec in aliquo obest quod vendita fuerint rationibus antedictis. precipue quod non dici possint bona comunis quando rixico mercatoris conducuntur nec unquam effecta comunis nisi consignat.... Et super premissis omnibus auditis dictis partibus et juribus ipsarum semel et pluries, et omnibus hijs que dicte partes dicere producere exhibere monstrare et allegare volluerunt. tam oretenus quam in scriptis. Yissis etiam clausulis dictorum comerciorum. et cognito maxime per nos dicta sanitria conducta fuisse rixico mercatoris et non comunis. examine ac pensata deliberatione prehabitis. christi nomine inuocato etc. Videlicet quia arbitrando et arbitramentando cognoscimus et declaramus dictum carolum teneri et obligatum esse dictis comerciarijs ad solutionem dictorum comerciorum pro dictis sanitrijs. non obstantibus per eum oppositis, et per consequens condempnamus etc. ad soluendum dictis comerciarijs quantum debet occaxione dictorum sanitriorum etc. reseruato tamen dicto carolo benefficio possendi se reclamare etc. Mandantes hanc nostram sententiam obseruari debere etc. sub pena contenta in dicto compromisso etc. Et lecta testata et publicata per me dominicum de alsario notarium caffè in logia apud scalas palatij anno dominice natiuitatisMCCCCLXXlI. indictione quinta secundum janue cursum, die martij XXIIII nouembris in vesperis, presentibus testibus melchione de garbarino et bartho-lomeo de ronchagiolo notarijs. vocatis etc. QUISTIONl ( 284 ) IV. Carlo Lercari sentendosi gravato dalla sentenza degli arbitri suddetti, adducendo più ragioni contro la stessa, appella, come a magistrato superiore, al Banco di s. Giorgio.. 1472, 17 dicembre * Carolus lercarius constitutus in jure et in presentia spectabilis domini vicarij consularis caffè, atque etiam in presentia gregorij rubei et simonis de carmadino si fleri potuerit, attento quod dictus simon foris est in Campania in legatione ad dominum imperatorem tarta-rorum. qui gregorius et simon tanquam arbitri et arbitratores fuerunt arbitri et arbitratores inter laurentium spinulam et socios co-merciarios caffè ex una parte, et ipsum carolum ex parte altera, et lactores (sic) sententie de qua infra dicetur. Constitutus igitur ut supra occaxione intimationis dicte sententie dicto carolo intimate die x presentis parte vestra domini vicarij ad instantiam dicti laurentij et sociorum, cui quidem intimationi dicte sententie non consentit nisi in facientibus pro ipso carolo, nec pariter dicte sententie. licet, salua appellatione et reclamatione infrascripta. illam obseruare velit ut conueniens (intendi conuentum) fuit fieri in compromisso scripto manu michaelis nigri notarij anno presenti die xvi nouembris. cujus vigore lata fuit dicta sententia. Dicit ipse carolus quod ex forma dicti compromissi conuentum fuit inter dictas partes quamlibet ipsarum partium se reclamare et appellare posse a sententia ferenda per dictos arbitros et arbitratores ad magnificum officium sancti georgij excelsi comunis janue. tamen quod soluptio non retardaretur, quemadmodum latius in dicto instrumento compromissi continetur. Ex quo ipse carolus ita dixit, quod, salua pace, latores dicte sententie tallem sententiam condempnatoriam facere et seu fieri non debuerunt, nec pari modo debuerunt in prolatione dicte sententie tacere unanimiter jura et allegationes dicti caroli. que victoriam dabant honeste cause dicti caroli qui absoluendus veniebat a petitione dictorum comerciorum occaxione sanitriorum. de quibus in dicta sententia et intimatione ejus fit mentio, quia facta venditione dictorum sanitriorum simonis lercarij mercatoris tunc existentis ( 285 ) PRIVATE in chio. ubi erant dicta sanitria vendita comuni et seu massarie. ut expressum fuit in ea venditione et in deliberatione facta super ea venditione facta, et venditis ipsis sanitrijs. effecta fuerant communis et massarie caffè, et expressum fuit in dicta deliberatione (manca quod) facta fuit pro comodo ac auantalio dicte massarie. et cum reuerentia. non consideratum fuit recte in prolatione dicte sententie. quoniam licet sic (forse missa) fuerint dicto carolo. quia id factum fuit ut consignarentur et ponderarentur, quum rixicum erat dicti simonis usque ad consignationem et ponderationem ipsorum, quoniam comune non patitur rixicum. Nec consideratum fuit quod honerati fuerunt per dictum simo-nem tamquam bona dicte massarie. atque consideratum non fuit quod sanitria sunt res proprie pro usu comunis. de quibus sanitrijs postquam onerata fuerunt, nec post aplicuitu ipsorum alij seu alteri vendi potuerunt neque variari potuit per dictum sirnonem siue per dictum carolum precium neque conuentiones facte in venditione facta de dictis sanitrijs. Et profecto mirabilie fuit quod sane intellecta non fuerit clausula dictorum comerciorum in (regula?) quorum tenor tallis est. « Sane etiam intellecto quod comune janue et caffè seu aliorum locorum subditorum dicto comuni janue a presenti introitu sit immune et franchum de omnibus et' singulis rebus et mercibus quas in caffa deferri contingerit pro usu et indigentia dicti comunis ut supra, et sic pro rebus et mercibus conducendis nomine dicti comunis et pro ipso comune intra confines presentes. et clausule seu extrahendis (sic). exceptis tamen victualibus que huc seu intra confines predictos conducerentur pro dicto comune, seu que de caffa a dictis confinibus extraherentur nomine dicti comunis. pro quibus dictus introitus solui debeat non obstantibus supradictis. » Item aduertentes valde justum et conueniens esse quod comune janue in caffa in omnibus preferatur. et preferri debeat personis singularibus et priuatis. immunitatibus precipue et franchixijs. cum non sit justum vel rationabille quod ipsum commune, quod multis et diuersis personis varias et diuersas immunitates et franchixias concedit et ti ibuit. et ab ipsius comunis introitibus comerchijs et cabellis im-munes et exemptas efficit, debeat ipsis suis comerchijs et cabellis ac dasijs subijci. Ea propter per quantum possibille est studentes ipsum comune et seu rem publicam immunitatibus et franchixijs prorogare (sic) et augere, presenti statuto et ordine firmiter valituro, du- QUISTIONI ( 286 ) xerunt regulandum, ut de cetero comune predictum sit et esse debeat liberum et franchum a quibuscumque comerchijs et cabellis dicti comunis et singulis rebus, mercibus, victualibus ac alijs quibuscumque que pro dicto comune vel nomine ipsius ab aliqua mundi parte det-ferrentur in caffa. seu aliquo loco gazarie seu mari majori. pro comune et nomine dicti comunis deffererentur seu exientui causa poi tandi et conducendi ad aliquem locum seu terram. Cum sepe contingat dictum comune tam pro municione tutela suis ciuitatibus quam alijs locis et terris comunis victualia et alia conducere et conduci facere pro comune in caffa. et de caffa seu locis predictis extrahere et extrahi facere secundum quod casus et merita exigunt, non obstantibus aliquibus venditionibus clausulis generalibus vel specialibus aliquorum introituum comerchiorum seu cabellarum comunis janue quibuscumque solemnitatibus roboratis in contrarium disponentibus, quibus in hoc casu dumtaxat ex certa scientia totaliter derrogamus. » Statuentes decernentes et ordinantes quod dominus consul caffè mas-sarij consilia et officium monete per se aut emendatores introituum et cabellarum et cujuslibet eorum apponant seu apponi et addi faciant quod dictum comune sit et esse debeat liberum et franchum ab ipsis comerchjis introitibus totis et cabellis et quolibet ipsorum et cum dicta franchixia specifice incantari vendi et deliberari debeat tempore venditionis eorum ». Quoniam suprascripta parafris (sic) dicte clauzulle expresse disponitur quod nichil soluatur pro rebus et mercibus que deferri contigerit in caffa pro usu siue indigentia dicti comunis et in ... • su-prascripte parafris subijungitur conditio futuri ubi dicit, et sic pro rebus et mercibus dicti comunis et pro ipso comune intra confines, exceptis tantum victualibus, ideo una re excepta cetera omnia inclusa sunt et facta immunia. et mercatores contrahentes cum comuni sub spe hujus immunitatis facilius contrahunt cum comune. Quid super inde dicemus? Adest dicta clauzula et veritas in facto de venditione dictorum sanitriorum venditorum et sub ea venditione consignatorum comuni, cui clauzule alius intellectus afferri non potest ex forma clausularum et etiam ex forma capituli de extrinseco intellectu. unde ex rationibus aductis coram ipsis arbitris et que coram magnifico officio proponentur, et ex supradictis et alijs dicendis et allegandis dicit ipse carolus sententiam fuisse et esse iniquam et latam contra formam juris et capitulorum ac dicte clausule comer- ( 287 ) PRIVATE ciorum. Ex qua sententia sentiens se grauatum et a qua potest appellari et reclamari ex forma conuentorum inter dictas partes, ideo ab ea sententia, siue sit nulla siue sit aliqua, quod non credit, pro-uocat et appellat ac reclamat ad prelibatum magnificum officium sancti georgij. superiorem dominationem presentis ciuitatis. ad quam dominationem appellandum venit etiam de jure, quia ad principem superiorem nunquam tollitur quin reclamari et appellari possit, et ad quam etiam dominationem appellat et reclamat vigore conuentorum inter dictas partes, siue ad illum vel ad illos ad quem vel ad quos placuerit prelibate dominationi. Et saluis premissis petit pendente apellatione nil inouari etc. Offerens non differre soluptionem pro obseruatione conuentorum. Petens acta dicti compromissi et sententie et intimationis substitute cum presenti appellatione et cum parafris . suprascripta signata et cum deliberatione facta super venditione dictorum sanitriorum. et demum acta opportuna cum litteris dimissorijs in debita et legitima forma. Offerens mercedem debitam scribis et subscribis. Et protestans per se non stare quin illa recipiat etc. Petens citari partes ut per se vel legitimas personas pro eis compareant in janua in forma debita et similibus fieri consueta. Offerens reliqua facere ad que tenetur ex forma juris et capitullorum etc. Et hoc ad presens. Sub reserua-tione aliorum quorumcumque suorum jurium etc. saluo jure addendi minuendi etc. Proptestans de expensis factis et flendis. MCCCCLXXII die jouis XVII decembris in tercijs ad bancum curie. Deposita coram spectato domino vicario sedente ad ejus solitum juris bancum. et coram gregorio rubeo altero ex dictis arbitratoribus. et in jure et in presentia ipsorum, per carolum lercarium dicentem requirentem proptestantem et se appellantem et reclamantem in omnibus ut supra, absente simon (sic) de carmadino occupato in lega» tione pro rebus publicis et ad serenissimum dominum imperatorem tartarorum. Qui spectatus dominus vicarius et gregorius predicta omnia admiserunt in quantum de jure teneantur et debeant et non aliter, et mandauerunt seu declarauerunt dari debere acta dicti compromissi et sententie ac dicte intimationis et presentis reclamationis cum dicta QU1STI0NI ( 288 ) parafris et omnibus alijs in forma debita et consueta via cum dictis litteris dimissorijs. V. Intimazione legale fatta a Lorenzo Spinola e socii di nominare i loro rappresentanti, avanti il Magistrato di s. Giorgio, nella causa a iniziarsi in Genova per ii pagamento controverso. 1472, 17 dicembre Ea die hora et loco Admoniti fuerunt personaliter per me notarium infrascriptum. mandato prefatorum domini vicarij et gregorij. dicti laurentius spinula et socij comerchiarij predicti. presente? audientes et intelligentes. quatenus de cetero debitis temporibus compareant et adesse debeant in janua per sese vel per personas pro eis legitimas nominandas (sic) siue nominandas in actis presentis cause, et hoc coram magnifico officio sancti georgij. superiori dominationi presentis ciuitatis. et seu coram spectabilibus dominis sapientibus ejus, ad quos fuit appellatum seu reclamatum ut supra per dictum carolum lercarium a dicta sententia lata per dictos gregorium rubeum et simonem de carmadino arbitratores et scripta manu notarij infrascripti. Coram quo magnifico officio sancti georgij adesse et assistere debeant per se vel per personas pro eis legiptimas. ut supra, ad singula acta fienda in dicta causa dicte reclamationis et ad assistendum usque ad finem et difflnitiuam sententiam [inclusiue et plenariam executionem ejus, vel elligant locum in janua in quo vellint se citari in dicta causa dicte reclamationis. Alioquin ipsis non comparentibus et seu in actis presentis cause non nominantibus personam pro eis legiptimam. cum sufficienti et le-giptimo mandato, protestatur ipse carolus quod citabuntur ad que-cumque acta fienda. et si que fieri continget in eadem causa, ad hostium dugane maris prelibati magnifici officij. et proptestatur quod dicte citationes habebuntur pro validis et legiptimis proinde ac si eisdem laurentio et socijs personaliter facte forent. ( 289 ) PRIVATE Et hoc ad instantiam dicti caroli presentis et proptestantis quod intendit et vult cum primo passagio. hinc recessuro, mittere quascumque scripturas presentis cause, cum litteris dimissorijs dirrigendis dicto magnifico officio. VI. Lorenzo Spinola e sopii eleggono loro procuratori e rappresentanti nella lite col Lercari, in Genova, i nobili Pier Gentile l’alia vicini q. Alaone e Gio. Battista Grimaldi. U72, 19 dicembre. * Eodem millesimo die sabatti (sic) X VIIII decembris, indictione quinta secundum janue cursum, in curia consulari. Supradicti laurentius spinula et socij. comerchiarij predicti. constituti in presentia dictorum preffati domini vicarij et gregorij ac mei notarij infrascripti occaxione suprascripte admonitionis eis ut supra facte, quatenus compareant in janua coram magnifico officio, cui pre-cepto seu admonitioni non consentiunt, dicunt quod volunt in janua citentur in omnibus actis, si qui fient in causa dicte reclamationis, nobilles petrurn gentillem pilauicinum q. alaonis et johannem baptistam de grimaldis. ciues janue. quos vigore present:um et quemlibet eorum in solidum constituunt procuratores, et pro ut melius de jure fieri et esse potest, et ut dictum esi quemlibet ipsorum absentem tamquam presentem in solidum, ita quod non sit melior conditio occupantis. sed id quod unus ipsorum inceperit alter possit prosequi etc. Ad prosequendum dictam causam dicte reclamationis usque ad finem et difflnitiuam sententiam inclusiue et plenariam exeeutionem ejus, et ad faciendum in predictis et circa predicta et in dependentibus emergentibus etc. et demum prout ipsi laurentius et soc;j facere possent. si presentes essent, et que causarum merita et juris ordo postulant et requirunt, etiamsi talia forent que mandatum exigerent magis speciale. In dictos petrum et johannem baptistam constitutos ut supia. et quemlibet eorum, transferentes totaliter vices eorum et judicium presentis cause. Et de predictis etc. Presentibus testibus vincentio de dernisio (?) et christoforo de caneuali. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 19 QUISTIONI ( 290 ) VII. Carlo Lercari nomina, allo slesso oggetto, suoi agenti in Genova il nobile Gregorio Lercari e Bendinello Sauli. 1473, 18 febbraio * In nomine domini amen. Carolns lercarius fil'us magnifici domini joffredi lercarij presentialiter consulis caffè, major annis decem et octo ut asserit, et palam et publice negotians sciente et patiente dicto magnifico domino joffredo ejus patre. ac ab eo emancipatus vigore publici instrumenti scripti rnanu francisci de pastino notarii, vissi et lecti per me notarium infrascriptum. Sciens anno proxime elapso die XVII decembris per ipsum impositam fuisse quamdam reclamationem ad magnificum officium sancti georgij a quadam sententia lata per dominos gregorium rubeum et simonem de carmadino. tanquam arbitros et arbitratores inter ipsum carolimi parte una et laurentium spinulam et socios comerchiarios caffè parte altera, scripta manu mei notarij infrascripti anno proxime elapso die XXIIII nouembris. lata in fauorem dictorum comerchia-riorum et contra ipsum carolum. et a qua fuit per ipsum carolum reclamatum ad dictum magniticum officium, prout in actis curie apparet. Ideo ipse carolus non valens presentialiter se transferre in janua coram dicto magnifico officio, omni meliori modo jure via et forma quibus melius potuit et potest, in presentia dicti magnifici domini joffredi. ejus patris consentientis, fecit constituit et ordinauit et loco ipsius posuit et ponit suos certos nuncios et procuratores, et prout melius de jure fieri et esse potest, nobilem gregorium lerca-rium et egregium bendinellum sauli ciues janue. absentes tanquam presentes. et quemlibet eorum in solidum, ita quod non sit melior conditio occupantis, sed id quod unus eorum inceperit, alter possit prosequi mediare et finire. Ad comparendum in janua coram dicto magnifico officio sancti georgij. et ad presentandum processum dicte reclamationis ac let-teras dimissorias coram dicto magnifico officio sancti georgij. et ( 291 ) PRIVATE ad prosequendam dictam causam dicte reclamationis usque ad flnern et defflnitiuam sententiam inclusiue et plenariam execntionera ejus et ad faciendum in predictis et circa predicta et in dependentibus emergentibns et connexis etc. et demum prout ipse carolus facere posset si presens esset in janua coram dicto magnifico officio, et que causarum merita et juris ordo postulant et requirunt, etiam si talia forent que mandatum exigerent magis speciale, transferens ipse carolus in dictos suos, procuratores et quemlibet eorum in solidum judicium presentis cause, et demum ad omnia alia et singula facienda et procuranda etc. Et in predictis etc. unum procuratorem et plures substituendum et substitutos reuocandum etc. I)ans etc. Promittens etc. Et volens etc. Sub etc. Respondens etc. Actum caffè in curia consulari interius anno dominice natiuitatis * millesimo quadringentesimo septuagesimo tertio, indictione quinta secundum janue cursum, die XVIII februarij in tertijs. presentibus testibus francisco de pastino notario et vincentio de dernisio (?) burgen-sibus calle, vocatis et rogatis. • Extractum est ut supra de actis publicis curie scriptis manu mei notarij infrascripti. unius ex scribis dicte curie, et hoc ad instant:am dicti caroli, non computatis instrumentis compromissorijs. que scripta et seu testata sunt per michaelem nigrum nunc absentem a presenti ciuitate caffè. Dominicus de alsario notarius. QUISTIONI ( 292 ) III. Quistione di Cristoforo Di-Negro coi fratelli Guasco. (anni i 474-1475) 1. Cristoforo Di-Negro, consolo di Soldaia, ordina la distruzione delle forche e delle berline dai fratelli Guasco rizzale in Scuti. 1474, 27 agosto (Filza di CalTa). ►5 In ehristi nonaine MCCCCLXXI1II die XXVII augusti, in mane in logia consulatus. De mandato spectabilis domini christofferi de nigro honorabilis consulis ciuitatis soldaie. vos michael de sasello caualerius diete ciuitatis. constantinus de frangissa. maurodi. jabo. caroci. scolari, jherica et daneli argusij diete ciuitatis ito accedite et personaliter vos et quilibet vestrorum conferìatis in loco et casale scuti, et furchas et berlinas ligni quas in dicto loco imponi fecerunt andriolus thìodorus et demetrius de goascho fratres, illas ex dicto loco leuate dimpite et vi foco illas ardere faciatis, quousque in totum consumate et anichi-late remaneant. Et si forte theodcrus de goascho vel alius (o.anca de) predictis fratribus vos aliquo modo impediret aut contradiceret vel obstaret vos ad faciendam predictam exeeutionem. illi teodori (sic) vel alijs mandate quatenus de mandato spectabilis domini consulis, sub pena summorum mille ex nunc aplicandorum magnifico officio sancti georgij. dimittat dictam exeeutionem efectualiter facere, et ea que omnes in predictis facietis referre debeatis in actis curie dicti spectabilis domini consulis. ( 293 ) PRIVATE Et predicta (ieri mandauit dictus spectabilis dorninus consul ex officio suo et pro comodo ac honore magnifici officij sancti georgij. atento quod dicti andriolus et theodorus et dimitrius intrauerunt et intrant in hijs que eis non spectat (*) et contra honorem et comodum dicti magnifici offlcij sancti georgij et comunis janue. II. I sette messi ritornano dicendo d’essere stati impediti dai fratelli Guasco dal-l’eseguire gli ordini del console. 1474 27 agosto. Ea die post vesperas. Supradicti michael caualerius. constantinus. maurodi. jabo. carosi. scolari, jhericha et daneli argusij septem et quilibet ipsorum tam co munim quam separatim et seu diuisim. retulerunt coram dicto spectabile domino consule, me notario infrascripto et testibus infrascriptis. se ipsi omnes discessisse de mandato spectabilis domini consulis pro loco predicto scuti, animo et intentione exequere omnia suprascripta illis in mandatis data per dictum spectabilem dominum consulem, qui omnes accesserunt usque ad montem existentem super casale tasili versus dictum locum scuti, in quo monte jacet iter et siue via dicti ca-salis scuti, in quo itinere et via reperierunt theodorum de goascho cum hominibus XXXX in circa tenentes arma et baculos longos in manibus. qui dum cum dicti caualerius et argusij se obuiarent in dicto itinere, dictus theodorus interogauit dicto caualerio et argusijs ubi accedebant. ipsi autem dixerunt accedere de mandato dicti domini consulis in casale scuti ad comburendum et dirupendum furchas et berlinas in ipso (') Avvertiamo una volta per sempre che le sgrammaticature innumerevoli contenute in questo incarto deonsi alla poca e ninna perizia in latinità del console, o meglio di Gandolfo di Portofino suo cancelliere, e notaio di Soldaia. II segnarle tutte nel lesto saria stala troppo lunga e noiosa fatica: l’avviso presente serva per l’incarto intiero. . QUISTIONl ( 294 ) Joco existentibus. Qui tcodorus respondens dixit quod non volebat quod ipsi de mandato dicti domini consulis dirui nec comburi deberent dictas furclias et berlinas. quia dictum locum scuti habuerunt cum mandato magnifici domini consulis cafl'e. cum quo consule agere habebant et non cum consule soldaie. et quod si magnificus consul caffè mandabit dictas furebas et berlinas dirui et anichilari. ipsi illud facient, sed pro domino consule soldaie. etiamsi personaliter veniret. nolunt illas dirui nec comburi dimittere aliquem. Qui michael dicto theodoro. parte dicti domini consulis soldaie. pro-cepit quatenus ipsum cum dictis argusijs. sub pena summorum mille aplicandorum ut supra dicto officio sancti georgij. dimittat d:ctas furebas comburi et anichilari et in omnibus ut supra sibi mandatum fuit per ipsum dominum consulem. Qui theodorus ipsi michaeli caualerio et argusijs obstaculum fecit cum dictis hominibus et non dimisit illos exeeutionem mandati dicti spectabilis domini consulis facere. Ex quo redierunt sine aliqua exeeutione predictorum. Testes anthonius spinula thomas de castiliono et filipus de marcho. III. Ordine del console Di-Negro ai fratelli Guasco di produrre, entro tre giorni, le carte comprovanti il loro diritto d’ avere a fare col solo console di Caffa. 1474 27 agosto. © Die XXVII augusti. Precipiatur de mandato spectabilis domini christofferi de nigro, honorabilis consulis ciuitatis soldaie. theodoro de guascho qui hodie cum hominibus XXXX incirca armis et bastonis ligneis armati (sic) in contratibus tasili in quodam monte, ubi est via casalis scuti, se obuiauit cum michaele de saselo caualerio ipsius domini consulis et curie sue. nec non cum constantino. maurodi. jabo. carocio. scolari, jhe-rica et danili septem argusijs dicti domini consulis, qui omnes de mandato dicti domini consulis accedebant in casale scuti ad corabu- ( 295 ) PRIVATE rendum et anichilandum furchas et berlinas ligni in ipso loco scuti constitutas per andriolum de goascho dictum theodorum et demetrium fratres, contra formas juris et statutorum excelsi comunis janue ac magnifici offlcij sancti georgij. et cui theodoro dum ipse michael per ipsum theodorum cum predictis hominibus obuiaretur et non dimitteretur dicto michaeli et argusijs predictis ut in dicto loco scuti accederò deberent ad faciendam exeeutionem predictam. eidem theodoro per dictum caualerium et argusios predictos. parte dicti domini consulis. preceptum fuit ut sub pena summorum mille dictos michaelem caualerium ac argusios predictos dimittere deberet ad conburendum et anichilandum dictas furchas et berlinas. Qui theodorus respondidit dicto caualerio et argusijs predictis etiam si consul soldaie personaliter accederet ibidem, illum dominum consulem ipse theodorus non dimitteret dictas furchas et berlinas comburi vel anichilari. quia ipsi fratres ac dictus theodorus nichil agere habent cum dicto domino consule, sed habent agere cum magnifico domino consule caffè, et prout et sicut latius apjfaret in actis curie ipsius domini consulis in relatione dictorum caualerij et argusiorum. Quatenus in dies tres proxime venturos a presenti precepto monstrasse exclarasse producisse et exibuisse debeat coram dicto spectabili domino consule omnes et singulas exclarationes conuentiones et pacta que asserit habere cum excelso comuni janue in janua vel in caffa vel cum magnifico consule caffè, per quos et que non tenetur stare juridicti (sic) spectabilis domini consulis et parere omnia ejus mandata, eo quia ipse consul se ofert parrere omnia celebrata cum eis per excelsum comunem janue. superiores dominos suos, ut de jure facere tenetur et dumtaxat. Aliter elapso dicto termino, per ipsum spectabilem dominum consulem condemnabitur ipse theodorus in dicta pena summorum mille, in qua incursus est juxta relationem dictorum michaelis caualerij et argusiorum predictorum. ut in actis curie latius apparet. Et predicta fieri mandauit dictus spectabilis dominus con ul ex officio suo. quia dictus theodorus contrafecit in crimen lesi magistratus, quia arma et bastones surrexit contra magnificum officium sancti georgij. cui vices gerit ipse dominus consul, tanquam ab ipso magnifico officio electus et aprobatus ac personarum ditioni diete ciuitatis soldaie subpositarum (sic). Ol’ISTIONI ( 296 ) IV. Intimazione ai detti dell’ordine precedente di mostrare le loro carte d’esemione. • 1474, 31 agosto. i$( Die XXXI augusti. Daneli quondam Stefani argusius retulit se hodie die XXXI personaliter in loco tasili dedisse dicto theodoro suprascripta. sibique pre-cepisse in omnibus ut in dicto precepto continetur. V. • Il console e i massari di Caffa, ai quali ricorsero i Guasco, ordinano al console di Soldaia, Cristoforo Di-Negro, di sospendere P esecuzione del suo precetto contro i predetti. 1474, 1 settembre Antoniotus de cabella consul caffè etc. Prouissores et mas?arij ac consilium antianorura diete ciuitatis. Spectabilis vir. carissime noster. Comparuit coram nobis nobilis vir andriolus conquerendo dicens vos misisse argusios in loco scuti ac tasili cum preceptis penalibus theodoro de goascho ejus fratri, ut faciat ea que sub dictis preceptis pennalibus sibi commisistis, ex quo habuit recursum ad nos. allegando ipsum habere conuentiones cum magnifico officio sancti georgij. ex quibus dixit se non esse subpositum jurisdictioni illius consulatus, quas ob concurentes ocupationes adhuc renidere non posimus nec jura ipsorum de guasco inteligere. Ideo man damus, vobisque scricte committimus quatenus in hujusmodi causa vos supersedeatis et contineatis, dictumque preceptum per vos ut supra factum dicto theodoro ac alia contra ipsum facta reuocetis. donec per nos diligenter intelecta fuerint jura ipsorum de goascho et conuentiones quas habent cum prefato magnifico officio sancti georgij. ( 297 ) PRIVATE et visis predictis vobis dabimus notitiam de eo quod agere debebitis, quia sic statuimus omnes in consilio nostro (*). VI. Risposta del console di Soldaia, Di-Negro alla precedente lettera del console di Caffa. 1474, 2 settembre. Magnillce et potentes (sic) domine, spectabiles domini et venerandi domini. Herina die litteras vestras accepimus, ex quibus intelleximus andriolum de goasco coram vobis querelose conquestum fuisse nos misisse argusios nostros in tasili et casale scuti, et prout latius in dictis litteris vestris continetur. Nos enim in tasili aliquam personam non misimus, quamuis jurisdictionem habeamus in eo loco mittere, nisi juridice contrarium videamus. In scuto vero pro comodo et honore magnifici officij sancti georgij et nostro honore et debito misimus caualerium nostrum cum argus:js nostris, ut comburi et anichilari deberent furchas et berlinas in eo loco constitutas per andriolum • de goascho et fratres, contra forrnaru juris et statutorum excelsi co-comunis janue et magnifici officij sancti georgij. quibus caualerio et argusijs theodorus de goascho temerarie et audacter cum hominibus XXXX incirca armis et bastonis armatis in predictis illis exeeutionem facere non permisit, quamuis de mandato nostro dicto theodoro parte nostri per ipsum caualerium et argusios mandatum fuerit sub pena summorum mille illos dimitteret facere dictam exeeutionem. que nequaquam modus fuit illam illis facere permiserit, dicendoque dicto caualerio et socijs: etiam si consul vester personaliter veniret illum non dimitterem dictam exeeutionem facere. Ex quo incursus est in pena summorum dictorum mille, in qua pena illum tenemur de jure condemnare, quod omnino facere intendimus, eo maxime quia de jure euidentissimo est dictum theodorum esse subditum nostrum et jurisdictioni nostre subpositum et arma contra magnificum officium (’) Come vedesi la Intera non ha data di sorta; ma se l’intimazione suddetta fu fatta il 31 agosto e la risposta seguente reca il giorno 2 settembre , per quasi necessaria conseguenza la presente dovè essere datata il 1. settembre. QUI ST IONI ( 298 ) sancti georgij surexisse. cum ab ipso magnifico officio fuerim consul in ciuitate ista et in omnibus subditis suis creatus et aprobatus cum bailia et potestate, ut ex litteris dicti magnifici officij nobis confectis latius continetur. Et quia mandauistis nos in predictis et exeeutionem predictornm detrahi (•) supersedi debeamus quousque videatis et inteligatis jura in predictis dictorum de goascho. in obseruationem igitur mandatorum vestrorum supersedemus in re ipsorum per dies decem, quousque dicta jura eorum reuideatis. que cum reuideritis rogamus copiam ipsorum placeat nobis mittere ad hoc ut inteligi posimus qualiter de jure tenemur in illis contineri, quia et nostra intentio est totaliter parerò omnes conuentiones pacta et mandata per magnificum officium sancti georgij celebrata cum dictis de goascho et cum omnibus alijs. In examinatione autem jurium dictorum de goascho fienda rogamus animaduertatis in honore et comodo dicti magnifici officij sancti georg j et etiam in honore nostro, et ubi in propositu nostro videbitis ipsis carrere denunciationes oportunas et eos illorum juri subcumbere. placeat eo casu aduertere ad ea omnia que expresse ex regulis de intermissione justitie continetur, illa cum ipsius regulis obseruare. ut certissimus sum facietis, ad hoc ut justitia recipiat ejus verum locum et illi de goascho qui ex opibus et pecunijs eorum arbitrantur ibi et hic superiores illis non habere et solos dominos esse, intelligant vere superiores habere et consules dominos eorum esse. Ex soldaia die 11 septembris MCCCCLXXII1I. Gandulfus. VII. Cristoforo Di-Negre, console di Soldaia, sollecita dal console di CafTa una risposta alla sua ultima, ed espone le ragioni per cui è convinto d’avere piena giurisdizione sul villagio di Scuti. 1474, 6 settembre. Magnifico et potenti domino anthonioto de cabella consuli caffè. Magnifice et potens domine. Cum calutio argusio accepi pridie litteras vestras, spectabilium dominorum massariortftn et dominorum an- (’) Forse voleva scrivere, de celerò. ( 209 ) PRIVATE tianorum. quibus litteris statim cum dicto ealutio dedi responsa. Roga mus igitur cum presenti argusio nostro placeat ex litteris vestris nobis significare si dictas litteras nostras cum calutio habuistis an ne. Insuper rogamus si illi de goascho coram vobis et allijs dominis suprascriptis exi-buerunt conuentiones quas aserunt habere cum magnifico officio sancti georgij. copiam illarum nobis placeat mittere, ut valeamus per eas inte-ligere qualiter de jure nos contineri debeamus cum predictis de goascho. quia omnino parere intendimus ad unguem omnes conuentiones federa et pacta dicti magnifici officij sancti georgij. que illorum conuentiones arbitramur leuiter facte fuisse super hedificatione tantum loci tasili. tamen sine prejudiciojurium dicti magnifici officij de loco scuti, de quo agimus. Scimus procerto ipsi nullam habere conuentionem. et locum dicti scuti posideri non posse in prejudicio comunis. et ultra modum ut tartari illum habebant, tempore quorum tartarorum dictus locus fuit semper jurisdictionis presentis loci et consules semper jus in eo mi-nistrauerunt. ut ex regulis expresse continetur, et etiam ex actis curie soldaie sententias diuersas latas in hominibus dicti loci ac extimationes consecutas et judicatas per dictos consules ante^e-sores nostros, per quas scripturas expresse continentur omnia. Idem cum eritis in rebus dictorum de goascho cum suprascriptis dominis in omnibus rogamus animaduertatis ita et taliter quod jura comuni?, et magnifici officij. et similiter ea que jurisdictionis nostre judicanda sunt, non ledantur. ut de vobis pro certo speramus. Nec alia, paratus mandatis vestris. Valete cum christo. Ex soldaia die VI septembris MCCCCLXXI1II. Christoforus de nigro consul soldaie cum recommendatione. VIII. Il console e i massari di CafTa, rispondendo al console di Soldnia , rinnovano l’ordine di sospendere gli atti della causa, perché occupali in rilevantissimi negozii di Sialo non ebbero ancora agio di esaminare le carie prodotte dai fratelli Guasco. U74, 9 settembre. Anthoniotus de cabella consul cafife etc. Prouissores et massarij ejusdem ciuitatis. Spectabilis vir. carissime noster. Alijs nostris litteris vobis scriptis parte nostra, antianorum nostrorum, scripsimus vobis quod in causa seu QUISTIONI ( 300 ) causis illis locorum tasili et scuti nichil inouaretis donec aliud superinde vobis committeremus. Hoc dicimus quia vidimus litteras vestras per quas requiritis quod vobis mitamus conuentiones et allia que illi de goascho habent in dictis illis locis, que jura ipsorum et conuentiones vidimus in consilio nostro, sed adhuc nichil determinauimus. Ex quo nichil vobis scripsimus, et de' nouo committimus vobis quatenus nichil innouetis in dictis locis donec a nobis aliud habueritis in mandatis, si gratiam nostram carependitis. Nam sumus in alijs negotijs arduis valde impediti, que detinentur (sic) nos quod non possumus cogitare in causis predictis de goascho. Data caffè die VII11 septembris MCCCCLXXIIII. Anthonius. IX. Antoniolto Cabella, console di Caffa, ordina al Di-Negro di desistere dal faro pagare le lasse ai Caragaili; e avvisa che verrà in Soldaia il massaro Oberto Squarciafìco a giudicare la quislione. 1474, 17 settembre. Anthoniotus de cabella consul caffè etc. Spectabilis vir. carissime noster. Inteleximus vos cogere velle homines caragaihi ad quasdam solutiones ad quas ipsi non (sic) preten-dunt nec intendunt cogi posse, et sic ad nos recursum habuerunt, ex quo decreuimus ut nichil in ea causa innouetis. et sic mandamus vobis donec veniat istuc ad vos spectabilis dominus obertus alter prouissor et massarius noster, cui commisimus ut cum ibi erit pro danda paga causam ipsam plene inteligat si dicti homines possunt cogi ad ea onera ad que requiritis an ne. et deinde referat nobis qui prouide-bimus prout equitati et justitie conuenire judicabimus. Interim prout supra diximus nollumus ut nichil innouetis superinde, si nostram ca-ripenditis gratiam, quia de omnibus qne facturus est vos certiorem faciemus. Et quia dante deo nouam fabricam incepimus, mitatis ad nos sex ex illis melioribus magistris antelami quos in illo loco vestro reperietis. ( 301 ) PRIVATE non occupando per hoc illos qui laborant in arce tasili. quia inteli-gimus esse ibi oportunos pro hijs que occurrunt, et faciatis quod su-pradicti magistri sint die lune in mane ad nos. Data caffè die XVII septembris MCCCCLXXIIII (*). Anthoriius. X. Il console Di-Negro sostiene che i Caragaiti sono obbligaiti a pagare le l--sse come gli altri: che condannerà nella multa incorsa Andreolo Guasco, a meno che il console di Caffa non voglia avvocare a se il giudizio e a responsabilità della,causa stessa. 1474, 20 settembre. Magnifico et potenti domino anthonioto de cabella consuli caffè etc. Magnifice et potens domine. Litteras vestras heri receptas respondetur. homines caragaihi denotauistis ad vos recursum habuisse cun querentes nos illos cogi ad certas solutiones quas persolui non intendunt. in hijs alias fui coram domino baptista justiniano tunc consule qui respectu illorum de goascho ex animo in prejudicio excelsi comunis janue contra justitiam predictos de caragaihi substinere conatus est. sed in fine ibidem cognitum ab omnibus ciuibus et burgensibus fuit ipsos de caragaihi dictas solutiones ex preciso debito solui teneri dicto excelso comuni et magnifico officio sancti georgij. quia omnes ipsi de caragaihi quamuis in caragaiho seminant et laborant et uno tempore habitent anni, preterea et in soldaia domos habent et alium tempus dicti anni etiam habitant soldaiam in qua oriundi sunt, ex quo subditi et homines sunt comunis et gratias omnes dicti excelsi comunis fi uuntur. ex quo in dictis solutionibus excubiarum ciuitatis et in angarijs comunis expresse debitores sunt. Didicimus pro hijs quod in locis dictorum de goascho seminant siue debitores sunt, ut hic inter (’) Nell’incarto dopo questa lettera havvi l’avviso che segue : Ad presentem litteram responsum fuit per lilteram supradictam (nell’ incarto è posta superiormente e perciò fuori luogo) dirrectam dicto magnifico domino consuli in qua continetur de rebus de caragaihi. datam soldaie die vigesima septembris. Noi la collochiamo dopo, cioè secondo richiede lo svolgimento della quistione e 1’ ordine di data. QIISTIONI ( 302 ) seniores et incolas ciuitatis omnes notissimum est. et non solum in hijs de caragaihi. sed etiam in hijs qui ortolagam otaihi sartana et. et alijs locis casalibus tartarie habitant et in eis laborant, qui essendo de loco soldaie et domos in soldaia habentes, in dictis locis decimam persoluunt. excubias vero et angarias quando hic reperiuntur in presenti ciuitate ex tunc persoluunt. similiter et ortolacum et omnia alia casalia circumstantia quiete et patienter. Illi vero de caragaihi obstantur quia substentantur ab illis de goascho. quia dictas solutiones et angarias magnifici officij comunis janue in elapso sub certo velamine in ipsis proprijs conuertebantur. et sic tacite aripiebantur jura comunis et debita dicti magnifici officij. ut vos magnificus dominus consul clarissime una cum spectabili domino-oberto colega vestro intelexistis in illa vice quando in camera dicti spectabilis oberti. presente andriolo de goascho. de hijs de caragaihi disputauimus et dictum andriolum confugimus (sic), ita quod clare intelexit ipsum injuste agere, ex qua tunc apellatione dictorum de caragaihi ibidem a sententia nostra interpelata prosequere non elexit. imo parere promisit. Ideo jura comunis et magnifici officij sancti georgij honoremque nostrum ad debitum in hijs que officio consulatus nostri pertinent caripendiatis. conferri fecimus ad nos omnes de caragaihi ad intelli-gendum de hijs qui coram vobis conquesti sunt, nulus ex hijs dixit conquestus fuisse, ipsi omnes libenter dictas excubias soluerent et facerent angarias eorum si ab illis de goascho stimulati non forent. Illi autem qui coram vobis comparuerunt forsitan de caragaihi non sunt, alij vero homines ex hordine (sic) illorum de goascho. quorum insidijs aduertere placeat. Nula alia quam dominis officialibus vestris dixisse circa exsessum comissum per theodorum de goascho cum armis contra officiales magnifici officij. pro quibus incursus est in pena summorum mille, in qua pena intendimus illum condemnare omnino, quia transacti sunt dies decem in quibus suprastetimus vestro et dictorum dominorum respectu. Modo onus predicte rei super nos et humeris nostris est. in quo stare non intendimus. Ex quo rogamus in hijs de cetero nos impedire non debeatis, saluo si tale onus vultis in vobis sussipere et responsa rei ipsius tradere sui loco magniffico officio sancti georgij. eo casu ut cohactus desistam a dicta condemnatione, et tunc que a vobis scripta., recipiam cautele nostre in hijs sufficientia, aliter in re ipsiu* condemnationis procedemus, ut ex debito tenemur. ( 803 ) PRIVATE Insuper mandauistis antelamos octo vobis transmitti debeamus, vere et certe inteligatis. domine, si presentia vestre magnificentie videre posset qualiter modo aperta sunt fundamenta turris magne et sub quo periculo ipsa turris jacet, quousque adimpleantur dicta fundamenta, vere magistros antelamos ibidem hic miteretis. sunt omnes magistri istius loci in dictis fundamentis ut frequenter construantur ipsa fundamenta ne aliquid sinistri sucedere possit, quod absit. Ex quo nulo modo presentialiter miti possunt antelami aliqui, quos per vim a ven-demijs eorum accepimus, constructo opere predicto'mitentur quantum mandabitis. Alij vero magistri sunt in tasili quos mandauistis a dicto loco moueri non debeantur, certissimum habeatis quanto magis locum tasili fortificabitur, magis in comodum est rei publice nostre et su- ficiens respectu teucrorum et alijs respectibus destruere ad..... rempublicam nostram utinam pro comodo ipsius rei publice nunquam factum fuissent et si factum est derueretur, credatis mihi utinam mendax fu ... . Mandatis vestris animo paratissimus. Valete cum deo. Ex soldaia XV septembris MCCCCLXXIIII. Gandulfus. XI. Il Di-Negro riscrive al console Cabella insistendo sull’affare dei Guasco e dei Caragaiti. 1474, 14 ottobre. Magnifice et potens domine, spectabiles domini et venerandi domini. Lsquequo spectabilis dominus obertus hic fuit cum duobus ex nobilibus dominis officialibus monete, coram dicto spectabili oberto nobis et ipsis ofiicialibus comparuerunt duo de caragaihi hic habitantes, unus quorum est papa, qui nulas habet angarias ciuitatis. agregatus fuit per nos ut justum est. ipsi autem alibi cunquerentes debitum non esse nec justum ut agreuentur in angarijs et auarijs ciuitatis. insuper in angarijs et soluptionibus illorum de goascho. ex quo contendebantur soluere illis de goascho quibus ex longa consuetudine soliti sunt soluere et alia facere et quod a solutionibus comunis et angarijs liberari debeantur. QUISTIONI ( 304 ) Et ideo ut de predictis veram habeatis scientiam ipsa longa consuetudo predictorum in dictis solutionibus quas faciebant predictorum de goascho erat et facta fuit in fraudem et prejudicium comunis. ut sepe numero per nos recitatum et exclaratum fuit dominationibus vestris. que fraus et prejudicium comunis stare non debent, eo maxime quia illi de caragaihi jam superioribus diebus de ordine dictorum de goascho contra dispoxisionem et sententiam nostram agreuati sunt et inde apelati sunt coram domino baptista justiniano olim consulem (sic). apud quem ipsi de goascho granditer fauorabiles erant, et tandem in dicta apelatione nichil sententiatum fuit, quia nichil de jure sen-tentiari potuit contra comune, itaquod apelationes ipsius instantia transiuit sine sententia et ipsa dispoxitio et sententia nostra restauit firma et judicata juste, ex quo in primis et alijs omnibus procedemus ut per nos dispositum exstitit justitia mediante, cum sit quod respectu dicte apelationis transite in rem judicatam vos domini de cetero impediri in predictis non potest. Certum est ut ore probatus sum spectabili domino oberto et vobis dominis officialibus monete, ita omnibus vobis dominis significo pro comodo comunis jeronimum de dernixio habere et habuisse stipendium ut commoretur in presenti ciuitate. et quod exerceat officium capita-neatus arguxiorum qui semper per menses decem ibidem habitauit. ex quo stipendium de jure habere non debet, et maxime ex tenore regularum soldaie. in quibus expresse continetur quod socij et seu pro-uisionati soldaie extra soldaiam stare non debeant ultra dies Y. aliter quod non habeant stipendium, ideo in hac re aduertatis. quia semper ibi stetit et hic recepsit sine licentia nostra. Data soldaie XIII octobris 1474 (sic). Gandulfus. XII. Il console di Soldaia stimola nuovamente quello di Caffa ad esaminare le carte dei Guasco e dirne il contenulo, volendo esso fare giustizia. 1474, 14 ottobre. Magnifico et potenti domino anthonioto de cabella consuli caffè etc. spectabilibus dominis prouisoribus et venerando officio antianorum. Magnifice et potens domine, spectabiles domini et venerandi domini. ( 305 ) PRIVATE Grauem excessum contra comune et nos cum armis commissum per theodorum de goascho in alijs litteris nostris scripsimus sufficienter, pro quo excessu omnino intendimus dictum theodorum condemnare in pena in qua incursus est. Vos enim domini mandauistis mihi ut supersedere debeamus quousque conuentiones ipsius theodori et fratrum suorum 1’euidere deberetis. Ex quo in obseruatione mandatorum vestrorum hucusque supersedimus, modo arbitramur dictas conuentiones et contenta eorum jura reuideritis. ex quo libenter videremus ut copiam dictarum conuentionum nobis mitatis. ut illis inspectis maturius contra theodorum justitiam ministrare valeamus, quia contra eum omnino justitiam facere intendimus. Saluo si per dominationes vestras disponeretur ut in re ipsa justitiam ministrare non debeamus, et quod per litteras vestras illud suficienter nobis scribatis, ita quod coram magnifico officio sancti georgij constare possit per nos et parte nostra non restasse justitiam ministrari, imo propter mandatum vestrarum dominationum. Rogamus quidquid in predictis decreueritis significate nobis per litteras vestras ut inteligere valeamus quid agendum in re ipsa. Non alia. Vestris mandatis paratus. Ex soldaia die XIII octobris MCCCCLXXIIII. XIII. Il console Cabella rispondendo al console Di-Negro gli comanda di non imporre nuovi pesi ai Caragaiti, essendo essi uomini liberi. 1474, 29 ottobre. Anthoniotus de cabella consul caffè etc. Spectate vir nobis carissime. Recepimus superioribus diebus litteras vestras et inteleximus quantum dixistis in facto angariarum hominibus casalis caragaihi. andrioli de goascho et fratrum dominorum dicti ca-salis. et etiam inteleximus quantum in facto isto tempore consulatus spectabilis domini baptiste justiniani factum fuit. Ex quo per informationes oportunas per dictum dominum baptistam susceptas a senioribus et consulibus soldaie sibi constitit dictos homines fore liberos et exemptos ab ipsis angarijs. et prout de premissis omnibus patet aperte per litteras et scripturas factas tempore dicti domini baptiste Societd Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 20 QUISTI0N1 ( 306 ) precessoris nostri. Propter quod non ulterius procedatis in facto isto, nec dictos homines ulo pacto vexari permittatis pro dictis angarijs. quoniam quantum fuit factum in re ipsa per consulem preces-sorem nostrum ractum esse volumus et obseruari debere. Data caffè die XXVIII1 octobris MCCCCLXXIIII. Dominicus. XIV. 11 console coi massari e il consiglio degli anziani di Caffa sentenziano in favore dei Guasco, e contro il console di Soldaia, non avere egli alcuna giurisdizione sul luogo di Scuti. 1474, 4 novembre. Anthoniotus de cabella consul caffè etc. Obertus squarsaficus et franciscus de flisco Prouissores et massarij et consilium antianorum. Spectate vir carissime noster. Per litteras vestras die XIIII octobris soldaie datas. et nobis presentatas die XX dicti mensis, vidimus ea que requisiuistis per nos exclarari et decerni debere super causa per vos mota contra andriolum et allios fratres de goascho. et statim habitis ipsis litteris vestris citari fecimus coram nobis dictum andriolum et theodorum. quibus ea proposuimus que in ipsis litteris vestris continentur. Quibus per eos fratres opositum fuit vos nulam habere jurisdictionem super Jocis tasili et scuti, et super hoc exi-buerunt conuentiones et decreta que habent cum magnifico officio sancti georgij et cum comune caffè, aduxeruntque regulas tractantes super decem octo casalibus quas legi fecimus coram nobis, et superinde habito maturo examine tandem statuimus et deliberauimus ea que per publicum decretum nostrum scripta fuisse inteligetis. de quibus vobis copiam facient ipsi de goascho. ut ea et vobis nota sint que de mente nostra proceserunt. Inspectis dictis eorum conuentionibus et juribus eisdem concesis in dictis eorum locis, declaratum fuit per nos vos nulam habere jurisdictionem in dictis locis, nec super homines aut dominos ipsorum nisi per tantum quantum continetur ex (szc) dicta nostra deliberatione hodie scripta, que jurisdictio declarata fuit restare in consule caffè. ( 307 ) PRIVATE Mandamus igitur vobis ne ipsos fratres tamquam dominos ut supra, aut dictos eorum homines et loca predicta de cetero molestare ac perturbetis. imo permitatis eorum domino libere et absque ulla molestia frui prout equum est. et si per vos contra ipsos de goascho aliquid atentatum fuisset dicta occaxione. illud omne quidquid est pro nulo irito et penitus reuocato habeatis. Quia si aliter faceretis aut eos vexaretis, daretis nobis materia (sic) contra vos procedendi justitia mediante. Nec alia. Data caffè die IIII nouembris MCCCCLXXIIII. Anthonius. XV. II Di-Negro ripiglia d’aver assoggettato ai pesi comuni i Caragaiti; così volendo giustizia. 1474, 12 novembre Magnifice et potens domine. Accepimus heri litteras vestras ibidem datas XXVIIII octobris ex quibus inteleximus ea omnia que dixistis et mandauistis in hominibus de caragaihi casalle illorum de goascho. et quod coram domino baptista justiniano tunc consule comprobatum fuit ipsos non teneri in angarijs. et quod ut ex tenore vestrarum litterarum latius continetur. Ex quo enixe mandauistis nobis dictos homines de caragaihi de cetero in dictis angarijs vexari non debere, quoniam intenditis quantum gestum extitit per ipsum dominum baptistam consulem precessorem vestrum ratum permanere. Nos enim in hijs dicti baptiste quamuis publicus afinis et deffensor fuerit per rectum et per indirectum illorum de guascho contra comune comodum magnifici officij sancti georgij. miramur tamen rem aliquam in predictis in scriptis fecerit que teneatur. Nam citatis cindicis comunis soldaie et qui in deffensa causa comunis in ea aliquid per ipsum gestum fuerit, quod si factum est juridice stare non debet, procura-uimus a dictis cindacis scire si illis aliqua notitia de predictis facta fuerit, qui responderunt nulam de hijs unquam notitiam habuisse, sed quod nobis in predictis quia nos non agimur in hominibus de caragaihi. imo in hominibus habitantibus et habitatoribus ciuitatis soldaie qui longis temporibus ciuitatem predictam colunt et habitant et ad beneficia ipsius ciuitatis fruuntur. quamuis ficto colore se tractent de QUISTIONI ( 308 ) caragaihi. ut non cogantur ad dictas angarias et ad solutiones excubiarum ciuitatis. solum ut ipsas angarias et solutiones in prejudicium comunis soluant illis de goascho pro minori eorum interesse et sic illi de goascho conantur ledere juri comunis contra decretum et justitiam. Nos autem de hijs recepta notitia et auditis atestationibus multorum seniorum ciuitatis. illos agregauimus ad ipsas angarias et solutiones excubiarum ciuitatis. ut equum et justum est. et preterea in hijs nequaquam volumus obseruare ea que dictus dominus baptista scripsit et requixiuit nobis, quia nobis non requixiuerat res licitas et honestas in quibus ipsum parere tenebamus. Ex quo ipsis habitatoribus hujus ciuitatis. ficto colore fingentibus de caragaiho esse, continuo angarias fieri fecimus et solutiones excubiarum persolui. Nam ut vera inteligatis quod tales in predictis agregatos non esse de caragaihi. imo comunes gaudentes beneficia comunis. hic statim recipi faciemus testimonium seniorum predictorum. ut clare inteligatis nos justa agere pro honore et comodo magniffici officij sancti georgij. et, non alia occaxione. Rogamus igitur in hijs omnibus placeat mature cogitaro, quia pro certo arbitramur vos afectuose diligere comodum et honorem magnifici officij et non minus nobis. Ex quo vissis dictis atestationibus seniorum. et intelecta rei veritate, nil dubito cunteretis in predictis videri nostro et inteligatis me vere et juste egisse et agere. Paratus mandatis vestris. Valete. Ex soldaia die NII nouembris MCCCCLXXI1II. Gandulfus. XVI. Deposizioni giurate di molti vecchi greci soldaiesi, qualmente i Caragaiti vivono e abitano in Soldaia, e devono perciò aneli’essi sottostare alle gravezze pubbliche. 1474, 17 novembre Testes et atestationes testium in curia soldaie somarie receptorum per me notarium infrascriptum. de mandato spectabilis domini chri-stofferi de nigro, honorabilis consulis soldaie. probare volentes quod PRIVATE infrascripti inferius particulatim nominandi quos illi de goascho conantur contra veritatem conuertere ipsos pro eorum hominibus, quum in rei veritate sunt homines comunis janue. eo quia habent domos eorum in ciuitate soldaie et soldaiam habitant ab annis XV in circa et plus, cum omnibus eorum bonis et familijs. seruientesque ipsi et gaudentes omnia beneficia comunis et dicte ciuitatis. ita et pari modo ut fruuntur et gaudent omnes alij incolles et habitatores soldaie. Ex quo ipsi de jure tenentur excubias et angarias ciuitatis facere et soluere, ut faciunt et soluunt alij habitatores predicti dicte ciuitatis soldaie. Et plus et minus ut testes dixerunt etc. Non se abstrin-gens etc. Ex quorum ut- supra nominandorum nomina sunt hec: primo : Olmas flllius dernix jabo de caragaihi theodoro caloihota cosmas tis corpaianas georgius caracha costantinus arabaihi sotira arguxius cachos zamgli costanda de arabaihi olobei fillius papa sacuni foca orocopos egicha christodolus caracha theodorihoc iellsana costantinus to paussa. MCCCCLXX1II1 die XVII nouembris ad banchum juris. Anastaxius joiachi centurionu® grecorum Jonascha clementei Geovgius samocha Ordacha de porto papa Sariochi de porto masterj Sauacha coti baz....ts Ouanexe faber armenus. Dorosodi de manissa Nicola jorihi Soltancha de apocha Daneli de amiri. Costantinus coihi Caloianne coiharij Omnes supranominati seniores greci ciuitatis soldaie. testes ut supra sumarij recepti per notarium infrascriptum. de mandato dicti Spectabilis domini consulis etc. Admoniti jurati et examinati etc. super titulo suprascripto. dicto titulo ipsis lecto omnibus et vulgarizzato. nec non ipsis omnibus et cuilibet eorum lectis nominibus et pronominibus omnium suprascriptorum olmati fllij dernix et sociorum etc. Omnesque ipsos testes tam comunim quam diuisim et de uno in QUI ST IONI ( 310 ) unum diligenter examinati, eorum juramento super magestatem et imaginem virginis marie, in ea corporaliter tactis manibus testificando dixerunt vera esse omnia contenta in suprascripto titulo. Interogati de causa scientie responderunt tam diuisim quam comunim omnia per eos testificata vere scire, quia ipsi omnes testes et quilibet ipsorum in presenti ciuitate nati sunt et ciuitatem ipsam semper habitaue-runt et habitant, in qua ciuitate etiam- a tempore suprascripti tituli citra habitare omnes viderunt dictos olmas et socios cum eorum fa-millijs et aliquos eorum habitasse ultra dictum tempus, illosque omnes viderant et vident usque presenti die habuisse et habere domos eorum in presenti ciuitate et ipsos gaudere et fruere beneficia comunis et ciuitatis predicte. Ex quo de jure tenentur ipsi prenominati olmas et socij suprascripti facere et soluere exubias et angarias .dicte ciuitatis pari modo ut faciunt et persoluunt omnes alij habitatores et incoles dicte ciuitatis soldaie. Qui omnes interogati super generalibus omnibus, in omnibus recte responderunt, et quod non declinent partibus. Segue MCCCCLXXIIII die 11 decembris. Extractum est ut supra de actis pubi icis curie soldaie per me notarium infrascriptum ad instantiam et requisitionem dicti spectabilis domini christofferi de nigro, consulis soldaie. et de mandato ipsius. XVII. Altre deposizioni sul villaggio Caragaihi, ove trovansi soltanto cinque case, di cui tre sono stalle, e le altre due sono abitate da due donne e non più. 1474, 8 dicembre Testes et atestationes testium in curia soldaie sumarie receptorum per me notarium infrascriptum. de mandato spectabilis domini christofferi de nigro honorabilis consulis ciuitatis soldaie. probare volentes quod in loco et casale caragaihi illorum de goascho presentialiter non sunt nisi domus quinque, ex quibus quinque domibus tres sunt ( 311 ) PRIVATE stalle bouiim et boues in eis reducuntur, duo alie vero domus sunt prò albergare homines, in quibus homines reducuntur et habitant quando in dicto loco et casale àccedunt ad laborandum in feno et seminandum. Que domus quinque in ipso loco nouiter facte sunt ab anno uno citra. ut in eo loco dictum fuit ab illis qui in ipso loco conuer-santur et reducuntur modo supradicto. Et plus et minus ut testes dixerunt etc. Non se preterea abstringens etc. S$i MCCCCLXXIIII die Vili decembris ad bancum juris. Lucianus de auria castellanus testis receptus de mandato supradieti spectabilis domini consulis, ad instantiam ipsius domini consulis, admonitus juratus et examinatus etc. in et super titulo suprascripto etc. dicto titulo sibi lecto etc. suo juramento testificando dixit, quod cum domino consule et alijs burgensibus latinis accessit de proximo in loco de caragaihi supradicto. et ibi vidit solum domos quinque facte de nouo. tres quarum vidit esse vacuas sine aliqua habitatione personarum, duas vero vidit habitatas fore cum duabus feminabus cum pauca rauba et paucis arnexijs et cum certa pauca farina, et hec sunt tantum que se scire dixit de contentis in titulo. Interogatus de causa scientie respondit per ea que supra dixit et testificatus est. Super generalibus recte respondit, et quod non attinet partibus et quod est etatis annorum L et ultra, et possidet summos X (?). CCC et ultra Ea die loco et hora Baptista de gabiano testis receptus ut supra, de mandato dicti spectabilis domini consulis etc. admonitus juratus et examinatus etc. super titulo suprascripto etc. dicto titulo sibi lecto etc. suo juramento testificando dixit, se tantum scire de contentis in titulo predicto. videlicet quod ipse testis una cum spectabili domino consuli, luciano de auria castelano. christofforo justiniano. barnaba de simisso et alijs de proximo accessit in dicto loco caragaihi. in quo loco vidit esse domus quinque tantum, tres quarum sunt domus pro bouibus et bestiami-nibus tenendis, et duo sunt habitate duabus (sic) feminibus cum pauca rauba et paucis arnexis. una quarum feminarum dixit quod domus ipse in eo loco facte sunt ab uno anno citra, et hec sunt que se scire QUISTIONI ( 312 ) dixit de contentis in titulo. Interogatus de causa scientie respondit per ea que supra dixit et testificatus est. Super generalibus recte respondit, et quod est annorum LXllI circa et posidet valorem summorum CCG et ultra, et non attinet partibus. © Ea die loco et hora. Christofforus justinianus testis ut supra receptus de mandato dicti spectabilis domini consulis etc. admonitus juratus et examinatus etc. super titulo suprascripto etc. dicto titulo sibi lecto etc. suo juramento testificando dixit. se in dicto loco caragaihi una cum domino consule, lu-ciano de auria castellano, baptista de gabiano et alijs pluribus personis latinis et grecis accessisse et vidisse in dicto casali caragaihi domos quinque tantum, tres quarum sunt nouiter facte prò bestiaminibus et allie duo habitate duabus feminibus cum pauca rauba et paucis in eis arnexijs. que domus quinque omnes nouiter facte erant, sed quanto tempore dixit ignorare, in ipso loco etiam dixit vidisse quodam hedificium vetere diruptum quod credit fuerit in alijs temporibus ecclexia. Et hec sunt que se scire dixit de contentis in dicto titulo. Interogatus de causa scientie respondit per ea que supra dixit et testificatus est. Super generalibus recte respondit, et quod non attinet producenti et est annorum LX et ultra, et in bonis possidet ultra summos CC. >ì< die XXIII decembris ad bancum juris. Cosmas tis corpaihanas et costantinus arabaihi idest carateres greci testes ut supra recepti, de mandato spectabilis domini consulis etc. eorum juramento tam diuisim quam conjunctim testificauerunt quod domus quinque que modo in earagaiho facte sunt, loco illorum dc goascho. ipse domus facte sunt ab anno uno citra, et quod tres sunt pro saluare in eis bestiamina et duo sunt pro habitatione hominnm. in quibus se restringunt homines de caragaihi *quando veniunt ad laborandum et seminandum in dicto loco. Interogati de causa scientie respondunt quia ipsi sunt homines qui in dicto loco seminant et laborant, et quod dicte duo domus habitate sunt dictorum duorum cosme et costantini. et quod in ipsis habitant quando in dicto loco \ ( 313 ) PHIVATl accedunt ad laborandum et etiam in jheme quando laborant, tamen sunt anni XXXX et ultra quoi sunt habitatores soldaie. et quod domos eorum habent in soldaia et vadunt et veniunt in caragaiho quando in eo loco laborant. Et hec sunt que ipsi scire dixerunt de hijs que interogati fuerunt de et pro contentis in titulo suprascripto. Super generalibus interogati recte in omnibus dixerunt, et quod non actinent producenti et quod sunt annorum L. uno et LX. in bonis costantinus ultra asperos XX mil. Cosmas ultra asperos X mil. et quod esse reputantur homines illorum de goascho. XVIII. 1475, 4 e 10 gennaio. Legalizzazione notarile degli atti precedenti nella curia di Soldaia. >3B MCCCCLXXV die IIII januarij. Extractum est ut supra de actibus publicis curie soldaie per me notarium infrascriptum et scriba (sic) diete curie, de mandato dicti spectabilis domini consulis et ad ipsius domini consulis instantiam etc. MCCCCLXXV die X januarij. Hoc est exemplum et siue registratio cujusdam mandati spectabilis domini cristoffori de nigro, honorabili (sic) consulis ciuitatis soldaie. facto michaeli de saselo et arguxijs septem in ipso precepto denotatis cum relatione ipsorum in ipso precepto subsecuta, alij precepti facti theodoro de goascho cum relatione nuneij. ac nec non litterarum magnifici domini anthonioti de cabella consuli caffè et officialium suorum. ad ipsum spectabilem dominum cristoferum consulem transmissis, etiam litterarum dicti spectabilis domini cristoferi ad ipsum magnificum dominum consulem caffè et officialibus suis transmissis, testium etiam in curia soldaie receptorum ad instantiam dicti spectabilis domini cristoferi consulis. Que omnia trasscribi et exemplare fecimus ad instantiam et requisitionem dicti speetabilis domini cristoferi consulis ad originalibus dictarum litterarum dicti magnifici domini consulis et suorum officialium, subscriptarum manu anthonij de bozolo QUISTIOM ( 314 ) canselarij ciuitatis caffè et dominici de alsario scribe etc. Nec non ab originalibus actorum curie soldaie compositorum per me notarium infrascriptum. Que omnia cum dictis originalibus diligenter correximus et in unum concordari reperuimus. preterea (sic) in robur et testimonium veritatis ut infra manu propria subscripsimus ('). Gandulfus de portufino notarius et scriba curie soldaie manu propria etc. XIX. Lettera del console di Soldaia, Cristoforo Di-Negro, ai Protettori in Genova, contro i Guasco e i loro fautori in CalTa. 1474, 21 ottobre (2) » ►£< In christi nomine (A tergo) MCCCCLXXI1II die XXI octobris in soldaia. Magnifico et prestanti officio sancti georgij excelsi comunis janue. (Intus) Magnifici domini. In preterito vobis non scripsi de ocur-rentibus ad istas, sperans quod per consules et massarios ac officiales (1) 1 XVIII documenti fino a qui riportati trovansi raccolti nell’ Incarto sovrastalo e fatto a modo di quaderno, avente otto pagine di fittissimo carattere, cui il console Di-Negro dovè far raunare assieme per spedirlo al sovrano Ufficio in Genova. Sul dorso del quaderno si leggono infatti di mano chiaramente diversa le note seguenti. La prima scritta in Soldaia dice: Copia certorum pre-ceptorum litterarum et testium destinatorum magnifico o/ìcio sancti georgij excelsi comunis janue etc. La seconda scritta in Genova dice: Diuersa precepta el testes missa per christoforum de nigro olim consulem soldaie etc. Recepta die X maij 1475. Dove si noti che il Di-Negro è detto olim console, perchè scadendo di carica nel marzo, come lo confessa lui stesso, ne! maggio P Ufficio lo teneva con ragione come console emerito e fuori di funzione. (’) In ordine di tempo questo documento ed i suoi accessorii che lo seguono, avrebbero dovuto trovare luogo innanzi; ma due forti ragioni ci distolsero dal farlo. Una, per non interpolare il testo dell’incarto precedente che forma corpo da se, l’altra che avendo in calce un poscritto che raggruppa e chiude la controversia, richiede d’esser posto alla retroguardia dell’argomento che tratta. ( 315 ) PRIVATE caffè gratam prouixionem facere deberent, in qua satis adopratus fui pro debito et honore nostro ac etiam pro conseruatione jurisdictionis magnificentiarum vestrarum. Sed finaliter intellecto quod durum est contra stimulum chalcitrare. deliheraui per presentem breuioribus verbis quam mihi possibille est. vos certioratos facere de aliqua parte continentiarum Alliorum q. antonij de goascho. qui per fax et per ne-fax et per omnem artem et viam cotidie usurpando vadunt jurisdictiones et comoda magnificentiarum vestrarum in partibus istis exi-stentia. et ad hoc habent fauorabiles officiales caffè pro maximis mutuis pecuniarum et alijs beneficijs que continue in caffa fleri faciunt et dant in modum quod subuertunt justitiam, et officiales qui sentiunt se contaminatos et seruitos. condescendunt ad eorum voluntates. Etiam propter fauores nouiter obtentos ab attinentibus gregorij de pinu soceris sui in modum quod capiunt quaxi totam logiam caffè, quibus respectibus consules soldaie non valent ministrare justitiam contra ipsos, quamuis sint ipsius jurisdictionis («c) suppositi, nec etiam reperitur in caffa qui contra eos opponere vellit propter fauores supradictos. et attento quod dicti consules soldaie de hora in hora sunt aduizati de eorum male gestis in dictis cazalibus tasili et scuti, tendunt adoperari ab magnificentijs vestris obtinere ut non stent sub foro et ditione consulis soldaie. imo consulis caffè, qui est a longe et inteligere cotidie non posunt gesta per ipsos, et propter fauores supradictos contra talles pauperes omnia obtinerent justa vel injusta. De quibus quantum dampnum et villipendium sequeretur dicto magnifico officio vestro magnificentie vestre illud satis comprehendere posunt. qui non dexideratis et in aliud non cogitatis nixi quod oues vestre et ditioni vestre supoxite bene gubernentur et violentiam aliquam non patiantur. Propter quod ortor magnificentias vestras in predictis facere debeatis aliquam laudabilem prouixionem. quia si secus fieret, orientur grauiora que magnificentijs vestris audire satis gra-uarentur. et si facte essent talles requisixitiones sub aliquo leue velamine laudo accertatis in omnibus supradictis. Feci aliquas accusationes domino baptiste justiniano in exitu sui consulatus pertinentes ad officium nostrum pro honore et comodo magnifici officij vestri, ut ex ipsis apparet. Licet multas alias accusationes de male gestis per ipsum dominum baptistam facere potuis- QUISTIONI ( 316 ) seni, sed attento quod sunt impertirientes ad officium nostrum, non ellepsi me in similibus intromitere. et ob operibus supradictorum gregorij et dictorum de goasco attinentes ipsius domini baptiste ac nicolaij de turrilia. pernitiosus in caffa. obtinuit talles sindicatores qui omnia male gesta per ipsum dominum baptistam celauerunt et obmiserunt. et potius hinc inde operam faciebant ut accusationes sibi non fierent, qui sunt creati cum amplisima bailia. ut patet ex regulis caffè, ut perquirant quecumque male gesta officialium per omnem viam quod elegerint, et pro justiflchare dictum dominum baptistam non solum voluerunt (intendi noluerunt) ipsum condemnare neque perquirere ejus male gesta, que manifestissima sunt, sed potius condemnauerunt illos qui accusationes ei fecerunt pro bono publico. Et omnia ordinata fuerunt per supradictos. ut creditum habeat coram magnificentijs vestris et ciuibus nostris de rebus gregorij de pinu illorum de goascho et episcopi ermenornm. In quibus accusationibus rogo et suplico magnificentias vestras vellitis supersedere usque in aduentu meo ibi. qui erit immediate deo dante cum exiero de officio, qui erit isto martio infalanter. intendens verifichare quecumque continentur in dictis acusationibus et ultra. Nec alia pro presenti. Qui sum semper paratus ad omnia mandata. In domino valete. Hinc inferius annotaui aliqua necessaria pro auizatione magnificentiarum vestrarum, que omnia cum ibi ero ordinate particulariter exclarabo prout decet. Mito cum presenti incluzam quendam re-quixitionem factam magnifico domino consuli caffè pro contentis in ea. Vester christoforus de nigro consul soldaie cum recommendatione (J). (’) Di questa lettera esistono due copie nella filza di Caffa, amendue autografe ed uguali: meno che una non ha l’ultimo tratto contenuto nel documento seguente sotto il N. XXI. E ciò per la ragione che una copia fu spedita nell’ottobre circa del 1474 poco dopo scritta, e non ancora finita la causa e chiusa la bocca al Di-Negro; mentre la seconda è copia della prima e aggiugne la notizia degli atti posteriori alla data 21 ottobre. Su questa poi trovo vergala la nota: Littere cliristofori de nigro olim considis soldaie diei XXI octobris de 1474: Recepte die Xll maij de 75. ( 317 ) FBI VATE XX. Appunti fatti e presentati dal console Di-Negro contro i Guasco, invasori dei sovrani diritti del Magistrato di s. Giorgio, nel territorio di Soldaia. Infrascripta sunt aliqua male gesta per flllios q. antonij de goasco in partibus soldaie et jurisdictioni sue subpoxitis. ISt primo sunt in soldaia habitate domus et familie duodecim que exierunt ex quodam cazale charagaihi hic prope et quem cazale ad presens est dezabitatum. sed isti de goasco dicunt esse suum, aliqui dicunt pertinere comuni. Qui habitatores ex maximis operibus dicti q. antonij de goasco unquam non soluerunt comuni soldaie solutiones competentes, nec fecerunt angarias conuenientes. opera cujus antonij in hac ciuitate quanta et qualis erat per antesesores meos magnificentijs vestris manifestabitur. Nuper vero habita notitia de predictis contingendo dare aliquod grauamem populis et habitantibus in hac ciuitate. isti de goasco recuzauerunt et iterum recuzant et pugnant pro ipsis hic et in caffa obuiando ut ipsos angarizare non valeam, que res est valde molesta ceteris habitantibus in hac ciuitate. et intendendo quod conueniens est tractentur ut ceteri qui hic habitant, et esse honorem et comodum magnifici officij vestri quod in hac ciutate nemo habeat jurisdictionem nisi homines propter magnificentias vestras, ipsos ucusque tractare facio ut ceteros alios, et sic usque in finem officij nostri faciam, et sic de alijs domibus quinquaginta in plus immunes erant propter opera dicti q. antonij. Saluo si per officiales caffè mihi prohibitum erit, cum quibus cotidie adoperari non cessant supradicti de goasco. pro quibus fui quamplurimum persequutus ab aderentibus dictorum de goasco pro non velle tacere prout alij tacuerunt. Item pro fauoribus suprascriptis habent modum- in caffa variare stipendiatos et arguxios soldaie secundum quod ipsis seruiunt et obe-diunt. in forma quod consules male de ipsis se valere possunt. Item pro fauoribus suprascriptis et ceta magna facta in caffa inter aliquos, qui sunt ad unum velle unum nolle, principales quorum sunt dicti andriolus de goasco et nicolaus de turrilia. modum habent quod condemnationes factas in soldaia in caffa reuocantur in maximum dampnum magnifici officij et villipendium officialium ejusdem. QUIST10NI ( 318 ) Itera pro fauoribus et intelligentijs suprascriptis et prò villi pen-diare consules soldaie. qui eorum prauis voluntatibus non declinant, pro dare ad intelligendura populis soldaie quod in caffa obtinent omnia secundum eorum voluntates, nec non habendo respectum ad honorem magnitiei officij nec consulum in soldaia venientium, fecerunt me citare per tres vices in caffa coram dominis sindicatoribus. coram quibus opus fuit cum ipsis disputare oretenus et in scriptis ad bancum juris dictorum dominorum sindicatorum pro fecisse dari aliqua verbera uni eorum sclauo qui recuzando venire coram me verberauit de uno baculo seruientem curie nostre, pro quo chaualerius noster volendo ipsum incarcerare de mandato nostro trunchauit barbam dicti caualerij et lacerauit pitochum et chamixiam ipsius caualerij recuzando velle entrare in carceribus. requirendo me condemnari deberent. tandem q....... ex opera et inteligentia suprascripta modum habuit quod dicti sindicatores se barauerunt. ut omnia predicta per procepsum videbitis quem, deo dante, ibi mecum conducham. Item pro magnis operibus et astutijs quas ad istas habuit, cum eorum patre se apropriauit multa terrena que circumdant locum soldaie. in forma quod habitatores soldaie reduti sunt non pose seminare fenos et ligna incidere nixi super territorijs per eos occupatis, in forma quod populi isti sunt ipsis sobiheti et vadunt ad eorum laboreria cum licentia dictorum, quibus hominibus soluere faciunt ultra consuetudines tartarorum in maximum dampnum et prejudicium habitatorum soldaie. ex quibus terrenis dicitur esse una .pars que spectat comuni soldaie. Item de castello tasilli dicunt non teneri ad dandam obedientiam consuli soldaie. nec penitus ipsam michi dare voluerunt, est hoc quia consules soldaie omnia male gesta per eos in dicto loco de hora in hora notitiam habent et sic facere intendunt de cazale scuti nouiter obtenti a tartaris. qui ambo sunt in cazalibus decem et octo, qui ca-zales sunt sub jurisdictione consulatus soldaie et comdempnationes eorum in comune perueniunt. et per istam viam, si non prouidebitur per magnificentias vestras, paulatim omnes predictos cazales in ipsos peruenient et diminuetur dimidium jurisdictionis consulatus soldaie. Item ministrauerunt jus in dicto loco scuti, in quibus sententijs proemium eorum est. spectabilis dominus andriolus de goasco pro tribunali sedens etc. et subjungens quod si non obseruabunt sententias, ejus condemnationes aplicentur castello tasilli in maximum dampnum ( 319 ) PRIVATE et villipendium magnifici officij. ac etiam imposuerunt drictus quatuor modis qui non erant soliti, qui sunt in maximum dampnum subditorum magnificentijs vestris et contra regulas caffè. Item non contenti de predictis. sed adendo mala malis, impoxuerunt furchas in supradicto cazale scuti et berlinas in lo tasili ab se ipsis, in maximum villipendium consulatus soldaie. Item atento quod habuerunt modum quod consules et officiales caffè propter munera et seruitia non actenus fecerunt aliquam prouixionem de male gestis per eos. de parte quarum notitiam eis facta fuit per me christofferum consulem tara oretenus quam in scriptis sed potius continue ipsos excuzant et indebitos fauores ei porrigunt, ut suis loco et tempore in meo ibi aduentu vobis demonstrabitur. Item atentis omnibus supradictis nouiter presumpserunt contra chaualerium nostrum et arguxios nostros cum hominibus armatis et eis oponere ne furchas et berlinas destruantur, etiam presumpsit dicere quod si consul personaliter veniret ipsas destruere non permitteret. Item non contenti de predictis videndo quod continue substinentur in caffa tam per officiales quam per alios, prout superius dictum est. nouiter presumpserunt comburi facere certas mandrias domini luste in maximum ejus dampnum et villipendium dominorum gotie. de qua presuntione lamentationem et querelam fecerunt in caffa. et domino oberto squarzafico ac officialibus monete, qui nouiter venerunt de cim-balo. requirentes satisfactionem et conuenientem prouixionem. ut de cetero non presumant facere similes insolentias, aliter quod ipsi pro-uidebunt ad eorum dampnum et honorem. Ex quibus dubitandum est ne orientur scandala que posent nos facere intrare in guerram cum dictis dominis gotie. Item prouidendum est quod dictura castellum de tasili custodiatur per aliquos stipendiatos latinos. et non derelinquatur, prout ipsi faciunt. propter expensam que nimis eis grauat. in quo non tenentur nixi sclauos tantum qui in die vadunt ad eorum laboreria. ex quo currit maximum periculum ne incidat in manus teucrorum vel gotorum. quod absit, quia esset partium istarum destrutio. Idem christofferus cum recomraendatione. OUISTION1 ( 320 ) XXI. Nuovi e ultimi appunti de! console Di-Negro sui villaggi di Scuti e Tasili, usurpati e indebitamente dominati dai fratelli Guasco. I$! Die decimo septimo superius (1). Item propter fauoribus suprascriptis habuerunt modum exclarari facere ad magnificum dominum consulem, dominis massarijs et an-tianis caffè, quod de cazale scuti et tasili consules soldaie nulo modo de eis cazalibus impedirà posint. et sic me hodie preceperunt quod nulo modo de eis me impedire valeam, nec cum eis aliquid innouare debeam de excessu perpetrato contra chaualerium et arguxios nostros, de quo superius dictum est. Quam exclarationem fecerunt sub colore quod conuentiones eorum obtentas de castelo tasili a magnifico officio vestro siue a presessoribus vestris, et de scuto ab illis de caffa. quas conuentiones dicto magnifico domino consuli massarijs et antianis satis requixiui dicendo vele eis in omnibus obseruare. quas unquam eas nobis mitere voluerunt, denunciaui eis quandam regulam de proibita intermisione justitie. Etiam feci eis notitiam sicut in dictis cazalibus decem et octo pre-sesores nostri semper eis jus rediderunt quum erant de tartaris. ut vos inteligere poteritis ab illis qui fuerunt consules hic in soldaia qui in janua ad presens se reperiuntur. Mitere vobis potuissem multas acuzationes quas illi de dictis cazalibus uni altero se faciebant, etiam ex terminis vinearum in dictis cazalibus existentibus. quos non mito pro non videri nobis necepse. atentis informationibus bonis quas ibi habere poteritis. Atento etiam quod credo ibi habeatis regulam sol- (') Non comprendiamo affatto questa parola superius; che riferita alla data del documento precedente, di cui fa parte, sarebbe il 21 ottobre, e il 17 non segue davvero al 21, ma lo precede. Più in esso contengonsi notizie di cose succedute il 17 novembre, cioè le deposizioni dei testi greci soldaiesi. Dunque quel superius è un lapsus calami dell’amanuense a luogo di nouembris, se non anche di februarij, col quale ultimo scritto il Di Negro avrebbe spedito ai Protettori in Genova tutto l’incartamento della sua lite coi Guasco, compresa la legalizzazione degli atti avvenuta il 10 gennaio 1475. PRIVATE daie in qua continetur quod quum acadet mitere pro hominibus dictorum cazalium non debeatur fleri nixi unum preceptum perentorie etc. in qno capitulo dicte regule clare exclaratur dictis cazalibus esse de jurisditionibus soldaie. Aduizando quod nuper fecerunt se fleri ab imperatore, qui in caffa fuit, litteram unam patentem de dicto cazale scuti, quod in eo habeant merum et mixtum imperium hac gladij potestatem ut ipsemet habebat, qui nunquam de jure dictorum hominum se impediuit. De cetero clarum est in alijs cazalibus consules soldaie nulam potestatem, qui se reputabant esse subdictos cornunis sicut ipsimet de soldaia et obedientes ad precepta consulum. Quapropter mito vobis cura presenti copias litterarum nobis scriptas per magnificum dominum consulem caffè et ceteris officialibus, et similiter copias responsionum per nos factarum in presenti causa. Etiam mito copias litterarum nobis missas per magnificum dominum antoniotum de cabella consulem pro causa illorum hominum quos dicuntur esse de cazale de charagaihi. et similiter mito copias responsionem ei per nos factarum, ut omnia melius intelligere examinare hac prouidere valeatis. Non vobis mito illas domini baptiste justi-niani olim consulis que loquuntur magis in speciale quod non faciunt illas magnifici domini antonioti consulis, et quia cum ibi ero omnia videre poteritis et multa alia intelligere que pro nunc omito pro non tediare nimis magnificentijs vestris. Aduizando quod multa dampna contra jus et honestatem mihi fecerunt pro non velle eos obedire in rebus tantum inlicitis et contra honorem et comodum magnifici officij vestri, ut clare et aperte spero intelligere debeatis et ad omnia prouidere. et sic ad dampnis inlicitis nobis per eos factis contra debitum et justitiam sed pre nequitia eorum, que dampna in aduentu meo omnia vobis narrabo mediante auxilio diuino. Mito etiam cum presenti testes sicut homines que dicuntur esse de cazale de caragaihi hic habitant et de loco isto suut. habuerunt simul ipsis de goasco beneficium istius ciuitatis et magnificum officium expensam. Aduizando quod habitatores istius loci sunt sic territi et timidi propter eorum fauoribus. ut superius dictum est. quod non audent loqui, nec in caffa comparere, quare dubitandum est ne ad pehiora ad jornatam incidatur, nixi pro magnificentijs vestris ad hoc principium prouideatur. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 21 QUISTIONI ( 322 ) Item nouiter a diebus XV citra homines cazalis scuti fuerunt in caffa coram magnifico domino consuli, se ipsi conquerendo de graua-minibus et male gestis dictorum de goasco per ipsos de goasco agitatos contra ipsos pauperimos dicti cazalis. et qualis prouixio per magnificum dominum consulem data fuerit ipsis proprium ignoramus. XXII. Accusa e dinunzia fatta dal console ili Soldaia, Cristoforo Di-Negro, al nuovo console di CafTa, Antoniotto Cabella, dei fratelli Guasco, corno invasori della giurisdizione di territorii posti sotto il suo consolato. 1474, 23 agosto (’). * .... Quantus enim fuerit fauor opere q. . . . andrioli de goasco tempore consulatus domini baptiste justiniani qui nedum velud amicum sed per attinentem pro parte pertractauit ut omnibus notum est. et non est mirum si aliqui opresati a dicto domino baptista loqui non audeat, fauoribus potentia dicti andrioli ac aduocatorum apaltatorum et atinentium ejusdem, cum spectabilis dominus cristoferus de nigro consul soldaie non potuerit inuenire aliquem aduocatum qui voluerit solum dictare verba et acuzationem quam tacere pretendit dicto an-driolo. tam ex officio suo. quam ad laudem et ampliationem status et dominationis magnifici officij sancti georgij. Verum quia elapsum est tempus dicti domini baptiste. quo nemo loqui audebat contra dictum andriolum ad licita vel inlicita fauore et atinentia predictorum: idcirco prefactus dominus christofferus comparet coram vobis magnifico et potenti domino antonioto de cabella consule caffè, denuntiando sic sommarie et acuzando dictum andriolum tamquam usurpatorem dominationis magnifici officij sancti georgij. eo (') È questo un brano di documento che andò smarrito. Ve n’ hanno due copie che variano solo in ciò che I’una reca la data del giorno 23 agosto e I altra del 24. Abbiamo creduto bene ad ogni modo inserirlo nella nostra collezione, perchè non inutile, anzi significativo dell’ardore con cui il Di-Negro ripigliò la causa da lui sostenuta, appena che il Battista Giustiniani scese di seggio e gli successe il Cabella , che fu appunto nell’ agosto stesso. ( 323 ) PRIVATE quod dictus andriolus astutia sua et malitia habendo fauores pre-scensit se dominum facere in locis suditis prefato magnifico officio non solum verbo sed in scriptis, et prout apparet ex sententijs scriptis manu gandulfl de portu fino notarij scribe curie soldaie anno elapso die octaua decembris, latis per dictum andriolum una inter papa cotulbei ex una parte et catona greca et anextaxij de policha ex altera, et aliam inter Constantinum iceraflnum tamquam maritum et conjuncta persona vasilichi uxoris sue et parascheua de catocastro ex altera, quas exibet et producit. In proemio quarum, ut melius inspicere poteritis. scriptum est spectabilis dominus andriolus de goasco primogenitus q. domini antonij de goasco. tamquam dominus una cum teo-doro et dimitreo fratribus suis cazalium tasili et scuti, pro tribunali sedens ad hostium ecclesie sancte anastasie dicti cazalis scuti, quemadmodum auctoritatem habuisset et mandatum a magnifico officio sancti georgij regendi et ractionem redendi. Quod ultra impoxuit in una ex dictis sententijs penas asperorum duorum millium apricandorum operi castelli tasili per partem con-trafacientem. Et quod est peius erexit furchas in dicto loco scuti in majori significatione quod sit dominus et habeat propriam dominationem dictorum cazalium. licet habeat gauditam. Et similiter impoxuit drictus quem colligi facit ab abitatoribus soldaie et ab alijs euntibus ad loca caragaihi scuti et alijs locis dicuntur esse dicti andrioli et fratrum, quod autem fuit et est contra voluntatem magnifici officij sancti georgij ac regularum caffè, et maxime regulle de non appelando campaniam et alterius regule. Quod autem se dominum fecerit absque alia autoritate prefati magnifici officij et contra comissionem ipsius prefati magnifici officij insertarum in regullis existentibus in curia vestra. Hec autem et alia que dici posent et dicentur suis loco et tempore sunt in quibus se conatus fuit extollere. ut suo tempore usurpet etiam dictum locum soldaie. male fecit quod tantam audatiam et auxilium prebuit quod prestitum fuit tempore consulatus dicti domini baptiste. comodo autem et qualiter tempore predicto exaltatus fuerit omnibus notum est. Et quia percipit dictus andriolus et fratres reditus dictorum ca-zallium. propterea non est eis licitum jus reddere in eis. quia decem et octo cazalia sunt sub jurisdictione caffè et soldaie ut ex regulis soldaie apparet, in quibus locis prefatum magnificum officium mandat suos consules ad jus reddendum, et non vult quod sint alij domini QUISTIONI ( 324 ) qui faciant drictus neque redant jus. prout sensit dicta l’egula de non apropriando campaniam. Protanto quia ipse dominus christofferus non habet dictum andriolum in potestate sua in soldaia. qui de predictis posit jus facere, imo est hic caffè sub jurisdictione et potestate vestri prefacti magnitiei domini consulis, denuntiat et manifestat dictum andriolum vobis domino consuli caffè, tamquam consuli pro magnifico officio sancti georgij totius maris majoris et imperio gazarie qui prouidere habet circa hujusmodi excepsus perpetrati et que ulterius perpetrarentur in maximam estensionem et dedecus prelibati magnifici officij. eo quia uzurpauit et seu uzurpare conatur errigendo caput jurisdictionem prefati magnifici officij. et quem andriolum condemnare habitis seu punire secundum formam juris et capitulorum, eo maxime quia cecidit in crimen leze maihestatis et secundum crimen leze maihestatis eum comdemnare habetis. Denuntians predicta vobis magnifico domino consuli, ut de predictis faciatis debitam inquixitionem. et ne ullo unquam tempore ignorantiam pretendere possitis. Presens scriptura deposita fuit die XXIII. augusti anni presentis coram magnifico domino antonioto de cabella consule caffè in omnibus ut. supra. IV. Quistioiie fra i due vescovi armeni, Dercarabet e Deronanez, vertita in Caffa nanti il console Antoniotto Cabella. (Anni 1474-75) I. Il massaro Oberto Squarciafìco informa i Protettori dell’ andamento della lite controversa fra i due vescovi armeni e il console Cabella; la condotta del quale è da esso Oberto riprovata. 1474, 13 e 14 settembre (Extra) Magnificis ac potentibus dominis protectoribus comperarum sancti georgij. inclyte ciuitatis janue. dominis suis metuendissimis. (Intus) In christi nomine. Magnifici ac potentes domini, domini nobis obseruandissimi. Ea que hucusque interuenerunt ternis ac quaternis litteris nota feci vobis, prout ex commiss:onibus mihi datis cognoui facere debere, et sic similiter pro debito offlcij mei teneor deinde gesta dominationibus vestris significare, licet talia sint que mallem, si fas esset, potius ea tacere quam patefacere. Res episcopatus ermenorum. de qua ante meum huc aduentum dominationes vestre intellexerant et jam fere sopita erat, iterum suscitata est. videlicet quod patriarca ermenorum nuper propter mortem predecessoris sui creatus postquam intelexit dominum episcopum ermenorum electum per dictum predecessorem suum fuisse remotum a QUISTIONI ( 326 ) sua sede episcopali, et in ea alium qui nunc possidet fuisse positum, missit huc ad nos legatos cum litteris sollemnibus de eorum legatione. Item etiam legati attulerunt alias litteras domino consuli et nobis ac reuerendo domino episcopo nostro latinorum, tractantes de depositione hujus secundi episcopi ermenorum tanquam indebite electi, rogando nos et reuerendum dominum episcopum nostrum quatenus prompti ac fauorabiles esse velimus ad depositionem dicti episcopi presentis. et persuadendo ac exhortando nos et ipsum reuerendum dominum episcopum nostrum ad reponendum dictum priorem episcopum in suo episcopatu, tanquam legittime electum per eorum constitutiones et canones, eo magis quo nulla inuenta causa depositus fuit a suo episcopatu. mandans ipse patriarca per dictas suas litteras excomuni-cationes ac censuras contra populum ermenorum et contra clerum qui presenti ipsius electioni contradixerint. Circa que omnia hic dominus consul noster in consilio vocari fecit reuerendum dominum episcopum nostrum, nos massarios ac antianos. et coram nobis etiam vocati fuerunt ipsi domini legati patriarce ac ipsi duo episcopi ermenorum. qui dixerunt ac ostenderunt jura sua que unusquisque eorum in eo episcopatu habebat, quibus- auditis li-centiati fuerunt a nobis, nec dominus consul aliud dicendum a nobis voluit neque ab ipso domino episcopo nostro nec ab antianis. ita quod res ipsa indeterminata adhuc restat, quia hic consul noster a semetipso eam gubernare ac consulere voluit et vult, non sine maxima ipsorum ermenorum ac totius logie murmuratione, quia hec facta esse dicuntur et in 5 MCCCCLXXIIII die veneris XXI octobris in tortijs in sala magna palatij consulis. Deposita in jure et in presentia prefatorum dominorum consulis massariorum et vicarij per dictos assassadorem et auedic. dictis nominibus dicentes exponentes ac supplicantes ut supra. Qui magnificus (’) A tergo sta scritto: Quedam scriptura Cogie Assassador bazarbassi et sociorum procuratorum reuerendi olim episcopi Dercarabet (sic.) armenorum deposito ab episcopatu. Recepta XII maij 1745. ( 339 ) PRIVATI') dominus consul massarij predicta admiserunt in quantum de jure tenentur et debent et non aliter, et prefatus magnificus dominus consul audicta scriptura reseruat sibi jus respondendi eidem scripture, et prefati domini massarij. et vicarius una cum prefato magnifico domino consule se se obtulerunt et offerunt paratos circa predicta dare......... aduisationem et dicere veritatem prelibate dominationi. ►B MCCOCLXXIIII die lune XXXI octobris. Extractura est ut supra de actis curie consularis caffè etc. Bernardus de turrilia notarius. IV. Protesta da Avedic armeno, procuratore del vescovo deposto Dercarabet, falta innanzi al corpo consolare di CalTa, contro il console Cabella ed il vescovo in cattedra Deronanez, da costui protetto. 1414, 47 dicembre * Coram vobis magnifico domino antonioto de cabella honorabili consuli caffè, spectatis dominis oberto squarsafico et francisco de flisco prouisoribus et massarijs comparet auedie armenus procurator reuerendi in christo patris dercarabet episcopi armenorum in toto dio-cisi caffè dei et patriarcalis sedis auctoritate, et ad ipsum episcopatum ellecti et confirmati ex legitimis litteris dicte patriarcalis sedis, exhibitis in superiori consilio, pro veris et legittimis comprobatis legatione legatorum reuerendissimi domini patriarce armenorum ia senatu caffè, seu in superiori consilio, et presente reuerendissimo domino hyeronimo dei et apostolice sedis gratia superiori episcopo in hac ciuitate pro felici romana ecclesia, cui (intendi a) prelibato domino patriarca directe fuere littere comprobantes ellectionem et confirmationem episcopatus dicti dercarabet. reprobato et maledicto a dicto domino patriarca derpangiager. Et per quas litteras prelibati domini patriarce constat gesta dicti pangiager falsitatibus et vi pecuniarum fabricata fuisse. Et cum hec et alia constent ex legitimis scripturis et autenticis curie, et scripturas et suplicationes deposuerit ipse auedich procurator ejusdem domini dercarabet. quarum copiam in publicam QUISTIONI ( 340 ) formam requisinit a scribis curie, et videtur id facere recusent, asserendo et dicendo quod vos dominus consul prohibuistis ne dentar sibi i Ile scripture sub quibus vos reseruauistis respondere, quod cum reuerentia fieri non debuit, quoniam nobille officium notariatus pro scripturis confectis ab eis nullum habent superiorem neque principem neque imperatorem, maxime quia officium notariatus est describere diem et seu tempus executionum scripturarum. nec non si tale impedimentum fieri potuerit, possent semper magistratus reseruare jus respondendi et numquam respondere, et hoc modo intromittere et impedire officium notariatus. et maxime super hujusmodi causis episcopatus dicti dercarabet qui suplicauit et suplicationes proptestationes et requisitiones fecit ut de mera et pura veritate certiorari possint dominationes janue. hoc est magnificum officium sancti georgij quod est superior dominatio caffè et istarum partium, maxime ubi tangitur quod false aduizatum fuerit prefatum officium in matteria dicti episcopatus, cui false significatum fuit dictum dercarabet fuisse ellectum in episcopum a spectato domino jo-fredo lercario tunc consule absque auctoritate patriarcali, et falsissimum fuit quia nunquam fuit ellectus nec aliquid factum super eo episcopatu tempore consulatus domini jofredi. sed tempore consulatus pectati domini filippi jhauroie auctoritate patriarcali et sub legationibus et litteris patriarcalis sedis, ut constat declaratione facta in superiori consilio per publicam et autenticam scripturam, scriptam manu egregij domini francisci de pastino nunc vicarij et tunc notarij et cancellarii cancellarie caffè, quam exhibet et producit. Et igitur merito suplicatum fuit ut de propria veritate aduizetur preli-batum officium non vere informatum ut plene probatur. Relinquamus etiam alia de quibus non vere informatum fuit pre-libatum officium super materia illius matrimonij. unde enim (?) talis ■ prohibitio ne tradentur dicte scripture ipsi auedic et siue dicto episcopo volentibus et a vobis honesta requirentibus, hoc est quod per vos dominum consulem et massarios certificetur prelibatum officium de veritate cunctorum. Et si predicta vera sint an non in his scriptis a vobis domino consuli et massarijs quibus etiam super dicta materia episcopatus date sunt commissiones conjunctim a prelibata dominatione, ut velitis et dignemini mandare dictis scribis ut officium liberum eorum notariatus exerceant et faciant, dando scripturas in publicam formam ut tenentur in dies, ut fieri debet. ( 341 ) PRIVATE Item secundo quod aduizare et certiorari dignemini prelibatum officium, sicut dictus pangiager reprobatus et maledictus a suo patriarca litteris ultimis suis, de quibus supra. inuicto dicto dercarabet vero et legitimo episcopo stat in ecclesia catredali dicti episcopatus absque ulla patriarcali auctoritate, sed potius ab eo domino patriarca reprobatus, ut constat litteris nouissimis de quibus supra. Et demum prelibatam dominationem adu:zari et certiorari requirunt de falsitate et falsitatibus litterarum falsificatarum, de quibus in actis etiam plene constat etiam per proprias confessiones pangiager et suorum legatorum. ex quibus etiam confessionibus in judicio factis constat illos legatos derpangiager falsarios et indebite relaxatos nullam habuisse bailiam illis temporibus deponendi de episcopatu dictum dercarabet nunc verum et legitimum episcopum in toto presenti diocesi priua-tum impresentiarnm a sua propria patria ubi oriundus est et ja-nuensis et ubi est verus et legitimus episcopus, qui quantumque pri-uatus sit sua patria, tamen fieri non potest quin sit verus episcopus armenorum in toto isto diocesi. Et recte prouisum fuit a superiori dominatione janue quandoquidem prohibuit consuli et officialibus caffè non se posse intromittere de antistitibus armenorum. ut constat decreto prelibate dominationis registrato in actis curie et extracto manu christofferi de caneuali notario. quod exhibet in publicam formam. Et quia ut dictum est auctoritas ecclesiastica non accipitur a seculari principe sed a superioribus antistitibus secundum rictum ipsorum, quod fit quod quantumcumque licet legitime (intendi illegitime) priuatus sit patria, episcopus remanet in diocisi (sic) suo. Significat et aduizat dominationes vestras quod foris stat dictus dercarabet episcopus, non de jure sed contemplatione parendi mandatis domini consulis cum magnis damnis et interesse ac expensis sue comittiue. ut dignitati sui episcopatus conuenit. expendendo in tribus diebus ducatum unum venetum, preter alia damna et interesse, de quibus solemniter protestatur et proptestatus fuit contra prefatum dominum consulem. Significando, ut melius certiorari possit prelibatum officium, quod predicti excessus fiunt dolio ipsius pangiager et.....rius. quia assueti sunt omnia gesta eorum facere via pecuniarum, ut probatur litteris illorum falsariorum legatorum existentibus penes dominum consulem ad hoc ut vana dentur intelligendi domino patriarce. et maxime af- QUISTIONI ( 342 ) ferre volendo collorem quod palatium non vellet episcopum dercarabet. ut enixi sunt facere, et probatur per dictas litteras que facte fuerunt et scripte cum spiratione dicti pangiager. ut probatum fuit per propias confessiones illorum dictorum legatorum, et sub his re-uolutionibus et fraudibus et vi pecuniarum pretendunt adhibere modum ad conspirandum contra episcopatum dicti dercarabet. qui de jure nunquam remoueri potest eo viuente nisi sub legitimis causis, ut jura et decretaria volunt. Proptestando quod si quid accideret uel eueniret. id succederet culpa vestri domini consulis, quia vos intromisistis de antistitibus armenorum. et ob alios actus et excessus factos et qui fiunt indebite contra dictum dercarabet. Quo fit quod in omnem euentum. cum reue-rentia. vos dominus consul obligamini dicto dercarabet pro omnibus damnis et interesse et expensis passis et patiendis, et sic solemniter proptestatur ipse auedic procurator ejus, qui presentem scripturam proptestationis et suplicationis deponit coram vobis dominis consule et massarijs. quibus conjunctim date sunt commissiones a prelibato officio super materia dicti episcopatus, ut seruentur commissiones prelibati domini patriarce. Item et ad hoc ut dignemini litteris vestris de mera et pura veritate dei aduizare et certiorare prelibatum officium. Quas litteras si placet vel si juste petatur requirit sibi dari, offerendo expensis dicti episcopi si duplicate et triplicate dabantur emittere et dirri-gere prelibato officio, sue superiori dominationi. MCCCCLXXIIII die sabati XVII decembris in tertijs in sala palatij ubi consilia celebrantur. Deposita et presentata fuit presens scriptura suprascripte proptestationis et suplicationis coram magnifico domino consule, spectabilibus dominis massarijs et prouisoribus per dictum auedic dicto nomine requirentem suplicantem et proptestantem in omnibus ut supra ac exhibentem ut supra. Qui magnificus dominus consul et massarij predicta admiserunt in quantum de jure teneantur et debeant et non aliter, et insuper ipse magnificus dominus consul dicit ad partem dicte proptestationis contra eum facte ut supra, quod seruat sibi jus respondendi contra dictam proptestationem suis loco et tempore. Ad partem ubi narratur quod ipse consul imposuit seu mandauit scribis curie quatenus non faciant copiam de illis scripturis sub quibus ipse consul reseruauit jus reddere. ( 343 ) PRIVATE dicit hoc verum fore, hoc est imposuisse dictis scribis quatenus nullum debeant dare processum signatum dictarum scripturarum, et id flat quia prius intendit respondere sub certis scripturis sub quibus reseruauit sibi jus respondendi. Ex quo contentatur et vult quod dictus auedic dicto nomine habeat copiam quarumcumque scripturarum quas voluerit, dum tamen prius ipse consul faciat suas responsiones sub aliquibus ex ipsis scripturis que ad honorem suum tangunt, quas semper et quandocumque dabuntur scripture offert facere. Ad partem ubi requiritur quod scribere debeant litteras magnifico officio sancti georgij per quas aduizare debent dictum officium de mera et pura veritate premissorum. dicit quod ipse est et erit semper promptus et paratus aduizare dictum officium de pura veritate premissorum et de alijs quibuscumque occurrentibus in premissis. et demum offert facere ea que suo incumbunt officio recte secundum suum judicium. Spectatus dominus obertus squarsaficus alter massarius et prouisor visis et auditis ac intellectis predictis dicit quod offert se paratam scribere litteras dicto magnifico officio et eum aduizare secundum judicium suum de pura et mera veritate omnium premissorum. quas litteras est paratus semper facere et scribere, et sic est paratus facere ea omnia ad que obligatus est ex litteris et commissionibus magnifici officij sancti georgij. quas obseruare vult et intendit. Spectatus vero dominus franciscus de flisco. alter massarius. auditis et intellectis predictis. dixit ut infra. Spectabilis dominus franciscus de flisco. alter massariorum. congregatus una a cum magnifico domino consule et spectato domino oberto squarsafico altero massario. in hunc officium electus bic caffè, loco futuri consulis, exponit vidisse commissiones magnifici officij sancti georgij conjunctim factas fuisse super materia episcopatus armenorum et illius mntrimonij ipsis consuli et massarijs. et maxime no-uissimas commissioues et litteras prelibati officij communiter et conjunctim dirrectis ipsis consuli et massarijs. super qua materia episcopatus cotidiana scandala oriuntur et jurgia ac contentiones et ca-uilationes. que causa si concluderetur cum justitia vel consultaretur et non teneretur sic in pendenti cum pace quiesceret et terminaretur, et mirum in modum et vehementer admiratus fuit ipse franciscus QUISTIONI ( 344 ) quod magnifica dominus consul in tanto tempore non ellegerit eam consultare et examinare cum spectabili domino oberto et ipso francisco. quibus communes sunt dicte littere et commissiones et conjunc-tim ipsis delegate et scripte per ipsum magnificum officium. Et prò tanto ut omni tempore legitime ipse franciscus excusetur et se excusari possit ubique et apud prelibatum officium, hortatur magnificum dominum consulem ut velit cum ipsis massarijs rem ipsam ad inuicem consultare, ut aliquis honestus terminus ac finis imponatur in ea materia cum justitia et cum bona quiete et tranquillitate ipsius ciuitatis et populi armenorum. qui tantum dispendium patiuntur sub hoc litigio oninibusque habitantibus tantum molesto, et ex quo in futurum grauari possent alia scandala huic inclite ciuitati damnosa (l). Extractum fuit ut supra de actis publicis etc. Dominicus de alsario notarius. V. 11 priore e gli ufficiali di Moneta in Caffa rappresentano in corpo ai Protettori i danni gravi, fisici e morali, provenienti e provvenuti alla città dalla controversia non mai definita dei due vescovi armeni contendenti. 1475, senza data di mese e giorno {Extra) Magnifico officio sancti georgij excelsi comunis janue. (Intv.s) Magnifici domini nostri potentissimi. Cogimur quodammodo has litteras dare dominationibus vestris, cum quedam causa episcopatus armenorum in summum improperium officialium vestrorum et hujus ciuitatis tam diu trahatur in longum. Super quo episcopatu reperte sunt littere legatorum qui hunc episcopum nominatum pangiager creauerunt. et qui sic electus etiam in sede substinetur. que omnia facta fuisse intelliguntur vi pecuniarum et mangiariarum. de quibus non immerito per totam hanc ciuitatem vulgariter infamantur consules vestri, qui si in ea causa ministrare voluissent justitiam, postquam de similibus se intromittere voluerunt, profecto causa ipsa C1) A tergo: Proptestatio seu suplicatio auedich armeni procuratoris reuerendi olim episcopi decarabei depositi, ex qua constat ipsum fuisse confirmatum a nono patriarca, eie. Recepta XII maij de 75. ( 345 ) PRIVATE sedata fuisset, et omnia discordiarum scandala deficerent. Ex quo teste deo quanta secuta sit infamia continuoque sequatur et augeatur in officiales vestros, publice, privatimque. dominationes vestre ex litteris et relationibus multorum intelligere potuerunt. Nec aliter cogitandum per vos est quam hec perpetrentur precio et mangiarijs. quandoquidem consules vestri non se habent impedire de causis ecclesiasticis ipsorum armenorum. prout ex antiquis ordinibus et statutis decretum fnit. Eapropter hec nota facimus dominationibus vestris, licet inuite. ut prouideant in his tam enormibus causis, ne scandala generentur huic vestre ciuitati que postea non ita faciliter mederi possent. cum habeatis populum armenorum. qui sunt due tertie partes habitatorum hujus ciuitatis. populum utique gratissimum et obseruantissimum regiminis vestri, qui tantum mangiarij3 his lacessiti publice dicunt, quosque hi latini, consules nostri nos et bona nostra corrodent? Itaque magnifici domini rogamus et instanter exposcimus quatenus pro sedatione tantorum scandalorom. dominationes vestre talem prouisionem adhibeant ut hujusmodi enormes mangiarle reperiantur et coram de-uoratores detegantur et puniantur taliter quod non immerito a vobis dictum sit velle capham fieri templum justitie et sinceritatis. Quibus dominationibus vestris sese commendamus et dedimus (sic) ad mandata paratos (J). Data caphe MCCCCLXXV die (inanca). D. V. Denoti ciprianus de viualdis prior nicolaus de turrilia julianus de flischo officiales monete caffè cum humili recomandatione. C) A tergo sta scritto: Littere officij monete caphe de re episcoporum sine die. Recepte XII maij de LXXV. V. Richiami di Goffredo Lercari, già console di Caffa, contro i suoi Sindicatori (*). (Anno 1473) I. Goffredo Lercari, console scaduto di Gaffa, protesta contro una sentenza di condanna avuta dai suoi Sindicatori, e appella al sovrano Ufficio di s. Giorgio. 1473, 5 agosto. & Iofredus olim consul caffè constitutus in jure et in presentia dominorum sindicatorum. habens notitiam per ipsos dominos sindicatores super causa acuzationis johannis spinulle procuratoris dicti (2) laurentij (') È un incartamento o meglio quadernetto di pag. 24 in colonna, abbastanza scorretto. Sul dorso non reca che: Reclamationes ad magnificum officium. In una cartina separata trovo le due note seguenti, che sono dell’epoca: In foliatio de LXX1I e LXXIIJ sunt littere jufredi de LXXI1 diei prime decembris dicentes quemadmodum formari fecit processum reuisum per dominum vicarium etc. In foliatio de LXXI1II sunt littere ejusdem sub die XXXI augusti de LXXUI contenentes quod pro jancio de auria (?) inde recesso XXI julij via maritima missit processus et instrumenta contra baptistam de alegro ed gregorium de pinu. (*) Di qui si raccoglie il presente incarto non essere più intiero, ma sì un un frammento. Manca infatti l’atto d’ accusa fatto dal Lorenzo, di casato ignoto, e la sentenza dei sindicatori, dalla quale appella P ex-console Lercari. ( 347 ) PRIVATE pronunciasse se judices competentes, quod fleri non potuit attenta forma regulle exibite ac forma juris et capitulorum et consuetudinis diu semate super sindicamentis. in eternum non est auditum quod in sindicamentis condemnatus fuerit officialis magistratus de sententijs que ciuiliter feruntur excedentibus summam summorum quinque, et profecto cum reuerentia non aduerterunt dicti sindicatores quantum aduerti debent in hac causa, maxime vigente dicta regula exibita. Item allia regula de modo elligendi sindicatores generales ubi tractatur de materia appellationum, in qua regula expresse tangitur quod a summis quinque infra possit habere regressus in sindicamentis consullis et vicarij. hoc est dumtaxat pro calumniozis sententijs a dictis summis quinque infra, et minime considerata fuerunt ipsa verba statuti dicte regule et sequentis a summis vero etc. Nam si recte omnia considerata fuissent non processum fuisset ad faciendum tal lem pro-nunciationem. precipue etiam in facto et causa ubi lacta est sententia per ipsum tunc consullem et etiam spectabillem vicarium peritissimurn juris et dactum sibi pro vicario a magnifico officio sancti georgij comunis janue. coram quibus dicta causa agitata fuit conjunctim. et iniquum fuit et vehemens admiratio, quod vos domini sindicatores nolueritis audire jura et rationes prefati domini vicarij comparentis coram vobis pro suo interesse. Multa quidem et allia super hijs dici possent que breuitatis gratia super hjis omittuntur, sed satis est ipsi jofredo quod fecerit sibi incombenza in dicta causa secundum ordinem juris et capitulorum, ut constat ex processu agitato in dicta causa, et maxime cum omnia acta fecerit sub examine prefacti domini vicarij. et conjunctim una cum eo juxta petitionem actoris, et satis est etiam ipsi quod non in-curpetur de hijs quibus sindicari posset ex forma regullarum. unde respectu honoris rei publice ne tallia initia fiant aduersus officiales inoxios. tum ex eo quod sentit se grauatum. proptestando de nulii-tate dicte pronunciationis. attento beneficio capituli positi sub rubrica quod ufficiales non excedant eorum baliam. et quod acta facta coram incompetenti judice non valleant etc. Pro tanto se a dicta pronunciatione prouocat et reclamat ad pre-libatum magnificum officium tamquam superiorem dominationem, et seu ad illum vel ad illos pro ut placuerit prelibato officio, petens acta et processus in forma debita, et partem citari secundum stillum curie. Et hoc ad presens etc. Sub reseruatione etc. Offerens scribis et sub- QUISTIONI ( 348 ) scribis mercedem etc. illeso omni jure suo eidem competenti contra dictum johannem dicto nomine ex indebita vexatione et calum-nioza accusatione. Ceterum ipse jofredus sine prejudicio dicte reclamationis, quia cogitur differre recessum ejus tanto onere expensarum, et ubi tenetur recedere vigore regularum, volens quod deueniatur ad merita et expeditionis (sic) sue cause dicte cauiloze acusationis. pro tanto exibit et presentat processum agitatum in dicta causa cum sententia lata conjunctim per ipsum et dominum vicarium, petens et instans expeditionem dicte cause, et precipue quia coram vobis nulli actus fleri possunt quoad merita dicte cause, nec inspicere alliqua allia nixi agitata in ea causa, quia si quid noui superueniat agitandum est contra illos quorum interest, et si aliter fieret, procederetur manifeste contra ordinem juris capitulorum et regullarum. de ipsorum nullitate proptestando. Verum quia dictus laurentius. principalis dicti johannis. ut publicum est. et mole creditorum factus est habitator trapezundarum. et si negotiatur. id fit sub saluo conducto pro debitis quibus grauatur. et que debita creditoribus suis soluere non vult. Pro tanto quia ipse principalis non est idoneus et ruptus et incolla trapezunde dictionis teucrorum. petit pro debito justitie dictum johannem compelli ad idonee cauendum de expensis damnis et interesse in casu subcombentie. et de stando juri et judicato, soluendo coram magistratu competenti casu quod liqui-daretur calumniozam fecisse accusationem. Et hoc ad presens etc. Sub etc. Proptestans de expensis factis et flendis etc. MCCCCLXXIII die jouis. quinta augusti, in vesperis, in camera spectabilis domini antonioti de cabella. Deposita in jure et in presentia prefactorum dominorum sindica torum per dictum dominum jofredum. Qui domini sindicatores. vissis audietis et intellectis predictis. dixerunt se velle cogitare super admissionem dicte scripture usque ad diem crastinam, videlicet utrum illam admittant vel non. ( 349 ) PRIVATE II. Lo stesso Lercari si richiama su più altre accuse e condanne ricevute nei suoi sindicamenti, e cita i sindicatori al tribunale di s. Giorgio in Genova; cui nuovamente si appella. 1473, 21 agósto © Iofredus lercarius olim consul caffè constitutus coram dominis ffllipo ususmaris. leonele de viualdis. bernardo de amico et bartholomeo de campofregoso. si coadunari poterunt et in quantum coadunari non possint, comparet coram spectabile domino vicario consullari caffè, attento quod dicti flllipus et socij sindicatores ad sindicandum ipsum jofredum. ut manifestum est. semper effugerunt audire jura et rationes ipsius jofredi. Dicit quod ad notitiam ipsius jofredi peruenit dictos fillipum et socios sindicatores ejus tulisse enormem sententiam primo super quadam accusatione facta per baptistam gentillem. s’ab qua ipsum jofredum absoluerunt a contentis in ea et ab alia parte condemnauerunt. licet minus debite et illegitime ipsum ioffredum in asperis mille quingentis soluendis dicto baptiste accusatori, et in asperis duodecim millibus soluendis massarie. et hoc quodammodo ad negligen-tiam. ex eo quod non processerit in causa inquisitionis formate contra jacobum de basignana. attentis vanis rationibus et non veris denotatis in dicta nulla sententia. Item ad ipsius jofredi notitiam peruenit quod eum condemnauerunt in asperis octo millibus sub generali inquisitione, et hoc dumtaxat occasione mercantie facte per eum et ejus fillium nomine ipsius jofredi. et prout latius ex actis dictorum sindicatorum constat, quibus omnibus non consentit nisi in facientibus pro ipso dumtaxat. Dicit quoad factum accusationis dicti baptiste gentillis quod et in ea causa et in alijs causis manifestum fuit dictos sindicatores non more magistratus sed more publicorum inimicorum et persecutorum officialium se se gesisse in causis omnibus dicti jofredi. quatenus neque jura ipsius audire voluerunt, et tam interius quam exterius, et est diffusa fama in tota urbe notorium est quibus modis et formis enixi sunt velle persequi ipsum jofredum ad denigrandam integram famam et laudabile regnum ipsius, ut et in parte manifeste constat QU1STI0NI ( 350 ) ex testificationibus decem et duodecim testium receptorum sub dicta inquisitione de.mandato ipsorum, sed deo laudato cum totis malitijs et prauis viribus ipsorum non potuerunt in toto hoc sindicamento aducere aliquid quod fuerit turpis lucri seu alicujus rei respicientis turpitudinem, neque eos neque oretenus neque in scriptis veritus est. Multa quidem super hijs dici possunt que modo autem ob....tur bre-uitatis gratia et ad demonstrandum manifestum hodium ipsorum, de quo probabitur. Dicit quod nequaquam condemnari potuit ad ailiquid soluendum dicto baptiste. secuta maxime absolutione facta sub accusatione dicti baptiste. igitur aperte colligitur de nequitia dictorum sindicatorum. nec etiam condemnari potuit in dictis asperis duodecim millibus, attentis predictis et probat’s idoneis testibus in causa dicte accusationis. nec intellexerunt factum condemnationis sombey. que facta fuit super cabellis canlucorum contra formam regularum, nec releua-runt vana aducta et non constantia ex processu hujus sindicamenti. et precipue quod videantur moti baptistam de allegro testificatum fuisse oretenus modum et formam de qua asseritur in eorum sententia. quin si id legitime constitit ipsis sindicatoribus id non constitit ipsi jofredo tunc consulli in processu dicte inquisitionis, maxime quia debuit potius sequi formam plurimorum idoneorum testium et consillium sui vicarij quam aliter, nec potuit condemnari super hijs que illcgiptime constiterunt extra processum, quoniam consul non potest quam sequi ordinem juris et capitulorum, in qua re minime ad-uerterunt ipsi sindicatores faciendo fore fundamentum de nulla attestatione dicti baptiste. bene quippe intuetur quale fuerit odium ipsorum et qualis fuerit voluntas praua ipsorum, et quamuis ridiculosum fuerit intueri tallem condemnationem quod se mouerint ad condemnandum ubi absoluunt eum ab accusatione, et qui motus ipsorum sit. ex hijs que sunt extra processum inquisitionis formato contra dictum jacobum a secullo non est auditum tam enormes motus et iniqua sententia. Ad partem vero condemnationis asperorum octo millium facte ex manifesta praua voluntate et odio ipsorum sindicatorum. dicit quod deo et mundo constat quantis modis volunt purgare factum dicte mercantie quandoquidem super his esse voluit effugierunt ipsi sindicatores velle audire neque oretenus neque in scriptis ipsum jofredum. et noluerunt audire scripturas et exibitiones ipsius jofredi. ex eo quod significabat et aperte declarabat mercantiam non fecisse et ( 351 ) PRIVATE quod si facta fuerat per ejus fllium nichil nocebat ipsi jofredo. primum quidem se obtullit certiores facere reynaldum gentillem flllium domini bartholomei olim consullis et alios fi 11 ios consullum negotiasse et nichilominus absolutos fuisse quantumcumque accusati fuerint. Item licet videre noluerunt exibuit instrumentum emancipationis caroli ejus filij. demumque libros et cartularia tara ipsius jofredi quam dicti caroli, et declarauit de cartullario dicti caroli unde eue-niunt rationes participum dicti caroli. Sed quid in his egemus testibus praue voluntatis ipsorum sindicatorum ? quoniam per recusationem et ad de..iendum publicum odium ipsorum voluerunt in dicta sententia afferre collores. qu .. habitis informationibus a viris ciuibus ac burgensibus. Audiatur hic quales fuerint voluntates ipsorum et qualis mos magistratus. nam ubi decem ex duodecim testibus non testificantur contra ipsum jofredum ad locum possuerunt informationes susceptas in logia inter ciues et burgenses logie, de quibus in actis non constat et falsum fuit, sed euanuit a se ipsis, de stillo autem curie in his sindicamentis enituntur haberi testes idonei sub inquisitione generali et non suspecti consullibus in sindicamentis. in hoc autem sindicamento fondant se super audictu informationum, de quibus non constat in actis, nam judici non creditur de his que in sententia loquitur nisi constet ex actis, sed id factum fuit odio et malitia ne ipse jofredus causam haberet probandi et exclarandi causam suam, fecerunt enim sindicatores id quod euitare debuerunt. Nam ordo sindicamen-tornm est ex eo quod semper verisimiliter rectores emullos et inimicos habere fit quod recipiantur testes idonei et non suspecti et quorum attestationes appareant in actis, et ipsi sindicatores voluerunt clam et in abscondito habere informationes, et hic respondere non possunt, nec excussat ipsos quod asseruerunt posse procedere juris ordine seruato vel non seruato. citatis partibus et non citatis, oretenus et in scriptis. Hoc verum est sed sane intelligendum est et regula loquitur recte, quia vult quod accusationes fieri possint oretenus et in scriptis, sed non est relictum arbitrium sindicatoribus posse facere nouos ussus. In vanum autem' esset ordo formande inquisitionis generalis et in scriptis redigendi dicta et atestationes duodecim testium, nec etiam relictum neque permissum est quod possint suscipi informationes et clanculum examinari testes. QUISTIONI ( 352 ) Hoc totum contrarium est stillo curie et solito ordini sindicamen-torum officialium, et res abussiua esset et aborribilis atque neffandis-sima si per informationes et examinationes testium examinandorum in oculto posset procedi contra officiales, et maxime bis temporibus quibus pene omnia volunt (sic) non jure sed sna voluntate et appetitu, et maxime etiam in hoc casu ubi ex diffusa fama dicti sindicatores publice inimicati sunt ipsi jofredo. et ut constat ex processu. Nec credant ubi tantus ordo seruatus est in sindicamentis potuerit ab eis difformari. nec credant quod illa verba dieta in regula de procedendo juris ordine seruato vel non seruato fuerint formata in ipsa regula ex eo quod possint suscipere informationes et clanculum examinari testes, sed formata fuerunt ibi quandoquidem proceditur contra consulles per magistratum pro mangiarjis et lucris respicientibus turpitudinem. Ipse enim jofredus. ut ipsi sindicatores negare non possunt, quoniam obtullerit eis quod exclarent solum de qua mercantia inculpetur cum obtullerit eos clarissimos facere de inocentia ipsius jofredi in facto raercantie. cum nolit ab eis nullam remissionem si mercantiam fecit et quod si noxius reperietur seruare omnem regulam qua disponitur quod condemnari debeat in quinquaginta pro centenario, sed his si qui malitiose plura compossuerunt contra ipsum jofredum non valentes in facto alliquam justam causam inuenire. super facto mer-cantie adhibuerunt collores susceptis informationibus. Ratio propterea est quod odio et dolio factum sit. quia si mercantiam fecit, quod negat. non secuti sunt formam dicte regule, quoniam debuerunt exclarare mercantiam et quantitatem et condemnare in quinquaginta pro centenario, nec potuerunt adibere collorem ad cooperiendum odium et malitiam ipsorum, qualiter fecerunt asserendo suscepisse ac fecisse informationes. quia nulli dubium est quod ex eo q. (*) suum fecit in tempore sui consulla..... quale fuit et deus scit quod adsunt homines qui pro nichilo deponunt animam perditioni et reponerent ad se indebite vendicandum qualiter autem plurimorum hominum nota est et quales et qui sunt. Ex quibus allijs rationibus dicendis suis loco et tempore dicit dictas sententias fuisse iniquas et iniquissimas et latas manifesto odio et (!) Oltre d’ essere scorrettissimo, il presente documento ha qui ancora una lacuna in bianco. ( 353 ) PRIVATE praua voluntate ipsorum sindicatorum contra formam juris regularum et capitulorum ut constat ex actis et constabit, et pro tanto contra eos et quemlibet ipsorum in solidum proptestat de damno interesse et expensis passis et patiendis, et sentiens se grauatum. licet grauatus sit a judicibus suspectis et suspectissimis qui preterierunt formam consuetudinis stilli curie in sindicamentis et forma juris ac regularum. se reclamat ad magnificum officium sancti georgij excelsi comunis janue. superioris dominationis hujus ciuitatis et harum partium. prouissurum idempnitati ipsius jofredi. ex eo quod malitioze et voluntarie processerunt contra ipsum jofredum. super quibus prouidere debet et potest etiam virtute ordinationis descripte in publicam formam in regullis caffè. Petens omnia acta et processus hujus cause et totius sindicamentorum ejus, quia contra eos procedere intendit, etiam quia non condemnauerunt accusatores calumniosos qui indebite accusauerunt et quos absoluerunt. a quibus absolutionibus se reclamat ut supra. Inter-pelans dictos sindicatores ut per se aut legiptimas personas pro eis compareant deffensuri causas ipsorum coram prelibato magnifico officio. illeso omni jure, et contra quoscumque qui eum calumniose accusauerunt. Requirens etiam quod dicti sindicatores declarent nomina et pronomina ciuium et burgensium a quibus asseruerunt habuisse informationes super facto asserte mercantie. ut veritas eluceri possit, et eorum dicta in scriptis redigi presentanda magnifico officio, alioquin protestatur de dolio ipsorum et ipsos littem eorum fecisse. Sub re-seruatione alliorum quorumcumque suorum j urium de quibus expresse protestatur. Reseruans sibi jus ulterius dicendi super premissis. habita copia sui processus. © MCCCCLXXIII die sabati XXI augusti in vesperis in salia palatij. Deposita in jure et in presentia spectabilis domini vicarij per dictum dominum jofredum. dicentem et requirentem, interpellantem et se reclamantem in omnibus ut supra, assertis prius in pallatio. et in presentia prefati domini vicarij mandato magniffici domini consullis. dictis dominis fillipo. leonele. bernardo et bartholomeo sindicatoribus superscriptis, qui astare noluerunt nec audire lectionem dicte scripture, asserentes esse fonctos officio, et inde recesserunt non audita lectione dicte scripture ut supra. Quo visso prefactus dominus Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 23 QUIST10NI ( 354 ) jofredus requisiuit deponi et legi coram prefato domino vicario ut supra. et requisiuit copiam dicte scripture et omnium premissorum mitti et tradi dictis fillipo et socijs. na ignorantiam pretendere possint. eosque citari in omnibus ut supra. Qui dominus vicarius vissis et intellectis omnibus supradictis. visso quod dicti leonelus et socij astare noluerunt, predicta omnia admisit in quantum de jure teneatur et debeat et non aliter, et mandauit cop-piam premissorum mitti et tradi dictis philippo et socijs et eis denunciai in omnibus ut supra. ne ullo unquam tempore possint ignorantiam pretendere, eosque et quemlibet eorum interpellari ad com-parendum in janua coram dictis magnifico officio defensuros dictam causam per se vel per procuratorem in omnibus et per omnia prout supra fit mentio, et prout requiritur per dictum dominum jofredum. atque contra omnia predicta possint opponere et contradicere quic-quid voluerint. Alliter etc. Et hoc ad instantiam dicti domini jofredi predicta requirentis pro interesse suo. et etiam ne ullo unquam tempore dicti fillipus et socij possint ignorantiam pretendere. © die XXIII augusti Georgius de basco nuntius retulit se hodie mandato etc. ostendisse dictis philippo. bernardo et bartholomeo et postea dimisisse dicto leo-neli et eisdem precepisse etc. © MCCCCLXXIIII die XV martij. Extractum est ut supra etc. Dominicus de alsario notarius. VI. Inquisizione generale di Sindacato sulla gestione del Consolato di Battista G-iustiniani Oliverio. (anno 1474) I. Sisto Centurione, Gherardo Vivaldi, Tommaso Navone e Giacomo Zoagli , sindicatori, eletti a sindacare il nobile Battista Giustiniani, scaduto dal consolato di Caffa, gli impongono di prestare la dovuta sicurtà di sommi 500; così pure per ogni accusa a farplisi, e secondo il prescritto del! Colonia. 1474, 2 agosto (Filza di Caffa) © MCCCCLXXIIII die martis. secunda augusti in vesperis, in sala magni palatij (*). Spectabiles et egregij domini sistus centurionus. guirardus de viualdis. thomas nauonus et jacobus de zoalio. ciues janue. sindicatores ellecti et constituti juxta formam regularum caffè per magnificum dominum antoniotum de cabella consulem caffè, ejusque spectabilem dominum obertum squarciaficum alterum massarium et prouisorem. et venerandum consilium dominorum antianorum caffè, ac officium quatuor sindicatorum generalium caffè, ac alios deputatos et nominatos in dicta ellectione ad sindicandum spectabilem dominum baptistam (’) È un incartamento di 12 pagine intiere di fitto carattere e nitido, ma eccessivamente sincopato all’uso notarile d’allora: e ree l’epigrafe sulla copertina: Processus ejusdem d. Baptiste. QUISTI0N1 ( 356 ) justinianuui olim consulem dicte ciuitatis. nec non jacobum de casana et antonium de canali olim ejus caualerios et totam ejus comittiuam. ut de ellectione eorum constat autentica deliberatione, scripta manu antonij de bozollo notarij et cancellarij anno et die suprascriptis. In et super omnibus et singulis accusationibus querellis expositionibus lamentationibus per quascumque personas comune corpus collegium et uniuersitatem liendis contra dictum dominum baptistam olim consulem et ejus caualerios. et seu dictum dominum baptistam accusare et de ipso aliqualiter lamentari volentes et intendentes in presenti ciuitate caffè, occasione et ex causa sui regiminis in suo consulatus officio, nec non super inquisitione generali contra dictum dominum baptistam formandam et alijs in ipsis sindicamentis opportunis faciendis secundum formam regularum caffè. Volentes igitur procedere peruenire ad ulteriora in dictis sindicamentis dicti domini baptiste (manca tam) in officio consolatus quam massarie quibus functus est. omnes quatuor congregati in dicta sala palatij. primo' et ante omnia ellegerunt me dominicum de alsario infrascriptum in eorum scribam in dictis sindicamentis. Mandantes et deliberantes, antequam in predictis ad ulteriora procedatur, quod per dictum baptistam satisdetur, in obseruatione regularum, de summis quingentis de caffa et de qualibet accusatione sibi fienda. que fidejussiones prestande ut supra obligate sint dictis dominis sindicatoribus et eorum officio, sub illis modis et obbl'gationibus expressis et contentis in dictis regulis, in omnibus et per omnia prout in ipsis regulis continetur. II. L’ex-console Battista Giustiniani si presenta ai Sindicatori, prometto e presta le sicurtà richiestegli. 1474, 2 agosto. © Ea die in continenti hora et loco. Supradictus spectabilis dominus baptista constitutus coram dictis sindicatoribus. et me dicto notario et infrascripto scriba ipsorum, volens parere mandatis dictorum dominorum sindicatorum. Sponte et ( 357 ) PRIVATE ex certa scientia promisit et ex nunc promittit et satisdat de summis quingentis argenti de caffa pro utroque dictorum officiorum consulatus et massarie. et in omnibus et per omnia juxta formam illarum regularum caffè, et ultra de et pro qualibet accusatione contra eum flenda sub modis et formis superius declaratis per ipsos dominos sindicatores. et pro ut supra continetur. Sub etc. Et pro eo et ejus precibus et mandato sub modis et obligationibus supradictis. solempniter intercesserunt et fldejusserunt infrascripti inferius nominati, et quilibet ipsorum pro quantitatibus pecuniarum infrascriptis. videlicet: Jacobus de casanoua pro summis centum, siue . . . s. c Paulus de restropis pro summis centum, siue . . . s. c Christoforus de alegro q. andr. pro summis centum, siue . s. c Octauianus adurnus pro summis centum, siue . . . s. c Antonius adurnus pro summis centum, siue . . . s. c III. Lo stesso fa Giacomo Casana, cavaliere del console Giustiniani, a nome proprio e del suo socio, Antonio Canale, per sommi cento. 1474, 2 agosto Supradictus jacobus de casana caualerius dicti domini baptiste. per se et nomine antonij de canali ejus socij. constitutus coram dictis dominis sindicatoribus. Sponte promittit et promisit dictis dominis sindicatoribus .et michi notario, stare sindicamento et soluere omnem condemnationem contra eum et socium flendam, usque in summis centum. Sub etc. Et pro eo intercessit et (Idejussit franciscus de montaldo pro summis centum. Sub etc. Respondens etc. Sub etc. Respondentes etc. Qui domini sindicatores paulo post cohadunati ut supra, visis dictis fidejussionibus prestitis per dictum dominum baptistam ut supra, et attento quod ipse seruauit mandata ipsorum, subsequenter ordinaue-runt et mandauerunt fleri proclama infrascripti tenoris. QUISTIOM ( 358 ) IV. I Sindicatori predetti mandano a farsi il proclama pubblico di presentarsi chicchessia a querelare il console scaduto. 1474, 2 agosto ©;Ea die hora et loco Preconatis vos preco et cintrace publice comunis janue in caffa per ciuitatem caffè ut moris est. videlicet in logia caffè, in terminis (*) et bazale caffè et in omnibus locis publicis et consuetis, tam in lingua tartarica quam latina, sonu cornu altaque et inteligibili voce, diebus quindecim continuis a die suprascripto connumerandis, de mandato spectabilium dominorum sisti centurioni, guirardi de viualdis. thome nauoni et jacobi de zoalio. sindicatorum ellectorum et constitutorum ad sindicandum spectabilem dominum baptistam justinianum olim consulem et massarie caffè. Quod si est aliqua persona cujusuis qualitatis seu conditionis exi-stat. que vellit de dicto domino baptista olim consule et massario lamentari seu queremoniam facere vel eum aliqualiter accusare de aliquo grauamine seu injuria eidem illato vel illata, aut ex alijs etiam causis tempore regiminis tam sui consulatus quam massarie. compareat et comparere debeat coram dictis dominis sindicatoribus. vel coram dominico de alsario notario, uni ex scribis curie caffè et scriba ipsorum, ellecto ad recipiendum dictas lamentationes et accusationes flendas contra dictum dominum baptistam, et hoc infra dies quindecim proxime venturos ad dictas lamentationes et accusationes faciendum et deponendum. Et similiter de jacobo de casana et antonio de canali caualerijs dicti domini baptiste et de ejus comitiua. Aliter elapso dicto termino dictorum dierum quindecim nemine comparente ut supra, per dictos dominos sindicatores procedetur ad expeditionem dictorum sindicamentorum dicti domini baptiste et dictorum caualeriorum. contradictione aliqua postea non obstante. (’) II testo ha piuttosto thimis che terminis, e cosi pure nel n.° che segue. Ma questa voce non la trovammo affatto in nissun glossario; perciò l’abbiamo interpretata terminis, in senso cioè di confine, porta ecc. ( 359 ) PRIVATE V. Paolo Bono, cintrnco e pubblico banditore, fa fede d’aver per 15 giorni continui annunziato nei luoghi e modi consueti il proclama d’avviso. 1474), 16 agosto © Die XVI augusti Paulus bonus cintracus et preco publicus comunis caffè retulit hodie mandato prefactorum dominorum sindicatorum palam publice alta et inteligibiii voce, vulgari sermone, tam in lingua latina quam in tartarica. sono cornu premisso. ut moris est. proclamasse in logia, in terminis ac bazale. caffè ac in omnibus locis publicis et consuetis, per dies quindecim continuos preteritos. inceptos die secunda presentis mensis augusti et hodie per totam diem finituros, in omnibus et per omnia prout in dicto preconio continetur. VI. Esame processuale di Battista Giustiniani. 1474, 22 agosto © Eodem millesimo, die lune XXII augusti, in tertijs in camera. Hec est quedam inquisitio generalis et titulus inquisitionis, que flt et fleri intenditur per spectabiles dominos sindicatores suprascriptos. ellectos et deputatos ad sindicandum spectabilem dominum baptistam justinianum olim consulem et massarium caffè. 1 Articolo Sull’ amministrazione della giustizia. In eo de eo et super eo quod ad aures et notitiam prefactorum dominorum sindicatorum deuenit. fama publica precedente, non quidem a maliuolis ne jue suspectis personis, sed potius a fide dignis et honestis. prout prefactus dominus baptista olim consul per ejus audatiam QUISTIONI ( 360 ) et ejus superbiam et contra formam regularum caffè et ordiuamen-torum comunis janue in caffa. in dicto consulatus officio durante tempore sui officij fuit negligens et remissus in administratione juris et justitie pettentibus ipsi domino baptiste tunc consuli, prout tenebatur de jure et secundum formam capitulorum et regularum comunis janue in caffa. Risposta. © Ea die in vesperis in una ex cameris palatij. Supradictus dominus baptista constitutus etc. respondendo dicto primo articulo, cum juramento negat contenta in eo fore vera, dicens quod ymo fuit promptus propitius et solicitus reddere justitiam pro posse suo pettentibus. quam putat reddidisse bonam et justam. 2 Articolo Sull' integralità della famiglia sua. Itera super eo quod dictus baptista tunc consul non habuit nec tenuit integraliter familiam, pro ut tenebatur secundum formam regularum caffè, et pro toto tempore sui regiminis non fecit expensas quas facere tenebatur pro salario comunis eidem tradito et assignato. Que quidem familia debet esse ut infra, videlicet caualerins unus, domiceli sex. equi sex. ragatius unus, cochus unus, et si quos equos tenuit et habuit tempore sui regiminis, non fuerunt empti de pecunia ipsius, sed potius acomendatos a loyhiro habuit. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera, dicens quod ymo habuit familiam et comittiuam suam integram, et habuisse equos et fecisse ea que obligatus erat ex forma regularum. 3 Articolo Sull’ assiduità nell’ ufficio ai giorni e ore debite. Item super eo quod non fuit nec stetit diebus et seu horis juri-dictis et deputatis, secundum formam juris et capitulorum comunis janue in caffa. ad banchum siue curiam ad jus reddendum et administrandum subditis et districtualibus suis et diete comunitati et alijs. ( 361 ) PRIVATE Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera, dicens quod ymo fuit et stetit ad banchum juris diebus debitis, saluó si aliquando processit ex impedimentis negotiorum comunis etc. 4 Articolo Sulle ingiustizie, violenze e ingiuste torture inflitte. Item super eo quod dictus dominus baptista tempore sui regiminis quamplures personas ciuitatis caffè, burgorum et districtus caffè, indebite et injuste grauauit molestauit et detinuit, et agrauari molestari et detineri fecit et presumpsit. ac mandauit eis injuriam et violentiam inferri, faciendo incarcerari et detineri, subijciendo etiam plures homines tormentis et torturis absque indicijs et absque presentia unius ex scribis seu notarijs sue curie, ponendo seu poni faciendo volontarie et injuste (sic) preter et contra formam juris et capitulorum ac regularum comunis janue in caffa. condemnando etiam indebite et injuste ac multando. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo cum juramento dicto articulo. negat (manca contenta in eo) fore vera. 5 Articolo Sui doni ricevuti e le mangierie fatte. Item super eo quod habuit et recepit et penes se retinuit multa exenia et mangiarias. inter quas fuerunt aues equi et alia que consignari debebantur et tenebantur massarijs et officio monete. Nec non recepit et habuit a nonnullis baronis et singularibus et diuersis personis quedam alia munera non esculenta et proculenta que eidem concessa non erant, ymo prohibita vigore regularum, in graue dampnum et prejudicium massarie caffè et excelsi comunis et aliarum personarum. QUISTIONI ( 362 ) Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera, dicens quod si habuit aliqua exenia fuerunt talia que sibi licita erant ex forma regularum. 6 Articolo Sulla giustizia resa ai suoi distrettuali e ai forastieri. Item super eo quod tempore sui regiminis subditis et districtua-libus comunis caffè, et alijs extranijs personis, jus et justitiam dene-gauit tam in ciuili quam in criminali, ac extitit etiam in executione juris et justitie negligens et remissus. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera, dicens quod pro posse fecit omnia que possibilia sibi fuerunt pro utille hujus ciuitatis. 7 Articolo Sulle ingiurie e villanie fatte nel suo servizio. Item super eo quod proctullit pluribus personis et diuersis acce-dentibns coram ipso, causa ab ipso justa petendi, multa verba injuriosa et oprobiosa tam ad banchnm curie quam extra, et quod nonnulli videntes se se vilipenderi per ipsum dominum baptistam, sic se continerunt et desisterunt accedere coram eo et ejus officio, in graue dampnum et prejudicium ipsorum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista cum juramento respondendo negat contenta in dicto articulo fore vera. 8 Articolo Sulla vigilanza e custodia della città e sobborghi. Item super eo quod circa vigillem gubernationem et solicitam custodiam dicte ciuitatis caffè et suburbiorum se et familiam suam die ( 363 ) PRIVATE noctuque non se habuit ut debuit. Ex quo nonnulla dampna passa co-missa et perpetrata fuerunt deffectu malie custodie et culpa ipsius domini baptiste tunc consulis et familie ipsius. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista cum juramento respondendo negat contenta in dicto articulo fore vera. 9 Articolo Sulle mangierie e regali permessi ai suoi dipendenti. Item super eo quod concessit permisit et voluit suos massarios suumque caualerium torqueri et accipere illicite et injuste a nonnullis et diuersis personis multas et diuersas soluptiones mangiarias munera et dona ac tributa, contra formam regularum et capitulorum comunis janue in caffa. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo dicto articulo, cum juramento negat (manca contenta) in eo fore vera, quia simillia nunquam passus est. 10 Articolo Sull’esercizio di nercanzia esercitato, o partecipato nelle pubbliche gabelle. Item super eo quod per se et ejus nomine fecit et fleri fecit mercantiam. emendo et vendendo in caffa et in toto imperio gazarie contra formam dictarum regularum, et quod contra ipsas regulas particeps fuit in aliquibus introitibus seu cabellis venditis in dicta ciuitate caffè. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 11 Articolo Sulle inutili spese e mal fatte col denaro pubblico. Item super eo quod tempore sui regiminis in expensis ordinarijs et in soluptionibus ipsarum aliter se habuit quam ex forma regularum QUISTIONI ( 364 ) debebat, de ipsis faciendo multa exenia et multas expensas que massarie necessarie non erant, ymo voluit, tamen contra formam dictarum regularum, et utille comunis non respiciendo. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fere vera, dicens quod quotiens necesse fuit expendere, tallis expensa facta fuit mediantibus deliberationibus opportunis. 12 Articolo Sulle spese fatte a capriccio, e senza V intervento dell’ Ufficio di Moneta Item super eo quod in aliquibus expensis et expendendo pecunias comunis non se habuit prout debuit, nec illud fecit cum consilio et deliberatione officij monete, ut expresse tenebatur, sed potius fecit contra commissiones et ordinationes impositas. Ex quo respublica maximum suscepit dampnum et interesse. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 13 Articolo Sulle violente estorsioni di somme, merci ecc. Item super eo quod multas violentias fecit et mangiarias ac extorsiones diuersis personis, et ab eis extorquit nonnullas pecuniarum summas res et merces illorum quorum erant, contra ipsorum voluntatem et contra formam capitulorum et dictarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista cum juramento respondendo negat contenta in dicto articulo fore vera. ( 365 ) PRIVATE 14 Articolo Sui capi fuggiti da Solcati. Item super eo quod rationem debitam non reddidit de capitibus fugientibus de surcato in caffa tallis qualis quorum erant dicta capita que massarie vel quibus ratio traddi et reddi debebat, contra formam dictarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera, et maxime quia de hoc curam dimisit officio dominorum sindicatorum generalium quibus spectat. 15 Articolo Sulla nomina indebita di ufficiali. Item super eo quod fecit et constituit plures officiales sine licentia et voluntate sui consilij et aliorum, prout tenebatur vigore regularum, sed potius solum ab ejus capite et voluntate. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 16 Articolo Sull’ indebito e fraudolento acquisto di danaro e di azioni sulle Compere di Caffa. Item super eo quod nomine ipsius per interpositas personas emere fecit plures pecuniarum quantitates de massaria caffè, tam in caffa quam in locis caffè et ejus jurisdictioni suppositis et stipendiarijs sub multa extorsione lucri, a qua venditione dicti stipendiati se val-lere non potuerunt, quia satis cito non potuerunt eorum stipendia percipere, et plures pecuniarum quantitates expendi fecit in emendo seu emere faciendo loca comperarum caffè et pagas stipendiatorum contra formam dictarum regularum, et sic tempore quo fuit massarius. QUISTIONI ( 366 ) Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 17 Articolo Sulla revisione delle spese e introito dello Stato. Item super eo quod fuit negligens in reuidendo et reuideri faciendo rationes cartularij et introitus expensarum comunis et massarie caffè, in maximum dampnum et prejudicium communis et massarie. et sic tempore quo fuit massarius. Risposta. Ea die Supradictus dominus baptista respondendo cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. Dicit quod pro posse suo fecit et curauit semper utille massarie et comunis. 18 Articolo Sui socii o stipendiati non approvati. Item super eo quod multos socios tenuit ad stipendium massarie caffè sine consensu et consilio officij monete. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 19 Articolo Sulla mollezza nelle cause civili. Item super eo quod multas instantias causarum ciuilium labi permiserit ex ipsius negligentia. in graue dampnum personarum litigantium. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. ( 367 ) PRIVATE 20 Articolo Nella esazione delle multe e condanne. Item super eo quod multas condemnationes factas tam per preces-sores suos quam per ipsum dominum baptistam neglexit exigi facere. Ex quo multi effecti fuerunt non soluendo. auffugerunt et recesserunt in graue damnum comunis et massarie caffè. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento dicit quod circa predicta et circa exactionem pecunie massarie fecit que sibi possibilia fuerunt. 21 Articolo Sugli arbitrii presi o permessi. Item super eo quod multa arbitraria in se suscepit contra formam juris et multa alia indebita commissit et perpetrauit/fecitque et perpetrari commisit et permisit que non facere debebat seu fieri facere, contra formam juris et capitulorum et regularum comunis janue in caffa. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 22 Articolo Sulla compra o partecipazione nei dazii 'pubblici. Itera super eo quod tempore sui regiminis emit et emere fecit per interpositas personas pro eo et ejus nomine drictus et seu cabellas comunis. et ipsis participauit. contra formam dictarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. QUISTIONI ( 368 ) 23 Articolo Sulla custodia del sigillo comunale. Item super eo quod dictus dominus baptista tempore sui regiminis non tenuit penes se sigillum comunis. prout facere tenebatur, ymo illum dimissit penes aliam personam, que pro bullandis litteris et saluis conductibus accipiebat certas pecunias indebite et injuste et contra formam dictarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 24 Articolo Sulle subastazioni delle imposte °cc., della Masseria e Protettoria. Item super eo quod dictus dominus baptista tempore sui regiminis quando adueniebat tempus subastandi et subastari faciendi introitus et cabellas. assignatas massarie et protectorie. non fecit nec obseruauit ordinationes prout facere tenebatur secundum formam dictarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 25 Articolo Sulle assegnazioni indebite delle gabelle comunali. Item super eo quod dictus dominus baptista in venditionibus cabellarum comunis tempore sui regiminis dedit diuersis personis partitum indebite, et multa alia fecit et perpetrauit in venditione illarum cabellarum que facere non debebat, contra formam illarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. ( 369 ) PRIVATE 26 Articolo Sul fuoco acceso nella gran sala del palazzo. Item super eo quod dictus dominus baptista tempore sui consulatus non tenuit ignem continue, tempore hyemali. expensis suis etiam in camera magna palatij. prout facere tenebatur secundum formam dictarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista cum juramento respondendo negat contenta in dicto articulo fore vera. 27 Articolo Sui salvocondotti malamente ccncessi. Item super eo quod dictus dominus baptista tempore sui regiminis dedit et concessit saluumconductum absque massarijs et consilio, et sine solito proclamate, contra formam dictarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. 28 Articolo Sull’ assenza dai consigli durante il massariato. Item quod dictus dominus baptista, tempore quo fuit massarius. non adfuit consilio penes tunc dominum consulem, quando consillia celebrabantur horis debitis et congruis, et quando contingebat prefactum dominum consulem recedere de palatio non adfuit cum eo nec eum asociauit nec veneratus est. contra formam dictarum regularum. Risposta. Ea die. Supradictus dominus baptista respondendo, cum juramento negat contenta in dicto articulo fore vera. * Que omnia et singula suprascripta dictus dominus baptista olim consul et massarius commissit et perpetrauit contra formam juris Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 24 QUISTIONI ( 370 ) capitulorum et regularum comunis janue. in graue dampnum et prejudicium ipsius comunis et singularum personarum. VII. Esame di dodici testimoni su! governo del consolo Giustiniani. 1474, 23 agosto I. Il primo testimonio, Giovanni Squarciafìco, depone in favore di Battista Giustiniani. © Die XXIII augusti. Johannes squarsaficus ciuis caffè testis receptus et examinatus de mandato spectabilium dominorum sindicatorum super omnibus et singulis articullis contentis in suprascripta iuquisitione formata ut supra contra dictum dominum baptistam. Delato eidem juramento per me dominicum de alsario notarium et scribam ipsorum et super ipsa inquisitione de articulo in articulum. Suo juramento testificando dixit se nil scire de contentis in dictis articulis, imo credit quod dictus dominus baptista per optime se habuerit in ejus consulatus officio, tam circa administrationem justitie quam in alijs. et fecerit ea ad que obligatus erat ex forma regularum et capitulorum, et tam tempore massarie quam tempore consulatus ejus. Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis toto tempore suorum officiorum consulatus et massarie. fuit et stetit semper in presenti ciuitate. ex quo scit pro ut supra dixit. II. Il secondo testimonio, Onofrio Pinelli, depone come sopra. © Ea die. Inofius pinellus £iuis janue testis receptus et examinatus de mandato dictorum dominorum sindicatorum super contentis in inquisitione predicta. delato eidem juramento per me dictum notarium et interrogato de articulo in articulum, et sub dicto juramento testificando ( 371 ) PRIVATE dixit se nil scire de contentis in dictis articulis, imo dicit quod dictus baptista optime se habuit in officio consulatus et massarie. et sic est publica vox et fama in presenti ciuitate calìe, tam circa factum admi-nistrationis justitie quam in aliis, viuendo honorifice in suo consulatus officio, et faciendo ea omnia ad que obligatus erat vigore regularum et capitulorum. Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis erat in caffa dicto tempore, ex quo scit et vidit prout dixit et fuit testificatus. III. Il terzo testimonio, Bartolomeo Campofregoso, depone in favore dei Giustiniani, e contro il suo cavaliere Giacomo Casana. Ea die. Bartholomeus de campofregoso ciuis janue testis receptus et examinatus de mandato dictorum dominorum sindicatorum super contentis in dicta inquisitione, delato eidem juramento per me dictum notarium infrascriptum. et interrogatus de articulo in articulum. Suo juramento testificando dixit se nil scire de contentis in dictis articulis, saluo quod una die in bazalli vidit galeotum ejus famulum dicti domini baptiste qui emebat grana et bulabat currus cum quodam bullo. Et etiam scit quod petrus Alius dicti domini baptiste fecit mercantiam emendo et vendendo. Si id factum fuerit nomine dicti domini baptiste ignorat ipse testis. Dicens etiam audiuisse. essendo una die in logieta palatij. a johanne toirano. qualiter jacobus de casana caua-lerius dicti domini baptiste habuerat asperos duo millia de mangiaria a quadam macellario saraceno. De alijs contentis in dicta inquisitione nescit, saluo quod credit quod dictus dominus baptista fecerit ea ad que obligatus erat et illud quod facere debebat. Interrogatus do causa scientie. respondit per ea que superius dixit et fuit testificatus, et quia tempore dicti domini baptiste. tam consulatus quam massarie. ipse testis erat in caffa. IV. 11 quarto testimonio, Cristoforo Saivago, depone a favore del console, come sopra. Ea die. Christoforus saluaigus hurgensis caffè testis receptus et examinatus QUISTIONI ( 372 ) . super contentis in dicta inquisitione, delato eidem juramento et examinatus de articulo in articulum. Suo juramento testificando dixit se nichil scire de dictis articulis dicte inquisitionis, nisi quod dictus baptista fuit semper solicitus in administrando justitiam, et etiam eundo solite ad banchum juris diebus debitis et deputatis, et etiam scit quod dictus dominus baptista habuit familiam suam integram et pari modo equos, et demum optime fecerit (manca ea) ad que obligatus erat tam tempore massarie quam tempore consulatus, qui dominus baptista semper honorifice stetit et meretur commendari de suo regimine. Interrogatus de cau?a scientie. respondit quia temporibus massarie et consulatus dicti domini baptista ipse semper stetit in caffa. et de predictis est plene informatus, et quia fuit unus ex sindicatoribus generalibus tempore dicti domini baptiste. Ex quo scit pro ut supra dixit et testificatus fuit. V. II quinto testimonio, Adamo Salvarezza, depone come sopra. Ea die. Adamus de siluaritia burgensis caffè testis receptus et examinatus super contentis in dicta inquisitione, delato eidem juramento et interrogatus de articulo in articulum. Suo juramento testificando dixit se nil scire de contentis in dictis articulis, saluo quod credit quod dictus baptista fecerit omnia ad que obligatus erat tam pro officio massarie quam pro officio consulatus. Verumtamen ex quo publice dici audiuit hinc inde quod sui caualerij habuerunt multas mangiarias et fecerunt multa illicita, tamen de firma scientia nescit. Interrogatus de causa scientie. respondit quod ipse testis semper stetit in caffa. ex quo scit prout supra dixit et testificatus est. VI. Il sesto testimonio, Gregorio Giudice, depone come sopra. Ea die. Gregorius judex ciuis janue receptus et examinatus de mandato dictorum dominorum sindicatorum super contentis in dicta inquisitione, delato eidem juramento et examinatus de articulo in articulum. ( 373 ) PBIVATE Suo juramento testificando dixit se nil scire de contentis in dictis articulis, imo dicit quod dictus dominus baptista bene se habuit in suo consulatus officio et fecit ea ad que obligatus erat ex forma regularum et capitulorum. Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis semper toto tempore dicti domini baptiste erat in caffa. Ex quo scit ut supra dixit et testificatus fuit. VII. Il settimo testimonio, Lodisio Gentile, depone come sopra, in favore del Giustiniani. Ea die. Lodisius gentillis burgensis caffè testis receptus et examinatus de mandato dominorum sindicatorum super contentis in dicta inquisitione, delato eidem juramento per me notarium infrascriptum. Suo juramento testificando dixit se nil-scire de contentis in dictis articulis dicte inquisitionis, sed potius firmiter tenet quod dictus dominus baptista optime se habuerit in omnibus, quia eum semper commendari audiuit et etiam ipse testis vidit effectus suos, quia dominus baptista tempore quo erat consul tenuit equos suos et familiam, honorifice stando. Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis est burgensis caffè, semper adfuit in caffa. Ex quo scit pro ut supra dixit et testificatus fuit. VIII. L’ottavo testimonio, Tomaso Senareg a, depone anch' egli come sopra. Ea die. Thomas de senarega ciuis janue testis receptus ct examinatus de mandato dominorum sindicatorum super contentis in inquisitione predicta. delato eidem>juramento per me notarium infrascriptum. Suo juramento testificando dixit se nil scire de contentis in dictis articulis dicte inquisitionis, imo dicit quod dictus dominus baptista tempore sue masserie et ejus consulatus bene se habuit in omnibus et tam in administratione justitie quam in ceteris alijs de quibus in dicta inquisitione fit mentio, et quod dominus baptista tenuit integra- QUISTIONI ( 374 ) liter familiam suam et fecit omnia ad qne obligatus erat ex forma regularum. Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis toto tempore regiminis dicti domini baptiste stetit in caffa. Ex quo scit et vidit pro ut supra dixit et testificatus fuit. IX. II nono testimonio, Gianantonio Calvi, depone come sopra. Ea die. Johannes antonius caluus ciuis janue testis receptus et examinatus de mandato dominorum sindicatorum super contentis in dicta inquisitione. delato eidem juramento per me notarium infrascriptum. Suo juramento testificando dixit se nil scire de contentis in dictis articulis dicte inquisitionis, dicens tamen se scire quod dictus dominus baptista tempore sui regiminis et massarie optime atque optime se habuit in ejus consulatus officio et tam in administratione justitie quam in omnibus alijs et semper fuit solicitus et vigilatiuus in rebus publicis et meretur comendari quia fuit optimum gubernium. Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis continue stetit in presenti ciuitate caffè toto dicto tempore et vidit laudabille gubernium dicti domini baptiste. Ex quo scit prout supra dixit et fuit testificatus. X. II decimo testimonio, Filippo De-Franchi, depone egli pure come sopra. Ea die. Filippus de franchis burgensis caffè testis receptus et examinatus de mandato dominorum sindicatorum super contentis in dicta inquisitione. delato eidem juramento per me dictum notarium infrascriptum. Suo juramento testificando dixit se nichil scire de contentis in dictis articulis dicte inquisitionis, nisi et saluo quod in omnibus dictus dominus baptista tempore sui regiminis recte se habuit et obseruauit regulas et alia que debebat obseruare. Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis est ex burgensibus caffè et semper stetit in presenti ciuitate tempore regiminis dicti domini baptiste. Ex quo scit prout supra dixit et testificatus fuit. ( 375 ) PRIVATE XI. L’ undecimo testimonio, Battista Allegro, depone come sopra, e commenda assai il governo del Giustiniani. 1474, 24 agosto. © Die XXIIII augusti. Baptista de alegro burgensis caffè testis receptus et examinatus de mandato dictorum dominorum sindicatorum super dictis articulis contentis in dicta inquisitione per me notarium infrascriptum. Suo juramento testificando dixit se nichil scire de contentis in di^ta inquisitione, tamen dicit qnod dictus dominus baptista optime se habuit in suo regimine et honorifice in omnibus et tam in facto administrationis justitie quam in ceteris quibuscumque ad officium consulatus pertinentibus. Qui dominus baptista meretur quam plurimum commendari, quia fuit homo qui semper quesiuit pacem ponere inter discordias, et die noctuque fuit vigilatiuus in quietando dissentiones que vigebant inter multos de logia, et utinam in hac ciuitate non essent neque meliores neque pegiores (szc) ipse dominus baptista. Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis tamquam habitator caffè predicta scit, et etiam quia toto tempore consulatus et massarie dicti domini baptiste semper stetit in presenti ciuitate caffè, prout supra dixit et testificatus est. XII. II duodecimo testimonio, Lionello Vivaldi, depone in favore dei Giustiniani. 1474, 25 agosto. Die XXV augusti. Leonelus de viualdis testis receptus et examinatus de mandato prefactorum dominorum sindicatorum super dicta inquisitione generali. delato eidem juramento per me notarium infrascriptum. et examinatus de articulo in articulum. Suo juramento testificando dixit se nil scire de contentis in dictis articulis, imo dicit quod dictus dominus baptista fuit vigilatissimus (sic) in administrando justitiam et optime se habuerit in omnibus, quia fuit optimum gubernium. QUISTIONl ( 376 ) Interrogatus de causa scientie. respondit quia ipse testis semper stetit in caffa. Ex quo scit et vidit prò ut supra dixit. Vili. 1 Sindicatori predelti sentenziano in favore di Battista Giustiniani e suoi cavalieri, assolvendolo da ogni accusa , pel tempo del suo consolalo e massariato. In nomine domini. Spectabiles et egregij domini sistus canturionus. guirardus de viualdis. thomas nauonus et jacobus de zoalio ciues janue. sindicatores ellecti et constituti per magnificum dominum antoniotum de cabella honorabillem consulem caffè, ejusque spectabilem dominum obertum squarsaficum massarium et prouisorem et alia officia, juxta formam regularum caffè, ad sindicandum spectabilem dominum baptistam justinianum olim consulem caffè et ejus caualerios. ut de dieta electione constat autentica deliberatione, scripta manu antonij de bo-zollo notarij die secunda presentis. Pro tribunali sedentes ad solitum juris banchum et spectabilium dominorum sindicatorum assiduorum caffè. Quem locum etc. Nec non ad cognoscendum sententiandum et terminandum super inquisitione generali per ipsos et eorum officio contra prefactum dominum baptistam formata, de qua latius in actis apparet. Volentes igitur procedere ad determinationem et decisionem suprascripte inquisitionis, sono campanelle voce tubetarum et preconis ut moris est. et ut tenentur secundum formam juris regularum et ordinamentorum comunis janue in caffa. Vissis igitur fidejussionibus prestitis per dictum spectabilem dominum baptistam de summis quingentis caffè de mandato ipsorum dominorum sindicatorum juxta formam dictarum regularum. Visso etiam preconio inde secuto per dies quindecim continuos, continente quod si erat aliquis qui se conqueri vellit de ipso domino baptista aut ipsum aliqualiter accusare, et prout et sicut latius in dicto preconio continetur, et prout etiam retulit paulus bonus cintracus publicus comunis. Vissa etiam dicta inquisitione generali, et contentis in ea. formata contra dictum dominum baptistam. Responsionibusque cum juramento factis per dictum dominum baptistam. Testibus duodecim ( 377 ) PHIVATK tam ciuibus quam burgensibus pro dimidia super ea receptis et examinatus et eorum dictis et attestationibus. Et demum etc. Omni jure etc. Christi nomine inuocato. Videlicet quia absoluerunt et absolutum esse pronunciauerunt sen-tentiauerunt et declarauerunt dictum dominum baptistam a supra-scripta inquisitione generali et ab omnibus et singulis in ea contentis, tam respectu officij consulatus quam massarie. et ab ulla molestia que ullo unquam tempore inferri possit occasione dictorum sindicamentorum. Et sic ut supra etc. Lata etc. Et lecta testata et publicata per me christofferum de caneuali notarium loco dominici de alsario notarij. unius ex quatuor scribis curie, absentis caffè, ad bancum spectabilium dominorum sindicatorum assiduorum caffè ut supra. anno dominice natiuitatis MCCCC septuagesimo quarto indictione sexta secundum janue cursum, die sabati XXVII augusti in tertijs. presentibus testis adamo de siluaritia. paulo de puteo burgensibus caffè, galeoto muscha et lazaro leardo, ciuibus janue vocatis et rogatis. IX. Autenticazione notarile degli Atti predetti Extractum est ut supra de publicis actis curie oaffe. videlicet ex actis sindicamentorum prefati domini baptiste. scriptis partim dominici de alsario notarij predicti. et partim per me antedictum chri-stoferum notarium, notarium (sac) infrascriptum. in hac parte scriba profatorum dominorum sindicatorum. ad instantiam spectabilis domini baptiste justiniani predicti etc. Christoferus de caneuali notarius. VII. Sindicamento del console Battista Giustiniani. (anno 1474) (Filza di Caffa) Processus sindicamentorum domini baptiste justiniani de oliuerio (*). In nomine domini amen. Spectabiles et egregij domini sistus centu-rionus. guirardus de viualdis. tomas nauonus et jacobus de zoalio. ciues janue. sindicatores electi et constituti juxta formam regularum caffè de elligendis sindicatoribus domini consulis caffè etc. per magnificum dominum antoniotum de cabella honorabilem consulem caffè pro magnificis dominis protectoribus comperarum sancti georgij etc. ejusque spectabiles dominum obertum squarsaficum alterum massarium et prouisorem. et venerandum consillium dominorum antianorum. ac officium quatuor sindicatorum generalium caffè, et alios deputatos. (’) È un grosso quaderno di pag. 51, di fitto carattere, tutto scritto da un solo copista. Perforato in tre punti, dall'’ ago , secondo un non bello uso degli archivisti antichi, lascia a interpretare molte parole che più non vi si possono leggere, perchè bucherata è la carta. Sulla copertina di rispetto sta scritto: Processus sindicamentorum S. D. Baptiste Justiniani olim consulis caphe. Ciò che vien ripetuto, meno la S., sulla prima pagina fieli’incarto. Gli è questo un quanto lungo, altrettanto importantissimo documento, per la dilucidazione di molte intime e secrete cose attinenti alla storia della nostra Colonia. Di questo poi vogliamo fare avvertiti ancora una volta i nostri lettori: non si ascrivino a noi gli infiniti strafalcioni in latinità e le spesse sgrammaticature contenute in dette carte. ( 379 ) PRIVATE nominatos in dicta electione, ad sindicandum spectabilem dominum baptistam justinianum olim consulem caffè, ejusque caualerios et co-mittiuam. ut de ellectione eorum constat autentica deliberatione, scripta manu antonij de bozollo notarij et cancellarij. anno presenti die secunda presentis mensis augusti, vissa et lecta per ipsos dominos sindicatores: Pro tribunali sedentes ad solitum juris banchum spectabilium dominorum sindicatorum assiduorum caCfe. locum ad hoc deputatum ad cognoscendum sententiandum et terminandum super quibuscumque accusationibus lamentationibus querelis expositionibus grauaminibus. et alijs indebite perpetratis et commissis per dictum dominum baptistam tempore sui consulatus offlcij et massarie. et per suos caualerios. nec non ad cognoscendum et terminandum super inquisitione generali per ipsos et eorum officium contra dictum dominum baptistam formata, et de qua latius in actis ipsorum apparet. Vollentes igitur procedere ad determinationem et decisionem in-frascriptarum accusationum et lamentationum contra dictum dominum baptistam depositarum, sono campanele et voce preconis ut moris est. et ut tenentur secundum formam regularum et ordinamentorum comunis janue in caffa. Sedentes omnes quatuor pro tribunali in supra-dicto loco. I. Accuse fatte al console Giustiniani Et primo super accusatione facta et deposita anno presenti die XIII augusti per jacobum de flisco ex eo quod dictus dominus baptista essendo consul accepit quandam lapidem ex ecclesia sancte agnetis. in qua erat arma domus nobillium de flisco. contra voluntatem domini episcopi, et prout et sicut latius in dicta accusatione continetur, et cuiusquidem accusationis et totius processus tenor sequitur ut infra: QUIST10NI ( 380 ) I. Giacomo Fieschi accusa 1’ ex console Battista Giustiniani di avere, por suo arbitrio e con prepotenza, tolto alla chiesa di s. Agnese una lapide avente 1’ arma dei Fiaschi, e appropriatalasi per incidervi il suo stemma e collocarla alla bocca del porto di Caffa. U74, 13 agosto Jacobus de flisco constitutus in jure et presentia dominorum sisti centurioni, guirardi de viualdis. tome nauoni et jacobi de zoalio. sindicatorum ellectorum ad sindicandum dominum baptistam justinianum olim consulem. Dicit ipse jacobns quod dictus dominus baptista tempore sui consulatus intelligendo esse quandam lapidem in ecclesia sancte agnetis episcopatus caffensis. que lapis propter ruinam dicte ecclesie ab altari fuerat remota ibi in dieta ecclesia, et cupiens dictam lapidem habere pro ponere arma sua in ea lapide, et eam affigere hostio portus caffè subtus turres, ipsam petiit a reuerendo domino episcopo, qui intelligendo dictam lapidem esse dedicatam in dicta ecclesia ad altare in honorem sacratissimi corporis christi. per quondam reuerendum dominum simonem de flisco olim episcopum dicte ecclesie. Qui episcopus ipsam dare nolluit. et de predictis. ac-cersito domino julliano de flisco. etiam dixit dicto domino baptiste. tunc consuli, quod dicta lapis erat dedicata in dicta ecclesia cum armis de flisco. et quod eam habere non poterat. Demum uno modo vel alio, essendo prefatus dominus episcopus ad sanctam mariam de coronato extra ciuitatem. ecce intellecta absentia per dictum dominum baptistam, et de mandato ipsius capta fuit dicta lapis, et licet franciscus de flisco et ipse jacobus petierint pre-fato domino baptiste ut vellet restituere dictam lapidem. Qui recusando. continue tamen in ea fabricari et laborari faciebat dicta sua arma. Quo visso fuit necesse accedere ad prefatum dominam episcopum ad se se conquirendum de dicta lapide, et quod non erat honor ipsorum de flisco quod dicta lapis, in qua erant arma ipsorum de flisco et que erat dedicata ad honorem dei. poneretur ad propria (?) mundi, et hoc erat in magnum eorum prejudicium. et sic proptesta-bantur. Qui dom nus episcopus, hoc audito, signifleauit dicto domino baptiste quod vellet eam lapidem redduci facere ad dictam ecclesiam, et ( 381 ) PRIVATE quia ipse jacobus de voluntate omnium illorum de flisco faciebat totam ipsam operam habendi dictam lapidem, dictus dominus baptista respondidit ipsi jacobo quod si eam vellebat qnod solueret asperos CL pro expensis armarum in ea factarum. Ipse jacobus recusabat soluere dicendo quod dictam lapidem deuastauerat. et quod pro deuastatione ultra vollebat esse soluptus quod non erat debitum. Finaliter pro eo quod ex tunc contra consulem resistere non poterat, ipse jacobus non aliter possendo facere prestitit fidejussionem dicto domino consuli dominum ciprianum de viualdis. quem dominum ciprianum soluere fecit pro dicta fidejussione asperos CCCL. ponendo seu poni faciendo in libro massarie debitorem dictum ciprianum fidejussorem predictum de asperis CCCL. quos ipse jacobus exinde soluit dicto cipriano. Et cum prefatus dominus baptista non sollum fuerit contrafaciens in accipieudo dictam lapidem, ymo pejus cogendo soluere dictum ja-cobum ad solutionem deuastationis facte de dicta lapide per dictum dominum baptistam, que lapis est multi valoris. Et pro tanto denunciai et accusat dictum dominum baptistam tanquam contrafacientem et pro propria auctoritate auferente (sic) et fa-ciente auferre dictam lapidem vi et potentia, quod non est de voluntate magnifici offlcij sancti georgij. nec non de jure. Quem dominum baptistam condemnari requirit ad soluendam deuastationem dicte lapidis, pro ut vobis dominis sindicatoribus videbitur in conscientijs vestris, attento maxime quia res est et tangit ecclesie et diuino cultui. Item condemnari requirit dictum dominum baptistam ad dandum et soluendum dicto jacobo. suffocato a dicto domino baptista tempore sui consulatus, dictos asperos CCCL. et ultra damnum et interesse passum per ipsum jacobum. secundum quod vobis dominis sindicatoribus. videbitur. Et predicta dicit ad presens etc. Saluo sibi etc. )$( MCCCCLXXIIII die sabati XIII augusti in tertiis, in logia caffè. Deposita et presentata fuit suprascripta accusatio et denunciatio coram dictis dominis sindicatoribus. et in jure et in presentia eorum, et penes me notarium infrascriptum. per dictum jacobum. Qui domini sindicatores predicta omnia admiserunt in quantum de jure teneantur et debeant, et non aliter. QU1ST10NI ( 382 ) II. Il Giustiniani risponde alla precedente accusa. 147 4 , 19 agosto © Spectabilis dominus baptista justinianus constitutus in jure et in presentia spectabilium dominorum sindicatorum. ellectorum ad sin-dicandum ipsum olim consulem caffè, occasione vane accusationis facte nulliter per jacobum de flisco. cui non consentit. Cui respondendo et contradicendo, eum protestatione tamen quod dictus jacobus condemnari debet si indebite accusauerit ipsum dominimi baptistam, ut disponitur ex forma regularum et commissionum magnifici offlcij. quarum obseruationem requirit in quacumque parte hujus judicij. Et maxime quia manifeste et notorium est qualis fuerit mottus dicti jacobi ad accusandum et calomniandum ipsum dominum baptistam, et si res in facto non esset notoria prout est. in hijs se \erbis satius extenderet, sed cum nota sint, breuitatis gratia obmit-tuntur. Quod autem facta fuerit dicta accusatio per dictum jacobum non mottum bono zello. neque etiam zello dominorum nobillium de flisco. satis manifesta est ratio, quia ipsius jacobi non interest super hijs que dedicata sunt ecclesie, ut ipse fatetur. Alia ratio, quum non incertum est sed potius manifestum est ipsum dominum baptistam non fuisse, neque verbo neque opere, ad dispositionem ullam dedecoris prefatorum nobillium de flisco. nec hoc compertum est aliquo tempore ipsum dominum baptistam fuisse dispositum ulli persone facere dedecus. Alia ratio quia bene manifeste constat dictum jacobum non uti veritate vollendo afferre collorem in sua accusatione, quod quodam modo vi accepit illum lapidem, interponendo illa verba quod accepta fuerit illa lapis essendo reuerendissimus episcopus absens a ciuitate ad sanctam mariam de coronato, et subjungendo alia verba de quibus in dicta accusatione fit mentio. Ex his enim manifeste colligitur qualis qualitatis mottus fuerit ille dicti jacobi. non utendo veritate, et afferendo falsos collores. Quod probatur per scripturam prefati domini episcopi bullatam bullo ejus, per quam declaratur qualiter res se habuerit in facto, et pro ut ille lapis acceptus fuit cum expressa licentia et consensu prefati domini episcopi. ( 383 ) PRIVATE Et de modo restitutionis dicte lapidis ad requisitionem dicti domini episcopi, sub instantia ei facta per dictum jacobum et franciscum de flisco. pro ut latius in dicta scriptura continetur, quam exibit et producit ad verificationem premissorum. nec fuit opus per dictum jacobum tantum magnifacere quod dedicata erat ad honorem dei. quoniam notoria est demolitio dicte ecclesie nouissime constructe etiam sub auxilio pecuniarum magnifici offlcij sancti georgij. itaque habita licentia ab ipso domino episcopo. Et ubi ponebatur ad cultum reipublice non fuit tantum sacrilegium maximum, constante et apparente id factum fuisse non vi non dolio sed de licentia episcopi cujus erat lapis.....ut dictum est constat id factum fuisse auctoritate episcopi. Saluis premissis. negat narrata prout narrantur in dicta accusatione fore vera, et pettita prout pettuntur de jure fleri debere. Requirendo se absolui ab indebita et calumniosa accusatione predicta. et dictum jacobum indebite accusantem condemnari juxta formam regularum et nouissimarum comissionum magnifici officij sancti georgij. quas exibit. Quia etiam super his (e non segue altro). Et hoc ad presens. Sub re-seruatione etc. © MCCCCLXXIIII die veneris XVIIII augusti in tertijs in salla magna palatij. Deposita in jure et in presentia prefatorum dominorum per dictum dominum baptistam, qui exibuit et promisit etc. Sub etc. Et prò eo intercessit et fldejussit petrus de alegro quantum pro summis quinque. Sub etc. Qui domini sindicatores predicta omnia admiserunt in-quantum de jure teneantur et debeant, et non aliter. III. Replica di Giacomo Fieschi alla risposta del Giustiniani. 1474, 22 agosto * Supradictus jacobus de flisco constitutus ut supra coram prefatis dominis sindicatoribus. occasione responsionis facte per dictum dominum baptistam accusationi contra eum facte de dicto lapide, in qua QU1STI0NI ( 384 ) videtur producat apodixiara domini episcopi, per quam apparet quod dictus dominus episcopus fuerit contentus quod prefatus dominus baptista dictum lapidem acceperit. Dicit ipse jacobus quod dicta apo-dixia est facta die XIII presentis mensis et dicta lapis capta fuit jam sunt menses duo elapsi in circa. Protanto quia non fuit capta de scientia et voluntate dicti domini episcopi, licet postea aptauerit factum hujus lapidis cum ipso domino episcopo, quod fleri non potuit in prejudicium ipsius jacobi. facit titulum inscriptum. Primo quod verum est quod quando dicta lapis capta fuit de ecclesia sancte agnetis per dictum dominum baptistam, vel de mandato suo. dictus dominus episcopus absens erat, videlicet extra ad sanctam mariam de coronato, et quod quando reuersus fuit, intellecto de dicto lapide capto dixit ipse dominus episcopus se fuisse malle contentum quod dictus dominus baptista acceperit dictam lapidem. © MCCCCLXXIIII die lune XXII augusti in vesperis. Deposita in jure et in presentia prefatorum dominorum sindicatorum per dictum jacobum. Qui domini sindicatores predicta omnia admiserunt in quantum de jure teneantur et debeant, et non aliter. IV. Sentenza dei Sindicatori, con cui assolvono l’ex-console Giustiniani dall’accusa della lapide. Vissis igitur dicta accusatione et contentis in ea. ut supra facta et deposita per dictum jacobum contra prefatum' dominum baptistam, responsione facta et deposita dicte accusationi per dictum dominum baptistam, qui dixit dictam lapidem accepisse de voluntate reueren-dissimi domini episcopi, eo quod erat ruinata et pro ut in dicta responsione flt mentio. Vissa declaratione facta per reuerendum dominum episcopum in scriptis exibita et producta coram ipsis cum ejus bullo, per quam declarationem flt mentio quod capta fuerit de voluntate ipsius episcopi. Audita etiam testificatione facta per la-zarum leardum ad instantiam dicti jacobi. et audicto etiam dicto jacobo qui testes producere vollebat. et per eos cognito quod ipsi testes sunt in causa propria admittere noluerunt. Et demum etc. Omni modo etc. Christi nomine inuocato etc. ( 385 ) PRIVATI: Videlicet quia absoluerunt dictum dominum baptistam a dicta accusatione. et ab omnibus et singulis in ea contentis. II. Seconda accusa contro la gestione del console Giustiniani Super alia accusatione seu querela facta et deposita per dominum christoferum de nigro, consulem soldaie. contra dictum dominum baptistam die XVI augusti, ex eo quod deliberatum fuit expendi debere asperos XXX milia pro opere scarparum et meniorum soldaie. Et tempore dicti domini baptiste deliberatum fuit expendi asperos X milia. Quos asperos ipse dominus christofferus habere non potuit. Et pro ut et sicut latius in dicta lamentatione continetur. Cujusquidem lamentationis et totius processus tenor sequitur ut infra. I. Cristoforo Di-Negro accusa Battista Giustiniani su molti punti della sua amministrazione. 1474, 17 agosto Christofferus de nigro consul soldaie constitutus coram vobis nobilibus et egregijs dominis sindicatoribus. ellectis ad sindicandum dominum baptistam justinianum olim consulem caffè. Dicens quod tempore domini joffredi lercarij vollens ipse christofferus pro honore et gloria magnifici offlcij sancti georgij. et pro utilitate et saluatione loci soldaie proseguire (sic) opus scarparum inceptarum pro reparatione et fortitudine meniorum loci soldaie. Et considerans quod via angariarum totaliter fleri non posset. comparuit ipse christofferus in consilio caffè, et narrauit opportuna et que fleri oportebat ad conse quendum opus, quod fieri non poterat nisi prouideretur de aliquibus pecunijs. et etiam pro palatio quod ruinabatur. Demum deliberatum fuit expendi debere asperos XXX millia in hunc modum, pro opere Società Ligure di Storia Patria. Voi. VII. P. II. 25 QUISTIONI ( 386 ) scarparum expendendi in tribus annis, ex quibus habuit asperos XX milia expenditi in dicto opere, ut apparet per librum officij meniorum soldaie. et pro dicto palatio tempore dicti domini baptiste deliberati fuerunt asperi X milia in ejus introitu et nihil habuit, sed bene habuit iterum asperos XX milia pro dicto opere scarparum. expenditi pro ut apparet per dictum librum. Dicens etiam quod tempore dicti domini baptiste vollendo proseguire opus predictum requisiuit sibi prouideri de pecunijs (manca pro) dictis scarpis usque ad summam asperorum X milium debendorum. quod facere recusauit. nec profuerunt preces multorum, quibus apparet esse mancamentum et detrimentum quod relinqueretur talle opus bonum, quod opus non potuit prosequere ipse christofferus culpa et deffectu dicti domini baptiste. in dedecus magnifici officij et detrimentum dicti loci soldaie. Et ut sciatur causa que monuit ipsum dominum baptistam, fuit quare, attinens andreoli de goasco generis gregorij de pinu, attinentis dicti domini baptiste. volluit consentire omnibus illicitis requisitionibus ipsius andreoli. Et primo in committendo eidem cbristoffero dare debere dicto an-dreolo pro loco tasilli magistros antelami non tres sed quinque ex melioribus, pro quibus dum voluisset ipse christofferus facere resistentiam. multociens scripsit et dicere fecit dicto domino baptiste quod non vellet ita facere, quia melius erat quod opus comunis perficeretur quam locus tasilli. qui omnimode est derelictus et sine custodibus ex auaritia et pigritia ipsius andreoli. Qui dominus baptista siue aliqua consideratione volluit et suis litteris expresse mandauit quod dictus andreolus esset seruitus uno modo vel alio, et opus re-stauit. Et hec fuit vera causa propter quam ipse dominus baptista se prouocauit ad iram indebite et injuste ad impediendum ne dictus christofferus aliquod bonum faceret, nec honorem haberet in suo consulatu. Alia causa fuit quod ipse andreolus ausus fuit dicere quod quedam bombarda comunis esset sua. et volluisset quod ipse christofferus sibi illam dedisset sine aliqua inquisitione. Et sic simpliciter ipse dominus baptista pro dicto andreolo cepit rixas et questiones cum dicto christoffero. sibi scribendo litteras inlicitas occasione dicte bombarde. que bombarda lucrata est comuni ex constantia ipsius chri-stofferi. qui nolluit assentire requisitioni dicti andreoli nec dicti domini baptiste. ( 387 ) PRIVATE Et alia fuit causa quia dictus andreolus habendo quoddam casalle. vocatum caragaihi. in conlìnibus soldaie. quod dicitur esse canlucorum. et ipse andreolus asserit esse suum et fratrum, in quo loco aliqui qui nunc morantur in soldaia habitauerunt/et dum ipse christofferus voluit eos angarizare ut alios. ipse andreolus nolebat, asserendo debere esse franchi et liberi, etiam quantumcumque starent in soldaia. et visso quod ipse christofferus noluit sibi compiacere prò tali re. inhonestam de hoc porrexit lamentationem dicto domino baptiste. qui etiam sine aliquali consideratione vollendo compiacere dicto andreolo grauiter scripsit dicto christoffero prò re ipsa. Item dicit ipse christofferus quod pro ejus excusatione essendo una dierurn in soldaia julianus de flisco unus ex officio monete, qui vidit opus inceptum per predictum christofferum et quamdam turrim que ruinam minabatur, exclamauit et dixit quare non prouidebatur. cui ipse christofferus dixit quod in hoc erat in culpa dictus dominus baptista, qui impediuit et non permissit ut prò tali opere amplius prouideretur de pecunijs deliberatis ad tale opus. Pro qua occasione dictus jullianus locutus fuit tamquam unus ex officio monete cum dicto domino baptista in presentia cipriani de viualdis et aliorum, qui omnes rogauerunt ipsum dominum baptistam quod vellet prouidere ut pro dicto opere prouideretur de pecunijs jam deliberatis, et etiam pro palatio, quod nunc poterat refformari cum pecunia sibi deliberata. et tardando dabit duplam expensam. Quibus ipse dominus baptista nolluit complacere. Et cum ciprianus magis instaret, dixissetque eidem domino consuli vos non habetis ultra duas balotolas. in hac re consulite negotium quod non restet, cum hoc pi’ocedat ad maximum interesse comunis. cui ipse dominus baptista respondidit cum ira que adhuc regnabat in eo ex alijs causis supradictis. respondit dicto cipriano quod ipse erat pro toto, quia ipsfl non vollendo nichil habebit. Ex quibus causis. culpa dicti domini baptiste restauit opus tam scarparum quam palatij derelictum, et dubitandum est quod dicta turris non poterit se defendere tempore hiemali proxime venturo, nec in palatio poterit consul habitare, et comunis damnum patietur, quia omnimode reparare oportebit. Et non contentus dictus dominus baptista de predictis. conatus fuit ne dictus christofferus haberet obedientiam in dicto loco, et ipsum scandalizauit cum suis habitatoribus, faciendo cum suis illicitis man- Olii ST IONI ( 388 ) datis ipsum christofferum consnlem venire 11011 semel sed pluries coram ipso pro omni minima re. ut si esset quemdnm singularem personam. Et hoc probatur etiam quia aliqui stipendiati habitantes in dicto loco ex melioribus, et quos vocari oportet ad omne consillium. facto cum ipsis quodam consillium (sic) super requisitione magistrorum supradictorum. talles fecit cassari a stipendio sine aliqua causa, sed potius in dedecus ipsius christotTeri. Hec talia fecit et faciebat, pro ut latius exponetur coram magnifico officio sancti georgij. coram quo pettit hec omnia remitti et ibi terminabitur, quomodo se bene habuit ipse dominus baptista in predictis et qualem honorem (habebit occasione predictorum. et ut appareat de indebitis molestationibus et vexationibus. Ac gesta et facta per dictum dominum baptistam «ontra ipsum christofferum deffendentem rem publicam et bonum comunis. contra maliuolos et malum macchinantes. exibit et producit. Et primo quandam litteram ipsius domini baptiste responsiuam dio III augusti anni proxime preteriti littore ipsius christofferi date soldaie die \ II dicti mensis augusti, in quibus hec verba inter cetera scripta sunt. videlicet: ne in ore habeatis negotia loci tasilli tanquam vobis ea obiectantur. et si secus feceritis certe procedere necessita-bimur contra vos illis punitionibus quibus merita rerum egebunt etc. Quibus verbis et alijs contentis in dictis litteris fuerat satisfactum per dictas litteras dicti christofferi. quas ipse dominus baptista habet et debet exibere. et sic pettit ipsum compelli ad exibendum. Item exibit aliam litteram dicti domini baptiste scriptam die XXVI augusti dicti anni dirrectam ipsi christoflero. in exordio quarum hec verba continentur, videlicet: notifflcatum nobis fuit prout astringitis illos de casalle caragaihi quondam antonij de goasco. quatenus ipsi tacere debeant angarias soldaie etc. Quibus etiam satisfactum fuit per litteras ipsius christofferi. quia non fuerat bene informatus de veritate, quia illi qui stant in dicto casalle non angarizantur nec angarizati fuerunt, nisi forte illos qui morantur et gaudent beneficium comunis in soldaia. et tales debite debent astringi propter murmurationem aliorum abitantium in dicto loco, denegantium venire et facere angarias, nisi et quando talles etiam facerent quod omnes habitantes in loco tenentes ad angarias. Item aliam litteram dicti domini baptiste scriptam die prima septembris responsiuam littere dicti christofferi die XXVI augusti dicti ( 389 ) PRIVATE anni, quibus non cessauit tribulare dictum christofferum in facto angariarum omnium illius casallis caragaihi. Dicens quod egregius andreolus major genitus quondam antonij de goasco nobis con...tus est pati velitis quod tempore regiminis nostri pejus tractetur quam alijs temporibus. In hoc errauit iterum dictus dominus baptista vollens turbare ne opus scarparum necessarisimum perficeretur. Pettens cogi dictum dominum baptistam ad exibendum litteram quam habet dicti chi istolferi. ut apparet per dictas ejus litteras. Item exibit litteram domini baptiste scriptam die VI septembris dicti anni per quam..... molestauit dictum christofferum quod homines predicti olim de caragaihi faciunt angarias contra omne debitum, et clare est quod sunt obligati, ut predictum fuit, et informationem quam asserit habere ab aliquibus preteritis consulibus soldaie quod dicti homines non fecerunt angarias, hoc potuerunt scire ut antonius usus-maris et alij quia eo tempore tallis opus nunc necessarius non fiebat. Sed dicendo verum quando necessitas urget, prout nunc est. quis est ille qui possit dicere cnm veritate quod omnes habitatores cujusuis conditionis existant non debeant facere angarias similles? Certe in hoc dicere contrarium potius videtur malignare quam aliter. Item exibit quodam consillium ipsius christofferi et seniorum soldaie. scriptum manu gandulli de portufino die decima augusti anni elapsi, per quod apparet fuisse factum consillium super honestissima posta ipsis exibita per dictum christofferum. occasione duorum magistrorum antelami soldaie sine quibus dictum opus comunis non poterat laborari, quos dictus baptista volluit et commisit mitterentur ad tasilli ultra illos tres quos ipse christofferus jam dederat dicto andreolo. pro dicto loco. Quod ccnsillium exibit ad hoc ut appareat de malignitate dicti baptiste. quam monstrauit primo ad impediendum opus, secundo quia cassauit indebite a stipendio johannes de auria. christofferus justinianus. damianus ottauianus. baptista de romeo, ex eo quod interuenerunt in dicto consillio. et pro eo quod dixerunt quod littere sue obseruari deberent sicut dixerat bartho-lomeus de auria. quos post tres menses restituit ad stipendium cum magnis operibus eo quo non erat bene factum, ne daret materiam non possendi consullere in soldaia necessaria opportuna, et ne daretur materia conuocatis dicere contrarium, super his de quibus essent vocati dare bonum consillium. ^ MCCCCLXXIIII die martis XVI augusti in tertijs. QUISTIONI ( 390 ) Deposita in jure et in presentia prefatoruin dominorum sindicatorum per dictum dominum christofferum exibentem ut supra. Qui domini sindicatores predicta omnia admisserunt in quantum de jure teneantur et debeant, et non aliter. II. Il Giustiniani risponde alle varie accuse del Di-Negro. 1474, 19 agosto * Spectabilis dominus baptista justinianus constitutus in jure et in presentia spectabilium dominorum sindicatorum. ellectorum ad sindi-candum ipsum olim consulem, occasione cujusdam scripture, qua videtur dominum christofferum de nigro consulem soldaie conqueri de ipso domino baptista. Cujus causa dicti domini christofferi si nota non esset. molesta (manca a sset) ipsi domini baptiste. sed notorium est qualis sit mottns dicti domini christofferi. propter quod ipse dominus baptista patienter fert omnia. Et salua pace dicti domini christofferi. non habet justam causam de ipso domino baptista conquirendi. Et quantum attinet ad partem pecuniarum deliberatarum pro reparatione palatij soldaie. primo sic dicit. Quod dictus dominus christofferus non ignorat eas pecunias deliberatas fuisse de pecunia massarie. et si fuerit vel non fuerit pecunia expedita pro ea re constat per cartularium massarie. nec officium ipsius domini consulis fuit dare prouisionem pecunie masserie, nec ob hanc rem aliquid afferri potest jacture ipsius domini baptiste. nec ipsius domini christofferi interest de premissis querelantis. Et sic recte intellexit ipse dominus christofferus qui propterea pro aliquibus contentis in ea scriptura deposita die XVI presentis ipse non accusauit nec ab ipso domino baptista quicquam requirit, quoniam non ignorat esse quodammodo aborrictio intueri comodo in vanum facti fuerint sumptus illius palatij. q’.'um ille pecunie errogate per precessores dicti domini christofferi fuerunt veluti pecunie projecte in mari in damnum massarie caphe. Etiam non ignorat quod adhuc conclusum non erat neque caffè r.eqtie etiam soldaie comodo et qualiter dicta reparatio fieri deberet. ( 391 ) PRIVATE nec hic caffè, ubi stat sententia quomodo fieri debeat illa repar; tio. nichil deliberatum fuit. Nam opinio dicti domini christofferi circa dictam reparationem varia et diuersa est ab opinione et sententia quamplurimorum. Ex quo in vanum fecit dictam querellam quoad factum predictum. Et in vanum conqueritur quod ipse requisiuerit alias pecunias pro scarpis usque ad summam asperorum decem millium, quoniam satis est que supra dicta sunt, et fabulosum fuit asserere quod dicatur quod causa fuerit andreolus de goasco. In hoc autem in pluribus sibi ipsi contradicit, et si commissiones dedit dicto domino christoffero super facto adjutorij barbacane castelli tasilli. id factum fuit non aliquo mallo respectu sed pro bono, et pro ut per precessores ipsius domini baptiste factum fuit. Nam consules morem gerunt subuenire ciuibus et burgensibus super rebus similibus, debitis et honestis, ut etiam adsunt commissiones magnifici officij. et super his que consules morem gerunt subueniendi et fauendi non pertinet cuipiam querelandi. nec pro hujusmodi sindicamenta consules prestolantur. Et ipse dominus christofferus. qui hec non ignorat, nichil pro ea causa et alijs requisiuit pro ut in dicta sententia apparet, et si ipse dominus baptista non passus fuit quod fiant consillia et conspirationes contra mandata consulum caffè, recte fecit et denuo faceret, et si qui cassati et exinde restituti fuerint, ipsius domini christofferi non interest. Quod autem dictus andreolus aussus fuerit dicere quod quedam bombarda esset ipsius andreoli. et quod asserat ex ea causa ortas fuisse rixas, malle fecit dictus dominus christofferus. essendo in dignitate consulatus, talia de talibus conqueri, nec opus est ob hec vellit sibi afferre jactantia ex eo quod ipse dominus christofferus nolluerat complacere dicto andreolo ex causa illarum angariarum hominum casallis caragaihi. Volluit enim ipse dominus christofferus hec. que minima sunt, per viam scripturarum magna facere, sed er-rauit quum nimium et nimium notoria sunt cujus importantie sunt ille angarie hominum dicti casallis caragaihi. et quod fuerit coram ipso tunc consule caffè una cum julliano et cipriano super pecunijs deliberatis satis supra dictum est. nec umquam dattus est modus aliquis quod dicto domino christoffero defficeret obedientia. Notorium est omnem vigilantiam ipsius domini baptiste fuisse quod dicto do mino christoffero et alijs officialibus recte obediretur. et melius faceret ipse dominus christofferus tacere quam loqui, et conqueri quod 4 QUISTIONI ( 392 ) pro rebus minimis citatus fuerit in caffa. Scit enim bene non fuisse citatum nisi legitime et ex quibus causis. Debuit enim ipse dictus christofferus. si vollebat conqueri, exprimere causas propter quas fuerit citatus, et benefecit eas tacere quia scit causas, nec ignorat que continue paliata sunt gratia dignitatis officij. Quod autem exibuerit. quasdam litteras de quibus in sua scriptura flt mentio, hec autem indigent pauca responsione, quoniam qualles sint littere et ea que in eis continentur, ex eis constat. Ut autem dictum est superius super his que consules in dies morem gerunt sine prejudicio aliquorum, super honestis fauoribus qui dantur ciuibus et burgensibus. non pertinet ad ipsum dominum christofferum conqueri, et propterea ipse qui intelligit sua non interesse ab ipso domino baptista nichil requisiuit nec contra eum procedi, sed volluit ipse dominus christofferus inconsulte parua cum consideratione aperire qualis sit pectus ejus, et pro saturitate sui animi talia euomere. Et cum dicta scriptura ac querella sit talis quallis. non est opus littem ullam contestari. Et sic ad presens. Sub reseruatione etc. Et quia dicta scriptura videtur manifeste factam fuisse per dictum dominum christofferum dolio et pro calumnia, ad vexandum indebite dictum dominum baptistam, ut ex lectura ipsius apparet, ideo requirit per vos dominos sindicatores condemnari dictum dominum christofferum manifeste indebite vollentem calumniam afferre ipsi domino baptiste ad ea que officio vestrorum dominorum sindicatorum videbitur, ne ipse dominus christofferus et ejusmodi glorientur in eorum ma-litijs. et ut sit locus obseruationis regularum et commissionum magnifici officij. quas exibit et obseruationem requirit cum quacumque solemni stipulatione. Et hec ad presens. Sub reseruatione etc. MCCCCLXXIIII in die veneris XVI1II augusti in tertijs in salia magna palatij. \ Deposita in jure et in presentia prefatorum dominorum sindicatorum per dictum dominum baptistam, exibentem ut supra ac promittentem soluere omnem condemnationem quantum pro summis decem. Sub etc. Et pro eo intercessit et fidejussit gregorius de pinu. Qui domini sindicatores predicta omnia admiserunt in quantum etc. et non aliter. ( 393 ) PRIVATE III. I Sindicatori con loro sentenza assolvono Battista Giustiniani dalle precedenti accuse, e condannano il Di-Negro in asperi 200 d’argento. Vissis igitur dicta lamentatione et contentis in ea ut supra facta et deposita contra prefactum dominum baptistam, responsione dicte lamentationi facte deposita per dictum dominum baptistam et contentis in ea. Vissis litteris exibitis per dictum dominum christofferum. nec non vissis regulis ac vissis litteris magnifici officij sancti georgij nuper directis magnifico domino consuli et massarijs. mentionem facientibus de illis qui faciunt calumniosas accusationes contra consules, et demum super predictis vissis videndis et consideratis considerandis, et audicto oretenus super predictis dicto domino christoffero. et visso toto processu agitato in presenti causa. Qui jure etc. christi nomine inuocato etc. Videlicet quia absoluerunt et absolutum esse pronuntiauerunt dictum dominum baptistam a dicta lamentatione, et ab omnibus et singulis in ea contentis. Insuper cognoscentes dictam lamentationem potius fuisse factam per calumniam quam aliter, ideo ut locus sit obseruationi commissionis et litterarum magnifici officij. condemnauerunt dictum dominum christofferum in asperis ducentis argenti de caffa. applicandis massarie caffè, remittentes tamen dicto magnifico officio, cui stat sententiam respuere exigue comdemnationis facte per ipsos contra dictum dominum christofferum propter dictam calumniam. Hoc est quod dicta condemnatio possit augeri per dictum magnificum officium. Et quia etiam dictus dominus christofferus die XXV presentis deposuit quandam scripturam in qua erant multa verba calumniosa tendentia ad vilipendium tam dicti domini baptiste quam ipsorum dominorum sindicatorum. que in facto vera non sunt, ideo in alia parte condemnauerunt dictum dominum christofferum in asperis trecentis aplicandis masserie caffè, remittendo similiter dicto magnifico officio cui stat sententiam respuere dicte calumnie. de qua in dicta scriptura fit mentio. QUIST10NI ( 394 ) III. Terza accusa contro l’amministrazione del console Giustiniani Super alia accusatione facta et deposita per dictum dominum 'christofferum dicto anno die XYI presentis mensis augusti contra dictum dominum baptistam, ex eo quod requisiuit dictum dominum baptistam condemnari in asperis duobus millibus quingentis in una parte, nec non ad dandum ipsi domino christoffero certas expensas per eum factas occasione illius differentie magistri johannis de neapolli. et prout et sicut latius in dicta accusatione fit mentio. Et cujusquidem accusationis et totius processus tenor sequitur ut infra. 1. Cristoforo Di-Negro accusa il Giustiniani di averlo indebitamente condannalo e multato nella quistione da esso Cristoforo avuta col medico Giovanni da Napoli. 1474, 16 agosto. Christofferus de nigro consul soldaie constitutus in jure et presentia nobillium et egregiorum dominorum sindicatorum. ellectorum ad sindicandum dominum baptistam justinianum. denunciat et accusat dictum dominum baptistam. Dicens quod istis proximis diebus dum esset quedam sclaua ipsius christofferi infirma in soldaia et laboraret in extremis occasione partus, recursum fecit ad magistrum jo-hannem de neapolli. medicum de dicto loco salariatum. ut venire deberet ad videndam et curandam dictam sclaiiam juxta posse et scientiam suam, qui recusauit. et vocatus tres et quatuor vicibus atque multum sollicitatus ad instantiam sororis ipsius christofferi tunc absentis et etiam partis leuatricis. qui sua audacia et superbia accedere nolluit et expresse recusauit cum falsis excusationibus, ad que tenebatur essendo maxime stipendiatus dicti christofferi consulis. Qui christofferus reuersus eadem die in qua vocatus fuerat ipse medicus. reperiuit dictam sclauam mortuam, et post dies duos vel tres habita informatione tam a dicta ejus sorore et dicta leuatrice et a plu- ( 395 ) PRIVATE ribus alijs personis fldei dignis quod dictus medicus nolluerit accedere ad videndum dictam sclauam et circa infirmitatem ipsius sclaue curam debitam faceret, condemnauit siue multauit dictum medicum, dicta occasione. primo in asperis duobus milibus, et secundo in asperis quingentis propter ejus mallam continentiam et ex verbis injuriosis per eum tunc prolatis versus ipsum christofferum consulem, quod facere potuit, et ut ceteris transferatur in exemplum. De quibus omnibus apparet per processum legitime agitatum contra dictum medicum, quem exibit et producit. Item dicit quod dictus medicus se appellauit. licet nulliter. ad dictum dominum baptistam tunc consulem caffè, et ad ejus consillium et cum processu accessit ad eos. et incogitante et in absentia ipsius christofferi qui adesse debebat, et sic suis litteris requisiuit. abso-luerunt de facto dictum medicum a dictis condemnationibus, et quod pejus. et nunquam vissum fuit tallis injuria, condemnauerunt dictum christofferum ad dandum et soluendum dicto magistro johanni asperos DXXXXV pro assertis suis expensis et damnis. Qui christofferus habita notitia de predictis recessit de soldaia et comparuit coram ipsis et exposuit quod, cum reuerentia ipsorum, cum festinantia processerunt in talli causa, quod procul dubio non fecissent si audiuissent ipsum christofferum. et expositis argumentis et honestis causis quibus potuit ipse cristofferus procedere contra dictum medicum, prout fecit, et quod super hoc deberent mutare propositum anullando eorum absolutionem, et quod deberet de nouo audire partes, et hec est seu fuit conclusio dicti christofferi. qui ulterius eis dixit quod in quantum ullam dubitationem haberent erit contentus quod processus mitteretur magnifico officio sancti georgij ad cognoscendum si de jure potuit ipse christofferus facere vel non dictam multam dicto medico et comunis non perderet casu quo ipse christofferus de jure non potuerit ipsum multare. Qui postpositis verbis dicti christofferi de facto approbaue-runt pro ut prius fecerant. Qui christofferus visso tanto errore iterum comparuit coram eis et deposuit quamdam proptestationem et propterea nolluerunt aliquid innouare. saluo quod de condemnatione partem eidem christof-fero remisserunt asperos CC. quamuis instantia ipsius christofferi non esset circa expensis, sed erat et fuit quoad justitiam in facto dicte multationis. Post in facto expensarum processum fuit et eidem christoffero factum fuit quodam talle qualle preceptum de mandato dicti QUISTIONI ( 396 ) domini baptiste et aliorum predictorum. quatenus deberet ipse christofferus dedisse et soluisse dicto medico asperos trecentos quadraginta quinque pro pretio dictarum expensarum, cui precepto respondendo ipse christofferus se agrauauit et deposuit in scriptis coram dicto domino baptista tunc consule scripturam unam in modum proptestationis. Demum omnibus pretermissis vidit et reperuit ipse christofferus quod de ratione sua masserie dati fuerunt dicto medico et seu alij pro eo dictas expensas contra omne debitum. Item dicit quod dictus dominus baptista iratus indebite alijs occasionibus cum dicto christoffero volluit etiam ipsum in hac causa per-sequire et injuriare, et hoc cognoscitur et clare intelligi potest ex eo quod dictus dominus baptista dimissit ponere ad postam causam dicte appellationis et dari facere audientiam dicto medico, cum bene sciebat et scire potuit quod illud facere non debebat, imo denegare habebat, cum ipse sollus habebat cognoscere factum dicte appellationis casu quo potuisset appellari et non domini massarij nec consillium. sed hoc fecit et seu illos dimisit cadere in errorem secum ad hoc ipse magis posset dare locum ire sue in damnificando ipsum christofferum indebite et injuste. Ex quo merito actio competit eidem christoffero contra ipsum dominum baptistam tam pro honore quam pro damno ipsius christofferi. quia numquam vissum fuit tallis enormis violentia. Quare pettit et requirit per vos prefatos dominos sindicatores et per vestram sententiam condemnari debere dictum dominum baptistam ad eidem christoffero dandum et restituendum dictas expensas indebite exbursatas per dictum christofferum culpa et deffectu dicti domini baptiste. Item ad dandum comuni et seu massarie caffè dictos asperos duo milia quingentos, attento quod ipsam penam ipse christofferus volluit substinere pro honore suo. casu quo. ut predictum est. cognitum foret per magnificum officium sancti georgij de jure non potuisse multare dictum medicum, quod facere non permissit ipse dominus baptista. Item ad eidem christoffero dandum et soluendum tantum quantum vobis videtur respectu honoris ipsius christofferi tanquam consulis .soldaie ablati et extinti per ipsum dominum baptistam, ut latius in proeessu intelligere potuit. Iurans ipse christofferus ad sancta dei euangelia tactis corporaliter scripturis volluisse potius amisisse ducatos centum antequam habuis- ( 397 ) PRIVATE set et facta esset eidem christoffero injuriam predictam. et seu diffamationem eidem factam per dictum dominum baptistam. Item et ad eidem christoffero dandum et soluendum eidem chri-christoffero asperos mille pro expensis factis per eum in itinere et in caffa. Et quia dominus sistus centurionus et guiraldus de viualdis qui sunt nunc ex sindicatoribus predictis fuerunt de antianis ad indebite consullendum cum alijs de consillio. et propterea merito habet ipse christofferus eos suspectos, et ipsi pro honore ipsorum debent se excusare. et debitam excusationem habent de non jydicando in presenti causa, quare ipse christofferus accessurus in consilio ad faciendum loco ipsorum alios elligere. Item dicit quod tomas nauonus etiam non habet causam dicendi in hac causa, quia bene scit quod se adoperauit contra ipsum christofferum. Et alia sunt dicenda que pro nunc omittit, quare ipse christofferus accessurus in consillio loco ipsius alium elligere etc. £E< MCCCCLXXIIII die martis XVI augusti in tertijs. Deposita in jure etc. come sopra. Qui domini sindicatores etc. come sopra. II. Il Giusliniani risponde all’accusa del Di-Negro, circa l’assoluzione data al modico Giovanni predetto e alla condanna e multa inflittagli. 1474, 19 agosto & Spectabilis dominus baptista justinianus constitutus in jure et in presentia spectabilium dominorum sindicatorum. ellectorum ad sindi-candum ipsum olim consulem caffè, occasione nullius accusationis deposite per dominum christofferum de nigro consulem soldaie. super facto medici soldaie. cui non consentit nisi in facientibus pro ipso domino baptista que acceptat in vim tacite confessionis. Dicit ipse dominus baptista quod molestum sibi est ex eo respectu quod ipse dominus christofferus sicut officialis magnifici officij sancti georgij tallem QUISTIONI ( 398 ) porrexerit accusationem, non ex eo quod vereatur materiam dicte accusationis, sed ex eo quod, ut non ignorat dictus dominus christofferus. qualle sit dedecus initij et originis cause dicti medici et sclaue dicti domini christofferi. Sinamus enim illa gesta, quoniam si quid vellet respondere, si causa dicti domini christofferi justa vel injusta foret seu esset cum dicto medico, oporteret dicere ea que non con-ueniunt. sed cum ea notissima sint, honoris gratia tacebit ipse dominus baptista. Et respondebitur quantum necesse erit ad annichi-landum vanam accusationem dicti domini christofferi occasione dicte accusationis. » Nam si citatus fuit dictus dominus christofferus. citatus fuit mandato et auctoritate ipsius tunc consulis, spectatorum dominorum mas-sariorum et consillium antianorum. Quo citato et audicto per ipsos consulem massarios et consillium ad, quos ipsemet dominus christofferus destinauerat processum illius appellationis, absolutus fuit dictus medicus, et condemnatus exinde per ipsos dominum consulem massarios et consillium. ut ex actis cancellarie constat quod exibit. Quo fit quod nulla actio competit dicto domino christoffero accusandi seu con-ueniendi ipsum baptistam de et pro his que facta sunt auctoritate consulis massariorum et consilij. et igitur saluis premissis negat narrata prout narrantur et dicta accusatio fore vera et pettitata pro ut petuntur de jure fieri debere, pettendo se absolui a contentis in ea. Et quia sellari (sic) non potest quin dicta accusatio facta fuit in debite, ubi adest sententia facta in superiori consillio. et ad vexandum indebite ipsum dominum baptistam. Protanto requirit in obseruationem regularum et nouissimarum commissionum magnifici officij juxta formam ipsarum condemnari debere ipsum dominum christofferum et in expensis damnis et interesse. Et hoc ad presens. Sub reseruatione etc. MCCCCLXXIIII die veneris XVIIII augusti in tertijs in sala magna palatij. Deposita in jure et presentia prefatorum dominorum sindicatorum per dictum dominum baptistam, qui exibuit et promissit et quantum pro summis viginti quinque. Sub etc. Et pro eo intercessit et flde-jussit gregorius de pinu. — Qui domini sindicatores etc. ( 399 ) PRIVATE III. Piolesta latta dal Di-Negro nauti il tribunale dei sindicatori, contro la non ammissione d’ una sua scrittura 1474, 23 agosto * Supradictus christofferus constitutus coram prefatis dominis sindicatoribus. occasione cujusdam scripture in modum proptestationis quam deponere volluit. et que lecta fuit coram eis per dominicum de alsario notarium in hac parte de medio scribam prefatorum dominorum sindicatorum. qua lecta videtur per ipsos dominos sindicatores. deficiente toma nauono. ipsam admitti noliuerunt. et commiserunt dicto dominico eam reddat ipsi christoffero. quam reddere volluit dictus dominicus, qui non tam offlcij scribe de regordio. eam prohi-ciendo in terra et dicendo non velle tenere eam. Nam officium scribe de medio est quod scripture que penes vos deponuntur eas teneatis siue amittantur sine non. et de hoc valde se grauat ipse dominus christofferus et requirit in scriptis a dicto dominico tanquam scriba de medio in presentia infrascriptorum testium quod det copiam de dicta scriptura una cum ejus subscriptione admissionis vel non admissionis. aliter vero si secus flat proptestatur contra ipsum dominicum et suis loco et tempore coram magnifico officio uti jure suo. et si-militei per prefatos dominos sindicatores simillia committentes et denegantes. Protanto dicit ipse christofferus quod amittatur dicta proptestatio seu scriptura in modo proptestationis et in actis ponatur, et dicatur per ipsos dominos sindicatores in deposito flendo in ea per dictum scribam ponatur quod amissa fuerit vel non amissa sit. et ita fleri requirit, et similiter requirit copiam tam dicte proptestationis quam dictaium duarum suarum accusationum per eum factarum dicto domino baptiste. et similiter responsionum ipsis factarum per dictum dominum baptistam. Requirens insuper pro dictis semel bis ter tam a vobis dominis sindicatoribus quam a dicto dominico notario de medio et scribe eorum. )$( MCCCCLXIIII die martij XXIII augusti in tertijs in una ex cameris palatij. QUISNONI ( 400 ) Deposita in jure et in presentia profatorum dominorum sindica-torura per dictum dominum christofferum. Qui domini sindicatores vissa et intellecta dicta scriptura, eam non admisserunt. quia in se non continet veritatem. Admonitus dictum dominum christofferum presentem et intel-ligentem quatenus producere debeat quascumque scripturas volluerit. et potissime illam quam dicit non fuisse admissam, quia ipsi sunt semper parati admittere scripturas debitas et honestas. IV. Controprotesta del cancelliere del tribunale, Domenico Alsari. 1474, 23 ugosto lj< Ea die hora et loco. Dominicus de alsario notarius et scriba prefatorum dominorum sindicatorum constitutus coram eis. intellectis vanis allegatis et propte-statis per dictum dominum christofferum. quibus non consentit nisi in facientibus pro ipso, maxime quia, salua semper reuerentia. vera non dicit, et gratia dei adsunt ipsi domini sindicatores informati de omnibus, et qui fuerunt illi qui imposuerunt ipsi dominico tamquam scribe eorum, quod redderet dictam scripturam ipsi domino christoffero eo qucd non erant officium, essendo absens tomas nauonus unus ex ipsis dominis sindicatoribus in depositione ipsius scripture, et attento quod in dicta scriptura continebantur multa mendacia et fabulosas vanitates, etiam attento quod absens erat dictus dominus tomas imposuerunt ipsi dominico ut diceret dicto domino christoffero quod acciperet dictam scripturam, et quod nollebant eam admittere nisi essent quatuor omnes congregati. Et qui dominus scriba ipsorum, commissionatus ab eis quod haberet ampliam baliam super premissis vigore regularum caffè, volluit parere mandatis eorum in obseruatione quorum talia notificauit dicto domino christoffero. vollendo sibi dare dictam scripturam quam acceptare recusauit. et sic visso ipse dominicus dicto domino christoffero recusante ipsam scripturam in eum processit. Qui domini sindicatores. videlicet tres ex eis. affirmant sic verum fore prout dixit ipse dominicus. ( 401 ) PRIVATE V. Altra sdegnosa protesta del Di-Negro contro i Sindacatori, e suo appello al sovrano Ufficio di s. Giorgio. 1 Mi, 25 agosto * Vehemens admiratio est intueri quod flant et facta sint in hac ciuitate caffè que nisi eisdem prouideat.ur aut diuina prouidentia aut per supremam dominationem, que est magnificum officium sancti georgij. impossibille est mallum supra eam non veniant pro mallis et pessimis tracijs que in ipsa ciuitate sunt. Adest enim tempus quo qui malle facit exaltatur et extollitur, quin ymo pejus. quod per illos per quos reprendi (sic) debent delinquentes, ab eis potius coperiuntur. Non ne scitur qualis fuerit dominus baptista justinianus olim consul contra christofferum de nigro soldaie consulem in persequendo eum aut a dextris aut a sinistris? Modo enim quod in presentia vestrorum dominorum sindicatorum ellectorum ad sindicandum prefatum dominum baptistam, et quod aduenit tempus quo quamuis injuriam habuit ab eodem domino baptista se conqueri possit et ipse christofferus pro injuriis receptis eidem illatis et de alijs de quibus pettit per duas accusationes per eum factas contra dictum dominum baptistam, vol-lendo ipse dominus christofferus verificare de eo quod in dictis accusationibus continetur, et vollendo seu requirendo copiam ipsarum et responsionum factarum per dictum dominum baptistam, videtur ei pallam dixisse ipsi domino christoffero recusare dictas scripturas et responsiones eidem traddantur. quod est contra debitum et honestatem. cum debita reuerentia. 0 deus eterne non ne deberetis vos domini sindicatores ex officio vestro proquerere veritatem, sed magis videtur quod vellistis augere injurias factas ipsi domino christoffero et damnum comunis et honorem magnifici officij sancti georgij. quod dominum magnificum officium vult quod imo veritas elucescat. Modo sunt dies tres quod finita sunt preconia et quod inceptum est coram vobis esse et statutus terminus ipsi christoffero usque ad diem mercurij proxime venturam, scilicet hic ad dies duos, ad probandum ea que vellet oretenus et recusauit dare copiam suarum dictarum accusationum factarum dicto Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 26 QUISTI0N1 ( 402 ) domino baptiste. et similiter responsionum ipsis factarum. Modo det-tegitur qualles judices vos estis, dicitur enim publice quod vos que-ritis illos qui faciunt et fecerunt accusationes dicto domino baptiste pro eas cassari faciendo. Non ne bartholomeus marmus ex injurijs illatis per dictum dominum baptistam vollebat facere eidem domino baptiste accusationem, et factum est uno modo vel alio quod dictus bartholomeus desiit ab ea? Non ne franciscus de sauignonis qui habuit sententiam contra in causa cujusdam stephani armeni, occasione tuxij. facere volebat accusationem de dicta iniqua sententia contra dictum dominum baptistam. Et dum ventilaretur in consilio de fractione dicte sententie. facte fuerunt opere quod dicta sententia vim non haberet, prout cognitum fuit per consillium non haberi propter quod dictus franciscus non faceret accusationes dicto domino baptiste? Non noscitur quanta molestia infertur cogia caihares armeno assassadori bazarbassi cotulbei de sunihi. et manexio de rubeo tempore dicti domini baptiste injuriatis et positis in carceribus. occasione cujusdam puelle, de qua re pudor est loqui? Quam accusationem quam porrexerunt coram vobis dominis sindicatoribus tanquam injuriati, ut omnibus notissimum est. et sub quibus modis et formis ac factis omnibus notum est. Porrecta enim fuit alia accusatio coram vobis per dictos armenos procuratorio nomine reuerendissimi olim episcopi armenorum caffè, qui episcopus qualiter fuit dimissus ab episcopatu suo. ut dicitur, contra jus et contra formam regularum in quibus cauetur quod in similibus casibus episcoporum armenorum nullo modo intromitti deberet consul. Sed dictus dominus baptista non habens respectum ad regulas neque ad commissiones prelibati magnifici officij sancti georgij. se intromissit dando brachium suum cui volluit. ut pattet ex sententijs suis, quibus reuolutionibus et quibus operibus forte dicti armeni probabunt in eorum accusationibus coram vobis depositis, et pro quibus tota logia et totus populus voluitur. Quante autem opere facte sunt et demum mine quod dicte accusationes elleuentur et cassentur ne de eis de cetero sententia habeatur, que si exclarabuntur quamuis videntur fieri ad unum finem intelligatur quod dicte accusationes facte sunt ad alium finem turpiorem. Non ne dictus baptista habendo attinentes in hac urbe andreolum de goasco. gregorium de pinu, fecit contra ipsum christofferum habendo fauores ea que in accusationibus dicti christofferi continetur. * ( 403 ) PRIVATE et commissit fieri multa que non erant decentia contra ipsum chri-stolTerum? Omnia vero suo tempore dettegentur. Patet enim manifeste quod dictus dominus baptista fecerit ad voluntatem dicti andreoli emuli ipsius domini christofTeri. Qui andreolus in quadam causa cujusdam sui sclaui vertente coram dominis sindicatoribus assiduis caffè, coram quibus sepius etiam conuenerat ex opera sua ipsum dominum christofferum licet maligne et contra debitum, non ne dictus andreolus volendo calumniare in dicta causa dictum christofferum adduxit plurimas causas per quas dicebat dictum dominum christofferum conuentum fuisse ab alijs personis, licet hoc procederet de ordine dicti andreoli. omnia pro eleuare oppinionem dicti domini christofferi. Illa vero acta coram magnifico officio producentur una cum presentibus scripturis ad significandum prefato magnifico ofQcio quod in caffa non respicitur quam ad fauores. Quomodo enim tractari debent alij pusil-. lanimes persone et populi, quando dictus andreolus ex operibus suis contra consulem soldaie ad illicita conatur contendere? Ex opera dicti domini baptiste erexit dictus andreolus tantum caput et suble-uauit quod quum per magnificum officium prouidebitur erit sibi valde mirabile, et mirabilius dicto domino baptiste danti fauorem et operam sibi. Non ne injuste et contra formam juris descripti fuerunt asperi CCCL de ratione ipsius christofferi in rationem cujusdam magistri johannis medici, in executione cujusdam deliberationis, quod fieri non potest ut pattet per regulas de prohibita intromissione? Et sic similiter non potuit absolui dictum medicum a condemnatione per nos eidem medico facta, ut pattet per processum productum dicto domino consuli et alijs. Non credat dictus dominus baptista quod ipse christofferus magnifa-ceret de dictis asperis CCCL. quantum sibi videtur, et sic verum est quod hoc fiat et vi opera tamen dicti andreoli et dicti domini baptiste qui semper ad infima dederunt ipsi christoffero. Non ne dictus dominus baptista prohibuit quod pallatium soldaie et turres ac menia minantes ruinam non reparentur, asserendo nunc quod non habebat pecunias? habuit enim pecunias pro faciendis turribus que non erant necesse. et que tantum exaltate fuerunt et facte grosse in menibus. licet non sint, quam due. et in loco ubi non erat opus non (sic) essent, quia sufficiebat de illis que prius erant. Constant enim plus et multum plus quam dignum opus turrium quinque quon-0 dam domini philippi jhauroie. et in quibus duabus turribus expenditi QUISTIONI ( 404 ) fuerunt plus ducati XXX milia, uti dicitur. Etiam quia dictus dominus baptista se excusat dicendo quod non dedit dictam monetam eo quod non erat deliberatum quomodo expendi debebant, et quod alias data tuitce.ta moneta pro dicto palatio que malle terminauit. Dicitur enim quod moneta fuit deliberata pro reparatione dicti palatij et non erat opus aliunde exclarare, et si tempore domini antonij de borlasca fuerunt dati asperi VIIII milia qui male terminauerunt. de eo dictus dominus baptista habet bonum tacere, eo quia ut ei dixit dictus dominus baptista antonius de borlasca non erat consul sed potis antonius de goasco qui dicta moneta una cum johanne de goasco fratre dicti quondam antonij qui erat de officio prouisionis tacere sic ut rationem redderet, ad quod nunquam responsum dare voluit, escendo res que perueniebat super humeros illorum de goasco. Qui dominus christofferum videndo quod pro velle bonum et utilitatem magnitiei offlcij sancti georgij. tam pro lombarda recuperata quam pro rebus meniorum palatij et caragaihi. in omnibus ipsum dominum christofferum persequitauit dictus dominus baptista, propter quod essendo causa que non proueniebat consuli soldaie sed potius consuli caffè, eo quia moneta de cafTa exiuerat et dictus johannes medicus habitator caffè in ea aliquam nouitatem fecit, nec non licet ipse dominus christofferus fuerit in consillio ad requirendum, quod quia domini sistus centurionus et guiraldus de viualdis duo ex sindicatoribus prefati domini baptiste. et quod .... in dicta nulla dicta deliberatione deliberatum fuit quod dicti asperi CCCL describerentur in ratione illius magistri johannis medici et etiam pro absolutione eis facta de multa que leuarentur et alij duo loco ipsorum subrogarentur obtentum est quod jmo dicti dominus sistus et guirardus non leuentur ymo judicant in causa jam judicata per eos contra ipsum christofferum. quod minime fleri potuit. Quare attentis predictis et alijs que continentur gratia breuitatis. non habendo aliquem aduocatum seu scriptorem, quos dictus dominus baptista apaltauit et rogare fecit omnibus illisque habent modum fleri scripturas, ut contra ipsum facere non vellent. Et propter ea attinentibus et septa magna nemo audet contra dictum dominum baptistam. in qua dicitur estis vos domini sindicatores. cum debita reue-rentia. qui vultis judicare in dictis accusationibus in- quibus habet judicare prefatum magnificum officium virtute litterarum nouissime receptarum in caffa. et que proclamate fuerunt in logia in quibus ( 405 ) PRIVATE cauetur. ut proclamatum fuit, quod non judicare habetis quam in man-giarijs. ot in causis ubi non sunt mangiarle et turpia. flant processus et recipiantur testes et ordinate mittantur ipsa processa clausa et sigillata ad prefatum magnificum officium judicaturum super eis. de quibus litteris hactenus ipse christofferus copiam habere requisiuit licet requisiuerit et in scriptis requirat, et similiter proclama exinde secutum ut valleat fieri quod littere prelibate magnifici offlcij obseruentur. et sciat quod scit agendum per eum eo maxime quia si ipse dominus christofferus credidisset vos domini sindicatores fore judicaturos super dictis accusationibus, intellecto quod dictum fuit vos prius fuisse ordinatos in sindicatores quam quod in consillio el-ligeretis. non ipsas accusationes coram vobis deposuisset, sed in modum reclamationis ad magnificum officium se reclamauisset. Protanto attento quod non potuit habere copiam sed denegate dari sunt ipsi domino christoffero tam de dictis suis accusationibus quam de responsionibus factis per dominum baptistam, proptestatur de justitia denegata tam contra vos dominis sindicatoribus quam contra dictum dominum baptistam de pena et penis et de omni suo damno et interesse. coram quo magnifico officio intendit suis loco et tempore pre-sentialiter comparere per se vel per procuratorem ad prosequendum dictas accusationes, eo quia ulterius non intendit coram vobis comparere. >$( MCCCCLXXIIII die jouis XXV augusti in tertijs in camera palatij ubi dicti domini sindicatores audientiam dant. Deposita in jure et in presentia prefatorum dominorum sindicatorum per dictum dominum christofferum dicentem ut supra. Qui domini sindicatores predicta omnia admiserunt in quantum de jure tenentur et non aliter, et intellectis vanis et falsis verbis et rationibus allegatis in ipsa scriptura, dicunt quod cum reuerentia dicti domini christofferi in parte vera non dicit, et maxime ubi videlicet in ea parte in quia narratur quod non volluerunt admittere scripturas et quod non valluit habere copiam scripturarum suarum, quia ipsi domini sindicatores semper dixerunt ipsi domino christoffero quod faceret quascumque scripturas et declarationes quas vellebat ad def-fensionem suarum accusationum, et quod admitterent omnes honestas scripturas facientes ad propositum sue cause. Et sic pari modo imposuerunt scribe eorum ut daret copiam dicto domino christoffero QUIST10NI ( 406 ) de dictis suis scripturis, et quod dominicus scriba sic fecit qui eorum presentia obtulit dare copiam dictarum scripturarum. VI. Sentenza d’assoluzione sopra le precedenti accuse date dal Di-Negro al Giustiniani. Vissis igitur dicta accusatione et contentis in ea. vissa responsione dicte accusationi tacta et deposita per dictum dominum baptistam et contentis in ea. visso quod dictas dominus christofferus in dieta sua accusatione dixit dictos dominum sistum et guirardum fore surro-gandos in presenti causa, eo quod essendo duos ex antianis determi-nauerunt in contrarium contra ipsum in supradicta causa, et visso quod dictus dominus christofferus comparuit in consilio et nil obtinere valluit. quia deliberatum fuit non esse locus surrogationis aliorum, visso prius per ipsos dominos sindicatores quod ea absolutio dictorum asperorum duorum millium quingentorum facta ad instantiam illius magistri johannis facta fuit per magnificum dominum consulem massarios et consillium antianorum. coram quibus dictus magister johannes recursum habuerat. Et quod cognito quod dictus dominus christofferus injuste condemnauerat dictum magistrum johannem. eum absoluerunt a dicta condemnatione asperorum duorum millium quingentorum, et condemnauerunt dictum dominum christofferum in expensis. Et demum super premissis. vissis videndis et consideratis considerandis, omni jure etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia absoluerunt dictura dominum baptistam a dicta accusatione et ab omnibus et singulis-, in ea contentis. III. I ERZE ACCUSE DA BARTOLOMEO SANTAMBROGIO PATTE A Battista Giustiniani nell’ esercizio del suo Consolato Super alijs tribus accusationibus et seu querellis et lamentationibus factis et depositis dicto anno die XVI mensis augusti per bartholo- ( 407 ) PRIVATE meum de sancto ambrosio contra dictum dominum baptistam, ex eo videlicet super prima, quod dictus dominus baptista deposuit franci-scum de pastino tunc cancellarium ab officio cancellarie, et exinde post paucis diebus illum posuit ad dictum officium a se ipso. Item super secunda, ex eo quod dictus dominus baptista olim consul non obseruauit commissiones magnifici officij sancti georgij super facto canluchi et super alijs rebus de quibus in dicta accusatione flt mentio. Super tertia accusatione ex eo quod dictus dominus baptista contra forma regularum posuit ad stipendium nicolaum tubetam soldaie. videlicet ad rationem asperorum ducentorum in mense, quia habere non debuit quam asperos cx in mense, et pro ut et sicut latius in dicta tertia accusatione fit mentio. Et quarumquidem trium accusationum et lamentationum tenor sequitur ut infra. I. Bartolomeo di Santambrogio accusa il console Giustiniani di avere a sua posta dimesso e ripristinato in ufficio il cancelliere Francesco Pastine. 147 4, 16 agosto Bartholomeus de sancto ambrosio, unus ex officio monete, constitutus coram nobiles et egregios sindicatores ad sindicandum spectabilem dominum baptistam justinianum olim consulem, denunciat et accusat. Como de anno MCCCCLXXI1I mense februario dominus joffredus ler-carius olim consul haueiua misso in officio de cancellarla cum soldo de aspri V milia in anno dominum franciscum de pastino, cum li officij que oportaua de douei interueni e in lo supradicto anno de mense augusti lo supradicto dominus baptista a desmisso dominum franciscum de pastino tunc cancellario presente dominorum ansianorum ipsius domini baptiste tunc consul e per . . . quanti iorni a officiatu la cancellarla dominico alsalle unus ex scribis curie, e da poi iorni lo supradicto dominus baptista la tornato mete a se ipso sensa lo officio de moneta lo supradicto dominus franciscus a lo dicto officio de la cancellarla cum lo supradicto soldo. E cum reuerentia de lo supradicto domino baptista, no poeiua fare ni mete in cancellarla ni QUISTIONI ( 408 ) a io soldo sensa lo officio de moneta, corno è ordinato per lo magnifico officio de san giorgio. E corno uno dello officio de moneta faso notitia a le reuerentie vostre que vi piaxe determinare e commettere quod de pagare lo supradicto soldo de mense augusti usque mensem februarij dominua baptista per la soa falla o la massaria. e a judicare la supradicta caxone requero chi sia remisso a lo magnifico officio de san zorzo suprema dominatione de questa citade. E si a caxo lo supradicto dominus baptista negasse la supradicta caxone. de quo non me credo, quia pallam in questa citade. mi offero do probarla. MCCCCLXXIIII die martis XVI augusti in tertijs. Deposita in jure etc. per dictum bartholomeum. Qui domini sindicatores etc. IT. Lo stesso accusa il Giustiniani di non avere eseguite le commissioni dell’Ufficio di s. Giorgio sul conto del canluco, e permesso ad Andreolo Guasco, suo parente, di arrogarsi indebita giurisdizione e potere a Scuti. 1474, 16 agosto © Bartholomeus de sancto ambrosio unus etc. come sopra , denunciat et accusat : Corno lo supradicto dominus baptista non a obseruato la comissione de lo magnifico officio de san zorzo. suprema dominatione de questa citade. in le cosse de lo canluco e ni le altre cosse, corno par in le loro comissioin. ancora in le cosse de lo canluco corno a impaihato. si impaiha cocos judeo. terseac armeno et andreolus de goasco et fratres, como pare in la sententia daita contra regularum, e lo sopra-dicto cocos et socij se son faiti camarlengi et conachi (sic) de dominorum tartarorum. pro que e facio notitia a le reuerentie vostre que ve piaxe de proueder a so che non capita malie questa inclita citade. Ancora lo sopradicto andreoio prende preminentia cum mirro misto imperio gladio potestate, e si a faeto far forche a lo caxalle de lo scuto e se fa scribere spectabili, e si da sententie corno li officiali ( 409 ) PRIVATE vestri in grando dedecus consulatus soldaie et contra regularum et ordinamenta soldaie. e de supra cosse e lo faeto notitia per scriptura a lo supradicto domino baptista, si non a faeto mentione, como amico e parente de lo dicto andreolo. Le sopradicte cosse sono contra 1’honore vostro e zurpar lajurisdi-tione a le magnificentie vostre como par in regularum et ordinatione soldaie. Per que vi piaxe de proueder asoche non sia signore in queste parte saluo li officiali de le magnificentie vostre, e a judicare la supradicta caxon sia remisso a lo magnifico officio sancti georgij. suprema dominatione de questa citade. © MCCCCLXXIIII die martis XVI augusti in tertijs. Deposita in jure etc. come sopra. III. Lo stesso accusa il console predetto di avere raddoppiato il salario a Nicoloso, trombetta di Soldaia, contro le regole, e ciò per favorire i Guasco, ai quali il .Nicoloso era debitore. U74, 16 agosto * Bartholomeus de sancto ambrosio unus etc. come sopra, accusat et denunciat : Como dominus baptista a misso a posto e a soldo nicolao tubeta soldaie in asperis CC in mense, e per regularum et ordinatione soldaie. tubete non se po hauer nisi asperi CX in mense, et supradicto dominus baptista a daito a questo nicolao CC in mense contra le regularum soldaie. e questo soldo par que habia dato per seruir li goa-schi. qui supradicto nichirozo e le debitor de li goaschi. corno appar in lo libro de la massaria per obligatione de lo dicto nicolao a li goaschi. e si e le palam corno lo supradicto dominus baptista e le amigo et beniuollo de li goaschi. Per que requiro, como uno ex officio monete que sia condennato lo supradicto dominus baptista asperi LXXXX in mense, qui a dato a lo sopradicto nicolao contra regularum, e de le predicte regularum e o facto notitia a domino baptista tunc consul quando a misso la posta. QUISTIONI ( 410 ) como pa scriptum manu teramo de castelatio scribe massarie et exi-buit regularum in publica forma. E a judicare la supradicta caxone requero che sia remisso a lo magnifico officio sancti georgij. suprema donrnatione de questa citade. © MCCCCLXXI1II die martis XYI augusti in tertijs. Deposita in jure etc. come sop?'a. IV. Il Giustiniani risponde alla prima accusa. I474, 19 agosto * Spectabilis dominus baptista justinianus constitutus etc. occasione trium vanarum accusationum factarum per bartholomeum de sancto ambrosio, quibus non consentit. Et quantum attinet ad primani accusationem factam respectu facti domini francisci de pastino, respondit ipse dominus baptista quod dicti bartholomei non interest quicquam de et pro contentis in dicta accusatione nec pariter in alijs. quia si est unus ex officialibus monete propterea sua non interest, quia ipse sollus velut est sicut nullus, nec mottus ejus est respectu quod sit officialis monete, sed notoria est emulatio dicti bartholomei indebita erga dictum dominum baptistam. _Qui tamen non admiratur de ipso bartholomeo essendo recognita qualitas dicti bartholomei. adeo quod gesta sua reducta sunt quantum notorium est. et tempus aduenit. si bene consideret ipse bartholomeus. quod corrigat errores suos quia etatem habet, et non debuit obliuioni dedisse sub quibus volluit accusare spectabilem dominum joffredum lercarium sifper eo quod ipse dominus joffredus collaudandus erat, et super facto celebrato maturo consilio, et non debebit esse immemor quanti periculi fuerint tunc gesta ipsius bartholomei. Quid enim interest dicti bartholomei quod dictus dominus franci-scus tunc cancellarius perseuerauerit in officio in quo. ut ipse fatetur, confirmatus fuit per dictum dominum joffredum una cum massarijs consillio conuocatorum et officijs opportunis? Non ne ignorare debet ( b\\ ) PRIVATE ipse bartholomeus quod. ut ipse bartholomeus fatetur, merito fuit electus et confirmatus ad dictum officium? Item et quod ipse dominus baptista tunc consul sollus non poterat eum priuare ab officio, essendo primum officialis electus a magnifico officio sancti georgij et funto officio honestis et legitimis causis confirmatus per officia opportuna, ut ipse fatetur. Item et non ignorare debet quod officiales remoueri non possunt virtute deliberationis magnifici officij sancti georgij. de qua in regulis apparet in cartis xxxxii. Et nichilominus non fuit dictus dominus franciscus tunc cancellarius priuatus ab officio a domino baptista. Nam sepe numero consules officiales et stipendiatos, ex hijs que in dies occurrunt, ipsos priuare .. et sic stipendiatos, et propterea non priuantur. quia multa fiunt et dicuntur a consulibus fieri erga officiales correctionis gratia. Et pro tanto, saluis premissis. negat contenta in dicta accusatione fore vera et requisita, pro ut nulliter requisita fuerunt, de jure fieri debere. Risposta alla seconda. Secunda accusatio, que est super facto canlucorum et illorum accusatorum. per eum respondetur, quod sue accusationi sit responsio sententia lata per ipsum tunc dominum consulem incausa filiorum quondam domini antonij de goasco. Item et sententia lata per ipsum tunc consulem una cum spectatis dominis massarijs et venerando officio monete. prolationi cujus sententie ipse bartholomeus interfuit, in qua agitatione illarum rerum non ignorat ipse bartholomeus quodammodo gesta sua rizu deducta fuisse. Et cum hec appareant ex sententijs maturo examine factis, non ellaborat superaddere verba que jacturam afferrent dicto bartholomeo. quum non ignorat dictus bartholomeus ipsum dominum tunc consulem reprensiones habuisse quod ob illas causas domini joffredi non expellerit dictum bartholomeum ab officio monete, quod facere non elegit respectu honoris dicti barlholomei. Qui etiam scit quod non accusauit quam emulos ejus, tacendo alios quos asserebat scire habere misclationes cum tartaris et participationem cutn canluchis. Et euomitis hujusmodi verbis mandatum fuit ei quatenus quoscumque denuntiaret, ut ex actis constat. Nam notoria erat odium quod habet cum fratribus do goasco. filijs quondam nobilis antonij. et quos accu- QOISTIONI ( 412 ) sabat ex indebita causa. Nara publicum est quantum bono cedebat soldaie status dicti quondam antonij et quantum seraper precessores consules eum caripendebint honestis causis et notorijs. Et non ignorat precessores consules officiales semper annixos fuisse honesti fauori dicto quondam antonio. ut potius ipse quam domini de gotia acquiret casalia acquisita. Rt nouissime videmus quantum bene cedit ea acquisitio, nam utinam acquisiuissent alia casallia adherentia illis, quia casalles x daffi nouissime acquisiti sunt per derbiberdi (?) domini luste. quod cedit damno nostre reipublice. et ob ea que nota sunt videmus quanti pre-judicij esse possit, et videbit ipse bartholomeus quod si furta fiunt per illos gottos equorum et bestiaminum tartarorum non proibebit furta neque herrigere furcas ad terrendum fures suos, et si sit bonum vel mallum modo tangitur, et sic semper expertum fuit qualle sit bonum reipublice. Nam et ipse biberdi jam temptat acquirere cazalle scuti a filijs dicti quondam domini antonij. Ex quo et alijs que dici possunt melius faceret ipse bartholomeus aliquando tacere quam malle loqui, quum ut dictum est mottus ejus non fuit ad accusandum quam respectu odij. quoniam accusauit quos volluit et innoxios, et quos noxios scire dixit denuntiare tacuit. Ex quo majorem in modum puniendus esset ipse bartholomeus et vilipen-dendus. Nam rectus vir diligens rempublicam non debet magis unum quam alium sustinere super offensionem reipublice. quia vir constans super republica conseruanda filium proprium odio habere debet si contra rempublicam agat. Unde quantum attinet pro facto ipsius domini baptiste negat, saluis premissis. in dicta accusatione fore (manca vera) et requisita, prout nulliter requisita fuerunt, de jure fieri debere. Risposta alla terza. Super facto tertie accusationis in re nicolai tubetè. dicit quod hoc est .... de cibo et de materia quibus supra dictum est. et ex ijs manifeste colligitur quod mottus dicti bartholomei non est zello reipublice sed parturimentum odij et emulationis. quoniam vult afferre materiam hanc ad causas filiorum dicti quondam nobilis antonij de goasco. Et utinam tallis esset dictus frugi et honoris reipublice. qualis fuit dictus quondam antonius. item et qualles sunt in presentiarum filii ejus. Quid autem est opus verbis? effectus rerum et fructus ipsorum experientia edocet. ( 413 ) PRIVATE Si autem ille nicolaus positus fuit ad stipendium asperorum ducentorum. minime verum est processerit ad instantiam dicti andreoli. sed ob multa laudabilia dicti nicolai. ad preces christofferi de alegro tunc consulis soldaie. tempore consulatus dicti domini joffredi positus fuit ad stipendium. Per quem dominum joffredum tunc consulem massarios et officium monete confirmata fuit promissio facta de dicto stipendio, et super his que fiunt de stipendijs per consules massarios et officium monete non potest consul accusari neque sindicari. Ex quo. saluis premissis. negat contenta in dicta accusatione fore vera, addens quod super his vanis super quibus fuit accusatus indebite et injuste ex forma regularum sindicari non potest, ex quo pettit se absolui a dicta accusatione. Et quia manifeste prospicitur et tangitur quallis fuerit mottus dicti bartholomei. qui fuit accusator mottus ad faciendum calumniosas accusationes, igitur contra eum procedi requirit eumque condemnari pettens secundum formam regularum et commissionum nouissimarum ac magnifici officij. quas exibit et obseruationem quarum requirit cum quacumque solemni proptestatione obseruationis et executionis earum, condemnari eum quoque pettens in damnis et interesse et expensis. Circa quamquidem condemnationem fiendam dicto bartholomeo aduertere habentes vos domini sindicatores et ipse bartholomeus patiatur penam presumptionis sue. et jam inueteratus est et assuetus ad prosequendum consules, ut quod deterius est. in graue damnum et periculum reipublice. pretereaque ex sua ignauia seminat, que qualia sunt tacentur pro ellectione minoris malli. Ex quo merito ita faciendum est quod et ipse causam habeat se corrigendi et ut etiam ceteris transeant in exemplum. Et hoc ad presens. Sub reseruatione etc. >$< MCCCCLXXIIII die veneris XVIIII augusti in tertijs in salia magna pallatij. Deposita injure etc. per dictum dominum baptistam, qui exhibuit etc. pro dictis tribus accusationibus pro summis quinquaginta. Sub etc. Et pro eo intercessit etc. demetrius de telica etc. Sub etc. Respondens etc. Qui domini sindicatores etc. OVISTIOM ( 44 4 ) V. Controrisposta dì Bartolomeo di Santambrogio, e suo appello al sovrano Ufficio di s. Giorgio in Genova. 1174, 23 agosto * Supradictus bartholomeus unus ex officio monete respondendo dicit: Como o la odito lo sopradicto dominus baptista le soe vane reposte corno par per la sua scriptura inter le altre cosse dixe de domino joffredo se la fato male o bene apar in soi sindicamenti. e so que dixe dominus baptista de mi in domino joffredo de tuto e o facto notitia a lo magnifico officio sancti georgij. suprema dominatione de questa citade. de li que esperò che usira la punitione per lo bene de questa inclita citade que sera exemplo a li altri officiali. E ancora dixe de antonio de goasco montu que staua bene in soldaia. dixe vero, quia antonius staua per far lo fato so. i como el palam in questa citade e in soldaia. E questo e le error de baptista qui non cogno-sieua lo dicto antonio e si exalta tanto, a so che intende lo dicto antonio eira uno de li sodati de soldaia corno par per li liberi de la massaria e que agie gainato tanti denari e le palam per que via. Et de questi simili gaini monte vote fan caxone alquni consuli de caffa qui an consentito, e inter li altri voi dominus baptista, como e palam in questa citade que de anno MCCCCLXXIIII die \ li julij e venuto de soldaia in caffa dominus georgius sancha et socij per a lamentar de antonio de goasco qui se tornaua a dosso Io sopradicto georgius et socij debito per una quarta de asperi XVIIII mila, de que quarta deseiua lo dicto georgio et socij quod no se saue.uan ninte de la dieta quarta, e lo supradicto georgio e socij fon a lamentar coram vohis domino baptista tunc consul, et si auei fato pocha menzione e corno abandunati parti de questa citade per soldaia monti desconfortati e monti inuagati. et fu necessario pagar li asperi XVIIII mila contra ogni justitia sensa intende se la supradicta quarta era vera o falsa quale carte, e li testimonij falsi sun quelli qui destrue le citade. Ancora lo sopradicto anno die XXV septembris venerunt coram vobis dominus baptista, tunc consul, proto et socij caxale marti mo- ( 415 ) PBIVATK nater . . a lamentai1 de andreolus de goasco et fratres como fauan forsa e si an pijhiato li pignore de potentia sensa la licensa de lo consolo soldaie. quum lo sopradicto caxalle e le sota la jurisditione consulare soldaie. e questa forsa bastereiua ogni principo de lo mondo, la volonte de lo magnifico officio sancti georgij nnn e que li poueri qui habitan in soi caxalli sian marmene ni forsati corno son li supra-dicti homi de *lo caxalle marti monest.. caxale comunis. lo supradicto proto e socij nomine aliorum venerunt coram vobis domino baptista tunc consul per far la lor alamenta e voi dominus baptista per seruir li goaschi como vostri parenti e permete pense a lo dicto pouero proto e socij. digando que sei andaiti a li boschi de goaschi auei faeto informar inquesta adoso a lo predicto proto e socij. e si auei prizo securtade de asperi X mila, e si auei caxatu in prexone per leuar la audatia de li dicti poueri. e quasi sia vero non auei faeto raxone nessuna a le predicte caxon. si se ne son partiti dexconsolati a lor caxali. de la securite que auei preixo a lo johanne de simisso qui est pauper si non poreiua pagar asperi C. si que in ogni cossa par palam que lo pouero propto et socij son forsati. et que sia vero venerant dicto proto et socij in presenti ciuitate in exitu officio vestro e si son quasati via. Ancora lo supradicto dominus baptista tunc consul la ouerato de fa obtinere andreolo de goasco et fratres caxalle canlucorum vocata canaca. quod contra regularum et contra voluntatem magnifici offìc'j sancti georgij. e quanto danno segoe a questa citade ciaschun intende et est destructo toto isto brachio, e ancon pu se porreiua dir e taxo pro meliori hac ciuitate. Asoche le magnificentie vestre intende tuto so che cornette li vostri officiali in destructione de questa citade que magnificentie vestre piaxe de proueder aso che non capite malie tanta inclita cittade e li soi membri. E notifico a le magnificentie vestre corno e le perduto le regularum contra canlucorum. ancora e le perduto regularum soldaie prò tubete. ancora e le perduto testimonio corno a desmiso francesco de pastino de cancelleria. De li que tria accusatione que o fato domino baptista como uno de officio monete per lo mio debito, piaxe le magnificentie vestre de proueder de terminare, aso che sia exemplo a li altri officiali per lo honore de le magnificentie vestre e per lo ben de questa inclita citade. E protesto a voi spettabili sindicatori que non inpahiati niente QUISTIONI ( 41 6 ) in le tria accusationi depoxe per me bartholomeum como uno de lo officio de moneta, e la cossa chi aspetta a lo magnifico officio sancti georgij. a magnificentia lor sta determinar e non a voi spettabili sindicatori. e ancora corno per la noua commissione de lo magnifico officio sancti georgij. e ancora corno e requ'ro in tria accusatione, ancora a voi sindicatori cum ogni debita reuerentia se porreiua dì cosa que non auei caxone de dir in le tria accusatione que specta a lo magnifico officio sancti georgij. © MCCCCLXXIIII die martis XXIII augusti in tertijs in una ex cameris palatij. Deposita in jure etc. Qui domini sindicatores etc. come sopra. VI. Deposizione giurata dei testimonii Lionello Vivaldi e Bartolomeo Campofregos'. 1474, 25 agosto * Die XXV augusti in tertijs in una ex cameris palatij. Leonellus de viualdis et bartholomeus de campofregoso testes producti ad instantiam dicti bartholomei de sancto ambrosio, super contentis in accusatione occaxione remotionis francisci de pastino, examinati separati unus ab altero in presentia dominorum sindicatorum. et eis delacto septimo juramento: Suo juramento testificando dixerunt quod essendo ipsi duo ex an-tianis tempore dicti domini baptiste et essendo duo ex sindicatoribus domini joffredi lercarij super suis sindicamentis. et dum dictus franciscus de pastino esset eorum scriba, una dierum dictus franciscus cum ipsis peruenit ad certa verba. et post hec dictus franciscus essendo consul massarij et antiani coadunati in camera ubi officiabant. dictus franciscus introiuit in dictam cameram et palam dixit multum iratus quod nollebat ulterius esse scriba sindicamentorum dicti domini joffredi. tandem dictus dominus baptista post plura inter eos agitata multum iratus dixit domino francisco quod eum amoueret ab officio cancellarie, et eo instanti dixit idem dominus consul ut seri- ( 417 ) PRIVATE beretur quod casabat dictum franciscum. Si dicta cassatio habuerit effectum vel ne. vel id scriptum fuerit vel ne. ipsi testes ignorant. Verum est quod post deinde ad paucos dies viderunt dictum franciscum exercere dictum officium cancellarie. Interrogati de causa scientie. responderunt quia predictis interfuerunt et ita audierunt ut supra dixerunt. VII. Sentenza di assoluzione per Battista Giustiniani dalle tre accuse fattegli da Bartolomeo Santambrogio, e condanna di questo in aspri cento, come calunniatore. Vissis igitur dictis tribus accusationibus ut supra factis et depositis per dictum bartholomeum dicto anno die XVI augusti contra dictum dominum baptistam, et omnibus et singulis in ipsis lamentationibus in eis contentis. Responsionibus factis diciis accusationibus . in uno folio apapirri per dictum dominum baptistam, fidejussionibus per dictum dominum baptistam prestitis. quadam scriptura facta et deposita die XXIII augusti per dictum bartholomeum super facto dictarum trium accusationum : Constito prius ipsis dominis sindicatoribus per publicam deliberationem factam in publico consillio. tempore domini joffredi lercarij tunc consulis, dictum franciscum de pastino notarium fuisse positum ad exercitium dicte cancellarie cum salario asperorum V milia in anno, bonis respectibus, pro ut in dicta deliberatione fit mentio, quod minime per dictum baptistam amotus fuit a dicto exercitio quamuis dicatur dominicum exercuisse dictum officium certis diebus: Pari modo visso quod in cartulario massarie cassus non fuit et semper exercuit officium suum. Et demum, super premissis. vissis videndis et consideratis considerandis: Omni modo etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia absoluerunt et absolutum sententiauerunt et decla-rauerunt dictum dominum baptistam a dicta accusatione, et ab omnibus et singulis in ea contentis. Super facto secunde accusationis seu lamentationis, vissa quadam inquisitione formata tempore dicti domini baptiste ex denunciatione Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 27 QUISTIONI ( 44 8 ) facta per dictum bartholomeum contra andreolum de goasco et fratres ex eo quod possidebant terrena in Campania, videlicet cazalle scuti. Item formata contra cocos judeum. derzac armenum et dominam caterinam de goasco ex eo quod percipiebant emolumentum a domino imperatore, et visso illo processu agitato contra eos tempore dicti domini baptiste. Qui dominus baptista una cum massarijs et officio monete super ea causa dicte inquisitionis judicauerunt concordes, et super causam dicti andreoli ipse dominus baptista judicauit sollus, quia sic obligatus erat ex forma regularum caffè, ut de predictis omnibus latius constat in actis criminalium curie caffè. Et super quibus causis dictus bartbo-lomeus. tanquam unus ex officio monete, interfuit et judicauit et in quo processu nulla fit mentio de rebus canluchi. Vissis regulis ac litteris magnifici offlcij sancti georgij. et considerato quod dicta accusatio videtur potius fuisse facta per calumniam quam aliter. Et demum etc. Omni jure etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia absoluerunt dictum baptistam a dicta secunda accusatione et ab omnibus et singulis in ea contentis. Ex aduerso condemnauerunt dictum bartolomeum tanquam calumniosum accusatorem in asperis ducentum aplicandis massarie caffè, et hoc ne hujusmodi calumniosi accusatores possint in eorum malitijs gloriari. Remittentes tamen dicto magnifico officio, cui stat sententia respectu dicte ca-lumnie. possendi condemnare pro ut volluerit in majori pena. Super tertia et ultima accusatione vissis videndis, et constito eis dictum tubetam soldaie fuisse positum ad stipendium asperorum ducentorum in mense per dominum joffredum lercarium tunc consulem massarios et officium monete, et postea per ipsum dominum baptistam confirmatum ad requisitionem domini christofferi de alegro tunc consulis soldaie bonis respectibus, et ad honorem tam consulatus dicti loci soldaie quam magnifici officij sancti georgij. Quia ex quo dictus tu-beta non habendo seu tenendo equum, et dum consules sint equitaturi in vilipendium consulatus necesse sit quod dictus tubeta acipiat ab aliquo equum primum quem inuenit. Et cum dictus tubeta se obtulerat velle tenere equum suis proprijs sumptibus et expensis essendo ad stipendium asperorum ducentorum in mense, quod stipendium dictis respectibus deliberatum fuit dicto tubete. Et demum super premissis omnibus consideratis considerandis, et maxime considerato quod dicta ( 419 ) PRIVATE denunciatici facta videtur animo calumniandi dictum dominum baptistam. Ideo etc. Omni modo etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia absoluerunt dictum dominum baptistam a dicta denunciatane et ab omnibus et singulis in ea contentis. Ex aduerso condemnantes dictum bartholomeum in asperis centum aplicandis masserie caffè. Et hoc ne similles calumniosi accusatores valleant in eorum malitijs gloriari. Remittentes magnifico officio, cui stat sententia. possendi condemnare dictum bartholomeum pro ut volluerit respectu dicte calumnie. IV. QUARTA ACCUSA DI GALEOTTO BONAVENTURA feuper alia accusatione facta et deposita dicto anno die XVI augusti per galeotum bonauenturam ex eo quod dictus dominus baptista re-leuari fecit contra ipsius voluntatem martinum pollanum debitorem ipsius de asperis duobus millibus quingentis, et pro ut in dicta accusatione continetur. Et cujusquidem accusationis tenor sequitur ut infra. I. Galeolto Bonaventura accusa il console Giustiniani per avere liberato dal carcere Martino Pollano, suo debitore, senza il previo pagamento. U74, 16 agosto >J( MCCCCLXXIIII die XVI augusti martis in vesperis. Galeotus bonauentura ciuis caffè constitutus coram vobis etc. de-nunciat et accusat dictum dominum baptistam, dicens et exponens quod tempore consulatus dicti domini baptiste dum ipse galeotus dettinere fecisset per demetrium seruientem martinum pollanum ejus debitorem pro asperis duobus millibus quingentis, vigore licentie de qua apparet in curia, dictus dominus baptista de facto, contra omnem debitum et justitiam et contra formam juris et capitulorum, contra QUISTIONI ( 420 ) voluntatem ipsius galeoti. relaxauit seu relaxari mandauit dictum martinum debitorem ipsius nulla eidem galeotto facta solutione neque prestita aliqua fidejussione. Ex qua relaxatione passus est detrimentum dictorum asperorum duorum millium quingentorum, et ultra passus est interesse occaxione predicta. Quapropter requirit per ipsos dominos sindicatores et ejus officio condemnari dictum dominum baptistam ad dandum et soluendum ipsi galeoto dictos asperos II mil. quingentos, et ultra in damna et interesse occaxione predicta. II. Sentenza d’ assoluzione dalla predetta accusa Vissis igitur dicta accusatione et contentis in ea. et audicto oretenus super ipsa dicto domino baptista, dicente quod si dictus mar-tinus fuit relaxatus, fuit relaxatus ex deliberatione publica facta in consillio. attento quod dictus martinus erat orator pro publicis rebus domini regis pollonie et dettineri non poterat, ut de predictis pattet publica deliberatione manu francisci de pastino tunc cancellario vissa et lecta per dictos dominos sindicatores. Et demum- etc. Omni modo etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia absoluerunt dictum dominum baptistam a dicta accusatione et ab omnibus et singulis in ea contentis. V. Quinta accusa del Giudeo Abramo Igliati * Super alia accusatione facta et deposita per abramum jhiliati judeum contra dictum dominum baptistam, ex eo quod fuit condemnatus in asperis quatuor milibus jacobo de palio olim emptori seche. et pro ut in dicta accusatione continetur. Et cujusquidem accusationis tenor sequitur ut infra. ( 421 ) PRIVATE I. Abramo Igliati accusa il Giustiniani per una condanna inflittagli e multa di aspri quattro mila. 1474, 16 agosto * Dauanti da voi spettabili domini sindicoi. spettabile domino baptista justiniano. consulo de caffa. acuzo io abram jhiliati judeo. corno lu dicto domino baptista ma condano de asperi IIII milia per una acuza facta per jacomo de zoagi contro ogni raxone. corno dauanti a vostre segnorie ri cuntero a bocha. per que mi arecomando a le vostre raxone. e questo dico per que sono strange. ni o possuo troua alcuna personna qui habia voluto dir la mia raxon. ni o possuto trouar qui abia voluto scriuere la presente mia acuza. ($( MCCCCLXXIIII die martis XVI augusti in vesperis. Deposita in jure et in presentia prefatorum dominorum sindica-torum per dictum abram. II. Risposta fatta da Battista Giustiniani all’accusa dell’ebreo Igliati. 1474, 19 agosto £& Die veneris XVIIII augusti in tertijs. Supradictus dominus baptista constitutus etc. occaxione suprascripte accusationis cui non consentit, respondendo et contradicendo dicte accusationi. dicit quod pro contentis in ea nec pro his que judicant consules secundum eorum rectas conscientias sindicari non possunt, quoniam sequeretur incomprensibilis confusio et ita est dispositio deliberata per magnificum officium sancti georgij. quam deliberationem exibit. Et malle fecit dictus abram facere similem accusationem. quoniam bene scit quod ipse tullit sententiam in ea causa secundum formam juris clausularum et aliorum de quibus in sententia fit mentio. À qua sententia appellatum fuit, ex quo euanuit omnis QUISTIOM ( 422 ) actio accusandi ipsum dominum baptistam. Et saluis premissis negat contenta in dicta accusatione fore vera et pettita pro ut pettuntur de jure fleri debere. Et hoc ad presens et sub reseruatione. Qui dominus baptista promisit etc. pro summis viginti quinque. Sub etc. Et pro eo intercessit et fidejussit demetrius de telica. Sub etc. Qui domini sindicatores etc. come sopra. III. Sentenza di assoluzione dalla ridetta accusa Vissis igitur dicta accusatione et contentis in ea ut supra facta contra dictum dominum baptistam, responsione et contradictione facta dicte accusationi per dictum dominum baptistam, vissa sententia latta per dictum dominum baptistam olim consulem contra dictum abramum. et visso toto ipso processu et audietis ipsis partibus. Et demum etc. Omni modo etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia dicti domini sistus guirardus et tomas concordes, ab-sente jacobo de zoalio quarto, eo quod dicta causa sibi tangitur, absoluerunt dictum dominum baptistam a dicta accusatione, et omnibus et singulis in ea contentis. VI. Sesta accusa degli armeni Assassadgr e Caiares Super alia accusatione facta et deposita per cogia assassador bazarbassi et cogia caihares de sunyhi contra dictum dominum baptistam, ex eo quod dictus dominus baptista tenuit ipsos diebus viginti nouem in carceribus. et pro ut in dicta accusatione continetur. Et cujus-quidem etc. ( 423 ) PRIVATE I. Gli armoni Assassador e Caiares accusano l’ex-console Giustiniani d’averli ingiustamente imprigionati per 29 e più giorni, o di essersi mal governato nella contesa dol vescovo armeno ecc. 1474, 16 agosto Cogia assassador bazarbassi, cogia caihares de sunyhi constituti in jure etc. et mei dominici de alsario notarij et scribe dictorum dominorum sindicatorum. denunciant et accusant spectabilem dominum baptistam justinianum olim consulem caffè, exponentes quod qualliter injuria facta fuerit ipsis per dictum dominum baptistam qui eos in carceribus tenuit diebus viginti nouem et ultra et minus legitime, constat ex processu et processibus agitatis in curia per eos vel procuratores ipsorum, et quomodo etiam denunziata fuerit justitia constat ex dictis processibus, et preter hoc ubi dictus dominus baptista exinde debebat facere ipsis in causa matrimonij et in causa episcopatus reuerendi dercarabet fecit contrarium, quoniam per litteras suas scripsit dicto patriarce. et alia fecit que non conueniebant. non ob-stante id quod ab eis acceperat. Quare pettunt dictum dominum baptistam condemnari pro damnis et interesse ipsorum et injuria eis illata, occaxione dicte careera-tionis. ad soluendum ipsis ducatos ducentos venetos. Iurant etc. Item ad restituendum dandum et soluendum ipsis quantum exbur-sauerunt. et eum condemnari in alijs penis dispositis a jure et capitulo et regulis, secundum et pro ut in processu liquidabitur. Et pre-dicta etc. Saluo jure adendi etc. II. Risposta fatta dal console scaduto alle accuse dei predetti. 1474, 23 agosto © Spectabilis dominus baptista justinianus olim consul caffè constitutus in jure et in presentia etc. causa et occaxione cujusdam talis QUISTIONI ( 424 ) qualis inepte accusationis facte et deposite per assassador bazarbassi et caihares de sunyhi anno presenti die XVI augusti, in qua quidem tali quali accusatione contineri videtur quod qualis injuria facta fuerit ipsis per dictum dominum baptistam, qui eos in carceribus tenuit diebus viginti nouem et ultra et minus legitime ut constat in processibus agitatis, quomodo etiam fuerit denegata eis justitia constat ex dictis processibus, et ubi debebat fauere ipsi in causa matri-monij fecit contrarium, quoniam per litteras suas scripsit domino patriarce et alia fecit que non conueniebant. non obstante id quod ab eis acceperat, de quibus omnibus pattet per dictam accusationem, ad quam relatio habeatur, ipsis tamen non consentiendo, nisi in facientibus pro ipso, et non aliter vel alio modo, que facienda pro ipso acceptat in vi tacite confessionis. Opponendo et contradicendo ac respondendo dicte accusationi, dicit quod dicti assassador et caihares deberent erubescere et vericundiari de verbis contentis in dicta accusatione. Quoniam ipse dominus baptista consul non soluit incarcerare aliquem nisi justis et legitimis causis, nec ipse dominus baptista dictos assassadorem et caihares in-carcerari fecit, sed quia judex secularis tenetur brachium suum se-culare prestare judicibus et rectoribus ecclesiasticis contra delinquentes. Ideo de consillio domini johannis ipoliti vicarii sui. ellecti per magnificum officium sancti georgij. ipse dominus baptista dedit et tradidit suum brachium et concessit carceres non alia de causa nisi ad requisitionem reuerendi domini episcopi armenorum. carentis brachio et potestate puniendi ipsos assassadorem et caihares qui deliquerant in causa dicti matrimonij. nolendo parere mandatis prefati domini episcopi ipsorum. Et quia ipse dominus baptista non fuit ille qui incarcerauerit supradictos. sed fuerunt incarcerati per suum episcopum, cui domino episcopo fuit traditum brachium seculare. juxta consillium et examen prefati domini vicarij. ideo non debet inculpari ipse dominus baptista de bono opere. Nam de omnibus supradictis apparet ex actis in curia factis, quos actus ad fauorem veritatis exibit et producit. Ad partem ubi dicunt quod fuit eis denegata justitia, dicit quod ipse dominus baptista nunquam denegauit justitiam alicui persone, sed in illo casu non erat de foro suo aliquid disponere vel innouare super causa dicti matrimonij. aut aliquid obijcere dispositioni mandatorum prefati domini episcopi, maxime in causa matrimonij. ( 425 ) PRIVATE Super causa assertarum litterarum scriptarum esset respondendum eis sic. videlicet quod sunt prosumptuosi velle os apponere super lit* teris dominorum consulum. Nam ea que scribuntur, omnia scribuntur ad utillitatem et fauorem ciuitatis. et talis causa non pertinet aliquid ad illos. Ad partem ubi dicunt quod ipse dominus baptista alia fecit que non conueniebant. non obstante id quod ab eis acceperat, ad hoc respondetur quod ipsi mentiuntur in os eorum, quia ipse fecit ea que conueniebant officio suo nec unquam accepit aliquid ab aliqua persona, nisi si eidem talis persona esset debitrix ei de aliquo. Et quia nunquam poterunt probare fore vera contenta in dicta accusatione, et ipse dominus baptista sit zelopitus de suo honore, quem super omnia diligit et custodit, ideo dictos presumptuosos armenos inculpatores et qui inculpant ipsum dominum baptistam de enormi causa, requirit condemnari primum in ducatos quingentos pro singulo occaxione dicte accusationis, diuidendos inter ipsum dominum baptistam et officium monete. Item requirit ipsos condemnari in pena talionis, quandoquidem non probabunt ipsum dominum baptistam aliquid accepisse ab aliquibus armenis occaxione dicti matrimonij. Et in hoc requirit ipse dominus baptista vobis spectabilibus dominis sindicatoribus. quatenus ex officio vestro inuestigetis et ruminetis sagaciter rem hanc ex officio vestro et pro honore vestro, quia tallia verba non ceciderunt in terram sed usque ad ultimum sunt querenda. Intelligent in fine dicti presumptuosi armeni quid sit inculpare innocentes consules de mangiaria. et hoc justitia mediante. Insuper prefatus dominus baptista negat narrata prout narrantur et pettita prout pettuntur de jure fieri debere. MCCCCLXXIIII die martis XXIII augusti in tertijs. Deposita in jure etc. per dictum dominum baptistam exibentem et requirentem ut supra, et qui promissit quartum respectu dicte accusationis pro summis centum. Et pro eo intercesserunt etc. gregorius de pinu et andreolus de goasco. Sub etc. Respondentes etc. Qui domini sindicatores etc. QUISTIONI ( 426 ) III. Replica fatta dagli armeni suddetti alla risposta del Giustiniani. 1474, 16 agosto Supradicti coia (sic) assassador et caihares constituti in jure et in presentia prefatorum etc. in causa eorum accusationis et occasione responsionis facte per dictum dominum baptistam, cui non consentiunt. Replicando dicunt quod si ipse dominus baptista considerabit omnia non potuit eos incarcerare, et ne stetur in verbis, non debuerunt nec potuerunt incarcerari ex rationibus et causis, de quibus flt mentio in duobus processibus agitatis etiam super dicta causa coram ipso domino consule et in actis et apud acta curie, per quos processus clare videbit ne dum incarcerari potuisse, sed eisdem prohibitum fuisse non posse uti juribus ipsorum, per que omnia oportuit ipsos facere hinc inde varias et diuersas expensas, et alia notissima. Nam quod ipse dominus baptista plura dicat in ejus responsione, dicunt quod ipsi sunt armeni, sed quomodo etiam causa matrimonialis iuerit notum est. etiam quantas pecunias exbursauerint et consumaue-rint pro talibus detrafijs et fauoribus datis per ipsum dominum baptistam parti aduerse ipsorum, et si scripserit pro utilitate et fauore ciuitatis etiam pattet. quia modo detegitur ob litteras illorum assertorum legatorum exibitas in accusatione dercarabet. et salua pace per ipsos locutum non fuit de aliqua mangiaria. Sed de hijs in facto per vos informatos de omnibus, vissis processibus exibitis, cognoscendum est quantum damnificati sint ex dicta carceratione. et quantum co-hati fuerunt expendere et euomere in hujusmodi littigijs. Quibus consideratis et attentis, condemnandus est dictus dominus baptista juxta formam dicte accusationis et in dictis dampnis et expensis. Et hoc ad presens etc. Sub reseruatione etc. MCCCCLXXIIII die veneris XVI augusti in vesperis Deposita in jure etc. Qui domini sindicatores etc. . ( 427 ) PRIVATE IV. Sentenza d’ assoluzione di Battista Giustiniani dalle accuse succitate Vissis igitur dicta accusatione et contentis in ea. responsione dicte accusationi facta et deposita per dictum dominum baptistam cum fidejussione per eum prestita. visso consillio spectabilis juris utrius-que doctoris. domini johannis francisci ipoliti olim vicarij. in scriptis exibito coram ipsis dominis sindicatoribus dato super materia de qua in dicta accusatione fit mentio. Et considerato ac eis constito quod dictus dominus baptista dedit brachium domino episcopo armenorum ut exequeretur sententia ejus occaxione illius matrimonij. pro qua dicti bazarbassi et caihares carcerati fuerunt, vissa etiam scriptura deposita die XXIV presentis per dictos bazarbassi et caihares et contentis in ea. Et demum etc. Omni jure etc. Christi nomine inuo-cato etc. Videlicet quia absoluerunt dictum dominum baptistam a dicta accusatione et omnibus et singulis in ea contentis. VII. Settima accusa PROPOSTA DAL VESCOVO ARMENO DErOSTO, DERCARABET Super alia accusatione facta et deposita dicto anno die XVI augusti per reuerendum dominum dercarabet olim episcopum armenorum. contra dictum dominum baptistam, ex eo quod dictus dominus baptista ipsum dominum episcopum a sede sui episcopatus priuauit et deposuit, ellecto et posito alio episcopo, et prout et sicut latius in dicta accusatione continetur. Et cujusquidem accusationis etc. QU1STI0NI ( 428 ) I. 11 vescovo armeno, Dercarabet, accusa il Giustiniani d’averlo ingiustamente deposto dalla sua sede episcopale, e domanda l’indennità patita. 1474, 16 agosto (B MCCCCLXXIIII die martis XVI augusti in vesperis. Reuerendus dercarabet episcopus armenorum caffè et ellectus a quondam reuerendissimo domino patriarca armenorum. constitutus in jure et in presentia etc. denunciat et accusat spectabilem dominum baptistam justinianum. Exponens quod dum esset in sede sui episcopatus prefati, dominus baptista paucos post dies non citato nec legitime requisito ipso dercarabet episcopo, mallis respectibus et causis, prout in processu li-quidabitur. ipsum reuerendum dercarabet episcopum a sede sui epi-piscopatus priuauit. posito in sede dicti episcopatus deronanexium. sub Actione assertarum litterarum asserte balie date derocanes. legato quondam domini patriarce. contra quas litteras et contra quam baliam non fuit dicto domino dercarabet datus modus contra eas opponendum. Et pro tanto quod ex ea priuatione sequuta sunt damna et scandala ipsi dercarabet non legitime citato nec requisito. Pettit per vos dominos sindicatores dictum dominum baptistam condemnari in ducatos mille venetos pro damnis et injuria illatis et factis dicto dercarabet. et ultra in alijs penis a jure capitulis et regulis dispositis. Et ad presens etc. Sub reseruatione etc. Saluo jure adendi. minuendi etc. II. Risposta del Giustiniani all’accusa del vescovo deposto. 1474, 23 agosto ►gl Ihesus. Spectabilis dominus baptista justinianus. olim consul caffè, constitutus in jure etc. causa et occaxione cujusdam tallis quallis inepte accusationis facte per dercarabet. asserti episcopi armenorum. anno pre- ( 429 ) PRIVATE senti die XVI augusti, in qua quidem tali quali accusatione contineri videtur quod dictus dercarabet dum esset in sede sui episcopatus ipse dominus baptista et non legitime citato nec requisito ipso dercarabet. malis respectibus et causis, ipsum dercarabet episcopum priuauit a sede sui episcopatus, posito in sede dicti episcopatus der-onanex sub fictione assertarum litterarum asserte balie date der-ocanes legato quondam domini patriarce. Et per consequens requirit dictus dercarabet ipsum dominum baptistam condemnari in ducatis mille venetis, prout in dicta accusatione continetur, ad quam relatio habeatur, cui non consentit nisi in facientibus pro ipso et non aliter. Opponendo et contradicendo ac respondendo dicte accusationi dicit quod satis admiratur de dicto dercarabet. et de illis qui dederunt sibi talle consillium. Nam dictus dercarabet bene scit quod a seculis non est auditum quod laici siue temporales domini .ponant in sede episcopos, nam in sede ponere pertineat ad dominum papam patriarcas legatos et hujusmodi talles ecclesiasticos et nullo modo pertinet ad seculares. Item bene scit dictus dercarabet quod ex privilegijs armenorum in caffa consulles non se possunt intromittere in causis et rebus ecclesiasticis armenorum. quia sinuntur viuere secundum rictum suum, et sic semper fuit postquam caffa est caffa. ■Ex quo dicit ipse dominus baptista quod ipse non possuit ipsum dercarabet in sede nec deposuit de sede, sed ipsum in sede posuit vel posuerunt sui prelati armeni siue suus patriarca. Verum quidem quia oriebantur tante lites jurgia et rumores in ciuitate caffè occaxione aduentus nouorum legatorum a suo patriarca, que lites vertebantur ad maximam jacturam et ineffabile damnum populorum caffè, ipse dominus baptista consul semper cogitauit sedare talles littes et jurgia propter bonum ciuitatis et honorem suum, quia sic tenebatur facere. % Et propterea quando dictus dominus derocanes legatus dicti domini patriarce venit huc caffam. videns ipse dominus baptista ipsum gerere vices legati, de consilio et determinatione dominorum antia-norum fuit vocatus in consillio. utpote qui habebat baliam ac potestatem ponendi et deponendi in sede quem maluerat, finem poneret littibus et jurgijs armenorum. Qui derocanes dum esset in consillio determinauit sua propria auctoritate quem vellet ponere et quem vellet deponere, nec ad ipsum dominum baptistam pertinebat dictum dominum dercarabet citare le- QUISTIONI ( 430 ) gitime vel illegitime, quia non spectat ad consulem citare aliquem episcopum, maxime pro causa episcopali. Fuit igitur depositus a dicta sede dictus dercarabet per derocanes legatum sui patriarce. unde et ex quo dicta accusatio continet in se falsitatem et verborum contrarietatem. Nam de supradictis omnibus pattet per publicas et autenticas scripturas in cancellarla caffè, quas exibit et producit in actis dicte cancellarie, et ad quas habeatur relatio. Et quia dictus dercarabet contra formam mandatorum magnitiei offlcij sancti georgij. ipsum dominum baptistam olim consulem innocentem ab omnibus contentis in dicta accusatione presumpsit accusare ipsum contra omnem veritatem, ideo omni modo jure et forma quibus melius facere possit juxta formarn dictorum mandatorum pre-fati magnifici officij condemnari requirit, et condemnatum cogi dictum dercarabet in ducatis mille qui solui debeant ipsi domino baptiste leso in suo honore ac officio massarie pars dimidia, nec non in omnibus damnis et expensis passis et patiendis occaxione dicte accusationis. Et predicta dicit respondit et requirit. Sub reseruatione etc. Saluis etc. Sub etc. © MCCCCLXXIIII die martis XXIII augusti in tertijs. Deposita in jure etc. per dictum dominum baptistam etc. ac qui promisit occaxione dicte accusationis quartum pro summis quadringentis. Et pro eo intercesserunt etc. gregorius et pinu ed andreolus de goasco. Sub etc. Respondentes etc. Qui domini sindicatores predicta omnia admiserunt etc. III. ■9 Replica di Caiares come procuratore del precitato vescovo Dercarabet. U74, 26 agosto Supradictus caihares procurator reuerendi dercarabet constitutus in jure etc. in causa accusationis facte per dictum reuerendum dercarabet occaxione responsionis facte per dictum dominum baptistam, cui non consentit nisi in facientibus pro dicto domino episcopo, dicit quod non est admirandum de dicto dercarabet quia omnes sciunt ( 434 ) PRIVATE quod indebite fuit depositus a sede episcopatus, quia non debuit nec potuit deponi essendo semel ellectus a reuerendissimo domino patriarca. et non apparentibus litteris ejusdem domini patriarce de priuatione sui episcopatus, non potuit nec debuit deponi de episcopatu brachio dicti domini baptiste tunc consulis. Nam omnes sciunt quomodo illa res fuit, nam illi asserti legati nunquam produxerunt litteram quondam domini patriarce qua ipse dercarabet deponeretur, nec debuit sub asserta balia quod haberent baliam creandi et deponendi episcopos, procedi ad tantum actum deponendi dictum dominum dercarabet de sede episcopatus, et ipsi legati qui erant ulcerati et intelligebant non habere baliam. licet multo ante tempore introitus consulatus dicti domini baptiste essent in caffa. non aussi sunt experiri de falsa et corrupta balia ipsorum tempore consulatus spectabilis domini joffredi. sed expectauerunt tempus cum fauore propinquorum dicti domini baptiste facere possint quod vellent contra debitum et honestum, quia non potuit deponi eo domino dercarabet non citato et legitime requisito. Quod autem dicti legati essent corrupti et ulcerati constat per litteras ipsorum scriptas quondam reuerendissimo domino patriarce. per quas colligitur ipsos non habuisse baliam. Et quidam auisat sicut consul justinianus est cum illis qui vollebant pangiager. ut per ipsas litteras declarant id facere non ratione nec sub balia aliqua domini patriarce. sed quia sic vollunt consules, tam tunc presens quam futurus consul. Item quod essent corrupti ipsi legati et ulcerati et quod acqui-siuerint fauorem pro pangiager. pattet ex proprijs meis litteris dictorum assertorum legatorum suplicantium dictis litteris quod dominus patriarca ita faciat quod non sint ipsi legati vergognati in ista ciuitate. dando intelligere quod consul est ille qui vult non pos-sendo aliter facere, volendo complacere populo mettu teucrorum. Videte qualia verba interponebant ipsi legati, qui vollendo adulari patriarce scribebant quod habuerant ducatos quadringentos incirca pro sede patriarcali et centum pro legato constantinopolis. ut falsum testificaretur. quod constat ex dictis litteris, et ultra scripserunt quod isti cum aliis qui sunt de tracia pangiager euomerunt ducatos mille, ut de predictis et alijs latius in dictis litteris apparet, quas presentat et per quas litteras fatentur expectasse dictum dominum baptistam. Modo potest intelligi ex dictis litteris qualles erant dicti legati et QUISTI0N1 ( 432 ) quomodo non potuerit deponi dercarabet a sede sua. quo flt quod merito tenetur dictus dominus baptista ad omnia damna et interesse dicti domini dercarabet. quia etiam tangitur et cognoscitur qualles indebitos fauores dederit dicto pangiager et illis assertis legatis contra debitum et honestum, et maxime quia videmus quod dicti asserti legati videntur se excusare in dictis suismet litteris quod consul fuerit ille quem opportuit sic facere afferendo collorem pro metu teucrorum. ob quod oporteat consulem complacere vollentibus pangiager. Videamus modo si verum est quod consul fuerit ille qui id fecerit mettu teucrorum et ob alia que dicuntur in illis litteris, ergo ex predictis et alijs debet condemnari, et si ipse dominus baptista innocens est vel dicat quid fecerit ab eis assertis legatis dolus .... agat contra dictos legatos assertos. Nam ipse dominus baptista non debuit peruenire ad tantum actum nisi legitime et facto legitimo processu, in quo discussum fuisset de meritis cause, maxime non apparendo litteras domini patriarce per quas mandaretur dominum dercarabet fore deponendum. Ideo .denuo concluditur quod essendo ipse dominus baptista causa damni, ad damnum et seu ad satisfactionem damni condemnari debet. Que damna notoria sunt et ea probare .se offert, et constant quia oportuit mittere personas in capite mundi ad reuerendissimum dominum patriarcam. et inuento eo mortuo et creato nouo patriarca cognita maxime ex litteris dictorum assertorum legatorum et cum tota curia patriarcali, certioratus dominum dercarabet constitutum fuisse a precessore suo auctoritate viginti quatuor episcoporum, ipsum dercarabet denuo conSrmauit et ellegit" in sedem dicti episcopatus abhorrendo nefaria gesta circa depositionem factam de dicto dercarabet. pro roboratione cujus confirmationis et ellectionis missi fuerant legati in hanc urbem. Que omnia fieri non possunt nisi cum magno consumptu, in quibus omnibus condemnandus venit dictus dominus baptista. Et hoc ad presens etc. Sub reseruatione etc. £& MCCCCLXXIIII die veneris XXVI augusti in vesperis. Deposita in jure etc. per dictum caihares dicto nomine exibentem ut supra. Qui domini sindicatores etc. ( 433 ) PRIVATE IV. Sentenza d’assoluzione del console Giustiniani sulla accusa precitata Vissis igitur dicta accusatione et contentis in ea. responsione et contradictione dicte accusationis facta per dictum dominum baptistam, fidejussionibus per eundem dominum baptistam factis et prestitis. Vissa etiam scriptura deposita die XXVI presentis mensis augusti per caihares de sunyhi procuratorem dicti reuerendi dercarabet et omnibus et singulis in ea contentis. Et demum etc. Omni modo etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia absoluerunt dictum dominum baptistam a dicta accusatione et ab omnibus et singulis in ea contentis. VIII. Ottava accusa di Bartolomeo da Todi • * Super alia accusatione facta et deposita per bartholomeum de todis contra janollum olim subcaualerium dicti domini consulis, ex eo quod dum detinuisset dexiderium filium dicti bartholomei pro asperis centum vigiliti duobus, dictus dexiderius relaxatus fuit inscio dicto bartholomeo. et pro ut in dicta accusatione continetur. Et cujusquidem accusationis etc. II. Bartolomeo da Todi accusa Gianollo Bargagli, sottocavaliere del console Giustiniani, di avere indebitamente fatto scarcerare Desiderio suo figlio e debitore a lui di aspri 122. © MCCCCLXXIIII die martis XVI augusti in vesperis. Bartholomeus de todis speciarius constitutus coram spectabilibus dominis sindicatoribus. ellectis et constitutis ad sindicandum dominum Sooietd Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 28 QUISTI0N1 ( 434 ) baptistam justinianum olim consulem, caualerios et totam familiam ipsius, denunciat et accusat janollum de bargaglio olim subcauallerium dicti domini baptiste. Dicens et exponens quod dum ipse bartholomeus detineri fecisset dexiderium de todis ejus debitorem pro asperis centum viginti duobus, et dum dictus dexiderius esset sic detemptus per ipsum subcauale-rium. ipse subcaualerius preter et contra formam juris et capitulorum. inscio et ignorante ipso bartolomeo. sua propria auctoritate et de facto relaxauit dictum dexiderium. et hoc in prejudicium ipsius bartholomei. Quare cum predicta vera sint. pettit et requirit per vos dominos sindicatores condemnari dictum subcaualerium in asperis centum viginti duobus et ultra, in tantumdem pro suis damnis et interesse. Et hoc ad presens etc. Saluo jure etc. Qui domini sindicatores etc. come sopra. II. Sentenza d’ assoluzione del Gianollo Bargagli predetto Vissis igitur dicta accusatione et contentis in ea. et audita oretenus responsione facta per dictum janollum. dicentem quod si dictus dexiderius detemptus (?) fuit prestitis fidejussionibus in actis cancellarie. et si dicta fidejussione (sic) scripta non reperitur sibi imputari non potest. Visso juramento delacto janollo super predictis et considerata qualitate rei. Omni modo etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia absoluerunt dictum janollum a dicta accusatione et contentis in ea. IX. Nona accusa, contro Giacomo Casana e il suo socio CAVALIERI DEL CONSOLE Super duabus lamentationibus et expositionibus secrete factis contro jacobum de casana et socium caualerios dicti domini baptiste. ex eo ( 43ó ) PRIVATE quod dicti cauallerij contra formam regularum habuerunt mangiarias. nec non administrauerunt justitiam in eorum taberna. (manca tam) in ciuili quam in criminali. Item ex eo quod non tenuerunt suos seruientes et pro ut debuerunt et pro ut et sicut latius in dictis querelis flt mentio. Et quarumquidem lamentationum et totius processus tenor sequitur ut infra. 1. Delazione secreta di mangierie e altre inosservanze ai loro doveri, commesse dai cavalieri del Giustiniani. 1474 , 16 agosto Quidam mouuo a utilitade de la repubblica e per lo ben de la masseria constituio dauanti da voi signoi sindacaoi a sindica lo magnifico messer baptesto justiniano cum la soa famiglia e specialmenti li suoi cauare. Denunciat vobis quemadmodum li dicti cauare contra la forma de le regole e de le lettere de lo magnifico officio continuamenti hano faeto raxone cosci in ciuili corno in lo criminali in la lor taberna cosi de nocte corno de jorno. e specialmenti in la cossa de lo criminale. faciendose pagare ingordi pagamenti da li poueri homini, como in parte sa bartholomeo da sexin chi sa che vartares tochehi a pagao asperi XXXX in la lor taberna per farge remette una coza chi era za faeta in .. e demande a abram stenarolio greco lo qua a pagao quello che o ve dira, e monti altri chi non se san. e questo contro ogni debito e contra li comandamenti de lo magnifico officio e in grande detrimento de la masseria, conuertando in lo proprio uzo quello chi deueiua vegnir in la massaria e in lo comun. E sur questa parte vogliati vei le regolo e le lettere de lo magnifico officio chi fan expressa mention che non se osse fa raxon in la taberna, le quali regole e lettere se ve exibissan. E demande ancora a augo-stino de le piane chi ve dira monte cosse de li dicti caualerij soto sacramento, a lo quale li dicti cauare a n faeto un pasto aso che non li acuze. - Ancora acusa li dicti caualeri corno publicamenti hanno hauuto una mangiarla de asperi 11 mila da uno maxellà saraceno chi fo esti QUISTIONI ( 436 ) jorni ferio, abiando trouao lo dicto maxellà in so donna, e de questo porrei interroga jobanne toiran speciaro e laurentio venetian chi e staeto lo tauerna. Queste cosse non se pon proua a compimento, saluo che se dessa raxon habiando indicij. Item denunciat et accusat li dicti cauare li que non hanno tegnuo lo numero de li seruienti corno eran obligae a tegni. e se han tegnuo seruienti non ne an mai auuo saluo o cinque o sexe. e se besognaua destegni un pouero homo era necessario che li cauare lo destegnissen. Poi considera a che fin lera faeto. et de questo porrei demanda li scriuen et li altri homini de logia e hauerei debita information. Li que cauare han faeto monte e monte altre cosse. Per tanto vogiae prò debito e honore vestro chiera le cosse so-pradicte e condenna li dicti cauare in quella penna condegna, acioche sia exemplo a li altri chi an a vegni chi v^orran fare malie, e non vogiati che li cauare tiren lo sodo de la massaria per li seruienti per li que non an tegnuo. e ve se arecomanda lo honore vestro. % MCCCCLXXIIII die martis XVI augusti in vesperis. II. Delazione di Bartolomeo Fieschi di colpe commesse dal Casana. 1474, 16 agosto Se voi segnoi sindacaoi ellecti a sindaca lo consolo passao messer baptesto justiniano e li soi cauare. interrogerei e farei spià e exa-minà demitri da modono. andria de jacaria e tuti li scriuani e sotto-scriuani de la corte, e questo cum sagramento. voi trouerei una mangiaria de asperi mille ducenti faeta per jacomo da casanna. olim cauallerio. de uno greco patrone de una griparea de sinopi o sea de quelle parti. Facti diligente inquisitione trouerei che el le stato la veritade. Questo se fa per bene della republica e confuxione de li catiui. MCCCCLXXII1 dic XVI augusti martis in vesperis. )$( Die XVIII augusti in tertijs. Supradictus (sic) bartholomeus de flisco constitutus etc. dicit quod prò sui parte non vult quod amplius interrogentur alij super predictis. ( 437 ) PRIVATE III. Giacomo Gasana risponde alla prima delazione fattagli. 1474, 19 agosto * .Jacobus de casana constitutus in jure et in presentia spectabilium dominorum sindicatorum. ellectorum ad sindicandum spectabilem dominum baptistam justinianum. caualerios et ejus familiam. Et in primis comparet exponens cum graui querela quia videtur recepta fuerit quedam nulla denunciatio facta caualerijs. et vehementer admirari cogitur quod talis nulla denunciatio siue accusatio recepta fuerit, cum non appareant per que fiat accusatio. Ex quo rationibus infrascriptis et alijs dicendis et allegandis dicit se non teneri ad respondendum talli nulli accusationi. Prima ratio, quia omne judicium debet habere tres personas judicem qui estis vos. reum qui est ipse jacobus si legitime conueniatur. et actorem qui in casu nostro esse debet ille accusans. Igitur deficiente actore nullum judicium sindicamenti fieri potest aduersus dictum jacobum. Secunda ratio, quia ex forma regularum et commissionum magnifici officij sancti georgij calumniosi accusatores debent condemnari secundum formam dictarum regularum ct commissionum. Item quod in omni judicio si actor subscribat tenetur ad expensas littis, item et in casu isto si affertur injuria ignominentie dicti jacobi. eidem ja-cobo actio compettit actione (sic) injuriarum quantum jurauerit in .. pro injuria indebite illata. Hec autem non sunt incerta neque dubia sed notissima sunt de jure, et ideo cum ipso jure se conformant regule et commissiones prelibati officij. si enim paperus talis recipiatur per vos. quomodo habebit ipse jacobus actionem sibi competentem de jure et ex forma regularum et commisionum prelibati officij. quibus regulis et commissionibus vigentibus clare liquet tallem nullam accusationem recipi non potuisse, et per consequens non teneri ad respondendum seu ad litem contestandam. Quas quidem regulas et commissiones ipse jacobus exibit et ipsarum obseruationem requirit. Nec credat ille quidam qui asserit se mottum zelo reipublice quod ipse jacobus se moueat ex eo quod res sue intelligantur. Nam Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. 11. QUISTIONI ( 438 ) sua intentio est quod res sue purgentur sicut aurum quod igne col-labitur. nec credat vereatur ipse jacobus illum quemdam se zello reipublice mouentem ut falsarium proponit, quod autem se non mouerit zello reipublice hic probatur et responderi non potest. Nam zelator reipublice non in abscondito loquitur sed pallam, et diligens rem-publicam sui copiam facit, ergo probatur se non moueri zello reipublice. Item quod se mouens zello reipublice non agit de re priuata sed de publica. Et si exierit foris ipse quidam et insurget pallam, ut facere debet quilibet bonus (sic) reipublice. cognoscetur mottum ejus, et cognoscetur se non mottum fuisse zello reipublice sed mendaciter et falsarie, maxime quia si comparebit et probabit, ipse jacobus confisus innocentie ejus veris probationibus purgabit innocentiam ejus, et falsa fuisse obiecta dicto jacobo habere actorem in causa sua. ut in processu ipse jacobus facere possit in ea causa incumbentia sibi, que fieri non possunt nisi contra actorem. Et etiam dignum est habeat actorem quia si res dicti jacobi inuenientur noxie, penam subire se offert, si autem innoxie erunt, ut sunt, erit locus obseruatus dictarum regularum et commissionum ad satisfactionem primum honoris ipsius jacobi et damnorum et interesse eju.s juxta formam dictarum regularum et commissionum prelibati officij. Et hec ad presens. Sub reseruatione quorumcumque aliorum suorum jurium. MCCCCLXXIIII die veneris XVIIII augusti in tertijs. Deposita in jure etc. Qui domini sindicatores etc. IV. Giacomo Casana risponde alla seconda delazione fattagli. 1474, 19 agosto * Jacobus de casana constitutus etc. occaxione cujusdam vane informationis seu requisitionis deposite per bartholomeum de flisco. in qua videtur requiri quod interrogentur demetrius de modono. andreas de jhacaria scribas et subscribas curie, super asserto facto asperorum ( 439 ) PRIVATE mille ducentorum, ut asseritur, datorum dicto jacobo ab uno greco patrono griparee sinopi, et cui non consentit. Dicit ipse jacobus quod bene intueri potest quales sint res ipsius jacobi et innocentie (?) quandoquidem videmus quod calumniari videatur de re agitata et purgata ex controuersia que fuit inter ipsum et illum demetrium. Et qua controuersia pendente superuenit ille patronus qui pallam et sua sponte declarauit qualiter res fuerit et sine culpa ulla dicti jacobi. de qua declaratione pattet per publicum instrumentum scriptum manu bartholomei de nairono notarium exibitum. Et quomodo autem res abeunt sepe numero in hac ciuitate ad calumniandum personas innoxias, videri potest ex inspectione dicte requisitionis deposite per dictum bartholomeum. qui essendo puer potest facilime considerari ubi habuerit originem mottus ejus et maxime per inconstantiam ejus, quoniam deposita illa vana requisitione satis paulo post ab ea disdi-cisse videtur. De qua distictione parum facit ipse jacobus nec eam quicquid existimat, quum ipse semper contentatur ubi habeat actorem quod res sue inuestigentur et sicut aurum in fornace purgentur. Et hec ad presens etc. Illeso jure ipsi jacobo agendi de beneficio regularum et commissionum magnifici officij aduersum indebite calumniantes et accusantes officiales, adeo quod per predicta nullum generetur prejudicium ipsi jacobo sed esse sibi competens illese esse vult ipsi jacobo. © MCCCCLXXIIII die veneris XVI1II augusti in tertijs. Deposita in jure et in presentia etc. Qui domini sindicatores etc. V. OQ Deposizione di Andrea di Ginopoli. ►£< Die XXVIIII aprilis in vesperis. Andreas de ginopoli testis productus per demetrium de caffa de modono super contentis in accusatione admonitus juratus et examinatus ac iuramento. interprettante calojane aimari. suo juramento osculatus majestatem, dixit quod ipse est patronus sue griparee et quod tempore quo erat serrata tracta granorum de mense octobri QU1STI0NI ( 440 ) anni elapsi inuenit dictum jacobum caualerium domini consulis cui dixit si carigabat granorum, qui dixit quod erat tracta serrata, qui dixit quod volebat sibi dare et faceret onerare suam gripaream. et protulit ipse asperos mille ducentos dicto jacobo. et demum fuit contentus et eos numerauit in taberna dicti jacobi cauallerij presente dicto demetrio. tamen fuerat per pactum quod onerari facere tenebatur capse mille granorum dictus jacobus et non fecit onerare quam capse ccc. propter quod se lamentauit ipse testis cum andrea de jacaria. qui fuit postea locutus cum dicto jacobo. qui jacobus deinde euaginauit eundem contra ipsum dicentem: tu dixisti predicta andree de jacaria. scias quod eos accepi pro Alio (?) domini consulis pro faciendo gonam unam. VI Sentenza di condanna di 400 aspri inflitta a Giacomo Casana. Vissis igitur dictis querelis et contentis in eis. factis contra dictos caualerios. responsionibus et contradictionibus factis per jacobum de casana et contentis in eis. Et insuper audietis demetrio de modono olim tabernario dicti cauallerij. attestante ejus juramento in presentia ipsorum dominorum sindicatorum delacto juramento, verum fore dictum jacobum de casana habuisse certam quantitatem asperorum de mangiaria a quodam patrono cujusdam fuste de sinopi vel gino-polis. eo quod dictus jacobus adjuuaret dictum tallem patronum in capiendo pro eo granum, de quantitate vero asperorum nescit. Item attestantes dictos cauallerios multotiens tam de die quam de nocte administrasse rationem in eorum taberna, maxime in criminali, nec non audicto andrea de jacaria attestante ejus juramento quod una die dictus patronus sibi dixerat, se conquerendo de dicto jacobo. quod dederat sibi certam quantitatem asperorum ut ipsum adjuuaret in capiendo granum ut oneraret ejus fustam. et a quo habere non poterat nisi certum paucum, et postea ipse testis una cum dicto patrono reperuerunt dictum jacobum de casana et nottificauerunt predicta. tandem post multa dicti patronus et jacobus restauerunt de accordio. Audietis etiam super premissis antonio de bozollo. bartholomeo de ( 441 ) PRIVATE nairono. bernardo de turri notarijs et scribis curie, qui super pre-dictis etiam attestati sunt. Vissa quadam examinatione facta die XXVI111 aprilis de dicto patrono de ginopoli. scripta manu bernardi de turrilia notarij. per quam apparet quod dictus patronus cum juramento dixerit numerasse dicto jacobo in ejus taberna asperos mille ducentos occaxione ut supra. Audicto etiam de nouo andrea de jacaria attestante cum juramento suo quod dictus patronus cum dicto jacobo. quando recessurus erat de presenti ciuitate. restauit de acordio presente ipso andrea. in quibus lamentationibus continetur quod dictus jacobus habuit asperos duo millia a quodam macellario saraceno, et omnibus et singulis in eis contentis, et quod in dicta causa ulla probare habuerunt. Et demum etc. Omni modo etc. Christi nomine inuocato etc. Videlicet quia condemnauerunt dictum jacobum in asperis quadringentis de caffa applicandis masserie caffè. Et hoc quia prima facie contractus injustus erat. Ab omnibus autem et singulis in dictis lamentationibus contentis absoluerunt dictos jacobum et antonium caua-lerios. Et sic ut supra etc. Latta etc. X. Pubblicazione dei sindicamenti e delle sentenze in essi contenute. 1474, 27 agosto Lecta testata et publicata per me christoferum de caneuali notarium. loco dominici de alsario notarij absentis caffè, ad banchum su-pradictorum spectabilium dominorum sindicatorum ut supra. anno dominice natiuitatis MCCCC septuagesimo quarto, indictione sexta secundum janue cursum, die sabati XXVII augusti in tertijs. presentibus testibus antonio uzusmaris. johanne de gibeleto. burgensibus caffo, dionixio risoto et lazaro leardo ciuibus janue. vocatis et rogatis. QUESTIONI ( 442 ) XI. Legalizzazione notarile degli atti stessi. Extractum est ut supra de actis publicis curie caffè, videlicet ex actis sindicamentorum spectabilis domini baptiste justiniani et sue familie. scriptis partim manu dicti dominici de alsario notarij. et partim per me christoferum de caneuali notarium antedictum et infrascriptum. in hac parte scribam prefatorum spectabilium dominorum sindicatorum. ad instantiam suprascripti spectabilis domini baptiste justiniani etc. Christoferus de caneuali notarius. SUPPLEMENTO AL CODICE DIPLOMATICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Seguito del Codice diplomatico delle Colonie Tauro-Liguri, durante la Signoria dell’Ufficio di S. Giorgio (mccccuii-mcccclxxv) , ordinato ed illustrato dal socio P. Amedeo Vigna. Anno mcccclxxiii. » Esposizione storica degli avvenimenti ..... Pag. 9 Documenti..... . ... » 25 Anno mcccclxxiv. Esposizione storica degli avvenimenti , . » 65 Documenti...........» 93 Anno mcccclxxv. Esposizione storica degli avvenimenti. . . . . » 133 Documenti...........» 183 Conclusione..................» 257 Quistioni private....... . » 263 ■ * ■ ' ■ ’ ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME VII. — PARTE II. — FASCICOLO II GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. I. DE’ SORDO-MUTI MDCCCLXXXI ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE m STORIA PATRIA DOCUMENTO I. I Protettori dell’anno 1453 rimettono agli Ufficiali del soppresso Ufficio di Romania il giudizio finale della causa vertente fra l’Ufficio stesso e Gio. Francesco Palmaro all’ epoca della traslazione di dominio delle colonie tauriche nel Banco di s. Giorgio. 1453, 23 novembre (Filza dei Cancellieri, ann. 1453-1464, n. 14. Sala l.a Collegii nell’Archivio Governativo) (*). MCCCCLtertio die XXIII nouembris. Magnifici domini protectores comperarum sancti georgij in integro numero congregati, volentes non minus quam equum est prouidere instanti requisitioni johannis francisci parmarij. statuerunt et decre-uerunt quod illi viri spectati olim officiales olim officij romanie. de quorum virtutibus vehementer confidunt, coram quibus ipse johannes franciscus agebat causam suam ante translationem dominij caphe etc. in ipsos dominos protectores, qua cassum est dictum officium, diligenter intellectis et examinatis juribus ipsius johannis francisci. et (’) Ha il n. 256, e l’atto consecutivo a questo vedasi subito qui nel documento che segue del di 10 dicembre 1453. Noi l’abbiamo già accennato a pag. 48 del voi. 1.', sotto il documento X, ove dicemmo non aver allora trovato l’esito della lite in discorso, che adesso coll’aiuto dell’archivio governativo veniamo a conoscere essere riuscito favorevole al Palmaro. La famiglia Palmaro fu tra le,notabili di Genova, e scrivesi Palmaro non Parmaro, come pronunzia e scrive il dialetto genovese, il quale muta la L in R. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 29 SUPPLEMENTO ( 446 ) consideratis debite considerandis pro his que pertinent ad dictas cora-peras jure dicte translationis, causam ipsam terminent et decidant perinde ac si vigeret officium suum. Paulus mainerius notarius. DOCUMENTO II. Gli Ufficiali suddetti di Romania decidono restare a dare al capitano Gio. Francesco Palmaro lire trecento sessanta genovine, per vitto somministrato al-I’ equipaggio della sua nave fino a Pera. 1453, IO dicembre (Filza dei Cancellieri, ann. 1453-1464, n. 14. Sala 1.* Collegii, nell’Arch. Governativo) ('). tji MCCCCLIII die X decembris. Nobiles et egregij viri damianus justinianus prior. francus mara-tus (2) et socij octo olim 'officiales :prouisionis romanie in integro numero congregati, quibus per magnificos dominos protectores compe-rarum sancti georgij commissum fuit ut intellectis juribus johannis francisci paromarij (sic) nauis unius prefecti superioribus diebus ad stipendia communis conducte, in causa que coram ipsis officialibus romanie ante translationem dominij caffè vertebatur, eorum ferrent judicium. Visa dicta commissione et perlectis attestationibus quorundam testium per prefatum johannem franciscum productorum, ipsisque exinde testibus oretenus auditis, omni jure via modo et forma quibus melius potueruni et possunt, dicunt et declarant ipsum johannem franciscum restare ad habendum pro victu per eum dato super naui sua viris quinquaginta, qui peram mittebantur, libras trecentas sexaginta januinorum. (’) Quest’ atto segue in calce alla commissione predetta dei 23 novembre 1453; ed è segnato anch’ esso col n. 256. (’) Sincope forse o svista dello scrivano, a vece di Alarabolus, che fu ed è ancora famiglia genovese. Vero è ch9 esiste anche la famiglia Malato. ( 447 ) DOCUMENTI DOCUMENTO Ilf. Orazione di Francesco Toledo, oratore pontificio, affine di persuadere il Comune di Genova a trattare la pace col re di Aragona, per cui Sua Santità, il papa Nicolò V, facevasi mediatore. U54, . . settembre (Politicor. etc. Mazzo 2.° ann. 1451-1481. n. 38. Arch. Gov.) (Extra) Expositio pro parte domini nostri pape et domini cardinalis sancte © pro facto pacis (1). (Tntus) |j< Ihesus. Mandastis, illustris princeps, ut ea que ex parte tam sanctissimi domini nostri pape, quam reuerendissimi domini mei. coram vestra proposui celsitudine et coram magnifìcentijs dominorum illorum qui personam magnifici armirati vestre dominationis, johannis fllippi do flisco. representant. scripto traderem, ut cam de singulis celsitudo vestra in suo prudentissimo conferret consilio, sigilatim ad singula responderet. Feci id quidem hreuiter. lucide tamen, principaliora capita memorando. Illud autem primum est. quod sanctissimus dominus noster et re-uerendissimus quoque dominus meus, caritatis illius, ad quam omnis Christianorum lex euangelica compellit et crediti sibi ministerij. ut humana sinit fragilitas, omnibus fidelibus dum cupiunt officia persol-uere debita, non desinunt ea que pacis sunt cogitare rogare atque tractare inter christianos. orantes dominum det pacem cliristianis in diebus nostris, et furorem illum quo in inuicem bellis seuiunt dignetur contra infidelem conuertere. Zelantur n. (enim?) cum propheta super his qui pacem peccatorum vident, scilicet infidelium, discor-diasque fidelium, isto potissimum tempore quo in fidelium nece et ipsius fidei destructione tanta pernicie theucri. christi inimici, crassantur. Hinc isdem sanctissimus dominus noster multos tractatus pacis atque concordie temptauit. maxime in italia. que ad expugnandos (') Questo non è 1’ originale presentato dall’ oratore romano, ma una storpiatura di copia, in più luoghi senza senso, e talora con errori evidenti di grammatica, dovuti all’inesperto copista. SUPPLEMENTO ( 448 ) hostes communes, tum pro bellandi peritia que inultum in italis est. tum etiam pro facultate quam contra theucros terra et maxime mari habent, primum contra illos concitanda videbatur, quorum tamen, patre omnis discordie diabolo id suadente, aliqui optatum non potuerunt habere finem, alij vero habuerunt, et inter illos ille qui de pace illustris dominationis vestre et magnifici domini johannis fllippi per reuerendissimum dominum meum janue habitus est. deo agente et sanctissimo domino nostro jubente. et que per reuerendissimum dominum meum sunt inter vos acta confirmante, gloriosum suscepit exitum. Unde non minor eidem sanctissimo domino nostro et reuerendissimo domino letitia parta est. ut res ipsa mostrauit (sic), quam vestre celsitudini et magnificent'e domini johannis fllippi gloria et toti reipublice januensi utilitas nata est. Tota insuper romana curia, ymo cuncti itali, cum reuerteretur reuerendissimus dominus meus, de tanto dono exultare videbantur, quod si secus in aliquibus forte erat, mente seruabant. sed ore nemo talem rem poterat non laudare. Reuerso autem reuerendissimo domino ad curiam, transactis XV ferme diebus, cognouit illustrem dominationem vestram vestro cum consilio deliberasse nouum incipere bellum contra serenissimum regem aragonum. unde illud eis impletum videbatur: risus dolore miscebitur. et extrema gaudij luctus occupat. Nam quando in theucros sperabant januenses paraturos, viderunt parari in regem, et simili ratione videntes necesse futurum ut rex contra eos occuparetur, et sic omnis defensionis christiani populi spes in nihilum conuerti videbatur. Unde considerare etiam inceperunt quomodo nouam istam sedarent discordiam, et pacem tantis principibus dignam inter eos tractarent, et dum hec in eorum animo sancte verterentur, deo pro-uidente. illustris dominatio vestra, sua ex parte et magnifici domini johannis filippi. misit ad reuerendissimum dominum meum dominum antonium prepositum trigaudij cum litteris credentialibus et instructionibus amplissimis, quibus quid qualia quantaque temptarent cum rege sanctissimus dominus noster et reuerendissimus dominus meus vestra dominatio probe (?) ipsa nouit. Presentauit autem omnia dominus meus sanctissimo domino nostro, et pariter in eis letati sunt et deo gratias dederunt, ponentesque manum ad opus sine mora, ut isdem presbiter antonius vidit, reuereudissimus dominus meus ex parte sanctissimi domini nostri et sua. cum litteris credentialibus utriusque rne misit ad regem. ( 449 ) DOCUMENTI De responsione autem regis illustris dominatio vestra fuit litteris domini mei et verbis domini antonij plenius informata. Nam talis fuit. ut. rebus omnibus consideratis, melior haberi non posset. nec ex ea. humano judicio, quod ex exterioribus tantummodo et infirmum est. posset aliud elici quam prima facie videbatur. Dedit enim animum ad ea que petebantur, non solum illustris dominatio vestra (sic) et magnificus dominus johannes philippus. tanquam caput et insigne membrum hujus vestre reipublice. se dicens ad pacis et amoris amplexus suscipere, sed et peculiari quadam et priuata amicitia volebat vos in fratres et inter precipuo? locare amicos, et omnem vestro statui et glorie sibi possibilem impendere fauorem. tuitionem ac defensionem. De pratica autem quomodo esset habenda, determinationi sanctissimi domini nostri pape et reuerendissimi domini in omnibus relinquebat, utpote de loco et tempore, nam et eorum auctoritate consilio omnia ut flerent erat contentus. De quibus omnibus litteras duas credentiales manu propria scriptas in personam meam, unam sanctissimo domino nostro et aliam domino meo transmisit. Post hec sperabat sanctissimus dominus noster illustrem dominationem vestram maturissime esse misuram (sic) tales, qui digne sua ex parte et magnifici domini johannis fllippi ista perficerent, uti etiam vestra celsitudo suis significauerat litteris, sed cum diu spectarent et nemo veniret, reuerendissimus dominus scripsit dominationi vestre. habuitque responsum satis legitimum, quodque merito acceptum extitit. Interea magnificus dominus johannes philippus accedens ante nea-polim cum classe, quid mandauerit per militem grecum regi, quidque illi responderit rex. et quid replicauerit ille et iterum rex. nota sunt omnia illustri dominationi vestre. Que etiam rex ipse sanctissimo dom:no nostro et reuerendissimo domino meo omnia nun-ciauit. His igitur sic se habentibus, licet reuerendissimo domino meo persuasum semper satis extiterit illustrem dominationem vestram esso prosecuturam rem istam, quam ipse vestris ceperat votis praticare, ad quam etiam praticandam induxerat dominum nostrum, nihilominus ut quod agendum esset celerius ageretur, deliberauit de licentia ejusdem sanctissimi domini nostri pape, me ad celsitudinem vestram transmittere et ad magnificum dominum johannem filippum quem credebat jam fore in janua, ut tam ex parte sanctissimi domini nostri SUPPLEMENTO ( 450 ) quam sua. illustrem dominationem vestram et magnificum dominum johannem philippuru. si eum inuenire occurret (sic), commonefacerem et eorum ex parte rogarem ad conclusionem eorum que incepta sunt, tum propter publicum et commune bonum, quod ex ista pace maximum susciperet incrementum, tum etiam propter vestrum bonum pri-uatum. cui conseruando hoc modo optime consuli videtur, nec non et propter honorem eorum qui rem istam non tam mediocrem, quam in suo genere, ut ita dicam summam, et cum tanto principe talibus tantisque viris, id aliqualiter licet in generali et sub quadam confusione scientibus, temptauerunt. Bono quidem pubblico tanta communitas, sicut januensis est. isto maxime tempore inseruire tenetur et debet, quo maxime ab hostibus deuastatur. Isto enim triennio proh dolor! tantam christianitatis portionem theucri acceperunt, ut creditur, quanta est tota italia. quid autem superioribus diebus egerint in seruiam. quidque mercatoribus regusinis in illa prouincia degentibus, credo audiuit illustris dominatio vestra. De quibus etiam omnibus copiam litterarum illarum, quibus hec primum in italia dicta sunt, reuerendissimus dominus meus tradidit mihi, ut si per aliam ista vestra celsitudo non sciuisset. saltem per istam cognoscere posset. Moream quoque, siue penopo-yssum. ad quam venetorum aspirabat et currebat cupido, theucri pre-uenientes ceperunt, et jam classe transmissa ad magnum mare terrestri exercitu dicitur esse contra ungariam. Itaque prouincias capit, ciuitates destruit, fideles quoque pecudum more interficit, et potestates catholice, que his possent obuiare malis, alij dexteram dederunt. ut veneti pacem injentes cum illis, si tamen pax et non magis damnabilis sit dicenda conjuratio contra catholicos, alij vero, videlicet ultramontani, multa disponunt sed hucusque nulla concludunt, nec etiam bello naaali. quod summe hoc in negotio necessarium est. quidquam possunt efficere. Itaque toti christianitat; in serenissimo rege et ja-nuensibus spes relicta videbatur, de quibus jam cum ceteris desperatur. eo quod contra se inuicem occupantur. Rex autem multis promissionibus pollicitus est agere contra illos, et ad hoc se dicit armare tantas triremes. Preterea habet etiam hoc testimonium, quod scandarberco in albania satis sufficienter hominum et pecuniarum atque frumenti et salis auxilia transmisit, non longe ante hos dies. Simile etiam sperabatur de illustrissima dominatione vestra et vestro communi janue. cujus rei testimonium fecit reueren- ( 454 ) DOCUMENTI dissimus dominus meus cum e jcanua reuersus est. Nunc vero necesse videtur aut communitatem vestram pacem habere cum rege, aut ad instar venetorum cum theucro. Quod si cum rege, deo forsitan spirante. simul sua et vestra potentia aliquid ageretur insigne contra illos, si vero eam malitis cum theucro. cum utrique bello inseruire nequaquam possitis, serenissimus quoque rex totus vacabit contra vos et theucer majora incrementa suscipiet, sicque funditus euertetur et peribit christianitas. In hoc enim attendondum est dominis januensibus. ne illa vetus querella que a multis contra eos. licet injuste, habetur, vera jam sino ulla dubitatione videatur, videlicet quod auxilia contra fideles infidelibus multis in partibus prestent. et illa quoque infamia quam veneti hinc inde seminarunt, quod ipsi occasio extiterint perdictionis costantinopolitane. et alia similia que fal«o dicuntur. Unde id vel pejus quam veneti assequantur, ut scilicet ubique vituperentur, maledicantur. et tanquam heretici. infidelium fautores et adjutores ignominiose pertractentur. Gauderent enim illi ignominie sue se habere consortes. sed ex corde ijs displiceret qui diligunt januenses. ut sunt sanctissimus dominus noster et reuerendissimus dominus meus, qui satis operibus suam in eos jam euidentem fecerunt dilectionem. Preterea illustris dominatio vestra ob eam causam maximam con-sequetur (sic) infamiam. A principatu inquam si secluditur honor, quid illi restat nisi labor et dolor, et mentis pariter et corporis tribulatio? Qualem autem poterit vestra dominatio honorem habere, si vobis imperante communitas vestra impijs et inimicis christi amicitia jungatur? Cui primum nisi vobis tam grauis imputabitur culpa, quia sicut in gloria et honore, sic quoque in contrarijs primas partes vestra celsitudo habeat necesse est ! Quis tunc vestre dominationi honor relinquetur, si eam in fide, que omnis glorie atque virtutis fundamentum et basis est. vitiari contingat? et denigrata sic fama et obscurata gloria, perditoque nomine, quid principatus nisi congeries quedam laborum dolorumque est.? At vero si vestro tempore im-perij communitas janue aliquod deo et reipublice singulare impendat obssensum (s?c). maximum gloria vestra suscipiet incrementum, et eo merito, deus, per quem reges regnant et principes imperant et a quo est omnis potestas, perpetuabit vestre dominationis imperium, idque semper Armabit in melius. Hominum quoque maledicorum vestrorum ora claudetis, hostium ligabitis manus, dum totius ecclesie populique SUPPLEMENTO ( 4Ó2 ) christiani voce, que dei vox reputatur, eritis approbatus, et gloria et principis honore dignus judicatus. Sanctissimum quoque dominum nostrum et totum sacrum cardinalium collegium sic in perpetuum vestris honoribus reddetis obligatum. Rebus quoque priuatis vestris videtur reuerendissimo domino meo J pacem istam fore pernecessariam, cum nullum dominium in italia videat tantum vobis posse esse aut adjumento aut nocumento quantum serenissimum regem. De alijs vero dominijs illustris dominatio vestra omnia nouit. et quid ex eis timendum credendum sperandumue sit. Hoc satis est quod reuerendissimus dominus meus pre alijs cum isto vobis consulit pacem, cum alijs bona est. sed cum isto commodior vobis sibi videtur, attento maxime illo particulari tractatu qui inceptus est. Nam et litteras duas in quibus de eo agebatur ille vidit, de quo dixi illustri dominationi vestre et quid ipse postea senserim (?) etiam dixi. Verum si hoc reuerendissimus dominus meus in medium educat, ideo est quia qui multum amat multum amati pericula timet et precauere cupit. Hinc igitur cum statum celsitudinis vestre et magnifici domini johannis fllippi in pace et quiete permanere desideret, veretur ne aliqua ex parte turbetur et ideo ista denunciat. Verum illustris dominationis (intendi vestre) erit judicare illa quanti sint ponderis et momenti, que et illos et vestros melius cognoscit. Pro honore etiam domini nostri sanctissimi reuerendissimus dominus meus rogat, et pro suo quoque. Nam indignum esset tantos principes et cum tanto rege hec incepisse et non ad finem duxisse, et culpa eorum quorum primo incitamento ista temptarent. Vel saltem si vestra celsitudo in his rebus non deliberat prosequi, legitimam causam hujus assignet, que (sic) et sanctissimus dominus noster et reuerendissimus dominus meus merito possint exscusari. Quod si non fit. indignabitur et merito sanctissimus dominus noster, et propter (sic) eum cardinalium cetus, et quos amicos habetis, facietis, quod absit, inimicos. Supremum locum habent ecclesie (sic) in multis, eos vestre dominationi et magnifico domino johanni phylippo posse prodesse quis dubitet? quippe quorum auctoritate et regimine totus Christianus regitur orbis. Ultimo reuerendissimus dominus meus instantissime rogat illustrem dominationem vestram quatenus, uno modo vel alio, ab his se ab-soluat. Si res debet fieri, mittat dominatio vestra eos qui sunt pra-ticaturi. sin vero, mentem suam ultimate declaret, ut dominatio sua ( 453 ) DOCUMENTI rouerendissima non jam amplius tante more angeatur perplexitate, et ant ex nunc cessantibus verbis res fleri jam incipiant, aut utrumque pariter flnem accipiat (sic). Quod si illustris dominatio vestra deliberat prosequi, indignari non debet mittere. Nam ille rex est. et quantus jam nostis. Yel si ad eum non placet mittere, est ibi sanctissimus dominus noster ad quem potest vestra dominatio mittere. Rex quoque, sicut promisit, id faciet, et ibi tractabitur res. ita tamen ut is qui iuerit plenitudinem habeat potestatis tractandi iniendi pacem cum serenissimo rege, et nodum difficultatis que inter utrosque vertitur aut soluendi aut rescindendi vel super eo compromittendi in persona domini nostri aut reuerendissimi domini, aut ejus quem maluerit dominatio vestra, nam et sic res finietur et non sine consensu dominationis vestre. Offert autem se sanctissimus dominus id pertractare et facere cum omni gloria et honore celsitudinis vestre et magnifici domini johannis fllippi et totius communitatis. Ad quod, si oportuerit, mittet legatum ad regem ipsum dominum meum vel alium, ut ibi omnia perficiantur, et quecumque erunt conclusa, sua auctoritate et bulla taliter firmabuntur. ut nunquam cum eodem serenissimo rege inita concordia tantis fuerit munimentis Armata atque censuris ad obseruantiam astricta, ita ut de ejus duratione nulla (intendi a) dominatione vestra illustri sit habenda dubietas. DOCUMENTO IV. Risposta del doge Pietro Campofregoso all’Oratore pontificio. 1154, 25 settembre (Politicor. etc. Mazzo 2.° ann. 1451-1481. Arch. Govern.) x (Extra) Responsum datum domino francisco de toleto. secretario reuerendissimi domini cardinalis sancte super tractatu pacis cum rege aragonum. (Intus) Insignis ac venerabilis sacre theologie magister. Et si satis puta-uerimus quod oretenus diximus vobis ad responsum eorum que. no- SUPPLEMENTO ( 454 ) mine sanctissimi domini nostri pape et reuerendissimi domini cardinalis sancte crucis, circa tractatum pacis cum serenissimo domino rege aragonum nobis prudenter exposuistis, nec dubitemus ea ornatioribus verbis a vobis recitari quam describi a nobis possint, quia ita placere vobis intelleximus, hec breuibus verbis et his scriptis perstrinximus. Multis rationibus cum eleganter tum prudenter persuasistis nobis, nomine sanctitatis domini nostri et item reuerendissime paternitatis domini cardinalis illius, conducere honori nostro et nostre ciuitatis ac commodis nostris et status nostri si ad honestam pacem cum regia illa majestate peruenerimus. nosque etiam obnixius commonefecistis ad id. cum propter pericula quibus videtur uniuersorum Christianorum fides circumueniri propter potentiam turchorum. tum ut. post pacem in italia factam, cum rege illo ad maritima subsidia conferenda contra eum communem hostem conueniamus. ne ulterius maledictis aliquorum vexemur qui famam nostram de constantinopolis clade lacerant. Quibus profecto, ut aliquantisper digrediamur, ubi certe rationes argumentaque deessent. satis esse posset alteram ex melioribus que sub nobis ciuitates essent, preter naues magnamque eris et mercium summam, preterque plurimorum genuensium nostrorum captiuitatem. in eo bello amissam a nobis extitisse. non in minorique periculo relictis alijs ciuitatibus et populis orientalibus quibus imperamus. Videtur enim demum sua beatitudo et item prefatus reuerendissimus dominus cardinalis a nobis deposcere vel ut eum tractatum neapoli vel apud suam sanctitatem prosequamur, vel saltem causas « assignemus propter quas ab eo tractatu secedere voluerimus, ne sue sanctitati ac reuerendissime paternitati ulla hujus more culpa ascribi possit. Concilia ac monita utriusque eorum, tanquam ab ijs qui nos et hanc rempublicam pro sua clementia . . . (corroso) cum ea qua decet de-uotione ac reuerentia accepimus. Sunt enim plena prudentie et amoris. totque rationibus referta ut omnia non probare non possimus, habemusque sue sanctitati et reuerendissime paternitati gratias maximas. quoniam serui sui . . . hujus deuotissime in suam sanctitatem et reuerendissimam paternitatem ciuitatis curam habere videntur, quorum etsi primum munus sit pacem inter christianos serere, non indigne tamen fieri videtur si hujus ciuitatis. que sua est. precipuam quandam et singularem curam habere videatur. Dolemus tamen ante omnia quempiam esse qui ullam de constan- ( 455 ) DOCUMENTI tinopolitana clade culpam nobis ascribat, quandoquidem ante multos menses quam ea calamitas accepta sit. litteris nostris ac pene infinitis nuncijs romanam curiam uniuersosque italie et totius orbis populos ad ferendam illis rebus opem excitauerimus. oblatis ad id viribus nostris quante forent. Fuit vox nostra clamantis in deserto, et etiam primi qui hujus Christianorum omnium ignauie ac erroris penam simus consecuti, nam soli genuenses majorem jacturam clademque ex ea aduersitate passi sunt, quam ceteri omnes christiani. Utinamque (sic) his malis fortuna contenta sit. quando quod reliquum in oriente terrarum et rerum nostrarum superest. videmus maximis in periculis fuisse relictum. Existimare profecto nemo etiam mediocris sensus debet id pro consiljis et voluntate nostra fuisse successum, sed aduer-sante fortuna, que omni prudentia ac sapientia hominum fortior esse solet, et viribus hostium impares destitutique a socijs et ab ijs quos ea cura supra omnia urgere et excitaro debuisset, in eam cladem incidimus, que si reparari posset. nemo omnium est qui majore quam nos animo operam suam ingenium viresque prestaret. Et de hoc satis, quandoquidem omnium consiliorum nostrorum, tum preteritorum tura presentium. ratio est ante oculos sanctitatis sue et reuerendissime paternitatis. Bellum vero quod contra regem aragonum gerimus, non inferimus, sed illatura propulsamus, ut qui totiens lacessiti tum probris tum ingentibus damnis ad extremam necessitatem compulsi, pro salute nostra non pugnare non potuimus. Sunt hec uniuerso orbi manifesta, pacem ab eo fuisse violatam, nobisque sub sua Ade et in pace viuen tibus sublata castra, abreptas naues. et merces etiam que sub suis saluisconductibus salue esse potuissent. Nec tamen pacem recusauimus ubi ea esset honesta ac ita tuta ut tandem veram pacem, non que insidiarum plena esset, adepti videremur, contentique fuimus ut reuerendissimus dominus ille cardinalis animum ipsius serenissimi regis ad eam pacem exploraret, et cum hujusmodi res moram diuturnuraque tractatum non deposceret, conditiones honestas expressimus, quibus sua majestas nihil preter bona verba respondit, ut que de pace agi magis quam conueniri pulchrura fore ac utile sibi ducebat ('). (‘) La fine dei periodo non corre, e il concetto non v’ò chiaro, sebbene chi conosce i particolari della storia riesca ad intenderlo. Il documento o non è originale, o in questo punto difetta. r SUPPLEMENTO ( 6 ) Nos vero qui naualem classem magno sumptu jam paratam habebamus. qui naues nostras onerarias ex oriente saluas vehi volebamus, quemadmodum paci intenti eramus ita et eodem tempore retinenda esse arma censuimus. ut id medium temporis quo illa regia majestas de pace verba facere cogitauerat non frustra labi pro salute nauium nostrarum sineremus. Nam et majestas sua naualem classem suam sub hijs verbis obuiam nostris que ex oriente venture erant immiserat, arbitrata forsitan nos sub tractatu pacis dormientes incautosque offendere. Superuenitque non multo post noua pax inter illustrissimum dominum ducem mediolani. et excelsam rempublicam florentinam ex una parte, et illustrem dominatum venetum ex altera, que nos coegit consilia tam belli quam pacis differre, cum multa clam palamque versari viderentur quibus esset a nobis permaxime aduertendum. Post-que etiam nouum inter eas partes fedus contractum majorem solle-citudinem nobis incussit, ita ut neque pacis neque belli consilium ullum satis certum adhuc habuerimus. Ad que etiam accessit inesplicabilis quedam et omnino obscura regis illius de pace predicta ratiflcatio. ita ut neque quos pacis neque quos belli socios haberet, satis perspectum habere possemus. He cause fuerunt propter quas non est visum nobis ulterius circa eum tractatum progredi, non quia de sanctitate domini nostri et de reuerendissimo illo in christo patre nostro singularissimo omnimodam fidem non haberemus, non quia si de ea pace agi contingeret, illud honestum medium fore non existimaremus. Nam utriusque apud nos et nostram ciuitatem auctoritas tantum valet, ut ad nostram in sanctitatem suam ac reuerendissimam paternitatem deuotionem accedat omnis reuerentia. cui parere semper velimus. Circa vero ubi nunc mittere ad eum tractatum interpellamur, respondemus quod cum naualem classem pluresque triremes rursus ci-uitas hec contra eum regem mittere statuerit, pacisque quemadmodum belli arbitrium dederit magnifico admirato classis nostre, ut qui propior regi et ante oculos suos bellum pacemque ostendet (?) ne illa regia majestas tot tractatibus pacis ludi se existimaret vel forsitan altior redderetur, sufficere duximus si per manus illius admirati nostri de ea pace agatur, cujus tamen pacis nonnullas conditiones fore voluimus, per quas, si componi eam contingat, non sine laude ac rnedio sanctitatis sue et reuerendissime paternitat's pertranseat. r ( 457 ) DOCUMENTI quemadmodum non multo post sanctitati sue et reuerendissime paternitati per unum ex nostris indicabimus. Cujus pedibus ac utriusque clementie vestram humanitatem oramus ut nos faciat humiliter commendatos. Datum janue die XXV septembris 1454. Petrus de campofregoso dei gratia dux januensium etc. DOCUMENTO V. Sulla domanda dei Protettori di s. Giorgio che il Vicario delle cause civili in Genova non proceda oltre nella causa del nobile Carlo Cattaneo, il regio Governatore e il Consiglio degli anziani, accettando il ricorso, impongono al custode della Malapaga di non scarcerarlo per qualsiasi ordine di magistrato ordinario o straordinario. 1459, 9 febbraio (Diuersor. Communis Janue, ann. 1458-1460, segnato X. 1000. 75. nell’Arch. Govern.) MCCCCLnono die VIIII februarij. Illustrissimus dominus regius in janua locumtenens et magniticum consilium dominorum antianorum in sufficienti et legitimo numero congregati. auditis spectabilibus protectoribus comperarum sancti georgij anni de 56. dicentibus carolum cataneum detentum esse in carceribus malepage ad instantiam plurium ciuium. qui prò eo fidej usserunt et intercesserunt apud ipsos dominos protectores pro obseruatione cujus-dam contractus inter ipsos dominos protectores et prefatum carolum celebrati, ex quo prefati domini protectores pretendentes ipsum carolum minime seruasse ea ad que vigore dicti contractus obligatus erat, et per consequens ipsum carolum et ejus fidejussores obligari ad restitutionem certe summe pecuniarum, licet dictus carolus adnitti (sic) videatur se tueri cum quodam saluoconductu ei et sue naui concesso, sub cujus fide detineri non potuit, asserebant predictum saluum conductum prefato carolo prodesse non posse, quippe qui concessus in pre-judicium comperarum et protectorum sancti georgij. concedi non potuit, ac concessus vim (intendi non) habere vigore regularum et priuilegiorum SUPPLEMENTO ( 458 ) dictarum comperarum sancti georgij, et tandem in eo contractu pre-fatum carolum omnibus gratijs renunciasse : Ob idque petentibus primum committi ac precipi spectabili domino vicario illustrissimi domini regij locumtenentis. coram quo dicitur inter ipsum carolum et dictos fidejussores agi an dictus saluuscon-ductus vim habeat, quatenus de ea controuersia se non impediat, attento quod est de controuersijs pertinentibus ad comperas sancti georgij. et quod interpretatio hujusmodi saluiconductus ad neminem pertinet quam ad ipsos illustrissimum dominum regium locumtenentem et consilium. Secundo etiam quod suprastanti malepage precipiatur ne ullo modo ex alicujus mandato dictum carolum relasset. donec et quousque per ipsos illustrissimum dominum regium locumtenentem et consilium aliter in predictis decretum extiterit. Volentes quantum honeste ab eis fieri potest prefatis dominis protectoribus et comperis fauere. quemadmodum ex ipsorum regulis ac priuilegijs obligantur, et tantum interea spatium esse ut auditis partibus maturius rei huic prouidere possint, deliberauerunt ac decreuerunt. sicque virtute presentium jusserunt ac jubent prefato spectabili domino vicario, quatenus in ea causa ulterius non procedat, aut aliud quicquam agat sine nouo ipsorum illustrissimi domini regij locumtenentis et consilij mandato. Quodque etiam custos malepage sub pena suarum fidejussionum dictum carolum ex carceribus malepage non relasset. pro licentia aut mandato cujuspiam magistratus ordinarij aut extraordinarij. sine ipsorum illustrissimi domini regij locumtenentis et consilij expressa licentia. Ea die Parte illustrissimi domini regij in janua locumtenentis et magnitiei consilij dominorum antianorum. jubetur vobis suprastanti malepage quatenus, sub pena fidejussionum vestrarum, non relassetis ex illis carceribus nobilem carolum cataneum. etiamsi id committeretur vobis a quocumque magistratu janue tam ordinario quam extraordinario, sine expresso mandato ac licentia ipsorum illustrissimi domini regij locumtenentis et consilij. et hoc in obseruationem decreti hodie ab ipsis illustrissimo domino regio locumtenente et consilio conditi manu mei cancellarij infrascripti. ( 459 ) DOCUMENTI DOCUMENTO VI. Si conferma una precedente deliberazione di venire in aiuto, con soccorsi militari e morali, alla isola di Metellino, minacciata dal sultano Maometto II. 1459, 26 febbraio (Diuorsor. Com. Janue, ann. 1453-1460 segnato X. 1000. 75. nello stesso Arch. Govern.) % MCCCCLnono die XXVI februarij. Conuocatis. ad conspectum illustrissimi domini regij in janua locumtenentis et magnifici consilij dominorum antianorum. spectabilibus officijs monete et sancti georgij. alijsque ciuibus numero fere sexaginta. recitatisque litteris ex mitileno tam ab eo magnifico domino quam a pluribus ciuibus januensibus in eo loco existentibus. qui ex chyo ad eum locum propter metum pestis demigrauerant. nunciantibus regem tureorum aduersus eum locum mitileni in dies fieri ardentiorem. eamque rem non sine ingenti periculo stare propter potentiam tanti regis, petentibusque ob id arbitrium superiore anno datum quatuor ciuibus cliyi commorantibus prouidendi saluti illius insule, cum urgens illius regis periculum instare videretur, et tot balistarios ad defensionem illius insuie mittendi quot postremo ex chyo missi fuerunt, et eam formam inueniendis pecunijs rursus confirmari que pro jam dictis ba-listarijs semel inuenta est: Post nonnullos qui ante locuti fuerant, non tamen multum ab hujusmodi sententia discordantes, clarus utriusque juris doctor dominus baptista de goano jussus assurgere et quid in hujusmodi re sentiret in medium afferre, in hunc modum locutus est: Ad rempublicam ja-nuensem satis pertinere cum propter dei et christiani nominis reue-rentiam. tum priuatum uniuersi nominis januensis commodum, tum quod ille magnificus mitileni dominus antiqua origine januensis est et januensi nationi affectus, ne locus ille in potestatem tureorum per-ueniat. et summo ad id studio aduertendum esse. Cumque etiam audiuisset superiore anno fuisse decretum ut illi loco, contingente casu, succurratur, quemadmodum ex litteris scriptis ad illos quatuor ciues chyi manu egregij jacobi de bracellis cancellarij constare videbatur, ita se laudare eam deliberationem superinde fac- SUPPLEMENTO ( 460 ) tam rursus esse confirmandam, et arbitrium illis quatuor ciuibus ad ea datum tam circa balistarios ad defensionem illius insule mittendos, quam pecuniarum formam, rursus esse confirmandum, scribendasque iterum litteras ad eos’ quatuor ciues. ex quibus intelligant eum nobis animum esse ad salutem loci illius qui pridem fuerat, verumque ma-jorem quo regem in dominum adepti sumus, qui. christianissimus appellatus. christiane fidei sit etiam curam habiturus. Sicque ad eum dominum mitileni tales scribendas litteras quales possint eum in pristina et meliori etiam spe confirmare. Litteras vero ad principes mondi (sic) in fauorem illius domini, quemadmodum petere etiam videbatur, scribendas esse tales quales honeste et cum fauore scribi possint. Que sententia collectis vocibus, approbantibus eam vocibus septuaginta. que erat major et fere tota pars conuocatorum. habita est pro decreta. DOCUMENTO VII. Pio H domanda al regio Luogotenente e al Consiglio degli anziani di Genova di rifare i danni causati a Bartolomeo Sellers, inviato di Callisto 111 suo predecessore, dal capitano genovese Girolamo Leone, e da costui ingiustamente catturato perchè Catalano. 1459, 3 giugno (Diuersor. Com. Janue, ann. 1458-1460, segnato X- 1000. 75. nell’Arch. Gover.) Dilectis fllijs. nobili viro johanni duci Calabrie, regio in janua lo-cumtenenti. et consilio antianorum communis janue. Pius Pp. 11. Dilecti filij salutem et apostolicam benedictionem. Quemadmodum deuotioni vestre et nostris litteris et alijs modis notum esse arbitramur, dudum felicis recordationis calistus papa tertius, predecessor noster, pro nonnullis suis et sedis apostolice tunc occurrentibus negotijs. dilectum filium bartholomeum sellers familiarem suum continuumque commensalem. ad partes orientales suum et dicte sedis nuncium cum nonnullis litteris et commissionibus destinauit. ( 461 ) DOCUMENTI Cumque idem bartholomeus post certum tempus ad ipsum prede-cessorem rediret, et in quadam naui francisci fuscarini mercatoris veneti cum suis bonis jocalibus et rebus versus italiam nauigaret. quidam hyeronimus leonis ciuis januensis. nulla dicto nostro predecessori et sedi habita reuerentia. cum quodam suo magno nauigio in dictum bartholomeum facto impetu, eum ut cathalanum. et. ut asserebat. legitimum hostem, cum suis familiaribus captiuatum. pecunijs jocalibus vestibus et alijs bonis ad summam et valorem trecentorum quindecim ducatorum auri de camera hostiliter spoliauit. ipsumque et familiares tanquam captiuos de naui prefati francisci extractos ad quandam ipsius hyeronimi nauem transmitti et in ea ipsos duriter custodiri fecit, adeo quod necesse fuit ipso bartholomeo pro liberatione sua ad cambium capere a iannoto saluiato mercatore fiorentino ducatos auri de camera quingentos quadraginta cum cambio, quos eidem hyeronimo persoluit. in quibus johannes nauarro tunc sancte romane ecclesie commissarius se obligauit ut commissarius et etiam est obligatus, ultra alia damna et detrimenta que ex hujusmodi captiui-tate perpessus est. Nos cum hec grauiter ferremus, deuotionem vestram iteratis litteris requisiuimus ut tantam injuriam dicto bartholomeo fleri non pateremini, sed sibi pecunias et res ac bona ablata, cum pretio quo coactus fuit se redimere, restitui faceretis cum damnis et interesse. Vos nobis rescripsistis habuisse informationem bartholomeum pre-dictum non ut nuncium apostolicum et dicti predecessoris nostri ad dictas partes iuisse. sed ob seruitia bone memorie petri ludouici de borgia. tunc sancte romane ecclesie capitanei. pro certo matrimonio tractando ad insulam cypri transfretasse, eamque ob causam hyero-nimum predictum ad restitutionem premissam non teneri, paratos tamen vos obtulistis justitiam facere ministrari. Quod licet nobis placuerit, tamen ut ad priora respondeamus, licet dum in minoribus ageremus abunde cognouissemus dictum bartholomeum a predecessore nostro missum fuisse ut prefertur. tamen ad meliorem rei liquidationem pleniorem habere voluimus et habuimus informationem, reperimusque ipsum bartholomeum a dicto predecessore nostro ut nuncium apostolicum fuisse missum, licet inter alias sibi factas ab ipso predecessore commissiones non negetur de matrimonio premisso aliquid fuisse sibi injunctum. Quare cum liquido appareat dictum bartholomeum indebito et contra Società Ligure St. Patria. Voi. VII. R II. 30 SUPPLEMENTO ( 462 ) justitiam spoliatum fuisse, ut prenarratur. et in ea re non modicum noster et dicte sedis honor offensus, nosque hanc ignominiam tolerare non intendamus, deuotionem vestram hortamur et stricte requirimus, ut. pro deo et justitia, proque nostra et sedis apostolice reuerentia. eidem bartholomeo vel suo legitimo procuratori pecunias jocalia vestes et alia bona sibi ablata per dictum hyeronimum vel eorum va-lorem. nec non pecunias ad cambium pro se redimendo leuatas. integre cum damnis et expensis ac interesse restitui cum effectu procuretis. Quod si feceritis, honori vestro consuletis, et justitie debitum cum nostra singulari gratificatione persoluetis. alioquin pro honore et debito nostro non possemus eidem bartholomeo honeste denegare re-prehensalias et alia remedia in similibus adhiberi consueta, si per presens breue sibi non satisfit. Sed confidimus talem a vestra deuo-tione prouisionem fieri quod ad hec venire non oportebit, idque nobis gratissimum erit. Datum mantue sub annulo piscatoris die III junij MCCCCLVIIII. pontificatus nostri anno primo. G. Lollius. DOCUMENTO VIII. A giudicare Ia causa della restituzione domandata da papa Pio II in favore del Spllers, il règio Luogotenente e gli Anziani della Repubblica deputano I’ Ufficio del Mare. U59, 15 giugno (Diuersor. Com. Janue, ann. 14581460, segnato X. 1000. 75. nell’Arch. Govern.) MCCCCLnono die XV junij. Illustrissimus dominus regius in janua locumtenens et magnificum consilium dominorum anfcianorum in sufficienti et legitimo numero congregati, cum perlegissent breue eis scriptum a sanctissimo domino nostro papa pio secundo, cujus tenor talis est: Segue il Breve precitato del 3 giugno. Volentes justitie locum esse et presertim in ea causa, tum prop- ( 463 ) DOCUMENTI ter naturam sui. tum reuerentiam sedis apostolice. auditis jacobo de leone patre hyeronimi de leone contra quem agi videtur, et pluribus numero fidejussoribus nauis patronizate per dictum hyeronimum siue ejus jacobi tanquam domini dicte nauis. et his omnibus que dicere ac respondere et contradicere voluerunt, presentium auctoritate et omnibus illis meliori modo via jure et forma quibus magis ac melius potuerunt et possunt, in obseruationem maxime regule posite sub rubrica de preda facta in mari, elegerunt et constituerunt in magistratum et pro magistratu ipsarum partium et inter dictas partes aut pro eis legitime coraparentes. spectatum officium maris ciuitatis janue. videlicet acialinum (sic) lercarium et socios, qui auditis partibus ministrent in ea re justitiam summariam et expeditam sine strepitu et figura judicij. sola dumtaxat veritate facti inspecta, sine solutione pignoris bandi aut.denarij pro libra, seu alijs hujusmodi solutionibus. DOCUMENTO IX. Sulla richiesta di Paolo Bertani, come procuratore del Vice-cancelliere di S. C. e di Bartolomeo Sellers, i deputati assegnano il dottore, non genovese, Pala-mede Forbin, di Marsiglia, e lo aggiungono, in qualità di giudice, all’Ufficio del Mare, nella sentenza a pronunciare circa quella vertenza. 1459, 19 giugno (Diuersor. Com. Janue, ann. 1458-1460, segnato X. 1000. 75. nell’Arch. Govern.) >5 MCCCCLnono die XVIIII junij. Illustrissimus dominus regius in janua locumtenens et magniflcum consilium etc. come sopra, cum audissent paulum de bertanis de parma. procuratorem, ut asseruit, reuerendissimi in christo patris, domini vicecancellarij ac bartholomei sellers catalani, dicentem non equum fuisse magistratum constitui in controuersia vertente inter eum. dictis nominibus, ex una parte, et jacobum de leone, nomine hyeronimi filij sui. ac fidejussores nauis sue ex altera, de qua controuersia fit mentio in breui sanctissimi domini nostre pape, cujus tenor in constitutione illius magistratus exprimitur, in quo magistratu non sint nisi ciues SUPPLEMENTO ( 464 ) janue. cum ipse sit externus et causa ad externos pertineat, quos non licet soli arbitrio et judicio ciuium committere, et ob id petentem vel eam controuersiam committi alicui jurisperito soli qui non sit genuensis. vel saltem dicto magistratui jurisperitum, qui non sit genuensis. addi, ut judicium tale sit quale etiam in externa causa et externo viro conueniat: Volentes omnem judicij suspicionem tollere et requisitioni dicti supplicantis honeste satisfacere, audito etiam jacobo de leone et an-tonio de gimbertis uno ex fidejussoribus nauis. ad id contradicentibus, omnibus illis meliori modo via jure et forma quibus magis ac melius % potuerunt et possunt, addiderunt dicto magistratui superinde constituto. et in magistratum, una cum ipsis quatuor ciuibus ad eum magistratum electis, constituerunt ac elegerunt clarum utriusque juris doctorem dominum palamedem forbinum ciuem massilie. ac generalem in janua vicarium illustrissimi domini regij in janua locumtenentis. cum omnimoda et eadem potestate et arbitrio datis et attributis prefatis ciuibus. et ad ea omnia de quibus in constitutione dicti magistratus continetur. DOCUMENTO X. Lettera d’ un anonimo oratore genovese mandato a Mantova. 1459, 5 agosto (Extra) Magnificis et prestantibus viris, dominis protectoribus com-perarum sancti georgij. incliti communis janue. Janue. (Intus) Obseruandi domini salutem, quoniam lator...... est in motu breuis ero. habui deo laudes confirmationem omnium indulgentiarum nostrarum in ampla forma et bona et de curia et gratis de mandato, mediante cura et solicitudine domini jacobi lucen. secretarij. et ipsas bullas duplicari feci, ipsas quam primum mittam. Expecto responsionem litterarum mearum quas jam triplicaui. et satis miror tantum tardet cursor qui primas portauit. cum hodie jam sit dies VI quod ad dominationes vestras eum misserit dominus alexander cura........ alijs. Qui dominus alexander valde... expectat saluum conductum pet-titum et similiter s. d. n. qui pro eo satis instetit. ( 465 ) DOCUMENTI In coteris negotijs etiam bonam spem habeo, sed non repente omnia possum expedire. Si habuissem mandatum sicut ceteri habent oratores qui ad dietam venerunt et gratior s. d. n. essem et citius omnia flerent. Dedi tamen honestam excusationem sanctitati sue. quod d. v. illud (sic) mitterent, sicut exopto flat, quia aliter videretur truffa iste aduentus meus ad curiam. Mihi assertiue dicitur quod oratores vene-tiarum sint electi et cito venturi ad dietam. scilicet dominus rosatus justinianus et dominus Jodouicus (sic) fuscar.... doctor. Etiam oratores i. d. ducis burgundie presto sunt, verum quid flet incertum est. de omnibus dietim d. v. certiores faciam. Opus erit propter bullas proprium mittere nuntium et fidelem*quod faciam. Ipsi domino jacobo feci oblationem sigilli, quam gratissimam habuit et dedit formam digiti, et vere homo est...... simus et dignus. et ipse ut bulle absque tassa haberentur causa fuit........ bulle solutis scriptoribus.... lumbo et registri..... tamen constant ducat.... VIIII. et si taxate fuissent, fuisset...........ducat. LXV in LXXX. De bonis que erant in episcopatu terdonen. multa minus honesta dicta fuerant s. d. n. et jam ante meum aduentum pro bonis habendis misserat. Itaque de eis nil agi potui, feci sufficientem excusationem sed m..... ('). DOCUMENTO XI. Meliaduco Saivago o Goliardo Stella, già destinati ambasciadori a Venezia, sono nominati legati anche presso il Papa in Mantova. 1459, 13 ottobre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1459-1460, segnato X. 1004. 79, nell’ Arch. gov.) © MCCCCLVIIII die sabbati XIII octobris. Illustris dominus ludouicus de valle regius locumtenens et januen. gubernator et magnifica consilium dominorum antianorum et officium (’) 11 resto della carta ò talmente logoro da non potorvisi leggere che parole interrotte. Vi si fa cenno di un cardinale, de galeis combustis, del papa, di consilia malignantium, e finisce codia data seguente. Ex mantua raptim 1459 die SUPPLEMENTO ( 466 ) balie eommonis janue in legitimis numeris congregata: Auditis prostantibus viris domino andrea de benega-ssio juris utriusque doctore. lociano de grimaldis. bapt sta spinula et christofero veneroso. quibus attributa est cora expeditionis prestantum virorum meliaducis sal-naigi et gotardi stelle legatorum venetias profecturorum : Re multum discussa et examinata, decreuerunt ac statuerunt quod legati ipsi sint ex numero legatorum mantnam accessurorum ad romanum pon-tidcem ai ad pontificem legationem mitti contingat. Quodque ipsi legati duo habeant comites et famalos numero duodecim, ita ut sint omnes quatuordeeim numero. Et quoniam vestes sibi dari petierunt, decreverunt ac declarauerunt quod in dandis vestibus habeantur et tractentur sicut ceteri legati qui ad pontidcem romanum mittun-tur («)• DOCUMENTO XII. I predetti due legati sono invitati a portarsi da Venezia a Mantova per aggiornerai alla ambascieria francese. 1459, 25 ottobre (Diuersor. Comm. Janue ann. 1459-1460, segnato come sopra). * MCCCCLVIIII die XXV octobris. Illustris dominus etc. et magnifica etc. Cognito quod illustris legatio sacratissime regie majestatis francorum in planitiem lombardie jam p 'ruenit. mantuam petens, decreuerunt quod spectati viri melia-dox salvaigus et gotardus stella legati nostri venetias profecti, quam primom fleri poterit sine aliarum rerum nocumento, mantuam redeant et se huic regie legationi conjangant, nominaueruntque prestantes V augusti. La firma v’era, ma più non vi si legge per consunzione. I! sigillo sembra sormontato da mitra; mi parve vedere sullo scudo l'impronta d’un leone rampante, e vi gira attorno un’iscrizione, forse il nome. In altr’atto delio stesso giorno L3, dicono certiores facti consuetudinis, ‘■arrigentes tuprascriplum decretum, assegnano a ciascuno dei due legali ex pecunia publica lire rento ad retiti nouas faciendas. ( 467 ) DOCUMENTI viros dominum andream de benegassio. juris utriusque doctorem. unum ex magnifico officio balie, christoferum venerosum unum ex magnificis dominis antiauis. lucianum de grimaldis et baptistam spinulam eis additos, qui instructiones ipsorum legatorum conficiant, et si eis videbitur addere possint comitiue sue usque ad sex equos et totidem famulos. DOCUMENTO XIII. Si conimene all’ Ufficio delle coso Angliche in Genova 1’ esame e il suggerire i mezzi convenienti contro le lemute rappresaglie del signor Waurin (’). U59, 7 novembre (Diuersor. Comm. Janue, ann. 1459 1460, segnato X. 1004. 79, nell’Arch.Gov.) % MCCCCLVIIII die VII nouembris. Illustris dominus ludouicus de valle regius locumtencns et januen-sium gubernator et magnificum consilium dominorum antianorum et officia balie et monete communis janue in legitimis numeris congregata: Cum audiuissent nobilem virum boruelem grimaldum et cum eo ple-rosque alios ciues. quos negotia fiandrie respicere videntur, multa disserentes de reprehensalijs que concesse dicuntur magnifico domino vaunerini. deque manifestis periculis imminentibus, nisi expedientibus remedijs obuiam illis iretur. memorantes postremo illis occurri aut per prosecutionem appellationis aut per compositionem qualicumque via tractandam: Cupientes ea negotia a prudentibus viris et rerum doctis tractari, commiserunt et virtute hujus rescripti committunt nobilibus et egregijs viris antonio gentili, dario viualdo. paulo Justiniano. gregorio lomellino et collegis officialibus anglicanarum rerum, ut statura ac condictiones harum reprehensaliarum curent intelligore. (’) Una mia privala schoda ricorda trovarsi nell’archivio di Vienna, nel catalogo dei mss., citata una o forse più lettere circa la restituzione d’una galeotta, disputata fra il signor de Waurin de Bollie o la Repubblica di Genova. Se i dotti di essa città lo pubblicasse, no verrebbe forse un qualche maggior lume alla intricata e prolissa controversia, sorta da quella cattura. SUPPLEMENTO ( 468 ) nec minus quibus remedijs utendum censeant aduersus pericula inde nascentia. Cumque omnia peruestigauerint. referant eisdem illustri domino regio locumtenenti et consilio que inuenerint et que remedia contra parari suadeant. DOCUMENTO XIV. Lettera di Raffaele Monterosso, console di Caffa, e dei massari, Gherardo Lo-mellini e Baldassare D’Oria, al re Casimiro di Polonia, colla quale vivamente gli si raccomandano di comprendere la loro città e minori colonie nella pace o tregua a farsi col Turco, od in altro modo qualunque prenderli sotto la sua alta protezione. 1462, 2 aprile (Leopoldo Hubert: Documenti istorici, in polacco, col resto originale in fronte. Voi. I, p. 5-13, Varsavia, 1861) (*) (Extra) Serenissimo et excellentissimo principi et domino, domino casimiro, regi polonie etc. domino gloriosissimo. (Intus) Serenissime, excellentissime et potentissime princeps et domine, domine rex. Legati quos serenissima majestas tua ad illustrissimum dominum (’) Questa e le seguenti due lettere comunicò alla Società nostra, in copia fedele, il prof. Bruun di Odessa. Si conservano nell’archivio dell’antico regno di Polonia, oggidì in Pietroburgo; e furono nel 1861 pubblicate dal suddetto Hubert. Ne parlò già il dotto amico nostro, cav. Desimoni, a pag. 378-79 del Giornale Ligustico, anno 11, cioè 1875, insinuandone l’inserzione nel presente Codice, come avviene, e di avermele favorite me gli professo grato, non meno che al prelodato prof. Bruun. Non tacerò che le suddette lettere, quali mi pervennero alla mano, sono molto errate nella punteggiatura, ortografia, e la terza, in ispecial modo, anche nella costruzione grammaticale. Noi le recammo allo stato in cui dovettero essere scritte, non mutandovi parola se non nei luoghi ov’era evidente l’errore tipografico o dell’amanuense; come menis a vece di mensis, seruitutinem per seruitutem, versa per verba, o simili, e più che lutto poi correggemmo il nome proprio Montebruno nel vero di Monterubro. Siffatti svarioni non vogliono essere attribuiti al signor Bruun che copiò fedelmente, ma all’editore primitivo. ( 469 ) OCUMENTl imperatorem tartarorum singulo anno mittit, sepe in hanc nostram ciuitatem caffam veniunt causa visendi nos cristianos in medio infidelium. quod est mirabile, constitutos, quos vestros oratores nos excipientes libenti animo pro reuerentia vestri nominis honoramus. Quorumque urbanitate quadam et vel uti domestica familiaritate conjuncti ac obligati, putauimus dignum fore, si scribentes sacre majestati vestre gratias agamus, eandem supplicando aliqua que fauorem nobis et incollumitatem afferre facile possunt, et a clementia regis aliena minime fiunt (forse sunt). Scimus jam diu serenissimam celsitudinem vestram cum ipso tartaro pacem et fedus percussisse, et in ejus amicitia perseuerare. Audiuimus preterea eandem serenissimam celsitudinem vestram cum r ege theu-crorum tractare quedam tamquam principia amicitie, que res ad scribendum nos precipue incitauit. (loc. turb.) eo que thureorum maximam esse potentiam, et ipse rex glorie et propagandi imperii auiditate animum suum omnino conuertit ad occupandum finitimas prouincias. ciuitates. castella, et in hoc nullum tempus remittit, quin immo et grecos cum ciuitatibus et populis inuasit atque recepit sub ditione sua. Nos. hoc est caffa. sola cristianorum urbs cum duobus nostris oppidis in hoc toto mari pontico remansimus, quam stomaco habet, et nisi illustris dominus vladus vajvoda illi bellum ultro intulisset, quo illius consilium deremit et disturbauit. parare et mittere contra nos trecentarum nauium classem instituerat cum maximo potentatu ac apparatu suo bellico, cum quibus majores nobis expugnauit et magnis etiam regibus terrori esse solet. Nos itaque in tanto metu ac periculo constituti, anxii salutis nostre. suppliciter oramus vestram majestatem ut si cum rege turco-rum vel fedus vel pactum vel alicujus generis amicitiam facitis, caffam in eis inseratis tamquam amicam, vel subditam, vel utcumque placet serenitati et majestati tue commendatam. Hoc enim multum nos adjuuare potest, et animum ipsius theucrorum regis a nobis auertere. non tantum, forsitan, respectu facte secum amicitie, quam reuerentie nominis magnitudinisque et potestatis imperii et regni tui. Similiter in rebus inter serenissimam celsitudinem vestram ac thar-tarorum imperatorem contingentibus, et in omni denique re. siue cum pecunia, siue per opera, per quam nobis, hoc est caffè, auxilia et fa-uores preberi possunt, valde rogamus clementiam et celsitudinem ve- SUPPLEMENTO ( 470 ) stram, dignetur suffragari fauore et opitulari nobis omnis generis fanore egentibus. Preterea intelleximus dominum stefanum vaiuodam. dominum rnol-dauie. valachie minoris, bellum facere cum domino vlado vaiuoda. (loc. turb.) bellam theucris feliciter infert, quorum discordia non solum fauorem theucris ipsis affert, verum, quod magis pestiferum est. ipsi thurei per hanc discordiam alioquem (sic) aditum intrandi in ipsas valachias habere possunt, quod esset maximum periculum, tam nostrum, quam vicinarum aliarum regionum. Quare serenitatem vestram oramus ut pacem inter illos fleri facile (?) posse dicitur per vestram serenitatem, maxime quia ipse stephanus vaiuoda in confinibus sedens vestre potenti majestati (sic) cui subditus est. . . quoniam in his et in nostris requisitis (?) et misericordiam a domino deo nostro et ab hujus mundi principibus laudem et gloriam consequemini. Nos autem quantum possumus prompti presto parati sumus majestati vestre sancte fideliter seruire. Data caffè in palatio residentie nostre die 11 aprilis. millesimo quadringentesimo sexagesimo secundo. Ejusdem serenitatis vestre seruitores humiles Raphael de monterubro consul caffè guirardus lomelinus et baldazar de auria prouisores et massarij et consiliarij ejusdem ciuitatis caffè cum humili commendatione. DOCUMENTO XV. Gli stessi al medesimo si raccomandano nuovamente di essere fatti ritenere come amici e vassalli dslla propria Corona, nelle sue relazioni e trattati cogli im peratori turco e tartaro. 1462, 16 settembre (Leopoldo Hubert, Documenti storici, come sopra) (Extra) Serenissimo principi et domino, domino casimiro, dei gratia, regi polonie. magno duci Jichuanie (sic), russie. prussieque domino et heredi. Eiusdem sacre regie majestatis deuotissimi raphael de monterubro ( 471 ) DOCUMENTI consul caffè et capitaneus totius maris majoris acjanuensium in toto imperio gazariensi. guirardus lomelinus et baldazar de auria proui-sores et massarij caffenses. (Intits) Serenissime princeps et domine, domine. Nil nobis gratius potuit afferri quam nostram exhibitam oratoribus tuis seruitutem regie tue majestati gratam fuisso conspexerimus ex litteris ex juniuladislauia datis prima mensis julij superioris, ut quorum cordibus dilectio honor et augmentum sacri regni tui semper fixum inhereat. dominum nostrum jesum christum continua prece su-plices exorando ut barbarorum inlidelium aliarumque emularum ejusdem regni nationum seuitiam feritatemque tribuat potentiam tuam viriliter debellando conculcare; ut tandem tu david.deo dilectissimus, goliam studentem (?) ferum draconem deuincendo. templa dei optimi (forse a) seuissimorum paganorum manibus protinus liberando restaures. Et quia tue dextere potentiam contremiscunt, tuam duximus pre-sentibus majestatem tuam (*) humiliter deprecari, ut cum ad theu-crorum regem, aut imperatorem thartarorum scribi mandas, nostri memoriam facere digneris, ut intelligant nos in numerum tuorum esse aggregatos, regnique tui ciuitatem caffè fidelissimam tibi omnino fore commendatam, ne fides catholica ex oriente deleatur, quam ex potentia tibi a summo deo tradita defendere teneris, humiliter precamur. Data caffè die XVI septembris 1462. DOCUMENTO XVI. I medesimi si scusano, presso lo stesso re di Polonia, d’una querela presentatagli da un suo suddito contro il magistrato di Caffa ; promettono informarsi e rendergli la dovuta giustizia. 1462, 16 settembre (Leopoldo Hubert , Documenti storici, come sopra) Sacre tue regie majestati princeps serenissime (2). Littere quas accepimus datas in conuentione generali pyotreouiensi. (’) Non ci pare probabile questa ripetizione di tuam. (') Veda il lettore ciò che dicemmo sopra nella nota a pag. 468, sul conio delle sgrammaticature di questo documento. SUPPLEMENTO ( 472 ) millesimo quadringentesimo quinquagesimo nono, vigesima secunda mon-13 junuarij. non sine graui molestia animum nostrum contulisset si eorurn que tue majestati relata sunt nos reos comprehenderemus. Sed cum obijecta tictaque verba solent in lucem prodire veritatis, quic-quid falso obicitur minus grauiter fertur. Sane ut lamentationes prouidi clementis de cadim. leopoliensis ciuis. instantia littore tue serenitatis videntur processisse certiores reddemur, rei sue ordinem exposcimus enarrari ut a nobis justitie reciperet complementum. Qui retulit alias nauem quandam ex albocastro caffam nauigantem nimios ventos quassatam impulsamque littoribus ciuitatis soldaie confregisse. bonaque conducta fratris sui ad consulem ejusdem loci manus deuenisse. quo tamen anno aut sub quo consule hec gesta sunt protinus (*) ignorat. Affectantesqne nos omnino indempnitati sue prouidere. persuasimus ipsi clementi hic moram aliquamdiu trahere quousque soldaiam mittendo de predictis certiorati, in commodo sibi (?) satisfiat, l.t quia consules harum partium, qui ab inclita ciuitate janue transmittuntur. uno anno tantum consulatus officio potiuntur, habito ejusdem consulis nomine in occidentem operam dabimus ne ciuis ejusdem sacri regni tui de nobis juste possit afferre querelam. Quum nostre stat menti homines tuo regie majestatis semper ut nos ipsos habere commendatos. ipsisque aditum reditum statumque facere liberum quietum et securum ad nostra propria frequentandi, omnino studentes sacre regie majestati gratam exhibendo seruitutem. Data caffè millesimo quadringentesimo sexagesimo secundo, die decima sexta mensis septembris. Ejusdem sacre majestatis deuoti raphael de monterubro consul caffè et capitaneus totius maris mi\joris ac januensium in toto imperio gazariensi guirardus lomelinus et baldazar de auria prouisores et massarii caffenses. (’) Qui è chiaro doversi leggere penitus. ( 473 ) DOCUMEN 11 DOCUMENTO XVII. Grida o pubblicazione fatti in Genova della lega conchiusa fra Venezia, Genova e Firenze, ad opera di Galeazzo Maria Sforza , duca di Milano. 1474, 21 novembre (Politicor. etc. Mazzo 2.° predetto, n.° 65, Arch. govern.) i « PREC0N1UM. Essendo stato alli di passati fra li potentati de Italia certe su-spitione et dubitatione, quale seriano potute essere casone de qualche turbatione et novità, è parso al nostro Illustrissimo et Excelentissimo Signore Galeazmaria Duca de Milano, come quello chi è desyderoso et bramoso della pace et riposso de Italia, et ancora chi desydera il bene et commodo delli subditi suoi, quale non mancho ha caro che la persona sua propria, de cerchare tutte le vie che possono dare questo effecto. Donde che essendo praticato fra la Illustrissima Signoria de Venetia: prefacto Illustrissimo Signore nostro Duca de Milano: Et la Excelsa Signoria de Fiorenza de fare liga confederatione et intelligentia insieme per mantenimento, et stabilimento della pace Italica: Se fa noto et manifesto: come ad laude et gloria del omnipotente dio et della beatissima Vergine Maria, dalli quali procede ogni bene: et de tutta la corte celestiale, è stata conclusa, Armata et stabilita in Venetia dicta liga, intelligentia et confederatione ad dì doi del presente mese, duratura per anni venticinque (XXV) proximj futuri cum honeste et honorevoli condicioni. Et imperò se commanda per parte del prefacto Signore Nostro che in segno de alegreza de tale successo, se faciano tré di continui processione et fallodij con soni de campane ne li lochi consueti ('). (L. S.) (') La consuetudine di fare processioni, feste pubbliche e falò con suono di campane, in segno di gioia e allegrezza, nelle circostanze di vittorie riportalo, di leghe o paci sottoscritte, e simili, era molto in voga nella nostra città, .come si raccoglie dagli annali della Repubblica; e n’abbiamo ora qui nuova e convincente prova. SUPPLEMENTO ( 474 ) DOCUMENTO XVIII. Sebastiano Badoaro, ambaseiador veneto, notifica al doge di Venezia la presa di Caffa per opera del Turco. 1475, 30 giugno (Monumenta Hungariae Historica. Acia extera. T. 4. Budapest, 1877. N. 187, p. 267) (') Serenissime princeps et domine excellentissime, domine mi colendissime. Scripta la alligata per la Maesta del Re, mi è sta mandato ad dire in questa hora, haver havuto letera dal Yajvoda Stefano de Moldavia et dal proposito de Alba regai ambasador suo a quello, come per le ultime mie scripse a Vostra Sublimità, che havendossi apresenta larmada del Turcho al luogo de Caffa immediate, quello optene cum tutte le forteze, fatti a pezi tuti Italiani et tuti principali do dicto luogo, et era acordato el Turco cum i principal capi de tartari et etiam cum i Transalpini a damno del Yajvoda predicto. Unde cum grande instantia richiede socorso dicto Vajvoda ala Maesta Sua per la importantia grandissima de la optention de dicto luogo de Caffa..... Ex Buda die ultimo Junii 1475. hora prima noctis. Sebastianus Baduarius Orator etc. (') Dobbiamo il presente e i tre successivi atti alla cortesia del dotto prof, di Stutgarda, Guglielmo Heyd, uno dei più profondi e lodali cultori moderni delle storiche discipline in Germania, il quale ne usò la gentilezza d’avvertirci dapprima e spedire poi la copia esatta di questi documenti da noi ignorati. Noi li pubblichiamo nella loro interezza, nulla variando, nemmeno l’ortografia e interpunzione, sebbene diversa dalla nostra, usata fin qui. L’ avere poi citato, a titolo di benemerenza, il eh. Heyd, ne porge bella occasione di rendergli pubbliche e doverose grazie per [le lusinghiere e, Dio voglia, anche meritate parole, dettate in un recente suo scritto, sull’importanza e i pregi del presente nostro Codice, da lui giudicato quind’innanzi indispensabile a chi voglia rendersi conto della condizione delle colonie italiane nella Tauride. Gli amici dunque della scienza si stringono la mano sotto qualunque cielo, e parlando diverse lingue, s’intendono egregiamente in verbo veritatis. ( 475 ) DOCUMENTI DOCUMENTO XIX. Rotazione di Leonardo Arte, duca di Leucate, al doge di Venezia, sulle mosse militari della armata ottomana prima e dopo l’espugnazione di Caffa. 1475, 4 luglio (Monumenta Hungariae Historica, come sopra, T. V. n. 188, p. 268) (Exemplum) Serenissime Princeps et Excellentissime Domine. Post humillimam commendationem. Per continuar al debito et obligatorio nostro in dar adviso et intelligentia alla Vostra Illustrissima Signoria, de quanto sentimo de le pratiche et apparati de questo insolentissimo Turcho, adonche notificamo ala Vostra Illustrissima Signoria, corno a dì 30 de Zugno zonse qui in Sancta Maura lo speculator nostro, lo qual seriose teniamo in Constantinopoli per intender distincte, quanto fa el Turco, et recita, come adì duy de mazo si trovo in Constantinopoli et dimoro li Zorni 17 et vide l’armata de Turcho, la qual andò in Caffa, erano galie compite cento octanta, galeaze tre, fuste cento septanta, ta-farie 120, in le qual tafarie foron posti cavalli 3000 et erano marani cento carezi de pani, et in una de diete galeaze intro Achmath Bassa, lo qual e Capitano General de tuta la armata; et in 1’ altro de diete galeaze intro Diagarzj Iagubi flabularo de Garipoli; et la terze (szc) galeazaera carga de arme et munitione. Dice lo dicto Speculator, che la dieta armata, cussi galie, corno fuste, galeaze, parandarie et tutti altri legni erano optimamente armate, et ben in puncto. Et che avea visto galie de Vostra Illustrissima Signoria et anche de Catelani, ma non haveva mai visto si bene in puncto, ne sì ben armato, come quelle del dicto Turco. Uxio la dieta armata da Constantinopoli adì 19 de Mazo, dixent anche esso nostro speculatore, corno montando in la galia de Iagubi Subassi de lo apotero, andò cum la dieta galia da Constantinopoli infino a lo fanaro, dove e lo strecto de mar mazor, insieme cum tutta l’armata solum per veder et intender, che via faria la dieta armata. SUPPLEMENTO ( 476 ) Et adì 27 del dicto mese recitone etiam el dicto nostro speculator, che vedendo l’armata esserse partita da lo fànaro luy, si ritorno in Adrianopoli in uno loco, nominato Zuichalochorj (sic), dove era raccolto tutto lo esercito del Turcho, et stando li, adi 3 de Zugno venenj nova di Sinopi, corno 1’ armata era zonta a Sinopi salva et feliciter adi 27 de Mazo, stette lo dicto nostro speculator et comoro in quello exercito in Ano adi Vili de Zugno, et mentre stetti li vene nova al gran Turco, corno Ussun Gassam era venuto a Larzingan cum gente assai. Ancor li, li vene nova, corno lo Yalacho havea ben preparato lo loco suo et se trovava ben fortificato in lo campo; et exercito del Turco eran gran moltitudine de gente; ma non era ben in ordine, im-peroche lo flor de la sua gente havea posto in la sua armata; lo qual exercito se partì de lo dicto loco nominato Zucchalochorj, essendo lo nostro speculatore li, et andò a Zagora per passar lo Danubio et per andar contro lo Yalacho. Et venendo esso nostro speculator, se trovo in lo camino con uno suo amico, lo quale luj haveva lassato a Zagora, et li disse, corno era venuta nova allo gran Turcho, corno certamente la sua armata havea tolto Caffa, et zongendo esso nostro speculator al arta, vene apresso luj un altro homo da lo campo del Turcho, nome Petro Panda, lo qual homo fo servitor et creato de la recolenda memoria Illustrissimo Signor nostro patre, lo qual recitava, haversi partito dal campo del Turco adi 17 de Zugno et haveva lassato el campo del Turco li alo Zagora et........esso Petro se partisse da lo dicto campo, era zonta una galea in Constantinopoli mandata....... Acbmath Bassa, Capitaneo Generale de la supradicta armata, et era supra la dieta galea.....de esso Capitano General, lo qual era venuto a cavallo da Constantinopoli infìno a Zagora.....campo del Turcho, et porta nova, corno l’armata d’esso Turco haveva . . . ......qual nova foron facte grandissime feste; et esso prothogero per haver........gran Turcho per premio, lo fece Flambulario, et lo dicto Petro Panda com..........le diete nove, et haver visto le feste, le qual sono sta facte grandissime, et per haverse servito, queste tale nove in Lartha son za zorni 8, che sie facta grandissima festa publicamente, anchor lo dicto Petro recito (?), corno la galea, che haveva portato la dieta nova allo Turcho, fo comandata, che subito si ritornasse al armata e che li comandasse, che essa armata dovesse andar subito al Aspro Castro et lo campo da terra se ( 477 ) documenti ne va allo Dannbio per passar contro lo Yalacho. Altro non occore, etc. etc. Datum in Sancta Maura, Julij quarto MCCCCLXXV. Leonardus Arte Despotus Dux Leucate, Comesque Cephalonie Palatinus etc. Serenissimo Principi, Duci Inclyto Venetorum. DOCUMENTO XX. Domenico, prevosto d’Albareale e Gaspare suo socio, ambasciadori del re d’ Ungheria presso il voivoda di Moldavia, Stefano, narrano al re suddetto la caduta di Calla e la conseguente strage ; non che la prigionia dell imperatore tartaro. 1475, . . . giugno (Monumenta Hungariae Historica. Acta extera, T. 7. Budapest, 1878. N. 12 dell’Aggiunta) Serenissime Princeps (*), Domine noster naturalis et gratiosissime. Post humillimam subjectionem nostram Rex et Princeps gratiose. Cum essemus in procinctu itineris nostri de civitate Bistriciensi, venit ad Barones Moldavienses homo Domini Stefani Vajvode Molda-viensis cum literis presentibus inclusis, qui vocali sermone retulit nobis, quomodo preteritis diebus ipse Vajvoda Stefanus misisset Alexandrum fratrem carnalem consortis sue in Regnum, quod dicitur Mango, et illud potentia sua post exitum Baiocrorum suorum ad Majestatem Vestram soliciter optinuisset et universos majores et minores in illo Regno Mango dominio suo subegisset. Retulit etc. etc. quomodo Turei cum valida potentia cum quadrigentis (sic) galeis venissent in obsidionem Caffè, quam cum obsidione cinxissent, obtinuerunt simul cum castello in eadem habito. Quibus sic optentis, universos Italos in dicto Castello existentes nece terribili, simul cum potentioribus civitatis (1) La copia inviatami reca a principio le parole seguenti: Exemplum lite-rarum Reverendi Domini Dominici Prepositi Alberejalis et Gasparis, Oratorum Regie Majestatis Hungariae etc. ad Vajvodam Stefamm Moldavie. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 31 SUPPLEMENTO ( 478 ) interemissent, reliquos ipsius urbis post datam (idem in antiquis eorum consuetudinibus reliquendo (sic), et ut fertur, Turei ipsi Tartaros in numerum XL millium ipsis in expugnatione ipsius civitatis CufFe associaverant, cum quibus nunc magnum pacis fedus pepigerunt, maxime ex eo, quia illic Imperator Tartarorum, de quo Stanczul Maestati Vestri (sic) mentionem fecerat, in illa urbe Caffa per Tureos et Tartaros captus esse perhibetur. Nunc Serenissime Princeps ex quo ipse Ste-fanus Vajvoda intelligit sibi iminere periculum, petit nos medio horum Bujoronum Suorum, quatenus literas nostras ad Majestatem Vestram velocissime daremus, ut Majestas Vestra dignaretur convertere faces suas ad partes Regni sui inferiores, et in dies festinaret discedendo. Quoniam sperat idem Vajvoda, quod postquam Majestas Vestra moverit se, Tureus ipse non ita facile proficiscetur vel contra Regnum Moldavie vel Majestatis Vestre etc. etc. Raptim ex Bestriza, die Dominica post festum nativitatis Beati Joannis Baptiste. Per fideles sublimitatis Vestre Dominicnm Prepositum et Gasparem de Hathnatham (?) DOCUMENTO XXI. Lettera di Stefano, voivoda della Moldavia, sulla avvenuta espugnazione di Caffa, e il temuto imminente arrivo della flotta ed esercito turco in Mocastro. 1475, 20 giugno (Monumenta Hungariae Historica. Acta extera. T. 7. Budapest, 1879. N. 13 dell’Aggiunta) Nos Stefanus Vajvoda (^), Dei gratia Dominus terre Moldavie. Scribit Dominatio Vestra fidelibus nostris et venerandis viris Comiti Stanzulo et Comiti Dume et Comiti Michaeli per presentes de vobis scire omnia, que nunc acciderunt. Advenit unus homo cum literis a Ca- (J) Anche questa e pia, come la precedente, reca queste parole : Exemplum lilerarum magnifici Stefani Vaivode Moldaviensis ad Oratores suos venientes cum oratoribus Regie Majestatis Hungarie etc. etc. ( 479 ) DOCUMENTI stolanis do Alba, qui scribunt ad nos dicendo, quod aplicuit ad Albam una navis Italorum de Pangopa, illa navis, que aportaverat compatrem nostrum Alexandrum, in qua navi preest Filippus Nauta etiam Morzi et Taiamorzi a nos usque ad Jaspum et solus nuntius naravit nobis ore proprio, narando nobis sic, quod frater Dominationis uxoris mei, Alexander venit ad locum .... et die tertia lucratus est dictum locum Mangop hereditatem paternam et ... . ipse pro-nunc in Mangop et non est aliter. Et de Tureis ita sciatis, quod ita ... . dixerunt, quod venit per mare Axemat Bassa cum galeis et curavit .... Caffam et pugnaverunt contra Caffam per tres dies, die vero quarto......ipsi Turei prevaluerunt et expugnaverunt Caffam et habetur .... in manibus Tureorum, aliter non est. Et fuerat in Caffa imp. . . . qui prius erat imperator in ordam cum mille Tartaris que Tur.....cum omnibus suis et pro nunc Imperator Ordam et Imperator .... se subjecerunt lurcis et uniti sunt Tartari cum Tureis, ista .... percipimus ab inimicis Christianitatis, ab infidelissimis .... quod veniunt contra nos et de novo advenit fama pro firmo, quod Turei veniunt ad nos contra nos et contra terram nostram, et per aquam et per terram et ita dicunt, quod valida classis precedit eum maximis munitionibus bombardarum magnarum expugnare Albam et Chiliam, et sunt in itinere jam prope et per terram veniet solus Imperator contra nos expugnare terram nostram personaliter cum tota sua potentia et cum omni suo exercitu et cum tota potentia terre Va-lachie, quia Yalachi sunt nobis veluti Turei et credatis nobis pro firmo, quod non est aliter, nisi sic. etc. etc. Datum in Jassy die XX mensis Juny ('). (') Volendo noi inserire i procodenti quatlro documenti nel modo stesso che li avemmo dal eh. Heyd, abbiamo varialo il consueto ordine cronologico fino a qui seguito; diversamente gli atti dell’Aggiunta sarebbersi dovuti collocare prima di quelli del corpo dell’ opera. La differenza non por tanto è di soli giorni, cioè dal 20 giugno al 4 luglio 1475. SUPPLEMENTO ( 480 ) DOCUMENTO XXII. Lettera d’un anonimo di Scio, relativa alla presa di Caffa , e timorosa d’un improvviso assalto a quell’ isola. U75, 8 luglio (Archivi di Stato lombardi) (') Jesus. 1475 adi 8 Luglio in Sio. Copia di novo hauta de Pera de dì 26 Junj. L’armata del Turco partì de Constantinopoli adì 20 mazo, gionse in Caffa a dì primo zugno et subito misse in terra senza alcuno obstaculo; comenciò ad combattere con quelli de la terra. Lo Imperatore de Tartari, non possendo ben havere lo dominio delli soi popoli, pensò de salvare la sua persona, et intrò dentro da Caffa cum cavali 1500, lassiato de fora alla campagna lo suo Bassà chiamato Eminich con tuti li popoli, il quale Eminich ha trato ad sè tuti li popoli, et andò al Capitaneo della armata offrendossi a luy, et datoli! ogni rinfrescamento alla armata fu in suo adiutorio contra quelli de Caffa, et per zorni quattro continui fu dicto loco combatuto. Ma lo quinto giorno se rese, perchè li Greci et Armeny habitanti de quello loco se rivoltorno contra Latini, li quali erano molto pochi a rispecto loro, hanno dicto volerse rendere al dicto Capitaneo, altramente tagliarano a pezi quanti latini se trovarano dentro da Caffa; per la quale cosa, non possando li Latini resistere ad tanta multitudine del dicto loco se sono dati al dicto Capitaneo, et quello sia seguito da poi delle anime de dicto loco non se sa anchora; et secondo è stato scripto se existima essere stato trovato anime set-tantamilia e più, la più parte delli quali se existima debia male capitare. Dio omnipotente habia misericordia de loro. Dieta armata ha hauto dicto loco de Caffa senza colpo de spada, se po dire, con lo adiucto delli Tartari, et doveva subito partirsi per andare a Nicostano (sic), et ad Mocastro, li quali se po haversi de certo obtenirà subito per invagimento vedendo essere preso Caffa (*) Ci favori questi due documenti il nestore degli storici italiani, cav. Cesari) Cantù, ricavandoli dagli Archivi di Stato in Milano, cui meritamente presiedo. Gliene rendiamo le più sentite grazie. ( 481 ) DOCUMENTI con tanti altri lochi circumstanti, li quali non è da dubitare li ha-vorano mandato tuti le chiave, cioè la Gotia, lo Cimballo, la Soldaya, et molti altri lochi de Zicchi, et de Tartari. Per la quale cosa non ó da dubitare che andando lo Signore Turcho con questo favore in Valachia obtenir;\ sua intentione, che Dio non lo voglia; et obtinendo, è da dubitare grandemente non pensi de mandare dieta sua armata in zoso, et più presto per questo loco, cha per altro, et precipue che da uno mese in qua siamo advisati in questa circumstantia della natalia qui vicina del comandamento del Signore se ha facto, et fasse provisione de farine, et se scrive assapi (sic) de novo. Non se pò intendere ad quale (Ine; Dio onnipossente lo confonda. DOCUMENTO XXIII. Altra lettora da Scio, scritta da Giacomo Giustiniani, informativa della stessa presa di Gaffa, e dell’ andata a Mocastro della vittoriosa flotta turca. 1475, 10 luglio (Archivi di Stato lombardi) Copia de una littera scripta da Sio adì 10 Luglio 1475 per Ser Jacomo Justiniano de Sio. Advisovi como heri havemo hauto littere da Pera et da Bursia de di 28 et 29 del passato, affermano la perdita de Caffa, de che è da dolere ad ogni cristiano, et dice in questo modo. Adì 3 del passato larmata del Turcho è gionta in Caffa et subito smontò in terra et fu alle mani con li Tartari et li homini de Caffa; visto lo Imperatore de Tartari non potersi salvare, intrò dentro da Cada con homini mille et cinquecento, lassiò el suo Bassà con el resto della sua gente, lo quale con el resto delli Tartari sono acordati con el Capitaneo della armata, et incontinente li dette soccorso de victualie, et altri bisogni, et coraentiò ad combattere la terra per zorni quattro, et alli cinque li Greci et Armenij se levorno, et dissono al li latini che olii non volevano più offendere alli Turchi et che se volevano rendere; visto li Latini essere pochi, non potendossi deffendere, se sono renduti con certi pacti, delli quali non hanno servato nulla, ma ha facto tagliare la testa al Consolo, con altri SUPPLEMENTO ( 482 ) trecento zenovesi, et facto scrivere lo bavere de Caffa, dice case octo-millia, anime settantamillia, et ha lassiato lo loco fornito et è andato ad Mocastro in Valachia, onde forte se dubita non habia honore, et questo perchè già giorni 20, et più è andato con grande exercito in dicto loco de Valachia, perchè forte è da dubitare de tuti li lochi de quelle bande. Idio per sua bontà habia misericordia alli cristiani. DOCUMENTO XXIV. I Maonesi di Scio intimoriti dalla perdita di Caffa, e dalla insolenza del Turco, paurosi d’ un improvviso assalto, chiedono soccorsi o profferiscono la cessione del dominio alla Repubblica, con minaccia di abbandonare l’isola, so non vengono aiutati. 1475, 16 agosto (Politicorum, Mazzo 2.° predetto, n.° 67, nell’Arch. govern.) {Extra) Spectabilibus et egregijs dominis mahonensibus ciuitatis et insule chij januam commorantibus. (Intus) !$( Millesimo quadringentesimo septuagesimo quinto die decima sexta augusti in chio. Spectabiles domini et fratres honorandi. Intellexeritis per allias nostras maximas tribulationes et pericula in quibus a pluribus mensibus versati sumus propter classem teucrorum. que usque ad mensem junij nos suspensos et quaxi in dubio tenuit ne contra no......voluit Deus in caphenses deuoluta est. quem locum obtinuit sub aliquibus pactis non obseruatis. Nam capitanei.....ablatis pueris et puelis caphensium numero quinque millia, quorum partem jam in Pera miserat, ablatisque bonis mobilibus ipsorum, non propterea contentus de predictis ipsos caphenses tribulat in reperiendis et allijs eorum bonis que cogitabat occultauerint........ipsis caphensibus fuisset preliasse et mortuos fuisse quam talle spectaculum vidisse. Non narabimus particulariter ipsum misserabile cassum, cum distincte et comodo et qualiter successerit non inteligamus. sufficit satis id mallum concluxiue. m.....andus cassus tantum timorem at- ( 483 ) DOCUMENTI tulit omnibus nobis, incolis nostris et ceteris qui in locho isto repe-riuntur. quod si mediam.....inimici debelassent non magis timorati restitissemus, nec oportebat nec etiam oportet cum effectu nos presentialiter .... habeamus lochum fortissimum munitum omni necessitate et plenum hominibus mala fortuna nostra degenerauit. Animos nostros......timemus ubi cum effectu non est timor, sed parum prosunt bona verba languidis quando remediis carent.....abet quando timor est validus. Et si tam bene muniti hominum timemus, quid erit cum minor . . . sibi habebunt ut dubitandum est. quia carentibus auiamentis istarum partium, ut valde dubitandum est. carebunt etiam negotiatores qui in maxima parte custodiunt lochum istum. Maxima pars dicti timoris sequitur ex manchamento pecuniarum, nam si haberemus pecunias in conducendis hominibus tempore necessitatis animus magis nobis ereserei et sic ceteris incolis nostris, sed cogitantibus nobis maximam paupertatem in qua Mahona ista est. adeo quod si egemus ducatorum centum ignoramus unde ipsos habere quia consumpssimus omnes cabellas anni venturi, sumus in debito ducatorum X millium, et ultra necesse nobis est prouidere ad . . CCXL milia pro auaria nuper nobis facta per regem teucrorum pro filijs q. ni-colai de sigestro. Quibus cogitatis animus nobis carret desperantes posse locum istum regere, quare in Dei nomine et bone sortis decreuimus vigore presentis dare vobis bailiam offeratis locum istum dominationi nostre in omnibus et per omnia juxta formam conuentionum quas cum prefacto comuni habemus, rogantes in hoc nullam moram trahatis sed flat celerius sit possibile. Prefactus rex teucrorum est in armis potentissimus insolens ex victoria caphe. tractans pacem cum venetis, que ut fertur concludetur cito. Ideo nil dubitamus isto primo tempore debeamus iterum in periculis et timore esse, quare necesse est facere cito quid agendum est. Unde iterum atque iterum rogamus suplicetis dominationem nostram velit lochum istum capere et nobis soluere quid pro ipso habere debemus. Si vero aliquo respectu non vellent conciues nostri intrare in capiendo lochum istum ut supra, tunc requiratis retirment ipsum nobis ’pro annis......tionem. Et quia in hoc forte videbitur aliqua di- uersitas opinionis, videlicet quod ex una parte indicemus non pos- SUPPLEMENTO ( 484 ) sumus lochum istum regere et ab allia parte requiramus reflrmetur pro annis XXVIIII. si in hoc bene cogitabitis non est ulla diuersio. Nam si presentialiter Mahona ista caret pecunia et Ade. non est mirum, nam cogitantibus nobis, videlicet ex nobis qui possunt, et alijs mercatoribus quod finitum est tempus apaltus nostri et ignorantibus si locus in nobis restare debeat, non volunt nobis facere fidem, nec est qui vellit ex cabelis nostris anni 1477 emere. Qui si inteligerent lochum istum nobis refirmatum esse pro annis XXVIIII. cresseret nobis fides creserent animi emptorum cabelarum in emendis cabelis temporum futurorum. Caperemus etiam ex bonis nostris mobilibus usque ad corrigia (sic) dominarum nostrarum pro impendere ad gubernationem loci, et hoc modo habunderemus pecunijs et prouideremus necessitatibus oportunis. cre-seret etiam obedientia populi erga nos que amodo nula est. cum populi inteligant nos exituros a Mahona ista uno modo vel alio, et hec est vulgaris oppinio. nec valere amplius dissimulationes. Et si ad hoc deueniendum est ut locus iste nobis refirmetur. necesse nobis est pro uno tempore habere subsidium, quia ut supra tantum debilitati sumus quod vix respirare possimus, et subsidium quod velemus est detur nobis drictus unius pro centanario post tempus venditum luce justiniano. et qui drictus coligatur hic per duos vel tres ciues qui impendant quantum extrahetur in fortificatione castri et castrorum insule ac alijs necessarijs ad tutelam loci, in discretione ipsorum mercatorum. Vellemus etiam ordinaretur fides ducatorum X millium, et plus si fleri potest, et licet majora conuenirent ad salutem istius loci, tamen ista leuia petimus ut leuius obtineamus, et hoc modo sequendo non desperamur lochum istum saluare. Et licet viuamus in maximis an gonijs et sub maximis periculis, tamen pro conseruatione loci istius et status nostri omnia patiemur quousque deo placeat, sperantes forte per aliquem casum superuenturum isti draconi liberari ab ista miseria. et sic christo placeat. Si vero dominatio nostra non capiet lochum istum modo quo supra, vel si non dabit nobis ipsum modo quo supra, sed vellet nos ducere in verbis bonis aut malis, inteligatis ex nunc prout ex tunc nos non velle sic permanere, imo consulemus salutem nostram et filiorum nostrorum et unusquisque nostrum prouidebit sibi secundum deus disponet. ( 485 ) DOCUMENTI Vidimus proprijs oculis, modo sunt anni quinque, calamitates illorum do nigroponte. Inteleximus nuper miserias illorum de caffa. quas toto nostro posse conabimur euitare. habito respectu ad ea que postea sucedere possent. et sic dicimus et protestamur coram deo et mondo, rogantes non taceatis in publicis nec priuatis locis istam nostram protestationem. Inuocantes ex nunc Deum contra vos et fllios vestros si.... itis istam partem, videlicet quod sine auxilio presto et bono dominationis nostre nos non posse lochum istum regere, irno ipsum relinquemus et ad minus malum cogitabimus. Aliqui ex nostris cogitamus hinc se leuare cum familijs nostris et ad vos venire, licet cum maximo nostro incomodo. Aliqui vero cogitamus alias vias capere et jam facta fuissent, nixi due...... nos tenuissent. Prima supraueniente ieme speramus non debeat exire classis usque ad istud primum tempus, secunda quia speramus con-ciues nostri debeant unum ex predictis remedijs nobis dare, quibus carentibus et supraueniente mense februarij et non inteligamus firmiter et presto habere remedium rei nostre, inteligatis et pro firmo habeatis ca.....partitum ne pereamus. Et hoc vollumus clare nobis dicere, et ut clarius loquamur exclaramus vobis quod destituemus lochum istum et unusquisque nostrum sequetur suam fortunam, siue bonam siue mallam. secundum a deo ordinata ......Et quia tempora currunt, rogamus iterum restringatis cum donrnatione nostra quid agendum erit et per vestr .... per plures nuntios proprios sumptibus nostris denotate nobis quid agetur ibi in causa nostra. Exclarantes vobis ex nunc si a vobis litteras non habebimus, aut si perplesse erunt, inteligemus nos destitutos esse, et eo casu cogitabimus de salute nostra, rogantes ex nunc deum erruat nos a calamitate supraueniente et dirrigat nos secundum suam magnam misericordiam. Stipendiati hijs diebus ex ibi nobis missi fuerunt homines pessime qualitatis fures insolentes inobedientes sussurones et denique omni malo pleni. Quare non eligimus pro presenti requirere ad primum tempus mittantur nobis homines, dubitando incurere in eo quod ad presens sumus cum ipsis maledictis hominibus. Inteligemus in diem quomodo partes iste stabunt fulcite hominum capiendorum isto primo tempore si expediet, et si inteligemus ad partes istas posse reperire sufficientiam hominum, tunc mediantibus pecunijs comunibus. videlicet librarum XV millium, prouidebimns hic SUPPLEMENTO ( 486 ) de personis humanis et cognitis. Si vero inteligomus partes istas vacuare horuinum. tunc iterum scribemus ut ex ibi nobis mittantur et ex nunc exclaramus non mittantur nobis homines 'ex rapallo usque ad vulturum, quia sunt isti maledicti qui faciunt quotidianas rixas, furantur die ac nocte, tribulant mulieres grecorum et minantur pejora facere, adeo quod fuit opus ex pecunijs nostris modicis capere homines centum apodiatos domino potestati cum duobus ex nostris, ut prouideant maleflcijs dictorum stipendiatorum, et hoc modo aliquantulum quietamus. Ab officio hic deputato ad expendendum libras XII millium expen-diti sunt da ducatis DCC in circa, ad auizum. Vere misserunt soluere ibi ducati DCCCC sed non fuit opus expendere quam ducati DCC incirca. ad avizum. Que peccunie intelligatis tenent nobis flatum in corpore et ipsas sparmiauimus plusquam si essent nostre proprie, quia tota nostra spes in ipsis constitit (sic). Dominationi nostre scribimus solum de periculis in quibus versamur, concludentes per vos ipsi dicentur aliqua . . de predictis dicatis plus et minus, et capiatis tempora conuenientia in discretione vestra, non propterea desistendo bene exclarare nos non posse lochum istum, regere absque auxilio, et protestare capiemus partitum minoris mali si videbimus ex ibi destitui. Et quod (lendum est flat cito, et predicta omnia remittimus super animas vestras si non facietis cito et bene, ex eo quod ad vos actinet. nam aliter faciendo sanguis noster sit super vos et filios vestros. Sunt multi ex nobis qui debent pro eorum censsu et etiam pro eorum auarijs. quare rogamus velitis eligere aliquos ex vobis qui ortentur ciuibus quibus cura dictorum censsuum et auariarum attinent, ut tractent nos conuenienter. attenta nostra mixeria. et pari modo tractent nos bene in conuentionibus capiendis de nouo pro auariis. nam aliter sequendo cogeremur alias vias capere quam ibi venire. Fides supradicta vult pariter ordinari quod carente uno alij supleant. Nam isti nostri mercatores sunt tantum dilicati quod non preterirent unam sila-bam ab eorum comissione et quia pro modica re possemus leuiter perire. Ortamur et rogamus vos velitis studere inteligendi quales ordines dantur, nam domestice et clare loquendo ex ibi hic scribitur, et sic affirmant venientes, quod vos estis illi ciues in tota illa urbe, qui minus procuretis salutem nostram, et licet id male credendum sit. tamen dicitur et scribitur ut supra. ( 487 ) documenti Dominus potestas noster male contentatur de isto suo officio, quod fuit sibi valde tediozum. precipue pro insolentiis et malefitiis stipendiatorum predictorum qui male corrigi potuerunt istis tempori bus. et potissime quia ex natura sui est pacifficus et mittis homo. Inteleximus scribat ibi non velle stare ad istud officium ultra suos menses XIII. Ideo et nos contentamur de quid sibi placet, rogantes cogitetis tallem successorem nobis mittere qui habeat animum puniendi maleffactores et videndi enses nudos. Nam satis opportet temporibus suspectis habere homines viriles. Et si ex ibi hic deberet venire nauis cum hominibus stipendiatis aut sine, laudamus ipsum sucessorem mittatis, et licet veniat ante tempus istius nil nocebit, quia poterit temporizare et habebimus duos pro uno et non... inter ipsos capient terminum concorditer aualandi sibi locum. Nec allia, parati pro vobis, valete in christo. Paullus adurnus Angelus justinianus manu propria Johannes justinianus q. baptiste Gabriel justinianus Valaranus et gaspar justiniani Franciscus justinianus q. domini bartholomei Jeronimus justinianus q. cristofori Edoardus justinianus Filipus paterius Lanfrancus paterius Cassanus justinianus Johannes antonius justinianus Johannes justinianus q. vescontis Matheus justinianus q. antonij (*). (') Qui la lettera passa a trattare altre materie estranee al nostro argomento; perciò gli poniamo fine. SUPPLEMENTO ( 488 ) DOCUMENTO XXV. 11 Rettore e Consiglio di Ragusa riferiscono a Pietro Mocenigo, doge di Venezia, i particolari della miserabile caduta di Caffa e di Tedoro, non che le mosso militari passate e le temute in prossimo dall’ armata turchesca. 4476, 18 febbraio (Monumenta Hungariae Historica. Tom. Y, pag. 345) (*) Serenissime princeps , et excellentissime domine, domine obser-vandissime. Post humillimam comendationem. Accipiat summatim Celsitudo vestra que oratores nostri Constantinopoli reportarunt. In Ponto Euxino, quem mare maius vocant transacto anno fuerunt tureorum vela 440. Classis hec, vt Serenitati vestre notum est, cha-pham cepit, cum alijs septem oppidis, que caphe subdita erant. Quingentas Januensium et aliorum latinorum familias Capha Constantino-polin migrare iussit truculentus drago. Cepit insuper duo ad tanam Christianorum castella. Hec que diximus per classem turchorum in mare maiori gesta sunt. Decembri vero prope exacto ipsorum tureorum gentes in ipso mari maiori deuicerunt quandam communitatem Alexam, que (s/e) urbem natura loci inexpugnabilem et industria munitam habebat, quam vulgo thodorezam vocant, hic comes inter urbem, et comitatum suum possidebat, ut ferunt, domos 30m. Quem cum vi debellare non possent fame obsessum, ad deditionem coegerunt, ceperunt-que vrbem, et vrbis dominum cum toto comitatu, interposita tyranni fide. Captum cum tota familia, et Constantiuopolim traductum iugu-larunt, exceptis uxore et filiabus, quas tyrannus in usum suum, siue in abusum, retinuit. Eius intentio fuit anno transacto in Moldoviam ire, sed reuocauit eum a proposito metus quem de maiestate regis hungarie tenebat. Audiebat enim regem Stephano Moldouie comiti fauere. Presenti (') Autentica copia di questa lettera avemmo dalla cortesia del prelodato Cesare Cantù, meglio corretta nella lezione che non sia la pubblicata nei Monumenta Hungarica dal signor Mirce de Baratos. Comincia colla parola Exemplum, ciò che indica esser pur essa un’ altra copia e non l’originale. ( 489 ) DOCUMENTI anno videtur omnes alias cogitationes postposuisse. Versus Danubium omnia eius consilia diriguntur. Coquunt enim eum, et sollicitant regij motus rumor (sic), erat cum toto februario presenti cum Bassa Romanie Adrinopolim venturum esse, vt ibi contractis gentibus, que bello necessaria sunt, queat parare classem, nunc molitur nullam. Turei autem, qui archanorum tyranni participes dicuntur, aperte loquuntur quod prima que per ipsos parabitur classis, in ipso hoc mari acdriatico fortunam experietur. Hec de nouis oratores nostri attulere. Ceterum Marinus de Bona nobilis conciuis, et mercator noster, istic agens, certam rationem suam etc. Ex Ragus:o die XVIII februarij 1476. Eiusdem Serenitatis Vestre deuotissimi seruitores Rector, et consilium Ragusii cura humili comendatione. (A tergo) Serenissimo principi, et excellentissimo domino, obser uandissimo Petro Mocenigo. dei gratia inclito venetiarum duci. DOCUMENTO XXVI. Supplica di Giovanni Spinola di Cassano al magnifico Ufficio di s. Giorgio, per ottenere un generoso sussidio, avendo nella caduta di Caffa perduto i figli o tutte le sue sostanze, e trovandosi ora non solo nella miseria, ma oppresso dai debiti, contratti per titolo dell’impiego sostenuto in Caffa. (Filza di Caffa) Magnificis ac prestantissimis dominis protectoribus et officialibus comperarum sancti georgij humiliter ac deuotissime suplicatur pro parte deuoti vestri ciuis et seruitoris johannis spinule de cassano, stipendiati vestri in capha. quemadmodum, ut est notum vestris magni ficentijs. ipse cum fllijs ejus in illa miserabili capfuitate caffè, captiuus remansit, et duo ejus fllij unus masculus et altera femina morbo pestilentiali perierunt, et altera filia femina in miserabili captiuitate remansit, et ipse ibidem dimissit omnem ejus substantiam. Que omnia processerunt ut seruiret magnificentie prelibate et do- SUPPLEMENTO ( 490 ) minium ejus ibi conseruaret. ad quod fuit retentus, etiam ultra terminum stipendij sui ot preter ejus voluntatem, jussu et mandato officialium magnificentie prelibate, quibus etiam paruit, velut cupidus rem semper gratam facere dominationibus prelibatis. et ubi ipse nunc in eo exterminio et miserabili clade remansit sine prole sine substantia et cum tanta miseria ac infelicitate. Accedit ulterius quod restat debitor et oppressus alieno ere etiam ibidem.....Nam cum sibi fuisset concessum officium jagatarie er- barum pro parte sue mercedis, et permissum quod illud vendere posset paulo baptiste lercario ac bartholomeo marino, nunc astringitur, ut quia casu fortuito non potuerunt illud exercere, ad restitutionem pretij et ad soluendum quod non habet. Simili modo pro solutione staliarum ipse astringitur per nobilem abraam de viualdis. ut sibi satisfaciat pro hijs que soluit prefatis magnificis dominis pro stalijs dicti officij. et hoc modo sequitur ne dum nudatus substantia sua et filijs ac facultatibus, sed imo etiam oppressus ere alieno sine . . . . substantia, quo nichil potest miserabilius excogitari. Et quamuis justitia importet quod, attentis supradictis. debeat sibi satisfieri, ipse tamen non elligit nec intendit littigare cum dominationibus prelibatis. sed imo illis se deuote commendare. Quapropter pro parte, de qua supra, humiliter suplicat quatenus dignentur magnificentie prelibate supra omnibus et singulis supradictis habere aduertentiam ac considerare omnia et singula supradicta. et presertim deuotionem suam et opera ejus versus dominationes prelibatas. et quod ex deuotione et obedientia quam habuit passus est et patitur exterminia et infelicitates de quibus supra, et super omnibus pensato examine dignentur ita et taliter necessitatibus ejus ac infelicitati prouidere. ne videantur magnificentie vestre beneficiorum immemores et non velle benemerentibus retribuere, et si non in totum, quia damnum ejus grauissimum est. saltem aliqua ex parte sibi contribuere, et quod de jure fieri deberet, saltem ex gratia sibi conferatur, ne quodammodo mendicare compellatur et oprimatur alieno ere ut supra. De quibus se commendat vestris magnificentijs prelibatis quam deuotissime (J). (Senza firma) (’) Già compilato il Supplemento, ci cadde nelle mani un non prima visto registro nell’archivio di s. Giorgio, intitolato Negotiorum, ann. 4474 in 1477, ( 491 ) DOCUMENTI nel qualo trovammo (oltre parecchi atti spettanti allo scaduto console Goffredo Lercari, di cui diremo più sotto) anche i seguenti, che sono da riferire. Sotto il giorno 17 giugno 1474, ad istanza di Paolo Raggio notaio, concedono che Bernardo suo figlio prenda il posto di sottoscrivano della curia di Caffa, già concesso nel 1471 al di lui fratello Cosimo, il quale 'propter ejus tenuem complexioncm per mare capliam nequit accedere. Cum hac declaratione quod bernardus ipse teneatur capham accedere saltem ante finitum tempus preces-soris sui, ut in tempore posuit illi succedere. Sotto il 15 marzo 1475 trovasi un certo Bartoiomeo Bancio de Tarento, ammesso allo stipendio mensile d’un sommo, alle condizioni solite. Ma più che tutto curiosa è la notizia, o domanda d’indennità fatta ai Protettori da Giuliano Gentile Fallamonica, olim designato consule capite, dicente quod cum eorum tempore ad ipsam urbem accederet, et iter fere omne peregisset, propter depredationem dicte urbis coactum fuisse redire, multa damna et expensas pati, que si non omnem indemnitatem suam, saltem ipsius partem a Comperis videntur exigere. E i Protettori, addi 31 gennaio 1477, statuerunt tum propter damna ipsius juliani in caphensi itinere passa, tum etc. pro sua integra satisfactione insolutum (sic) capi debere eidem jultano libras noningentas quas debet ipsis dominis protectoribus de pagis sancti georgij anni LXXV etc. Dunque il Gentile non era ancor giunto, ma poco distava da Caffa, quando questa fu assalita e presa dal Turco. DISCORSO STORICO sur.r.R QUISTIONI PRIVATE Società t.iffure St. l'atrta. Voi. VII P. II. _ DISCORSO STORICO ' % Nella compilazione del presente Codice noi ci trovammo a più riprese sotto gli occhi, fra la serie degli atti riguardanti P anno in corso, alcuni incarti ossia pacchi di documenti , che toccavano interessi affatto privati od anche pubblici, di cui la materia ne parve di rilievo e l'inserzione loro frammezzo agli atti stessi ci sembrava poco opportuna. Il perché , ben maturata la cosa, venimmo nella deliberazione di raccoglierli tutti in un corpo, codesti incarti, e collocarli a mo’ d’Appendice a calce del nostro lavoro, e se trovati meritevoli d’illustrazione, come lo erano della stampa, presentarli al benigno lettore con un apposito discorso ; ciò che ora ci apprestiamo a fare. Vero è che sotto il titolo di Quistioni abbiamo compreso anche i sindicamenti di due consoli, i quali rigorosamente forse non gli appartengono; ma essendo pur essi atti giudiziarii, e contenendo ben molti piati e querele fra individui, a giudizio QUISTIONI ( 496 ) nostro vi stanno pur bene. Oltrecchè il lettore vedrà nel seguito della esposizione nostra come il colore politico e 1’ animosità privata vi avessero il principale luogo, e la spinta più gagliarda imprimessero in siffatte controversie, meglio assai che il culto della giustizia, P amore del ben pubblico, o P onore della patria. Sette ne sono i capi : quanti cioè i litigii avvenuti ; e di ciascuno noi esporremo, colla maggiore possibile concisione, i punti culminanti ed essenziali, Stessendovi all’uopo brevi riflessi suggeriti dalla trattata materia. 11 primo, in ordine di tempo, riguarda il processo a piede libero del borghese di Calla . Gregorio Delpino, soggetto turbolento , ma audace e ricco , sostenuto da validi protettori e molti suoi congiunti. 11 secondo verte fra Carlino Lercari, figlio al console Goffredo , e gli appaltatori delle gabelle, circa un pagamento di dazio per salnitro introdotto in Calla. È una quistione tutt’ affatto commerciale, e niente politica, breve perciò nella sua narrazione. Più fiera ed animata fu la terza contesa passata fra il console di Soldaia, Cristoforo Di-Negro ed i prepotenti fratelli Andreotto , Teodoro e Demetrio Guasco, signorotti nei pressi di quella colonia, appoggiati nelle loro pretese dal console e altri amici di CalTa. Sotto P aspetto geografico questo litigio riesce di grande utilità storica. Noiosa, intricata e grave assai sopraggiunge la quarta, che spetta alla interminabile, e nel fatto mai terminata, quistione fra i due vescovi armeni; non ultima causa del malcontento, e forse il vero pretesto alla miseranda rovina del paese. Sono compresi nella quinta i richiami sporti dallo scaduto console, Goffredo Lercari, contro la sentenza dei suoi sindicatori, da esso tacciati d'ingiustizia e mal animo al suo riguardo. I ( 497 ) privati*; La sesta infine e la settima contengono la inquisizione generale di sindacato sulla gestione del consolato di Battista Giustiniani, e il lungo processo di completo sindicamento del medesimo. Dirò cosa a niuno grata e a me più che a tutti spiacevole, dichiarando qui, da bel principio, che quasi nissuna delle suesposte vertenze vede la sua finale soluzione nelle pagine nostre. Imperocché le comparse ultime doveano avere luogo in Genova, ove da tutti, se ne eccettui il Giustiniani, fu appellato ; e sopravvenuta l’improvvisa catastrofe di Caffa, le liti o non ebbero più alcun seguito, o. ne giaciono le sentenze tuttora sepolte e inesplorate nei nostri archivii, se pur qua ne giunsero a salvamento gli incarti. E di vero, chi assolvere o chi punire, se gli interessali erano morti, o gemevano sotto schiavitù del Turco? QUISTIONE DI GREGORIO DELPINO. Tornando a bomba, eccoci a narrare la quistione prima. Chi era questo Gregorio Delpino? La risposta è già contenuta in più d’ una pagina dei precedenti annali ; là ove riferimmo la costui insolente bravata al console Alaone D’ Oria, preceduta dall1 atto villano commesso verso il vicario consolare, Pasquale Celsi, cui, nel pieno esercizio delle sue funzioni di magistrato, fece minaccioso atto di colpirlo d’uno schiaffo sul muso, com’egli si millantò (l). Ma più che tutto poi, si rese il Delpino ribelle alla patria ed infame, nella congiura e colla uccisione di Giovanni Balbo, l’assassino armato dall’imperatore Mengli-Karei contro il detronizzato suo fratello Nourdoular, accadute in Calla poco dopo il predetto fallo ; in seguito ai quali unitamente a Bertolino Al- (<) Vedi a pag. 712 c seg. del Tomo lì. Parte l.a QUISTIONI ( 498 ) legro. suo complice, fuggì dalla città, appiattandosi in un sicuro, e a pochi noto, nascondiglio. Delle due malfatte la prima avvenne innanzi al maggio 1471 , in cui il D’Oria cesse il governo della colonia, e la seconda, più iniqua e violenta, successe tra il 4 e il 26 luglio , già sotto il consolato di Filippo Chiavroia, il quale in un suo lungo messaggio ne riferiva le particolareggiate circostanze al Banco in Genova ('), denominandola magnum casum detestabile; come infatti lo era. In mancanza dei fuorusciti, il Chiavroia avea in frattanto fatti serrare in carcere Rolando Castiglione e Battista Allegro, padre di. Bertolino, dai quali, sottoposti ai tormenti e alla corda, ebbe il bandolo, carpì i nomi, le fasi, le speranze e lo scopo dei congiurati. Anche il sovrano Ufficio di s. Giorgio, reso consapevole del tenebroso avvenimento, capace di mettere ili soqquadro l’intiera colonia, stimmatizzò a dovere i colpevoli. Ond’è, che nelle istruzioni date al nuovo console eletto. Antoniotto Cabella, in procinto di partenza per la Tauride, liavvi pur questa, di procedere severamente conira homicidas et alios delinquentes, i quali precetta officialium nostrorum contemnere presumpserunt, et incomposita verba iactare ; cosicché executiones vestre memorabile omnibus prebeant exemplum (2). Parole queste chiaro chiaro allusive al Delpino e ai suoi compagni di congiura. Di costoro non é più parola negli atti ; probabilmente furono o giustiziati o colpiti di bando (3), e allora tutto il rigore della legge si condensò sul capo del principale manipolatore della trama, il Delpino. (*) Vedi a pag. 796, ivi, il documento DCCCCLXXX1X. (*) Vedi a pag. 862 del Tom. II. Parte 1/ nel documento MXXXI. (3) Di Battista Allegro solo sappiamo che viveva e trovossi in Caffa all’epoca dell’irruzione turca; and egli fu uno dei prestanti cittadini inviati a parlamentare col Bascià per la resa della piazza. Aredi a pagg. 164 e 242 di questo Tomo. ( 499 ) PIÙ VATE Egli in dicembre 1471 trovavasi ancora rannicchiato e nascosto nella sua buca; dalla quale bramoso d’ uscire a più sereno aere, col mezzo di Babilano Adorno, fratello ad Antonio, suo cognato, aveva, mesi innanzi, iniziato pratiche nanli il console di Caffa per ottenere un salvocondotto in città , e a piede libero trattare ivi la sua causa. Ma il Chiavroia tenne duro a negarglielo non solo, ma, impedendo che la domanda fosse messa alla posta in pubblico Consiglio, richiedeva arra più sicura pel richiamo del bandito. La durava per così, se il Babilano predetto non si fosse mosso pel primo, e, iterando la istanza, non si mostrava pronto ad accettare tutte le condizioni volute dal supremo magistrato prima di concedere il ritorno in città. Recavano: l’obbligo preventivo, da parte del ribelle, di osservare appuntino i sottoscritti capitoli, ratificandoli entro tre giorni dal suo arrivo. In caso diverso la multa di cento sommi d’argento per Babilano stesso, e il salvocondotto, a concedersi, reso nullo e scaduto di pien diritto per Delpino. I capitoli poi erano questi. Costui si obblighi nel termine di altri tre giorni dal rimpatrio, di prestare sicurtà di sommi due mila, d’andarsi a presentare all’Ufficio di s. Giorgio in Genova in persona, fra diciotto mesi dal dì corrente, e di imprenderne il viaggio non più tardi del maggio venturo 1472. Non facendolo nello spazio promesso, o non presentandosi al Banco entro quel tempo, cadrebbe nella multa dei due mila sommi. L’articolo contiene ancora un pizzico di zucchero ed un’altro di pepe: in quanto che veniva ammesso il giusto impedimento dei, maris et gentium, Il quale, del resto, non era abbandonato alla commoda interpretazione dell’ interessato, ma si doveva declarari el judicari per prefatum magnificum officium, seu dominum consulem caffè. Le sicurtà poi a prestarsi in favore di Delpino non dovevano superare i sommi cento cinquanta per ogni singolo mallevadore , ciascuno dei quali aveasi QUISTIOKI ( 500 ) ad approvare e tenere per buono dal solo console, escluso qualunque altro magistrato di Calìa. In secondo luogo , il Delpino prometteva e si obbligava di stare ed obbedire ai cenni o precetti a farglisi dal Banco di s. Giorgio o dal console, non che alle condanne cui fosse per essere sottoposto in qualsivoglia modo e da qualsiasi giudice : massime in virtù del processo contro di lui agitato in Caffa e inserito nei registri della curia. In guisa però che, quanto alla pena capitale, dove fino a quell’estremo giunger dovesse la sua condanna, il salvocondotto, concessogli solo pel tempo stabilito, innanzi alla scadenza gli fosse contrammandato per gli effetti della legge. Finalmente i mallevadori del Delpino doveano entrare sicur-tarii in solido della complessiva quantità dei due mila sommi prefissi , ciascuno per la porzione sua, mediante tutte le rinunzie e larghezze solite concedersi in simili casi a sostegno della punitrice giustizia ; e più di tutti il richiedente a nome di Gregorio, cioè Babilano Adorno, il quale perciò ipotecava al fisco ogni suo avere presente e futuro. Munito di tante clausole e artifizii curialeschi, il console, in data'19 dicembre, permise alla fine che la domanda di revoca del bando fosse messa alla posta nella consulta di Stato ; e non tardò a sortirne il favorevole decreto, come già eransene accertati preventivamente i congiunti di Delpino. Saputolo, lasciava costui subito la sua tana, e venne difilato a CalTa, ove, addi 23 stesso mese, ratificò la promessa in suo nome fatta e stipulata nanti l’autorità, presentando i mallevadori, in numero di diciassette, sottoscriventi quale per cinquanta, quale per cento, e niuno per più di cento cinquanta sommi, a norma del convenuto. Ti prego, mio lettore, di fissarti bene in mente la data del maggio Ì472, come ultimo termine in cui il Delpino avrebbe dovuto far vela da Calla a Genova; perché ci sarà da divertirsi alquanto in proposito. ( 501 ) PII IVATE Eccoci già infatti ai 28 aprile, quasi la vigilia della scadenza. 11 ricco facinoroso durante il quadrimestre trascorso non perde il tempo nell’ingraziarsi il console; e fosse reale, effettiva impotenza, o inganno e strategia la sua, il di predetto riusci a farsi accompagnare al palazzo di governo dagli amici, e domandare, sotto le stesse condizioni del precedente contratto, una prima proroga di quattro mesi, cioè dal maggio a tutto settembre ; ed il console volens complacere gregorio de pinu presenti et ita requirenti, bonis respectibus et legitima causa, la concede. Non accenna per altro alla qualità della causa, ed all’impedimento, cioè se dei, maris aut gentium! Io sospetto quasi sia stata quest’ ultima, e Dio non voglia che peggio... m’intendo la pecunia. Inoltre con la presente proroga si otteneva il beneficio della scadenza di carica e 1’ allontanamento da CafTa del console Chiavroia; cui successe il già massaro Goffredo Lercari. Con lui si trattò più alla libera, e per ottenere una seconda proroga si attese proprio 1’ ultima ora, il 31 settembre, e lo stesso giorno il console, gentile cavaliere e compiacente ai loro desiderii, accorda la chiesta grazia pel tempo dai mallevadori dei Delpino voluta, cioè a tutto ottobre ; sempre, si sa, bonis respectibus. Ma questa volta in ispeciale modo in vista di ciò, che nell’intermezzo poteva giungere l’ordine del magnifico Ufficio da Genova, con cui, secondo che scriveva un tale Domenico Promontorio, il Banco aveva delegato il giudizio finale della vertenza al console del luogo ed al suo vicario , insomma al tribunale di Caffa. Gherminelle, astuzie, cred’io, per protrarre a lungo sempre più e a bello studio la dipartita. Le lettere aspettate non giunsero per la ragione che mai non furono scritte; e il Lercari, già varcalo il termine assegnato, spedi il 12 novembre un pressante ordine al ribelle di partire senza ritardo per Genova. Ed egli, che assente era o di nuovo chiuso nel suo nascondiglio, si fece vivo il 16, in cui davanti QUIST10NI ( 50:2 ) il console, di bel nuovo proclive a benevolo indugio, rinnovò la promessa di tenersi pronto pelle calende.... greche.... no sbaglio.... del futuro marzo 1473, colla prima carovana che prendesse il cammino per le maremme ; e caso che nissuna ne partisse a quell’epoca, s’obbligava d’incamminarsi anche solo e ad ogni modo, o per mare o per terra., alla volta di Genova. Men male che non aggiunse anche per aria. Non si conoscevano ancora i palloni ! .Ma, richiestolo, otteneva tuttavia dal console un prolungamento ai diciotto mesi di tempo a presentarsi al magnifico Ufficio, in riguardo del lungo tragitto terrestre, e il Lercari dal canto suo reso più prudente e cauto, serratolo fra 1’ uscio e il muro, gli impose, quasi a compenso, di non più quind’innanzi parlargli, per se o per altri, d’alcuna proroga ulteriore, a meno di cadere issofatto nella multa dei due mila sommi, senza remissione. Finalmente dopo questa data il nostro brav’uomo si ecclissa nel cielo di Caffa; ed è probabile sia partito nell’inverno successivo; ma dove andato, chi può saperlo? Due anni tondi durò il siio viaggio , nè penso li abbia consumati nella esplorazione del polo ! Piuttosto la rea coscienza lo avrà tenuto lontano il più possibile dal luogo, ove eragli minacciata una fine condegna al vile suo attentato. Scorso quell’ intiero biennio comparve da sezzo fra le mura della nostra città, e nanti il Banco di s. Giorgio, addi IO febbraio 1475, ripetè l’atto di obbedienza a tutti i comandi che il magnifico Ufficio fosse per ingiungergli nel corso di compilazione del suo processo, fino al totale suo esito. Quale poi esso sia stato, non mi è concesso d’annunziarlo, perchè qui finisce l’incarto. Questo si posso dire, che la stessa sua iniquità partorì vantaggio al brutto arnese, inquanto che rimasto qui a sostenere la sua causa, non presenziò l’eccidio della sua patria, e non cadde morto sotto il ferro nemico, né ( 503 ) PIWVATE fu tradotto in ischiavitù dal Turco, al paro di molti innocenti e probi cittadini di Caffa (*). Troppo spesso la cieca fortuna, pigliando a gabbo noi mortali, trascura gli onesti, aiuta e favorisce i malvagi! QUISTIONE DI CARLINO LERCARI. Segue la seconda quistione, della quale ci sbrigheremo anche più presto; essendone al tutto privato il soggetto e di lieve importanza storica, e gli attori uomini di negozio, non rivestiti di carica alcuna governativa. Carlino Lercari, figlio al console Golfredo precitato, esercitava la mercatura in Caffa, e un bel dì al pubblico incanto accettò la commissione di nolo di dodici caratelli di salnitro, cui mandati a caricare in Scio, trasferì e consegnava regolarmente alla masseria della colonia. Solo che pretese non doverne pagare il dazio d’introito agli appaltatori delle gabelle del porto, Lorenzo Spinola, Paolo Ristropi e socii. Questi, forti del loro diritto, lo vollero; e ne nacque la contesa, di cui è parola. Ma erano amici fra loro, e comuni amici eziandio con Gregorio Rosso e Simone di Carmadino ; nei quali perciò, in data 7 novembre 1472, convennero di fare un ampio, libero e generale compromesso, acciò, senza ricorrere ai tribunali, si finisse alla buona il litigio. Erano i patti: I.° che gli arbitri eletti godessero piena balia di giudicare e sentenziare in materia, quale competere poteva al regolare Ufficio di Mercanzia; un quissimile dell’odierno tribunale di commercio. 1I.° La parte soccombente avesse tuttavia il diritto d’appello al supremo Banco di s. Giorgio. (') Non trovo memoria della famiglia Delpino, anteriore alla venuta di costui in Genova. Clic adunque il nostro Gregorio sia lo stipite del casato ancora oggi esistente fra noi? Non è improbabile. QUISTIONI ( 504 ) III.0 Non per questo, il pagamento fosse differito, sborsato invece, sebbene col diritto di ripetizione. IV.0 Il compromesso durerebbe non più di otto in dieci giorni dalla data presente. Avvenne nel breve scorcio un contrattempo, per cui al Ri-stropi si dovè sostituire, di comun consenso, il terzo appaltatore, Lodisio Fieschi, e la durata dei giorni protrarre. Ma fu di poco ; giacché il 24 novembre stesso i due compromessarii, Rosso e Carmadino, ventilata la causa, già aveanla decisa in favore degli appaltatori e contro il Carlino. L’ unica ragione, e secondo lui irrefutabile, prodotta in giudizio dal Lercari era, che avendo egli venduto al Comune quella quantità di salnitro tuttora giacente in Scio, col solo obbligo di consegna in Caffa, la merce avea già mutato padrone e divenuta proprietà del governo, e come tale più non essere soggetta a dazio. Opposero gli (impresarii non potersi ancora dire quella roba del Comune, ma sì del mercante, al cui rischio e pericolo era commessa la trasferta; e quando la condotta d’una merce è tale, non cade in reale potere del governo se non all’ atto della consegna ; perciò dopo il suo arrivo in porto e il pagamento dei balzelli alla dogana. Cosi pure la intesero i giudici, e in questo senso motivarono la loro sentenza. Ma sì, il nostro Cariinetto, forse forse facendosi forte della sua qualità di figlio al console in carica, un mese circa dopo la condanna, e sei giorni dalla fattagli notificazione, alla presenza del vicario consolare appellò, come a magistrato superiore, al Ranco di s. Giorgio contro quella sentenza, dalla quale diceva sentirsi ingiustamente gravato; perché nel redigerla non eransi tenute nel debito conto le ragioni da se esposte, e perché il vero padrone del salnitro era Simone Lercari di Scio ed egli solo il committente; e infine perchè varii articoli delle regole, ossia statuto di Calla, per legge definiti, riguardo alP introito di cose spettanti alP uso del Comune, lo ( 505 ) PIÙ VATE favorivano all’ evidenza nella controversia sostenuta verso i suoi contraddittori. Lo stesso di, \7 dicembre, venne fatta, d’ordine del Lercari , la intimazione legale allo Spinola e socii, di nominare i loro procuratori in Genova nella lite clic stava per iniziarvisi nanti 1’ Ufficio di s. Giorgio, ond’ essere citati a domicilio, e proseguirne gli atti fino alla totale decisione : in caso diverso s’ avrebbe per abbastanza promulgato 1’ affisso alla porta della dogana di mare, residenza del Banco. E gli appaltatori suddetti senza mora, il 19 seguente, elessero a rappresentanti loro i nobili Pier Gentile Pallavicini e Gio. Battista Grimaldi, trasferendo in essi viccs eorum et judicium 'presentis cause. Cièche fa altresì il Carlino nelle persone-di Gregorio Lercari, suo congiunto, e Bendinello Sauli, in data 18 febbraio 1473, in cui dovè spedire al Banco il suo appello e tutto l’incartamento, che poi noi trovammo inserito nella filza di CalTa. Ma non per questo sappiamo l’esito della quistione, e poco ce ne duole. Certo che la bella quantità di salnitro, meglio che a soggetto di controversia fra i cittadini di Calìa, la avremmo con piacere veduta servire a propulsare 1’ attacco della flotta turchesca, e in difesa della patria. Rimane accertato, se non altro, dal presente litigio, come anche nella colonia taurica esistesse un apposito tribunale , avente l’incarico di accogliere i ricorsi, ascoltare le ragioni, discutere e sentenziare in materia di commercio, precisamente come oggidì fra noi, e denominato 1’ Ufficio di Mercanzia. Risulta ancora che il deposito maggiore di salnitro trovavasi a quei dì in Scio, e il suo traffico e carico veniva fatto dai genovesi senza impedimento di sorta da parte del Sultano , il quale dava libero accesso alle navi nostre sul Bosforo, ricavandone al più il convenuto prezzo di transito. QUIST10N1 ( 506 ) QUISTIONE DI CRISTOFORO DI-NEGRO COI GUASCO. Acerba invece , ostinata e rilevantissima dal lato geografico, e un po’ anche dall'internazionale, ci si offre ora la quistione intervenuta fra il console di Soldaia, Cristoforo Di-Negro ed i fratelli Guasco, durante il biennio -1474-1475. Soldaia otteneva incontestabilmente il secondo luogo fra le terre del dominio genovese nella Tauride. Cresciuta, al pari di Caffa, sulle rovine della rivale Cherson, possedeva un ottimo, assai commodo e vasto porto, con bocca volta a mezzodi. Le stava a cavaliere la fortezza di s. Elia, sita nel vertice più alto dei monti che le facevano corona, avente forma quadrangolare , e una scala a salirvi tagliata passo passo nel macigno. Inferiori alla quale e tutelate da quella, giacevano le case e i magazzini dei nostri, costrutti da un lato a perpendicolo sul profondo del mare, e difesi negli altri da una grossa e alta muraglia fortificata con dieci torri. Queste sarebbono riuscite assai opportune nel respingere un attacco nemico, ma per un dissidio interno a che servono le bastite ? Lo promossero i signorotti di alcune castella vicine, figli del fu Antonio Guasco, per nome Andreotto, Demetrio e Teodoro, d’origine genovese, come l’indica il casato (*), da un certo tempo padroni di più villaggi, sui quali esercitavano baronale dominio, e, fors'anche, lasciatemelo dire, cruda tirannia; poiché siamo ancora nel medio evo. Tanto é vero, che la con- (’) I Guasco, nobile e antica famiglia di Alessandria, furono signori di Qravi, cui dopo varie lotte cessero alla nostra Repubblica, ottenendone, oltre il convenuto prezzo, anche l’ascrizione alla nobiltà genovese. D’allora in poi, venuti parecchi ad abitare in paese, imparentaronsi ad illustri prosapie, ebbero onorifiche cariche, e giunsero a dominare in Crimea. Il Ramusio ricorda un Pietro Guasco, compagno a Josafat Barbaro, ambasciadore veneto, nel suo viaggio alla Persia, del 1474. Cosi il Giscardi. Fioriscono ancor oggidi, ma non in Genova, e sono marchesi di Bisio e Francavilla. ( 507 ) PRIVATE tesa Ira il console Di-Negro e i Guasco cominciò per un abuso •li potere, che l’ufficiale governativo credè non dover tollerare. Vedete voi quel drappello di armati, che in marcia serrata, si spingono su pei ripidi sentieri della montagna, gravi nell’incesso e. arcigni nel volto? Sono sette orgusii, vale a dire soldati allo stipendio del console, preceduti dal sergente, chiamato allora cavaliere, i quali ebbero in consegna dal Di-Negro di recarsi nel luogo di Scuti, e distrarvi col fuoco od altro argomento le forche e le berline ivi rizzate dai Guasco. Più, il condottiero, nel caso v’incontrasse taluno dei fratelli che gli facesse ostacolo, aveva in mandato d’intimargli la multa di mille sommi a favor dell’erario pubblico, e tornarsene subito a riferire in giudizio l’accaduto. Scontrarono infatti il Teodoro a mezzo il monte, oltre Tassili e a breve distanza da Scuti, il quale avvicinatosi alla brigata e interrogatala, come seppe Io scopo della loro venuta, rispose con alterò cipiglio rifacessero la via, perchè egli non era per acconsentire alla distruzione delle forche, a meno che 1’ ordine gli venisse dal console di Caffa, cui solo si teneva soggetto, e non a quel di Soldaia, quand’ anche colà vi si recasse in persona. Il sergente, fedele all’avuto incarico, intimò a Teodoro l’ammenda di mille sommi, e solo cesse alla forza maggiore dei quaranta circa bravi, tenentes arma et baculos longos, condotti seco dal Don Rodrigo taurico, che gli sbarrarono la strada a non proseguir il cammino, e giunto la stessa sera, 27 agosto 1474, in Soldaia, fece la genuina narrazione del patito sopruso. Andò in bizza il Di-Negro al sentire non curata, vilipesa anzi la sua dignità; e sull’istante impose al cancelliere di ordinare al ribelle di produrre in curia, entro tre giorni, le carte comprovanti il diritto preteso dai Guasco di non dipendere dal console di Soldaia, sibbene direttamente da quello QUIS NONI ( 508 ) di Gaffa. Dopo il quale termine, lo dichiarava incorso nella pena dei mille sommi . in cui già era caduto colla rivolta al suo messo. l’rgendo il tempo. Teodoro informò dell’ accaduto il fratello Andreotto dimorante in Calla, il quale prese a levarne alto scalpore ; e tanto disse e fece da muovere il console, provvisori e consiglio degli anziani a spedire in tutta fretta un corriere al Di-Negro con lettera, ov’eragli comandalo di desistere dalla contesa, e sospendere la multa infìno a che avessero agio di studiare le carte dai Guasco deposte in tribunale a comprova dell’ asserto privilegio , cui non tornava allora possibile l’esaminare, ob occurrentes occupationes. Entra in questo punto la quistione in una nuova fase : e sospeso l’urto fra il magistrato Soldaiese e i Guasco, comincia, e man mano salirà al periodo più acuto, fra console e console, di Soldaia cioè e Gaffa, Di-Negro e Cabella , il nobile subalterno e il popolano comandante, e quasi non dico , il fiero guelfo e 1’ ostinato ghibellino. Odasi il tenore della responsiva del Di-Negro. « Ricevemmo la vostra di ieri, o magnifico console e spettabili provvisori, dalla quale si rileva essersi vivamente lagnato Andreotto Guasco del-l’avere noi mandato alcuni uomini nei villaggi di Tassili e Scuti, ad eseguire le nostre commissioni. Di Tassili non è vero affatto : sebbene crediamo poter farlo, ed anche là esercitarvi giurisdizione. A Scuti si spedimmo nostri orgusii a demolire le forche dai Guasco rizzatevi contro ogni diritto e a scapito dell’autorità di s. Giorgio; e intendiamo altresi che Teodoro paghi i mille sommi di multa, per essersi a viva forza opposto ai nostri voleri, e offeso me nella dignità dal sovrano Ufficio conferitami. » Ora poi mi scrivete di soprassedere dall’ esecuzione, fino a che abbiate consultato in privato consiglio la pratica. Lo farò in ossequio al superiore comando per giorni dieci ; pregandovi ( 509 ) PRIVATE a comunicarmi tosto la decisione vostra cogli appositi motivi, acciò sappia io pure come regolarmi in proposito. Non senza rammemorarvi di pesare a dovere, nel giudizio della causa, i diritti e i vantaggi del Banco, l’onore nostro compromesso, e le pene comminate, nello statuto che ci governa, agli impacciatoci del regolare corso della giustizia. » Così vivo sicuro che farete, perchè questa mantenga libero il suo impero , e i Guasco, i quali si danno a credere d’ essere per le copioso ricchezze e i molti seguaci loro, esenti o superiori ad ogni legge qui ed in Caffa, provino in effetto di dovere stare soggetti alle autorità costituite, al paro d’ogni altro ». La lettera, non c’è a dire, alquanto alteretta, non ottenne risposta pronta, come la bramava il Cristoforo: che perciò, impaziente d’indugio, ripigliò la penna il 6 settembre, e scrisse al solo Cabella, chiedendo se 1’ avesse ricevuta; e insiememente di favorirgli copia delle pretese convenzioni passate fra il Banco di s. Giorgio e i signori Guasco, per saper di che guisa maneggiarsi con essi, e dichiarandosi pronto ad osservarle appuntino se vere e sincere. Della quale cosa dubitava assai, e al più lo potevano essere al riguardo di Tassili, ma pur sempre a riserva dell’ alto dominio. Di Scuti poi neppur dubitare; poiché anche al tempo della sua obbedienza ai tartari, esso fu costantemente sotto la giurisdizione di Soldaia, i suoi consoli vi amministravano la giustizia, decidevano le liti, e simili, come si raccoglie da numerosa serie di atti ancor esistenti nella curia. Questa sì ebbe risposta, ma quale risposta! Tale che il povero Di-Negro non l’avria sognata mai. Di aspettare ancora; lui così avido di presto vedere la fine della controversia , incassare i mille sommi, e cantar vittoria. Di comunicargli il testo delle convenzioni coi Guasco neppur la lontana speranza : averle lette essi in Caffa, giacere negli scaffali di cancelleria, e basta! Società Ligure St. Patria , Voi. VI). I’. IT. 33 QUISTIONI ( 510 ) Scriveva poi il console : sumus in aliis negotiis arduis valde impediti, che non ci permettono per ora cogitare in causis predictis: e il disgraziato Cabella n’ avea troppa ragione. Sul cielo di CalTa s’andava a quei di condensando quell’orrido nembo di procella, che tra brevi mesi avrebbe scoppiato con tanto fragore, e condotto alla totale rovina la città, e la perdita cagionato del dominio genovese in Crimea. Altro che nudi e deserti villaggi! Doveva il console provvedere alla salvezza della metropoli, minacciata dalla ribellione del capitano Emi-nech, allora solo sospettata e più tardi fatta aperta e manifesta, come narrammo nel corso della storia del biennio 1474 e 1475. Quand’ecco che a dare nuovo fdo a torcere, sorse inopportunissima la seconda rottura del Di-Negro cogli abitanti del O D Caraghai, villaggio aneli' esso prossimo a Soldaia. e a mente sua soggetto ai comuni balzelli. Voleva dunque che pagassero le tasse; ma i Caraghaiti tennero duro, e fatto ricorso al console di Caffa riuscivano ad avere un ordine dallo stesso al Di-Negro di sospenderne l’esazione per infino a che giunto colà il massaro Oberto Squar-ciafico a distribuire il soldo agli stipendiati, avrebbe nella medesima congiuntura esaminato le ragioni e ventilati i diritti dei ricalcitranti. Richiese inoltre al suo subalterno, il Cabella, di mandare in tutta fretta a Caffa sei tra i migliori maestri da muro esistenti in Soldaia, esclusi gli addetti all’ attuale fabbrica della rocca di Scuti, necessarii al compimento della medesima. Fu come un aggiugnere esca alla fiamma. L’ufficiale Soldaiese s’incocciò a ribattere: essere i Caraghaiti tenuti a pagare le tasse a stregua degli altri. Davvero che costui ci si presenta, in ogni suo atto, quale ardito paladino della formola allora ben poco conosciuta e meno praticata: tutti eguali dinanzi alla legge! Nella difesa del suo operato, che imprende nella responsiva ( 511 ) PRIVATE al Gabella, ne adduce i motivi, che sono i seguenti. I Cara-gliaili sebbene seminino e una parte dell’anno abitino fuori Soldaia, l’altra parte hanno qui fissa dimora e vi possedono loro case. Vi stanziano pure gli uomini di Ortolaco, Otaihi, Sartana, e più altri casali tartari, ma oriundi di Soldaia, i quali pagano le decime in detti luoghi, e poi qui in patria, quando vi ritornano dai campestri lavori, fanno la guardia notturna c solvono le imposte senza malumore o contrasto di sorta. Aggiugne il Di-Negro non sapere chi possano essere stati i Caraghaiti ricorsi al console di CafTa. Imperocché dice: « io feci venir a me tutti gli uomini del villaggio, — doveano esser ben pochi adunque — e unanimi protestarono di non avere sporto alcun lamento, e paglierebbono volontieri la loro quota, se dai prepotenti fratelli Guasco stimulati non forent a ricusarla. È a temere perciò, insinua, che i ricorrenti da voi uditi, di Caraghai non siano, ma gente .prezzolata da quei signori, quorum insidiis advertere placeat ». Prosegue: « Ho atteso i dieci giorni di sospensione per esigere la multa da Teodoro, ed ora intendo avere le mani libere, e operare a rigore di giustizia: ammeno che voi, o console, vogliate avvocare al vostro tribunale il giudizio della causa. Nel quale caso io ut coactus desistam, e la risponsabilità della vertenza cadrà tutta intiera, dinanzi al sovrano Ufficio, sul vostro capo ». Termina il suo foglio così. « Ci domandaste dei capi maestri per Caffa. Persuadetevi, non ve li possiamo spedire. Sono al presente occupati tutti nelle fondamenta della gran torre, che minaccia rovina, e quei stessi che lavorano, li ho a viva forza strappati dalle vendemmie, in vista dell’imminente pericolo. Abbiatemi per iscusato, se debbo darvi un rifiuto ; appena condotta a termine la costruzione, li pongo ai vostri servigii, tulli quanti saranno. Gli addetti al forte di Tassili non li volete sturbare, pel bisogno che vi è del baluardo contro i nemici. Sta QU1STI0NI ( 512 ) vero, e come più sarà munito quel forte, meglio se ne avvan-taggierà lo Stato. Vi saluto ». Quasi un mese passò in silenzio il Di-Negro; dopo di che riscrisse al Cabella insistendo sull’ affare dei Guasco e dei Ca-raghaiti. Durante quel tempo Oberto Squarciafìco. accompagnato da due ufficiali di Moneta, era giunto a Soldaia; ma che cosa v’abbia fatto, detto, o deffinito sulla controversia, non trovo scritto. Venne, esaminò e partì, muto come un sepolcro! Dalla precitata lettera si ricava solo che alla sua presenza, dei due socii e del Di-Negro, comparvero due abitatori di Ca-raghai, quorum unus erat papa, cioè prete, certo di rito greco, per chiedere di essere esonerati dai balzelli del Comune, e lasciati pagare, come prima, ai padroni loro, i Guasco. Di che coglie di nuovo il destro quel console per mostrare la ingiusta origine di così fatta riscossione da parte di quei tirannelli, e la causa essere stata già discussa e passata in rem judicatam sotto il consolato di Battista Giustiniani, ad opera dello stesso Di-Negro. Il quale poi rende noto qualmente Gerolamo Dernice, stipendiato di Soldaia, ma capitano degli orgusii in Caffa, non deve percepire alcun salario da lui, vietandolo lo statuto solda-iese che proibisce la dimora fuori del luogo oltre i cinque giorni, mentre egli n’uscì già da dieci mesi, e per di più senza il suo permesso. Comincio a dubitare che costui fosse uno di quei tali, che pretendono agguzzare la punta ad ogni fuso, o che la smania di compire a perfezione il suo dovere lo rendesse un po’ troppo esigente. Caratteri simili talvolta imbroccano il segno, e vincono , ma spesso ancora toccano amare e sanguinose sconfitte. E appunto ciò che accadde al nostro Di-Negro. Il console Cabella, in un momento di respiro dalle gravi cure politiche coi tartari, raccolti a consiglio i massari e gli anziani, e citativi i Guasco a dire le ragioni che pretendevano ( 513 ) PRIVATE sui villaggi controversi, dopo un maturo esame di queste, delle prodotte scritture o convenzioni passate fra il magnifico Banco, il comune di Calla e i ridetti signori, sentenziarono unanimi non avere il console di Soldaia giurisdizione di sorta sopra Tassili, • Scuti e Caraghai, né poterli assoggettare a tasse, dovute ai soli proprietari dei luoghi : epperò gli ordinavano che desistesse dal molestarli; altrimenti facendo, avrebbe dato motivo a procedere verso di lui a norma di giustizia. Tai cose scrivevano i governanti di Caffa al Di-Negro in data 4 novembre in una comune loro lettera: dove una circostanza abbastanza singolare attirò la nostra maraviglia, ed è: che del tenore del decreto dicono vobis copiam facient ipsi de goasco. Che si volesse con ciò umiliare alquanto 1’ orgoglio del festereccio console, e coronare di lauro il trionfo degli avversarli? Checchennessia la perla di questo messaggio sta nell’ accenno che vi si fa di diciotto casali esistenti in Crimea in condizioni eguali ai tre già citati, sui quali eransi, già da tempo, certe leggi o regole stabilite, forse tra il Banco o comune di Caffa od i loro possessori. Adduxerunt (i Guasco) regulas tractantes super decem octo casalibus, quas legi fecimus coram nobis. La notizia e i rispettivi nomi dei menzionati villaggi ce li ebbe, anni sono, forniti il eh. collega nostro, cav. Desimoni, nei suoi Nuovi studii Sull'Atlante Luxoro (’), e confermati dal dotto professore Bruun, di Odessa (2). Fra quelli riscon-transi anche i tre di cui ragiono , sebbene alquanto diversi in nomenclatura, ma non vi rinvengo i tre altri superiormente citati di Ortolaco, Sartana e Otaihi, probabilmente perchè casali tartari, non abitati da genovesi o da sudditi loro. Ma veniamo a noi. Il perentorio ordine spedito da Cada, il 29 ottobre, di lasciare in pace i Caraghaiti, non soggetti alle 0 Atti della Società Ligure. Voi. V. p. 254-55. (*) Giornale Ligustico. Anno 1.° p. 317. niVATK avrebbe fallo altro che bene, o adempiuto anche un sacro suo debito (•) ». Senza avvedermene io ho scritto in anticipazione 1’ apologia del prelato genovese. La sua protesta davanti al console da me creduta smarrita con altre lettere al Banco, la trovai poi fra gli atti dell1 incarto della quistione in discorso: e mi riusci di grata sorpresa 1’ avveramento del fattone giudizio. Imperocché, come si rilera dal testo della medesima, il Pa-nissari nel recarsi a deporro innanzi al rettore della città quanto sentiva in cuor suo nella presente vertenza, non entrava né punto né poco nelle attribuzioni del console, non lo taccia di parzialità, ma per debito d’ufficio pastorale e come delegato dal patriarca armeno a giudicare la causa, dichiara a giudizio suo Dercarabet essere il solo legittimo vescovo, canonicamente investito, e ingiustamente deposto di sede: non aggiunta neppur una parola di biasimo od offesa al di lui contraddittore Deronanez, fuori quella d’ avere occupato la cattedra absque ulla auctoritate; conseguenza logica delle poste premesse. Ciò accadeva il \ 4 settembre 1474, e il Cabella costretto a pur dire qualcosa al riguardo, soggiungeva riservarsi il diritto e il comodo della risposta all’arrivo in Calla del vicario consolare, atteso giorno per giorno da Genova. Non erà giunto neppur ancora il 21 ottobre successivo, in cui due laici armeni, chiamati Assassador Bazarbasi e Avedic, in qualità di procuratori di Dercarabet, presentaronsi alla loro volta al pubblico consiglio, massari cioè, console e suo pro-vicario Francesco Pastine, recando una lunga esposizione delle ragioni militanti in favore del loro cliente mitrato, colla espressa domanda fossero nel medesimo tenore trasmesse e rese note al sovrano Ufficio di s. Giorgio in Genova. Noi non seguiremo i relatori nella prolissa narrazione dei minuziosi fatti in essa con- (’) Vedi a pag. 88, ivi. QUISTIONI ( 528 ) tenuti, paghi di estrarne i punti meglio utili alla storia, che ci parvero i seguenti. Cominciato ab ovo il racconto della vertenza, dicono che avvenuto il decesso dell’ ultimo vescovo del loro rito, il prete Deronanez, volgarmente appellato Pangiager, erasi intruso in quella sede, ma eletto poco dopo nelle forme canoniche dal patriarca armeno il Dercarabet, e offerte le sue bolle al console d’allora Filippo Chiavroia e al suo generale consiglio, il Pangiager fu cacciato di sede e riconosciuto il Dercarabet suddetto. Nel suo esiglio il Pangiager avere ordito un intrigo, falsato diplomi e scritture, corrotto due ecclesiastici, i quali giunti in Calla col finto mandato di eie porre il legittimo vescovo, vi stettero cheti una lunga serie di mesi, cioè per tutto il restante consolato di Goffredo Lercari, fiutatolo uomo d’incorrotta fede, virum cultorem juslitie, non fleclibilem, persecutorem vitiorum, e facendosi vivi solo dopo l’entrata nel governo della colonia di Battista Giustiniani, che li accolse e consenti a detronizzare l’insediato, per riporvi la seconda volta il Deronanez, ossia Pangiager. Ne attenuano tuttavia la colpa, sul benigno riflesso ipsum dominum baptistam fuisse delusum sub falsitate illarum litterarum, quam aliter. « Ma questa scusa, soggiungono, non poteva più militare per voi, o console Cabella, dal momento che le fresche lettere sopraggiunte del nostro patriarca, in cui chiaro chiaro si assevera il solo Dercarabet essere stato da lui nominato e preposto alla chiesa di CafTa, vi notificavano la espressa sua volontà. Così pure,, i due veri nunzii da esso spediti a recare cotali ordini ai fedeli della nostra comunione, l’incarico di rappresentarlo e coadiuvarlo, richiesto al vescovo latino di qui, e lo stesso suo messaggio a voi diretto d’ immettere nel libero possesso della carica il Dercarabet, doveano togliervi osmi ombra di dubbio 7 O O sul legittimo pretendente. A tacere ancora dell’obbligo impostovi ( 529 ) privati; dallo statuto del paese di non intromettervi di cose o materie ecclesiastiche, specialmente di greci ed armeni, come sta registrato nelle regole di Caffa, antiche e moderne ». Confesso che queste ragioni paionmi concludenti assai, e avrebbero dovuto fare breccia sul cuore adamantino del Cabella, ove egli non si fosse trincierato nella sua irremovibile idea d’aspettare le risoluzioni del Banco, che erano ancora di là da venire. « Si vocifera poi,.segue il documento, avere il Dercarabet tentato corrompere con doni il console. Dio buono ! e quale bisogno ha il giusto possessore d’ un titolo di valersi d’ immorali mezzi di corruzione, per far valere il suo diritto? No, che non futi opus ipsi, habenti justitiam cum eo, notoriam omni populo, quempiam pervertere. E sorga chi vuole, e gli basta l’animo di sostenere tale accusa: Insurgat qui velit, vel qui dicere possit quocl ipse temptaverit aliquem prevaricare. Sapete che? 11 vero corruttore lo troverete sì, ma nelle fde di Pan-giager, il quale utebatur falsitatibus et conspirationibus : non del Dercarabet, che valendosi suo privilegio legitime acquisito, avrebbe potuto, ma non volle omnia recte experiri. « Ma il Caiares non tentò egli, si obbiettano i procuratori, di guadagnare Paolo Pozzo, parente del console, affine di rendere quest’ultimo benevolo e proclive al suo partito? » Al Caiares, rispondono, venne fatto assapere, non mai il Dercarabet sarebbe rimesso in carica, nisi cum oblatione pecuniarum. Sono vivi e qui presenti coloro che lo dissero; ed il Caiares, conoscendo i suoi polli e la nequizia degli uomini con cui avea a trattare, s’indusse a far la proposta del dono. Avutolo, il Pozzo non se ne dava tuttavia pensiero, e per vie traverse notificò non bastargli, volere ducati dugento, di cui cinquanta per se ; e intascati pur questi, mise di nuovo in tacere la pratica lungo e lungo tempo, fino a che sollecitato dal predetto, assicurava omnia conclusisse cum consule, il quale anzi già s’ era valso del danaro per spese di viaggio conducendi sclavas ■ QUISTIONI ( 530 ) Uomini consulis in janua. Tutte falsità del Pozzo, che il Cabella ignorava allatto. E se le ignorava allora, come ne venne in cognizione, perchè non procedè a rigore di giustizia contro il cospiratore domestico, ut purgaretur innocentia consulis? » Ben detto! e qui per avventura il Cabella vuol essere tacciato di soverchia condiscendenza verso il consanguineo, e il Banco anzi lo rimproverò fin anco d’ aperta imbecillità, nel non aver posto ai ferri amendue i manipolatori della frode, Pozzo e Caiares ('). Ma io m’avveggo, o lettore, d'annoiarti di troppo col-P inoltrarmi nei minuziosi particolari di questa intralciatissima quistione. Fia meglio adunque cilene accorci il filo, e mi conienti di venire all’ ultima carta che la riguarda. È una seconda protesta legale, presentata al corpo consolare di CalTa in pieno consiglio raccolto, dal solo Avedic, sempre in qualità di procuratore di Dercarabet, sotto la data 17 dicembre 1474. Di nuovo altro non contiene fuori del chiamare eh’ esso fa a risponsale dei danni e interessi del suo cliente, il console, per la cui colpa il prelato armeno traeva i suoi giorni in immeritato esiglio, privo dei redditi della mensa a lui spettanti; e la chiude domandando la trasmissione degli atti tutti della lite al magnifico Ufficio in Genova, compresi quelli che il Cabella vietato aveva ai cancellieri della curia di communicare alla parte avversa. In coda al documento trovasi un’ esplicita dichiarazione dei massari Oberto Squarciafìco e Francesco Fieschi, contro il console, intorno al suo procedere nella presente contesa; quella del primo sta volta breve assai e riservata, poiché già molto aveva scritto e fatto per lo innanzi, l’altra del secondo, forte e acerba, all' indirizzo del suo superiore che in persona lo sentiva. Men male, la opposizione sua libera e leale fu quella d’uomo con- I ') Vedi a* pagg. 149 e 222, ivi. ( 531 ) PRIVATE vinto d’ una verita, che la spiattella chiara e tonda, siccome la intende, davanti l’avversario. Disse : « essergli noti gli ordini del Banco comuni al console e ai massari, e non a quello soltanto, sulla causa del vescovato armeno, origine di tanti scandali, torbidi e risse in paese: maravigliarsi che il Cabella in così lungo tempo non l’abbia mai presa a cuore, e i massari, suoi naturali consiglieri, convocato a discuterla e terminarla: declinare perciò dal canto suo ogni risponsabilità del fatto: volgere ancora una ultima preghiera al suo capo di volerli raunare, e finirla cum justitia, bona ijuietc et tranquillitate. Diversamente, temere assai assai in futurum gru-vari possent alia scandala huic inclite civitati damnosa ». Presentimento questo, condiviso dalla grande maggioranza degli abitanti di Caffa, dei quali si resero interpreti il priore e ufficiali di Moneta là residenti, che nei primi mesi del successivo anno 1475 mandarono alla sovrana Casa di s. Giorgio una loro lettera, dove, uniti in assemblea, rappresentano ai Protettori i gravi danni fisici e inorali, derivanti e già derivati alla colonia per la malaugurata controversia non mai definita dei vescovi armeni. Instano che si provveda una buona volta ; se no è a dubitare d’ una insurrezione in massa del popolo armeno, stato finora fedele sì, gratissimum et observantissimum regiminis vc-•stri, ma che nauseato da tante nefandezze e pessimi esempi dei governanti, vanno già dicendo : « Acche questi consoli e uomini latini ci rodono l’anima e sciupano gli averi nostri? E non vi sfugga dalla mente, che essi sono le due terze parti degli abitanti di Caffa: in loro mano perciò il sollevarla e padroneggiarla a talento ». Chi scriveva così erano il priore Cipriano Vivaldi, e i membri dell’ ufficio di Moneta, Giuliano Fieschi e Nicolò Torriglia; quest’ultimo un soggetto pregiudicato assai, al riferire del Cabella, di Cristoforo Di-Negro e altri funzionarii dello Stato, e del quale tenni spesso parola nel mio Codice. QUISTIONI ( 532 ) Vero è, che anche il diavolo qualche volta ilice la verità, per meglio riuscire ad ingannare dappoi. Nel caso nostro nis-suno s1 ingannò nell’ antivedere non lontana una catastrofe in Caffa: ma la avvenuta non fu certo la prevvista dai buoni o dai ribaldi cittadini suoi. Temevasi una rivolta, una sedizione popolare, e forse forse sarebbe successa davvero : vi piombò invece un turbine a ciel sereno, un repentino assalto da parte dei turchi, occasionato dall’altra briga, contemporanea all1 armena, che il governo della colonia ebbe col capitano tartaro Eminech. Qua giunto lasciatemi sostare un poco, e riflettere a mio grado sul punto di storia ornai non più dubbio, che la caduta di CalTa sia provenuta dalla congiura degli otto traditori, e * questi armeni, andati a Costantinopoli a trattare la resa, secondo il narrato più sopra (l). Quale ragione potè avere spinto quei tristi a cosi indegna vendita e tradimento della patria, se non 1’ astio e il desio di feroce vendetta di una vera o supposta ingiuria patita? Or quale ingiuria in quel torno venne fatta agli armeni, fuori questa del loro legittimo vescovo espulso e ingiustamente esiliato ? In verità, io sono tentato forte a sospettare che Caiares, od un qual-clf altro ricco ed influente uomo di detta nazione, abbia ordito la trama, raccolto i complici, eseguito il disegno, e perduto-colla patria la sua vita, sotto la scimitarra del carnefice a bordo della nave capitana turca, come scrisse il Malipiero da noi citato (2). Degno fine di cosi orrendo misfatto, ma anche insegnamento ai governanti, che male s1 adopra in vessare i popoli con guerre di religione, e incrudelire sulle coscienze nell’esercizio d’uria verace, o stimata tale, religiosa credenza. Il Caiares poi, o chi altri fosse il cospiratore, tardi [iure avrebbe conosciuto che una 0) Vedi a pag. 173, ivi. (’) Vedi ivi, e a pag. 250. ( 533 ) private causa anche buona nel suo principio, trascina sovente il troppo calilo suo patrocinatore a deplorevoli eccessi. i QUISTIONE DEL CONSOLE GOFFREDO LERCARI Una utilissima e saggia istituzione fiori sotto il governo della nostra Repubblica, e comune non pertanto a molf altri paesi, la quale perdurò forse sino alla sua caduta quasi ai di nostri: quella del sindacato, che minuzioso e severo facevasi ai singoli ufficiali, maggiori e minori, dopo la scadenza dal loro impiego. Sebbene allora la moralità pubblica e privata, e P onestà degli impiegati fossero a un livello più alto assai che non oggidì, tuttavia i nostri buoni vecchi, a tutelare P ordine e punire i pochi colpevoli o languidi nel dovere, stabilirono la regola dei sindicamenti, a cui ognuno soggiaceva senza distinzione, pur sapendosi che P amministrazione sua era riuscita di comune Vantaggio, e riscosso laude da ogni ceto di persone. Ed ecco la vera pratica del moderno e tanto decantato principio: tutti eguali davanti la legge. I maggiori nostri non 1 ebbero formulato ancora, è vero, ma già lo mettevano ad elletto; e rammento, fra gli altri esempi, ciò che avvenne Panno 1266. Dovendo lasciare il comando i due rettori del Comune, Guido Spinola e Nicolò IP Oria, trattossi perfino di omettere per quella volta la elezione dei sindicatori, tanta era la soddisfazione che incontrato avevano nel disimpegno della loro carica, sicché nis-sun cittadino mostravasi disposto a muovere querela o lamento. Da sezzo, più a non creare un pericoloso precedente, che a scopo d’esame sulla incriminata condotta degli onesti magistrati, si venne alla nomina dei sindicatori. Naturale cosa era che anche nelle colonie s' introducesse la provvida legge della madre patria, e così fu. Il console per disposizione dello statuto di Calla, sceso di carica dopo il suo triennio di massariato e consolato, dovea fermarsi sul luogo e Qiisrio.M ( 534 ) rispondere di tutti gli appunti, addebiti, richiami e accuse clic i^uoi amministrati volessero apporgli, e su di essi scolparsi davanti il tribunale a quella bisogna eletto, e composto di liberi cittadini, il cui numero legale era di quattro. Come ogni umana istituzione, così pur questa, ottima in se stessa, scadde col tempo, e in CalTa si disonesto. Noi vedemmo a più riprese lagnarsi i consoli al Banco delie minacele loro fatte dai colonisti di volerli soperchiare e tome vendetta all’ e-poca del sindacamento loro, pel rigore usato contro le nequizie e male opere di taluno borghese meritevole di castigo; e i Protettori a rincorarli non temessero i costoro morsi impotenti, adoprassero giustizia verso i facinorosi, e sarebbono sostenuti nel grado e prestata man forte, con severa punizione ai falsi accusatori loro. Su molti articoli poi di più ardua esecuzione e speciale rilievo, giunsero ad esimerli perfino dalla sindacale disamina; da cui potevano infine, in ogni caso e per qualsivoglia motivo, appellare al sovrano Ufficio di s. Giorgio. Questo noi pensiamo avesse a succedere molto soventi; eppure nel carteggio del Banco coi consoli e dei consoli col Banco, raro é che qualche accenno s’ incontri di sindicamenti avvenuti o da venire; e la filza di Caffa non contiene che il sindica-mento completo di Battista Giustiniani, penultimo console, e un brano di quello del suo predecessore Goffredo Lercari. Costui terminato I'anno, fu sottoposto come ogn’altro al giudizio dei suoi atti, e n’ ebbe a toccare non leggiere condanne, per le quali, valendosi del diritto concesso a chi stimavasi gravato ingiustamente, ricorse, ed appellò a Genova. Ascoltiamone le ragioni che paiono abbastanza concludenti. « Voi non potevate, o sindicatori, pronunziare sentenza sul richiamo di Giovanni Spinola, agente per conto di Lorenzo ('), (') Chi fosse questo Lorenzo non apparisce dalla carta, che ne tace il casato, percìiè si riferisce al brano precedente il quale andò smarrito. ( 535 ) PRIVATE perché la lite da me e dal vicario mio contro di lui giudicata, oltrepassa la valuta di sommi cinque; e in eterno non s’è visto mai che per simile causa sia stato condannato un ufficiale supe riorc. Non avvertiste adunque 1’ apposito articolo dello statuto, e neppure l’altro circa il modo d’elezione dei sindicatori generali, ove in materia d’appello dispone che a summis quinque infra possit haberi regressus in sindieamentis consulis et vicarii, diversamente no? » Del resto se io giudicai quella causa nel modo scritto, 1’ ho fatto dietro maturo consiglio e coll’assistenza del vicario consolare, perilissimum in jure, e datomi per tale dal magnifico Banco; e voi male opraste, e altamente ne stupisco, che nolueritis audire jura et rationes prefati domini vicarii coinpa-rentis coram vobis prò suo interesse. » Se non trovaste altro a sindacare, me ne consolo; e di fatto a me basta la coscienza d’ avere ogni cosa consultato col rappresentante della legge, Ma perchè la contesa sorta mi obbliga a tardare il rimpatrio, ed il Lorenzo, principale motore della presente accusa è dichiarato fallito, epperciò rifuggiato a Tre-bisondsc sotto il dominio turco, domando che Giovanni Spinola predetto sia tenuto a prestarmi sicurtà de expensis, damnis el interesse in casu succumbenlie, e di pagarmi quanto imporrà il tribunale per la calunniosa imputazione fattami ». L’ atto reca la data 5 agosto 1473, ma un secondo del 21 stesso mese ci apprende che di più e peggio nel breve intervallo eragli accaduto. Conciossiacchè presentatosi al cospetto dei suoi sindicatori, dei quali sta volta n’è recitato il nome, Filippo Usodimare, Lionello Vivaldi, Bernardo d’Amico e Bartolomeo Gampofregoso, riprotestò vieppiù altamente contro due nuove condanne inflittegli. La prima, promossa da Battista Gentile a suo carico per non avere dato corso alla querela da esso sporta verso un tale QUISTIONI ( 536 ) Giacomo da Bassignana, pella quale il Lercari venne multato di mille cinquecento aspri in favore del Battista, e di altri do dici mila a benefìcio della masseria di Calla. La seconda, vinta non so da chi, e parimente tassato a pagare otto mila aspri a cagione dell’ esercizio di mercatura permesso esercitare, lui console , ed in suo nome, al proprio figlio Carlino. Risponde anzi tutto il Lercari, in tesi generale, che nel loro esame i suoi giudici diportaronsi non more mayislratus, sed more publicorum inimicorum et persecutorum, non avendo voluto sentire le sue discolpe tam interius quam exterius al tribunale; correre ovunque la voce d’aversi dato la posta di rovinarlo, ad denigrandam integram famam et laudabile rcgnum ipsius. Malgrado il quale reo proposito non essere riusciti in loto hoc sindicamento adducere aliquid quod fuerit turpis lucri, seu alicuius rei respicientis turpitudinem. Quindi non temere lui nè le ciarle, nè gli scritti loro. Sul conto poi della prima accusa, trova strano per lo meno, e lo era, che 1’ abbiano assieme tempo e assolto e condannato nella multa: contraddizione che sola bastava a svelare il cattivo animo e giudizio loro. Il suo si fu giusto nella punizione di Soinbey, per contravvenzione alla gabella dei canlilchi; e se alcuna cosa nuova, non risultata nel corso della lite, essi poterono, come dice vasi, avere appreso fuori causa, non per questo il console potuit condemnari super his que illegitime constiterunt extra processum, poiché esso nel disimpegno delle sue funzioni deve sequi ordinem iuris et capitulorum. Taccia da ultimo il loro operato di enorme malizia, di stravagante e ingiusta la sentenza. Venuto alla seconda, del permesso di mercatura accordato a Carlino suo figlio, asserisce che quantunque volte si esibì a purgare 1’ accusa, sempre i sindicatori effugerunt velle audire ipsum jofredam, e ricusarono di verificare i libri da esso presentati, co’ (juali intendeva provare non avere egli mai eserci- ( 537 ) l>n IVATE tato mercanzia, e se il suo figlio l’aveva pur fatto, nihil nocc-bat ipsi jofredo, perchè maggiore d’età ed emancipato. Anche Rainaldo Gentile, figlio a Bartolomeo, già console di CafTa, ed altri figliuoli di consoli, avere per antico negoziato liberamente, e se i loro padri n’erano pur stati incolpati, nihilominus absolutos fuisse. Nel caso speciale suo poi doversi por mente alla maligna condotta dei giudici ; che ove dieci infra dodici testimonii, citati in tribunale, non lo accusano di ciò, costoro andarono a mendicare deposizioni in isfavore tra i cittadini e borghesi nella loggia. Ma dove mai, esclama, s’ andò ad appiattare la giustizia, e da «piando dovrassi prestar fede super auditu informationum, de quibus non constat in actis? Nè vale punto il dire, avere essi balia di procedere iuris ordine servato vel non servato, e altre simili clausole legali. Yoglionsi queste intendere con sano criterio, come ad esempio che le deposizioni si possono fare a viva voce od in iscritto; ma non mai che sia lecito ai sindicatori introdurre nuovi usi, assumere informazioni private, alla sordina, e fuori banco esaminare i tosti. Ciò al più vien concesso in fatto di mangierie et lucris respicientibus turpitudinem, non mai in altre materie. * Che se io sono accusato e punito per esercitata mercatura,' perché non sanno dirmi quale sorta di negozio ho esercitato? perché non fui multato del cinquanta per cento sul profitto avutone, come impone lo statuto di Caffa? A questa grave pena io mi assogetto di buon grado, se varranno gli emoli miei a provare la colpa ! Ma noi possono: perciò corsero a cavare dal fango della loggia taluna gente all’eccesso vile ed abbietta, capare a vendere la coscienza per pochi danari. Adsunt homines, qui pro nihilo deponunt animam perditioni. Vili, dico, tristi, quelli che lo fanno, ma del doppio più tristi e scellerati coloro che li aizzano e spingono al tradimento, ad se indebite vindicandum ». CJII.STIONI ( 538 ) Qui finisce il nostro incarto, quale cel fornì incompleto la filza di Caffa; ma non perciò hanno fine le tribolazioni del Lercari. 11 poverino si lusingava di trovare nel magnifico Ufficio in Genova una sentenza più equa, e secondo lui, riparatrice dei torti fattigli in Crimea , e ottenne invece la conferma del precedente giudizio, col rincarimento di dose per altre mancanze di spettanza esclusiva del Banco. Ciò tutto ci consta per un documento già da noi inserito nel Codice, sotto la sua data 28 febbraio 1475, dal quale ricavasi quanto verremo ancora narrando sul conto del mal capitato console e della sua vertenza (!). Il processo dei sindicamenti chiuso che fosse o sottoscritto dai sindicatori, suggellato spedivasi al magistrato di s. Giorgio per la superiore disamina. Questa era devoluta in gran parte ad una specie di Consulta di Stato, direbbesi oggidì, composta e chiamata dei quattro deputati sui negozii caffesi, i quali scrutavano le carte, pesavano i giudizii e proponevano il da fare agli otto Protettori in carica, e questi, di consueto, aderivano ai loro consigli e vi davano esecuzione. Lo stesso avvenne nel presente appello del Lercari. I quattro deputati, dopo serio esame del processo steso in 'Caffa sul reggimento di Goffredo, approvarono in tutto e per tutto le multe inflittegli e per la mercatura per ipsum siue /ilium suum esercitata, e per la ineseguita condanna dei collettori del canluco, vietato dalle leggi del paese, e i Protettori approvarono il responso, convertendolo in assoluto decreto: sicché d' indi in poi il Lercari nequaquam audiri debeat neque eius appellatio seu reclamatio admitti. Anzi, perché i loro predecessori nell'ufficio, alquanto più benigni, avevangli permesso tornasse a Caffa a subire nuovo sindicamento, gli attuali vogliono cassata ed annullata quella (’) Vedi sopra a pag. 205 e seguenti, nel documento MOXX. ( 589 ) PRIVATE deliberazione, onde non liceat eidem jofredo ad dictam civitatem caphe, accedere. Non basta: se i giudici di là avevano adoprato bene in condannando il Lercari in materie al loro tribunale commesse, al Ranco pure spettava 1’ informare se i suoi ordini dal console erano stati a dovere eseguiti. Nuova sorgente di guai per quel povero ufficiale: che, postovi 1’ animo, deputati e Protettori trovarono pur qui di che censurare e incolparlo. Primo addebito si fu di non avere proposto in consiglio la condotta, ossia arruolamento dei servienti di Cada, e la congrua loro paga sulla masseria, amendue stategli ingiunte dal Banco nella istruzione datagli alla sua partenza per la Tauride, per la quale sua incuria lo multano in cinquecento aspri; e di aspri tre mila ancora, in virtù del secondo appunto e in forza di restituzione di altrettanta somma percepita indebitamente, come vitto del suo trombetta, cavaliere e dragomanno del palazzo, dovuti mantenere a spese del console e non dell’erario pubblico. Assolvendolo non per tanto dall’equivalente sborso di danaro, cui era stato dai predecessori condannato, sul riguardo che le lettere del Banco contenenti quell’ordine mai non erano alle sue mani pervenute. In verità che ci pare strana la scusa, poiché più sopra noi recammo il tenore del messaggio, in data 9 marzo 1473, in cui il comando di rifacimento di quella spesa evvi in chiare note prescritto, e sono incaricati i massari di riferire al superiore Ufficio sulla piena sua osservanza (*). Che la lettera non sia giunta in tempo a trovare il Lercari in seggio? È molto probabile. Sembra anzi quasi certo dal seguito dell’ atto che spogliamo. Il console venne altresì accusato in Calìa di avere profuso f1) Vedi sopra a pag. 32 e seguente, noi documento MXLTI. / QUISTI0N1 ( 540 ) danaro in ristauro e riparazioni alla cinta murale, oltre la quantità prefissa di cento cinquanta sommi, in lavori d’ ornalo e lusso punto necessarii, eseguiti nel suo palazzo di residenza: ancora nella controversia dei vescovi armeni d’ essersi immischiato e dichiarato partigiano d’uno d1 essi, malgrado le istru-sioni contrarie avute dal Ranco, e che egli si ostinò a dire non aver mai ricevute. Nel dubbio della cosa, i Protettori dichiararono volere sospendere il loro giudizio sino all arrivo in Genova del libro di masseria, riguardante la sua amministrazione; quando, rebus ipsis melius cognitis, veritas predicto-rum manifestius intelìigi poterit. Alla buon’ora, su due punti finalmente lo assolvono: e sono, la proroga concessa al ribelle Gregorio Delpino di mostrarsi in Genova alla Signoria di s. Giorgio entro i diciotto mesi di tempo convenuti nel primo compromesso ; et hoc attento quoti rationes, propter quas asserit prorogasse ipsam terminum, legitime vise sunt. Poi la rappresaglia sui beni del principe di Moscovia accordata ai mercanti cafTesi danneggiati da quelli : e ciò, perchè la interpretazione dal console data ai comandi del Banco, e al divieto di permetterla ai popoli soggetti alle potenzo meridionali del mar Pontico, parve giusta, non essendo la Moscovia paese marittimo, sibbene mediterraneo. Su tali riflessi adunque absolverunt eundem jofredum a predidis duabus accusationibus; con che paghi irremissibilmente e senza ritardo, entro otto giorni, gli aspri tre mila cinquecento, cui fu condannato nei precedenti articoli; come gli venne poco più tardi fatto legale intimazione, sotto il 3 aprile 1475 ('). Qui avrebbe fine senz’altro la questione di Goffredo Lercari coi suoi sindicatori e il Banco, se ulteriori ricerche non ci avessero posto in mano un prima inosservato registro dell’ archivio (') Vedi sopra a pag. 216, noi documento MCXXVIII. I>HIVATE 'Ii s. Giorgio, ila cui potemmo spillare alcune poche notizie sulla vertenza, le quali fanno manifesto avere il detto console incontrato migliori disposizioni al suo riguardo nei Protettori del 1474, che non in quelli del successivo 1475. Risulta da un alto del 24 novembre ilei primo anno, che il Lercari a sostegno della sua causa dovea nuovamente recarsi in CalTa a promuovervi un secondo sindacato con altri giudici più equi dei precedenti ; anzi pel caso che questi discordassero ancora, e per parità di voti la sentenza patisse remora e difetto, ottenne il supplemento di tre altri sindicatori da eleggersi colà in aggiunta ai quattro ordinarii. Risogna dire che la cosa non paresse nè giusta nè politica al nuovo Ufficio, eletto a principio d’anno 1475, giacché un severo ordine emanato da questo il 20 febbraio proibiva al Lercari la partenza per Crimea, senza espressa licenza e in iscritto del Ranco, e tre giorni dopo una seconda intimazione gli perveniva di non scostarsi punto da Genova, che prima non costituisse un suo procuratore alla lite, ossia rappresentante all’esame che stava svolgendosi nauti al tribunale dei quattro deputati alle faccende caffesi, sul conto del suo sindicamenlo. Il Lercari è quasi certo non più sia partito; e senza dubbio egli era in città il 3 aprile 1475, giorno in cui ricevè l’avviso di pagare i tre mila cinquecento aspri ili ammenda. A lui, persuaso del torto che credeva ricevere, sarà parso uno sfregio, ed era invece.la sua salvezza. V’ hanno costaggiù di apparenti disgrazie, che risolvonsi in granili fortune. Se egli si fosse condotto a. Caffa, o non vi sarebbe potuto giungere in tempo, dopo lungo e penoso viaggio, o se giunto avanti l’arrivo della flotta turchesca, col danaro non avrebbe anche perduto la liberili o la vita? •SortetiI Ligure. St. Patria. Voi. VII. 1’. II. QUISTIONI ( 542 ) SINDICAMENTI DEL CONSOLE BATTISTA GIUSTINIANI La sesta e settima questione (le comprendo in una, sebbene siano divise in due nel testo) ci si presentano ora qui ad esaminare ed esporre, delle cinque precedenti più copiose di notizie e prolisse in narrazione, perché complete negli atti e ricche di documenti. È il processo intentato al console Battista Giustiniani, olim Oliverio, successo a Goffredo Lercari già detto, e predecessore all’ ultimo che sedè al governo delle colonie tauriche, Anto-niotto Cabella. Questo processo può assai bene dividersi in due parti : la prima, della inquisizione generale di sindacato, che vorremmo quasi denominare inchiesta ufficiale governativa; la seconda, del sindicamento pubblico e propriamente detto, al quale avevano diritto di concorrere tutti i privati cittadini e impiegati, alti e bassi, coll’ accusare il console scaduto d’infrazione alle regole statutarie di Caffa, o col rimproverargli atti arbitrarii, ingiusti e lesivi in qualsivoglia modo i loro proprii o gli altrui interessi, massime poi quelli dello Stato. Come se fiutato avesse l’odore della polvere turca, ma in realtà perché così ordinavano le leggi, il Giustiniani uscito di carica il 30 luglio 1474. non pose tempo in mezzo a presentarsi al tribunale che giudicare lo doveva. Imperocché il Cabella salito al potere il 31 successivo, come ho scritto sopra ('), a un sol giorno d’intervallo, cioè il l.° agosto, a quanto pare, pro-cedè alla nomina dei quattro sindicatori, che risultarono i seguenti: Sisto Centurione, Gherardo Vivaldi, Tommaso Navone e -Giacomo Zoagli, tutti cittadini di Genova. Questi poi raccolti nella grand’aula del palazzo il 2 agosto, C) Vedi a pag. 78 del presente tomo. ( 543 ) PRIVATI! por prima cosa si elessero lo scrivano e cancelliere nella persona del notaio Domenico Alsari, poi intimarono al Battista di prestare la dovuta e solita cauzione di cinquecento sommi, colla promessa d’assoggettarsi al risultato dei suoi sinclicamenti, et de qualibet accusatione sibi fienda, conforme allo statuto di CalTa. E il Giustiniani, nell’ora stessa e luogo medesimo, costituitosi nanti i giudici e scrivano, promette e presta le sicurtà richiestegli, per amendue gli ufficii esercitati di console e massaro. Chi intercesse ed entrò mallevadore per lui, ciascuno per cento sommi, furono Giacomo Casanova, Paolo Ristropi, Cristoforo Allegro, Ottaviano e Antonio Adorno. E perchè in un col console sostenere doveano il medesimo scrutinio dei loro atti i suoi cavalieri, come intimi famigliari ed esecutori dei suoi ordini, subito dopo Francesco Montaldo si presentò garante per altrettanti sommi cento a favore di Giacomo Casana e Antonio Canale, socii nella carica di cavaliere alla dipendenza e agli ordini del Giustiniani. I sindicatori mandarono quindi al banditore, Paolo Rono, di recarsi nella loggia, alle porte, bazar ed agli altri luoghi pubblici e consueti, e al suon del corno, cosi in lingua tartarica come in latina, ad alta e intelligibile voce gridare, invitando ogni abitante cuiusvis qualitatis seu conditionis existat, il quale avesse a porgere querela o lamento o accusa d’ alcun gravame o ingiuria infertagli dal Giustiniani, tempore regiminis tam sui. consulatus quam massarie, a comparire davanti i sindicatori od il notaio Alsari, destinato a ricevere i ricorsi, entro la quindicina prossima; scorsa la quale non si sarebbe più fatto luogo ad alcuna comparsa o reclamo di sorta. 11 cintraco eseguì il mandato, e sotto il IG agosto, dopo l'ultima grida, riferiva averlo quel di medesimo esaurito. Si divise pertanto l’Ufficio, e in quella che il notaro segretario dava ascolto al banco ai querelanti cittadini o borghesi di CalTa. i quattro sindicatori sedettero in tribunale procedendo QUISTIONI ( 54i ) alla inquisizione generale, che sopra appellammo una specie d’inchiesta officiale governativa, sul reggimento del console. Dovrò io qui citare per singolo i ventotto articoli, sui quali fu esaminato il Battista? La fatica panni inutile, scarso il vantaggio e la noia grandissima: perciò me la risparmio; non così però da passarvi sopra del tutto. Mi sembra che il concetto sia stato questo. Compendiati in ventotto articoli i più essenziali doveri e anche le colpe in cui cadere poteva un console e massaro nella sua gestione, il tribunale dovesse su ciascuno accusare d’inadempimento lo scaduto ufficiale, e questi dare ragione, prova e giuramento alla sua volta di averlo anzi osservato. Così fece il Giustiniani, non ammettendo neppur uno degli addebiti fattigli, e su tutti i punti dando il suo giuro solenne d’ averli con diligenza e la maggiore fedeltà adempiti. Versano essi su gli obblighi generali di un capo di governo e in particolare del console di Caffa, nell1 amministrazione della cosa pubblica, sulle spese inutili o a capriccio versate senza 1' intervento dell1 Ufficio di Moneta, sull1 arbitraria nomina d1 impiegati , o il fraudolento acquisto di danaro pubblico, sulla mollezza nelle cause civili o nell1 esazione delle multe e condanne, sulla participazione indebita ai dazii o gabelle comunali, e simili. Per quanto riguarda la storia riescono alcun po1 notevoli gli articoli 2,° 4,° 14° e 23°. Dal secondo s'apprende che la famiglia del console doveva constare almeno di cavalerius unus, domicela sex, equi sex, ragatius unus, cochus unus; dal quarto che assoggettando un imputato alla tortura, non poteva farlo ubsque presentici unius ex scribis seu notariis sue curie (triste testimonianza!); dal quattordicesimo che il console era tenuto a dar ragione alla massaria, o.a chi altri, degli schiavi fuggitivi da Solcati in Caffa, non già appropriarseli; e dal ventesimo terzo poi che il sigillo di Stato non poteva consegnarsi ( 545 ) Pili VATE ad altre mani fuori quelle del console, servendo al bollo delle lettere consolari e dei salvocondotti concessi dal governo. Il presente interrogatorio colle relative risposte avveniva il 22 agosto, e senza mora il 23 gli teneva dietro 1’ esame di ben dodici testimonii, citati dai sindicatori a deporre sulla condotta del Giustiniani. Introdotto il primo, Giovanni Squarcia-lico, cittadino di Calla, e invitato a parlare, depone in favore di lui, quod peroptime se habuerit in eius consulatus officio, tanto circa 1’ amministrazione della giustizia, quanto nel resto dei suoi doveri, et fecerit ea ad que obligatus erat, come massaro e come console. Onofrio Tinelli, cittadino di Genova, per secondo, afferma lo stesso, in quanto die usando splendidezza nella sua dignità, vivendo honorifice in suo officio, altrettanto bene governò la colonia.. La medesima cosa a un bel circa attestarono gli altri dieci testi, Bartolomeo Campofregoso, Cristoforo Saivago, Adamo Saivarezza, Gregorio Giudice, Lodisio Gentile, Tommaso Senarega, Gianan-tonio Calvi, Filippo De-Franclii e Lionello Vivaldi, cbi borghese di Caffa e chi nativo di Genova. Curiosa poi infra tutte si fu la deposizione di Battista Allegro, il quale, dopo dato lode al Giustiniani d’essersi vivamente adoprato a cessare le discordie e mettere pace fra i partiti, esclama: Dio volesse che non capitassero mai uomini di lui nè migliori, nè peggiori fra le nostre mura ! Neque meliores neque pegiores ipse dominus Baptista. Che bel latino ! Di migliori non oso dirlo, ma forse si, n’ erano giunti in Caffa, di peggiori è certo: e non distavano mollo; i cavalieri medesimi del console ! Imperocché Adamo Salvarezza predetto nel rendere buona testimonianza pel Giustiniani, non tace che publice dici audivit hinc inde quod sui cavalerii habuerunt mullas mangiarias, el fecerunt multa illicita; ciò ch’egli si protesta non conoscere di certa scienza. Qualche cosa di più ne sapeva Bartolomeo Cam- QUIST10NI ( 546 ) pofregoso, per avere sentito un di, stando nella loggetta di palazzo, dalla bocca di Giovanni Toirano, qualmente Giacomo Ca-sana percepì di traforo due mila aspri da un cotal macellaro saraceno, per un motivo ora qui taciuto, ma che verrà a galla tra breve. Dichiarò inoltre avere veduto in pieno bazar il servo del console, Galeotto, ad acquistare una bella quantità di grano e bollarne i carri di trasporto d’una speciale impronta; e di Pietro stesso, figlio del Giustiniani, constargli comprasse e vendesse frumento, se a conto proprio ovvero del padre, lo ignora. Non parrebbe 1’ identico caso di Carlino e Goffredo Lercari, già discusso nella seconda e quinta delle precedenti questioni? Eppure l’esito ne sortì tutto diverso! Sotto la data 27 agosto 1474 segue nel nostro incarto la sentenza profferita dai quattro sindicatori; in cui, « visto, dicono, gli atti della presente causa, uditi dodici testimonii per metà cittadini e altra metà borghesi di Caffa, lette le loro risposte giurate, mandano e dichiarano il console Giustiniani pienamente assolto ab ulta molestia que ullo unquam tempore al medesimo inferri possit occasione dictormi sindicamentorum » ; taciuto affatto dell’ accusa poco sopra diretta al figlio Pietro, ed al cavaliere Giacomo Casana. Finita la prima parte del processo , ossia la inchiesta generale sul governo del nostro console, Battista Giustiniani, i sindicatori passarono alla seconda, la discussione cioè degli atti d’ accusa prodotti al banco dei giudici dai privati cittadini entro la quindicina già dianzi menzionata. I capi, vale a dire i punti, su cui il Giustiniani venne incriminato furono molti; e noi li toccheremo sommariamente, perchè da essi emergono molte e interessantissime notizie riguardanti la storia. A cominciare la lotta abbastanza aspra e cruda sorse innanzi a tutti Giacomo Fieschi, il quale incolpò lo scaduto rettore d’ arbitrio e prepotenza nell’ avere sottratto dalla chiesa di s. ( 547 ) PHIVATE Agnese una lapida, avente scolpita l’arma Fiesca, posta a lato dell’ altare di Cristo dall’ antico vescovo Simone Fieschi. L" uso a farne dal console era stato questo; di cancellare il primitivo e incidervi il proprio stemma, per collocarla poi alla bocca del porto, in basso le torri. 11 vescovo attuale dal Giustiniani invitato a cedergliela, erasi rifiutato, siccome roba non sua e applicala al culto divino, ma egli, senza badar al diniego, saputo del ritiro di monsignore alla casa suburbana di s. Maria della Corona, aveasela colla forza rapita e cominciato a scalpellarla. Fatto consapevole di ciò, egli Giacomo assieme a Francesco suo parente, presentassi al console a domandare la pietra, ma inutilmente, cìiè a dispetto loro volle proseguirne la distruzione. Ricorsi al vescovo, questi reclamò alla chiesa la lapida; a consegnar la quale, il Giustiniani obbligar voleva lui, agente a nome di tutto il suo parentado, a pagare aspri centocinquanta peir opera dell1 arma già finita. Ricusava dapprincipio, maravigliando come pretendesse essere indennizzato d una fattura a suo capriccio ordinata, ma poi sul riflesso di mal potere contendere contro forza maggiore, trovò a rendere garanzia per lui, di trecento cinquanta aspri, Cipriano Vivaldi, cui a breve andare sborsava la somma. Pertanto ora lo citava al tribunale incolpandolo di violenza e abuso di potere, facendo aufcre dictam lapidem, que lapis est. multi valoris, e richiedendo fosse condannato ad solvendam devastationem, sul rispetto massime dell’ offesa recata al luogo santo e al culto di Dio, e finalmente a soddisfarlo per intiero dei trecento cinquanta aspri fattigli pagare a torto; oltre poi ai danni e interessi, a giudizio e buona coscienza dei sindicatori. Recato a notizia del Giustiniani l1 avviso dell1 accusa predetta, più che di fretta si recò egli da monsignore Panissari, e, non saprei dire con quali arti, ne carpì od ottenne la di- QITISTIOM ( 548 ) chiara autentica prout ille lapis acceptus fuit expressa licentia et conscnsu prefati domini episcopi. 11 buon prelato era decrepito e lasciossi forse abbindolare: eh è già fin d’allora, e poi lo fu sempre, il mondo è dei furbi e degli audaci. Il fatto è che sei giorni dopo, il 19 cioè agosto, 1’ ex console presentossi alla sbarra a rispondere, e sulle prime battè la campagna, adducendo grame e generali scuse, neppur risparmiando qualche botta all’ importuno accusatore : questa ad esempio, di non capire come volesse sorgere paladino del culto religioso lui laico e secolare ; e serbando all’ ultimo il colpo di scena di sciorinare sotto gli occhi dei giudici la carta di permesso avutone in iscritto: tanto era lungi dal vero che avesse egli tolto quel marmo contro il divieto del vescovo ! Immaginare la sorpresa dei sindicatori, già di tanto proclivi a favore del-1’ imputato! Chi però non rimase persuaso si fu Giacomo Fieschi, il quale poi, il dì 22, smascherava l’avversario e metteva a nudo l’astuzia, chiarendo la fresca data della lettera, mentr’egli parlò e citava fatti e abusi accaduti almeno due mesi prima, quando dieta lapis capta fuit de ecclesia sancte agnetis, e dictus episcopus absens erat, e poi, allorché fu di ritorno in città, intellecto de dicto lapide capto, dixit ipse dominus episcopi£ se fuisse male contentum, quod dictus dominus baptista acceperit dictam lapidem. Malgrado luttociò, e le offerte di testi che addurre volle il Fieschi, i sindicatori strozzata la discussione e pretestando i testimonii a carico essere in càusa propria, che la lapide o almeno la chiesa, da cui fu presa, erat minata, e infine che per la dichiarazione del vescovo lapis capta fuerit de voluntate ipsius, mandano il Giustiniani assoluto appieno da ogni addebito in proposito. Così il Fiesco rimase fresco, cioè col danno di parecchie centinaia d’aspri, e con le beffe della vanamente inoltrata sua querela. ( 549 ) PRIVATE Si potè tuttavia consolare e tenersi fortunato a petto del secondo ricorrente, che sorli dalla lotta medesima assai più malconcio di lui, e fu il console di Soldaia, Cristoforo Di-Negro; quegli stesso del quale avemmo già a lungo discorso nella terza quistione. Uopo è dire bollisse nelle vene di costui un sangue caldo assai, e chiudesse in petto un cuore più atto a maneggiare la spada che la bacchetta del consolare comando, od almeno 1’ a-gitasse la smania di litigare coi grandi, ridurli alla stregua d’ ogni cittadino, e smascherare le ree loro azioni ed ingiustizie. Lo vedemmo per lo innanzi accapigliarsi coi fratelli Guasco, e il console Cabella con niun suo profitto, ci apprestiamo ora a scorgerlo deriso e schiacciato dalf antecessore di lui, il Giustiniani. Lo denunziò adunque siccome colpevole di mal governo, per avergli negato la posta di dieci mila aspri necessarii al ri-slauro della cinta murale di Soldaia, già deliberata in consiglio, e P altra eziandio pel palazzo consolare di detta città, minacciante prossima rovina. La scritta del Cristoforo presentata al banco è prolissa all’ in-linito e colma d’incisi, capaci solo a confondere la mente. Noi ne esporremo il contenuto in brevi termini. Comincia col dire che, desideroso egli di proseguire P opera di rincalzo alle forti-licazioni soldaiesi, principiata sotto il consolato di Goffredo Lercari, portossi a Caffa a perorarne la causa, ov’ ebbe 1’ assegno di trenta mila aspri a spendersi in tre anni, e pel palazzo suo altri dieci mila. Ne erogò nella ricostruzione doi muri venti mila, ma i rimanenti più non potè averli dal Giustiniani, successo al Lercari: ondecchè gli fu giuocoforza desistere dal proseguimento del lavoro, culpa et defectu dicti considis baptiste, in dedecits magnifici officii et detrimentum loci soldaie. E se vuoisi sapere il motivo, soggiugne, di cotale rifiuto, è ijuesto: che essendo attinens andreoli de goasco, generis gregorii de pinu, altiiventis dicti domini baptiste, la- QU1STI0NI ( 550 ) sciossi andare a fare paghe tutte le disoneste volontà di Andreotto. E qui compone una lunga filatessa d’ arbitrii e pretese, av-vanzate dal Guasco, e menategli buone dal console; come, ad esempio lo stacco voluto di cinque maestri d’antelamo dai lavori murali di Soldaia per applicarli alla costruzione del luogo di Tasilli, in nulla vantaggioso, purché però 1’ Andreotto essct servitus uno modo vel alio, ed egli Cristoforo invece, honorem non liaberet in suo consulatu. Secondo motivo fu l’aver negato di consegnare all’ Andreotto stesso una bombarda che pretendeva sua, mentr’ era del comune, ed al comune rivendicata da lui Cristoforo, contro le cupidigie del Guasco e il facile assenso del console. Tocca quindi dei balzelli e servitù da lui imposte ai Caraghaiti, indebitamente sostenuti dai due precitati: narrala sorpresa di Giuliano Fieschi, ufficiale di Moneta, al vedere crollante la torre di Soldaia, il costui avviso al Giustiniani, nel suo ritorno a Calla, per rinforzarla in tempo, e la superba risposta del console, colla sempre più temuta rovina di essa e del palazzo, previsto inabitabile nel verno prossimo. Quindi, fatto passo alle ingiurie personali, lo accusa d’ averlo messo in mala voce ed esposto al ridicolo dei suoi amministrati, col chiamarlo non semel sed pluries coram ipso pro omni minima re, quasi fosse un omiciattolo qualunque e non il console della seconda città della Crimea. Da ultimo, non contento , dice, della guerra mossa alla persona mia, volle incrudelire verso taluni miei dipendenti, da me raccolti in consiglio legale sul da farsi in riguardo alla domanda dei ridetti maestri d'antelamo chiestimi da lui, i quali cassò dallo stipendio sine aliqua causa, e solo per recare onta e sfregio a me Cristoforo. Chiamavansi costoro Giovanni D’ Oria, Cristoforo Giustiniani, Damiano, Ottaviano e Battista Romero. Come vedetelo signori, ce n’ era una buona satolla d’ac- ( 551 ) PRIVATE cuse, e il Di-Negro la volle coronare e crescerle forza colla produzione di molte lettere scrittegli dal console, offensive al suo onore e alquanto sdegnose, che egli depositò al banco, siccome documenti giustificativi della sua causa. Ne basti 1’ a-verli accennati senza entrare in più minuli particolari, chè il lungo cammino ci sospinge. Rispose il Giustiniani addi 19 agosto; e sul conto del palazzo di Soldaia disse spettare quel negozio meglio alla masseria che a lui console, al quale non apparteneva dare provvisione alla pecunia pubblica; le somme largite ai predecessori del Di-Negro essere riuscite a male e.quasi danaro gitlato in mare, e se nuovi assegni erano stati messi in bilancio al compimento dell’opera, non per anco tuttavia venne deliberato in consiglio il come e il quando dovesse effettuarsi; giacché su quel ri-stauro variava 1’ opinione del Di-Negro dal modo di vedere di molt’ altri. 11 medesimo a un dispresso potersi dire sui dieci mila aspri in sussidio alla cinta murale denegatigli, e saper di favola la pretesa singolare assistenza data ad Andreotto Guasco peli’ educazione del suo castello di Tasilli : favore solito concedersi dai rettori di Caffa ai buoni e ricchi cittadini, consentendo loro il temporaneo concorso dei pubblici operai. Afferma si d’ aver sospeso il salario, e poi riammesso al soldo taluni officiali di Soldaia, e ben aver potuto farlo in castigo del loro sedizioso operare, né al Di-Negro interessare ciò, come cosa che nè punto nè poco lo riguarda. Ma, ripiglia, c’è di mezzo la bombarda, voluta dal Guasco e ricusatagli da Cristoforo! In verità che non valeva la spesa di perdere la scrima, e levare si alto rumore per cosi piccola cosai Volle il poverino hec que minima sunt per viam scripturarum magna facere; e lamentasi ancora d’essere stalo spesso citato da me in Caffa, mentre sa egli pur bene non fuisse ni ISTIOM ( 552 ) citatum nisi legitime et ex quibus causis. E quali cause! Ha fatto ottimamente a tacerle, cliè davvero non ignora quante magagne gli abbiamo coverte, gratia dignitatis officii. Insomnia il Giustiniani, concludendo, domanda ai sindicatori di venir dichiarato innocente di questi appunti, che egli chiama addirittura infami calunnie, e 1’ accusatore suo multato e punito del presuntuoso ardire. Fu soddisfatto ad usura : chè dai giudici, oltre la multa di aspri duecento a vantaggio della masseria, per la indebita accusa sporta contro il console, n’ ebbe una seconda di trecento aspri, in pena d’ una certa scrittura, piena ili contumelie all’indirizzo dei membri del sindacato, depositata ivi il giorno 25 stesso mese d’ agosto. Non perciò si diede vinto il Di-Negro, ma reso vieppiù ardilo dalla stessa sconfitta., forbì le armi e corse a nuovo, variato assalto. Fors’ anche sapeva di non potere lottare, con speranza di successo e con tanta disparità di condizioni, col Giustiniani, e non ostante, da bravo, ritentò la prova su altro terreno. Motivo alla querela diello sta volta il medico condotto di Soldaia, un tale Giovanni da Napoli, il quale chiamato in fretta e in furia a prestare i soccorsi dell’ arte ad una schiava ilei Di-Negro, moriente di parto, malgrado tre e quattro inviti, sua audacia et superbia accedere noluit et expresse recusavit, cum falsis excusationibus. Il console era assente, ma tornato a casa Io stesso di trovò la schiava morta, e poi due giorni dalla propria sorella, dalla levatrice, ed altre fededegne persone seppe del rifiuto del medico, cui perciò multò in aspri due mila, e quindi d’ altri cinquecento, propter eius malam continentiam e le villane parole e ingiuriose profferite in quello incontro versus ipsum christoferum consulem. Castigo, che era in diritto e dovere di infliggere ai renitente stipendiato; come appariva dal processo a tale uopo fatto contro il medico stesso. ( 553 ) PRIVATE Ma sì, costui che sapeva in inala vista il Di-Negro coi rettori di Gaffa, a questi ricorse, e dal console Giustiniani e suo sinedrio ottenne piena assoluzione, senza neppur farne cenno al Cristoforo, qui adesse debebat, e lo aveva richiesto con sue lettere; e ciò che è peggio, et nunquam, esclama, visum fuit tnlis injuria, condannarono lui assente e non ascoltato, a pagare al maestro Giovanni novantacinque aspri per spese incontrate e danni patiti. Di che fatto consapevole il Di-Negro, comparve in Caffa al tribunale, protestando la sua innocenza e precipitazione loro nella causa, aprissero di bel nuovo il processo, udissero le sue discolpe. Tutto inutile; che i magistrati punto non curando le vive istanze, de facto approbaverunt prout prius fecerant. Soltanto, dopo la seconda sua comparsa e una legale protesta deposta sul banco, gli vennero rimessi ducento aspri sulla precedente condanna; sebbene scopo del dimenarsi suo fosse non già il danaro, ma la violata giustizia. In seguito ebbe ordine di pagare al medico trecento quaranta cinque aspri, e sopra questo avendo nuovamente reclamato, conobbe più tardi, che sui proprii fondi della masseria di Caffa era stalo il Giovanni predetto soddisfatto, a insaputa di esso Cristoforo et contra omne debitum. Il Giustiniani del resto, aggiugnendo offesa ad offesa, per puro spirito di vendetta avere voluto consentire la posizione della causa in consiglio pubblico , mentre era cosa di sua esclusiva spettanza, non comune al massaro e anziani: li lasciò a bello studio cadere in errore per dare libero sfogo alla sua ira, e recar onta e danno a lui indebite et injuste. Dal che consegue aver egli oggidì intiera azione verso di lui, giacché nunquam visum fuit, ripete, talis enormis injuria. Che cosa domandava egli adunque? Sentitene le pretese. La condanna del Giustiniani a indennizzarlo delle somme già versate al medico, per di lui colpa e difetto, lo sborso dei due mila aspri. QUISTIONI ( 554 ) di cui fu punito colui pel suo rifiuto, altra multa, a pagare dai giudici, peli’onore tolto a lui console di Soldaia, il quale sul santo vangelo giurava avrebbe amato meglio perdere cento ducati che patire tanto sfregio, il compenso in fine di mille aspri per le spese da esso fatte nel viaggio e sua dimora in CalTa. Si rise di tanto apparato di multe e sfoggio di bile 1’ exconsole, e al cospetto dei sindicatori purgando l’accusa, accennò in nube alla non bella origine della vertenza della schiava, per la quale oporteret dicere ea que non conveniunt, ed altronde essendo a notizia di tutti, honoris gratia tacebit. Che se poi il medico incriminato venne assolto e lui Cristoforo punito, il giudizio della causa opera fu comune a tutto il consiglio di Caffa, composto del console, massari e anziani, e non suo privato soltanto, nè delle sentenze in comune profferite dal corpo consolare tenersi egli risponsabile. Successe qui una scandalosa scena in piena seduta; chè il Di-Negro credutosi offeso dal ripicco del Giustiniani, il 23 agosto consegnar volle e far accettare in tribunale un suo scritto, il quale letto davanti i giudici, in assenza d’uno di loro, Tommaso Navone, ipsum admitti noluerunt, e commisero al notaio di restituirlo all’ offerente. Costui più non 1’ accettò e gittava sdegnosamente a terra, affermando correr obbligo al notaio pubblico quod det copiam de dicta scriptura, una cum ejus subscriptione admissionis vel non admissionis, non solo, ma rivalendosi sull’ officiale esigeva che la presente sua protesta fosse inserita negli atti; e di questi poi, cioè delle sue querele al console e le relative risposte, domandava una copia autentica. Il dabben segretario, Domenico Alsari, tra lo stordito e il moggio sorse allora a dichiarare il rifiuto d'accettazione essergli stato imposto dai sindicatori ivi presenti e ascoltanti, a motivo che conteneva di molte inezie e falsità, e che essendo absens dictus tomas navonus unus ex ipsis dominis sindicatoribus, nolebant ( 555 ) PRIVATE eam admittere nisi essent omnes quatuor congregati. Frivolezza mi par questa, e scusa di non buona lega: giacché non doveano far leggere la carta in tribunale, per non averla a rigettare dopo lettura. Checchennessia il Di-Negro colse la propizia occasione per stendere un’altra protesta, della prima più lunga, aspra e virulenta all’ eccesso. Ne coglieremo alquanti periodi. « Mi stupisco, comincia, accadano in questa città di tali cose alle quali se la divina Provvidenza e il sovrano Banco di s. Giorgio non mettono ripiego, è impossibile evitare una catastrofe, e che un gran rovescio super eam non veniant, pro malis et pessimis traciis que in ipsa duitate sunt. E troppo, decisamente, è troppo. Siamo in tempo in cui coloro che per debito d’ufficio dovrebbero punire i malfatori, li coprono, e li difendono ancora. Ma Dio eterno ! Voi, o sindicatori, non foste costituiti in tale carica per cercare appunto la verità circa la condotta dello scaduto console Giustiniani? Tutto invece concorre a far credere abbiate impreso a velare i costui falli, tacitarne gli accusatori, eludere la legge. Bel tribunale che voi siete. Modo detegitur quales iudices vos estis! » Corre infatti pubblica la voce che abbiate guadagnato Bartolomeo Marini (*), già disposto a deporre in giudizio una sua lagnanza verso il Giustiniani ; che abbiate sospeso una sentenza lesiva i diritti di Francesco Savignone, per la quale egli si proponeva convenire in giudizio, al cospetto vostro, il medesimo. Nota è poi a tutti la molestia inferta a più e più armeni, posti in carcere, occasione illius puelle, e del loro ricorso al vostro banco il niun‘risultato 1 ». E qui fatto un passo addietro, torna il Di-Negro sulle precedenti ed altre nuove accuse lanciate su Andreotto Guasco, il medico (') Dove nel testo a pag. 402 è scorso l’errore tipografico di Bartholomrm Marmus, leggasi Maifmus. Il casato Marini fu ed e ancora molto propagato in Genova; l’altro non vi esistè mai, ch’io sappia dalla nostra storia. QLISTIONI ( 556 ) di Napoli, ed il palazzo di Soldaia. « Per questo, dice, il Giustiniani non habebat pecunias, ma ben le aveva pro faciendis turribus que non erunt necesse, e per di più le volle innalzate di tanto et facte grosse, benché non siano che due, e in luogo ubi non crai opus. Costano più le sue due all’erario che non le cinque, belle e forti, erette da Filippo Chiavroia, cioè ducati trentamila, come dicesi. » E poi mi viene a parlare di nove mila meschini aspri mandati al ristauro del palazzo soldaiese, qui male terminaverunt, essendo console Antonio Borlasca ! Davvero che meglio farebbe a zittire, poiché il Borlasca in persona gli confessò ch’egli fu console solo di nome, e chi comandava là era il prepotente consigliere Giovanni, fratello ad Antonio Guasco, al quale perciò dovea chiedersi conto della sprecata pecunia. Ma che? trattandosi della famiglia Guasco la cosa fu messa in tacere. » Per la quale cosa, conclude il Di-Negro, rimasto io privo di avvocato che sostenere volesse la mia causa, perchè il Giustiniani tutti se li appaltò et rogare fecit ut contra ipsum facere non vellent; saputo eziandio che voi stessi, o sindicatori, foste designati all’ufficio anche prima d’essere eletti, in forza di subdole arti e orditi inganni, protestando un’ultima volta de denegata justitia, appello al tribunale superiore del magnifico Banco di s. Giorgio ». I giudici lasciaronlo strepitare a sua posta; e in nulla scossi dalla violenta filippica, emisero, seduta stante, la sentenza di piena assolutoria in favore del loro protetto, e di condanna nelle spese verso il medico di Napoli contro Cristoforo. Ed ora basti di questa briga vituperosa e indegna a tutte le tre parti interessate, che già cominciava venire a nausea a me, e non poco forse a voi pure, come penso. Al privato cittadino Giacomo Fieschi, e al pubblico ufficiale Cristoforo Di-Negro, tenne dietro Bartolomeo Santambrogio nel ( 557 ) PRIVATE pericoloso arringo del querelare di mal governo 1’ amministrazione del console Battista, cui su tre punti intaccò. Primo, quello di avere licenziato Francesco Pastine da cancelliere della curia, surrogandolo col notaio Domenico Alsari, o dopo brevi giorni rimessolo in posto, di suo arbitrio e inconsulto P ufficio di Moneta, di cui egli Bartolomeo era membro. Secondo, di avere negletti gli ordini superiori circa il can-luco, tanto che alcuni, e un tale Coca giudeo e Terzac armeno, in ispecie, esercitarono all’ aperto il vietato commercio per conto dei principi tartari, e che ad Andreotto Guasco avea lasciato arrogarsi perfino titoli e diritti di signorile dominio in Scuti : come ad esempio, farsi chiamare Spettabile, e rizzar forche nelle sue terre, a gran pregiudizio della giurisdizione consolare di Soldaia e T onore del sovrano Banco di s. Giorgio. Terzo, di avere cresciuto del doppio il salario a Nicolosio. trombetta soldaiese, portandolo da aspri cento venti a duecento mensili; e ciò contro le regole e per favorire i Guasco, ai quali il Nicolosio essendo debitore, avria col raddoppiato stipendio potuto meglio e più presto soddisfarli. Di queste tre accuse chiede siano resi edotti e lasciati arbitri, non i sindicatori, ma si i Protettori in Genova; ben prevedendone forse il costoro o appassionato o contrario giudizio. Al Giustiniani non dovè tornare difficile il difendersi, negando recisamente la dimissione del cancelliere, la quale, a ciò che sembra, non fu che una sospensione, correctionis gratia, e il moli vo noi dice; ritorcendo contro del Bartolomeo stesso la querela dei manipolatori del canluco, mentre non accusavit quam emu-los ejus, passando bravamente sotto silenzio gli altri che sapeva bene habere misclationes cum tartaris et participationem cum. canluchis; all’aumento pecuniario infine del trombetta non aver punto contribuito un interessato riguardo ai Guasco, ma si la raccomandazione del suo console di Soldaia. Cristoforo Allegro. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 3G QUISTIONI ( 558 ) presso il già console di Gaffa Goffredo Lercari, il quale, e non lui Battista, gli crebbe il salario, ob multa laudabilia dicti nicolai. Mi si consenta qui una breve digressione. Nel secondo articolo di risposta, riguardante Andreotto Guasco, io trovo una utile notizia storica che non occorre preterire. Dice il Giustiniani « i suoi predecessori nel consolato essersi a tutt’ uomo ado-prati in favorire 1' parti di Antonio, padre dei viventi Guasco, in vista dei vantaggi non piccoli presunti acche i casali limitrofi a Soldaia venissero alle mani sue, anziché dei signori di Gozia. Ut potius ipse quam domini de gotia acquiret casalia acquisita: e il fatto averlo comprovato. E Dio volesse, sog-giugne, che avesse acquistato altre terre ancora, mentre vediamo' quia casales X da/fi nouissimc acquisiti sunt per dcr-biderdi domini luste; lo che cede a danno del nostro Stato, e vi è luogo a temere di mali peggiori nell’ avvenire. Se tai cose considerasse il Bartolomeo, e come frequenti sono i furti di cavalli e bestiame tartaro da parte dei Goti, non condannerebbe no la erezione di poche forche, ad terrendum fures. E ciò è così vero, che il signore di Lusta già iniziò pratiche per avere dai fratelli Guasco il casale loro di Scuti ». Men male , sappiamo ora che le forche o berline dei Guasco dovevano servire pei ladri della Campagna e non pei loro sudditi. Di altri'due casali ancora posti in quei paraggi, chiamati Marti e Canaca, vien fatta menzione nella controrisposta dal Santambrogio diretta in replica alle discolpe dell’exconsole ; ma invano, che neppure le deposizioni giurate, ma poco concludenti, dei testi Lionello Vivaldi e Bartolomeo Campofregoso, da lui prodotti, gli valsero, e dovè sentirsi condannare in aspri trecento come calunniatore,-mentre il Giustiniani n’andava completamente assolto. Pari esito ebbero le successive querele inoltrate da un Galeotto Bonaventura, cittadino di Gaffa, e dall’ ebreo Abramo ( 559 ) PRIVAT re Igliati. Colui gli rimproverò che avesse di suo arbitrio, e a ritroso delle leggi, messo in libertà uri tale Martino, polacco, da lui Galeotto fatto incarcerare siccome debitore suo di due mila cinquecento aspri; e 1’ ebreo invece per subita condanna ili aspri quattro mila, dovuti pagare a Giacomo Zoagli, dietro regolare sentenza del tribunale. La difesa del Battista fu trionfante quanto breve. Martino, disse, venne liberato perchè venuto a CafTa orator pro publicis rebus domini regìs polonie; e in tale qualità, sacra dovea considerarsi la sua persona; l’israelita poi non avere buono a lagnarsi. giacché la sua causa non dal solo console, ma da tutta la curia era stata discussa in prima istanza, e introdotto quindi 1’ appello: ex quo evanuit omnis actio accusandi ipsum dominum baptistam. 11 (piale a misura che i sindicamenti suoi volgevano al termine, sembra acquistasse maggiore vigoria, ed agli oppositori venisse meno, con la materia, anche la baldanza nell’accusarlo. Si presentarono non per tanto, qui sull’ ultimo, due potenti mercatanti armeni, Assassador e Caiares, già noti ai nostri lettori per le anteriori brighe descritte nel Codice e nel presente discorso. Accusarono il Giustiniani su tre punti: cP offesa pubblica, pelP arresto e carcere da essi, al cospetto di tutti, patito di ventinove giorni : di negata giustizia, peli1 abbandono in cui li lasciò nel noto affare del matrimonio della fanciulla armena: (P indebita intromissione nella contesa di successione del vescovo armeno con le lettere da esso scritte al patriarca: e da sezzo insinuano un cotal poco il maligno sospetto di mangierie commesse in detto incontro. Scattò a simili addebiti il console, e stizzito rispondeva al primo: non esser egli uso incarcerare aliquem nisi justis et legitimis causis, non averli esso imprigionati affatto, e solo, come rettore della città, avere, col consiglio del suo vicario legista, con- QUISTIONI ( 560 ) cesso la forza all’ecclesiastica autorità, cioè al loro vescovo, cardili* brachio et potestate puniendi ipsos assassadorem et caihares, qui delinqui'rant in causa dicti matrimonij, col negare obbedienza al loro prelato. Neppure avere mancato di giustizia con essi in quell’ occorrenza, mentre non erat de foro suo aliquid disponere, vel innovare sulla controversia per nulla secolare della fanciulla, ma di tutta spettanza del vescovo. Sul conto poi delle asserte lettere al patriarca, mostrarsi essi all’eccesso presuntuosi in velle os apponere sul carteggio dei consoli, i quali ciò elio fanno o scrivono, scrivono e fanno ad utilitatem et favorem, civitatis, e non spetta ai cittadini il mischiarsene o redarguirli. Ma dove più fiera ribolle 1 ira nel petto al Giustiniani si è sull’ipocrita insinuazione di baratterie, e protesta calorosamente nulla ili nulla aver mai percepito ab aliqua persona, che non gli fosse legalmente debitrice. Cita perciò gli avversarli a provare l’accusa, non potendo egli sottostar a siffatta enorme calunnia ; e siccome vive sicuro di sua innocenza, richiede la pena del taglione sui nemici suoi e la condanna d’ amendue in ducati cinquecento, com’essi chiesta I avevano contro di lui di ducati ducento. Ultimo a scendere in lizza doveva essere un vescovo. L’ e-spulso Dercarabet inquieto della sua caduta e persuaso originare ogni suo danno dal console, durante il cui governo avvenne la deposizione, lo accusò <1 averlo tolto di cattedra sub fictione assertarum litterarum asserte balie date derocanes, legato quondam domini patriarce, contro la quale balia non vi fu modo o via d’ opporsi, a lui non legitime citato nec requisito. In ammenda di cosi iniquo procedere, chiede doversi condannare il Giustiniani in mille ducati veneti, per danni e ingiurie infertegli. Secondo questa istanza il console sarebbe stato il principale autore della sua disgrazia, mentre il Battista nella risposta data afferma non avervi influito nè punto nè fiore. Non s' è mai visto, dice, che un signore laico abbia riposto o deposto di sede un (561 ) PRIVATU vescovo; cosa tutta esclusiva alla superiore autorità ecclesiastica; tanto più poi trattandosi di rito armeno, pel quale ovvi rigoroso divieto di immiscbiarvisu Chi lo depose si fu Derocanes, legato del suo patriarca, coinè quello di' ebbe la missione e il potere di costituire in sede il vescovo quem maluerat; e cosi cade pure il secondo addebito di non averlo citato, giacché non spectat ad consulem citare aliquem episcopum, maxime pro causa episcopali. On-decchè i ducati mille pretesi dal Dercarabet li voleva per se, e non già pagarli al degradato pastore. Intervenne a questo punto al soccorso di costui il suo procuratore Caiares, che sotto il 26 agosto 1474 presentò una lunga scrittura, quanto piena di svarioni grammaticali, altrettanto copiosa di calzanti ragioni in favore del vescovo destituito, e convincente di falso i due legati giunti a Caffa per intronizzare, a vece di Dercarabet, l’avversario suo Deronanez, detto anche Pangiager. Non ostante ciò vinse il partito il Giustiniani, e rimase perdente il Dercarabet nella perentoria sentenza data dai men cauti sindicatori; e così ebbe fine il slndicamento del console, riportandone esso totale e completo trionfo, almeno in CafTa, su tutti gli articoli di qualsiasi natura, cui venne fatto segno dai suoi antichi amministrati. Non divisero appieno la sorte medesima il suo cavaliere Giacomo Casana, e il sottocavaliere. Questo, per nome Giacomo largagli, pati una querela da parte di Bartolomeo da Todi, speziale, sotto imputazione d’avere sciolto dal carcere Desiderio suo figlio, che andavagli debitore di centoventidue aspri. — Brutto esempio di un padre che per così poca somma imprigiona il lidio! — Ma il Bargagli provò davanti al tribunale che il Desi-'derio non fu primamente liberato che non firmasse la dovuta sicurtà di pagare, e se la carta era divenuta irreperibile, non averne egli la colpa. 1 giudici lo mandarono libero. QUISTIONl ( 562 ) 11 Casana poi, assieme al suo socio, venne accusato da un delatore secreto, e da un altro pubblico, cioè Bartolomeo Fieschi. 11 primo li tacciò di molte inosservanze ai loro doveri, pose sulle traccie i sindicatori a scoprire i falli commessi, citando gli individui da esaminare; il secondo invecTT incolpò il Casana d’ aperta e sconcia frode nella convenzione pattuita d’una tratta di grano da Sinope col capitano Andrea da Ginopoli, greco. A purgarsi delle mancanze ai proprii obblighi non durò molta fatica il Giacomo, né pare abbiangliene fatto grave carico gli stessi sindicatori, appunto perché segreto il denunziante; ma il caso variava pella baratteria, reato contemplato dallo statuto e severamente punito dalle leggi. Ebbe un bel osservare il cavaliere non doversi dare retta al Fieschi, qui essendo puer potcsl facilime considerari ubi habuerit originem molus ejus-; ciò che gli nocque assai fu la confessione giurata del capitano, per quam apparet quod dictus patronus dixerit numerasse jacobo in ejus taberna asperos mille ducentos, occasione ut supra. Che però i sindicatori non poterono esimersi dal condannarlo in aspri quattrocento a vantaggio della masseria di Calla, el hoc quia prima facie, dicono, conlraclus injustus erat: passando sopra a tutte le altre, anche brutte, accuse prodotte contro l’infedele impiegato. Compiuto per tale guisa il lungo sindicamento, letti e pubblicatine gli atti dal segretario, alla presenza di quattro testimonii, due borghesi di Cada, Antonio Usodimare e Giovanni di Gibelletto, e due cittadini di Genova, Domenico Bissotto e Lazzaro Leardi, venne dai sindicatori sottoscritto il 27 agosto 1474, e in piego suggellato rimesso a mano del Giustiniani stesso, affinchè lo consegnasse alla cancelleria del Banco di s. Giorgio al suo rimpatrio- Cosa che esegui. 11 Banco poi, come d'' uso, incaricava la Giunta dei Quattro sapienti deputati alle cose caffesi, a rivedere con tutta diligenza il processo, esaminare le accuse, ponderarne le risposte, e dopo ( 563 ) PRIVATE maturo consiglio proporne all’ Ufficio in carica o la approvazione od il l'igctto, o infine suggerire, le modificazioni alle sentenze in esso contenute. E di modificazioni infatti ni era d’ uopo questa volta sull’ o-perato dai giudici di Gaffa, alquanto proclivi al Giustiniani, e severi di troppo verso i di lui accusatori. Postisi adunque ad eguale distanza dai contendenti, e con giusta bilancia ponderando le cose, sotto il di 8 giugno 1475,—strana coincidenza, li giorni medesimi della caduta di Caffa! — riferivano ai Protettori il risultato della loro disamina, contenuto nel documento MCXXXV11I, da noi edito in anticipazione nel Codice (') ; e che era il seguente, omissis partibus illis que nullo moderamine egere nobis vise non sunt, et quas recte processisse judicavimus. In prima, scossi non poco dal focoso linguaggio di Cristoforo Di-Negro, e dalle costui vivissime istanze di essere sentito dal tribunale di s. Giorgio, mentre non eralo stato da quel di Caffa, e venuti per avventura nel dubbio non losse tutto astio quello che lo spingeva alle accuse, propongono supersedendum esse et supersederi debere, quousque dictus christoforus januam redierit, ut coram audiri possit et rem suam defendere, come avealo colle insistenti sue lettere richiesto. E lino a qui almeno il bat tatdiero console ottenne il trionfo. O E anche più pieno I1 ebbe in secondo luogo Bartolomeo Santambrogio. Egli, già stato condannato dai sindicatori di Caffa in aspri ducento, peli’addebito al Giustiniani fatto di non aver con energia soppresso i canluchi e processatone i partecipanti, venne ora bellamente difeso dai deputati del Banco, i quali lo assolvono per intiero dalla multa, dichiarano la sua accusa tutt altro che calunniosa, dottata invece da vero amor del ben pubblico, e definiscono in questo particolare riprensibile la condotta del (>j Vedi a pag. 227 del presente Tomo. QUISTIONl ( 564 ) console, che in cosa di tanto rilievo salutem illius civitatis aspiciente, propter ejus negligentiam non inquirendi delinquentes, si chiariva meritevole di castigo. Altra parziale vittoria riportò ancora il Bartolomeo suddetto, resa più splendida dallo scaccomatto inllitto agli oppositori suoi. Avendo esso, come si narrò, accusato il Giustiniani del raddoppiato salarlo al trombettiere Nicolò, e uscitone dal giudizio colle beffe e lo sfregio di cento nuovi aspri d’ ammenda, qui in s. Giorgio al contrario n' andava assolto, poiché rem utilem et honestam pro massaria dixerat; mentre d’ altro lato neppure incriminasi il console dell’ aumento, stantecchè occorso non al suo tempo. ma sotto la reggenza del predecessore. Ma dove i Savii del Banco s’ arrovellano contro i sindicatori di Caffa è nel bel mezzo ilei periodo che ora commento. « E non solo, essi dicono, in questo punto della seconda multa al Santambrogio che quei giudici mostraronsi inferiori al loro compito, sì ancora nel precedente del canluco, in cui mandarono assolto il Giustiniani, e peggio poi nel susseguente del sindacato del cavaliere Giacomo Casana; nei quali omni rejecta utilitate reipublice, troppo evidentemente visi sunt in partem dicti baptiste declinare. Laonde noi li denunciamo al magnifico Ufficio come degni di castigo, puniendos esse prout magni/i-cenlis vestris videbitur, acciò sul timore d’ ingiuste vessazioni o niun costrutto riportato, alcuno si ritragga d’ or innanzi dal-1’ accusare gli ufficiali di governo pei loro trascorsi ». Belli, lodevolissimi intendimenti ! Oltre a ciò i deputati, come già ci venne osservato pel Goffredo Lercari, avevano in dovere di conferire il testo delle istruzioni date al console colla pratica osservanza delle medesime. Ed anche su tale materia il Giustiniani nostro si trovò mancante; giacché, al paro di Goffredo, avendo omesso la esecuzione della prescritta ferma dei servienti di Caffa, non che la paga loro col mezzo dell1 Ufficio di Moneta, e in ispecie poi nel consolato ( 565 ) 1*111 VATE» suo avendo speso assai più del doppio dei cento cinquanta sommi prefissi, in no vis fabricationibus murorum et turrium, per questi due titoli patì sonora condanna. Di qui si scorge che il sindacato del console calfese più severo e minuto, non era già quello che agitavasi nella Tauride, sihberie questo che avea luogo in Genova sotto giudici più accorti, non prezzolati, c sentenzianti senz’ulteriore appello; poiché neppur poteasi avere ricorso alla signoria o capo della Repubblica, essendo il Banco ili s. Giorgio legittimo e indipendente sovrano delle sue colonie. Quegli che in silfatto tramestio di cose ebbe la peggio, si fu il cavaliere consolare, Giacomo Casana. Di quattro falli addebitatigli dai suoi accusatori, su tre i sindicatori calTesi aveano sorvolato sopra, punto non curandosi di esaminare i testimonii addotti, o prendere informazioni all’ uopo. Pel quarto, assai grave, ili mille dugento aspri malamente acquistati, appena aveva avuto la multa di pagarne quattrocento d’ ammenda. Giustizia comoda assai per un reo! Non cosi la intesero alla loro volta i deputati di s. Giorgio ; i quali, preso un radicale provvedimento, vollero il Casana sottoposto ad un nuovo sindacato, con altri giudici acciò eletti; si sentissero i predetti testi, e si emanasse,-se trovato colpevole, una più equa sentenza. Infrattanto egli, o il Giustiniani in nome di lui, qui pro eo obligatus est, presti fin d’ora idonea cauzione di stare al futuro e diffinitivo risolvimento della causa. Questi gli articoli presentati dai Savii del Banco di s. Giorgio dell’anno in corso; articoli che. salvo insignificanti modificazioni e leggiere sospensive, furono dai Protettori accolti e colla suprema autorità loro sanzionati e ridotti ad effetto, con lode, se vuoisi, di sapiente magistrato, ma niun vantaggio della colonia, la (piale nel giorno della conferma del precedente giudizio, cioè il 19 giugno 1475, era già. scomparsa dalla faccia della terra per non instaurarsi mai più. (JtlSTIONl ( 566 ) Qui hanno termine le Quistioni Privale, da noi esposte con qualche minutezza di circostanze voluta dalla natura stessa delle controversie agitate fra i contendenti, e utili assai per la cognizione pratica degli usi. costumi, moralità e indole, così degli indigeni come dei genovesi che li signoreggiavano. Molte cose infatti che dalla corrispondenza epistolare diplomatica non risultano, ci si.fanno palesi dalle suesposte contese; e così non fossero perite tant’altre carte d’eguale o forse, maggiore importanza, che ben più copiose notizie noi possederemmo oggidì, capaci a meglio chiarire le intime relazioni intervenuto fra i privati tra loro e colle pubbliche amministrazioni. Dei sindicamenti dei consoli in particolare modo c a dolere siasi conservalo questo solo del Giustiniani. Se esso solo fornisce tanta luce storica, che cosa sarebbe ove ne avessimo un buon numero? STATUTO DI GAFFA i 4 ' .. . avvertenza Duo bon forti ragioni ci muovono ad inserire nel presento volume lo Statuto di CalTa. La prima, il vederlo così spesso citalo nelle lettere e risposte dei Protettori , come pure nelle istruzioni dal Banco impartite ai consoli ed altri ufficiali destinati al governo della Tauride, senza mai recarne le precise testuali parole, contento di riferirsi ad esso, e persuaso cbe ognuno conoscere ne dovesse il tenore o lo spirilo ; imponendogli perciò lo stretto obbligo di osservarne appuntino il contornilo, mediante il giuramento de bene et fideliter exercendo il commessogli ufficio. La seconda, la circostanza rilevantissima dell1 essere codesto Statuto tuttavia inedito presso di noi ; quindi non potuto consultare da chi avesse bramosia di studiarlo, per rendersi conto delle importanti disposizioni in materia politica, giuridica, am- STATUTO <. 570 ) ministrativa, commerciale, marittima, religiosa e statistica che in esso ampiamente si raccolgono. Disposizioni , ordini e leggi al tutto degne ili serio e profondo esame, anche pei tempi nostri di tanto progrediti sul XV secolo in fatto di civiltà e giurisprudenza. Ho detto presso di noi : poiché in realtà lo Statuto di Caffa venne già pubblicato una prima volta l’anno 1865 nel volume V dei suoi Atti dalla benemerita Società Imperiale ili Storia e Antichità di Odessa, colla traduzione in lingua russa a lato, ed occupa di esso tomo pagine cento ottantaquattro in altrettante colonne. Lo ebbe la prelodata Società, per copia conforme, dall’ora fu avvocato Giambattista Boi loro, archivista di s. Giorgio; e come le venne spedito , esattamente stampò, curandone I’ edizione il dotto accademico Nicola Murzackewitz, il quale corre-davala altresì di varie note illustrative. Non così esattamente però che molle mende non v’ incorressero ; quali avvenute per manco di perizia , o , se vuoisi, di pazienza, da parte del Belloro medesimo nel diciferare le parole difficili o dubbie del codice ; e quali aggiuntevi dalla scarsa cognizione dell’idioma latino nei compositori di Odessa, che lasciarono di mezzo bene spesso intiere linee di testo. L’archivista suddetto poi in più e più luoghi di senso intralciato, odi men retta e grammaticale costruzione da lui rinvenuti nel corpo di queste leggi, si fece lecito di chiarirne la dicitura od il pensiero con alquante brevi aggiunte poste fra parentesi, le quali invano cercherebbonsi nell’originale, e che noi punto non credendole necessarie, affatto ometteremo, volendo riprodurre lo Statuto nell’ interezza sua materiale ed esalta come trovasi nel codice dell’archivio. È a credere che di esso ve n’avessero più esemplari a uso dei cancellieri e segretari , dei quattro Aggiunti o sapienli, del ( 571 ) 1)1 CAI'FA Priore e Protettori del Banco , divisi in molte e ampie sale dell1 antica sede delle Compere. Ma la copia venuta in luce ■finora non è che una, e neppur questa fa libro da sé; mentre la si riscontra formante parte del fogliazzo Diversorum Negotiorum Officij sancii Georgij, dell’anno 1453. Consta di facciale novantuna, ossia carte quarantacinque e mezza, di fìtto e vario carattere, scrittura sincopata, quindi d’interpretazione mediocremente difficile ; e nel codice occupa l’ultimo luogo dalla pagina 73 alla 117, di moderna numerazione. L’inserzione sua nel ridetto volume può attribuirsi più al caso che a deliberata volontà ; ammeno che siavi stato aggiunto perché fu quello il primo fogliazzo su cui s’impresero a registrare gli atti e le deliberazioni spettanti alle colonie del mare Nero, subito dopo il loro trasferimento nel dominio del Banco. Comincia infatti coll’atto del 16 novembre 1453, già da noi inserito sotto il documento \ II0, a pag. 46 del tomo primo. Noi speriamo dare di questo importante Statuto la genuina lezione colla presente stampa, la prima in Genova; e lo speriamo fondati sulla collazione fattane del testo di Odessa col codice manoscritto ed originale dell’ archivio, e sulla pratica conoscenza delle carte dell’ epoca , ornai divenuta seconda natura per chi da lunga serie d’anni con diurna e notturna mano svolge e rimaneggia i volumi di s. Giorgio. Ci prestò opportuno soccorso nel fastidioso lavoro di collazionare i due testi il nuovo ed assiduo impiegato agli archivii governativi di Genova, sig. Giulio Binda, al (piale tributiamo qui le più sentite grazie peli’accelerato compimento dell’opera. Alcune innovazioni tuttavia. ma di pura ed estrinseca forma giudicammo bene introdurre nella presente edizione. le quali è debito nostro di qui dichiarare. Il testo originale, prepostola prima volta il numero romano STATUTO ( 572 ) mi ogni capitolo, come vedesi nell1 indice nostro a pag 578, più noi ripete nel corpo dello Statuto, pago d’intestare il capitolo stesso col titolo della materia in esso trattata. Noi invece ripetemmo la numerazione primitiva ad ogni singolo capo. In secondo luogo, sull’esempio della stampa d’Odessa pel volgarizzamento russo, adottammo il sistema di numerare a cifre arabiche ogni capoverso o allinea, dal bel principio sino alla fine dello Statuto senza interruzione di sorta , mentre l’edizione Odessena tronca la prosecuzione numerica a ciascun capitolo. A noi parve meglio fatto il proseguirla indefinitamente per comodo di citazioni in avvenire. Di guisa che avendo quin-d’innanzi lo studioso a ricordare una qualsiasi disposizione contenuta nello Statuto nostro, potrà citarla con tutta agevolezza solo riferendone il numero. Precisamente come avviene oggidì pei codici civili e penali in uso comune : ed anche per questo non ci siamo fatto scrupolo di moltiplicare gli a capo , e quindi gli articoli. Tra le innovazioni ortografiche annovero queste: di usare sempre la lettera T per la C in initium, palatium, pretium, fortilitium, inquisitio, satisfactio, lenditio, petitio, esimili, a vece degli antiquati inicium, palacium, precium, forlilicium, inquisicio, satisfacio, vendicio, peticio, etc. Inoltre i nostri maggiori pigliavano gusto in sottrarre dal corpo delle parole alcune lettere volute, e tali altre aggiungerne di non richieste, come: querelle, tabulla , candellis, ellìgcre, disserta, dirrectum, soluclionibus, ride, invece di querele, tabula. candelis, eligere, deserta, directum, solutionibus, rite, come usiamo oggidì. E per l’opposto dicevano oblicum, cismaticis, milibus, mentre noi raddoppiamo in millibus o aggiungiamo in obliquum e scismalicis. Spesso poi si trova usitata la stessa parola in varii modi , p. e. sacrastia e sacrestia, orgusii e arguxii e anche horgusii, franchixia e franchisia, irnmo e ymmo, sarracenus e saraceni. DI CAFTA non che da diversi, ma dallo stesso copista e nella pagina medésima. lutto queste varianti adunque noi abbiamo tolto di mezzo, e ridotto il testo ad una sola e uniforme lezione: sia per evitare confusione, sia per non ingenerare sospetto che la diversità provenisse da mancato studio nel curare la correttezza della stampa. La sola voce orgusij lasciammo usata in due modi. Avverto non pertanto che i termini spesso strani di utensili musicali, di animali, o militari, di ulììcii e mestieri allora in voga, e più i nomi geografici, sono nel lesto tali quali vengono qui stampati, per quanto nuovi e barbari possano a taluno apparire. A renderli di sicura lezione adoprai estrema diligenza, e nei casi dubbi ebbi ricorso a colleghj d’incontestato merito nell’ accertare il vocabolo. Quindi nissun dubbio corra su lembo, sallerìone, samarra, caramelle, jhecamem, garbel-lerie, minalium, teleganum , monerijs, smaridijs, scombri]s, caiion ecc. i quali si trovano scritti appuntino come sono da me riprodotti. 1 no studio comparato della legislazione genovese nella Tauride, quale ora la si può raccogliere dal presente Statuto, colla moderna scienza, del diritto, sarebbe un tema assai acconcio e profittevole a far conoscere i progressi del gius civile e commerciale da quell’ epoca in poi. Ma noi non ci sentiamo da tanto, e facciamo voti che dopo la pubblicazione nostra sorga, tra gli eruditi, e meglio ancora fra i membri della nostra Società , il benevolo, che imprendere voglia questo grave, bello e onorato incarico. Nel quale caso egli dovrà ancora avere presente 1’ altro decreto, contenente disposizioni di rilievo a riguardo la giurisdizione del consolato di Caffa e il conferimento degli uffizii nell’amministrazione delle colonie lauriche, emanato dalla Signoria di Genova l’anno 1398. Un riassunto del quale editto già Società Ligure St. Patria. Voi. VII. I’. 11. :t7 STATUTO ( 574 ) fatto ne avevano parecchi scrittori di cose patrie, antichi e moderni, ma il cui testo integrale si trova ora pubblicato a pag. 102 e seguenti del volume XIV degli Atti della nostia Società, dove si compendia un ragionato elenco degli Statuii della Liguria. r STATUTUM CAPHE MCCCCXXXXVIIII die ultima februarij. Illustris et excelsus dominus ludouicus de campofregoso dei gratia dux januensium. et spectabiles domini octo officiales prouisionis romanie comunis janue. ac quatuor ciues additi cum eis. in integris numeris congregati. Quorum officialium romanie nomina sunt hec: Demetrius cataneus prior Jacobus de palodio notarius Lucianus de nigro Julianus italianus Nicolaus guilionus Andronicus de franchis Dominicus de grimaldis et Dominicus de la castagna. Et quatuor cluium additorum etiam nomina sunt ut infra: Cacinimicus de franchis luxardus Urbanus de nigro Paulus gentilis et Damianus de leone. Quibus a prefato illustri domino duce et magnificis dominis antiani* data fuit cura videndi corrigendi reformandi addendi et emendandi omnes et singulos ordines compositos in capha per nobiles ei egregios STATUTO barnabam de viualdis et socios, commissarios superioribus annis ad partes orientales missos, precedente semper auctoritate consensu et deliberatione sepedicti illustris domini ducis, vigore publice deliberationis scripte manu egregi] mathei de bargalio cancellai ij. uijn* tenoi talis est. MCCr,CXXXXVIILI die XXIIIl januarij. Illustris et excelsus dominus ludouicus de campofregoso dei gratia dux januensis. et magnificum consilium dominorum antianorum comunis janue in legitimo et sufficienti numero congregatum, considerantes necessarium atque utile fore opportune prouidere super ordinibus moderationibus et regulis ultimo loco conditis in capha per nobiles et egregios barnabam de viualdis et socios, missos reformatores et commissarios ad partes orientales, qui nondum reformati confirmati nec reprobati fuerunt, ut deinceps officiales nostri illis in partibus constituti atque populus caphensis intelligant sub qua lege et. noim.i se gubernare habeant, eo maxime quo et experientia et fama nuntiante officia moderata et reformata a dictis commissarijs correctione egeant, tum propter onera staliaruin super ipsis officijs ultra debitum constitutarum, tum quia post certas moderationes per prius factas denuo noue leges et remoderamina per eos commissarios con-st tute fuere ipsis officijs. adeo quod et dignis officialibus careant omnino necesse est nisi aliter prouidcretur. quia minime sub dic.is ordinatis legibus officiales ipsi sa se regere in ipsis administrandis possent. Et volentes huic arduo necessitatis articuio opportuna adhibere remedia antequam nauis patronizata per nicolaum de auria de pio ximo pro capha recedat, auditis coram se spectabilibus officialibus romanie super materia ipsa pariter approbantibus necessarium fore reuidere et corrigere eas leges, ut ipsis reuisis et correctis possint comprobari, omni modo via jure et forma quibus melius potuerunt et possunt, etiam de potestatis plenitudine, commiserunt et presentimi! auctoritate committunt prefatis spectabilibus ofiicialibus romanie. et quatuor officialibus infra nominandis cum eis additis, quatenus una cum prefato illustri domino duce dictas regulas et ordines, sic ut supra conditos, cum suis moderationibus intelligant atque videant, et, consideratis debite considerandis ac visis videndis, pro eorum prudentia ( 577 ) UI CAFFA et justitia talem modum apponant circa promissa quod ipsis debito sit prolùsimi. Quorum quidem officialium additorum nomina sunt bec: Cacinimicus de franebis luxardus Urbanus do nigro * Paulus gentilis et Damianus de leone. Volentes procedere ad intelligentiam approbationem correctionem ot reformationem omnium et singulorum ordinum infrascriptorum. ad hoc ut ipsis reuisis correctis intellectis et reformatis, talis in eis apponatur ordo quod de cetero inconcusse et inuiolabi 1 iter obseruentur. cedantque ordines predicti et reformationes ad pacificam glomerationem et appopulationem ciuitatis nostre caphensis aliorumque locorum ei submissorum, visis prius et lectis omnibus et singulis ordinibus sepedictis de verbo ad verbum et super ipsis habita matura delibo ratione cum diligenti examine, auditisque atque habitis coram se plc-risquo ciuibus partium illarum plene doctis, et persuas onibus et consultationibus eorum intellectis, visis insuper commemorationibus nonnullis versus capham januam transmissis, ex quibus ad reformationem jamdictam quam plura requirebantur. Et demum materia supercon-tentorum sepe atque sepius et discussa et examinata, omni modo via jure et forma quibus melius potuerunt et possunt, ex omni potestate auctoritate facultate et balia eisdem quomodolibet attributa et concessa, ordines et regulas infrascriptas et inferius annotatas instituerunt reformauerunt et ordinauerunt. ipsosque et ipsas approbauerunt rati-(Icauerunt et conflrmauerunt. eisdem plenissimum auctoritatis robur accomodantes et concedentes. Mandantes enixe quod omnes ot singuli magistratus et officiales comunis janue in capha et toto mari majore et imperio gazarie. ubi inclitum comune janue jurisdictionem omnimodam seu aliqualem habet, teneantur et debeant ipsos infrascriptos ordines et regulas obseruare et ab omnibus facere obseruari. et jus et justitiam ministrare sc-cundum eorum et ipsarum continentiam et tenorem, et quas regulas ordinamenta et statuta voluerunt de cetero valere et effectualiter obseruari. Jubentes insuper spectato consuli caplie. egregijsque ejus domino vicario, consulibus et rectoribus ac officialibus dicti maris majoris STATUTO ( 578 ) et partium orientalium ac ciuitatis janue. presentibus et futuris ct eorum successoribus, quatenus omnia et singula inferius descripta obseruent et per alios faciant obseruari prout ad litteram jacent. Injungentes specialiter sindicatoribus assiduis caphe quatenus ipsas regulas legi faciant cuicumque consuli caphe in introitu consulatus ipsius, ne de contentis in ipsis regulis et ordinibus possit preterì- * dere ignorantiam. Cassantes remonentes et annullantes omnes et singulas alias regulas gratias et decreta ipsi urbi caphensi facias concessas et edita, solummodo presentibus validis permanentibus. Et quarum regularum et ordinationum rubrice sunt ut infra: I. De consule caphe. ejus salario et comitiua et ad quid teneatur. II. De electione antianorum. III. De electione massariorum. IV. De modo eligendi sindicatores generales et eorum balia. V. De modo eligendi officium monete et balia ipsius. VI. De electione officij prouisionis et balia ipsius. VII. De modo eligendi sindicatores domini consulis caphe ot officialium ejus. VIII. De electione officij mercantie et gazarie. IX. De electione officij victualium et ad quid teneatur. X. De salario scribe massarie et ejus obuentionibus. XI. De vicario dominis consuli et ejus salario. XII. De scribis curie caphe. XIII. De sindicandis officialibus maris majoris. XIV. De eligendis sindicatoribus officialium maris majoris. XV. De interpretibus curie caphe et eorum salario. XVI. De scribis in litteris grecis et saracenis. XVII. De cintracis caphe et eorum salario. XVIII. De placerijs seu nuntijs. XIX. De caualerio. XX. De seruientibus. XXI. De capitaneo arguxiorum. XXII. De arguxijs. XXIII. De capitaneo porte cajhadoris ct ejus salario. XXIV. De custode turris sancti Constantini. XXV. De capitaneo porte antiburgorum. XXVI. De non molestando homines antiburgorum. ( 579 ) 1)1 CAl'FA XXVII. Do pulsatoribus et certis alijs stipendiatis a comune. XXVIII. De hora pulsandi ad campanam. XXIX. De capitaneo burgorum caphe et ejus balia et obuentionibus. XXX. De obuentionibus et balia ministralis. XXXI. De protectoribus comperarum locorum caphe. XXXII. Do conseruandis munitionibus sabarbarie comunis. XXXIII. Quod nullus mercator januensis possit ad tempus vendere (.sic) alicui principi vel barono maris majoris. et de certis alijs douetis pro salute reipublice obseruandis. XXXIV. De capitaneatu gotie. XXXV. De non mutuando comunitatibus gotie. XXXVI. De non expediendo merces forensium sub nomine januen-sium. XXXVII. De curia non tenenda tempore vindimiarum. XXXVIII. De modo eligendi ambaxatores pro comune caphe. XXXIX. De his qui detinentur pro debitoribus suspectis. XL. De molestijs per dominum episcopum caphe illatis grecis. ar-menis. judeis et alijs scismaticis remonendis. XLI. De modo gubernandi cartularia notariorum defunctorum. XL1I. De modo armandi galeam siue galeotas caphe. XLI1I. Quod terratica non diminuantur nisi ut infra. XLIV. De possendo euelli lapides. XLV. De sclauis fugitiuis ad domum episcopi. XLVI. De habitatoribus caphe pro sclauis non vendendis. XLVII. De conjunctione burgensium caphe cum tartaris remonenda. XLiVIII. Ne quis se intromittat in commercino canlucorum. XLIX. Quod habitatores matrice, maparij et batiarij non sint im-rnunes. L. De non appropriando campaniam. LI. De questionibus eabellarum. LII. De sindico comunis et ejus franchixia. LUI. De immunitate francorum. LIV. Si quis controuersiam moueret contra comune. LV. Ne officia caphe vendi possint. LV1. De ofllcijs vacantibus. LVII. De prohibita intromissione justitie domino consuli ot consilio. LVIII. De ponendis postis in scriptis per cancellarium. STATUTO ( 580 ) LIX. Quod burgensibus caphe constitui curator extra capham non possit. LX. Quod ofiiciales caphe non emant de rebus comunis. nec eidem vendant de suis. LXI. Ne legiste vel aduocati aduocent nisi pro miserabilibus. LXI1. De fortilitijs in mare majore non construendis. LX1II. Ne quis consul expendere possit plusquam sit intrata consulatus ipsius. LXIV. De festiuitatibus in capha liendis. LXV. De non appaltando sal. LXVI. De predis liendis per terram. LXVII. De veteribus creditoribus massarie. LXVIll. De his que percipere potest jhegatarius victualium. LXIX. De his que percipere potest jhegatarius lignaminum herbarum et carbonum. LXX. De eligendis, quatuor qui reuideant cartularia fideicommissariorum. LXXI. Ne centuriones colligant aliquid inter populos pro largiendo capitaneo burgorum caphe. LXXII. Quod titanus canlucorum non se intromittat de habitatoribus caphe. LXX11I. De eligendis bonis viris de logia in causis ciuilibus. LXXIV. De mercibus in coperta non portandis et de jactu earum emendando. LXXV. Quo tempore consolidari dabeat cartularium massarie. , LXXVI. Ne forenses vendere possint ad minutum. Incipit liber secundus: de ordinibus locorum subditorum ciuitati caphe. et primo. LXXY1I. De ordine soldaie. LXXV1II. De non aperiendo hostium de nocte. LXXIX. De inuentis de nocte, et quid soluere debeant carcerati. LXXX. De sumptibus ordinarijs. annuatim (lendis in soldaia. LXXXI. De ordine cimbali. LXXXII. De expensis ordinarijs et annuis cimbali. LXXXI1I. Quod consul cimbali non molestet homines dicti loci. LXXXIV. De his que facere habet ministralis cimbali. LXXXV. Quod consul cimbali nemini vetare possit merces emero ('). LXXXVI. De ord ine seruando in trapezundis. LXXXVII. De liis que facere habet consul de lo copa. LXXXVI1I. De ordine tane. J/XXXIX. De consule sinopij (sic). XC. De consule sauastopolis. XGI. Quod locus samastri sit assignatus pere. XCII. De numero et approbatione tabellionum grecorum. XC1I1. De modo eligendi magistratum ab asperis quingentis infra. XCIV. Ne consules percipiant herbam pro equis suis, nec alios fructus. XGV. Quod aliquis saracenus tenere non possit in ejus domo arma. XGVI. Quod infrascriptarum artium laboratores recedere non audeant. nisi ut infra. I. De consule caphe et ejus salario et ad quid teneatur. 1. Volentes peruenire ad initium regularum (sic) statutorum caphe et partium maris majoris et regulare consulem caphe tamquam caput et primordium dicte ciuitatis et totius maris majoris in imperio gazarie. statuimus regulamus et Armamus, primo, quod consul caphe. qui pro tempore orit. habeat in anno pro suo salario summos quingentos currentes in capha. qui consul directe vel per obliquum nullo modo possit audeat vel presumat habere seu percipere aliquam aliam obuentionem commodum seu emolumentum, pagam mortuam seu etiam pagam custodum de nocte neque etiam seruientium vel arguxiorum. sed solum-modo sit immunis et franchus pro victu tantum. 2. Et non possit dictus dominus consul franchire sclauos seu capita aliqua a cabellis caphe. et si premissis in aliquo contrafecerit. incurrisse in te) ligatur dictus dominus consul in penam restituendi quicquid percepisset contra presentem prohibitionem et regulam, et ultra tan-tumdem de suo. quam sortem ut supra indebite perceptam ac otiam (') Sui codice originale che ho fra ninno trovo dimenticato e omesso affatto nell’indice questo capitolo, il quale poi viene inserito nel corpo al debito luogo. STATITI) ( ) ponam superius statutam volumus exigi per ofllcium moneto, qui (sic) c sarie singulis mensibus saltem semel, et incitare officium monele ut exigat debitores dicte massarie. 27. Statuentes quod dicti massarij directe vel per obliquum modo aliquo non possint audeant vel presumant per se vel interpositam personam vendere seu alienare vel se conuenire cum socijs vel aliquibus stipendiatis a comune de rauba aliqua seu mercibus, sub pena amissionis talis rei sic ut supra alienate, cujus pene tertia pars sit accusatoris et relique comunis. • IV. De modo eligendi sindicatores generales et eorum balia. 28. Statuimus et ordinamus quod dominus consul caphe presens et futuri in introitu sui officij. et sic successiue de sex mensibus in sex menses facta electione antianorum et massariorum. eligat et eligeie teneatur et debeat sindicatores generales caphe ut infra, videlicet quod ipse dominus consul una cum massarijs consilio antianorum et officio prouisionis veteri, prius suscepto juramento de fideliter eligendo, eligere teneatur et debeat sexdecim ciues et burgenses pro dimidia, coloribus seruatis. cum quibus sexdecim ut supra conuocatis eligantur et eligi debeant sindicatores generales et assidui caphe. quorum sin-dicatorum duo sint ciues et duo burgenses coloribus seruatis. et liei i debeat electio prodictorum ad ballotolas. et non possit aliquis approbari ad dictum officium in cujus electione reperte non sint saltem 58 ) LXXIX. De inuentis de nocte et quid soluere debeant carcerati. 507. Statuimus et ordinamus quod carcerati in carceribus dicti loci soldaie soluere teneantur pro carcere pro quolibet ipsorum asperos tres tantum et non ultra, et hoc pro rebus omnibus, sub pena asperorum vigintiquinque pro quolibet et qualibet vice. 508. Item quod miles seu caualerius non possit aliquam personam capere noctis tempore nec ab ea aliquid exigere quam reperiet juxta demum habitationis ipsius persone reperte per domos tres contiguas seu vicinas dicte domui habitationis ipsius, sub pena asperorum vigintiquinque pro quolibet et qualibet vice qua dictus caualerius con-trafecerit. applicanda pro dimidia accusatori et pro reliqua dimidia officio prouisionis. Possit tamen et ei liceat capere a quocumque reperto de nocte post sonum campane, ad quam pulsatur de nocte pro custodia dicti loci, asperos decem et non ultra, sub pena predicta. 509. Item statuimus quod de cetero per dictum consulem et officium prouisionis soldaie de veteri eligantur duo probi viri habitatores soldaie. unus latinus et alius grecus. qui appellentur officium prouisionis soldaie. qui sic electi jurent in manibus dicti consulis de bene et legaliter exercendo dictum eorum officium. Ad quos et eorum officium spectet custodia tam omnium et singulorum armorum quam victualium existentium pro munitione dicti loci in loco predicto. 510. Et teneantur quam primum fuerint electi facere inuentarium de quibuscumque armis munitionibus et victualibus spectantibus dicto comuni, et finito anno sui officij teneantur reddere bonam et legalem rationem de gestis et administratis per eos precessoribus sui?. Et teneantur etiam notificare dicto domino consuli quecumque utilia eisdem videbuntur pro saluatione et salute dicti loci soldaie, ac etiam male gesta per quoscumque officiales dicti loci. 511. Teneantur etiam interesse, vel saltem unus ipsorum, quibuscumque laborerijs de cetero flendis in dicto loco soldaie. sub pena perjurij. Et qui etiam habere teneantur penes se ordinamonta pre-sentia et sibi legi facere quater in anno, ne possint ignorantiam pretendere de predictis. ( 659 ) DI CAFFA 512. Item statuimus et ordinamus quod dictus consul soldaie. nec etiam aliquis alius ofTlcialÌ3. per se vel interpositam personam, non possit modo aliquo vel ingenio cinere aliquem introytuin seu cabcllam dicti loci, nec in eo partecipare directe vel per obliquum, nec ipsam colligere, sub pena summorum decem usque in viginti pro quolibet ct qualibet vice arbitrio sindicatorum caphe. In quam penam incidat et incurrat quelibet persona que participaret in aliquo introytu seu cabella cum dicto consule seu officiali predicto. 513. A sententijs vero dicti consulis et alijs grauaminibus quibus-cumque possit appellari ad dominum consulem caphe seu sindicatores caphe. mandatis cujus consulis caphe idem consul soldaie obedire teneatur. licitis videlicet et honestis, sub pena priuationis officij. 514. Item statuimus et ordinamus quod ministralis soldaie teneatur et debeat obseruare tabulam in dicto loco soldaie existentem. et similiter notarius ut predicitur. Que tabula facta fuit MCCCLXXXV et pluries confirmata et ultimate anno MCCCCXXXI. Et quam tabulam officium prouisionis teneatur et debeat et obligatum sit obseruari facere sub pena sindicamenti. et que tabula firma et valida remaneat et eam presentium tenore confirmamus. 515. Item presentium tenore affirmate sint dictis burgensibus gratie eis concesse tempore consulatus domini gabrielis de auria. scripte manu hieronymi rubei tunc cancellarij anno MCCCCXXXXIIII die XI1II junij. 516. Item statuimus quod eonsul dicti loci et officium prouisionis de tribus annis in tres annos compellere teneantur capitem centanarii cum suis vegiardijs ad faciendum partimentum ejus quod annuatim soluitur pro excubijs nocturnis, et dictus consul et dictum officium habeant bonam diligentiam ut dictum partimentum equa lance fiat et pauperes non grauentur. Et non flat partimentum de pluri quam expendi debeat. 517. Item statuimus et ordinamus quod dictum officium prouisionis de cetero obligatum sit exigere ambelopaticum quod est super vineis, et quod de dicto ambelopatieo consul soldaie nullo modo se intromittere possit, sub pena summorum decem pro qualibet vice. Quod officium de dicta pecunia expendere possit in reparatione dicti loci et alijs expensis necessarijs. secundum quod consuli et vegiardijs dicti loci videbitur. Et teneatur annuatim dictum officium rationem mittere ct reliquatus restitutionem de dicta cabella officio monete caphe. STATUTO ( 660 ) 518. Item statuimus et ordinamus quod quandocumque continget mittere pro aliquo ex hominibus decem octo cazalium. quod consul dicti loci nihil possit accipere pro bullis neque citari facere nisi semel peremptorie. Et similiter scriba litterarum grecarum non possit accipere nisi asperum unum. Cousui vero dicti loci et interpretes ac scriba nihil possit accipere pro bullis nec alijs predictis. sub pena imminenti dicto consuli asperorum quinquaginta pro quolibet et qualibet vice, applicanda officio prouisionis. non tamen salarijs dicti officij. 519. Item statuimus quod omnes condemnationes fiende per consulem dicti loci exigi debeant per dictum officium prouisionis. quod officium teneatur de dictis condemnationibus rationem reddere annuatim et reliquatus restitutionem officio monete caphe. pro ut de cabella predicta ordinatum est. Et si dictum officium notitiam modo aliquo haberet quod dictus consul exigeret aliquam ex dictis condemnationibus, teneatur de predictis notitiam facere consuli caphe massarij s et an-tianis qui predictum consulem puniant. Et si dieti officiales predicta non adimplerent, obligati sint ad soluendum tantum de suo proprio. 520. Item statuimus quod dictus consul soldaie non possit audeat vel presumat se impedire de barchis et monerijs que accedunt capham. neque ipsos monerios seu barchas mittere valeat ad aliquem in capha. immo sint dicti homines soldaie in eorum libertate. Et similiter non se intromittant dicti consules de barchis monerijs seu nauigijs accedentibus de ultra, neque (manca ab) ipsis talibus accedentibus accipere possit-aliquid, sub pena summi unius pro quolibet et qualibet vice, applicanda massarie caphe. et restituendi quod habuissent. LXXX. De sumptibus ordinarijs annuatim fiendis in soldaia. 521. Statuimus et ordinamus quod annuatim in soldaia fiant sumptus infrascripti. temporibus infrascriptis. 522. Et primo: oblationes a numero quatuordecim ad rationem asperorum quadraginta duorum pro quolibet. 523. Item pro beueragio papalium in festo pasce (sic) asperos quinquaginta. ( 661 ) DI CAFFA 524. Item pro oblatione sanctorum geruaxii et portaxii. pro beueragio et papalibus. asperos nonaginta duos. 525. Item pro collatione in festo et vigilia sancti jobannis asperos centum triginta. 52G. Item pro cera et ceriotis in natiuitate domini asperos quinquaginta. 527. Item pro collatione in nocte natiuitatis asperos centum viginti. 528. Item pro candelis comburendis in logia pro custodia sociorum asperos tercentum. 529. Item pro cera et apapiru consumato per consulem asperos ducentum. 530. Item pro lignis comburendis in_ logia et castris asperos sex-centum. 531. Item pro vexillibus seu bannerijs (sic) duabus magnis asperos tercentum. 532. Item pro papalibus in festo epiphanie asperos septuaginta quinque. 533. Item pro beueragio de arguxijs et seruientibus in dicto festo asperos centum. 534. Item pro eundo consule in soldaia asperos ducentos. 535. Item pro tacia balistariorum asperos tercentum. 536. Item pro blauio currendo in festo sanctorum geruaxij et por-taxij asperos tercentum quinquaginta. 537. Et quia forsan in posterum continget fieri in dicto loco aliquam predam seu interceptionem, statuimus et ordinamus quod de quacumque preda fienda de quibuscumque rebus inimicorum, seu aliorum qui quouis modo contrafecissent decretis caphe. perueniat in consulem dicti loci quarta pars et relique tres partes diuidantur inter comune et cazachos et eorum quemlibet pro dimidia. LXXXI. De ordine cimbali. 538. Volentes peruenire ad ordinamenta cimbali. presentium tenore statuendum duximus ut (manca infra). 539. Et primo: quod consul dicti loci cimbali habeat et habere debeat pro suo salario a comune caphe in anno cum uno famulo, quem STATUTO ( 662 ) teneat suis expensis, suiumos quadraginta et non ultra, saluo obuen-tiones carceris et sigilli, ut retroactis temporibus extitit usitatum. 540. Item quod dictus consul habere debeat de pecunia prodicta, pro officio capitaneatus et massarie. summos viginti et non ultra in anno. 541. Item statuimus quod dictus consul non audeat vel presumat ab hominibus cimbali et cazalium emere seu habere granum vinum seu ligna, nisi pro pretio quo vendentur ad cursum et ad justum pretium, arbitrio venditorum et non suo. et non ad illud pretium male consuetudinis antique uzurarum et malorum contractuum, sub pena sindicamenti. Quam consuetudinem emendi ad nouellum. et sub illicitis contractibus, ex nunc cassamus et annullamus et fleri non posse, ut premittitur. ordinamus. 542. Item statuimus et flrmiter regulamus quod consul cimbali. qui est et pro tempore fuerit, non possit aliquo colore vendere in credentia vel cum termino alicui ex socijs arguxijs prouisionatis vel alijs stipendiatis a comune, neque eis vendi facere directe vel per obliquum merces seu res aliquas neque etiam vinum in grossum vel ad minutum in credentia, sub pena amittendi pretium dicte rei vendite. nec dari possit eidem audientia in premissis per aliquem magistratum. cujus pretij deperditi tertia pars sit accusatoris. 543. Item statuimus et ordinamus quod dictus consul non possit tenere aliquem suum famulum qui computetur et sit in numero stipendiatorum comunis. sub pena dupli ejus quod a comune recepisset pro dicto tali famulo pro socio scripto, cujus pene tertia pars sit accusatoris. et relique due comunis. 544. Item quod dictus consul, qui nunc est aut pro tempore fuerit, non possit habere ullam partem in condemnationibus flendis in cim-balo sed omnes perueniat in comune, sub pena sindicamenti et ultra restituendi duplum ejus quod in se retinuerit, non obstante aliqua mala consuetudine in contrarium disponente. De quibus condemnationibus dictus consul obligatus sit aduisare dominum consulem caphc ct seu ofBcium monete. 545. Item statuimus et ordinamus quod in dicto loco cimbali ot pro salute et custodia dicti loci sint et esse debeant socij balistrarij quadraginta numero, boni et sufficientes, cum suis armis et balistris duobus pro quolibet. Ita quod inter eos non possit esse aliquis sclauus seu qui sclauus fuisset, nec domicellus seu famulus alicujus officialis, in quibus socijs inclusi sint castellanus cum suo famulo et socij sex ( 663 ) DI CAI'FA castri inferioris. Qui socij habere debeant pro quolibet asperos centum quinquaginta singulo mense, dictus vero castellanus cum suo famulo idoneo, et qui sit ad minus etatis annorum viginti. habere debeat singulo mense pro suo salario asperos quingentos. Et qui socij dicti castri. ac etiam alij socij dicti loci, obligati sint facere eorum custodias et vigilias et excubare ac excubias nocturnas facere. In quibus socijs quadraginta supradictis similiter sint et esse intelligantur tubete duo ot unus barberius ac unus subcapitaneus et miles seu caualerius unus. 51G. Item statuimus ultra predicta quod in dicto loco cimbali in castro sancti nicolai sit et esse debeat subcastellanus unus cum famulo uno idoneo, et qui excesserit etatem annorum viginti. Qui habere debeat cum dicto famulo singulo mense de pecunia comunis asperos quingentos. 547. Item habere debeat dictus subcastellanus socios septem ultra personam ipsius et famuli sui. qui stare debeant in dicto castro et de eo non exire nisi duo simul, quibus egressis alius seu alij de dicto castro exire non possint usque ad reuersionem dictorum egressorum. Et qui socij habere debeant et esse muniti armis et balistris. et inter quos esse non possit aliquus sclauus seu olim sclauus. et qui socij obedire debeant dicto eoruin castellano, et habere debeant pro quolibet asperos ducentos in mense. Qui castellanus se impedire vel intromittere non possit cum dictis socijs. nec eis vendere vinum vel alias res ad minutum vel in credentia, sub pena amissionis dicte rei sic • vendite vel ad terminum date. 548. Item quia infrascripti ceci fuerunt cecati et luminibus priuati propter comune et protectionem dicti loci, statuimus et ordinamus quod ipsi et eorum qu:libet in vita eorum et quamdiu vixerint habere debeant, pro eorum prouisione et substentatione vite ac pro beneme-ritis. infrascriptas pecuniarum quantitates singulo mense, videlicet: Juannixius nacharatus asperos centum quinquaginta. Kiriacho calderonerius asperos centum. Calojane adurnus asperos centum. Calojane cogius asperos centum. Antonius sarter asperos centum vigintiquinque. et Abramus sacharra asperos contum. 519. Item statuimus quod esso debeant cum dicto caualerio scr-uientes tres, qui habeant quolibet mense pro singulo asperos quadraginta quinque. STATUTO ( 664 ) 550. Item esse debeant in dicto Joco orguxii quatuor. qui obligati sint habere et tenere equos suos cum suis armis, et qui habere debeant inter ipsos singulo menso asperos quadringentos septuaginta quinque. 551. Item esse debeat in dicto loco notarius seu scriba unus idoneus pro curia, qui habere debeat omni anno pro suo salario summos quindecim. 552. Item esse debeat in dicto loco interpres unus seu torciman-nius sciens linguam latinam grecam et tartaricam. qui habere debeat pro suo salario singulo mense asperos centum quinquaginta. 553. Qui interpres si fuerit repertus commisisse aliquam inhonestatem cum consule vel alio officiale dicti loci, ipso facto sit et esse intelligatur remotus ab officio, ita quod nullo unquam tempore ad illud eligi vel reformari possit, et ultra sindicatorum arbitrio condemnetur. 554. Item esse debeat in dicto loco capellanus unus cum suo clerico. qui habere debeat omni mense asperos centum vigintiquinque. 555. Item esse debeat bombarderius unus, bonus et sufficiens, qui habeat omni mense asperos centum. 556. Item statuimus quod consul dicti loci modo aliquo vel ingenio per se vel interpositam personam non possit emere vel colligere et seu colligi facere in dicto loco aliquod comerchium drictum vel ca-bellam. neque etiam comerchium seu aliquam ex cabellis caphe. sub pena summorum vigintiquinque pro quolibet centanario summorum pretij dicti introytus seu cabelle qui vel que contra formam presentis regule per ipsum vel alium colligatur, seu in qua aliqualiter parteci-paret. publice vel occulte, cujus pene tertia pars sit accusatoris. 557. A sententijs vero et quibuscumque alijs grauaminibus dicti consulis possit appellari ad dominum consulem caphe siue ad officium dominorum sindicatorum generalium, mandatis cujus consulis caphe teneatur idem consul cimbali. qui est et pro tempore fuerit, obedire sub pena priuationis offlcij. 558. Et quia forsam (sic) continget in posterum fieri predam seu interceptionem per homines loci illius, statuimus et ordinamus quod de quacumque preda fienda de quibuscumque rebus inimicorum, seu aliorum qui quouismodo contrafecissent decretis caphe. perueniat in consulem dicti loci quarta pars, relique tres quarte partes diuidan-tur inter comune et dictos cazachos seu alios interceptores, videlicet quemlibet eorum pro dimidia. ( 065 ) 1)1 CAFFA LXXXII. De expensis ordinarijs et annuis cimbali. 559. Statuimus et ordinamus quod annuatim in dicto loco cimbali flant sumptus ordinarij infrascripti et non ultra. 5G0. Primo : videlicet pro itu dicti consulis de presenti ciuitate ad dictum locum cimbali asperi quingenti. 561. Item in vigilia et festo natiuitatis domini expendatur pro collatione confogo et alijs beueragijs flendis dictis duobus diebus in summa asperi ducenti quinquaginta. 562. Item pro expensis in vigilia et festo epiphanie. omnibus computatis. asperi torcenti. 563. Item pro expensis in vigilia sancti joliannis baptiste. omnibus computatis, asperi ducenti. 564. Item pro expensis in festo corporis christi. omnibus computatis, asperi centum viginti. 565. Item pro expensis lignorum in logia comburendorum quolibet anno asperi septingenti. 566. Item pro oleo comburendo tam in logia quam in castro asperi tercenti. 567. Statuentes quod consul obligatus sit tenere continuo lumen in logia nocturno tempore, et si a casu repertus fuerit semel non tenuisse. eo casu nihil dicto anno habere possit pro dicto oleo. 568. Item pro vexillibus seu banderijs comunis et domini ducis totius anni asperi quadringenti. 569. Item pro busolla (sic) pro elimosina in festo natiuitatis domini et resurrectionis ejusdem, asperi quinquaginta pro quolibet festo, qui sint in summa asperi centum. 570. Item pro expensis in festo rame (sic) palmarum asperi quinquaginta. 571. Item pro tacia danda balistarijs asperi tercenti. LXXXIII. Quod consul cimbali non molestet homines dicti loci. 572. Statuimus et ordinamus quod consul cimbali. qui est vel pro tempore fuerit, non possit audeat vel presumat facere auariam seu STATUTO ( (>6(> ) partimentum inter stipendiarios seu habitatores cimbali aliqua occasione vel causa que dici vel excogitari possit, neque liceat dicto consuli eligere seu eligi faccre marchixium seu festaterijs (sic) in dicto loco, sub pena soluendi duplum partimenti seu auarie qui vel que fierent, et etiam soluendi duplum sumptus qui fieret per dictum marchixium vel festatores. 573. Item statuimus et ordinamus quod castellani dicti loci non possint stare ad scotum cum console vel aliqua alia persona, immo stent et victum eorum habeant in castro eorum, sub pena amittendi stipendium quod exinde accipere deberent. LXXXIV. De balia et obuentionibus ministratis cimbali. 574. Statuimus et ordinamus quod ministralis cimbali. qui est et pro tempore fuerit, possit et debeat habere commoda et obuentiones infrascriptas. atque seruare presentes regulas teneatur. 575. Et primo: possit dictus ministralis percipere et habere a piscatoribus cimbali qui ceperint pisces a fanario usque ad dictum locum cimbali. et similiter a loco caiton usque ad dictum locum cimbali. decimam partem ipsorum piscium et non ultra, sub pena asperorum centum pro quolibet piscatore et qualibet vice, que pena applicetur massarie caphe. 576. Item possit dictus ministralis dicti loci habere et percipere a qualibet barcha piscatorum accipientium rombos intra dictos confines pro qualibet vice rombos duos, quorum unus sit ipsius ministralis et reliquus consulis dicti loci. 577. Et pari modo piscatores extranei, qui non sint dicti loci, venientes ad piscandum in portu cimbali seu ad vendendum pisces intra dictos confines, teneantur dare decimam partem piscium dicto ministrali. 578. Si autem piscatores dicti loci cimbali acciperent pisces extra dictos confines non teneantur ad solutionem aliquam, saluo si apportarent ipsos ad vendendum intra dictos confines, quo casu ad predicta teneantur. 579. Statuentes quod dictus ministralis nihil possit habere seu petere de piscibus acceptis cum tremagis in portu vel extra portum, vi- ( 667 ) DI CAFFA delicet do smaridijs scorpenis galeis scombrijs et alijs piscibus minutis, neque etiam de tregijs acceptis cum resalio. sub pena asperorum centum totiens quotiens contrafecerit. applicanda massarie caphe. 580. Item non possit dictus ministralis aliquid habere seu petere de deltinis aliquo modo acceptis per dictos piscatores, sub pena predicta. 581. Item statuimus quod dictus ministralis non audeat vel presumat emere aut emi facere pisces ab aliquo piscatore pro ipsis vendendis. sub pena predicta totiens quotiens fuerit contrafactum. cujus pene tertia pars sit accusatoris et alie due massarie caphe. 582. Item quod dicti piscatores teneantur et debeant vendere dimidium piscium captorum per ipsos, magnorum scilicet et paruorum. pro ut eos acceperint, in bazali ad plagiam. sub pena asperorum vigintiquinque. applicanda ministrali predicto. 583. Teneantur quoque piscatores predicti portare et presentare omnes pisces per eos acceptos infra dictos confines, de quibus tenentur dare ducatum dicto ministrali. Et similiter pisces quos acceperint extra dictos confines, si eos vendere voluerint in porto cimbali siue intra confines predictos. sub pena asperorum vigintiquinque et ultra amittendi pisces, que pena et pisces sint ministralis. 584. Item possit dictus ministralis accipere a quacumque persona cujuscumque conditionis existat vendente victualia in loco cimbali de et pro quolibet modio asperum unum, et teneatur mensurare cum capitio ministralis. 585. Item quod dictus ministralis possit colligere et habere a burgensibus cimbali. seu habitatoribus dicti loci volentibus vendere victualia. ab uno modio supra de et pro singulo modio asperum unnm. qui teneatur mensurare cum capitio. 580. Item possit dictus ministralis habere et colligere de et pro quolibet vegete vini vendito in dicto loco cimbali. et intra confines loci cimbali. asperum unum pro quolibet vegete. 587. Et teneatur quelibet persona mensurare cum mi trio ministralis. sub pena predicta. 588. Item statuimus quod dictus ministralis teneatur et debeat habere penes se pondera justa et mensuras ad pondus et mensuram caphe. ac etiam singulis tribus mensibus reuidere pondera et mensuras reuendentium in dicto loco cimbali. sub pena asperorum centum applicanda massarie caphe. STATUTO ( 6(58 ) 589. Item quod quelibet persona que vendiderit vinum ad minutum et res ad pondus, teneatur et debeat habere mensuras et pondera de ferro justas et justa cum illis ministralis predicti. sub pena asperorum quindecim totiens quotiens contrafecerit. que pena sit ministralis. 590. Item quod quelibet persona que tenuerit apotecham seu maga-zenum continue, ad reuendendum. soluere debeat dicto ministrali singulis tribus mensibus asperum unum. 591. Item quod quelibet persona vendens vinum in domo sua ad minutum teneatur et debeat soluere dicto ministrali, de et pro quolibet vegete, asperum unum. 592. Item quod dictus ministralis habere et colligere possit de et pro quolibet curru fructuum conducto in loco cimbali asperum unum cum dimidio, et similiter de curribus salis farine et grani venditorum, intelligendo sane quod ministralis venditori concedere teneatur capitium cum quo mensurare possit. 593. Statuentes insuper quod dictus ministralis habere et tenere teneatur capitios quatuor fassiatos de ferro ad mensuram razam et capitium unum salis fructuum et terre ad mensuram coimam, sub pena asperorum centum applicandorum massarie caphe. Quorum capitiorum successor presentis ministralis. et sic successiue. soluere debeant pretium antecessori suo. et similiter introytum. 594. Statuentes insuper quod consul cimbali. qui nunc est et pro tempore fuerit, teneatur et debeat dicto ministrali jus et justitiam facere summarie et de plano, sine strepitu et figura judicij. sub pena sindicamenti. LXXXV. Quod consul cimbali vetare non possit quod quilibet emere de mercibus possit. 595. Statuimus et etiam ordinamus quod in dicto loco cimbali liceat et licitum sit cuicumque persone cujuscumque conditionis sit emere seu emi facere bona res et merces, ac etiam capita, 'libero et sine impedimento consulis. 596. Quod impedimentum si dictis ementibus seu etiam venditoribus dictus consul faceret, incidat in penam summorum quinque pro quolibet et qualibet vice. ( (>(•>'.) ) DI CAFFA LXXXYI. De ordine servando in trapezundis. 597. Statuimus ordinamus et regulamus ut circa salutem et expensas loci trapozundarum aliquid sit prouisum. quod consul dicti loci teneatur et debeat eligere quatuor antianos ipsius una cum an-tianis de veteri. Qui antiani jurare debeant in manibus dicti consulis de bene et fideliter exercendo eorum ofiicium. 598. Quo facto teneatur dictus consul ima cum dictis antianis eligere duos massarios. unum ciuem et alium burgensem. et in quantum non essent seu reperirentur ciues idonei, duos burgenses. et hoc sine ullo salario. Et quorum antianorum et massariorum ofiicium duret anno uno tantum. 599. Qui consul eum ejus antianis et massarijs vendere teneantur et debeant in publica eallega comerchium dicti loci et eum deliberare plus offerenti. 000. Quod comerchium intelligatur esse et colligi possit unum cum dimidio pro ingressu et unum pro egressu totius raube conducte in dicto loco et extracte de dicto loco per quoscumque januensium et qui januensium nomine gaudeant. COI. Et quod comerchium vendatur sub clausulis consuetis. G02. Et qui consul modo aliquo vel ingenio directo vel per obii-, quum non possit dictum comerchium emere vel per alium emi facere. neque in eo participare vel participari facere, sub pena ipsi consuli amittendi salarium suum, et sub pena summorum vigintiquinque imminenti cuicumque qui nomine dicti consulis tale comerchium emeret vel in eo participaret. Quarum penarum tertia pars sit accusatoris et relique due ex nunc assignate sint massarie tra-pezundarum. G03. Qui emptor dicti comerchij obligatus sit et teneatur de pretio dicti comerchij respondere temporibus congruis et consuetis massarijs dicti loci et non alicui alie persone. G04. Item statuimus ct ordinamus quod condemnationes fiende per consulem in dicto loco, tempore ipsius, exigantur et exigi debeant per massarios dicti loci cum bona diligentia. G05. Qui massarij habere debeant cartularium unum in quo annotent Società Ligure St. Patria. Voi. VII. I\ II. 43 STATUTO ( 670 ) rationes et expensas dicte massarie. atque obligati sint dicti massarij reddere rationem successoribus eorum de omni oo quod ad eorum manus peruenerit. 006. Teneantur quoque et obligati sint exigere quoscumque debitores dicte massarie toto tempore eorum officij. et qui massari obligati sint soluere dicto consuli trapezundarum pro ejus salario annuatim summos quadraginta quinque currentes de capha siue verum valorem ipsorum temporibus congruis et consuetis. 607. Et qui consul teneatur ot obligatus sit tenero famulos duos et equum, cui consuli dentur et soluantur per massarios antedictos pro stipendio dictorum famulorum, singulo mense, ducati duo turchi pro quolibet. 608. Similiter teneantur et obligati sint dicti massarij soluere de pecunia dicte massarie omni anno, pro pensione domus dicti consulis, asperos sexcentos de trapezundis. 609. Item habere debeat dictus consul notarium seu scribam unum idoneum, cui dicti massarij soluant de pecunia dicte massarie asperos quatuor mille de trapezundis omni anno. 610. Item habere debeat dictus consul interpretem unum idoneum, cui dicti massari soluere teneantur pro se et uno equo, quem habere et tenere teneatur dictus interpres, annuatim asperos triamille sexcentos. et nullam aliam obuentionem a comune habere debeat dictus interpres. 611. Item habeat dictus consul in ejus curia placerios duos, qui habere debeant pro suo salario omni anno asperos milio de trapezundis pro quolibet et non ultra, soluendos de pecunia dicte mas-sarie.. 612. Item esse debeant in loco capellani duo. qui habere debeant omni anno de pecunia predicta asperos mille pro quolibet. 013. Item statuimus quod dictus consul sit immunis et franous n dicto comerchio de rauba et mercibus ipsius et rationis ejusdem tantum et tam de introytu quam de exitu. 614. Et massarij teneantur predicto consuli juramentum deferre quod non expediet aliquam raubam non suam seu dicte sue rationis. Et si id faceret, incidat in penam contentam in venditione dicti iintroytus. 615. Item statuimus quod dictus consul non possit aliquid expendere ultra introytum consulatus sui. et, hoc sub pena soluendi de suo proprio. ( 671 ) 1)1 CAFFA 01(5. Item si in futuro accideret, quod absit, quod de comerchio et condemnationibus non extraheretur tantum quod suppleret salarijs antedictfs et expensis ordinarijs et extraordinarijs. eo casu teneatur dictus consul una cum ejus consilio et massarijs fleri facere parti-mentum de eo quod deficeret ad dictam impensam inter burgenses dicti loci, et habeat aduertentiam ne in dicto partimento grauentur pauperes. 017. Item statuimus quod consul dicti loci cum ejus consilio omni anno recepto baculo, electis antianis et massarijs. obligatus sit eligere duos auditores ciues. si potuerint reperiri idonei, et si idonei non reperirentur. burgenses cum uno scriba, ad audiendum quascumque lamentationes consulis precessoris sui et suorum officialium. Qui auditores die qualibet infra terminum ordinatum cum dicto scriba stare teneantur et debeant in uno loco deputato ad audiendum quas-cumque lamentationes et recipiendum quoscumque testes quos que-libet persona facere voluerit et producere coram eis. Qui auditores habeant baliam sindicandi et condemnandi dictum consulem de omni accusatione eidem facta usque ad summam asperorum mille de tra-pezundis pro quolibet. 018. Qui scriba pro omnibus recipiendis et scribendis occasione dicti sindicatus et pro ipsis exemplandis et mittendis sindicatoribus caphe. habeat pro suo salario et mercede a dictis massarijs asperos ducentos, siue dicti processus sint modici siue multi. 619. Et predicta omnia obseruentur per dictos consulem consilium massarios et auditores, sub pena summorum decem argenti a dicto consule et consiliarijs auferenda arbitrio sindicatorum. Et sub pena asperorum quingentorum a dictis auditoribus et scriba, arbitrio dicti consulis qui eos elegisset, auferendorum et applicandorum massarie supradicte nomine comunis dicti loci. LXXXV1I. De his que facere habeat consul de lo coppa. 620. Statuimus et ordinamus quod consul coparij in dicto loco, teneatur et debeat, facere tractare et obseruare omnia et singula in frascripta. 621. Et primo: statuimus quod dictus consul, antequam de capha recedat, possit ct teneatur et debeat eligere in capha massarios duos STATUTO ( 672 ) latinos et scribam unum, et postquam fuerit in lo coppa teneatur et debeat in dicto loco eligere alios duos massarios grecos cx melioribus. et similiter teneatur eligere consiliarios tres, duos latinos et unum grecum. qui sint cum eo. et cum quibus teneatur consulere una cum rnassarijs omnia et singula quo eis llenda occurrerint dicto tempore. 022. Item statuimus quod dictus consul teneatur et debeat esso cum omnibus mercatoribus ibi in lo coppa se reperientibus vel ma-,jore parte eorum coram dominatione dicti loci, et cum ipso facoro seu ponere pretium piscibus pro quam minori pretio poterit, quod nominatur liga. 023. Item quod aliqua persona cujuscumque conditionis existat non audeat vel presumat emere seu emi facere per rectum vel indirectum aliquos pisces seu quantitatem aliquorum piscium, paruam vel magnam, donec per dictum consulem facta fuit liga, sub pona amissionis piscium, cujus pene tertia pars sit accusatoris, tertia consulis dicti loci et tertia massarie dicti loci. Neque etiam possit aliqua persona cujuscumque conditionis sit emere pisces ultra ligam statutam per dictum consulem, sub pena antedicta. 024. Item, ne in dicto loco deferatur sal ultra quod indigentia exigat, statuimus et ordinamus quod omnes et singuli mercatores et quecumque alie persone que ad dictum locum coparij deferent sal. teneantur et debeant totum sal quod eis supererit, functis laborerijs eorum deferre et conducere ad ciuitatem caphe vel ipsum in mare proicere. sub pena ad asperis centum usque in ducentis pro quolibet carratello arbitrio consulis dicti loci et massariorum. cujus pene tertia pars sit accusatoris, alia tertia consulis dicti loci coparij et alia tertia, massarie caphe. 025. Et de hoc teneantur consul et massarij dicti loci facere diligentem inquisitionem et punire contrafacientes. sub pena antedicta applicanda massarie caphe. Ad que predicta teneantur tam euntes ad dictum locum coparij tempore veris quam tempore septembris. 026. Item statuimus et ordinamus quod omnes et singule condemnationes rite et recte (lende per dictum consulem sint et esse intelligantur dicti consulis usque in asperis quinquaginta. Si autem dicta condemnatio fuerit majoris summe dictorum asperorum quinquaginta et justa approbata per sindicatores generales caphe. tunc dimidia dicte talis condemnationis sit dicti consulis et reliquia dimidia massarie caphe. ( 673 ) DI GAFFA 627. Item quod quilibet patronus cujuscumque nauis et nauigj siue monerij teneatur solnere dicto consiùi semper in anno prò portata dicti sui nauigij asperum unum pro quolibet vegete, et ultra prò an-coragio asperos quindecim pro quolibet nauigio. 628. Item si dictus consul accipi faceret vella nauigiorum. eo casu accipere possit pro quolibet nauigio nauigante ad vellum quadrum asperos sex. et pro nauigio nauigante ad vellum latinum asperos quatuor. 629. Item statuimus et ordinamus quod omnes et singule persone euntes ad dictum locum coparij cujuscumque conditionis et nationis sint, incidentes pisces et fabricantes cauealia. teneantur soluere emolumentum (?) dicto consuli antea dari solitum, asperos decem pro quolibet carratello. 630. Qui carratelli intelligantur de cantaris quinque nitidis et ab inde supra, a cantaris vero quinque infra asperum unum cum dimidio pro quolibet cantaro. Non tamen possit dictus consul quicquam accipere ab ementibus cauealia fabricata per canluchos. 631. Statuentes quod si quis incidi faceret per indirectum pisces per canluchos. incurrat in penam asperorum centum pro quolibet carratello. cujus pene tertia pars sit accusatoris et relique duo partes consulis dicti loci. 632. Item statuimus quod dictus consul sit et esse debeat franchus ot immunis ab omnibus expensis flendis per massariam dicti loci, et etiam a comerchio de lo coppa. 633. Statuentes quod massarij dicti loci consiliari] seu aliqua alia persona non possint habere aliquam franchixiam de expensis flendis in dicto loco, sed soluant ut ceteri. 634. Item quod dictus consul de lo coppa possit habere pro quolibet capite inde extrahendo asperos sex. 635. Item statuimus quod quandocumque dictus consul dare debebit exenia dominis zichie conuocare teneatur massarios et consiliarios suos, qui videant et annotent raubam quam dictus consul dabit dictis dominis et annotare debeant raubam seu bocassinos longos sepe-ratos (sic) et breves similiter seperatos. et postea debeant dictas raubas seu bocassinos notatos dare taxatoribus, quibus prestent primo juramentum de bene et fideliter extimando dictam raubam secundum verum et justum pretium. 636. Item teneatur dictus consul secum ducere capellanum unum. STATUTO ( 674 ) qui habeat dc salario asperos quadringentos, et ultra flant eidem sumptus victus expensis massarie. 637. Item similiter notarium unum, qui habeat asperos quadringentos. et ei similiter liant expense victus expensis massarie dicti loci. 638. Item tubetam unum, qui habere debeat pro suo salario arbitrio consuli taxando et massariorum. cui similiter liant expense do pecunia predicta. 639. Item possit dictus consul secum ducere brigantinum unum, qui habeat homines et nautas viginti remigantes, et ultra comitem unum qui postea sit caualerius. 640. Item statuimus quod dictus consul non possit audeat vel presumat recedere de capha nisi primo et ante omnia habeat recenam in capha vel saltem in matrica. et hoc sub pena summorum centum applicanda massarie caphe. 641. Statuentes quod nullus mercator vel aliquod nauigium possit ad dictum locum coparij accedere ante quam consul dicti loci. sul> pena a summis vigintiquinque usque in centum arbitrio consulis et consilij caphe. que pena applicetur massarie caphe. 642. Item statuimus quod dictus consul obligatus sit staro ad sin-dicamentum de gestis per eum in dicto consulatu, sub pena a summis quinquaginta in centum. . 643. Item statuimus quod quando consul predictus appulerit ceparium et repererit cauealia fabricata seu pisces incisos januensium aliquorum, quod ^possit et ei liceat ipsa accipere et offecta sint dicti consulis pleno jure. 644. Item statuimus et ordinamus quod dictus con=ul cum suis massarijs et consilio, quando fuerit in dicto loco coparii. teneatui ef debeat eligere quatuor taxatores secundum morem consuctum. quorum duo sint latini et alij duo greci. Quibus primo et ante omnia detur juramentum per dictum scribam in presentia consulis massaliorum et consilij de bene et legaliter taxando partiendo unumquemque secundum quod eorum puris conscientijs videbitur. 645. Qui taxatores teneantur taxare omnes expensas factas in dicto viagio coparij per consulem dicti loci, et postea partire dcceincic et videre quantum spectet unicuique ad persoluendum. aduertendo semper ne pauperes ultra eorum facultates grauentur. 616. Qui taxatores. postquam eorum partimentum et diuisionem ( 675 ) 1)1 CAFFA fecerint, teneantur eam clausam et bullatam tradere consuli dicti loci, in qua taxatione sit tota summa ejus quod fuerit expensum. 617. Et ante quam dicta diuisio et partimentum aperiatur, eligantur duo alij taxatores. modo quo supra predicti fuerint electi, quorum unus sit latinus et alter grecus. qui duo taxare debeant dictos quatuor primos taxatores. quam summam diuisionis et patimenti flendi super dictis quatuor diminuere teneantur de summa taxationis primo per ipsos quatuor facta pro rata. 648. Item statuimus quod aliquis januensis non possit seu audeat colligere seu tenere comerchium in lo coppa neque de co se intromittere. sub pena a summis quinquaginta usque in ducentis et ultra arbitrio sindicatorum. quorum tertia pars sit accusatoris et relique due comunis. 619. Statuentes ultra predicta quod aliqua persona cujuscumque conditionis existat non audeat vel presumat deferre seu deferri facere vel mittere ad dictum locum coparij sal. nisi pro usu suo tantum ct non nomine canluchorum vel aliarum personarum januensium habitantium in dicto loco, sub pena asperorum mille pro quolibet carratcllo. cujus pene tertia pars sit accusatoris, tertia massarie dicti loci, et reliquia tertia massarie caphe. LXXXVIII. De ordine tane. 650. Statuimus ct ordinamus quod in tana sit et osse debeat consul unus, cui consuli assignatum sit ct esse intelligatur comerchium. quod sit ct esso intelligatur unum pro centanario de ingressu et totidem de egressu. 651. Quod comerchium constitutum et ordinatum in dicto loco colligatur secundum et pro ut in clausulis et venditione dicti comcrchij continetur, et quod esse intelligatur pro salario dicti consulis et caua- . lerij sui. 652. Quod comerchium nullatenus possit vendi nisi de anno in annum ot non pro pluri tempore. 653. Qui consul annuatim ultra dictum comerchium habeat pro ejus salario a massaria caphe asperos tercentos argenti de capha. ad hoc ut in dicto loco consules idonei accedere possint, usque ad beneplacitum prefatorum illustris domini ducis consilij et officij romanie. STATITI» i 676 ) 65-4. Et qui consul quam cito aderit in dicto loco teneatur eligere massarios duos ex melioribus, cuoi quibus vendat reliquas eabellas ia dicto loco existentes et deliberet in publica callega annuatim plus ceteris offerenti. 655. Qui massarij teneantur esigere pretia dictarum cabellarum ab emptoribus ipsarum de tribus mensibus in tres menses. Et sic termica comunis pariter et condemnationes flendas per consulem. 656. Qui massarij teneantur habere librum unum in quo scrilwnt et annoteat introytus et exitns omnium expensarum loci illius. 657. Et teneantur dicti massarij de pecunia diete massario annuatim dare et soluere scribe dicti loci bi«antios tercentos de dicto loco, et totidem dare et soluere debeant interpreti dicti loci. 658. Item esse debeant in dicto loco seruientes duo. qui habeant annuatim bisantios centuru quinquaginta pro quolibet. 650. Et ut locus predictus possit ampliari et fortificari, statuimus et ordinamus quod solutis predictis salarijs et alijs sumptibus flendis in festis natiuitatis domini et alijs ejusmodi, reliquatum pecunie restantis in dictos massarios de dictis cabelli-* torraticis et condemnationibus expendatur per dictos massarios in reparatione murorum ini torum per fratrem teramum salomonem deuersus zichiam. et de dicta pecunia non possit expendi in alijs sumptibus quam in reparatione predicta. sub pena soluendi per dictos massarios totidem do suo proprio. *560. Statuentes quod dictus consul dicti loci non possit expendere nec expendi permittere dictam pecuniam aliter quam ut supra, sub pena dupli ejos quod aliter expendatur. LXXXIX. Oe consule sinopij. 661. Statuimus et ordinamus quod de cetero consul sinopij nullum percipere possit salarium a massaria caphe. XC. Oe consule sauastopolis. 662. Statnimu» et ordinamus quod consul sauastopolis possit ct ei liceat colligere de omni rauba januensiurn que deferetur ad dictum ( 677 ) 1»! CAPTA Jocuru sauastopolis unum prò contammo totius dicto raubo pro ingressu et totidem pro egressu. Et qui consul habere debeat suis sumptibus notarium seu scribam unum idoneum, nec non interpretem unum ot placeriuui unujn. CXI. Quod locus samastri sit assignatus pere. 663. Considerantes ot attendentes quod dictus locus samastri alias erat assignatus pero, et quod propter inopiam tunc et imbecilitatem loci ipsius pere fuit assignatus huic urbi caphensi. cui urbi locus ipse est multum distans et longinquus, et multa accidunt in loco ipso quibus deuersus hanc urbem prouideri non potest ct rara sunt passagia ac multa eueniro possent scandala et pericula, que tollere volentes quantum possumus, statuimus et ordinamus quod dictus locus samastri sit et intelligatur assignatus gubernationi pere. Cum hac conditione quod massaria caphe supplere teneatur et obligata sit dimidium impensarum loci ipsius, reliqua vero dimidia soluatur per massariam pero a tempore quo in janua deliberatum fuit citra. Et sic per spectabiles dominos commissarios et reformatores deliberatum approbatum ot confirmatum exist.it in pera. XC11. De numero et approbatione tabellionum, grecorum. 661. Considerantes quod propter multitudinem tabellionum grecorum oxistentium in presenti ciuitate. inter quos multi ydiote et ignari sunt ac inepti ad eorum officium recte flendum, maximum sequitur damnum cuncto populo caphensi. qui credens per viam solemnis in-strumenti negotia sua composuisse, multotiens propter ignauiam prodictorum tabellionum iu errorem pejorem priori deducitur, circha quod prouidere volentes statuimus et ordinamus quod de cetero sint ct eligantur tabelliones greci tantummodo decem ex magis idoneis hujus ciuitatis. quibus talibus intelligatur esse attributa ampla balia et potestas condendi instrumenta ut soliti sunt. 665. Et qui decem eligantur et approbentur per dominum consulem ot antianos ae sindicatores generales caphe ad ballotolas albas ot nigras. et sint ballotolarum albarum afflrmatiuarum in electione pre- STATUTO ( ()78 ) nominatorum duo tertie partes. Reliqui autom qui non sint in numero prediotorum tabellionum instrumenta de cetero nullatenus condere valeant et audeant vel presumant sub pena sindicamenti. et ultra a summis quinque in quinquaginta arbitrio sindicatorum. et ultra instrumenta condenda per tales exclusos de numero dictorum decem non valeant nec aliquod robur obtineant neque ipsis fides aliqua adhibeatur. 606. Et qui decem obligati sint, ut antiquitus asseritur esso usitatum. reminisci in quibuscumque ultimis voluntatibus quod comuni aliquid dimittatur, sub pena sindicamenti. 007. Si quis autem ex dictis decem notarijs decederet, dominnus consul una cum consilio et massarijs ac ipsis sindicatoribus debeant alium seu alios loco talis defuncti seu defunctorum surrogare et coustituere modo predicto. 608. Statuentes quod dictus dominus consul nullam de predictis obuentionem vel commodum accipere possit. XCI1I. De modo eligendi magistratus ab asperis quingentis infra. 669. Statuimus et ordinamus quod per dominum consulcm massarios et consilium ac officium prouisionis eligantur et eligi debeant de quatuor mensibus in quatuor menses quatuor probi viri, duo ciues et duo burgenses. coloribus seruatis. ad ballotolas albas et nigras quarum due tertie partes sint affirmatiue. et qui fuerit electus non possit se excusare nec refutare dictum officium sub péna asperorum duo mille. Et quorum quatuor officium duret mensibus quatuor tantum. Et sint et esse intelligantur dicti officiales atque extendatur eorum balia {manca etc.) jus ministrandi ab asperis quingentis infra tantum. 070. Et habeant baliam jus ministrandi summarie et de plano sino strepitu et figura judicij. juris ordine seruato vel non seruato. secundum eorum puras conscientias et in electione petentis sit petere orctenus vel in scriptis, et sic ipsi domini mandare teneantur et possint oretenus et in scriptis. A quorum sententijs appellari non possit, et cujus officij sit et esse debeat scriba unus ex scribis curio quem elegerint ipsi notarij. et qui possit solutionem suam consequi de scripturis sccundum tabulam et spectet emolumentum ipsius scri-banie omnibus scribis curie. ( 670 ) DI GAFFA 671. Et qui debeant terminare differentias corara eis vertentes infra tempus eorum et post ipsum habeant dies octo, et qui electus fuerit ad tale officium non possit cogi ad aliquam aliam angariam. 672. Sane semper intellecto quod sit in electione petentium et requirentium agere et petere etiam a dictis asperis quingentis infra coram dictis officialibus vel coram vicario domini consulis, hac lege et conditione quod qui semel fuerit coram dicto vicario pro aliqua differentia non possit postea recursum habere pro tali differentia ad dictos officiales, et sic e conuerso qui semel fuerit coram dictis officialibus non possit postea petere coram dicto vicario pro questione predicta. 673. Et qui quatuor officiare debeant et teneantur omni dio juridico in mane et post prandium., vel saltem duo cx eis ebdomada una et alia ebdomada alij duo vicissim. et diebus duobus ebdomade omnes quatuor. XG1V. Ne consules percipiant herbam pro equis suis nec alios fructus. 674. Considerantes non in consuetudinem sed in corruptelam deductum esse per consules capi herbam pro equis eorum nec non fructus, propterea statuimus et ordinamus quod dominus consul de cetero non audeat vel presumat per se vel interpositam personam capi facere herbam pro equis eorum, nec alia de jsausa. per centuriones antiburgorum nec per aliquam aliam personam, et parimodo fructus aliquos a conducentibus, sub pena asperorum mille pro quolibet et qualibet vice, applicanda massarie caphe. XCV. Quod aliquis saracenus tenere non possit in eius domo arma. 675. Considerantes multos saracenos colere hanc urbem et in ea habitare, qui ut plurimum sunt lulei christiane inimicissimi, et ut omnis materia et excogitatio malefaciendi tollatur, statuimus et ordinamus quod aliquis saracenus habitator caphe et tam burgorum quam antiburgorum et castri non possit audeat vel presumat de cetero habere seu tenere iu domo propria vel conducta aliqua arma offendibilia vel deffendibilia. sub pena amissionis talium armorum, et STATUTO ( 680 ) ultra (manca condemnotur) a summo uno usque in decem in arbitrio consulis et massariorum. 676. Statuentes quod teucri et alij saraceni venientes por mare non possint discarrigare arma aliqua nisi ea reposuerint in domo alicujus seu aliquorum ex habitatoribus caphe. sub pena predicta. Ordinantes quod quelibet persona accusans vel denuntians aliquem contrauenientem presenti regule habeat de predictis armis et condemnationibus tertiam partem. XCVI. Ne infrascriptarum artium laboratores recedere non audeant nisi ut infra. 077. Statuimus et ordinamus quod magistri asic (sic) calafati magistri antelami seu masachani habeant et habere debeant protoma-strum seu capiterà unum pro qualibet ipsarum artium, qui ipsos omnes et singulos habeant annotatos et nomina eorum. 678. Statuentes quod nullus dictarum artium possit audeat vel presumat pro aliquo laborerio flendo ubique locorum de presenti ciuitate caphe recedere sine licentia expressa domini consulis et massariorum. Et si a casu aliquis sine licentia recederet, protomastrus illius artis illico sit obligatus illum denuntiare dicto domino consuli, sub pena predicta. / * COSE ECCLESIASTICI! ÌTC - ■ — I VESCOVI DI GAFFA DISSERTAZIONE PRIMA Cosa degna di qualche rimarco si è questa, che nella gran serie di documen li, onde si compone il presente Codice, e in tanta copia di Manuali e Registri del Banco di s. Giorgio da noi compulsali pel nostro lavoro, poche e quasi nissuna notizia vi si incontri spettante alla storia ecclesiastica di Cada e le dipendenti sue colonie. Sicché ci sarebbe giuocoforza ignorare il tutto, se da altre fonti estranee non avessimo potuto attingere e raggranellare quel tanto che qui n’ è concesso esporre. E fino a un certo punto sappiamo darcene ragione. Il Banco trattava alla giornata le pratiche in corso, sbrigava gli affari politici e amministrativi, interni ed esterni, sènza curarsi di chiedere o ammannire materiali utili alla storia; e il medesimo facevano gli ufficiali taurici. In guisa che, ove una cosa o pratica qualsiasi non giungesse opportuna ovvero necessaria al soggetto trattato nelle loro epistole e messaggi, essa veniva onninamente taciuta. Forse i Manuali ed i grossi volumi della masseria di CalTa esistenti in s. Giorgio ci potrebbero somministrare buona messe di notizie all’uopo, ma di loro al momento attuale non c’è I VESCOVI ( 084 ) •lato, per più d’uno motivo, Poccuparci ('). Il perchè ci teniamo paghi di condurre le presenti dissertazioni di cose chiesastiche sugli elementi che ci vengono forniti da alcuni libri editi od amano, i quali sono a cognizione nostra, e trattano siffatta materia. Punto principalissimo per una diocesi fu e sarà mai sempre la serie dei suoi vescovi, che ne sono come il perno su cui si basa, cosi pure la personalità più distinta. Il periodo di signoria della Casa di s. Giorgio in Crimea, da noi trattato nel presente Codice, non inchiude è vero se non due vescovi; il Campora, sotto cui avvenne la traslazione del dominio dalla Repubblica al Banco nel 1458, e il Panissari, poco dopo la cui morte successe la perdita di Caffa. Perciò noi dovremmo, rigorosamente parlando, non trattare che di questi due. Nondimeno ci faciamo lecito di cominciare dal primo titolare, acciò la serie riesca completa, ed anche per mettere in luce memorie preziose assai, sparse in molti libri ed opere di non facile ritrovo. Da questi validi motivi sospinti, diamo principio alla narrazione. Fu. GIROLAMO, Minorità 1320-13-22. Primo vescovo titolare di Caffa è stato, senza alcun dubbio, fra Girolamo, d’ignoto cognome e patria, dell’Ordine dei Mi- (’) Nell’archivio (li s. Giorgio sono ancora taluni grossi volumi contenenti la contabilità di Caffa, detti libri della Masseria, i quali vanno ricchi di dati storici di molto pregio, attraverso le infinite loro cifre. Al principio di compilazione del presente Codice era mio intendimento fare uno spoglio di essi, innestan-dovelo a ino’ d’ appendice, ma la materia pei documenti essendo cresciuta a dismisura, dovei rinunciarvi o sostare per lo meno. Oggi poi il compulsarli è divenuto impossibile, stante il trasloco che va facendosi dell’immensa congerie di quelle carte dall’ antica sede del palazzo delle Compere al palazzotto degli archivii di Stato. Alcuni appunti tuttavia ne aveva io già per lo innanzi ricavato, ed altri mi vennero in questi giorni favoriti dall’egregio collega, cav. Cornelio Desi-moni, da lui tratti dai Manuali suddetti; ed è su tali dati preziosi c sicuri che poggiamo in molti luoghi il nostro racconto. ( (385 ) 1)1 CRIMEA nori. Allorquando venne assunto a delta carica, questo degno figlio di s. Francesco era già in dignità episcopale, perchè uno dei tre ultimi suffraganei inviati Tanno 1312, senza speciale destinazione a diocesi, da papa Clemente V, a fra Giovanni da Monte-Corvino dello stesso Ordine, arcivescovo di Cambalek, ossia Pechino , a coadiuvarlo nella grand’ opera della conversione alla fede cristiana dei Tartari e dei Cinesi. Non sappiamo se lavorasse tuttavia in quelle rimole contrade ,alla propagazione del vangelo, ovvero, come stimo più probabile, fosse di ritorno in Europa, intento alla ricerca di altri apostoli da condurre alle anzidette missioni, quando papa Giovanni XXII, accedendo alle preghiere dai genovesi sportegli alcuni anni innanzi, decise di erigere la nuova sede vescovile di Caffa; come fece con bolla del 26 febbraio 1320, dandole a primo pastore il nostro Girolamo. « Noi, dice il Pontefice, per certe, evidenti e ragionevoli cause, siamo venuti nel proposito di erigere, come erigiamo, la città di Caffa, fino a qui inchiusa nella diocesi di Cambalek, in sede vescovile: la quale (cioè CalTa) è invero città insigne, popolatissima e ricca di molti commerci. Ed avrà per diocesi, in lunghezza, tutto quel tratto che è dalla città di Varna, in Bulgaria, insino alla città di Sarai, e in larghezza, dal Ponto Eusino alle terre dei Ruteni; stabilendo e decretando, col consiglio dei nostri fratelli cardinali e la pienezza della autorità apostolica, clic la chiesa di s. Agnese, ivi esistente, n’abbia ad essere quind’ innanzi la cattedrale ('). » (’) Nuper vero ex certis, manifestis et rationabilibus caasis, que ad hoc nostrum animum induxerunt, ciuitatem Caphen., tunc villani infra Cumbalien. dioccsis limites constitutam, qua locus insignis existit, et ubertate multiplici kominam et rerum exuberat, de fratrum nostrorum consilio et apostolica plenitudine potestatis in duitatem ereximus, et ciuitatis vocabulo duximus decorandam, ac a villa de Varca (àie) in Bulgaria usque Sarai inclusiue in longitudine, prò diocesi eidem Caphen. Ecclesie duximus assignandum : statuentes ac etiam decernentes ut ecclesia sancte Agnetis dicti, loci Caphen. ex tunc Società Ligure St. Patria, Voi. VII, P. II 4.1 I VESCOVI ( 686 ) L’avere i genovesi ottenuto facile l’assenso del Pontefice, e l’essere Caffa esclusivo possesso della nostra Repubblica, mi sono tale quale argomento a credere che il vescovo Girolamo sia nato ligure, come lo furono poscia quasi tutti i suoi successori, dei quali è giunta sino a noi la certa notizia. Vero è eziandio, che Caffa, come tutta la Crimea, essendo compresa nell1 immenso spazio della Tartaria, dato ad evangelizzare a Giovanni da Monte-Corvino e ai suoi frati, veniva naturale di assegnare per quella volta ad uno dei proprii suffraganei la nuova sede di Caffa, soggetta allora nella giurisdizione all’ arcivescovado di Cambalek. È noto infatti che la Crimea appellossi la piccola Tartaria. Anche questa induzione è logica e probabile. Conviene dire, che al suo arrivo in Caffa trovasse Girolamo caduti assai in basso i pubblici e privati costumi di quei mercanti e colonisti, giacché postosi con tutto zelo all’opera della riforma, n' ebbe ricambio di forti e mortali persecuzioni; per le quali, ad aver salva la vita, dovette esulare dapprima, riparando in luogo sicuro della stessa penisola della Crimea. Ma alquanto dopo capitati là (forse in Soldaia, il porto cui usavano approdare allora i viaggiatori del mar Nero, e che era tuttavia in mani straniere) alcuni francescani, i quali dall’ interno della Tartaria faceano cammino al Pontefice in Avignone, ad informarlo dei nuovi ed importanti acquisti da essi fatti in quelle regioni, il nostro vescovo s’ associò nel viaggio - a questi suoi antichi compagni. Giunto in Francia nel settembre del 1321, Giovanni XXII, uditi con rammarico i motivi del suo recesso, lo spedì di bel nuovo in Tartaria onde ne lo avea divelto, consegnandogli una sua haberetur et existeret perpetuis temporibus cathedralis. Wading, Annal. Ord. Minor, ad an. 1320. 11 titolo di città sarebbe stato, secondo questa bolla, attribuito a Caffa dal sommo Pontefice, insieme tempo che la sua erezione in vescovado. Il rilievo non è di leggiera importanza. ( 687 ) 1)1 CRIMEA lettera congratulatoria al re Almskan, mercé le cure dello stesso prelato e dei suoi confratelli venuto di fresco alla vera fede. Tu essa lettera Girolamo è tuttavia chiamato vescovo di Caffa; come pure in altra, diretta ai nuovi popoli cristiani di quelle terre, datata addi 22 dicembre del medesimo anno T32I. Sicché solamente nel 1322, o al più tardi nel seguente, egli cessò di governare di diritto la chiesa di Caffa. Di lui si sa poi che partito nel 1324 alla volta della Tartaria settentrionale, nel viaggio molto s’ adoprò, per commissione del Papa e del personale suo amico Marin Sanuto, il seniore, a tentare in Costantinopoli, appo P imperatore Andronico e il patriarca greco, P unione della Chiesa Orientale colla Romana: ciò che, giusta il solito, non sortì favorevole esito (*). Qui cade in acconcio far risaltare P abbaglio preso da certi antichi e moderni scrittori, i quali assegnano la erezione della sede vescovile di CalTa innanzi alP anno 1320, od anche le attribuiscono già in vescovo nel T268 un tale fra Giovanni di Roano, dei Predicatori. Siffatte asserzioni cadono da per se, quando si è provato che la bolla di fondazione venne emanata da papa Giovanni XXII, P anno quarto (2) del suo pontificato, al quale fu assunto nell’ agosto del T 316. Fr. TADDEO, Domenicano 1323-1357. Accettata la rinunzia di Girolamo, lo stesso Giovanni XXII, eleggeva poco dopo a vescovo di Caffa il domenicano fra Taddeo, (’ì Parlano di questo vescovo il p. Lc-Quien, Oriens Christianus, Tom. Ili , p. 1103 e seq; il Wadingo Annal. Tom. Ili, ad an. 1320 e 1323; e più di tutti il vivente p. Marcellino da Civezza, M. 0. nella Storia Universale delle Missioni Francescane, nel Voi. III. da pag. 385 a p. 408. (-) Se fosse errata la data del IV anno e si dovesse leggere il II del pontificato , avrebbe ragiono il Rainaldi (Annal. Ecclesiast., Tom. XXIV, an. 1313-1333), dove ricorda un Girolamo, gii\ vescovo di Caffa nel 1318. I VESCOVI ( 688 ) del quale ignoriamo altresì il gentilizio e la patria (*)• Certo egli era già in possesso della sua carica il giorno 2 ottobre 1323 ; poiché in tale qualità, unitamente all’ arcivescovo rii Sultaniek, (') Il Canale, a pag. 210 del V. 1. Commentarii storici della Crimea, fa dire al p. Borzino che il vescovo Taddeo era genovese, ed alunno del convento di S. M. di Castello. Il primo sta vero, e sebbene il prelodato Borzino non adduca alcuna prova del suo asserto, noi lo crediamo, perché egli era versato assai nella storia ligure-domenicana. Il secondo poi è impossibile, essendo stato fondato quel convento circa un secolo dopo ; nè il Borzino, nel luogo dal Canale citato, accenna punto nè poco alla figliazione di lui. Epperò se fu alunno d’un convento di Genova, lo fu dell’altro, assai più antico!, di s. Domenico. Del Borzino noi vogliamo qui riportare una importante Nota da lui fatta sul Manuale MS. del p. Agostino dei conti di Ventimiglia, uno dei primitivi religiosi di Castello, fol. 83. Anno 1401 erat episcopus Caphae dominus Simon de Flisco ex instrumento in archivio Castelli silo die 23 decembris per Ant. Fo-lietam. At quonam tempore fuerit frater ille Thadeus, quem nominant tabulae Dominicanae episcopum caphensem, non invenio. Et quidem scriptores dominicani Thadeum et Hieronimum nominant, sed Iacobum ignorant. Ego vero hos duos vindicabam, sed Thadeum nescio. Fontana nil scribit. Ecclesiae de Caffa existenti apud Schitas trans Pontum Euxinum prefuisse P. fr. Thadeum Ord. Praed. subdit Clemens Galanus in suo Opere Conciliationis Eccl. Arm. cum Rom., quo tempore autem non pandit... Quando Capha in genuensium ditionem venerit non constat. Venerat certe ante annum 1250 (sed Michael Baudier ann. 1206). Iustiniano prima mentio, anno 1289, historicis venetis an. 1287, quam genuensibiis occupaverint et postea deseruerint. Dubium autem mihi non est episcopos Caphenses fuisse ge-nuenses, quamdiu de eorum ditione fuerit, ut qui ibi coloniam traduxerint. TIoc tempore Turea Constantinopolim occupaverat anno 1453; die 5 aprilis obsedei at et die 29 maij ibi ingressus est. De quo facto Spondanus genuenses culpat, quem malignum demonstrat Hieronimus de Marinis satis apposite, sed melius ex ipsis actis r/enuensiu/m in Pera, quorum aliqua asservantur in nostro archivio Castelli-, ubi etiam aliquae Cruciatae concessae a Nicolao Vpro defensione Caphae, quas subiicerem nisi cartophilacium in enorma forma evasurum esset. Ci duole che il Borzino, a dispetto della mole del suo libro, non v’abbia inserito gli atti che cita, capaci a lavare la macchia, e reintegrare la fama dei genovesi circa la calunnia dell’ aiuto prestato ai Turchi nella caduta dell’impero greco. Ora essi sono perduti, e chissà da quanto tempo! Io fui abbastanza felice di salvare la pergamena 03sia il Breve qui ricordato, riguardante la Crociata, pubblicandolo a pag. 33 del Voi II, parte prima, del presente Codice. ( 689 ) DI ClllMEA soscrivc alla bolla di canonizzazione dell’angelico dottoro s. Tommaso d’Aquino. Nos fratres Guillclmus dei gratia Soldaniensis archiepiscopus, et ThaMdeus Ca/fensis episcopus, notum facimus ctc. Anno natiuitatis Dominice 1525, indict. VI, dic 2 mensis octobris, pontificatus lohannis XXII anno XIII (leggi Vili). Questi due insigni personaggi ayeano, prima della loro promozione, indefessamente lavorato nella vigna del Signore, in compagnia del celebre loro confratello Franco di Perugia, primo arcivescovo di Soldania, riducendo alla cognizione di Cristo una grande quantità di infedeli: tanto che il Papa dovè spedire ben sei vescovi domenicani sulfraganei ed ausiliarii sotto la dipendenza del prelodato Guglielmo Adami. Il campo delle loro fatiche apostoliche essendo stato, per Guglielmo la Persia, PArmenia e le finittime provincie, e per Taddeo la Crimea, il Pontefice premiò il primo colP arcivescovado di Soldania, capitale della Persia, succedendo a Franco di Perugia suddetto, e il Taddeo con quello di Gaffa, ove erasi reso noto e benemerito presso quei popoli colle sue virtù e fruttuose predicazioni. SulPesempio del predecessore, ma con miglior fortuna, sono cP avviso che Taddeo s’ adoprasse in Calta e nei limiti della sua diocesi ad appurare i costumi del gregge affidatogli, e a propagare il vangelo presso i Sciti e le barbare tribù che ancora popolavano la Tauride: e la sua voce essendo quella d’un antico loro apostolo, in cui la purità e innocenza della vita eguagliavano P ardore dello zelo che animavaio ad operare, è luogo a credere che nel lungo periodo di anni che occupò la cattedra; ili Caffa, molto bene egli vi facesse a vantaggio dei cristiani e degli idolatri. Fors’ anche non andrebbe lungi dal vero chi al Taddeo, o ancor semplice religioso, o già vescovo, attribuisse l’introduzione dei domenicani nella Crimea, od almeno la fondazione d’ alcuno convento fra i varii stabiliti in quella contrada (*). C) Vedasi il Le-Quien (Op. cit.) Fontana (Theat Domin.) e l’Echakd (Script. Orci. PP.). Quest’ ultimo specialmente commenda assai il nostro Taddeo come I VESCOVI ( (590 ) Da ultimo gli scrittori domestici danno lode al nostro Taddeo d’ avere, con l'elice risultato, assistito 1’ arcivescovo di Naxivan in Armenia, Bartolomeo Parvo, illustre domenicano bolognese, nella riduzione alla fede romana dei monaci Basiliani di quel regno, e dopo la sua morte, avvenuta Tanno 1333, d’averne assunto la protezione e la tutela, con grande onore e profitto del suo Ordine, cui i detti monaci eransi aggregati dopo l’abiura fatta degli errori di Euticlie, intitolandosi Frati-Uniti. Essi dilataronsi poscia e fiorirono anche, in Crimea, come ci accadrà di narrare in seguito. Fk. CORRADO, Minorità 1358. Non conosciamo la data della morte del vescovo Taddeo, al •piale, a detta del Wadingo, Innocenzo VI, diede in successore un altro frale francescano, Corrado de Pregoantia (forse Pre-cante, località in riviera di Ponente, presso Sestri), e ne cita la bolla sotto il giorno 29 gennaio 1358. Eppure i nostri cataloghi dei vescovi liguri pongono sulla cattedra di Calla per l’anno 1347 il genovese Simone Fieschi; ma non trovo con quale fondamento. La Bolla d’Innocenzo parla chiaro in favore del Corrado : Eadem Ecclesia (di Caffa) per ipsius Thaddei obitum, pastoris destituta regimine; e di lui ancora favella il p. Marcellino summentovato nella sua Storia delle Missioni, onde pare non debba correre più dubbio. Fk. BARTOLOMEO VENTURA, Domenicano 1391. Nuova incertezza invece sul conto del successore. I precitati cataloghi assegnano a vescovo caffese pel 1391 fra Bartolomeo missionario, vescovo c scrittore. Tradusse dal greco in armeno il Martirologio, ad uso di quella nazione. ( 694 ) DI CRIMEA Ventura, domenicano; ed U Fontana e lo Bzovio, scrittori fe-dedegni in materia, ne convengono, affermandolo nominato da papa Bonifacio IX ai 27 febbraio 1391 ('). Laddove il Wadingo assevera trasferito dalla sede di Trebisonda alla nostra di Caffa, addì 9 dicembre 1390, un tale fra Alessandro minorità. Può stare P una cosa e 1’ altra: non avendo forse accettato il trasloco, od essendo morto nel frattempo il primo eletto, cioè Alessandro, e successogli tosto il Bartolomeo. L’intermezzo per altro è breve assai, e in tanta lontananza di paese e difficoltà di corrispondenza epistolare, è poco credibile, sebbene non impossibile, un cosi pronto scambio di persona. Fr. GIOVANNI SAULÌ, Minorità 1398. Giovanni Sauli, anch’esso francescano e genovese, tenne Pepi-scopaio nella detta colonia del 4 398, che poi lasciò per venire vescovo di Mondovì in Piemonte nel 1404. Egli fu traslato a Calla dalla umile sede di Solcati, già capitale della Crimea, dove ci consta fosse vescovo due anni innanzi , per la testimonianza del Wadingo e del nostro Giscardi. Papa Bonifacio predetto gli conferì varii privilegii, soliti concedersi ai religiosi del suo Ordine, missionarii in quel paese in gran parte eretico o idolatra, acciò se ne valesse a bene dei fedeli. Non si sa altro di lui; non il motivo del presto suo ritorno in patria, e neppure della terza sua destinazione a Mon-dovi. Certo nel 1401 più non soggiornava in CalTa; poiché già eragli stato dato il successore. SIMONE FIESCHI 1401. Quanto ne parve incerta l’esistenza del primo Simone Fieschi, come vescovo di CalTa nel 1347, a motivo che non confortata (’) Il Box'zino pur egli accenna al vescovo Bartolomeo Ventura come morto nel 1391. Laconismo ecc., fol. 158. I VESCOVI ( 692 ) da alcun’autorevole testimonianza o valido appoggio, altrettanto riesce sicura questa del secondo. Ce Taccerta, non foss’altro, il documento, che noi stessi nel 1859 pubblicammo in un precedente lavoro ('), ed è la carta stessa die il Borzino già menzionato ricordava avente la data 23 dicembre 1401 (“). In essa il prelato caffese attesta ricordare, se alias, dum adhuc ipse episcopus esset in minoribus ordinibus constitutus, avere indotto il canonico Francesco Di-Negro a pagare lire duecento allo scopo d’ottenere la prevostura di S. M. di Castello, ed ora promette di rifargliene il valore, ove si constatassero perdute, anche senza sua-colpa. L’atto è stipulato nel chiostro di s. Lorenzo, in camera residentie dicti domini episcopi: né vi é cenno che allora solo v’andasse, o già tornato fosse dalla sua sede. Nel Codice nostro stesso é menzione di questo prelato là ove Giacomo Fieschi, suo consanguineo, mosse querela al console Battista Giustiniani peli’ arbitraria presa della lapide marmorea trovata giacente nella diruta chiesa di s. Agnese, come ho dello fra le Questioni Private (3). Non sappiamo altro della vita e delle azioni di lui. Fk. GIROLAMO, Dojienican-o, Arcivéscovo 1404-1410. Una nota molto curiosa, estratta da un libro della masseria di Cada, sarebbe capace ora qui a farci entrare in un mondo di supposizioni abbastanza arrischiate. Il registro dell’anno 1410 ricorda non so quale prestazione fatta llieronimo, archiepiscopo nostro. Sembra adunque che vi sia stato in principio del XV secolo un progetto o fors’ anche un decreto pontificio, il quale (') L’ antica Collegiata di S. M. di Castello, a pag. 217. (!) Vedi sopra a pag. 688, in nota. (3) Vedi sopra a pag. 380. ( 693 ) DI CRIMEA facesse di Gaffa una metropoli, ma clic non abbia duralo lunga pezza. La cosa, a nostro avviso, nulla avrebbe di strano e d1 inverosimile. Caffa, capoluogo e centro dei possedimenti genovesi in Crimea, ben meritava simile distinzione, onore e preminenza nello spirituale, come la possedeva incontestala nel temporale sul largo territorio delle soggette colonie e città, poste lungo la costa taurica. È possibile eziandio elio il Girolamo qui menzionalo occupasse la sede di Caffa nel 1410, dopo essere stalo arcivescovo in qualcb’ altra diocesi decorata di quel titolo, cui avrebbe ritenuto , come suolsi fare anche oggidì, pur governandone una seconda non metropolitana. E questa parmi la soluzione più ragionevole. Se il Le-Quien ed Echard non errano, scambiandolo col Panissari, ultimo vescovo caffese, questo Girolamo professò la regola domenicana, e venne consacrato circa Tanno 1404. Con che ammettono pur essi avere tenuto la cattedra di Calla in quel torno di tempo un fra Girolamo. La stessa cosa del resto affermano anche il Piò, Fernandez, Fontana e. Bremond, scrittori gravi dell’Ordine, che lo fanno autore di parecchi trattati di filosofia, metafisica ed ascetica. Ciò che non può dissi del Panissari , più tardo d’un mezzo secolo, del quale niuno ricorda le opere, nè stampate, nè a mano. Basti per adesso T aver mosso il ragionevole dubbio : posteriori e fortunate indagini sul registro stesso, non potuto ora compulsare, forse ci metteranno in grado di assicurare meglio 1' esistenza del personaggio e la sua qualifica. Fu. GIFFREDO CICALA, Minorità 1423. Giffredo o Gioffredo Cicala, frate francescano, gli successe nella cattedra al più tardi nel 1423: poiché sotto il giorno 10 I VESCOVI ( 694 ) febbraio dell’ anno seguente esiste una bolla di Martino V diretta a lui. nella quale il papa gli ordina di reiterare e maggiormente aggravare la sentenza che Siinone Fieschi suo predecessore avea, tempo prima, inflitta a Giuliano di s. Agnese, cittadino di Caffa. Costui, abusando della forza, erasi impadronito d’una casa (la bolla pontifìcia dice domus, magazenum nuncupata), che la pia vedova di certo Dando (credo Ferdinando) d’Urgel, aveva lasciata in testamento ai Frati-Uniti del convento di s. Nicolò, dell’Ordine dei Predicatori, in Caffa: nè vi fu mezzo di sorta capace a farvela lasciare, neppure colle censure ecclesiastiche fulminategli dal vescovo Fieschi; le quali ora, per comando papale, doveansi rinnovare e con vie maggiore severità imporre dall’ attuale Goffredo Cicala. Al medesimo intento e sotto la stessa data Martino V scrisse una seconda bolla all’ arcivescovo di Soldania in Persia, che era ridivenuto il metropolita della Crimea, in tutto uguale alla prima, perchè 1’ ultima volontà della testatrice ottenesse o per una via o per l’altra il suo effetto. Nel tempo di questo vescovo accadde nel concilio di Firenze la sospirata unione della Chiesa Armena colla Romana: in seguito di che Eugenio IV ridonò ai prelati di rito armeno tutti i loro privilegi, diritti e il libero uso delle insegne pontificali. Ma perchè in Caffa, ove trovavansi accolti molti di quella nazione, il vescovo latino, tanto Giffredo che i suoi predecessori, avea impedito all’ armeno di portare nelle grandi solennità la mitra episcopale e di fare altri consimili atti pubblici di giurisdizione, come quegli che era infetto d’eresia o di scisma, perciò Eugenio IV scrisse un’ apposita lettera ai pastori dei due riti, affine di conciliarne le discrepanze ed istruire nel medesimo tempo i nuovi aggregati sull’ indebito ribattezzare che essi facevano i pentiti disertori della fede. Leggesi questa bolla dogmatica nel Rainaldi ('). 0) Annal. Eccles. ad ann. 1439. N. XVII. DI CRIMEA Cessò GiITredo d’essere vescovo di Calta il 23 gennaio 1441, tolto d’ ulTìcio dallo stesso Eugenio IV. Motivo della rimossione dovett'essere lo spirito un po’acre, od uno zelo troppo ardente, con cui trattò il clero e popolo suddetto durante il temporaneo loro abbandono della fede Romana. Venuti poscia gli armeni alla vera credenza, il Papa scrisse la ridetta bolla Exultavit cor nostrum, dove nel congratularsi con loro del felice ritorno, anche li ammaestra su varii punti della sana dottrina cattolica. E a togliere di mezzo ogni lontana causa di nuovo rammarico o dissidio, saviamente dispose di provvedere d’altra sede il Cicala, od anche in tutto lo dispensò dalla carica di prelato in quella penisola. Fr. GIACOMO CAMPORA, Domenicano 1441-1458. L)i questo vescovo taciono affatto le storie domenicane, tanto che il Fontana ed il Cavalieri non lo ricordano punto nella serie dei prelati dell’Ordine, e l’Echard ragiona di lui solo come scrittore. Primo a richiamarlo alla luce fu il padre Bremond, il quale nella classica sua - opera Bullarium ■Ordinis Fratrum Praedicatorum, riprodusse due importanti bolle che lo riguardano, e spargono anche molta luce sulla circostanza della sua elezione. Noi trovammo poi alcune notizie biografiche del Campora nell’ archivio del convento di S. Maria di Castello, ed altre più minute ce ne somministrano i registri del Banco di s. Giorgio. Nacque egli in Genova' sull’ esordire, a quanto pare, del XV secolo, e indossato 1’ abito guzmano nel convento di s. Domenico, vi percorse 1’ ordinaria carriera degli studii con singolare profitto. Il perchè, fatti accorti i superiori del suo ferace ingegno, venne spedito a perfezionarsi nelle scienze sacre alla celebre università inglese d’Oxford, ove infatti laureossi maestro in teologia. Tornato in patria, mentre attendeva all’ insegnamento, scrisse un libro, edito più tardi col titolo « Dell' immorta- I VESCOVI ( 696 •) Ulà deli3 anima, dialogo volgare di fra Giacomo Gamllaro di Zenoua, licentiato di Oxford, dei frati Predicatori, a Gioanni di Marcanoua Venetian. Impresso in Milano per Antonio Zarotlo da Parma l’anno 1475 a’ 20 marzo ». Desso è divenuto rarissimo, come quello che mai più fu riprodotto colle stampe, (,'j. Forse il nostro Giacomo leggeva tuttavia in patria, lorquando gli giunse la .notizia della sua elevazione alla sede episcopale di Caffa, che ebbe luogo il di 23 gennaio 1441, per volontà dello stesso pontefice Eugenio IV. Niun dubbio che riuscisse prescelto in rispetto alla molta sua dottrina in scienze sacre e canoniche, bisognando allora quella diocesi d’ un uomo capace ad istruire nella vera fede romana non solo il gregge latino, ma più clic tutti il clero e popolo armeno; vigilando altresì acciò non ricadessero nei primitivi errori. La Bolla d’investitura, per essere quasi affatto sconosciuta, merita di venire qui riprodotta. Eugenius episcopus, servus servorum Dei, dilecto filio Iacobo, elccto Cafen. salutem et apostolicam benedictionem. Romani Pontificis, quem Pastor ille coelestis et episcopus animarum etc. Postmodum vero Ecclesia Cafen. pastoris solatio destituta ex eo quod nos hodie venerabilem fratrem nostrum Gifredum in universali Ecclesia tunc Cafen. episcopum a vinculo quo eidem ecclesiae Cafen., cui tunc preerat, tenebatur, de fratrum nostrorum consilio et apostolicae potestatis plenitudine ex certis rationabilibus causis absolvimus, Nos ad provisionem ipsius ecclesiae Cafen., de qua nullus praeter nos hac vice disponere potuit, neque potest, reservatione et decreto obsistentibus supradictis, ne longae vacationis subia-ceret incommodis, paternis et solicitis studiis intendentes, post deliberationem quam de praeficiendo eidem ecclesiae personam utilem et etiam fructuosam cum fratribus nostris habuimus diligentem, demum ad te Ordinis fratium Praedicatorum professorem et in theologia magistrum, in sacerdotio constitutum, cui de religionis zelo, litterarum scientia, vitae munditia, honestate morum, spiritualium providentia et temporalium circumspectione, aliisque multiplicium virtutum donis apud nos fide digna testimonia perhibentur, direximus oculos nostrae mentis. Quibus omnibus debita meditatione pensatis, de persona tua Nobis et eisdem fratribus ob dictorum tuorum exigentiam mcii- (') L’ Echard (Scriptores Ord. Praed. V. I. p. 856) cita un’ altra edizione del 1478, che potrebbe essere la seconda. ( 697 ) DI CRIMEA torum accepta, eidem Cafen. ecclesiae de dictorum fratrum nostrorum consilio providemus auctoritate apostolica, teque illi praeficimus in Episcopum et pastorem etc. Datum Florentiae anno incarnationis dominicae millesimo quadringentesimo quadragesimo (stylo bullarum, aerae vero communis MCCCCXLI) decimo kalendas februarii, pontificatus nostri anno decimo (*). Recatosi in diocesi, attese anni parecchi agli obblighi del pastorale ufficio, e del 4 446, non so il perchè, già era di nuovo in Genova. Lo si evince da un secondo Breve del papa medesimo, nel quale paternamente con lui si lagna del suo ritardo in portarsi a Roma per riferire sullo stalo della fede cattolica tra gli armeni della Tauride, causa potissima, come dissi, della sua promozione, Io si sollecita a recarvisi senza ulteriore indugio, e ad essere pronto a ripigliare il cammino per alla volta della diocesi, bisognosa della presenza del suo pastore. Eccone il testo preciso e tuttora inedito. Eugenius papa IIII. Venerabilis frater. Nulli melius quam tibi sunt noti labores quos adhibuimus ut armenij conservarentur in reductione ad fidem catholicam: ad quam eos maximis venire fecimus cum impensis. In qua re cum tibi apud Caffam existenti aliquando multas commissiones fecerimus, prout feceramus quando te illuc ea ratione commiseramus, rescribere pollicitus fuisti te ad nos venturum, et multa ostensurum ex quibus intelligere possemus quomodo predictos arme-nios in susceptis documentis continere, et alia multa ad honorem Dei in illis partibus facere possemus, jamque elapsus est annus quo cepimus te diutius expectare. Unde cum proximis temporibus nullam de te notitiam haberemus, quid illis in rebus agendum esset dubii eramus. Quare nuper a casu certiores facti quod multos iam menses Ianue fueris, valde mirati sumus te ad nostram presentiam non venisse, attentis supradictis pollicitationibus tuis, attento etiam quod in tanta navigiorum frequentia per singulos fere dies hinc inde commeantium expeditissima atque promptissima est a Genua navigatio, cum terrestre iter tutum et satis breve habeatur. Quare volumus et fraternitati tuo mandamus ut acceptis istis quam primum et celeriter ad nostram presentiam te conferas: ita tamen paratus atque dispositus quod Caffam brevi redire possis. Non enim debes ignorare nos nulla alia ratione magis dedisse te illis populis frequentissime civitatis pastorem, quam quia tu potens sermone C) Bremond. Brillar. Orti. Praecl-, Tom. Ili, pag. 22S. I VESCOVI ( 098 ) et illo opero, multa videbaris posse facere quod ipsa civitas inter ceteras omnes orbis terrarum permaxime noscitur indigere, adeo ut pastoris sui absentiam nullo modo valeat tollerare. Datum Rome apud sanctum Petrum sub annido nostro secreto, die XIII decembris, M.CCCC.XLVI. pontificatus nostri anno sextodecimo. Questo Breve venne chiuso in altra lettera diretta all1 arcivescovo di Genova, all’ uopo incaricato dal Pontefice di consegnare a mano del Campora il surriferito foglio; ed era così concepita: Eugenius papa IIII. Venerabilis frater salutem et apostolicam benedictionem. Scribimus venerabili frati Iacobo episcopo Caffensi in forma copie introcluse, et quia dicti episcopi adventum ad nos bono respectu desideramus, fraternitati tue committimus ut eundem ad veniendum sollicites. Datum Rome apud sanctum Petrum sub annulo nostro secreto, die XIII decembris, M.CCCC.XLVI. pontificatus nostri anno sextodecimo. Blondus. Retro la cartina — Venerabili fratri Archiepiscopo Ianuen (*). L’ ardore mostrato dal Papa di conoscere lo stato presente della Chiesa nelle regioni tauriche, quale la fermezza nella vera credenza del popolo e clero armeno, e quanto altresì contasse sulla vigilanza e capacità del nostro prelato, se fanno onore al vescovo Campora, poco d1 altro lato lo commenderebbe 1 indugio frapposto a recarsi alla romana curia, di che egli è in detto rescritto soavemente rimproverato ('). Ma chi potrebbe fargliene colpa, se non se ne conoscono i motivi ? (’) Trovo cenno nel Borzino d’ un altro suo viaggio a Roma che sarebbe avvenuto nel 1444. « Nel convento di Castello, scrive egli, si conservano molte memorie.... datate alli 2 luglio 1444, ondechè essendo nominato vescovo di Caffa di quest’anno, sembra che egli andasse colà per essere consacrato ». La supposizione del Borzino appare chiaro chiaro erronea, essendo stato fatto vescovo del 1441. Trattasi dunque d’ un altra andata a Roma. (•) Questi due documenti trovansi nel Capitolo dei canonici della metropolitana di s. Lorenzo in Genova, nell’armadio E, cassetta di legno segnata A. 11 Breve ali’arcivescovo è scritto sopra una listerella a pergamena, e nelle due estremità è ancora visibile ( 699 ) DI CRIMEA Tornato o no in diocesi, noi lo vediamo di bel nuovo in Genova tre anni dopo, cioè nel \ 449, e questa volta, per testimonianza del Borzino, alloggialo in S. Maria di Castello (*). Dove, povero a monela, prese a mutuo ducati sei d’ oro dal domenicano fra Giovanni da Colonia (2), lasciandogli in deposito, a titolo di garanzia, due volumi manoscritti di pregiato valore; come narra la seguente carta inedita. Ego frater iohannes coloniensis ordinis predicatorum concessi E. domino I. campora episcopo caphensi ducatos scx. qui apud me deposuit libros duos hae condictione quod quotiescumque miclii restituat dictos ducatos. eidem debeam suos libros restituere, aliter vero libri sint mei iuris. Quam sibi promissionem feci. Libri autem sunt hi. videlicet liber ubi sunt inulti libri augustini. dama-seeni. ricardi de sancto victore, amselmi et ultimo ysidori de summo bono, omnes in uno volumine, primus tamen est augustini de trinitate. Alius liber est nicolaus de lira super spalterium(ste). Quos libros ego deposui apud magistrum iheroni-mum panizarium priorem sancte marie de castello eiusdem ordinis, a quo ego recepi prefatam pecunie quantitatem suprascriptis condictionibus ct pactis. In quorum testimonium hanc propria manu scripsi die prima aprillis 1449. Chi sborsò i sei ducati essendo stato il priore di Castello, Girolamo Panissari, egli perciò fece atto di ricevuta al Giovanni dei libri suddetti, da restituirsi contro pagamento, o ritenersi (’) Laconismo delle storie Genovesi, a fol. 158. ms. nella Civico-Beriana, dove sul dorso gli venne mutato il titolo in Antichità Liguri-Genovesi. C) Di questo insigne domenicano, vestito nel convento di Novara, poi dopo breve dimora in s. Domenico, annoverato fra i primi membri della comunità di Castello, parla con molta lode il Borzino, e ne descrive le fatiche ed i meriti acquistati nelle lunghe sue peregrinazioni nella Grecia e Oriente, per ridurre la Chiesa greca alla vera fede, ed accompagnarne i vescovi al concilia di Firenze. (Ms. cit. fol. 157). Morì 1’ an. 1452 priore dell’ abbazia di s. Matteo, conferitagli dai signori D’ Oria, per compiacere a papa Eugenio IV, il quale, lo voleva onorare anche di maggiore dignità, ove non fosse cosi presto mancato ai vivi. il segno della sigillatura a cera laccai quindi è 1' originale. Il secondo invece è in carta semplice, e se ne capisce la ragione; giacché l’originale in cartina sarà stato dall’arcivescovo consegnato al vescovo Giacomo, cui era diretto dal Papa, ritenutane la suddetta copia semplice. Non saprebbesi spiegare perchè i succitati documenti tro-vinsi nell' archivio Capitolare, piuttosto che nell’Arcivescovile. I VESCOVI ( 700 ) in caso diverso per conto della biblioteca del convento; come dice un’ altra scritta, pur essa inedita. Ego frater ieronimus panizarius sacre theologic professor ac prior sane te marie de castello ordinis predicatorum habui a fratre Iohanne theutonieo eiusdem ordinis secundum modum depositi duos libros, videlicet volumen in quo est primo augustiuus de trinitate et multi tractatus seu libri eiusdem, damasceni. ricardi, amselmi. ysidori de summo bono, omnes in uno volumine. Alius liber est nicolai de lira super psalterium, quos libros hac condictione deposuit, quod si E. m. Iacobus campora michi aut conuentui sancte marie de castello dederit ducatos auri sex. quos ducatos sex siue quam summam ego dedi prefato fratri Iohanni theutonieo ut emeat (?) eosdem libros eidem magistro Iacobo restituire, si vero eandem pecunie summam non dederit, libri sint dicti conuentus sancte marie de castello. In cuius testimonium hanc manu pi opi ia scripsi, et sigillum quo utor apposui die prima aprilis. 14-19 ("). Dovè poscia trovarsi a CafTa nel -1450, se sotto il 9 giugno di quell’ anno papa Nicolò V, lo punse con un suo severo decreto; mediante il quale commetteva ai vescovi di fana, Sama-stro e Soldaia, paesi e diocesi di tanto inferiori alla sua, di esaminare e di definire la controversia vertente fra Ini ed un tale padre domenicano, Tommaso Cafasta, forse armeno, o cei to greco di nazionalità. Ci piace riportare per intiero il documento, perché utile alla storia ecclesiastica della nostra colonia, di cui tanto poco conosciamo. Nicolaus episcopus servus servorum dei. Venerabilibus fratribus Tanen. et Salmastren (sic), et Soldaien. episcopis, salutem et apostolicam benedictionem. Humilibus supplicum votis etc. Exhibita siquidem Nobis nuper pro parte dilecti filii Thomae Simeonis de Caphasta, Ordinis fratrum predicatorum professoris, petitio continebat quod licet dudum per felicis recordationis Euge-niuin PP. IIII prodecessorem nostrum accepto, quod parochialis sancti Mi-ehaelis et sine cura sancti Laurentii, Caphen. ecclesiae, quas quondam Antonius de Roncho ipsarum ecclesiarum rector, dum viveret obtinebat, per obitum eiusdem Antonii, qui extra Romanam Curiam etc. vacavissent et vacarent, tunc, idem Prodecessor ecclesias predictas, sive, ut praemittitur, sive alias (•) Sono carte autografe tutte due, e il sigillo nominato in questa seconda reca l’impronta d* un grifone. La prima non ha sigillo, nò doveri averlo, essendo allora semplice frate il Giovanni. ( 701 ; DI ClìIMEA quovis modo vacarent, dicto Thomao per cum, quoad viveret, tenendas, regendas et gubernandas, sub certis modo et forma per suas litteras commendari gratiose mandaverit, volens, inter cetera, quod ipse Thomas sub vicarii generalis praefati Ordinis obedientia permanere teneretur, ipseque Thomas dictas ecclesias, earundem litterarum vigore sibi commendatas, huiusmodi com-mendae obtentu canonice assecutus fuerit, ac illas ex tunc tenuerit ct possederit , tamen venerabilis frater noster Iacobus episcopus Caphen., nescitur quo spiritu ductus, ipsum Thomam praefatis Ecclcsiis, earumque fructibus, redditibus, proventibus, iuribus ac libris etiam, aliisque bonis mobilibus per ipsum Thomam legitime acquisitis, de facto temeritate propria spoliare pre-sumpsit, in animae suae periculum et ipsius Thomae praeiudicium non modicum atque damnum. Quare pro parte eiusdem Thomae, asserentis quod tempore reductionis dilectorum filiorum Armeniorum ad fidem catholicam illorum interpres extitit, Nobis fuit humiliter supplicatum, ut super his opportuno providere dc benignitate apostolica dignaremur. Nos igitur attendentes quod spoliato iniuste rx restitutionis beneficio succurrendum, huiusmodi supplicationibus inclinati, fraternitati vestrae etc. mandamus, quatenus vos, vel duo, aut unus vestrum, vocalis dicto episcopo ct aliis, qui fuerint evocandi, ac constito vobis summarie de praemissis, et eodem Thoma, sicut iustum fuerit, restituto, audiatis causam et fine debito decidatis, facientes quod decreveritis per censuram ecclesiasticam, appellatione remota, firmiter observari. Testes autem qui fuerint nominati, si se gratia, odio vel timore etc. Non obstantibus piae memoriae Bonifacii PP. VIII etiam Predecessoris nostri constitutionibus, quibus cavetur ne quis extra suam civitatem vel dioecesim nisi in certis exceptis casibus etc. Seu ne iudices a .Sede apostolica deputati extra suam civitatem etc. et aliis apostolicis constitutionibus etc. aut si episcopo praefato vel quibusvis aliis comuniter vel di-visim a dicta sit sede indultum quod interdici, suspendi vel excommunicari, aut extra vel ultra certa loca ad iudicium evocari non possint per litteras apostolicas non facientes plenam et expressam ac ile verbo ad verbum de induito huiusmodi mentionem. Datum Romae apud sanctum Petrum anno Incarnationis dominicae millesimo quadringentesimo quinquagesimo, quinto idus iunii. pontificatus nostri anno quarto. Un terzo ed ultimo viaggio intraprese il Campora da Caffa a Genova nel settembre 1455, di cui fa memoria Enea Silvio, il quale narra avere sentito dalla sua bocca, alla presenza di Calisto III in Roma, ben molte particolari là spettanti agli affari d’ Oriente. Erasi egli, causa il suo zelo nel difendere gli inte- Socield Lirjure St. Patria. Voi. VII. P. II. 45 I VESCOVI ( 702 ) rossi della fede e della religione tra i cattolici genovesi e i novelli ricreduti armeni e greci, resa nemica la popolazione e avversi i governanti di Gaffa, i quali avrebbero voluto da lui maggiore condiscendenza verso i corrotti costumi di quei terrazzani: ciò che non pativa la retta coscienza del pastore. Di qui le lettere forti del vescovo al Banco di s. Giorgio, e per converso le invettive e aspre risposte degli ufficiali, di cui si parlò a lungo, massime nella esposizione storica dell’ anno 1455; ov’ anche dicemmo che circa un triennio dopo questo suo rimpatrio il nostro prelato moriva in Genova, tuttavia in carica, sebbene lontano dalla diocesi ('). 11 carattere suo dovette essere d’ uomo fermo ed inflessibile, tanto più in materia dogmatica e morale, dove la politica e l’umano interesse non hanno verun impero, essendo voce del dovere e rivelazione divina. Le sue epistole inserite nel' Codice lo chiariscono tale, gli fanno non poco onore, e restano monumento della vigilanza sua pastorale e dell’ acceso studio nel patrocinare la buona causa della religione fra quei mezzo barbari e indisciplinati colonisti. La fama di cotai men buoni costumi essendo giunta fino a Roma, il Papa n’ aveva chiesto al Carn-pora un' esatta e fedele relazione, ed egli se non tacque, per amor dei suoi connazionali, la verità delle accuse, studiossi, per quanto il potè, di sminuirne la gravezza e la reità; cui poscia scopri a nudo ai Protettori, ai quali incombeva di recarvi opportuno ed efficace rimedio. Opera questa di buon figlio, osse- (’) Vedi il narrato nel Tomo I, a pag. 62, e di nuovo da pag. 203 a pag. 209. Che il Campora morisse in S. M. di Castello lo dice aperto il Borzino, colle seguenti parole « Dall’ archivio di Castello si ha che del 144J fosse ricevuto in questo convento. Morto questo quivi, fu dalla Repubblica a detto vescovado nominato fr. Girolamo Pamssario, pure figlio di s. Domenico, ma trasfigliato a Castello » a fol. 157. Ms. cit. E a fol. 158 di nuovo. » Appare che detto padre maestro Giacomo quando vennero li frati a Castello, ancor egli si ritirasse in questo convento, come fecero molt’ altri ». ( 708 ) DI CRIMEA quente al supremo pastore della Chiesa, e di caldo patriota, ad onore e decoro della terra nativa. Fu. GIROLAMO PANISSARI, Domenicano 1459-1475. Ultimo dei vescovi di Calta è stato il padre maestro Girolamo Panissari dell1 Ordine dei Predicatori, anche egli genovese, alunno e quasi fondatore del convento di S. M. di Castello, le cui gesta e i relativi documentici conservò il benemerito padre Borzino, storiografo e bibliotecario di questo cenobio, i quali, per non so quale buona ventura, nello smarrimento di tante altre preziosissimo carte del domestico archivio non fecero comune naufragio. Noi ce ne varremo a bene della presente storia, innestandoli fra le notizie spillate altrove e specialmente nei registri epistolari di s. Giorgio. Superato le prime difficoltà dell1 insediamento nella chiesa di Castello dei frali domenicani, opposte dal clero e dall1 arcivescovo di Genova; come ci venne già altrove descritto (*), uno dei più essenziali provvedimenti diveniva quello di eleggere a capo della nascente comunità un religioso, che per le sue eminenti qualità e doti fatto superiore alle basse ire dei malevoli, sapesse attutire i colpi dell1 intestardita, irragionevole opposizione, e confermare nella causa della verità e della giustizia gli animi di tutti gli aderenti, che erano il fiore dei cittadini e del patriziato di Genova. Quest1 uomo fu trovato., senza molta esitanza, nel padre Girolamo Panissari, che dall1 antico convento di s. Domenico era, nei primordii della fondazione del nuovo sul colle di Castello, passato in esso pel desiderio di più regolare osservanza: « uomo, lasciamo la parola al Borzino, dottissimo, che aveva l’etto molte cattedre ed esercitato molte prelature nella religione (’) L’ antica Collegiata di S. M. di Castello. 1 VESCOVI ( 704 ) non solo, ma ancora in gran credilo di santo a tutta la città: il quale successivamente confermalo nella carica, governò in qualità di priore il convento di Castello per anni nove (') ». cominciando dal 1446, in cui esordì la carriera in virtù della patente che segue: In dei filio sibi carissimo, fratri Ieronimo de panisariis, sacre thcologie professori, ac priori conuentus sancte marie de castello, ciuitatis Iamiensis, prouincie lombardie, ordinis predicatorum, frater Bartholomeus texerii prefate facultatis ac eiusdem ordinis humilis magister et servus, salutem in domino ihesu et spiritualem consolationem. Cum fratres prefati conucntus sancte marie de Castello, sancto ducente spiritu dirigentes oculos in personam vestram, vos sibi canonice elegerint in priorem, ut ex eorum luculentius patuit decreto, de consilio discretorum dictam electionem confirmaui ac tenore presentium approbo pariter et confirmo, concedens vos eisdem in patrem et priorem, ipsorumque conuentus et fratrum curam et administrationem in spiritualibus et temporalibus vobis plene committens. Volo igitur et in meritum salutaris obedientie districte vobis pre-cipio quatenus impositum vobis prioratus officium recipientes, humiliter illud ac diligenter exequi studeatis secundum gratiam a domino vobis datam ; fratribus autem predicti conuentus districtius imponendo quatenus vobis tamquam vero priori obediant et parere studeant cum effectu. Ceterum ad maiorem securitatem conscientie vestre vobis indulgeo ut dum fueritis in predicto officio prioratus, confessorem unum vel plures vobis possitis eligere et electum mutare, qui vos a peccatis et sententiis iuxta tenorem priuilegiorum nostrorum possit absoluere ae in irregularitatibus si quam contraxeritis dispensare. Eodem tenore vobis committens quatenus fratres vobis subiectos representare possitis diocesanis episcopis ct eorum locatenentibus pro confessionum audientia iuxta canonicas sanctiones, necnon testamenta et ultimas voluntates, in quibus exeeutor aut fideicommissarius essetis relictus vel imposterum contigerit relinqui, exccutioni debite demandari, prout iiulica-ueritis expedire, libere valeatis. In quorum testimonium sigillum officii mei duxi presentibus apponendum. Valete in domino et orate pro me. Datum Lugduni die XXVI mensis octobris anno domini M. CCCC. quadragesimo sexto (*). (’) Borzino: Laconismo delle storie Genovesi. Ms. della Civico Beriana, a fol. 159. (’) É la lettera originale del maestro Generale dell’Ordine coi suoi sigilli, ancora ben conservati. ( 705 ) DI CUI.ME A Occorse in dello tempo che avendo Cosimo de’ Medici recato a perfezione la fabbrica del cenobio di s. Marco in Firenze, e volendo introdurvi un corso formale e ben regolato di studii, al che bisognavagli tale personaggio, il quale « alla vastità del sapere accoppiasse la pratica del maneggio della gioventù, sebbene fosse allora in quella città 1’ illustre s. Antonino, teologo e canonista di chiara fama, non pertanto gli parve meglio accomodato a queir ufficio il nostro Panissari. Cosiino ne porse adunque invito al medesimo e al generale deir Ordine, Barto-lommeo Texier, e sembra vi aggiugnesse una preghiera al pontefice Nicolò V, perchè gli concedesse quest’ uomo insigne ad oggetto di farlo moderatore dello studio e preside della biblioteca di s. Marco; e l’ottenne » come lo mostra quest’altra scrittura. In dei filio sibi carissimo fratri Ieronimo de Ianua, sacre tlieologie professori ac priori sancte Marie de Castello, prouineie lombardie ordinis predica-torum, frater Bartholomeus texerij prefate facultatis professor ac eiusdem ordinis humilis magister et seruus, salutem in dfcmino ihesu et spiritualem consolationem. Requirentibus reuerendissimo domino archiepiscopo fiorentino, ac spectabili viro domino Cosma de medicis, de vestris etiam religione scientia virtutibus atque meritis plenius informatus, tenore presentimi! in conuentu sancti marchi de florentia pro lectore siue ad legendum theologiam, philosofiam et* alias artes, secundum capacitatem audientium, vos deputo pariter ct assigno. Concedens vobis eodem tenore ut quum presentes legeritis siue logi fcceritis in presentia aliquorum patrum conuèntus Castelli, sitis ipso facto ab officio prioratus eiusdem absolutus. Hortamur vos in domino ut prefatis dominis complacere studeatis. In quorum testimonium sigillum officii mei duxi presentibus apponendum. Datum Anicii post nostrum generale capitulum die septimo mensis Iunij anno domini MCCCCXL septimo. « Ma sparsasi la voce della partenza del padre Girolamo, tanto tumulto si eccitò nel popolo genovese che l’autorità pubblica il fece rimanere; e sùbito il Doge e gli anziani spedirono messi al Papa, che era pur egli genovese (Tommaso di Sarzana), lamentandosi acremente che privare li volesse d’ un uomo tanto I VKSC0Y1 ( 706 ) utile alla città. Ondechè il Papa ordinò al generale domenicano che rimettesse nuovamente il Panissari nel suo priorato, e rivo-casse ogn’ altra assegnazione e provvisione avesse fatto della sua persona (*) ». Quindi il Texier investito d' autorità pontificia spedi sotto il giorno 12 agosto 1447 le lettere di revoca, quali ci piace anche qui registrare. In dei filio sibi carissimo fratri Ieronimo panitiario de Ianua, sacre tbeo-logie professori ac priori sancte marie de castello de Ianua, prouincie lombardie ordinis predicatorum, frater Bartholomeus texerii prefate facultatis ac eiusdem Ordinis humilis magister et seruus, salutem in domino ihesu et spiritualem consolationem. Utilitati tam spirituali quam temporali prefati conuentus sancte marie de castello paterno intendens affectu, necnon petitioni Illustrissimi principis domini ducis et totius ciuitatis Ianue condescendere cupiens, tenore presentitimi vos in dicto conuentu sancte marie de castello assigno pariter et deputo, etiamsi aliquando essetis ab officio prioratus virtute cuiuscumque alterius assignationis absollutus. auctoritate apostolica michi commissa eidem officio vos restituo et priorem dicti conuentus vos perficio et instituo cum omni auctoritate et potestate prioribus nostri ordinis conferri assueta, omnem aliam assignationem de vobis factam reuoeando per presentes. In quorum etc. come sopra. Valete in domino et orate pro me. Datum Lugduni die XII augusti, anno domini millesimo CCCC.XLVII. • Durava tuttavia in ufficio di superiore a Castello, quando Tanno 1452 addi 26 ottobre il Vicario generale dell’ Ordine (2), posti gli occhi sopra di lui, lo creò inquisitore del vasto distretto compreso nelle diocesi di Como, Novara, Vercelli, Ivrea c dei luoghi adiacenti, ove covavano ben molto ancora, ed in segreto, le male semenze sparsevi dall’eretico Dolcino. Ecco il documento di nomina. In dei filio sibi karissimo, fratri Ieronimo panizario de Ianua sacre theo-gie professori, prouincie lombardie ordinis predicatorum, frater Dominicus • (’) Marchese , Scritti varii, Voi I, pag. 53. (*) Era il p. Domenico Gianni, che poi successe a Francesco Filelfo nel-l’interpretare il poema di Dante in Firenze. Vedi lo stesso Marchese. ( 707 ) DI CRIMEA Iohannis do florentia prefate facultatis magister, prior prouincialis romanus ac eiusdem ordinis vicarius generalis, salutem et religiose vite perfectionem. Cum propter absolutionem magistri Augustini de nouaria a suo inquisitionis officio, nobiles et inclite ciuitates Cumana, Nouaricnsis, VcrccllensÌ3 et Iporigiensis cum suis dyocesibus, oppidis ac finibus ydoneo careant inquisitore , volens saluti ac profectui animarum in cis locis degentium et in sincera fide Xpo famulantium pie ac salubriter intendere ; vos de cuius laudabili vita ac sana doctrina certam notitiam et experientiam habeo, in predictis urbibus, dyocesibus, castris et territoriis, tenore presentium, inquisitorem heretice prauitatis instituo et institutum esse denumptio, cum priuilegiis, gratiis et exemptionibus consuetis. Dans vobis plenam et liberam potestatem in cunctis predictis terris ac locis, omnia et singula faciendi et disponendi que de iure vel consuetudine ad prenominatum inquisitionis officium spectare noscuntur. Districte precipiens vobis quatenus in meritum salutaris obedientie dictum officium humiliter suscipiatis, et eo femore ac spiritu quo cetera officia soletis, illud viriliter ac strenue exequi studeatis, ut vestris virtutibus, doctrinis et exemplis, lupi rapaces heretici a grege domini procul arcea... et ipse fideles Xpi ou.es ad semper virentia eterne vite pascua feliciter reducantur. Nolens quod aliquis me inferior euiuscumque officij et gradus existat, vos valeat in predictis quomodolibet impedire. In quorum testimonium sigillum mei officii duxi presentibus apponendum. Valete in domino et orate pro me. Datum Florentie die XXVI mensis octobris, anno domini M. CCCC. LII. V’andò il Panissari, e, com’ è a credere, espurgò da quelle terre 1’ eretica infezione di che erano minacciate: ma del suo operato fuori patria nulla ci tramandarono i suoi biografi, solo paghi nel dirci che trascorso un biennio già egli trovavasi di ritorno in Genova, ove Tanno 1455 di bel nuovo entrò in carica di priore a S. M. di Castello, dove ebbe poi in successore il beato Antonio Della Chiesa, dei marchesi di s. Germano, oggi venerato sugli altari (‘). Nel tempo della sua assenza, il magistrato genovese non vivea dimentico di lui ; che anzi geloso di vederselo troppo sovente rapire, trovo nei registri di s. Giorgio che gli otto Protettori del Banco nel 1454 fecero pratiche appo la Santa Sede, acciò fosse eletto vescovo della loro colonia di Famagosta. Nel che osservo (') Lo dice il Borzino nell’ op. cit. a pag. l(i(). 1 VESCOVI ( 708 ) come dapprima, sotto il li ottobre stessi» anno, scrissero a papa Nicolò V, che volesse destinare a quella sede il padre Bernardo Saivago, domenicano (*). Sanctissime Pater. Difficile nobis esset, sanctissime ac beatissime pater et domino nobis colendissime, ullis verbis ullisue litteris declarare, quam gratum nobis et toti ciuitati fuerit quod preclarus dominus petrus de nuceto, nomine beatitudinis vestre, nobis nunciauit, benignitatem vestram statuisse post obitum reue-rendi domini A. episcopi famagustani virum illi ecclesie proficere nobis gratum. Xos, beatissime pater, etsi iamdadum perspectum haberemus singularem illum affectum et caritatem Sanctitatis vestre in nos ; hoc tamen vel solo testimonio cognoscere possumus quam singulariter benignitas vestra nos dc-uoti.-simos filios suos diligat: quam libenter commodis nostris facilis et propitia sit. Agimus igitur habemusque Sanctitati vestre ingentes gratias, et quandoquidem referre non possumus, enitemur ut saltem omni tempore grati et memores esse videamur. Quod autem ad ipsam ecclesiam famagustanam pertinet, cum diu undique circumspicientes studuerimus virum Sanctitati vestre memorare, qui ipsi dignitati idoneus videretur, tandem statuimus benignitati vestre proponere venerabilem sacre teologie professorem, dominum fratrem Bernardum Saluaigum ordinis predicatorii. Xam cum vir iste prudentia, vite puritate, multarum rerum peritia ct plerisque aliis virtutibus preditus sit, confidimus profccto quod si Sanctitas vestra eum episcopum famagustanum crcauerit, ccclcsie ct saluti animarum illius urbis recte considet, et omnipotenti deo rem gratissimam efficiet. Xos vero et uniuersa hec ciuitas id accipiemus loco muneris ct gratic singularis: qui nos nostraque omnia benignitati vestre supplicitcr commendamus. Data Ianuc MCCCCLIIII die XXIIII octobris. Beatitudinis vestre filii ac seruitores deuotissimi Protectores etc. SenoDché, il giorno dopo mutato consigliò, per avere saputo die il predetto Saivago, corne malaticcio, non avrebbe potuto reggere all' aria bassa e malsana di quella città, supplicavano il Pontefice ili eleggere in suo luogo il Panissari. (’) Dal Liber litterarum Officiis. Gnor gii, ann. 1454 in 1457, nell’Archivio. ( 709 ) ni CIUSIEA Sanctissime Pater. Scripsimus hesterna die, sanctissime ac beatissime pater et domine nobis colendissime, quod cum benignitas vestra nunciari nobis fecerit per magnificum dominum petrum de nuceto, ut sibi proponamus virum idoneum episcopatui famaguste, nobis et toti ciuitati gratissimum futurum, si beatitudo vestra dignata fuerit presulem famagustauum eligere venerabilem sacre tipologie professorem d. fratrem Bernardum Saluaigum. Postea vero cum nobis memoratum fuerit reuerendus sacre tlieologie professor d. frater hycronimus panissarius, qui cum robustior sit eodem domino fratre Bernardo, etiam ob hoc aptior videretur crassitudini aeris famagustani; statuimus hunc virum doctrina, prudentia, vite sanctitate et plerisque aliis virtutibus insignem Sanctitati vestre etiam nominare. Orantes benignitatem vestram ut horum utrumlibet dignetur famagustanum episcopum creare, quod profecto ecclesie et auimabus urbis famagustane utile, omnipotenti deo acceptissimum, nobis vero et toti ciuitati gratissimum erit. Qui nos nostraque omnia beatitudini vestre suppliciter comincudamus. Data lanue MCCCCLI1II die XXV octobris. Sanctitatis vestre filii et seruitores deuotissimi Protectores etc Lo stesso di volsero, con altra lettera, calda preghiera a Pietro Noceti in Roma, di adoprarsi vivamente alla nomina in vescovo del ridetto Panissari. Hesterna die, magnifice et preclare miles tanquam frater honorande, litteris nostris orauimus Sanctissimum dominum nostrum ut benignitas sua dignetur eligere famagustanum episcopum venerabilem dominum fratrem Bernardini! Saluaigum ; et preterea rogauinius magnificentiam vestram ut in ea re non solum nobis adiumento esset, sed etiam, quemadmodum humanitas vestra in negotiis omnibus ad nos pertinentibus solet, onus cius rei in se susciperet. Nuper vero posteaquam nobis memoratus fuit reuerendus dominus frater Hyeronimus panisarius ordinis predicatorii, qui cum robustior sit eodem magistro Bernardo, insalubritati aeris famagustani etiam aptior videretur; statuimus hunc virum doctrina, prudentia, vite sanctitate et plerisque aliis virtutibus insignem Sanctitati sue nominare, et beatitudiuem suam precati sumus dignetur utrumuis horum famagustanum antistitem creare. Magnificentiam vero vestram, cum qua propter ingenitam benignitatem vestram nobis licet familiarius agere, oramus ut potius studeat ecclesiam famagustanam committi huic domino fratri Ilyeronimo. Quamquam enim uterius eorum veris laudibus dignus, nobis ct toti ciuitati gratus futurus sit, hic tamen frater I VESCOVI ( 710 ) Hyerouimus indubie nobis acceptior erit. Qui profecto semper inueniemur iu omne decus et amplitudinem vestram cupidissime parati. Data Ianue -MCCCCLIIII die XXV octobris. Protectores etc. Non conosco i motivi dell’ insuccesso di queste negoziazioni, le quali finirono colla promozione a vescovo di Famagosta d’un terzo domenicano, il padre Domenico Micheli, nativo di Pera ('), sobborgo di Costantinopoli e gran centro delle colonie genovesi in Levante. Prima di questo tempo, e tuttavia priore di Castello, il Panis-sari faceva un nuovo acquisto per la libreria del suo convento, comprando gran parte della Somma teologica del dottore d’A-quino, dalle mani del celebre frate Girolamo Montenegro, genovese, divenuto poscia vescovo di Mariana in Corsica. Ego frater Ieronimus de monte nigro sacre tlieologie professor fateor vendidisse magistro Ieronimo panissario eiusdem facultatis doctori ct priori sancte marie de castello ordinis predicatorum, bos libros: videlicet primam partem ■sancti thome, primam secunde eiusdem, tertiam partem eiusdem et questiones de veritate ipsius, pro conuentu prefato scilicet sancte marie de castello, in pre-sentia reuerendi magistri Xpofori de grassis et fratris Iohannis petri de ter-dona. In cuius testimonium hanc cedulain propria manu scripsi et s... quo utor... apposui 144.. die 23 madii. Et hanc conditionem apposui, ut si infra anuum predictos libros reppetere (sic) voluerim, sint ipsi obligati ad michi restituendum, modo illi seu illis predictam pecunie quantitatem restituam. Anno et die ut supra (*). Locus sigilli Passato a migliore vita il Campora, la Signoria di Genova volsie tosto il suo sguardo al nostro Girolamo, proponendolo alla (’) Fu eletto vescovo da Callisto III ai 23 luglio 1455, e il p. Bremond ne reca per intero il diploma a pag. 369, voi. III. Ballar. Ord. Praed. — Il sapere oggi con certezza il nome, casato e patria di questo prelato, toglie di mezzo tutte le ambiguità e dubbiezze messe in campo ivi dallo stesso autore. Successe nella sede a un Agostino di cognome e patria ancor ignoti. (') Il sigillo rappresenta in rilievo una testa con lunga barba, forse s. Girolamo eh’ era il suo nome. Ed ha un motto circolare. La cartai è autografa. ( 7M ) DI CIII.MEA Santa Sede siccome attissimo a ben governare quella lontana e difficile diocesi, e il Papa avute buone referenze sul suo conto, Taccettò, e spedivagli, lui reluttante per lungo tempo, le bolle d’investitura, sotto il dì 21 maggio 1459, e tre giorni dopo la facoltà di eleggersi un vescovo consacratore di suo pieno gradimento ('). Se crediamo al Borzino, il Panissari sarebbe invece corso a Roma, accolto non solo benignamente, ma voluto consacrare colle proprie mani da Pio II; di dove si ricondusse in patria ad aspettare l’imbarco, che, a quanto sembra, si protrasse d’ assai, almeno cioè fino a tutto il 14G2, un buon triennio dalla sua nomina. Nel frattempo gli accadde una, certo non grata, sorpresa. Bramando egli abitare co’ suoi frati di Castello fino alla prossima partenza, vi continuò 1’ elfettiva dimora, o ne chiese almeno il permesso. Gli fu negato. Non già, suppongo, perchè la persona di lui tornasse loro men cara, essendo stato tant’ anni loro padre e superiore, ma, sicuramente, a motivo delle spesse visite che riceveva. Quell’andirivieni di messaggi col Banco di s. Giorgio, e il concorso dei principali signori della città per rallegrarsi con lui o trattare negozi i di curia turbare dovevano la quiete e profondo silenzio, a quei dì scrupolosamente praticato nell’osservantissimo cenobio, sotto la disciplina del severo priore, successogli nella carica, il beato Antonio predetto. Laonde ricorsero nientemeno che al Papa per ottenere lo sgombero del Panissari dal loro chiostro, ricevendone il seguente grazioso rescritto, in forma di Breve. Pius Papa II. Dilectis filiis priori ct fratribus conuentus sanctc marie de castello Ianuen. ordinis predicatorum. Dilecti filii salutem et apostòlicam benedictionem. Accepimus quod venerabilis frater noster Hieronymus episcopus Caphen. in conuentu vestro habi- (') Vedansi le due bolle di Pio II, da noi pubblicate a pag. 933, e 930 del Tom. I del presente nostro Codice. 1 VESCOVI l 712 ) tare querit, de qua re vos, ut prò vestri parte fiiit nobis expositum, 11011 con-tentamini, quoniam ipsius episcopi habitatio inutilis vobis videtur et ud quietem animorum vestrorum non cederet. Quare nos paci et quieti vestre consulere cupientes, deuotioni vestre ne dictum episcopum aut quemuis alium contra voluntatem nostram recipere vel tenere in eonuentu vestro non teneamini absque expresso mandato nostro, tenore presentimi! concedimus et indulgerne, non obstantibus in contrarium facientibus quibuscumque. Datum Pieutie sub annido piscatoris die 11 septembris 11(52, pontificatus nostri anno quinto (-). Si sottomise il savio prelato al pontificio decreto, né perciò tenne il broncio, come vedremo, a quei religiosi, persuaso del buono spirito — forse un po’ troppo spinto — ond1 erano animati nel loro ostracismo, e partito quindi alla volta della Crimea, condusse seco, per licenza avutane dal capo dell’ Ordine, in qualità di socio e confidente suo, fra Battista Fatinanli, membro della comunità di Castello, quello stesso di cui fu parola, a qualche ripresa, nel nostro Codice. Durante 1’ ufficio episcopale non urtò no, per quanto appare, coll' universalità del gregge alle sue cure commesso, anzi in più incontri trovo fatto di lui alcun accenno laudativo nei documenti. Le brighe tuttavia non gli mancarono coi consoli della colonia, specie sul conto dei matrimonii misti, del foro ecclesiastico e simili, di cui trattammo nel corso dell1 opera. Anche i Protettori degli anni successivi gli dirizzarono taluni appunti, conditi d urbanità, e più a modo di preghiera a padre, che di amministratori a subalterno, ed egli nella stessa guisa dignitosa e civile li ricambiò e prosegui. Moriva poco innanzi alla caduta di Caffa, e fu gran fortuna per lui, vecchio ed inabile al soccorso, il non avere presenziato 1’ acerba fine della sua città e diocesi, che perciò finiva 1’ esistenza sua con un vescovo a nome Girolamo, come con un altro Girolamo aveala cominciala. (’) È tra le poche pergamene ancora inedite dell'archivio di Castello. Le utili alla storia già vennero da me date alla luce nei due precedenti .lavori sulla Chiesa e la Collegiata «tessa. Ciò che rimane è ben poca e misera cosa. Lasciò il Panissari tutto il suo avere all’ originario convento • li Castello, commettendone il trasporto al Fatinanti; ma invece che dei frati, quel valsente cadde a mano dei turchi in un col depositario fra Battista, condotto schiavo a Costantinopoli e morto pur esso P anno dopo 1476; sicché il convento, al riferire del Borzino suo storiografo, « non potè avere altro che un calice d’argento, il suo pastorale e mitra, con una Somma magistrale, tuttoché s’ avesse notizia vi fosse altra robba assai con danari (*). » Ma 1’ eredità più pregevole e cara lasciata da lui ai correligiosi suoi, io la ripongo nella fama che si acquistò, e gli conserva la storia, d’uomo dotto, profondo negli studii sacri, pratico degli affari, buon cenobita e zelante pastore delle anime alle sue cure affidate. (') Opera cit. a p. 1GO. I VESCOVI ( 714 ) I VESCOVI DI SOLDAIA, CEMBALO ccc. DISSERTAZIONE SECONDA Dopo il tentativo fatto, ed in parte riuscito, di snebbiare il buio tenebroso che involge la serie dei vescovi della metropoli taurica, nissuno farà le maraviglie nell1 apprendere che una caligine anche più densa circonda la successione dei prelati delle altre minori colonie, quali erano Tana, Samastro, Cembalo e Soldaia, paesi tutti decorati di sedi episcopali. Noi ben sappiamo che su tale materia recarono l’intelligente loro sguardo, e affaticaronsi, con qualche buon esito, molti prestanti autori; a cagion d’esempio, i già citati Le-Quien nella sua bella ed eruditissima opera Oriens Christianus, il Bremond colla insigne sua Collezione Bollarium Orci. Praedicatorum, il Waddingo nei suoi Annales Orci. Minorum, e più e più altri nostrani ed esteri scrittori, in lavori a stampa od a mano ancora, di proposito trattandone o per accenni alla sfuggita, favellando della Crimea e delle sue vetuste memorie. Ma ci è noto altresi che, per l’ambiguità e rassomiglianza dei nomi delle città e dei luoghi, generanti facili e frequenti confusioni, pelle scarse notizie allora esistenti, e le mal ferro# e poco forniate induzioni trattene, caddero, gli antichi, in molli involontarii e solenni svarioni, i quali, seguiti da altri più recenti, fidatisi troppo alla cieca sulla loro autorità, ci fornirono elenchi di vescovi, e date di luogo e di tempo che oggidì col soccorso di documenti e carte estratte dagli archivi vanno sco- » prendosi erronei all’ intutto ed inammissibili. Il perchè la scuola moderna non accoglie più alcun rilievo ( 715 ) DI CRIMEA storico, che non si rinfranchi d’una prova sicura, od almeno sia poggiato su tali criterii da renderlo accettabile fino a migliore argomento. Sulla scorta di lei, e dal suo esempio confortato, io dirò qui dei vescovi delle minori sedi della Crimea solo quanto ne consta per irrefutabili memorie desunte dal nostro archivio di s. Giorgio: « o sia prima la diocesi di Soldaia, come quella che teneva subito il primo luogo dopo Calta per importanza politica e commerciale. VESCOVI DI SOLDAIA. Tre sono i vescovi per me sicuri di questa sede; e due tra essi eletti in epoca anteriore alla cessione della signoria laurica dalla Repubblica al Banco di s. Giorgio. Ludovico di s. Pietro n’è il più antico, e la sua esistenza sin dall’anno I423 ci è fatta palese da un libro della masseria di Calla, veduto dal Canale, in cui egli è detto vescovo di Soldaia e provvisionato dal Banco in aspri cento al mese, giusta lo statuto (1). Senonchè altri miei appunti, dai registri medesimi ricavati, lo fanno risalire a più d’un decennio innanzi. Un manuale di contabilità già accenna al vescovo pel lilO senza nominarlo, poscia del 14-11 chiaro chiaro lo chiama reverendus dominus Lu-dovicus episcopus Soldaie, ed alcuni frammenti d’un altro libro del 1420, assieme riuniti, recitano il noine per intiero, col chiamarlo Ludovicus de sancto Petro. Pare non doversi rivocare in dubbio eli’ egli fosse prete secolare, anziché frate domenicano o francescano; e a tale induzione mi conforta la mancata qualifica di frater. e il vederlo citato col suo gentilizio, anziché dalla patria. Giacché la casata (') Canale, Commentarii della Crimea ecc., voi. I, p. 279; e poco sopra, a pag. 657, sotto il n.° 491. 1 VESCOVI ( 71(5 ) dei s. Pietro tutti i genealogisti nostri P annoverano tra le famiglie antiche e nobili di Genova. Egli dovè tenere la cattedra molti anni; durante i quali papa Eugenio IV, nè si dice il motivo, riservò a sé, ossia alla romana curia, la libera collazione di quel beneficio ecclesiastico dopo la costui morte, e per quella volta soltanto. Provisionem ipsius ecclesie (di Soldaia) ordinationi et dispositioni nostre duximus ea vice specialiter reservandam, come dice la bolla che segue. Sembra dunque che la nomina del prelato soldaiese poi consueto si facesse con qualche indipendenza dal Papa; e dif- fatti lo vedremo tra breve. Checchennessia, nel 1432 Lodovico era già defunto; e lo stesso Eugenio addi 23 luglio gli elesse in successore fra Agostino da Calla, domenicano. Eccone la Bolla : Eugenius episcopus, servus servorum Dei, dilecto filio Augustino de Caffa, electo Soldagien. salutem et apostolicam benedictionem. Romani Pontificis quem pastor ille coelestis et episcopus animarum, potestatis sibi plenitudine tradita, ecclesiis praetulit universis, plena vigiliis so-licitudo requirit ut circa cuiuslibet statum ecclesiae sic vigilanter excogitet, sicque proficiat diligenter, quod per eius providentiam circumspectam cccles.is singulis pastor accedat idoneus et rector providus deputetur, per quem cc-clesiae ipsae, superni favoris auxilio suffragante, votivae prosperitatis successibus gratulentur. _ ... Dudum siquidem bonae memoriae Ludovico episcopo Soldagien. regimini Soldagien. ecclesiae praesidente, Nos cupientes eidem ecclesiae, cum eam vacare contingeret, per apostolicae sedis providentiam utilem et idoneam praesidere personam, provisionem ipsius ecclesiae ordinationi et dispositioni nostre duximus ea vice specialiter reservandam, decernentes ex nunc ii ritum et inane, si secus super bis per quoscumque, quavis auctoritate, scienter ve ignoranter contigerit attentari. Postmodum vero eadem ecclesia per ipsius Ludovici episcopi obitum, qui extram Romanam Curiam diem clausit extremum, pastoris solatio destituta, Nos vacatione huiusmodi fidedignis relatibus intellecta, ad provisionem ipsius ecclesiae celerem et felicem, de qua nullus praeter nos hac vice disponere potuit sive potest, reservatione ct decreto obsistentibus supradictis, ne ecclesia ipsa longae vacationis exponeretur incommodis, paternis ct solicitis studiis intendentes, post deliberationem quam de praeficiendo eidem ecclesiae ( 717 ) DI CHIMICA personam utilem et etiam fructuosam cum fratribus nostris habuimus diligentem, demum ad te Ordinis fratrum Praedicatorum professorem, in presbite-ratus ordino constitutum, cui de religionis zelo, litterarum scientia, vitae munditia, honestate morum, spiritualium providentia et temporalium circumspectione, aliisque multiplicium virtutum donis apud nos fide digna testimonia perhibentur, direximus oculos no3trae mentis. Quibas omnibus debita meditatione pensatis, de persona tua Nobis et fratribus nostris ob tuorum exigentiam meritorum accepta, eidem ecclesiae de eorumdem fratrum nostrorum consilio auctoritate apostolica providemus, teque illi praeficimus in episcopum et pastorem , curam, regimen et administrationem ipsius ecclesiae tibi in spiritualibus et temporalibus plenarie committendo etc. Datum Romae apud sanctum‘Petrum anno incarnationis dominicae millesimo quadringentesimo tricesimo secundo, decimo kalendas augusti, pontificatus nostri anno secundo (*). E probabile che il nuovo eletto, saputa la sua nomina, corresse a Horna o a farsi dispensare dalla carica, oppure a riceverne la consacrazione. Ottenutala, supplicò il Pontefice della facoltà di avere un compagno al suo fianco, del medesimo Ordine , col quale recitare il divino ufficio e con maggiore decoro solennizzare le funzioni e i riti della Chiesa nella sua cattedrale; precisamente come, già lo dissi, fece monsignor Girolamo Pa-nissari verso il suo confidente, frate battista Patinanti. La cosa doveva anzi già essere passata in consuetudine, se lo statuto precitato di Cada fra gli altri provvigionati di Soldaia enumera eziandio il cappellano del vescovo, e gli assegna altrettanti cento aspri mensili, eguagliandolo così al prelato stesso nella pensione (*). Eugenio IV gli concesse senza difficoltà, ma tuttavia con qualche giusta e canonica restrizione, il chiesto favore, indirizzandogli sotto il di 14 ottobre dello stesso anno il Breve seguente. Eugenius episcopio etc. Venerabili fratri Augustino, episcopo Soldayeu. salutoni etc. Personam tuam Nobis et apostolicae sedi devotam, tuis exigentibus meritis, (■) Bremoxd, Buttar. Ord■ Praed., Tom. III, pag. 211. (') Vedi sopra a pag. 655 sotto il n.° 492. Società Ligure St. Patria, Voi, VII, P. II -10 I VESCOVI ( 718 ) paterna diligentia prosequentes, libenter illa tibi concedimus quae tuis commoditatibus fore conspicimus opportuna. Tuis itaque in hac parte supplicationibus inclinati, ut unum de quacumque domo Ordinis fratrum Praedicatorum professorem, in sacerdotio constitutum, ad hoc tamen voluntarium, cum, sicut asseris, in partibus Armeniae maioris in quibus Soldayen. ecclesia cui preesse dignosceris, sita est, catholici (?) saeculares commode haberi non possunt, recipere, et in tuum capellanum et socium pro dicendis horis canonicis et divinis celebrandis officiis retinere, dictusque frater domum do qua ipsum receperis absque sui superioris licentia exire, tecumque in dicta ecclesia residere libere et licite valeat: ita tamen quod idem frater habitum dicti Ordinis retinere et iuxta illius instituta regularia vivere teneatur, constitutionibus et ordinationibus apostolicis ac dicti Ordinis, iuramento, confirmatione apostolica, vel quacumque firmitate roboratis, statutis et consuetudinibus, coeterisque contrariis nequaquam obstantibus, tibi, qui etiam dicti Ordinis professor existis, plenam et omnimodam et illi licentiam tenore presentium elargimur, etc. Datum Romae apud sanctum Petrum'anno incarnationis dominicae millesimo quadringentesimo tricesimo secundo, pridie idus octobris, pontificatus nostri anno secundo (*). Dai precedenti diplomi, come altresi dalle lettere che siamo per citare, inserite nel nostro Codice, parrebbe rilevarsi cbe il mitrato Agostino fosse di Caffa, o almeno presovi il nome dalla lunga fattavi dimora; ad ogni modo vi si tace il gentilizio. Esso saria rimasto appieno oscuro, se opportuno all’uopo non giungeva la qui descritta nota, ricavata da un registro della masseria di s. Giorgio, per Panno 1441, nel quale reverendus frater, dominus Augustinus de Nigro, episcopus Soldaie, è citato come percettore della rata di sua congrua, egualmente che frater Johannes, Ordinis Minorum, cappellanus provisio-natus Soldaie. Dal che apparisce che a vece o dopo il decesso o almeno finito il soggiorno del domenicano, Agostino si prese a cappellano e confidente un religioso minorità. Quando arrivasse o che cosa facesse in diocesi il nostro ve- C) Bremo.vd, Bullar. Ord. Praed., Tom. Ili, a pag. 214; dove opportunamente osserva Armeniam majorem in questo diploma late siimi, ut nonnullis antiquis familiare fuit. — Quel Catholici poi io lo stimo un errore d’amanuense o tipografico, a vece di presbiteri saeculares, come vuole il senso della domanda e della concessione. Se non c’erano cattolici neppur secolari, acchè serviva la presenza d’ un vescovo? Un pastore senza greggia ( 719 ) DI CRIMEA scovo, nulla traspare dalla storia. Ma se è vero il volgare assioma che la vita rassomiglia alla morte, Agostino dovè, nel lungo periodo del suo episcopato, avere ampiamente corrisposto alla pubblica aspettazione concepita della sua dottrina e specchiata virtù, di cui è parola nel suo Breve di investitura. Nel Codice noi già inserimmo una sua lettera del 20 giugno 1455, nella quale alla testa di ben molti abitanti di Soldaia, greci e latini, dopo le congratulazioni del felice trasferimento delle colonie tauriche nel Banco di s. Giorgio, esso e gli altri si lodano con dolce compiacenza del primo console mandato a governare quel paese nella persona del nobile Carlo Cicala; qui (aleni, gubernum (lat, quale isti loco recte convenit, ita quod melius desiderare nesciremus. Tanto che la buona condotta di lui e il prudente governo faciunt nos obliviscere oppressiones omnes et dampna maxima que populus iste subporiavit. Temono solo che il beneficio debba riuscire passeggiero di soverchio, e i successori del Cicala non abbiano a seguirne le savie orme. Non debeant esse talis qualitatis qualis est hic primus, quem misistis (*) Il Cicala poi, la gentilezza ricambiando con pari cortesia, pochi giorni dopo scrivendo ai Protettori, annunzia loro la grave perdila fatta di tanto prelato, avvenuta il 6 luglio stesso anno, e due settimane appena dalla firma della lettera anzidetta, ne celebra le lodi, commenda le azioni e la pastorale carità, non senza accennare al profondo universale dolore sentito da tutti i colonisti, di qualsivoglia nazionalità e religione si fossero ; perché, in una parola, egli si mostrò verso d’ognuno buon padre e vigilante pastore : Quia bonus pastor fuit. Segue il console a narrare di avere, dopo il decesso di Agostino, vivamente raccomandato agli abitanti del paese, certo cristiani e genovesi, ad eleggergli tantosto il successore. Hortatus (l) Vedi sopra nel Voi. I, pag. 315, e documento CXXVI. I VESCOVI ( 7:20 ) fui prefatos nostros latinos, quoti cogitare vellent ile aliquo bono religioso apto ad regendum istum episcopatum. _ Questi poi essersi con tutta facilità resi concordi nel nominare un tale fra Domenico di Mariana, francescano, nativo e dimorante in CafTa: pel quale perciò invoca 1’ assistenza dei Protettori per ottenergli da Roma le bolle pontificie non solo, ma e il comando ancora del suo Generale di accettare la dignità; essendo il Mariana così profondamente umile, ed agli occhi suoi abbietto, da non assumere la carica se non astrettovi dalla obbedienza. Dove notevoli sono tre circostanze; la prima, che, per confessione del Cicala stesso, quel vescovato era eccessivamente paucissimi redditus, quindi meglio accomodato ad un religioso mendicante: la seconda, che là, in Soldaia, rifuggivausi molti schiavi dalle terre circostanti, i quali era costume quod subito reducantur in posse episcopi, qui si timeat deum, ad fidem nostram et in libertate ponet; el sic faciendo salvare multas animas potest. La terza poi, e all’ uopo nostro più rilevante, si é, che furono gli abitanti soldaiesi di rito romano ossia latino, i quali accolti in assemblea nominarono a loro pastore, in successione al defunto Di-Negro, il frate Domenico Mariana predetto. Concordali sunt unanimiter in fratre Dominico de Mariana caffense. La cosa pei tempi nostri è abbastanza nuova, in cui la nomina dei vescovi è devoluta pienamente alla Santa Sede, specialmente per le diocesi poste in paesi infedeli. Sarà egli riuscito a declinare il peso e l'onore della carica giusta la sua modestia, od avrà dovuto piegar il capo ai superiori comandi? È ciò che ignoriamo. La corrispondenza epistolare dei consoli taurici pel Banco di s. Giorgio, cessa da questo momento a parlare dei vescovi di quella colonia, e i manuali dell’archivio non rispondono alle nostre ricerche. Una noterella sparsa, che ho sott1 occhio, mi fa sospettare si ventilasse li per li, in Genova, il progetto di innalzare a detta cattedra il servita Deodato Boccone, maestro in ( 721 ) DI CRIMEA teologia e canoni, di molto grido a quei giorni, ma si sa per contrario ch’egli del 1457 andò vescovo d’Ajaccio, sede più rilevante assai e adatta ai suoi meriti personali ed agli speciali servigi dal valente diplomatico resi alla Repubblica. È probabile invece succedesse, immediatamente o nò, al morto Agostino, il suo stesso cappellano, il già ricordato frate Giovanni. Infatti un reverendas frater Johannes, episcopus Soldaie, io trovo notato sul cartolario della masseria di Cada, a carte 364, riscuotere la solita sua provvisione per l’anno 1463. Forse è da annoverarsi anche fra i pastori di questa colonia quel reverendus in Xpo pater et dominus, frater Bonifacius de Surdis, de Caffa, electus et preconizatm episcopus Varnensis, in Bulgaria al mare, di cui è fatto cenno nel Fogliazzo dei notai sotto il 9 aprile dell’anno 1393 ('), il quale passò quindi a governare la diocesi di Soldaia, come riferiscono parecchi scrittori. 11 D’Avezac lo credette vescovo di Sultania in Persia, non avvertendo che quella nobile sede era metropolitana , non vescovile soltanto ; onde il Bruun più ragionevolmente lo congettura come noi titolare di Soldaia nella Tauride. Non so dire se fosse domenicano o francescano. Speriamo che ulteriori indagini a instituire sui registri stessi ci apriranno l’adito a nuove scoperte. Frattanto il qui descritto è tanto di guadagnato per la storia. VESCOVI DI CEMBALO. Quanto mi venne detto sul conto di Soldaia, ben può ripetersi per la città e diocesi di Cembalo ; che anzi è assicurato oggidì, con irrefutabili prove, come parecchi vescovi attribuiti-per lo passato a questa nostra sede, da più autori scambiata con quella di Cambalek dell’antica Tartaria, la odierna Pechino della Cina, siano stati invece prelati della metropoli tartara, e viceversa. (’) Fogliazzo , V. Ili, parte II, a carte 179. I VESCOVI ( 722 ) Noi, adunque, seguendo la tracciata via, non attribuiremo alla colonia ligure se non i vescovi della cui esistenza ci consta per sicuri documenti ; ed anche qui non ne annoveriamo che due, cioè Bartolomeo Capponi e il minorità Alessandro da CalTa, ossia di Monteacuto. Che monsignore Capponi fino dal 25 marzo 1455 vestisse 1’infula pontificale, e circa quel periodo d’anni amministrasse la diocesi di CafTa, in qualità di luogotenente del titolare Giacomo Campora, venuto a Genova per interessi personali e le sue brighe cogli ufficiali di governo, ce lo palesa a tutta evidenza la nota che rilevo dal cartolario della masseria di CalTa per 1’ anno suddetto, ove sta scritto così : Reverendus dominus Bartholomeus de Caponis, episcopus et locumtenens in Caffa reverendi domini episcopi caffensis. Risulta chiaro da siffatta annotazione che il Campora nel lasciare la diocesi per venire in patria, sul dubbio, forse speranza, di non dover più riedere in Crimea, invitasse a rappresentarlo nella carica e reggere la diocesi di CafTa, durante la sua assenza, il vescovo Capponi. La governò infatti sino alla morte di lui nel -1458, e fors’ anche tenne le veci del Panissari negli anni successivi e fino a che gli bastò la vita. Una prova del resto la più certa e positiva della sua vera condizione di pastore cembalese, l’abbiamo nel cartolario del 1458, in cui sotto il 29 novembre detto anno, evvi segnato: Reverendus dominus Bartholomeus Caponus, dei gratia episcopus cimbalensis, in hoc cartulario salariatus ad asperos CC in mense, incipiendo die X septembris éA58. Del 1462 egli era già morto, perché il di \.° dicembre di quello, Pio li nominò a succedergli il minorità Alessandro. In questa Bolla il Papa nel far menzione del predecessore Capponi lo chiama de Pera. Avrà dunque sortito i natali in quel popoloso sobborgo di Bisanzio, ovvero ne tolse l’appellativo dal lungo domicilio fattovi come prete secolare, od in un convento ( 723 ) DI CRIMEA del suo Ordine, se, come sembra, egli era religioso; ma di quale Istituto noi so congetturare. Cadono per conseguenza nel vano tutte le supposte elezioni dei pretesi mitrati di Cembalo, Giovanni Pelletz e Bernardo, tutti due francescani, riferite dal Wadingo; non che la terza del domenicano Michele di Reutelem, proposta con qualche dubbio dal dotto Le-Quien per gli anni in discorso. I nostri appunti, tratti dall1 archivio di s. Giorgio, sono prove d’ una incontestabile sicurezza, alle quali nulla può opporsi. Dove per contrario il Wadingo stesso ci presta, senza avvedersene , un bel rincalzo alla nostra tesi colla notizia che ci somministra, che papa Pio II commendatum voluit Protectoribus Officii comperarum sancti Gcorgii il suo nuovo eletto Ales- * sandro. Perchè ciò , se non al motivo che il vescovato Cemba-lese trovavasi fra le terre dominate dal Banco? E il Banco lo sostenne e protesse di fatto ; poiché nell’ altro cartolario delle spese di quell'Ufficio pel successivo anno 1463 evvi registrato, per la somma di venti ducati, frater Alexander de Caffa, ordinis Minorum, electus episcopus Cimbalensis, pro expediendis bullis, ut valeat proficiscere Caffam. Dunque egli s’era condotto dalla Tauride a Roma per la sua consacrazione, e da Genova attese il tempo opportuno all’ imbarco , fino verso la fine, per avventura, di queir anno. Vero è che la scarsezza degli atti del nostro Codice, spettanti al 1463, non ci permette precisare il mese, con quale mezzo, navale o terrestre, e a quale comitiva aggiunto, imprendesse il lungo e disastroso viaggio ; ma che nel corso del ridetto anno lasciasse la Liguria per restituirsi alla sua sede, viene assicurato dalle parole inserite nella missiva del Banco al console e ufficiali supremi di Caffa, sotto il dì 3 febbraio 1464, in cui è fatto cenno di lui reverendo padre episcopo Cimbalense, mandato a voi, dicono i Protettori, lo anno passato ((). (’) Vedi nel Voi. II, parte I, a pag. 254 e 282. 1 VESCOVI ( 724 ) In seguita vi è memoria ancora di Alessandro, siccome provvisionato dell’ Ufficio di s. Giorgio, sotto le date del 4 luglio e 12 novembre 1465, e 7 febbraio 1469, al riferire del Canale ; il quale potè compulsare, meglio ch’io non possa farlo al presente, i cartolarli del Banco (*). Ma questa provvisione la doveva essere una ben meschina cosa, perchè il vescovo non potendo con essa mantenersi col conveniente decoro, sembra abbia preso alloggio o fissato sua dimora fuori diocesi, e nell’originario suo convento di CalTa, come è luogo a credere. Scrisse non pertanto al magnifico Ufficio, che se volerà vederlo risiedere in Cembalo, siccome anche gliene correva l’obbligo, gli crescesse l’assegno, mentre l’attuale non gli bastava a sfamarsi. E i Protettori, se non a lui, chè non ci consta, risposero certo al console ed ai massari caffesi, incaricandoli ad aumentare la pensione della mensa vescovile, secondo che l’onestà ed il savio criterio loro suggerirebbe. L'abbiamo detto nel Codice (2). Ed in realtà una posteriore nota ricavata dal cartolario della masseria di CalTa per l’anno 1471 , a carte 380, contiene la particella seguente: Reverendus dominiis, frater Alexander de Monteacuto, ordinis fratrum minorum , episcopus cimbaliensis, ad asperos 200 in mense; riuscendo così elevata al doppio l’annua pensione. Più sventurato, perché forse più giovane del titolare di CalTa Girolamo Panissari, egli non solo si trovò sorpreso nell’ improvviso assalto dei turchi, ma quando nel i475 questi barbari piombarono come fulmine a ciel sereno, e fecero scempio della metropoli suddetta e dell’ intera penisola taurica, egli rimase impaniato e fatto loro prigioniero, trascinato schiavo a Costantinopoli, al paro d’ogni altro. Ma alfine gli arrise la fortuna; giacché (’) Commentarii già citati, Voi. I. pag. 304. (’) Vedi sopra nel VoL II, parte I, a pag. 648 e 676. ( 725 ) DI CII 1MEA alio spirare dei quinto anno del suo servaggio, fuggito, non so dir come, dalle lor mani, sen venne in Italia, narrano Baldelli-Boni, e il padre Marcellino da Civezza, dove poi mori nel 148-3 in grave, se non anche decrepita età. Innanzi di lasciare questo prelato, amo dilucidare un punto che lo riguarda, ed il lettore, può darsi, già mi precorse e l’ha rilevato da se. Il vescovo Alessandro nella sua bolla di elezione è chiamato di Cada, mentre nelle nostre carte dell’archivio talvolta è detto di Caffa, tal altra de Monteacuto; perchè ciò? E la doppia nomenclatura non farebbe supporre un doppio personaggio? Rispondo del nò. Alessandro fu un solo individuo; che venne denominato da Calta a motivo del lungo di lui soggiorno nel suo principale convento di s. Francesco di Caffa, ma che era in realtà nativo d’uno dei tanti villaggi che in Italia esistono pur oggidì sotto l’appellativo di Monteacuto. Ve n' ha nell’alta e bassa parte del regno Italico, ma fino a prova contraria io tengo provenisse dall’ omonimo paese che sorge in provincia di Genova, nella Riviera di levante e precisamente a breve distanza da Levanto. Il Ranco procurò mai sempre avere in Crimea, pel servizio religioso di quei popoli, uomini e clero genovese, come dirò tra breve, parlando degli Ordini regolari che evangelizzarono la Tauride. Altre sedi episcopali pare certo che esistessero ancora in Crimea e nei paesi limitrofi, oltre le precitate, come Tana, Samastro. Vospro, Solcati, ed un arcivescovato fors’anche in Matreca nel Bosforo Cimmerio ; ma sul loro conto nulla di nuovo e ben sicuro noi potemmo rilevare. Delle due prime sedi non può più correre dubbio dopo la pubblicazione da noi fatta pocanzi della bolla da papa Nicolò V diretta ai titolari di quelle diocesi, commettendo loro l’esame della vertenza esistente fra il vescovo di Caffa ed il padre Tomaso Cafasta, correndo l’anno 1450. Il Papa non avrebbe I VESCOVI ( 726 ) scritto una lettera e dato loro l’incarico surriferito, ove le due cattedre non fossero state, a sua cognizione, occupate da un mitrato : ma chi essi fossero, come indovinarlo ? Di Vospro poi e Matreca raro assai occorse l’accenno per entro il nostro Codice, e i genovesi in generale dovevano già aver abbandonato quei luoghi all' epoca della signoria del Banco. Lo stesso signore di Matreca, Ghizolfi, che ne teneva il feudo, mal si reggeva nel comando, come vedemmo; anzi poco dopo ne fu espulso dai turchi, ed occupatone il dominio. Giovanni Sauli, vescovo di Solcati, è il solo che presenta una quasi sicura certezza d’esistenza: poiché il Wadingo e il nostro Giscardi lo dicono pastore di detta sede, capitale un dì della Crimea, assegnandogli l’anno 1396, traslato poi nel 1398 a CalTa. Noi poi trovammo effettivamente nominato un vescovo anonimo di Solcati per l’anno 1422 in un manuale della masseria. Dal che si ricava durasse tuttavia la sede a quei giorni, e vi fiorisse per avventura una stazione di missionarii, sentinelle perdute e apostoli animosi della vera fede tra le orde dei tartari. ( 727 ) DI CRIMEA I VESCOVI GRECI ED ARMENI DISSERTAZIONE TERZA Caffa, grande emporio di commercio fra 1’ Oriente e I’Occidente al tempo della presente storia, albergava entro le sue mura una così svariata quantità di popoli e razze, che appena l’eguale accoglie ai di nostri la moderna Bisanzio. La forte maggioranza tuttavia doveva essere di armeni : un due terzi forse della popolazione ; tanto che il console e massari del 1455 scrivendo al Banco dissero : Scilis enim terrei ista populata esse in ma-jori parte ermenis ('). Nè venti anni dopo, cioè all’ epoca infausta della sua caduta, n’era punto sminuito il numero e la varietà. Li seguivano dappresso i greci, quindi, credo., gli ebrei ; ed il minore nucleo veniva formato dai genovesi, i quali pur ne avevano il dominio. Dei tartari ed altri infedeli, o dei negozianti d’ ogni nazione e lingua che vi formicolavano a scopo di traffico e lucro, non ci curiamo ; contenti di ripetere che un settanta-mila circa anime stimasi comunemente vi facessero loro dimora. Gli uni e gli altri erano governati nello spirituale da propri pastori, cui obbedivano in materia di religione. Di rabbini non pertanto neppur un cenno io rinvenni nelle nostre carte, mentre di vescovi armeni e greci ne ricorre frequente il discorso. Dove (') Nel documento CLI, a pag. o65 del tomo 1. I VESCOVI ( 728 ) é lecito domandarsi : ottemperavano essi alla Chiesa romana, ed erano cattolici, o professavano le false dottrine delle dissidenti Chiese orientali, ed erano perciò eretici o scismatici? E molto probabile, rispondo, che vi avessero amendue le confessioni: la scismatica, come religione indigena, massime dopo lo sciaurato scisma di Fozio, e la cattolica, perchè importatavi dai primi genovesi là stabiliti, e rinfocolata poi dai missionari domenicani e francescani venutivi d’ Italia ('). Difatto tra le istruzioni dal Banco di s. Giorgio impartite al nuovo console designato, Antoniotto Cabella, addi 16 giugno 1472, una fu questa di persuadere monsignor Panissari, vescovo latino, quod in causis ejusmodi hereticorum se non intromittat (2); cosa che proverebbe la esistenza di vescovi eretici in quella colonia. Senonchè la parola eretici, a parer nostro, vuol essere qui intesa in senso molto lato, cioè di confessione o rito diverso dal romano. Imperocché di vescovi di rito greco, ma unito e dipendente dalla romana curia, non può correre dubbio che ve n’ avessero a quei di in CafTa, coi quali appunto una qualche contesa era sorta in materia di giurisdizione col vescovo latino Panissari, (’) * Io non ho dubbio veruno, scrive il Borzino, che li genovesi vi introducessero anco la religione, e ne liavessero cura, e con la colonia anco provvedessero alle chiese per esservi servite con decoro, e che al vescovo particolarmente assegnassero competenti provvisioni, come agli altri ministri, a riserva della nomina e presentazione, non solo nella città, ma anco contorni. Imperocché circa l’anno 1625 avendo quel Clxan inviato ambasciatori all’imperatore Ferdinando II, questi erano di origine e cognome genovesi, i quali condussero seco due padri di s. Domenico, comecché fossero cristiani. Cosa che avendo avuto da G-iovan Battista Senno, che si.trovava allora in Vienna, ho voluto qui raccordare ». Laconismo ecc. a p. 158, verso. Avremmo desiderato che il Senno od il Borzino ne recitasse i nomi di questi genovesi, mandati oratori da quel principe tartaro, per raffrontarli coi resti di famiglie liguri che diconsi esistere ancor oggidì sparse in quelle contrade, come venne detto dal Buonovio: Tarlar Lae Desci'iplio, IX. (’) Nel documento MXXXI, e precisameante a pag. 872 del tomo II, parte 1. ( 729 ) di chimi: v come già prima col predecessore Campora; e due tra quelli ne rammenta il nostro Codice, eletti dal Papa e da esso mandati a reggere i fedeli della diocesi: e furono Pacomio e Nicolò. Di un terzo, più antico, è memoria sotto il giorno 31 gennaio 1464 e 4 dicembre 1465; il cui nome ci rimase ignoto, e ne esistono soltanto le lettere direttegli dai Protettori. Nella prima davangli promessa di vicine migliorie della colonia, nonché il divieto d’ingerirsi nei pubblici negozii della stessa, riflettenti i suoi amministrati ; nella seconda lo ringraziavano dello zelo mostrato nel promuovere la pace e sedare gli animi irrequieti degli stessi; ed in una terza a lui solo scritta, mentre le due precedenti erano comuni anche al vescovo armeno, lo difendono dalle ingiuste vessazioni infertegli dal turbolento genovese Nicolò Torriglia ('). Moriva egli nel 1468 od in quel torno: e il Banco fu sollecito d’incaricare il console caffese acciò, di conserva al prelato latino , raccolti in assemblea i dignitari del clero e popolo greco, procedesse alla elezione del suo successore ; quando per l’intromessa del cardinale Bessarione e il beneplacito di Paolo II venne proclamato a quella sede Pacomio, già arcivescovo di Amasia, come dicemmo più sopra (2). La nuova mitra costò la vita al buon vecchio, venuto sì da Roma a noi e associatosi alla carovana genovese che per via di terra conducevasi alla Tauride, ma nel viaggio perì, ucciso miseramente da spietati ladroni, nei quali incappò (3). Saputosi il disastro in Gaffa, due ambiziosi dell’infula pontificale, a nome Nicola uno, e già vescovo di Simisso l’altro, si (’) Noi documenti DCXXI e DCXXII a pag. 277-279, e documento DCLXV , a pag. 347, e documenti DOLXXIII e DCCXXIV, a pag. 562 del tomo li, parte 1. (5) Nei documenti DCCCXXII e seguenti, a pag. 581 e seg. dello stesso tomo II, parte 1. (s) Nel documento DCCCCXX1, a pag. G89 come sopra. I YKSCOVI ( 780 ) mossero di cosi lontano per alla volta di Roma, cupidi d atterrarla : ambo ad petendam cani dignitatem in curiam accessisse dicuntur ; o se per Curia vuoisi intendere la sede del governo locale, presentaronsi al console. Ma perché indegni n erano giudicati dagli stessi connazionali, i Protettori ebbero di nuovo ricorso al cardinale Bessarione ('), e il dotto porporato ne li accontentava col scegliere un venerando religioso, Nicola pur esso di nome, che esibi e fece gradire al pontefice (*). La bolla d’investitura reca la data ti luglio 1472; nella quale è a rimarcare che papa Sisto IV lo appella vescovo Pullense, con giurisdizione ordinaria sui greci di Calta e Soldaia : forse ad evitare il doppio titolo di vescovo caffese, sebbene di rito diverso (3). Ma i Protettori, il 30 giugno 1473, nel dare di quella elezione e del prossimo arrivo del mitrato notizia al console ed ufficiali taurici, lo assicurano vero e legittimo pastore della diocesi, e come tale ingiungono ai poteri costituiti della metropoli di accoglierlo, immetterlo nella sua sede e farlo da tutti riconoscere (4). Non giunse in Crimea che l’anno dopo, il giorno 15 settembre 1474, come ue consta dalla relazione del console Cabella (5); e dopo quella notizia nulla più sappiamo di lui. Certo egli tro-vossi presente all’ assedio e rovina di Calta, e segui assai probabilmente la sorte comune col rimanervi ucciso o andare schiavo dei turchi. Ad ogni modo egli non é quel vescovo andato dal (’) Veili il documento stesso DCCCCXXI, a pag. 689. (*) Vedi il documento MXXXV, a pag. 880 del tomo IF. Ivi é chiamato Nicolò di Caffa, c nel documento DCCCCXXI il prete greco, uno dei pretendenti, è pur detto papa Nicola inde oriunda». Sarebbe mai lo stesso, che venato da Caffa a Roma abbia saputo ingraziarsi e piegare in suo favore il cardinale Niceno? (3) Vedi il documento MLXIII, a pag. 46 del tomo II, parte 2. (*) Vedi nel documento MCIV. a pag. 124 dello stesso. C) Vedi a pag. 172 e seg. dello stesso. ( rsi ) DI CItIMEA conto palatino, Gastoldo, per aiuto alla minacciata patria, giacché Nicolò, e non Simeone, si appellava. Sul conto dei vescovi armeni altro non mi occorre dire oltre il già narrato per entro i precedenti annali, e che non vogliamo ripetere, essendo brighe moleste di vera od usurpata giurisdizione. Dercarabet e Deronanez chiamaronsi i testardi competitori ; e del loro antecessore, la cui morte die’ luogo alla contestata successione, non mai viddi pronunziato il nome nelle nostre carte. Oltre la diocesi ili. CalTa, avevano i riti armeno e greco altre setli vescovili, opperò anche altri mitrati nelle minori colonie genovesi? Io credo di si; e ne ripeto il criterio dalla popolazione che h* abitava, dal commercio che vi fioriva, e dall* esempio stesso di*l rito latino. Ma dire di quei vescovi mi è reso impossibile dalla totale deficienza «li notizie. I MISSIONARI ( 732 ) GLI ORDINI RELIGIOSI IN CRIMEA DISSERTAZIONE QUARTA La divina Provvidenza che veglia sollecita sulla Chiesa qui in terra militante, mostrò visibilmente 1" alto suo patrocinio e la somma cura che ne prende, col mandare in tempo opportuno i due suoi fedeli servi, Francesco e Domenico, a rinvigorirla, ringiovanirla, e darle un poderoso soccorso colla istituzione dei loro Ordini. I discepoli di questi ammirandi apostoli si sparsero a breve andare su tutti i punti della terra allora conosciuta, ma con predilezione maggiore corsero le inospite lande dell' Oriente , spargendo dovunque la buona semenza del vangelo ; e parte colla efficacia della loro predicazione, parte cogli esempi d’una vita intemerata e pura, spesa tutta a salute del prossimo , ridussero buon numero di popoli , intere provincie, re, principi ed imperi alla cognizione del vero Dio, ed al riconoscimento della pontificia autorità su tutto 1’ universo. Le storie del XIII e XIV secolo sono ripiene dei gloriosi loro fatti e nobili fatiche, non che delle immense peregrinazioni da essi intraprese lunghesso quei deserti e appo quelle orde nomadi, cui civilizzarono in gran parte, n’ ammansirono la cruda ferocia, talora con ispargimento. del proprio sangue , e tal’altra coll’ odore di santità o di non più vedute virtù. La Crimea, come penisola vicina, e quasi passo naturale al ( 73:3 ) DI CRIMEA più lontano Oriente, fu tra lo prime ad essere evangelizzata e percorsa dai nostri missionari ; e a mezzo il secolo tredicesimo già in molti luoghi si adorava il vero Dio, vi fiorivano numerose cristianità, ed eranvi preposti a reggerle e crescerle vieppiù di molti vescovi e pastori cattolici. Gli annali francescani e domenicani rigurgitano di prove dello zelo instanchevole e del mirabile spirito, non che questi ardimentosi atleti di Cristo si mossero al conquisto delle aniine ancora sepolte nell’ ombra dell’ idolatria e superstizioni pagane, o nella sequela delle ree dottrine di Nestorio ed Eutiche, per pura ignoranza professate da quella gente idiota e mal consigliata. L’ ardore dei domenicani in ispecie nel dedicarsi alle missioni orientali giunse a tale punto che 1’ Ordine fu obbligato a fondare una Congregazione particolare di religiosi viaggiatori per Gesù Cristo presso gli infedeli; e papa Giovanni XXII, nel 1325, avendo concesso a tutti i frati la permissione generale di farne parte, se ne presentò così gran moltitudine che il sommo pontefice non potè contenersi dal manifestare la sua maraviglia, e per timore di spopolare i conventi d’ Europa, ristrinse quella facoltà che dapprima senza limiti aveva concessa. Era appunto quel medesimo spettacolo che s’era visto anche nel Capitolo generale tenuto a Parigi nel 1222, quando il beato Giordano di Sassonia addomandato avendo i suoi fratelli chi di loro volesse partire per le missioni estere, tutti, tranne alcuni vecchi, oppressi dall’ età, caddero sulle ginocchia e sciamarono con lacrime « Padre, mandate me ». E andavano in verità, spargendosi sn tutte le regioni, anche le meri conosciute, del mondo. Allora Pera di Costantinopoli per la Grecia, e Caffa per lo impero tartaro, addivennero i primi centri d’operazione e le prime stazioni dei novelli apostoli. Franco di Perugia, famoso e intrepido predicatore della fede in tutta la Persia e finitimi paesi, poi arcivescovo di Sultania, fissò la ordinaria sua resi- Socictd Llf/ure St. Patria, Voi. VII, P. II <17 I MISSIONARI ( 734 ) denza in Catt i, donde si spingeva a quando a quando nelle più remote contrai» al evangeliziare quei ruli abitanti. Quivi apprese l'idioma tartarico, indispensabile mezzo al suo intento di annunziare la baona novella del vangelo ai tartari ; e quivi dimorando, ben accolto ed ospitato «lai genovesi, già padroni del luogo, prese a e liticare una chiesa, la quale riuscì capace e bella assai, di totale soddisfazione e profitto morale al popolo. Venti in Capfam (sic), terram quae ad imperium perlinet tartaro-rum, ibidem locum recipiens u Ja nuens ibus sibi datum , ecclesiam quoque hedi/icavit pulchram. cum magna devotione totius populi (*) Fra gli ausiliarii suoi ebbe a trovarsi quel fra Taddeo, genovese, poi vescovo di CalTa, di cui tenni discorso più sopra (3). A quest’ epoca pertanto vuoisi attribuire la introduzione dei domenicani in Crimea, cioè nella seconda decade, al più tardi, del XIV secolo; non potendosi dubitare che presso la chiesa di nuovo costrutta non vi abbia il Franco, od il laddeo, edificato un ospizio almeno pei suoi religiosi confratelli; dei quali, correndo Panno 1313 già godeva il titolo «li vicario generale il primo di essi due (3)■ Poco stante il piccolo ospizio era convcrtito in ampio convento, in cui il maestro dell’Ordine, Lgone di Vaucemain, P anno 1335 fondava un collegio a beneficio dei giovani missionari) per lo studio delle lingue orientali ; come pure in Pera di Costantinopoli (4); due conventi i quali d al- (’) Miotti: Monumenta et antiquitate» veteris disciplinae Ord. Praed. etc. Voi. 1, pag. 462. Romae 1864; parole tolte da un antico e coevo necrologio. (*> A pag. 687 e seg. di questo tomo. 11 Taddeo, come cooperatore del Franco é citato anche dal Tocbox a pag 116, Voi. I degli Ilommrs illustres d■ S. Dominique. (s) « Anno 1313 crat vicariai migistri Ordinis frater Francus psrusinus , uti ex epistola fé. IWengarii de LanJora (in vet. Cod. conv. Ruthen.) mora-batarqne Capirne in littore Euxino: is deinde creatus est archiepiacopus Sul-taniensis ». Apud Masetti’, op. cit. pag. 458. Foxtaxa : Monum. Dominicana, citato dal Masetti, ivi, p. 461. ( 735 ) DI CniMEA lora in poi diventarono i centri delle missioni domenicane in Oriente, superati solo in dignità dalla casa madre di tutta la Congregazione dei pellegrinanti stabilita in Leopoli nella Polonia •(*), e dopo le conquiste turche di essa Polonia e Crimea, ritornata la supremazia a Pera (2). A crescere di molto il numero e l’influenza dei domenicani in quelle contrade contribuì potentemente una felice circostanza. Un nuovo campione della fede e fervido apostolo s’era condotto in Crimea verso il 1318 dove abitato, e forse anco apprese le lingue in Calla, si spinse nel cuore dell’Armenia. Ivi collo splendore delle virtù, col dono dei miracoli e coll’irresistibile eloquenza della sua ispirata parola, trasse a sé le moltitudini e le guadagnò alla vera religione. Chiamavasi Bartolomeo Parvo, di Bologna, ottenne il titolo di beato, e fu il primo arcivescovo di Naxivan. E incredibile 1’ entusiasmo che destò in quei popoli il santo religioso , dai turchi e maomettani stessi onorato in vita e invocato dopo morte. In lui 1’ esemplarità delle opere e la scienza copiosa andavano del paro ammirate ; gli eretici, scismatici e infedeli ne furono tocchi , e a frotte si presentavano ad essere per le sue mani battezzati, o ricevuti in grembo alla romana Chiesa. La fama del portentoso missionario pervenne alle orecchie del superiore generale di certi monaci di s. Basilio, infetti d’eresia; inviò un capace suo messo ad esplorare i fatti, e conoscerne le dottrine. Costui, rimastone convinto, riferì il tutto, ed allora abate e sudditi abbracciarono con impeto di gioia la credenza (’) « Horum caput fuit coenobium Leopoli tammi in Polonia, quo plerumque pro gravioribus negotiis discutiendis conveniebant ». Masetti, loc. cit. p. 4G1. (’) Oggidì ancora il superiore della missione domenicana dei ss. Pietro c Paolo di Galata in Costantinopoli, ritiene il titolo di Vicario generale d’ 0-rientc. Trovansi in quell’ archivio carte e notizie preziose, da noi vedute, sulla storia della Congregazione, alcune sul ligure dominio in Levante, ed altre in maggior numero perirono negli incendi e Baccheggi patiti dai turchi. I MISSIONARI ( 73G ) romana non solo, ma vollero aggregarsi all’Ordine stesso domenicano, appellandosi Frati-Uniti. Incorporati nel seguito alla Congregazione dei pellegrinanti , si allargarono su tutto 1’ Oriente, e presero stanza eziandio a Calta. 11 lettore rammenterà di certo i tre religiosi della comunità caltese a Roma diretti e dai poteri pubblici della colonia forniti d’una lodevolissima commendatizia al Banco di s. Giorgio, accertante la perfetta loro vita e integrità di costumi , che li faceva degni d’essere ascoltati dai Protettori in Genova, e da essi appoggiati presso la santa Sede nelle suppliche o querele che andavano a porgere (‘). Fra le chiese ufficiale e i conventi abitati da codesti religiosi, resta memoria di due, stabiliti entro la cinta murale di Cafta, che portavano il titolo dei ss. Pietro e Paolo il primo e forse il più antico e principale, e di s. jNicolò il secondo. Il terzo di s. Giacomo apostolo trovavasi fuori le mura : e di tutti e tre il Bremond arreca i privilegi e le grazie impartite loro dai sommi pontefici dall’anno 1389 al 1431, epoca del maggiore loro rifiorimento (2). Lo stesso autore ricorda al medesimo proposito nomi e cose che non mi è lecito preterire : cioè sotto il 1333 la lettera da papa Giovanni XX scritta a Versacht re dei Ziclii convertito al cristianesimo dal padre Francesco da Camerino, e la costui promozione ad arcivescovo di Vosporo (3) ; all’ anno 1 389 no-» * (') Vedi sopra a pag. 75 del presente tomo, e il documento MXCVIII, pag. 111. (*) Doliarium Orci. Praedi Voi. II, pag. 312, 384, 631; e Voi. Ili, a pag. 63. (3) Il degno religioso da tempo evangelizzava con frutto grande le regioni scitiche vicine alla Crimea e finitimi paesi. Predicando un di in Vosporo davanti Milleno, signore del luogo, e i suoi baroni, converti il re Versacht, il quale nel suo fervore di fede die’ opera presso altri principi limitrofi a lasciar la chiesa greca scismatica per abbracciare la cattolica. Francesco, incapace da solo a raccogliere tanta messe, venne a Roma a riferire, dove creato arcive- ( 737 ) DI CHIMICA mina un Andrea di Caffa, costituito già fin d’allora inquisitore della fede per la Grecia e Tartaria; sotto il 1398 un fra Simone Cassina , nostro genovese, incaricato dal Papa a visitare e riformare, ove ne fosse d’uopo, le case dei Frati-Uniti fondatesi anche nell’Italia; dell’anno 1425 un fra Andrea di Costantinopoli preposto alla chiesa di s. Antonio di Caffa; e da ultimo il già citato Tommaso Simeone Cafasta, da Nicolò V investito nel 1450 del doppio beneficio della parrochiale di s. Michele e della sinecura di s. Lorenzo, amendue chiese secolari di Caffa (1). L’indulto affatto speciale aveva per movente la ricompensa di questo dotto religioso nella proficua opera da esso prestata all’epoca del Concilio Fiorentino, nella sua qualità di interprete degli armeni, e caldeggiatore della loro unione alla Chiesa romana (2) ; essendo forse egli stesso o greco od armeno. A riguardo di lui mi permetto una breve digressione. Nel Cafasta noi abbiamo, se non un vescovo, un prelato o quissimile di abate del clero caffese, a nome Simeone. Come uomo poi, che, per interessi di religione e della cattolica fede, dovè compiere più d’un viaggio dalla Tauride a Firenze e Roma, durante e prima o dopo il Concilio, è ben probabile che in taluna di queste escursioni egli abbia conosciuto e stretto anche amicizia con Gastoldo, conte palatino, seguace pur lui della medesima fede romana. Laonde, sarà forse troppo ardita conghiettura la scovo di Vosporo , nel suo ritorno condusse seco molt’ altri missionarii del-1’ Ordine. Leggasi il Touron, Hommes illustres de s. Dominique. Tom. II, p, 147. O Ballar, cit. Voi. II, pag. 197-199, 310, 372, 657, c voi. Ili a pag. 282. Di più e più altre facoltà concesse ai missionari parla qui, e ne riporta i documenti , 1’ erudito Buejiond. Noto quest’ unica che ci riguarda. Gregorio XI nel 1374 permise il libero uso delle cose di padrone ignoto a quelli fra essi che toccassero Caffa, Soldaia e Pera nei loro viaggi peli’ interno dell’ Asia. (!) TI celebre frate domenicano c genovese, Giovanni Montenero, gran teologo e martello dei greci scismatici nella Sinodo Fiorentina, per testimonianza del Borzino, toccò Caffa nei frequenti viaggi da lui impresi per la loro riduzione alla cattolica unitA. Laconismo, op. cit., pag. 157. I MISSIONARI ( 738 ) mia, di credere che il nostro Simeone possa essere quel dignitario che recossi a corte del principe suddetto ad implorare aiuto contro il turco, e vi morì fulminato all’annunzio della presa di Calla? 11 tempo alquanto più tardo della caduta della colonia non vi osta; poiché se Simeone del 1450 fu onorato di prebende dalla romana curia, ben poteva esser vivo, e neppure ancora decrepito, nel 1475. Anche sul suo casato vorrei sollevare un dubbio. Esso io lo giudico più nome patria, che gentilizio. Le bolle pontificie dell’epoca rado, o non mai, lo inserivano nel corpo della lettera. 11 Bremond, o chi per lui, avrebbe erroneamente letto Cafasta in luogo di Calla? Ma torniamo in argomento. Avvenuta la presa di Costantinopoli, la Congregazione dei pellegrinanti scemò d’importanza e vigore per deficenza di missionari! e l'impedita libertà di predicazione; sicché del 1458 ne fu dal maestro generale dell’ Ordine, Marziale Auribelli, san-' cita la estinzione. Ma Pio II, che, stando in Levante, n’aveva conosciuta l’importanza e il valevole soccorso che ancor prestare poteva alla causa cristiana, ne lo garrì, e la volle di moto proprio reintegrata nel 1464 (*). Ma fu per breve, e visse quasi solo più di nome, concentrata nella missione domenicana di Galata, sobborgo di Bisanzio. I Frati-Uniti non pertanto, sebbene abbandonati a se stessi, la. durarono ancora un decennio, fiorenti in Crimea, e fors’anche in Armenia, loro nido d’ origine, infino alla memoranda caduta di Cada, la quale, come segnò V apice dell’ epopea turca nel mar Nero, cosi die’ il tracollo dilìlnitivo agli interessi cattolici nella Tauride e in tutto 1’ antico impero d’ Oriente. Non é a credere del resto che i soli Frati-Uniti lavorassero nel campo evangelico della nostra metropoli. Vi aveva altresì un (1) Masetti : op. cit. pag. 465 e scg. ( 730 ) or chimica convento, per lo meno, di domenicani, originarii d’Europa, e specialmente d’Italia : quello intitolato dal santo loro fondatore, e costrutto in precedenza alla conversione dei monaci Basiliani ed alla loro aggregazione all’Ordine. Sul conto del quale nuli’altro sappiamo dire fuor il suesposto, dell’essere stato eretto in collegio lino dal 1335, per 1’ apprendimento delle lingue orientali, la sua esistenza al 1449, in cui fu compilato lo statuto di Caffa, nel quale è menzione della chiesa di s. Domenico da quei religiosi ufficiata! e finalmente la domanda al generale dell’Ordine commessa a farsi dai Protettori al vescovo di Mariana, ut illi provideat de fratribus ('). Da questo cenobio dovè uscire 1’ Agostino Di-Negro, santo vescovo di Soldaia, summentovato, figlio d’un genovese di detta nobile casata là pervenuto a titolo d’impiego od a scopo di commercio, e stabilitosi, come spesso accadeva, nella penisola. Ad • esso cenobio ancora dovevano far capo i missionari che recavansi per la via dell’ Eusino alle interne provincie dell’ Asia, e certo poi stabilirvi loro fissa dimora i mandativi a coprire i posti resi vacanti dalle morti o frequenti promozioni a vescovati. La storia ligure domenicana di soverchio avara di notizie ci lascia ignorare i nomi dei molti religiosi genovesi, o d’altre nazioni, che dovettero recarsi colà a scopo di religione e di servizio del prossimo, ma il buon senso, anche solo, ne convince non avere potuto una casa monastica reggersi per circa due secoli e fiorire, senza un discreto contingente di uomini. Più fortunato sotto quest’ aspetto riuscì 1’ Ordine francescano. A tacere delle sue cronache e annali, il nostro Codice stesso fa fede che i frati Minori possedevano due conventi e chiese in Caffa , denominati da s. Francesco e s. Maria, ed un terzo in Copa, il quale era più veramente un ospizio o cappella, di quello (') Vedi a pag. 902 del tomo I, nel documento CCCCXVIII. I MISSIONARI ( 740 ) che casa religiosa, alla quale a mullis cmnis citra semper fere fratres minores caphe unum ex se transmiserunt ad o/fi-ciandam. Aveala fatta costrurre in epoca remota il pio genovese Antonio Italiano a comodo dei suoi connazionali ivi residenti, assegnandone la proprietà, coll’obbligo dell1 ufficiatura, al convento di s. Francesco di Calla. Ma questo in progresso di tempo, per mancanza sicuramente di personale, avendola abbandonata, il console e massari calTesi il 28 aprile 1467 la cessero al vescovo, in forza d’un ordine del Banco, recante la clausola: dummodo id fieri possit sine alicujus injuria. Sorsero allora a rivendicarne il diritto i procuratori dei frati, Paolo D’ Oria, Gregorio Delpino e Giuliano Fieschi. loro sindaci, che, pel mezzo del vicario delle case francescane di Crimea, fra Giovanni di Monza, a bella posta recatosi in Genova, ottennero la revoca del decreto anzidetto in data 29 gennaio I4C8. I Protettori non pertanto, come saggi e previdenti, apposero la condizione che i consoli di Copa quind’ innanzi portandosi * colà ad esercitarvi 1’ ufficio, dovessero condurre seco unum ex fratribus minoribus dicti conventus sancii francisci caphe (1). Era questa la casa madre dell’Ordine, dalla quale spiccavansi i missionari per internarli nelle inospite lande dai mingrelii c tartari abitate. Sia adunque il bisogno di provvedere le stazioni più lontane, sia la scarsezza delle vocazioni alle fatiche dell’ a-postolato, il convento di s. Francesco di Calìa mancava di religiosi verso gli anni 1468-69, e il servizio della loro chiesa di (’) Vedi a pag. 528 del tomo II, parte I, nel documento DCCLXXXVII. In questo atto trovasi un po’ di confusione riguardo ai titoli dei conventi ininoiitipi di Caffa. Sonvi citati i (fùbci~natores conventuum sancte marie et sancti georgij capiir, e più sotto conventus sancti francisci caphe : eppure non erano certo altro che due, come provano altri documenti da riferirsi poco sotto. Ben ponderata la C03a, io stimo sia un errore di penna quel georgij, sfuggito all amanuense in luogo di francisci. Erano tanto assuefatti a scrivere sancii georgij che gli sfuggi la parola! ( 741 ) DI CHIMICA s. Maria procedeva lento e stentato, con dolore e lagnanze da parte dei fedeli. Uno perciò degli incarichi, e sembra anche il più premuroso, dato dai maggiorenti del popolo a Giuliano Fieschi e Bartolomeo Santambrogio, spediti oratori a Roma e al Banco di san Giorgio in Genova, fu questo: di dare opera efficace presso il Papa, e il generale Minoritico , affine di ottenere un manipolo di operai evangelici. Ne parlarono infatti, e belle promesse ne ebbero da amendue, ma nulla di più. Le pesti grassanti in Italia, che avevano decimate le comunità, lo spirito apostolico alquanto affievolito nei discepoli del Assisiate, la scimitarra turca ognor pendente, come spada di Damocle, sull’infelice Crimea, tenevano lontani dalle rive dell’Eusino gli impauriti fraticelli. 1 Protettori, al ritorno in Genova degli sconfortati oratori, vennero essi alla carica, scrivendo a nome proprio e dei loro sudditi a Paolo II, al cardinale della Rovere, capo dell’ Ordine ed al Provinciale romano, ond’avere di frati minori per Caffa: erga quos, dicevano, populi illi singulari devotione affecti sunt; instando a che i detti religiosi incolant atque inhabitent ecclesiam beate marie et sancii franeisci de capha, ut retroactis temporibus solebant (*). Le suppliche non andarono del tutto vuote d’effetto; che il Papa ordinò al vicario dell’ Ordine, fra Battista di Levanto, di scegliere i missionari'!, e nel capitolo generale, poco stante celebrato, fu deciso di spedirli, scelta anche persona atta a capitanare la squadra alla Tauride e là giunta presiederla ; ma arenata sul più bello la pratica, si mise in tacere. Scorso un anno i Protettori ripigliando 1’ assalto, sollecitavano il beato Angelo da Chivasso, superiore della provincia genovese, a chiarire il motivo della lamentata dilazione: il quale (') Vedi a pag. 584 del tomo II, parte I, nel documento DCCCXXY. I MISSIONARI ( 742 ) era un recente breve pontificio, sospensivo del primo ordinante l’invio; e questo impetrato da alcuni frati, già arruolati per quella missione, scaduti d’ animo forse e certo petenti una proroga al viaggio. Cosa spiacevolissima al Banco, che ne mosse dolce lamento al Papa, affermando essere più necessario al vantaggio del popolo cafTese il presto arrivo colà d' un rincalzo di buoni religiosi, che non un esercito intero d’ armati : quam magnam armatorum manum (‘). Col cardinale Della Rovere poi, il quale, vista la mala voglia degli italiani, carezzava l’idea di mandare a Caffa dei religiosi ungheresi, usando i Protettori maggior dimestichezza, perchè genovese, lo pregano a desistere dal concepito pensiero , sul riflesso che provisio illa fratrum Ungane satisfacere non videtur devotioni ipsorum populorum caphensium (2). Chissà che per non volere gli uni, non siano rimasti privi di tutti ! Le carte nostre tacciono in seguito sul tema presente. Intanto siaci lecito esclamare : quale enorme differenza ! Nop-pur due secoli innanzi, erano gli abitanti taurici che non volevano ascoltare la parola di vita, che sgorgava facile e animata dai petti dei fervidi apostoli di Cristo,-là giunti per guadagnarli alla vera fede, ed ora sono essi che invocano a calde preci i loro padri e pastori a reggerli ed istruirli, e ne rimangono orfani e derelitti 1 Né sorga qui alcuno a domandare che cosa vi facesse il clero secolare di rito latino? Già sopra noi avvertimmo, ed ora lo • C) Vedi a pag. 690 del tomo II, parte I, nel documento DCCCCXXII. (5) Vedi a pag. 697 del tomo stesso, nel documento DCCCCXXIII. In questo e nel precedente atto v’é la prova del quanto asserii poco sopra. Vi si dice nell’ uno conveniens numeras fratrum... minorum ad duo monasteria eidem ordini dedicata in ipsa urbe caphensi transmittantur, e nell’altro fratres... in duobus monasterijs in ea urbe positis , et ipsi ordini... dedicatis, residentiam facerent. Dunque due, e non piu, erano le case francescane in Caffa. ( 743 ) DI CRIMEA affermiamo con maggior sicurezza ancora, che, in seno alla gran messe di documenti componenti il nostro Codice, non vien mai fatta menzione di un solo sacerdote secolare che abbia esistito nella diocesi di CalTa o nelle minori colonie (,). Gli stessi vescovi, se ne eccettui uno o due al più , furono tratti sempre dagli Ordini domenicano o francescano, sommamente benemeriti perciò della civiltà e religione in tutto 1’ Oriente. (’) Solo in quest’ultimo momento, mi cade sott’occhio una noterclla già. da tempo da me estratta dal solito cartolario della masseria pel 1455, in cui fra molte altre cose trovo scritto: Dominus frater janotus de parma capelanus capello sancti georgij platee palatij caffè, qui in presenti cartulario seruire incepit MCCCCLV, die XXV aprilis, ad rationem asperorum centum in mense, etc. Dunque anche il cappellano del console era frate, e la chiesa palatina s’intitolava s. Giorgio, prospiciente la pubblica piazza, s’ergeva il palazzo di governo. LE CHIESE ( 744 ) LE CHIESE DI GAFFA DISSERTAZIONE quinta Non giudico inutile a questo punto anche una rapida rassegna delle chiese esistenti in Cada o nei suoi pressi. Già abbiamo ricordate quelle dei regolari, che furono pei francescani i due conventi e chiese di s. Francesco e s. Maria ; e pei domenicani, originarii d'Europa, un solo convento e chiesa, cioè di s. Domenico, esiste memoria sicura (*). Ma, come i primi riottennero la proprietà della loro cappella in Copa, cosi i secondi possedevano presso Caffa, a un miglio di distanza, il santuario, pare, di s. Maria Incoronata; presso il quale si rifugiò a respirare aere puro il decrepito monsignore Panissari (2). Di esso riporta il Bremond una bolla d’indulgenza largita da Bonifazio IX, P8 dicembre 1389, a chi concorresse al suo ristauro dopo il terzo atterramento fattone dai Saraceni (3). Doveva dunque essere ben antica fino da quel tempo: ed io non dubito che vi fosse annesso un ospizio almeno per alcuni pochi religiosi addetti alla sua ufficiatura. Fors’ anche serviva di luogo di riposo, o di ricovero in tempo di peste, appunto come usavasi eziandio in Genova. (’j Vedi nel presente tomo a pag. 616, n. 204, e a pag. 902 del tomo I, nel documento CCCCXVIII. (’) Vedi come sopra a pag. 384 e 547 del tomo presente. (*; Ballar. Ord. Praod. voi. II, pag. 312. ( 74-5 ) DI CAFFA Quali case e chiese appartenenti ai Frati-Uniti citammo già innanzi i templi dei ss. Pietro e Paolo, s. Nicolò e s. Giacomo. Ma il Bremond predetto ci avverte che il terzo era situato extra murcs caphae, mentre i due primi doveano essere compresi nella cinta. Dallo Statuto poi risulta che il titolare suo era s. Giacomo il minore (*). A tutti tre il medesimo Bonifacio, e dopo lui altri pontefici mostravansi larghi di benefici e grazie spirituali (-). « Della parrocchiale di s. Michele e della sinecura di s. Lorenzo concesse al domenicano padre Cafasta, tenemmo eziandio discorso. Quella di s. Maria del Bazar, spesso citata negli atti, dovè cimi molta probabilità essere la omonima dei francescani. Oltre le precedenti, lo Statuto istesso ricorda come esistenti Tanno della sua compilazione, 1449, ed ufficiate con regolarità nei giorni stabiliti, le chiese di s. Antonio, s. Lazzaro, s. Gio. Battista, s. Maria Maddalena, s. Chiara, s. Croce e s. Caterina, nonché la cappella interna della palazzo consolare (3). Fuori porta, e presso la spiaggia, ergevasi pure la chiesa di s. Maria Assunta, dove primamente sbarcavano i turchi ; e poco lungi dovea trovarsi l’altra di s. Anna, luogo in cui prese terra il nuovo giunto vescovo greco, Nicolò (*■). La cattedrale intitolavasi a s. Agnese fino dal giorno della erezione di Caffa in diocesi, separata dall’arcivescovado di Sul-tania, per volere di papa Giovanni XXII, l’anno 1320. Dovea, mi penso, essere la meglio costrutta, più antica e capace di tutte: ma del 1474 essa giaceva in rovina, sebbene di fresco restaurata col denaro del pubblico, come riferì 1’ ex-console Giustiniani a scusa dell’ avervi sottratta la lapide marmorea dei Fieschi : (’) Vedi sopra a pag. 616, 11. 203. (2) Ballar, cit. voi. II, pag. 384, ed altre gi;\ citate nella nota 2 della pag. 736. (5) Vedi tutto il n. XXVII dello Statuto di Caffa a pag. 614 e segg. (*) Vedi a pag. 124, 163 e 242, del presente tomo. I.E CHIESE ( 746 ) notoria est demolitio diete ecclesie, novissime constructe, etiam sub ausìlio pecuniarum magnifici o/Jìcij s. georgij ('). Come vede il lettore, le chiese erano molte, operarii autem piuci, e saranno state ufficiate il giorno solo della loro festa, e forse nulla più. Ciò che si evince dal fatto certo, che avendo bisogno il vescovo Panissari di due cappellani pel servizio divino della sua cattedrale (che, stante la distruzione di s. Agnese, sarà stata una delle prenominate), ricorse al Banco, acciò da Genova glieli mandasse, e vi andarono, come sempre, due frati predicatori, Marino e Giacomo, ambo piemontesi (2). Alcune delle surriferite chiese poi è probabile che appartenessero ai greci ed armeni, e tra esse, giudicandone dai titoli, preferibilmente le dedicate a s. Lazzaro, s. Croce e s. Caterina \. e M., in singolare modo venerata in Oriente. E la Signoria di Genova, non facendo distinzione di rito e di razze, a tutte assegnò nel suo statuto di Caffa un1 offerta a presentarsi dal rettore della colonia nei giorni di speciale loro solennità. Lo spirito dominante in quel codice misto, politico-commerciale, datole da essa a norma e fondamentale base di governo, quanto è della parte religiosa, lo si scorge informato tutto a lodevoli sentimenti di fede e pratica cristiana. La religione volevasi riverita e venerata nei dommi e nei suoi ministri, le dottrine credute e rispettate1, l’osservanza dei precetti e le opere dalla Chiesa ingiunte altamente adempiute nel pubblico. Nella coscienza dei privati non bramava entrare ; tanto che ordinando, a cagione d’esempio, al ministrale, sotto grave pena, la chiusura dei negozii e botteghe nei di festivi, venuta un cotale poco in disuso a Caffa, liceat tamen, soggiunge, cuicumque laborare in domo ipsius, ad libitum voluntatis (3). (’) Vedi a pag. 383 del presente tomo. (’) Vedi a ] ag. 18, 40 e 48 del presente tomo, nei documenti MLII e MLXVI. (3) Vedi a pag. 626 del presente tomo. ( 747 ) DI CAFFA Ed anche troppo sembra clic il popolo di Cada abbia applicato appunto a quei di il principio di libertà. In regola generale, quando la religione vien meno nei cuori, anche la cosa pubblica ne risente gli effetti. Cessa la buona feile nei commerci e vi sottendano l’inganno e la frode, il traffico languisce e cresce il monopolio; sicché a brev’andare una città, un regno si trova versare in angustie, nei travagli e in una mutua diffidenza fra i suoi membri o amministrati. Sorgono allora le lotte fra 1’una casta e l’altra: il popolo schiaccialo e povero col ricco sfondolato, avaro ed oppressore: e la guerra più o meno latente o aperta riesce a comune rovina dei cittadini. I preposti al governo danno opera ad estinguere l’incendio, nè sempre il possono, chè l’onda del male ha già invaso il campo; solo la religione è capace a mettere argine all’ irrompente foga dei vizii. Ciò volle fare ai suoi giorni il vescovo Campora in CàfTa, il quale credette doversi lagnare, come del misfare del popolo, così del non giusto esempio dato dal console e maggiori ufficiali di governo, quando cadde opportuna assai la cessione del dominio taurico nel Banco di s. Giorgio. A questo egli scrisse parole di fuoco sul loro conto, e si ebbe il ricambio di altrettali da quelli. Anche il primo console Domoculta ed i suoi massari lagna-vansi di lui al magnifico Ufficio nel 1455, come di agitatore degli spiriti e a soverchio pretenzioso sui costumi , in ispecie degli armeni e greci; quos cotidie, dicono, perturbare volebat et eis innovare que non solita erant, quod nullo modo permisimus. E la ragione del divieto sta in ciò, che sunt nobis (gli armeni) fidelissimi et boni mercatores, dantes civitati magnum beneficium. Le due autorità partivano da un principio allatto opposto e male avriano potuto incontrarsi. 11 vescovo dal domma e catechismo, il console dall’utile e politica. Jsse-rendo ea faciebat pro fide amplianda, si pone in bocca al LE CHIESE ( 748 ) mitrato, e lo si contraddice tosto col niego : quod contrarium est. Va innanzi ancora il Domoculta, e ragionando a suo grado insinua vivere i caffesi non in paese cattolico, ma sì inter lattar as nationes : dovere quindi un pastore d’anime sapersi accomodare de qualitate loci et habitantium, sui trascorsi dei quali aliqualiter supportandum est. Quando poi Domeneddio avrà concesso piena vittoria contro il comune nemico, si potrà a ragione richiedere dai colonisti quod omnia recto calle procedant ('). Sta a vedere che, nelle gravi distrette della vita, non gli uomini a Dio, ma Dio agli uomini debba pel primo convertirsi, per mettere fine ai mali che ci opprimono ! I Protettori posti al duro passo di dare torto ad alcuno dei due, e non sapendo farlo, per deficiente cognizione di causa, addogarono la via di mezzo, rispondendo al Campora di volere pazientare anche in promuovere il bene del paese e delle anime, supponendolo, come fors’anche lo era in verità, un cotale po’ troppo ardente e focoso. Gli insinuano adunque: si sapientia vestra uti in bonum volueritis, nihil erit in ci vitale illa tam horridum, tam incultum, quod non in melius reformetur et splendescat: sin autem claudicabitur. E in rispetto alle controversie coi vescovi greci ed armeni, certo in materia di disciplina e credenze religiose, conchiudono: lasciateli fare: sinite eos; omnia tempori aptari decet (2). La politica dell1 opportunità : che un governo civile può talvolta addottare e seguire, ma la Chiesa spesso deve anatematizzare, quando contraria al domma ed al vero bene del popolo. La naturale conseguenza si fu il ritiro del prelato dalla diocesi, chiesto dai poteri di Caffa, e la sua volontaria dimora in Genova; cui successe poscia, come dicemmo, l’altro domenicano, (’) Vedi il documento CLI, a p. 364 del tomo 1.°. (*) Vedi il documento CLXIII, fi pag. 378 del tomo stesso. ( 749 ) DI CAI'TA Girolamo Panissari. Questo io lo stimo il più vantaggioso modo di sciogliere una vertenza di simile genere; e la Curia romana ben sovente nel caso pratico la osserva. Del resto che la moralità in Cada lasciasse ben molto a desiderare, lo addimostra la continua serie di delitti che vi si perpetravano in onta alla religione e alla legge. Il Codice nostro rammenta ad epoche diverse gli stupri del Luxardo e Giorgio Fazio sulla greca fanciulla, e il ratto d!altra donna per opera del l1 azio medesimo ; un Marco Gentile che viola la matrona pur greca, e Tommaso Airolo, il quale, per rivendicare il debito del marito , sforza il domicilio della moglie. Non mancano le congiure, ribellioni e assassinii a mano armata, le offese personali alle autorità costituite, inspirate o protette da Gregorio Delpino. Nel 1454 specialmente, appunto al tempo del vescovo Campora , la sicurezza pubblica era scesa cosi basso, che i quattro ufficiali borghesi di Cada, li diremmo oggidì la Giunta municipale della città, richiesero a grande istanza al Banco di s. Giorgio il pronto invìo d un severo governatore pel ripristina-mento della quiete nella contrada. De severo commissario, dicono, nobis providendum est, et quam primum; il quale et fugantes populos retineat et excessus corrigere non timeat ('). be così parlavano i padri della patria, ed a ra^ffiunsere lo scopo mandavano a Genova un apposito oratore, convien dire che ben a mal punto si trovasse la salute e la pace generale di Cada. I Protettori poi spesso spesso rampognano i consoli di mollezza nel prevenire, reprimere e castigare le scelleratezze e ruberie dei ladri notturni: come, ad esempio, la gagliarda riprensione fatta il 7 febbraio 1464 a Baldassare D’Oria (2); e tal altra volta (') Vedi il documento XXXVII, a pag. IH! del tomo I. (J) Vedi il documento DCXXIX, a pag. 291 del tomo I. Società Ligure di St. Patria, Voi. VII, P, II LE chiesi; ( 750 ) consigliano e spingono la comunità dei borghesi a curar meglio la quiete e pubblica morale del popolo. « Sforzatevi, dicono, di togliere di mezzo i susurroni, detrattori e seminatori di zizzanie e scandali, e introducete le opere capaci a partorirvi carità e virtù » (*). Ben è vero che una città così ampia e da tante razze d uomini abitata, non poteva andar esente da mali che sono inerenti al Fumana natura. Un governo non per tanto invigilar deve acche di misfatti ne segua il minor numero possibile; e tale appunto fu mai sempre il voto e lo studio del nostro Banco di s. Giorgio, espresso in molte fra le istruzioni impartite ai consoli spediti al reggimento delle colonie tauriche. (’) Vedi il documento DCXXVII, p. 289. I I CONSOLI DI CAFFA Grande era la dignità del console di Calfa, corrispondente a un dipresso a quella di viceré, o superiore all’ uffizio di governatore di provincia. Nella credenziale data al primo console eletto dal magnifico Banco di s. Giorgio, si legge : Constituimus eundem thomim (Domoculta) in consulem et pro consule diete * ciuitatis , et omnium perlinentiarum smrum, cum potestate, balìa, arbitrio, mcroque et mixto imperio, el gladij potestate etc., prout prcdecessores sui habuerunt ; non derogando regulis el ordinamenlis etc., exceptis his concessis sibi de forti officio, ad compescendos excessus temerariorum el male compositorum ('). Nello statuto del 1449 il console di Calfa e chiamato caput et primordium dicte ciuitatis, et lotius maris majoris, in imperio gazaric; appunto perché su tutti i paesi soggetti al dominio genovese, e dai genovesi abitati, lungo la costa occiden- (') Vedi nel documento LXXXVTII, a pag. 272 del tomo I. — Niun dubbio può occorrere clic por le anzidetto parole vogliasi intendere avere il console pieno diritto di giudicare e punire i delitti capitali e di Stato ; come, d’ altronde, lo possedevano anche i baili di Venezia nelle loro colonie, specialmente a Tana. I CONSOLI ( 75Ì ) tale e meridionale del mar Nero. nei luoghi di terraferma, e anche nel Bosforo Cimmerio e la palude Meotide, o mar d’Azof. l'autorità consolare si estendeva. Lo assicura il tenore della patent? succitata, diretta universalmente a tutti magistratibus, ciuibus, mercatoribus , burgeiisibus , et januensibus, gaudenti-bus, morantibus et frequentantibus in ciuitate caffè etc., ac alijs magistratibus quorumcumque locorum maris majoris et pontici, ac ubilibet in imperio gazarie constitutis. Potrebbe forse paragonarsi al grado di proconsole al tempo dei romani, quando spedivansi a reggere le città e i popoli di loro conquista. Corre un divario però, che i proconsoli romani, spinti ad enormi distanze dalla capitale dell’ impero, e con leggi o non ben diffinite o poco osservate, abusando del potere , spesso degeneravano a tirannia e concussione, come avviene ancor offcidì nelle interne regioni della Turchia asiatica ; mentre i rettori di Caffa aveano ad obbedire a norme fisse di legislazione patria, vivere in comunanza coi loro connazionali, e mal avriano potuto abusare dell’ autorità e grado ad opprimere gli amministrati. Un qualche abuso tuttavia dovè, in tanto volgere di anni, intervenire, il quale necessitò parecchie riforme e aggiunte fatte, in varii tempi, ai primitivi codici in vigore; infino a che, correndo il 1449, d’ordine del doge Lorlovico Campofregoso, fu compilato, discusso, approvato da un apposita Commissione d’uomini di conto, e datagli tutta la forza di legge, lo statuto detto di Caffa, che d’allora in poi e alla Signoria di Genova e all’ Ufficio di s. Giorgio valse di regola fondamentale pel reggimento e buon governo delle colonie tauriche. Esso statuto nel suo primo capitolo determina minutamente, come le competenze, cosi i doveri del console. Erano molti e gravissimi: ne diremo qui in succinto i principali. Obbligo di tenere a suo continuo servizio militem unum , IH CAFFA domicellos sex, ragulium unum, coquum unum et 'equos sex. Per milite vuoisi intendere il suo cavaliere ('), per domicelli, i famigliari e compagni d’onore, per ragazzo, un valletto o paggio: niuno dei (piali fosse schiavo. Anche il vicario consolare doveva essere spesato da lui di vitto e bevanda, durante la carica, e lo stesso pure i due trombettieri suoi ed il placerio, cioè messaggiere (2). Il sigillo di Stato rimanesse sempre a sue mani e non presso d’altri, e peli’uso a farsene sulle lettere e salvocondotti, niuna paga ricevere e domandare. Nelle subaste dell’ introito o gabelle della masseria provvedere acche non tornassero a vantaggio personale d’ alcun massaro od ufficiale di Moneta, che perciò non aveva a partecipare nella consulta dell’ incanto ; e nella vendita delle medesime gli era determinato il preciso modo di concederne il partito al miglior offerente. Quelle di Soldaia e Cembalo non là sul luogo, ma solo in Caffa, aveano a concedersi, alla presenza del console e relativi ufficiali. Al banco del tribunale portare si doveva i giorni stabiliti di lunedì, giovedì e sabbato (3) ; e quivi cum ejus vicario stare (■) Lo prova chiaro 1’ altro passo consimile, riguardante il console di Soldaia, da cui è richiesto clic habere debeat socios., et primo militem seu catta-levimi unum bonum etc. Vedi a pag. 653, n.° 476-77, del tomo presente. (!) Il vocabolo piacerias avrebbe veramente anche altri significati, ma qui pel caso nostro panni che lo determini netto il capo XVIII dello statuto caffè se, intitolato: De piacer ijs seu nuntijs, vale a dire corrieri. Ivi si legge infatti: statuimus quod in dicta curia sint et esse debeant piacerij sex, ex quibus unus semper debeat esse vicissim in palatio, ad mandata domini consulis — Del resto, anche un bailo veneto, di primo rango, doveva tenere un cappellano e notaro, due camerlenghi, un medico, quattro servitori, un dragomanno, due trombettieri e quattro cavalli. Veniva nominato dal Maggiore Consiglio con quattro mani di elezione; doveva essere nobile, e riceveva il titolo di Magnifico Messere. Cosi il Berchbt: La Repubblica di Venezia e. la Persia, pag. 77. (5) Nel volume dei decreti del Senato, degli anni 1438,1439 e 1440, segnato X. 054, sotto la data die VII maij 1439, è scritto: De paruo commerci» Caphe. Più sotto : — Die mercurij V augusti: lierum Capite. E finalmente : — MCCCCXXXX die quarta januarij : Dies feriandi Capite. I CONSOM ( ree ) et adesse ad jus reddendum et ministrandum, ac reddi et. ministrari faciendum : parole che indicherebbero la giustizia stessa venire amministrata non solo in suo nome, ma da lui in persona, e il vicario servirgli puramente e semplicemente da consulente legale, quando il console presiedeva come magistrato supremo. 11 fuoco nella sala magna del palazzo, durante il verno, pesava sul suo salario ; in quella che, allo scadere d’ ufficio , un regalo di due paia d’armi, completa et bona, gli si imponeva per la sabarbaria, ossia magazzino di polveri ed armi, di Caffa. Non taceremo un articolo che può spiacere a taluni, i quali su di certe leggi civili ed ecclesiastiche, vigenti nei secoli addietro, hanno scritto e tuttodì profferiscono i più strani, ingiusti e arditi giudizii, ragionando dei tempi andati coi criteri dql secolo nostro. Anche in Caffa, e sotto un governo repubblicano, era in uso la tortura; e P abbominato instrumento per applicarla, non so se a luogo d'' onore, o meglio forse per incutere spavento al pubblico, rimanere dovea fisso nella camera grande del palazzo comunale, e per niun conto lo si avrebbe mai dovuto rimuovere, ordina lo statuto al n.° 20 (*). Questo per la parte positiva: quanto alla negativa, tra le principali proibizioni, che sono molte, annovero le seguenti. Non affrancare schiavi o chicchessia altri dalle imposte di Stato ; non comprare ^ persona propria, o sotto nome di altri, i proventi, introiti o gabelle del comune: non esercitare mercanzia, palese od occulta, durante il consolato, né in Caffa, né in qualunque luogo al suo dominio soggetto. Solo alla fine dello stesso, o quattro mesi, innanzi, possa spendere tanta pecunia corrispondente al salario percepito, e non dippiù, nella compra di 0) Peggio ancora accadeva in Genova, ove sotto 1’ anno 1469 trovò applicata la pena del fuoco al violatore d’una ragazza. Litlerar. Com. Janue. Ann. 1426-1503, a fol. 488 verso, nell’Archivio Governativo. ( 757 ) DI CAl'KA merci da recarsi nelle parti occidentali, cioè Genova od altri scali d’Europa, ovvero darle in cambio, se meglio gli aggrada. Scaduto di carica, e compilo il suo sindicato, mai gli era consentito di rimanere in paese, ma sulla stessa nave che condusse il successore, avea a prendere imbarco e rimpatriare. Curioso poi l’obbligo fattogli, che postquam officium ejus fuerit egressus, et domi januam redierit, debeat secum habere ad minus duos famulos, qui minime sint sclaui. Niun regalo gli era comecchessia permesso ricevere dai sudditi o straniere dominazioni ; e quei doni che certi baroni (credo .tartari) usavano mandargli di cavalli o simili, non a lui , ma agli ufficiali di Moneta aveansi a consegnare ; i quali tosto li vendessero e il prezzo versassero nella cassa pubblica. Concedere salvocondotti a private persone noi dovea senza il previo consulto dei massari, del consiglio degli anziani e un proclama gridato per tre giorni innanzi; un creditore, od altri aventevi interesse, poteva impedirlo. In casi eccezionali bastare i suddetti e 1’ ufficio di Moneta , essendo pregiudicevole tal fiata il ritardo di tre dì. Tutti i surriferiti articoli, regole, e in generale statuta duitatis janue, il console era tenuto a giurare., alla presa di possesso della sua dignità, nelle mani dei sindicatori di Caffa; i quali perciò avevano l’incarico di leggerli e farli conoscere al nuovo titolare, acciò li adempisse ed osservasse; e ad ogni contravvenzione o inadempimento sonovi determinate severe condanne e quasi sempre di gravissime multe. In compenso d’oneri così molteplici, e a titolo di stipendio, lo statuto, oltre la franchigia pei generi vittuarii (sit francus ct immunis pro victu tantum), assegna al console sommi annui cinquecento, che saranno stati un bel valsente per quel tempo, se il posto da molti si ambiva, non per l’onore soltanto, masi ancora pel lucro ; oggi però si stimerebbe un nonnulla, massime coll’ obbligo del cibario, e altri [tesi gravitanti su di lui, come I CONSOLI ( 758 ) dicemmo poco sopra ('). Le rate di pagamento regolavansi nella seguente maniera : la quarta parte percepiva il console al suo ingresso in ufficio, le restanti di tre in tre mesi. Noi poi vedremo fra breve elevarsi questo salario dal Banco di s. Giorgio in sommi seicento nel 14-57, attenta distantia loci et oneribus staliarum et sumptuum dicti officij (2). Anche dinanzi ai Protettori, e stando ancora in Genova, il console eletto dava il giuramento di bene esercitare la carica a nome del magnifico Banco, obedire mandatis dicti offici/ sancti georgij tantum, ministrare et ministrari facere jus et j ustitiam, tempore sui consulatus, equa lance unicuique petenti, reddere bonam et veram rationem de eo quod spectabit administrationi officij et officiorum que continget exercere in dicta duitate caffè ; in corto dire, ea omnia exequi, obedire et agere que debet et ad que tenetur fidelis et rectus officialis versus dominum et superiorem suum. Il perchè prestava la cauzione di lire settemila cinquecento, o del suo, o prestando sicurtarii che per lui si sottoscrivessero d’altrettanta somma (3). Su questa si rivalevano in seguito i Protettori, occorrendo multare o condannare un console, per inadempiute promesse o male amministrala giustizia. 11 titolo legale che gli competeva, a viva voce ed in iscritto dai subalterni, era quello di Magnificus ; e cosi leggesi sempre (') « II sommo non era una moneta effettiva (come sarebbe ai dì nostri uno scudo), ma consisteva in verghe d’ argento di un dato titolo e di un peso determinato ; oppure, se di peso diverso, ragguagliato sulla bilancia al peso regolatore. Il sommo evidentemente rappresentava in quelle regioni (tauriclie) 1’ ufficio che faceva il marco in Europa ». Cosi il eh. Desimoni, che ne trattò con piena cognizione e la consueta sua esattezza, a calce della Vita privala dei Genovesi, del eh. L. T. Belgrano. A lui io rimando il lettore, desideroso di conoscere il ragguaglio preciso della moneta allora corrente coll’ attuale nostra. (*) Vedi il documento CCCLXI, a-pag. 752 del tomo I. (3) Vedi il documento LXIX, a pag. 259 del tomo I. ( 759 ) DI CAFFA nelle iscrizioni da esso o da altri poste sulle torri o mura di Caffa. Il nome poi datogli nelle sue missive dal Banco di s. Giorgio, suo superiore, si fu di Spettabile, o Spettato, ed ai massari di Prestante, e di Prudenti ed Egregii ai rimanenti alti ufficiali di governo. Nel Codice nostro ricorre infatti quasi ad ogni pagina la soprascritta delle lettere loro dirette, coi termini : Spectabili, prestantibus, egregi] s et prudentibus viris, consuli, mussarijs et prouisoribus , antianis etc. caffè , carissimis nostris, salutem. Dove, al proposito di lettere, mi cade bene un’osservazione, che il lettore, per avventura, avrà già fatto, senza sapersene dare conto. La posizione della firma Protectores etc., alla chiusa dei loro fogli epistolari o decreti, varia in sensibile modo. Scrivendo al papa, cardinali, re ed imperatori, essa é collocata ad estrema destra, in significato d’onore verso il destinatario ; scrivendo a personaggi di eguale, o quasi simile dignità, é posta in mezzo dello spazio ; e in terzo luogo scrivendo ad individui privati, o loro amici, non rivestiti di carica distinta, si segnano verso la sinistra ; mentre, da ultimo, a sinistra estrema usano firmarsi scrivendo ai dipendenti in qualsivoglia guisa dal Banco ; e ciò indubbiamente a segno di superiorità e comando. L’ osservanza di cotale regola è costante nel nostro Codice, e non soffre eccezione ('). Trattavasi di preminenza cogli uni e di cerimonioso rispetto verso gli altri ; e non vi ha chi ignori quanto a tale riguardo si stia in sull’ avviso nelle corrispondenze d’ ufficio. Cosa singolare ! Io non trovo la medesima uniformità nello scrivere il nome stesso di Calfa : poiché talora è scritto all’ italiana, Caffa, taf altra alla latina, Capha, e più raro Caipha o Camfa. Su questo nome amo conchiudere il presente tema con un (’) Se talvolta essa non trovasi appuntino mantenuta nella stampa di questa opera, vogliasene attribuire il divario a svista tipografica, non già alla carta originale. I CONSOLI ( 760 ) curioso rilievo. Si è inai fatto osservazione sui moltissimi casali, genovesi od esteri, derivanti della radicale Calìa? Io ne conto almeno sedici, fra antichi, moderni e contemporanei. In Liguria fioriscono ancor oggidì i CalTarena, Cafferata, CalTarino, Chiaf-farino, i Caffarelli, Caffarotto e i Caffese. In antico esistevano i Caffarò, i Cafì'eca ed i Cafasta (’). Fuori Genova, e non dubito. originarii di qui, vivono presentemente in varii luoghi del Piemonte e Nizza a mare i Caller, i CalTarati, i Cataratti , i Caffarel, i Calìaretti, e perlino i Calìa. Una frazione del comune di Propata, in Liguria, è denominata CalTarena, e in Roma esiste oggi ancora il palazzo CalTarelli, ove ha stanza 1’ ambasciatore di Germania. Gentilizii tutti e nomignoli derivati dalla radice di Calìa, ove i primi individui che così appellaronsi ebbero a dimorare in ragione di commercio ; nella guisa stessa che gli abitanti di quella colonia per i tempi passati si dicevano CalTalucchi, come vedesi nel Borzino spesso da noi citato, e nell’annalista Giù stiniani. Quantunque poi non sia del nostro istituto l1 occuparci di ciò che spetta alla anteriore epoca storica di Gaffa e sue dipendenti colonie tauriche, quando cioè ancora obbedivano alla Repubblica, tuttavia acciò non vadano disperse alcune notizie, che nel corso delle nostre ricerche ci si pararono dinanzi e abbiamo raccolto a proprio uso, soggiungeremo qui le date degli anni ed i nomi dei consoli che la governarono avanti il 1453; evitando però i già conosciuti e rettamente annotati" dall’abate Gasparo Oderico. e dal Canale. Il primo di essi colle sue Memorie storiche di Caffa ed altri (’) Dei Caffeca si trova fatta menzione a fol. 79 del Diversor. Negot. 145"o in 1-405 : e a fol. 66 del Negotior. Gestor, s. Georgii, 1457-1467. Del Cafast.i Tommaso Simeone, domenicano, tenni discorso più sopra, e della famiglia Caflaro non è chi la ignori, per poco che sia versato nella storia ligure. ( 761 ) 1(1 CAFFA luoghi delta Crimen, inseri le nello Lettere Ligustiche, cominciò a stenebrare la materia con bella e copiosa erudizione, seguitalo poi dal secondo nella Storia di Genova, e massime nei Commentarii della Crimea. Ma sì l’uno che l’altro, per insufficiente cognizione dei registri di s. Giorgio, dovettero riuscire mancanti od errati in varii punti; i quali solo saranno chiariti a dovere, allorquando l’abbondante messe contenuta nell’archivio suddetto verrà posta in luce colla stampa. Noi ne metteremo in sodo ora qui alcuni, ricavandoli dallo spoglio fatto del Liber litterarum et aliorum diversorum negotiorum Officii Provisionis Romanie, per gli anni 1424-1428, e dall’altro egualmente intitolato, ma per Tanno 1448. Anno 4 42’>. —- Sotto i giorni 31 gennaio e 6 novembre v’esiste una lettera diretta a Pietro Fieschi, console di Caffa. 11' Canale lo dice figlio del q. Raffaele. Anno 1427. — Pietro Bondenaro riceve una missiva datata il 44 novembre 1427. Il Canale lo fa console un anno innanzi. Avrà forse nel I42G cominciato il suo esercizio. Anno i 428. — Gabriele Giustiniani Recanelli era certo console il 17 maggio 4428. Il Canale per svista scrisse Recanaio, che non è famiglia genovese, mentre i Recanelli figurano nel-I’ albergo Giustiniani, il ventisettesimo in ordine. Anno 1447. — Giano Campofregoso, doge, scrive ad Anto-niotto De Franchi Tortorino, console, sotto il 31 marzo. I Tor-torino entrarono davvero nell’ albergo De-Franchi. Anni 4447-48. — Lettere d’ufficio addì 22 agosto 1447, e 15 gennaio 1448 spedite ad Antonio Maria Fieschi, lo assicurano console per quei due anni. Anni 1448-49. — Giovanni Giustiniani console riceve lettere colla data 20 maggio e 4 settembre 4448, e 9 luglio 1449. 11 Canale lo dice della stirpe Longo, assegnandolo invece al 1450, che forse toccò nel suo esercizio. I CONSOLI ( 762 ) Da sezzo, i consoli di Cada dei quali è fatta menzione nel presente Codice, siccome pertinenti alla sua prima epoca, se memoria non ci falla , sono due soli ; cioè Giovanni Navone, citato nello statuto del 1449 come entrato in possesso della carica il 13 giugno 1440, e Borruele Grimaldi, querelante al magnifico Ufficio dell’anno 1456 pel rimborso d1 una certa somma di danaro, spesa durante il suo consolato d’ordine dei Protettori del 1453, ai quali perciò vien rimesso il giudizio della vertenza (*). Borruele adunque dovè esser console in quell1 anno 1453, e precedere immediatamente Demetrio Vivaldi. Infatti le incomplete serie consolari, che abbiamo fin qui, lo collocano in detto anno. (’) Vedi a pag. 640 del tomo I, e pag. 047 del presente. ( 763 ) DI CAFFA I MASSARI DI GAFFA Lo statuto di Caffa nei capitoli succedenti al primo, prosegue man mano a fissare le norme di elezione degli anziani, sindacatori generali, sindacatori del console, l1 ufficio di Moneta, di Provvisione, di Mercanzia, di Gazzeria ed altri, ed anche quello dei massari o provvisori. Diremo solo di questi, giacché degli altri non è intenzione nostra dare la serie degli ufficiali, e neppure il potremmo, privi come siamo dei necessarii registri. Al tempo della signoria della Repubblica sulle colonie tau-riche la nomina dei massari compievasi in CafTa per iniziativa del console ; il quale raccolti a consulta i massari scadenti e gli anziani nuovi eletti, tutti insieme procedevano a sceglierli dal novero dei cittadini genovesi colà domiciliati. Cittadini, dico, e non borghesi di Caffa volevansi, e in numero di due, non più, usciti dall1 urna a due terzi dei suffragi, almeno, di maggioranza, e mantenuti i colori politici. Non avevano diritto alcuno a salario, franchigia od immunità, e il loro incarico durava solo sei mesi, poi rinnovavansi : così con alterna vicenda, ogni anno, due volte. Assistere il console nelle grandi radunanze, discutere e votare con esso i partili nei negozii di Stato, e accompagnarlo, a titolo d’ onore, quandocumque continget dominum consulem recedere de palatio, erano i loro doveri (1). (') Lo stesso presso a poco, ma con legislazione più severa, usavano i Veneziani. Sentiamo ancora il Berchet : « Affinchè 1’ autoritil del bailo o del console non divenisse arbitraria, erano a lui destinati ordinariamente duo 1 M ASSA IU ( 71)4 ) Ciascuno dei due presiedesse durante tre mesi, in qualità di capo o priore, il corpo degli otto anziani, e in ragione di grado avanzassero il vicario consolare. Aveva poi il priore temporaneo a guardare il sigillo deir ufficio di Moneta; ed ogni carta di pagamento , non portante la firma e il bollo di lui, ritenevasi senza valore. I libri della masseria una volta al mese almeno passavano in rivista, e studio loro era 1’ esortare 1’ ufficio suddetto di Moneta ad escutere i suoi debitori morosi al pagamento. Il massariato adunque sotto la Repubblica fu un grado puramente onorifico e per nulla lucrativo : che anzi al titolare un apposito articolo proibiva, sotto pena di amissione, il comprare, vendere, o comecchessia convenire cogli stipendiati del comune, in punto merci, roba o genere qualunque. 11 Banco di s. Giorgio nel raccogliere l’eredità delle nostre colonie dallo Stato, innalzò di molto il grado di massaro e quasi alla pari del consolato ; inquanto che sino dalla prima elezione fattane, volle nominare contemporaneamente l’investito a console, massaro e provvisore ; come accadde in Tommaso Domo-culta, Antonio Lercari e Damiano Leone. Di essi tre, il Domo-culta dovea esercitare il consolato per il primo anno 1455; nobili come consiglieri, senza il voto dei quali non potesse arbitrare, ed in alcuni casi di maggiore importanza egli era obbligato a radunare un consiglio di dodici fra i più distinti sudditi della Repubblica nel luogo di sua residenza. I membri di questo Consiglio dei XII, il quale iu seguito divenne permanente, erano sottoposti ad una disciplina assai rigorosa ; avvegnaché un decreto del 14 luglio 1492 dichiarasse perfino : che se taluno di loro avesse palesato una deliberazione consolare, o qualunque altra cosa, a danno della Repubblica, fosse bandito colla confisca di tutti i suoi beni, e nel caso di suo j ritorno gli venisse eziandio tagliata la lingua. Il Consiglio dei XII eleggeva i due camerlenghi, che dovevano tenere, uno la cassa, 1’ altro i registri del consolato, e nominava, il vice-console nei luoghi più importanti del commercio. « I Veneziani tennero ordinariamente consolati alla Tana, a Trebisonda , in Acri, Tripoli, Beirutli, Damasco e Aleppo ». ( 765 ) DI CAFI'A ■ —----------1 ■ T-- terminatolo , sedere al posto secondo in qualità di massaro , e Unito anche il second’ anno, ritirarsi al terzo scalino: e cosi compiere il giro triennale di servizio. 11 Lercari e il Leone avriano fatto lo stesso in senso un poco' inverso , cominciando cioè il corso come massari, per succedersi l’un l’altro, alla loro volta, nel seggio consolare. 11 nuovo metodo sorti il vantaggio di avere non più uno, ma si tre grandi ufficiali simultaneamente impegnati al buon indirizzo ed alla conservazione del paese ; dei quali la mutua gara li spingesse alla migliore tutela degli interessi pubblici, ed anche dagli errori del compagno togliesse motivo ed esempio a guardarsene il successore. Inoltre, l’essere eletti in Genova e non più in Caffa, dai Protettori, e non dagli anziani, mentre rcndevali più autorevoli al cospetto dei sudditi, cooperò assai al benessere delle colonie, ricevendo direttamente dalla fonte le istruzioni e gli ordini spettanti al prudente e savio loro governo. L’ esperienza poi madre e maestra del giusto vivere , e reggere i popoli quaggiù, comprovava la bontà pratica dell’ innovazione introdotta, poiché la vicenda della terna consolare non venne meno sino alla fine. Bensi una qualche volta , e per urgente necessità di Stato, si dovè rinculare all’ antico sistema di nomina singolare, ma provvisto al temporaneo bisogno, rimutati di nuovo i pareri, si tornò alla trina elezione. Aneli’essa, lo si concede, non era del tutto scevra di pericoli e danni: quello, ad esempio, della lotta e contrarietà di opinioni fra i membri componenti la terna : ciò che si avverò a quando a quando, come vedemmo nelle nostre esposizioni sto-iiche. Ma questi sono difetti degli uomini, non già del principio; ed i Protettori nelle loro credenziali ingiungendo ai massari la piena obbedienza al console in carica, intesero appunto toglici e di mezzo silfatti attriti di podestà; i quali non avevano ragione d’ essere , dacché il massaro coll’ obbedire al suo capo rimaneva al coperto d ogni azione o fallo , se anche im- Sooietà Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 4u I MASSARI ( 766 ) postogli dalla superiore autorità, la quale sola avrebbe dovuto rispondere dell’ opera ingiunta. Nel resto poi l’ufficio del massaro sotto il dominio del Banco in nulla differenziava dal tempo che le colonie stavano soggette alla Repubblica, e i doveri suoi continuavano i medesimi ; consigliare cioè il console, votare i partiti a prendere in consulta di Stato, coadiuvarlo insomma come ministro e partecipe nel governo della cosa pubblica. Ondecchè, la cauzione da lui prestata con-fondevasi con quella di console, cui era contemporaneamente eletto. Ed ora che abbiamo ragionato della carica, passiamo a tessere la serie degli individui che 1’ occuparono. Quest’ ultimo nostro lavoro, increscioso assai ed intralciato, ci parve tanto più utile e necessario, in quanto che nel corso delle esposizioni storiche non potemmo spiegare con bastante larghezza le date e i motivi di molte rinunzie e sostituzioni di ufficiali, e cento altri particolari non disprezzabili per la migliore intelligenza della presente storia. E ad accollarci la nuova fatica fummo spinti eziandio dalla cortese insistenza di varii amici, i quali, anche prima d’oggi, ne chiesero l’esatto catalogo, cronologicamente disposto, dei funzionarli taurici, affine di stabilircisi sopra, come su saldo criterio, a dilucidare altri punti e ricerche storiche che ancora rimangono a istituire sul tema in discorso. A tale uopo abbiamo abbondato alquanto di citazioni del testo originale dei documenti, e del costoro numero, acciò il lettore possa a suo bell’ agio ricercare in essi quel di più vantaggioso e circostanziato che egli desidera, e noi dovemmo, per istudio di brevità, solo alla sfuggita accennare. Cominciamo, come è naturale, dalla metropoli o capoluogo di Caffa ; e di essa daremo l’elenco dei maggiori e minori impiegati , che vi sostennero cariche o comando. Dopo Caffa verrà il turno delle secondarie colonie. ( 767 ) DI CAFFA SERIE DEI CONSOLI E MASSARI DI GAFFA DEMETRIO VIVALDI, 1452-1454. All1 epoca abbastanza memorabile, per la storia ligure, del trasferimento di dominio delle colonie tauriche dalla signoria di Genova al Banco di s. Giorgio, era preposto al loro governo, in qualità di console di Calfa, con giurisdizione sull1 intiero territorio della penisola da essa posseduto, il nobile dottore Demetrio Vivaldi, e correva il primo anno del suo alto ufficio. Gli dovea tener dietro pel seguente il nobile Andrea Squar-ciafìco, ad quem spectabat secundus annus concessionis facte prefato domino demetrio, quando i Protettori del 1453, il 23 novembre, a sciogliere quel vincolo e lasciare liberi a disporre della carica i successori loro, obbligavansi a pagargli la somma di danaro, già convenuta fra lui Andrea e il Vivaldi predetto, nel caso antevisto di mancato esercizio dell1 impiego, giusta il tenore del documento XV, a pag. 53 del Voi. I. Lo Squarciafico infatti non vi andò; mentre i Protettori stessi già erano venuti nella deliberazione di spedire colà, anzicchè un console, due Commissarii straordinarii ad esaminare sottilmente lo stato vero del paese, riferirne al Banco, e provvedere , in seguito, a seconda del bisogno e il mutato ordine di cose. Simone Grillo e Marco Cassina furono, siccome uomini oculati e dacciò, i prescelti all1 ardua missione il 21 novembre 1453, CONSOLI E MASSARI ( 708 ) coll’assegno di cento fiorini al mese, fino al rimpatrio, che potrebbe avere luogo nell’ agosto prossimo del \ 454, ma che in effetto si protrasse d’assai per le cause discorse nella storia degli anni 1454-55. Le istruzioni loro impartite possono leggersi nei documenti XXIX, XXX, XXXVIII e XL, a pag. 94, 118 e 122 del Voi. I. Del console Vivaldi abbiamo nel Codice una sola lettera particolare, colla data 2 maggio 1454, e quattro altre più tardi scritte in comune coi massari, gli anziani e l’ufficio di Balia al Banco, come è a vedersi nei documenti XXI, XXIII-XXVI, a pag. 86, 102 e seg. ; e sembra eh’esso sia deceduto in Caffa, o per viaggio, nel restituirsi a Genova, se di lui come morto parla il documento CLXXII, a pag. 395 del I Voi. (4). TOMMASO DOMOCULTA, 1455-1456. Partiti già da tempo i Commissarii per via di mare, con quel cattivo esito che sappiamo, s’indisse il 22 agosto 1454 la generale assemblea dei partecipi, affine di procedere alla prima elezione degli ufficiali taurici; in cui il prescelto, a maggioranza di suffragi, al consolato di Caffa si trovò essere il notaio Iacopo Bracelli, il quale non accettò (Doc. XXXII, p. 101). Urgendo per altro far giugnere tosto in Crimea, unitamente alle provviste d’armi e un buon rinforzo di soldati, anche il capo (’) Ad evitare la noia della continua ripetizione del volume primo, secondo e terzo del nostro Codice, che ritorna ad ogni momento nel corso della presente serie degli ufficiali, noi avvertiamo qui, una volta per tutte, che il volume primo comincia col documento I e termina col CCCCLXX ; il secondo principia col CCCCLXXI e finisce col MXXXIX; ed il terzo esordisce col MXL, per compiersi nel MCXLVHI. Così il bttore che vuole andare a cercare in fonte le parole o cose, da noi citate o dette, sa regolarsi sulla scelta del tomo che gli abbisogna. Occorrendo fare cenno dei pochi documenti inseriti nel Supplemento, avremo cura d’ avvertirlo a parte. ( 761» ) III CAl'l A di governo, 1’ assemblea, altra volta ratinala allo scopo stesso, decise di procedere alla nomina non più di uno, ma si di tre consoli assieme: ex quibus unus celeriter caffam, terrestri via, mittatur, reliqui duo, via maris; di cui ciascuno governasse prò anno uno, reliqui duo sint massarij et prouisorcs; et successine seructur ita pro tribus annis, incipiendis immediate postquam inceperit primus exercere. In conformità a tale deliberazione rimasero eletti, coll’ inclusiva dei voti, Tommaso Domoculta, Antonio Lercari e Damiano Leone, i quali, il medesimo giorno, dichiararono d’ accettare l’incarico, come può leggersi nel documento XL1II, a pag. 125. II primo era artefice; e gli spettava la precedenza secondo il turno, e giusta le parole del citato documento : incipiat ille qui ut artifex electus fuerit; gli altri due contavano fra i nobili. Dopo la faticosa traversata già da noi descritta sotto V anno 1455, Tommaso Domoculta, d’ unita ad Antonio Lercari, approdò a Caffa il 22 aprile di detto anno, ricevuto dal collega Leone, giuntovi innanzi per via di terra, e da tutti i caffesi, con indescrivibile gioia e trionfo, e prese, il giorno dopo, il comando della colonia, come scrisse egli stesso al Banco nella relazione fattane. Attingimus (capham) vigesima secunda die mensis aprilis eie., sequenti quidem die etc. cum omnibus stipendiatis et comitiua nostra ordinate descendimus etc. deinde ad logiam, consuetum locum sceptri accipiendi, peruenimus, in quo per predictum damianum mihi thome consignatum fuit consulatus sceptrum (Doc. CL, a pag. 355). Qui osservo una piccola differenza di data : conciossiacchc nel cartolario della masseria di Caffa per Panno \ 455, evvi la seguente partita: Magnificus dominus thomas de domoculta, honorabilis consul ciuitatis caffè, qui in presenti cartulario sui consulatus officium'incepit exercere MCCCCL V die XX V aprilis, ad rationem summorum* quingentorum in anno, juxta ordinem dominorum re/formatorum, electus et constitutus per CONSOLI E MASSARI ( 770 ) inclitum officium sancti gcorgij communis janue, vigore litterarum prelibati ofjicij, scriptarum manu pauli cancellarij anno presenti die XXlllI januarij, debet etc. (Doc. LXXX\ III , a pag. 272). Se non che la svista del segretario di uno o due giorni non ci deve impensierire, quando poco sotto, lui stesso od altri corresse 1’ errore, scrivendo : Pro magnifico domino thoma de do-moculta, consule caffè, pro toto salario anni unius , incepti MCCCCLV die XXIII aprilis, et finiti MCCCCLVJ die XXII aprilis, ad rationem etc. Cominciò adunque effettivamente ai 23, e non 25 aprile. Di lui abbiamo nel Codice due lettere particolari sotto il documento CXXXYl, a pag. 328, e CLXV, a pag. 381 , e tre altre comuni coi massari, nei documenti CL, CLI, CLXI\ , a pag. 355, 364 e 379. E suoi massari furono i già citati Antonio Lercari e Damiano Leone ; quest’ ultimo in virtù del decreto contenuto nel documento LVI, a pag. 146. Del primo resta una missiva diretta al Banco quando era in grado di provvisore soltanto (Doc. CXXXV, p. 326). ANTONIO LERCARI, 1456-1457. Giusta l’ordine stabilito, Antonio Lercari, q. Luca, dovè succedere immediatamente a Tommaso Domoculta nell’ api’ile 1456. Cosi prescrisse il Banco in più atti, e massime in quello che reca il numero LXXXIX, a pag. 274; mentre sino dal 7 gennaio 1455, già egli aveva adempiuto all’obbligo di promettere fedeltà e prestar la dovuta cauzione di sette mila cinquecento fiorini (Doc. LXIX, a pag. 259). Il nostro Codice non riporta alcuna lettera di lui console; che ebbe a massari lo scaduto Tommaso Domoculta e Damiano Leone, a senso dei documenti LVl e XCI, pag. 146 e 276. ( 771 ) DI CAFFA DAMIANO LEONE, 1457-1458. Terzo console, e in successione ad Antonio Lercari, era stato designato Damiano Leone in molte lettere, segnatamente colla patente rilasciatagli il 4 8 dicembre 1454 nel documento LVII, a pag. 147, e non v’ha dubbio che abbia a suo tempo occupato la carica. Ma di lui, in tale qualità, neppur una sola epistola ne allega il Codice, e solo due quando era ancor massaro; e sono le noverate sotto i documenti CXXXVII, e CXXXVI1I, a pag. 339 e seg. Durante il suo consolato 1’ ufficio di massaro e provvisore sostennero gli antefati suoi colleghi Antonio Lercari e Tommaso Domoculta; restando cosi compiuto il triennio per tutti tre. BARTOLOMEO GENTILE, 1458-1459. Se, come penso, questi primi consoli si succedettero con regolarità, il dì 23 aprile 1458 avea a vacare il posto, e urgeva pensare ai surroganti. Per la quale cosa, raccolti il 5 maggio 1457 nella gran sala i Protettori ed azionisti cui spettava la nomina, e dati i calcoli, sortirono, a pluralità di voti, eletti i seguenti, Giacomo Spinola, Francesco Camilla e Martino Giustiniani (Doc. CCCXL1V, p. 728-31). L’ultimo solo accettò, e gli altri due si fecero scusare (Doc. CCCLXVI, p. 733). Ripetuto P atto il 17 stesso mese, i maggiori suffragi caddero su Agostino Saivago e Paolo Grimaldi-De-Carlo (Doc. CCCXLV1I, p. 734), i quali declinarono alla loro volta l’incarico, che poi il l.° luglio venne affidato ad Alessandro Grillo e Sisto Den-tuto (Doc. CCCLII1, p. 743). Inutilmente però, che aneli’ essi si dinegarono (Doc. CCCLYI, p. 747), imitati la quarta volta da Federico Spinola e Marco De-Marini (Doc. CCOLXII e CCCLXV, p. 753 e 757), sebbene il salario annuo fosse stato cresciuto di cento sommi, elevandolo a seicento, in forza d'una deliberazione CONSOLI E MASSARI t 772 ) presa a quei giorni, per rispetto delle troppo frequenti rinunzie (Doc. CCCLXI, p. 752) (*). infine il 2(5 ottobre 1457, o peli1 aumentato stipendio o per altro ignoto motivo, i consoli si ebbero nelle persone di Bartolomeo Gentile, figlio di Gerardo, Luca Saivago (Doc. CCGLXV, p. 757), e del primo accettante Martino Giustiniani. La nuova terna seguire doveva all1 intutto 1’ ordine per la precedente già fissato, cioè uno funzionasse da console, i due restanti da massari e provvisori. A Bartolomeo Gentile si assegnò la precedenza sugli altri, col succedere finito anno prefali egregij damiani de leone; al Gentile il Martino Giustiniani, ed a Martino Luca Saivago avrebbe a tener dietro (Doc. CCGXC, CCGXCI e CCCXC1I, a pag. 824 e seg.). In questi diplomi è previsto il caso di decesso d’uno dei tre, e stabilito il modo di regolarsi, come pure l’anticipato arrivo del non titolare sul collega designato a coprire innanzi di lui la carica, e [ter tutti i possibili eventi vi si danno opportune provvidenze. Le istruzioni non mancarono, e prolisse assai (Doc. CCCLXXV11 e CCCC, a p. 808 e 831), congiunte all’alfabeto in cifra; non che le patenti pel massariato e provvisoria, da esercitare secondo il turno loro ai debiti tempi (Doc. CCCLXXX e seg., a pag. 819 e seg.). Quale fosse questo tempo non ci è dato conoscerlo ben preciso, perché una lacuna grande e dolorosa di lettere ed atti, che si verifica circa quei di. nel nostro Codice, ce lo impedisce. Ciò solo sappiamo che partirono tutti tre assieme sulla nave del nobile Lazzaro De-Marini per Scio, e che da Scio, o sullo stesso o sur altro legno, condurre si doveano a Calla (Doc. CCCLXXXIX , pag. 823). (’) Scrive il Berchet, che anche gli ufficiali veneti, circa questo tempo declinavano le missioni onorevoli in Persia, pei grandi pericoli che le accompagnavano: ma il governo, a tale riguardo, andò per la più corta, e stabili severe pene ai ricusanti. Op. cit. p. 16. ( 773 ) DI CAFFA Vi giunsero infatti; ina non stimo tanto presto da succedere il Bartolomeo Gentile a Dainiano Leone nell’aprile 1458. Se al 20 marzo erano tuttavia in Genova (Doc. CCCXCVIII, p. 830), come avrebbero potuto veleggiare a Scio , ivi trattare il nuovo imbarco, poi recarsi alla Tauride in poco più d’un mese? È poco credibile. La data dunque della presa di possesso di lui e dei colleglli, suoi futuri successori, per tale motivo ci resta ignota; come ignoti ci sono pure gli atti della sua amministrazione per la lamentata deficienza di carte. Neppure un messaggio di lui, console, ci conservarono i registri del Banco: ma più tardi, sotto il di 4 giugno 1460, esiste un ordine di pagamento di ducento cinquantacinque ducati, al quale era stato condannato nei suoi sindicamenti (Doc. DCCXVIII, p. 426). Cattivo segno 1 Dovè avere a massari, durante il consolato, i due colleglli nella nomina, Martino Giustiniani e Luca Saivago. MARTINO GIUSTINIANI, 1459-1460. Buio completo sul conto di costui nei nostri documenti ; dove non se ne parla affatto, nè in carica, nè fuori carica. Certo tenne il governo della colonia dopo il Gentile, cui ebbe a massaro pel suo primo anno, unitamente a Luca Saivago peli’anno suo secondo. LUCA SALVAGO, 1460-1461. Ultimo della seconda terna, egli sarà salito al potere nel 1460, e di lui nulla affatto ne consta dai registri di s. Giorgio. Suoi massari furono il Gentile Bartolomeo e Giustiniani Martino predetti: amen due pel loro second’anno, avendo già consumato il terzo nella dignità di consoli. CONSOLI E MASSARI ( 774 ) GERARDO LOMELLINI, 1461-1462. Per motivi che, in causa della perdita dei registri, ne rimangono sconosciuti, si desistè questa volta dalla trina contemporanea elezione dei consoli. Penso v’abbia dato impulso la brama viva di spedire in tutta fretta alla Tauride un capo di governo a provvedere e cessare il minacciato assalto del turco. Comunque sia, la nomina di Gerardo Lomellini a console dovè accadere in principio d’anno 1460; e fu eziandio preposto capitano e condottiero della nave Italiana alla vela per Caffa, carica d’ armi e soldati (Doc. DX e DXII, p. 66 e 67). Tenne le redini della colonia nel seguente 1461, in cui scadde il suo predecessore Saivago. Ma, mentre niun atto, lettera od altra memoria ci restò della amministrazione sua consolare, il Codice conserva parecchi decreti e ordinazioni che lo riguardano già uscito di carica, anzi già tornato in patria; residui di piati e molestie rimastegli dopo i subiti sindicamenti (Doc. DCLXXXYIII, DCCXXVIII e DCCL, p. 408, 433 e 476). Che abbia avuto i suoi massari non è a dubitare; chi fossero noi so dire, per manco di notizie. Uno sarà stato Raffaele Monterosso che gli successe , e Baldassare D’ Oria I’ altro ; almeno dopo il più tardo costoro arrivo in Crimea. RAFFAELE MONTEROSSO, 1462-1463. Anche Raffaele Monterosso fu eletto a parte, il di 20 aprile 1 461, siccome artefice di colore nero (Doc. DXLVII, p. 111). Ad esempio di Damiano Leone, per volontà del Banco, prese a fare il viaggio a Caffa per via di terra, in quella che il collega suo Lomellini vi si recava per mare: ed al quale successe nel governo della Tauride (Doc. DLXXII, p. 124). Nel supplemento al Codice noi pubblicammo infatti tre sue lettere a Casimiro re di Polonia, datate il 2 aprile e 16 set- ( 775 ) DI CAFFA lembre 1462; sicché non rimane ombra di dubbio sull' epoca del suo esercizio (Doc. XIV-V1, p. 468 e seg.). Anche i massari, subalterni suoi, vi sono sottoscritti, cioè Gerardo Lomel-lini, ex-console, e Baldassare D’Oria, console futuro. BAIPASSARE D’ ORIA, 1463. Nell’anno che segui prese il posto di console Baldassare D’Oria, cui spettava giusta l’ordine prestabilito. Era stato eletto a quella carica anche in precedenza del Monterosso (Doc. DLXXl, p. 123), ma il perchè dovesse esercitarla dopo, noi vedo dichiarato. Forse surrogò un altro prima di lui uscito dall1 urna, e che non volle accettare; siccome vedemmo essere accaduto pocanzi a Bartolomeo Gentile in un identico caso. Oppure ciò avvenne nella sua qualità di nobile, o pella fazione bianca o nera cui era ascritto. Morì in dignità ; e la sua morte riuscì causa d’ abbastanza serii dissidii fra i maggiorenti di Caffa ed i massari e provvisori. Pretendevano quelli si procedesse in consiglio di Stato alla nomina d’ un successore dello stesso suo colore politico : vollero questi, e il Monterosso in ispecie, si riassumesse alla dignità uno fra i due massari, i soli rappresentanti ufficiali del sovrano Banco nella colonia al dominio suo soggetta, mentre la regola del colore ascendeva ancora al tempo della signoria della Repubblica. Con questa ragione trasse a se la maggioranza degli aventi diritto al voto, e rimase eletto lui stesso sopra il Lo-mellini. La vertenza si portò a Genova in seno del Banco, che rau-nato i partecipi a discuterla il 22 ottobre 1464, finì col rimetterne la decisione al buon criterio dei Protettori in carica (Doc. DCXLI1, p. 304). In frattanto però, all’arrivo a CafTa del nuovo console Gregorio Bozza, il Monterosso subì l’umiliazione di vedersi esautorato ex officio massarie, che gli rimaneva ad CONSOLI K MASSAIO ( 776 ) esercitare per alcun mese ancora, e ciò d’ ordine del Banco. Ma al suo ritorno in Genova, fatta istanza d’essere esaminato e giudicato a norma di verità e leale giustizia, ottenne ampia soddisfazione sulle calunnie sparse contro di lui. e decreto di svincolo delle somme pecuniarie, cui era stato sottoposto per tale motivo in Caffa (Doc. DCCXXXVIII, p. 448). GREGORIO REZZA, 14G4-1465. Cessati i motivi della derogazione fatta alla regola la volta precedente, il 28 settembre 1463 ebbe luogo nella grand’aula di s. Giorgio la generale elezione degli ufficiali taurici, e prima d ogni altro, dei consoli di Caffa. Era questa la terza terna; epperò distribuite e raccolte le fave, si trovò nominato a primo console Gregorio Rezza, mercante nero, con ventuno voti favorevoli, Giovanni Lorenzo Cabella, artefice bianco, con voti diciannove, per secondo, e Calocio Ghizolfì, nobile pur bianco, con altrettanti voti diciannove, per terzo (Doc. DLXXXIII. p. 182). Giunto a Caffa Gregorio Rezza, è luogo a credere abbia subito cominciato a governarla, giusta le ricevute istruzioni, avendo per massari il Cabella e Ghizolfì predetti, pel loro primo anno. Ad essi tre volsero i Protettori, nel corso dell’anno -1464, alquante rampogne e ordini, contenuti nei messaggi del 3 febbraio e 24 dicembre (Doc. DCXXV e DCLIII, p. 282 e 315). Ciò nulla meno il Rezza, dopo il suo triennio d’esercizio, lo vediamo tenuto dal Banco in degna considerazione; poiché è a lui, residente nel 1469 in Roma, che l’Ufficio di s. Giorgio indirizzava un caldo appello, e di una missione confidenziale incaricavate presso la Curia pontificia (Docum. DCCCXXVIII, p. 587). ( 777 ) DI CAFFA GIO. LORENZO CABELLA, 1465-1466. Quanto si sa di lui é che doveva venire dopo il Rezza nel reggimento della colonia; ma certo certo nella estate del -1465 era tuttora in seggio il Gregorio, come si ricava dai documenti DCLVlll e DCLX1V, p. 335 e 345: nei quali i Protettori a lui nominatamente si rivolgono per raccomandargli la conservazione della pace, I aumento delle provviste, il castigo dei perturbatori , e la buona amicizia coi principi e popoli contermini. Convien dire adunque che, al più presto, nell’autunno successivo 1 abbia surrogato nel comando il nostro Cabella; avendo a massari pel secondo anno il Ghizolfi, e per il primo lo scaduto Gregorio Rezza. E di vero, nel gravissimo rimbrotto fatto a tutti tre i rettori dal Banco, in data I.° dicembre di quest’ anno, è cenno del Gregorio già sceso di carica, del Cabella costituito in dignità e del Calocio in via di succedergli. 11 rimprovero versava sulla ineseguita commissione di ridurre da centocinquanta a solo cento il numero degli stipendiati militari (Doc. DCLXX. p. 354). CALOCIO GHIZOLFÌ, 1466-1467. Sullo scorcio dell’anno 1466, venuto il suo turno, salì al potere Calocio Ghizolfì (*), ultimo della terza terna consolare. 1 Protettori avuto lingua, per lettere private, di forti dispareri sorti fra i nostri magistrati, ne concepirono fiero sdegno, e ne mossero loro amare doglianze, minacciando castighi e chiamandoli responsali del malo esempio verso gli amministrati (Doc. DCCXXX e DCCXXXI, p. 434 e 441). Motivo pare 1 abbia dato il Ghizolfì, coll’insorgere, ancor mas- ( ) Il Canale ti aduce Calocio in Calocero. Avn\ forse ragione ; ma io amo seguire la lezione del tosto. Di nomi strani a quei tempi ve n’ ebbero ben molti, e anche più nuovi e bizzarri di questo. CONSOLI E MASSARI ( 778 ) saro, contro il console Rezza, il quale, a giudizio suo, mali tratti avrebbe usati a Monterosso Raffaele, ed a Gerardo Lomellini, forse all’epoca dei loro sindicamenti o del rimpatrio. L)i che lo rampognano al vivo i Protettori, dicendo non spettare al subalterno il farsi giudice e rinfacciare aperto i torti al suo superiore: immo debebatis eum in omnibus venerari et preceptis ejus parere, etsi etiam deliquisset, et errorem suum, non pubblicare. Per la quale cosa intendimus, concludono, vos et alios seuere punire ad exemplum aliorum. Ma fu una vana minaccia, perchè il Calocio mori indi a poco in grado di console: secondo decesso d’un rettore in carica, e in così breve intervallo di tempo. Sto quasi per dire che fu meglio per lui; inquantochè nel prossimo suo sindacato, oltre le pene già dette, comminategli dal Banco, avrebbe dovuto altresi rispondere di un ingiusta sentenza profferita contro un tale Genesio Assereto, nella cui prolazione si saria lasciato trasportare da immoderato impeto d’ira, a quanto ne attestarono in giudizio Giovanni Lorenzo Cabella , suo antico collega e il nobile Gentile Camilla, chiamati dai Protettori a consulta (Doc. DCCCCXXXY1I, p. 738). Ebbe a massari il Cabella predetto e Gregorio Rezza, ciascuno pel suo terzo ed ultimo anno di servizio. GENTILE CAMILLA, 1467-1468. Se il Camilla trovossi, com’egli affermò, presente all’inconsulto atto di Ghizolfì, uopo è dire che egli fosse arrivato a Caffa in antecedenza, ed occupasse il grado di massaro in sostituzione al Rezza, siccome era stato prescritto nell’ assemblea dei partecipi fino dal 30 dicembre 1485, cioè che quamprimum applicuerit (capham), statim succedere debeat in officio massarie et prouisorie egregio viro gregorio de retia (Doc. DCLXXY 11, p. 364). ( 779 ) DI CAFFA Quando si prese tale determinazione in consiglio degli azionisti, il Camilla non era stato peranco eletto, e il partito avea a porsi in atto da colui sul quale fosse per cadere la nomina. Questa infatti non cadde su di lui, se non dopo la rinunzia fattane da Marco Lercari, che seusossi dall’ accettare la dignità propostagli, propter debilitatem suam, quia non bene sanus est, e allora dai voti degli elettori vi fu assunto, per mesi tredici, il nostro Gentile Camilla, addi 4 9 febbraio 1466 (Doc. DCLXXXII e DCLXXX11I, p. 395 e 398). Parti alla volta di Crimea nella state susseguente, poiché la credenziale sua reca la data del 28 giugno (Doc. DCXXI1, p. 429), e ante diem XV mensis julii già era in viaggio; per cui i Protettori scrivendo sotto il di 4 2 novembre 1466, lo speravano arrivato (Doc. DCCXXX, p. 434). Così era in realtà, e lo ripetiamo, abbastanza a tempo per dar lo scambio al massaro Gregorio Rezza, impaziente di rivedere la patria, e subito dopo, accaduta la morte di Ghizolfì, recarsi in mano il governo della contrada. Nell’ufficio di massaro, sotto di lui, continuò Giovanlorenzo Cabella, e a vece del defunto, un secondo ne fu nominato dal consiglio degli anziani, il cui nome ci rimase ignoto, ma che è accennato nel documento DCCCXUf, a pag. 555. CARLO CICOGNA, 1468-1469. Per la seconda volta la trina e contemporanea elezione dei cònsoli era stata abbandonata, fino dalla nomina del precedente Gentile Camilla. Scorso l’anno, si deliberò opportuna cosa procedere a quella del successore, che si rinvenne nella persona di Carlo Cicogna, il dì 16 febbraio 1467 designato console dopo il Camilla, e massaro in luogo del Cabella, giunto che fosse a destinazione (Doc. DCCXLV e DCCLXX1I, p. 472 e 486). Correndo il mese di maggio 1469 fungeva di sicuro il suo CONSOLI E MASSARI ( 780 ) ufficio, avendo a lato come massaro Alaone D’Oria; come chiaro risulta dalla lettera del Banco, loro scrittaj\ 16 febbraio 1470 (Doc. DCCCLXXX1V, p. 652). ALAONE D’ ORIA, 1469-1470. Presente ancora in Genova il Cicogna, si decise la nomina dell’altro console, cioè, Alaone D’Oria. Avea a tener dietro nel consolato al Cicogna stesso, et exercere officium massarie et pro-uisorie, quamprimum nobilis calocius de guisulfis ex officio consulatus exiuerit (Doc. DCCLYI, p. 479). Trovatolo morto, entrò subito in carica, loco ejus qui post obitum nobilis q. calocij de guisulfis electus fuit massarius et prouisor, in virtù di speciale ordine dei Protettori inserito nella sua patente (Doc. DCCCXIJI, p. 555). Era partito da Genova nell’agosto 1468 (Doc. DCCCXX1, p. 560). Sembra che Alaone governasse con molto senno la colonia e con grande soddisfazione dell’Ufficio di s. Giorgio, il quale appena vistolo di ritorno, sei prese a consultore delle cose caf-fesi per rispondere ai messaggi da lui stesso recati dalla Crimea (Doc. DCCCCXCIV, p. 805). FILIPPO;CHIAVROIA, 1470-1471. Causa la morte di Baldassare D’ Oria dapprima e del Ghizolfì poi, il turno dell’ esercizio consolare essendo stato alquanto sconvolto, i Protettori il 4 luglio 1468 anticiparono la nomina del titolare pel futuro anno 1470-1471: in cui riuscì a pluralità di voti trascelto il notaio Filippo Chiavroia (Doc. DCCCII, p. 542). Destinato a supplire il nobile Alaone D’ Oria nel supremo comando della penisola, e Gentile Camilla nel massariato (Doc. DCCCLXV1II, p. 623), tardò il cammino fino al settembre del 1469 (Doc. DCCCLXXVI1, p. 632), e dovè giungervi per via di terra nell’ inverno seguente. ( 781 ) DI CAFFA Di lui, in attualità di governante, abbiamo per fortuna alcune notizie positive nel nostro Codice. La prima, in data 16 e 18 maggio 1471, contiene una particolareggiata relazione al Banco sugli affari di Caffa, da lui sottoscritta e dai suoi due massari, Goffredo Lercari e Maone D’Oria (Doc. DCCCCLXXXI, p. 777). Nella seconda, che è una deliberazione d’ ordine interno, del giorno 21 giugno stesso anno, non figura più il D’Oria, ma si un massaro assunto in Caffa, per deficienza d’ altro non spedito da Genova, e ehiamavasi Ambrogio Giudice (Doc. DCCCCLXXXVI1I, p. 793). La terza, del luglio successivo, notifica al Banco la brutta congiura e gli scandali eccitati in paese dal turbolento e fazioso cittadino Gregorio Delpino. Dove osservo che 1’ Ambrogio Giudice più non soscrive il foglio, firmato dal solo console Chiavroia e dal Lercari suddetto (Doc. DCCCCLXXXIX, p. 796); forse per non ammetterlo ai segreti più intimi della corrispondenza, essendo solo supplente e non un patentato ufficiale di governo. GOFFREDO LERCARI, 1471-1472. È questo 1’unico console di cui ignoriamo la precisa data.di sua elezione, perchè la serie dei nostri atti per gli anni circonvicini ci si offre povera assai. Nè consta tuttavia quella di sua patente, concessagli il 19 aprile 1469; segno che la nomina avea avuto luogo mesi innanzi (Doc. DCCCC, p. 671). Nulla contiene di rimarco, all’ infuori della intesa successione al Filippo Chiavroia pei soliti tredici mesi. Cominciata al tempo del predecessore, seguitava sotto il suo consolato la troppo famosa contesa dei vescovi armeni, che lasciò insoluta nel resignare la carica. Un brano dei suoi sindicamenti ci prestò materia a discorrerne fra le Quistioni Private, che ora più non occorre trattare. Sappiamo il preciso giorno del ritorno di lui a Genova, che Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II 50 CONSOLI E MASSARI ( 782 ) fu il 29 giugno 1474, e venne latore di molte lettere al Ranco, riguardanti la sua gestione (Doc. MLXXXVII, p. 101). BATTISTA GIUSTINIAXI-OLIVERIO, 1473-1474. Del Battista abbondano le notizie. Eletto il 3 luglio 1470 (Doc. DCCCCX. p. G79), per continuare la successione del consolato dopo il Lercari, e della massaria dopo Alaone D’Oria (Doc. DCCCCLXXI, p. 771), giunse per tempo a Calla, dove gli fu respinto il suo conto di spese fatte pel viaggio di terra, come non ben redatto a piacere del Banco (Doc. MVII, p. 837). Salito al potere, vi si mantenne con decoro, e per testimonianza di molti cittadini del luogo, con giustizia, nobiltà e magnificenza tale da andarne universalmente commendato. Molte brighe tuttavia ebbe a sostenere durante la carica, specie la viva lotta col console di Soldaia, Cristoforo Di-Negro, di cui é lungo discorso nelle Quislioni Privale. Anche la controversia armena gli dovè agitare i pensieri e turbare i quieti sonni ; non riuscendo a sopirla neppur lui, che la lasciava poi in trista eredità all’ infelice successore. .Lettere ai Protettori ne scrisse parecchie, ma di tre sole ne resta il tenore; non sono d’affari politici, sibbene commendatizie di onesti individui che dalla Tauride restituivansi a Genova (Doc. MLXXIV, MXCV1I e MXCVIU, p. 58 e M0). Xella prima, del 25 agosto -1473, evvi sottoscritto come massaro il solo Antoniotto Cabella, ma nella terza, portante la data 18 luglio 1474, figura come massaro anche Oberto Squarciafico. Pochi giorni dopo, cioè il 30 luglio stesso, compi la sua carriera, e assoggettato al sindicamento, questo ebbe in Caffa e a Genova quel vario esito che per noi fu scritto nelle succitate Quislioni Privale. ( 783 ) DI CAFFA ANTONIOTTO CABELLA, 1474-1475. Chiude la serie degli effettivi consoli di Caffa il disgraziato Àntoniotto Cabella, per sua mala ventura eletto il 27 agosto 1471 e patentato il 10 giugno del 1472, acciò surrogasse subito il Chiavroia nella massaria, e al debito tempo il Giustiniani nel consolato (Doc. DCCCCXC e MXX1V, p. 801 e 855). Di professione era setaiuolo, e, a quanto sembra, uomo semplice, meticoloso , ma retto, e punto adatto a reggere un paese gremito di gente astuta e pronta ai raggiri, alle frodi, e infine alle armi. Entrò in carica, come narra lui medesimo , il di 31 luglio 1474, e dovè convincersi assai presto delle pessime condizioni della colonia dalla recrudescenza della contesa peli1 episcopato armeno, e dalla guerra sleale ed accanita mossagli per questo e altri titoli dal suo massaro Oberto Squarciafico. Egli si tenne ognora fermo alle istruzioni avute dal Banco (Doc. MXXXI, p. 860); ma nascendo alla giornata dissidii e casi impreveduti da quello, il Cabella, non soccorso di consiglio, impigliato anzi dalle mene dello Squarciafico, si trincerò sempre dietro il proposito d'aspettare gli ordini superiori, che naturalmente da cosi lontano doveano giungere tardivi e non più opportuni. Dupplicava perciò i suoi messaggi all’ Ufficio in Genova, esponendo i fatti occorsi, le rivalità dei suoi contraddittori, e domandando ordini all’ uopo, pronto ad eseguirli con lealtà ed ossequio (Doc, MCIV e MCXVIII, p. 117 e 197). Ma al paro di lui scrivevano, e con inchiostro ben diverso, i suoi emoli, Nicolò Torriglia, il massaro supplente Francesco Fieschi, e più che tutti, con maligno livore, l'altro massaro Oberto Squarciafico (Doc. MCX, MCXI e MCXIX, pag. 183, 185 e 204). In questo mal punto accadde la defezione di Eminech, già signore della Campagna, il suo sconsigliato e secreto accordo con Maometto, sultano di Costantinopoli, l’arrivo inatteso della CONSOLI E MASSARI ( 784 ) cosini llotta, l’assalto e la presa della città, con la congerie di danni, massacri, rovina e sangue, che già per noi fu narrata. Il Cabella, infelice in vita e in morte, trascinato prigione a Bisanzio, vi periva indi a poco di capestro, ed una anche peggiore sorte incolse al suo avversario Oberto. OBERTO SQUARCIAFICO, GIULIANO GENTILE-FALAMONICA, GALEAZZO LEVANTO. Nel dire pocanzi che il Cabella figurò siccome ultimo console effettivo di Ca!Ta, noi volemmo alludere agli egregii personaggi che, già designati dai Protettori per tenergli dietro nel consolato, non più ve lo raggiunsero. Sono in numero di tre; lo Squarciafico precitato, Giuliano Gentile-Falamonica, e Galeazzo Levanto: questi popolano, e i due primi di ceto nobile. Oberto Squarciafico era stato eletto addi l.° giugno 1472 (Doc. MXIX, p. 851); ebbe la patente il giorno 5 successivo, e dopo il 7 parti a quella volta, latore d’ordini e istruzioni al Cabella, cui poscia avea a succedere nel grado, come altresì, appena giunto, a Goffredo Lercari nella rnassaria (Doc. MLXV, e MLXVIf, p. 47 e 48). Arrivò, e anche troppo presto, a destinazione. Il Gentile-Falamonica assunto a capo supremo delle colonie il 7 luglio dell’anno 1474 (Doc. MLXV1II, p. 49), e da lui volontieri accolta la nomina (Doc. MXCIV, p. 109), ricevuta la sua credenziale (Doc. MCXI, p. 113), partiva da Genova colla seconda missione di andar ambasciadore del Banco alle corti dell’ imperatore e del re di Polonia, affine di inchinarli al soccorso della minacciata cristianità in Oriente : e a questo onorifico e dilicato incarico egli dovè la sua salvezza. Giacché, occupato in esso, tardava il suo giungere a Calla, e lorquando le fu davvicino, ne intese la lacrimevole caduta in potere del Turco. Se vi fosse entrato poco prima, la sorte divideva dei suoi con- ( 78Ó ) DI CAFFA cittadini ; e riuscì così fortunato da riceverne anche profitto pecuniario, dopo il suo ritorno, dal Banco di s. Giorgio , come ho riferito sopra. Il terzo console, Galeazzo Levanto, eletto il 17 agosto 1474 (Doc. MXC1V, p. 112), e palesatosi disposto a correre il difficile arringo col mettere la cauzione voluta di sei mila ottocento fiorini (Doc. DCXXXUI, p. 220), mi penso neppure più lasciasse la patria; essendo assai presto, e da più parti, giunto in Genova l’infausto annunzio della presa di Calta. .. . . ' II. I VICAKIl CONSOLARI DI CAFFA Dopo il console ed i massari, in ragione di grado seguiva il vicario consolare ; e quella autorità che il primo esercitava nel-1’ ordine civile e criminale , politico e amministrativo , la godeva egli nel giudiziario, con dipendenza non pertanto dal capo di governo. Osservo infatti nel cartolario della masseria di Caffa peli’anno 1455, che il vicario è posto subilo dopo il console, in riga di paga, e precede fin anco i massari. Dove pure il console vien detto che sui consulatus officiam incepit exercere il giorno tale, mentre per tutti gli altri ufficiali, a lui subalterni, compreso il vicario, è scritto incepit seruire: distinzione onorifica verso il magistrato supremo della colonia. Lo statuto di Calta al capitolo XI si sbriga facilmente del vicario, e in tre soli articoli compendia i suoi doveri e diritti. Questi anzi si risòlvono in un solo, 1’ assegno cioè di quaranta sommi annui, solvibili di trimestre in trimestre. Per contrario i doveri, o meglio le proibizioni, sono ben più. MCA mi CONSOL AHI ( 788 ) Prima, quella di nulla percepire dal comune a titolo d’indennità, regalo, o quauis de causa; la seconda, il divieto assoluto di dare pareri legali, in palese od in occulto, in iscritto od a viva voce, o altrimenti assumere il patrocinio di qualsiasi litigante presso la curia consolare, sotto pena di totale amissione dello stipendio. Gli correva poi 1’ obbligo di trovarsi assiduo in tribunale ogni dì, meno le ferie ed i giorni per legge prescritti, e quivi seduto ascoltare e decidere le cause. Oltre il predetto, gli era severamente ingiunto, come già del console ho narrato, di non esercitare, durante il suo servizio, alcuna sorta di mercatura e traffico, comprare dazio o gabella dallo Stato; e scaduto di carica, compiuti i sindicamenti suoi, doveva lasciare tosto il paese. Ma con questa differenza, che se il console venne costretto a restituirsi personalmente in Genova, il vicario dummodo recedat de caphu et loto mari majore, possit in aliis locis partium orientalium remanere, pro libito voluntatis (*). Non ci accadde di rinvenire nel nostro Codice accenno veruno a cauzione prestata dal vicario : essendo ufficio subalterno al magisterio superiore del console, e non maneggiando danaro o introito di sorta, forse forse non dava sicurtà. I sindicamenti sì li doveva subire ; e vedremo qui subito lagnarsene d’ingiusti il legista Bartolomeo Di-Giacomo, e tremarne le vene e i polsi all’ altro, d’altronde buonissimo, Lanzarotto Beccaria. Anche pel vicario consolare il Banco di s. Giorgio accrebbe in varie epoche il salario ed aumentò i privilegi, come dico più sotto. Il titolo che gli competeva, ed eragli dato dai Protettori e ripetuto nei registri, fu di Egregius legumdoctor. (') Vedi 6opra a pag. 583 del tomo presente, sotto il n. 8. ( 789 ) DI CAFFA SERIE DEI VIGA.RII DI GAFFA LANZAROTTO BECCARIA, 1455-145G. Il prestigio della giustizia era scemato d’assai, secondo che appare, nel popolo callose, da parecchio tempo, e importando molto ai nuovi signori di rialzarlo nell’ opinione pubblica, i Protettori di s. Giorgio fecero opera diligente in cercare tale uomo che capace fosse, per doli d’ingegno, bontà d’ animo c fermezza di propositi, a servirli nella bisogna. Lanzarotto Beccaria, da Parma, sembrò quello : e n’ ebbe la carica, conferitagli il 24 gennaio 1455 per due anni, e più o meno a beneplacito del Banco (Doc. XC, pag. 275). Successe al dottore Bartolomeo Di-Giacomo, vicarius domini demetrij de viualdis, il quale, scrive il Domoculta, fuit his diebus per ejus sindicatores multum grani ter condemnatus, non obs tante quod ipse, prout publice dicitur, in dicto ejus vicariatus officio, se ita bene, solicite ac mundis manibus habuerit, sicut aliquis alius vicarius a longo tempore citra non fecerit ('). Cosa che feri profondamente nel cuore il novello arrivato, Bec- (') Di questa famiglia originaria di Genova, ma trapiantata e fattavi borghese in Caifa, era certo quell’altro Bartolomeo Di-Giacomo o De-Jacopo, che ne tenne il consolato 1’ anno 13G5, giusta la serie consolare che n’ abbiamo dall’ Oderico e Canale, e potè anche essere il nonno del nostro legista. La professione dell’ avvocatura, e delle lettere, sembra quindi fosse ereditaria nel casato; poiché è del primo Bartolomeo, legista pur lui, che si narrano le mirabili cose sulla ricca e numerosa sua raccolta di preziosi volumi, fino dal 1390 (Belqrano, Vita privata dei Genovesi, a p. 128, e tra gli Atti della Società Ligure, Voi. 4, a p. 148. VIC Mill CONSOLARI ( 790 ) caria, vicarius meus, continua il console, il quale perciò multo tic ns ipsum penitet huc venisse, dicendo: se cosi trattarono un loro concittadino, quale più aspro governo non faranno di me? Il Domoculta adunque finisce lo scritto coll’invocare una pronta riforma, limitativa dei soverchi e abusivi poteri dei sindicatori degli ufficiali. Altrimenti, conchiude, in futurum non veniel huc vicarius aliquis qui alicujus reputationis sit (Doc. CLXV, a pag. 381). Il rimedio al lamentato male tardò alquanto da parte dei Protettori, schivi dal rimaneggiare i capitoli delle leggi vigenti, e nel frattempo venuta la peste a menar strage in Caffa, il Beccaria, con infinita moltitudine di popolo, vi peri, pianto dal pubblico e dal console che ne recitò le Iodi, vivo e morto, al sovrano Banco di s, Giorgio (Doc. CCMIf, p. 536-38). Aveva cominciato la sua carriera addì 23 aprile 1455, secondo che prova la infrascritta nota, inserita nel cartolario della masseria per quell’ anno. Egregius dominus lansarotus de beccaria, vicarius capile, qui in presenti cartulario sui vicariatus (sic) incepit seruire MCCCCLV die A A 111 aprilis, ad rationem summorum quadraginta in anno, vigore litterarum incliti officij sancti georgij, excelsi comunis janue etc. Dal che appare essersi egli condotto in Crimea unitamente ai consoli designati Domoculta e Lercari, poiché ivi approdò con essi la vigilia di s. Giorgio. La morte tuttavia non lo colse durante il suo primo anno di servizio, sibbene nel corso del secondo. Ciò si ricava da un’altra postilla del cartolario medesimo: Item ca die, AXIII aprilis, prò egregio domino lansaroto de beccaria, vicario consulis caffè, pro ejus salario anni unius, incepti MCCCCLV, die XXIII aprilis, et finiti MCCCCVl die XXII aprilis, ad rationem summorum quadraginta in anno etc. (*). (') Dicemmo noi già alquante cose della nobile, antica e molto sparsa casata dei Beccaria, nel pubblicare, correndo l’anno 1860, alcuni opuscoli ( 791 ) DI CAPPA GIO. PIETRO DI VOGHERA, 1457-1458. • Durante la vacanza, già lo dissi nella storia dell’ anno 1456, si esibì a farne le veci il suo predecessore Bartolomeo Di-Giacomo, e la sua ollerta venne accolta dal console, ma le condizioni da lui apposte per la riaccettazione definitiva dell’ impiego non piacquero ai Protettori. Erano 1’ aumento dello stipendio e un decreto di mitigazione del severo sindicato. 11 poverino, è chiaro, non bramava sottostare la seconda volta al forsennato rigore del primitivo giudizio. Laonde i Protettori, nella risposta al messaggio consolare, ammettendo la provvisoria sua prestazione, annunziavano il prossimo invìo d’ un altro vicario pella vicina primavera (Doc. CCCXIV a pag. 657-59): ed il giorno stesso, 27 novembre 1456, lo elessero in Giovanni Pietro di Voghera, forse chiamato Della-Costa, come riferii a pag. 655 in nota al documento CCCXI. La carica avea a durare il biennio solito, nel corso del quale nulla traspare nel nostro Codice sul conto di lui, per difetto di lettere. ALBERTO BOLLA, 1458-1464. Quel creseimento di salario che si negò al legista Bartolomeo Di-Giacomo nel 1456, il Banco di s. Giorgio lo dovè concedere poco dopo, e non al vicario solo, ma a quasi tutti gli ufficiali. In data 26 gennaio 1458 crebbe di venti sommi l'assegno annuo di lui, elevato così dai quaranta ai sessanta sommi: e lo stesso giorno nominava terzo vicario il dottor Ranuccio da Rimini. Movente al duro passo si recava questo, che ad officium vìcariatus consulatus caffè non attendunt viri sufficientes et deum, timentes, propter defectum salarij vicario consulari la- divenuti rari di Mgr. Antonio Beccaria, domenicano, vescovo di Scutari, e più altre possono leggersi nella Nobiltà (V Italia dello Zazzera, VICARII CONSOLARI ( 792 ) xalum , quod cedit damno prediate ciuitatis. La ventina aggiunta non si avea né anco a pagare dalla masseria di Gaffa, ma percepire ex dimidia condemnationum, quas fecerit ipse dominus ranutius in dicto officio annuatim (Doc. CCCLXXJI, p. 802). Malgrado il benefizio, Ranuccio non parti : e il 4 marzo seguente gli fu sostituito a patti eguali Alberto Bolla, e non più per due anni, ma sì peli’ intero triennio dei nuovi consoli eletti, Gentile, Giustiniani e Saivago (Doc. CGGXGVII, p. 829). Dunque stipendio cresciuto d’un terzo e proroga d’un altro anno di esercizio. Spesso chi non vuole dare il poco a tempo debito, é costretto a dare il doppio dappoi. Fors’anche stette in carica più lungo tempo ancora, e fino all’elezione del seguente; non avendo noi trovato alcun altro vicario intermedio. LEONARDO GELEE ARDI, DI PIETRASANTA, 1464-1467. Nè bastò ancora. Quei Protettori che vedemmo pocanzi tenere duro alla proposta del Domoculta sulla riforma dei sindicamenti del vicario, correndo ora il 146-3, sotto il 16 dicembre, ani-maduertentes quod propter malas temporum conditiones et improborum hominum versutius, conspirantium con'ra officiales , quos nituntur in sindicamenlis opprimere, quoniam suis desi-derijs non acquiescunt, e provata una seconda volta la difficoltà di adinuenire viros rectos , doctores legum , qui eo proficisci voluerint ad exercendum officium vicariatus, finalmente si inducono a temperare il rigore della legge sindacale, o megli'o, a comprimere gli abusi degli uomini, con accordare al vicario prò tempore il diritto d’appello al console, contro i sindicatori anzidetto oppressori della legalità e del giusto (Doc. DCX, p. 247). 11 decreto era fatto in favore del nuovo vicario Leonardo Ghe-rardi di Pietrasanta, patentato il 15 ottobre 1463 (Doc. DLXXXV, p. 188). E non fu il solo beneficio da esso avuto dal Banco, il quale gli promise altresi, ipso se bene habente, et exercenle lau- ( 793 ) DI CAFFA (labiliter dictam officium, che non ne verrebbe rimosso, finiti i suoi primi tredici mesi, ma, si et in quantum ita fideliter egerit, quod virtutes et merita sua cum commendent, lo continuerebbe aneli’ egli peli’ intero triennio dei consoli di fresco eletti , il Rezza, il Ghizolfì e Gianlorenzo Cabella (Doc. DUX, p. 246). In conseguenza del che impongono ai precitati di spesare il loro giurista del costo viario a Caffa , ognuno per la sua rata proportionaliter, prò co tempore quo sibi seruiet pro mensibus tredecim, avendo già il magnifico Ufficio passato alle mani di lui, a quello scopo, ducati larghi ventuno (Doc. DCXIX, p. 275). Sono belle assai ed opportune al caso le istruzioni impartitegli innanzi al suo recesso. Obbligo di recarsi anzitutto', là giunto, alla presenza del console, raunare il consiglio di Stato, e davanti a questo consegnare le lettere di cui era latore, esporre quindi con acconcia orazione la paterna sollecitudine del Banco nel promuovere il benessere della colonia con tanto zelo, da non saper aoperare meglio in consentanone pupille oculi. Dopo ciò, porre lesta opera in giudicare, e, a rigor di legge, punire quoscumque discolos et malecompositos, siue januenses siue burgenses, e con tale severità, quod celeris transeat ad exemplum eorum punitio. Insomma agire per tale guisa nel rialzare i buoni e reprimere i cattivi, da rinnovellare la grata memoria dell’ ottimo Lanzarotto Beccaria presso quei colonisti: quod meminerint se eo missum esse alium dominum lansarotum de becharia. Sembra che non avessero a lodarsi di alcuni suoi predecessori : perché dopo la viva raccomandazione fattagli di astenersi a familiaritate et commessationibus , sia coi genovesi, sia coi borghesi di Calla, ne illi vos habeant in contemptum, lo avvertono che vi troverà di cotali, qui querent vos corrumpere, ut faciant vos incidere in laqueum, e specialmente illi qui fuerunt vicarii, procuratores et alij hujusmodi, a quibus vos precaueatis. A mostrargli infine la piena fiducia che in lui riponevano e VICARII CONSOLARI ( 794 ) nella discretezza sua, gli consegnarono persino la cifra segreta, insinuandogli de his que inuenerilis in illa ciuitate, et de omnibus dignis nostra notitia, curate informari et veritatem piene intelligere, et quotiens poteritis, per omnem modum, nobis scribite (Doe. DCXXIII, p. 279). E perchè alquanto innanzi la sua partenza, era pervenuta notizia a Genova di grandi ladrerie e furti notturni commessi in Gaffa, i Protettori di nuovo lo spingono, con messaggio del 7 febbraio 1464, a farvi, appena arrivato, sonora giustizia , imprigionando e condannando con asprissimo rigore i facinorosi (Doc, DCXXX, p. 293). Ben potè provarcisi il Leonardo, ma di schivare tutti gli scogli di queU’arruffata gestione non gli riusci appieno. I malviventi venivano sostenuti da iniqui legulei, e il nostro vicario, o non abbastanza destro e pratico degli usi genovesi, o men conscio dei diritti acquisiti dal Banco, cadde in un errore, pel quale ricevè rimbrotto e comando di riformarlo (Doc. DCXL1V, p. 308). Cosa, che non gli tolse per altro l’esercizio della sua carica durante il triennio promessogli. Pare anzi ne rimanesse abbastanza soddisfatto di lui il sovrano Banco, se il 30 dicembre 1465, riscrivendogli, lo ammoniva di perseverare in tale modo che, inter populos illos eam famam acquiratis, quam, sibi parauil quondam dominus lancellotus de becaria, qui ibi, ut dicitur, tanquam sanctus adhuc adoratur (Doc. DCLXX1X, p. 375). Infatti, nell’aprile 1467 egli era ancora vicario sotto il consolato di Calocio Ghizolfì, come si ricava palesemente dalla comune loro lettera spedita ai Protettori nella causa di Gio. Battista Calvi (Doc. DCCLIIf, p. 477), e vi dovè perdurare insino alla venuta del suo successore. PASQUALE CELSI, DI MANAROLA, 1468-1471. Prima della costui elezione i Protettori avevano fatte pratiche non poche, affine di avere un legislatore di loro gradimento. ( 795 ) DI CAFFA Scrissero il 22 febbraio 1467 ad Agostino De-Medici , vicario del luogo di Pietrasanta, incaricandolo d’investigare 1’ animo del dottore Enrico Panici, se disposto ad accettare il vicariato di Calla, clic volentieri, a preferenza d' un forastiero, gli avrebbero conferito (Doc. DCCXLV1I, p. 474) ; risposero a Carlo Cicogna, proponente l'altro avvocato Giusto Guerra, di informarsi sui reali meriti d’un terzo, Gianpietro Sarti, di Voghera, meglio raccomandato al Banco, et illuni ex duobus januam conducatis, de quo meliores instructiones habueritis (Doc. DCCLV, p. 478). Nissuno dei tre accettò ; sicché urgendo spedire il surrogante a Leonardo Gherardi, il I.° aprile 1468 fa eletto il dottore Pasquale Celsi, di Manarola presso Spezia, per mesi ventisei, col salario consueto di sessanta sommi annui, e lo sconto delle spese di viaggio, ma lo stipendio a decorrere dal giorno d’arrivo a Calla (Doc. DCCXCII e DCCCX1V, p. 535 e 556). Brevi giorni dopo questo, avvenne colà il turpe fatto di Tomaso Airolo, e dei quattro giovani detentori d’ armi e perturbatori della quiete pubblica, da lui puniti a dovere ; di che diede relazione al Banco, ricevendone poscia 1’ avviso di ita lioneste et incorrupte officium vestrum administrare, quod effectus ì'espon-deant ei optime opinioni, quam nos et reliqui ciues de virtutibus vestris concepimus (Doc. DCCCLXXXV, p. 656). À corona di tutto, il 28 aprile 1470 a lui pure concedevano i Protettori il diritto d’appello contro i suoi sindacatori, caso che abusato avessero del loro potere (Doc. DCCCCYI, p. 677). Non sappiamo se gliene corse il bisogno ; mentre ci consta che sotto il consolato di Alaone D’ Oria, nel multare che fece Antonio Adorno per alcune irriverenti parole da lui profferite in giudizio, gli pose inconsideratamente la mano sulla spalla , dicendogli : o che pagherai l’ammenda, o che dovrai andar in carcere. 11 quale atto, avvertito dal cognato, Gregorio Delpino, die’ luogo alle rabbiose parole e forsennato contegno del Gregorio stesso verso il vicario, il console e i massari accorsi al tumulto. VICARII CONSOLARI ( 790 ) D’onde Pesiglio, e poi la diuturna lite del Delpino, trattata già sopra fra le Quistioni Private. GrIANFKANCESCO IPPOLITI, DI MANTOVA, CONTE DI GAZZOLDO, 1471-1474. È questo il vicario di cui il nostro Codice ci somministra il maggior numero di notizie : e, dopo il Beccaria, è pur quello che riscosse le più belle lodi di esatto e imparziale giusdicente. Eletto il 17 maggio 1471 alle condizioni medesime dei due suoi immediati predecessori (Doc. DCCCCLXXXII, p. 784), si condusse più presto di essi alla Crimea, accompagnato da una commendatizia del Banco, che è pregio dell’ opera il qui riferire. Superuenit hodie clarus juris iitnusquc doc lor, dominus johannes franciscus hippolitus de mantua, gazolli comes, eleclus javi pridem vicarius consularis illius urbis (caphe), quem ex manlua vocari fecimus el celerius mittere decreuimus. Videbitis litleras super dicio vicariatus officio eidem per nos traditas, quas non modo integre seruan volumus, sed insuper eum per vos ilari fronte excipi et benigne ac honorifice tractari, pre-serlim si, ut speramus , prudenter, justeque ac modeste se habebit. Optimas enim instructiones de eo habuimus, et ob id confidimus quod memoriam domini lancillotti de becharia in urbe illa renoualurus sit, et vestigia ejus imitaturus. Quia, quemadmodum nobili genere ortus est, generosum animum habere nobis videtur (Doc. DCCCCXC1V, p. 805). Prese adunque imbarco nell’ottobre 1471 sulla nave di llario Squarciafico (Doc. DCCCCXCV1I1, p. 809), munito di regolare patente (Doc. DCCCCXCV1I, p. 809) e di danaro mutuatogli dal Banco (Doc. DCCCCXCV, p. 808), in compagnia di due suoi giovani amici', di Brescia l’uno (Doc. DCCCCXCVI, p. 808) e di Mantova l’altro (Doc. DCCCCXCIX, p. 810), e anche con la promessa di rimborso d’ogni spesa di viaggio (Doc. M, p. 811). ( 797 ) DI CAFFA Come pervenne a destinazione , mise tosto mano a purgare la città dalla grama genìa dei ladri, dare uniforme assetto alle cose di giustizia, ed in così lodevole opera si mantenne costante •fino al termine della sua carriera. Giunto il quale, mentre si disponeva a far ritorno in patria, chiamatovi da famigliari bisogni, ebbe dal console Battista Giustiniani, allora in carica, una lettera all’Ufficio di s. Giorgio in sommo grado approvativa della retta e sapiente sua amministrazione. Diceva che sincere et gloriose se habuit in officio suo, cui lasciava cum grata et benigna omnium licentia. E perchè, nel rimpatriare, era deciso di toccare Genova, così propter suas virtutes et fulgentem famam , quam demonstrauit in regimine offici] sui, stimavasi il console obbligato apud dominationes vestras ipsum commendare, et de laudibus ipsius fidem indubiam exhibere, ut de benemeritis suis a dominationibus vestris possit extolli. Ne somministrava eziandio la prova pubblica del suo sindacameli to , in cui di ni una mala opera era stato rimproverato (Doc. MXCVIl, p. 110). Cosa davvero singolare per quei tempi. Bara avis ! Di sitratto amor di giustizia e severa oppressione dei tristi, che animava il vicario Ippoliti, m’è avviso ne sia un veridico saggio la commendatizia, 1’ anno innanzi, da lui lasciata al buon Giovanni Mainerò, presso i Protettori. Avendo questo ufficiale prestato mano attiva e proficua alla cattura dei molti facinorosi in CalTa, allora che in Genova ricondurre si dovea, il vicario lo raccomandava ai Protettori pei prestati servigi, con preghiera di lasciarlo procedere armato, a difesa personale verso i parenti dei processati in quella terra taurica (Doc. MLXXf, p. 51). GIO. PAOLO BARSIZIO, DI MILANO, 1474-1475. Così chiamossi il disgraziato vicario di’ ebbe a trovarsi in Caffa. a fungere 1’ ufficio di giurista al tempo della infelice sua caduta. Dall’atto di sua nomina, successa il 22 settembre 1473, Società Ligure St. Patria, Voi. VII, P. Il 51 VieARII CONSOLARI si ricava eh’ egli, anni prima, aveva occupato l’onorifico seggio di vicario aule inferioris, duitatis jarnie ; nella quale essendosi condotto recte ac laudabiliter, i Protettori, fidenti sulla dottrina, interezza di vita e altre virtù dell’ animo suo , lo assunsero a presiedere il loro tribunale calTese : declarantes quod, quantum ad salaria, subuentiones et emolumenta ac expensas itineris, tractari debeat prout tractati fuerunt tres ejus nouissimi pre-cessores, sine ulla dispartiate (Doc. MLXXV, p. 59). Ma la disparità gli venne, e quale ! dal suo reo destino ; giacché partito da Genova sulla nave Rosana, nel maggio 1474 (Doc. MLXXXIX e MXC, p. 106) approdò a Caffa dopo una breve traversata, e preso possesso della fatale dignità, vi periva l’anno dopo, come tutti gli altri, o ucciso o tratto prigioniero a Costantinopoli. III. SCRIVANI DELLA MASSARIA E DELLA CURIA DI CAFFA Quello che noi diciamo pubblico erario e tesoro dello Stato, in Caffa chiamossi Massaria: e così pure scriba, ossia scrivano della massaria si denominò l’incaricato a pagare e tenere i registri di quell’ azienda, appellato ora da noi segretario delle finanze. Non faceva parte del consiglio governativo, ne dipendeva anzi, siccome ufficiale subalterno, ma contando certo fra i principali. Suo stipendio, ventiquattro sommi annui, all’epoca dello statuto, cresciuti mano mano ad ottanta, e da ultimo anche a cento, sotto il dominio del Banco. Molti incerti e fissi introiti venivano ancora ad impinguarlo, e a rendere questo impiego ambito e sollecitato da numerosi richiedenti. Consoli, capitani, custodi, militari e provvigionati d’ogni sorta, vendite, gabelle, tartari, nazionali, forestieri e perfino saraceni, concorrevano a pagargli un qualche tributo. Sono tutti descritti nel capo X dello statuto predetto, a pag. 604 e seg. Mentre al servizio della masseria uno solo n’era il titolare, SCHIVA NI ( 800 ) nella cancelleria del console il disbrigo degli affari si effettuava* da molti, detti scribe domini consulis caffè. Lo statuto non ne segna il numero, ma il nostro Codice parla sempre di quattro scrivanie e altrettanti scrivani, più uno, e talvolta due sottoscrivani, cui veniva, od in tutto od in parte, concessa l’unica sottoscrivania. Dovere loro, trattare temperate et honeste il pubblico in suis solutionibus, e per queste Tiniformarsi appuntino al regolamento in vigore, detto Tabella, e affisso nella sala di riunione dei sindicatori di Calta, incaricati perciò a richiederne dai curiali l’esatta osservanza. Proibizione assoluta, in via ordinaria, di esercitare al contempo alcun’altra ragioneria od ufficio del comune; e il salario stabilito in venticinque sommi l’anno, divisibili fra tutti. Anche per essi sembra che il profitto maggiore lo ricavassero dagli incerti si, ma lauti proventi annessi alla carica: esempi-grazia gli atti d’accusa nanti il tribunale, le generali inquisizioni, e le sentenze profferite nei sindicamenti dei grandi e piccoli ufficiali, e simili altri guadagni, che possono leggersi nel capitolo VII dello statuto. ( 801 ) DI CAFFA SERIE DEGLI SCRIVANI DI GAFFA 1453. A motivo della stagione, molto inoltrata, iri cui ebbe luogo il trasferimento del dominio taurico nel Banco di s. Giorgio, non si potè in quest’ anno destinare a quei paesi alcun impiegato curiale; e solo il 28 novembre i Protettori decisero di procedere sollecitamente alla elezione di tutti gli ufficii vacanti in Caffa, e mittere quot quot mitti possint, ne locus ille appareat ita nudus et vacuus et pusilanimis (Doc. XVII, p. 54). 1454-1455. Le cure fastidiose del primo avviamento della colonia fecero ritardare più del bisogno l’atto importante delle elezioni generali, che avvenne soltanto il 22 agosto. In esso, con molti altri, sortirono nominati i seguenti: Girolamo Cerro alla scrivania della masseria di Calla, Marco Varsi, Cristoforo Camogli, Antonio Molassana, Tommaso Becco, alle quattro scrivanie della curia: Pietro Rissotto alla scrivania dei sindicatori, Giovanni Surli alla scrivania della mercanzia; come risulta dal documento XXXII, p. 98. Accettarono subito i due primi, e invece rifiutavansi i secondi quando, poco più tardi, furono sollecitati a presentarsi e giurare (Doc. XLII, p. 124). Saputane la causa del magro stipendio, il Banco si consigliò di riunire in un corpo, con quelle della curia, anche le scrivanie dei sindicatori, della mercanzia, e di sant’Antonio; e ripetuta la elezione il 30 novembre, usci- SCRIVANI ( 802 ) rono dall’urna Marco Varsi, già accettante e partito, Tommaso Recco, predetto, Lorenzo Calvi e Giacomo Onesti. 11 Recco allora accondiscese e l’Onesti pure; mentre il Calvi vi si ricusava affatto,- malgrado l’accumulamento (Doc. XLV, p. 128). Ne prese, credo, il posto, il notaio Clemente Valdettaro, di cui trovo la patente, per un anno d’esercizio, firmatagli il 18 dicembre, e che lo costituisce in unum quatuor scribarum curie (Doc. LIX, p. 149). Nella'stessa occasione, a sottoscrivano della curia medesima fu creato Manuele Calvi, di Giovanni ; la lettera di credenza 1’ ottenne il 4 gennaio 1455, e in ottobre successivo anche la proroga pel secondo anno di ufficio (Doc. LXV e CLYI1, p. 256 e 374). A riuscirvi, dovè promettere fedeltà e dare cauzione di quattrocento fiorini, come prescrivevano le redole del Banco. O Anche 1’ Onesti prestò sicurtà di altrettanta somma il 10, e subito il 31 gennaio 1455 riceveva la patente (Doc. LXXIII e LXXXII, p. 262 e 268), dalla quale veniamo a sapere ch’egli era notaro collegiato, ascritto alla matricola di Genova; e sebbene tale, non gli parve indecoroso lo scambio indettogli della scrivania colla sottoscrivania’, succedendo al proprio subalterno Manuele Calvi, finito il suo primo anno di carica (Doc. CLIX e CLX, p. 375 e seg.). In quel torno fungeva da cancelliere Battista Garbarini; colui che, sotto l’Il settembre 1454, stese la narrazione del doppio assalto dato a Caffa dai riuniti eserciti tartaro e turco', confermato Io stesso giorno dal console Demetrio Vivaldi, i suoi massari, il consiglio degli anziani e ufficio di Balia (Doc. XXXIII e XXXIV, p. 102 e 112). I quali tutti si fecero a raccomandare il Garbarini presso al sovrano Banco, affine di prolungargli per un second’anno l’impiego (Doc. XXXV, p. 413), e l’ottenne pel motivo che subito soggiungo. ( 803 ) DI CAKFA 1455-1456. In data 24 gennaio 1455 il nostro Codice registra la concessione e firma delle patenti di scrivani, conferite'al già citato Girolamo Cerro e ad Antonio Torriglia, surrogato a taluno dei quattro, che, al momento della partenza, cedè alla paura e si ritirò (Doc. XCII e XCIII, p. 276 e seg.). Dalle note che seguono si argomenta che il meticoloso fu di bel nuovo il Recco od il Calvi : perchè nel cartolario della masseria pel 1455 e 1456 leggo scritto, che Giacomo Onesti seruire incepit il 25 aprile ad rationem asperorum mille ducentorum sexaginta duorum in anno, e lo stesso affatto per Antonio Torriglia; ma giunto il segretario al di 16 gennaio 1456 prosegue di questo tenore : Iacobus de casanoua, notarius, unus ex quatuor etc. •electus per magnificum dominum thomam de domoculta consulem, et spectabiles dominos mussarios, loco marci de varsio, notarij defuncti etc., qui in presenti cartulario incepit seruire die ultima aprilis etc. E di sopra : Baptista de garbarmo, unus ex quatuor etc., qui in presenti etc., de mandato magnifici domini thome de domoculta consulis etc., loco clementis de valletarij, notarij, vigore electionis MCCCCLV die XXV11 aprilis etc. II Varsi adunque era morto durante Tanno, e n’ avea preso il posto Jacopo Casanova; del Calvi e Recco neppur verbo, e il Garbarini successe al Valdettaro, destituito siccome colpevole di ribellione nel tumulto sollevatosi in Caffa contro Acellino Lercari. Vero è che egli se ne dolse, come di calunnia, ai Protettori, recando una bella lista di testimonii in sua discolpa (Doc. CXXVII, p. 316), ed i Protettori, il 25 settembre 1455, ordinarono al magistrato di Cada l’esame coscienzoso della proferta querela (Doc. CLVI, p. 373). Pare sia riuscito nell’intento; che nel 1461 lo troveremo riavere il grado, ed esserne altra volta espulso. SCRIVANI ( 804 ) D’assai più infelice di lui divenne poscia l’estensore delle surriferite postille, che scrive di se stesso cosi in data 12 gennaio 1456: Iero/iimus de cerro, notarius et scriba presentis cartulari] massarie caffè, qui seruire incepit MCCCCLY die XXV aprilis, ad rationem summorum vigiliti quatuor in anno etc. Incapace o ladro che egli fosse, il Cerro commise, nella tenuta dei suoi libri, un così gran numero di strafalcioni, da empierne quattro fitte colonne d’ una lunga nota, redatta da abili controllori per ordine del Banco, il quale erasi fatto mandare da Gaffa i cartolari della masseria per gli anni 1455-1456 da esso Cerro amministrata e condotta (Doc. CCCXXV, p. 672). La differenza sommaria dei conti ascendendo a un bel valsente, il Girolamo venne consegnato alla carcere, detta in Genova la Malapaga, prigione apposita pei pubblici e privati debitori. Vi stette del bello il pover’ uomo, in attesa .del suo processo, che sovente egli medesimo a calde preci sollecitò, e nul-laineno si protrasse di molto e, per vero dire, anche troppo. Pensare, che del 1465, nove anni dopo, trovavasi ancora sotto custodia, e a stento ottenne dai suoi giudici il permesso d’lisci rne, contro cauzione e promessa di farvi pronto ritorno ad ogni loro cenno (Doc. DCLV, p. 334). Sembra che abbia perduto la causa in prima istanza, e sia stato di nuovo incarcerato, e di qui sporto appello al magnifico Ufficio id s. Giorgio, se questo addi 6 marzo 1466 incaricava altri tre prestanti cittadini ad esaminare e giudicare con perentoria sentenza il fastidioso litigio (Doc. DCXCI, p. 41 I). Neppur ancora ai [trini i di novembre era deciso: quando i Protettori infastiditi di tanta mollezza, diedero severo comando di terminare il piato entro il suddetto mese, e sotto gravissima multa (Doc. DCCXXXVI, p. 446). Qual fu la finale sentenza? Noi so dire: il Codice tace, e lo storico senza il conforto di valevole prova non deve parlare (‘). (’) Per quanto errato e contraddicentesi, il suo cartolario allo scopo nostro riusci utilissimo, giacché è da esso che noi potemmo spillare le succitate note ( 805 ) DI CAFFA '1457. Se fino a qui alcuni pochi furonvi che, o timidi o malcontenti del salario, niegaronsi agli impieghi della curia cafTese, nel 1457, e per lunga stagione ancora, il dispetto crebbe fuor misura. Addì 5 maggio, a pluralità di suffragi sortivano eletti scrivani Pier Tommaso Leonardi, Battista Vinelli, Lazzaro Garbarmi e Nicolò Bargagli (Doc. CCCXLIV, p. 728). L’ultimo solo avendo accondisceso, il 17 seguente ai ricusanti sostituivano i Protettori Antonio Molassana, Battista Parissola e Baldassare Garbarini (Doc. CCCXLV1I, p. 734). Il Parissola neppur comparve a domandare, coi tre altri, la proroga da uno a due anni di esercizio , come patto di adesione ; e allora il Banco gli diè il cambio con Ottaviano Costa e il biennio ai richiedenti, non però al Garbarini, quia in antecedenza acccptauit prò anno uno (Doc. CCCLIII, p. 743). Ad avere favori pare adunque si dovesse fare il prezioso: tuttavia mesi dopo gli fu concesso (Doc. CCCLXXXVI, p. 822), ed egli prestò sicurtà di mille ducento lire (Doc. CCCXCIII, p. 827). Prima ancora era accaduto il ritiro di Antonio Molassana predetto, che lasciò il posto a Giovanni Calvi (Doc. CCCLXXIII, p. 803), il quale più tardi impedito eo accedere ex causa legitima, a sua volta lo rimise a Nicolò Torriglia (Doc. CCCXCIX, p. 830). Allo scrivanato della masseria riuscì più facile dare il titolare nella persona di Lorenzo Calvi, che lungi dal fargli il niffolo, come già, anni innanzi, alla scrivania della curia, sei tenne caro e parti ,(Doc. CCCXLIV, p. 728). riguardanti, in ispecie, le cose ecclesiastiche. Un minuto spoglio di questo o di parecchi altri volumi, ancora esistenti nell’archivio, riuscirebbe d’immenso vantaggio alla ulteriore conoscenza della storia di Caffa. Se la salute e il tempo ci basteranno, non diciamo «li rinunciare anche a questa nuova fatica. SCRIVANI ( 806 ) 1459. Non lo imitava Stefano Moltedo datogli in successore il 9 marzo 1459, alla condizione che gl.i tenesse dietro l’anno venturo uno scriba di colore bianco, ancora da eleggersi, il quale nel frattempo coprisse una delle quattro scrivanie della curia (*), e finito quello, il Moltedo predetto ne prendesse il posto lasciato vacante (Doc. CCCCXXII, p. 907). Di qui apparisce correre l’usanza nel Banco d’avvicendare l’esercizio delle cariche cancelleresche, negli stessi individui, passando sovente dalla masseria alla curia, e viceversa. Il Moltedo, come dissi, non vi s’acconciò, e i Protettori, il 26 aprile dopo, addivennero alla nomina di Battista Valdettaro, figlio di Giovanni, come successore immediato a Lorenzo Calvi, e anche di Antonio De-Benedetti in qualità di successore al Valdettaro medesimo. Così due eletti invece d’uno, e tutti e due per un solo anno. Contemporaneamente l’uno e l’altro ottenevano pure la scrivania della curia, da esercitarsi dall’Antonio appena giunto in Cada, e dal Battista una volta scaduto da scrivano della masseria (Doc. CCCCXXXXIV, p. 924). Terzo nell’ ordine ci si presenta di bel nuovo Emmanuele Calvi, anch’egli figlio di Giovanni, assunto a quell’ufficio il 9 marzo anzidetto: colla proposta, emessa dai Protettori istessi, che in CalTa venisse promosso e aggregato al collegio dei notai, se ciò non sgradiva al magistrato locale ed al consiglio del collegio notarile là sedente; e caso che non piacesse loro 1’ aggregazione, vogliono che ad ogni modo il Manuele sia accolto in scrivano della curia; il conferimento di questo impiego essendo diritto loro sovrano ed esclusivo (Doc. CCCCXXII, p. 907). In conformità a tali disposizioni segnarono, a breve andare, le (’) Nel documento CCCCXXII, a pag. 909 in seconda riga leggasi unam tcribaniam curie caffè, e non mbscribaniam, la quale, come dissi già, era una sola, e non più. L’errore sta nel registro, sfuggito all’amanuense. ( 807 ) DI CAFFA patenti d’esercizio dei loro ufficii ai tre nominati, Valdettaro, De-Benedetti e Calvi, entro il maggio 1459 (Doc. CCCCXLV, CCCCXLV1I, CCCCXLVII1 e CCCCLI, p. 932 e seg.). 1460. L’anno 1460, molto povero di atti nel nostro Codice, reca la sola elezione di Damiano Valdettaro in sottoscrivano curiale di Caffa per due anni, finito il tempo del suo predecessore mandato da Genova. Essendo egli pure figlio di Giovanni, sono di credere fosse fratello al Battista Valdettaro, nel cui casato si trasmetteva ereditaria la professione di notaio (Doc. DI e DII, p. 58 e seg.). 1461. Essendo che nel 4461 scadeva il biennio d’esercizio, più copiose sono le memorie spettanti al tema presente. Il Banco di s. Giorgio cupiens mittere ad ciuitatem caff'c quotquot potest januenses, mandato avea fuori un pubblico proclama : si quis est de collegio notariorum janue qui velit attendere scribanijs carie caffè; ma, cum nemo comparuerit requirens, nec se scribi fecerit, videsi astretto a farne ricerca lui stesso e invitarli. Trovò Giovanni Boggiolo per primo e lo tolse subito a scrivano per un anno, indi per due (Doc. DXLVIII, p. I 12); s’imbattè poscia in Tommaso Airolo, e saputolo bene moratus et bone indolis vir, se l’accapparò tosto, e così pure Battista Bapallo; ma in sottoscrivano quest’ ultimo (Doc. DL, p. 113). Quindi, il 28 aprile, emise severo decreto quod amoueantur ab officio scribaniarum caffè cremens de valletarij et nicolaus de tur-rilia, uomini, come narrammo, sediziosi, ribelli e turbolenti, e in loro luogo ai predetti Boggiolo ed Airolo fiant littere. Ma quattro erano le scrivanie, ossia i rami di pubblico servizio nella cancelleria : e il Banco vi provvide colla conferma d’ un terzo anno agli attuali esercenti, Manuele Calvi e Baldassare Gar- seni VANI ( 808 ) barini (Doc. DLI. p. I 14). Ai quali tutti firmò, senza por tempo in mezzo, le relative credenziali (Doc. DLX1II, DLXIV, DLXVI1I e DLXIX, p. 120 a 122). Nel novero di queste havvene una attribuita al maestro di grammatica in- Cada, per nome Costanzo Sarra, di cui fu spesso parola nel Codice. Costui era dalla Tauride venuto a Genova, dove trattenuto a lungo dai Protettori in negozii utili al Banco, noi vollero licenziare al ritorno senza illi condignam retributionem facere; la quale consistè nel conferimento dello scrivanato della curia per un biennio, da avere luogo subito dopo gli eletti prima di lui, aggiuntovi 1’ obbligo di pagar le stallie consuete, taluni debiti contratti ed altri mutui fattigli in Genova (Doc. DLXX, p. 122). L’ufficio abbastanza rilevante di scrivano della masseria, al paro dei quattro della curia, nel 1461 non avea avuto aspiranti. 11 perché, i Protettori, confisi de fama et sufficientia in cartularijs scribendis di Cristoforo Canevari, di Nicolò, de collegio et matricula notariorum janue, si lo destinarono a quella ragioneria, per un anno solo dapprima (Doc. DXLYI, p. I 10), e poi, tornati sopra se stessi, per due (Doc. DLII, p. 115). Infatti, a lui Cristoforo, e in tale qualità, è diretto sotto il 1.° febbraio 1464, un ordine dal Banco, in cui gli vien ingiunta, ad penam priuationis officij et amissionis salari) tempore quo seruiuerit, la inserzione (nel primo foglio del suo car-tolaro della masseria) dei capitoli e nuovi decreti allora scritti e trasmessi a Caffa. per regola di condotta al console e ufficiali maggiori della colonia (Doc. DCXX1V, p. 281). 1463. Scorso il biennio, ebbe in successore Antonio Bozzolo, che sorti vincitore dall’ urna elettiva con sedici voti su ventiquattro votanti ; segno di lotta con qualche competitore II documento DLXXXIII, a pag. 186, dice che acceptando jurauit; epperò si ( 80‘J ) UI CAFFA condusse alla Crimea, siccome lo provano gli atti seguenti. Ma dovè tardare l’ingresso in ufficio, se nel febbraio 1404 i Protettori non a lui nominatamente, ma al predecessore Canevari o cuicumque successori suo, indirizzarono il surriferito comando. 1464. Andrea Artusio, Battista Incisa, Domenico Alsari e Bartolomeo Franzone, ecco i nomi' dei notari che nella elezione suppletiva degli impiegati taurici, del 2 gennaio i46i, pie ceteris obtinuerunt ad calculos. In seguito fu nominato unico sottoscrivano Lodisio Gavalorto (Doc. DCXII, p. 270), e come dice la sua patente, a luogo di Battista Rapallo (Doc. DCXXXV, p. 299). Le. lettere di credenza dei quattro scrivani precitati mancano nel Codice. 1465. Ed è ben naturale che mancare dovessero quelle di Artusio e Franzone, perchè rifiutaronsi indi a poco alla carica: e il Banco, rinnovato il proclama pubblico, si quis vellet attendere ad dictas scribanias, qui essct de collegio notariorum, e niuno essendo comparso, videsi costretto ad unire e promettere i due ufficii ad un solo notaro. Allettati allora, dal doppio salario, si presentavano Antonio Torriglia, Ambrogio Capello e Francesco Pastine. I Protettori, dopo maturo esame sui meriti e capacità dei richiedenti, scelsero il terzo, a patto quod secum ducere teneatur ca-pham filium suum illegitimum (Doc. DCLX, p. 342). Continuò a reggere l’azienda delle finanze, ossia lamasseria di Calla, per lutto i! corrente anno e parte eziandio del seguente, il summeritovato Antonio Bozzolo, in forza di una seconda proroga concessagli dai Protettori medesimi il 30 dicembre 1400. Dicono che nel modo stesso in cui, addì 30 luglio precedente, avevano già protratto di quattro mesi l’esercizio datogli da prin- SCRIVANI ( 8*0 ) cipio per soli mesi undici, così ora, legitimis rationibus moti, altri quattro ne aggiungevano , donec et quousque eompleuerit menses viginti et unum, pro quibus dicta scribania eidem col lata fuit (Doc. DCLXXX, p. 375). 1466. Da notizie sparse nel corpo dei documenti ricavo, che a succedere al Bozzolo, nella tenuta dei libri, venne chiamalo Manuele Granello, per mesi tredici, nella generale assemblea del 6 febbraio 1466 (Doc. DCLXXX1I, p. 395); la quale lasciò pure al buon criterio dei reggitori del Banco la nomina dei quattro scrivani curiali e del sottoscrivano (Doc. DCLXXX1IT, p. 398). In altra seduta prese altresì il partito di prolungare a mesi ventisei gli impieghi a tutti gli ufficiali taurici, meno il ministrale e lo scrivano della masseria, forse perchè i più delicati o lucrosi; ma, a tale quale compenso, il 21 aprile si fé’ decreto che i due esercenti non venissero tolti di carica se non all’ arrivo in sul luogo dei loro successori, eletti dal Banco e provenienti da Genova (Doc. DGXCV1I, p. 416); escludendo cosi i nominati per qualunque motivo e occasione dai consoli e altri magistrati di Caffa. Proceduti in seguito al sorteggio dei quattro scrivani alla balìa loro commessi, i voti dei Protettori caddero su Antonio Tor-riglia, dianzi rimasto in tromba, Francesco Pastine e Battista Incisa, i quali, benché eletti in precedenza, pare fossersi negati di partire senza la chiesta proroga del biennio (Doc. DCXCVf, p. 414). La diedero sì i Protettori, ma, alla loro volta, imponevano ai titolari condizioni forse gravose e certo profittevoli al Banco. A1P Incisa P obbligo d'eseguire talune incombenze affidategli dai cosi detti revisori di s. Giorgio; al Pastine di portar seco il precitato suo figlio illegittimo e diciottenne, che nella patente è chiamato Cristoforo (Doc. DCC, p. 417); al Torriglia parimente il figlio suo Bernardo, di vent’ anni, e già capace a dargli ( 811 ) DI CAFFA aiuto nella sotloscrivania, che gli era perciò conferita (Doc. DCXC e DCCVI1, p. 410 e 420). La commissione affidata all1 Incisa sappiamo da posteriori documenti esser stata quella di rivedere per bene i conti della finanza di Gaffa; cosa che il miserello non potè effettuare, giacché stando sulle mosse di partire, in compagnia del console eletto Gentile Camilla, infermò: ed il Banco, avido di regolare le sue partite, delegava la bisogna al collega di lui Francesco Pastine (Doc. DCCXXXIY, p. 445). Sei mesi dopo, all’ Incisa sempre più oppresso dal male, trovo, addi 30 dicembre 1466, sostituito in diffinitivo modo Antonio De-Benedetti, ma anche egli col-l’obbligo di aver seco il figlio suo, cui per altro assegnasi lo stipendio d’ un sommo mensile (Doc. DCCXXXIX, p. 450). 1467. Pietro Vernazza, q. Giovanni, fu il notaio dalla sovrana casa di s. Giorgio prescelto, il 16 febbraio 1467, a tenere dietro al Granello nella masseria, per mesi tredici (Doc. DCCXLV, p. 472), e che quattro giorni dappoi, con molti altri, promise fedeltà e prestò giuramento di bene adempiere il suo ufficio (Doc. DCCXLYI, p. 474). La patente l1 ebbe il 20 maggio, dove lassi menzione del salario costituitogli in lire cinquecento annue, mediante lo stretto dovere di registrare con tutt’esattezza gli emolumenti d’ogni natura entrati nella cassa, e al termine del proprio esercizio spedire il suo registro a Genova sotto pena di sommi cinquanta, esigibili e da lui e dai consoli o poteri di Caffa, se non li avessero ripetuti dallo scrivano medesimo. Le lire cinquecento annue aveano a computarsi secondo il tasso della moneta allora corrente in Gaffa (Doc. DCCLXIf, p. 482). Quanto alle scrivanie della curia non occorre accennare altro, fuor della sostituzione di Bartolomeo Roncagliolo ad Antonio De-Benedetti, che sdegnò di partire (Doc. DCCLX1Y e DCCLXXIX, SCKIVANf ( 812 ) p. 483 e 498), e della nomina di Girolamo Recco, figlio di Giovanni, a sottoscrivano, anch’egli pei consueti mesi ventisei (Doc. DCCLXXXIII, p. 500). 1468. Riuniti nella gran sala di consiglio i partecipi delle Compere di s. Giorgio il 4 luglio 1468, trattavano della elezione dei nuovi ufficiali da assegnare ai varii rami di cancelleria curiale e finanziaria; e dopo lungo discorso estrassero dall’ urna i seguenti : Ad scribaniam massarie, pro mensibus tredecim, Benedetto Mainerò, successurum petro de vernalia ; ad unam ex scribanijs curie, pro mensibus viginhsex, lommaso Airolo , q. Giacomo, ed al sottoscrivànato della stessa, per altrettanti mesi, Antonio Tagliaferro. Delle tre restanti scrivanie della curia re-miserunt curam collationis magnifico officio anni presentis (Doc. DCCC11, p. 542), il quale s’affrettò di segnar la carta di credenza all’Airolo e mandarlo in cambio di Antonio Torriglia, prossimo a scadere (Doc. DCCCVI, p. 545). Avranno certo provveduto in seguito ai posti vacanti, ma i nomi degli eletti ci rimasero ignoti per scarsezza di atti. 1469. Sotto quest’anno il Codice rammemora la sola sostituzione di Pier Battista Tagliaferro, q. Giovanni, al precitato suo fratello Antonio, attento quod idem antonius propter legitimas causas ad ipsum officium accedere non potest (Doc. DCCCLXXXI, p. 589); e dalla patente di lui apprendiamo che doveva prendere il posto di Girolamo Recco (Doc. DCCCXXXIX, p. 599). Qui, in data 31 agosto, ci si affaccia un ufficio di scrivania non mai prima incontrato negli annali nostri, quello delle Compere ossia luoghi di Caffa (Doc. DCCCLXXIII, p. 629). L aveva coperto fino a quel punto il maestro di scuola, Costanzo Sarra, con lodevole esito: il perchè i Protettori glielo confermano per ( 813 ) DI CAFFA altri vontisei mesi ancora. Codesto ufficio io mi penso che fosse una succursale, la stabilita, del sovrano Banco sedente in Genova , se da esso dipendeva la nomina del segretario, od anche solo un istituto di credito, sotto la sorveglianza, e con qualche dipendenza dal governo locale. 1470. La patente di scrivano della masseria di Calla rilasciata al notaio Gregorio Pineto, q. Giovanni, il dì 9 marzo 1470, in successione a Pietro Vernazza, fa ragione che il Benedetto Mainerò precitato non accettò 1 incarico, né recossi punto ad esercitarlo (Doc. DCCCLXXXVII, p. 658). Ma neppure lui sembra che l’abbia accolto, poiché nella generale elezione degli ufficiali taurici del 3 luglio seguente trovo nominato a quella carica Giovanni Carrega, figlio di Gerolamo, e alle quattro scrivanie Giovanni Traversagno, Domenico Alsari, di Lorenzo, e confermatovi Francesco Pastine col suo figlio, sub forma sub qua hactenus exercuit, e Gravano Parodi, q. Giacomo, destinato a sottoscrivano (Doc. DCCCCX, p. 679). Di questo solo il Codice reca la credenziale, in data 8 agosto, da avere luogo finito il tempo di Pier Battista Tagliaferro (Doc. DCCCCXIH, p. 683), mentrecchè al collega Alsari venne ritardata sino al 2o gennaio 1471. La sua durata, vi è detto, era protratta, col primo raro esempio, ad anni tre e tre mesi (Doc. DCCCCXXVIII, p. 722). Poiché siamo in materia, e all’anno 1470, non fìa inutile ricordare la collazione fatta dai Protettori, il giorno 19 ma^io della scrivania dei greci in Soldaia a un certo papa Nicolò, greco (Doc. DCCGCVIII, p. 679). Il titolo di papa era, ed é tuttavia, in Oriente, l’appellativo qualificativo di prete del rito greco. Vi é soggiunto essere harum litterarum exhibitor, e vir honestis parentibus genitus : forse egli s’era da Caffa, con lungo cammino, condotto a Genova, e adesso ne ritornava con buona Società Ligure St. Patria, Voi. VII, P. II. -, SCRIVANI ( 814 ) grazia del Banco, oppure la lettera a presentare riceveva per mezzo di corriere. Chissà che non sia il medesimo Nicolo, poco dopo creato vescovo Fullense e amministratore della diocesi di Calla? È lecito sospettarlo; quantunque il nome di Nicolò oggidì ancora sia frequentissimo appo i greci. 1471. L’ anno che ci si offre incontro é straordinariamente ricco di notizie: e più importante di tutte la prima in ordine di tempo. 1 Protettori in carica visto che mandare a Caffa lo scrivano della masseria senza prestare, innanzi la partenza, la dovuta sicurtà di pagamento delle tasse, oltre esser cosa contraria ai regolamenti, recava danno all’amministrazione, il 18 gennaio emanaiono decreto quod deinceps alicui officiali preberi non possint littete officij sui, nisi prius fidejussiones presliterit, tam de solutione staliarum. quam de bene et legaliter exercendo in foima consueta. E acciò che il nuovo divieto paresse men odioso, accrebbero fino a cento sommi il salario annuo, quod esse solebat de summis octoginta, sine obligatione solutionis staliarum, ut cum ipsa ad ditione summorum viginti idem scriba soluere possit stalias ipsius scribanie, le quali, per lo innanzi, massaria soluere tenebatur (Doc. DCCCCXXX1II, p. 727). Ecco già il secondo aumento. Deciso questo articolo, si pensò al titolare. Giovanni Car-rega, eletto fino dal 3 luglio precedente, presentatosi al Banco, di conserva al padre suo Girolamo, a dire che proptei inuali tudinem corporis, sine manifesto periculo accedere non poli \a più ad exercendum scribaniam ipsam, fece vivi istanza accli^ gli fosse sostituito il fratello Tommaso, nequaquam postponendus eidem johanni, sed potius preferendo, ed anche attento onere familie ipsius jeranimi; ed i Protettori, assunte le informazioni e trovate vere le cose suesposte, esaudirono la preghiera (Doc. DCCCCXL, p. 741), consegnando al raccomandato germano ( 815 ) L>l CAFFA la patente il 20 aprile, in qualità di successore a Gregorio Pineto (Doc. DCCGCLX, p. 700). I oio prima, attesa la scadenza d’ ufficio di Francesco Pastine e suo figlio Cristoforo, erano stati nominati a quelle due curie vacanti Davide Staglieli i e Bernardo Torriglia , figlio di Antonio, amendue notai extra urbem (Doc. DCCCCL11, p. 754), e la carta di credito venne loro rimessa contemporaneamente il G maggio 1471, acciò arrivassero a Caffa in tempo utile a surrogare i Pastine, padre e figlio, cessanti il l.° gennaio 1472 (Doc. DCCCCLXXV1II e DCCCCLXX1X, p. 775 e seg.). Se obbligo grave stringeva il segretario della masseria di ben compilare il suo registro, annotandovi il giusto dare ed avere, anche il console di Caffa era nel debito di mandarne a Genova il volume. Molto spesso i Protettori nei loro messaggi rivengono su questo punto, sgridando gli ufficiali minori di lentezza nel consegnarli, ed i maggiori nello spedirli alla suprema revisione del Banco. Quest’ anno finalmente, in una lettera del 20 aprile, s’ allietano dicendo: Recepimus tandem illa car lutar ia odo massa rie per vos commendala petro de vernacìa, quorum ultimum continet partitas ipsius massarie usque ad diem XI februarìj de LXVIlll. Ea reuideri faciemus (Doc. DCCCCLX1Y, p. 764). Saranno, ini penso, taluni fra i pochi ancor esistenti nell’ archivio di s. Giorgio, e neppur tutti gli otto qui descritti, temo, vi si conservino oggidì, Basterebbero questi, i surriferiti del primo ragioniere Cerro, e i recati da altri consoli, di cui parla altrove il nostro Codice, per estendere una bella e proficua storia della finanza caffese sotto la signoria del Banco. Il farla ora non è delle mie forze, e neppure mio compito. A mezz’ anno trovo eletto pel seguente il nuovo scrivano della masseria nel notaio Pier Rivalla, e dopo di lui a sottoscrivano della curia Cosimo Raggio, figlio di Paolo: quello pei solili tredici, e questo per ventisei mesi (Doc. DCGCCXC, p. 801). SCRIVANI ( 816 ) Sul cadere poi dello stesso, cioè ai primi del dicembre, si ripresenta in scena, e non più a Caffa, sibbene in Genova, il professore di grammatica Costanzo Sarra. Uomo di genio alquanto ardente e di spiriti avventurieri, partissi dalla Crimea non chiamato da alcuno nè speditovi, ma di pura sua volontà, resosi, quasi direi, libero interprete dei comuni voti dei colonisti, e presentatosi al Banco, exposuit causas honestas, et illi presertim duitati utiles, propter quas deliberauit inde discedere, et cum graui sumptu, labore et periculo suo, ad has regiones venire. Lo scopo precipuo della presentazione sua ai Protettori si fu di essere licenziato a percepire il doppio suo stipendio di maestro di scuola e di scrivano delle Compere di Caffa, durante T assenza da questa città, giacché nell’ uno e nell’ altro ufficio erasi fatto sostituire da benevoli e capaci rappresentanti. Ed i Protettori , avuto riguardo al richiedente e all1 utile fine della lunga sua passeggiata, gli concedono la grazia prò tempore consumpto et consumendo per ipsum magistrum constantium in hac profectione (Doc. M11I, p. 813). È lecito anzi affermare, che siffatto incarico si rese stazionario, e quasi infeudato, nel Sarra. Imperocché Tanno dopo, ai 17 aprile, con seconda deliberazione, provocata dalla lodevole testimonianza di tre consoli tornati a Genova, facenti fede eundem magistrum constantium, temporibus regiminum suorum, semper de se pre-buisse experimentum honestatis, modestie et obedientie, 1 L fficio di s. Giorgio gli concesse nuova proroga d1 esercizio per altri mesi ventisei, in benemerenza dei suoi servigi e del suo viaggio intrapreso propter causas honestas, et illi ciuitati presertim non contemnendam utilitatem, deo fauente, parituras (Doc. MXYI, p. 848). Saremmo curiosi di conoscere lo scopo di questo viaggio, che qui i Protettori accennano solo in nube, e nascondono ostinata-mente sotto un fitto velo. ( 817 ) DI CAFFA 1472. Nissuna elezione di scrivani della curia si compiè nella generale assemblea dei partecipi alle Compere tenuta il 1.° giugno 1472, ma la si commetteva al retto giudizio dei Protettori in carica (Doc. MXIX , p. 851). È un male, poiché quell’atto ci resta, e le nomine, certo susseguite dopo, ci mancano coi relativi documenti. Abbiamo in compenso un buon manipolo di notizie riguardanti il segretario della masseria. Anzitutto, il proclama di concorso ai notai del collegio genovese, sottoposto a due condizioni; prima, quella di partire subito ed entro le calende prossime di settembre, P altra di recarsi tosto, appena giunto in Caffa, la sua azienda alle mani. Caso che 1’ amministrasse ancora il predecessore Tommaso Carrega, dovea aspettarne il termine, e poi succedergli, ma allora non più per tredici, bensi per diciannove mesi e mezzo, quia prò tanto tempore scribania ipsa eo casu conferetur (Doc. MXXII), p. 854). Ciò avvenne il 10 giugno, ed ai 16 la scrivania già era concessa al giovane notaio Teramo Castellazzo, chiesto dal console eletto Antoniotto Cabella, che l’amava suo compagno nel disastroso cammino a Caffa. 11 Banco v’ accondiscese, non senza porlo allo scrutinio dei voti, in cui riusci alla quasi unanimità, e gliene diè l’esercizio per mesi ventisei, sì come l’avea il Teramo stesso domandato. 11 documento ne avverte, che Tommaso Carrega predetto retentas fuisse dicitur in ciào et nondum capham accessisse, e * così pure che Pietro Ilivalta, nominato l’anno innanzi a tener dietro al Carrega, dixit impossibile sibi esse exjanua discedere ante initium anni proxime venientis. Il Castellazzo adunque dovea passare avanti a tutti (Doc. MXXIX, p. 858), e ricevè lo stesso di la sua patente, col chiaro assegno di sommi cento SCRIVANI ( 818 ) annui, o meglio, di cento otto e il terzo d’un altro, per suo stipendio intero di mesi tredici (Doc. MXXX, p. 860). Parti infatti il Castellazzo, per via di mare , presso a poc al di stabilito, ma giunto a Scio incontrò la sorte medesima del Carrega, trattenutovi cioè da un imperioso motivo, impeditivo-d’essere a Caffa pel Natale del 1472. I Protettori, i quali ingiunto avevano al console di non più ammetterlo in carica se dopo quel giorno perveniva alla Crimea, da saggi e giusti uomini, saputone il perchè, riscrissero togliendo il divieto e ordinando vi fosse ammesso , senza alcuna difficoltà, al suo arrivo colà (Doc. MXXXIX, p. 885). 1473. Scarsa messe in quest’ anno, parte incerta e tutta di poco rilievo. Il di 3 marzo, per morte avvenuta di Gravano Parodi, si conferi la sottoscrivania della curia a due invece che.a uno, e furono il bastardo di Francesco Pastine, notaio Cristoforo, spesso menzionato, e Pietro Recco, q. Giovanni. Il tempo ventisei mesi, ed il salario un mezzo sommo a testa per ogni mese. Padre e figlio eransi, come sembra, restituiti a Genova, ed ora il secondo ripigliava il volo della Crimea per si misera paga (Doc. MXLVI, p. 37). La credenziale non la si fe’aspettare, e l’ebbe agli 8 (Doc. MXLVII, p. 38). Giovanni Traversagno, attraversato da qualcosa che impresen-tiarum lo impediva se expedire et ad exercendam ipsam seri-baniam accedere, fu contento di lasciar in balia dei Protettori il nominargli un sostituto, dummodo post ipsum collatio sibi facta de dieta scribania locum habeat; ed essi lo trovarono in Bartolomeo Neirone (Doc. MLI, p. 39), acciò succedesse a Tommaso Airolo (Doc. MLVII, p. 42). Segue la problematica elezione del notaio Antonio Bozzolo, assunto a tutti gli scrivanati di Caffa ed altri ancora, per influenza di Oberto Squarciafico, il quale andando console a Caffa ( 819 ) DI CAFFA lo volle socio e guida nel viaggio, perchè dalla di lui legalilate, aptitudine et peritia itineris molto si riprometteva. La concessione avutane era soggetta a più clausole; gli si dava cioè la scrivania della finanza, a patto che non fosse ancora entrato all’esercizio di essa Tommaso Carrega, aventevi precedente diritto; se poi thomas ipse in capha co tempore inueniatur, et scribaniam ipsam massarie exercere voluerit antequam idem antonius cui illam admittatur, in quel caso la sua elezione rimanesse cassa ed irrita. Ciò avverandosi, lo provvedevano d’ una fra le quattro della curia, usque ad diem qua .supradictam scribaniam massarie inceperit exercere, et non ultra (Doc. MLXI, p. 44): e gliene diedero anche lo stesso di, 22 giugno, la carta di credito (Doc. MLXII, p. 46). Mi penso che ad impedirgli non oltrepassasse i limiti fissati dalla patente se ne incaricassero i turchi. È permesso credere, abbia incontrato la medesima sorte del suo amico e protettore Squarciafico: poiché egli, secondo il Codice nostro, sarebbe l’ultimo segretario preposto alla cosa finanziaria, il quale da esso risulti essere stato nominato. 1474. Ci avviciniamo alla foce ed i rivi del gran fiume disseccano. Due antichi notai pervenuti a salvamento in Genova, lasciaronsi adescare, forse dal grasso stipendio, a rivedere i lidi della Tauride, e al pubblico proclama affisso per concorso omnibus no-tarijs et scribis collegij ciuitatis janue, essi solo rispondevano volonterosi. Chiamavansi Antonio Torriglia e Tommaso Airolo, già noti. I Protettori, nello sconforto del deserto appello, li tennero cari, largheggiando di grazie e concessioni, al punto, sino a quei di inaudito, di mesi trentanove di esercizio delle due scrivanie della curia loro affidate. Non basta: scorso il termine delle due altre, allora a mano dei loro possessori, decretano che siano divise, e SCRIVANI ( 820 ) una a cadmio dei ridetti, Torriglia ed Airolo, venga resignata, illas que exercere possint et debeant toto tempore quod supererit ex dictis mensibus triginta nouem (Doc. MXCII, p, 108). Entro il mese stesso di giugno, il primo prometteva fedeltà e dava cauzione (Doc. MXCIII, p. 109), e tuttaddue ritirarono la patente, lusingatrice di tanto lucro (Doc. MXGV, p. 109). Dio voglia, che il troppo dolce non siasi convertito per essi in amaro veleno, il ferro cioè, il capestro o le catene di schiavitù. 1475. Se in data d’ un anno di così doloroso ricordo per la storia nostra, fosse lecito un passeggiero senso di piacevolezza e riso, io vorrei invitare il mio lettore a scorrere, per breve istante, il testo della lettera dal notaio Nicolò Torriglia scritta al magnifico Ufficio di s. Giorgio, per iscolparsi degli addebiti da veri o pretesi malevoli suoi inoltrati. È desso un amalgama disonesto di lingue e dialetto, latina. italiana e genovese, che a ragione strappa la maraviglia e lo sdegno, siccome dettato d1 un uomo che dovea conoscersi, almeno mediocremente, di letteratura (Doc. MCX, p. 183). Che la morale e la grammatica fossero a pari livello in lui? Compatisco gli ufficiali di altri rami di governo, ed anche Antoniotto Cabella, console tratto dall’arte o dal negozio a reggere la cosa pubblica: sapendo ben io che spesso un uomo d’affari, mestiere o commercio è dotato di squisito sentire, mente retta e fine criterio, tuttoché maneggiare non valga la penna. Ma ben diverso corre la bisogna per un notaio, e for-s’anche aggregato al collegio di città. Non gli mancano le idee ed i propositi a sua difesa, la dizione sola cammina rotta, stentata, e la promiscuità delle lingue poi stona maledettamente. Premesso questo sfogo, che ci fluì spontaneo sulla carta, dirò che l’anno 1475 va annoverato fra i più poveri nella materia che trattiamo. ( 821 ) DI CAIFA Sotto il G febbraio esiste un decreto ordinativo che niun ufficiale taurico debba più scadere di carica se non pel sopraggiungere del suo successore, e che innanzi di riceverne la patente, ogni eletto prestare dovesse in Genova la stabilita sicurtà sulla ritenuta del tredicesimo mese. Pei tempi anteriori, vi si dice, il Banco aveva concesso quod pro reparatione murorum caphe et munitione milij, si vendessero al migliore offerente taluni ulficii minori in Caffa, quando i titolari loro, in Genova eletti, non fossero colà giunti ad esercitarli, e anche questo solo prò eo tempore pro quo ejusmodi officiorum successores accedere distulissent. Motivò l’eccezionale provvedimento il gran disavanzo dell’erario della masseria, que lune magno debito onerata erat; il quale essendo ora, la Dio mercè, scomparso, il ristauro delle mura compito e copiosa la provvista del migli.0 nei granai, i Protettori laudauerunt fieri infrascriptam deliberationem, cioè quod in litteris cujuscumque officialis deinceps ad partes illas transmittendi apponatur conditio, quod amoueri non possit ab officio nisi per successorem (Doc. MCXIII, 188). Giusta ed agli impiegati proficua, disposizione, ma di cui nissuno arrivò a godere i frutti, pel capitombolo avvenuto pochi mesi dappoi. Un fiore ancora alla corona, e finisco. Me lo porge, alquanto umido di lagrime, il già molte volle citato Costanzo Sarra in una epistola lamentatoria al Banco, per essergli stata tolta, dopo sì lungo esercizio, la scrivania delle Compere, e conferita a Melchione Garbarini, assai meno bisognoso di lui, che carico era di numerosissima fìgliuolanza. Parla di lettere da esso Costanzo scritte all’ imperatore Federico di Germania ed al Papa, e si raccomanda pelP ulteriore conferma nel grado (Doc. MCXV, p. 190). In appoggio al lagno del Sarra altro messaggio dirizzano pure al magnifico Ufficio lo stesso di, 10 febbraio, Gregorio Rosso SCRIVANI ( 822 ) d'unita a cinque azionisti delle Compero, in cui più aperto parlasi dell’elezione fatta del Garbarini con arti ingiuste e frodolenti: epperò meritevole d’essere cassata (Doc. MCXVI, p. 193). Prima che i Protettori, la cassarono i turchi col brando e i cannoni. Chiude davvero la serie dei curiali Bernardo Raggio, figlio di Paolo, sostituito il 6 marzo 1475 al suo fratello Cosimo, eletto il 17 giugno dell’anno precedente in sottoscrivano unico della cancelleria di Calla pei soliti mesi ventisei, finito il tempo di Cristoforo Pastine e Pietro Recco, predecessori suoi (Doc. MCXXIII, p. 214). IV. I CAPITANI DEI BORGHI DI CAFFA La nostra Cada, come tutte le città alquanto popolate, di-videvasi in borghi; quanti ve n’avessero noi trovo scritto; certo non erano pochi, e compresi tutti tra il gran fosso di circonvallazione ed il castello. Su questi esercitava la giurisdizione sua un capitano, dai borghi appunto denominato, a norma del capitolo XXIX dello statuto: In burgis caphe, extra muros castri ct infra fossum (N.° 285 a p. 620). I borghi adunque costituivano, dopo la città, il contingente maggiore di abitanti; situati come erano, poco fuori del centro, tra la rocca principale ed i sobborghi che ad ogni intorno sten-devansi, ed ai quali si accedeva a mezzo di ponti stabili o levatoi, come accade nei luoghi o piazze fortificate. Genova invece, mentre era partita in castello, città e borghi, questi venivano formati dai gruppi di case poste fuori la cinta murale, ed i quali in Calfa appellaronsi sobborghi. CAPITANI DEI BORGHI ( 824 ) Giudicandone dallo stipendio, dall’ordine di elezione e dalle attribuzioni conferitegli, la carica di capitano dei borghi dovea riuscir onorata ed eminente, siccome quella che teneva subito dietro alle altre di console, massaro e vicario. L' assegno trentun sommi annui, cioè venticinque per lui, e sei per la spesa d’ un cavallo; oltre i diritti e le multe descritte nel sovrastato capitolo. Secondo questo, gli competeva la riscossione di un intiero o di mezzo aspro per bottega, secondo località; d’aspri diciotto dai trovati nottetempo a zonzo lungi dal proprio tetto; d’aspri sei da ogni sentinella trovata dormiente o mancata alla sua guardia; d’aspri venticinque dai capi di caravanserraglio, in quo repertum fuerit lumen, vel ignis accensus, post sonum cam pane, que pulsitur sero pro custodia duitatis et burgorum caphe; ed altrettanti dai tavernieri sorpresi a tarda ora in esercizio, e dai calabroni rinvenuti in case meretricie. E perchè al capitano dei borghi era, più che tutto, affidata salus et custodia dictorum burgorum, et ejus officium maxime extenditur ne incendia fiant in dictis burgis, sul qual proposito taluni aveano concesso licenze arbitrarie e pericolose, perciò vien tolu a lui la facoltà di permettere a chicchessia tenendi lumen in aliquo cauarsara, timo, taberna, seu domo, esistenti in dictis burgis, sotto grave pena. Gli spettava ancora il catturare i rissanti notturni, e al mattino seguente denunciarli e consegnarli all’autorità; non gli era conceduto il giudicarli o punirli a sua posta, e neppure riceverne compromesso in se medesimo, o qualsiasi tenue dono per riamicarli. Il cavallo aveva ad essere suo e non tolto in prestilo da altri, e servivagli massimamente per accompagnare il console et ipsum honorare in diebus festiuU, eundo ad ecclesiam, et redeundo. Lo statuto infine vieta la collazione dell’ ufficio a qualunque borghese di Calta, e lo riserva al solo cittadino di Genova, e rescrive all’investito di giurare, alla sua presa di possesso, ( 825 ) DI CAFFA __ • l’esatta osservanza dei surriferiti articoli, e di più altri che per studio di brevità omettiamo. Sono tentato di dire che la carica equivaleva, un bel circa, all’attuale servizio di questore di pubblica sicurezza, misto all’altro ramo di esattore d’imposte per esercizio di rivendita, mestiere o professione: il caro gioiello di tassa, che. ci gravita sulle spalle oggidì. Il curioso poi é, die allora, pure sul capitano dei borghi pesava lo strano obbligo, egualmente che al ministrale, di regalare alla sabarbaria di Calla, all’uscita dal impiego par unum annorum bonum, et completum, cum fada (fodero) una, prò quolibet. Sotto il dominio del Banco non troviamo che siano stati per nulla mutati i diritti o gli oneri del nostro ufficiale; il salario personale continuò il medesimo, e soltanto nel 1475, a quanto sembra, crebbe di mollo a favore dell’ultimo eletto, il quale neppure ebbe l’agio di profittarne, come diremo. CAPITANI DEI BORGHI ( 826 ) SERIE DEI CAPITANI DEI BORGHI ANDREA SACCHERI, 1454. Credo non andare errato assegnando per capitano dei borghi all’anno 1454 questo Andrea Saccheri, a motivo che lo trovo scritto dal segretario Girolamo Cerro nel suo registro del 1455 come ufficiale pocanzi scaduto, ove a fol. XII dice : Andreas sacherius olim capitaneus burgorum caffè. Se avesse tenuto 1 impiego gli anni anteriori, non più, mi pare, dovea farsene menzione nel cartolario presente. TOMMASO COLOMBANO, 1455. Il secondo titolare sotto la signoria di s. Giorgio ce lo fornirebbe il documento XXXII, a p. 101, in Nicolò Biaggi, eletto il 22 agosto 1454, e chiamato a dare cauzione iM5 novembre (Doc. XLII, p. 124), ma avendo declinato la carica, vi fu assunto, il di 30, Girolamo De-Fornari, al quale perciò spettano i documenti XLV e LV, che contengono, il primo, la sua elezione , e il secondo, la patente. Questa era tuttavia condizionata e sottoposta alla prestazione di sicurtà delle stallie, ossia tasse, che fare doveva il De-Fornari in CafTa, ove già dimorava, verso Ambrogio Senarega, di lui genero, pel cui favore ottenne l’ufficio (Doc. XLIX, p. 137). Xe scadeva appunto allora Nicoloso Bonaventura, e tutta CafTa con onorevolissima testimonianza parve desiderare la sua con- ( 827 ) DI CAFFA ferma. Ne scrissero in proposito iteratamente il vescovo, gli ebrei, gli armeni, i latini, e i due commissari stessi Simone Grillo e Marco Cassina, ma egli con umile lettera pregò il Banco a dispensamelo e dargli un successore (Doc. CXL, a p. 345), e F ebbe in Tommaso Colombano. Costui già trovarsi in Caffa, e non avendo Girolamo De-For-nari potuto o voluto adempiere alla condizione impostagli, l’impiego cadde a mano di Tommaso predetto, che lo agognava assai, e n'avea anche porto viva domanda a Genova (Doc. CXL1, a p. 346). Che vi perdurasse Tanno intiero, lo raccolgo dalla particella seguente, estratta dal cartolario del 1455: Thomas columbanus capitancus burgorum caffè, qui in presenti cartulario etc. MCCCCLV die X VIIjunij, ad rationem summorum vigintiquinque in anno, vigore litterarum. Item, ad rationem summorum sex in anno, vigore regularum, pro expensis unius equi tenendi, debet pro alio cartulario subsequenti massarie etc. E segue di fatto poco sotto: Pro thoma columbano, capitaneo burgorum caffè, pro ejus salario anni unius, incepti die XV11 junij, et finiti MCCCCLVI die XVI junij, ad rationem summorum vigintiquinque in anno. E di nuovo : Item pro dicto thoma ca.pitaneo bazalis, prò suo stipendio anni unius, incepti, tutto come sopra, ad rationem asperorum centum in.mense pro alimento unius equi, pro quo tantum annuatim tenetur etc. Come si raccoglie che il titolo di capitano del bazar era sinonimo a quello di capitano dei borghi, e che cento aspri effettivi corrispondevano appuntino a un mezzo sommo nominale di allora. CIPRIANO VALLEBELLA, 1456. Eletto il 6 febbraio 1456, e patentato il 17 marzo, acciò esercitasse il capitaneato finito tempore tliome columbani (Doc. CCI e CCXL, pag. 526 e 572), notizie posteriori non lascian dubbio eh’ egli si trasferisse a tempo debito in Calla. CAPITANI DKl BORGHI ( 828 ) * COSTANTINO MALTA, 1459-1460. Dovea succedergli Agostino Adorno, olim Novello, nominato il 5 maggio 1457 dietro sua domanda; ma pentitosene, i Protettori vollero obbligarvelo (Doc. CCCXLIV e CCCXLVI, p. 728 e 733). L’otto marzo 1459 invece era ancor in Genova, e gli venne sostituito Costantino Malta per due anni, e nell aprile seguente ricevè la patente (Doc. CCCCXXII e CCCCXXVIII, a pag. 907 e 920). GIO. BATTISTA CALVI, 1461-1462. Tra gli ufficiali assunti agli impieghi taurici il 10 aprile 1461, il nobile Gio. Battista Calvi ebbe il capitaneato dei borghi a maggioranza di voti sui richiedenti (Doc. DXLII, p. 106), da coprire per due anni e due mesi, giusta una recente ritoima introdotta, ma senza il diritto al sommo mensile pel tempo d’aspettazione all’entrata in ufficio, e dopo Costantino Malta (Doc. DLX, p. 119). GIOVANNI D’ ORIA, 1464. Per rinunzia fatta dal primamente eletto Giovanni Imperiale, nobile bianco, addi 28 settembre 1463 (Doc. DLXXX1II, p. 182), quest’ altro Giovanni, ma della generosa stirpe dei D Oria, gl* venne sostituito a tutti suffragi, nella elezione suppletiva del 2 gennaio 1464 (Doc. DCXII, p. 270). Doveva stare in carica solo più tredici mesi, finito l’esercizio del predecessore Cahi (Doc. DCXV1I, p. 274). FRANCESCO DE-MARCHI, 1466-1468. Ma si tornò di nuovo all’ abbandonato biennio, e a goderselo fu primo Francesco De-Marchi o Di-Marco, figlio di Pietro, ( 829 ) DI CAFFA eletto, con più altri colleglli, il (5 febbraio 1466 (Doc. DCLXXXII. p. 395), e sollecitato a partire sotto il 21 aprile seguente per via di terra o di mare, a sua scelta (Doc. DGXCVI, p. 414). Parti infatti alquanto dopo il 23 maggio, epoca della firma di sua patente, clic lo accreditava successore a Giovanni D’Oria, q. Moruele (Doc. DCCVI, p. 420). GrIO. ANTONIO ITALIANO, 1467-1468. Andrea Maloccelli avendo rinunziato alla sua nomina accaduta il 16 febbraio 1467 (Doc. DCCXLV, p. 472), e menategli buone dal Banco le ragioni addotte, il 4 maggio che segui i Protettori, fra i molti aspiranti alla carica, prescelsero Giovanni Antonio Italiano, pro mensibus vigiliti sex, loco andree malocelli, qui propter legitimas rationes excusatus fuit (Doc. DCCLXVII, p. 479). ANTONIO SESTRI, 1469-1471. Ma neppur lui pare che siasi deciso di andare a CalTa. Imperocché, se sotto il 4 luglio 1468 troviamo regolarmente eletto antonimi de si gestro, successurum johanni antonio italiano (Doc. DCCC1I, p. 542), addì 16 agosto 1469 nella credenziale del Sestri, o meglio, in una nota a margine del registro, vi è soggiunto che l’Italiano dichiarossi contentus quod suprascripte littere tradantur prenominato antonio, non obslante collatione prius, ut supra, sibi facta (Doc. DCCCLXI, p. 620). Sarà stato uno scambio, inteso e sollecitato da ambe le parti. GIOVANNI SPINOLA DT CASSANO, 1472-4174. Nuovo rifiuto e maggiore ritardo dal canto del nobile Girolamo Gentile-Pallavicini, q. Andrea. Il quale, creato capitano, Società Ligure St. Patria, Vol.VII, P. ]] 53 CAPITANI DEI BORGHI ( 830 ) dietro sua domanda, il 3 luglio 1470 (Doc. DCCCCX, p. 679), nel marzo 1471 non aveva ancor prestato la dovuta cauzione, incerto se dovesse sì o nò condursi a Calìa. I Protettori gliene mandarono il perentorio comando, ma senza frutto ; cosicché, recala in consiglio la pratica, si deliberò d’escluderlo, e sostituirgli Giovanni Spinola di Cassano, cui gli addetti ai negozii taurici in capham cum promissione dicti officij transmittere tentant (Doc. DCCCCXLV1II e DCCCCL.. pag. 751 e seg.). Vi andò sì il poverino , come risulta da un atto posteriore (Doc. DCCCCLI, p. 753), ma pel suo malanno. Egli è quello sventurato Spinola, che, nella somma disgrazia della caduta metropoli, perde figli, sostanze e pace, e venuto all’estremo della miseria, si raccomandò con supplice lettera al Banco di soccorrerlo d’impiego o danaro, in alleviamento, se non a compenso, di tanta jattura (Doc. XXVI del Supplemento, a pag. 489 del presente voi.). Degno di compianto, anche perché si era condotto alla Tauride in qualità di capitano d’ un piccolo drappello di soldati sotto i suoi ordini, i cui nomi vengono registrati nella lettera di stipendio conferitagli il 30 aprile 1471, nella quale ottiene il titolo di generoso (Doc. DCCCCLXXVI, p. 774). Per esser rimasto colto nella pania dal turco nel giugno 147o, convien dire che tardasse alquanto 1’ entrata nell’ ufficio di capitano dei borghi. Al più presto, infatti, n’andò al possesso nella state del 1472, finito il biennio di Antonio Sestri; giacché nel febbraio dello stesso anno era ancora in Genova, e ne ricevè la patente (Doc. MXII, p. 840). Del resto, dalla precitata sua supplica appare che egli fu trattenuto al posto, anche dopo la scadenza, per volere del console e motivo di pubblico servizio ; e questo motivo dovett’ essere il mancato arrivo del successore. - (831 ) DI CAFFA GIANOTTO LOMELLINI, 1475. Se il ritardo di lui, causato dalla lunga distesa di paesi da attraversare innanzi di giungere alla Crimea, fu 1’ origine dei mali per l’infelice Spinola, sembra sia stata la salvezza, al contrario, dell’ultimo ufficiale eletto. Chiamossi Gianotto Lomellini, q. Tobia; e la ragione, per cui la patente sua nel Codice nostro evvi registrata due volte, sotto date molto tra se lontane, mentre manca il giorno di sua elezione, fu la seguente. Alla prima del 26 agosto 1474. con la quale ofl'rivasegli il consueto salario, non volle aderire, e solo tenne l’invito, lorquando nella seconda, del 23 marzo 1475, gli si crebbe di molto l’assegno annuo, elevandolo a sommi due mensili (Doc. MC e MCXXYII, p. \ 13 e 216). Vi andava adunque il Lomellini favorito d’un bel aumento di stipendio sovra i suoi antecessori ('): ma credo non l’abbia pianto, se, col tardare, ebbe salva la vita. (') A vero dire nel documento MCXXYII parlasi dell’ufficio capitaneatus burgorum cjrauatum quanto stallar urn onere, e i due sommi sono assegnati prò suo et unius famuli sui idonei stipendio ; ma noi non arriviamo a comprendere come possa dirsi cresciuto il salario del Lomellini, clic a vece di aumentato sarebbe anzi sminuito d'un sommo, ridotto cioè a ventiquattro annui in luogo di venticinque. Né sappiamo dal Codice eh’ esso sia stato unque mai ridotto dal primitivo, percepito da Tommaso Colombano. Intendere poi die di lancio fosse elevato al doppio, concedendo al suo famiglio ventiquattro sommi, come” al capitano, ci pare poco credibile. Qui perciò lo scrittore della lettera incorse in errore, o per lo meno in una ambiguità di senso non facile a decifrare. ■ I V. I CAPITANI DEI SOBBORGHI DI CAFFA Oltre i borghi esistevano in Caffa più sobborghi, situati fuori del fossato e prima cinta murale interna, alla custodia dei quali era preposto un capitano, detto anche custode, capilaneus et custos; il quale comandava regolarmente a quattro orgusii soggetti ai suoi ordini, e percepiva cento cinquanta aspri mensili, cioè sommi nove Tanno, come dallo statuto al capo XXV, p. 613. Unica sembra che fosse la porta d’accesso dalla città agli avanborghi stessi, se l’incaricato alla sua custodia vien chiamato quasi sempre capitaneus porle antiburgorum, e rare volte capilaneus suburgorum. Suoi doveri, questi : stare del continuo e far buona custodia alla porta; tenervi ognor preparate al loro uso le armi, le balestre e gli archi, per la munizione e difesa della medesima. Divieto assoluto, d’altro lato, di occuparsi od in qualsiasi maniera intromettersi negli affari di giustizia. Le armi, non la toga, esso doveva maneggiare e vestire. CAPITANI DEI SOBBORGHI ( 83',. ) SERIE DEr CAPITANI DEI SOBBORGHI » ANDREA VOLTAGGIO, 1454. Il Fattinanti che segue avendo cominciato soltanto il 30 aprile 14-55 ad esercitare il suo ufficio, convien dire che un altro prima di lui abbia coperto il posto dal 1454 sino a quel giorno. Noi crediamo averlo trovato in Andrea Voltaggio, del quale il registro, per Fanno 1455, di Girolamo Cerro, scrivano della masseria, reca la noterella seguente : Andreas de vultabio, olim capilaneus porte anliburgorum. La voce olim nel detto manuale è di solito usata a significare il predecessore immediato. Forse dovè la sua nomina al solo consale od ai commissarii inviati da bel principio, od anche fu Tultimo titolare sotto la signoria della Repubblica, e continuò in carica sino all arrivo del primo là spedito dal Banco. Ma il più probabile, e stimo quasi certo, è, che dai commissarii medesimi venisse locato in seggio, depostovi innanzi Giorgio Cicala, attuale esercente; con.e raccogliesi dal documento CLXVI, p. 384; ove è detto che dal Doge prò labore et mercede sua obtinuerat officium capitaneatus suburgorum... a quo fuit priuatus propter collationem de ipso factam per capitaneos nostros, cioè Simone Grillo e Marco Cassina. Due anni dopo vi fu richiamato dai Protettori, come vedremo sotto il 1456. GASPARE FATTINANTI-OTTONEGLI, 1455. Eletto a quel posto Bernardo Camogli il 22 agosto I4o4, vi si rifiutò (Doc. XXXII, p. 98), e allora, il 28 novembre, si diede ( 835 ) 1)1 CAFFA a Gaspare Fattinanti, olim Ottonegli, per un anno (Doc. XLV, p. 128). Certo non lo compì, come rilevasi dalla postilla del solito cartolare : Pro gaspare de oclonegio, capilaneo porle antiburgorum, pro ejus salario mensium oclo et dierum sex, ad rationem asperorum centum quinquaginta in mense, incepto MCCCCLV die XXX aprilis, et finiti MCCLLLVI dic VI januarij. MARCO DE-FRANC li I-TOR TORINO, 1156. Non sapremmo il perché dell’ avere Gaspare troncalo bruscamente a mezzo il suo anno d’esercizio, senza il soccorso del cartolare suddetto, utilissimo perciò al nostr’uopo delle serie ufficiali. L’Ottonegli demeritò per qualche brutta azione f impiego che fungeva, e ne venne espulso dal console Domoculta. surrogandogli Marco De-Franchi-Tortorino. Tutto ciò si ricava dalle parole del citato manuale, che qui soggiungo : Marcus de franchis, capitaneus porte antiburgorum, qui in presenti etc. MCCCCLV 1, die VI januarij, ad rationem asperorum CL in mense, loco gasparis de oclonegio, priuali, debet etc. E nuovamente: Pro marco tortorino, capitaneo porte antiburgorum, prò ejus stipendio mensium trium et dierum XX11I1, ad asperos CL in mense, inceptorum MCCCCLVI die VII januarij, et finitorum die XXX aprilis etc. È chiaro adunque che il De-Franchi supplì il colpevole capitano sino alla fine del suo anno di servizio. GIORGIO CICALA, 1456. L’ottenne poscia Giorgio Cicala in benemerenza dei servigi prestati al Banco, anche col venire da Caffa a Genova latore di dispacci di sommo rilievo. Esso era in carica di capitano, quando là giunsero i commissarii Grillo e Cassina, dai quali rimosso CAPITANI OKI SOBBORGHI ( 836 ) d’ufficio, come dicemmo poc-anzi, ne menò alto lamento; ed i Protettori, nel rimandarlo ora, il 17 ottobre 1455, in Crimea, lo vogliono reintegrato del tempo di perduto esercizio, anzi glielo prolungano ancora d’ un anno, a patto che vi si conduca a dovere (Doc. CLV11I e CLXVI, pag. 375 e 384). GIROLAMO CAMERE E NICOLO’ FONTANA, 1457-1458. Al pellicciaio Simone Malavena, eletto il di 5 maggio 1457 (Doc. CCCXLIV, p. 728), e morto innanzi la partenza, il Banco surrogò l’altro pellicciere Girolamo Camere, coll’obbligo di condur seco due uomini almeno, a tenore della fatta promessa (Doc. CCCLXXVIII, p. 818). Uno di essi fu Nicolò Fontana, del suo mestiere, con cui divise e la fatica e il salario per due anni; il secondo resta ignoto (Doc. CCCXCIV, p. 827). GIOVANNI MAINERÒ, 1459-1460. Per speciale delegazione del sovrano Banco, Giovanni Mainerò, oltre il capitaneato dei sobborghi concessogli pel biennio solito, dovea anche governare, come castellano, la torre di s. Costantino in Cada, di conserva a Damiano Chiavari, a misura della scadenza dei predecessori loro, per nos electi et hinc capitani profecti (Doc. CCCCXLIV e CCCCXLV, p. 931 e 932). Ciò in maggio 1459. NICOLO’ CAMOGLI, 1461. Usava l’Ufficio di s. Giorgio rimunerare con lucrosi impieghi, a seconda dei casi, dei servigi o della condizione della persona, tutti coloro che prestavansi al ben pubblico. Cosi fece anche col nostro Camogli corriere, in retributionem itineris sui hinc futuri capham, dandogli la capitaneria dei sobborghi per tredici mesi. ( 837 ) DI CAFFA Quindi lo ammise allo stipendio d'un sommo mensile, con suo decreto del 3 marzo 1460 (Doc. CCCCLXXXVII, p. 48), insino a die finiti fossero i due anni di esercizio concessi al Mainerò. Argomento per credere che sotto quella data il Mainerò occupasse ancora la carica. PAOLO POZZO, 1462-1463. Gli successe questo Paolo Pozzo, eletto il di 10 aprile 1461 (Doc. DXL1I, p. 106), di cui nuli’altro ci consta. Sarà stalo anch’egli del numero dei ricusanti a partire alla volta d’Oriente, se non era loro concesso l’esercizio pel desiderato biennio; lo che venne concesso, a condizione che cum consule nuper electo, terrestri itinere, se transferre debeant capham sumptibus suis (Doc. DXLY, p. 109). RAFFAELE LOMELLINI, 1465. Occorsero in seguito due rifiuti. Il primo dato da Lodisio Italiano, nobile bianco, uscito dall’urna il 28 settembre 14É3 (Doc. DLXXX1II, p. 182), il secondo da Girolamo Squarciafico, q. Antonio, surrogatogli il 2 gennaio 1464 (Doc. DCXII, p. 270). Alla nomina di costui vero è che andava congiunta una condizione forse un po’ onerosa, a motivo della quale, o per altro sconosciuto motivo, lo Squarciafico amò meglio ritirarsi; ed allora acquistava l’ufficio Raffaele Lomellini per tredici mesi , non più due anni, e dopo Paolo Pozzo, come accerta la patente rimessagli il 22 dicembre 1464 (Doc. DCLII, p. 3I5). GIOVANNI SEMENZA, 1466-1467. Con strana alternativa, ma richiesta dalle cattive disposizioni degli uomini e delle cose caffesi, si ritornò subito al biennio, CAPITANI DEI SOBBORGHI ( 838 ) nella congiuntura delle nuove elezioni di’ ebbero luogo in principio d’anno 1466. I Protettori addì 19 febbraio elessero ad portam antiburgorum pro mensibus vigintisex, juxta formam ìit supra ultimate ordinatam , joliannem semensam, fabrum (Doc. DCLXXXIII, p. 398). Poco dappoi, nel sollecitarlo alla partenza, è appellato custos porte antiburgorum (Doc. DCXCVT, p. 414). ma nella credenziale si chiama capitano, e lo si chiarisce di che genere fabbro ei fosse, cioè orefice (Doc. DCCXVII, p. 425). SI MONE DE-LOEENZI, 1467-1468. Lo segui, senza contrasto e incidente di sorta, nell’ impiego, Simone De-Lorenzi, di Camogli, eletto il 3 marzo 1467 (Doc. DCCXL1X, p. 475), e patentato il 22 maggio stesso anno (Doc. DCCLXIV, p. 4-83). Forse fratello, certo parente suo, fu quel Nicolò De-Lorenzi, ammesso allo stipendio di un sommo mensile, che parti con lui alla volta di Crimea (Doc. DCCLXV, p. 483). TOMMASO FIESCHI, 1470-1471. Sarebbe stato nominato a succedergli Giovanni Antonio Centurione, q. Raffaele, pei ventisei mesi consueti, secondo il documento DCCCV, a pag. 545 ; ma sembra non abbia avuto effetto la sua elezione, successa il 12 luglio 1468, perchè sotto il 28 marzo 1470 trovo data la patente a Jommaso Fiesclii, di Percivale, per altrettanto tempo, compiuto l’esercizio di Si-mone anzidetto (Doc. DCCCXCIV, p. 667). 11 poscritto, aggiunto alla medesima, suppone anzi ben probabile che officium ipsius capitanealus, nomine massarie capile vel aliter, in capita collatum fuisset dopo il Semenza. Nel quale caso, il Banco vuole che non obstanle ejusmodi venditione vel collatione, lliomus ad ( 839 ) DI CAFFA ipsum officium statini admitti ct recipi debeat. Dunque il Centurione affatto non vi andò, e il De-Lorenzi ritiravasi o mori per via. DOMENICO DI POLCEVERA, 1471. Domenico, figlio a Giovanni, il quale era stato prima di lui promosso a capitano degli avanborghi, cioè il 3 luglio 1470 (Doc. DCCCCX, p. 679), gli fu sostituito il 26 ottobre successivo, agli stessi patti, giacché nel corso dei brevi mesi era mancalo ai vivi il suo padre (Doc. DCCCCXXIV, p. 692). GIACOMO CAMERE, 1471. Accadde qui un intreccio. I Protettori, per raccomandazione fatla dagli addetti alle cose caffesi, conferivano questo impiego a Giacomo Camere, il dì 5 marzo 1471 (Doc. DCCCCXLVII, p. 750), e il 26 aprile dopo, anche la patente, da avere effetto finito il tempo di Domenico di Polcevera. Ma siccome quest’ ultimo ancor non avea a mano la sua credenziale, così il Banco dispose che, se il Camere fosse giunto sul luogo prima del Domenico, eo casu admitti debeat ad dictum officium, antequam dominicus ipse exerceat. Ma se, idem dominicus postea su per -uenerit, priusquam finitum fuerit tempus ejusdem jacobi, eo casu statini dominicus ipse recipi et admitti debeat ad dictum officium exercendum, usque ad finem temporis sui; quo finito, prenominatus jacobus denuo recipi debeat ad officium, pro tempore quo sibi superesset ex mensibus viginti sex superius contentis (Doc. DCCCCLXI, p. 761). L’intreccio è singolare abbastanza; ma informato, credo io, dal rispetto in che si voleva fossero tenuti i decreti del sovrano Banco, una volta emanali. CAPITANI DEI SOBBORGHI ( 840 ) FRANCESCO TACCONI, 1471. Per la ragione già accennata altrove, Francesco Tacconi venne dai Protettori creato capitano per mesi tredici, il 23 aprile 4 471, in successione a Giacomo Camere; ben inteso che durante la carica non percepisse l’altro salario, dovutogli come corriere (Doc. DCCCCLVI1, p. 758). Tuttavia, usque ad diem quo incipiet exercere dictum officium, dichiarano nella patente che gli si passi il solito sommo mensile (Doc. DCCCCLXIX, p. 770). BENEDETTO CANNETO, 1472-1743. Più felice dei suoi competitori, Benedetto Canneto, q. Eliano, riuscì a maggioranza di voti prescelto al grado da lui ambito, in data 4.° giugno 1472 (Doc. MXIX, p. 851), e scorsi quattro giorni appena n’ otteneva la lettera di credenza, che accredita-valo successore al Tacconi per mesi ventisei. Una postilla aggiunta, iM2 giugno medesimo, notifica come avendo i Protettori saputo prenominatum franciscum de tacco-nibus, de papia, multis jam mensibus discessisse ex capha, et. de eo nullum haberi nuncium, perciò, se al momento della intromissione ali’ impiego, esso non si trovasse presente, eo cusu prenominatus benedictus admitti debeat ad dictum officium. E se, già insediato il Canneto, giungesse a Caffa il Tacconi, succederò debeat ipsi benedicto in fine mensium vigiliti sex, pro quo officium eidem benedicto collatum fuit (Doc. MXX, p. 852). Non sono qui due pesi e due misure, 1’ una pei nazionali, come pel Camere e Camogli è stato detto , 1’ altra pei forestieri? Ammeno che vogliasi dire essersi il Tacconi assentato per titoli personali, e non per ragione di servizio! GIACOMO DE-LORENZI, 1474. È il secondo di questo casato che riusci capitano dei sobborghi di Caffa: stretto parente per avventura del primo, c ( 841 ) DI CAFFA amendue di Camogli. La elezione sua accadde il 17 agosto 1474 assieme a molti altri (Doc. MXCIX, p. 112). Ma la patente gli fu rimessa solo il 22 aprile 1475, dovendo tener dietro a Benedetto Canneto, ch’era in ritardo di esercizio (Doc. MCXXXV, p. 221). Se arrivò a Caffa innanzi del turco, male per lui ; ma è poco probabile, quasi impossibile, anche per mare. VI. I CAPITANI DEGLI ORGUSII DI CAFFA Chiamossi capitano degli orgusii il comandante della guardia d’onore del console in Caffa, perchè orgusii appellavansi i soldati, come pure armigeri. Erano in numero di venti: obbligati a seguire il loro capo, e questo ad accedere cum domino consule et exire, quandocumque per dominum consulem ordinabitur. Un quissimile perciò del nostro bel drappello di corazzieri reali, che accompagna, precede o segue il monarca nelle comparse di maggiore solennità. Percepiva aspri cento cinquanta mensili all’epoca dello statuto (Vedi sopra, n. XXI, p. 612), ma sotto il Banco di s. Giorgio ne scorgiamo, fino da principio, cresciuto lo stipendio, e quasi raddoppiato in duecento settanta. Agli orgusii, o argusii, come spesso li trovo nominati nello statuto medesimo, davansi aspri cento venti al mese per ciascuno; ma nissuno fra loro poteva essere servo, e molto meno poi schiavo d’ altri. Boni, idonei et sufficientes al proprio servizio doveano essere giudicati, assumendosi in pari tempo l’obbligo dell’;acquisto e foraggio di uno equo, targia, calarihio et armis a loro spese, pro singulo ipsorum, giusta la consuetudine da antico introdotta. Va senza dirlo, che al capitano eziandio bisognava il cavallo, e questo di buona razza, fino e corrispondente al suo grad o. CAPITANI DEGLI ORGUSII ( 844 ) SERIE DEI CAPITANI DEGLI ORGUSII. MAURIZIO BOCCANEGRA, 1455. Riuscite vane le nomine di Silvestro Grillo e Bartolomeo D’Oria, fatte il 22 agosto e 30 novembre 1454, perchè il primo ricusò (Doc. XXXII e XLII, p. 98 e 124^, e il secondo ambì meglio il posto di castellano di s. Nicolò in Cembalo (Doc. XLY, e LX, p. 128 e 149), addì 23 dicembre seguente fu assunto a capitano Maurizio Boccanegra per un anno, col beneficio della spesa gratuita sino a CafTa e lo stipendio di lire quaranta (Doc. LX, p. 149). Al 21 gennaio 1455 gli si rimise la patente e viaggiò alla Tauride (Doc. LXXVIII, p. 265), dove lo vediamo di sicuro esercitare 1’ impiego ; dicendo il cartolario di quell’ anno : Morixius buccanigra capitaneus orgusiorum , qui in presenti cartulario incepit seruire MCCCCLV die XII mai], ad rationem asperorum ducentorum septuaginta in mense, debet etc. E di nuovo : Pro morixio bucanigra, capitaneo orgusiorum, pro ejus salario anni unius, incepti MCCCCLV die XII maij, et finiti MCCCCLV 1 die XI mai], ad rationem etc., come sopra. TEODORO DI PERA, 1456. Poco mancò che il Boccanegra ne ripetesse Tanno. I Protettori del 1456, addi 23 febbraio, già lo aveano confermato, attenta sua probitate, et quod alius non est idoneus qui petat, ma sulla contraria relazione del console e massari, favorevoli a Teodoro di Pera, cassata la già scritta proroga, il 9 novembre 1456 ( 845 ) DI CAFFA diedero P ufficio a costui, benemerito del Banco per 1’ assuntasi fatica di corriere (Doc. CC1V, CCCVIII, CGCXV, p. 531, 652 e 663). L’appellativo suo di Pera sarà egli nomedi patria, anziché di casato? Io giudico del sì. La colonia di Pera stava vicina a Caffa, e quel gentilizio non trovasi fra le antiche famiglie genovesi ; sì bene l’altro di Pietra. CRISTIANO SPINOLA, 1457-1458. Nell’elezione generale degli ufficiali fattasi il 5 maggio 1457 era prescelto a nuovo capitano Franchino Spinola di Luccoli, q. Nicolò (Doc. CCCXLIV, p. '728), e solo dopo la data rinuncia, un altro Spinola Cristiano ne prese il luogo per due anni (Doc. CCCLIII, p. 743). LANCELLOTTO SPINOLA, 1459-1460. Lancellotto Spinola, q. Carlo, successe al parente, in virtù di nomina accaduta il 9 marzo 1459, e la patente segnatagli il 27 aprile, valevole pel biennio (Doc. CCCCXXII e CCCCXXV, p. 907 e 926). BENEDETTO ANTONIO ASSERETO, 1460. Fu assunto comandante degli orgusii pro annis cluobus, finito tempore lunsaroli spinule, il 2 aprile 1460, e ricevuta subito, ai 4 la lettera di scambio (Doc. DVI, p. 61), sciolse la vela sollecito e contento della fattagli promessa d’un sommo mensile de stipendio pro singula paga, et ultra expensas alimentorum nauis usque caffam (Doc. DUI, p. 59). Le paghe erano i gregarii che conduceva seco di guarnigione a Caffa. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II 54 CAPITANI DEGLI ORGUSII ( 846 ) COSMA CARPINETO, 1461-1462. Al nobile Conte Fieschi, a tutta sua insaputa, eletto nella tornata del IO aprile 1461 (Doc. DXLII, p. 106), i Protettori sostituirono, il 13 successivo. Cosma Carpineto per un anno, accettata la rinunzia del precedente all'ufficio conferitogli, quod non requisiuit, nec cui iilud attondebat, neo aliud requisititi (Doc. DXLIII, p. 107). Invece poi d’un anno, per la ragione addotta nel documento DXLV, a p. 109, la patente gli fu rimessa per il biennio, sotto il giorno 22 aprile (Doc. DXL1X, p. 113). È probabile ne continuasse l’esercizio altri anni ancora, per mancata successione. SOLDANO CATTANEO, 1463. Della costui nomina consta in forza del documento DLXXXIII, p. 182, in data 28 settembre 1463, dove è anche detto che, il 18 novembre che segui, acceptando jurauit. Ma non pare siasi condotto a Caffa, per le ragioni che sto per dire. AMBROGIO MONTANARO, 1466. Eletto ad capitaneatum orgusiorum pro mensibus viginti sex, addi 19 febbraio 1466 (Doc. DCLXXXIII, p. 398), io lo vedo acquistare la patente il 21 aprile stesso anno, designato successore a Cosma Carpineto (Doc. DCXCV, p. 414). Soldano Cattaneo adunque o non esercitò la carica, o tra lui e Montanaro intercesse di nuovo per breve o lungo tempo il Carpineto. BATTISTA DEL VECCHIO , 1467-1468. Venuta la scadenza del predecessore, ne tolse l’eredità Battista Del Vecchio, q. Giovanni, pei soliti ventisei mesi (Doc. DCCXLV, ( 847 ) DI CAFFA p. 472), e ritirata Ia sua credenziale il 26 maggio 1467, prese il cammino per la Crimea (Doc. DCCLXX, p. 485). Non so altro di lui. BENEDETTO MONTANARO, 1468-1469. Anche per questo ufficiale altra notizia non ci soccorre fuor quella della nomina, accaduta il 12 luglio 1468 (Doc. DCCCV, p. 545), e due giorni dopo, il conferimento di sua patente per mesi ventisei in successione al Del Vecchio (Doc. DCCCVII , p. 546). Penso fosse un congiunto all’ Ambrogio precitato. ANDREA MEDA, 1470-1471. In compagnia al proprio figlio Tommasino, e a Gaspare Cam-pofregoso, q. Melchiorre, giovane questo di 27 circa anni e di 14 quello, il Meda, nativo di Milano, venne dai Protettori spedito a Calfa in qualità di stipendiato al soldo militare per quattro anni, a die qua peruenerit computandos, e insieme tempo come capitano degli orgusii pei soliti mesi ventisei. La missiva del Banco, che dava di ciò avviso al console, porta la data 4 maggio 1470 (Doc. DCCCCVII, p. 678). GIOVANNI BARBIERI, 1472-1473. Levanto, grossa borgata della riviera genovese orientale somministrò alla sua volta un ufficiale a CalTa : ma egli era già nato in Genova dal padre Cristoforo tuttora vivente , perciò qui è nominato cittadino. Non saprei indovinare il motivo della sua elezione fatta a parte il l.° giugno 1472 (Doc. MXVIII, p. 850), poche ore innanzi alla generale del console e altri tutti funzionari di Caffa e colonie circostanti (Doc. MXIX, p. 851). La sua patente dice chiaro che avea a succedere ad Andrea Meda, pel biennio d’uso (Doc. MXXVI, p. 856). CAPITAN! DEGLI ORGUSII ( 848 ) Da questo punto il nostro Codice non ricorda più venni capitano degli orgusii, in causa, non già di soppressione d’ufficio, ma di scarsità di notizie e perdita di registri. Può darsi ancora che non più ne occorressero fino al 1475 ; perché le nomine ultime surriferite avvennero in anticipazione di parecchi anni di data sull’ effettivo esercizio. In questo caso il Barbieri avrebbe chiusa la serie dei capitani degli orgusii. VII. I CAPITANI DELLA TORRE DI S. COSTANTINO DI CAFFA Se fra le moltissime torri ond’ era circondata la città e munita contro i nemici, la sola di s. Costantino aveva un capitano a governarla, eletto dal magnifico Ufficio di s. Giorgio, mentre le altre davansi a mano di bassi impiegati, uopo è dire che essa fosse la più importante e principale della colonia. Eppure lo statuto di Caffa se ne sbriga con poche parole, chiamandone il funzionario egualmente custos e capilaneus; dappoi ne recita i doveri ed il salario, fissato in aspri duecento cinquanta per lui, ed altrettanti per un socio che era tenuto a procacciarsi, al loro uso nella torre le proprie armi, in un con le balestre; e gli uomini o cose presi in occasione di guerra mai non li doveva introdurre nella stessa, sibbene consegnarli prontamente al console e sindicatori del luogo (Vedi sopra, n. XXIV, p. 613). quorum alter unquam discedat a dicta turri. Oltre ciò, era in obbligo di tenere sempre pronte e allestite CAPITANI DELLA TOIUIE ( 850 ) Al tempo della cessione delle colonie al Banco di s. Giorgio, le torri di CalTa, se crediamo ad Antonio Assereto, trovavansi in deplorevolissimo stato, sfasciandosi d’ogni parte, e fu d’uopo eh’ egli ne rifacesse le scale, i solai, i merli, ita et taliter quod non potebamus (sic) offendere nec defendere duitatem, nostram (Doc. CXXXII, p. 321). In seguito, il Banco molto studio c ingenti somme di danaro vi spese affìn di ridurle e conservarle in lodevole assetto. ( 851 ) DI CAFFA SERIE DEI CAPITANI DELLA TORRE DI S. COSTANTINO GIOVANNI LEVANTO, 1455. Non avremmo notizie di sorta di questo ufficiale, se il cartolario della masseria di Caffa, pel 1455, non ce la fornisse chiara e tonda, con le seguenti parole : lohannes de leuanto, capitaneus turris sancti constantini, qui in presenti cartulario incepit scruire MCCCCLV, die XXV aprilis, ad rationem asperorum ducentorum quinquaginta in mense, debet etc. E più sotto: Pro jolianne de leuanto, olim capitaneo turris sancii constantini, pro diebus viginti inceptis MCCCCLV, die XX V aprilis, et finitis die XV maij, ad rationem etc, come sopra. 11 perchè poi resignasse P ufficio dopo soli venti giorni al suo successore De-Marini, io non so indovinarlo. Forse costui patì il disastroso viaggio, e avendo bisogno di temporaneo riposo, si fé’ supplire dal Levanto, in assenza del titolare precedente, od anche il titolare era il Levanto medesimo. BALDASSARE DE-MARINI, 1455. Eletto il 22 agosto 1454, accettò solo il 18 novembre stess’anno, e il 15 gennaio 1455 promise bene ct fidcliter-'custodire dictum castellum, et facere ea omnia que debet fidelis castellanus versus suum dominum (Doc. XXXII, XLII e LXXIV, p. 98, 124 e 262). Cominciò il suo servizio il 15 maggio 1455, giusta la nota del cartolario già citato : Badasar de marinis, capitaneus 0 CAPITANI DELLA TORRE ( 852 ) turris sancii Constantini, qui in presenti cartulario incepit ser-uire MCCCCL V, die X V madij, ad rationem asperorum ducentorum quinquaginta in mense, debet etc. II principio e la fine del suo esercizio sono poi anche più chiaramente rivelati dall’altra postilla: Pro badasare de marinis, capitaneo turris s. constant ini, prò ejus salario anni unius, incepti MCCCCLV, die XV maij, et finiti MCCCCLV1, die Xllll maij, ad rationem etc, come sopra. BATTISTA CASTELLAZZO, 1456. Finito il tempo di Baldassare predetto , gli successe Battista Castellazzo, statovi nominato il 2-3 febbraio 1456 (Doc. CCIV, p. 531), e patentato l’8 marzo (Doc. CCXXII, p. 552). Il documento CXIll, a pag. 293, contenente la sua promessa e cauzione , deve perciò esser corretto nella data e attribuirsi all’ anno 1456. Eletto soltanto nel febbraio 1456, non potè davvero promettere fedeltà nel marzo 1455, sibbene nel seguente. Prese il posto di Brasco De-Benedetti che lo rifiutò (Doc. CCI, p. 526). NICOLO’ DE-MARI, 1457-1458. Altro rifiuto segui: quello di Giorgio De-Mari (Doc. CCCXLIV, e CCCLXVI, p. 728 e 733), ma il secondo eletto, cioè De-Mari Nicolò, q. Luca, perché eletto per due anni il 1.° luglio \ 457 (Doc. CCCLIII, p. 743), accettò, e copri, a quanto pare, la carica. DAMIANO CHIAVASI, 1459-1460. A lui, e ad Antonio ossia Bartolomeo Bergamo, i Protettori conferivano 1’ ufficio di capitano per due anni, il 9 marzo 1459, assieme all’altro di custode della porta Caiadore (Doc. CCCCXXII, p. 907). Se non che quattro giorni dopo ritornati su questa de- ( 853 ) DI CAFFA liberazione, la rivocarono quanto all’ultima parte, stante firma electione de turri sancti constantini facta in predictos, que seruet alteri ipsorum et reliquo electo (sic) castellaniarum prodictarum, cioè di Soldaia e s. Elia (Doc. CCCCXXIII, p. 909). Chi potrebbe dire quale dei due optasse al forte di Caffa, e n’avesse il governo pel concesso biennio? L’assicura il documento CCCCXXXIV, p. 924, che fu il Damiano Chiavari, perchè Bartolomeo Bergamo, vi si legge, non est profecturus caffam ad officia ad que electus fuit, una cum damiano de clauaro; epperciò lo sostituiscono con Giovannino Mainerò, di Pietro. QUIRICO CASTIGLIONE, 1461-1462. A questo punto nasce un po di confusione per mancanza di atti e dati positivi. Trovo Bartolomeo D’Oria, q. Giovanni, creato capitano sotto il IO aprile 1461 (Doc. DLXII, p. 106), e poco dappoi, cioè il 23 giugno, rimessa la patente per due anni e due mesi a Quirico Castiglione, da avere luogo finito il tempo dell'ultimo nominato dal Banco in Genova (Doc. DLXXIV, p. 126). Se non fu una frase nuova, usata dall' archivista tanto per variare, dobbiamo credere che il D’Oria vi si ricusò, e il segretario ignorava il nome dell’esercente l’impiego in quel momento. LODISIO DE-FRANCHI, 1463. Al Castiglione avrebbe tenuto dietro Lodisio De-Franchi, di cui sappiamo la certa nomina, avvenuta il 28 settembre 1463, a pieni voli. Ma all’ infuori della sua figliazione ad Andrea, e della professione di mercante nero, tace sul conto di lui il Codice (Doc. DLXXX111, p. 182) ; il quale ne lascia pur ignorare il motivo dell’ interruzione che qui si manifesta. CAPITANI DELLA TORRE ( 854 ) GIACOMO MONTEVERDE, 1466-1467. Qualcosa di più ne risulta in riguardo a Giacomo Monteverde, sollevato ad ccistellanìam saneti costantini, pro mensibus vigiliti sex, addì 19 febbraio 1406 (Doc. DCLXXXIII, p. 398), spinto a partire il 21 aprile (Doc. DCXCYI, p. 414), e patentato sotto il 23 maggio susseguente (Doc. DCCXf, p. 422). GIOVANNI ASSERETO, 1467-1468. Battista Giustiniani, q. Angelo, scelto fra molti qui judicio calculorum expositi fuerunt, non volle aderire (Doc. DCCXL1X, p. 475), e allora si pensò a Giovanni Assereto, q. Leonardo, che riuscì eletto il 5 maggio 1467 (Doc. DCCLYII, p. 480). GIOVANNI VIVIANI ,*1471-1473. Giudico probabile che nell’ intermezzo fra l’Assereto e il pre-sente Yiviani, 1’ufficio di castellano sia stato conferito in Calla per gli anni 1469 e 1470. Questo Yiviani era bambagiaro di professione, e dai Protettori fu ammesso allo stipendio asperorum tricentorum singulo mense, donec et quousque aduenerit dies qua incipere debebit exercere castellaniam sancti Constantini, quam ipsi johanni contulerunt et conferunt pro mensibus viginti sex, incipiendis statini finito tempore ejus cui ultimate officium ipsum collatum fuit (Doc. DCCCCLY1, p. ‘757), in Caffa, per avventura, come dissi sopra. La surriferita patente sua recando la data 18 aprile 1471, egli ben potè entrare in carica lo stesso anno e rimanervi sino al 1473. GIROLAMO CASTAGNOLA, 1474. Quantunque, eletto in tempo utile a poter ancora condursi ad esercitare l’ufficio, cioè il 17 agosto 1474 (Doc. MXCIX, p. \ 12), ( 855 ) DI CAFFA io son di credere che Giovanni Castagnola, figlio di Antonio, non siasi più mosso da Genova, e la castellala di s. Costantino, dopo il biennio del Viviani, sia stata data in Caffa dal console. Mi inocula il sospetto la postilla aggiunta nella patente , ove si ordina l’ammissione di Girolamo allo stipendio d’ un sómmo mensile, caso che la castellania già fosse occupata (Doc. MC1X , p. 4 30). Ed occupata fu certamente, se questa prima sua credenziale del 14 dicembre 1474 non sortì alcun effetto, come vi è soggiunto, e solo il 20 marzo 1475 ritirò la seconda e diffìnitiva (Doc. MCXXV, p. 215). Non presenziò adunque l’attacco, e non fu colto in trappola dalla fiotta ottomana, ma in vece sua l’ufficiale supplente; giacché non credo arrivasse abbastanza presto da rimanere chiuso in Caffa- ..... — Vili. I CAPITANI DELLA PORTA CAIADORE IN CAFFA La sgrammaticata, ma ingenua, lettera da Antonio Assereto scritta al magnifico Banco in Genova, addì 1.° luglio 1455, ci insegna che molte erano le porte, per cui avevasi accesso o recesso da Caffa , ed egli ne nomina già tre, e sono la porta Gorgi, quella dei santi apostoli e di Caiàdore (Doc. GXXXII , pag. 321). Una quarta, detta Vonitica , è ricordata dal console Domoculta, narrando il suo solenne ingresso in città, e il Giustiniani, annalista nostro, e l’anonimo toscano parlano della quinta di s. Teodoro, a tacere dell’altra di s. Giorgio, che credo omonima di Gorgi (Doc. MCXLIV e MCXLVIII, p. 239 e 251, nel Supplemento). L’annalista suddetto nel luogo medesimo menziona eziandio la porta del cacciatore. Questa voce mi fa sorgere il dubbio che il termine possa essere uno sgorbio del vocabolo tartaro Caia-dore, oppure anche viceversa;' nel modo istesso, ma in senso opposto, che la parola Gorgi vuole quasi certamente essere intesa per s. Giorgio, Ciò è tanto vero, che dove il Giustiniani dice la porta Gorgi, il toscano autore scrive chiaro porta s. Giorgio. CAPITANI DELLA P. CAIADORE ( 858 ) Del resto altre porte ancora non dubitiamo punto esistessero in quell’ ampia metropoli, che non vengono citate nei nostri documenti ('). Fra tutte però quella che vi ricorre più spesso è questa di Caiadore. Alla sua difesa vigilava un capitano che prendeva il titolo dalla medesima, e che esso pure talvolta è detto custos, tale altra capilaneus. Lo statuto al capo XXIII, p. 612, n’assegna le competenze, i doveri e il salario: quest ultimo in aspri cento cinquanta mensili. Dai suoi ordini pendeva un chiavaio con aspri cinquanta soltanto, destinato ad aprire e chiudere la porta, senza, dì e notte, abbandonarla mai : e neppur il capitano , il quale perciò ibi habere et tenere obligatus sit arma sua et balista; e niuno dei due doveva permettersi accipere aliquitl de rebus, que deferentur capitani, sotto la pena di aspri venticinque per ciascuno, ed ogni volta che contravvenisse all’ ordine. (’) Non giftdico doversi ritenere come porta quella del giardino di Bartolomeo di Todi, ricordata dal Giustiniani. Vedi sopra a pag. 255. Quivi in nota volli correggere posta in porta, ed ora riconosco che si può intendere molto Lene anche « posta » nel senso di posizione scelta dai turchi per battere in breccia la città. ( 859 ) IN CAFFA SERIE DEE CAPITANI DELLA PORTA CAIADORE IACOPO MAINERÒ, 1455-1456. Iacopo Mainerò, q. Pier Giovanni, fu destinato pel primo a coprir il posto, addi 22 agosto 1454, evi andò (Doc. XXXII, pag. 98) ; ma se non venne impedito dall’ esercitarlo, ostacoli e difficoltà sostenne per averne gli emolumenti e salarii. I Protettori, sotto il 10 ottobre 1455, instano che lo si soddisfi, o se esso vuol ritirarsi, ben lo possa a suo libito (Doc. CLXII, pag. 377). Tenne duro, ed ebbe i proventi dovutigli, come si evince dal registro del Cerro, spesso citato , ove si legge : lacobus mainerius, capitaneus porte caihadoris, qui in presenti cartulario seruire incepit MCCCCLV, die XXX aprilis, ad rationem asperorum CL in mense, debet etc. E poco sotto : Pro jacobo maynerio, capitaneo porte caihadoris, prò ejus salario anni unius, incepti MCCCCLV, die XXX aprilis, et finiti MCCCCLVI, die XXIIII aprilis, ad rationem etc. , come sopra. MARCO DE-FRANCHI-TORTOR1NO , 1457. Eletto il 6 febbraio 1456 , ebbe la patente nel marzo successivo , con che funzionasse finito tempore jacobi mainerij , per un anno solo (Doc. CCI, e CCX , pag. 526 e 542). Durante questo convien dire che Marco De-Franchi coprisse simultaneamente due impieghi, il presente cioè, e quello di capitano dei sobborghi di Gaffa, di cui parlammo poco sopra. i CAPITANI DELLA P. CAIAD0KE ( 860 ) LUCA MARCHESE, 1458. Acellino Squarciafico essendosi scusato (Doc. CCCXLIV , p. 728), Luca Marchese, corassaio, il l.° luglio 1457 ottenne F impiego per due anni, a condizione di dover riparare a sue spese le armi e corazze tutte del comune (Doc. CCCLIII, p. 743). Accettò il gravoso patto, e il 4 marzo 1458 gli fu consegnata la patente (Doc. CCCXCVI, p. 828), da avere effetto dopo Fanno di Marco De-Franchi. Ma avendola dimenticata in Genova , soffri ritardo nello stipendio, e solo il 26 marzo 1460 ottenne dal Banco il decreto di paga, e a condizione che consti di avere fedelmente adempiuto ai suoi doveri (Doc. CCCCXCIV, p. 53). SIMONE SAULI, 1459. Nel proclama indetto agli aspiranti agli impieghi taurici il 16 gennaio 1459, e affisso in piazza Banchi alla colonna del palazzo di Ottobone Di-Negro , dicevasi aperto il concorso al posto di custode alla porta Caiadore ad un artefice nero (Doc. CCCCX1V , p. 895). Lo consegui subito dopo, addi 22 stesso mese, Simone Sauli per un anno (Doc. CCGCXV, p. 896). Ci manca non ostante la sua patente. SIMONE GRIMALDI, 1460. Sebbene paia men probabile 1’ esercizio di questo ufficiale , lo collochiamo tuttavia nella serie, perché ne abbiamo la certa sua elezione sotto il 2 aprile 1460; mentre non ci consta del suo rifiuto. Era figlio di Ansaldo , e i Protettori lo nominarono prò uno anno, finito tempore stipendij quod habet prò caffa (Doc. DUI, p. 59). Ma non sembra che vi si conducesse. ( 861 ) IN CAFFA GIOVANNI SPINOLA, 1461. Il giorno 10 aprile 1461 Giovanni Spinola, q. Andrea, q. Giulio, venne dal Banco as'sunto a capitano (Doc. DXLII, p. 106), e la sua patente del 27 maggio seguente lo assegna futuro successore a Simone Sauli, per mesi tredici, colla ritenuta consueta del salario dell’ultimo (Doc. DLX1I, p. 119). Se non fu una svista del cancelliere, ed uno scambio del nome Sauli a vece del Grimaldi (cosa assai facile, essendo amendue Simone), la destinazione dello Spinola a prendere il posto di Sauli, assicura il mancato esercizio del Grimaldi. NICOLÒ BOLLETTO , 1465. Prima di costui, cioè il 29 settembre 1463 , fu nominato Pel-legro Arena, figlio di Antonio, mercante bianco, ma non accettò (Doc. DLXXXIII, p. 182), e il segretario scrive essergli stato dato un surrogante ai 17 dicembre 1464, ma chi fosse non si potè decifrare. Credo trovarne il nome in quel Nicolò Bolletto, o Balletto, del quale non corre dubbio che abbia ricevuta la sua credenziale pei soliti tredici mesi, il 5 marzo 1465 (Doc. DCLVII, p. 335). GIACOMO SERRA, 1466. Nel frattempo venne prolungato l’esercizio della carica a mesi ventisei, e a goderne il beneficio si elesse pel primo Giacomo Serra, il 19 febbraio 1466 (Doc. DCLXXXIII, p. 398). Ebbe la patente, in successione al Bolletto , solo ai 29 maggio stesso anno (Doc. DCCXV, p. 423). GIACOMO E PAOLO BOCCALACQUA, 1467. Erano fratelli, ma la sorte non arrise propizia nè all’ uno nè all’altro. Non a Giacomo, che, promosso capitano il 3 marzo Società, Ligure St. Patria, Voi, VII, 1’. II 55 CAPITANI DELLA P. CÀIÀDORE ( 862 ) 1467 (Doc. DCCXLIX , p. 475), e patentato il 3 giugno (Doc. DCGLXXI, p. 485), inori per viaggio alla Tauride. Neppure al Paolo, che, di conserva al secondo fratello Gregorio, avendo chiesto ìli Banco la sostituzione al morto germano, e conseguitala (Doc. DCCLXXXIV, e DCCLXXXV , p. 525 e seg.), per non so quale intoppo non la potè mandare ad esecuzione. ANGELO GIOVANNI SQUARCIAFICO , 1468. Cadde invece a mano di questo Squarciafico, eletto il giorno 4 luglio 1468, successurum jacobo de serra pro mensibus vigilili sex (Doc. DCCC1I, p. 542). Dalla patente firmatagli dieci giorni dopo (Doc. DCCCVIII, p. 546), sembra risultare volontario l’insuccesso dell'ultimo Boccalacqua predetto. Negligen tava ritirare la credenziale sua e partire ; ondeché i Protettori gli diedero lo scambio. NICOLA CASTIGLIONE, 1470. Sotto il di 3 luglio 1470 esiste 1’ atto di nomina di Nicola Castiglione, q. Martino (Doc. DCCCCX, p. 679), e in data \ 3 agosto anche la patente che 1’ autorizzava a ricevere il comando finito 1’esercizio dello Squarciafico (Doc. DCCCCXV , p. 684). AGOSTINO DELLE PIANE, 1471. Siamo privi della data precisa di sua elezione, stante la perdita di qualche registro dell’archivio. Ma ci soccorre all’uopo un altro diploma del 18 aprile 1471 , in virtù del quale au-guslinus de planis bambaxarius è ammesso a percipere pro ipso et uno famulo asperos tricentos singulo mense a die qua capham applicuerit, usque in diem qua exercere incipiet officium porle cahiadoris caphe, quod illi contulerunt (Doc. DCCCCLVI, ( 803 ) IN CAFFA p. 757). Corrisponde al narrato sopra il testo della credenziale sua, rimessagli il 29 aprile, che di più ne dice in nome del servo da lui condotto ai suoi servigi , cioè Giacomo Belviso , d’anni diciotto (Doc. DCCCCLXX, p. 771). BERNARDO TRUCCO, 1473. Appieno conformi alla precedente furono e la nomina di Bernardo Trucco, avvenuta il l.° giugno 1472 (Doc. MX1X, 851), e la patente conferitagli per tener dietro al Delle-Piane, durante i ventisei mesi consueti; più il soldo mensile di un sommo d’ argento fino alla presa di possesso (Doc. MXL1I1, p. 35). Ha la data del 19 febbraio 1473. Se questa entrata in possesso, com’ è quasi certo, ebbe luogo in fin d’anno '14*73, il nostro Trucco trovossi involto nella generale catastrofe di Cafla, e vi lasciò la libertà o la vita. CIO. ANTONIO MAFFEI, 1474. Vero è che gli si diede tosto un successore nella persona di questo Giovanni Antonio Maffei , q. Domenico, addì 17 agosto 1474, allorquando risultò nominato, con molti altri, Galeazzo Levanto a console di Caffa (Doc. MXCIX, p. 112). Ma appunto, come dicemmo che costui non più dovette muoversi da Genova, il medesimo è da pensare dei minori impiegati, che avrannc avuto caro di trovarsi lontani da quel massacro. ■ IX. I MEDICI, CHIRURGHI E SPEZIALI DI CAFFA Se la quantità dello stipendio assegnato ad un officiale di governo fosse sempre un giusto criterio a decidere la importanza del suo grado, od il concetto almeno in cui è tenuto, dovremmo dire che del medico condotto si facesse una grande stima in Caffa, dove vigeva il lodevole costume di avere a salario fisso un dottore curante. Da una tavola comparativa delle paghe date ai funzionarii della nostra colonia, che ho sottocchio, ricavata dai cartolarli della masseria, risulta l’annuo assegno di sommi venticinque concesso al medico fisico della città; cioè in prima linea dopo il console, massari e vicario, ed equiparato soltanto al capitano dei borghi, durante la signoria della Repubblica ed il primo decennio circa della dominazione del Banco. Cosa questa che fa onore alla sapienza dei nostri maggiori, i quali mostrarono per tale guisa di avere nel dovuto pregio le lettere ed ogni sorta di buoni studii, arti e scienze. Diremo ora qui dei pochi dottori esercenti in Caffa dal 1454 al 1475, che sono a cognizione nostra; in tutto, due in numero. MEDICI ( 866.) SERIE DEI MEDICI QUIRICO DE-FRANCHI, 1154-1456. L’esistenza di questo primo medico è assicurata dalla seguente nota, da Girolamo Cerro inserita nel suo registro della masseria per l’anno 1456, cosi concepita: Magnifico domino, magistro quilico de franchis, phisico, prò ejus salano mensium undecim et dierum quinque, incepti (sic) MCCCCL V , die XXV aprilis, ad rationem summorum vigiliti quinque in anno, etc. Dalle surriferite parole si sarebbe quasi indotti a credere che il De-Franchi si recasse a Caffa in società al primo console Tommaso Domoculta, veggendolo noi entrato in paga contemporaneamente allo stesso, ma invece egli già in antecedenza tro-vavasi al servizio pubblico, cioè sotto la Repubblica; come lo dimostra un secondo brano estratto dal cartolario medesimo, ma pel 1455. Dominus magister quilicus de franchis, prouisio-natus, qui in presenti cartulario incepit seruire MCCCCLV, die XXV aprilis, ad rationem summorum come sopra, debet prò alio cartulario precedenti massarie etc., cioè il cartolario del 1454, nel quale anno perciò egli già riscuoteva lo stipendio ed esercitava la sua professione. Quirico, tempo dopo, a mezzo di congiunti e allini presentò al Ranco in Genova una sua querela di sconosciuta sostanza, ed i Protettori, addi 16 luglio 1456, la passarono all’esame di tre loro commissarii, quatenus audiant propinquos querelantes nomine prefati magistri quilici (detto, poco prima egregi/ artium ( 867 ) DI CAFFA et medicine doc toris), et causam sue querele, ac jur a sua in-telligant et referant eie. (Doc. CCXCVIII, p. 642). Costui doveva essere ben avanti negli anni correndo il 1456, e godere una florida vecchiezza, se è quel medesimo Quirico De-Franchi-Sacco, che fino dal i 434 , un quarto di secolo innanzi , in qualità di rettore presiedeva il collegio dei medici nel patrio ateneo ('). PIETRO VIVOLO, 1469-1474. L’altro medico condotto di Caffa, di cui abbiamo sicura contezza dal nostro Codice è stato il dottore Pietro Vivolo, cittadino genovese. Notammo assai volle in addietro che per le cresciute difficoltà del viaggio, la paura del turco, a quei di creduto invincibile, e i rifiuti degli ufficiali ad accettare le cariche, dovè il Banco crescere il salario a tutti gli impiegati della colonia, meno due; e così adescarli, colla prospettiva di lauti stipendii, ad acconsentirvi. Lo stesso avvenne anche pel medico ; anzi per lui fu più che raddoppiato, elevandolo a sommi cinquantacinque, da venticinque che erano, come dissi. Lo dichiara la lettera di stipendio concessa al nostro Pietro Vivolo, per anni cinque, il 20 maggio 1469. Egli fu destinato medico a Caffa dai Protettori, moti exhortationibus juliani de flisco et bartholomei de sancto ambrosio, legatorum burgensium illius ciuilatis, e ad computum summorum quinquaginta quinque singulo anno, nella stessa guisa e condizioni, sub quibus alijs medicis qui retroactis temporibus prouisiones a massaria in urbe illa percipere solili sunt, ejusmodi solutiones fieri consueuerunt. Nel corpo del decreto i 9 (l) Pescetto: Biografìa medica, p. 40 del Voi. 1., ove reca un atto d’espulsione dal collegio medico di un dottefre giudicatone indegno. CHIRURGHI ( 868 ) Protettori chiamano lui pure egregium artium et medicine doc-lorem, dominum magistrum petrum de vinaio, ciuem nostrum (*) (Doc. DCCCXLV, a pag. 603). La circostanza dell' essere stato richiesto dagli oratori caflesi, certo per mandato avutone, fa credere che già da tempo la città mancasse del sanitario pubblico. Ignoriamo poi se dopo il Vivolo altri ve n’ebbe ancora; e neppur ci consta dai documenti editi se questi vi si condusse in elfetto e rimanesse poscia involto nella universale sciagura del 1475. SERIE DEI CHIRURGHI Anche di chirurghi andava regolarmente fornita la nostra colonia, detti allora Barbieri, e talvolta con voce più latina Barbitonsori, perchè servivano all’ uno e all' altro ufficio, medicare cioè le ferite e radere la barba; ben diverso perciò dal costume moderno. BENEDETTO MOMBELLO, 1455. E di barbieri, ossia chirurghi, esistenti in Cada, è cenno in realtà a più riprese nel Codice nostro e nei cartolarli della masseria; ad esempio di un benedictus de mombello, per l’anno 1455, nel manuale spesso citato del Cerro; e di un altro, ma anonimo barbitonsore, viaggiante alla Crimea sulla nave Voltaggia, coi consoli Domoculta e Lercari, è parola nel documento CXXXV, a pag. 329, dove è introdotto a dare relazione sullo stato sanitario degli ammalati di bordo. * C) li citato autore non dovè conoscerlo, poiché nella sua Biografia Medica Ligare non lo nomina punto. ( 869 ) DI CAFFA GIOVANNI CASELLA, 1455. Più chiara e all’ uopo nostro opportuna al fine di sapere la somma dello stipendio dato al chirurgo, riesce la seguente postilla che ricavo dal solito registro : Magister johannes de bonifacio, barberius, qui in 'presenti cartulario seruire incepit MCCCCLV, die XXV aprilis, ad rationem asperorum ducentorum in mense, debet etc. Questa nota é preziosa, risultando da essa il nome cP un finora ignoto chirurgo, detto qui anche maestro : giacché la voce magister dinota appunto laurea conseguita in quella facoltà. Vedremo poco sotto, fra i sabarbarii, che il dottore Giovanni chiamossi Casella, e Bonifacio n’era la patria. LEONARDO NEGRINO, 1468. GIOVANNI ANTONIO BIANCHI, 1469. Altri due chirurghi, ammessi al salario di un sommo mensile, corrispondente appunto ai duecento aspri suddetti, ci svelano i documenti degli anni 4468 e 1469. Il primo, chiamato Leonardo Negrino, spedito colà a richiesta dei caffesi nel luglio di quell’anno (Doc. DCCCIV e DCCCV, p. 544 e seg.): e Gian Antonio Bianchi, il secondo (Doc. DCCCXLII, p. 600). Non dubito che di medici e chirurghi, parecchi altri ne inviasse il Banco ad esercitare la salutevole loro arte in quelle contrade, ove le risse, i ferimenti tra gli abitanti delle yarierazze, e gli spessi badalucchi coi tartari li rendevano necessarii; ma la collezione nostra non memora che questi. SPEZIALI ( 870 ) SERIE DEGLI SPEZIALI Di speziali eziandio, die souo il corollario naturale della medicina , i eaffesi si provvidero e prima e dopo la signoria del Banco; ma perché arte di minor conto delle due precedenti. sebbene di gran vantaggio alla sofferente umanità, ne toccheremo alla sfuggita. BARTOLOMEO TOLDI, 0 DA TODI, 1453-1455. lTno speziale a nome Bartolomeo Toldi, o da Todi che sia, io trovo ricordato esercente da farmacista in Caffa per avventura ancora sotto la Bepubblica, e certo nei primi anni della dominazione del Banco, nel cartolario del Cerro pel 1455: ove leggo scritto fra gli stipendiati del comune un Bartholomeus de Ioidi speciarius, a carte XXIII. È luogo a credere gli appartenesse in proprietà il giardino, forse botanico, appo il quale nel 1475 il comandante ottomano piantò una delle quattro batterie a cannoneggiare l’infelice metropoli ; siccome narra il Giustiniani, e noi riferimmo poco sopra a pag. 255. La variante che vi s’incontra di Todi dal gentilizio, o patria che fosse, attribuitogli dal Cerro, è un nonnulla a petto del giusto nome e della sicura professione sua; per la quale face-vagli mestiere davvero in quelle mal provviste contrade un orto a semenza e composizione dei farmachi. ( 871 ) DI CAFFA FRANCO VERNAZZA. 1469. L)i qualch’ altro speziale spedito negli anni successivi dai Protettori a Calta è ricordo nel nostro Codice; ma basti al presente uopo P invio di Franco, ossia Francesco Vernazza, q. Egidio, • destinato compagno di viaggio al summentovato dottore Vivolo nel maggio I 4-69, ed ammesso allo stipendio di un sommo mensile per anni cinque; perchè, dicono, utile nobis visum est spc-tiarum unum ad vos transmittere (Doc. DCCCXLVI, p. 605). ' * ■■ X. I MAESTRI DI SCUOLA IN CAFFA Ad evitare il giusto rimprovero che taluno dei nostri lettori potrebbe muoverci, se passassimo del tutto sotto silenzio il punto rilevantissimo che riguarda le scuole pubbliche di Caffa,. diremo qui che durante la signoria del Banco di s. Giorgio l’insegnamento della grammatica venne affidato alla perizia di due professori, che sono i seguenti. SERIE DEI MAESTRI DI SCUOLA VINCENZO MERLANI, 1453-1455. Della esistenza di costui n’é sicura prova la nota che estraggo dal solito cartolario del Cerro per l’esercizio della masseria nel 1455, là ove menziona un magister vincentius de merlanis, magister scholarum, docente in quel torno d’anni. Il casato Merlaci non essendo punto di famiglia antica genovese, congetturo che egli fosse nativo di Caffa, e quivi avesse appreso bplle lettere; sebbene lo statuto non accenni affatto a MAESTRI DI SCUOLA scuole stabilite nella colonia. Suppone invece vi si trovassero ili molti interpreti e scrivani o notari, utenti per la loro professione le lingue latina, greca e saracena, e dei quali si occupa nei capitoli XV e XVI, a pag. G08. Infatti nel citato registro del Cerro occorrono spesso i nomi dei segretarii per le lettere* d’ufficio, scritte nei varii idiomi ai privati od ai principi limitrofi. Così per le epistole greche nell’anno 1455 servirono da scrivani un tale melicha de triandasólo, scriptor litterarum gre-calium... ad rationem asperorum quinquaginta in mense, e un certo calojunne aymary grecus, scriptor litterarum gre-calium... ad rationem asperorum centum vigiliti in mense. Eranvene dunque di più categorie, con vario stipendio ; e taluno anzi molto largamente retribuito, come è a vedere nel seguente asansic sarracenus, scriptor litterarum sarracenarum, ad rationem summorum tlccem in anno, che era una bella paga, superiore a tanti altri ufficii concessi solo ad impiegati genovesi. Credo lo si facesse per averli secreti e fedeli, giusta il noto adagio sul conto dei servitori : pochi e ben pagati. Non sarà discaro poi ai cultori delle arti meccaniche che io riporti qui anche la notizia d’un ubuldinus de florentia bombar-derius et magister orrologij (sic) comunis, stipendiato ad rationem asperorum CC in mense, e di un secondo affendici magister aqùarum, pur egli ammesso alla provvisione asperorum centum in mense. COSTANZO SAERA, 1455-1475. Successore immediato al Merlani sembra non correre dubbio che fosse questo Costanzo Sarra; giacché il Cerro nel medesimo registro lo annovera fra gli stipendiati del comune, nella sua qualità di professore, sino dall’anno \455 ; e cosi probabilmente subito dopo la morte o la rinunzia del maestro Vincenzo. ( 875 ) IN CAFFA Ecco le precise parole: Magister conslantivs de sarra, magister scolarum, prouisionalus in caffa, qui in presenti cartulario scruire incepit MCCCCLV, die XXV aprilis, ad rationem summorum quindecim in anno etc. Hello stipendio anche questo, tanto più se si paragona al molto minore assegnato a parecchi altolocati ufficiali di governo. Ragionare di lui e del suo problematico valore in latinità sarebbe un ripetere il già detto in più luoghi delle precedenti esposizioni storiche, alle quali perciò rimandiamo il benevolo lettore, specie alla pag. 138 del presente volume. Altrove poi noi ricordammo la libera sua venuta a Genova, con la sostituzione da esso fatta, pel tempo della lontananza, d’altro abile maestro; segno che non era egli il solo professore capace ad occupare quella cattedra. Ebbe varii altri beneficii ed impieghi dal Banco; precipuo e diuturno lo scrivanato delle Compere di CafTa, di cui parlai in più incontri, e li esercitò tutti con lode e soddisfazione del pubblico e dei privati, che gliene resero anche, meglio d’una volta, onorevole testimonianza. Avvisammo dapprima che egli fosse nativo e borghese di CafTa, ma ne fece tosto ricredere il tenore del documento CCCLXVI, p. 7G0, là ove si cenna che solo del 1457 il Sarra prese moglie e cosi fissò stabile dimora in quella città, a seguito di solenne promessa fattagli dal console e magistrati della stessa di passargli il consueto stipendio a titolo di pensione vitalizia, pel suo insegnamento della grammatica. Questa, con più altre accordate a parecchi abitanti, il Banco di s. Giorgio aveva tempo innanzi abolita, perchè gravitante soverchio la oberata finanza di CafTa, ma dietro calde suppliche dal Sarra medesimo a viva voce sporte in Genova, i Protettori del 1457 gliela riconcessero, e di fatto la godè sua vita durante. Il meschinello in età forse provetta e carico di prole, dovè assistere alla orrenda tragedia della vendita prima e schiavitù MAESTRI DI SCUOLA ( 876 ) poscia delle sue lìglie nel giorno infausto della caduta della nuova sua patria; doppio martirio ad un vecchio ed amoroso padre. Il cognome di Sarra da lui portato ci induce un sospetto e fa entrare in una congettura anzichenò ardita : questa cioè eh’ egli sia nato saraceno, ossia tartaro, e per qualche fortuito caso caduto schiavo da bimbo o altrimenti venuto a mano dei genovesi, poi* educato da essi nella cristiana religione e nelle scienze. Di vero, nella esposizione storica dell’anno 1475, a pag. 145 del presente volume, e sulla scorta del documento MCXVI1I, noi toccammo d’un partito dei Sarra, alla cui testa si erano posti due fratelli dell’imperatore Mengli-Kerai, caduti prigioni in seguito, e dai nostri chiusi nel castello di s. Elia in Soldaia. Esisteva adunque una tribù in quelle regioni o un orda tartara di simil nome ; e non vedo perciò improbabile che da essa abbia potuto trarre origine il nostro uomo, divenuto in progresso di tempo grammatico e fedele pedissequo della buona e grama fortuna genovese in Crimea. Ad onore della scienza abbiamo voluto dare posto ai medici e ai maestri di scuola nella classe dei primarii ufficiali taurici, anche perchè la superiorità dell’assegno pecuniario, loro attribuito, ci parve richiederlo. Ed ora faremo passo ai minori. UFFICII MINORI DI GAFFA Oltre i precitati eranvi ancora in Caffa taluni uffìzii ed officiali minori, circa i quali non ne parve di doverci occupare . alla distesa, siccome di lieve importanza alla storia. Ciò non di meno, preterirli del tutto non ci sembrò neppure conveniente. A un corpo di fabbrica occorrono non solo i gran massi e le grosse pietre, ma tornano utili eziandio i ciottoli e la minuta arena. Il Codice nostro in più incontri parla di sette ufficii di men rilievo, i quali solevano conferirsi dai consoli d’ unita al consiglio degli anziani e di altri magistrati in Caffa, od anche vendersi al pubblico incanto al miglior offerente. E lo statuto del 1449 ne tratta del pari al capitolo LY, ordinando bensì che nullum officium magnum vel paruum, nec etiam scribania, vendi possit, aut cedi, vel alienari, seu transferri ; ma scende tosto a mitigazioni e deroghe al prescritto divieto, in date cir-■ costanze, cui verificandosi, possit eo casu tale officium vendi, vel alienari, non obstantibus predictis. Senza rinnegare il passato costume, in vigore sotto la Repubblica, il Banco di s. Giorgio ora tirò a sé la collazione dei medesimi , ora la cesse ai suoi rappresentanti in Crimea, e tale altra fiata seguì anch’esso fuso introdotto di porli a subasta, secondo gli eventi del giorno, opportuni quando più, quando meno al suo fine di savio e circospetto governo. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II 56 UFFICII MINORI ( 878.) Hi fatto, nel 1456 impensieriti sili serio delle cospicue somme di danaro già profuse al riscatto della colonia dalle pessime sorti in cui versò 1’ antecedente biennio, e sdegnati dei caffesi, i quali, anziché cooperare volonterosi al ben comune, ogni peso studiavano riversare sulla finanza pubblica, i Protettori addi 27 novembre emisero un severo decreto per nos factum, dicono, (le diminuendis quibusdam expensis non necessarijs, venden-(lisque septem ex o/ficijs illarum terrarum, que gratis a nobis conferri solebant. Seguono varie imposte e altre vendite, decise in consiglio, soggiungono, prò urgentissima necessitate presenti, da cessare quamprimum cessauerint pericula nunc imminentia (Doc. CCCX1V, p. 657-61). Senonchè svanito il pericolo della oberata finanza, sopraggiunse la indeclinabile spesa del restauro delle mura e fortificazioni della città crollanti a rovina: nuovo motivo a rivendere taluni ufficii all1 incanto, siccome accadde. Finalmente messe a nuovo pur queste e rese capaci a sostenere P urto nemico, i Protettori considerantes alias concessum fuisse comunitati seu massarie capite, quoil, pro reparatione murorum et munitione milij, liceret ipsi mussane vendere officia illarum partium, etc., intelligentes constructionem muro-rum fere perfectam esse, et jam factam fuisse tantam milij prouisionem que hoc tempore sufficere videtur, atque insuper mas sariam illam, que tunc magno debito onerata erat, nunc dei gratia exdebitatam esse, risolvono di sopprimere I adottato provvedimento della vendita degli anzidetti uffizii (Doc. MCXIlf, p. 188). I nomi e le qualità dei quali non trovansi in alcun luogo chiaramente descritti ; crediamo però non andare errati coll’ad-ditare i seguenti : la sabarbaria e sovrintendenza ai fonti ed alle acque, la stazia del vino, il peso della seta, la iagataria del grano, e quella delle erbe, legna e carbone, la ministreria, e qualcun altro fors' anco sfuggito alle nostre ricerche. ( 879 ) DI CAFFA •____ I. I SAGGIATORI DELLA ZECCA Siamo d’avviso che non appartenessero a quel novero il saggiatore della zecca, a quando a quando menzionato nelle nostre pagine, e nemmeno il comito della galea stazionaria di CafTa ; perchè impieghi questi dati ad esercitare non a chicchessia, sib-bene ad uomini dell’ arte, per la quale richiedonsi studii appositi di nautica e mineralogia. Ma non fu cosi di certo in rispetto alla direzione generale della zecca medesima, perchè il registro spesso citato ci apprende eli’ essa a prezzo di danaro venne alle mani d’ un ricco negoziante greco a nome antonius de gaspe, emptor superstantie ceche ciuitatis caphe, prò anno uno, incepto die XII nouem-bris MCCCCLV, pro pretio asperorum etc. Chissà che non sia stato questo il settimo ufficio messo in vendita alla pubblica asta? Dei saggiatori della zecca di CafTa ci terremo paghi di qui ricordare il primo e l’ultimo dell’epoca di dominio di s. Giorgio: e furono Giovanni Levanto e Teramo Trucco. SERIE DEI SAGGIATORI GIOVANNI LEVANTO, 1455. Sul primo ecco ciò che ne dice il Cerro : lofuinnes de le-uanto. faber, qui in presenti cartulario etc. MCCCCL l I, die UFFICII MINORI _«_ ( 880 ) primo martij, pro sazatore ceche, ad rationem asperorum centum in mense, et ultra pro asperis ducentis annuatim pro expensis fieiulis in cedui pro carbone, lignis et alijs necessarijs dicto operi, semel in anno tantum et non ultra etc. Aveva dunque aspri cento mensili di salario, ed altri ducento 1’ anno per le necessarie spese delle materie prime combustibili. TERAMO TRUCCO, 1473-1476. Del Trucco vedine la elezione e la patente sotto il 9 marzo 1473, a pag. 38 del presente volume, nei documenti MXLVIII e MXLIX. Era figlio del q. Benedetto, e fors’ anche fratello al Bernardo Trucco, mesi prima eletto capitano della porta Caiadore, col quale si recò alla Tauride, e nella comune sciagura del 1475 vi rimaneva schiavo o morto. II. I COMITI DELLA GALERA Per Gomito intendesi oggidì colui che comanda la ciurma e soprantende alle vele del naviglio, e nel caso nostro era l'incaricato ad aver la custodia e il governo della galera, la quale permanentemente stava alla guardia del porto di Caffa, e sotto gli ordini del console, in bisogni d’urgenza, n’usciva a perlustrare i dintorni. SERIE DEI GOMITI NICOLÒ MONEGLIA, 1455-1456. Suo stipendio erano aspri ducento al mese, vale a dire un sommo, giusta la postilla seguente ricavata dal solito registro : ( 881 ) DI CAFFA A icolaus de monelia, comilus galie caffè, qui in presenti etc. MCCCCL V, die A A V aprilis, ad ralioncm asperorum ducentorum in mense, debet etc. Compì ] intiero anno di servizio, e lo prolungò forse altri anni ancora, giusta la seconda nota che lo riguarda, ltcm prò nicolao de monella, cornilo galie, pro ejus salario anni unius, mcepti come sopra, et finiti MCCCCLV l, die XXIUI aprilis, ad rationem etc. III. I PESATORI DELLA SETA Questo titolo non abbisogna di commento per essere inteso; bensì è da considerare che grande doveva essere la quantità della seta introdotta od operata in Caffa, se un apposito ufficio ed un ufficiale,^all’uopo di pesarla, vi si destinò, e. come pare, soleva essere talvolta di ceto nobile. SERIE DEI PESATORI DELLA SETA GASPARE SESTRI, 1455-1456. Ma lo stipendio del pesatore è luogo a credere fosse alquanto misera cosa, se Battista Grimaldi primo eletto, il 22 agosto 1454 (Doc. XXXII e XLII, p. 98 e 124), poi Dionigi Olivella nominato in secondo, il 30 novembre stess’anno (Doc. XLV, p. 128). vi si ricusarono. Franco Cavalorto bensì Io accettò da bel principio, addì 5 dicembre seguente (Doc. L. p. 138), offertogli dal Banco perchè non reperitur nobilis volens acceptare hujusmodi officium, ac alia tenua, ma poi al momento di partire si ritrasse e fu concesso l’impiego a Gaspare Sestri (Doc. LXXX, pag. 267). UFFICII MINORI ( 882 ) Del 1456 esso era ancora conferito dai Protettori in Genova; ma congiunto all’altro ufficio di jegatario delle erbe e del carbone, venne dato ad esercitare a Gerardo Cavalorto, e per la costui rinunzia, di nuovo ceduto al Gaspare medesimo (Doc. CCI, p. 526). FRANCESCO CASTELLAZZO, 1464. Ignoriamo chi dopo il Sestri abbia fatto il pesatore sino al corrente 1464, in cui addì 2 gennaio fu eletto Francesco Castellazzo con pienezza di voti (Doc. DCXII, p. 270), e n’ ebbe la patente, per un anno soltanto, il 22 dicembre successivo (Doc. DCLI, p. 315). Stimo sia stato 1’ ultimo nominato dal Banco, che ne rimise la collazione ai poteri della colonia. IV. GLI STAZIATORI DEL VINO Molti significati ebbe il vocabolo Stazia nel medio evo, di cui ragionano i filologi; al riguardo nostro per stazia del vino vuoisi intendere la misura o verificazione della quantità della preziosa bevanda che entrava ed usciva dalla città a scopo di smercio e vendita all’ interno ed all’ estero. Non escludo del resto che possa anche prendersi, come meglio talenta ad alcuno, pel magazzino generale in cui si depositava la merce istessa. È noto poi che prelibato era il vino di uva treglia in CalTa, del quale i nostri consoli sovente presentavano i baroni e principi delle contrade vicine, od anche fornivano loro a titolo di ala fa, ossia tributo ; come si ricava spesso dai menzionati cartolari i della masseria. ( 883 ) DI CAFFA SERIE DEGLI STAZIATORI DEL VINO GIROLAMO DERNICE, 1459-1460. È strano che durante il primo quinquennio di dominio del Ranco, in cui ad ogni, anche basso, ufficio, venne destinato un titolare, il nostro Codice non rechi la elezione d’ alcuno alla stazia del vino : giacché solo ai 13 aprile 1459 la trovo conferita per due anni a Girolamo Dernice, q. Giovanni, cum salario et emolumentis et obuentionibus debilis et consuetis ( Doc. CCCCXXXII, p. 923); segno perciò che era sempre stata in esercizio fino allora, sebbene non se ne conoscanogli investiti. Ricevè poco dopo la patente, cioè il dì 27 stesso mese (Doc. CCCCXXXV11, p. 927); ed è quanto sappiamo dell’umile impiego presente. V. I 1EGATARII DEL GRANO, E DELLE LEGNA, ERBE E CARBONI IN CAFFA Saremo sinceri confessando di non sapere 1' etimologia della parola lagatario, la quale rivela da lungi la sua origine tartara , al paro dell’altra Canluco. Non pertanto, come il senso di questa è di tributo 0 prestazione di servitù al Ivan tartaro, così il significato della prima corrisponde ad ufficiale civico, che riscuote le gabelle d’introito in città di certe derrate soggette ad imposta daziaria ; e perciò iagataria, o più dolcemente iegataria, era detto l’ufficio suo, e chiamato iegatario l’esercente. UFFICII MINORI ( 884 ) Ve n’ ebbe di due categorie in Caffa. Il iegatario cioè dei generi comestibili, grano, miglio, orzo, frumento d’ogni qualità, amandole, avellane, carube, sale ecc.; e di questo si occupa lo statuto al capo LXVI1I, ove ne definisce gli obblighi e i proventi; mentre il Codice nostro dopo il 1456 non più ne menziona il titolare o la seguitane elezione. Motivo al silenzio lo diede il decreto emanato dai Protettori di quell’ anno, addì 27 novembre, in cui, come già dicemmo, da-vasi facoltà al console e massari caffesi de vendendis septem ex offìcìjs illarum terrarum, que gratis a nobis conferri solebant (Doc. CCCX1V, p. 657); uno dei quali dovè essere il presente. Ma nel 1459 si fece l’eccezione a favore del nobile Damiano Lomellini, in benemerenza dei servizi prestati nel riacquisto di Limisso in Cipro, col concedergliene i frutti d’un anno, sebbene non si recasse ad esercitare in persona la iegataria medesima (Doc. CCCCLXY, p. 954). SERIE DEI IEGATARII DEL GRANO Ho detto che dal 1456 in poi non se ne trova più memoria: ma di quell’ anno sì, perchè la iegataria del grano i Protettori la diedero sotto il 4 inarco ad esercitare per un anno a Tommaso Senarega, spedito commissario a Caffa alla testa di molti armati, acciò succedesse nella carica a Gabriele Promontorio, con facoltà di farsi supplire in caso d’ assenza dal fratello Girolamo (Doc. CCX11I, CCXX11I e CCLV, pag. 544, 553 e 591). Il Promontorio aveala ottenuta per un triennio e un mese dalla Signoria di Genova innanzi la cessione delle colonie tau-riche, ed il Banco, fedele ai patti convenuti col doge, ve lo confermò il '16 novembre 1453 (Doc. VII, p. 46), e dovea allora appunto finire il suo tempo. ( 885 ) DI CAFFA In virtù di tai diplomi risultano adunque esercenti la iega-laria del grano: Gabriele Promontorio per gli anni 1453-1456, Tommaso Senarega per Panno 1457, Damiano Lomellini per Panno 4459. V’ era poi il iegatario delle legna, efbe e carboni, insomma i combustibili; che sembra carica vie più lucrosa ed importante, se di essa continuò il Banco a nominarne P ufficiale con una serie quasi mai interrotta. Non ci fermeremo a dichiararne i doveri e i diritti, che sono minutamente segnati al capo LX1X dello statuto medesimo. SERIE DEI IEG-A.TA.RIE DELLE LEGNA ecc. GASPARE SESTRI, 1454-1456. Per la rinunzia di Lodisio Goano, pellicciaio, eletto il 22 agosto 1454, e ricusante, seguito da Franco Cavalorto, nomiminato pur egli il 28 novembre stess’anno, come dai documenti XXII, XLIl e XLV, a p. 98, 124 e 128, riuscì primo iegatario delle legna, erbe e carboni sotto il Banco di s. Giorgio questo Gaspare Sestri, la cui scelta cadde il 5 dicembre 1454, cum medio stipendio quod datur alijs, pro mensibus sex, et ali-mentis durante il viaggio (Doc. L, p. 138). Al punto di riceverne la patente, non più per il semestre, ma per un anno, cioè il 21 gennaio 1455, vennegli pure conferito 1’ altro impiego di pesatore della seta in Gaffa; stante che il Cavalorto predetto al momento di far vela in Crimea ad esercitarlo, balenò, nequit eo accedere, afferma il documento LXXX, p. 267. UFFICII MINORI ( 886 ) L’anno dopo, cioè il 6 febbraio 1456, i Protettori rielessero ad amendue gli impieghi un congiunto del Cavalorto, a nome Gerardo, fratello forse al Franco, ma aneli’egli si ritrasse (Doc. CC1, p. 526); e allora il nostro Gaspare, attentis ineritis suis et probitate, licet illud habuerit anno proximo, fuvvi confermato per un secondo (Doc. CC1V, p. 531). FRANCESCO LORETO, 1461-1462. Intervenne una lacuna di più anni, di cui non sappiamo darci ragione, se già non è quella del conferimento rimesso ai magistrati di Cada anche di questo impiego, siccome uno dei sette. E in realtà nel ritorno che fece il Banco alla elezione del iegatario, addi 28 aprile I 461, nella persona di Francesco Loreto, per due anni ed altrettanti mesi, asseriscono volerlo nominare, non obstante quod l’ufficio conferretur in caffa (Doc. DLL a pag. 1 14). E non sapendo il nome del funzionario in carica, rimettono la patente al Loreto, il di 5 giugno successivo, da aver luogo finito il tempo dell’attuale esercente (Doc. DLXVI, p. 121). BATTISTA VERNAZZA, 1462. Questo Battista Vernazza, borghese di CalTa, venne a Genova spedito corriere al Banco; il quale, a rimeritarne le fatiche ed i servizii, scrisse al console e massari di volergli concedere il posto di iegatario, dopo il Loreto, pei consueti ventisei mesi. si el in quantum benemeritus vobis videatur, siculi nobis (Doc. DLXXIX, p. 158). NICOLÒ CAMOGLI, 1463-1464. Invece non l’ottenne; forse perché indegno a giudizio dei magistrati caffesi, o morto per strada. Certo fu rimpiazzato dal- ( 887 ) DI CAFFA P altro messaggiere Nicolò Camogli, ili Bernardo, che n’ ebbe la patente sotto il 21 ottobre 4463, in successione a Francesco Loreto, quale ricompensa del suo rinvio a Caffa, latore d’altre lettere del Banco (Doc. DLXXXVI, p. 188). NICOLÒ CAMILLA, 1466. Il nuovo console eletto di Caffa, Gentile Camilla, avendo a condurre seco due compagni di viaggio, in compenso delle spese itinerarie e vittuali, chiese ed ebbe dai • Protettori la iegataria delle erbe, legna e carbone, da esercitare col mezzo d’un terzo, e a tale uopo presentò il suo parente Nicolò (Doc. DCCXXI, p. 428). A costui infatti trovo concessa e intitolata la credenziale il 30 giuguo 1466, per mesi ventisei dopo il Camogli, con diritto al Gentile di servirsi anche d’altri fuori del consanguineo. Segue poscia, sotto il 9 luglio, la promessa e cauzione dal console fatta di bene amministrare quell' ufficio coll’ opra del sostituto (Doc. DCCXXXIII, p. 429). SOLDANO CATTANEO, 1466. Dato egli a secondo compagno di Gentile Camilla nel diffìcile cammino terrestre da Genova alla Crimea, ottenne in nome proprio lo stesso impiego in successione al Nicolò, a patto che s’aggiunga veramente alla comitiva del console ; ma solo per tredici mesi, e in attesa di quello percepisca in Caffa lo stipendio d’ un sommo mensile (Doc. DCCXXY, pag. 430). Quando ricevè la patente il 4 luglio 1466, gli fu imposto di prestare la solita cauzione di lire cinquecento o prima di partire od appena giunto a destinazione (Doc. DCCXXYII, p. 432). UFFICII MINORI ( 888 ) ANTONIO DI-NEGRO-RETTIGLIARO, 14(58-1469. Due anni dopo ripete il Banco verso 1’ altro console di Calìa, Alaone D’Oria, ciò che praticato aveva col Camilla, purché rechi seco lo stesso numero di socii, e per terra s’avvìi alla Tauride (Doc. DCCXCIX, p. 541). Alaone si fé’ rappresentare da Antonio Di-Negro-Rettigliaro o lletagliari; e la credenziale non a lui, ma al D Oria venne intestata, per mesi ventisei, e non senza la dovuta promessa e sicurtà (Doc. DCCCXVI, p. 556). BIAGIO CIIIAVROIA , 1469-1470. I na volta introdotta un’ usanza in qualche amministrazione, 1 ufficiale succedaneo esige il medesimo trattamento dei predecessori, se questo gli torna commodo o lucroso. Cosi Filippo Chiavroia subentrando nel consolato al Camilla e al D’Oria, il 9 agosto 1469 domandava ai Protettori d’esservi assimilato nella collazione della iegataria; ed essi v’ assentirono quando adempiesse alle medesime condizioni di quelli (Doc. DCCCLVI1I, p. 615). Chiavroia nominò a supplente nell’ufficio lo stesso suo figlio Biagio, ed i Protettori se P ebbero a grado, patentandolo il 25 agosto pel solito biennio, finito il tempo del Di-Negro (Doc. DCCCLXVI, p. 622). GIOVANNI SPINOLA DI CASSANO, 1474. Dal 1471 al 1474 rimane interrotta la serie dei iegatarii, perché mancano nell’ archivio, quindi anche nel nostro Codice, gli atti del registro Diversorum del notaio Giacomo Berrino. dove assai probabilmente erano scritte le seguitene elezioni. Quasi non puossi dubitare che i titolari della iegataria non continuassero ad essere i consoli venuti dopo, sebbene non sia certo. ( 889 ) DI CAFFA Difatto, nel 1474 il 22 aprile fu conferita al nobile Giovanni Spinola di Cassano, per mesi ventisei, in seguito a istanza inoltrata al magnifico Banco da Abramo Vivaldi, richiedente che fosse mantenuta la parola data allo Spinola suddetto, fino dal marzo 1471; di collazione cioè di quello impiego, che in realtà poi consegui (Doc. MLXXXV e MLXXXVI, p. 100). Dicendo che lo consegui avanzo una congettura, non esprimo certezza : e del resto egli chiuderebbe la serie dei iegatarii. Imperocché sotto I’8 aprile 1475, i Protettori, a vece di dargli il cambio con un successore eletto in Genova, commisero al console di Calfa di vendere di nuovo l’ufficio pel tempo necessario alla riscossione di seltantadue sommi d’argento, pagati a Giuliano Gentile-! alamonica per spese in viaggio e doni ai principi cristiani, appo i quali andava oratore alla difesa e soccorso di Calfa contro il turco (Doc. MCXXXII, p. 2I9). VI. I SABARBABII E I CUSTODI DELLE ACQUE Della .voce Sabarbario, sufficientemente barbara, sappiamo dare ragione, perchè non esotica, ma storpiatura di somigliante parola latina. Essa viene da Santa Barbara; nome che in gergo militare si dà al magazzino ove s'adunano e conservano le polveri ; quindi il sabarbario in Calta era ciò che ora diciamo custode delle polveri, e sabarbaria chiamavasi la polveriera. In una città forte e soggetta a frequenti assedii od inaspettate irruzioni nemiche, non potè mancare un tale impiego, delicato al sommo e rilevante, il quale perciò conferiva^ ad uomini d’incorrotta fede, e provata onestà. E sebbene acqua e fuoco siano due elementi al tutto contrarii, osiamo qui sulla carta congiungerne gli ufficii, a motivo che li UFFICII MINUM ( 890 ) troviamo nel nostro Codico assegnati per lo più ad un solo titolare. Di pozzi poi, fontano e acquedotti ne ricorre ben sovente in esso la ricordanza. Principale fra tutte esser dovea la cisterna eretta in Caffa circa Panno 1457 coi proventi della indulgenza concessa da papa Calisto III, di cui rimane sicura memoria nel documento CCCXXXIII, p. 717. SERIE DEE SABARBARII DI GAFFA GREGORIO SORBA, 1454-1459. Il primo soprastante «Ielle acque in Caffa, dopo la sua cessione al Banco, fu il borghese e orgusio Gregorio Sorba, venuto di là a Genova terrestri via prò rebus publicis , tangentibus ipsam duitatem, e che di ritorno accompagnò il primo console Tommaso Domoculta sulla nave Yoltaggia. I Protettori intesi sempre benefacere his qui pro republica nostra laborant, adeo quod sentiant laborem suum eis proficere, il 18 dicembre 1454 lo elessero a quel posto per anni cinque a cominciare dall’arrivo; ma desiderosi assieme tempo di non offendere i caffesi con novità troppo ardite sul bel principio, e a stimolo pel .Sorba di ben condursi nell’impiego, v’ appongono la condizione che, gre-gorius ipse teneatur annuatim, sub pena priuahonis, hoc quinquennio durante, ad nos mittere litteras parte burgensium caffè, quibus certiores facti simus qualiter se habuerit et liabeat in ipso officio, et an gratam vel ingratam habeant hujusmodi collationem (Doc. XLV e LVIll, p. 128 e 148). Chi ne rimase poco contento fu Antonio Assereto, predecessore al Sorba nella carica, il quale addi l.° luglio 1455 scrisse al Banco una lettera, in cui fece la minuta descrizione dei lavori pubblici da esso condotti a buon termine nei quattro anni e più che tenne il doppio ufficio di sovrintendente alle acque ( 891 ) DI CAFFA cd alle fortificazioni della città. Nunc vero, egli dice, per dominationes vestras fuit mihi leuaturn dictum officium sabarbarie el superstantie aquarum, el illud tribuistis et dedistis gregario de sorba, pro ejus fa tic ha et mercede laboris et sudoris sui, quod iu.it pro comunitate nostra dominationibus lestris; quod bene merui£, plus etiam meruisset. Non se ne lagna perciò, e solo aggiugne di aver consegnato ogni cosa fedelmente al suo successore cum vullu aperto, ad plenum, com’era suo dovere, e lo prega di conferirgli l’altro impiego di iegatario delle erbe e carbone per alcuni anni; ed anzi se 1’ avesse a tutto il suo vivente, si olire a custodire el apiari facere solatas siue tectos, et scallas omnium turrium ciuitatis vestre cajje, expensis meis proprijs (Doc. CXXX1I, p. 321). La candida sincerità dell’Assereto ne piace assai, e fa prova slie il virtuoso non è mai intrigante ed ambizioso; ma più della persona servono all’uopo mio le parole sue: fuit mihi leuatum officium sabarbarie el superstanlie aquarum. Che significano * esse, se non che 1’ ufficio di custode delle polveri e delle acque era un solo impiego, o se doppio, ad un solo individuo veniva allora conferito, come dissi pocanzi ? Lo conferma eziandio il brano seguente del registro del Cerro, ove dice: Gregorius de sorba, custos aquàrum el fonlium, et sarbalarius caffè, qui in presenti cartulario seruire incepit MCCCCLV, die AAT aprilis, ad rationem asperorum centum, ct pro sarbalaria asperi XXXX in mense etc.; dove seguono le condizioni dal magnifico Banco appostegli, e da noi già sopra narrate, pel conferimento del detto impiego. In due o tre modi adunque scrivevasi, e si appellava, il presente ufficiale, Sabarbario, Sabarberio e Sarbatario. Infatti poco dopo il Cerro torna a dire: Pro gregorio de sorba, sabarberio el custode aquarum, pro ejus salario anni unius incepti etc. ammeno che non sia aneli’ esso uno dei tanti svarioni presi dal sunnominato scrivano. UFFICI! MINORI ( 892 ) GIOVANNI CASELLA, 1459. Nel 1459 si cambiò metro; poiché sotto il 10 aprile io trovo nominato soltanto officialcm aquarum, pro anno uno, il barbiere Giovanni Casella, di Bonifacio in Corsica, aneli’ egli come il Sorba venuto da Calta latore di dispacci a servizio del pubblico. Lo stesso giorno ricevè la [latente, ove è chiamalo maestro, cioè dottore-chirurgo (Doc. CCCCXXX e CCCCXXXI, p. 922), e coincide con quello che dicemmo nel superiore articolo dei medici. Variava dunque la collazione, a seconda dei casi o bisogni occorrenti alla giornata. In seguito poi scadde grandemente d’importanza, a segno che l’assemblea generale dei partecipi, di questo officio aquarum, e dell’ altro officio statie vini, que duo officia exigue impor-tanlie esse dicuntur, reliquerunt curam magnifico officio com-perarum sancti georgij anni presentis, conferendi ea secundum et. prout eorum prudentijs utilius videbitur (Doc. DCLXXXIII, p. 398). Ciò nel febbraio 1466, ripetuto poi nel successivo 1467 (Doc. DCCXLV, p. 472). Dopo quell’ anno non è più menzione nel Codice nostro del sabarbario ; bastante argomento per credere essere stato conferito l’impiego in Calìa “dai consoli del luogo. VII. 1 MINISTRALI DI CAFFA L’ufficio di ministrale in Calta corrispondeva nel titolo e nel fatto a quello dei ministrorum communis della Repubblica, più tardi chiamato dei censorum. Le attribuzioni di questo erano la sorveglianza delle arti, vettovaglie, rivendite, pulizia delle strade e simili; equivarrebbe perciò presso a poco all’at- ( 893 ) DI CAKFA tuale ufficio comunale di polizia urbana, ma con un concetto alquanto più largo. Lo stesso a un bel circa avvenne in Gaffa. Lo statuto del 1449 al capo XXX segna minutamente il numero degli aspri che egli dovea imporre su ciascun genere, cioè erbaggi, cavoli, cipolle, cocomeri, poponi, ostriche, rombi, storioni, pesci freschi e salati, infine su tutte le sorti di frutta. Riscuoteva altresì dai macellai, molinari e vinattieri un determinato tributo, a tempo fisso, sulla loro vendita od esercizio: col severo divieto di punto non crescerne il prezzo, sotto gravissima multa, ciascuna volta esigibile dall’ ingiusto oppressore. L’ avidità del danaro avendo poi in epoca anteriore corrotto il cuore di qualche ministrale, a segno di permettere a talun esercente di tener aperta la bottega nei di festivi, a pregiudizio d’altri e scorno della religione, quod inhonestum esse censemus et ad christiane fidei vilipendium, perciò lo statuto anzidetto proibisce severamente quel turpe monopolio e comanda che tutti, senza eccezione, i negozi vengano chiusi in quei giorni, e il ministrale disobbediente è minacciato della condanna in aspri « cento pro quolibet et qunlibet vice, exigenda per sindicatores ; rimettendone il premio della terza parte a chi se ne facesse il delatore. Venuta Caffa a mano del Banco di s. Giorgio, di poco variarono le condizioni dell1 ufficio. L’investilo lo si tenne obbligato alla gravosa sicurtà di ottocento fiorini, pari, credo, alle quattrocento trentasei lire imposte, pel medesimo titolo, al ministrale eletto nel 1461, Antonio Sestri. Lo stipendio e la durata nell1 impiego non gli vennero punto cresciuti, in vista forse dei grossi guadagni che già ne faceva; e solo gli fu prorogato P esercizio sino al personale arrivo in paese dell1 ufficiale surrogante, speditovi dal Banco. Sul ministrale poi, come ho detto pocanzi del capitano dei borghi, pesava P obbligo di regalare alla sabarbaria di Caffa il par unum armorum bonorum alla scadenza della carica. Era Società Ligure St. Patria, Voi. VII, P. II. 57 UFFICII MINORI ( 894 ) aneli’esso un officio soggetto ad essere venduto, così avanti come dopo la cessione delle colonie al magnifico Banco (Doc. DLVII, p. 117). SERIE DEI MINISTRALI DI GAFFA PAOLO RAGGIO, 1455. La stessa difficoltà incontrata dai Protettori nel ritrovare ufficiali disposti a tener l’invito alle altre cariche di CafTa, si ripetè pel ministrale. Manuele e Alerame, amendue della famiglia Grimaldi, eletti in precedenza (Doc. XXXI1, XLII, XLV, p. 98, 124 e 28) essendosi scusati, infine il 5 dicembre 1454 s’ebbe ricorso a Paolo Raggio, q. Nicola, che accettò, mise cauzione di ottocento fiorini, e ricevuta la patente per un anno, vi si condusse (Doc. L, LXXXI e LXXXV, p. 138, 268 e 270). ANTONIO FRANCESCO DE VIA, 1455. Dicendo che il Raggio si condusse a Caffa, temo non appormi del tutto al vero. Il sicuro è che non occupò il posto durante l’anno 1455, pel quale eragli stato conferito; giacché il segretario Cerro chiaro scrive nel suo registro averlo esercitato un altro cittadino genovese di nota ed ora spenta famiglia, là ove é da lui introdotto a prestare la sicurtà della voluta somma di aspri antonius frmciscus de via, emptor officij ministrane capite, prò anno uno, incepto die /.a januarij Ì4SS, finiendo die /.° januarij J4S6. Dunque il Raggio o mori nella traversata, o se afferrò il porto di Caffa, non recavasi a mano la ministreria che dopo l’esercizio del De Via. ( 895 ) DI CAFFA GIO. ANTONIO CALVI, 1456. Ne prese l’eredità il nobile Gio. Antonio Calvi, in virtù della sua nomina accaduta il G febbraio 1456 e della patente rilasciatagli, altresi per un anno, il 10 marzo successivo (Doc. CCI e CCXXVJ, p. 526 e 557). Forse durava nella carica due altri anni ancora > sino al sopraggiungere del nuovo ministrale, od anche l’ufficio si rivendè in Caffa , e cessò la compera soltanto alla presa di possesso del seguente. LAZZARO TORRIGLIA, 1459-14G0. Venne poscia questo Lazzaro Torriglia, il 2 agosto 1459 (Doc. CCCCLVUI e CCCCLXl , p. 943 e 945), surrogato a Rollino Casella dianzi eletto il 5 maggio 1457 (Doc. CCCLXIV e CCCCL, p. 728 e 935), ma che non poteva più comode ad id munus exercendum accedere. Lo si concede dunque al Torriglia per due anni, col patto di compensare al Rollino expensas cujusdam famuli, quem multis diebus ob eam causam tenuit. GERARDO PINELLI, 1461-1462. Giunto da Caffa per servizio pubblico, e dovendo tornarvi, fu destinato a ministrale il 20 marzo 1460 (Doc. CCCCXCII , p. 52), e n’ebbe la conferma sotto il 31 stesso mese, per due anni, in successione al Torriglia, in retributionem laboris sui et sumptuum suorum tam veniendi quam caffam reuertendi (Doc. DI , p. 58). La patente reca la data del 28 aprile (Doc. DXVII, p. 70), e il 29 seguente i Protettori di nuovo per benemerenza gli conferiscono P ufficio del peso in Copa (Doc. DXVIll, p. 71), che viengli poi rivocato pel suo rifiuto di toccare Scio, nel suo viaggio a CalTa, siccome aveva promesso (Doc. DX1X, p. 72). UFFICII MINORI ( 890 ) Ottiene non pertanto il mutuo di trentacinque ducati larghi a vece delle spese itinerarie (Doc. DXXI, p. 73). ANTONIO SESTRI, 1463-1464. Setaiuolo di professione e figlio al fu Giovanni , dovè tener dietro al Tinelli in virtù della sua nomina del 10 aprile 1461 (Doc. DXLII, p. 106). Nella credenziale, firmatagli il 27 maggio, è posta la condizione che ante fvnem primi anni, per menses duos, dictus antonius teneatur ct debeat cauisse idonee per lire quattrocento trentasei, altrimenti 1’ ufficio si vendesse in CafTa persone idonee, promittenti et cauenti (Doc. DLVII, p. 'H7). GUGLIELMO CENTURIONE e GIANOTTO LOMELLINI 1465-1466. Nella elezione generale degli impiegatijaurici che ebbe luogo il 28 settembre '1463, Guglielmo Centurione olim Bestagno, nobile nero, venne nominato successore al Sestri (Doc. DLXXXI11, p. 182). Accettò, anche con giuramento, ma differendo sempre la partenza, alla perfine il 4 luglio 1465 ricevè ordine perentorio di mettersi in via fra trenta giorni. Durante questo breve periodo egli andava cercando un qualcuno che comperar volesse il suo impiego , mediante sborso di danaro, et de eo se componere. Cosa che giunta all’ orecchio dei Protettori li decise a sostituirlo con Gianotto Lomellini, q. Tobia, colla riserva che il primo ad arrivare in Caffa fosse riconosciuto per ministrale, e più altre minute circostanze, contenute nel documento DCLX1I, p. 343. Amendue infatti ebbero la lettera di credenza, ma il Lomellini prima, cioè il 24 luglio 1465 (Doc. DCLX111, p. 345) e il Centurione addì 19 agosto (Doc. DCLXVII, p. 353). Avanti o dopo che fossero giunti, Furio dovea succe'ere all’altro, per tredici mesi soltanto esercitando 1’ ufficio. ( 897 ) DI CAFFA La disposizione della durata di soli tredici mesi era stata presa dal T assemblea dei Protettori poco innanzi a riguardo della ministraria e scrivania della masseria di Cada, mentre i restanti impieghi vennero prorogati tutti a mesi ventisei. In compenso gli esercenti dei due ufficii ottennero di non essere rimossi di carica se non che all’ arrivo in sul luogo dei loro successori, e questi i soli eletti e spediti dal Banco da Genova , non già i nominati per qualunque motivo, ed in via straordinaria, in Caffa. BENEDETTO MAKUFFO, 1467. Dopo ciò, addi 6 febbraio 1466 Benedetto Maruffo ebbe il posto (Doc. DCLXXXII e DCXC p. 395 e 414) alle surriferite condizioni (Doc. DCXCVII , p. 416), ed anche la patente in successione del Centurione o del Lomellini, a seconda dell’effettivo loro servizio (Doc. DCCX, p. 421). GIACOMO SPINOLA, 1468. Gli tenne dietro Giacomo Spinola, q. Riccardino, uscito dal-1’ urna il 16 febbraio 1467, e patentato il 22 maggio al patto sovrascritto di non cessare d’ufficio se non per resignarlo al funzionario giunto da Genova (Doc. DCCXLV e DCCLXVI , p. 472 e 484). OTTAVIANO ADORNO, 1469. Esiste una differenza di nome sul conto di costui fra 1’ atto di nomina accaduta il 4 luglio 1468 (Doc. DCCCII, p. 542) e il testo della sua patente firmatagli il 3 agosto 1469 (Doc. DCCCLYI, p. 615); poiché in quella è detto essere stato destinato ad mnistrariam capite pro mensibus duodecim moruclem adurnum, UFFICII MINORI ( 898 ) successurum jacobo spinule, ed in questa invece il titolare vien chiamato Ottaviano Adorno , figlio di Moritele. Dunque o vi fu errore di penna, od il figlio prese il posto del padre. Fra i due casi, incliniamo verso il primo. FILIPPO USODIMARE, 1472. La sua nomina non presenta alcuna singolarità. Ebbe luogo il 3 luglio 1470 (Doc. DGCCGX, p. 679), e il 26 aprile 1471 ricevè la lettera di credenza (Doc. DCCCCLXII, p. 762) per finito il tempo di Ottaviano Adorno ; nuovo rincalzo in conferma del nome vero dell’Adorno. L’Usodimare era nobile, e figlio' del q. Lorenzo. BARTOLOMEO MARINI, 1473. Anche pel Marini intercesse quasi un anno fra la elezione fattane il 6 settembre 1471 (Doc. DCCCCXC , p. 801) e la consegna della patente addi 9 giugno 1472 (Doc. MXXll , p. 854). Aveva egli prestato non so quale servigio al Banco in Bonifacio, altra colonia soggetta al dominio di s. Giorgio, e da due Protettori ottenuto promessa di contraccambio. Nel sollevarlo a ministrale di CalTa gli attuali pongono due condizioni. Prima, che debba recarvisi in persona ad esercitarlo, nè possa trasferirlo ad altri: seconda, che la presente collazione valga a sdebitare il Banco da ogni mercede verso di lui. PAOLO BATTISTA LERCARI, 1474. Partito non era ancora da Genova il Marini, che già il nobile Paolo Lercari fu eletto il di l.° giugno 1472 (Doc. MX1X, p. 851). Tardò in seguito un buon anno e mezzo ad avere la ( 899 ) DI CAFFA credenziale sua, rimessagli il 3 gennaio 1474 (Doc. MLXXX1I, 1*. 93;. BALDA8SARE FRENANTE, 1475. Designato successore al Lercari in virtù della nomina del I 7 agosto 1474 e pei soliti tredici mesi (Doc. MXCIX, p. 112) Bai d assare Frenante acquistò la patente solo ai 18 marzo 1475 (Doc. MCX.XIV, p. 214), e giunto a Caffa corse la sorte comune dei disgraziati ufficiali in carica al momento della sua catastrofe; oppure la cansò se ancora non v’era pervenuto. CONSOLI ED UFFICIALI DELLE COLONIE MINORI Dopo la perla del mar Nero, come non nei nostri documenti ma da parecchi scrittori viene denominata la città di CafTa, vogliono essere illustrate nella serie dei loro ufficiali le minori colonie di Soldaia, Cembalo, Tana, Samastro, Gozia, Vosporo, Sa-vastopoli, Sinope e Trebisonda; le quali, poste tutt’all1 intorno della gran metropoli taurica, prestavate omaggio di obbedienza e servitù, costituita siccome era loro capitale e regina. E in verità, la posizione geografica di Caffa riusciva in mirabile modo adatta a sovraneggiare i paesi circostanti, fossero essi marittimi o continentali. Gli è questo il motivo, per cui i primi genovesi là pervenuti a scopo di traffico, anziché di avventure o scoperte, vi posero il loro nido, e chiamati altri compagni, stabilironvi un provvisorio banco di commercio, il quale crebbe mano mano, e quasi senza che i naturali se ne avvedessero, in completo e perfetto dominio. CONSOLI ( 902 ) Radicatisi bene in esso, parte colle intraprese navali ognora crescenti, parte colla lama di gente proba e industre, ed alcun poco eziandio coll’astuzia e violenza sui popoli contermini non soccorsi dai loro principi e re, troppo deboli o lontani, si allargarono i nostri maggiori, nel volgere d1 uno o due secoli al più, per guisa tale da addivenire i padroni poco meno che assoluti del Pontico mare ; lunghesso le coste del quale pianta-10110 tante colonie, quanti furono i luoghi da essi visitati e creduti vantaggiosi allo sviluppo dei loro commerci, e a sicuro approdo dei loro barelli. Fu tempo che PEusino potè chiamarsi un lago genovese, esclusivamente corso dai legni liguri, o da quelli alla ligure Repubblica benevisi ed amici. La sorte non arrise al loro genio così lungo tempo, come poscia ai turchi e più tardi al despota russo, ma è sempre consolante pensiero quello di sapere che il vessillo genovese sfolgorò libero e temuto in quelle acque e paesi, che ai di nostri vedemmo teatro di molto più serii combattimenti fra le potenze meglio agguerrite d’Europa. I CONSOLI DI SOLDAIA Soldaia é una di queste colonie, anzi la prima e più rilevante dopo Caffa. La presiedeva un console, ora nobile ed ora popolano, giusta 1’ ordine, prestabilito da un’ apposita legge antica, che noi non trovammo, ma é conforme in ciò a tutte le colonie soggette al ducale governo. Riceveva cinquanta sommi annui di stipendio, come console, ed altrettanti come capitano e ministrale; ufficii in lui solo rau-nati. Più, godeva P esercizio della taverna, cioè a dire di vendere vino al minuto ai suoi dipendenti diretti e immediati soltanto, non per il pubblico; diritto che a quando a quando eragli tolto o sospeso, ed altre volte riconcesso e donato, a misura dei casi o la pretesa dei richiedenti. La cauzione prefissa al titolare ascese a due mila fiorini almeno nel 1469, e fu anche maggiore in seguito; oltre la ritenuta del tredicesimo mese lorchè passò in consiglio dei Protettori quella dura imposta, congiunta all'altra di lire cento di stallie per P impiego, e Pobbligo di solenne giuramento di fedeltà al magnifico Banco. CONSOLI ( 904 ) La durata dell’esercizio balenò incerta, ora ristretta a un solo anno, protratta ora al biennio, a seconda delle circostanze o le'deliberazioni oscillanti degli amministratori del Banco; ma l’autorità, vale a dire l’investito dei poteri consolari entro i confini della colonia, rimase ognora soggetto alla dipendenza suprema del console caffese, dei suoi massari e del sinedrio degli anziani stabilmente funzionante in Caffa. Questi trasmettevano di consueto all’alto ufficiale gli ordini pervenuti dalla sovrana Casa sedente in Genova, ma i Protettori tale altra fiata emisero decreti o divieti, richiedendone l’osservanza in via diretta; nella guisa stessa che vediamo praticarsi pur oggidì nei sistemi di governo tanto monarchici, quanto costituzionali. Nel 1457, ad esempio, ai consoli di Soldaia e Cembalo, certo a motivo di ingiusti arbitrii e sdegnose vendette usate dai loro predecessori, venne tolta la facoltà di sospendere dall’ufficio o destituire i subalterni (Doc. CCCXXXIX, p. 723); e di vessazioni e baratterie verificatesi colà ricorre non infrequente il richiamo nella serie dei nostri atti; a citarne un solo, quello del 1468 nel documento DCCCXl, pag. 547. Questo o poco più si ricava dai varii diplomi del nostro Codice; ma dove hassi a ricorrere per la piena cognizione dei doveri del console soldaiese, si è al capo LXXVll dello statuto di Caffa, a pag. 652, al quale perciò noi rimandiamo il lettore; solo contenti di accennare quanto spetta ai due ufficiali seguenti. Anche il console di Soldaia teneva il suo cavaliere a lato, il cui facile compito era tutto in aprire e chiudere le porte del bazar cittadino, nè doveva essere od essere stato schiavo giammai; lo stipendio assegnatogli sommi diciotto annui. Allo scrivano eziandio della curia si volle costituito il salario in sommi dodici, col di più degli emolumenti risultanti dalla professione sua per gli atti notarili a stendere o registrare in ( 905 ) DI SOLDAIA servigio delle private persone. Non vi s’ ammettevano i borghesi del luogo, nè l’esercizio suo aveasi a protrarre oltre Tanno, ammeno che funzionasse ancora il medesimo console, sotto cui cominciò la carriera. Impiegati minori non mancavano: eranvene anzi di molti, ricordati tutti nel capo anzidetto, quali civili, quali militari, e press’a poco identici a quelli di CalTa, con numero più ristretto; esempigrazia orgusii a corteggio del console otto soltanto, mentre pel caffese noveravansene venti, coll’ apposito capitano. Non taceremo che a crescere importanza, e dicasi anche brighe, al comando della colonia, concorreva la esistenza dei diciotto casali, più sopra menzionati nelle Quistioni Private, sparsi qua e là nel largo e pella massima parte incolto territorio soldaiese, in vicinanza ai possedimenti dei baroni tartari e dei signorotti greci di Gozia e Tedoro. CONSOLI ( 906 ) SERIE DEI CONSOLI DI SOLDAIA GIULIANO FIESCHI, 1454-1455. Solo mercè il soccorso del benemerito registro di (limiamo Cerro, venimmo in cognizione del primo console di Soldaia sotto il dominio del Banco di s. Giorgio; e fu il nobile Giuliano Fieschi, quel medesimo borghese di Caffa le tante volte nominato nel nostro Codice, .venuto oratore a Genova e Roma, con Bartolomeo Santambrogio, a nome dei terrazzani suoi nel 1468. Non vedendolo creato dal magnifico Ufficio, siamo indotti a ritenerlo eletto dai due commissarii, od anche prima immesso provvisoriamente in carica. Certo il 25 aprile 1455 era allora allora scaduto di seggio, giusta la postilla che segue : Die XXV aprilis dominus julianus de flisco, olim consul soldaie, debet prò alio cartulario precedenti etc. Ebbe con molta probabilità a suo cavaliere un tale Marcellino di Caffa, ed a scrivano della curia Giacomo Rattone, perchè il cartolario già citato prosegue cosi sotto la stessa data: Iacobus ratonus, qui in presenti etc. prò scriba curie soldaie, ad rationem summorum duodecim in anno, debet etc. E subito dopo : Marcelinus de caffa, caualerius duitatis soldaie, qui etc. ad rationem summorum decem et oclo in anno, debet etc. CAELO CICALA, 1455-1456. Dopo il rifiuto di Iacopo Vivaldi (Doc. XXXII e XLII , p. 98 e 424), il prescelto ad assumere il consolato di Soldaia ( 907 ) DI SOLDAIA fu r altro nobile Carlo Cicala (Doc. XLV, p. 428). La sua lettera di credenza reca la data 4 gennaio 1455, e quella di promessa e cauzione il giorno 24 stesso mese (Doc. LX VIIT e XCV, p. 259 e 278). Vi andò ad esercitarlo, viaggiando di conserva al primo console Tommaso Domoculta, e giunto il 23 aprile a CalTa, dopo breve sosta recavasi in Soldaia a prendere possesso della carica il 6 maggio successivo, come ne avvisa il Cerro. Nobilis dominus c(itolus cigcilla, consul ciuitatis soldaie, qui in presenti cartulario seruire incepit iMCCCCL V, die VI maij, prò dicto consulatu, capitaneatu et ministrar ia dicte ciuitatis, ad rationem summorum centum in anno ; videlicet pro consulatu ad rationem sum,morum quinquaginta, et pro capitaneatu et ministraria ad rationem summorum quinquaginta, debet etc. Esistono di lui due lettere al Banco (Doc. CX1X e CXLII , p. 303 e 347), ed in altra terza dei soldaiesi si commenda altamente la sua reggenza, che vorrebbesi confermata e protratta a buon numero d’anni (Doc. CXXVl, p. 3(4). GERARDO CAVALORTO, 1456-1457. I I lotettori non stimando opportuno fare eccezioni alla regola, gli destinarono invece a successore Nicolò Rattone (Doc. CCI, p. 526), supplito; in conseguenza della costui rinunzia, da Gerardo Cavalorto; sulla cui patente del 27 marzo 1456 era dichiarato dovesse prendere il comando finito il tempo del Cicala (Doc. CCIV e CCLX1V, p. 531 e 603). GIANOTTO LOMELLINI, 1457-1460. Per la terza volta si ripetè il caso di sostituzione. Al nobile Luca Saivago eletto nel maggio 1457 (Doc. CCCXLIV, p. 728) CONSOM ( 908 ) fu tosto surrogato Gianotto Lomellini il 17 stesso mese (Doc. CCCCLXVII, p. 734), il quale accettato il posto per due anni ebbe la patente e si condusse a Soldaia (Doc. CCCLXXXV). Sembra sia rimasto in carica due altri anni ancora , avendo avuto in successore immediato il seguente. AGOSTINO ADORNO-NOVELLO, 1460. Correndo il giorno 6 marzo -1460 i Protettori, premurosi di veder coperte le cariche consolari di Soldaia, Cembalo e Tana, congregati in assemblea decisero anzi tutto che i nominandi ai tre ufficii caueant de florenis trecentis pro singulo, accedendi caffam colla prossima spedizione di navi pronte alla vela per la Tauride; dopo di che passati ai voti, risultò eletto a console soldaiese, non più per due, ma un solo anno, cioè mesi tredici, Agostino Adorno, olim Novello (Doc. CCGCLXXXVIII, p. 49). Infatti il dì 26 stesso mese ricevè la sua lettera di credenza, in cui, con postilla speciale, veniva ingiunto ai poteri di Calla che de salario et emolumento unius mensis,' ex trcdecim, faciatis debitorem V Agostino, e a questa stregua anche di più si pluri tempore exerceret clictum offtcium (Doc. CCCCXCYI, p. 54). 11 provento di questa ritenuta del tredicesimo mese aveasi a convertire in utilitatem comperarmi utilem et laudabilem. Vi è detto chiaro dovere egli tener dietro a Gianotto Lomellini. FRANCESCO SAVIGNONE, 1461. Ai due nobili Lomellini e Adorno un terzo nobile successe, Francesco Savignone, uscito dall’urna il 10 aprile 1461 (Doc. DXLII, p* 106), e patentato il 22 maggio seguente. Un poscritto reca il permesso concessogli di esercitare de faclo la ( 909 ) DI SOLDAIA taverna, ad esempio di Carlo Cicala ed altri suoi precedessori, e ciò in vista dei pericoli e fatiche a incontrarsi da lui nel prossimo viaggio alla Crimea (Doc. DLVI, p. 117). AGOSTINO ADORNO-NOVELLO, 1461-1463. Forse il Savignone non potè lasciare Genova abbastanza in tempo da succedere all’ Adorno , o si trattenne olire il solito nella sua gita fortunosa a Calla. Ciò che è sicuro si è che l’Ufficio di s. Giorgio il 15 giugno 1461 firmò la conferma nel consolato di Soldaia al predetto Agostino per altri tredici mesi (Doc. DLXVD, p. 121): Motivo alla conferma penso che l’abbia dato la tardanza d’arrivo del Savignone stesso ; il quale perciò non avrebbe preso possesso della sua carica, se non trascorso il secondo esercizio dell’Adorno. Cosa più logica e consentanea a quanto segue. ANTONIO BORLASCA, 1464-1467. L’atto di sua elezione, accaduta il 28 settembre 1463, lo dice artefice bianco e figlio di Giacomo (Doc. DLXXXIII , p. 182). Ma siccome doveva occupare allora il posto Francesco Savignone, ritardatario, così la patente gli venne rimessa solo addì 19 agosto 1465, in un colla speranza di prolungarne la durata fino a mesi diciotto, salvo si suits successo/' a janua deslinalus anche prima della scadenza ca/fam perucniret (Doc. DCLXVMI, p. 353). c rdo forse coi colleglli assieme eletti, che richiedevano il biennio per condizione di partenza, temporeggiò pur esso (Doc. DCXCVI, p. 414) e riuscì ad ottenerlo, favorito da apposito decreto del Banco (Doc. DCXCIX, p. 416), e da una seconda patente correttiva della prima. Società Ligure St. Patria. Voi. VII. P. II. 5« CONSOLI ( 910 ) In questa gli viene ingiunto di prestare cauzione per le stallìe del 1467 in lire cento di paghe. Sembra adunque venisse designato console per quell’ anno (Doc. DCCXII, p. 422). BERNARDO D’AMICO, 1467-1468. Eletto a successore del Borlasca pei consueti mesi ventisei il giorno 16 febbraio 1467 (Doc. DCCXLV, p. 472), giurò davanti ai Protettori di adempierne i doveri il dì 3 marzo (Doc. DCCXLVIII, p. 475), e poco dopo, cioè il 2 aprile, n’ebbe la credenziale (Doc. DCCLU, p. 477). Compito il biennio, desideroso restituirsi in patria pigliava imbarco sulla nave di Agostino Bargagli, ma scesone per non so quale motivo in Carpi, dai turchi venne poco stante fatto prigione, condotto a Costantinopoli, messo in carcere, nè più altro si seppe di lui (Doc. MC1V, p. 124). BARTOLOMEO SANTAMBROGIO, 1469. Dato dai caffesi per compagno a Giuliano Fieschi nell’ambasceria da essi spedita a Genova e Roma, il nostro Rartolomeo ottenne dalla sovrana Casa di s. Giorgio il consolato di Soldaia, come il socio suo ebbe quello di Cembalo, pro expensis per eos factis et faciendis in ea legatione ; più il favore in vantaggio dei loro eredi, che dirò più sotto parlando del Fieschi (Doc. DCCCLXII, p. 620). Nel consegnargli la lettera di credenza per mesi tredici, finito il tempo di Rernardo D’Amico, gli è imposto di piestaie giuramento, appena giunto in Gaffa, di fedele servitù e la cauzione insieme di due mila fiorini per lo meno (Doc. DCCCLXIfl, p. 621). ( 944 ) DI SOI.DAIA CRISTOFORO DI-NEGRO, 1473-1475. Poco ci rimane a dire di costui in questo luogo, avendone già trattato così a lungo nelle Quistioni Private, ragionando dell’accanito suo dissidio coi prepotenti fratelli Guasco e col console di Calla, Battista Giustiniani. La nomina di lui ebbe luogo il 27 agosto '1474, ove é detto figlio del q. Urbano (Doc. DCCCCXC, p. 801); ma la patente per i mesi ventisei, dopo l’esercizio del Santambrogio, gli si conferiva solo addì 13 luglio 1472 (Doc. MXXXVI, p. 881). In carica dovette restare durante gli anni 1473, 4 474 e il principio del 4475, come si ricava dai suoi atti succitati. ANTONIO SPINOLA, 1475. Ed anzi io sono di credere che il Di-Negro non siasi punto mosso da Soldaia, anche dopo finito l’intero suo biennio. La ragione n1 è questa; i Protettori gli ebbero sì dato in successore, dapprima il nobile Melchione Gentile, sotto il dì 7 luglio 1473 (Doc. MLXVIII, p. 49;, il quale non accettò, e poi P altro nobile Antonio Spinola, q. Altare (Doc. MCXL, p. 233); ma la costui patente avendo la data del luglio 1475, ci chiarisce all’evidenza che più non partì da Genova, o se misesi in cammino, sentì per via la notizia della lacrimevole caduta della colonia. Ora siccome, in regola generale, un console non resignava il posto che al sopraggiungere del suo surrogante, così il Di-Negro mal suo grado avrà dovuto rimanere e difendere come potè la città sua colle deboli forze che aveva, e in ultimo cedere alle irrompenti schiere turchesche e andar prigione o morto sotto il ferro nemico; altrettanto infelice nelle lotte del diritto, come in quella della forza! CONSOLI ( 912 ) Il ricordo non pertanto della disperata resistenza opposta da lui e dai soldaiesi, di cui tenni parola a pag. 177, fa prova dell’ardimentoso suo coraggio, e cadde, se non coll’onor della vittoria, colla coscienza almeno dell’adempimento d’un sacro dovére. Onore all’ integro magistrato ed allo strenuo capitano 1 I CASTELLANI DI SOLDAIA Due furono i castelli da antico eretti in Soldaia a propugnacolo della città; uno detto propriamente castello di Soldaia, castrum soldaie, che prese il nome dalla santa Croce, e l’altro intitolato di s. Elia. D' amendue affidavasene la cura e il comando ad un solo castellano, il quale veniva licenziato ad eleggersi un sottocastellano per fortezza, idoneo e fedele, et accipiendi bonam comitivam pro custodia ipsorum fortilitiorum, cum numero pagarum in regulis declarato (Doc. DCCCCLYIII, p. 759). Suo salario personale erano sommi annui venticinque, oltre aspri mensili trecento per ciascheduno dei suoi due vicegerenti. Prestava cauzione al Banco d’un paio di mille fiorini nel 1455; ma quando più tardi, correndo il 1471, vi vennero rinchiusi i principi tartari, nipote e fratelli dell’imperatore amico Mengli-Kerai, quella sicurtà più non bastando ad assicurare la fedele custodia di essi, la cauzione si crebbe d’ un terzo migliaio sui precedenti (Doc. MCLI, p. 26). CASTELLANI ( 914 ) Ciò sotto la reggenza del Banco di s. Giorgio, durante la quale Pufficio di castellano fu separato dall’altro di console, mentre all’epoca di dominio della Repubblica dovett’essere conferito a un solo individuo, so bene intendo le parole dello statuto ili Calta, che suonano cosi: Item habere debeat dictus consul summos vigintiquinque, pro eo quod solitus est percipcre pro castellania (Vedasi sopra a pag. 652, n.° 467). Lo stesso ne apprende cbe i sottocastellani non poteano scegliersi fra i borghesi del luogo, a motivo, opino io, di sicurezza contro i possibili inganni e tradimenti, d’intesa coi naturali del paese o i nemici. Ne insegna altresì che al forte s. Elia erano addetti per consueto quattro uomini, oltre il sottocastcl-lano, mentre alP altro di s. Croce ve no avevano otto; tenuti tutti alle regolari veglie e sentinelle, a volontà e discrezione del loro capo, e col salario di aspri ducento al mese caduno. All' incaricato poi della fortezza, console fosse ovvero castellano, a seconda delle varie epoche di dominio, correva l’obbligo severissimo di ridursi in essa subito dopo il tramonto del sole, pena 1’ amissione del soldo e la cacciata d’impiego, né uscirne di là avanti 1’ alba. La facoltà pure di concedere licenze di sortita era limitatissima, ristretta cioè a uno per volta e per un giorno soltanto; giacché costantemente al forte s. Llia presenziar doveano sempre tre soldati, e a quello di s. Croce sette guardie, escluso il comandante. Ancora, piena obbedienza al console locale e la pronta consegna dei suoi subalterni rissosi e delinquenti erangli ingiunte, in un col divieto aliquid vendere cum termino, ncque cliam vinum ad minutum, sotto grave multa; divieto clic più tardi venne tolto, od almanco subi numerose eccezioni. A citarne una fra tante, il 26 aprile 1471, i Protettori nell’eleggere Dionigi Rissotto in castellanum arcium soldaie ct sancii clic el for-tililiorum soldaie, et cum auctoritate eligendi sibi subcastcllanos idoneos et fideles.... pro custodia ipsorum forlilitiorum, e colle ( 915 ) DI SOLDAIA solile regole, diritti ed anche limitazioni, conchiudono : excepto tantummodo qu,od, ut dictus dionisius possit ipsa fortilitia con-uenienter munita tenere, ei liceat tabernam fieri facere pro socijs suis tantum (Doc. DCCCCLVIll, p. 759). Due cose risultano da questo brano, il permesso dello spaccio del vino al castellano, come al console, ma pei loro uomini soltanto, e 1’ esistenza di più altri forti, certo minori dei prenominati, nella cerchia della cinta murale di Soldaia. Non è a preterire l’usanza in vigore presso il Banco di consegnare al nuovo ufficiale eletto il contrassegno a presentare al castellano uscenti1 di carica per essere riconosciuto, e con tutta legalità e sicurezza rimettergli le chiavi delle torri, ed il potere del comando. Questa lesserà, equivalente all’odierna parola d’ordine, consisteva in un oggetto solido, e talora in pietra, che nel 1473 avendola dimenticata in Genova il Dionigi Rissotto, i Protettori dicono che al di lui successore designatQ, Luciano D' Oria, ipsum contrasignum (lapideum) tradi fecimus quid ipsi dionisio presenlabU; tradi eham fecimus eidem aliud contrasignum lapideum, sub quo successori suo fortilitia consignare debebit; volumus igitur ipsum lucianum recipi, non ob-stante omni objectione que contra eum occasione conirasigni lapidei fieri posset (Doc. MLXXJ1I, p. 57). E anche questo è a credere che sia stato un abile mezzo ail allontanare il temuto pericolo d’un inganno o tradimento da parie degli illustri prigionieri e dei loro seguaci. CASTELLANI ( 916 ) SERIE DEI CASTELLANI DI SOLDAIA GIUSEPPE RAPALLO, 1455-1456. Giuseppe Rapallo fu il primo castellano di Soldaia dopo il trasferimento di dominio, come quello che venne nominato nella prima elezione generale degli ufficiali taurici il 22 agosto 1454 (Doc. XXXII e XLII, p. 98 e 124). Prestò cauzione di due mila fiorini il 23 gennaio 1455 (Doc. LXXXV1, p. 271), e il 28 stesso mese ricevè la patente di castellano cdstelli soldaie ct castelli, seu turris, s. elie (Doc. XCIY, p. 277). Del suo effettivo servizio abbiamo la prova nel brano seguente estratto dal solito cartolario del Cerro, sotto il di 22 maggio 1455. losep de rappaio, castellanus castrorum soldaie sanctorum (sic) ellie, et sancte crucis, qui in presenti cartulario seruire incepit MCCCCLV, die VI maij, pro dictis duobus castris, ad rationem summorum vigintiquinque in anno, pro dictis duobus castris; el ultra ad rationem asperorum trecentorum in mense pro uno subcastellano pro singulo castro, debet etc. Rendesi quindi manifesto che il nostro Rapallo viaggiò a Calla e quindi a Soldaia in un col suo console designato, Carlo Cicala, e lo stesso di prese possesso della carica; del consolato il secondo, della sua castellata il primo. GIOVANNI CASTELLETTO, 1456-1457. Pel rifiuto dato da Battista Portofino (Doc. CCI, p. 526), successe al Rapallo un Giovanni Castelletto, q. Nicola, con eguali poteri e per un anno similmente, come dice la sua credenziale del 9 marzo 1456 (Doc. CCXX1V, p. 554). ( 917 ) DI SOLDAIA GIACOMO SERRA, 1458-1459. Dal documento CCCXLIV, p. 728, risulta la terza collazione dello stesso impiego fatta il 5 maggio 1457 a Giacon^o Serra, calzolaio bianco, il quale accettò, e la patente gli venne firmata il l.° marzo 1458 (Doc. CCCLXXXVIII, p. 823). DAMIANO CHIAVARI, 1459-1460. Con esempio raro e-quasi unico nel Codice nostro, sul capo di Damiano Chiavari, q. Battista, si condensarono assieme tempo due ulficii, cioè di castellano della torre di s. Costantino e di custode alla porta Caiadore per due anni (Doc. CCCCXX1I, p. 907). Se ribn clic quattro giorni dopo, il 13 marzo 1459, stando fermo il secondo, gli fu cambiato il primo impiego nel-P altro di castellano arcium soldaie pro annis duobus (Doc. CCCCXXI1I, p. 909). E n’ebbe anche la lettera di scambio col predecessore Iacopo Serra. sotto il 4 aprile seguente (Doc. CCCCXXYII, p. 920). .Ma perchè la doppia collazione anzidetta era stata fatta al Chiavari, di conserva ad un suo socio, a nome Bartolomeo Bergamo, e intervenutavi qualche oscurità nell’ ordine di successione agli ufficii, perciò nuovo consiglio si tenne al riguardo fra i Protettori (Doc. CCCCXXXIII, p. 923); esito del quale fu la conferma di lui a castellano arcium soldaie prò anni duobus, incipiendis immediate finito tempore jacobi de serra, sui preces-soris (Doc. CCCCXL1Y, p. 931). ADAMO CENTURIONE, 1460. Figlio egli pure d’ un Battista, riusci eletto a pieni voti il 2 aprile I 460, col diritto ad un sommo mensile di stipendio, durante l’aspettativa (Doc. DUI. p. 59); e il giorno subito dopo ricevè la patente (Doc. DV, p. 61). CASTELLANI ( 918 ) Sembra che nei suoi sindicamenti patisse sopruso ed ingiustizia in Catìa, costretto perciò a pagare venticinque sommi d’argento: ma più tardi, giunto in patria e fatto reclamo ai Protettori, n’ebbe soddisfazione e rimborso (Doc. DCLXXXIX, p. 409). GIO. BATTISTA SQUARCIAFICO, 1461. (■li tenne dietro Giambattista Squarciafico, nobile pur esso, chiamato a quella carica il 10 aprile U61 (Doc. DXLII, p. 106), e patentato il 18 maggio stess’anno (Doc. DLY, p. I!6) (')• GIACOMO BONDENARO, 1463. La spesso lamentata iattura di registri del nostro archivio è la causa per cui di questo ufficiale conosciamo la sola data di sua nomina, accaduta il 28 settembre 1463. Mén male che ci si assicura d' avere il medesimo acconsentito, e che acceptando jurauit addì 9 dicembre. Di professione era mercante, e in politica di fazione bianca (Doc. DLXXXIII, p. 182). GIORGIO GARBARINI, 1466-1468. Con parecchi altri eletto il 6 febbraio 1466 (Doc, DCLXXX1I, p. 395) e il 21 aprile sollecitato a partire (Doc. DCXCVI, p. 414), Giorgio Garbarini si condusse alfine ad esercitar il suo ufficio : la patente però ci inanca. GUGLIELMO CENTURIONE, 1468-1470. Ancora in carica il Garbarini, i Protettori gli destinavano a successore il nobile Adriano Usodimare addi 16 febbraio 1467 (Doc. DCCXLV, p. 472); ed avendo ritardato assai la comune ( ) Nel titolo di questo documento si legga Squarciafico in luogo di Savi-guone, messo in sua vece per isbaglio di nome. ( 919 ) DI SOLDAIA spedizione degli impiegati alla Tauride, PUsodimare nel mezzo tempo infermò. Il perchè il giorno 8 giugno 1468, i Protettori suddetti gli sostituivano P altro patrizio Guglielmo Centurione pel solito biennio, e P Adriano addi 9 ne stese la formale rinunzia (Doc. DCCC, p. 541). Il Centurione poi ricevè la sua lettera credenziale il 18 luglio che segui (DCCCIX, p. 547). DIONIGI EISSOTTO, 1471. Motivi diversi occasionarono in quel torno di anni varii scambi di persone. Nell’ adunanza generale del 4 luglio 1468 gli azionisti di s. Giorgio scolsero fra gli aspiranti ad castellaniam soldaie, damianum canacium, successurum guilelmo centu-riono (Doc. DCCCII, p. 542). Ma sopraggiunte alcune difficoltà, per cui il Cagnasso più non potè sine magno incomodo suo accedere ad exercendum dictum officium, gli fu rimpiazzato Benedetto Cavalorto, correndo il 24 luglio 1470 (Doc. DCCCCXII, p. 682). Più tardi ancora, cioè il 5 febbraio 1471, il Cavalorto resosi fallito e latitante propter metum creditorum suorum, i Protettori giudicando non essere di loro decoro mantenerlo a quel posto, vi collocarono Dionigi Bissotto (Doc. DCCCCXXXM1I, p. 739"). La patente che gli fu rimessa il 26 aprile 1471 contiene parecchi diritti che non paiono essere stati comuni a tutti i predecessori suoi, ammeno che non vogliasi dire che qui vi sono solo più chiaramente dichiarati (Doc. DCCCCLVIII, p. 759). Opino invece che fosse pel motivo che qui subito soggiungo. LUCIANO D’ORIA, 1473-1475. Alaone Squarciafico eletto molto prima, cioè fino dal giorno 3 luglio 1470 (Doc. DCCCCX, p. 679), non si volle acconciare CASTELLANI ( 920 ) al pericoloso viaggio e rinunciò. In conseguenza del quale rifiuto, l’impiego cadde a mano del nobile Luciano D’Oria, q. Lionello, il 30 aprile 1473 (Doc, MLIV, p. 41). Nella sua patente é fatta menzione per la prima volta della tessera o contrassegno di pietra, quod ipsi dionisio (il Rissotto suo predecessore) seu alij qui fueril in castro presentabil. Ag-giugne poi: Tradi etiam fecimus eidem aliud contrasignum lapideum, sub quo successori suo fortilitia consignare debebit (Doc. MLXXIII, p. 57). Perchè tale insolita precauzione e lusso di sicurezza? Già fu detto sopra: nelle fortezze di Soldaia stavano rinchiusi allora in istretta custodia Nordoular e gli altri principi tartari, suoi fratelli e nipote. La immediata sorveglianza di questi illustri prigioni era stata fino da principio commessa a Bernardo Dall’Orto, il quale dovè tenerli così rigorosamente a vista, da meritare gli elogii del console e anziani di Caffa, e la domanda da essi sporta al Banco di conferirgli alla prima vacanza la castellanìa medesima. La raccomandazione essendo giunta a nomina già fatta del citato Luciano D’Oria, i Protettori nel messaggio del 30 luglio 1473 se ne scusano presso il console e maggiorenti suddetti, incaricandoli a dire parole di lode e soddisfazione all’ egregio ufficiale, e lasciargli trasparire un’altra non lontana carica o premio del suo ben operato; quoniam, conchiudono, officium nostrum erga benemeritos non consueuit esse ingratum (Doc. MLXX1I, p. 51). PIER AMBROGIO DE-FRANCHI-DELLA-TORRE , 1475. Anche la elezione di costui datava da antico, come quegli che venne posto ai voti il l.° giugno 1472, e riuscì vincitore su molt’ altri richiedenti, ma cum obligatione quod teneatur prestare fidejussionem, de tanta summa quantam declaraueril magnificum officium (Doc. MXIX, p. 851). ( 921 ) DI SOLDAIA Ebbe la patente addi 9 febbraio 1475 coll'autorità, e credo anche 1 obbligo d’ associarsi dei buoni e fedeli sottocastellani, con idonea e numerosa soldatesca, a scanso di probabili tentativi d’evisione da parte degli importanti prigionieri (Doc. MCX1Y, p. 189). Dove non è da pretermettersi la notizia che i Protettori giorni innanzi avevano su tale proposito emanato un decreto, pel quale si oidina\a che i luturi castellani di Soldaia prestare dovessero una maggiore cauzione di mille fiorini sopra P usato, fino a tanto che nelle torri di Soldaia vi si teneano inserrati quei principi tartari (Doc. MXLI, p. 26). Ln ultima notizia del resto fornitaci dal Codice negli estremi suoi atti, sotto il di 7 luglio 1475, ci apprende che Pier Ambi ogio Torre motiva in quel torno di tempo, o a Genova innanzi la sua partenza, com è più agevole il supporre, ovvero in principio di viaggio ; ed in suo luogo fuvvi tosto surrogato per la seconda volta Damiano Chiavari (Doc. MCXXX1X, p. 233), cavallo di battaglia dei Protettori per ogni ufficio vacante. III. I CONSOLI DI CEMBALO Cembalo, voce di armoniosa modificazione dell’antico Portus Symbolorum, l’odierna Balaclava dei turchi, contò come seconda colonia genovese al tempo della nostra storia. Posta aneli’essa sulla spiaggia dell’Eusino, come Calla e Soldaia, fumai sempre riconosciuta dai liguri qual luogo di grande importanza strategica e commerciale pel loro traffico in quelle contrade. La governava un console, che riuni in sé le attribuzioni di massaro e ministrale, e sotto la signoria della Repubblica anche di capitano delle milizie e di castellano dei forti. Leggo infatti nello statuto di CaìTa che allora il console percepiva di salario sommi quaranta annui e non più, a quel titolo, salvo alcuni incerti sulle carceri e il diritto di bollo ; e come massaro e capitano altri venti sommi d’aggiunta. Ma all’incontro gli era severamente proibito di comprare dagli abitanti del paese o dei casali vicini, grano, vino, legna e simili, se non al prezzo comune in corso, e non da lui imposto a libito; di vendere ai subalterni suoi merci o vino all’ingrosso od al minuto in credenza; di scrivere il suo famiglio nel registro degli C ONSOLI ( 924 ) stipendiati e ritenerne il soldo; infine d’annettersi una qualsiasi porzione dei proventi delle condanne o multe a profferire. Questi divieti ed altri che trovatisi inseriti nel capo LXXXI e successivi dello statuto predetto, e ai quali perciò, a studio di brevità, io rimando il benigno lettore (*), sono di credere durassero tuttavia sotto il dominio del Banco, il quale sovente si richiama al medesimo per entro i nostri documenti. Un’ eccezione non per tanto vuol farsi sui diritto della taverna, a otta a otta concesso o negato, secondo tempi e individui; e noi vedremo nel 1468 il console Gio. Antonio Calvi rivendicarlo per sé ed altri, sebbene caduto in disuso in forza di anteriori deliberazioni. La sicurtà resa obbligatoria al titolare di questo ufficio variò aneli'essa a misura degli eventi o prosperi o fortunosi del Banco; nel 1469 per Giuliano Fieschi venne certo fissata in fiorini quattro mila, ma non crediamo sia stata sempre così. Nella terra aveano ancora a fissare domicilio e prestare il relativo servizio quattro orgusii, equipaggiati delle solite armi e cavallo, alla complessiva paga di aspri quattrocento settanta-cinque mensili per tutti ; il notaio della curia con sommi quindici l’anno; un interprete o dragomanno, perito nelle lingue greca, latina e tartara, con aspri cento cinquanta il mese; e da sezzo il cappellano ed il capo bombardiere, questo colla provvisione di cento, e quello di centoventicinque aspri, egualmente mensili. Delle forze militari toccheremo parlando più sotto dei castellani di Cembalo. Ma non dobbiamo omettere la notizia che la presente colonia, anche colf' andare del tempo, mai non perde di considerazione ; specialmente strategica. Sentasi quanto scrivono i Protettori in data 16 febbraio 1470, al console di Caffa. Laudamus quocl, tempore quo judicabitis imminere legitimas suspicionum causas, (*) Vedi a pag. 661 e seguenti del presente volume. ( 925 ) DI CEMBALO prouideatis semper saluti ac defensioni arcis et oppidi cimbali; quia locus magne importanti^ ab omnibus judicatur. E proseguono a raccomandare 1’ invio di abbondanti munizioni guerresche, e di mettere allo studio.il progetto, loro beneviso, di riduzione territoriale della piazza a minor circuito di cinta, ep-però di più comoda difesa, habita super re ipsa consultatione cum peritis ipsius loci (Doc. DCCCLXXXIV, a pag. C52). Malgrado queste sollecitudini non raggiunsero lo scopo di mantenerla contro il turco, allorquando, presa Calìa, là diresse le vittoriose sue galee il bassà ottomano Achmet-Giedick. Ma quello che non ebbero agio di condurre a buon termine i genovesi, e trascurarono poi i sultani di Costantinopoli, la fortificazione cioè del luogo, ben lo seppero fare i russi ai dì nostri; ad opera dei quali mi vien narrato che Balaclava sia divenuta un munitissimo porto di guerra, congiunto con Sebastopoli mediante un lungo canale, la cui spesa ammontò a dodici milioni di rubli. Società Lty-urc <>< St. l'utria. Voi. VII, 1' li 09 CONSOLI ( 926 ) SERIE DEI CONSOLI DI CEMBALO ANDREA SENESTRARI, 1453-1454. All’epoca memoranda dell’assedio e caduta di Costantinopoli in mano del sultano Maometto II, teneva il consolato di Cembalo questo Andrea Senestrari ; il quale durante la sua reggenza non mai ricevè le paghe degli stipendiati, addetti alla custodia e difesa del luogo, a motivo che la masseria di CalTa, parte impedita da scorrerie turchesche, parte immiserita di danaro, non le trasmise , come d’uso , di tre in tre mesi. Il perchè egli ebbe ad incontrare debiti e soddisfare del proprio i gregarii per tenerli in dovere. \enuto poco stante al dominio della colonia il Banco, e sotto il suo consolato ancora, come può credersi, il Senestrari si dovè ritirare, finito l’esercizio annuale, o in Caffa, od anche in Genova, dove poscia, l’anno 1456, presentò al magnifico Lfficio una supplica, per ottenere il rimborso del danaro a cosi degno motivo anticipato ; protestando che hoc feci, deus testis, pro honore comunis, et ne verecundiam michi aueniret: postpoxui omnia, monelam et vitam dispoxitus eram ponere, antequam verecundiam haberem (Doc. CCC1X, p. 652). E i Protettori sotto il di 22 novembre presa in considerazione la sua domanda, la spediscono a certificare dal console e alti poteri di Caffa, e se trovata conforme alla verità che mutuanti pecunias suas non pro utilitate propria, sed potius pro salute illius loci, comandano gli sia data intiera soddisfazione, prout judicaueritis juslilie conuenire (Doc. CCCX , p. 654). ( 927 ) DI CEMBALO AGOSTINO SENAREGA, 1455. Lo scrivano Girolamo Cerro nel suo registro per l’anno 1455, accenna ad un augustinus de senarega, olim consul cimbali. Che abbia costui surrogato il Senestrari e preceduto il Casana nel governo della colonia? Lo credo probabile, e anche messo in ufficio dai commissarii Grillo e Cassina al primo lor giungere in Calla. URBANO CASANA, 1455. Dopo la ricusa fattane da Lazzaro Varese eletto il 22 agosto 1454 (Doc. XXXII e XLII, p. 98 e 124), Urbano Casana gradi 1’ onorevole carica, cui andava unita la ministreria e scrivania del luogo (Doc. L, p. 138); e quand’ebbe prestato cauzione, gli si conferì eziandio la patente per un anno, addi 4 gennaio 1455, colla speciale facoltà di potere rieri facere tabernam in cimbalo (Doc, LUI, LXVI e LXVII, p. 141, 257 e 258). La scrivania qui attribuitagli ce lo dimostra notaio di professione; e da questo punto i consoli che gli successero, se non tutti forse, la buona parte giudico dovessero essere notai pur loro. FRANCESCO LOMELLINI, 1456-1457. Dovea tenergli dietro Oliviero Calvi , statovi nominato il 6 febbraio 1456 in premio della sua navigazione a Caffa, e a patto espresso se avesse avuto luogo un certo partito a prendersi allora allora col Banco (Doc. CCI, p. 526). Nulla essendosi conchiuso, la successione cadde sul nobile Francesco Lomellini, onorato anche d’importante incarico nel suo viaggio alla Crimea (Doc. CCLI, e CCLVIII pag. 584 e 597). Nel rimettergli la credenziale il 20 marzo I456, vìengli sì concesso, come al precedente il diritto della taverna, ma vi si dice espressamente che pro ista vice tantum. CONSOM ( 928 ) AGOSTINO MARUFFO, 1458-1459- Di lui trattano i documenti CCCXLIV e CCCLXXXlV, p. 728 e 821, in cui è cenno della sua elezione accaduta il 5 maggio 1457, e della patente conferitagli il l.° marzo 1458 pei due anni prossimi. Fu il primo a godere il beneficio del biennale esercizio del consolato, in virtù della deliberazione presa dal Banco alcuni mesi innanzi (Doc. CCCLIX, p. 749). I Protettori dell’anno seguente tentarono la prova della riduzione al sistema primiero, e non riuscivano, come dico subito dopo. LUCIANO VIVALDI, 1460-1461. I voti si portarono il giorno 6 marzo 1460 sul nobile Bartolomeo D’Oria, q. Oliviero, (Doc. CCCCLXXXVIII, p. 49), il quale prò uno anno recusauit acceptare, ed allora i Protettori, il giorno 20, a tutti suffragi nominarono console l’altro patrizio Luciano Vivaldi, che lo stesso di promisit se expedire et ire caffam, sub pena florenorum centum (Doc. CCCCXC1II, p. 53). Di fatto la lettera di credenza il 26 successivo gli veniva firmata per mesi tredici (Doc. CCCCXCV, p. 54). Nondimeno ho dubbio che non sia partito. BARNABA GRILLO, 1461-1463. E il mio dubbio si fonda su ciò; che Barnaba Grillo eletto addi 10 aprile 1461 (Doc. DXLÌI, p. 406) ricevè il 48 maggio stesso anno la patente sua per ventisei mesi di esercizio, finito il tempo di Agostino Maruffo (Doc. DLIV, p. H6). Dunque se non è sbaglio dell’antico amanuense, il Vivaldi non avrebbe coperto la carica di console. ( 929 ) DI CEMBALO Tronca ogni incertezza la seguente nota trovata in sull’ ultimo fra le mie schede, estratta dal terz’ultimo foglio del registro Negotior, gestor, officij s. Georgij, per gli anni 1457- 1467, ove si parla di Luciano Vivaldi, electus consul cimbali, et in itinere decessus. GIACOMO CASANOVA, 1464-1466. Giacomo Casanova, q. altro Giacomo, mercante bianco, sorti fuori dall’ urna colla quasi totalità di voti, nella generale elezione dei consoli e ufficiali taurici, del 28 settembre 1463 (Doc. DLXXXIII, p. 182), incaricato della reggenza del consolato et alia officia ad solitum ipsius consulatus. Sappiamo che jurauit acceptando, ma di più non ci consta per deficienza di notizie. Lo credo figlio del Giacomo Casanova, notaro della curia caffese nel 1456, di cui fu parola più sopra. BATTISTA OLIVA, 1466-1467. Notaio anch’egli di professione, desiderò ed ottenne la dignità di console (Doc. DCLXXXI1, p. 395), non tanto per se stessa quanto per ricuperare certi valori e carte che sperava trovare in Caffa di sua spettanza, ex quibus si in lucem deuenirent, pos-sent facile declarare negotia sua, et solutionem consequi pecuniarum quas sibi deberi pretendunt; come si rileva da un decreto che, in società a Marcellino Maruffo, ottenne dal Banco (Doc. DCCII, p. 418). La patente gli fu consegnata il 28 maggio 1466 pei ventisei mesi d’uso (Doc. DCCXIlf, p. 4-22). GIO. ANTONIO CALVI, 1467-1468. Addi 16 febbraio 1467 accadde la nomina di Giovanni Antonio Calvi, q. Andrea, nobile e copiosa casata genovese CONSOLI ( 930 ) (Doc. DCCXLV, p. 472). Dovea venir subito dopo a Battista Oliva, dice la patente sua del 17 giugno 1467 (Doc. DCCLXXX, 498). Giunto al destino, constatò la privazione quivi accaduta del diritto di tenere tabernam sub eo modo et forma sub qua concessum fuerat barnabe grillo et augustino maruffo, olim consulibus cimbali. Volle rivendicarlo, e col mezzo dei parenti suoi in Genova, riuscì a far emanare’ un decreto dal Banco al console di Gaffa così concepfto : Non obstantibus aliquibus alijs litteris nostris aliter disponentibus, volumus concedatis licentiam ac facultatem non solum prenominato johanni antonio, loto tempore quo officium dicti consulatus exercebit, sed etiam baptiste de oliua ejus precessori, disponendi ac faciendi circa tabernam ea que concessa fuerunt prenominatis barnabe grillo et augustino maruffo, tempore quo dictum consulatus officium exercuerunt (Doc, DCCXCIII, p. 536). GIULIANO FIESCHI ,‘1469-1470. Questo Giuliano era un nobile borghese di Caffa, cioè oriundo si dalla madre patria, ma già nato in detta colonia, e venne in compagnia a Bartolomeo Santambrogio , spedito dai suoi concittadini oratore al Banco e al Papa, per impetrare varii beneficii e grazie ai popoli cristiani della Tauride. In benemerenza dei suoi servigi e a compenso delle fatiche durate nel viaggio e delle spese a farsi ancora nel ritorno, l’Ufficio di s. Giorgio gli conferì il consolato di Cembalo, nella guisa che all’altro socio concedevasi quello di Soldaia, ma per mesi tredici soltanto, in successione al Calvi e colla sicurtà obbligatoria di fiorini quattro mila almeno di moneta genovese (Doc. DGCCLX1V, p. 622). Allora il Fieschi richiese che in caso di morte durante la ambascieria o l’anno di consolato, i suoi eredi potessero exerceri facere per personam idoneam, officium pro tempore quod ( 934 ) DI CEMBALO ex mensibus XIII superessel. Cosi pure il Santambrogio; e i Protettori volentieri annuirono, ponendo la condizione che heredes eo casu nullum possent petere beneficium regule seu decreti jam pridem condili in fauorem eorum officialium qui moriuntur in itinere vel ante quam compleant tempus officiorum suorum (Doc. DCCCLXII, p. 620). Ma nè l’uno, nè V altro peri. GIROLAMO GENTILE-PALLAVICINI, 1471-1474. Girolamo Gentile-Pallavicini, q. Andrea, eletto il giorno medesimo, 27 agosto 4471, che l’infelice Antoniotto Cabella era creato console di CafTa (Doc. DCCCCXC, p. 801), non. credo l’abbia seguito anche nella sua disgrazia. La di lui credenziale recando la data 24 settembre 1471 (Doc. DCCCCXCII, p. 804), ben potè esercitare e finire il suo biennio, prima dell’assalto dell'esercito turco. BARTOLOMEO CASTIGLIONE, 1474,1475. È invece a costui che probabilmente toccò la dura sorte di vedere la rovina delle colonie. Ne manca, è vero, l’epoca precisa di sua nomina, ma ci resta quella della patente, firmatagli 1’ 8 luglio 4474 (Doc. MXCVI, p. 110). IV. I CASTELLANI DI CEMBALO Quasi tutte le medesime cose dette sopra sul conto del castellano di Soldaia, possono ripetersi in riguardo al castellano di Cembalo, preposto dal nostro Banco alla custodia dei due forti esistenti nel luogo, uno sotto il nome di s. Giorgio , e l’altro di s. Nicolò; questo appellato sempre castrum s. nicolaì nello statuto e nei documenti del Codice, e quello castrum loci, per differenziarli allorquando voleansi nominare separata -mente. La guarnigione loro, questa. Pel castello di s. Giorgio, nello statuto succitato sonovi prescritti quaranta balestrieri, buoni e capaci del mestiere, colle proprie armi e due balestre caduno, compreso il castellano cum suo famulo, et socij sex castri inferioris, che sarà stato un fortino, locato più in basso. La paga dei gregarii era cento cinquanta aspri mensili a testa, e cinquecento al castellano col suo servo, di età non minore ai vent’anui; i quali tutti, gli addetti cioè al forte ed al fortino, doveano montare regolarmente le loro guardie e far le sentinelle notturne. CASTELLANI ( 934 ) Nel novero dei quaranta volevansi computati due trombettieri, un barbiere, cioè chirurgo militare, un sotto-capo, e il suo milite, ossia cavaliere. Stimo che durante la signoria del Banco non più occorresse il milite, uomo d'onore e compagno assegnato al solo dignitario maggiore della colonia. Del castello di s. Nicolò, certo di men rilievo del primo, la custodia venne affidata a sette stipendiati, sotto gii ordini del loro capo, servito da un famiglio ; dei quali niuno avea ad essere od essere stato schiavo, tenuti a provvedersi del proprio le armi convenienti e le balestre, colla pensione d’aspri ducento il mese, ciascuno. A questi il castellano si proibi di vendere vino o checchessia altro al minuto od a credenza, pena 1’ amissione della cosa o merce così prestata. Proibizione die, pel castellano eziandio, come pel console ai suoi gregarii, ora fu tolta ed ora confermata dal Banco di s. Giorgio. Questo spaccio di vino in caserma io l’intendo nel modo seguente. Gli uomini di guardia impediti d’uscire fuori i cancelli, epperò rinchiusi entro le ruvide mura d’una rocca, in difetto d’ occupazione artiera si balloccavano nel giuoco e nel vuotar fiaschi provvisti dal loro superiore con qualche discreto suo guadagno; poiché, a peggio andare, se ne riteneva il prezzo in fine di mese sullo stipendio del subalterno. La cosa resa consuetudinaria avrà prodotto col tempo, è ragionevole il crederlo, gravi disordini nella disciplina, mali umori e contese fra venditore e consumatori. Di qui il divieto di vendita. E che in realtà i militari di stazione al castello di s. Nicolò, e lo stesso può dirsi di tutti gli altri, figurassero a mezzo prigioni, lo accerta quel che aggiugne a questo proposito l’articolo 547 dello statuto. Stare debeant in dicto castro et de eo non exire nisi duo simul; quibus egressis, alius seu alij de dicto castro exire non possint, usque ad reuersioncm dictorum egressorum. Simile costumanza vige, egli è vero, anche oggidì per la ( 935 ) DI CEMBALO •guardia delle cittadelle e in generale d’ogni piazza forte; ma ai di nostri suolsi mutare spesso guarnigione; laddove in Soldaia e Cembalo permanentemente durava la medesima tutto Tanno, che perciò vi doveva condurre una vita monotona al-P eccesso ed incresciosa. Anche per Cembalo si mantenne l’uso del contrassegno, acciò un titolare potesse succedere all’ altro ed essere riconosciuto vero ufficiale spedito dal Banco: ed il Montenegro, come diremo, avendo anch’ esso perduto la tessera, i Protettori provid-dero all’uopo. Il medesimo, accusato non tenuisse duos sub-castellanos, rispose essersi in ciò uniformato alla condotta dei predecessori : nè lo troviamo redarguito per questo : donde il sospetto che potesse bastare un solo comandante per tuttaddue i forti, senza altro bisogno di due luogotenenti, che ne esercitassero le funzioni. CASTELLANI ( 936 ) SERIE DEI CASTELLANI DI CEMBALO BARTOLOMEO D’ORIA, 1455-1456. Tre rinunzie, cioè di Domenico Italiano (Doc, XXXII e XL1I. p. 98 e 124), di Urbano Vivaldi (Doc. XLV, p. 123), e di Alberto Spinola (Doc. L, p. 138), precedettero la elezione di Bartolomeo D’Oria, q. Scipione, in castellano di Cembalo. Desso nominato in precedenza al capitaneato degli orgusii, Io declinò per ottenere quest’altra carica a lui più gradita; tanto più che gli fu fatta facoltà dai Protettori quoti prò islti vice tantum possit facere tabernam in castello suis socijs (Doc. LX, p. -149). La lettera credenziale rimessagli il 28 gennaio 1455 ci chiarisce poi all’evidenza che, come è detto sopra, i castelli di Cembalo dati in custodia e governo del titolare erano due, dicendovisi : arcium et forlilitiorum sanctorum georgij et nicolai cimbali (Doc. XCVII, p. 279). GIULIANO MA.RCHESANO, 1456-1457. Eletto il 6 febbraio 1458 e patentato il 10 marzo seguente per succedere al D’Oria (Doc, COI e GGXXVII, p. 526 e 558), non ci fa sapere altro sul conto suo. PIETRO MONTENEGRO-RIMAZORIO, 1159. Mario Centurione assunto alla castellala il 5 maggio 1457, e patentato il 4'marzo 1458 (Doc. CCCXLIV e CCCXCV, p. 728 e 828), mori innanzi di mettersi in viaggio od appena ( 937 ) DI CEMBALO giunto in Crimea. Gli venne perciò,, addi 22 gennaio 1459, surrogato 1’ artefice Pietro Montenegro-Rimazorio (Doc. CCCCXV, p. 896). FILIPPO LOMELLINI, 1460-1461. Rimane incerto se codesto Filippo Lomellini, q. Battilano, abbia esercitato 1’ ufficio prima o dopo il Montenegro suddetto. Veramente egli venne eletto dai Protettori ad epoca giusta, cioè il 2 aprile 4460, pro duobvs annis, finito tempore pre-cessoris sui a junua destinati, coll’aggiunta dello stipendio di un sommo mensile in attesa dell’entrata al possesso (Doc. DUI, p. 59), e n’ ebbe subito il di seguente la sua credenziale (Doc. DIV, p. 60). Ma una disgrazia era accaduta al Montenegro nella sua gita alla Tauride : fu preso schiavo, non si sa da chi, e nella schiavitù perdé la patente e il contrassegno a farsi riconoscere castellano. Riusci ad evadere, e giunto a Caffa supplicò d’ avere il posto , et indemnitati sue prouidere. I Protettori compassionando il suo caso, sotto il 18 agosto 1460 ordinarono al console supremo di Caffa, quatenus si dictus petnis non adeptus est adhuc possessionem dicti officij, ve lo installasse immantinente, non obstante amissione contrasigni, de quo sibi prouideatis vos; e il Lomellini gli tenesse poi dietro nell’ impiego; imperocché, non sua cùlpa accidit sibi ad-uersitas (Doc. DXXVIII, p. 80). Che il Lomellini del resto prima o poi fungesse la carica è reso certo da un decreto del Banco del 6 marzo 1456, nel quale si comanda ai poteri di Caffa di rendergli giustizia circa un’ indebita ritenuta fattagli in solidatione rationum suarum di sommigventicinque per anno, eo quod dicatur non tenuisse duos subcastellanos, mentre egli tenuit el obseruauit ea omnia et singula que obsei'uauerunt precessores sui ad ipsum officium CASTELLANI ( 038 ) castellarne transmissi annis precedentibus (l)oc. DCLXXXIX , p. 409). FRANCESCO CAPÈ, 1461-1462. Acciò succedesse senza intervallo di tempo al Lomellini, Francesco Capè si nominava castellano il 10 aprile 1461 (Doc. DXLII, p. -106), e ai 27 maggio riceveva la patente pel solito biennio (Doc. DLVIII, p. 418). Sul cognome di Capè già dissi nella precitata pagina 4 06 il mio sentimento, e ancora adesso mantengo la presunzione di sincope del gentilizio Chiappe o Capello. ANTONIO RAPALLO, 1463-1465. Per comprendere nella serie dei castellani di Cembalo questo Antonio Rapallo, non abbiamo maggiore dato che la sua elezione, occorsa il 28 settembre 1463, dove è detto mercante di colore bianco, e il segretario v’aggiunse che addi 9 dicembre successivo acceptando jurauit (Doc. DLXXXIH, p. 4 82). La patente tuttavia ci manca. OBERTO^DE-FRANCHI-SACCO, 1466. Non così di Oberto De-Franchi-Sacco, di cui abbiano la no mina sotto il febbraio 1466 (Doc. DCLXXXII, p. 395), e la patente il 22 maggio stesso anno per mesi ventisei (Doc DCCIV, p. 419). Altro nulla. VINCIGUERRA VIVALDI, 1467-1468. L’identica cosa anche per Vinciguerra Vivaldi, eletto il 4 6 febbraio 4 467 (Doc. DCCXLV, p. 472) e patentato pel biennio, linito il tempo di Oberto (Doc. DCCCIX, p. 547). ( 939 ) DI CEMBALO CONTINO FIESCHI, 1469-1470. Il nome di Conte nella famiglia Fieschi era ereditario, perciò frequente lo si incontra. 11 nostro ebbe la castellata il 4 luglio 1468, successurum vincigucrre de viualdis (Doc. DCCCII, p. 542), e dalla sua lettera di credenza apprendiamo che era figlio di Percivale (Doc. DCCCXV, p. 556). GIOVANNI GIAMBONE, 1471- A due nobili tenne dietro un popolano. Giovanni Giambone avendo chiesto l’uflicio, l’ottenne a maggioranza di voti il 3 luglio i470 pel solito spazio di ventisei mesi (Doc. DCCCCX, p. 679). Gli fu ritardata la patente fino al 15 gennaio 1471 (Doc. DCCCCXXVH, p. 721), perché venne aggiunto al nobile Giuliano Fieschi, borghese di CafTa, mandato ambasciatore del sovrano Ufficio di s. Giorgio alla città di Leopoli, a sollecitare la pubblicazione delle bolle d’indulgenza pel soccorso della cristianità taurica (Doc. DCCCCXXIX, p. 722). GIOVANNI SPINOLA, 1472-1473. È l’unico di questa propagatissima famiglia che entra nel nostro elenco di castellani. Fra molti competitori vinse la prova il giorno l.° giugno 1472, riuscendo eletto sovra tutti (Doc. MX1X, p. 85!) e patentato ai 13 agosto medesimo anno (Doc. MXXXVI1, p. 881). Era figlio del q. Girolamo. MAURIZIO PALMA, 1474-1475. L’ultimo castellano di Cembalo e spettatore forse, se non anche vittima dell’irruzione turchesca, chiamossi Maurizio Palma, del q. Bartolomeo. Assunto a quel carico contemporaneamente CASTELLANI ( 940 ) che Galeazzo Levanto al supremo consolato di Caffa (Doc. MXCIX, p. 112), ho dubbio tuttavia che non vi si sia recato , come non vi si condusse il Galeazzo. E allora 1’ ester-minio della colonia sarebbe accaduto al tempo del precitato Giovanni Spinola. Nel quale caso converrebbe forse distinguerlo dall1 altro omonimo in doppia guisa, di nome cioè e cognome, che in quegli anni stessi occupava il grado di capitano dei borghi di Calìa. Costui è sempre chiamato negli atti Giovanni Spinola di Cassano, altro dei rami in cui si divise la nobile famiglia: mentre il presente è detto figlio del r. Bartolomeo. Paiono dunque due individui distinti: l’uno funzionante in Calìa, l'altro in Cembalo, e amendue sventurati alla pari. Tuttavia non ci sentiamo di dar la cosa come sicura per varii motivi. I MEDICI E CHIRURGHI DI SOLDAIA E CEMBALO A complemento della materia spettante alle due colonie di Soldaia e Cembalo, ci resta da aggiungere che in esse pure aveva a dimorare, ed eragli costituito il salario, un chirurgo almeno, il quale esercitava per avventura anche le funzioni di medico, durante la costui assenza. Per la prima delle anzidette città lo statuto di Calta ordina al capo LXXVII, n.° 489, p. 655: Sit in diclo loco barberius unus doclus in arte cerugica, (jui habeat pro suo salario ornili mense asperos centum octoginta. Il Banco di s. Giorgio lo crebbe poscia ad aspri duecento, come ne fa fede il registro del Cerro. Non sono in grado d’assicurare se più o meno del Soldaiese ricevesse di paga il sanitario di Cembalo, annoverato fra gli stipendiati del comune coi trombettieri, sottocapitani ed altri ufficiali subalterni al console locale, nel capo LXXXI. n.° 545; ove dicesi: In quibus sint et esse intelligantur tubete duo, ct unus barberius etc. (Vedi a p. 663). Socle'd Ligure St. Patria , Voi, VII, P. II fo MEDICI E CHIRURGHI ( 942 ) SERIE DEI MEDICI E CHIRURGHI DI SOLDAIA E CEMBALO GIOVANNI CASTELLAZZO, 1455. Nel summentovato registro dello scrivano Cerro sotto la rubrica Prouisionati _ soldaie, a carte CLXXYTIII, io leggo: Magister johannes de castelatio barberius, qui in presenti cartulario seruire incepit MCCCCLV die XXX aprilis, ad rationem asperorum CC in mense. Niun dubbio perciò rimane sul suo esercizio in Soldaia, quantunque nella Biografa Medica del Pescetto non si faccia di lui menzione alcuna. GIOVANNI DI NAPOLI, 1474. Chi poi tenne dietro al seguito del nostro lavoro ben ricorda l’accanita lotta intervenuta fra il console di Soldaia, Cristoforo Di-Negro, e il medico Giovanni di Napoli, là di condotta; della quale fu lungo discorso fra le antecedenti Qui-stioni Private. Il Banco adunque di s. Giorgio compiva ad usura il suo debito, mantenendo nella suddetta colonia, al suo soldo, un dottore laureato, meglio che un semplice e forse anche inesperto chirurgo. Circa i sanitarii di Cembalo non ci riuscì scoprir nulla di meglio del già detto, e neppure il nome di un medico là di stazione. VI. I CONSOLI DI SAMASTRO Il popolo ligure, uso ad invertire i nomi a sua posta, chiamò Samastro la città che dagli antichi fu denominata Amastris, dai turchi Amasserah, una volta colonia greca, poi nostra; tanto che oggi ancora vi si scorgono le mura e le torri di costruzione evidentemente genovese. Situata sur una piccola penisola, e provvista di un doppio porto, contava come capoluogo e quasi capitale dei possedimenti liguri sulla costa orientale del mar Nero; giacché quivi essa giaceva a mano destra di chi sboccando dal Bosforo nell’Eusino fa vela a CafTa. Plinio il giovane la celebrò come occhio del .mondo, a causa dei suoi begli edifizii, e divenne anche, più tardi, uno importantissimo scalo di navigazione e di commercio. Cosi preclare doti se attirarono le brame dei nostri in fondarvi un centro di traffico e industria ed un consolato, trassero pure l’avida cupidigia di altri in conquistarla; sicché venuta in potere del Banco di s. Giorgio, come tutte le altre terre tau-riche nel 1453, poco la potè dominare, essendo stata tutt’ al-l’improvviso assalita e soggiogata da Maometto 11 nel 1462, come è detto nell’esposizione storica di quell’anno. CONSOLI I Protettori non l’abbandonarono al crudo destino senza avariarsi, a tempo utile ancora, in soccorsi e munizioni guerresche al suo prò, e contro l’impeto del prepotente avversario. Nella prima spedizione di consoli e rinforzo di soldati fatta nel i 455, il Domoculta ebbe ordine di poggiare a Samastro, e lasciarvi una discreta quantità d’armi e d’armati in aggiunta al presidio della rocca; se non che per violenza di mare e strettezza di cibarie , non potutolo fare , scrisse da Caffa le ragioni del forzato inadempimento (Doc. CXXXVI, p. 328). Così i Samastresi dovettero chiamarsi paghi del buon volere dei nuovi loro padroni, e consolarsi colla lettera loro diretta dai medesimi, addì 14 marzo 1455, in cui notificavano al console e abitanti del luogo la paterna cura e sollecitudine amorosa dimostrata nello spedire i bramati soccorsi (Doc. CXVI, p. 296). Penso che si saranno meglio consolati, lorquando li videro giungere realmente da Caffa, in osservanza al comando dato al Docomulta di mandarli almeno giunto che fosse all’ultimo destino. Quel foglio continua a raccomandare loro di fidare sul proposito del Banco di non abbandonarli nelle distrette, ma che essi pure dal canto proprio si difendessero da bravi, se investiti dall’oste nemica. Cosa che pare non abbiano fatto, mentre alla prima intimazione del gran visir si diedero vinti, come narra l’Hammer, e noi, privi di notizie al proposito, non sappiamo nè contraddire, né affermare. Una seconda spedizione ebbe luogo l’anno successivo da parte del Banco alla suddita città, mediante le navi D’Oria e Cattanea, padroneggiate dal commissario Tommaso Senarega, di cui è parola in altra lettera del 22 marzo 4456 ai medesimi console e terrieri di Samastro, con eguali promesse e conforti (Doc. CCLIV, p. 590); ma poiché anch’ essa riuscì a male, resta il dubbio se il capitano vi si condusse a fornirli delle sospirale munizioni da bocca e da fuoco. ( 945 ) DI SAMASTRO Un triennio dopo, consta dal nostro Codice ch’essa, d’unita a CafTa, era alle mani col piccolo sultano di Sinope, città non molto lontana, e i Protettori augurandosi piena vittoria da questa che chiamano magna guerra, fanno voti e quasi ringalluzziscono di poter quindi sconfiggere^anche il gran turco (Doc. CCCCXVIII, p. 898). Maometto II, non meno sperto politico che abile condottiero di eserciti, li lascio indebolire a vicenda e quando gli parve bene, piombò su amendue i luoghi come folgore, e in men d’un giorno se li rese soggetti. Dopo la caduta, non più viene il discorso di Samastro nella nostra collezione. La statuto di CafTa invece al capo CXI, p. 677, tratta di questa città solo per decretare che venisse restituita alla giurisdizione di Pera, dalla quale era stata staccata propter inopiam tunc 'et imbecililalem loci ipsius pere. Ma considerando trovarsi Sinope troppo discosta da CafTa, rari gli approdi dei legni liguri alla sua sponda, e frequenti invece le cose bisognevoli di pronto assetto, giudicossi allora opportuno il suo ritorno alla primitiva sede di governo. Sembra che la stabilita annessione non abbia avuto effetto, giacché con tutte le altre colonie poste alla riva del mar Nero pervenne in dominio del Banco di s. Giorgio nel 1458, o se fu messa in esecuzione, ne rimase di bel nuovo divelta all’ e-poca anzidetta. CONSOLI ( 946 ) SERIE DEI CONSOLI DI SAMASTRO GIOVANNI CAVALLO, 1454. Correndo Tanno 1454 era in carica di console di Samastro Giovanni Cavallo, come è detto nel documento XLV, p. 128, sotto la data del 80 novembre, ove trovo anche registrata la vana nomina di Iacopo De-Marini, imitatore di Cosma Denluto, che prima di lui, cioè il 22 agosto, avea ricusato il posto (Doc. XXXII e XLII, p. 98 e 124). GIOVANNI DELL’ORO, 1455. Stimo che al Cavallo sia succeduto Giovanni DelPOro, di Rapallo; e lo deduco dalla circostanza dell’ onorevole attestazione resa in favore suo dal commissario Marco Cassina, il quale affermò adeo strenue ac diligenter, justeque et moderate officium dicti consulatus administrasse, ut non modo debitam satisfactionem salariorum, sed insuper laudem ct perpetuam commendationem mereatur (Doc. CCLXXXII, p. 627). 11 Cassina mostra ivi di 'pariare come testimonio di veduta negli anni 1454-1455, che dimorò in Caffa. È al Dell’Oro pertanto che vennero indirizzate le due lettere dal Banco scritte nel marzo 1455 e 1456, di cui ho fatto menzione pocanzi. Cercammo sapere, ma invano, per quali fatti d’arme abbia in quel periodo di tempo il Dell’Oro ben meritato dei Protettori di s. Giorgio; i quali addi 1.° giugno dello stesso anno 1456 tornano ad offrirgli un lucroso impiego in Caffa, a Soldaia o in Cembalo, a sua scelta, memori johannem de loro, nostrum ( 947 ) DI SAMASTRO dilectum, prompte et fideliter laborasse pro republica nostra in defensione samastri, adeo' quod retributionem mereatur accipere (Doc. CCLXXXIX, p. 632). II tenore di questo documento ci apprende che il Dell'' Oro difese strenuamente la piazza di Samastro per mesi nove contro un assalto nemico; ma chi fosse, se Maometto II di Costantinopoli, od alcun altro sultanetto delle vicine contrade, lo tace. Aggiunge soltanto che egli durante la guerra providde del proprio alle paghe dei gregarii soggetti ai suoi ordini; epperciò pro mensibus nouem prò se et socijs suis, qùibiis stetit in samastro ad custodiam et defensionem dicti loci, et pro omni sumptu facto per ipsum diclo tempore, i Protettori lo vogliono compensato e rimunerato coll’esibizione del surriferito ufficio. BARTOLOMEO LAVELLO, 1457. Nel febbraio 1456 fu assunto allo stesso impiego il nobile Lorenzo Imperiale, che il 17 marzo ricevè la patente (Doc. CCT e CCXLI, p. 526 e 573); ma non vi si recò, perchè richiedeva salaria incongrua (Doc. CCCXYI, p. 664), e i Protettori mal disposti a far grazie, gli sostituirono Bartolomeo Lavello, prò anno uno cum salario solito, e che ritirò il suo diploma addì 22 dicembre 1456 (Doc. CCCXXI, p. 668). FRANCESCO SPINOLA, 1459-1462. • In seguito a tre inutili elezioni nelle persone di Battista Gentile, Oberto Ricci, e di nuovo di Battista Gentile stesso, che rifiutò la seconda volta, sebbene nominato 'per due anni (Doc. CCCXLIV, CCCXLVI, CCCXLVII e CCCL1II, p. 728, 733-34 e 743), finalmente trovossi il titolare in Francesco Spinola, q. Marco, patentato per il biennio in data 16 maggio 1459 (Doc, CCCCXXII. e CCCCXLI. p, 907 e 929). CONSOLI ( 948 ) Quantunque il suo esercizio dovesse in via regolare scadere nel •1461, poiché il nostro Codice più non gli attribuisce alcun successore, e fors’anche per la ritardata presa di possesso, io giudico molto probabile che egli sia stato l’ultimo console di Sa-masiro, e ai suo tempo avvenisse l’irruzione turca che tolse il paese dalle mani dei liguri. Cosi essa la prima fra le colonie tauriche cadde in balìa della mezzaluna ottomana, nè più si rialzò. Le tre precedenti minori terre di Soldaia, Cembalo e Samastro possedevano i genovesi in assoluto dominio, con mero e misto impero governandole a loro posta, e gli abitanti greci, latini e saraceni reggendo secondo le patrie leggi. Nelle altre che seguono invece, è necessario avvertirlo per chiarezza storica, v’ebbero sol più fondata una stazione, e stabilito un consolato, con poteri ristretti sui connazionali che là prendevano a fare dimora, o vi capitavano a scopo di navigazione e commercio. Sono in numero di sette: cioè Tana, Gozia, Savastopoli, Sinope, Vosporo, Copa e Trebisonda, delle quali veniamo ora a parlare. E per adottare un ordine logico nella trattazione delle medesime, noi seguiremo il corso stesso della giacitura loro topografica lunghesso le coste del mar Nero e d’Azof, partendo da Sinope, la più prossima a Samastro, e su pel litorale asiatico salendo a settentrione, per scendere di nuovo alla Gozia, ultima tappa del lungo cammino a percorrere. I CONSOLI DI SINOPE Sulla stessa sponda asiatica del mar Nero, e a non molta distanza da Samastro , giacque e trovasi pur oggidì la città di Sinope, ove sventolò secoli addietro la bandiera genovese, avendovi i nostri instituito un consolato, la cui primitiva fondazione non è concesso di ben accertare. In Sinope tennero il comando nei tempi antichi gli imperatori greci, quindi i re turchi, ognora infesti alla prosperità dei liguri, cui vessarono d’ogni sorta angarie, soprusi e tradimenti. È noto nella storia quello di sultan Zarabi, narrato dall’annalista Giustiniani all’anno 4 323. Anche i genovesi dal canto proprio non tralasciavano di rendere loro la pariglia ogni qualvolta se ne presentasse il buon destro ; e noi già riferimmo nell’ esposizione storica del \ 455 l’occorso alla nave o grippo turchesco di Sinope, catturato da Martino Voltaggio, causa di tanti litigii fra questo capitano ed il console Domoculta, non che la presa d’un secondo barco allo stesso regolo fatta da Marino Cicala nel porto di Calamita, con un centinaio di suoi sudditi a bordo. CONSOLI ( 950 ) Alquanto più tardi una guerra più grossa sostennero i caffesi medesimi, collegati ai samastresi, contro il sultano di Sinope, di cui é cenno poco sopra a pag. 945, nella quale ragionai di quella colonia. Dove appunto chiudemmo il discorso col dire che amendue i popoli belligeranti, cristiano cioè ed infedele, terminarono la lotta coll’essere colti alla sprovvista dal gran colosso Maometto 11, sotto il cui impero caddero i possessi dell’uno, e le città e il regno dell’altro. Ciò avvenne l’anno 4462. Lo statuto di Caffa sul conto di questa terra è d’ un laconismo che agghiaccia le vene e i polsi ad uno scrittore, che vorrebbe pur riferirne alcuna cosa e saperne alquanto più in là della sua esistenza e del nome. Le consacra invece il capitolo LXXXIX in numero d’ordine, ma il contenuto di esso sta tutto in uno eccessivamente breve periodo, di colore scuro, col quale vietasi al console del luogo quod de cetero v ullum percipere possit salarium a massaria capile (vedasi sopra a pag. 676), senza assegnarne la ragione, come per altro fa subito dopo trattando di Samastro. Un silenzio cosi nuovo al riguardo ci muoverebbe quasi a dubitare che,.vista la difficoltà di più sostenerla contro i vicini e lontani nemici, la Signorìa di Genova venisse nella determinazione di man mano ritirarsi e abbandonarla al suo cattivo destino. Vi contraddice non pertanto il fatto, che per la cessione delle colonie tutte al dominio del Banco di s. Giorgio, avvenuta l’anno 4453, Sinope al pari delle sue consorelle occupò tosto i pensieri e richiamò le cure del magnifico Ufficio sedente in Genova. ( 951 ) DI SINOPE SERIE DEI CONSOLI DI SINOPE ALBERTO SPINOLA, 1454. Ciò è tanto vero che fra le prime nomine degli impiegati laurici ebbe luogo questa eziandio del console di Sinope, nella persona del nobile Alberto Spinola, figlio di Gaspare, il quale si scusò (Doc. XLV, p. 128). E non fu neppure il solo rifiuto da esso dato alle cariche del Levante, perchè si negava altresì poco dopo d’ accettare la castellata di Cembalo, conferitagli il G dicembre stess’anno 1454 (Doc. L, p. ■138)], come è detto innanzi, a pag. 936. Il duro a capire sarebbe invece il brusco interrompimento della serie consolare che s’osserva tosto qui dalla rinunzia dello Spinola in poi. Ma giudichiamo potarlo spiegare dicendo che la elezione del titolare di Sinope si fece d’allora in avanti dai consoli di CalTa per incarico avutone dal Banco, e così continuasse fino alla disgraziata estinzione della colonia. ■ . ■ # Vili. I CONSOLI DI TREBISONDA Trebisonda situata anch’ essa sulla sponda asiatica del mare Pontico, quasi in fondo del gran bacino, e già residenza d’un ramo sovrano dei Comneni, ebbe un consolato genovese, non però insignito di dominio territoriale, ma solo ristretto, come dicemmo, alla giurisdizione e tutela dei connazionali ivi stabiliti a scopo di traffico e commercio. Ha perduto al dì d’oggi una gran parte dell’ antico suo splendore, quando cioè ad essa concorrevano dalla Giorgia, dalla Persia e dall’Armenia numerose le carovane, e faceanla emporio generale delle ricche loro merci. Mi viene narrato da un viaggiatore scorgervisi tuttora i resti cadenti delle vecchie nostre case, con un lazzaretto, già proprietà genovese. Nello statuto di Catta il capo LXXXVI, a pag. 669, contiene tutta la partita legale spettante a questo consolato, e ad esso noi rimandiamo il lettore bramoso di conoscerne il disposto a quell’epoca, e che avrà servito di regola, lo crediamo, fino all’estinzione della colonia, prodotta dalla conquista fattane dal turco. CONSOLI ( 954 ) Il Codice nostro sul conto di lei ricorda il quartiere dato dal suo imperatore a taluni gregarii resisi disertori e ribelli al potere di Caffa, e protetti di salvocondotto, per vendetta contro i genovesi, nel 1455 (Doc. CL, p. 355). Rammenta la minacciosa lettera dai Protettori scrittagli nel successivo anno 1456, in causa delle angherie dal monarca istesso fatte a Meliaduce Pallavicini , in cambio del fratello assente Matteo, suo preteso offensore (Doc, CCXII, p. 543); e fa cenno in ultimo sotto l’anno 1462 così della codarda resa della sua corona a Maometto li, come della ben meritata ed ignominiosa di lui nnrte. ( 955 ) DI TltEBISONDA SERIE DEI CONSOLI DI TREBISONDA ANONIMO, 1454. Non deve fare maraviglia se numerose si incontrano le rinunzie ai consolati minori, com’ era il nostro di Trebisonda, dopo le tante già riferite di cariche maggiori e più rilevanti assai. Galeotto Spinola e Leonardo D’Oria eletti nel corso dell’ anno 1454 (Doc. XXXII, XLI1 e XLV, p. 98, 124 e 128), non vollero accettare. Nel frattempo i rettori di Caffa lo conferirono ad un loro beneviso, di cui ignoriamo il nome, e Antonio Roggero dal Banco trascelto ad esercitare F ufficio, noi potè conseguire se non più tardi, come si vedrà poco sotto. I Protettori aveano posto la clausola nella elezione di lui : saluo si fuisset in caffa collatum (Doc. XLV, p. I28), et casu quo fuisset collatum, pro anno sequenti (Doc. CXII, p. 292). GERARDO LERCARI, 1456. Ma neppure allora lo afferrò: giacché nominatovi Gerardo Lercari il 6 febbraio 1456 (Doc. CCI, p. 526), questi vi si condusse e lo esercitò per un anno, sebbene la sua patente contenesse la clausola di successione al Roggero (Doc. CCLII, p. 584). ANTONIO ROGGERO1457. Forse in seguito vi riuscì. Sotto il documento CCCXXXVII, p. 721 del nostro Codice, trovasi la domanda da lui fatta al CONSOLI ( 956 ) Banco , a mezzo di due nobili amici, di riavere il consolato, quod nequivit exercere, eo profecto altrove pro suis ncgotijs, quod fuit postea collatum guirardo lercario, sed nec inceptus; ed i Protettori glielo concedono la seconda volta addi 15 marzo \ 457 (Doc. CCCXXXVIII, p. 722). GIULIANO GIUSTINIANI-CASTELLO, 1458-1459. Ho dubbio tuttavia che non vi si sia installato : perche sotto il I.0 luglio 1457 trovo eletto Giuliano Giustiniam-Castello per due anni (Doc. CCCLlll, p. 743), e più tardi, ai 13 aprile 4458, firmatagli la credenziale per dopo finito il tempo di Gerardo Lercari (Doc. CCCCI, p. 833), niuna menzione fatta di lui Antonio Roggero. GREGORIO GIANOTTI, 1461. Un altro console rii Trebisonda 1’ abbiamo in Gregorio Gianotti, dai riuniti consigli del magnifico Banco nominato il 10 aprile 1461 (Doc. DXL1I, p. 106). Dopo di lui non più ricorre nel Codice nostro l’elezione de primo ufficiale della colonia: motivo a credere che sia stata ceduta al potere centrale di Laffa. IX. I CONSOLI DI SAVASTOPOLI • La Savastopoli di cui ragioniamo è ben altra città dall1 odierna Sebastopoli, divenuta famosa nell’ultima guerra della Russia colle potenze coalizzate di Francia, Turchia e Inghilterra, che ebbe fine col trattato di Parigi nel 1856. Mentre questa s’erge maestosa e formidabile a riva d’un ampio e munitissimo porto sulla costa occidentale della Crimea, la Savastopoli ligure trovavasi invece al lato opposto nell’ Asia, e precisamente , credesi, ove sorge ai nostri dì il capo Sukum-lvalè, in linguaggio turco, ed ha principio altresì la bella ed estesa baia da esso capo denominata. 1 greci 1’ appellarono Dioscurias, e Iskuria la dicono pur oggidì i geografi; luogo trascelto ab antico per farvi il libero commercio degli schiavi. I genovesi fondarono anche quivi un consolato, che il Banco di s. Giorgio ereditava dal Comune per vederselo quasi subito invaso e distrutto. Nel 1454, poco prima del vano assalto dato a Cada, la stessa squadra ottomana piombata sulla piccola colonia, ne predò o bruciò le navi stanziarle, e i mercanti nostri non fuggiti a tempo uccise o ridusse a vile servitù (Doc. XXXIII, p. 402). L’anno dopo un altro turbine scaricatasi sulla me- iSocietà, Ligure St. ratria, Voi. VII, P, li 61 CONSOLI ( 958 ) desima : quando, cioè gli Avogasii, popolo barbaro e limitrofo, vi irruppero all’ imprevvista, a scopo di saccheggio, obbligando tutti a precipitosa fuga, e lasciare in loro balia averi, masserizie ed ogni raccolta fortuna, sì come narrammo nell’esposizione storica del 1455. Sembra che in seguito a tale irruzione, e per qualche tempo, il posto venisse abbandonato alla feroce rapacità di quei nomadi figli del deserto, se il vero contengono le parole di Gerardo Tinelli nella sua epistola al Banco del 28 giugno 1455: Nunc autem prohibitio factu est a vestris officialibus, ne ad locum illum amplius sit accessio (Doc. CXXIX, p. 317). Sarà stato un interrompimento provvisorio; poiché del consolato di Savastopoli, come esistente e conferito dal Banco, si parla ancora sotto Tanno 1473, come diremo qui subito. Nello statuto di Calfa quanto spetta ai diritti del titolare della carica è tutto compreso nell’ unico e succinto capitolo XC, il quale attribuisce al console la facoltà di esigere il dazio del* T uno per cento de omni rauba januensìum que deferetur ad dictum locum pro ingressu, et totidem pro egressu. Non era dunque il suo uno stipendio fisso; ciò non ostante, presume-vasi tale da dover imporgli T obbligo di mantenere suis sumptibus notarium, seu scribam unum idoneum, nec non mter -pretem unum et placerium unum. La paga di tre uomini, due dei quali esercenti onorata professione , il suo salario di console, con T onesto comune guadagno, fanno credere che abbastanza frequente fosse T approdo dei legni genovesi a quel porto. ( 959 ) DI SAVASTOPOLI SERIE DEI CONSOLI DI SAVASTOPOLI GERARDO PINELLI, 1453-1455. Non conosciamo il giorno di sua elezione, che dovè accadere subito dopo il trasferimento del dominio in s. Giorgio; ma ci consta quello della prestala sicurtà dei soliti ottocento fiorini, sotto il di 4 5 dicembre 1453 (Doc. XIX, p. 57). Egli è lo scrittore della lettera succitata, da cui si ricava avere presenziato P atto della furiosa irruzione degli Avogasii, e coi più lesti essersi rifuggito a Caffa; di dove chiedeva al Banco un soccorso qualsiasi alla patita disgrazia. AMBROGIO DEL POZZO, 1456. In causa del niego dato da Filippo Clavarezza, creato console il 22 agosto 4454 (Doc. XXXII e XLII, p. 98 e 4 24), si procedé alla nomina di Ambrogio Del Pozzo in successione al Pinelli. Sembra volesse rifiutare dapprima, ma poi annui (Doc, XLV e LXX1X, p. 428 e 266). GASPARE DELLE COLONNE, 1457. Scusato che fu Francesco Lomellini eletto il 6 febbraio 1456 (Doc. CCI, p. 526), rimase supplito con Gaspare Delle Colonne il mese dopo, ed in marzo Gaspare ottenne la sua credenziale (Doc. CCIV e CCXVII, p. 531 e 549). CONSOLI ( 900 ) Dopo costai non ci yen ne fatto di trovare altra collazione del consolato di Savastopoli : cosa di grande maraviglia a noi. Nè crediamo debba attribuirsi ad altro motivo fuori quello del conferimento conceduto a farsi in Calla dal console stesso, siccome impiego di minor conto dopo la dispersione dei genovesi da quel paese, il quale d’ allora in poi scadde lino a rimanere quasi deserto; ma abbandonato del tutto nò, perchè il console caffese molt’ anni dopo, cioè nel 1473, domandava al magnifico Ufficio in Genova fosse devoluto a lui l’annuo assegno del consolato medesimo, da valersene a risarcimento di maggiori spese incontrate sui predecessori suoi. Domanda che il Banco, con fermezza pari alla cortesia dei modi, credè dover ricusare (Doc. MXLII, p. 27). Se continuava il salario all1 ufficiale, chiaro è che vi persisteva la colonia e l1 ufficio; sebbene ridotti a minime proporzioni. Sarà caduta nel 1475 con tutte le altre. X. I CONSOLI DI COPA Lo statuto di CafTa nel capo LXXXVII, a pag. 671 e seg. tratta e determina i diritti e doveri del console di Copa con tale ampiezza e precisione, che appena la maggiore si riscontra negli articoli riguardanti CafTa, Soldaia e Cembalo; argomento a credere che del 1449 questa colonia prosperasse di molto. Da esso poi se si ricava l’esteso commercio che vi si faceva di pesci salati e caviale, si evince altresi non essere stata dominata dal console nostro, che solo vi Taceva la sua residenza. Lo attestano in prima i doni o exenia che dictus consul dare debebit dominis zichie, di cui è cenno al n.° 635, e più chiaro ancora lo provano le parole che ivi leggonsi al n.° 622, cioè : Consul teneatur et debeat esse .cum omnibus mercatoribus, ibi in lo copa se reperientibus, coram dominatione dicti loci. Ciò nullameno egli godeva piena giurisdizione sui suoi connazionali , tenendo all’ uopo uno scrivano per la sua curia, un cornilo di galera, suo socio d’onore o cavaliere, un 'cappellano, quattro massari, tra greci e latini , e consiglieri tre, coi quali CONSOLI ( 962 ) prender lingua su tutti i negozii riguardanti 1’ azienda consolare ; specie sulle tasse a imporre sui fabbricatori del caviale e le personali dei liguri, componenti la colonia. Copa trovossi ove ora sorge Kopy, cioè sul fiume Kuban nella Zichia, la Gircassia d’oggidì, non già presso il lago Copai nella Beozia, malamente scambiato dai nostri antichi scrittori per la medievale città di Coparium ('). È strano che del consolato suo si rinvengano così scarse le notizie nel Codice nostro, sicché ne tocca ignorar la serie degli ufficiali, meno il seguente che ne fu anche il primo eletto sotto il Banco. Eppure 1’ ufficio esisteva e la colonia non si estinse che al contempo delle altre nel 1475. Certo dovette dal 1454 in poi conferirsi dai rettori di Caffa, non più dalla Casa sovrana di Genova. L’una e 1’ altra cosa, la continuata successione cioè del console e la durata della colonia, riesce manifesta da ciò, che nel 1460 trovo menzionato l’impiego di pesatore in Copa, concesso e poi tolto a Gerardo Pinelli (Doc. DXV1II, e DXIX, p. 71 e 72); e di nuovo lo stesso ufficio nel 1464 vien dato ad Antonio Papavero (Doc. DLXXXIII e DGXIII, p. 182 e 271). Nel 1468 evvi decreto pei consoli del luogo, acciò nel condursi ad assumere la carica si aggiungano un frate minorità del convento di Caffa ad offiziare la chiesa dell’ Ordine quivi eretta (Doc. DCCLXXXYII, p. 526); nel 1473 è cenno d’un nuovo impianto fatto là dai colonisti caffesi (Doc. MLXXII, p. 51-57); e finalmente nel 1475 istesso , poco prima della generale catastrofe , i Protettori danno istruzioni e consigli sull’ agognato atterramento d’ un castello fabbricatovi dal padrone del paese, tempore quo mercatores ad eum locum non accesserunt, co quod recennas juxta consuetudinem non dederat, et consul more solito mitti non poterat (Doc. MCXXI, p. 208-212). (') Atti della Società Ligure di Storia Patria. Voi. V. pag. 129 e 259. ( 963 ) di copa Parole queste che comprovano una tal quale dipendenza di tributo o dono annuo al governo centrale di Caffa da parte del signorotto Copese, la furtiva erezione di un picciolo forte, impresa da costui per vendicarsi in assoluta libertà, e l’accesso ognor continuato di mercadanti liguri, coll’ invio regolare del console nella colonia. NSOLI ( 964 ) SERIE DEI CONSOLI DI COPA BATTISTA TANZI, 1454-1155. Quando ebbe luogo la traslazione del dominio taurico dal doge al Banco, il consolato di Copa era già stato investito prò duobus annis a Battista Tanzi ; ed i Protettori in obserua-tionem conuentionis habite cum prefato illustri domino duce, la approvarono di lieto animo pei due anni avvenire 1454 e 1455. Ciò avvenne il 27 novembre 1453 (Doc. XVI, p. 54). 11 Tanzi, stando forse in Genova, vendè il suo benefizio (cosa approvata o tollerata per lo meno dalle leggi vigenti) a Gabriele Promontorio; e questi, impedito dai poteri di Caffa d’andarne al possesso per Tanno 1454, si querelò al venditore, il quale a sua volta fece lo stesso appo il Banco. I Protettori, che addì 19 agosto 1454 già avevano designato a succedergli Tommaso Colombano (Doc. XXIV, XXV e XXVI, a p. 90-92), diedero ordini al proposito, che sono contenuti nel documento XCVIII, p. 230. Pare certo che in forza di essi il Colombano sia stato trasferito al capitaneato dei borghi, e il Promontorio abbia conseguito il consolato di Copa; restando il titolare in Genova e l’esercente in paese. XF. I CONSOLI DI TANA Questa un di fiorente colonia genovese e veneta, centro d’immenso traffico fra l’Asia e 1’ Europa, s’identifica coll’ odierna Azof, che diede il nome al mare circostante, in antico chiamato palude Meotide. Si disputò fra i dotti sulla precisa località ove sorse, ma pare oggimai accertato che la Tana medievale sia una cosa stessa colla ridetta città d’Azof, e il Taganrog moderno risponda al Cabardi di una volta (‘). I nostri' vi fondarono un largo stabilimento, cresciuto in seguito ad invidiabile prosperità, e con noi anche i veneziani, che non vi fecero minori guadagni. L’ emulazione commerciale degenerò poscia in ira partigiana e politica, ne sorsero guerre fratricide, che, dato luogo a lotte ingenti fra le rivali repubbliche, per poco non decisero la estrema loro sorte. Non è del compito nostro il trattarne: basti l’averle connate alla sfuggita. Lo statuto di Caffa si occupa di Tana nel capo LXXXVIII, a p. 675, descrivendo il salario fissato al suo console in aspri trecento mensili, oltre il diritto d’imposta dell’ uno per cento sulle merci all’ ingresso e uscita dal porto; quello dello scrivano e dell’ interprete in altrettanti bisanzii, e solo la metà a due inservienti. (*) Atti della Società Ligure di Storia Pab-ia, voi. V, p. 257 e seg. CONSOLI ( 906 ) I massari v’ erano pur essi in numero di due, incaricati del-F azienda finanziaria e riparazione murale ; dove é bello il sapere che la cinta primitiva del luogo fu impresa e condotta a buon termine da un cotal frate Teramo Salomone, di quale ordine religioso e di che epoca non evvi scritto. È poca assai la contenenza dell" articolo a proporzione dell’altezza, a cui pervenne la fortuna della colonia (1). Sotto il dominio del Banco non raggiunse più l’antico splendore; chè i veneziani v’avevano ottenuto una notevole preponderanza, la quale provocò non rari conflitti d’autorità. Ne cito due ad esempio: uno, l’anno 1465, di cui è parola nel documento DCLVIII, a p. 335, dove è fatta sperare soddisfazione all’ ingiuria dal doge veneto da facto consulis sui, aliter erit nobis justa occasio procedendi, dicono i Protettori ; il secondo, l’anno 1471 nel documento DCCCCXXXV, p. 729, sul conto del quale ripetono : Scribemus dominio venetorum de temeritate consulis eorum tane ; verso cui raccomandano ai magistrati di Caffa di condursi colla massima cautela : Remedia illa adhibere curate , que sine periculo adhiberi posse inielligetis. Bramavano schivare, come si vede, 1’ aperta rottura. Più tardi poi, e già già avvicinandosi l’orrenda procella che (*) Il colmo della fortuna dovè conseguirlo poco innanzi la irruzione fatta nel ricco paese da Tamerlano, principe celeberrimo d’Oriente. « Se non paresse un avventurare troppo senza .conforto di prove, noi diremmo, scrive il Canale, che il prosperare dei genovesi alla Tana sull’entrare e progresso del secolo XV, e il decadere dei veneziani, potrebbe avere qualche arcana cagione nel saccheggio stesso operato in quella colonia da Tamerlano , cui intimo stava ai fianchi un genovese (Andrea). » Se non che tutto andava allora in fiamme colà; i turchi dispogliati riman-davansi incolumi, i cristiani non rifugiati nelle navi, messi a morte o condotti in schiavitù. Però, poco dopo quella rovina venia alla Tana da Caffa o da Pera una colonia a popolarla, rialzare lo sue mura c difenderla. » I documenti del secolo XV ne fanno espressa menzione fra le possessioni più cospicue dei genovesi nel Levante ». Commentarii della Crimea, Voi. 2, p. 46. ( 967 ) DI TANA sterpare dovea da quella terra ogni radice di signoria di tuttad-due i popoli , il Banco mostrossi compreso di ancor più concilianti disposizioni, lodando i rettori della città e confermandoli nel proposito di tolleranza e mutua benevolenza: Laudamus quod non cogitetis in fieri faciendo aliquam nouitatem circa castrum tane venetorum, immo prouidere studeatis communi saluti castri eorum et nostri. Ciò nel 1473 (Doc. MXLIl , p. 27). Così avessero anche tempo innanzi proseguito la pace, e strette fra loro amiche le destre; chè tanto sangue italiano non sareb-besi vanamente sparso, nè immiserito ambo i paesi nelle crude e micidialissime guerre combattute nell’uno e nell’altro mare ! CONSOLI ( 968 ) SERIE DEI CONSOLI DI TANA BENEDETTO BOGGIOLO, 1454. Il primo console di Tana sotto la signoria del Banco sarebbe stato Domenico Pellerano, se non avesse declinato l’incarico conferitogli il 22 agosto 4454 (Doc. XXXII e XLII, p. 98 e 124); ma perchè vi rinunziò, Benedetto Boggiolo gli venne sostituito il 30 novembre stesso anno (Doc, XLV , p. 128). Anch’egli parve da principio che non accettasse, poi, ad alcune condizioni, si arrese (Doc. XCIX, p. 282). PAOLO PATTINANTI, 1455. Tuttavia è molto dubbio il suo esercizio. Le troppe difficoltà da lui presentate al magnifico Ufficio, contenute nel documento precedente fanno fede d’averne avuto poca voglia ; e certo poi nel 1455 non resse il consolato, cui comprò un altro genovese, Paolo Pattinanti, e lo tenne sotto il doppio titolo di commissario e console. Tanto ci dichiara un brano estratto dal solito registro del Cerro, che dice: Paulus fattuanti comissarius tane et emptor dicti consulatus et comissarie, prò anno uno incepto MCCCCL1 , die XXVI aprilis, et finiendo MCCCCLV 1, die XX V aprilis, ad rationem asperorum trium millium in anno, debet pro alio cartulario etc. E lo stesso ripete poco sotto e coi medesimi termini, più l’aggiunta dell’auno di già finiti MCCCCL VI, die XXV aprilis. r ( 969 ) di tana Fuor d’ogni esitazione adunque il Fattinanti acquistò la carica in Calla in quel torno di tempo che il Banco la dava al Boggiolo in Genova; di dove, saputa la cosa, quest’ultimo fors’anco non più si mosse. AMBROGIO GIAMBONE, 1456. Eletto il 23 febbraio 1456, per un anno, in successione al Boggiolo, ebbe la patente il 3 marzo (Doc. CCIV e CC1X, p. 531 e 541). LAZZAROTTO PALMA, 1459. Per la rinunzia di Gianotto Lomellini (Doc. CCCXLIV, e CCCLXVI , p. 728 e 733), fecesi luogo a Lazzarotto Palma (Doc. CCCXLVII, p. 734). Poi i Protettori fatti consapevoli che il posto era già stato conferito in CafTa dai consoli e massari pro reparatione castelli tane, confermarono si la nomina , ma a condizione che avesse effetto solo finito tempore trium annorum collationis facte de dicto officio per consules caffè (Doc. CCCCXXI1I, p. 909); e in conformità di questa deliberazione gli firmarono la patente addi 27.aprile 1459 (Doc. CCCCXXXVI, p. 926). CARLO SPINOLA, 1460-1461. Non saprei in quale modo conciliare 1 anzidetto colla elezione di Carlo Spinola di Lucoli, q. Giovanni, avvenuta non scorso ancor l’anno che seguì, cioè il 6 marzo 1460 (Doc. CCCCLXXXV11I, p. 49); ratificata poi e protrattone il tempo d’esercizio da mesi tredici a ventisei il giorno 20 successilo (Doc. CCCCXCI, p. 51). Sebbene da quest’ atto appaia avere il Carlo giurato e promesso, con la cauzione di ducento fiorini, di condursi a Tana, I » CONSOLI ( 970 ) e n’ abbia anche avuta la patente sette giorni dopo (Doc. CGCGXGVII1, p. 56), pure mi resta dubbia anche la sua partenza. BATTISTA FOSSATELLO, 1461. E la ragione del mio dubbio sta in ciò, che sotto il 13 aprile 1461 trovo nominato console della colonia stessa prò anno uno Battista Fossatello, figlio di Tommaso (Doc. DXLIII, p. 107), e poi il 9 maggio concessagli la lettera di credenza, da aver luogo finito il tempo di Lazzarotto Palma (Doc. DLI1I, p. 415). Qui di necessità o intervenne un errore di nome da parte dell’ amanuense, od il Carlo Spinola non lasciò Genova. BARTOLOMEO MAGNASCO, 1463-1466. Fu nella generale elezione degli ufficiali taurici del 28 settembre 1463 che Bartolomeo Magnasco, mercante bianco, riuscì a pluralità di voti creato console, ed accettò (Doc. DLXXXIII, p. 182), ritardando quasi due anni la partenza. Spinto il 4 luglio 1465 a condursi alla sua destinazione (Doc. DCLXI, p. 343), crediamo lo facesse di conserva ad altri colleghi destinati alla Tauride. BARNABA CABELLA, 1467-1470. I Protettori dell’anno '1465 saputo a tempo che il luogo di Tana versava in bisogno, avevano deciso quod dicium officium consulalus tane conferretur seu dimitteretur moram facientibus in illo loco per quinquennium; e ciò affinchè emolumentum ejus in reparationem ejusdem loci conuerti posset. II che non avvertito forse o ricordato dai successori loro del-l’anno 4467, s’era addivenuto sotto il 16 febbraio di quel- ( 971 ) DI TANA 1’ anno alla elezione del console nella persona di Barnaba Cabella per mesi ventisei (Doc. DCCXLV, p. 472). Resi accorti dell’ opposizione al primitivo decreto, e pur volendo sostenere il prestigio dell’autorità sovrana, deliberarono che il Cabella exercere incipiat officium dalle calende del prossimo maggio 1467 , non obstante ipsa deliberatione precessorurn nostrorum, e finito il biennio, habitantes in tana gaudere debeant beneficio dicti officij consulatus juxta concessionem eis ut supra factam, usque ad complementum dicti quinquennij (Doc. DCCLV1I1 , p. 480). Se il Cabella avesse preso il governo al dì stabilito sopra, al \.° maggio 1469 sarebbe stato raggiunto il suo biennio. Invece lo troviamo in carica tuttavia nel luglio 1470: in cui un ordine del Banco di s. Giorgio ingiungeva ai poteri consolari e sindacali di Caffa di non procedere contro il Barnaba suddetto pel suo rifiuto di consegnare loro un tale Lorenzo Remezzano, suddito caffese, rifugiato in Tana per debiti. Imperocché da istruzioni assunte dai Protettori in Genova presso taluni qui officiales fuerunt in illa urbe, risultò vero 1' esposto dal Cabella, che in similibus casibus debitores in tana existentes, ad instantiam creditorum, capham transmitti non consueuenmt (Doc. DCCCCXI, p. 681). OBERTO PAVERO, 1471. Un motivo pei tempi nostri abbastanza curioso procacciò ad Oberto 1’ onore e lo stipendio del consolato. Promise egli recarsi a Caffa, et in eum locum secum deducere filias suas in numero di due : e i Proiettori, amanti di crescere quella popolazione con maritaggi, vi si acconciarono di buon grado, accordandoglielo per mesi ventisei, a cominciare statini finitis annis quinque, pro quibus facta fuit collatio dicti officij mercatoribus seu ecclesie dicti loci (Doc. DCCCLV11I, p. 615). CONSOLI ( 972 ) Donde si ricava che il prodotto risultante dal risparmio dell’onorario consolare avea a spendersi propriamente nel ristauro della chiesa di Copa. La clausola stessa è ripetuta nella patente del 7 aprile 1470 (Doc. DCCCXCIX, p. G70). BATTISTA FOSSATELLO, 1471-1473. Ritorna in campo il Fossatello Battista, detto qui tiglio di Teramo, che vale quanto Tommaso ; il quale si oll'rì di ricondursi a proprie spese via terrestri in capham cum stipendiatis ed il console Battista Giustiniani, se a lui concedevasi il consolato di Tana : e l’ebbe dal Banco pro mensibus viginti sex. incipiendis statini finito tempore prò quo ultimate collatus fuit oberto de pauerio. Due condizioni ciò non pertanto furongli imposte: la sicurtà di cento fiorini de eundo terrestri itinere cum prenominato consule, sumptibus suis proprijs ; e l’altra de parendo in itinere mandatis ipsius consulis (Doc. DCCCCLVH, p. 758). Nel rimettergli la patente il 30 aprile 1471, ottenne eziandio l’ammissione al salario di un sommo mensile, si voluerit in capha permanere donec aduenerit tempus quo exercere debebit dictum officium consulatus (Doc. DCCCCLXXV, p. 774). Giunto in effetto alla Tauride trovò prorogato il tempo del biennio concesso al predecessore Pavero, siue per venditionem ejusdem officij factam dicto oberto, seu propter aliam causam, e reclamò al sovrano Ufficio di s. Giorgio sedente in Genova ; ed i Protettori intelligentes requisitionem ipsam honestam esse, emanarono imperioso decreto al governatore di Caffa, comandando eundem baptistam recipiatis el recipi faciatis ad dictum officium , non obslanle quacumque venditione aut prorogatione facta ibi, sine auclorilule nostra, de dicto officio eidem oberto, vel alij ; quam declaramus fieri non potuisse in prejudicium ejusdem baptiste; e il quale vogliono sia insediato nella sua ( 973 ) DI TANA carica sine ulla dilatione, appena scorso il biennio del Pavero (Doc. MXVII , p. 849). Il rossatello dovè raggiungere il posto certamente dopo il 13 maggio 1472, in cui tai cose scrivevano i Protettori. Puossi domandare : come potè egli coprire la stessa carica una seconda volta a così breve intervallo? La risposta a me più probabile pare questa, che la sua prima nomina non abbia avuto luogo per qualche motivo rimasto a noi ignoto per mancanza di documenti relativi. Del resto un decennio incirca era passato fra 1’una e l’altra collazione, e più ancora tra l’effettivo esercizio. GrIO. ANTONIO ITALIANO, 1474. Chi avrà forse sentito da lungi il rombo dei cannoni turchi sulle rovinose mura di Caffa è questo Gianantonio Italiano, q. Giacomo, eletto console di Tana il 17 agosto 1474 pei soliti mesi ventisei (Doc. MXCIX, p. 112). La sua credenziale ci manca : epperò ne vien tolto il mezzo di giudicare, dalla data di sua firma, se potè arrivare in'tempo a conseguire l’impiego bramato. LUCHINO DE-FRANCHI-PAGANA, 1475. Pretendeva costui alcuni diritti di rappresaglia su Bendiano, signore di Savastopoli, per danni recati al q. Giovanni suo padre. Fino dal 2 luglio 1438 il governatore di Caffa gli permise l’imposizione del dazio dell’ un per cento sulle merci genovesi, e del due su le altre dei sudditi di quel principe, entranti od uscenti dal porto, infino a tanto che raggiunto avesse la somma di quarantacinque mila aspri d’argento. Inutilmente però, chè nè il padre nè il figlio poterono applicare l’imposta o il danaro riavere. Quest’ultimo richiese al Società ligure St. Patria. Voi. VII. P. II Go CONSOLI ( 974 ) Banco un compenso ai suoi mali, o per via di nuove rappresaglie o coll'assegno d’ uno stipendio e impiego : e i Protettori sotto il 13 luglio 4 475 gli conferivano il consolato di Tana prò integra satisfactione totius ejus quod sibi deberi protendit occasione predicta (Doc. MCXL1I, p. 235). Ma esso ebbe salva la vita al tempo dell’ universale soqquadro, poiché trovavasi in Genova a perorare la sua causa, e penso che se ne dovè tenere contento più che del riacquisto della somma rubatagli dal principotto di Savastopoli. XII. I CONSOLI DI VOSPORO Vosporo, o Vospro, è città che prese il nome dalla posizione che occupa nel Bosforo Cimmerio, l’odierno stretto di Jeni-Kalè, cui sta a cavaliere. Chiamasi Vosporo ancora oggidì dai naturali del paese, benché sia più generalmente conosciuta sotto l’altra appellazione di Cerco, Iverce e Kertch. Qui pure in epoca rimota fondarono i nostri maggiori con un consolato anche una importantissima stazione marittima, come quella che pose loro in mano la chiave dello stretto medesimo, e libera facoltà di entrata e uscita dal vicino mare d’Azof. La coadiuvarono all’ uopo il castello d’Ilario Marini, eretto alquanto più su in Baziar, del quale tenni discorso sotto l’anno 1455, e dal lato opposto il bel possesso della penisola di Taman, l’antica Matreca, venuta in signoria della nobile casata genovese Ghizolfì, di cui fu altresì parola nella esposizione storica dell’anno 1468. m Nel giorno che scrivo Vosporo, ossia Kertch, divenne una fortezza di prim’ordine, vestita a corazze di ferro, e resa inespugnabile per natura e per arte : propugnacolo ognor minaccioso, come gigante, verso chi tentare volesse il contrastato ingresso al mare o gran bacino di Azof. CONSOLI ( 970 ) Lo statuto di Calla tace appieno di questa colonia, mentre con più o meno largo discorso memora e dispone di tutte le altre; nè sappiamo per ora assegnare di ciò la plausibile ragione. Anche il Codice nostro mantiene sul conto di essa un silenzio, gravido di neri presentimenti, vo’ dire di celere perdita del luogo sul bel principio della sua cessione al Banco, se dopo alquanti anni di dominio non ne tornasse a gala la sicura certezza di sua esistenza. Esistenza dico e non floridezza; poiché fu appunto nel 1471 che i rettori di Calla posti nella dura alternativa di dovere sgombrare l’uno o l’altro dei due paesi, Vosporo o Ceresonda ('), chiesero istruzione al magnifico Ufficio di s. Giorgio ; il quale nell’arduo partito non sapendo che via tenere, si riferì alla saggezza del console e massari caffesi, ed alla pratica loro conoscenza d’amendue i luoghi. Eam rem isthic consulendam pru-denlijs vestris remittimus (Doc. DCCCCXXXV, p. 729-735). In questo documento è pure la notizia d’un tale genovese Andrea Fattinanti, che presunse contra formam regularum impetrare a domino imperatore canlucum vo spori, et ex eo loco victualia extrahi facere etiam tempore quo prohibitum erat ex capha extrahi victualia. I Protettori ordinano ai suddetti di severamente procedere contro di lui , e di chi altro si attentasse imitarne l’esempio. Ne risulta pertanto che del 1471 la colonia durava ancora sotto la reggenza del Banco, quantunque in così bassa fortuna (’) È l’unica volta che nel nostro Codice trovo un fuggevole accenno sull’occupazione di questa terra da parte dei nostri maggiori ; e ne taciono puie gli storici tutti da noi conosciuti. I cartografi poi collocano Ceresonda a non molta distanza dalla più nota città di Trebisonda , sempre perciò sul littoiale asiatico, e corrisponde al moderno Kerasun, l’antico Cerasus, quindi anche Phamacia ; come insegna il eh. Desimoni a pag. 226 del voi. V. degli Atti della Società Ligure di Storia Patria, cui, persuasi di non errare, noi seguitiamo ciecamente, stante la ben nota sua perizia e profondo acume in cosi fatto genere di studii. ( 977 ) DI VOSPORO caduta da invocarne lo smantellamento od il completo abbandono da parte dei nostri, acciò non ne approfittassero i tartari vicini, od altri nemici del nome ligure. Saremmo curiosi di sapere per quali strane contingenze di casi o mutazione di sorte ciò accadesse al tempo della nostra istoria; eppure da questa nulla trapela. CONSOLI ( 978 ) SERIE DEI CONSOLI DI VOSPORO ANTONIO CARATO, 1455. In tanta oscurità un raggio amico trasparisce dal sempre caro registro del Cerro, riguardante, è vero , non già la decadenza della bella colonia, ma sì il primo ufficiale che 1’ amministrò. Vi è detto infatti avere acquistato a prezzo d’oro il consolato di Vosporo, per l’anno 1455, un Antonio Carato. Eccone le chiare parole : Antonius caratus, emptor consulatus vospori pro anno uno, incepto die /“ januarij MCCCCLV, finiendo die lajanuarij MCCCCLV 1, debet etc. Non rinvengo tra le antiche famiglie genovesi questo casato, e dubitando della genuina lezione, me ne resi sicuro col fedele raffronto sul cartolario medesimo. Nulla osta del resto che potesse anch’essere un borghese di Caffa, come lo fu certamente Francesco Fieschi,, suo successore. FRANCESCO FIESCHI, 1456. Lo seguì, come dissi, nella carica il nobile Francesco Fieschi , in virtù della elezione fattane dai Protettori medesimi nell’autunno del 1455, acciò tenesse dietro al precedente. La credenziale vennegli firmata il 6 ottobre, e per un solo anno ; nè vi è chiarito se il nuovo eletto si trovasse allora in ' m Genova di persona, o se il diploma dovea giugnergli a mano in Caffa, ciò che stimo più probabile, essendo egli nativo del paese (Doc. CLXI, p. 377). ( 979 ) DI VOSPORO Non credo possa rivocarsi in dubbio ch’egli sia quello stesso personaggio , il quale vent’ anni dopo , cioè nel 4 475, occupò il grado di massaro in Caffa, a fianco d’Oberto Squarciafico, sotto il consolato di Antoniotto Cabella, e di cui parlammo non rare volte, narrando le-noie e le lotte sostenute da questo ultimo infelice magistrato. Indi in poi non ricorre più menzione nel nostro Codice di nomine a consoli di Vosporo, e il luogo stesso vi è quasi nemmeno ricordato. Argomento a persuadersi che veniva ognor più perdendo di considerazione e d’importanza. I consoli tuttavia doveanvisi trasmettere alla tutela dei pochi colonisti rimasti fino al 1471, ma eletti in Cada dal consiglio permanente di governo, epperò a noi ignoti. . _ XIII. I CAPITANI DELLA GOZIA Il nome di Gozia è capace di varii significati, più o meno ampii secondo le circostanze. All1 uopo nostro vuoisi intendere quella parte di catena taurica, la quale, volta a meriggio, si stende fino alla riva dell1 Eusino, fra Soldaia e Cembalo : posta così nel bel mezzo di due nobili colonie genovesi. La dominavano principi proprii, greci di nazionalità e cristiani di religione, divisi, a quanto pare, in due rami, cioè di Gozia propriamente detto, e di Tedoro, oggi Inkermann ; gli uni e gli altri a otta a otta ricordati nel nostro Codice, quando ligii e quando avversi agli interessi liguri nella penisola. A lato di essi, e non sapremmo dire se appieno indipendenti, risiedeva un capitano genovese, con giurisdizione indubbia sui suoi connazionali. Il grado dovett1 essere cospicuo, se il Banco di s. Giorgio seguitò a conferirlo di per se , senza mai cederne la collazione al magistrato di Caffa sino alla fine del suo dominio. CAPITANI ( 982 ) Tuttavia lo statuto spesso citato non fa punto memoria del-1’ufficio di capitano della Gozia, e lascierebbe quasi sospettare che del 1449 non ancor fino là si'estendesse la nostra signoria; cosa men verosimile, giacché trattandosi di tempi a noi più vicini, ne pare che dovremmo avere notizia del come e del quando la Repubblica od il Banco ne venisse al possesso. ( 983 ) DELLA GOZIA SERIE DEI CAPITANI DELLA GOZIA BALDASSARE ANDORA, 1454. Sarebbe stato il primo capitano eletto sotto la signoria del Banco, cioè il 22 agosto 1454, (Doc, XXXIf, e XLIf, p. 98 e 124), se avesse gradito il posto, ma sembra che l’abbia rifiatato. Più tardi lo chiesero Tommaso Voltaggio e Desserino Canneto (Doc. CCCXXVI, p. 672), ed è pur dubbio se l’ottennero. GIROLAMO GHERARDI, 1459-1460. Solo correndo il 1459 incontro la nomina e la patente del-l’impiego effettivamente conferita a Girolamo Gherardi per due anni (Doc. CCCCXXXIV e CCCCXXXIX, p. 924 e 928), e da valere non obslante quod alij fuisset venditum, vel collatum ; cosa che fa credere sia stato in precedenza messo alla pubblica asta. FRANCESCO DE MARI, 1461-1462. L’ottenne in appresso Francesco De Mari, figlio di Pietro, scelto fra molti concorrenti il giorno IO aprile 1461 (Doc. DXLII, p. 106); al quale fu rimessa la credenziale il 27 maggio per due anni e due mesi, in successione a Girolamo Gherardi (Doc. DLXV, p. 121). ANFREONE CATTANEO, 1463. Scorso il biennio del precedente venne creato nuovo capitano il nobile bianco Anfreone Cattaneo, della cui elezione è cenno CAPITANI ( 984 ) sotto il 28 settembre 1463 (Doc. DLXXXIII, p. 482); e della sua patente, non più per ventisei, ma solo tredici mesi, e a seguito del Mari, si registra la consegna sotto il 21 ottobre (Doc. DLXXXVII, p. 189). CRISTOFORO DE-FRANCIII-SACCO, 1466-1467. In una nomina suppletiva di ufficiali occorsa il 4 9 febbraio 1466 , il presente Cristoforo sortì dall’ urna a maggioranza di voti (Doc. DCLXXXIII, p. 398). Più tardi, cioè il 23 maggio, ebbe la patente per mesi ventisei di nuovo (Doc. DCCIX, p. 424). MANFREDO PROMONTORIO, 1467-1468. Un anno dopo, che è quanto dire il 46 febbraio 4467, i Protettori posero l’occhio su questo Manfredo Promontorio (Doc. DCCXLV, p. 472), destinandolo capitano di Gozia, e firmatagli la lettera di credenza pel solito biennio, vi fu spedito a prendere il luogo di Cristoforo De-Franchi-Sacco (Doc, DCCLXVIII, p. 484). DESSERINO CANNETO, 1470-1471. 11 nome di Desserino ignoto affatto ai dì nostri, nel medio evo era abbastanza comune in Genova presso la classe del popolo, cui appartenne questo Canneto. Anche il casato lo dovè egli ripetere dal luogo di nascita, che è ancora oggi un rione popolatissimo della città, e dà il 'nome~a due vie che lo intersecano. Eletto adunque il Desserino pel biennio consueto il 3 luglio 4 470 (Doc. DCCCCX, p. 679), ebbe la sua patente il'14 agosto, acciò tenesse subito addietro al Manfredo (Doc.DCCCCXVI , p. 684). ( 985 j della gozia GIORGIO LAZZARINI, 1471-1472. Talvolta la sovrana Casa di s. Giorgio usò conferire gli impieghi taurici a qualcuno, mentre il titolare precedente non n’ avea ancor preso possesso, e trovavasi fors’anco in Genova, od era in cammino alla Crimea. Ciò accadde di certo in Giorgio Lazzarini, il quale venuto da Caffa, latore d’importanti messaggi, sine ulla mercede, et proprijs sumptibus tam longum iter avea divorato. Il perché i Protettori, intelligentes equum et conueniens esse aliqualiter sibi tanti laboris retributionem facere, il 26 ottobre 1470 lo nominarono capitano della Gozia per mesi ventisei, incipiendis statini finito tempore pro quo id officium ultimale collatum fuit dexerino de canneto (Doc. DCCCCXXIV, p. 692). E in questa conformità gli consegnavano eziandio la patente addì 15 gennaio 1471 (Doc. DCCCCXXVI, p. 721), quando si dispose a ripartire con nuove lettere per Ia Tauride. NICOLO’ MAFFEI, 1472. Non in generale adunanza, ma con speciale decreto il Nicolò Maffei, q. Domenico, venne dai Proteltori dichiarato capitano il 14 febbraio 1472, a condizione di trovarsi in Caffa fra otto mesi, e non allontanarsi dai possessi genovesi del mar Nero donec aduenerit tempus, quo exercere debebit dictum officium (Doc. MX, p. 839). E lo stesso gli è ripetuto nel testo della patente resignatagli quattro giorni dopo (Doc. MXI, p. 840). ANTONIO CALVI, 1473-1474. Al .Maffei sarebbe realmente succeduto Lazzaro Calvi, q. Giovanni, eletto il 1° giugno 1472 (Doc. MXIX, p. 851); ma nel CAPITANI ( 980 ) lungo periodo che intercesse fino al I I maggio 1473 avvenne tale cosa, per cui il Lazzaro protestò se propter legiltimas causas accedere non posse a prestare quel servizio, e chiedeva subrogari loco ejus antonium caluum, fratrem suum (Doc. MLV, p. 42). I Protettori s’acconciarono allo scambio fraterno, e il di 4 8 medesimo mese firmavano la credenziale al surrogante per gli identici mesi ventisei (Doc. MLVI, p. 42). GIO. AGOSTINO CATTANEO , 1474-1475. La penuria dei documenti per 1’ anno 1474 ci impedisce di conoscere la data della nomina di Gian Agostino Cattaneo, giacché manca 1’ atto della consueta assemblea per la elezione di tutti gli ufficiali taurici. II Codice riporta soltanto la notizia della credenziale di lui, sotto il 10 settembre 1474 rimessa a sue mani (Doc, MCIIJ, p. 117). E col Cattaneo si chiude la serie dei capitani della Gozia. Vorremmo per titolo di gloria al nome patrio, attribuire a lui, come ultimo capitano del luogo, il vanto della eroica resistenza fatta al gran visir ottomano nel lungo assedio posto al castello di Mancup, situato nel ridetto territorio della Gozia. In quella ben munita ed inespugnabile rocca, come già ci venne narrato sopra a pag. 4 78. rifugiaronsi, quasi in sicuro asilo, i pochi avanzi dei genovesi scampati al generale massacro, e ad essa pure convennero i piccoli sovrani greco-cristiani del paese, essendo Mancup la sede loro più lontana, montuosa e forte. La sventura aveali resi amici, e la stessa religione cementato anche meglio i loro animi, a segno di preporre al coniando e alla difesa del castello un nostro ligure, che potè fors’essere ( 987 ) DELLA GOZIA il Gianagostino Cattaneo prenominato; sebbene l’autore da cui desumo il racconto non ne citi il nome, pago di dirlo genovese. Peccato che un’ imprudenza, non così facile a perdonare a un comandante di bloccato presidio, abbia sfrondato, in gran parte, la nobile sua coronai CONCLUSIONE DELL’OPERA Noi abbiamo finito, la Dio mercé, il presente lavoro, fratto di lunghe investigazioni, e, lo creda pure il benevolo lettore, anche d’immensa fatica. Trattavasi, lo torniamo a dire, di rintracciare alla ventura e diseppellire dai molteplici e ponderosi volumi dell’archivio di s. Giorgio la materia attinente alle sole nostre colonie tauriche, sceverandola dalla sconfinata congerie spettante alle altre dal magnifico Banco possedute, coordinarne quindi gli atti disseminati e sparsi per entro una quantità non breve di registri; e una volta posti in assetto con ordine cronologico, animarli del soffio vitale, e dell’alito fecondatore del genio, che in noi è si poco, affine di esporli in sufficiente se non commendevole forma al pubblico, avido di conoscere un periodo di storia patria, ancor vergine di racconto, per deficienza di suppellettile tuttavia giacente inesplorata e negletta. Ma se noi diamo ora qui fine al Codice Diplomatico, il tema delle colonie Tauro-Liguri è ben lungi ancora dall’essere esaurito : osiamo dire invece eh’ egli è appena sfiorato, malgrado i tre grossi volumi che pubblichiamo. Società Ligure St. Patria, Voi. VII, 1*. 11 63 CONCLUSIONE ( 990 ) Anzitutto perchè vengo assicurato che altri registri o filze o carte furono rinvenute in occasione del recente tramuto dell’archivio stesso dall’antica sua sede del palazzo delle Compere al già palazzetto criminale, ove ha stanza oggidì l’archivio governativo, e sonvi raccolti i più preziosi cimelii manoscritti della spenta Repubblica, avanzati alla dispersione fattane nei rivolgimenti politici, specie dello scorso e nel principio del corrente secolo. In questo ricinto, che chiamerei santuario della storia ligure, entrati noi pochi giorni or sono, sebbene ad opera non ancor finita, vedemmo già assai meglio di prima collocate nei loro plutei molte migliaia di codici e volumi, taluni enormi, altri sottili, con un ordine sì razionale e preciso da rendere onore agli esimii e intelligenti personaggi che maneggiarono il difficile compito. Non tacerò, perchè troppo da vicino ci risguarda, che durante la rapida scorsa delle sale io presi nota d1 una lunga fila di pesanti tomi in foglio concernenti la finanza di Caffa, cominciando dal tempo di dominazione della Repubblica fino al 1472. Eccone per sommi capi dichiarata la contenenza e gli anni. Anno 1374 in 75 Massaria Caphe, Volume I » 1381 in 82 id. id. » 1 » 1410 id. id. » 1 » 1420 id. id. » \ » 1420 id. id. » 2 » 1422 id. id. » 1 » 1423 id. id. » \ » 1424 id. id. » 1 » 1428 in 29 id. id. » \ » 1430 Compere medij prò centa- nario Caphe ( 991 ) dell’opera Anno 44... (Anni diversi) Volume \ » 4 441 Massaria Caphe, > \ » 4 446 id. id. » \ » 1446 id. id. » 2 » 1455 id. id. » 4 »> 1456 id. id. » \ » 4 456 id. id. » 2 » 1458 id. id. » \ » 1458 id. id. » 2 » i 461 id. id. » \ » 4468 id. id. » \ » 4 464 id. id. » 1 » 4465 id. id. » \ » 4 465 id. id. » 2 » 4 466 id. id. » \ » 4 466 id. id. » 2 » 4468 id. id. » \ » 1468 id. id. » 2 » 4469 id. id. » \ » 1470 id. id. » i \ » 1470 id. id. » 2 » 1470 id. id. » 3 » 1470 id. id. » 4 » 1474 id. id. » 1 » 4471 id. id. » 2 » 1472 id. id. » \ » 4472 id. id. » 2 » 1472 id. id. » 3 1469 Indulgentiarum caphe, siue gratiarum » I ...... De octo prò Centanario, siue comperarmi . » 4 CONCLUSIONE ( 992 ) Nello stendere la quale nota dicemmo fra noi: se il solo cartolario del 1455, a varie riprese qua e là spogliato, ne somministrò tanto copiosa materia alla compilazione della serie degli ufficiali taurici, che sarebbe se 1’ avessimo conosciuto prima e studiato per intiero? E qual’ altro ricco tesoro non si nasconderà ancora tra le fitte colonne dei numerosi restanti volumi? Frutteranno essi immenso vantaggio a colui, il quale imprenderà a svolgere il tema rilevantissimo della monetazione e della numismatica taurica. Gli è questo un argomento sfiorato si, ma non per anco bastantemente chiarito, e che merita una più larga e proficua disquisizione. Sarebbe il secondo quello del commercio; e quantunque insigni scrittori antichi, e anche meglio taluni moderni e contemporanei n’abbiano con ampiezza e dottrina parlato in apposite loro opere, privi come furono sino a qui della corrispondenza epistolare del magnifico Banco, ora inserita nel nostro Codice, e impossibilitati a derivare le sicure notizie dalle pure e sincere fonti dei registri di s. Giorgio e dai cartolarii della masseria di Caffa, uopo è che abbiano ignorato ed omesso di molte e interessanti cose spettanti al traffico ligure lunghesso la costiera del Ponto. Anche la raccolta in un solo corpo delle epigrafi cafifesi e tauriche è lavoro ancora a compiersi. Tentativi se ne sono fatti, anzi non ispregevoli collezioni : ma é scarso manipolo a fronte della messe che se ne può raunare. La parte geografica fu invece bellamente e profondamente illustrata nel voi. V. dei nostri Atti, ad opera del dotto quanto modesto socio cav. Cornelio Desimoni, colla pubblicazione da esso impresa dell’Atlante Luxoro. E noi non sapremmo in quale altro miglior modo licenziarci dal lettore, che col far nostre le parole calde d’amor patrio e improntate a nobili e squisiti sensi da queU’egregio dettate a pag. 186 del ridetto tomo, le quali calzano mirabilmente al nostro proposito. ( 993 ) dell’ opera « Oh! il mercatante, il marinaio genovese che nel frequente viaggio al mare d’Azof rasenta questa penisola, non sente egli alla vista della Crimea quel palpito misterioso e solenne che desta rincontro d’un amico, d’un consanguineo, da molti anni scomparso o creduto estinto? Non gli dice nulla quella lunga fila di coste che anch’ essa dagli avi nostri era denominata la Riviera: simile alle patrie terre nella benigna guardatura di sole, nella difesa del lungo giogo, nell’amenità delle vedute alternanti con orridi sconvolgimenti vulcanici, tra brevi fiumare e capi sacri alla vergine bugiarda o alla vera, all’Elio pagano o al cristiano Elia; simile nella bellezza dei giardini, nella ricchezza {lei profumi e del miele, nei vigneti che oggi riacquistano 1’ antica fama e il perduto terreno ? » E forse egli coll' istinto del cuore, colla mente nudrita d’acconce letture e disegni, e (chi sa?) con occhio potentemente armato, terra terra, in limpida giornata, potrebbe ormare i resti venerandi delle patrie memorie. Balaclava e Soldaia torreggiano ancora, qua e là spenzolando le lacere ale, e rivelano iscrizioni e stemmi colà, ove facean di sè bella mostra la chiesa, il palazzo della Signoria e del vescovo, la cisterna, l’acquedotto , forse sul patrio stile derivato per lunghi canali dalle fonti montanine, il doppio o triplice giro di mura fiancheggiate da battifredi. » L’ampia baia di Caffa così amica ai naviganti é ora deserta, distrutto ivi fu dai nuovi dominatori il maggior tempio genovese ; ma la torre di papa Clemente mostra ancora parte dei suoi fianchi, e rimembra il danaro raccolto dallo zelo di questo pontefice per tutta la cristianità. Cosi fossero stati pari al suo lo zelo e la intelligenza dei comuni interessi nei Principi, ché ora non vedremmo queste rovine, melanconici testimoni di una gloria che non è più; quasi vegliardi superstiti a un generale soqquadro, e attoniti di trovarsi stranieri nella propria terra tra nuove generazioni! Il cuore non sanguinerebbe leggendo CONCLUSIONE ( 994 ) la caduta delle italiche colonie, degna non che di storia, rii poema. » La giustizia lungamente specchiata della Repubblica e del Banco di san Giorgio lasciarono in questi luoghi tracce tuttora vive nella memoria dei popoli: come i nostri documenti fanno ampia fe.de delle cure indefesse per far rifiorire quelle città, attirando con privilegi gli abitatori e i fabbricanti di case, e per rifornirle di opportune migliorie, d’armi e difese; posponendo a tale scopo gli interessi della madre patria e il pericolo stesso della grande istituzione del Banco, da cui pure pendeva la principale fortuna della Repubblica. 11 nome di Gran Comune era a lei dato per antonomasia ; e il genovese anch’esco avrebbe potuto percorrere sicuro quelle terre colla sola guarentigia del Civis Romanus sum ». CORREZIONI ED AGGIUNTE Sono così pochi gli errori tipografici occorsi nella composizione del presente volume, che scusano facilmente il bisogno di un indice correttivo, e di quei pochi eziandio la erroneità si appalesa così chiara di prima giunta all’occhio del benigno lettore, che ci asteniamo dal pur riferirli. Ad esempio, chi non vede aperto lo sbaglio di trasposizione di numero nell’ ultima linea della nota a pag. 338, in cui leggesi : recepta die XII maij 1745, a vece di 1475 ; e a pag. 647 il numero progressivo 338 pel 438, e a pag. 743, parimenti nell’ ultima linea di nota, nella quale manca al senso la parola ove avanti a s’ergeva il palazzo di governo? Diversa è la cosa in riguardo alla numerazione preposta agli articoli dello statuto di Caffa. In essa si riscontrano a pag. 588 e 592 due ripetizioni del numero medesimo, vale a dire 32 e 53, seguite dal 34 e 55, dove riesce evidente ad ognuno l’indebito salto dei numeri intermedii 33 e 54. Ma non é più così a pagine 616 e 641, nelle quali mancano del tutto i numeri 206 e 413; poiché taluno a ragione potrebbe dubitare che COII HEZIONI ( 996 ) insieme al numero fosse stata eziandio omessa la corrispondente materia. Ci affrettiamo adunque a dichiarare che non manca neppur un iota al testo, e che la sola progressione numerica fuvvi sbagliata per inavvertenza del compositore. Altri scappucci in breve quantità (tre in tutto) abbiamo noi medesimi commessi ed emendati per entro il Codice; come quando a pag. 555 correggemmo il gentilizio Marmus in Mcirinus, e porla in posta a carte 858, e il terzo, spettante al secondo tomo, pagg. 116-117, dell’ufficiale Francesco Savignone messo al luogo di Gio. Battista Squarciafico, sì come dicemmo in piè di pag. 918 del presente volume. Anche la nota in calce a pagina 358 debbo ora riformare, dichiarando che thimis, voce non rinvenuta nei glossarii, la si trova poscia non rade volte usata nello statuto di Caffa in senso di bottega, magazzino o cànova e simili. Quindi l’interpretazione o sostituzione di terminis non calza affatto. Debbo eziandio una riparazione d’ onore alla memoria del capitano Martino Voltaggio, da me un po’ duramente giudicato nella esposizione storica dell’anno 1455; e del quale aspro giudizio sentissi un cotal poco offeso un egregio e caro nostro amico, che gli appartiene in ragione di parentela. Desso ci scrisse una lettera, da cui ricaviamo il seguente brano apologetico dell’ illustre suo antenato. « Applicatosi Martino sull’esempio del padre suo Bartolomeo all’arte marinaresca, campo sempre aperto, a,nche in quei tempi, ai liguri ardimentosi, s’impegnò nell’anno 1454 coi Protettori di san Giorgio, di portare con sua nave da lui stesso comandata soccorsi d’uomini e di viveri alla città di Caffa minacciata dai turchi. La pericolosa spedizione ebbe luogo, ed ottenne l’esito desiderato. La Voltaggia però venne nel tragitto dalle mussulmane artiglierie bersagliata e colata a picco. » Questi fatti che richiedevano certo non comune intelligenza ( 997 ) ED AGGIUNTE e coraggio, per qualche disordine occorso nella ciurma di bordo, e per una questione che suscitò la preda d’una nave turca carica di rame catturata dall’equipaggio della nave suddetta, furono poco favorevolmente apprezzati, e da qualche istoriografo, insigne critico e cultore di patrie memorie, il Martino Voltaggio venne posto in una luce che a mio credere non meritava davvero ; tanto più se dobbiamo giudicarlo dal suo viaggio da lui stesso descritto, dove con ischiettezza ed enfasi marinaresca, si lagna fortemente del modo con che durante la spedizione si era diportato il console Tomaso Domoculta; e più ancora dalla considerazione in che dai reggitori della Repubblica venne anche in seguito tenuto, incaricandolo di missioni importanti, e dai posti eminenti che ripetutamente nel governo coperse. » Infatti nell'Abecedario di Federico Federici e nel Ganducio, e nel Giscardi, autore, specialmente il primo, ben noto per la sua esattezza storica, si può con soddisfazione leggere che il nostro Martino Voltaggio nel 144-7 era consigliere del governo; nel 1452, incaricato di portare la tazza al're Alfonso; nel 1454, sua nave noleggiata per Caffa; nel 1457, custode del porto ; nel 1460, sindaco a Venezia ; nel 1462 , anziano , ed incaricato a difendere la lite contro la repubblica Fiorentina; nel 1463, anziano, uno dei custodi delle navi, ambasciatore a Milano per il ricupero di Voltaggio (paese) ; nel 1465 , prende possesso d’Ovada; nel 1469, anziano ancora, secondo il Giscardi e il Della Cella. » Ora domando io: se sia o no giusto formarsi un favorevolissimo concetto di un individuo, che in mezzo alle continue turbolenze che affliggevano Genova in quei tempi, seppe. nei governi che in venti e più anni si succedettero, meritarsi sempre la stima universale in tal modo da venir ogni momento scelto ad incarichi che richiedevano coraggio e perizia non comuni ; e nominato ripetutamente fra gli anziani reggitori, tanto sotto i diversi Fregosi, come sotto la signoria della Francia, come sotto coitniiziOM ( 998 ) quella degli Sforza. Tanto avea col proprio merito saputo elevarsi al di sopra di tali fazioni! » Al senno più che al cuore del dotto scrittore del Codice Diplomatico Tauro-Ligure io cedo l’incarico di meglio apprezzarlo; colla preghiera che trovandolo meritevole di concetto migliore, colla sua ben nota imparzialità, veda modo di riabilitarlo nell’opinione dei numerosi lettori degli Atti di Storici Patria ». Cosa che noi facciamo assai di buon grado, per attestare al-1’ egregio collega ed amico quanta sia in noi la sincerità. d affetto che a lui ci lega, e perchè in tutte le azioni nostre la face che illumina i nostri passi e li indirizza alla meta, procuriamo sia sempre la verità conosciuta. Quanto è delle aggiunte, non ci mancherebbe la materia per supplire a qualche deficienza qua e là risultata nel testo dell'opera, giacché è troppo vero che opere in longo fas est obrepere somnum; ma non vogliamo rifarci sui nostii passi. Bensì daremo posto qui ad un documento prima d’ora a noi noto, poi smarrito fra il cumulo di tant’ altri, quasi spiga caduta nel solco, e ridonata alla gran messe raccolta nell’ archivio di san Giorgio; documento d’una incontestabile importanza dal lato tecnico militare. ( 999 ) ED AGGIUNTE Inventario delle armi e munizioni esistenti nella masseria nova di Caffa. 1474, 29 agosto (Filza di Caffa) © MCCCCLXXIIII die XXVIIII augusti. Inuentarium rerum armorum et munitionum communis janue in capila existentium in massaria noua sub gubernatione nobilis leonelis de viualdis habentis de eis curam. Et primo: In primo magazeno. Salnitrij bote septem. Item carateli magni septem. Item carateli parui tredecim. Stagnorum carateli parui tres. Item prati (sic) sex magni cum una stagnaria. Clape ferri pro canonis bombardarum sexaginta septem. Plumbi panes duodecim in quibus est unus paruus. Bancale unum magnum plenum verotonorum talium qualium. Capse due verotonorum a girella et una a tibia talis qualis. Barrilia ferrorum verotonorum. in quibus sunt aliqua semiplena, decem. Cauagnus unus dictorum ferrorum. Tribulorum barrilia duo. Stachetarum pro coiracijs barrilia tria. Canoni rami pro cisterna tres. Capsietina una ferramentorum veterum pauci valoris. Campana una parua. Ferra pro fanalibus quadraginta septem. Alsaris cantaria in numero LXVI. OOHHKZIONI ( 1000 ) In sorairolo super primum magazenum. Badilia sexaginta (sic) viginti quinque. Ferri pro portis ta... septuaginta. Ferra prò partexanis in duabus capsietinis septingente viginti duo. Enses a cultello sine vaginis pauci valoris quinquaginta unus. Ronconi veteres sine astis tres. Turni pro balistis triginta octo. Serra una magna cum suo turno. Calderoni IIII cum coperchijs duobus et una padella ac uno brandali. Boclerij parui veteres et pauci valoris undecim. In secundo magazeno. Aste lanciarum longarum, in quibus sunt aliqui pecij. sexcente quadraginta tres. Aste dardarorum centum quinquaginta quinque. Ronconi viginti quatuor. Fanales cum suis astis decem. Sulfuris carateli viginti sex. Capse veretonorum talium qualium triginta quatuor. Corbe plene veretonorum talium qualium nouem. Ferra pro lancijs longis septingenta quinquaginta unum. Stroporum bota una. Enses in una capsa sexaginta quinque, in quibus sunt aliqui sine vagina. In sorairolo supra secundum magazenum. Capse veretonorum a tibia tricena (sic) octoginta septem. Capse veretonorum a girella ducente octoginta nouem. Capse veretonorum a turno centum nonaginta due. Capse sagittarum sexaginta due. In prima sala. * « Coiracie apense ducente octuaginta due. Celate apense ducente octuaginta due. ( I001 ) ED AGGIUNTE Tarconi sexaginta duo. Pancierie quinquaginta quatuor. Brachialia pro coiracijs ducenta septuaginta tria. Gorgiarini centum sexaginta septem. Camixie cum cruce rubra centum due. Aciole flli pro balistis mille nonaginta octo. Fili pro balistis carateli quatuor. Girelle pro balistis octoginta octo. In secunda sala. Coiracie apense centum septuaginta due. Lazanie apense nonaginta nouem. Celate apense centum sedecim. Falde tricente quadraginta tres. Tarchete viginti. Pectoralia descoperta quinquaginta tria. Baliste alsaris viginti nouem. Baliste ligni octoginta quinque. Fusti balistarum nonaginta quinque. Tabulerij balistarum nonaginta unus. Tabulerij balistarum nonaginta septem. In tercia sala. Lazanie apense ducente octoginta tres. Lazanie posite in una corba tali quali quinquaginta una. Celate quadringente quadraginta nouem. Pecij magni et parui coiraciarum marcidarum in una corba viginti quatuor. Coiracie octo aliquantulum bone. In camera noua palacij. Coiracie apense viginti quinque. Item in camera magna palacij coiracie quatuor. in quibus computantur coiracie due et celate due largite per spectabilem dominum bnptistam justinianum. CORHEZIONI ( 1002 ) In massaria veteri. Boinbardelle bronzi triginta quatuor cum canonis quinquaginta quatuor. Bombardelle bronzi nouem cum canonis tredecim. Spingardelle bronzi nouem. Spingardelle bronzi quinque. Mortareti bronzi sex. Sarbatane bronzi octo. Canoni bronzi quatuordecim prò bombardellis. Bombarde bronzi cum suis canonis sex ponderis cantariorum XXXX circa in circa singula. Bombarde bronzi unius pecij due ponderis cantariorum XXV in singula. Spingarde bronzi due ponderis cantariorum XXXVI in circa singula. Bombardelle ferri octoginta cum canonis centum decem et septem. Spingardelle parue ferri decem et nouem cum canonis nonaginta quatuor. Mortareti ferri viginti sex. Canoni ferri septuaginta duo prò bombardellis. Caualleti ferri sexaginta quatuor. Cauigie siue parui ferri septuaginta nouem. Cunij prò bombardellis quadraginta nouem. Cauigie ferri perforate triginta nouem. Pestoni ferri pro stiuando quinque. MCCCCLXXIIII die III septembris. Extractum est ut supra etc. Teramus de castellacio notarius et massarie caphe scriba. ( 1003 ) ED AGGIUNTE Finalmente non che opportuno, necessario é parso a molti nostri colleghi ed amici il compito di far seguire al Codice Tauro-Ligure un generale e copioso indice per materia, per nomi e per luoghi, allo scopo di agevolare la ricerca delle cose in esso contenute. E noi siamo i primi a convenire nella comune sentenza, avendo noi stessi incontrato frequenti volte non leggiere difficoltà in rinvenire talune notizie sparse per entro la selva dei documenti ond’ è composto. Ma il pesante lavoro esaurirebbe oggidì il resto delle nostre facoltà, ed è mestieri rimandarlo a tempo più riposato, e a accentate forze meglio adatte a sobbarcarsi la noiosa quanto utile fatica. - ■ il : —— INDICE DEL VOLUME SETTIMO, PARTE SECONDA DEGLI ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA ANNO MCCCCLXXIII. Esposizione storica degli avvenimenti......Pag■ 9 SOMMARIO I. — Motivo dell’ interruzione del presente lavoro, e deficienza sempre crescente di documenti, pag. 9. — Francesco Marchese, dottore, e fra Battista Fattinanti, incaricati dal Banco ad impetrare da papa Sisto IV nuove bolle d’indulgenza per Limburgo, in favore ài Caffa, p. 10. — Notizie di questo frate domenicano, confidente e segretario del vescovo di Caffa, del medesimo ordine, pag. 10. II. — Succosa contenenza delle prime lettere dei nuovi Protettori al console di Caffa sulle pretese di Maometto II, la provvista di grano, la cauzione dello scrivano della* masseria, e i requisiti per gli scrivani di cancelleria, p. 11. — Il console veneto in Tana, p. 12. — Il consolato di Savastopoli doversi conferire dal solo Banco, p. 12. — Immunità decennali concesse a Società Ligure St. Patria, Voi. VII, P. II. 04 INDICE ( 4006 ) Lazzaro Beraldo, e rampogne fatte al console Goffredo Lercari, per inutili spese e l’usurpazione dei diritti ed emolumenti spettanti al vicario, p. 12. — Ordine dei Protettori sull’ elezione d’ un terzo vescovo armeno, in occa- * sione della contesa dei diie pretendenti, p. 13. — Rimproveri al console medesimo, e disdetta delle taglie ed imposte da lui decretato o permesse sui sudditi di Mocastro, Moscovia e della Giorgia, p. 14. — Il trombetta sia a carico del console,^. 14. — Partenza per Caffa del vescovo greco, Nicolò, e di Oberto Squarciafico, designato futuro console, p. 15. III. — Patenti conferite a più ufficiali della Tauride, p. 15. — Sostituzioni di altri ai morti o dimissionarii, p. 16. IV. Lettera esortatoria al vescovo latino d ’ adoperarsi a sedare la contesa della successione all’ episcopato armeno ; altra al vicario consolare sui diritti carpitigli dal Lercari ; la terza all’ ufficialità di Caffa di riconoscere e mettere in possesso della sua sede Nicolò, vescovo greco, p. 17. — Ammissione e pensione accordata a due cappellani della cattedrale di Caffa, Marino da Gaudino e Giacomo Mobiglia da Ivrea, frati domenicani, p. 17. Varii decreti riguardanti interessi di particolari, e attestato di lode a Ledisi o Gaspe, cittadino greco benemerito, esonerato di dazio, p. 18. V. — Lagni del console e massari per la disistima pubblica del loro grado. Il Banco provvede col richiamare alla sua ultima disamina il processo sindacale dei consoli scaduti, p. 19. — I sindicatori si eleggano senza rispetto di colore politico, purché onesti, e metà nobili, metà popolari, p. 19. _ Approva la composizione fatta con Parabioc e sua moglie , ordina non spendansi d’ or innanzi oltre a cento e cinquanta sommi nei ristauri murali della città, e manda castigarsi i procuratori e avvocati di Caffa, oppressori del popolo, p. 20. — Esige 1’ osservanza della legge sui colonisti addetti all’ imperatore e ai principi vicini, la pronta punizione dei delinquenti, e accomoda la vertenza del maestro Costanzo Sarra, p. 20. — Arrivo a Caffa di Antoniotto Cabella, e ripulsa delle scuse del voivoda di Mocastro, p. 20. _ Morte di Mamach, e successione di Eminech in signore della Campagna, p. 22. — Il signore della Zìchia presta la recenna al console; e gita dei caffesi a Copa, p. 22. VI. Commendatizie di Giovanni Mainerò e Francesco Palazzi al Banco , .p 22. _ Ammissione allo stipendio di due bombardieri alemanni, e d altri, p 22. _ Nomina del vicario consolare Gianpaolo Barsizio , in successione al conte di Gazzoldo, Francesco Ippoliti, ed elezione generale degli ufficiali delle colonie tauriche, massime di Giuliano Gentile-Falamonica in consolo di Caffa, p. 23. — Si rinnova il proclama di non adire al tribunale ecclesiastico, meno in casi specificati, p. 23. — Nomi dei protettori del Banco nel corrente anno, p. 24. Documenti, N.° MXL-MLXXXI Pag. 25 ( 1007 ) INDICE ANNO MCCCCLXXIV. Esposizione storica degli avvenimenti......Poff- SOMMARIO I. — L’isola di Scio minacciata da Maometto, p. 65. — Consiglio generale tenutosi in Genova per soccorrerla, p. 66. II. — Nomi dei Protettori dell’ anno, p. 67. — Soprusi e vessazioni dei banchieri caffesi, p. 67. — Decreto solenne sui predetti e sul modo di amministrare le banche in Caffa, p. 68. III. — Rapimento d’ una fanciulla armena, causa di acerbo dissidio ; provvidenze suggerite dal Banco, p. 70. — Altra contesa dei due vescovi armeni, e nuovi ordini dello stesso, p. 71. — La quistione precedente delle rappresaglie, esercitate sui sudditi esteri, discussa dai Protettori, ma non per anco definita, p. 71. IV. — Partenza per Caffa del vicario consolare Gianpaolo Barsizio, e conferimento di patenti ad ufficiali taurici ,p. <2. — Invito al vescovo latino di definire la controversia della fanciulla armena, p. 73. — Elezione generale degli impiegati maggiori e minori della Crimea, per 1 anno seguente, specie di Galeazzo Levanto a console di Caffa, p. 73. — Invio di stipendiati, artigiani e bombardieri, fra cui altri due alemanni, p. 71. V. — Ritorno in patria del vicario scaduto Gian Francesco Ippoliti , e sua commendatizia, p. 75. — Lo associano tre domenicani, della Congregazione armena dei Frati-Uniti, in missione a Roma ; loro lodi e commendatizia al Banco di s. Giorgio, p. 75. — Istanza dei mercanti danneggiati sulle rappresaglie proibite in Crimea, p. 76. — Altro proclama sul vietato ricorso al foro ecclesiastico, p. 77. VI. — Rivalità intestine sono i prodromi della vicina caduta di Caffa, 77. — Relazione al Banco del console Antoniotto Cabella sul dissidio dei vescovi armeni e le varie sue fasi, p. 78. — Condotta da lui tenuta in proposito, p. 79. — Caiares, potente e ricco armeno, e partigiano di Dercarabet, uno dei due vescovi contendenti, tenta corrompere il Cabella coll’ oro, p. 80. VII. — Belle promesse di Eminech, seguite poi da noiose domande e strane pretensioni, p. 81. — Penuria di viveri in Caffa per la tratta del grano impedita dal suddetto, p. S2. — Dimora in Caffa dell’imperatore tartaro e di Eminech, p. 82. — Russia e Polonia corseggiate dai tartari, che vi fanno venti mila schiavi, p. 82. — Ainbascieria caffese pel costoro riscatto presso il Kan tartaro, riuscito in parte, p. 83. — Fuga di Seitach, suo ricovero nella corte del sultano Ianibecb, e rumori di guerra, p. 83. — Cavallino Cavallo inviato a Stefano, voivoda di Mocastro, a trattare la pace, p. 84. INDICE ( 1008 ) • Vili. — Spedizione fatta a Genova dei libri della masseria di Caffa , p. 84. — Tumulto successo alla lettura dei sindicamenti dell’ ex-console Battista Giustiniani, p. 84. — Domanda di capo-mastri, costruttori di case, per Caffa, p. 85. — Arrivo in paese del vescovo greco , Nicolò , e cattura da parte dei turchi di Bernardo Amico, e timori d’ egual sorte per 1’ exconsole Giustiniani, partito da Caffa per Genova, p. 85. IX. Relazione sulle cose tauriche del massaro Oberto Squarciafico, p. 86. — Accuse di lui contro il console Cabella sulla condotta da esso tenuta nella lite dei due vescovi armeni, p. 87. — Intromissione nel dissidio del vescovo latino, p. 88. — Sulla tratta del grano impedita da Eminech, e la venuta e la dimora di Mengli-Kerai in Caffa, p. 88. X. Intrigo della madre di Seitach col genovese Costantino Pietrarossa peli’ esaltamento del figlio a capitano della Campagna, p. 89. — Sospetto della non veridicità del racconto fatto all’ annalista Giustiniani, p. 90. — Considerazioni e congetture al proposito, p. 91. Documenti , N.° MLXXXII-MCIX.......Par/. 93 ANNO MCCCqLXXV. Esposizione storica degli avvenimenti......» 133 SOMMARIO I. — Cause preparatorie alla caduta di Caffa, p. 133. — Indecisione del console, p. 134. II. — Nicolò Torriglia censura, presso il Banco, il console Cabella, Gregorio Rosso, e loda solo fra gli ufficiali di governo , Oberto Squarciafico, p. 134. — Sue millanterie, p. 136. — I due massari si lagnano del console predetto, e scusano se stessi della forzata inosservanza dei comandi dei Protettori, p. 136. — Ricorso all’Ufficio di s. Giorgio presentato dal maestro Costanzo Sarra contro la nomina di Melchione Garbarini a segretario della Protettoria di Caffa, p. 137. — Sue lettere all’ imperatore di Germania ed al papa, p. 138. — Lo appoggiano nel richiamo gli azionisti della Protettoria suddetta, p. 138. — Loro nomi, p. 139. III. — Dimora in Caffa del Kan tartaro Mengli-Kerai, e di Seitach, p. 139. — Nomina di costui a signore della Campagna, e fuga di Eminech, p. 139. — Maometto II assedia Mocastro, e il voivoda Stefano chiede la pace a Caffa, p. 140. — Nuove censure dello Squarciafico contro il console , p. 141. IV. Altra relazione del Cabella al Banco di s. Giorgio sull’ affare dei vescovi armeni, p. 141. — Arti nequitose dell’armeno Caiares e di Nicolò ( 1009 ) INDICE Tortiglia, suo procuratore, a vantaggio di Dercarabet,p. 142__Partenza da Caffa del legato patriarcale, e sua confessione, p. 143. — Male qualità di Nicolò Tortiglia , p. 143. ^' Seguito della relazione in rapporto alle cose dei tartari, p. 144. Doppia venuta a Caffa dell’ imperatore Mengli-Kerai, la prima con Eminech, la seconda con Seitach, p. 145. — Presa e prigionia in Soldaia di due capi del partito dei Sarra, e di Mulsania fratello dell’ imperatore, p. 145. Probabile ragione del disaccordo dello Squarciafico col console, p. 146. Sincerità del Cabella, p. 146. — Francesco Fieschi, altro massaro , pur egli avverso al console, p. 146. Rinnovazione da parte dei Protettori di molti ordini già innanzi trasmessi agli ufficiali di governo in Caffa e minori colonie, p. 147. — Fallimento di Lodisio Fieschi, e nomina di quattro cittadini all’ ufficio della Moneta e della Campagna, p. 147. _ Ordine di adoperarsi alla distruzione del castello di Copa,^.- 148. — Rimproveri al Cabella fatti dal Banco, e sue istruzioni sul modo di terminare la contesa dell’ episcopato armeno, p. 149. Oberto Squarciafico e il nuovo console designato Giuliano Gentile , incaricati dell’ esame delle mangierie del Cabella e due suoi predecessori nel consolato, p. 149. — Non ebbe effetto per la pronta caduta di Caffa, p. 150. VII. - I due ultimi eletti consoli di Caffa, Giuliano Gentile e Galeazzo Levanto, trattenuti a Genova, p. 150. — Il primo parte in maggio 1475, il secondo neppur più si mosse, p. 150. - Consegna di patenti a molti impiegati di partenza per la Crimea, assieme al console Gentile, p. 151. _ Ambascieria all’imperatore e al re di Polonia riuscita inutile, e sue spese, P- Decreto del Banco sulla cessazione della vendita in Caffa d’ al- cuni ufficii minori, e dell’esercizio d’impiego fino all’arrivo del successore, p. lo2. _ Approvasi a certe condizioni lo spartimento delle rappresaglie già compiuto tra i mercanti danneggiati dai sudditi esteri,^. 153. — Nomi dei Protettori dell’ anno in corso, p. 153. VIII. — Riepilogo del narrato sulle circostanze precedenti alla caduta della colonia, p. 153. — Insufficienza dei documenti a illuminare il punto storico, p. 154. - Mancano pure gli scrittori, p. 155. — Il capitano della Campagna chi fosse, come si eleggesse, e suo scopo, p. 155. — Eminech successe a Mamach nel capitaneato 1’ anno 1472], p. 156. — Oberto Squarciafico tenta avvelenarlo in un convito; egli fugge in Campagna, p. 156. — E tacciato di tradimento e congiura col Turco, e intanto impedisce la tratta del grano per Caffa, p. 157. — Maneggi dei magistrati caffesi col 1 imperatore per far destituire e morire Eminech ; promesse avute, p. 157. — Costui, subodorata la trama, fugge di Campagna e tiensi celato,^. 158. — Insistenza dei genovesi per l’esaltamento al capitaneato di Seitach, e indecisione dell’imperatore, vinta dalla minaccia dello Squarciafico di mandar INDICE ( SCIO ) liberi dalla prigione i suoi fratelli, p. 159. — Sdegno di Ivarai-Mirza, cui apparteneva la successione ; suo accordo con Eminech e conseguente invito al sultano Maometto di rovesciarsi su Caffa, p. 160. — Precipua parte avuta dallo Squarciafico nel brutto intrigo, p. 161. IX. — Apparecchi di difesa apprestati dai magistrati, p. 161. — Trattative di pace fra i tartari e i genovesi riuscite vane pei partiti, p. 162. — Fortezza di Caffa, ove si ricovrano l’imperatore e il capitano Seitach, p. 162. — Arrivo improvviso della flotta turchesca sulla città, p. 163. — Suo sbarco. Bombardamento della stessa,^». 163. — Il console si arrende e manda le chiavi al Bassà, capitano dell’ armata, p. 164. — La resa avviene per rivolta e sollevazione del popolo ingannato, p. 165. — Era stata combinata prima alla corte di Costantinopoli da otto traditori di Caffa, p. 166. ■ Loro morte, ordinata dal Bassà ottomano, p. 166. — Mala condotta degli inviati genovesi, p. 167. — Tradimento di Seitach, che per una porta introduce i turchi in città,p. 167. X. — Caduta Caffa, i forestieri d’ogni nazione sono venduti schiavi o fatti prigioni, p. 168. — Censimento delle persone e averi degli abitanti permanenti, latini, greci, armeni ed ebrei, p. 168. — Rassegna dei minorenni d’ ambo i sessi, e delle donne più belle, p. 169. — Denunzia , cessione nuovo riscatto imposto degli schiavi già tolti ai loro padroni, p. 169. _ Pagamento in contanti della metà delle proprie sostanze,^. 170. Oidine d’imbarco a tutti i cittadini di Caffa, per alla volta di Costantinopoli , p. 170. _ Fine miseranda di Oberto Squarciafico e del console Cabella, p. 171. _ Rivolta di Simone De-Fornari sulla nave turca ; combattimento, vittoria, e suo malo esito a Mocastro, p. 171. - Fatto attribuito al preteso vescovo Simeone, p. 172. — Non é tuttavia improbabile,^. 172. Morte del vescovo latino Girolamo Panissari ; cattività e fine del suo confidente e segretario Battista Fattinanti, p. 173. — Popolazione di Caffa valutata di settanta mila anime , p. 174. XI. — Spavento in Genova all’ annunzio della caduta di Caffa, p. 174. — La lega dai genovesi stretta col duca di Milano fu tolta a pretesto dal Gran Turco per piombare su Caffa . p. 175. - Terrore destato nella cristianità intera dalla perdita delle colonie tauriche, p. 175. - Lettera esortatoria di Liudisio De Nobili par una crociata generale contro Maometto II, p. 176. XII. _ Tutte le minori colonie genovesi nella Tauride cadono una dopo 1’ altra in potere del turco, e Soldaia fra esse, la quale sostenne più valida difesa, p. 177. — Assedio e blocco di Mancup, e sua resà in ultimo, p. 178. — Come ne venisse preso il comandante, p. 178. — Probabile fine dei principi tartari Seitach ed Eminech, p. 178. - Mengli-Kerai imperatore è trattenuto in Costantinopoli par un triennio, poi rimandato in Crimea come sovrano tributario all’impero Ottomano, p. 37J. Addiviene pei fido ( 101I ) INDICE e tiranno, p. 179. — Suo invito e tradimento fatto ai genovesi, che mette tutti a fil di spada, p. 180. — Ultimo dei possessi nostri in Oriente si mantenne ancora l’isola di Scio, p. 180. XIII. — Conclusione. La congiura del Pietrarossa e compagni, narrata sulla sola testimonianza di Cristoforo Mortara, non pare fondata e attendibile, p. 181, — La pronta resa di C.iffa fu imposta armata mano al console e governanti di essa dal popolo sobillato da secreti traditori, che poi anche i primi ne pregarono il fio, p. 182. — La lettura degli ultimi documenti ingenerarono queste persuasioni, che tornano onorifiche alla patria, e spe-ransi vedere confermate da ulteriori scoperte, p. 182. Documenti , N.° MCX-MCXLVIII ......Pag. 183 Conclusione............» 257 QUISTIONI PRIVATE. I. Quistione di Gregorio Delpino col console di Caffa ...» 2G3 II. Quistione di Carlino Lercari cogli appaltatori delle gabelle in Caffa, circa il pagamento del dazio d’una partita di salnitro » 280 IH. Quistione di Cristoforo Di-Negro, console di Soldaia, coi fratelli Guasco e il console di Caffa, Battista Giustiniani . . » 292 IY. Quistione fra i due vescovi armeni, Dercarabet e Deronanez, vertita in Caffa nanti il console Antoniotto Cabella ... » 325 Y. Richiami di Goffredo Lercari, già console di Caffa, contro i suoi sindicatori . .........» 346 VI. Inquisizione generale di sindicato sulla gestione del consolato di Battista Giustiniani Oliverio.......» 355 VII. Sindicamento del console Battista Giustiniani-Oliverio . . » 378 SUPPLEMENTO AL CODICE DIPLOMATICO. Documenti, N.° I-XXYI.........» 445 DISCORSO STORICO SULLE QUISTIONI PRIVATE. Sulla quistione di Gregorio Delpino......» 497 Sulla quistione di Carlino Lercari.......» 503 Sulla quistione di Cristoforo Di-Negro coi Guasco. ...» 506 Sulla quistione dei vescovi armeni.......» 519 INDICE ( 1012 ) STATUTO DI CAFFA. Avvertenza...........Pag. 569 Statutum Caphe . . ........» 575 COSE ECCLESIASTICHE. I vescovi di Caffa, Dissertazione I. ....... 682 I vescovi di Soldaia, Cembalo, ecc. Dissertazione II . . . » 714 I vescovi greci ed armeni, Dissertazione III.....» 727 Gli Ordini religiosi in Crimea, Dissertazione IV . . . . » 732 Le chiese di Caffa, Dissertazione V. ...... » 744 SERIE GENERALE E RAGIONATA DEI CONSOLI DI CAFFA, [SOLDAIA, CEMBALO ecc. e dei Minori Ufficiali Taurici, durante la signoria del Banco di s. Giorgio. I. I consoli di Caffa.........» 753 I massari di Caffa.........» 763 Serie dei consoli e massari di Caffa. , . . . . » 767 II. I vicarii consolari di Caffa........» 787 Serie dei vicarii consolari di Caffa.......» 789 III. Gli scrivani della masseria e della curia di Caffa ...» 799 Serie degli scrivani di Caffa.......» 801 IV. I capitani dei borghi di Caffa.......» 823 Serie dei capitani dei borghi di Caffa . . . . . » 826 V. I capitani dei sobborghi di Caffa......» 833 Serie dei capitani dei sobborghi di Caffa .... » 834 VI. I capitani degli orgusii di Caffa ....... 843 Serie dei capitani degli orgusii di Caffa.....» 844 VII. I capitani della torre di s. Costantino di Caffa ...» 849 Serie dei capitani della torre di s. Costantino di Caffa. . » 851 Vili. I capitani della porta Caiadore in Caffa .... « 857 Serie dei capitani della porta Caiadore in Caffa ...» 859 IX. I medici, chirurghi e speziali di Caffa.....» 865 Serie dei medici di Caffa . .......» 866 Serie dei chirurghi di Caffa.......» 868 Serie degli speziali di Caffa 870 X. I maestri di scuola in Caffa.......» 873 Serie dei maestri di scuola in Caffa......» 873 ( 1013 ) INDICE UFFICII MINORI DI CAFFA. I. I saggiatori della zecca...... Pag- 879 Serie dei saggiatori della zecca......» 879 II. I comiti della galera....... » 880 Serie dei comiti della galera 880 III. I pesatori della seta. ...... » 881 Serie dei pesatori della seta........» 881 IV. Gli staziatori del vino >.......» 882 Serie degli staziatori del vino.......» 883 V. I iegatarii del grano e delle legna, erba e carboni. . . « 883 Serie dei iegatarii del grano ........ 884 Serie dei iegatarii delle legna, erba e carboni ...» 885 VI. I sabarbarii e i custodi delle acque ...... 889 Serie dei sabarbarii.........» 890 VII. I ministrali di Caffa........» 892 Serie dei ministrali.........» 894 CONSOLI ED UFFICIALI DELLE MINORI COLONIE. I. I consoli di Soldaia.........« 903 Serie dei consoli di Soldaia.......» 906 IL I castellani di Soldaia........» 913 Serie dei castellani di Soldaia.......» 916 III. I consoli di Cembalo.........» 923 Serie dei consoli di Cembalo.........926 IV. I castellani di Cembalo ........ » 933 Serie dei castellani di Cembalo.........936 V. I medici e chirurghi di Soldaia e Cembalo .... » 941 Serie dei medici e chirurghi di Soldaia e Cembalo . . » 942 VI. I consoli di Samastro ......... 943 Serie dei consoli di Samastro.........946 VII. I consoli di Sinope......... » 949 Serie dei consoli di Sinope.........951 VIII. I consoli di Trebisonda..........953 Serie dei consoli diJTrebisonda......» 955 IX. I consoli di Savastopoli........» 957 Serie dei consoli di Savastopoli........959 X. I consoli di Copa...........ggj Serie dei consoli di Copa..........9^4 INDICE ( 1014 ) XI. I consoli di Tana.........P&9- 965 Serie dei consoli di Tana ......... 968 XII. I consoli di Vosporo ......... 975 Serie dei consoli di Vosporo ........ 978 XIII. I capitani della Gozia . ^ » 981 Serie dei capitani della Gozra.......» 983 Conclusione dell’ Opera.........» 989 Correzioni ed Aggiunte ... ....... 995 Indice .... .... » 1005 INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FACICOLO Supplemento al Codice Diplomatico delle Colonie Tauro-Liguri , durante la Signoria dell’ Ufficio di S. Giorgio ( mccccliii - mcccclxxv ), ordinato ed illustrato dal socio P. Amedeo Vigna......Pag- 443 Discorso Storico sulle questioni private......» 193 Statuto di Caffa..............» 566 Cose Ecclesiastiche.............» 681 Serie dei Consoli e dei minori ufficiali......* 750 Conclusione dell’ opera...........» 989 Correzioni ed aggiunte...........• ^95 Indice del volume.............* 1996